carrello Vale marzo Aprile

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Marzo - Aprile 2013

Arriva la Pasqua

tra sapori e tradizioni Mangiare a colori. Cinquanta sfumature di nero

I vini della Liguria hanno il sapore del mare

Olanda, tra tulipani e mulini a vento


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CARRELLO NEWS Anno IV • Numero II Marzo - Aprile 2013 EDITORE: DM GROUP S.P.A. via Lessolo 19, 10153 Torino DIRETTORE RESPONSABILE: Italo Iuorio COORDINAMENTO REDAZIONALE E PROGETTO GRAFICO: DM GROUP S.P.A. PUBBLICITÀ: Seri System - via Santi, 1/2 - 10042 Nichelino (TO) Tel. 0116897565 STAMPA: Coptip Industrie Grafiche via Gran Bretagna, 50 41122 Modena - Tel. 0593162511 HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Ilaria Blangetti, Silvia Calcagno, Enzio Isaia, Beppe Malò, Gilberto Manfrin, Andrea Pellegrini, Fabrizio Pepino, Paolo Ragazzo, Adriano Ravera. Autorizzazione del Tribunale di Milano n°26 del 25/1/2010

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TERRITORI E SAPORI

Aria di primavera nelle cucine Vicentine

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MANGIARE A COLORI

Cinquanta sfumature di nero

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IN VINO VERITAS

I vini della Liguria hanno il sapore del mare

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CONSIGLI PER LA SPESA

Uova VALE festa in tavola

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legumi, che passione

Le mille virtù di chi capita a fagiolo

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Le Ricette

Menù di Pasqua


3 Per suggerimenti, commenti e richieste scrivete a Maria Teresa Frisa: redazione@dmgroup.it

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CURA DI SÈ

I sali minerali, energia per corpo e mente

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CURA DI SÈ

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sì, viaggiare

VIVERE ECO

Le altre vite dell’alluminio

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Mondo bambini

Bambini naturalmente

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Giardinaggio

Il risveglio della natura profuma di mimosa

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SÌ, VIAGGIARE

Olanda, tra tulipani e mulini a vento

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leggere e ascoltare

Quattro idee in libertà

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Territori e sapori

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mangiare a colori

L’interno di questa rivista è realizzato con materie prime nel rispetto dell’ambiente.

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in vino veritas

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Legumi, che passione


Territori e sapori

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Aria di primavera nelle cucine Vicentine Sulle tavole di questo angolo di Veneto “sbocciano” prodotti tipici e piatti della tradizione

di PAOLO RAGAZZO

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ime aguzze, dolci declivi e distese pianeggianti si fondono in provincia di Vicenza fino a disegnare un territorio che si racconta a più voci, anche in cucina. Sì, perché in questo florido angolo di Veneto, i molti prodotti tipici dell’enogastronomia locale giocano un ruolo di assoluta rilevanza.

Prodotti sinonimi di eccellenza Proprio con l’inizio della primavera le cucine della zona si riempiono di profumi e sapori che attingono a piene mani ai prodotti della locale tradizione contadina. Una “dote”, questa, che negli anni si è arricchita delle preziose contaminazioni provenienti dalla vicina Venezia.

È procedendo con metodo e cura, tuttavia, che la provincia di Vicenza ha saputo ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto nel “made in Italy” a tavola, grazie a prodotti testimonial di questa terra. A partire dal formaggio Asiago Dop, che fin dal 1500 viene prodotto con latte vaccino nelle malghe situate sull’omonimo altopiano: seguendo due tipi di lavorazione si ottiene l’Asiago pressato fresco, dal sapore dolce e delicato, e l’Asiago di allevo stagionato, per gli amanti dei gusti più decisi. Ma a tenere alta la fama di questo territorio sono anche ortaggi e frutta, categorie ben rappresentate dall’asparago Bianco di Bassano Dop, dal Radicchio di Verona Igp (il nome non tragga in inganno, viene prodotto


Festività pasquali a tutto gusto Le prime uscite fuori porta dell’anno rappresentano, così, una buona occasione per gustare queste e altre specialità vicentine. Con la primavera è facile, infatti, trovare sulla tavola i “bigoli”, pasta di grano duro a forma di grossi spaghetti, che per il Mercoledì delle Ceneri vengono conditi con olio, sardine e uno spicchio d’aglio, segnando così l’inizio della Quaresima. Restando ai primi, tipico è poi l’abbinamento tra “risi” (riso) e “bisi” (piselli), per ottenere un piatto a metà strada tra il risotto e la zuppa che è perfetto per il periodo primaverile, quando sul mercato si trovano i piselli migliori. Ma la ricetta simbolo di Vicenza e del suo territorio è senza dubbio il Baccalà alla Vicentina, che risale al 1432 quando il capitano Guerini di ritorno in patria da un viaggio in Norvegia portò con sé lo stoccafisso (merluzzo essiccato), che nella ricetta tradizionale viene cucinato

con cipolle, acciughe, olio, latte, farina, pepe e prezzemolo. Anche per quanto riguarda i secondi piatti a base di carne questa zona d’Italia può contare su piatti di eccellenza come il Fegato alla Vicentina, cucinato utilizzando il vino bianco al posto dell’aceto e accompagnato da polenta o dalle foglie di “pissacan” (tarassaco), ottime cucinate in padella. E per finire i dolci: con le festività pasquali qui è d’obbligo una fetta di “fugassa”, pasta lievitata al profumo di agrumi ideale da gustare a fine pasto con un vino da dessert, o di “treccia d’oro di Thiene”, morbido pane dolce arricchito di uvetta e arancia candita.

gli gnocchi alla vicentina PORTATA

DIFFICOLTÀ

primo

bassa

TEMPO

CALORIE

45 min 602 kcal

INGREDIENTI PER 6 PERSONE 1 kg di patate 250 g di farina 200 g di burro 50 g zucchero semolato 30 g cannella in polvere 1 cucchiaio di grappa uvetta sultanina ammorbidita sale

PREPARAZIONE Come prima cosa cuocere le patate, pulirle dalla buccia e schiacciarle insieme alla farina e a un pizzico di

sale per ottenere un morbido impasto da cui ricavare gli gnocchi. Quindi mescolare in una terrina lo zucchero con la cannella. Far fondere il burro in una casseruola. Cuocere gli gnocchi in abbondante acqua salata; una volta pronti scolarli e disporli nel piatto. Condire gli gnocchi con il burro fuso, la grappa e il preparato di zucchero-cannella ai quali aggiungere, a piacere, l’uvetta sultanina. Si ottiene, così, un piatto straordinariamente ricco di sapori, dove la particolarità è rappresentata dall’impiego inusuale della grappa, di cui il Veneto è produttore per antonomasia.

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Là dove nasce il Tartufo nero Ad arricchire il già considerevole patrimonio agroalimentare della provincia di Vicenza c’è un prodotto importante per l’elevato valore aggiunto che è in grado di generare sul territorio: il tartufo nero. Ai piedi dei colli Berici e nel settore orientale dei Monti Lessini è possibile trovare, infatti, alcune specie interessanti di “tuber”, come il tartufo nero estivo, detto scorzone. Matura a inizio aprile e in tardo autunno e ha colorazione nerastra e forma ovale; è solitamente impiegato nella gastronomia vicentina per preparare primi piatti (lasagne, risotti e zuppe) e frittate. Non è tuttavia di semplice reperibilità, in quanto la maggior parte del raccolto viene venduto ai ristoratori locali, ma se si è interessati all’acquisto del prodotto ‘fresco’ bisogna fare un giro al mercato dei funghi sotto la Basilica palladiana a Vicenza (estate e autunno) o nei giorni della festa del Tartufo di Nanto, il secondo weekend di luglio.

Territori e sapori

in larga parte anche in provincia di Vicenza) e dalla Ciliegia di Marostica Dop. Vantano la Denominazione di origine protetta anche la Soppressa Vicentina e il Prosciutto Veneto BericoEuganeo (il dolce Val Liona).



mangiare a colori

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Cinquanta

sfumature di nero Grano saraceno ai profumi di primavera Scuri, dalla curiosa forma triangolare, i chicchi di grano saraceno sono nutrienti ed energetici, particolarmente adatti a chi fa sport. Se ne ricava una farina grigiastra e rude al tatto, priva di glutine, per questo consigliata nella dieta dei celiaci. L’uso più comune è ricavarne pizzoccheri, le tagliatelle della Valtellina arricchite con patate e verdure, o ridurla in polenta. Nella regione alpina è conosciuta come polenta nera, la più antica, diffusa in Italia prima che dall’America arrivasse il mais. Già citata da Alessandro Manzoni ne “I promessi Sposi”, è ottima con crema di cipollotti freschi e panna.

di Adriano Ravera

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l colore di chi vuole essere protagonista e sa osare, amante di accostamenti arditi, ma pur sempre legati ai doni della natura. More, funghi, uva, liquirizia, tè, fagioli, riso, tartufi, olive. Nulla di artificioso, un tocco pittorico di forte valenza cromatica già insito nella cioccolata e nel caffè, tra le bevande più stimolanti. Anzi, più sono nere e cariche, più sembrano efficaci. Una nomea che travalica la sapienza popolare: i cibi neri o molto scuri sono stati riconosciuti dalla ricerca scientifica come salutari perché ricchi di antiossidanti naturali. E c’è di più: anche il colore di piatti e stoviglie influenza la nostra percezione. Meglio puntare a uno sfondo nero per far risaltare gamberi e carpaccio di pesce affumicato.

Il Riso Venere Nero ha il sapore della Cina Un riso dagli incredibili chicchi di colore nero naturale, ottenuto nel 1997 dall’incrocio di una varietà originaria della Cina con i risi padani. È l’antico “riso degli Imperatori” ricercato per le sue notevoli proprietà organolettiche, oggi coltivato nelle province di Vercelli e Novara. Molto nutriente e ricco di sali minerali, presenta un chicco piccolissimo e aromatico, dal gradevole profumo di pane appena sfornato. Può essere consumato semplicemente bollito in acqua salata e condito con olio extravergine d’oliva oppure utilizzato in piatti che lo sposano a verdure, gamberetti, pesce o carni bianche. La particolare tonalità cromatica del suo pericarpo, la pellico-


mangiare a colori

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CIBI DI STAGIONE MARZO APRILE VERDURA

Agretti, Carciofo, Broccolo, Cavolo verza, Cavolo nero, Asparago, Cavolfiore, Cavolino di Bruxelles, Patata, Fava, Spinacio, Ravanello, Zucca, Sedano rapa, Sedano FRUTTA

Mela, Kiwi, Arancia, Pompelmo, Cedro, Limone

la più esterna, nera con riflessi violacei, offre ampio spazio alla fantasia anche nei contorni. Gustoso e povero di zuccheri, di elevata digeribilità, è consigliato a bambini e anziani o nella dieta degli sportivi.

Il Nero di Seppia porta il profumo di mare Poche gocce e i piatti profumeranno di mare. L’essenziale è partire da una seppia di prima pesca, freschissima. Staccata la testa, si incide il dorso e si estrae l’osso scoprendo le interiora. L’unica avvertenza è procedere con delicatezza, usando sempre un paio di guanti: la vescichetta contenente l’inchiostro si riconoscerà facilmente dal colore nero cupo striato di venature argentee. A questo punto si fora con uno stuzzicadenti e si diluisce con qualche cucchiaino di vino bianco secco. Il “nero” è pronto per l’utilizzo in cucina dando un colore deciso alla pasta, alla sfoglia dei ravioli e dei tagliolini, ai risotti. In quest’ultimo caso è meglio aggiungerlo a cottura avanzata, dopo averlo filtrato per eliminare eventuali residui di sabbia. Chi ha fantasia e discreta manualità può usarlo per decorare salse chiare o spume con l’aiuto di una comune tasca da pasticciere. Se ben giocato negli accostamenti dai colori contrastanti, ottimi i gamberi, gli scampi o il salmone a listarelle, offrirà piatti insoliti e di grande suggestione.

Sapori contadini con il Cavolo Nero Si differenzia dalle più conosciute verze perché privo della classica “testa”: dalla radice spuntano foglie diritte e sode simili a un pennacchio con lamina bollosa e increspata, di colore verde scuro con sfumature violacee e nere, che raggiungono i 30/40 centimetri di lunghezza. Per questa somiglianza alle fronde di una palmetta, nel sud d’Italia è anche conosciuto come “cavolo a penna”. Un cavolo a tutti gli effetti, della specie Brassica oleracea, ma di sapore e profumo meno marcato. La sua regione d’eccellenza è la Toscana dove viene utilizzato per la farinata con i fagioli borlotti, da servire molto calda con una macinata di pepe e olio di frantoio a crudo, o per la tradizionale zuppa di pane. Piatti di grande autenticità che ci riportano al mondo contadino e al piacere di gustare i sapori dell’orto.


Un cibo leggendario, di per sé immagine di raffinatezza. Un alimento che vuole tutta la scena, nobile come la sua origine. Nasce dalle minuscole uova degli storioni che ne battezzano le tre varietà principali: il Beluga, il più pregiato, dai grossi grani di colori grigio perla, un pesce che può raggiungere i quattro metri di lunghezza e superare la tonnellata di peso; il Sevruga, di piccole dimensioni, dal caviale aromatico e minuscolo, colore variante dal grigio al nero antracite; l’Ossietra, anche detto Oscietra o Asetra, di media taglia, dal gusto morbido e leggero, di colore marrone. In alternativa si possono usare le uova di lompo, meno costose, un pesce proveniente da Islanda e Norvegia.

La coppia vincente: Caviale & ChampaUn’accoppiata vincente, nata nei grandi ristoranti di Parigi e Montecarlo negli anni della Belle Époque. In effetti lo Champagne stempera il gusto deciso del caviale mentre l’effervescenza deterge il palato dalla patina untuosa che ricopre le uova, lo stesso effetto che si ottiene in Russia abbinandolo alla vodka. Un mito gastronomico impermeabile a qualsiasi moda. Un cerimoniale da gourmet che può essere riproposto con un vasetto di uova di lompo, un succedaneo del caviale dal costo più contenuto e facilmente reperibile, ma non per questo meno invitante. Vendute in pratiche confezioni

pastorizzate, sono palline nella varietà nere o rosse, l’ideale per conferire un tocco di prestigio alle tartine che accompagnano l’aperitivo o decorare uova sode, piatti freddi. Sono pratiche e poco caloriche. Si servono al naturale, su fette di pane tostato leggermente imburrato, senza alcuna aggiunta, al massimo una goccia di limone. Si può giocare di fantasia: tramezzini, finger food e barchette di verdure fresche, arricchite di uova di lompo, accompagnano egregiamente un calice di Prosecco o di Spumante italiano. Un binomio alternativo, l’importante è saper cogliere le occasioni per festeggiare.

Cioccolato fondente, più nero non si può Una riserva di felicità e buon umore, un alimento per tutta la famiglia. Gli estimatori lo vogliono scuro, fondente, croccante al morso. Colpisce per il profumo intenso e aromatico. Il colore è brillante, tendente al nero. Stimola come il caffè, ma al tempo stesso distende e tranquillizza, sempre consola. Un compagno fedele, un amico dai mille pregi e dalle mille virtù, valido anche in cucina. Nella tradizione toscana il cacao amaro affianca gli umidi di selvaggina, insaporisce l’impasto delle pappardelle al sugo di lepre, a Napoli esalta il sapore della parmigiana di melanzane. Il “cibo degli dei” lo definisce una fama che ha radici antiche, quasi a giustificare un piacere a cui è difficile resistere. L’importante è non eccedere nella dose giornaliera e puntare alla qualità degli ingredienti. Occhio dunque all’etichetta. In base alla quantità di cacao, più la percentuale è alta più il gusto è persistente, si suddivide in: Fondente extra: ottenuto con cacao di qualità superiore, non inferiore al 45%, di cui almeno il 28% di burro di cacao e non più del 55% di zucchero. Generalmente si attesta al 70% di cacao. Fondente: non meno del 43% di cacao di media qualità, di cui almeno il 26 % di burro di cacao, e non più del 57 % di zucchero.

mangiare a colori

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Perle nere dalle uova di storione e di lompo


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mangiare a colori

Riso venere con gamberi e carciofi PORTATA

DIFFICOLTÀ

primo

bassa

TEMPO

CALORIE

50 min 410 kcal

INGREDIENTI PER 4 PERSONE 300 g di riso Venere 250 g di gamberi freschi 2 carciofi uno scalogno mezzo bicchiere di vino bianco secco olio d’oliva erba cipollina sale, pepe

PREPARAZIONE Mettere il riso in una pentola con abbondante acqua salata fredda,

Il moro PORTATA

DIFFICOLTÀ

dolce

media

TEMPO

portare a ebollizione e cuocere per circa 40 minuti. Nel frattempo scottare in acqua bollente i gamberi, lasciarli raffreddare e sgusciarne la metà. In un tegame far appassire in quattro cucchiai d’olio d’oliva lo scalogno tritato, unire i carciofi tagliati a spicchi e cuocere per cinque minuti. Aggiungere i gamberetti, bagnare con il vino bianco e lasciar sfumare. Scolare il riso, versarlo nel tegame e far insaporire un momento. Aggiustare di sale, pepare e cospargere con erba cipollina tritata.

CALORIE

50 min 460 kcal

INGREDIENTI PER 6 PERSONE 300 g di biscotti savoiardi 80 g di zucchero 50 g di cacao amaro 50 g di burro 15 g di maizena 2 tuorli 200 ml di Marsala secco 100 ml di latte

PREPARAZIONE Montare i tuorli con due cucchiai di zucchero, unire 40 grammi di Marsala e cuocere a bagnomaria finché lo zabaione diverrà gonfio e spumoso. Mescolare il latte con il rimanente zucchero, il cacao, la maizena e il burro e cuocere a calore moderato in modo da amalgamare tutti gli ingredienti. Diluire il Marsala con un po’ d’acqua, inzupparvi sei savoiardi e sistemarli in un piatto rettangolare. Coprirli con metà dello zabaione e poi con altri sei biscotti inzuppati. Versare sopra il restante zabaione e terminare con i savoiardi. Coprire il dolce con la crema al cioccolato e riporre in frigorifero per almeno cinque ore.

zuppa di cavolo nero PORTATA

DIFFICOLTÀ

primo

bassa

TEMPO

CALORIE

120 min 305 kcal

INGREDIENTI PER 4 PERSONE 500 g di cavolo nero 50 g di pancetta 30 g di pecorino stagionato 4 fette di pane casereccio 2 spicchi d’aglio una cipolla un gambo di sedano olio extravergine d’oliva sale, pepe

PREPARAZIONE Tritare la pancetta, uno spicchio d’aglio, la cipolla e il sedano e soffriggerli in tre cucchiai d’olio extravergine d’oliva. Pulire il cavolo, tagliarlo a sottili listarelle e unirlo al soffritto. Coper-

chiare e far appassire per 10 minuti a calore moderato; aggiungere un litro e mezzo di acqua calda, salare e continuare la cottura per un’ora e mezza. Tostare le fette di pane, soffregarle con lo spicchio d’aglio e sistemarle nei piatti; irrorare con olio extravergine d’oliva e insaporire con una macinata di pepe. Versare sopra la minestra e spolverizzare con pecorino grattugiato.


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in vino veritas

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I vini della Liguria hanno il sapore del mare Pesce e pesto la fan da padrone Vermentino e Pigato per freschezza e profilo aromatico sono particolarmente adatti ad accompagnare secondi piatti a base di pesce e primi piatti leggeri. Ottimi con polpo, astice e aragosta, con la pasta al pesto, i ravioli con farcia di pesce e i pansotti al sugo di noci. Il Rossese andrà benissimo laddove sarà necessario un vino rosso con accenti aromatici speziati e buon contrasto acido. Dal pesce alla carne, passando per le verdure ed i funghi. Tra i pochi vini che tollerano l’abbinamento con i carciofi, per via della sua natura poco tannica. Lo Sciachetrà sarà perfetto con pasticceria secca o a base di mandorle. di Beppe Malò

S

cegliere un vino ligure non può essere una scelta casuale quanto piuttosto l’appagamento di una curiosità o la conferma di una passione. Si dice che i vini della Liguria portino dentro il sale del mare. È vero. I vigneti, dal Ponente al Levante, guardano il mare e ne ricevono la brezza. I cristalli di sale si fermano sulle foglie, sui grappoli o cadono sul terreno. L’acqua li porta in profondità e in piccolissima quantità, attraverso le radici, risalgono in vigna. È un piccolo segreto che si svela ai palati più esperti. Per tutti è una nota un po’ misteriosa, una sensazione gradevolmente curiosa.

L’antica origine del Vermentino Il re dell’enologia ligure è, senza dubbio alcuno, il Vermentino. È una Doc prodotta in tutto il territorio regionale, ma gli esperti consigliano in modo particolare la produzione dell’Imperiese e Savonese. Il vitigno, a bacca bianca, è molto antico, ha origini spagnole e con ogni probabilità una lontana parentela con la Malvasia della regione iberica. In Liguria è arrivato nel XIV secolo, attraverso la Francia e la Corsica. È un vino bianco secco, sui 12 gradi di alcol, di colore giallo paglierino, ha sapore fresco, fruttato, morbido e persistente con sentore di erbe aromatiche come il timo e il rosmarino.

Sciachetrà, il re delle Cinque Terre Insieme all’uva Bosco e Albarola, i grappoli del Vermentino sono utilizzati per produrre il vino forse più celebrato (e costoso) della Liguria: lo Sciachetrà. È una Doc prodotta nei paesi delle Cinque Terre, dove i filari sono allineati lungo


in vino veritas

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Consigli di degustazione. Ad ogni vino il suo bicchiere La principale funzione del bicchiere è quella di riequilibrare le sensazioni, sia olfattive che gustative proprie di ogni vino. Il bicchiere adatto alla degustazione deve essere di vetro o meglio di cristallo, trasparente, sottile, perfettamente asciutto, pulito e privo di odori riconducibili al lavaggio o al luogo di conservazione. È preferibile che sia incolore per poter apprezzare meglio tutte le sfumature cromatiche del vino. Per un prodotto da servire freddo, con una concentrazione di profumi in poca quantità, si utilizza un bicchiere di forma affusolata come il flute. Così un vino prevalentemente sapido e acido come lo Champagne o uno Champenois viene a contatto con la punta della lingua per esaltare il ridotto residuo zuccherino. Il flute è anche slanciato per esaltare il movimento di risalita delle bollicine. Un vino più maturo ed importante necessita al contrario di un bicchiere Grand Cru, con una “pancia” generosa in maniera che venga meglio ossigenato e sprigioni al meglio i profumi più complessi. Lo spumante dolce va bevuto nella classica Coppa Champagne per portare il vino su tutta la superficie della lingua e apprezzarne al meglio il sapore dolce e fruttato. Per un vino bianco secco “fermo” di medio corpo andrà bene un calice di media grandezza, mentre per un bianco secco molto strutturato va molto bene il Grand Cru, ma con un’apertura più stretta per convogliare i profumi più rapidamente verso l’area olfattiva.

terrazzamenti sorretti da muretti a secco, spesso a picco sul mare. Lo si ottiene ponendo i grappoli vendemmiati su dei graticci dove appassiranno sino a novembre. Poi, ormai saturi di zuccheri e pigmenti, vengono pigiati per produrre un vino che ha caratteristiche uniche. Lo Sciachetrà è un vino maestoso. Che sa di frutta matura, che ricorda il profumo dell’anice, dell’albicocca e sprigiona in bocca i sentori salsoiodici del mare.

A Ponente si beve il Pigato Il Pigato è un vino ottenuto dalle uve dell’omonimo vitigno del Ponente ligure, in particolare nella Piana di Albenga e nella provincia di Imperia. Al bicchiere si presenta di colore giallo paglierino, con sfumature e riflessi di colore dorato; se viene fatto invecchiare, assume un colore dorato intenso, paragonabile al colore dell’olio. All’olfatto si avvertono subito le note profumate tipiche di questo vino; i profumi sono particolarmente intensi e caratteristici, tra cui riconosciamo le note fruttate di pesca e albicocca e sentori di mandorla.

Rossese, unico rosso tra tanti bianchi Il Rossese di Dolceacqua è un vino di colore rosso rubino, sapido, morbido, fragrante e corposo e dal profumo intenso. In bocca è poco tannico, di notevole ed elegante sapidità, con caratteristico fondo amarognolo. Nelle realizzazioni più semplici può avere struttura molto leggera, mentre le migliori selezioni esprimono medio volume e morbidezza in bocca unite a buona acidità e ad un tenore alcolico di livello. Particolarissima caratteristica è la sapidità estremamente accentuata che, unita alla buona acidità percepita, ne fanno un vino molto piacevole da bere.

coniglio alla ligure PORTATA

DIFFICOLTÀ

secondo

media

TEMPO

CALORIE

80 min 453 kcal

INGREDIENTI PER 6 PERSONE 1 coniglio da 1000/1500 g 2 cucchiai di olio d’oliva Aglio Cipolla Rosmarino Timo Maggiorana 1 bicchiere di Rossese Olive nere taggiasche Pinoli Noci 1 l di brodo vegetale

PREPARAZIONE Rosolare una dozzina di pezzi di coniglio in poco olio con aglio, cipolla, rosmarino, alloro e maggiorana (o timo). Quando i pezzi saranno ben dorati occorre bagnare con un bicchiere di Rossese di Dolceacqua e poi fare evaporare il vino. Aggiungere una manciata di pinoli, olive nere taggiasche e qualche gheriglio di noce. Poi bagnare con brodo caldo, coprire la casseruola e cuocere per un’ora controllando la necessità di aggiungere altro brodo. La cottura termina quando si nota che la carne inizia a staccarsi facilmente dalle ossa. Servire con il sugo di cottura e accompagnare con il vino utilizzato per sfumare la rosolatura.



consigli per la spesa

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uova vale dolci e salate, non può mancare. A differenza di un tempo, oggi in commercio ci sono diverse tipologie di uova fra cui scegliere, in base alle dimensioni (piccole, medie, grandi) ma anche e soprattutto al tipo di allevamento delle galline da cui provengono: allevate a terra, da agricoltura biologica. Le uova Vale offrono entrambe le possibilità di scelta, rispondendo in tal modo alla richiesta crescente di prodotti rispettosi dell’ambiente e del benessere degli animali.

line che vivono in condizioni ottimali per la loro salute, libere di muoversi e di razzolare. Puoi trovarle nel tuo supermercato di fiducia in confezioni da 6 (medie e grandi) e da 10 (medie), così da offrirti più possibilità di acquisto in base alle necessità della famiglia. Oppure preferire le uova Bio Vale Natura in Tavola da agricoltura biologica, di vario calibro, proposte in confezioni da 4, certificate da un organismo di controllo autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, identificabile dal simbolo che compare sull’etichetta. Un’etichetta che riporta anche le istruzioni su come smaltire l’imballaggio in base alla raccolta differenziata, a ulteriore dimostrazione della cura e del rispetto dell’ecosistema cui apparteniamo.

Tipologie diverse

Un’origine comune

Si può optare per le uova Vale da allevamento a terra provenienti da gal-

Le uova Vale provengono da allevamenti italiani e l’intero ciclo pro-

festa in tavola Provenienti da allevamento a terra o biologiche, nel rispetto del benessere degli animali e dell’ambiente, le uova Vale sono ospiti d’eccellenza al pranzo di Pasqua L’uovo è da sempre simbolo di fertilità e di rinascita, legato alla tradizione pagana che celebra il ciclico risveglio della natura. Ma appartiene fin dai tempi più antichi anche alle tradizioni pasquali di molti Paesi, che nel giorno della ricorrenza arredano la tavola con uova sode o svuotate, decorate e colorate, e propongono piatti in cui l’uovo diventa protagonista. Rassodato o alla coque, usato come ingrediente in preparazioni


consigli per la spesa

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Colori in guscio

duttivo è attentamente monitorato, per garantire al consumatore uova freschissime e di alta qualità. Oltre alla “carta di identità” dell’uovo riportata sul guscio, formata da un codice in lettere e numeri che permette l’identificazione del tipo di allevamento (biologico, all’aperto, a terra, in gabbia), del Paese di origine, provincia e comune, nonché dell’allevamento specifico da cui proviene l’uovo, sulla confezione delle uova Vale sono sempre presenti il nome del produttore, le informazioni nutrizionali e interessanti consigli per la conservazione, che forse non tutti conoscono. Lo sapevi, per esempio, che nel disporre le uova in frigorifero è bene mettere la parte più stretta rivolta verso il basso, per mantenere la freschezza del prodotto? E che è meglio porle nell’apposito scomparto in modo da tenerle lontano da altri alimenti, perché il guscio è poroso e può assorbire altri sapori?

A Pasqua non si può fare a meno di mettere in tavola le uova colorate o decorate, soprattutto quando ci sono bambini in famiglia. Una usanza che peraltro risale al Medioevo e che da allora non è mai tramontata. Rassodate o svuotate - prendendo delle uova fresche e facendo due buchini alle estremità per poi utilizzare il solo guscio - si possono colorare in diversi modi. Per farlo in maniera naturale, mettile a bollire con un cucchiaio di aceto e, a seconda del colore che vuoi ottenere, alla buccia di cipolla per avere uova arancioni o marroni, al tè o al cardamomo se si preferiscono gialle, agli spi-

naci o all’ortica se si desiderano verdi, alla barbabietola cotta o alle rape rosse per farle appunto rosse o rosa. Per decorarle puoi attaccare al guscio foglie e fiori con colla alimentare, farle bollire e quindi staccare ciò che hai incollato, in modo che restino le sagome più chiare. Un’altra idea? Avvolgi l’uovo con degli elastici e quindi mettilo a bollire nell’acqua colorata. Una volta pronto e tolti gli elastici restano le loro “impronte”. Ma puoi anche usare colori alimentari sulle uova sode, oppure colori a tempera o pennarelli indelebili sui gusci vuoti, per dipingere ciò che vuoi.


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Legumi, che passione

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Le mille virtù

di chi capita a fagiolo Bricolage pasquale con fagioli e lenticchie Volete provare a cimentarvi nell’antica e sempre suggestiva arte di decorare le uova per le prossime festività pasquali? Provate ad usare anche i legumi, come le lenticchie o i fagioli. Fate bollire le uova e lasciatele ad asciugare in un luogo fresco. Con della colla alimentare (se avete intenzione di consumare le uova anche dopo la Pasqua) date sfogo all’artista che c’è in voi disponendo i legumi sul guscio fino a creare delle splendide figure. Un passatempo consigliato ai nonni, magari in compagnia dei propri nipoti.

di gilberto manfrin

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ai più noti fagioli, piselli, fave, ceci, lenticchie, soia, ai meno conosciuti lupini, arachidi, cicerchie, caiani e carrube. In Italia i legumi hanno una tradizione antichissima. Per secoli, complice la loro economicità, sono stati l’alimento principale della dieta mediterranea e oggi sono considerati anche dai nutrizionisti come indispensabili per l’organismo. Ricchissimi di fibre, il loro apporto di minerali è ottimo e sono una buona fonte di vitamine.

Fagioli secchi 365 giorni all’anno E proprio con l’arrivo della primavera la natura ci offre molte prelibatezze. Tanti sono i legumi che si trovano in vendita freschi, secchi o in scatola. Sono tutti buoni, ma quelli secchi hanno il vantaggio di essere disponibili tutto l’anno, come il fagiolo. Spesso denigrati per i loro effetti collaterali, i fagioli secondo uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Nutrition sono indispensabili per mantenere un peso corporeo migliore, un giro vita minore e per tenere sotto controllo la pressione.

Proprietà ed effetti benefici Cento grammi di fagioli contengono circa 343 calorie, pari al 10 per cento del nostro fabbisogno giornaliero. Ciò significa che, in una dieta equilibrata, un piatto di pasta e fagioli al giorno ci garantisce il giusto apporto di nutrienti. Secondo gli esperti è sufficiente consumare ogni giorno tra gli 80 e i 120 grammi


Legumi, che passione

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Consigli utili per gustarli al meglio Sapevate che i fagioli, come tutti i legumi secchi, devono essere reidratati, mettendoli in ammollo, prima di poter essere cucinati? L’ammollo infatti permette ai fagioli di riassorbire l’acqua di cui sono stati privati durante la fase di essiccazione e di rendere più tenera la buccia. Il tempo di ammollo in acqua fredda deve essere di almeno 6/8 ore. Può capitare però di non avere tutto questo tempo a disposizione, in questo caso ecco un piccolo segreto per effettuare l’operazione in maniera più veloce. Ponete i fagioli in una pentola, riempite con acqua fredda e mettete sul fuoco; appena raggiunta l’ebollizione spegnete il fuoco, coprite con un coperchio e lasciate riposare per un’ora. E poi una curiosità: è preferibile salare i fagioli dopo la cottura. Il sale, infatti, potrebbe indurire la pellicina che avvolge i legumi.

di fagioli per ottenere il giusto carico di proteine, fibre, potassio, fosforo, magnesio e ferro. Ma i fagioli contengono anche calcio, sodio, zinco e vitamine del gruppo B, fondamentali queste ultime per il funzionamento del fegato e del sistema nervoso. Validi sostituti della carne, contribuiscono a far abbassare la glicemia e sono ricchi anche di lecitina, che contrasta l’accumulo di grassi nelle arterie.

Come evitare gli effetti collaterali Temere sgradevoli e imbarazzanti esalazioni gassose, non è un buon motivo per privarsi dei vantaggi nutrizionali dei fagioli. Un rimedio? Sminuzzate il più possibile i legumi utilizzando il passaverdure, in modo da renderli più digeribili limitando al minimo effetti collaterali indesiderati. Oppure insaporiteli con un pizzico di santoreggia, un’erba aromatica molto usata in cucina, della stessa famiglia della menta o un cucchiaino di zenzero macinato: si tratta di spezie che aiutano a limitare la flatulenza.

Paese che vai, fagiolo che trovi La varietà dei fagioli è molto vasta. Se ne contano almeno 300 diverse tipologie, di cui circa sessanta sono commestibili, con forme e colori di tutti i tipi: bianchi, neri, variegati, rossi, grandi, piccoli, rotondi o schiacciati. I cannellini ed i borlotti rappresentano sicuramente le tipologie di fagiolo più conosciute. In molte regioni della penisola esistono alcune tipiche varietà: si ricordano i fagioli zolfini (Toscana), i fagioli Lamon (Veneto), quelli di Controne (Campania), i Blu della Valassina (fagioli coltivati a Como), i Giallorinio della Garfagnana (tipici di Lucca) ed i fagioli neri. I fagioli Lima, pregiati e saporiti, sono assai richiesti nel mercato italiano ma originari dell’America meridionale.

La “Millicuselle” PORTATA

DIFFICOLTÀ

primo

media

TEMPO

CALORIE

160 min 650 kcal

INGREDIENTI PER 4 PERSONE 100 g fagioli 100 g ceci 100 g fave 1 gambo di sedano 1/2 verza piccola 1 carota 1 cipolla 100 g di funghi freschi 10 cucchiai di olio d’oliva Sale e pepe 300 g di pasta Pecorino grattugiato

PREPARAZIONE Tenere a bagno 24 ore i legumi in acqua tiepida. Metterli in una casseruola, con sedano, cipolla e carote a pezzetti, la verza tagliata a listarelle e i funghi affettati; versare 750 ml di acqua, coprire e fare bollire. Cuocere 90 minuti a fuoco basso, salare, pepare e versare 5 cucchiai d’olio. Cuocere ancora un’ora facendo quasi assorbire il brodo. Intanto lessare la pasta in acqua bollente, scolando a metà cottura. Unire alla minestra già pronta e fare bollire qualche minuto. Togliere dal fuoco, versare l’olio rimanente, lasciare riposare per 5 minuti, poi servire con pecorino e pepe.



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le ricette

Menù

di Pasqua a cura della chef Andrea Pellegrini, Associazione Cuochi Torino e Chef del Ristorante Q.B., Rivoli (To)

Costolette di agnello menta e melagrana Aperitivo:

PORTATA

DIFFICOLTÀ

TEMPO

CALORIE

Buck’s Fizz

Antipasti: Uova fantasia e colore Quiche pomodoro e asparagi

Primo: Risotto asparagi e taleggio

Secondi: Costolette di agnello menta e melagrana Strudel carciofi e ricotta

Contorno: Cestino di verdure primavera

Dolce: Treccia pasquale

secondo

media

30 min 920 kcal

INGREDIENTI PER 4 PERSONE 16 costolette di agnello 2 spicchi d’aglio 1 bicchiere di brandy 3 cucchiai di salsa di pomodoro prezzemolo menta fresca 1 cucchiaio di maizena olio di oliva 1 bicchiere di vino rosso 1 melagrana sale

PREPARAZIONE Versare un po’ d’olio in una padella e far dorare le costolette di agnello con gli spicchi d’aglio precedentemente spelati. A questo punto versare il brandy. Quando il brandy sarà evaporato aggiungere il pomodoro e il vino e far cuocere fino a riduzione. Diluire la maizena in un bicchiere d’acqua con un cucchiaio di prezzemolo e uno di menta tritati e versare il composto sulle costolette per aromatizzarle, proseguire la cottura per un paio di minuti mescolando. Servire decorando con qualche foglia di menta e dei chicchi di melagrana precedentemente sbucciata.


Uova fantasia e colore PORTATA

antipasto

DIFFICOLTÀ

bassa

TEMPO

CALORIE

15 min 135 kcal

INGREDIENTI PER 4 PERSONE 4 uova 70 g di formaggio caprino 1 scorzetta di limone 20 g uova di lompo Sale e pepe

Buck’s Fizz PORTATA

DIFFICOLTÀ

TEMPO

CALORIE

aperitivo

bassa

5 min

115 kcal

INGREDIENTI PER 4 PERSONE 2 arance 500 ml di champagne 4 fette d’arancia

PREPARAZIONE Spremere le arance con lo spremiagrumi, versare il succo nei bicchieri facendo attenzione a non superare la metà della capienza degli stessi. A questo punto versare lentamente lo champagne fino a riempimento e decorare ogni bicchiere con una fetta d’arancia prima di servire.

Quiche pomodoro e asparagi PORTATA

DIFFICOLTÀ

antipasto

media

TEMPO

CALORIE

80 min 640 kcal

INGREDIENTI PER 4 PERSONE 1 scalogno 500 g di asparagi 3 tuorli d’uovo 300 ml di panna da cucina 200 g di pomodorini 1 rotolo di pasta sfoglia parmigiano olio extravergine di oliva sale

PREPARAZIONE Lessare leggermente gli asparagi in modo che rimangano croccanti,

tagliare le punte e metterle da parte. Soffriggere in poco olio i gambi degli asparagi tagliati a pezzetti con lo scalogno. A parte unire la panna, i tuorli e una manciata di parmigiano così da formare una crema alla quale aggiungere gli asparagi soffritti. Stendere la pasta sfoglia e ricavarne 4 tondini con cui rivestire le formelle. Aggiungervi all’interno la crema e decorare ogni formella con le punte di asparago e i pomodorini interi con il picciolo, già lavati, asciugati e incisi. Preriscaldare il forno a 180° e infornare per 45 minuti.

PREPARAZIONE Far rassodare le uova mettendole a bollire per circa 8/10 minuti. Una volta cotte passarle sotto l’acqua fredda e sgusciarle. Frullare in un mixer il formaggio caprino, la scorzetta di limone, 2/3 grani di pepe e un pizzico di sale, fino a ottenere una crema. Disporre su un piatto le uova tagliate a metà dal lato lungo, aggiungere con una sac à poche dei ciuffi di crema e decorare con le uova di lompo.

le ricette

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le ricette

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Risotto asparagi e taleggio PORTATA

DIFFICOLTÀ

primo

bassa

TEMPO

CALORIE

30 min 560 kcal

INGREDIENTI PER 4 PERSONE 350 g di riso 200 g di punte di asparagi 50 g di burro 30 g di porri 150 g di taleggio 1 l di brodo

PREPARAZIONE Lavare accuratamente le punte di asparagi in acqua corrente e tagliarle a pezzi.

Far imbiondire in una casseruola a fuoco vivo i porri con il burro e aggiungere le punte di asparagi, facendole rosolare leggermente. Quindi unire il riso. Quando quest’ultimo risulterà leggermente tostato, versare il brodo fino a coprire interamente il riso e cuocere rimestando continuamente per circa 15 minuti. A cottura quasi ultimata, levare dal fuoco, aggiungere mescolando il taleggio precedentemente tagliato a pezzetti, lasciare mantecare per qualche minuto e servire.

Strudel carciofi e ricotta PORTATA

DIFFICOLTÀ

secondo

media

TEMPO

CALORIE

60 min 360 kcal

INGREDIENTI PER 6 PERSONE 1 rotolo di pasta sfoglia 4 carciofi grandi 1 spicchio di aglio 150 g di ricotta 3 cucchiai di parmigiano grattugiato 1 uovo 1 tuorlo maggiorana olio di oliva sale e pepe

PREPARAZIONE Pulire i carciofi e immergerli in acqua e limone per qualche minuto. Tagliarli finemente e farli rosolare con lo spicchio di aglio in poco olio, fino a quando non si saranno ammorbiditi, quindi aggiungere un po’ di maggiorana, salare, pepare e spegnere. In una terrina amalgamare la ricotta, l’uovo, il parmigiano e i carciofi raffreddati. Stendere la pasta sfoglia e versarvi sopra l’impasto, avvolgere la pasta chiudendola a strudel, spennellando la superficie esterna con il tuorlo sbattuto. Cuocere in forno preriscaldato a 180° per circa 40 minuti.


Cestino di verdure primavera PORTATA

DIFFICOLTÀ

contorno

bassa

TEMPO

CALORIE

20 min 310 kcal

INGREDIENTI PER 4 PERSONE 300 g di parmigiano grattugiato 1 cuore d’insalata indivia riccia 1 piccola lattuga qualche foglia di insalata rossa 1 costola di sedano 1 carota 2 pomodori 3 cucchiai di olio extra vergine di oliva 2 cucchiai di aceto balsamico senape sale e pepe

Staccare delicatamente il formaggio fuso dalla padella e metterlo su una scodella rovesciata, seguendo la forma della scodella con le mani e lasciare raffreddare. Seguire l’operazione per i 4 cestini e staccarli quando risulteranno freddi e induriti.

Lavare bene le verdure e tagliarle a julienne. Preparare una salsina per il condimento mescolando l’olio con l’aceto, un pizzico di senape, sale e pepe. Disporre le verdure miste nei 4 cestini; condire il tutto e servire.

Lasciare riposare l’impasto per circa 10 minuti, poi riprenderlo formare 3 filoni da intrecciare e chiudere a cerchio. Lasciare lievitare la treccia per 90 minuti. A termine lievitazione

spennellare la treccia con il tuorlo sbattuto, spolverare con lo zucchero e decorare con le mandorle, quindi infornare a 200° per 30 minuti.

PREPARAZIONE Dividere in 4 parti uguali il parmigiano, spolverare una padella antiaderente con una parte di esso e metterla sul fuoco fino a quando il formaggio non comincerà a fondere.

Treccia pasquale PORTATA

DIFFICOLTÀ

dolce

media

TEMPO

CALORIE

180 min 760 kcal

INGREDIENTI PER 6 PERSONE 4 uova 1 tuorlo 250 g di burro 60 g di zucchero 450 g di farina bianca 1 cubetto di lievito di birra 100 ml di latte 100 g di uvetta 30 g di mandorle a lamelle sale

PREPARAZIONE Mescolare la farina con lo zucchero, tenendone un cucchiaio a parte per la decorazione. Sciogliere il lievito nel latte tiepido e unirlo all’impasto insieme al burro ammorbidito. Continuare ad impastare unendo le uova una ad una e aggiungere alla fine l’uvetta ammollata e un pizzico di sale.

le ricette

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cura di sè

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I sali minerali, energia per corpo e mente Indispensabili per aumentare le difese immunitarie, hanno anche interessanti risvolti psicologici di Gilberto Manfrin

R

icordate il celebre motto “Mens sana in corpore sano”? Dal Ferro al Calcio, dal Magnesio al Potassio: è dai sali minerali che arrivano preziosi carichi di energia sia per il corpo che per la mente. Privilegiare gli alimenti che contengono sali minerali - sono 22 quelli attualmente ritenuti essenziali per la salute umana - può quindi essere utile tanto per rinforzare l’organismo dal punto di vista fisico, delle difese immunitarie, quanto per risolvere i problemi d’umore, la stanchezza mentale, l’irritabilità, la scarsa concentrazione.

nell’organismo; esso interviene, con il Fosforo, nella formazione delle ossa e dei denti e nell’attività ritmica del cuore; il Cloro, che aiuta a mantenere l’equilibrio acido-basico; il Ferro, indispensabile per avere energia; il Magnesio, fondamentale per gli studenti poiché in grado di migliorare memoria e capacità d’apprendimento; il Potassio, utile per la contrazione muscolare e per tenere alto l’umore; il Sodio, necessario per il funzionamento dei nervi e lo Zolfo, che favorisce la formazione dei tessuti.

Quali sono e a cosa servono

Dove si trovano e quanto bisogna assumerne

I sali minerali costituiscono il 5% della massa corporea. I principali sono il Calcio che ha la presenza maggiore

Ma che dose assumere di sali minerali? Un buon bicchiere di latte contiene circa 300 mg di Calcio, un vasetto


cura di sè

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di yogurt 210 mg. Una porzione di formaggio, addirittura 30 grammi! Anche l’acqua minerale può contenere buone quantità di Calcio. Una curiosità: se 20-30 minuti prima di andare a dormire prendiamo del Calcio, viene favorito il riposo notturno essendo questo un rilassante naturale. E gli altri? Una buona dose di cereali e latte al mattino soddisfa la richiesta di Magnesio e di Fosforo; un normale uso di sale da cucina è sufficiente per regolare la presenza di Cloro e Sodio, magari mettendone un po’ su una bistecca con contorno di spinaci, l’ideale per apportare un ottimo quantitativo di Ferro. E che dire del Potassio? Gli sportivi non possono farne a meno. Grazie alla sua ampia distribuzione negli alimenti è impossibile restarne senza. Basta una banana per soddisfare il 10% del fabbisogno giornaliero. E poi lo zolfo: non è noto con precisione quanto sia giusto assumerne, ma carne e pesce, mangiati con regolarità ne garantiscono il giusto fabbisogno. Infine un consiglio: l’utilizzo di integratori di sali minerali può essere indicato solo in seguito a un accurato parere medico.

Se, infatti, la carenza di sali minerali è pericolosa per l’organismo, lo è altrettanto l’eccesso.

Anche i sali minerali hanno i loro nemici Le persone che svolgono un’intensa attività fisica sono più soggette ad andare incontro a una carenza di sali minerali. La loro dieta deve quindi essere tenuta sotto controllo. Ma è necessario fare attenzione anche agli altri fattori che condizionano il calo di sali minerali, come lo stress, il troppo caldo o troppo freddo, l’assunzione di farmaci, il fumo, il consumo eccessivo di caffé o alcool e l’esposizione all’inquinamento atmosferico.

Lo sapevate che… Sapevate che esiste un test di laboratorio, rapido e indolore, per capire di quali sali minerali necessita il nostro corpo? È il mineralogramma. L’analisi si compie su un piccolo ciuffo di capelli prelevati dal retro nuca. I capelli vengono lavati con una soluzione neutra e quindi sciolti in una soluzione acida per essere analizzati da uno spettrofotometro che valuta la quantità di minerali contenuti. “Il mineralogramma – afferma il dott. Gabriele Cambielli, medico di base - è un test riconosciuto dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) che dà informazioni sulla funzionalità del metabolismo rilevando quali equilibri sono stati alterati, di quali sali minerali abbiamo bisogno o, meglio, di quali cibi necessita la nostra alimentazione per ristabilirne il corretto apporto”. Per sapere come fare a farlo è sufficiente rivolgersi al medico di base.

Come soddisfare il nostro fabbisogno giornaliero di sali minerali Calcio Una bella fetta di fontina Ferro Una bistecca di carne bovina Cromo Una fettina di petto di pollo accompagnata da un contorno come gli spinaci Iodio Un branzino o un’orata Fosforo Una tazza abbondante di latte e cereali integrali Zinco Una coscia di agnello accompagnato da una porzione di lenticchie Rielaborazione dati dell’Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione) e del Ministero della Salute.

Vero o falso? I sali minerali contenuti negli alimenti perdono le loro proprietà durante il processo di cottura? NO. A differenza delle vitamine, i sali minerali mantengono inalterate le loro proprietà; tendono però a disperdersi nell’acqua, quindi è preferibile cuocere i cibi al vapore. Assumere integratori di sali minerali prima di una gara sportiva è considerato doping? NO. Gli integratori non rientrano nella categoria delle sostanze dopanti in quanto non hanno lo scopo di alterare ma solo quello di fornire all’organismo un apporto adeguato di micronutrienti per funzionare al meglio. Durante lo studio è consigliabile assumere sali minerali? SÌ. In casi di impegno particolare, per esempio la preparazione di un esame o periodi di stanchezza cronica, può essere utile assumerli per aiutare la memoria e facilitare le attività intellettuali. Alle donne in gravidanza, specialmente quando praticano un’attività fisica, si consiglia di aumentare l’apporto di sali minerali? SÌ. Nel corso della gravidanza si verifica un aumento del fabbisogno d’acqua per soddisfare le richieste del feto e del liquido amniotico. Allo stesso modo, la sudorazione indotta dall’attività fisica comporta una perdita di minerali il cui apporto è prezioso per il benessere della mamma e del bimbo.


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vivere eco

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Le altre vite dell’alluminio È uno dei pochi materiali che può essere riciclato all’infinito. Approfittiamone

di Ilaria Blangetti

P

artiamo da alcune buone notizie: l’Italia è tra i primi Paesi al mondo per il riciclo di alluminio, al terzo posto dietro a Giappone e Stati Uniti. Rispetto ad altri materiali l’alluminio ha un vantaggio, ossia quello di poter essere riciclato all’infinito e questo processo permette un risparmio pari al 95% dell’energia rispetto ad una nuova produzione. Ma per poter contribuire a questo enorme risparmio è necessario un comportamento consapevole ed intelligente che ci consentirà di collaborare nel processo di trasformazione di questo prezioso rifiuto in una grande risorsa. Il Consorzio Imballaggi Alluminio (www.cial.it) ricorda che in Italia attualmente “oltre il 48% dell’alluminio circolante proviene dal riciclo”.

Consigli utili per “differenziare” senza errori Innanzitutto le indicazioni. Tutti gli oggetti di alluminio che possono essere riciclati devono recare le sigle “AL” o “alu” mentre i contenitori che vengono etichettati con le sigle “F” o “T”, anche se di alluminio, non faranno parte della differenziata perché rientrano nella categoria “pericolosi”: di fatto contengono prodotti nocivi come diserbanti o solventi. Gli imballaggi in alluminio possono essere di varie forme e strutture, non fatevi quindi “ingannare” dalla flessibilità di alcuni contenitori. Sicuramente andranno nel “differenziato” le lattine e le bombolette spray (che non contengano le diciture infiammabile


dei nostri amici a quattro zampe. Fate attenzione alle sigle e ricordate che ogni contenitore deve sempre essere perfettamente pulito in modo da non “inquinare” gli altri elementi presenti nei cassonetti.

Caffettiere, sedie e biciclette “riciclate” Gli impieghi sono davvero vastissimi e le applicazioni quasi infinite. Non solo elettronica ed impiantistica, ma anche edilizia, design e trasporti. Lo sapevate che quasi tutte le caffettiere prodotte in Italia sono in alluminio riciclato? L’applicazione è in continua

crescita e sempre di più si sono interessati all’impiego dei materiali riciclati architetti di fama mondiale. Lo scorso autunno Jean Nouvel ha presentato la sedia “So-So” realizzata per l’80% in alluminio riciclato. E che dire della “Ricicletta”, la city bike realizzata con lattine usate? Promossa dal Cial è resistente e leggera e, soprattutto, ecologica. Ma le idee innovative e curiose per riutilizzare questo prezioso materiale sono davvero tante e spaziano in ogni campo del vivere quotidiano. Importanti designer hanno creato la linea “Alutable”, “con alluminio satinato, riciclato e riciclabile al 100%”.

Non è tutto alluminio quello che luccica Esistono molti prodotti ed oggetti del vivere quotidiano che non sono così “espliciti” nella loro natura e spesso si fatica a capire dove devono essere gettati. Si tratta, però, di elementi che usiamo tutti i giorni. Vediamone alcuni. Le lampadine a incandescenza e quelle alogene vanno gettate nell’indifferenziato. Quelle fluorescenti (le cosiddette lampadine a risparmio energetico), invece, contengono una piccola quantità di mercurio e devono essere considerate, una volta esauste, un rifiuto pericoloso da portare nelle aree ecologiche. Ecologiche sui consumi, insomma, meno sullo smaltimento. Stessa sorte per neon o luci a led che non vanno buttate nei “normali” cassonetti. Le lamette da barba vanno gettate nell’indifferenziato ma prima si chiede l’accortezza di avvolgerle in un panno o in una carta in modo da evitare spiacevoli incidenti. Le pile esauste devono essere buttate negli appositi cassonetti presenti in quasi tutte le città. Per quanto riguarda elettrodomestici od altri oggetti ingombranti, infine, che contengono alluminio, è necessario conferirli nelle apposite aree ecologiche e non nei cassonetti.

Un mondo fatto di lattine Come sempre, si sa, il modo migliore per capire quanto sia necessario che tutti collaborino attivamente nel riciclo è quello di evidenziare il tutto con esempi pratici e dati numerici. Per ricavare 1 kg di alluminio nuovo da quello usato servono appena 0,7 kWh di energia rispetto ai 14 kWh necessari per produrlo dal minerale. Ma per capirci meglio, ecco qualche numero. 37 lattine 800 lattine 70 lattine 600 lattine 3 lattine 130 lattine Fonte: Cial

1 caffettiera 1 bici 1 padella 1 cerchione per auto 1 paio di occhiali 1 monopattino

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vivere eco

o pericoloso), ma prima è necessario privarle di eventuali elementi di plastica. Stessa sorte per fogli di alluminio usati in cucina e per altri contenitori flessibili come quelli di yogurt o dolci preconfezionati (ripuliti dalle tracce di cibo). Lo stesso vale per i tubetti di maionese o di altre salse, anche se in questo caso sarà necessario tagliare il tubetto (facendo attenzione a non farsi male!) pulirlo ed eliminare le parti in plastica dei tappi. Vanno nell’indifferenziato le vaschette per la cottura dei cibi, le capsule protettive di vini e bibite, i blister vuoti, le scatolette per alimenti, i contenitori con la pappa


mondo bambini

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Bambini naturalmente La natura, affascinante e misteriosa, con il rumore del vento, l’odore dei fiori e i colori delle foglie... è proprio quello di cui hanno bisogno i bambini per imparare e crescere A cura della redazione di

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gni bimbo ha bisogno di trascorrere una parte della giornata all’aria aperta per sperimentare un ambiente diverso da quello familiare, per “testare” la propria autonomia in circostanze nuove e anche per sentirsi “più libero”. Soprattutto i bimbi che vivono in città hanno bisogno di toccare con mano la natura! Trascorrere ore nel parco, passare una giornata in campagna, al mare o in montagna è un’esperienza che dovrebbe riguardare ogni stagione, e non solo la primavera o l’estate!

La giornata “perfetta” per una passeggiata fuori Soltanto se il sole splende e se non tira vento, una mamma porta fuori

il suo bambino “fortunato” per una passeggiata, e se per caso il tempo cambia farà ritorno a casa. In attesa che la natura regali nuovamente una giornata “perfetta”, in cui poter stare all’aria aperta, il bambino verrà “scorrazzato” (rigorosamente in macchina!) da casa all’asilo o alla scuola, al cinema a volte o addirittura in un centro commerciale! Quanti bambini vivono intere giornate “grigie” all’interno delle megastrutture con tanto di fast food e di “parcheggi” (areagiochi) per i piccoli? Soprattutto nelle grande città il “week-end al chiuso” è diventato la normalità. E’ considerata “anormale” invece, una mamma che porta in giro il suo bimbo in una giornata piovosa, mentre lui, provvi-


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Gli spazi aperti inducono a sperimentare ed esplorare, predispongono ad attività dinamiche, come correre e saltare... Il bambino è felice, ma insieme al divertimento si giova dei molteplici benefici che il movimento all’aria aperta offre. La sua salute fisica ma anche quella psichica trae questi vantaggi: • Migliora l’efficienza dell’apparato respiratorio, perché il piccolo incamera più ossigeno e se ne assicura maggior apporto alle cellule dell’organismo. • Diventa più resistente alle malattie perché fortifica il suo sistema immunitario. • Tonifica e rende più resistenti i muscoli. • Stimola e irrobustisce lo scheletro, in quanto l’attività fisica aumenta l’apporto di sangue alle ossa, favorendo in questo modo il processo di mineralizzazione. • Consente di mantenere un rapporto ideale tra peso e altezza di efficace misura antiobesità. • Provoca la liberazione nell’organismo di endorfine, ormone responsabile di benessere e serenità, migliorando l’appetito e la qualità del sonno. • Facilita l’apprendimento dello schema corporeo; in altre parole il bimbo prende coscienza del proprio “io corporeo” e delle funzioni specifiche a cui ogni parte del corpo adempie. • Mette in movimento anche il cervello. L’attività fisica dunque fa bene anche alla mente dei bambini. Lo conferma uno studio condotto negli Stati Uniti il quale, con il supporto di una risonanza magnetica, ha dimostrato che la zona dell’ippocampo (parte del cervello preposta all’apprendimento e alla memoria) risulta essere più sviluppata nei bambini attivi rispetto a quelli pigri.

sto di calosce, si diverte a saltare fra le pozzanghere e godersi le gocce d’acqua! Soprattutto durante i mesi freddi i poveri bambini “imbacuccati a dovere” riescono a vedere i cambiamenti della natura solo dal finestrino appannato di una macchina. E così spesso si sente dire: “Fa troppo freddo per camminare a piedi; è troppo umido per giocare in cortile; c’è troppo fango per uscire fuori...”. C’è sempre un “valido motivo” perché il piccolo non possa godersi il normale alternarsi delle stagioni.

All’aria aperta per... rinforzare l’organismo! È vero, i bambini si ammalano più facilmente durante la stagione fredda e umida, ma è anche vero che le malattie sono utili per fortificare il sistema immunitario! Ci siamo proprio dimenticati che la vita all’aria aperta fortifica il corpo e lo spirito! Quando i tuoi genitori e ancor più i tuoi nonni erano piccoli, si viveva molto di più “per stra-

da”, si facevano magari chilometri a piedi per arrivare a scuola, nonostante la pioggia o la neve... Eppure erano molto più forti dei bambini di oggi!

Avvicinare il bimbo alla natura Certo, se vivi in città può sembrarti un obiettivo difficile da raggiungere, eppure basta soltanto un po’ di attenzione e modesta volontà (togliersi le pantofole e uscire fuori) per riscoprire diversi modi con cui rapportarsi alla natura. Le occasioni sono tante: gite fuori porta per fare spesa nelle cascine e negli agriturismi; passeggiate nei parchi naturali e nelle oasi del WWF (sparse in tutt’Italia), visite ai nonni o a una coppia di amici che vive lontano dalle grandi metropoli... Le opportunità di “evasioni naturali” sono tante, le possibilità molteplici, i modi diversi… Comincia a cambiare te stessa e preparati ad accogliere la natura attorno a te e dentro di te e poi... basterà cercare!

mondo bambini

In movimento

Un po’ di natura a casa Innanzitutto è possibile portarsi a casa un po’ di natura! - Un amico a quattro zampe, è un ottimo compagno di giochi, che vi “costringerà” ad uscire più spesso per fare una passeggiata fra alberi e cespugli. - Se non ti puoi permettere un cane o un gatto, potresti acquistare un acquario, anche piccolo. Vedrai con quale entusiasmo il bambino osserverà i suoi abitanti. Non passerà molto tempo che vorrà lui stesso dargli da mangiare! - In balcone o in terrazza, puoi coltivare un piccolo orto, che man mano il bambino potrà curare insieme con te. Le piante aromatiche (utili in cucina e in caso di piccoli disturbi della salute), potrebbero essere un modo giusto per avvicinare il piccolo al mondo della flora. Non mancherà occasione per far conoscere al piccolo gli insetti (coccinelle, api e farfalle), ospiti saltuari delle piante! - Ancora meglio un piccolo giardino dove coltivare gli alberi e le piantine da toccare, annusare e ammirare. - Una “casetta per gli uccelli”, magari un nido per le rondini, installato proprio a ridosso del muro della tua terrazza. Quale spettacolo migliore puoi offrire al tuo bambino di una rondine a primavera?



giardinaggio

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Il risveglio della natura profuma di mimosa Il fiore della festa della donna è una pianta che si può coltivare in casa o in giardino

S

imbolo della femminilità in Italia, ma anche in Russia e Albania, la mimosa è la pianta la cui fioritura annuncia la fine dell’inverno e il ritorno della primavera, grazie all’intenso colore giallo-sole e al fresco profumo dei suoi fiori. Solo apparentemente fragile e delicata, in realtà resistente e robusta, è stata scelta l’8 marzo 1946 come emblema della Giornata Internazionale della Donna forse anche perché del gentil sesso ben incarna il carattere tenace e combattivo.

Lo stesso profumo dall’Oceania al Mediterraneo

di Enzio Isaia

Presente allo stato selvatico nelle zone costiere del Bel Paese, soprattutto in Liguria, tuttavia la mimosa

non è originaria della Macchia Mediterranea, ma arriva addirittura dall’Australia, precisamente dall’isola di Tasman, da cui è stata importata nel corso dell’800 e dove cresce fino a 30 metri di altezza. I classici mazzetti di mimosa che si trovano in Italia appartengono alla famiglia delle acacie, per la precisione Acacia dealbata. In America, invece, è diffuso un altro genere di pianta che porta il nome di mimosa, solo che invece di avere i fiori di colore giallo li ha leggermente rosati.

Facile da coltivare tra le pareti di casa Se nel corso degli anni si è naturalizzata in molte zone d’Italia, dove cre-


giardinaggio

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sce spontanea soprattutto in presenza di un clima mite, la mimosa può essere coltivata in vaso oppure venire piantata in giardino. Anche senza avere competenze da “pollice verde”, per far crescere delle nuove piantine è sufficiente avvolgere in batuffoli di cotone ben inumiditi e tenuti al caldo i semini che si trovano dentro i baccelli dei fiori. Dopo qualche giorno, i germogli si possono trasferire in un vaso riempito di terriccio e di sabbia, dove germineranno nel giro di qualche settimana. A questo punto la scelta è se continuare la coltivazione della piantina in casa o trasferirla all’aperto. Se il vaso resta al chiuso, la cosa importante è non lasciarlo vicino a fonti di calore (termosifoni) e fare attenzione che il terriccio resti sempre umido, in quanto tra le pareti domestiche è più facile che si prosciughi in tempi brevi. Volendo, il vaso può anche stare sul balcone, con l’unica accortezza

di proteggere la pianta nel caso di inverni troppo rigidi, mettendola in serra o avvolgendola in panni termici.

La pianta in giardino ed il mazzetto nel vaso Nel caso si decida di piantarla in giardino, invece, i pericoli maggiori restano il gelo ed il vento, mentre per l’innaffiatura generalmente gli esemplari in piena terra soddisfano con le radici il loro fabbisogno idrico. Dentro o fuori, l’importante è evitare sia la siccità che il ristagno dell’acqua. Non a caso la mimosa predilige terreni con un buon drenaggio. Infine, chi non avesse voglia di coltivare una pianta, può sempre cercare di far vivere più a lungo possibile i mazzetti regalati l’8 marzo. Bastano alcuni piccoli accorgimenti, come aggiungere qualche goccia di limone nell’acqua tiepida e abbondante, tenere il vaso vicino alla luce ed eliminare le foglie alla base di ogni singolo rametto.

Segnaposto e centrotavola per l’8 marzo Fare bricolage con la mimosa può essere facile e divertente allo stesso tempo. Ad esempio, per la cena della Festa della Donna, si può realizzare un segnaposto legando ad un rametto di mimosa decorato con del tulle un cioccolatino coperto con del tessuto verde. Oppure è possibile costruire dei piccoli centrotavola infilando dei mazzetti di mimosa, tenuti insieme da uno spago dorato, dentro dei piccoli vasetti di vetro rivestiti con del nastro verde o giallo limone. L’importante è adattare la lunghezza dei gambi alle dimensioni dei contenitori, in modo che dai vasetti esca solo una folta chioma di fiori gialli.

Le varianti del fiore in cielo e nel piatto Pur non essendo commestibile, per via del suo colore e della sua forma la mimosa ha dato il nome ad alcune note ricette e persino ad un asteroide e ad una stella appartenente alla costellazione Croce del Sud. Tra i piatti più conosciuti sicuramente merita un accenno la torta mimosa, dolce farcito con crema pasticcera il cui nome deriva proprio dal fatto che la copertura con cui viene decorato è fatta con il pan di Spagna sbriciolato, che ricorda appunto il fiore. Altrettanto note sono le uova mimosa, un antipasto molto semplice in cui l’effetto mimosa è dato dalla farcitura degli albumi con i tuorli sbriciolati a cui va aggiunta della maionese. L’omonima salsa, invece, si accompagna molto bene agli asparagi e altre verdure lesse e si ottiene emulsionando i tuorli delle uova sode con sale, pepe, olio extravergine di oliva, prezzemolo tritato e dragoncello. Anche il risotto mimosa deriva il suo nome dal tuorlo delle uova sode, ingrediente fondamentale della ricetta. Infine, mimosa è anche il nome di un cocktail inventato a Londra nel 1921 a base di spremuta di arancia fresca e champagne, variante invernale di Bellini, Rossini e Tintoretto.



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Mulino a vento tra i tulipani dell’Olanda

Olanda,

tra tulipani e mulini a vento La ragazza con l’orecchino di perla Concediamoci l’unica tappa metropolitana di questo viaggio per immergerci nelle atmosfere del quadro “La ragazza con l’orecchino di perla” o “Ragazza col turbante”, di Johannes Vermeer. Il dipinto è custodito al museo Mauritshuis di Den Haag, meglio conosciuta come L’Aia (www.mauritshuis.nl). Il mistero intorno a questo quadro rende particolarmente suggestiva la vita dell’autore, tanto da ispirare un film uscito nel 2003 ed interpretato dalla bellissima Scarlett Johansson e, prima, un romanzo del 1999 della scrittrice Tracy Chevalier. Leggete e fantasticate.

di Ilaria Blangetti

L

a primavera è il periodo migliore per visitare l’Olanda. Quello che proponiamo, però, è un itinerario non comune, lontano da Amsterdam e dalle altre grandi città, per scoprire l’eleganza di un Paese che vive sotto il livello del mare. La natura ed i paesaggi sapientemente trasformati dall’uomo per strappare terra alle acque, saranno i due principali filoni di questo viaggio, tra bellezze e peculiarità tutte olandesi.

I mille colori dei tulipani In questo periodo dell’anno i Paesi Bassi propongono uno spettacolo unico al mondo: la fioritura dei tulipani. “Keukenhof” è sicuramente uno dei parchi botanici più famosi al mondo perché custodisce oltre cento varietà del famoso bulbo. Si trova a Lisse, non lontano da Haarlem (a sud di Amsterdam), e potrete ammirare una distesa enorme di tulipani. Le date di apertura e chiusura del parco variano ogni anno a seconda delle fioriture: quest’anno aprirà dal 21 marzo al 20 maggio, dalle 8 alle 19,30 (per maggiori informazioni ed i bus per raggiungerlo andate sul sito www.Keukenhof.nl; l’entrata costa 15 euro, 6 euro il parcheggio). Il consiglio, però, è quello di andare a visitare il parco a fine marzo o ad aprile, a maggio la fioritura potrebbe essere agli sgoccioli. Viste le lunghe giornate di luce, e l’amore per la vita notturna degli olandesi, nei pressi di Lisse potrete dormire in uno dei tanti alberghi della località balneare di Noordwijk aan Zee a pochi chilometri dal giardino


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botanico (grandioso il “Grand Hotel Huis Ter Duin”, doppie a partire da 100 euro, www.huisterduin.com).

Fascino fuori dal tempo Ma l’Olanda è molto di più: un altro spettacolo da non tralasciare è quello dei mulini a vento. Davvero imperdibili quelli di “Kinderdijk”. Poco lontano da Rotterdam troverete questa località fuori dal tempo. Diciannove mulini a vento del XVIII secolo, disposti sui lati di un ampio canale, alcuni ancora funzionanti. L’area è patrimonio dell’Unesco dal 1997, affittate una bici per percorrere i 4 km di sentieri che corrono lungo le dighe, ne vale davvero la pena! Kinderdijk si trova a metà strada tra la famosa Rotterdam e la più tranquilla Dordrecht, dove potrete soggiornare tra canali, un animato porto ed eleganti edifici (ottimo compromesso tra qualità e prezzo il “Blom aan de Gracht”, 65 euro la doppia). Non lontano, inoltre, potrete trascorrere piacevoli giornate nell’incantevole Biesbosch National Park (www.biesbosch.org). Il secondo sabato di maggio l’Olanda celebra la Giornata Nazionale del Mulino che prevede l’apertura al pubblico di tutti i mulini ancora funzionanti.

L’emozione delle dighe Dighe, canali, ponti levatoi, terre sotto il livello del mare. Visitando l’Olanda questi elementi vi accompagneranno per l’intera vacanza, ma se volete davvero provare un’esperienza unica quanto insolita attraversate l’Afsluitdijk, la grande diga che separa l’insenatura dello Zuiderzee dal Mare del Nord. L’imponente diga è anche un’arteria autostradale (la A7) lunga 30 km e larga 90 metri, intorno a metà percorso potrete trovare un’area ristoro con una passerella sopraelevata che vi permetterà di ammirare il panorama con la sensazione di essere sospesi tra cielo e mare. La diga si può attraversare anche in bici, attenzione però ai forti venti che possono mettere in seria difficoltà il vostro passaggio nel Nord dell’Olanda.

Isole spazzate dal vento Arrivati in Frisia non potete non visitare le sorprendenti isole che incorniciano il mare del Waddenzee, recentemente dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Le isole frisone sono soprattutto cumuli di sabbia, casette, spiagge e natura selvaggia. Se amate le spiagge bianche recatevi sull’isola di Texel, tra piccoli paesi e pecore dalla lana pregiata. Per arrivare sull’isola prendete il traghetto in partenza da Den Helder (20 minuti per la traversata, possibilità di trasportare anche l’auto, in alcuni

L’imponente diga Afsluitdijk nel nord dell’Olanda

“Snert”: la zuppa di piselli PORTATA

DIFFICOLTÀ

primo

bassa

TEMPO

CALORIE

90 min 278 kcal

INGREDIENTI PER 4 PERSONE 500 g di piselli secchi 100 g di patate 100 g di cipolle 200 g di carote salsiccia di suino affumicata 4 fette di pane di segale burro sale e pepe

PREPARAZIONE Scaldare l’olio e far cuocere la salsiccia, aggiungere acqua e portare a bollore per 30 minuti. Aggiungere i piselli secchi e farli cuocere fino a quando non diventeranno così morbidi da sciogliersi nel brodo, togliere dal fuoco la salsiccia. Tagliare a dadini le altre verdure ed aggiungerle alla zuppa, lasciare sul fuoco per altri 30 minuti. Insaporire con sale e pepe. Servire unendo la salsiccia tagliata a rondelle con una fetta di pane abbrustolito insieme ad una noce di burro. Lasciare raffreddare leggermente la zuppa in modo che si addensi.


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Una passione chiamata bici Il modo migliore per viaggiare in Olanda è la bicicletta: nel Paese che vanta i collegamenti ciclabili migliori al mondo spostarsi con la bici è la normalità, per svago o per lavoro, per lunghe tratte o per brevi tragitti. Troverete comodi parcheggi per bicilette e scoprirete l’attenzione degli automobilisti per i “colleghi” ciclisti. Pensate che per permettere il passaggio in sicurezza durante tutto l’arco dell’anno la provincia di Utrecht ha pensato ad un progetto di riscaldamento delle piste ciclabili che verrà sperimentato entro il prossimo inverno. In ogni città troverete negozi per il noleggio: per due settimane i prezzi partono da 140 euro compresa cauzione.

Vecchie biciclette su un ponte medievale nel centro di Amsterdam

giorni d’estate le tariffe sono ridotte, informazioni su www.teso.nl). Molte le attività che potrete fare sull’isola, dal parapendio alla pesca sportiva, dalle escursioni in barca a quelle a cavallo. E poi perché non assaggiare la birra dell’unica fabbrica del genere presente sull’isola, ossia “Texelse Bierbrouwerij” (www.speciaalbier.com). Anche le altre isole sono raggiungibili in traghetto e, in primavera e in estate, i collegamenti sono molto frequenti. Se la calca dei turisti non fa al caso vostro, scegliete Schiermonnikoog, la più settentrionale, la più tranquilla e la più piccola delle isole frisone. Considerate che in questo scorcio di terra, con quasi 20 km di spiagge, solo i residenti possono usare l’auto nella principale città: affidatevi al traghetto che collega la zona con Lauwersoog (www.wpd.nl, 28 euro a/r, 45 minuti di viaggio).

Una sosta per mangiare In Olanda non è così facile trovare ristorantini o locali dove assaggiare la cucina tipica rurale. Fast food e catene internazionali non mancano ma il consiglio è quello di sostare in uno dei tanti caffè che potranno offrirvi deliziosi dolci a base di frutta candita. Ottimo il “bolussen”, tipico pan dolce. A Leida, non lontano dai giardini botanici di Keukenhof, fate una sosta al Soup Factory (ben visibile tra Steenstraat e Narmstraat), un’alternativa sana ai soliti fast food, serve zuppe da abbinare con vari tipi di pane, tra queste anche la “snert” a base di piselli.

Voli ed auto: come arrivare L’Olanda non è una meta economica, ma è ben servita da ostelli e voli low cost. Si può volare su Amsterdam, Rotterdam o, ancora, sulla vicina capitale belga Bruxelles (in un’ora d’auto sarete in Olanda). Esistono molteplici compagnie (da Easy Jet a Lufthansa, da Alitalia a Klm fino a Ryanair) che volano su queste città a prezzi interessanti (dai 90 ai 200 euro per un volo a/r; dai 70 euro con arrivo a BruxellesCharleroi). L’aeroporto di Amsterdam, Schipol, è a 18 km dalla città, ben collegato con gli altri punti d’interesse del Paese. Una buona alternativa, soprattutto per chi parte dal Nord Italia, è quella di arrivare in Olanda in auto, attraversando così il cuore dell’Europa (un ipotetico viaggio da Milano a Rotterdam costerà intorno ai 320 euro a/r). In Olanda è facile viaggiare sfruttando la fitta rete ferroviaria (treni puliti e puntuali, 27 euro a/r tra Amsterdam e Rotterdam; www.ns.nl) ed i collegamenti con i bus (www.connexxion.nl). Le strade sono belle e non ci saranno problemi per chi decide di affittare un’auto (presenti tutte le maggiori compagnie internazionali di noleggio, dai 20 euro al giorno). Fuori dalle arterie principali, però, le strade diventano più piccole ed i parcheggi vicino ai principali luoghi d’interesse sono limitati e molto costosi. L’Olanda è una meta amata dai giovani, per questa è ricca di ostelli. Alcune catene, come l’Hi Hostel, sono molto presenti: sottoscrivendo una tessera è possibile usufruire di interessanti sconti (www.hihostels.com).


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LEGGERE E ASCOLTARE

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Quattro idee in libertà Il nuovo legal thriller del maestro John Grisham Con questo nuovo romanzo, John Grisham si conferma maestro indiscusso del legal thriller. Il risultato è ancora una volta un clamoroso successo che ha trasformato “L’ex avvocato” in bestseller in pochi giorni. L’ex avvocato è Malcolm Bannister il quale ha a che fare con la morte del giudice Fawcett. Quando un lunedì mattina il giudice non si presenta a un processo, i suoi collaboratori, preoccupati, chiamano l’Fbi. Il corpo viene ritrovato nel seminterrato del suo cottage sul lago insieme a quello della giovane segretaria. Solo l’ex avvocato Malcolm Bannister, radiato dall’albo della Virginia perché coinvolto in una vicenda di riciclaggio di denaro sa chi è stato e cosa è realmente successo. John Grisham, “L’ex avvocato” (Mondadori), pp 410, euro 20

Luis Sepúlveda racconta l’amicizia tra un gatto e un topo Chi non ricorda “Storia di una gabbianella e del gatto le insegnò a volare?”. Ora, a sedici anni di distanza dal besteller che ha conquistato il pubblico, Sepúlveda torna a scrivere un’altra storia di amicizia. “Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico” è un racconto semplice e spontaneo, così come il pubblico cui è indirizzato: i bambini. Una vicenda ben ambientata a Monaco di Baviera che ha per protagonisti Max e il suo gatto Mix che vivono un legame quasi simbiotico. A causa del lavoro di Max, Mix è costretto a passare lunghe giornate da solo. Ma un giorno sente provenire dei rumori dalla dispensa di casa e intuisce che lì si nasconde un topo... Luis Sepúlveda, “Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico” (Guanda), pp. 86, euro 10

Ritmi cubani per il nuovo album di Zucchero “La Sesión Cubana” è il ventiduesimo album di Zucchero, registrato a L’Havana insieme ai più importanti musicisti cubani. Zucchero descrive così il suo nuovo lavoro: “Questo progetto è un viaggio che va da New Orleans a Mexicali fino a Cuba. Suoni e ritmi latini, cubani e tex-mex si fondono insieme ballando”. Le canzoni che costituiscono l’album possono essere suddivise in tre gruppi: gli inediti, le cover ed i vecchi brani ri-arrangiati. Quattro gli inediti: “Guantanamera” (versione arrangiata da Zucchero in italiano dell’omonima canzone popolare cubana Guantanamera), “Love is all around”, “Never is a moment” e “Sabor a ti”. L’album a fine dicembre è stato certificato disco di platino in Italia per le oltre 60.000 copie vendute. Zucchero, “La Sesión Cubana”, (Universal), euro 20,90

Skyfall celebra i cinquant’anni dell’agente 007 Sono passati 50 anni da quando 007 faceva la sua prima apparizione sul grande schermo. Da allora, l’agente segreto è entrato in maniera indelebile nell’immaginario cinematografico diventando uno dei personaggi più popolari di sempre. In occasione del suo cinquantenario, James Bond torna ad affascinare il pubblico con “Skyfall”. Ad impersonare 007, per la terza volta dopo “Casino Royale” e “Quantum of solace”, è l’attore Daniel Craig. Nel film James Bond si trova a Istanbul insieme a una collega, Eve, per una missione di estrema importanza: recuperare un prezioso file trafugato da un mercenario di nome Patrice, la cui diffusione metterebbe in pericolo i servizi segreti britannici. “Skyfall”, diretto da Sam Mendes, scritto da Neal Purvis & Robert Wade e John Logan (uscita dvd prevista il 22 febbraio 2013)


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