Le nostre erbe aromatiche e spontanee

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Le nostre erbe aromatiche e spontanee



Vi siete mai chiesti quante sono le piante che ci circondano? Che senso ha conoscerle? In che modo esse influenzano la nostra vita? In Italia il numero di specie è il più alto rispetto a tutti gli altri paesi d’Europa e solo nel nostro Parco del Conero ci sono oltre mille specie vegetali! Ciò nonostante, questa grande ricchezza è poco conosciuta. Siamo circondati da moltissime specie vegetali, ma spesso riusciamo a distinguere solo i principali alberi. Certamente non possiamo sapere tutto, ma la conoscenza di ciò che ci circonda non può che arricchirci. Sin dalla preistoria l’uomo ha imparato a conoscere le piante, sia per scopi alimentari, sia per curarsi. Nel corso della storia questo sapere si è sempre più arricchito, talvolta fondendosi con aspetti magici attribuiti alle piante, permettendo alle diverse società di sfruttare le proprietà delle piante non solo nell’agricoltura, nell’alimentazione e nella medicina, ma anche utilizzandole per realizzare oggetti, coloranti, cosmetici. Spesso nelle scuole vengono organizzate delle uscite nei parchi o nelle oasi naturalistiche con lo scopo di conoscere e riscoprire la natura. Secondo noi è invece importante anche conoscere la natura a partire dall’ambiente in cui viviamo e di cui abbiamo un’esperienza quotidiana, come l’orto, il giardino vicino a casa o il parco in cui giochiamo. Anche da questi ambienti è possibile scoprire e riconoscere la diversità delle piante, e conoscendole iniziare ad apprezzare la loro ricchezza. Il lavoro che abbiamo svolto parte proprio da due ambienti a noi vicini. Abbiamo, infatti, svolto delle ricerche sulle piante aromatiche che più utilizziamo nelle nostre cucine e sulle erbe spontanee che crescono nei nostri giardini. Grazie a questa attività abbiamo iniziato ad apprezzare la varietà, la ricchezza e l’importanza di queste piante per l’uomo e compreso che la biodiversità è un valore da difendere. Ma per fare questo è necessario, prima ancora, difendere gli ambienti dove queste piante naturalmente vivono anche con piccoli gesti quotidiani come evitare di gettare rifiuti, riutilizzare gli oggetti e i materiali di casa e fare correttamente la raccolta differenziata.

Le prof.






ALLORO Classificazione Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophyta

Classe:

Magnoliospida

Ordine:

Laurales

Famiglia:

Lauraceae

Genere:

Laurus

Specie:

Laurus nobilis

Caratteristiche botaniche Morfologia: questa pianta è un vero e proprio albero alto fino ai 10 m. Il fusto è eretto e la corteccia è di colore verde nerastra. Le foglie sono verde scuro e hanno una forma ovale. L’alloro è una pianta dioca cioè che porta fiori maschili e fiori femminili su piante separate. I fiori, di colore giallo chiaro, sono riuniti a formare una infiorescenza ad ombrella e compaiono in primavera.

Habitat: diffuso lungo le zone costiere settentrionali del Mar Mediterraneo dalla Spagna alla Grecia. In Italia cresce spontaneamente nelle zone centromeridionali e lungo le coste, mentre nelle regioni settentrionali è coltivato.

Proprietà terapeutiche Aromatiche, aperitive, digestive, stimolanti, leggermente antisettiche, espettoranti.

Utilizzo Questa pianta è usata in cucina per aromatizzare carni e pesci e anche come rimedio casalingo per allontanare le tarme dagli armadi.


Storia Nella tradizione greco romana era una pianta sacrale che simboleggiava la Sapienza e la Gloria e veniva utilizzata come premi per i vincitori dei giochi mitici o delfini, veniva anche assegnata ai poeti laureati. L’alloro è un arbusto nativo dell’Asia Minore ed è stato coltivato poi nel sud dell’Europa, divenendo una delle piante più comuni e tipiche del Mediterraneo. Era conosciuto nell’antichità per le sue proprietà benefiche. Già dal 2500 a. C. la città siriana di Aleppo era famosa per il sapone ottenuto con olio essenziale di alloro con virtù antisettiche. Nella mitologia questa pianta fece la propria comparsa sulla terra a causa di un amore non corrisposto. Apollo si invaghì alla follia della bellissima Dafne. La ninfa per sottrarsi alle sue attenzioni si diede alla fuga e, quando stava per essere raggiunta dal dio, fu trasformata in alloro da Gea, dea madre di tutti i viventi. L’albero divenne sacro ad Apollo, dio della musica, della poesia e di tutte le arti, e le sue fronde furono usate per incoronare le teste dei poeti, degli eroi, dei vincitori, usanza che si è mantenuta in gran parte anche ai giorni nostri. Michele Pigliapoco


BASILICO Classificazione Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophita

Classe:

Magnoliopsida

Ordine:

Lamiales

Famiglia:

Lamiaceae

Genere:

Ocimum

Specie:

Ocinum basilicum

Caratteristiche botaniche Morfologia: specie erbacea annuale che può arrivare ad un metro d’altezza. Il fusto è eretto e abbastanza ramificato e le sue foglie sono opposte picciolate a lamina ovale, intere a margine seghettato. I suoi fiori sono disposti in verticilli. Hanno una forma caratteristica: il calice a forma di tubo terminante con dei denti, la corolla è divisa in due labbra (una superiore e una inferiore) e è di colore bianca. I suoi frutti sono degli acheni nerastri, ovali, lunghi un paio di centimetri. Habitat: il basilico si raccoglie da piante coltivate non essendo una pianta spontanea nella nostra flora.

Proprietà terapeutiche Digestive, antispasmodiche, antiinfiammatorie.

Utilizzo Uso interno Si utilizza un infuso di foglie secche per facilitare la digestione e attenuare gli spasmi gastrointestinali.


Uso esterno Il decotto si utilizza per le infiammazioni alla bocca e alla gola e anche uso cosmetico. In cucina È una pianta essenziale nella cucina ligure (per preparare il pesto).

Storia Nativo dell’Asia tropicale e dell’India, il basilico si diffuse dal medio oriente in Italia e nella antica Grecia ai tempi di Alessandro Magno intorno al 350 a.C. Ai tempi dell’antica Grecia il basilico era considerato un simbolo diabolico, di sfortuna e di odio. Più in avanti nel tempo si utilizzò per guarire le ferite. Gli antichi Egizi lo usavano per le offerte sacrificali e durante le operazioni chirurgiche per prevenire e curare le infezioni. Mentre la tradizione racconta che la tomba di Cristo fosse adornata da tale pianta: ancora oggi, gli altari delle chiese ortodosse ne sono arricchiti. I crociati riempivano la stiva delle loro navi di basilico al ritorno dalla Terra Santa: teneva lontano insetti, malattie e cattivi odori. Jacopo Venturini


DRAGONCELLO Classificazione Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophyta

Classe:

Magnoliopsida

Ordine:

Asterales

Famiglia:

Asteraceae

Genere:

Artemisia

Specie:

Artemisia dracunlus

Caratteristiche botaniche Morfologia: il fusto forma dei cespugli che possono raggiungere un metro di altezza, ha fiori piccoli verde-giallastro, riuniti in inflorescenze a forma di pannocchia. Le foglie verde scuro sono sottili e lucenti. Il frutto è scuro ed è grande 1-2 millimetri. I semi sono generalmente sterili. Habitat: il terreno di coltivazione deve essere preferibilmente ben concimato, leggero e non umido.

Proprietà terapeutiche Antifermentative intestinali e digestive.

Utilizzo Uso alimentare: in Italia non è molto utilizzato, anche se fresco e tritato è ottimo nelle insalate e conferisce un gusto particolare all’olio e all’aceto in cui viene fatto macerare. In Francia viene messo nelle omelette o associato a pollo, zuppe, burro aromatizzato e certi tipi di pesce.


Medicina: le sue foglie contengono sali minerali e le sue vitamine A e C. Di solito le foglie si usano tramite un infuso il quale stimola l’appetito. Le sue radici danno sollievo al mal di gola.

Storia Il dragoncello o estragone è una pianta originaria della Russia meridionale e Siberia, venne conosciuto ed apprezzato dagli Arabi che contribuirono a portarlo nell’area del Mediterraneo. Ci sono diverse tesi che spiegano come il dragoncello si sia diffuso in Italia: ! Una afferma che arrivò in seguito alle crociate. ! L’altra dice che il Dragoncello giunse in Toscana nel 774 al seguito di Carlo Magno, dove fu piantato e coltivato nell’orto dell’Abbazia si S. Antimo. Kristian Prifti


Classificazione Regno:

Plantae

Classe:

Magnoliophyta

Ordine:

Lamiales

Famiglia:

Lamiaceae

Divisione:

Magnoliophyta

Genere:

Origanum

Specie:

Origanum majorana

Caratteristiche botaniche Morfologia: la maggiorana è una pianta erbacea. Le radici sono a fittoni. La pianta ha un fusto eretto. Le foglie sono disposte due a due, sono picciolate e hanno una forma lanceolata nella punta e stretta alla base. Habitat: queste piante si possono trovare fino a 2000 m, quindi in montagna e collina. La maggiorana si trova anche nei bordi delle vie cittadine.

Proprietà Terapeutiche La pianta non solo si rivela utile in cucina ma è anche in possesso di proprietà terapeutiche che, per alcuni aspetti, sono in grado di apportare benefici alla nostra salute. Grazie al contenuto di vitamina C la maggiorana ha proprietà antispasmodiche e si rivela utile in caso di raffreddore e tosse.

Utilizzo La maggiorana è utilizzata in cucina, per le sue qualità aromatiche, per condire i piatti.


Vanta di numerose proprietà benefiche per la salute. La maggiorana veniva utilizzata dall’ inizio dell’ Antica Grecia. Nel medioevo invece veniva utilizzata come “scaccia spiriti” perché si pensava che avesse poteri magici.

Curiosità In antichità si diceva che la maggiorana portasse fortuna e felicità. Una leggenda racconta che Afrodite mise la maggiorana nel corpo di suo figlio Enea per curargli le ferite. Nicolas Pandolfi


MELISSA Classificazione Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophyta

Classe:

Magnoliopsida

Ordine:

Lamiales

Famiglia:

Lamiaceae

Genere:

Melissa

Specie:

Melissa officinalis

Caratteristiche botaniche Morfologia: la melissa é una pianta erbacea spontanea, perenne, dal gradevole odore di limone. Il fusto è eretto, quadrangolare, ramificato. La pianta può raggiungere 30-80 cm di altezza. Le foglie, di forma ovata, sono picciolate, opposte, di un colore verde intenso in superficie e verde chiaro nella parte inferiore. I fiori sono di colore bianco con leggere sfumature rosa.

Habitat: cresce spontaneamente nelľ Europa meridionale e nell’ Asia occidentale. In Italia la si può trovare lungo le siepi e nelle zone ombrose; viene inoltre coltivata nei giardini.

Proprietà terapeutiche La melissa officinalis viene impiegata come sedativo negli stati d’ansia con somatizzazioni viscerali ed irrequitezza ed anche in patologie dispetiche gastroenteriche grazie alla sua azione spasmolitica e nella cura dell’emicrania.

Utilizzo Le foglie possono essere utilizzate al posto del limone, nella preparazione di amari, di minestre, frittate, salse, aceti aromatici, insalate, dolci, macedonie di frutta, e per aromatizzare latte e vino.


CuriositĂ La Melissa è coltivata da oltre 2000 anni come pianta mellifera, infatti il nome del genere deriva dal termine greco che designa l’ape. Nei monasteri benedettini si dedicava particolare attenzione alla coltivazione di erbe e piante medicinali; un'area all'interno delle mura del monastero, era sempre riservata "orto dei semplici". Le erbe coltivate erano utilizzate per preparare tinture, unguenti, tisane, ma anche per la preparazione di bevende, liquori, molti dei quali ancor oggi conosciuti. La Melissa entra nella composizione di piĂš d'uno di questi famosi liquori, lo "Chartreuse" o "Elixir di lunga vita " prodotto dal monaco benedettino Dom Bernardino Vincelli nel 1510 e il "Cusenier" dell'Abate di Montbenoit risalente al 1637. Kevin Ingrassia


MENTA Classificazione Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophyta

Classe:

Mognoliopsida

Ordine:

Lamiales

Famiglia:

Lamiaceae

Genere:

Mentha

Specie:

Mentha piperita

Caratteristiche Botaniche Morfologia: è una pianta perenne, erbacea, il fusto è eretto a sezione quadrangolare, le radici sono fusti striscianti orizzontali chiamati rizomi. Le foglie sono sessili, grigio-verdastre di forma ovata-lanceolata mentre i fiori sono di color violetto

Habitat: si trova prevalentemente in montagna.

Proprietà terapeutiche Rinfrescanti, dissetanti, antispasmodiche.

aromatizzanti,

digestive,

antifermentative,

Utilizzo I suoi usi sono molteplici e vanno dalla preparazione di cibi e bevande, più o meno alcoliche, fino all’impiego nell’igiene orale e per la pulizia in generale. Molte sono inoltre le sue proprietà curative che la rendono un ottimo rimedio naturale. Nella menta sono contenute alcune vitamine, minerali e altre sostanze molto importanti per l’organismo. Tra queste troviamo, in differenti


quantità, la vitamine A, B, C e D così come calcio, fosforo, potassio, magnesio, rame, sodio e manganese, fibre, proteine e aminoacidi. Dal suo estratto si ricava inoltre il mentolo. Uno dei vantaggi della menta è l’ampia varietà dei suoi possibili utilizzi, che vanno dal semplice infuso o tisana all’impiego in alcune più o meno elaborate preparazioni culinarie. Le sue foglie vengono inoltre utilizzate per aromatizzare alcuni cocktail. Insieme all’eucalipto, la menta rappresenta un ottimo aiuto per quanto riguarda la cura naturale della tosse e dei sintomi da raffreddamento. La sua azione decongestionante e balsamica aiuta a fluidificare il muco consentendo una migliore respirazione.

Curiosità Ippocrate, considerato il fondatore della medicina pensava che la menta fosse una frodisiaco, mentre Plinio ne vantava l'azione analgesica. Sia i greci che i romani la usavano in quantità notevoli per profumare la persona, l'acqua per il bagno e per preparare infusi. Ovidio racconta, come anche nelle umili case contadine, si strofinasse con foglie di menta il tavolo della cucina, per renderlo profumato, prima di servire il pranzo per gli ospiti. Fatima Mechri


ORIGANO Classificazione Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophyda

Classe:

Magnoliopsida

Ordine:

Lamiales

Famiglia:

Lamiaceae

Genere:

Origanum

Specie:

Origanum vulgare

Carattetristiche botaniche Morfologia: queste piante arrivano ad una altezza massima di 70-80 cm. Le radici sono secondarie generate da un fittone. I fittoni possono essere obliqui e più o meno legnosi. La parte aerea del fusto è ascendente, ed eventualmente ramosa, il fusto è pubescente (ricoperto di una peluria densa e sottile) ed ha una sezione quadrangolare a causa della presenza di fasci di collenchima (tessuto vegetale adulto) posti nei quattro vertici. Le foglie lungo il fusto sono disposte in modo opposto (in genere a 2 a 2). Sono picciolate con una lamina a forma lanceolata oppure ovata, spesso asimmetrica alla base; i bordi sono dentellati. I fiori sono ermafroditi, zigomorfi, tetrameri, ossia con quattro verticilli e pentameri. Raramente i fiori sono poligamo-dioici (fiori ermafroditi e femminili su piante distinte come in Origanum vulgare). Il frutto è uno schizocarpo composto da 4 nucule. La forma è ovoide (con apice arrotondato) con superficie glabra e liscia. Il colore è marrone.

Habitat: l’origano è presente in tutto il Mediterraneo, cresce spontaneo sulle colline dei paesi mediterranei, lungo le siepi e nelle radure boschive ben soleggiate, fino a circa 2000 metri d'altitudine. Predilige un terreno asciutto, sassoso, calcareo.


Proprietà terapeutiche Antalgico, antisettico, stomachico e tonico.

analgesico,

antispasmodico,

espettorante,

Utilizzo In cucina L'origano è una delle erbe aromatiche più utilizzate nella cucina mediterranea in virtù del suo intenso e stimolante profumo. Si usa in innumerevoli preparazioni su carni e su pesce, nelle insalate e nella pizza. Altri usi L'origano è anche un buon repellente per le formiche: basta cospargerlo nei luoghi frequentati e ricordarsi di sostituirlo spesso per tenerle lontane.

Curiosità Nella mitologia si narra che il giovane Amaraco incaricato di portare alla mensa del re di Cipro un’ampolla preziosissima contente un unguento dal profumo impareggiabile, giunto al cospetto del sovrano, per la grande emozione fece cadere l’ampolla perdendo così il contenuto e, pensando di aver dato un grande dispiacere al re, morì di crepacuore. Gli dei dell’Olimpo provando pena per questo giovane così sensibile e fedele, lo trasformarono in una pianta dotata di un aroma straordinario, da qui nacque la pianta dell’origano. Pietro Palombini


PEPERONCINO Classificazione: Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophyta

Classe:

Magnoliopsida

Ordine:

Solanales

Famiglia:

Solanaceae

Genere:

Capsicum

Specie:

- Capsicum annuum (piccante) - Capsicum frutescens (perenne) - Capsicum pubescens - Capsicum baccatum - Capsicum chinense (sudamericano)

Caratteristiche botaniche Morfologia: è una pianta erbacea di origine sudamericana che produce bacche verdi ed indeiscenti (che non si aprono spontaneamente quando sono mature) ricche di semi di cui ne esistono innumerevoli specie. Può essere annuale o perenne. È un piccolo albero in miniatura alto dai 40 agli 80 cm con fusto legnoso, da cui dipartono rami eretti e rigidi. Le foglie sono ovali, appuntite, lucide e di colore verde chiaro e lucente. I fiori hanno la corolla bianca con 5-7 petali con stami giallo tenue. I frutti sono coriacei e commestibili, hanno colore verde quando sono acerbi, mentre quando giungono a maturazione possono essere gialli, rossi, viola, porpora o marroni. Habitat: viene coltivata in tutto il mondo, in particolare nelle zone dal clima temperato al clima tropicale. Ama un’esposizione in pieno sole. Pianta molto adattabile, che può essere coltivata in piena terra o in vaso. Teme gli sbalzi di temperatura e gli eccessi di innaffiature.


Proprietà terapeutiche È un vero e proprio antiossidante e antitumorale, è un potente vasodilatatore. Favorisce la digestione, stimolando la secrezione gastrica, agisce come disinfettante ed è ricco di vitamina C. Stimola la circolazione sanguigna ed ha proprietà antinfiammatorie.

Utilizzo È utilizzato in medicina e in erboristeria. In cucina, il suo gusto deciso e piccante è l’ideale per ravvivare qualsiasi pietanza scialba. Può essere consumato fresco, affumicato, essiccato, cotto o crudo. È anche una pianta decorativa e ornamentale. Viene inoltre utilizzato come pesticida e insetticida.

Curiosità Già conosciuta in Messico fin dal 550 a. C. giunse in Europa grazie a Cristoforo Colombo di ritorno dall’America. Usata un tempo come mezzo di scambio (moneta), oggi è considerato un porta fortuna ed un oggetto scaramantico per proteggere dalla sfortuna. È anche utilizzato come strumento di difesa personale sotto forma di bomboletta spray. Michele Rizzi


IL ROSMARINO Classificazione Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophyta

Classe:

Magnolipsida

Ordine:

Lamiales

Famiglia:

Lamiaceae

Genere:

Rosmarinus

Specie:

Rosmarinus officinalis

Caratteristiche botaniche Morfologia: pianta arbustiva che raggiunge altezze di 50-300 cm, con radici profonde, fibrose e resistenti; ha fusti legnosi di colore marrone chiaro, molto ramificati. Le foglie sono lunghe 2-3 cm e larghe 1-3 mm, sessili (ovvero prive di picciolo), opposte (una di fronte all’altra); di colore verde sulla pagina superiore e biancastre su quella inferiore, ricche di ghiandole oleifere. I fiori ermafroditi (cioè che producono sia organi femminili e sia maschili) sono sessili e piccoli, raccolti in brevi grappoli, con fioritura da marzo a ottobre. Ogni fiore possiede un calice campanulato, una corolla di colore lilla-indaco e due stami.

Habitat: allo stato spontaneo cresce in tutte le regioni del bacino del Mediterraneo; richiede una posizione soleggiata al riparo dai venti gelidi e di un terreno leggero, sabbioso e ben drenato.

ProprietĂ terapeutiche Antiossidante, ricostituente, protegge il fegato, tonificante e digestivo, antispastico, antisettico, astringente, digestivo, stimolante, antiparassitario, antinfiammatorio ed antidolorifico.


Uso in cucina Gli usi alimentari del rosmarino sono infiniti. Le foglie di rosmarino si possono consumare fresche o essiccate, hanno un aroma resinoso con un retrogusto amaro. Il rosmarino ha la particolarità di mantenere l'aroma anche quando cucinato, e per questo un rametto di rosmarino è spesso aggiunto a teglie di carne e verdure al forno, nel bouquet garni e per insaporire pane e focacce. Si accosta a diversi tipi di carne: pollo, maiale e agnello, inoltre è perfetto su patate, legumi e formaggi. Il rosmarino dona un tocco mediterraneo a molte miscele di erbe aromatiche. È infatti l'ingrediente immancabile di molte miscele di erbe in vendita già preparate, e si accosta perfettamente a salvia, aglio, prezzemolo, origano e timo. Il rosmarino è ricco di vitamine (A-C-B) e minerali (tra cui il FERRO).

Storia Si parla di una principessa, Leucontoe, figlia del re di Persia Laocoonte, della quale si innamorò Apollo, dio del sole. Questi entrò con l’inganno nella stanza della giovane e la sedusse. Il padre, venuto a conoscenza dell’onta subita, si infuriò e, non potendo prendersela con Apollo, che sempre il Dio del sole era, punì con la morte della figlia. I raggi del sole irradiati sulla tomba, trasformarono il corpo della fanciulla in una splendida ed odorosa pianta che si estendeva verso il cielo in segno di eternità. Forse proprio da questo mito deriva l’usanza dei romani di piantare piante di rosmarino nelle tombe dei propri cari. Per il suo odore persistente ha una qualità evocativa intensa: suscita il ricordo dell’amore e veniva usato nella magia amorosa per incantare il cuore. Tale fu, a quanto pare, l’effetto che ottenne dal rosmarino l’anziana regina d’Ungheria Elisabetta. Una leggenda del XVI secolo racconta infatti che un angelo le diede la ricetta di un distillato a base di rami di rosmarino, lavanda e maggiorana; questo distillato venne chiamato più tardi “Acqua della REGINA D’UNGHERIA”. Con il suo aiuto la settantaduenne Elisabetta, riuscì a conquistare il Re di Polonia che, innamoratissimo, la prese in moglie. Fino al medioevo, anche il tronco e le parti legnose della pianta ebbero primaria importanza nella realizzazione di strumenti musicali come quali mandole e viole. Vittoria Santarelli


SALVIA Classificazione Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophyta

Classe:

Magnoliopsida

Ordine:

Lamiales

Famiglia:

Lamiaceae

Genere:

Salvia

Specie:

Salvia officinalis

Caratteristiche botaniche Morfologia: La salvia è una pianta a portamento cespuglioso, con fusto molto ramificato e foglie piccole di colore grigio-verde a lamina lanceolata, ricche di oli essenziali che le conferiscono il caratteristico aroma. Il fiore è viola. Habitat: è una pianta caratteristica dell’Europa meridionale, in Italia cresce spontanea nelle zone centro-meridionali e nelle isole. La salvia preferisce un terreno soffice, ma si adatta anche a un suolo arido e sassoso. La salvia è una pianta molto resistente infatti sopporta il gelo e non teme i ristagni d’acqua.

Proprietà terapeutiche Antisettica, digestiva, diuretica, balsamica, emmenagoga, spasmolitica, coleretica, ipoglicemica, estrogenica, trofica per il surrene.

Utillizzo Nella medicina popolare, la salvia viene impiegata internamente per trattare disturbi gastro intestinali, come: flatulenza, diarrea ed enteriti.


Esternamente, invece, questa pianta viene utilizzata per fare gargarismi o sciacqui contro infiammazione e irritazione cutanea, laringiti, faringiti, stomatiti e come rimedio contro il sanguinamento gengivale. In cucina viene utilizzata per aromatizzare tanti piatti a base di carne, sughi, formaggi, zuppe e verdure.

Storia Considerata dai Greci e Romani, l’erba della salute, doveva essere raccolta con un rituale particolare, senza l’intervento d’oggetti di ferro, indossando una tunica bianca con i piedi scalzi e ben lavati.

Curiosità Il termine salvia deriva dal latino “salvere” che significa star bene, godere buona salute. L'epiteto della specie indica che è usata per scopi medicamentosi. Già in epoca antica, la salvia era considerata ed utilizzata come una sorta di medicina in grado di curare moltissimi disturbi, tra cui l’infertilità e l’alito cattivo.

Ricetta La salvia è ideale per aromatizzare il burro o l’aceto. Una ricetta semplice e stuzzicante a base di salvia è la seguente: si raccolgono le foglie più grandi e dopo averle lavate e asciugate, si immergono nella pastella per fritture (composta di farina, acqua, olio e un pizzico di sale e da un albume montato a neve) quindi si dorano, ponendole pochi minuti nell’olio bollente. Maria Rodriguez


Plantea Magnoliophyta Magnoliopsida Lamiales Lamiaceae Thymus Thymus vulgaris

pianta arbustacea, perenne, con fiori piccoli raccolti a gruppi, molto profumati. Le foglie sono piccole e allungate con una colorazione variabile dal verde più o meno intenso, al grigio, all’argento e ricoperte da una fitta peluria in quasi tutte le specie. Alto fino a circa mezzo metro. I fiori sono di colore bianco-rosato, crescono all’ascella delle foglie in infiorescenze a spiga e sono ad impollinazione entomofila soprattutto ad opera delle api. I Frutti sono degli acheni. cresce in Italia dal mare alla regione montana, ma preferisce le zone marine. Si trova nei luoghi aridi e soleggiati, fra le rocce e le ghiaie. Diffusa nell’area mediterranea.

Antisettiche, antispastiche, aperitive, bechiche, carminative, antibiotiche,


antifungine, deodoranti, intestinali, balsamiche.

diuretiche,

vermifughe,

antiputrefattive

Ha largo uso in cucina come aroma da condimento e nell’industria cosmetica per la preparazione di saponi e profumi.

Durante il medioevo era consuetudine ricamare fiorellini di Timo sui vestiti dei cavalieri e cucire piccoli rametti di fimo per infondere coraggio. Santa Ildegarda, una famosa erborista dell’antichità, utilizzava il timo contro lebbra e pidocchi; mentre più tardi il Mattioli, illustre botanico, affermò che la pianta combatteva asma, dolori reumatici, infezioni dell’apparato genitale e urinario, infiammazioni della vescica e batteri a livello gastrointestinale. Nel Rinascimento, invece veniva utilizzata per eliminare la tenia e guarire dagli avvelenamenti. Prince




AGLIO ROSEO

Classificazione Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophyta

Classe:

Liliopsida

Ordine:

Asparagales

Famiglia:

Amaryllidacea

Genere:

Allium

Specie:

Allium roseum

Caratteristiche botaniche Morfologia: pianta erbacea perenne, bulbosa, alta fino a 63 cm che emana un odore forte e persistente. All’apice del fusto si sviluppa un’infiorescenza ad ombrella larga fino a 7 cm con numerosi fiori. Il frutto e una piccola capsula loculicida a tre valve arrotondate che contiene semi neri. Habitat: luoghi incolti, presente in tutta la regione mediterranea.

Proprietà terapeutiche

Antibatteriche, antifungine, antitrombotiche e anticancerogene dovute ai tiosulfinati, composti solforati volatili che conferiscono anche il caratteristico odore dell’aglio fresco appena tagliato.

Utilizzo

Il genere Allium è caratterizzato dalla presenza di vitamine, sali minerali e tracce di altri elementi essenziali al trofismo delle cellule. Efficace battericida e antiparassitario, sembra anche eliminare gli incovenienti prodotti dalla nicotina e dall’aria inquinata. Molto efficace nel tenere la pressione sanguigna sotto controllo e nell’eliminare flatulenze e gonfiori addominali.


Storia

L'aglio è una preziosissima pianta originaria delle zone desertiche dell'Asia e conosciuta sin dai tempi più antichi. Era già utilizzata dagli Egizi nel secondo millennio a. C. per combattere punture d’insetti, mal di testa e dolori in genere. Nell'antica Grecia era considerata una pianta degli inferi e dedicata a Ecate, dea che accompagnava gli spiriti nel regno dei morti. Gli antichi padri della medicina, greci e romani, ne esaltavano le virtù terapeutiche e, nel Medioevo, i medici usavano delle maschere protettive imbottite di aglio per proteggersi contro le affezioni. A metà del 1800 Pasteur ne definì le proprietà antisettiche A queste virtù molto probabilmente sono legate le credenze popolari che attribuivano all’aglio poteri magici contro streghe e vampiri, considerati dei parassiti. L’aglio era ritenuto anche un talismano collegato al solstizio d'estate tanto che diversi proverbi recitano: "Chi non compra l'aglio il giorno di San Giovanni è povero tutto l'anno”.

Curiosità

Credenze popolari conferiscono all’aglio proprietà afrodisiache e capacità di allontanare malocchio, invidia e malasorte.

Miguel Barientos


L’ANETO Classificazione Regno:

Piantae

Divisione:

Magnoliophyta

Classe:

Magnoliopsida

Ordine:

Apiales

Famiglia:

Apiaceae

Genere:

Anethum

Specie:

Anethum gravealens

Caratteristiche botaniche Morfologia: è una pianta erbacea.

Le radici sono a fittone. Le foglie sono alterne a contorno romboidale, 3-4 pennatosette con segmenti filiformi; il contorno della lamina romboidale; i segmenti basali sono più ovati. I fiori sono piccoli di colore giallognolo. I frutti sono piccoli a forma ovale, appiattiti sul dorso e a coste preminenti, di colore bruno. Habitat: l’ aneto si trova raramente al di sotto di 600 m., mentre sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1000 m.s.l.m; quindi si trova sulle colline e in parte sulle montagne.

Proprietà terapeutiche

Effetti benefici per lo stomaco, anti-spasmotiche, diuretiche, antiinfiammatorie e preparatorie per il sonno.

Utilizzo In medicina: utilizzato in infusione, favorisce la digestione e lenisce i dolori colitici. I semi, in infusione, permettono di fermare il singhiozzo, il


mal di testa e la tosse. Altri utilizzi: Indigestione, vomito nervoso, flatulenza, aiuta l’allattamento, gas intestinali; spasmi, crampi e antisettico intestinale. In cucina: è coltivato come aroma da cucina; si usano le foglie fresche o semi essiccati.

Storia

Originario dell’Asia fin dall’Antichità veniva impiegato a scopi culinari e medicinali. L’Aneto era molto usato anche dai Romani che ritenevano avesse la proprietà di accrescere la forza fisica. I legionari se ne cospargevano le ferite con i semi bruciati allo scopo di facilitare la guarigione. Anna Ercoli


CALENDULA Classificazione Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophyta

Classe:

Magnoliopsida

Ordine:

Asterales

Famiglia:

Asteraceae

Genere:

Calendula

Specie:

Calendula officinalis

Caratteristiche botaniche Morfologia: è una pianta erbacea annuale, pubescente, con radice a fittone e molte radichette laterali. Il fusto è ramificato, eretto e robusto ed esso può raggiungere circa 30-40 cm di altezza. Le foglie sono sessili, cioè non possiedono il picciolo, alterne, lanceolate, ovvero hanno una forma simile a quella di una lancia, dentate e di colore verde-grigiastre. I fiori riuniti in grossi capolini, sono costituiti da fiori femminili ligulati alla periferia e da fiori maschili che formano un disco centrale. I petali dei fiori ligulati assumono tonalità graduali dal giallo zolfo al giallo scuro e talvolta all'arancione. Il frutto è un achenio. Habitat: coltivata nei giardini, talvolta cresce spontanea nei campi incolti e nei prati ghiaiosi e ruderali.

Proprietà terapeutiche Antinfiammatoria, antibatterica, antisettica, cicatrizzante, decongestionante, lenitiva, idratante, coleretica, emmenagoga, ipotensiva, vasodilatatrice periferica, antispasmodica.


Utilizzo I fiori di Calendula officinalis, sono utilizzati come rimedio fitoterapico per le loro proprietà antispasmatiche e cicatrizzanti; in omepatia, viene consigliata anche in caso di ustioni, di cure dentarie e dopo il parto. Utilizzate spesso anche in ambito gastronomico, per colorare piatti e insalate, nonché come succedaneo dello zafferano.

Storia e curiosità Il nome, deriva dal Latino ”Calendae”, parola con la quale i Romani indicavano il primo giorno del mese durante tutta l’estate. I Latini la chiamavano solsequium ossia che segue il sole, poiché i fiori sbocciano quando il sole splende e sono sempre rivolti verso di esso fino a chiudersi al tramonto. Nei testi medievali è citata come solis sponsa (sposa del sole), in quanto segna il ritmo del giorno aprendosi al mattino e chiudendosi al calar del sole. Viene comunemente chiamata anche fiorrancio per il suo acceso colore. Mattia Ieva


CAMOMILLA Classificazione Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophyta

Classe:

Magnoliopsida

Ordine:

Asterales

Famiglia:

Asteraceae

Genere:

Mastricaria

Specie:

Mastricaria chamomilla

Caratteristiche botaniche Morfologia: la camomilla è una pianta erbacea e annuale che ha radici a fittone, con più fusti che partono dalla base e che possono arrivare a 50 cm di altezza. Le foglie sono alterne (inserite a diversi livelli alternativamente da una parte e dall’altra del fusto) e sessili ossia non hanno il picciolo. Le foglie sono bipennatosette. I fusti eretti e ramificati portano all’apice infiorescenze a capolino larghe 1,5-2 cm con un disco centrale giallo circondato da fiori ligulati bianche (scambiati per petali) disposti a corona. I frutti sono piccoli acheni ovoidali. Habitat: è una specie originaria di tutta l'area europea e dell'Asia occidentale e centrale. In Italia si trova spontanea ovunque. È frequente nei terreni incolti e nelle campagne. Fiorisce da Maggio ad Agosto.

Proprietà terapeutiche Antinevalgiche, antispasmodiche, antiifiammatore, digestive, sedative.

Utilizzo Viene aggiunto ai preparati per capelli come fissativo e schiarente. Usata per aromatizzare vini e liquori, la ritroviamo come aromatizzante nelle confetture, nel chewing gum, nelle caramelle.


Piccoli sacchetti di fiori essiccati, ma anche bustine di camomilla già pronte, riposti nei cassetti e negli armadi, allontanano tarme ed altri insetti dalla nostra biancheria. L’infuso di camomilla è efficace nella prevenzione delle infezioni delle vie urinarie alcuni ricercatori britannici scoprirono che l'erba stimola i globuli bianchi del sistema immunitario che hanno il compito di combattere le infezioni.

Storia La Camomilla è conosciuta fin dai tempi più antichi. Le origini si fanno risalire alle praterie aride dell’Asia Minore e dell’Europa occidentale. Fu coltivata e apprezzata come pianta medicamentosa e sacra dagli antichi Egizi, dai Greci e Romani. Tracce di camomilla sono state trovate nella tomba di Ramset II. Continuò a essere coltivata e usata per le sue proprietà terapeutiche nel Medioevo. Carlo Magno, nell’anno 812, prescrisse che la coltivazione della camomilla non dovesse mancare fra le piante coltivate come officinali nei possedimenti reali. In quei tempi, dove le malattie infettive anche gravi erano frequenti, per scongiurare possibili epidemie si usava bruciare quest’erba benefica perché si credeva che il suo profumo allontanasse le calamità. Mattia Berardini


FINOCCHIO SELVATICO Classificazione Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophyta

Classe:

Magnoliopsida

Ordine:

Apiales

Famiglia:

Apiaceae

Genere:

Foeniculum

Specie:

Foeniculum vulgare

Caratteristiche botaniche Morfologia: pianta erbacea perenne, aromatica. Caratterizzata da un rizoma biancastro e da foglie di colore verde, rade ed appena guainanti il fusto a contorno triangolare; i fusti eretti sono alti 1,5 m e ramificati e portano ombrelle di piccoli fiori gialli. Tutte le parti della pianta emanano un intenso odore. I fiori gialli sono disposti ad ombrelle terminali a 4-10 raggi. Habitat: predilige i luoghi soleggiati, incolti, secchi e ciotolosi. Si trova pure nelle zone erbose, ai piedi dei muretti.

ProprietĂ terapeutiche Antibatterico, espettorante, diuretico, disintossicante del fegato, equilibrante sugli ormoni femminili, attiva le funzioni delle ghiandole digerenti.

Utilizzo In fitoterapia (medicina che usa le piante) i semi, macerati nel vino, favoriscono la digestione mentre masticati combattono l’ alito pesante. In cucina si può usare tutte le parti della pianta: i frutti sono usati per aromatizzare le carni grasse, come ad esempio la porchetta, ma anche per dolci casalinghi come tarallini, ciambelle e biscotti; le foglioline fresche si


usano per insaporire pesce, salse e insalate; foglie e rametti per aromatizzare le lumachine di mare.

Storia Il finocchio selvatico deriva dal nome latino foenum che significa fieno perché un tempo veniva impiegata come foraggio. Il termine vulgare da volgo che sta a significare che la pianta è abbastanza diffusa frequente, comune.

Curiosità I frutti di finocchio pestati ed uniti in parti uguali ad argilla verde ventilata, servono per preparare un dentifricio che ha le proprietà di rinfrescare e rafforzare le gengive. È nato che mangiando del finocchio crudo si altera la sensibilità delle papille gustative e da ciò deriva il termine “infinocchiare”.

Ricetta Polpettine di cicoria e finocchio selvatico cuocere il riso(250g), scolarlo, distenderlo su un piatto e lasciarlo raffreddare. Pulire le foglie più tenere del tarasacco (50g) e lessarle in poca acqua salata. In un recipiente a parte, cuocere anche i getti giovani di finocchio selvatico (60g). Strizzare le due verdure, tagliarle fine, mescolare un uovo, pan grattato formaggio pecorino. Aggiungere pepe. Formare delle polpette, passarle nella farina, uova pan grattato e friggerle. Barbara Rillo


ORECCHIE DI LEPRE Classificazione Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophyta

Classe:

Magnoliopsida

Ordine:

Lamiales

Famiglia:

Plantaginaceae

Genere:

Plantago

Specie:

Plantago lanceolata

Caratteristiche botaniche Morfologia: le piante di questo tipo hanno un altezza variabile da 20 cm50 cm e oltre. In generale sono piante perenni ed erbacee acaule, cioè piante che appaiono prive di fusto (o caule), il quale è invece raccorciato o sotterraneo; hanno le foglie lanceolate con margine intero disposte a formare una rosetta basale. Le foglie hanno un breve picciolo e sono pelose. In genere la pubescenza è formata da peli semplici. Le radici sono fascicolate. La parte aerea consiste in più assi fiorali allungati e privi di foglie. Gli scapi sono eretti, striati e solcati. I fiori sono ermafroditi ossia hanno sia la parte femminile che maschile. I frutti sono degli involucri con deiscenza trasversale opercolata (ossia con coperchio). I semi hanno la faccia interna concava e sono pochi (1 o 2). La lunghezza dei semi è di circa 3 mm. Habitat: In Italia è molto comune, essendo una pianta spontanea; la possiamo trovare nei campi incolti, lungo i margini stradali, nelle vigne, negli ambienti ruderali e nelle altre zone sinantropiche.

Proprietà terapeutiche Veniva usata anticamente per curare le infiammazioni corporee, emorroidi e le malattie dell’apparato respiratorio.


Come tutte le piante di questo genere possiede proprietà fortemente cicatrizzanti.

Utilizzo Le foglie della pianta sono disponibili tutto l’anno e sono usate come radicchio, crude in insalata, oppure cotte come spinaci. Bollendo rilasciano un odore simile a quello dei funghi Champignon.

Curiosità La Piantaggine che in passato era anche detta "Erba di Marte", faceva parte del gruppo delle cosidette piante "magiche" e considerate in stretto rapporto con l'astrologia. L’”Erba di Marte” è legata ai segni dell'Ariete e dello Scorpione. La pianta, era nel passato, utilizzata da persone appartenenti a questi segni zodiacali che soffrivano di malattie e disturbi negli apparati genitali, la si riteneva efficace nella cura delle ferite e nel migliorare la circolazione. Il suggestivo nome inglese della Plantago,“White man's foot”= piede dell'uomo bianco, allude ai semi della pianta, che sono stati diffusi ovunque in epoca coloniale, trasportati dagli europei nei risvolti dei pantaloni. Il Plantago lanceolato risulta presente sin da quando le foreste cominciarono ad essere abbattute dai contadini dell'Età della pietra, circa 5.000 anni fa. Dalle analisi sul polline trovato in torbiere e sedimenti lacustri, è stato riscontrato un’abbondante fioritura della pianta sin da allora. La Piantaggine può essere talvolta infestante, infatti, la capacità di ricacciare numerosi getti dalla rosetta basale, le permette di sopravvivere al calpestio del bestiame nei pascoli e alla falciatura dei prati. Nelle zone in cui si coltivano i meli, è stato osservato che a primavera, la P. lanceolata ospita la Disaphis plantaginea (l'afide grigio del melo), che su questa pianta compie una parte del suo ciclo vitale, per tornare sui meli in autunno. Bianca Casadei


Classificazione Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophyta

Classe:

Magnolipsida

Ordine:

Apiales

Famiglia:

Apiaceae

Genere:

Pimpinella

Specie:

Pimpinella anisum

Caratteristiche botaniche Morfologia: è una pianta annuale, caratterizzata da un fusto erbaceo, cavo e rotondeggiante. La radice è a fittone. Le foglie sono diverse a seconda della posizione che occupano nel fusto. Le foglie basali hanno un picciolo lungo, sono dentate lobate (la lamina della foglia è divisa in più parti arrotondate da delle incisioni) e sono più grandi rispetto a quelle superiori che sono piccole, formate da segmenti lineari e hanno il picciolo più corto. I fiori sono disposti a formare un’infiorescenza ad ombrella composta da otto-dieci peduncoli leggermente pubescenti (ricoperti di peli) che sostengono dei piccoli fiori con petali bianchi. Il frutto, lungo 3-5 mm, è formato da due acheni di forma ovale ricoperti di peli. Habitat: vegeta sui suoli asciutti e ben drenati, sulle scarpate, lungo i bordi stradali, su terreni rocciosi, ai margini dei boschi e su prati e radure asciutte.


Proprietà terapeutiche Ha proprietà digestive, aperitive (mette appetito!), aromatiche (aroma gradevole e dolciastro), antispasmodiche (contro i crampi intestinali) e stimola le secrezioni ghiandolari, compresa la produzione del latte.

Utilizzo Per le proprietà balsamiche e secretolitiche i “semi” di anice rientrano nella preparazione di tisane espettoranti, ossia liberano le vie respiratorie dal muco. Le tisane a base di anice verde danno un sapore gradevole al latte materno ed esercitano un’azione sedativa e antispasmodica anche nel lattante. I semi vengono utilizzati come regolatori dei processi digestivi infatti contribuiscono ad inibire il formarsi di processi fermentativi a livello gastrointestinale, come l'aerofagia e la flatulenza. L’anice verde è inoltre usato in pasticceria e liquoristica, nella preparazione di ciambelle, pane e del famoso liquore al mistrà.

Storia Secondo Plinio (naturalista romano) l'anice curava le indigestioni, provocava un dolce sonno, freschezza al viso e attenuava le rughe. Gli Arabi lo trovavano insuperabile come digestivo e per combattere la sciatica e lo consigliavano alle nutrici per avere latte in abbondanza. Carlo Magno, convinto che non si potesse vivere senza anice, raccomandava di coltivarlo e, per suo conto, lo fece piantare negli orti imperiali di Aquisgrana. Dai “Capitolari” (la più importante raccolta di ordinanze o leggi medioevali) di Carlo Magno, infatti emerge che l'estratto di anice era una delle spezie ammesse al traffico commerciale con l'Oriente. Alessandro Cesari


LUPINELLA SELVATICA O SULLA Classificazione Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophyta

Classe:

Magnoliopsida

Ordine:

Fabales

Famiglia:

Fabaceae

Genere:

Hedysarum

Specie:

Hedysarum coronarium

Caratteristiche botaniche Morfologia: la Sulla è una pianta erbacea perenne alta 80120 cm. Ha una radice a fittone molto sviluppata che è capace di penetrare e crescere nei terreni argillosi. Il fusto è a sezione quadrata con steli eretti (dritti). Le foglie leggermente ovaliformi, e ellittiche (forma ovale) sono imparipennate (composta da una o più paia di foglioline), pubescenti (coperte di peluria) al margine e nella pagina inferiore. I fiori di color rosso porpora, sono riuniti in racemi (fiori disposti a spiga o a grappolo) di 10-35 fiori. Habitat: è una pianta originaria del bacino mediterraneo occidentale dal piano fino alla bassa montagna nei prati erbosi incolti; ma anche ai margini di strade e fossi su terreni per lo più argillosi sino a 1200 metri.

Proprietà terapeutiche La Sulla, è una pianta edule (commestibile) usata in erboristeria per le note proprietà astringenti (diminuisce la secrezione), vitaminizzanti (ricco di vitamine) e contro il colesterolo.


Utilizzo In cucina vengono usate foglie e fiori per insalate crude e miste, che hanno proprietà nutrienti per preparare flan (base per dolci o salati), zuppe varie e frittate. Negli allevamenti viene utilizzato come foraggio (cibo per animali) in quanto è in grado di ridurre le infezioni grastrointestinali degli animali da pascolo.

Storia e curiosità Le prime notizie storiche risalgono al 1700 circa, i botanici sostengono che sia sfuggita alla coltivazione e spontaneizzata (nata da sola– spontaneamente). Tuttavia risulta segnalata per la prima volta all'inizio del XVII secolo come pianta ornamentale, proveniente dalla Spagna. Il nome Sulla fa riferimento al termine castigliano Zulla usato per indicare la pianta in Spagna, nome che si è poi diffuso anche in Italia. L'Italia è l'unico paese mediterraneo e dell’Europa, dove la Sulla viene coltivata su superfici significative e viene inserita nelle varie coltivazione. La sulla, infatti, essendo un ottima cultura miglioratrice (migliora il terreno), si inserisce tra gli avvicendamenti di due colture come grano e orzo. La pianta è considerata anche ottima mellifera (produttore di miele) così che, il miele di Sulla, è tra i più apprezzati e conosciuti. Agnese Carbonetti


LA SENAPE BIANCA Classificazione Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophyta

Classe:

Magnoliopsyda

Ordine :

Capparales

Famiglia:

Brassicace

Genere:

Sinapsis

Specie:

Sinapis alba

Caratteristiche botaniche Morfologia: La pianta è erbacea, ha la radice a fittone. Le foglie sono picciolate con lamina a contorno seghettato. L’infiorescenza è riunita in racemi allungati multifiori che si aprono uno dopo l’altro. I fiori peduncolati hanno 4 petali giallo zafferano che si restringono alla base in una appendice sottile. Il calice è formato da 4 sepali giallastri lineari. Il frutto è una siliqua e produce semi di 2-3 mm di color bianco-giallastro. Habitat: è originaria del mediterraneo, si può trovare nei campi coltivati, negli incolti, lungo i bordi stradali e presso i ruderi. Cresce intorno a marzo a giugno.

Proprietà terapeutiche Ha proprietà digestive, stimolanti, revulsive e purgative. Tuttavia l’abuso alimentare di questi semi può provocare irritazioni gastrointestinali, vomito e diarrea.

Utilizzo Utilizzo in medicina Nell’Europa orientale i semi vengono mischiati con il miele e usato come calmate per la tosse.


Utilizzo in cucina I semi possono essere usati interi da mettere sotto aceto, oppure tostati per condire pietanze. Vengono macinati e mescolati con altri ingredienti per produrre la salsa.

CuriositĂ La senape in Europa è nota sin dai tempi dei Greci, Romani che conoscevano le sue proprietĂ antiossidanti, e la usavano per conservare frutta, verdura, succhi di frutta e mosto di vino. In Francia esiste una grande tradizione della senape soprattutto in Borgogna dove si suppone sia stata inventata la salsa di senape. Invece in Grecia le foglie della pianta si consumavano d’inverno prima che fiorissero, i greci le chiamavano vrouves o lapsana. Maria Constantin


TARASSACO Classificazione Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophyta

Classe:

Magnoliospida

Ordine:

Asterales

Famiglia:

Asteraceae

Genere:

Taraxacum

Specie:

Taraxacum officinale

Caratteristiche botaniche Morfologia: il tarassaco è una pianta erbacea e perenne, di altezza compresa tra 3 e 9 cm, che presenta una grossa radice a fittone. Le foglie sono semplici: lanceolate e lobate, con margine dentato. Il fusto, che si evolve in seguito alle foglie, è uno scapo cavo, che possiede all’apice un’infiorescenza giallo-dorata, detta capolino. Il tarassaco presenta 5 stami e ogni fiore è ermofrodita e di forma ligulata, ciò vuol dire che la corolla presenta una porzione inferiore tubolosa, dalla quale si estende un prolungamento composto dai petali. La fioritura avviene in primavera, ma può prolungarsi fino all’autunno. L’impollinazione è di norma entomogama, ossia attraverso degli insetti pronubi, ma può avvenire anche grazie al vento. Da ogni fiore si sviluppa un achenio, provvisto del caratteristico pappo: un ciuffo di peli bianchi, che, agendo come un paracadute, agevola la dispersione del seme. Habitat: il tarassaco cresce spontaneamente nelle zone di pianura fino all’altitudine di 200 m. È una pianta tipica del clima temperato e, anche se per crescere non ha bisogno di terreni particolari, predilige maggiormente un suolo sciolto e gli spazi


aperti, soleggiati o a mezz’ombra. In Italia cresce dovunque e lo si può facilmente trovare nei prati, lungo i sentieri e ai bordi delle strade.

Proprietà terapeutiche Il tarassaco ha proprietà depurative, disintossicanti, digestive, lassative, depura il fegato e stimola l’urina. È un rimedio naturale diuretico ed è molto utilizzato nella fitoterapia.

Utilizzo In erboristeria si possono facilmente trovare tisane disintossicanti o depurative per il fegato, in cui è presente il tarassaco da solo o all’interno di un mix di più erbe. In cucina il tarassaco è usato per preparare l’insalata e facilita la depurazione, sia da solo che con altre verdure. In Piemonte, dove viene chiamato “girasole”, è tradizione consumarlo con uova sode durante le scampagnate di Pasquetta. Anche i petali dei fiori possono contribuire a dare sapore e colore ad insalate miste. I boccioli sono apprezzabili se preparati sott’olio; sotto aceto possono sostituire i capperi. I fiori si possono preparare in pastella e quindi friggere. Quest’ultimi vengono inoltre utilizzati per la preparazione di gelatine, spesso definite “miele di tarassaco”. Con le radici tostate di tarassaco si può preparare il “caffè di tarassaco”, un surrogato del caffè, che ne mantiene il gusto e le proprietà digestive; è molto simile al caffè d’orzo e al caffè di cicoria. In orticoltura si coltivano varietà mutate di tarassaco, da consumare come insalata e verdura.


Storia Nella mitologia si narra che Teseo, sotto consiglio di Hecate, mangiò per 30 giorni consecutivi solo denti di leone, per diventare abbastanza forte e sconfiggere il Minotauro. Da questa leggenda si può trarre un fondo di verità: uno studio statunitense ha infatti dimostrato come il tarassaco sia molto più nutriente di altre "verdure". Anche in passato questa pianta era utilizzata (soprattutto il latte emesso dalle foglie) come detergente per il corpo. Una tradizione popolare molto diffusa narra che i pappi del dente di leone siano l'oracolo più adatto per calcolare "quanto tempo ci vorrà" affinchè un evento si verifichi; secondo tale tradizione basta trovare un pappo dallo stelo lungo, formulare una domanda e stabilire un tempo (giorni, settimane, mesi, anni) e soffiare sul piccolo batuffolo bianco ripetendo la domanda ad ogni soffio, fin quando tutti i piccoli ombrellini non saranno volati via. a quel punto basterà ricordare quanti soffi sono stati fatti per avere la risposta. Un'altra tradizione narra, invece, che soffiando sul pappo si può esprimere un desiderio e che se con un solo soffio tutti i semi volano via il desiderio si avvererà a breve.

Curiosità Esiste, naturalmente, una spiegazione per i vari soprannomi della pianta: viene chiamata “dente di leone” a causa della forma dentata delle foglioline; “soffione” per via della palla lanosa che contiene i semi. Vi sono anche altri nomi con la quale è conosciuto, ovvero: dente di cane, cicoria matta e polenta del diavolo. Il nome ufficiale “tarassaco” proviene dal greco “tarake”, cioè “scompiglio” e “àkos”, ovvero “rimedio”. Infine esiste un ultimo nome con cui il tarassaco è conosciuto: “piscioletto”, datogli per le sue proprietà diuretiche.


Ricetta In molte regioni europee veniva preparata la marmellata di fiori di tarassaco nel seguente modo: bollire 1,5 Kg di tarassaco a pentola aperta per circa 20 minuti in 2 l di acqua; filtrare e mantenere il liquido; aggiungere 1 Kg di zucchero al composto; bollire a pentola aperta fino alla densitĂ desiderata; versare il composto ancora bollente in vasi puliti. Mazzochelli Vanessa


Classificazione Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophyta

Classe:

Magnoliopsida

Ordine:

Fobales

Famiglia:

Fobaceae

Genere:

Trifolium

Specie:

Trifolium prantense

Caratteristiche botaniche Morfologia: pianta erbacea perenne con radice a fittone, i fusti sono eretti e ramificati. Le foglie sono trifogliate di forma ovata, la faccia superiore presenta una banda a V di colore verde chiaro. I fiori del trifoglio pratense hanno una tonalità variabile dal rosso scuro al bianco rossiccio, solitamente da 30 a 90 boccioli uniti in una sorta di infiorescenza ovoidale, da 2 a 3 cm di larghezza, che viene chiamata capolino. l frutto è un legume di forma ovale e compressa, coperto o appena sporgente dai resti membranosi del calice. Habitat: è presente in Europa, Asia occidentale, Africa settentrionale, America. In Italia è presente su tutto il territorio, la possiamo trovare nei prati, nei pascoli, negli incolti. La pianta del trifoglio pratense cresce spontanea e si può trovare ovunque, dal livello del mare fino a 3.000 metri d’altezza.

Proprietà terapeutiche Antispasmodiche, antinfiammatoria, regolatrice delle secrezioni ghiandolari e antieczematosa.


Utilizzo Viene utilizzato per contrastare i disturbi legati alla sindrome mestruale e alla menopausa grazie all'alto contenuto di isoflavoni (composti chimici naturali), potenti fitoestrogeni (sostanze naturali). Svolge una notevole azione antiossidante, utile nel combattere i radicali liberi e nel contrastare quindi l'invecchiamento dei tessuti. L'elevato contenuto di sali minerali rende il trifoglio rosso ottimo rimedio naturale per contrastare e prevenire l'osteoporosi.

un

Grazie alla presenza delle cumarine (composto aromatico), la sua assunzione regolare aiuta ad abbassare i livelli di colesterolo cattivo, a favore di quello buono. Queste sostanze naturali hanno infatti la capacitĂ di fluidificare il sangue, andando a migliorare la circolazione sanguigna e limitando la possibilitĂ di formazione di placche arteriose e coaguli (massa solida contenente globuli bianchi e rossi). Ăˆ una ricca fonte di minerali, tra cui calcio, cromo, magnesio, fosforo e potassio, vitamine, quali A, B12, K, E, C.

Storia I Greci e i Romani ne studiarono principi e proprietĂ curative. Decotti, polveri e infusi a base di trifoglio venivano utilizzati per lenire ferite, cicatrici, seni dolenti e gotta, per calmare pertossi e bronchiti, per diarree ed eccessive secrezioni gastriche. Didonna Bruno


GLOSSARIO a cura di Vanessa Mazzochelli, Michele Rizzi, Vittoria Santarelli

LA RADICE Avventizia: radice che ha origine in particolari parti della pianta diverse dalle radici (es. fusto, foglie). Fascicolata: radice che contiene piccoli complessi radicali che si sono sviluppati dalla radice principale. Fittone: radice principale, dalla quale si sviluppano altre radici più piccole.

IL FUSTO Erbaceo: fusto che ha l'aspetto e la consistenza dell'erba. Questa parola è il contrario di legnoso o lignificato. Legnoso: fusto con la consistenza del legno. Rizoma: fusto sotterraneo e perenne. Stolone: fusto strisciante, cioè che è privo di elementi di riserva e che riproduce la pianta emettendo radici dai nodi.

LA FOGLIA Alterne: disposte sul fusto a livelli differenti. Ascella delle foglie: angolo interno che si forma dove il incontra con il tronco. Dentato: con margine segnato da frastagliature poco profonde. Lanceolata: a forma di lancia, appuntito alle estremità e più parte media. Lobato: formata da lobi. Margine liscio: margine intero senza scanalature. Opposte: posizione una di fronte all'altra. Palminervie: di nervatura divisa in più settori disposti come le mano. Parallelinervie: a nervature parallele. Pennatopartita: lobata fino a oltre la metà. Pennatosetta: presenta frastagliature che raggiungono la centrale.

picciolo si

largo nella

dita di una

nervatura


Penninervie: dalla nervatura centrale se ne staccano altre laterali come le barbe di una penna. Picciolata: munita di picciolo. Seghettata: presenta sporgenze acute rivolte verso l'apice della foglia. Sessile: priva di picciolo. Verticillate: insieme di verticilli.

IL FIORE BILOBATO: foglia divisa in due lobi. CALICE: il più esterno degli involucri fiorali, composto dai sepali. CAPOLINO: infiorescenza molto fitta, costituita da fiori sessili, inseriti direttamente su un rigonfiamento del fusto detto ricettacolo. Tutte le piante della famiglia delle Composite hanno fiori a capolino, di forma e dimensioni molto varie. COROLLA: insieme dei petali di un fiore. ERMAFRODITA: si dice di un fiore che ha sia gli organi maschili (stami) sia quelli femminili (pistilli). IMPOLLINAZIONE ENTOMOFILA: processo di impollinazione portato avanti da insetti. Questo tipo di impollinazione è effettuata soprattutto da api, farfalle, falene e coleotteri. INFIORESCENZA A SPIGA: infiorescenza dove tutti i fiori sono inseriti, senza peduncolo, lungo un asse centrale detto rachide. La spiga può essere semplice, cioè con un asse unico, o composta, con asse ramificato. INFIORESCENZA: gruppo di fiori riuniti in un determinato modo su un asse variamente conformato. LIGULA: piccola linguetta membranosa, il più delle volte incolore, situata nel punto di della lamina e dell’apice della guaina nelle graminacee. OMBRELLA: infiorescenza semplice o doppia i cui peduncoli fiorali partono tutti dallo stesso punto e sono di uguale lunghezza. RACEMO: è un'infiorescenza semplice costituita da un asse centrale sul quale si inseriscono fiori con peduncoli della stessa lunghezza in punti diversi lungo l'asse fiorale, i più vecchi nella parte più bassa dell'asse fiorale, mentre i più giovani nella parte verso la sommità. SEPALI: parti del calice, primi involucri fiorali. TETRAMERI: composti da quattro parti. ZIGOMORFI: organi asimmetrici, irregolari, divisibili in due metà specularmente uguali solo su di un piano.


IL FRUTTO Achenio: frutto secco indeiscente (frutti che non si aprono spontaneamente per liberare i semi; si staccano dalla pianta, spesso con il vento, e cadono al suolo). Capsula locolucida: la capsula è un frutto secco con un determinato numero di logge interne. Nucola: frutto secco e indeiscente. Scapi: asse di un fiore privo di foglie. Schizocarpo: frutto secco che una volta giunto alla maturazione si divide in piÚ parti, dette mericarpi. Siliqua: frutto secco provvisto di una capsula formata da due carpelli e che si apre in 4 fenditure. Tetrachenio: frutto secco composto da quattro acheni.


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