M.U.D.ARCHITECTS
modern
design
urban
Soluzioni per la
agency
città che cambia
“Twenty Years Later”
Raffaele Santacroce Architetto
Intro...
Esistono soltanto due tipi di architettura: quella buona e quella cattiva, non mi soffermerò su quest’ultima, già la conoscete, è quella che come un’untuosa macchia d’olio si spande ovunque insidiosa e anonima: cornici, intonaco rustico, gronde sporgenti e recinzioni di ogni genere. Parliamo dell’altra. quella che noi dello studio di architettura M.U.D. abbiamo scelto di animare. Innanzi tutto si deve definire cos’è la buona architettura; ci viene in aiuto Gio’ Ponti, che dalle pagine di “Amate l’architettura” ci svela questa definizione che facciamo nostra: “la buona architettura vi è considerata come un fatto d’impegno morale, ed ha quindi contro si sé il male, la speculazione, la fretta, l’ignoranza; affinchè essa sia vittoriosa ed i giusti pensieri prendano sostanza occorre ripeterli instancabilmente: e li ripeto anzitutto a me […] […] l’edilizia non è mai un atto privato e transitorio ma è un atto pubblico che corrisponde a un decoro pubblico e durevole, e ad una estetica: le facciate sono le pareti della strada e della piazza, non debbono perciò essere lasciate all’arbitrio, al capriccio, alla ignoranza ed al cattivo gusto: l’edilizia privata va intesa come un contributo nell’ordine dell’estetica della città […]”. Ma tutto ciò non basta, bisogna ricordare anche che la buona architettura deve generare bellezza, ti fa stare bene, migliora le relazioni, fa vivere meglio sia gli spazi collettivi che quelli intimi, ed infine produce vantaggi. La buona architettura deve essere dunque allo stesso tempo bella e sotto l’aspetto costruttivo sincera. L’architettura ha due esigenze: una materiale, che è l’integrità della costruzione, l’altra, dell’occhio, che è la vividezza delle proprietà costruttive; tali proprietà non sempre si hanno contemporaneamente e neppure si riscontra la loro interdipendenza, infatti si ritiene che abbiano importanza diverse e dunque il mezzo per raggiungere una buona architettura non è univoco. Appare fondamentale per raggiungere una buona architettura, la presenza di una committenza lungimirante ed attenta, comprensiva ma capace di trasmettere e comunicare le proprie esigenze e sentimenti; ciò significa che l’architetto non debba limitarsi al budget imposto e a gestire al meglio le spese, le imprese, le scadenze del cantiere, gli appaltatori, i rendiconti, insomma il progetto. Ecco, ci siamo: tra le richieste che la committenza deve esigere c’è anche quella di preservare prima di tutto la bellezza del progetto. A questo punto, una volta chiarito da dove partire, la “palla” è nelle nostre mani e ciò che dobbiamo fare è riuscire a convincere la committenza che quelli di cui hanno bisogno siamo noi e a darci un buon incarico con un budget adeguato; al resto riusciremo in qualche modo a far fronte. Infine liberi! liberi di disegnare volumi dai materiali ricercati, facciate trasparenti e occultanti allo stesso tempo, liberi di costruire edifici che metteranno in valore un sito dato, liberi di restaurare dignitosamente, di proporre funzioni multiple e complesse, di sorprendere l’utente con le proporzioni, la massa, la materialità, la strana presenza di un nuovo edificio nella sua città, il suo paese, la sua periferia. E quindi, diciamolo, liberi anche di fargli cambiare punto di vista sull’ambiente che lo circonda, o stimolare il suo senso critico e artistico grazie ai nuovi punti di riferimento costituiti dalle architetture contemporanee. Ebbene sì, è questo che ci motiva: partecipare attivamente alla trasformazione inevitabile del territorio proponendo ripari impermeabili all’aria e all’acqua e di “carattere”.
22
gennaio
2004
Effect..
creazione di
M.U.D.Architects
Qualcosa sta nascendo e gli architetti che se ne sono resi conto hanno fatto un passo verso la nuova era. Il Protocollo di Kyoto, entrato in vigore nel febbraio 2005, la nuova legislazione in Italia a partire dal D.Lgs 192/2005 (rendimento energetico nell’edilizia) la cui prima fase quinquennale ha avuto inizio nel 2005, i nuovi regolamenti termici, dimostrano la volontà generale di un cambiamento radicale nella costruzione e la nascita di un’architettura attenta al rispetto dell’ambiente e del pianeta. Noi che per formazione siamo stati abituati a parlare di “bello”, “poetico” o semplicemente di “funzionale”, cominciamo oggi a usare anche le espressioni “efficiente”, “ad alto rendimento”. Questa situazione, inquietante e seducente al tempo stesso, ci distingue dai nostri predecessori. Trovare una collocazione in questo cambiamento rappresenta per noi la vera sfida del futuro. La noiosa ricerca per distinguersi a tutti i costi lascia il posto all’esplorazione di nuovi sistemi costruttivi, di potenzialità sconosciute, che una volta metabolizzate apriranno la strada a nuove forme di architettura e urbanistica. Il processo che abbiamo avviato un po’ per caso e un po’ per intuizione rappresenta la strada sulla quale proseguire il nostro cammino.
Profile...
Architetto Raffaele Santacroce (Ord. Arch. Prov. BS n.2734) Nasce a Briatico nel 1966, consegue la Laurea in Architettura al Politecnico di Milano e nel 2004 fonda lo studio M.U.D.Architects (modern urban design agency) agenzia di progettazione integrata. Nel 1997, anno in cui inizia l’attività in proprio, fonda Ridisegno Architetti Associati, occupandosi di progettazione urbana ed architettonica, restauro ed interior design. Fin dall’inizio dell’attività partecipa a vari concorsi nazionali ed internazionali, aggiudicandosi il terzo premio al Concorso internazionale “un asse verde attrezzato per l’area orientale di Napoli”. Dal 1996 al 2000 è assistente alla didattica presso il Dipartimento di Progettazione Architettonica nel corso tenuto dal Prof.Arch. Enrico Mantero, del Politecnico di Milano - Facoltà di Architettura Campus Bovisa. Partecipa a vari seminari di studio nell’ambito della progettazione urbana ed architettonica, tra cui La città del Teatro – Parma e Architettura e teatro – Reggio Emilia. Nel 1999 riceve i sigilli d’argento dell’università Federico II di Napoli per il progetto “L’immediato possibile”. Nel 2007/2008 consegue il Master Project & construction management presso la Facoltà di Ingegneria di Brescia specializzandosi in design management. Nel 2010 segue il corso di specializzazione sul “Paesaggio” organizzato dall’Ordine degli Architetti di Brescia e dalla Soprintendenza dei beni culturali di Brescia. Nel 2012/2013 segue il master “Riqualificazione fluviale” pianificazione, progettazione e gestione del territorio ed in particolare dei corsi d’acqua improntato all’integrazione degli aspetti ecologici, idraulici e geomorfologici e alla partecipazione pubblica, con attenzione alle ricadute pratiche nell’ambito dell’implementazione dei contratti di fiume. Nel 2015 segue il corso in Progettazione Preliminare di Impianti alimentati da Fonti di Energia Rinnovabile (F.E.R.), specializzandosi come progettista F.E.R. Nello stesso anno approfondisce tematiche quali il BIM (building information modeling) applicato alla progettazione architettonica in vari corsi di specializzazione. Dal 2008 al 2012 collabora con Associazioni ed Enti no profit per la promozione di sistemi che migliorano la qualità della vita in aree geografiche particolarmente problematiche e con bassi tassi di sviluppo.
About Us..
M.U.D.Architects è stato fondato nel 2004 da Santacroce Raffaele, lo studio si avvale di un team di architetti e ingegneri provenienti da varie realtà professionali. Lo studio ha sviluppato un ampio portfolio lavori, maturando una solida esperienza nella progettazione architettonica, nel restauro e nella riqualificazione architettonica ed urbana. Lo studio è specializzato in progettazione sostenibile, sviluppando in tutti i progetti principi di sostenibilità economica, sociale e ambientale. M.U.D.Architects è un NetWork che gestisce tutte la fasi di un progetto, dallo studio di fattibilità alla realizzazione fino alla gestione del processo edilizio, applicando metodi BIM (building information modeling) nei processi di progettazione architettonica. Tutti i nostri progetti sono gestiti da un Team di professionisti, che vanta un mix di esperienze locali ed internazionali, creato sulla base delle specifiche esigenze del cliente, garantendo la qualità del risultato finale. Philosofy: la buona architettura nasce dalla testa e dal cuore. la soddisfazione emotiva del cliente è importante quanto la soddisfazione delle loro esigenze pratiche. La concezione razionale è soltanto una delle condizioni sine qua non della bellezza. La bellezza si produce effettivamente quando l’artista comunica qualcosa di personale che sfugge ad una definizione solo ed esclusivamente razionale. La bruttezza, infatti corrompe l’anima e lo spirito, non solo gli occhi. “e quando l’uomo si è elevato prendendo la buona via dell’amore delle cose del mondo, sino ad intendere la Bellezza, egli non è lontano dal fine. E colui che prende il giusto cammino, deve cominciare ad amare le bellezze della terra e progredire, incessantemente, verso l’idea della bellezza stessa: dall’armonia delle forme a quella delle azioni, dalla perfezione delle azioni a quella delle conoscenze, per pervenire infine a quell’ultima conoscenza che è la Bellezza in sé” -Convito- Platone In tutti i progetti dello studio grande attenzione è riposta nel Dettaglio che ne rappresenta l’elemento distintivo. Nella molteplicità dei lavori fino ad oggi sviluppati, M.U.D.Architects ha sempre mantenuto l’attenzione nel relazionarsi con il Contesto ed il paesaggio in cui opera, nell’instaurare un dialogo critico con i luoghi della città e del territorio. E’ chiaro che i luoghi, l’architettura e la costruzione della città del passato non possono essere considerati né come modello da ripetere né come uno schema da rifiutare, ma soltanto come un momento dell’esperienza da valutare in tutta la complessità dell’evoluzione fenomenologica. L’analisi profonda del luogo e delle sue relazioni precede ogni attività progettuale: colori, materiali e tradizioni dell’architettura della città divengono spunto per una interpretazione stilistica moderna ed essenziale. In linea di principio, le nostre architetture non si oppongono né possono prescindere dalle preesistenze ambientali, perché le consideriamo un tutto con quanto progettiamo. Etics: M.u.d.Architects è operante da più di dieci anni nella ricerca di soluzioni per la città che cambia, cercando di favorire e assicurare l’esecuzione delle scelte che ricadono sul territorio. Progetta nuovi modi di vivere la città e con gli strumenti della creatività migliora la qualità della vita in armonia con l’ambiente. M.u.d.Architects accompagna la committenza nello sviluppo di progetti di governo e gestione urbana e territoriale, fornisce soluzioni efficaci per affrontare, condividere e comunicare le trasformazioni della città e dei suoi abitanti. Attraverso percorsi semplici ma ad alto contenuto innovativo, lo staff interdisciplinare di M.u.d.Architects affronta ogni singola esigenza da diverse prospettive, in modo da proporre le soluzioni più efficaci ed economiche. Ecologia, eccellenza, Economia, ovvero progettare innovando senza fare danni all’ambiente e guardare con serenità al nostro futuro.
Team since 2004 Chiara Bignotti (Architect) Alessia Costa (Architect) Flavio Rossini (Construction Manager) Cristian Gorni (Architect) Cristina Lorenzi (Architect) Samantha Orsi (Architect) Laura Migliavacca (Architect) Daiki Kato (Designer) Angelo Guaita (Designer) Gabriele Napolini (Designer) Marco Citrelli (Designer) Matteo Saini (Designer) Matteo Agnelli (Health & Safety Management) Elena Morini (Administration)
Works..
2016- TokyoPopLab, progetto del Tokyo popular laboratory, centro di cultura asiatica a tokyo-Giappone. 2016- ApartHotel portoPortese, progetto di Hotel in località Portese, San Felice del Benaco (BS). 2015- Apartaments Sonico, ristrutturazione di fabbricato storico e sistemazione della piazza della torre nel centro stroico di Sonico (bs). 2015- piano di lottizzazione Corte Palazzo, progetto per la realizzazione di abitazioni unifamiliari in comune di Calvisano (bs). 2015- suap Costaripa, progetto per la realizzazione dell’ampliamento della Cantina vitivinicola Costaripa a Moniga del Garda (bs). 2015- house DM, ristrutturazione di appartamento per le vacanze nel centro di Desenzano del Garda (bs). 2015- casa di P+B, progetto di villa unifamiliare sulle colline di Padenghe del Garda (bs). 2015- casa M, progetto di ristrutturazione di abitazione in comune di manerba del garda (bs). 2015- palazzo Gerardi, restauro di unità residenziale posta all’interno di palazzo Gerardi in comune di Lonato del garda (bs). 2015- House Via Vivaldi, progetto per la realizzazione di casa bifamiliare nel comune di Desenzano del garda (bs). 2014- Vernacular house, progetto per la realizzazione di abitazioni residenziali in comune di moniga del garda. 2014- casa LL, progetto per la realizzazione di villa unifamigliare in comune di moniga del garda (bs). 2014- AdT4 - Vezzola, piano attuativo di sviluppo residenziale in comune di moniga del garda (bs). 2014- casa Zeno, progetto di ristrutturazione di abitazione unifamiliare in comune di desenzano del garda (bs). 2014- House 243Ngo, progetto di villa unifamiliare a Padenghe del Garda (bs). 2014- negozio L’Intimo, progetto di spazio commerciale in comune di asola (mn). 2014- House R+E, progetto di ristrutturazione interna abitazione unifamiliare a lonato del Garda (bs). 2014- cascina Monterocchetta, progetto di ristrutturazione di fabbricato rurale a destinazione residenziale in comune di carpenedolo (bs). 2013- casa DagoZan, progetto di ristrutturazione di abitazione in comune di desenzano del garda (bs). 2013- casa Erre D a leno, progetto di ristrutturazione di abitazione in comune di leno (bs). 2013- riqualificazione fluviale del fiume Chiese, progetto di riqualificazione fluviale del bacino idrografico del fiume chiese nel territorio del basso bresciano. 2012- Piazza Mangeri ad asola, progetto per la sistemazione della piazza mangeri e realizzazione del nuovo centro culturale ad asola (mn). 2012- suap Azzini autotrasporti, progetto per la realizzazione del nuovo insediamento industriale azzini autotrasporti nel comune di carpenedolo (bs). 2012- Ipohouse, progetto di ristrutturazione ed ampliamento di casa unifamiliare in comune di leno (bs). 2012- casa BU a magliano di tenna (fm), progetto per la realizzazione di nuova abitazione unifamiliare sulle colline di magliano di tenna. 2012- headquarters Sidertrading, progetto per la realizzazione dei nuovi uffici della sidertrading srl a castelcovati (bs). 2011- Piazza d’Annunzio a padenghe del garda (bs), concorso ad inviti per la progettazione preliminare della piazza d’annunzio e del nuovo auditorium nel comune di padenghe sul garda (bs). sesto classificato 2011- auditorium di Acilia (roma), concorso internazionale per il progetto preliminare del nuovo auditorium ad acilia -roma2011- sistemazione idraulica dell’area della filanda, progetto di riqualificazione ambientale e sistemazione idrogeologica dell’area della filanda ad asola (mn). 2011- villa Favorita a valdagno (vi), concorso internazionale di idee per la riqualificazione di villa favorita a valdagno (vi). 2011- spaccio aziendale O.p.o. , progetto per la realizzazione del nuovo spaccio aziendale cooperativa ortofrutticola o.p.o. a viadana (mn). 2011- villa “BN” a maguzzano, progetto per la realizzazione della nuova abitazione a maguzzano, lonato del garda. 2010- scuola a Berlingo (bs), progetto per la realizzazione della nuova scuola secondaria del comune di berlingo. 2010- mosque of ligth Dubai ea, progetto per la realizzazione della moschea di luce a dubai, emirati arabi. 2010- casa famiglia licos onlus kinshasa rdc, progetto della casa del bambino ed accoglienza famiglie a kinshasa, repubblica democratica del congo. 2010- lebaracche house, progetto di abitazione eco-sostenibile ad asola (mn). 2010- Restauro del Teatro Sociale, concorso ad inviti per il restauro del teatro sociale ad Asola (mn). terzo classificato. 2009- housing 58metri, progetto di edificio per appartamenti nel comune di asola (mn). 2009- ecolounge wine bar, progetto per la realizzazione di wine bar ad asola (mn). 2009- castello Visconteo Pandino (cr), progetto per il restauro e la riqualificazione delle aree adiacenti al castello visconteo della città di pandino (cr). quinto classificato 2009- ex-Lanerossi Dueville (vi), progetto di riqualificazione urbanistica ed architettonica dell’area lanerossi nel comune di dueville (vi).
2009- scuola della musica Viadana, progetto per la realizzazione della nuova scuola di musica nel comune di viadana (mn). 2008- Volpi D. & L. s.p.a.-casalromano (mn), progetto di ristrutturazione del headquartier volpi s.p.a. 2008- scuola dell’infanzia Prato, progetto per la realizzazione della nuova scuola per l’infanzia in località galcetello nella città di prato. dodicesimo classificato 2007- casa Erre GB-leno (bs), progetto di ristrutturazione di abitazione individuale. 2007- corte Galeazzi-Roncoleva’ (vr), recupero architettonico di corte galeazzi per la realizzazione di tre abitazioni monofamiliari. 2007- shopping mall Squassabia group, progetto di ristrutturazione di area dismessa in comune di verona. 2007- area Sva-Asola (mn), progetto di recupero e trasformazione di area industriale dismessa per la realizzazione di complesso residenziale e commerciale. 2007- torre Bianca-Torri del benaco (vr), progetto di casa unifamiliare sul lago di garda. 2007- casa r1-visano (bs), progetto per la realizzazione di villa unifamiliare. 2007- casa con vista-padenghe del garda (bs), progetto di ristruturazione di abitazione sul lago di garda. 2006- cascina Castagna-asola (mn), progetto di recupero complesso agricolo per la realizzazione di agriturismo. 2006- ristorante la filanda-asola (mn), progetto per la realizzazione del ristorante la filanda. 2006- officine Bergamaschi s.r.l.-asola (mn), nuova definizione architettonica e realizzazione di spazio espositivo. 2006- villa Agostina-asola (mn), progetto di recupero di villa agostina per la realizzazione di complesso socio assistenziale. 2005- poliambulatorio diagnostica per immagini, progetto per la realizzazione di ambulatorio di diagnostica nel comune di asola (mn). 2005- casa VV sul lago-desenzano del garda (bs), progetto di ristrutturazione di casa sul lago. 2005- house la nave, progetto di nuova palazzina residenziale in comune di asola (mn). 2004- museo dell’acqua-roma, progetto per la realizzazione del museo dell’acqua e riqualificazione di piazza della moretta-via giulia a roma. 2004- casa P, progetto di ristrutturazione di abitazione in comune di bologna. 2004- casa bianca-castelbelforte (mn), progetto nuova abitazione unifamiliare. 2004- tetraktis XVIII-francavilla a mare (ch), progetto del complesso scolastico di francavilla a mare. 2004- asl n.7-siena, progetto del nuovo distretto sanitario siena sud asl n.7 nel comune di siena. 2004- piano di recupero gli orti del gegia, piano attuativo di sviluppo immobiliare per la realizzazione di complesso residenziale in comune di bozzolo (mn). 2003- casa TM, progetto per la realizzazione di abitazione unifamiliare in comune di asola (mn). 2003- area ex filanda-Asola (mn), recupero urbanistico-architettonico dell’area ex filanda per la trasformazione in complesso direzionale e commerciale. *(con l’arch. denti santo) 2003- palazzo XXIV marzo-asola (mn), progetto di recupero di palazzo storico nel centro di asola. *(con l’arch. denti santo). 2002- campus schio-schio (vi), progetto per la realizzazione del nuovo auditorium e edificio servizi del campus nel comune di schio. 2002- laboratorio di citta’-misterbianco (ct), progetto per la realizzazione della nuova mediateca. 2002- la casa doppia-asola (mn), progetto nuova abitazione bi-familiare *(con arch. denti santo). 2002- cooperativa house, progetto per la realizzazione di ville a schiera in comune di pozzaglio (cr). 2001- gipsoteca del ‘900-Casalbeltrame (no), progetto per la costruzione della nuova gipsoteca della scultura italiana del ‘900. 2001- parco della musica-Pescara, concorso europan 7 progetto per la realizzazione del parco della musica a pescara. 2000- scuola elementare e materna-Bagno a ripoli (fi), progetto per la realizzazione della scuola elementare e materna nel comune di bagno a ripoli. 1999- casa AF, progetto di nuova abitazione in san giorgio di mantova (mn). 1999- Raduld optik ltd., progetto di spazio commerciale in margareteen strasse Vienna (austria). 1999- area orientale di napoli-napoli, progetto di riqualificazione dell’area orientale di napoli. *(terzo premio) 1998- nuova biblioteca comunale-Casalecchio di reno (bo), progetto per la realizzazione della nuova biblioteca comunale. 1998- casa SAA, progetto di nuova abitazione unifamiliare in comune di medole (mn). 1998- castello di San Lorenzo picenardi- Torri de picenardi (cr), restauro parziale del castello di san lorenzo picenardi per la trasformazione in complesso ricettivo. *(con l’arch. denti santo) 1997- casa G.Govi n.6-mantova, ristrutturazione di palazzo storico per la realizzazione di residenza individuale. 1997- centro civico-Moglia (mn), progetto per la realizzazione del nuovo centro civico del comune di moglia. *(con l’arch. grandi pierangelo.)
selected works (1997)-2004-2016
twenty years later
Abbiamo cercato di cogliere l’essenza di quest’epoca così importante per la giovane architettura, di individuare quel “non so che” che oggi ci fa sentire diversi dalle precedenti generazioni, senza avere un’idea precisa riguardo ai motivi di questa convinzione.
casa in via g.govi mantova
piani sovrapposti e visioni prospettiche
19
97
(1999)
Restauro di Palazzo Govi a Mantova La casa sorge nel centro storico di Mantova, si sviluppa su quattro livelli di cui uno interrato; l’altezza di piano ha consentito di inserire due livelli intermedi soppalcati. Il progetto si sviluppa intorno al vuoto centrale su cui si inseriscono i soppalchi e il volume di collegamento verticale, ottenendo cosÏ punti di vista sempre diversi degli spazi abitativi e stabilendo percorsi di vita quotidiana alternativi ed esperienze sensoriali ogni volta diverse.
Restauro conservativo Castello
Crotti Calciati
19
San Lorenzo Picenardi (CR), (con Arch. Denti Santo) .......ricordando il Voghera.
98
(2000)
Il progetto di restauro e risanamento conservativo del Castello Crotti Calciati si è posto come obiettivo principale quello di tentare, nei limiti della fattibilità tecnica, di mantenere inalterati i caratteri essenziali dell’edificio (nei materiali, nelle relazioni spaziali), senza però rinunciare alla realizzazione di un progetto di riuso funzionale e tecnologicamente adeguato. Il progetto si potrebbe quindi suddividere da un lato nella ricerca e messa a punto di un protocollo di progettazione e certificazione, e dall’altro nello sviluppo sostenibile applicato alla produzione di materiali e tecnologie compatibili nel campo del restauro. Con l’ intento si è prospettato di coniugare le esigenze di conservazione dell’autenticità del patrimonio storico con la compatibilità ambientale ed energetica. Un progetto quindi che ha perseguito tre direttrici, la prima di tipo conservativo, la seconda di tipo tecnologico-costruttivo e la terza di tipo sostenibile nell’ottica di una conciliazione tra esigenze di conservazione e prestazioni tecnologiche. La mancata conservazione di un edificio storico, oltre a generare situazioni di degrado e sottoutilizzo, comporta anche la perdita del suo valore di memoria, di testimonianza documentaria e tangibile della realtà di un’epoca trascorsa. Per questo, nel progetto di conservazione si è garantito il mantenimento delle tracce storiche, presenti sia sull’architettura sia nel contesto urbano e ambientale, che testimoniano le origini e le successive modifiche nel corso dei secoli, senza giungere all’estrema concezione di una conservazione a se stante, inalterabile, ma perseguendo nell’ottica di una conservazione e progettazione compatibile. Una volta consolidati, recuperati e integrati tecnicamente materiali e strutture con criteri conservativi, il progetto di riuso si è eseguito con la medesima ottica. L’obiettivo è stato quello di rispettare le caratteristiche architettoniche, funzionali e distributive in accordo sia con le vocazioni della fabbrica sia con le esigenze normative. Per questo, i criteri guida sono stati quelli di rispettare sempre e il più possibile l’esistente e successivamente di distinguere l’aggiunta rispetto allo stato attuale per non falsare il contesto, di non rendere l’elemento di inserimento, qualunque esso sia, prevaricante o invasivo, ma disegnato in modo da ottenere un armonico, gradevole e non dirompente rapporto antico-nuovo. Un riuso compatibile quindi che inserisce le nuove funzioni facendo si che queste si adattino sostanzialmente alla struttura della fabbrica e non viceversa. I temi legati in particolare alla sostenibilità hanno previsto di progettare e analizzare ogni intervento di restauro considerando i vari aspetti legati alla conoscenza e al cantiere dell’architettura storica. A questo si è associato l’intento di iniziare a formulare le prime linee guida per realizzare un protocollo di certificazione del restauro sostenibile, in cui il valore aggiunto è determinato dalla capacità di saper coniugare conservazione e sostenibilità, nella ricerca di un equilibrio quanto mai difficile da raggiungere.. Tale sistema ha previsto la formulazione di una piattaforma consolidata da applicare dapprima alla conoscenza delle fabbriche storiche e successivamente alla realizzazione degli interventi per poi giungere alla verifica dei risultati attesi.
Area Orientale di
Napoli
19
L’area orientale di NapoIi, ai margini della città consolidata, è attualmente caratterizzata da discontinuità e frammentarietà dei tessuti. A tale frammentazione contribuiscono in modo particolare le strade, i raccordi e gli svincoli autostradali, i fasci di binari ferroviari. La zona è “costellata” da insediamenti industriali, quasi totalmente dismessi, in cui, talvolta, sono inseriti quartieri residenziali fortemente degradati. Tutto questo contribuisce a dare all’area un aspetto d’indeterminatezza tale da lasciarla ai margini dello sviluppo. Nonostante questo, l’area orientale, oggetto di studio, costituisce uno dei nodi cruciali per lo sviluppo di Napoli. Differenti sono le ragioni e le problematiche che motivano il progetto. Quello concepito per l’area ferroviaria e l’asse attrezzato affronta la questione della riorganizzazione del sistema dei trasporti e del conseguente sviluppo delle aree che tale riorganizzazione rende disponibili. Il progetto relativo ai tessuti urbani tocca la problematica vocazionale di questa parte di città. Il punto fondamentale per il progetto è l’accessibilità locale ed urbana. Il progetto tenta di razionalizzare il sistema dei trasporti esistenti suddividendo i flussi secondo diverse tipologie infrastrutturali. In primis, viene “differenziato” il servizio ferroviario in nazionale e regionale, in modo da far interscambiare i tracciati senza sovrapporli ed ostacolarli a vicenda. Il sistema ferroviario nazionale viene deviato dall’ attraversamento cittadino per evitare sia rallentamenti delle ferrovie metropolitane napoletane (attualmente molti treni passano in sotterranea rallentando le corse del servizio metropolitano), sia per velocizzare il sistema ferroviario nazionale, in vista anche dell’utilizzo dei treni ad alta velocità (TAV).Questa soluzione, pur essendo una scelta forte, si ottiene spostando la stazione centrale di Napoli in una posizione più consona al soddisfacimento della diversificazione dei flussi. La stazione assume un ruolo diverso dal passato. Essa diventa “passante”, anziché “di testa”, velocizzando e facilitando così i flussi “da e per” Napoli. La stazione centrale, arretrata di due chilometri, funge pertanto da cerniera tra la città consolidata e il tessuto periferico costituendo l’occasione per riqualificare gli insediamenti fatiscenti e abbandonati. Certamente questa scelta richiede una trasformazione notevole per Napoli e per i napoletani in quanto comporta un cambiamento di mentalità e di prospettiva, sacrificando la vecchia stazione centrale. Il servizio ferroviario regionale-metropolitano assume, invece, un ruolo più significativo per gli spostamenti urbani ed interurbani. La ferrovia locale Circumvesuviana viene collegata alla rete metropolitana FS che passa attraverso la città evitando frequenti cambi del mezzo di trasporto e accelerando i tempi di percorrenza. In quest’ottica, i sistemi ferroviari locali dovrebbero essere coordinati da un’unica società di trasporti. La metropolitana FS viene prolungata con una fermata, in corrispondenza della nuova stazione ferroviaria, che consente di servire adeguatamente il quartiere residenziale Pascone e il rione Luzzatti. La viabilità viene suddivisa in due categorie per favorire lo smistamento del traffico locale da quello delle lunghe percorrenze. Alle grandi arterie è affidato il traffico a scorrimento veloce. Ad esse si aggiunge l’asse attrezzato, oggetto del concorso di idee, che rappresenta l’arteria principale della zona. Le piccole arterie sono state in parte modificate dal progetto ed in parte lasciate quale memoria storica del luoghi (per es.: strettoia S. Anna alle Paludi). L’asse attrezzato è stato progettato tenendo in considerazione la seconda ipotesi localizzativa, in corso di elaborazione da parte del Comune di Napoli, che riutilizza, in parte, tracciati di viabilità preesistenti (via Carlo Tocco e l’asse viario che taglia orizzontalmente la zona industriale), salvaguardando in particolare l’edificio industriale della Manifattura Tabacchi che potrà acquisire nuove funzionalità. Quest’asse assume un’importanza rilevante nel territorio in quanto diventa il tracciato forte su cui ridisegnare il tessuto e l’ambiente circostante. Per esso e per l’intorno risultano quindi fondamentali gli approdi. L’asse, pertanto, ha origine alla fine del tessuto consolidato, dove viene costruita una stazione d’interscambio tra mezzi sotterranei e di superficie, mentre termina all’altezza del sovrappasso del raccordo autostradale, in prossimità del cimitero di Ponticelli. L’asse attrezzato è caratterizzato dalla presenza di una tramvia veloce, in sede propria, che dalla stazione d’interscambio prosegue fino a servire il centro di Ponticelli, da una strada a due corsie per ogni senso di marcia, da una pista ciclabile e da un percorso pedonale privilegiato che costeggia il parco urbano, la stazione ferroviaria e il parco agricolo, collocati a nord dell’asse attrezzato. Il progetto intende mantenere il “taglio storico” costituito dal fascio dei binari ferroviari, non come barriera architettonica inattraversabile, bensì come filtro verde che consente, non solo l’attraversamento (carrabile, ciclabile, pedonale e ottico), ma anche la fruizione fisica, ottica ed ecologica. Il parco urbano consente uno “squarcio” per la visione del Vesuvio, termine ottico-prospettico dell’ asse attrezzato, della stazione ferroviaria e delle aree verdi. La richiesta, da parte del concorso, di 170 ettari di verde pubblico è stata soddisfatta dividendo il verde secondo diverse tipologie, economicamente più sostenibili e funzionalmente più adatte a ricucire tessuti diversi, piuttosto che creare un unico ed enorme parco pubblico (spesso ingestibile). Al parco urbano, si “affiancano” un parco agricolo, un parco tecnologico e altre aree verdi di riequilibrio ecologico e di protezione acustica. Da sottolineare che, prima della realizzazione delle aree verdi, si ritiene necessaria la bonifica dei terreni e la riqualificazione di tutti i corsi d’acqua, anche sotterranei, data la concentrazione di imprese altamente inquinanti nella zona. L’area orientale viene funzionalmente rivitalizzata a vantaggio delle attività industriali e artigianali ancora attive o nascenti, cercando di fame aumentare la produttività in base anche ad uno stretto rapporto che tali imprese dovrebbero intrattenere con le scuole di specializzazione, la ricerca e la formazione dei tecnici e dei dirigenti aziendali. L’area assume così un risvolto culturale e funzionale all’imprenditoria. L’area diventa sempre più una zona a destinazione mista in cui, a fianco delle attività industriali e di formazione, sorgono servizi urbani e di quartiere (musei, centri congressuali, auditorium, parchi, ecc.). Inoltre la zona orientale risulta, così, appetibile per insediare un tessuto residenziale (in particolare residenza studentesca), servito da esercizi commerciali in modo da “costringere” l’area ad una vitalità effettiva.
(TERZO PREMIO)
CONCORSO L’IMMEDIATO POSSIBILE - UN ASSE VERDE PER L’AREA ORIENTALE DI NAPOLI
99
Casa Bianca CASTELBELFORTE
Monumento urbano
19
99
GipsOteca del ‘900
qualità della luce-qualità dello spazio
20
01
GIPSOTECA DEL ‘900 - CASALBELTRAME PROGETTO PER LA COSTRUZIONE DELLA NUOVA GIPSOTECA DELLA SCULTURA ITALIANA DEL ‘900.
Questa nostra epoca assiste al dissolversi del mito del museo-mausoleo, non più tempio da avvicinare con fatica e umiltà, ma deposito di testimonianze di vita di cui, ciascuno con la propria scatola nera si porta a casa la riproduzione, ottenuta con le proprie tecniche, per il proprio uso e consumo. Il museo è strumento, come lo è il laboratorio, serve alla trasformazione-organizzazione fisica e distributiva di tale servizio nel tessuto urbano, servizio la cui forma attuale denuncia la sua insolvenza alle complesse attività di un luogo di cultura che con l’olimpo, il paradiso artificiale, l’accademia ha sempre meno a che fare. Affrontare fino in fondo il tema progettuale, nel modo più diretto, vuol dire porsi nella migliore condizione per progettare un nuovo museo, rompendo i gesti automatici delle tipologie ripetute e svelando quante resistenze vi si fossero annidate. Il museo ha oggi tre funzioni: la prima è quella della conservazione delle opere, la seconda è quella didattica-educativa, la terza è quella emotivo-poetica, di comunicazione attiva e di rapporto attivo con la storia e l’arte del passato. Il museo in fondo è un itinerario, o meglio una specie di mostro che passa davanti a chi lo percorre a piedi, in condizioni di stanchezza, con un accumulo di percezioni che finiscono per disturbarsi tra loro e rendono meno incisiva la forza della comunicazione poetica. L’architettura del museo, spostando anch’essa il suo fuoco dall’opera esposta al pubblico, tende ora ad ambientare il pubblico, se cosi si può dire, anziché ambientare l’opera d’arte. L’architettura crea attorno al visitatore un’atmosfera moderna, e proprio per questo entra direttamente in rapporto con la sua sensibilità, con la sua cultura, con la sua naturalità di uomo moderno. Gli elementi dell’architettura, sono consueti al visitatore e stilisticamente coerenti col costume attuale, non suscitano ragioni di disturbo all’attenzione, che può tutto puntare verso i valori espressivi dell’opera esposta, in questo senso il primo avvicinamento all’opera d’arte è dato proprio dall’architettura.
Laboratorio di città
mediateca
a misterbianco (CT)
20
La citta’ come territorio sempre piu’ esteso, senza confini. individuazione e creazione all’interno del territorio urbanizzato degli elementi definiti e controllabili. Il territorio e’ un mosaico di pezzi diversi - la citta’ non e’ piu’ un territorio omogeneo, accettiamo ed esaltiamo i concetti di discontinuita’ - di rottura – dì frammentazione. privilegiamo l’eterogeneita’ e la diversita’ delle singole “isole”, rinunciamo al concetto di citta’ tradizionale e guardiamo la realta’ con occhi nuovi. Il concetto di paesaggio ci aiuta in questa operazione di liberazione dello sguardo e della mente. Guardiamo al territorio ed alla citta’ con occhi diversi, costruiamo paesaggi ibridi a partire da una nuova idea di spazio, al fine di gestire l’eterogeneita’ manipolando e trasformando i materiali cosi diversi che la citta’ contemporanea ci offre. Il caos e’ il vero ordine ed il concetto di ordine puo’ generare solo disordine, trasparenza e presenza, funzione e risposta, materialita’ e leggerezza, tecnologia e finalita’.
02
La Filanda
Recupero urbanistico ed architettonico
20
dell’area dismessa dell’ex filanda ad Asola (MN), (con Arch. Denti Santo)
E’ dato per scontato che il progetto qui descritto non intende in alcun modo entrare in contraddizione con il manufatto così come si presenta oggi, ivi compresi quegli aspetti delle recenti trasformazioni che meno si adattano ad interpretare la vicenda storica del manufatto stesso; è scontato che nel progetto s’intende non solo fare emergere la vicenda storico/architettonica del complesso edilizio della Filanda, ma altresì rispettare quegli aspetti di esso che hanno speciale attinenza con la sua collocazione nel paesaggio circostante, prima rurale oggi urbano, e che pure appartengono alla sua storia, quegli aspetti che sono indotti dalla presenza e dalla consuetudine stessa delle forme attuali, primi fra tutti i confini, le emergenze dei volumi, i profili e perciò anche le angolazioni prospettiche e le aperture visuali, specie quelle alte dall’interno verso l’esterno, e poi le tecniche costruttive, i materiali e così via. E’ altrettanto scontato però che il presente progetto ha la sua prima ragione di essere nella nuova destinazione d’uso del manufatto, e che da questa trae le principali direttive del suo farsi. Questa nuova funzione, che è comunque profondamente legata alla storia del manufatto e del territorio che lo circonda, introduce tuttavia anche delle differenze sostanziali, oltre a quelle intuibili meramente funzionali. Ciò deriva dal nuovo rapporto che viene a stabilirsi fra il manufatto e il territorio circostante, ovvero fra le nuove funzioni direzionali/commerciali e la sua posizione strategica nel territorio urbano. Infatti se riconosciamo che il complesso edilizio della Filanda è stato fin qui il luogo destinato principalmente a governare e custodire i prodotti di quella attività proto-industriale ma legata ancora alla campagna cui apparteneva e questo suo ruolo, così come accade spesso negli insediamenti rurali e proto-industriali, era espresso con efficacia dal suo carattere chiuso, letteralmente introverso dal punto di vista tipologico, rispetto al territorio, dobbiamo anche riconoscere che , di qui in avanti lo stesso complesso edilizio si identificherà ancora con il “governo e la custodia di un bene (di servizio e non) legato al territorio, pur rimanendo manufatto ovvero prodotto della cultura e della storia, nel suo essere memoria e testimonianza, cioè monumento. Questa nuova veste che il complesso acquisisce, quella di portatore di storia e di cultura, si manifesta nel progetto in modo differente anche sul piano tipologico e architettonico, e più precisamente che esso si esprima come una tendenza dell’edificio ad aprirsi all’esterno, piuttosto che a rinchiudersi, ad un estendersi, a un proiettarsi verso la città. Non altrimenti avveniva nelle “case di villa” del passato, nelle grandi residenze suburbane: dove nuove corti o giardini, espressione di un nuovo rapporto con l’elemento naturale, si aggiungevano all’esterno dell’edificazione a quelli canonici interni e gli edifici stessi si aprivano sempre più verso questi nuovi spazi conquistati alla casa, appunto il giardino, il frutteto, il parco. Quanti sono gli esempi di questi antichi edifici che sono sorti su strutture rurali preesistenti? Certamente molti, basta pensare agli esempi palladiani. E sempre la trasformazione più vistosa e tipologicamente più rilevante era questo rivolgersi, questo aprirsi dell’edificio all’esterno come a voler includere il paesaggio circostante. Ed era sempre la parte più importante della casa, la più rappresentativa, ad essere diretta verso lo spazio esterno, verso l’elemento naturale diventato così vero e proprio prolungamento della casa stessa. In modo che la composizione architettonica dell’edificio ne veniva determinata, e così le gerarchie, i punti di vista, l’esposizione. Non altrimenti avviene nel presente progetto. La variazione di destinazione d’uso del complesso impone nuovi elementi di riflessione, nuovi condizionamenti alla composizione architettonica del manufatto esistente, che, in analogia con gli esempi di cui si è detto, non potranno che portare ad una revisione delle gerarchie e dei ruoli dei singoli elementi compositivi. Nel progetto si è cercato di rendere questo passaggio insieme evidente e discreto, inequivocabile ma anche cauto, rispettoso. Si è voluto che il segno del progetto volto in questa direzione fosse in ogni caso un segno che andava ad aggiungersi agli altri segni tracciati dalla storia, indipendentemente dalla rilevanza monumentale di essi. In questo caso l’aprirsi del nuovo complesso edilizio verso il suo parco va inteso nel progetto piuttosto come il segno di una concreta alternativa architettonica, connessa alla ricchezza evocativa e alla potenzialità sul piano proprio tipologico del manufatto esistente; va intesa come il segno di una vocazione dell’edificio, che qui si realizza solo in una piccola parte di esso, ad assumere e ad esprimere quasi didascalicamente la nuova destinazione e ad accoglierne la legittima esigenza di individuazione e di riconoscibilità. Per realizzare questo aprirsi, questo rivolgersi del complesso edilizio verso la città, si è scelto di intervenire su un solo lato del perimetro, su quello più irrisolto, il più accidentale, quello in cui la chiusura verso l’esterno risultava meno strutturale al complesso stesso e la più forzata: il lato est. Si è voluto innanzitutto proiettare all’esterno di questo lato lo spazio “verde” della corte interna al perimetro attuale, al posto di uno sterrato destinato a deposito all’aperto. Nel progetto la continuità fra i due giardini è resa possibile con la demolizione del muro perimetrale esistente. Del resto, già la presenza stessa dell’ampia area verde esterna ha spostato in parte l’interesse dell’edificio su questo lato del perimetro, che se prima era stato il lato secondario, quello in cui si erano raccolti progressivamente gli elementi accessori e più provvisori del complesso, nel progetto viene ora assunto come punto di partenza per l’ordinamento gerarchico e distributivo dei diversi elementi funzionali. L’accentuazione architettonica che ne deriva determina una sorta di equilibrio destinato a ristabilire la centralità stessa della corte interna rispetto ai corpi edilizi diversi che la circondano. Anche uno degli ingressi (il più importante) al nuovo complesso è previsto su questo lato. Il nuovo portale ricavato nel vano della centrale elettrica si apre, si smaterializza pur mantenendo il volume regolare esistente, nobilitando l’accesso al corpo principale del complesso esprimendo il suo ruolo eminentemente evocativo e la sua volontà di recupero di un più felice momento storico dell’edificio, ovvero la sua volontà (o ambizione) di riscatto sul piano dell’architettura.
03
(2005)
La variazione di destinazione d’uso del complesso edilizio influisce in modo decisivo anche sulla figura della corte interna. Anche se qui la trasformazione è indotta soprattutto dalla necessità pratica di razionalizzare la distribuzione fra i diversi corpi edilizi. Una corte quella esistente che evidenzia la sua ragion d’essere come spazio libero all’aperto, come spazio vuoto destinato al lavoro, e che contrasta, per questa sua totale ragione pratica, con l’innegabile fascino delle visuali aperte, dei tagli d’orizzonte che lo scalare dei corpi edilizi verso sud consente in questa direzione, ritagliando una singolare porzione di paesaggio. La necessità di distribuire sia in orizzontale che in verticale gli stretti corpi semplici degli edifici rustici che circondano la corte, destinati a spazi commerciali al piano terra e residenza al piano superiore, ha avuto come soluzione la costruzione di un percorso esterno perimetrale che collegasse fra loro i principali elementi funzionali. L’anello del marciapiede perimetrale, consente di raggiungere gli ingressi Est (pedonale e carraio di servizio) ed Ovest (ingresso pedonale principale). La creazione di due attraversamenti pedonali interni in corrispondenza dei prospetti Nord e Sud dell’edificio, oltre a ridurre le distanze da percorrere dai due parcheggi alla Corte Interna, aumenterà l’accessibilità pedonale al complesso della Filanda. In entrambi i casi, i passaggi sono stati posizionati in corrispondenza delle originarie divisioni funzionali e volumetriche: tra i Saloni per la lavorazione del baco da seta (su due livelli) ed il corpo Uffici (su tre livelli), oppure tra il fienile (su due livelli) ed il porticato (ad un livello). Il passaggio pedonale pubblico disposto sul prospetto Nord, consentirà l’accesso diretto ai collegamenti verticali (rampa di scale esistente), sia dal parcheggio che dalla Corte Interna. L’inserimento al piano terra di un attraversamento, all’interno della lunga cortina del prospetto Nord, ci ha permesso di rendere autonomi gli accessi di alcune Unità. Il passaggio pedonale Privato disposto a Sud, consentirà l’accessibilità all’edificio dall’area di Parcheggio Privato, di pertinenza delle singole unità abitative e commerciali. La composizione e la distribuzione degli ambienti, mantiene invariato il progetto originario; i due saloni principali, posti al piano terra ed al piano primo del Corpo Principale della Filanda, sono stati ripartiti (con l’ausilio di tramezzature e di strutture non invasive) in modo tale da ricavarne degli spazi più rispondenti alle necessità lavorative attuali. L’unico corpo disposto su tre livelli fuori terra, rimane invariato con destinazioni funzionali quali: piano terra Commerciale- terziario, piano primo terziario e piano secondo residenziale (invariato). Il corpo a pianta quadrata annesso alla Filanda, in buona parte degradato, un tempo conteneva le caldaie per la cottura del baco, la centrale elettrica e costituiva il basamento per la ciminiera. Essendo posizionato nel punto intermedio rispetto alla linea della Filanda e centrale rispetto all’ampia corte interna, rappresenta l’unico volume realmente ridisegnato, in cui si racchiude gran parte del Progetto architettonico. In esso sono stati inseriti: l’ingresso all’unità centrale, uno spazio commerciale e i collegamenti verticali al piano terra, ed un ampio terrazzo al piano primo. Il progetto di riuso, come già si è detto, non è da intendersi riferito esclusivamente al manufatto architettonico; l’assoluta interrelazione con il territorio circostante, rende l’edificio calato in un “continuum” ideale tra centro urbano e campagna, intermedio tra l’industriale e il rurale, costruito sulla terra, ma indissolubilmente legato all’acqua, con l’obiettivo prioritario, di non disperderne il “genius loci”, ovvero l’identità del luogo. L’intricato sistema di relazioni con l’intorno obbliga all’assoluta comprensione di tutte queste problematiche, assurgendo ad unico “metodo” progettuale applicabile che consenta di effettuare valutazioni attente e realistiche. In quest’ottica, la natura dell’edificio dei rustici implica la stessa riflessione. Su di esso abbiamo compiuto una scelta molto importante, nel pieno rispetto delle logiche distributive, compositive, architettoniche: analizziamo i due prospetti principali dell’edificio: il primo costituito in prevalenza dal porticato e dalle “gelosie” del fienile, si affaccia sulla corte interna; il secondo rivolto verso i campi interclusi tra i canali Cacciabella e Palpice, caratterizzato da una lunga cortina priva di aperture. L’adeguamento funzionale ai nuovi requisiti igienico sanitari, ci ha spinto a privilegiare e a conservare l’affaccio rivolto all’interno della corte, intervenendo esclusivamente sul versante Sud. Anche in questo caso l’introduzione di un ordine di finestre in una cortina originariamente chiusa, ha seguito criteri, partizioni e proporzioni appartenenti alla tipologia rurale. La definizione spaziale interna, ha seguito dei criteri progettuali, orientati al rispetto della struttura originaria; la divisione interna delle unità, in alcuni casi viene mantenuta inalterata, mentre in altri, l’ordine degli elementi strutturali principali, (partitura dei pilastri, travi, capriate e lesene), suggerisce il nuovo assetto spaziale - funzionale, in assoluta armonia rispetto all’impianto architettonico costitutivo. L’edificio dei rustici, nel prospetto interno alla corte, conserva una struttura a pilastri in calcestruzzo armato a sostegno di una copertura a capriate in legno. La creazione di una cortina interamente vetrata, intervallata dai pilastri, mantiene la continuità visiva tra esterno ed interno. Tale continuità viene ulteriormente sottolineata dalla presenza di infissi apribili scorrevoli e a battente che rendono realmente accessibile il porticato come in origine. L’edificio principale è costituito dai due ampi saloni longitudinali sovrapposti. Al piano terra, la ripartizione interna segue l’orditura e gli interassi dei pilastri (modulo da m.3,80x5,00 mt. circa); le dodici campate di pilastri, sono state divise in due unità di egual misura, ed una più grande, da cinque campate. Lo stesso dicasi per le tredici campate al piano superiore (la campata in più dipende dal fatto che al piano primo non abbiamo l’ingombro dell’attraversamento presente al piano terra); in questo caso il modulo strutturale è di m.3,80x10,00 mt. La presenza di una copertura in legno disposta a “capanna” per tutta la lunghezza del salone, intervallata da capriate lignee con catena in ferro, la partitura su tre lati degli archi a tutto sesto, la presenza di ampie vetrate proprie dell’architettura industriale degli anni ‘30, sono alcuni degli elementi che ci hanno suggerito l’inserimento di un soppalco da realizzarsi con sistema misto ferro - legno, in modo da utilizzare e valorizzare l’ampio salone nella doppia altezza.
Museo dell’Acqua Roma
Via Giulia
20
La città e il suo fiume
03 Il museo del fiume si propone come un’ipotesi problematica per ricucire il grande vuoto della Moretta, determinato dall’inadeguata politica urbana degli anni precedenti, ed illustrando la storia commerciale ed economica della città, si fa carico di promuovere la conoscenza dell’ambiente fluviale quale sistema portatore di ricchezza per la città. In una città ricca di musei e monumenti, cultura e tradizione potrebbe sembrare ardito proporre Il “Museo del Tevere”, Roma però, è uno dei più importanti canali di collegamento dove fluttuano in un incontro di energie vitali, un numero indefinito di popoli, questa città che ancora dopo tutti questi secoli non rinuncia a essere una delle più grandi capitali del mondo non si può certo spaventare di fronte a quello che potrebbe presentarsi come un progetto ardito. Il museo ricerca e mette in evidenza quel rapporto culturale tra fiume e città ormai perduto dove il fiume era portatore di ricchezze ma soprattutto rappresentava la grande via di collegamento dei principali agglomerati sia commerciali che culturali. Il museo si configura come un complesso di attività tra loro coordinate e dal medesimo fine unitario di contribuire allo sviluppo della conoscenza. Obiettivo del museo del Tevere è costituire un percorso di immagini e reperti che giustifichino l’importanza per la città degli aspetti storici economici e sociali del fiume e che apportino un contributo scientifico e propositivo per la riqualificazione e la rivitalizzazione del fiume stesso. La localizzazione strategica del nuovo museo del Tevere – di fronte all’orto botanico, alla sede esterna della Farnesina permette di creare un percorso integrato tra queste istituzioni; se poi andassimo oltre, immaginando un fiume in quel tratto navigabile si potrebbe creare un interessante collegamento con luoghi quali la futura Città della Scienza l’ex Mattatoio, l’Arsenale Pontificio e Porta Portese. Il progetto del nuovo museo occupa tutta l’area della Moretta da Via Giulia a Lungotevere, colmando il vuoto lasciato su via Giulia. Il punto di riferimento è il modello consolidato della strada rettilinea ed il grande palazzo, capace di dominare la scena urbana con la sua regolarità e soprattutto la sua dimensione che rompe a vantaggio della modernità l’equilibrio con la città medioevale e si rapporta con la costruzione della roma rinascimentale. L’edificio si trasforma cosi in fondale teatrale ed il rudere in attore calcante il palcoscenico della piazza del mercato, dove all’impianto trapezoidale dell’edificio da osservarsi frontalmente corrisponde un analoga configurazione trapezoidale dello spazio pubblico complessivo che lo contiene. Ripercorrendo l’urbanistica romana dei secoli passati, si sottolinea l’importanza progettuale di questa precisa scelta spaziale e prospettica. L’intervento verso Via Giulia terrà conto dell’allineamento e della proporzione della sezione stradale che hanno guidato la costruzione della prima strada rettilinea rinascimentale e verso il fiume dell’ambiente ottocentesco del boulevards alberato e degli edifici disposti secondo quinte scenografiche. Il palazzo si compone di due parti principali e interrelate : il basamento con un ampia scalinata che risolve il salto di quota tra via Giulia ed il Lungotevere ed il corpo di fabbrica adagiato sul basamento tramite esili colonne, che accoglie il museo vero e proprio. La grande scalinata, scavata nel basamento, utilizzabile per esposizioni all’aperto e non solo e la terrazza-belvedere definiscono un ampio spazio pubblico prosecuzione della Piazza del mercato. Il basamento riprende geometricamente il perimetro del vuoto agganciandosi direttamente all’immediato urbano, la parte superiore su pilotis si costruisce su se stessa razionalmente ricercando quelle forme rinvenibili nella costruzione della città classica. All’interno del basamento si dispongono la biblioteca a tema e la sala conferenze o auditorium, accessibili sia da Via Giulia che dal Lungotevere. La parte superiore è costituita da due lunghe gallerie poste ortogonalmente alla “Via rettilinea” collegate dal lato su via Giulia da un blocco a tutta altezza che crea una grande sala per l’esposizione di grandi oggetti tridimensionali e verso il lungotevere da un passaggio a sezione variabile che lascia libera la visuale dell’osservatore verso il fiume e verso il Gianicolo, cercando il dialogo tra l’edificio ed il suo fiume. Le gallerie si estendono su due piani il primo livello riceve la luce orizzontalmente affacciandosi con una parete vetrata continua sulla scalinata il secondo livello chiuso da entrambi i lati riceve luce zenitale controllata da un sistema di schermature poste in copertura regolabili automaticamente. Il percorso del museo è circolare anche se , grazie ai sistemi di risalita a rampe collocate nelle gallerie, è possibile utilizzare o fruire degli spazi in parte o completamente in modo flessibile. L’architettura deve dare forma al museo come elastico strumento di esposizione la maggiore flessibilità d’uso così ottenuta è funzionale alle eventuali modifiche connesse al materiale museografico o con l’ordinamento dello stesso.
20
CaSa sul Lago di Garda Ristrutturazione della VHouse - Desenzano del Garda
05
(2006) ...COM’ERA
Il progetto proposto prevede essenzialmente la ristrutturazione del fabbricato ad uso residenziale, l’intervento determina un piccolo aumento della volumetria esistente e di conseguenza modifica il planivolumetrico. E’ dato per scontato che il progetto intende entrare in contraddizione con il manufatto così come si presenta oggi, poiché non si ritiene abbia caratteristiche architettoniche tali da dover essere conservate e né tanto meno identificabili con caratteri propri del territorio circostante; è scontato che nel progetto s’intende non solo fare emergere la nuova architettura rispetto alla consuetudine edificatoria e prettamente speculativa, ma altresì si cerca di far emergere quegli aspetti che hanno speciale attinenza con la sua collocazione nel paesaggio circostante, specificatamente urbano L’intervento infatti si caratterizza nella ricerca volumetrica pura, attuata demolendo la copertura esistente ad una falda, realizzando il piano di copertura orizzontale a terrazza sfruttando l’altezza dell’edificio per orientare la visuale verso il lago ed il paesaggio circostante; in tal senso si realizza sul piano di copertura un volume vetrato con copertura lignea quale belvedere coperto. Al fine di regolarizzare e rendere chiara la struttura compositiva della villa si realizza il sopralzo del volume basso posto sul lato ovest, anch’esso con copertura ad una falda, portandolo alla stessa quota del piano terrazza, usufruendo cosi di un ulteriore spazio da adibire a locale guardaroba e bagno della camera padronale. Lo sviluppo volumetrico della casa pone il problema del trattamento dei prospetti. L’intenzione è quella di differenziare i quattro fronti definendo comunque una gerarchia ed esplicitando i rapporti con il contesto immediato. Nella sostanza non viene alterata la partitura delle aperture esistenti, solo sul lato ovest si smaterializza la cortina muraria del soggiorno rendendo la chiusura perimetrale trasparente quasi a denunciare la finta leggerezza dell’ampliamento volumetrico. All’interno dell’abitazione viene mantenuta la scansione dei piani sfalsati che rendono particolare la sezione trasversale.
A.U.S.L. N°7 piano terra
Siena Sud
20 piano primo
L’intervento in progetto consiste nella realizzazione di un edificio da adibire a presidio distrettuale sanitario per la zona sud della Città di Siena, al fine di riorganizzare le attività socio-sanitarie del territorio comunale. L’edificio in oggetto dovrà ospitare le seguenti attività sanitarie: presidio distrettuale, centro operativo 118 di back-up e continuità assistenziale ed il centro di salute mentale. L’area su cui insiste l’edificio è collocata in zona periferica a sud della città, in località Cerchiaia-Coroncina all’interno del Piano di Lottizzazione di edilizia economico popolare n.22. Tale localizzazione riferisce una chiara volontà della amministrazione comunale, che risulta ai nostri occhi favorevole per il rilancio delle aree urbane periferiche.
05
La Filanda
Wine & Dine Ristorante ad ASOLA
20
06
House R1
Visano - BS -
Casa con Patio
20
06
House P.P.P.
Asola - MN -
Recupero di Edificio Agricolo ad uso Residenziale
20
06
(2008)
Piano di Recupero
Corte Galeazzi RoncolevĂ VR
20
Recupero di palazzo Galeazzi e dei rustici annessi e costruzione di villa unifamiliare
(2018)
07
HOUSE TORRE BIANCA - TORRI DEL BENACO (VR)
La variazione di destinazione d’uso del complesso impone nuovi elementi di riflessione, nuovi condizionamenti alla composizione architettonica del manufatto esistente, che non potranno che portare ad una revisione delle gerarchie e dei ruoli dei singoli elementi compositivi. Nel progetto si è cercato di rendere questo passaggio insieme evidente e discreto, inequivocabile contrasto, ma anche cauto, rispettoso. Si è voluto che il segno del progetto volto in questa direzione fosse in ogni caso un segno che andava ad aggiungersi agli altri segni tracciati dalla storia, indipendentemente dalla rilevanza monumentale di questi. In questo caso l’aprirsi del nuovo complesso edilizio verso il suo parco va inteso nel progetto piuttosto come il segno di una concreta alternativa architettonica, connessa alla ricchezza evocativa e alla potenzialità sul piano proprio tipologico del manufatto esistente; va intesa come il segno di una vocazione dell’edificio, ad assumere e ad esprimere quasi didascalicamente la nuova destinazione e ad accoglierne la legittima esigenza di individuazione e di riconoscibilità. L’accentuazione architettonica che ne deriva determina una sorta di equilibrio destinato a ristabilire la centralità stessa della corte interna rispetto ai corpi edilizi diversi che la circondano. La variazione di destinazione d’uso del complesso edilizio influisce in modo decisivo anche sulla figura della corte interna. Una corte quella esistente che evidenzia la sua ragion d’essere come spazio libero all’aperto, con l’innegabile fascino delle visuali aperte, dei tagli d’orizzonte che i corpi edilizi verso sud consentono in questa direzione, ritagliando una singolare porzione di paesaggio. Il progetto di riqualificazione, come già si è detto, non è da intendersi riferito esclusivamente al manufatto architettonico; l’assoluta interrelazione con il territorio circostante, rende l’edificio calato in un “continuum” ideale tra centro urbano e campagna, con l’obiettivo prioritario, di non disperderne il “genius loci”, ovvero l’identità del luogo.
House Erre
GB - Leno (BS)
scomposizione cartesiana
20
07
(2009)
Il progetto si caratterizza nella volontà di reinterpretare il luogo dell’abitare derivato dalla struttura tradizionale esistente, ricercando una dinamicità degli spazi con tagli prospettici irregolari e seguendo linee spaziali multi focali. L’interesse si concentra non tanto nella suddivisione dei singoli ambienti e stanze, ma piuttosto sui percorsi interni e sulla percezione sensoriale ogni volta differente, che crea un effetto molto particolare. La scelta dei materiali rafforza l’idea delle scelte architettoniche, quasi in un gioco di rimandi. Ogni spazio risulta così altamente connotato, rendendo la casa accogliente e vivace.
Scuola dell’infanzia
PRATO
Il colore delle idee
20
Idea: nasce dalla consapevolezza che la progettazione e l’organizzazione degli spazi non può prescindere dalla conoscenza di programmi psicopedagogici, l’architettura deve incontrare e soddisfare i bisogni educativi e sociali dei bambini. Non è sufficiente progettare spazi funzionalmente adatti ad aiutare lo svolgimento delle attività dei bambini, ma è necessario impegnare le loro facoltà d’immaginazione e le loro risorse potenziali di fantasia e di gioco. La progettazione impiantistica, d’altro canto, è fortemente interrelata a quella architettonica perché permette di creare spazi ancora più ricchi di stimoli rendendo attiva la percezione sensoriale a diversi livelli, favorisce inoltre il controllo gestionale sotto vari aspetti, dal controllo sulla sicurezza in termini propriamente “tecnici” al controllo sul confort abitativo e non ultimo al controllo sui costi di gestione.
08
Scuola di Musica
Viadana (MN)
20
Musica per archi, percussioni e celesta
08
Nel nostro progetto per la scuola di musica la luce è ciò che attiva la vita degli interni. La differenza tra interno ed esterno dell’edificio esiste ed è fondamentale per innescare tensioni e significati nell’opera progettata. Infatti lo scarto che nasce tra il modo in cui l’edificio si pone verso il contesto urbano ed il modo, ogni volta diverso, in cui la luce sfiora l’interno, viene registrato dallo spessore dell’involucro dell’edificio, che diventa il momento per l’incontro dialettico tra il dentro ed il fuori. I ritmi della luce determinano l’insinuarsi di un’atmosfera teatrale, mentre in assenza di luce è il tempo a determinare la differenza tra rilevanza e irrilevanza. Le proprietà della luce rappresentano, se vogliamo, il principio organizzativo dell’edificio, determinando zone buie e zone piene di luce, ma anche zone grigie, intervalli di luce, equivalenti al silenzio in musica. La compattezza dell’edificio, radicata sia nei volumi che nell’impianto tipologico, nasce altresì dalla ricerca poetica ed aulica della forma dell’edificio pubblico, dell’istituzione e quindi della cultura. Questa determinatezza del progetto tende ad istituire un rapporto fondativo con la costruzione del paesaggio fenomenico, incidendo e trasformando il contesto su cui sorge. L’area in cui mette radici l’edificio è area di confine, regione filosofica dove città e paesaggio naturale si sovrappongono ed esistono senza scelta o aspettativa. Questa zona richiede visioni e proiezioni che delineino la linea di demarcazione tra urbano e rurale. Nel progetto si tende a neutralizzare l’aneddoto (il facile ricorso alla composizione figurativa, il dettaglio che nasconde la natura autentica del localizzarsi), si utilizza il muro in tutta la sua acerba crudezza per tracciare linee che creano una topografia artificiale e definiscono il luogo. L’architettura della scuola si pone anche nella volontà di apertura al paesaggio, le grandi vetrate inquadrano da un lato il profilo del paesaggio rurale e dall’altro il profilo della città di Viadana,come due occhi opposti sul mondo. Ma un’architettura fenomenica, che ha le suddette intenzionalità, richiede sia la pietra che la piuma. La massa avvertita e la gravità percepita condizionano direttamente le nostre percezioni dell’architettura progettata. La luce trae forza sia dalla pesantezza delle masse che dall’effetto che esercita sugli spazi interni. L’espressione della massa e dei materiali modulata da fattori di gravità, peso, portata, tensione e torsione si articola come l’orchestrazione degli strumenti musicali. Il materiale è reso più dinamico dal contrasto tra pesante (basso, percussioni, tuba) e leggero (flauto, violino, clarinetto). Il contrasto in termini di massa degli strumenti bassi in “MUSICA PER ARCHI, PERCUSSIONI E CELESTA” di Bela Bartòk è enfatizzato dal fatto che gli strumenti leggeri e gli strumenti pesanti hanno collocazioni fisiche separate sul palco durante l’esecuzione del pezzo. La comunicazione della materialità della musica all’esperienza uditiva temporale avviene in modo risonante attraverso gli strumenti. Allo stesso modo, la struttura, il materiale e l’esperienza spaziale del progetto comunicano una materialità pesante e leggera. La nuova città della musica, invece di porsi come un’acropoli (cui segue temporalmente la necropoli), dovrà agire da “catalopoli”, un catalizzatore della cultura musicale e non solo, del passato, del presente e del futuro. Infatti determinanti saranno le attività e gli eventi promossi dalla struttura culturale, ma anche le attività commerciali che si andranno ad insediare e che dovranno avere connessioni tematiche con la città della musica.
HeadQuarters Volpi S.P.A. Nuovi Uffici della Ditta Volpi D.& L. S.P.A. a Casalromano - Mantova
20
08
(2009)
piano primo
piano terra
piano seminterrato
........................COM’ERA La teoria degli ordini è stata tradizionalmente la base per la trattazione degli elementi di architettura, sino a quando, negli anni cinquanta , Ernesto Nathan Rogers non incominciò a trattare l’argomento in chiave fenomenologica e non più stilistica. Nei suoi corsi universitari alla facoltà di Architettura di Milano, invece di parlare di lesene, capitelli, colonne e trabeazioni, Rogers affrontò il fenomeno architettonico parlando di utilità e bellezza , tradizione, critica, ambiente, cercando di avviare una riflessione sugli elementi dell’architettura a partire da presupposti della tradizione moderna. Più recentemente, la critica radicale ha visto nell’architettura il modello dell’ordine gerarchico e totalitario e, di conseguenza, ha invalidato ogni tentativo di ricostituire una sistematica dell’architettura, ma questo non deve ridurci a trattare dell’architettura soltanto attraverso le voci di un dizionario. Comunque sia, l’architettura ha a che fare con l’idea di archè, di principio, di cominciamento, di fondazione, così come con quella di struttura, e non potremo sottrarci al confronto con queste nozioni. L’intenzione è di affrontare le condizioni che rendono ancora possibile dare una ragione del prodursi del fenomeno architettonico prendendo in considerazione talune evidenze; e nel prendere in esame gli elementi in quanto fattori che entrano in gioco in una situazione vi è l’intenzione di proseguire l’atteggiamento rogersiano. L’area su cui sorge l’edificio direzionale oggetto dell’intervento di ristrutturazione ed ampliamento si inserisce nell’area industriale della ditta Davide e Luigi Volpi S.P.A. nel Comune di Casalromano (MN) ed ha una superficie fondiaria di 14258 mq. destinata dal P.R.G. vigente a zona industriale e produttiva. Il progetto proposto prevede essenzialmente la ristrutturazione del fabbricato ad uso uffici e l’ampliamento degli stessi con sopralzo di un ulteriore piano fuori terra. E’ dato per scontato che il progetto intende entrare in contraddizione con le regole edificatorie standardizzate, è scontato che nel progetto s’intende non solo fare emergere la nuova architettura rispetto alla consuetudine edificatoria, ma altresì si cerca di far emergere quegli aspetti che hanno speciale attinenza con la sua collocazione nel paesaggio circostante, specificatamente urbano, quegli aspetti che sono indotti dalla presenza e dalla consuetudine stessa delle forme attuali, primi fra tutti i confini, le emergenze dei volumi, i profili e perciò anche le angolazioni prospettiche e le aperture visuali, e poi le tecniche costruttive, i materiali e così via. E’ altrettanto scontato però che il presente progetto ha la sua prima ragione di essere negli obiettivi che ci si è posti, e che da questa trae le principali direttive del suo farsi. L’intervento infatti si caratterizza nella ricerca volumetrica, realizzando il piano di copertura orizzontale a terrazza non praticabile, e ricercando regole geometriche e assi ordinatori. Lo sviluppo volumetrico si identifica con il tipo del fabbricato in linea. L’intenzione è quella di differenziare i tre fronti definendo comunque una gerarchia ed esplicitando i rapporti con il contesto immediato. Rilevante è questo rivolgersi, questo aprirsi dell’edificio all’esterno come a voler comunicare l’attività verso il paesaggio urbano. Ed è sempre la parte più importante dell’edificio, la più rappresentativa, ad essere diretta verso lo spazio esterno, verso l’elemento urbano, la via pubblica. In modo che la composizione architettonica dell’edificio ne viene determinata, e così le gerarchie, i punti di vista, l’esposizione. La composizione e la distribuzione degli ambienti risulta chiara ed inequivocabile : dall’ingresso dell’unità immobiliare attraverso il corpo scala e ascensore al piano rialzato, costituito dagli uffici amministrativi e commerciali nonché dalla sala conferenza. Proseguendo al piano superiore, il nuovo ampliamento, si raggiungono gli uffici della dirigenza e la sala esposizioni prodotti. Il nuovo piano permette di raddoppiare la superficie dedicata agli uffici andando a soddisfare le necessità dell’azienda in fase di sviluppo. Altresì si è cercato di razionalizzare anche la parte semi interrata dedicata agli spazi accessori dell’officina: spogliatoi-magazzini ecc. soprattutto per ciò che concerne l’accessibilità. Il nuovo accesso dei dipendenti consente l’accesso anche al locale tecnico destinato all’installazione degli impianti tecnologici che da sbocco direttamente all’esterno tramite una porta sul lato ovest dell’edificio.
EX LANEROSSI Dueville (VI)
20
Recupero urbano ed architettonico dell’area dismessa
I termini fissati nelle scelte progettuali, legati al riuso, sono volti al recupero di parte della struttura dell’edificio, ma ancor prima del suo valore in quanto testimonianza storica ed elemento della memoria del Comune e della sua popolazione, che per decenni ha lavorato nella fabbrica, consentendone la crescita civile e urbana. Gli elementi considerati indispensabili per il recupero dell’edificio sono stati individuati nell’idea di recinto, nel mantenimento degli elementi caratterizzanti la struttura, quali i prospetti, la ciminiera, la maglia strutturale originaria con le sue colonnine in ghisa, la tipologia della copertura a shed, le proporzioni e la percezione degli spazi. Unitamente a questi elementi ne sono stati individuati altri con altrettanta importanza, quali l’accessibilità degli spazi dalle zone limitrofe e dal contesto territoriale circostante; la leggibilità dell’intervento sia in termini architettonici, nella differenziazione delle parti aggiunte e di quelle recuperate, sia in termini urbanistici, con l’organizzazione di un impianto leggibile; l’inserimento di spazi comuni che diventino punti di attrazione e aggregazione per i cittadini; la permeabilità del quartiere; un migliore rapporto con l’ambiente, sia in termini di utilizzo di fonti rinnovabili, che nella rinaturalizzazione degli spazi aperti. Sulla base di quanto appena affermato sono state effettuate scelte progettuali che avessero tra gli obiettivi l’accostamento di nuove strutture a quelle esistenti, e che si differenziassero, per le loro caratteristiche architettoniche, da quelle della vecchia fabbrica, ma che componessero con essa un disegno univoco dell’intervento. La giacitura delle funzioni L’area ex Lanerossi è stata riorganizzata in termini di scomposizione funzionale, con l’inserimento di ambiti destinati a residenza, commercio e terziario/ direzionale. Gli spazi pubblici sono stati articolati, in base alle esigenze, in spazi verdi coperti/ scoperti, disposti prevalentemente nel Parco Baden Powell, piazze e gallerie coperte/ scoperte ed elementi a connettivo coperti/ scoperti. L’ex fabbrica Lanerossi Il complesso dell’ex fabbrica è stato recuperato quasi interamente nella sua forma e struttura, secondo indicazioni fornite dall’amministrazione, mantenendone in aggiunta una parte segnalata come futura demolizione. Per la parte di edificio disposto su due livelli, si è mantenuta la struttura e l’aspetto esistente, mutando unicamente la locazione dei corpi di connessione verticale, in base alla nuova disposizione delle funzioni e delle norme vigenti. Lo stabile è stato adibito, a piano terra a commerciale, a piano primo a residenza. Il resto della struttura del vecchio edificio è stata progettata secondo una disposizione motivata da una lettura approfondita della storia della fabbrica. La distribuzione funzionale proposta è stata dettata dalla volontà di proporre oltre ad un recupero architettonico, un recupero della composizione funzionale, legata alla struttura dei tempi del lavoro. La fabbrica venne edificata in più fasi, ad ognuna delle quali corrispose un ampliamento della struttura dettato dalla necessità di inserire nuove funzioni legate alla lavorazione. Il primo edificio, disposto a sud- est, e costruito nel 1904, era occupato dalla sala dei telai, affiancata verso la ferrovia da una fascia di servizi. Negli anni 1908- 1909 si attuò un ampliamento di evidente importanza, che portò ad un notevole ridimensionamento della fabbrica, che raggiunse circa il doppio della superficie esistente. Questa estensione venne dettata dalla necessità di spostare a Dueville una parte del processo di filatura della lana. La fabbrica proponeva così da una parte i locali della tessitura, dall’altra quelli per la filatura, separati centralmente da un corpo a due campate adibito a magazzino e disbrigo. Quella fin qui presentata è la ripartizione principale mantenuta dalla fabbrica fino a prima della sua chiusura. A comporre la struttura vi erano quindi tre elementi principali, rappresentanti rispettivamente due fasi della lavorazione, e un elemento di connessione e al contempo separazione. A partire dalla volontà espressa dall’amministrazione comunale di trasformare il vecchio polo industriale in un polo culturale, si sono trovati i presupposti per riproporre una duplice separazione delle funzioni, tale da riprendere concettualmente quella precedentemente descritta. L’inserimento all’interno dell’ex fabbrica di una scuola materna e una scuola elementare, da una parte, e di una biblioteca e un auditorium, dall’altra, ha consentito l’individuazione di due gruppi funzionali rappresentanti, il primo gli ambiti dedicati alla formazione dell’individuo, e il secondo i luoghi per l’arricchimento culturale personale. I due filoni funzionali sono pertanto stati inseriti separatamente; il primo in corrispondenza della sala dei telai, il secondo nella zona della filatura, separati da un percorso centrale, in corrispondenza e a riproposizione del corridore, un tempo impiegato come magazzino e disbrigo. L’inserimento delle aree verdi annesse alle scuole, ha proseguito l’azione di recupero della giacitura strutturale originaria, che è stata simbolicamente sostituita dalla collocazione di nuove piantumazioni. Le necessità progettuali hanno poi portato all’inserimento di ulteriori funzioni, quali gli ambulatori ULSS, il front
08
office comunale e alcuni ambiti destinati al commercio e al terziario. Questi inserimenti hanno comunque mantenuto la struttura e l’idea compositiva iniziale, arricchendola. I nuovi edifici Il complesso aggiunto a quello già esistente si articola in spazi differenti, e caratterizzati da altrettante funzioni. Si distinguono in particolare tre gruppi di edifici; il primo si collega simbolicamente con la struttura dell’ex fabbrica, con il quale evidenzia il nuovo viale commerciale; il secondo si trova all’estremità nord, in continuità con l’asse direttore appena citato, sviluppandosi poi in direzione della ferrovia; il terzo è in continuità con l’ex fabbrica. Il primo complesso si compone di un corpo lineare parallelo all’edificio a due piani dell’ex fabbrica, con il quale cerca un dialogo nella formazione di un percorso che ricongiunge l’attuale piazza del paese fino al nuovo teatro all’aperto, poi in prosecuzione verso il Parco Baden Powell. Lungo questo viale s’innestano, ai piani terra, i principali spazi commerciali, mentre ai piani superiori gli spazi direzionali. Dietro al corpo lineare si trova un secondo edificio adibito a residenza e direzionale. Il secondo complesso si presenta come una corte chiusa, interamente adibita a residenza, al di fuori del piano terra posizionato sul viale principale, occupato da spazi commerciali. Il terzo gruppo viene a collocarsi in corrispondenza di alcuni dei manufatti da demolire. Un primo edificio prosegue il corpo di fabbrica a due piani originario, recuperando la struttura esistente, dove verrà inserito un ristorante; un secondo si trova nella fascia centrale a nord dell’ex lanificio, dove verrà ricostruito con nuova forma architettonica per ospitare parte della biblioteca, l’auditorium e spazi espositivi, a memoria della precedente destinazione del complesso.
Castello Visconteo
Pandino - Cremona
20
Progetto per la Riqualificazione ed il Riuso del Castello Visconteo e della Area circostante
09
La visione strategica di fondo del progetto parte dalla convinzione che la futura crescita economica e sociale di Pandino sia indissolubilmente legata allo sviluppo di progetti condivisi e ad un’azione coordinata di valorizzazione a diversi livelli: comunale, sovracomunale, provinciale e regionale. L’obiettivo a cui si rivolge il progetto presentato è la riqualificazione del Castello Visconteo sia in termini funzionali che urbanistici. La presenza del castello rappresenta un’opportunità di sviluppo socio-economico di Pandino e del suo territorio che fino ad oggi non ha portato ad uno sviluppo del settore turistico. Il progetto pone le basi per una valorizzazione culturale e sociale del castello e del suo intorno volta ad una maggiore capacità di attrazione complessiva, in termini di frequentatori e di nuovi investimenti commerciali privati. Nel progetto il castello mantiene una funzione pubblica quale bene storico-architettonico con valore di forte identità sociale e territoriale. Nel Castello vengono inserite attività pubbliche, appunto: il museo, la biblioteca civica, gli uffici comunali di rappresentanza e la sala consiliare, il ristorante tipico, la sede della pro loco, la sala polifunzionale. Il cortile ed i porticati offrono momenti di aggregazione e luoghi per il godimento della suggestione dello spazio. A sostegno di questa proposta è stato creato nell’arena un sistema di servizi ed attività variegate volte ad incrementare l’interesse turistico. Affinché il Castello diventi il vero “cuore pulsante” del borgo è necessaria un’operazione di integrazione urbana attraverso: un percorso pedonale riconoscibile che collega il castello con Via Umberto I passando attraverso la piazza Vittorio Emanuele III; la realizzazione di una zona pedonale nel centro storico, riprogettando la viabilità; la progettazione dell’arena come spazio sociale variegato (parco urbano, teatro all’aperto, luogo di aggregazione e spazio commerciale per manifestazioni e fiere); un collegamento forte con la Piazza Vittorio Emanuele III che diventa piazza di comunità e luogo di aggregazione. Il Castello deve essere altresì integrato in una rete di comunicazione territoriale quale punto di partenza e di arrivo per: percorsi naturalistici ciclo-pedonali, percorsi storico culturali e religiosi; percorsi enogastronomici. La valorizzazione urbana e funzionale rende il castello il vero “cuore pulsante” di Pandino e del suo territorio solo se vi sarà la piena consapevolezza della necessità di procedere attraverso un progetto condiviso e un’azione coordinata tra diversi attori: l’Amministrazione Pubblica, le imprese commerciali, le associazioni di categoria e la comunità locale. Il progetto tende a definire e sviluppare concetti che influiscono sulla realtà urbana quali: sviluppo di ambienti dotati di un buon livello di accessibilità, disposizione degli arredi tale da permettere una buona fruibilità per tutti, ambienti che tengono conto di esigenze differenziate, senza creare ‘ambienti speciali’, dislocazione dei parcheggi in modo concentrico (ex campo sportivo, area ex-Enel e area posta a sud sul prolungamento di via Umberto I) al fine di poter raggiungere il cuore pulsante in modo immediato, percorsi liberi da ostacoli e su sede propria, frequenti possibilità di seduta e sosta in aree comuni, segnaletica informativa e di orientamento ben leggibile. Il castello è inteso come bene comune da rispettare e pertanto Le funzioni individuate garantiscono la fruizione pubblica degli spazi del castello nel rispetto della distribuzione dei locali interni. Le scelte progettuali hanno lo scopo di garantire un riuso funzionale con un approccio conservativo al fine di consentire la lettura della struttura esistente. Pertanto gli interventi previsti in progetto prevedono prevalentemente consolidamenti strutturali, ove necessari, e opere murarie minori al fine di rendere efficiente la struttura. Il cortile si trasforma in una piazza, la nuova pavimentazione e l’arredo urbano contribuiscono a renderlo un gradevole spazio di sosta e di incontro. È direttamente collegato al centro storico da un percorso pedonale riconoscibile. L’arena è disegnata come luogo multiuso di una comunità vasta attraverso percorsi, spazi verdi, acqua, prati, terrazze e piazze che connette il castello al tessuto urbano. Il disegno dell’arena costruisce un forte organismo ambientale attraverso la presenza di una foresta urbana. L’arena circostante al castello è fisicamente divisa dal muro di cinta. Il progetto prevede la conservazione e il rispetto dello stesso che funge da quinta e contemporaneamente da punto di osservazione. L’area che circonda il castello, interna al muro, ospita diverse funzioni tra loro complementari: - il teatro all’aperto, è scavato nel terreno al fine di non ostruire le viste da e verso il castello, si integra all’interno del sistema dei percorsi. Ha una capienza di circa 600 posti a sedere e uno scena-fronte costituito da una cascata d’acqua elemento caratterizzante il territorio di Pandino. - Il viale del teatro e piazza del parco estendono il percorso cittadino all’interno del parco del castello. - Il parco è reso unitario dalla forte presenza di acqua e vegetazione che ne fanno un luogo di svago, relax, divertimento e sfondo per le attività di ogni giorno. La sequenza di spazi grandi e piccoli, di maggiore e minore intimità, è collegata da sentieri, da percorsi pedonali. Il parco funziona simultaneamente come luogo naturale e sociale dove le abitudini, le tradizioni culturali e la presenza della natura interagiscono. È pensato come luogo democratico e sensibile capace di accogliere una grande varietà di usi. Ci sono luoghi attrezzati per la sosta e l’incontro, protetti dal sole con panche e muretti, gradini, prati ricchi di vegetazione locale e ripe erbose. La fascia esterna al muro di cinta non viene considerata area di parcheggio selvaggio, ma come spazio pubblico e di aggregazione multifunzionale in grado di accogliere diversi eventi e manifestazioni quali fiere e mercati. La ridefinizione di questo spazio di frangia da lo spunto per costruire il fronte architettonico ad est del nucleo storico, mentre il fronte nord viene smaterializzato esaltando la cortina verde esistente. L’edificio in linea così come percepito è composto di una parte coperta a verde e da una lama orizzontale; ospita tre spazi commerciali (edicola, fioraio, gelateria) ed inoltre la rampa che collega direttamente il teatro all’aperto a quota -2,80 ml. In adiacenza al muro esistente, parallelo all’edificio in linea, si realizza una passerella in legno e ferro a quota +0,80 ml per dare la possibilità al visitatore di un punto di vista caratteristico verso il castello e la sua nuova arena. Sulla fascia a nord si da la possibilità di un parcheggio, limitato a poche auto, ad uso esclusivo degli impiegati nel castello, inoltre viene realizzata la pensilina porta biciclette usufruibili a noleggio gratuitamente dai cittadini e dai turisti.
Officine BERGAMASCHI Serramenti - Mantova
20
09
House
58METRI - Mantova
20
10
scuola media BERLINGO
Brescia
20
L’area oggetto di concorso è situata a nord del paese di Berlingo orientata in direzione nord-sud. E’ una ex cava di terra e ghiaia, bonificata e riempita nell’ultimo decennio con terreno vegetale e altro materiale fino al piano di campagna (circa 120-121 m.slm). Il riempimento è costituito in prevalenza da sabbia ed argilla non ancora sedimentate e solo a oltre 10 m di profondità presenta ghiaie sabbiose con ciottoli come risulta dall’indagine geologica allegata al bando. Sarà possibile quindi realizzare fondazioni solo con palificazioni profonde (12 ml). Confina a sud con via XX Settembre un’asse viabilistico con orientamento est-ovest, a nord, est ed ovest con terreni agricoli. Verso sud prospetta sulla zona scolastica, sportiva e ricreativa esistente che ospita: le scuole materna ed elementare, la palestra, i campi di bocce, basket e tennis e il parco dell’Avis. L’accessibilità al sito, attualmente, è garantita solo tramite la via XX Settembre. La realizzazione della scuola media va a integrare e completare il polo scolastico esistente che si sviluppa su piazza Salvo D’Acquisto caratterizzato da edifici in stile contemporaneo con richiami all’architettura razionalista. La principale finalità dell’intervento è divenire ideale completamento, in continuità con il tessuto esistente e costituire una nuova cerniera per lo sviluppo di Berlingo nella parte nord, superando il limite di via XX Settembre che oggi delimita l’edificato. Il progetto propone un nuovo edificio scolastico, che con la sua volumetria si integra nell’impianto urbanistico di Berlingo. La sua collocazione nel tessuto migliora la rete pedonale e crea nuovi luoghi che si inseriscono sapientemente nel contesto esistente. La nostra proposta punta sulla creazione di un insediamento di pubblico servizio che risulti efficace funzionalmente ed attraente, qualificando gli spazi aperti sia nuovi che preesistenti. Contemporaneamente si pone la questione di una più generale riqualificazione urbana, risolta attraverso la progettazione di nuove aree riconoscibili dalla collettività, strettamente legate al contesto da percorsi ben tracciati. Il progetto entra a far parte dei luoghi d’appartenenza – la piazza, la chiesa, il municipio, – senza contrasti, legandosi alle preesistenze, estendendo la dotazione di servizi pubblici e accrescendo il livello di qualità di vita dei residenti. Quest’intenzione si attua attraverso la realizzazione di un complesso a destinazione pubblica che ricopre funzioni definite ed ha una decisa riconoscibilità nel contesto comunale, costituendo un nuovo fulcro per il paese. Il motivo progettuale ricorrente è l’alternarsi di pieni e di vuoti che, creando continui scenari interni ed esterni, detta un ritmo non caotico alla complessità di quel processo osmotico di scambio sensoriale tra bambino e mondo circostante che rende più godibile e proficuo l’apprendimento. L’ingresso principale all’area di progetto è ciclo-pedonale e si pone a conclusione e in continuità con l’asse pedonale che proviene da piazza Salvo D’Acquisto tramite il sottopassaggio su via XX Settembre. Sulla piazza antistante si inseriscono gli ingressi della scuola media e dell’auditorium. L’intervento si realizza in due momenti distinti ma collegati: la scuola media e l’auditorium. La prima costituita da corpi di fabbrica volumetricamente riconoscibili che si affiancano e sormontano generando un gioco di pieni e vuoti, luci e ombre, superfici e aggetti. Le aule sono tutte rivolte a sud e si affacciano sullo spazio verde antistante, uno spazio attrezzato che favorisce l’incontro e l’aggregazione. La scuola è rivestita con pannelli in cemento di colore chiaro che si contrappone al colore scuro dell’auditorium. L’auditorium è isolato ma collegato tramite un corridoio alla scuola, presenta una sua identità volumetrica e sorge su uno specchio d’acqua che lo circonda. L’acqua ricorda la presenza delle ex-cave diffuse su tutto territorio e soprattutto la rinascita e lo sviluppo della comunità che bonificando le cave ha saputo darsi un’opportunità di crescita e consolidamento realizzando il nuovo polo scolastico. Figurativamente il volume pieno della sala accentuato nella sua pesantezza dal colore nero viene adagiato sull’acqua, determinando quel contrasto pesante/leggero, solido/liquido, sogno/realtà, rintracciabile nella natura umana. L’altezza dei volumi varia in rapporto alle funzioni cui è correlata generando ambienti estremamente eterogenei ma rapportandosi costantemente con le proporzioni generali dell’edificio. Questa mutevole dimensione dello spazio, che pure non è legata solo al movimento in pianta, ha influenza sul nostro senso di benessere ed un valore ideale che interagisce con la sfera dei nostri desideri ed aspirazioni. L’approccio bioclimatico al progetto consente di ottenere il comfort termo-igrometrico interno minimizzando i consumi energetici e riducendo, conseguentemente, le emissioni di CO2 e di altri agenti inquinanti nell’ambiente. Privilegiare la luce e la ventilazione naturale negli spazi interni permette inoltre di migliorare il benessere psico-fisico degli utenti. Il progetto privilegia l’impiego di sistemi di riscaldamento e raffrescamento passivi partendo da un’analisi del sito e adottando orientamento, forma, distribuzione interna ottimali per poi avvalersi di sistemi impiantistici ad alta efficienza e fonti di energia rinnovabile sia per i mesi freddi sia per quelli caldi. A scala architettonica anche la vegetazione interagisce con gli elementi costruttivi svolgendo una serie di funzioni diversificate: determinano variazioni microclimatiche sulla temperatura, l’umidità e la ventosità; fungono da sistema di depurazione dell’aria; attenuano i rumori. Lo spazio verde esterno, oltre a migliorare il comfort visivo, favorisce la ventilazione naturale incrociata e la penetrazione dei raggi solari regolabile da opportuni sistemi di schermatura fissi e mobili e dalla stessa presenza di alberi a foglia caduca. L’apporto dato da una pianificazione sostenibile può portare ad un considerevole miglioramento delle condizioni microclimatiche, contenendo il consumo di risorse energetiche e creando ambienti architettonici di qualità.
Casa
Famiglia
SEKAMONYO mujawimana
lemba - Kinshasa, R.D.Congo
20
11
Villa FAVORITA
Valdagno
20
11
Contesto (storico, passato, presente, futuro, ideativo, programmatico): è la parola chiave che ha guidato le nostre scelte progettuali. Il tema di progetto presenta diverse peculiarità: • una preesistenza importante: il parco e l’esistenza di un piano seminterrato della Villa; • un’eredità intellettuale considerevole: cinque progetti redatti dall’architetto Giò Ponti per la realizzazione di Villa Favorita: incompiuta; • un assetto urbanistico consolidatosi nel tempo che ha generato una connessione fisica e visiva tra la Villa Favorita, il parco e la città sociale sviluppatasi all’inizio del ‘900; • un “legame” storico tra la cittadinanza di Valdagno e la famiglia Marzotto, committente di Villa Favorita. Sulla base di queste premesse non potevamo astenerci dal confronto con il passato, con la storia, con la memoria dei luoghi, con l’ideazione progettuale di Giò Ponti. L’idea progettuale proposta nasce e si sviluppa attraverso l’elaborazione di percorsi concettuali distinti: IL RISPETTO E LA VALORIZZAZIONE DELLA STORIA E DELLA CULTURA DEL LUOGO Il progetto si pone l’obiettivo di individuare le trasformazioni per un nuovo sviluppo dell’area nel rispetto dell’identità dei luoghi e delle trasformazioni sia in senso urbanistico che culturale, susseguitesi nel tempo, ovvero: Mantenere il parco della villa nel suo aspetto originario, in quanto è costituito da presenze arboree importanti e ben inserito nel contesto ambientale territoriale; si interviene solo sull’area a prato centrale definendo gli spazi pavimentati e le isole dell’arte (isole verdi in cui predisporre opere artistiche e/o sculture che si rifanno alle opere di design di Giò Ponti. Ridare una nuova funzione all’imponente abitazione mai realizzata prevedendo uno spazio di relazione che contribuisca allo sviluppo culturale e sociale, come, a sua volta, fu l’insediamento dei Marzotto a Valdagno; l’intenzione è di creare uno spazio teatrale, un teatro all’aperto, spazi di relazione all’aperto, una galleria espositiva temporanea, una sala dedicata a Giò Ponti con l’esposizione del progetto originale di Villa Favorita, uno spazio web archive/video a consultazione libera. Ridare nuova centralità alla zona, ormai entrata a far parte del patrimonio storico industriale, con un intervento che, sulla base delle preesistenze (l’interrato e il parco), sia testimone delle nuove esigenze, in continua osmosi tra identità e cambiamento. L’edificio mira a divenire simbolo luminoso nel territorio oltre ad evocare il fantasma di Villa favorita di Giò Ponti. Altri importanti aspetti da considerare in questo progetto sono: • la presenza di un manufatto che rappresenta, di fatto, la base del progetto ideato; • la presenza di una volontà dichiarata sulla trasformazione dell’area attraverso i progetti dell’architetto Ponti. La scelta che abbiamo operato nell’interpretazione dei disegni va, anche questa, nella direzione del rispetto dell’esistente, ovvero osservando attentamente i disegni, è stato individuato il progetto che potrebbe meglio rappresentare quanto testimoniato dalla realizzazione dell’interrato. L’idea progettuale, inoltre, non può prescindere dal lavoro e dalla presenza di un protagonista importante dell’architettura italiana che aveva impresso la sua volontà sullo sviluppo dell’area. Osservando i diversi progetti redatti da Giò Ponti abbiamo individuato nella assonometria allegata le maggiori attinenze rispetto alla sagoma esistente dell’interrato. La scelta progettuale va nella direzione del rispetto dell’esistente integrato da un nuovo volume che ne consente la leggibilità e ricostruisce simbolicamente la forma di quanto previsto nel progetto di Ponti, ovvero il fantasma della sua idea. Il volume è pensato come un contenitore dalle pareti perimetrali di cristallo all’interno del quale si suddividono gli spazi.
Complesso Residenziale e Direzionale Via Mantova - Brescia - Regalini SPA, concorso di progettazione
20
11
B°N
Lonato del Garda BS
all’ombra dell’Abbazia di Maguzzano
R PA
C
EG H
IO G
5 6
12 0 30 0
O PR TA IE PR
RE SS O
' IN
G RE SS O
CA RR A
PE DO
90
40 8 28 0
A ALL
IN G
BA Sup GN Sup . pa O Sp/ . fin v: 5. Sf: : 92 0. 5 7. 810 m² 31 5 m²
O SS CE AC
90 12 0 30 0
90 210
NA LE
ST Sup UD Sup . pa IO Sp/ . fin v: 15 Sf: : 12 .004 1. .864 m 16 ² m 6 ² +N 3 .30
6 31
IO
50 O
N
60
+3. 0
IN Sup GR E Sup . pa SS Sp/ . fin v: O 8. Sf: : 83 1. 6 5. 602 m² 51 6 m²
E O TIV S
PA
O
TI O/G IA RD IN
24 0
N R IO G G O
280 270
2 11 0 28
67
S
24 0
100 270 Q .E .
55 9 34 0
HOUSE
CU Sup CIN Sup . pa A Sp/ . fin v: 18 Sf: : 9. .914 2. 240 m 04 ² 7 m²
19 Alz 17.9/30.0
34 1 24 0
3 32 0 28
C H
90
E
90
C BO
60 0 28
D
98
BOCCHE DI LUPO
IA RD IN O
O IN D R IA
PIANTA PIANO TERRA 1/100
C
H
G EG
IO
5 6
12 0 30 0
AC AL LA PR O
G UA 5. 94 RD m AR ² O
O
160 250
PR IE ' TA
PE
DO
NA
CA Sup ME Sup . pa RA Sp/ . fin v: DA 15 LE Sf: : 12 .571 TTO 1. .661 m 23 ² m 0 ²
LE
69 313
+N 3 .30
AI
O
90 90
TI O/ GI
N
W .C Su . Su p. pa Sp p. fin v: 2. /S 23 f: : 0. 8m 81 ² 2.76 0 m² 2
+3. 0
19 4 28 0
24 0
80
PA
2. 5. 11 16 161 .1 5 m 77 ² S m ² S Sup p/S up . fin f: BA . pa : v: G NO
53 4 28 0
RR
80
80
250 240
19 Alz 17.9/30.0 CA Sup ME Sup . pa RA Sp/ . fin v: DA 11 LE Sf: : 7. .273 TTO 1. 159 m 57 ² 5 m²
11 6 24 0
24 0
CAM Su ER Su p. pa A D A Sp p. fin v: 12 LE /S TT f: : 8. .673 O 77 m 1.44 5 m² ² 4
24 0
3
10 0 15
11 0 24 0
PIANA NON PRATICABILE
CAMERA DA LETTO m² Sup. pav: 14.286 m² Sup. fin: 13.398 1.066 Sp/Sf:
COPERTURA
² m 3 m² 53 O : 7. .530 4 N G pav 1 92 4. BA . fin: Sup p. f: Su /S Sp
BA 4.4 LCON 9 m² E
80 0 24
8 29 0 24
DIS Sup IM Sup . pa PEG Sp/ . fin v: NO 12 Sf: : 17 .179 0. .570 m 69 ² m 3 ²
80
CA
24 0
O
BA 4. LC 54 O m NE ²
83 240
SS
O
80 240
G RE
SS
AR DI NO
IN
RE
BA
SS
IN G
42 2 30 0
CE
12 0 30 0
462 290 BALCONE 11.62 m²
G
IA
RD
IN
O
G
PIANTA PIANO TERRA 1/100
80
16 17.5 Alz /30. 0
40 8 28 0
28 0
IA RD IN O
G
R PA
80
5 25 0 28
224 280
G
70
PO
70
PA TIO /G
I LU
LI V Sup IN G Sup . pa R O O Sp/ . fin v: 61 M Sf: : 34 .724 1. .479 m 32 ² m 9 ²
R IA
D
IN
O
140 300
20
11
Quando l’uomo modifica e costruisce non fa che inserire la propria azione nella natura avvalendosi della conoscenza che egli acquisisce dei meccanismi che presiedono all’ordine naturale. Il risultato dell’azione umana nella natura ha conseguenze concrete, verificabili. Ogni forma di costruzione del paesaggio si realizza secondo finalità e mezzi diversi a seconda delle culture, delle istituzioni e degli strumenti di cui ci si serve. La varietà dei paesaggi è all’origine delle varietà culturali, ovvero le componenti di una cultura si specificano entro spazi geografici che presentano manifestazioni unitarie. Il paesaggio rappresenta perciò stesso la mediazione vitale tra uomo e ambiente. Paesaggio dunque come tramite e strumento del rapporto uomo-ambiente e come testimone dell’uomo, del suo vivere e del suo operare. Con l’architettura, ad essere in discussione è la stessa appartenenza dell’uomo ai luoghi della sua vita, rispetto ai quali, con la crisi della socialità, egli tende a divenire estraneo, così come va divenendo estraneo alla propria lingua, ai propri gesti, al proprio corpo. L’azione quindi deve concentrarsi in questo recupero e nell’avere cura come atti fondativi volti a creare luoghi abitabili per chi è del luogo come per chi viene da fuori. Acquistare leggerezza ed educare ad essa è uno dei temi cardinali della nostra architettura intesa come interpretazione del sentimento dell’abitare. Per leggerezza si intende quindi una azione trasformativa dello spazio animata da un atteggiamento d’amore sia per ciò che chiamiamo natura sia per l’ambiente costruito in cui sono riflessi tratti di ciò che chiamiamo umano. Ascoltare il paesaggio significa disporsi al dialogo con la molteplicità delle forme dei significati trasferiti nell’ambiente costruito come riflesso della vicenda umana; significa recepire nella trasformazione del presente tale molteplicità con ricchezza insostituibile. In questo senso per la costruzione della casa, avendo ben chiaro il contesto insediativo e la storia che esso ci rimanda si è tentato di costituire un complesso rurale che non evidenziasse i caratteri aulici delle corti rurali di pianura ma si confrontasse con le preesistenze del territorio agricolo circostante, ovvero agglomerati di più edifici attorno ad un cortile non sempre recintato, oltre a ciò l’ideazione si è portata verso la costruzione di elementi che potessero apparire come presenze, quasi “archeologiche”, di muri in pietra (il muro di cinta dell’Abbazia di Maguzzano, soprattutto la parte che sale al cimitero, è stato rivelatore sia per bellezza che per costruzione del paesaggio) che definiscono i limiti della casa seguendo direzioni e geometrie determinate sia da visuali e prospettive dall’interno verso l’esterno, che da assialità riscontrabili e deducibili nel contesto. Su tali muri si è costruito lo spazio della casa che si compone di aree esterne ben definite e di interni non dissociabili da quelli esterni. L’idea che si sviluppa dunque è quella di un continuum tra gli spazi interni ed il paesaggio circostante, alla ricerca del concetto di “preesistenza”, ovvero l’idea che la casa sia integrata nel suo paesaggio da determinare quell’ospitalità del luogo senza defraudare l’essenza del luogo stesso. La morfologia del nuovo edificio ed il tipo architettonico reinterpretato, il volume predominante si rifà alle strutture dei fienili e comunque a forme essenziali dell’architettura tradizionale, determinano un inserimento congruo ed omogeneo nell’insieme del complesso rurale che si viene a creare a seguito degli interventi in essere.
HOUSE
BU
Magliano di Tenna - FERMO
una finestra sul paesaggio marchigiano
20
11
(2016)
PIANO DI RECUPERO ASOLA, Mantova
S.V.A.
20
11
AUDITORIUM ACILIA
ROMA
20
MATERIALITA’ DELLA FACCIATA: Il carattere preminente dell’edificio è riconoscibile nel suo rivestimento di facciata in ceramica in contrasto col cemento bianco a vista. Un accordo cromatico che diventa segno di riconoscimento. CONCEZIONE DELLA STRUTTURA: L’impostazione strutturale prevede l’adozione di solette piene in cemento armato su tutti i piani e colonne di calcestruzzo e acciaio. Questo sistema soddisfa le necessità strutturali e rende possibile l’integrazione dei sistemi impiantistici. Per la copertura della sala e del palco si è optato per la struttura metallica. CONCEZIONE IMPIANTISTICA: sistema a pavimento radiante (caldo-freddo) che soddisfa i requisiti di benessere termico, libertà d’arredo, qualità dell’aria e versatilità in funzione dell’affollamento, affiancato da un impianto ad aria primaria per il ricambio. PRINCIPI DI SOSTENIBILITA’ DELL’EDIFICIO: Volume compatto, pelle esterna efficiente, sfruttamento dell’inerzia dei materiali, utilizzo flessibile, utilizzo di sistemi radianti e ventilazione a bassa velocità, utilizzo di energia rinnovabile (geotermia), utilizzo della luce naturale, illuminazione artificiale con sistema LED, materiali con ridotta energia grigia e alta riciclabilità. ACUSTICA: La sala è tecnicamente separata dagli altri ambienti per facilitare il controllo del suono. All’interno il legno di ciliegio è utilizzato per il controllo del riverbero e speciali dispositivi e il palco mobile permettono di adattare la sala ai diversi tipi di musica.
11
RED.BOX HOUSE ASOLA, Mantova
20
11
PIANTA PIANO PRIMO
PIANTA PIANO TERRA
RIQUALIFICAZIONE PIAZZA D’ANNUNZIO
PADENGHE, Brescia
20
(con l’Arch. Claudio Poli)
12
L’intervento consiste sostanzialmente nella costruzione di un nuovo corpo di fabbrica all’interno della piazza Gabriele d’Annunzio. L’edificio è composto da un piano alla quota della piazza esistente, contenente le funzioni e gli spazi richiesti dal bando, ed un piano copertura con funzione di piazza posto alla quota della piazza del municipio. La soluzione progettuale propone inoltre l’accesso carrabile al piano della piazza inferiore mediante un percorso carrabile parallelo all’edificio a stecca del complesso ed il potenziamento del parcheggio esistente sul retro del corpo basso. La proposta progettuale non interviene sugli edifici esistenti fatta eccezione per una apertura carrabile da realizzarsi al piano terra del corpo basso parallelo al fronte del municipio. L’apertura del varco, pur non essendo indispensabile, è consigliabile per mettere in collegamento la piazza con il nuovo parcheggio sul lato est del complesso. Le funzioni previste al piano della piazza bassa (livello 0) sono: - un auditorium o sala polivalente con una capacità massima di 250 posti a sedere; - uno spazio polifunzionale con una superficie di circa 150 mt con possibilità di compartimentazione in spazi autonomi; - degli spazi destinati ai servizi comprendenti spogliatoi, locali tecnici e servizi igienici; - degli spazi di connettivo tra le varie funzioni che possono contenere le funzioni dell’accoglienza come reception o spazi di sosta e attesa. Gli interventi previsti al livello della strada (livello 1) sono: - la formazione di una nuova piazza di forma regolare (piazza alta), sulla copertura dell’edificio, destinata a ospitare gli eventi all’aperto; - la formazione di un nuovo slargo di raccordo tra il limite della piazza alta e la strada, con sistemazione di quinte di alberature posizionate in continuità con il disegno del giardino esistente di recente realizzazione sul fronte opposto di via Barbieri. Il progetto si propone di recuperare gli spazi esistenti ad un uso collettivo di città. L’uso marginale della piazza attuale,
si ritiene sia dovuto all’inadeguatezza della stessa a rivestire un ruolo di fulcro dei numerosi percorsi che la lambiscono. Gli elementi di “criticità” possono essere così riassunti: - il livello ribassato non favorisce l’uso ed impedisce le attività aggregative; - la mancanza di accessibilità veicolare alla piazza contribuisce al suo isolamento: difatti non può essere utilizzata per mercati od esposizioni; - l’accessibilità pedonale risulta difficile mediante i complessi sistemi di rampe, scale e gradoni; - la mancata commistione della piazza con i percorsi pedonali e ciclabile la relega in una posizione marginale. Difatti, la piazza, malgrado la posizione urbanistica di fulcro tra il centro storico e le espansioni urbane più recenti, non riesce a svolgere un ruolo nelle dinamiche sociali della collettività. Si ritiene che il compito di integrazione e allargamento della piazza del Municipio, per cui probabilmente è stata pensata, venga vanificato per la sua posizione ribassata rispetto al naturale piano di svolgimento delle attività sociali ed urbane. I criteri compositivi del progetto possono essere così riassunti: - ordinare lo spazio con un progetto integrato nel contesto; - un linguaggio architettonico misurato che non si metta in “competizione” con le numerose figure architettoniche esistenti; - un inserimento che utilizzi gli spazi già disponibili senza proporre demolizioni di edifici esistenti; - valorizzazione delle funzioni commerciali e di relazione già presenti apportando le integrazioni necessarie al loro inserimento negli spazi urbani. - rafforzamento dei percorsi esistenti integrandoli con nuove funzioni o spazi di aggregazione.
HEADQUARTERS SIDERTRADING S.R.L.
20
CASTELCOVATI, Brescia
12
(2013)
L’idea chiave del progetto è la disgregazione formale dell’edificio a due piani per consentire una più stretta interazione tra i diversi spazi e il paesaggio circostante, offrendo inoltre una relazione più libera di quanto solitamente accade tra esterno e interno. La decisione di frammentare i volumi interni della struttura è stata determinata anche dalle richieste della committenza, che desiderava caratterizzare con differenti involucri i differenti settori della società. La comunicazione e la distribuzione interna sono visibili e leggibili, proprio come la segmentazione volumetrica di tutto l’insieme. All’interno, la ripartizione fra i diversi servizi segue principalmente le logiche di relazione funzionale tra i servizi stessi. Di conseguenza i servizi comuni, quali sale riunioni, locali per archivio, spazi stampanti e gli impianti tecnici, sono situati in posizioni strategiche al fine di garantire la massima flessibilità di utilizzo. concepire uno spazio di distribuzione e di circolazione orizzontale molto ampio deriva sempre da questa preoccupazione per la flessibilità; la distribuzione degli uffici è quindi resa possibile da vari sistemi di partizione: pareti in vetro, pareti in cartongesso, arredi di vario tipo. La modularità alternata degli uffici genera variazione dilatando e successivamente comprimendo lo spazio, fino a modificare un corridoio, trasformandolo in luogo di incontro e di scambio informale. Intenzione progettuale è stata quella di ottenere un’immagine sobria e carica di valore tecnico oltre che materico, lavorando sulle superfici e sullo studio illuminotecnico, fondamentale in un ambiente di lavoro. Anche la scelta degli arredi, oltre a concertare il layout e ad individuare gli obiettivi dell’azienda, ha perseguito la ricerca di funzionalità unitamente a semplicità delle forme ed immagine estetica “pulita” a dimostrare anche la necessità dell’uso. L’integrazione e la programmazione tra i vari operatori ed esecutori e la continua interazione con la committenza e con i fruitori degli spazi lavorativi ha reso possibile la riuscita del progetto, ottenendo tutti gli obiettivi attesi e previsti e soddisfando pienamente le esigenze della committenza.
IPOHOUSE - COSTRUIRE SOTTO Ristrutturazione ed ampliamento di abitazione
....un cuneo nel terreno
20
LENO, Brescia
Costruire sotto In provincia di Brescia un ampliamento su misura, con delle fondamenta davvero particolari Un muro in cemento armato, lì, possente, immobile, vivo. Un muro che parla da solo. Sembrerebbe un’opera incompiuta, come se mancasse qualcosa al termine del lavoro. Dipende dai punti di vista. Per me finita, magnifica, perfetta nella sua irregolarità. Un materiale dalla dignità evidente. Cemento, materia che ha caratterizzato la costruzione di questo ampliamento. «Nasce anni fa come una casa bifamiliare. Da qui è allora partito il mio intervento che ha in primis considerato l’ampliamento di una porzione della casa bifamiliare di cui sopra - di circa 60 metri quadrati - e la creazione di un nuovo ambiente di circa 100 metri quadrati; in un secondo momento mi sono concentrato sulla ristrutturazione dell’intero comparto, sia internamente che esternamente» inizia così la spiegazione del suo progetto l’architetto Raffaele Santacroce. Non è stato un lavoro semplice. I conti con la conformazione naturale del terreno sono stati più ostinati del previsto. L’architetto ha dovuto progettare su un terreno a forma di cuneo, base delle fondamenta, e da lì ha dovuto far dipartire l’intera costruzione sfruttando al massimo le possibilità presenti. Sfida vinta. La semplicità del volume ha ripagato per bellezza e ordine. Esternamente originale e molto personalizzata. Esattamente come all’interno. Ed è così che, guardando gli interni con minuziosità, mi balza immediatamente alla memoria una frase di Le Corbusier che mi ero appuntata alle scuole, superiori certamente. Diceva più o meno così: «L’architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico, dei volumi assemblati nella luce». Perfetta, per ciò che abbiamo di fronte. Volumi assemblati nella luce. Si vedono e si recepiscono fisicamente, li tasti passo a passo. Qui dinnanzi non abbiamo una semplice costruzione, un assemblamento di materiali, che formano volumi appunto, uno di fianco all’altro. Quella è mera tecnica. Dinnanzi abbiamo un’architettura, con del sentimento, con una propulsione all’ordine e alla semplicità che nell’insieme lascia sbalorditi. Ed il bello è viverci in queste sezioni, vuoti in altezza. Il bello è buttarcisi su quei poufs colorati. Fantastico è calpestarli quei gradini rossi e bianchi. Un design, oserei definirlo, avanzato: per costruire sopra, per costruire sotto. Perché poi ciò che conta non è solo quello che vediamo ma anche tutto ciò che strutturalmente sostiene, nascosto, il visibile. L’invisibile, il cuneo sottostante, senza il quale nulla qui esisterebbe. (Manuela Monteverdi, redazione Le Case di Elixir)
12
(2015)
RE-BELLUS, ritorno alla bellezza del territorio
20
Riqualificazione fluviale dell’ambito idrografico del fiume Chiese nei territori del basso bresciano Comuni di Carpenedolo, Calvisano, Visano, Acquafredda, Remedello.
13
GREENBOX
PLIS REMEDELLO
ITINERARIO CICLO TURISTICO DEL FIUME CHIESE
PROGETTO
PROGETTO DI FATTIBILITA' PER IL NUOVO PERCORSO CICLO TURISTICO E CORRIDOIO ECOLOGICO LUNGO IL TRATTO FLUVIALE TRA I COMUNI DI CARPENEDOLO E REMEDELLO COMMITTENTE
PROGETTISTA via marziale cerutti 84/H 25017 Lonato del Garda (BS) e-mail: info@mudarchitects.com, web: www.mudarchitects.com tel.- fax 0302039978, Partita Iva 02529151207 DISEGNO
PLANIMETRIA GENERALE
FASE PROGETTUALE
Studio di Fattibilità AUTORE
SCALA
PROGETTO-NR.
OGGETTO-NR.
DISEGNO-NR.
OPERA
INDICE
DISEGNATORE DATA
18/10/2013
VERIFICATO
18/10/2013
DIMENSIONE FOGLIO
A0
M.U.D. ARCHITECTS
MUD226
P.U.
Amb.
A
ID: MUD226-URB-AMB-A
PLANIMETRIA GENERALE H/L = 1183 / 835 (0.99m²)
Allplan 2013
House DaGo-Zan, Desenzano del Garda BS Ristrutturazione di casa per vacanze...essenzialitĂ della forma
20
13
(2014)
House ErreD., Leno BS
Ristrutturazione di appartamento con materiale di recupero
20
13
(2014)
PIAZZA MANGERI
ASOLA, Mantova
20
Sistemazione di Piazza Mangeri e realizzazione del nuovo centro culturale
13
MiniHouseONE, Rivoltella del Garda BS
20
Ristrutturazione di un piccolo appartamento da 38 mq.
14
MiniHouseTWO, Desenzano del Garda BS
20
Ristrutturazione di un piccolo appartamento da 40 mq.
14
HOUSE R+E
Lonato del Garda, Brescia
Progetto di ristrutturazione interna abitazione unifamiliare
20
14
13
A
TR
25
0
PIE
0
0
12
E
0
25
IAIA
GH
25
0
13 0
VE
R
P DE
IN
BIL
EA
M ER
TO
ICA
TR
LAS
NO
LEG
N
ZIO
TA
EN
VIM
PA
E IN
NT
TTA
LO EF
70 0 16
AD MP RA
70 0 21
0
13
0
16
CE I AC O SS
90
21
0
AR
G AL
0
0
E AG
13
16
25
0
13 0
60
90
ALE
EDON
SSO P
ACCE
IO
ARRA
SSO C
ACCE
House 243Ngo, Padenghe del Garda BS Una finestra sul paesaggio benacense
20
SUPERFICIE PLOT MQ. 4200,00 CIRCA SUPERFICIE LORDA ABITAZIONE MQ. 220 SUPERFICIE LORDA GARAGE MQ. 70,00 C
TERRAZZA
LAVANDERIA GUARDAROBA PRANZO CAMERA DA LETTO
CAMERA DA LETTO
BAGNO
PRANZO ESTIVO
LIVING
GUARDAROBA
CUCINA
W.C.
BAGNO DISPENSA CAMERA DA LETTO
SUPERFICIE LORDA DI PAVIMENTO 220,00 MQ.
TERRAZZA
GALLERIA
ENTRATA
GUARDAROBA
CAMERA DA LETTO 6 Alz 15.0/64.3
GARAGE
TE
ESISTEN
14
(2016)
0,00 CIRCA CIRCA
O
SS
CE
AC
AIO
RR
CA
Villa Zeno, LocalitĂ Rivoltella-Desenzano BS
20
ricordando Alvar Aalto
14
(2016)
280 240
BAGNO 4.83 m²
FILTRO 1.96 m²
90 240
GUARDAROBA
60 370
100 330 CAMERA DA LETTO Sup. pav: 19.652 m² Sup. fin: 2.480 m² 3.400 Sp/Sf:
BAGNO 4.83 m²
80 210 CAMERA DA LETTO Sup. pav: 17.352 m² Sup. fin: 7.680 m² 2.259 Sp/Sf:
GUARDAROBA
80 240
80 210
80 240
80 210
RIPOSTIGLIO 2.24 m²
80 310
80 290
60 250 80 210
100 250
60 250
80 210
FILTRO 2.24 m²
BAGNO 4.64 m²
80 240
STUDIO Sup. pav: 9.114 m² Sup. fin: 6.720 m² 1.356 Sp/Sf:
CAMERA DA LETTO Sup. pav: 13.860 m² Sup. fin: 4.000 m² 3.465 Sp/Sf:
CUCINA Sup. pav: 8.610 m² Sup. fin: 0.000 m² 0.000 Sp/Sf:
PRANZO Sup. pav: 10.001 m² Sup. fin: 3.600 m² 2.778 Sp/Sf:
INGRESSO Sup. pav: 7.015 m² Sup. fin: 4.800 m² 1.461 Sp/Sf:
200 240
SOGGIORNO Sup. pav: 19.610 m² Sup. fin: 10.800 m² 1.816 Sp/Sf:
DISTRIBUZIONE/CONTENITORI 14.74 m²
90 200
TERRAZZA 8.00 m²
TERRAZZA 31.59 m²
200 270
200 270
LAVANDERIA Sup. pav: 7.035 m² Sup. fin: 5.360 m² 1.312 Sp/Sf:
150 240
80 250 80 210
140 240
PIANTA PIANO TERRA SCALA 1-100 SUPERIFICIE UTILE 148,00 MQ. SUPERFICIE NON RESIDENZIALE 97,00 MQ. SUPERFICIE LORDA 243,00 MQ. SUPERFICIE COMMERCIALE 325,00 MQ. SUPEFICIE FONDIARIA 1140,00 MQ.
320 240
PATIO 9.89 m²
PISCINA
Restauro Cascina storica, Carpenedolo (BS) Restauro di fabbricato rurale urbano
20
14
(2016)
Casa
P+B, Padenghe del Garda (Brescia) Villa unifamiliare sulle colline
20
15
(2016)
Il progetto della casa cerca di armonizzarsi con il luogo che l’accoglie, la volontà di sviluppare il progetto su unico piano è quello di mantenere discreto il volume e l’altezza minima in modo da non avere un impatto sulle visuali (dal lago e dalla via Barcuzzi) e lasciar libera la vista sul bosco retrostante. Anche la scelta di sviluppare l’abitazione come volume semplice a pianta pressochè rettangolare, coperto da un tetto a falde sfalsate, tende ad un inserimento ambientale cauto e leggero. La casa si apre con ampie vetrate verso il lago mentre mantiene una maggior chiusura verso l’entroterra, il prospetto verso il lago mantiene una partitura, evidenziata da “contrafforti”, regolare e definita dallo sviluppo degli spazi interni; il prospetto “interno” si caratterizza per gli sfondati che determinano spazi a portico e pergolati destinati a divenire vere e proprie stanze vegetali. In questo senso per la costruzione della casa, avendo ben chiaro il contesto insediativo e la storia che esso ci rimanda si è tentato di costituire una abitazione semplice nelle forme e nei volumi ma ricca di elementi riconducibili alla tradizione che non evidenziasse i caratteri aulici della “villa” ma si confrontasse con le preesistenze del territorio circostante, oltre a ciò l’ideazione si è portata verso la costruzione di elementi che potessero apparire come presenze, che definiscono i limiti della casa seguendo direzioni e geometrie determinate sia da visuali e prospettive dall’interno verso l’esterno, che da assialità riscontrabili e deducibili nel contesto. Su tali muri si è costruito lo spazio della casa che si compone di aree esterne ben definite e di interni non dissociabili da quelli esterni. L’idea che si sviluppa dunque è quella di un continuum tra gli spazi interni ed il paesaggio circostante, ovvero l’idea che la casa sia integrata nel suo paesaggio da determinare quell’ospitalità del luogo senza defraudare l’essenza del luogo stesso. La morfologia del nuovo edificio ed il tipo architettonico reinterpretato, il volume predominante che si rifà a forme essenziali dell’architettura tradizionale, determinano un inserimento congruo ed omogeneo nel contesto collinare. L’edificio è articolato su un unico piano fuori terra ad uso abitativo ed un interrato ad uso autorimessa e cantinati. I volumi appaiono essenziali, perché dettati da geometrie ortogonali e determinate da allineamenti esistenti, e sono ricondotti ad unitarietà grazie alla copertura a falde che unisce e che riprende i concetti dell’architettura classica – “tradizionale”.
La progettazione dell’edificio s’ispira ai criteri dell’architettura bioclimatica e vuole essere un esempio di architettura sostenibile. Tali aspetti, unitamente allo studio dei coni visuali e delle prospettive sul paesaggio, ne hanno condizionato la forma geometrica e l’articolazione volumetrica, poiché si è voluto sfruttare per i fini energetici le possibilità derivanti dalle caratteristiche di esposizione del sito, ricercando il migliore inserimento paesaggistico possibile. A tale proposito si evidenzia il fatto che la distribuzione planimetrica dell’edificio si adatta alla conformazione della superficie topografica del lotto interessato, evitando così inutili e dannosi rimodellamenti morfologici del suolo. La tipologia costruttiva si ispira all’architettura tradizionale e ad una dignitosa umiltà formale tipica delle costruzioni del luogo con lo scopo di valorizzare i materiali caratterizzanti il progetto: l’intonachino, il legno e il vetro. Per la visualizzazione del progetto si rimanda agli elaborati grafici allegati alla presente relazione paesaggistica. L’area esterna è stata oggetto di opportuna progettazione del verde con lo scopo di ricercare il migliore inserimento paesaggistico possibile, senza alterare le caratteristiche percettive e visuali della zona. Indicazioni dettagliate si possono esperire dagli elaborati grafici allegati alla presente relazione. Il progetto del giardino ha come scopo primario quello di fondersi con il paesaggio del contesto locale. E’ immerso nel paesaggio che si è formato per tradizione rurale e per interventi dell’uomo a gestire e coltivare il territorio e per questo tende ad assumere e predisporsi alla comprensione di tutte le componenti naturali, ovvero la tipologia del suolo, della vegetazione e delle strutture e dei percorsi. La prima cosa quindi è stata quella di aprire lo spazio del giardino oltre i propri confini e dare continuità di visibilità sul contesto. Si è cercato di ritagliare delle porzioni visive del paesaggio all’interno del giardino cercando di mantenere un certo equilibrio di scala. In questo senso si è mantenuta la zona a prato ampio e delimitato sui confini da gruppi di alberi ed arbusti definendo spazi a corridoio o ventaglio che delineano una sorta di cornice che modella una ben precisa visuale di campagna o di bosco. Le forme e le caratteristiche del giardino si rifanno allo stile del giardino di campagna, emergono infatti elementi tipici delle zone rurali sia nel tipo di vegetazione da impiantare, pressochè autoctona, sia nell’uso dei materiali per le sistemazioni esterne dei percorsi, delle recinzioni, ecc. Anche la costruzione della piscina, elemento ormai “tipizzato” anche nelle dimore di campagna, posizionata all’esterno adiacente alla casa, tende a inserirsi nell’ambiente senza determinare fratture nella percezione del paesaggio al fine di non alterare il contesto definito.
House Via Vivaldi, Desenzano del Garda (bs)
20 0 70
500 210
20 0 70
Triangolazione ortogonale
20 0 70
G A Su RA Su p. p GE Sf/ p. fin av: Sp 3 : : 2 7.8 .8 4 0.0 00 4 m 74 m ² ²
80
21
0
0
90
80
21
10
0
0
21
0
LA Su VA Su p. p ND E Sf/ p. fin av: RIA Sp 1 : : 1 6.5 .4 4 0.0 00 5 m 85 m ² ²
21
IN G Sup RE Sup . pa SSO Sf/S . fin v: 9. p: : 1. 704 89 m ² 0. 19 0 m ² 5
0
40
0
21
0
80
21
24
80
0
RIP Su O p. ST pa IG v: LIO BA 3.1 Su GN 54 Su p. p O m ² Sf/ p. fin av: Sp 5 : : 0 .19 .0 6 0.0 00 m²80 00 m 21² 0
16 18 Alz .1/3 0.0
40
24
BA Su GN Su p. p O Sf/ p. fin av: Sp 7 : : 1 .41 .4 0 0.1 40 m² 94 m ²
0
0
24
0
60
CA Su ME Su p. p RA Sf/ p. fin av: DA Sp 2 L : : 9 9.1 ET T .6 6 0.3 00 0 m O 29 m ² ²
80
21
0
50
21
0
0
CA Su ME Su p. p RA Sf/ p. fin av: DA Sp 2 L : : 9 1.6 ET T .6 0 0.4 00 0 m O 44 m ² ²
80
21
G A Su RA Su p. p GE Sf/ p. fin av: Sp 2 : : 1 8.3 .4 5 0.0 00 0 m 49 m ² ²
0
80
0
21
0
80
21
20 0 70
80
21
0
LA Su VA Su p. p ND E Sf/ p. fin av: RIA Sp 2 : : 0 4.8 .0 7 0.0 00 8 m 00 m ² ²
C.T Su . Su p. p Sf/ p. fin av: Sp 8 : : 0 .05 .0 2 0.0 00 m² 00 m ²
15
27
27
4 12
0
27
0
70 27
50 3. 0 34 m ² 0. 44 2 m ² 6
70
0
24
p:
24
GU Sup AR D Sup . pa AR O Sf/S . fin v: 5. BA p: : 2. 500 97 m ² 0. 54 0 m ² 0
80
24
0
CA Sup ME R Sup . pa A D Sf/S . fin v: 12 A LE p: : 10 .860 TT O 0. .530 m² 81 9 m²
11
27
0
0
10 0 27 0 TE Su RR p. AZ pa ZA v: 36 .3
18
m
15 0
0
0 24
80 0
CU Su CIN Su p. p A Sf/ p. fin av: Sp 1 : : 6 3.8 .2 1 0.4 10 0 m 50 m ² ²
0
28
27
0
0
BA Su GN Su p. p O Sf/ p. fin av: Sp 7 : : 3 .06 .5 4 0.4 10 m² 97 m ²
0
24
0
30
27
24
m
0
27
80
²
85
27
CA Su ME Su p. p RA Sf/ p. fin av: DA Sp 1 L : : 1 8.4 ET T 4 0 0.5 .26 1 m O 56 0 m ² ²
80
.1 /2 16 9.0 Alz
²
BA Su GN 70 O p. 24 pa 0 v: 3.1 71 m ²
63
DIS Su IM P p. pa EG v: NO 10 .1 13
BA
:
80 Sup GNO . S 0 S up. pav: 7. f/S fin
BA Sup GN O Sup . pa Sf/S . fin v: 3. p: : 1. 570 89 m ² 0. 52 0 m ² 9
0
IM
Sup P Sup . pa EG N Sf/S . fin v: 7. O p: : 0. 350 00 m ² 0. 00 0 m ² 0
16 16 Alz .9/3 0.0
39
DIS
0
80 0
27
27
32
0
0
CA Sup ME R Sup . pa A D Sf/S . fin v: 12 A LE p: : 7. .920 TT O 29 m 0. 56 0 m ² ² 4
24
16 18 Alz .1/3 0.0
0
0
SO Sup GG IO Sup . pa R N Sf/S . fin v: 31 O p: : 14 .600 0. .040 m² 44 4 m²
²
80
0
m
0
0
70
24
20
27
TE Su RR p. AZ pa ZA v: 41 .5
CU Sup CIN Sup . pa A Sf/S . fin v: 9. p: : 4. 860 05 m ² 0. 41 0 m ² 1
27
0
0
PIANTA PIANO SEMIINTERRATO
CA Su ME Su p. p RA Sf/ p. fin av: DA Sp 1 L : : 6 1.8 ET T .2 4 0.5 10 0 m O 24 m ² ²
13
27
0
0
27
23 0
0
16
.7 /3 18 0.0 Alz
SO Su GG Su p. p IO R Sf/ p. fin av: NO Sp 3 : : 1 5.0 5 4 0.4 .73 1 m 20 2 m ² ²
15
27
0
0
12
27
0
0
Alz 0.0 17 .6/3 17 96 0 27
PIANTA PIANO TERRA
20
15
TokyoPopLab, Tokyo (Japan) Tokyo popular laboratory
20
16 WALL FURNITURE
BOOK SHOP
WALL FURNITURE
WALL FURNITURE
WATER MIRROR
ELEVATOR
EXHIBITION HALL
FORUM
ENTRY HALL
INFORMATION POINTS
CAFETERIA
PATIO CAFETERIA
TOILETS
TOILETS
STAFF CAFETERIA MAIN ENTRANCE
GROUND FLOOR PLAN
IT SUITE
IT SUITE
WATER MIRROR
LECTURE ROOM
IT SUITE
LECTURE ROOM
LECTURE ROOM
IT SUITE
ELEVATOR
IT SUITE
LECTURE ROOM
LIBRARY
IT SUITE
EMPTY ON THE FORUM
TOILETS
PATIO CAFETERIA
TOILETS
FIRST FLOOR PLAN
WATER MIRROR
TOILETS
TOILETS
TOILETS
CONFERENCE ROOM
ADMINISTRATION
ADMINISTRATION
WAITING ROOM TOILETS
MEETING ROOM
ELEVATOR
ATRIUM
ATRIUM
WORKSHOP SPACE
TERRACE
CONFERENCE ROOM
PATIO CAFETERIA
TERRACE
SECOND FLOOR PLAN
+11.08
+7.00
+3.50
±0.00
-3.02
LONGITUDINAL SECTION AA
ELEVATION P1
ELEVATION P3
+11.08
+11.08
+7.005
+7.005
+3.50
+3.50
±0.00
CROSS SECTION BB
ELEVATION P2
±0.00
CROSS SECTION BB
ELEVATION P4
La luce naturale come costante nella progettazione del Tokyo pop lab. Una delle costanti del progetto è l’integrazione e l’uso della luce naturale come elemento caratterizzante del progetto per generare spazi e percezioni. In tutti gli spazi del Tokyo Pop Lab la luce naturale, il cui ingresso è governato da una distribuzione di aperture vetrate, si costituisce come elemento fondamentale. Insieme ad esse è stato predisposto inoltre il grande forum, a doppia altezza e a forma di galleria verticale parallelo alla facciata principale che aiuta a filtrare la luce e a diffonderla nelle varie aree dell’edificio. Anche gli spazi di circolazione interni si sviluppano intorno a questo elemento attraverso diverse rampe che permettono di raggiungere i diversi piani e mediante un corridoio che consente al visitatore di accedere alle diverse aree dell’edificio. Il grande forum ha anche la funzione di collegamento tra lo spazio interno e gli spazi esterni. Si è scelto di posizionare al piano terra quelle funzioni come il forum la sala espositiva e la caffetteria-bookshop in diretto contatto con l’esterno, con la città, come prolungamento dello spazio collettivo urbano. Al primo piano si dispongono gli ambienti di studio come la biblioteca e le sale lettura e gli spazi dedicati all’information tecnology aperti sul forum e collegati, attraverso le grandi vetrate, col mondo esterno. Il secondo piano accoglie le funzioni didattiche come l’ampio spazio dedicato al workshop laboratory e le due sale conferenze da 70 posti; allo stesso livello si sono posti gli spazi dedicati all’amministrazione e facilities management; dall’atrio del secondo piano si puo’ accedere, tramite la scala, alla terrazza in copertura, spazio usufruibile per vari eventi e come aula a cielo aperto. L’edificio possiede le più innovative tecnologie di controllo ambientale (luce, umidità, temperatura) e relative alla sicurezza attraverso un complesso sistema computerizzato che consente di gestire e stabilire un controllo efficace dell’organismo edilizio. L’edificio tende ad una pulizia formale, un linguaggio architettonico plastico basato su un razionalismo pulito che combina curve e linee in un sistema armonico tra spazi interni ed esterni con significativi giochi di luce. tecnologie e materiali utilizzati; per quanto riguarda i rivestimenti esterni sono stati realizzati in alluminio laccato (coperture), cemento bianco a vista, stucco, legno e pavè. Per quanto riguarda invece gli spazi interni è stato utilizzato rivestimento ad intonaco, resine e diverse tipologie di materiale ligneo. Gli ambienti interni sono straordinariamente luminosi e conferiscono all’intero edificio notevole leggerezza e solidità dinamica, alla ricerca del “Mandala” ovvero una mappa cosmica, un simbolo dell’universo, una proiezione geometrica del mondo ridotto a uno schema essenziale. Nell’atmosfera pura e sottile il mandala diviene diagramma che mostra le divinità nei loro rapporti spirituali o cosmici; in altri termini diviene piattaforma di lancio per le forze interne dell’uomo, un propulsore verso la comprensione e l’illuminazione interiore.
20
PortoPortese, San Felice del Banaco (BS) ApartHotel sul Lago di Garda
ZA
AZ
RR
TE
O
AG
LL
SU
SPIAGGIA
CAFFETTERIA-RISTORANTE
INGRESSO
CUCINA
LAVAGGIO
ION
RECEPT
HALL
SPOGLIATOIO
AA
MP
RA
DISPENSA
E
AG
AR
LG
UFFICIO
CANTINA
PATIO
CABINA
CABINA
CABINA AREA RELAX
SAUNA
PIANTA PIANO TERRA
PROSPETTO A1
BAGNO TURCO
SAUNA
16
Il PortoPortese Aparthotel è un complesso composto dal nuovo edificio che insisterà su un’area a destinazione turisticoalberghiera esistente. L’aparthotel vanta 56,00 ml. di fronte che si affaccia sul Lago di Garda su un sito di 2000,00 mq. circa, che incorporerà l’hotel: tre piani residenziali; un ristorante-caffetteria; una terrazza attrezzata con vasche idromassaggio; un centro fitness e benessere, più la spiaggia privata. Le camere, di dimensioni di 24,00 mq circa, offriranno ai residenti una vista straordinaria che si estende su tutto il golfo di Salo’, con interni e finiture di alto livello. Il progetto utilizza un chiaro e iconico vocabolario visivo - la trasparenza, volumi capienti di spazio, una sensibilità per il movimento della luce naturale durante il giorno, ed i materiali seppure elementari saranno sontuosi. Il progetto è stato progettato per massimizzare la vista sul Lago di Garda, e lo skyline del centro di Salo’. La sfida principale del progetto è quella di armonizzare il rapporto tra la tipologia del nuovo aparthotel e il sistema paesaggistico della sponda bresciana del lago di garda. Questo risultato è ottenuto attraverso l’attenta calibrazione delle proporzioni architettoniche e dei requisiti funzionali. La strategia unificante per l’intero progetto è l’introduzione coerente di luce naturale, e la creazione di corridoi visivi che collegano il paesaggio alla nuova costruzione. Ulteriore equilibrio viene realizzato con l’orientamento degli spazi pubblici al paesaggio e “waterscapes” circostante, e con la giustapposizione mirata di materiali moderni per tutta la nuova costruzione, sfruttando le proprietà dei prodotti Salamander, sia nei rivestimenti di facciata che nelle pavimentazioni, portando attenzione alla realizzazione tecnica dei frangisole . Questo dialogo tra l’edificio ed il paesaggio determinerà il Porto Portese apartHotel come una destinazione unica nel contesto dei recenti sviluppi del basso lago, ancorato nella storia culturale del suo contesto e nello stile di vita contemporaneo del territorio gardesano.
Servizi offerti dallo studio Project Management Progettazione architettonica ed urbana Progettazione esecutiva, calcoli c.a. e strutture complesse Progettazione impiantistica Design Management/Coordinamento della Progettazione Definizione Strategica dei Processi di Progettazione Erogazione di Servizi di Consulenza Permessualistica Information Management (Web based) Gestione dei Rischi Verifica e Validazione della Progettazione Supporto Organizzativo per il Design Management Supporto Tecnico per la Progettazione Gestione della Gara di Appalto Construction Management Direzione Artistica Direzione dei Lavori Monitoraggio della Esecuzione (Project Monitoring) Controllo della Esecuzione (Project Control) Cost Control Controllo degli Oneri Finanziari Analisi delle Logistica di Cantiere Gestione delle Riunioni di Cantiere Supervisione degli Shop Drawing Supervisione al Controllo della Qualità Expediting presso Subappaltatori e Fornitori Change Management Reporting Collaudo (in corso d’opera) Collaudo (finale) Assistenza al Collaudo (in corso d’opera e finale) Redazione dei Documenti As Built e pratiche catastali
Publication..
Progetto di idee finalizzato al recupero urbanistico e funzionale dell’area ex macello, progetto di massima del centro di aggregazione ricreativo del Comune di Moglia. Catalogo dei progetti. luglio 1997, Comune di Moglia. Le frontiere della città. L’area orientale di Napoli: dall’analisi ai progetti. febbraio 1999, a cura di Mariano Lebro - L’immediato possibile. Concorso di progettazione per la realizzazione di una Gipsoteca della scultura italiana del ‘900. Comune di Casalbeltrame (NO), catalogo dei progetti. giugno 2002, Comune di Casalbeltrame. Forum Tevere, polarità naturale e polarità urbana: programmi, progetti, interventi. gennaio 2003, a cura di Francesco Delogu, Cristiano Tavani, Maria Chiara Bellezza Prospettive edizioni. Roma Premio Tetraktis Architettura. XVIII concorso nazionale, edizione 2004. Catalogo dei progetti per un plesso scolastico in Francavilla a mare (CH). dicembre 2004, a cura di Maria Teresa Esposito Carosi. Edizioni Tetraktis Istituto di Cultura Urbana. Campus dei licei. Concorso di progettazione per il disegno degli spazi aperti e per la realizzazione di un nuovo auditorium e di un edificio per servizi nel Campus dei Licei a Schio. Catalogo dei progetti. giugno 2005, a cura di _BY. Edizioni IndustrialZone Schio. La fabbrica della città. Concorso di idee per la riqualificazione urbanistica e architettonica dell’area ex Lanerossi di Dueville. novembre 2009, a cura di Nicola D’Angelo. Comune di Dueville. La filanda wine & dine. Asola (MN). Delixia gennaio/febbraio 2010. Undici edizioni. PH, l’addomestica luce. Scenografia e design convivono nella casa delle altezze. Le case di elixir. giugno/luglio 2011, di Maria Montefusco. Undici Edizioni. Attenti a quei due. Uffici Sidertrading srl a Castelcovati (BS). CasaResart n.49. giugno 2013. L’architetto e il committente. Il processo di briefing come strumento per l’architettura, di Raffaele Santacroce. Issuu edizioni. Febbraio 2015. Casa Erregi, il libro delle idee. Homify.it - Berlino, settembre 2014. AAA Architetto senza lavoro cercasi. Intervista a finetodesign.com, settembre 2015. Costruire sotto. In provincia di Brescia un ampliamento su misura, con delle fondamenta davvero particolari Le case di elixir. febbraio/marzo 2016, di Manuela Monteverdi. Undici Edizioni.
Exhibitions..
Le frontiere della città. L’area orientale di Napoli: mostra dei progetti. (terzo premio) febbraio 1999, a cura di Mariano Lebro - L’immediato possibile. Palazzo Reale, Napoli. Concorso di progettazione per la realizzazione di una Gipsoteca della scultura italiana del ‘900. Comune di Casalbeltrame (NO), mostra dei progetti. giugno 2002, Palazzo Bracorens, Comune di Casalbeltrame. (15° classificato) Forum Tevere, polarità naturale e polarità urbana: mostra dei progetti. gennaio 2003, a cura di Francesco Delogu, Cristiano Tavani, Maria Chiara Bellezza Acquario di Roma. Premio Tetraktis Architettura. XVIII concorso nazionale, edizione 2004. Mostra dei progetti per un plesso scolastico in Francavilla a mare (CH). dicembre 2004, a cura di Maria Teresa Esposito Carosi. Sale del Comune di Francavilla a mare. Campus dei licei. Concorso di progettazione per il disegno degli spazi aperti e per la realizzazione di un nuovo auditorium e di un edificio per servizi nel Campus dei Licei a Schio. Mostra dei progetti. giugno 2005, a cura di _BY. Comune di Schio. Nuova scuola materna di Galcetello, in via Marie Curie, e nuova scuola materna di Ponzano, in viale Montegrappa. (12° classificato) Comune di Prato. Mostra dei progetti. novembre 2008, Comune di Prato. “Città della Musica” a Viadana, mostra dei progetti. (9° classificato) settembre 2009, Comune di Viadana. La fabbrica della città. Concorso di idee per la riqualificazione urbanistica e architettonica dell’area ex Lanerossi di Dueville. Mostra dei progetti. novembre 2009, a cura di Nicola D’Angelo. Comune di Dueville. Concorso per Idee per la riqualificazione e il riuso del Castello Visconteo di Pandino (XIV° sec). (5° classificato) Mostra diffusa degli elaborati. Sale del Castello Visconteo di Pandino dal 20 al 28 Febbraio 2010. Il cinema di carta: Greta Garbo (allestimento della mostra). Luglio 2010 Castello di Soiano, Comune di Soiano del Lago. “Ghirlande poetiche e fugilotio musicale” Palazzo Camozzini Verona. novembre 2010, allestimento della mostra e video performance. Mostra dei progetti pervenuti al concorso di idee “Progetto in Evoluzione: La Favorita”. 05.02.2011 20.02.2011 - Galleria Civica Comune di Valdagno. Mostra dei progetti del Concorso ad inviti per il progetto preliminare di Piazza D’Annunzio a Padenghe sul Garda (BS). (6° Classificato), galleria Civica del Comune di Padenghe sul Garda (BS). Re-Bellus: riqualificazione fluviale del fiume Chiese, presentazione del progetto a Building Solution, Fiera edile Di Bergamo. Aprile 2013 Bergamo. Re-Bellus: riqualificazione fluviale del fiume Chiese, presentazione del progetto a MyPlant, Rho Fiera. Febbraio 2015 Milano.
www.mudarchitects.com
L’obiettivo di questo libro e’ di mostrare cio’ che non si legge mai nelle opere di architettura. Il racconto scandisce il tempo e gli episodi del nostro percorso professionale. Si capisce fino a che punto la professione sta cambiando, di pari passo con i mezzi e le tecnologie a disposizione: la comunicazione acquista un ruolo di primo piano nello sviluppo di uno studio, come pure il lavoro in rete. Il libro parla del mestiere e ricorda che i progetti sono frutto delle idee, le idee delle esperienze e le esperienze sono storie di uomini e di donne.
“un fiore di roccia sa da sé crescere di fronte ai silenzi immensi e le nevi perenni. E allo stesso modo l’architetto sa che la sua opera è inscindibile, indissolvibile dall’ambiente. Nella sua interpretazione creativa egli diventa un urbanista, lo voglia o non lo voglia. Urbanistica e architettura si confondono, e la prima comprende la seconda: a questa condizione nessuno può sfuggire. Il rapporto tra l’architetto e la sua comunità diventerà la sua legge, la sua coscienza morale, segnerà la sua partecipazione creativa alla nascita della nuova comunità, illuminata dalla fiamma spirituale di coloro che l’avranno nutrita della loro sostanza umana” Adriano Olivetti