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Primo Repertorio Statistico dei comuni della Sicilia
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Regione Siciliana
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Regione Siciliana
Primo repertorio statistico dei comuni della Sicilia
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A cura di: Donatella Cangialosi Hanno collaborato: Domenico Caspanello (per la ricognizione delle fonti statistiche, l’elaborazione dati e il glossario), Francesco Paolo Rizzo (per l’elaborazione e l’editing delle tavole statistiche), Vito Fabio Bellafiore (per l’elaborazione dati), Riccardo Abbate (per la realizzazione della versione elettronica)
Per chiarimenti sul contenuto del volume rivolgersi a: Istat - Ufficio Regionale per la Sicilia e-mail: cangialo@istat.it
Istituto Nazionale di Statistica Ufficio Regionale per la Sicilia Via G.B. Vaccarini, 1 90143 Palermo Tel. 091 6751811 Fax 091 6751836 Dirigente ISTAT - Ufficio Regionale per la Sicilia Dott.ssa Francesca Abate
Regione Siciliana Assessorato Regionale dell’Economia – Servizio Statistica e Analisi Economica Via Notarbartolo, 17- 90141 Palermo Tel. 091 707.68.10 - Fax 091 707.67.62 e-mail: statistica@regione.sicilia.it Assessore Regionale dell’Economia Prof. Avv. Gaetano Armao Dirigente Generale Dipartimento del Bilancio e del Tesoro - Ragioneria generale della Regione Dott. Vincenzo Emanuele Responsabile del Servizio Statistica e Analisi Economica Dott. Giuseppe Nobile
Il presente lavoro è stato realizzato nell’ambito di una Convenzione su “Progetto di formazione per la realizzazione di un Repertorio Statistico Comunale”, siglata tra il Servizio Statistica della Regione Siciliana e l’ISTAT- Ufficio Regionale per la Sicilia. E’ inserito nel Programma Statistico Nazionale 2008-2010 (cod. SIS 02283). Ultimo anno di riferimento dei dati contenuti nel volume è il 2008.
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Indice generale Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
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Avvertenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
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Analisi descrittiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
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Indice delle tavole statistiche Tavola 1
Impatto sull’ambiente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
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Tavola 2
Caratteristiche della popolazione - Parte prima . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
17
Tavola 2
Caratteristiche della popolazione - Parte seconda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
33
Tavola 3
Strutture scolastiche ed esiti negli istituti di I e II grado . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
49
Tavola 4
Salute dei cittadini e mobilitĂ sanitaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
65
Tavola 5
Indicatori di efficienza e di utilizzo delle strutture sanitarie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
81
Tavola 6
Sicurezza sulla strada e sul lavoro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
85
Tavola 7
Struttura imprenditoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 101
Tavola 8
Lavoro, credito e mercato immobiliare - Parte prima . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 117
Tavola 8
Lavoro, credito e mercato immobiliare - Parte seconda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 133
Tavola 9
Indicatori finanziari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 149
Glossario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 157 Metadati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 171
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Presentazione Il progetto di un "Repertorio Statistico dei Comuni della Sicilia" è nato nel quadro della Convenzione che il Servizio Statistica della Regione, presso la Ragioneria Generale, ha siglato fin dal 2006 con la sede dell’ISTAT per la Sicilia e che comprende una serie di azioni rivolte agli enti locali, tra cui un percorso formativo offerto al personale degli uffici di statistica decentrati e realizzato di recente per oltre 160 comuni dell’Isola. L’utilità di tale collaborazione si è resa, del resto, già evidente con altre pubblicazioni (Annuario Statistico, Atlante Socioeconomico, ecc.) e si concretizza, proprio in queste settimane, con l’avvio del 6° Censimento Generale dell’Agricoltura che vede la Regione Siciliana operare con l’ISTAT ad un alto livello di coinvolgimento nella rete di rilevazione. Queste iniziative hanno l’obiettivo di potenziare la funzione statistica nelle più importanti articolazioni della pubblica amministrazione sul territorio, secondo la visione sistemica dettata dal Dlgs. 322/89 (recepito in Sicilia dall’art. 6 della L.R. 11/05/1993, n. 15), nonché di rendere ciascun ente più consapevole delle informazioni disponibili e del fabbisogno di dati che è possibile soddisfare, non dimenticando che ogni progresso in tal senso deve riguardare, in sinergia, sia il versante delle strutture preposte che quello dei politici responsabili. Il principale obiettivo di questo Repertorio è la formazione di un quadro regionale unitario, periodicamente aggiornato, delle informazioni statistiche a livello comunale, che sia prontamente consultabile dagli operatori pubblici ai vari livelli di governo ed accessibile ai cittadini. I vantaggi di un tale strumento sono certamente intuibili per la programmazione regionale, che deve procedere nella conoscenza delle differenze strutturali del territorio al maggior livello di dettaglio possibile, ma sono anche fondamentali per l’azione specifica delle amministrazioni locali che, grazie agli indicatori forniti, possono meglio conoscere il proprio contesto e determinare con più accuratezza i propri obiettivi. Il volume offre questa possibilità mediante 143 indicatori che descrivono la complessa realtà dei 390 comuni della Sicilia. Tali indicatori, scelti sia in funzione della disponibilità dei dati a livello comunale necessari per la loro costruzione sia in relazione alla loro significatività a tale dettaglio territoriale, sono riportati in nove tavole che riguardano altrettante materie della vita della comunità (dalla struttura demografica, alla scuola, dalla salute ai dati economici più rilevanti) nonché la performance finanziaria delle singole amministrazioni. Tutte le informazioni sono riferite ai territori comunali, raggruppati per fasce di ampiezza demografica, in modo da rendere confrontabili gli indicatori e consentire il loro utilizzo anche per analisi di benchmarking e di contesto. I contenuti potranno essere consultati direttamente sui siti internet dell’Istat e della Regione Siciliana (www.istat.it, www.regione.sicilia.it): la versione on line riporta il formato elettronico del volume e offre all’utente la possibilità di consultare, per singola area tematica, le variabili selezionate per il calcolo degli indicatori, che sono esposti in serie di ampiezza quinquennale: si tratta dunque di una rassegna di dati molto ricca, ma razionalmente organizzata, offerta al pubblico in modo friendly, così da poterne consentire la rielaborazione per ulteriori analisi e approfondimenti. Il percorso progettuale seguito appare anche in linea con la recente emanazione da parte del Comstat del Codice italiano delle statistiche ufficiali che è stato concepito in perfetta coerenza con quello europeo (Code of practice on european statistics). Esso individua i principi e i metodi che devono guidare l’attività di produzione delle statistiche ufficiali svolta dagli enti e dagli uffici di statistica del Sistema statistico nazionale, al fine di accrescere la qualità dei processi e dei prodotti. La realizzazione di questo lavoro, pertanto, testimonia la volontà comune dell’Istat e della Regione Siciliana di rafforzare la cooperazione all’interno del Sistema e di valorizzare il patrimonio informativo esistente per offrirlo alla collettività “in forma chiara e comprensibile”. Negli enti locali si è creata, ed è cresciuta negli ultimi anni, una maggiore sensibilità per l’uso più efficace del patrimonio informativo in proprio possesso, ma spesso disperso e nascosto all’interno dei settori tecnici, al fine di conoscere meglio gli effetti dell’azione amministrativa sulla realtà locale. Allo stesso tempo, un contesto economico sempre più globalizzato impone di rafforzare la capacità di lettura dei fenomeni e gli strumenti di conoscenza, su cui si gioca una grande parte della competizione fra i territori. In futuro, la diversificazione dei percorsi di sviluppo e la loro maggiore o minore incisività dipenderà in larga misura dalle opportunità che si sapranno cogliere e dalle informazioni che le renderanno percepibili. Su questa irrinunciabile sfida siamo tutti chiamati a impegnarci.
Il Presidente dell’ISTAT Enrico Giovannini
L’Assessore Regionale all’Economia Prof. Avv. Gaetano Ar mao
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Avvertenze Nelle tabelle statistiche sono stati adottati i seguenti segni convenzionali: (-) quando il fenomeno non esiste o quando il fenomeno esiste e viene rilevato, ma i casi non si sono verificati (*) quando i dati non sono divulgati per motivi di privacy.
Note metodologiche Le classi di ampiezza demografica utilizzate comprendono l’estremo inferiore ed escludono l’estremo superiore di ciascuna classe. I comuni riportati nella tav.5 sono soltanto quelli in cui sono presenti gli istituti di cura. I dati sul numero dei posti letto in day hospital si riferiscono esclusivamente agli istituti di cura pubblici in quanto le strutture private non forniscono questa informazione. In alcuni indicatori è stata utilizzata l’informazione sulla “superficie urbana” o “territorio modellato artificialmente” (I livello della classificazione dell’uso del suolo - CORINE Land Cover, 2000). In quattordici comuni, tuttavia, le immagini satellitari che forniscono tale dato non hanno rilevato la presenza di aree urbane, ma poiché tale categoria include zone urbanizzate di tipo residenziale, industriale e di verde urbano, deve come è ovvio essere presente in ogni comune un valore, anche se minimo. In questi casi si è proceduto a stimare la superficie urbana. Gli infortuni sul lavoro non attribuibili a una sezione di attività economica (attribuzione assente o errata), sono stati riproporzionati in relazione ai pesi (frequenze) delle modalità presenti. Gli addetti alle unità locali delle aziende del settore Servizi non includono le seguenti sezioni delle attività economiche in quanto non comprese nel campo di osservazione dell’archivio ASIA: L (Amministrazione pubblica); P (Attività svolte da famiglie e convivenze); Q (Organizzazioni ed organismi extraterritoriali). Con riferimento agli indicatori sul flusso creditizio si segnala che nei comuni nei quali sono presenti meno di tre sportelli bancari non è stato possibile calcolare gli indicatori in quanto, in questi casi, la Banca d’Italia, per motivi legati alla privacy, non divulga i dati sull’ammontare degli impieghi e dei depositi. Il Numero delle transazioni normalizzate (NTN), relative al mercato immobiliare, è da intendersi al netto del numero di transazioni dovute alla cartolarizzazione degli immobili dello stato, tramite la società Scip. Le compravendite dei diritti di proprietà sono "contate" relativamente a ciascuna unità immobiliare tenendo conto della quota di proprietà oggetto di transazione; ciò significa che, se di una unità immobiliare é comprata o venduta una frazione di quota di proprietà, per esempio il 50%, essa non è contata come una transazione, ma come 0,5 transazioni.
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Analisi descrittiva 1. Il profilo sociale ed economico
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Il territorio siciliano è costituito per metà da comuni di piccola dimensione (meno di 5.000 abitanti) in cui tuttavia risiede appena il 9,5% della popolazione; più di un quarto di essa invece vive nelle grandi città (Palermo, Catania, Messina e Siracusa). Il frastagliamento della superficie territoriale nella più piccola unità di tipo amministrativo (il comune) e la conseguente collocazione della popolazione residente strettamente legata alle opportunità socio economiche offerte dai singoli territori, induce a privilegiare un’analisi statistica dei fenomeni ambientali, sociali ed economici in Sicilia relativa a suddivisioni del territorio basate o su metodi di costruzione di tipo statistico o su classificazioni delle unità amministrative, in base a variabili che rendano omogenei i gruppi al loro interno. Si è scelto, pertanto, di raggruppare i comuni per fascia di ampiezza demografica. I gruppi individuati sono sei: comuni di piccola dimensione fino a 5.000 abitanti, da 5.000 a 10.000 abitanti, da 10.000 a 30.000, da 30.000 a 50.000, da 50.000 a 100.000 e oltre 100.000 abitanti. Per la descrizione delle principali caratteristiche di tali gruppi si è preso in considerazione un set di indicatori più rappresentativi per i principali fenomeni socioeconomici, rispetto all’insieme più ampio contenuto nel suddetto volume. Innanzitutto una prima osservazione riguarda la composizione dei gruppi individuati, ossia la distribuzione dei comuni per provincia di appartenenza e per classe dimensionale indica che la provincia con la più elevata numerosità di piccoli comuni è quella di Messina (86 comuni su 197 in totale) di cui più della metà (il 56%) sono di piccolissima dimensione (< 2.000 abitanti). La fascia di ampiezza tra 5.000 e 10.000 abitanti vede una leggera prevalenza dei comuni della provincia di Palermo e a seguire quelli di Catania e Messina; nell’insieme queste tre province raggruppano il 56% dei comuni appartenenti a questa classe dimensionale. Più del 40% dei comuni con una popolazione tra 10.000 e 30.000 abitanti sono localizzati nelle province di Catania (21 su un totale di 75) e Palermo (13 su un totale di 75); i rimanenti sono distribuiti in modo abbastanza omogeneo nelle altre province. Il gruppo con maggiore concentrazione demografica - la classe tra 30.000 e 50.000 abitanti - è molto più esiguo in termini di numerosità di aree e comprende 18 comuni, di cui 8 equamente distribuiti tra le province di Catania e Agrigento. La fascia di ampiezza tra 50.000 e 100.000 abitanti comprende soltanto 11 comuni su un totale di 390 dell’intera regione di cui la metà si trovano nelle province di Trapani e Ragusa. Infine i comuni di grande dimensione (oltre 100.000 abitanti) sono soltanto quattro: Palermo, Catania, Messina e Siracusa. La densità demografica in Sicilia è di 196 abitanti per kmq, valore che oscilla tra un minimo di 62,6 nei comuni più piccoli (fino a 5.000 abitanti) ad un massimo di 1.752,6 in quelli di grande dimensione (oltre 100.000 abitanti). Al crescere della dimensione del comune aumenta progressivamente l’insediamento della popolazione nel territorio. Esaminando la distribuzione della densità abitativa per provincia si conferma uno stretto legame positivo tra crescita della dimensione demografica e crescita della densità, pur con una eterogeneità rispetto alle classi dimensionali. Infatti, si riscontra un’elevata densità abitativa nei comuni di piccola dimensione (<5.000 abitanti) delle province di Caltanissetta (89,6), Catania (81,5), Messina (73,8) e Agrigento (70,8) rispetto alla media regionale (62,6). Con riferimento alla dotazione dei mezzi di trasporto privati si registra una buona disponibilità di autovetture per la popolazione residente siciliana, infatti ogni 100 abitanti si registrano 60 autovetture, ossia 1 autovettura per 2 persone e la distribuzione per fascia di ampiezza demografica non si discosta da questo valore medio regionale. Fa eccezione soltanto la provincia di Catania dove nelle aree con più di 5.000 abitanti il tasso di motorizzazione aumenta fino ad arrivare a 69 in due comuni con oltre 50.000 abitanti (Acireale e Catania). La consistenza dei motocicli invece è più bassa rispetto alla dotazione di autovetture, con un dato regionale di 106 motocicli per 1.000 abitanti, indicatore diversamente distribuito nel territorio in base alla dimensione demografica; esso risulta più basso nei comuni piccoli (59,9) e aumenta al crescere dell’ampiezza degli stessi (161 nei comuni più grandi). La superficie territoriale siciliana è destinata per metà a coltivazione agricole; l’indice di ruralità oscilla da un minimo del 28,9% nei comuni con oltre 100.000 abitanti fino ad un massimo del 54% nei comuni da 5.000 a 10.000 abitanti. La distribuzione provinciale è alquanto eterogenea con un picco del 73% nei piccoli comuni della provincia di Caltanissetta e valori comunque al disopra della media regionale (oltre il 60%) nei comuni della provincia di Ragusa fino a 30.000 abitanti. L’indice di ricambio generazionale, che rappresenta la quota di coloro che usciranno dal mercato del lavoro rispetto a quelli che entreranno, mostra un valore medio regionale dell’83,1% dal quale si discostano in eccedenza (89,3%) i piccoli comuni (< 5.000 abitanti) e in difetto (77,6%) i comuni di medio-grande dimensione (30.000 – 50.000 abitanti). Tale indice risente della struttura economica della popolazione in cui viene stimato. 1
Il paragrafo è stato redatto dalla dott.ssa Donatella Cangialosi (Istat).
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La distribuzione di tale indicatore a livello provinciale mostra valori fortemente superiori al dato medio regionale nelle province di Trapani (93,2), Messina (92,4) e Siracusa (95,4%) e, comunque tende a convergere con la distribuzione per classe di ampiezza demografica dei comuni nel mostrare un’evidente prevalenza degli anziani rispetto ai giovani soprattutto nelle classi dimensionali più piccole. L’indice di carico dei figli in età prescolare per donne in età fertile, che rappresenta la quota di bambini con meno di 5 anni rispetto alle donne in età feconda, è pari in Sicilia a 24,5 ovvero vi è un bambino con meno di 5 anni ogni quattro donne tra 15 e 49 anni. La distribuzione di tale indicatore è abbastanza omogenea rispetto all’ampiezza demografica dei comuni. Per quanto riguarda la dinamica della popolazione residente (tasso di crescita totale) nel 2008 si registra un incremento complessivo dell’1,6% dei residenti in Sicilia dovuto alla somma della crescita naturale e della crescita migratoria. Quest’ultima, espressa come differenza tra tasso di ingresso e tasso di uscita della popolazione, risulta superiore alla prima, dovuta alla differenza tra tasso di natalità e tasso di mortalità. Ciò indica, pertanto, che complessivamente la crescita demografica nella regione è imputabile ad un maggiore incremento di iscrizioni anagrafiche piuttosto che a quello delle nascite. Il campo di variazione di tale indicatore, tuttavia, oscilla tra un decremento del 4,8% nei grandi comuni e un aumento superiore alla media regionale e pari a quasi il 6% nelle due classi dimensionali comprese tra 10.000 e 50.000 abitanti. Nei grandi comuni il valore negativo è dovuto ad una diminuzione significativa della crescita migratoria (più cancellazioni anagrafiche rispetto alle iscrizioni) e ad un lieve aumento della crescita naturale. Nel secondo gruppo di comuni il dato positivo è prodotto da un incremento maggiore della componente migratoria rispetto ad un aumento, anche se minore, della componente naturale. Il valore positivo del tasso di crescita naturale, infatti, non indica necessariamente un incremento sia della componente naturale sia di quella migratoria, anche se proporzionalmente diverso, infatti può accadere che il maggiore aumento di una componente vada a compensare il decremento dell’altra. Per quanto riguarda le migrazioni per trasferimento di residenza il tasso di migratorietà - ottenuto come rapporto tra il saldo migratorio interno e con l’estero per trasferimenti di residenza e la popolazione media residente- conferma la tendenza della popolazione siciliana sia ad una mobilità interna sia verso l’estero. Infatti tale indicatore è risultato in diminuzione dell’1,3 per mille abitanti, ciò vuol dire che coloro che abbandonano un comune per stabilire la propria residenza o in altro comune siciliano o all’estero sono stati in numero superiore agli iscritti. Leggendo, inoltre, i dati per classe dimensionale dei comuni si registra una tendenza opposta tra piccoli e grandi comuni. Infatti nei primi, il tasso di migratorietà è pari a 5,2 per mille abitanti segnalando dunque un movimento in entrata (iscritti) superiore a quello in uscita (cancellati) e nei secondi, il tasso risulta negativo e pari a -7,0 per mille abitanti, indice al contrario di un maggiore flusso in uscita dal comune. Questi dati avvalorano la tendenza inversa rispetto al passato verificatasi negli ultimi anni di una mobilità della popolazione dalle grandi città verso comuni più piccoli ma contigui al grande centro dove, il costo della vita e soprattutto quello delle abitazioni risulta più basso. Se poi si osserva la distribuzione territoriale dei cancellati per trasferimento di residenza verso un altro comune si segnala una prevalenza delle cancellazioni intraprovinciali (51,4%), ossia si preferisce uno spostamento verso un comune della stessa provincia, probabilmente per gli stessi motivi socioeconomici appena citati. Una quota inferiore preferisce spostarsi in un’altra regione (30,9%) e solo il 10,1% propende per una mobilità intraprovinciale, ossia si trasferisce in comuni della stessa regione ma appartenenti a province diverse da quella di provenienza. Il tasso standardizzato di mortalità registrato nel 2006 in Sicilia si attesta sull’8,3 per mille abitanti e oscilla tra il 7,7 nei comuni tra 50.000 e 100.000 abitanti e il 10,9 nei piccoli comuni. L’indicatore fornisce una misura più precisa della mortalità poiché tiene conto della struttura per età della popolazione. I tassi grezzi, infatti, sebbene siano una misura della frequenza reale di tale fenomeno nella popolazione risentono della sua struttura per età. Valori più elevati dei quozienti di mortalità femminile rispetto a quella maschile sono infatti dovuti alla struttura per età più anziana delle donne rispetto agli uomini. Gli aspetti relativi alla salute dei cittadini, alla mobilità sanitaria e all’offerta sanitaria possono essere brevemente esaminati mediante alcuni indicatori di seguito elencati ma, sono arricchiti da ulteriori indici riportati nelle tavole del presente volume. I dati elaborati utilizzando le schede di dimissione ospedaliera (SDO), che rappresentano lo strumento per la raccolta delle informazioni su ciascun paziente dimesso dagli istituti di cura pubblici e privati in tutto il territorio nazionale, hanno consentito di calcolare alcuni di questi indicatori. Il tasso di dimissione ospedaliera nel 2006 in Sicilia si attesta al 268,0 per mille abitanti, variando da un minimo di 240,4 nei comuni da 5.000 a 10.000 abitanti fino ad un massimo di 298,4 nelle grandi città con oltre 100.000 abitanti. Quindi per ogni mille persone residenti, poco meno di un terzo ha affrontato in quell’anno ricoveri ospedalieri ordinari o in day hospital. La mobilità per motivi di salute dei residenti in Sicilia verso altre regioni rappresenta un fenomeno tuttora circoscritto. Infatti, i siciliani che nel 2006 hanno scelto di ricoverarsi in una struttura pubblica o privata di un’altra regione sono stati il 4,8% dei dimessi in totale. Complessivamente, tendono ad emigrare maggiormente coloro che risiedono in comuni di ampiezza compresa tra 50.000 e 100.000 abitanti (6,3% del totale) e in minor numero i residenti delle grandi città. A livel-
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Analisi descrittiva lo territoriale la distribuzione è alquanto eterogenea per motivi probabilmente legati all’ubicazione degli ospedali nel territorio. Si può verificare, dunque, che i residenti in comuni lontani dai grandi centri, a parità di spostamento, possono preferire recarsi in strutture ospedaliere extra regionali che sono però specializzate nella cura di determinate patologie. In particolare, si registrano valori del tasso di emigrazione sanitaria piuttosto superiori alla media regionale nei comuni della provincia di Agrigento, Messina e Trapani. Tra coloro che si ricoverano in altre regioni, la metà di essi (50,9%) effettua ricoveri brevi, ossia una degenza fino a tre giorni; distribuzione pressoché uniforme sia per classe dimensionale del comune sia per provincia. Con riferimento al settore sanitario sono stati calcolati alcuni indicatori di efficienza delle strutture sanitarie, tra cui l’indice di rotazione che segnala una rotazione di 39,6 degenti per posto letto durante l’anno; esso misura l’intensità d’uso di un posto letto. La dimensione media regionale degli istituti di cura è pari a 137 posti letto che oscillano da un minimo di 36 nei piccoli comuni (classe che include tuttavia due soli comuni in cui sono presenti strutture ospedaliere pubbliche e/o private di cura) fino ad un massimo di 158 nei comuni appartenenti alla fascia demografica compresa tra 50.000 e 100.000 abitanti. La dimensione media delle strutture sanitarie in Sicilia è comunque molto al disotto del valore nazionale, poco superiore a 180 posti letto. Per quanto concerne il personale medico e paramedico, si registra una disponibilità media di 4 unità per 100 degenti. Se si considera invece la dotazione dei medici rispetto ai posti letto disponibili nelle strutture sanitarie, in Sicilia risultano disponibili 65 medici per 100 posti letto, valore superiore alla media nazionale (pari a 53). Di contro il personale sanitario ausiliario, in prevalenza formato da personale infermieristico, in Sicilia è sottodimensionato rispetto al dato nazionale, con un valore rispettivamente di 109 unità e di 121 per 100 posti letto. Il servizio ospedaliero rappresenta comunque quella parte del settore sanitario che ha subito i cambiamenti più significativi negli ultimi anni, al fine di razionalizzare l’utilizzo delle risorse e di trasferire le prestazioni “deospedalizzabili” verso i servizi sanitari territoriali. Sono abbastanza diversificati i dati statistici disponibili sul sistema educativo italiano, organizzato in quattro livelli di istruzione: preprimaria, primo ciclo di istruzione comprendente la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado, secondo ciclo di istruzione che include le scuole secondarie di secondo grado e la formazione professionale, e infine l’istruzione terziaria che si suddivide in corsi universitari e corsi extra universitari. In questo volume vengono presentati alcuni indicatori relativi ai primi tre livelli di istruzione, scelti in relazione alla loro significatività su base comunale, tenuto conto che le strutture scolastiche secondarie non sono presenti in tutti i comuni. Il tasso di scolarità che esprime la partecipazione scolastica della popolazione giovanile in età scolastica si attesta su valori superiori a 100 nella scuola secondaria di I grado, dovuta alla presenza di ripetenze o a studenti residenti in altri territori. Nella scuola secondaria di II grado il tasso è pari a 89,2%, con picchi superiori al 100% nei comuni con oltre 30.000 abitanti, per gli stessi motivi appena citati per l’ordine scolastico inferiore. Gli esiti scolastici evidenziano una bassa quota di coloro che concludono il ciclo di studi con il massimo voto sia nella scuola secondaria di I grado (giudizio “ottimo” il 19,5%) sia in quella di II grado (diplomati con 100 e 100 e lode il 7,8%). L’elevata circolazione stradale comporta svariati effetti negativi tra cui quello dell’incidentalità. L’indice di mortalità stradale segnala che in Sicilia nel 2007 ci sono stati 2,5 decessi per 100 incidenti, valore che oscilla da un minimo di 1,5 nelle grandi città ad un massimo di 8,3 nei piccoli comuni. I feriti registrati sono in numero maggiore come indica l’indice di lesività stradale che si attesta a 151,3%. Si evidenzia, inoltre, un’elevata incidentalità notturna nel week end infatti su 100 incidenti stradali 65 si verificano nelle notti tra il venerdì e la domenica. Con riferimento agli aspetti economici, in Sicilia ogni mille abitanti vi sono 59 unità locali attive; nei piccoli comuni il tasso di imprenditorialità è più basso (51,4%) e cresce fino ad un massimo del 66% nei comuni di dimensione demografica compresa tra 50.000 e 100.000 abitanti. Le unità locali sono appartenenti in prevalenza al settore terziario (51%), il 10,4% al settore edilizio e il 9,3% all’industria in senso stretto. Tale composizione si riflette anche nella distribuzione per classe di ampiezza demografica dei comuni. Alcuni aspetti del sistema finanziario sono presentati da un insieme di indicatori tra cui la densità di rete che rappresenta il numero di sportelli bancari per kmq di superficie urbana. Questo indicatore segnala la presenza di 1,7 sportelli nei comuni piccoli e assume il valore più elevato pari a 2,4 nei comuni grandi oltre 100.000 abitanti, con valori compresi all’interno di questo range per i comuni di ampiezza demografica intermedia. Infine, un indicatore interessante relativo al mercato immobiliare è il rapporto tra il volume delle transazioni normalizzate con erogazione di mutuo ipotecario e il totale delle transazioni normalizzate. Questo indicatore in Sicilia risulta pari a
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35,6% ossia più di un terzo delle compravendite sono realizzate solo in base a richiesta accettata di mutuo. Nelle grandi città questo indicatore è superiore al valore medio regionale (42%), a causa di un mercato immobiliare più esuberante rispetto alle piccole realtà territoriali. In sintesi, in base al set ristretto di indicatori selezionati per questa breve analisi descrittiva, si delinea un quadro territoriale della regione in cui si contraddistingue il gruppo di piccoli comuni (<5.000 abitanti) caratterizzati da una bassa densità demografica (la minore rispetto agli altri gruppi), da un territorio per metà destinato alle coltivazioni agricole, da un ricambio generazionale al di sopra della media regionale. Tuttavia come mostra il tasso di crescita naturale, la popolazione tende a diminuire, ciò dovuto ad un incremento considerevole del movimento migratorio; la metà delle persone però cambiano la propria residenza per iscriversi in altro comune della stessa provincia ma, come risulta anche a livello regionale, un terzo si trasferisce in altra regione e il 5% emigra all’estero. Gli indicatori sulle strutture scolastiche e sanitarie sono poco significativi perché legati alla loro presenza in queste aree e sono pochi i comuni di questa fascia demografica in cui sono presenti scuole secondarie di II grado e istituti di cura pubblici o privati. Tale ragione spiega anche il valore del tasso di emigrazione sanitaria superiore alla media regionale. In generale man mano che aumenta la dimensione demografica dei comuni si registra un miglioramento per alcuni indicatori, inteso come un’evoluzione in positivo del fenomeno e non necessariamente come valore positivo dell’indicatore stesso: più figli per donna in età feconda, minore mortalità, tassi di scolarità più elevati, maggiore presenza di strutture sanitarie, minore mortalità stradale, una maggiore dotazione imprenditoriale e un mercato immobiliare più dinamico. Si riscontra invece un peggioramento riguardo lo stato di salute dei cittadini come mostra il tasso di dimissione ospedaliera più elevato, indicativo di un maggiore numero di ricoverati rispetto alla popolazione residente, una eccessiva crescita della densità demografica e una bassa ruralità, chiaramente legata all’urbanizzazione del contesto territoriale. Si delinea inoltre un andamento variabile in base all’ampiezza demografica dei comuni per altri indicatori, quali la migratorietà per trasferimento di residenza, la crescita totale della popolazione, l’emigrazione dal proprio comune di residenza per motivi di salute fuori dalla regione e la presenza di sportelli bancari.
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Analisi descrittiva Tavola 1.1 - Principali indicatori tematici per classe di ampiezza demografica dei comuni
IX
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X
Figura 1.1 – Densità demografica per classe di ampiezza demografica dei comuni (abitanti per kmq)
Figura 1.2 – Indice di ruralità per classe di ampiezza demografica dei comuni (valori %)
Figura 1.3 – Tasso di migratorietà per classe di ampiezza demografica dei comuni (Saldi migratori per 1.000 abitanti)
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Analisi descrittiva Figura 1.4 – Emigrazione sanitaria per classe di ampiezza demografica dei comuni (valori %)
Figura 1.5 – Incidentalità notturna nel week end (valori %)
Figura 1.6 – Transazioni con mutuo ipotecario (valori %)
XI
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Comuni per classe di ampiezza demografica - Popolazione residente al 1 gennaio 2008
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Analisi descrittiva 2. La gestione finanziaria
2
Gli indicatori relativi alla gestione finanziaria sono stati calcolati utilizzando la banca dati dei certificati consuntivi del Ministero dell’Interno. L’analisi condotta si basa sull’osservazione del valore dei seguenti otto indicatori finanziari: la pressione finanziaria, che esprime l’incidenza pro capite del prelievo complessivo dell’ente per finanziare i servizi generali e quelli a domanda individuale; la pressione tributaria, che indica il prelievo dell’ente dal singolo cittadino per il finanziamento dei servizi generali; l’intervento erariale, che spiega il dato pro capite dei trasferimenti correnti dello Stato; l’intervento regionale, che equivale al dato pro capite dei trasferimenti correnti della Regione; la velocità di riscossione delle entrate proprie, che esprime l’efficienza del comune nella gestione delle entrate proprie; la velocità di gestione delle spese correnti, che significa l’efficienza del comune nella gestione delle spese correnti; l’autonomia finanziaria, che rappresenta la capacità del comune di attivare entrate proprie rispetto al totale delle entrate correnti; l’autonomia impositiva, ovvero la capacità del comune di utilizzare la leva dei tributi propri rispetto al totale delle stesse entrate. L’insieme degli otto indicatori finanziari permette di descrivere l’andamento della gestione finanziaria di ciascun ente, anche se ognuno di essi si diversifica in quanto a segno e significato. Infatti, degli indicatori considerati due, quelli dell’intervento erariale e dell’intervento regionale, non dipendono direttamente dalla capacità gestionali del comune, visto che l’entità dei trasferimenti correnti viene determinata dai livelli di governo sovraordinati. Di contro ha un valore segnaletico molto importante l’indicatore dell’autonomia finanziaria, visto che rappresenta la capacità dell’ente di finanziare le spese correnti con entrate proprie nell’ottica del federalismo fiscale di prossima attuazione (L. n. 42 del 2009 e successivi decreti attuativi). Analoga importanza ha l’indicatore della velocità di riscossione delle entrate proprie, visto che esprime la capacità dell’ente di riscuotere le predette entrate, in modo da evitare crisi di liquidità, che possono farlo precipitare verso situazioni di dissesto finanziario. Per ciascuno degli otto indicatori finanziari è stata calcolata la media dei valori nel triennio 2006-2008 per le sei classi individuate di ampiezza demografica dei comuni3. L’analisi di tali dati permette di indagare la gestione finanziaria per comune, considerando il suo posizionamento rispetto alla media provinciale, regionale e nazionale dei comuni appartenenti alla stessa classe demografica, cosicché il confronto sia più omogeneo. In una prima analisi, rapportando il dato regionale a quello nazionale, emerge che i comuni siciliani presentano in ogni fascia demografica un valore più alto degli indici di intervento erariale e regionale rispetto alla media italiana, manifestando una maggiore dipendenza dalla finanza statale e regionale. Questo gap con riferimento all’indice di intervento erariale raggiunge il valore più alto nella fascia demografica dei comuni oltre i 100.000 abitanti (+206 euro) e il valore più basso nei comuni da 50.000 a 100.000 abitanti (+63 euro) mentre con riferimento all’intervento regionale il valore più alto lo si riscontra nei comuni della fascia demografica più piccola (+ 227 euro) e il valore più basso nei comuni da 30.000 a 50.000 abitanti (+72 euro). La maggiore incidenza dei trasferimenti regionali dipende dall’autonomia speciale della Regione Siciliana, che ha visto nel tempo un maggiore protagonismo di quest’ultima nel finanziamento dei propri enti locali, anche se ciò non ha sostituito l’intervento erariale che anzi nei comuni siciliani ha un valore pro capite maggiore rispetto al resto del Paese. Alla maggiore dipendenza dai trasferimenti correnti statali e regionali corrisponde una più bassa autonomia finanziaria e impositiva degli enti locali siciliani rispetto alla media dei comuni italiani, cosa che si riscontra in tutte le fasce demografiche. Con riferimento all’autonomia finanziaria il maggiore gap negativo si ha nei comuni da 5.000 a 10.000 abitanti (35%) e quello minore nei comuni dai 10.000 ai 30.000 abitanti (-13%) mentre con riferimento all’autonomia impositiva il maggiore gap negativo si ha nei comuni da 10.000 a 30.000 abitanti (-24%) e quello minore nei comuni oltre i 100.000 abitanti (-7%). Inoltre, analogo gap negativo si verifica nella pressione tributaria e finanziaria e nella velocità di riscossione delle entrate proprie mentre i comuni siciliani delle fasce demografiche più basse presentano un valore dell’indice di gestione delle spese correnti più alto della media nazionale. In una seconda analisi, che confronta il dato medio delle varie province siciliane per classe demografica, emerge che nella fascia fino a 5.000 abitanti il miglior posizionamento è quello dei comuni della provincia di Ragusa, che presentano un valore medio di tutti gli otto indicatori superiore alla media regionale; seguono i comuni della provincia di Trapani, che registrano un solo indicatore, quello di velocità di gestione delle spese correnti, inferiore alla media regionale e i comuni della provincia di Siracusa, che presentano i valori medi di due indicatori, quelli di autonomia finanziaria e di gestione delle entrate proprie, inferiori alla media regionale. Di contro il peggior posizionamento è quello dei comuni della provincia di Agrigento, dove soltanto il valore medio dell’intervento erariale è migliore della media regionale e nei comuni della pro2) Il paragrafo è stato redatto in collaborazione dal dott. Giuseppe Nobile e dal dott. Gaspare Rappa (Servizio Statistica e Analisi economica della Regione Siciliana). 3) Nella classe demografica fino a 5.000 abitanti soltanto il comune di Villafrati non risulta aver presentato nel triennio 2006-2008 il certificato del rendiconto al Ministero dell’Interno, pertanto non è disponibile alcun dato.
XIII
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XIV
vincia di Catania, dove i valori superiori alla media regionale sono solo quelli dell’autonomia finanziaria e della velocità di riscossione delle entrate proprie. Nella fascia demografica da 5.000 a 10.000 abitanti il miglior posizionamento è quello dei comuni della provincia di Messina, che presentano tutti gli indicatori superiori alla media regionale ad eccezione dell’intervento erariale; seguono con tre indicatori inferiori alla media regionale i comuni della provincia di Ragusa (pressione finanziaria e tributaria, intervento erariale) e Trapani (intervento erariale e regionale, velocità di gestione delle spese correnti). Di contro il peggior posizionamento è quello dei comuni della provincia di Agrigento, che presentano soltanto il valore dell’intervento erariale superiore alla media regionale e i comuni della provincia di Caltanissetta con i valori dell’intervento erariale e di velocità della spese correnti superiori alla media regionale. Nella fascia demografica dei comuni da 10.000 a 30.000 abitanti il miglior posizionamento con soltanto due indicatori inferiori alla media regionale è quello dei comuni di Messina (intervento erariale e velocità di gestione delle spese correnti) e di Siracusa (intervento regionale e velocità di riscossione delle entrate proprie). Di contro il peggior posizionamento con soltanto due indicatori superiori alla media regionale è quello dei comuni della provincia di Agrigento (intervento erariale e velocità di gestione delle spese correnti) e dei comuni della provincia di Catania (velocità di riscossione delle entrate proprie ed autonomia impositiva). Nella fascia demografica dei comuni da 30.000 a 50.000 abitanti il miglior posizionamento è quello dei comuni della provincia di Trapani, che registrano soltanto due indicatori inferiori alla media regionale, quelli dell’intervento erariale e di riscossione delle entrate proprie. Di contro il peggior posizionamento si ha nei comuni della Provincia di Catania, che presentano soltanto il valore dell’intervento erariale e della velocità di riscossione delle entrate proprie superiore alla media regionale. Nella fascia demografica dei comuni da 50.000 a 100.000 abitanti il miglior posizionamento è quello dei comuni della provincia di Agrigento, che presentano soltanto due indicatori inferiori al valore medio regionale, quelli dell’autonomia finanziaria ed impositiva. Di contro il peggior posizionamento è quello dei comuni della provincia di Catania con i soli indicatori dell’intervento regionale e di velocità di riscossione delle entrate proprie superiori al valore medio regionale. In ultimo nella fascia demografica oltre i 100.000 abitanti il miglior posizionamento con due indicatori inferiori alla media regionale è quello dei comuni di Catania (velocità di riscossione delle entrate proprie e di gestione delle spese correnti) e di Siracusa (intervento erariale e velocità di riscossione delle entrate proprie). Bisogna evidenziare che il dato dell’intervento erariale del comune di Catania risente dell’effetto dei provvedimenti governativi, che hanno decretato specifici trasferimenti per ripianare i disavanzi dell’ente (L.189/2008, art.5). Di contro il peggior posizionamento è quello del comune di Messina, che presenta soltanto due indicatori superiori alla media regionale della classe (velocità di riscossione delle entrate proprie e velocità di gestione delle spese correnti). Complessivamente i comuni della provincia di Trapani, Siracusa e Ragusa presentano in media una migliore perfomance finanziaria mente i comuni della provincia di Agrigento e Catania presentano in media una peggiore perfomance finanziaria. Accanto alla suddetta analisi, riferita agli indicatori finanziari selezionati, ne è stata condotta una più selettiva che enuclea gli indici di autonomia finanziaria e di velocità di riscossione delle entrate proprie, come misure ritenute più idonee ad esprimere la capacità amministrativa di ciascun comune nella gestione delle sue risorse. Sulla base della coppia di valori relativa a tali indici per ogni comune si è proceduto, di conseguenza, al calcolo di un “indice sintetico standardizzato” espresso dalla somma delle dispersioni di detti valori rispetto alla media della classe4. Tale procedimento sembra infatti preferibile rispetto ad un indicatore costruito come somma dei due indicatori finanziari prescelti, in quanto sarebbe maggiormente influenzato dai più alti valori della velocità di riscossione rispetto a quelli dell’autonomia finanziaria, determinando così il minor peso di questa seconda misura nell’indice sintetico. In base al valore assunto da tale indice standardizzato i raggruppamenti di comuni per fascia demografica sono stati classificati in ordine decrescente di rango. Successivamente si è proceduto alla rappresentazione grafica per punti per individuare la posizione di ciascun comune, all’interno della fascia demografica di appartenenza, rispetto alla velocità di riscossione delle entrate ed all’autonomia finanziaria. Tale rappresentazione ha riguardato per le prime tre fasce demografiche (fino a 5.000 abitanti, da 5.000 a 10.000, da 10.000 a 30.000) che sono anche le più numerose, i primi dieci comuni nella graduatoria con il più alto rango e gli ultimi dieci con il peggiore rango (figg. 2.1, 2.2, 2.3). Per le successive classi demografiche (da 30.000 abitanti in poi) che comprendono meno di venti comuni, la rappresentazione grafica ha coinvolto la totalità dei comuni (figg. 2.4, 2.5, 2.6).
4) L’indicatore sintetico standardizzato è dato dalla seguente formula: [VRcomune-E(VR)]/Dev.St.(VR) + [AFcomune-E(AF)]/Dev.St.(AF)], dove VRcomune = Velocità di riscossione delle entrate proprie del comune, E(VR) = Media della velocità di riscossione delle entrate proprie, Dev.St.(VR) = Deviazione standard della serie della velocità di riscossione delle entrate proprie dei comuni appartenenti alla stessa classe demografica, AFcomune = Autonomia finanziaria del Comune, E(AF) = Media dell’autonomia finanziaria dei comuni appartenenti alla stessa classe demografica, Dev.St.(AF) = Deviazione standard della serie dell’autonomia finanziaria dei comuni appartenenti alla stessa classe demografica.
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Analisi descrittiva Nei primi tre grafici (figg. 2.1, 2.2, 2.3) appare, in genere, una spiccata polarizzazione degli enti fra i dieci con la migliore performance finanziaria manovrabile e gli ultimi dieci comuni con la peggiore prestazione. In genere i dati della velocità di riscossione presentano una maggiore variabilità rispetto a quella dell’autonomia finanziaria, pertanto la nuvola dei punti appare più allungata e vicina all’asse delle ascisse. Nella figura 2.1 la nuvola dei migliori dieci comuni risulta essere più estesa, mentre i peggiori sono più raggruppati, presentando spesso valori che si discostano di pochi decimali. Fra i dieci comuni con la migliore performance finanziaria si nota il posizionamento solitario del comune di Gagliano Castelferrato, che presenta rispetto agli altri nove enti una velocità di riscossione delle entrate di gran lunga più elevata ed una autonomia finanziaria relativamente più bassa. Fra i dieci comuni con la peggiore performance si nota il posizionamento solitario del comune di Raddusa a causa di una più bassa velocità di riscossione e di una più alta autonomia finanziaria rispetto agli altri. Nella figura 2.2 i primi dieci comuni appaiono raggruppati in due sottogruppi, quello più a destra con una velocità di riscossione più alta ed una autonomia più bassa e quello più a sinistra con una velocità di riscossione più bassa ed una autonomia finanziaria più alta. Fra questi ultimi si nota il posizionamento relativamente più solitario del comune di Isola delle Femmine. I dieci comuni con la peggiore perfomance finanziaria sono meno addensati rispetto al grafico precedente con la posizione più distanziata dei comuni di Santo Stefano di Quisquina e di Sommatino. Nella figura 2.3 è ancora più estesa, rispetto ai grafici precedenti, la nuvola dei comuni con la migliore perfomance finanziaria dove appare più isolata da una parte la posizione del comune di Troina, che ha una velocità di riscossione del 95% ed una autonomia finanziaria del 39,2% e dall’altra parte la posizione del comune di Priolo Gargallo con una velocità di riscossione relativamente più bassa (40,5%) ed una più alta autonomia finanziaria (67,8%). Nei comuni con la peggiore perfomance finanziaria emerge la posizione solitaria del comune di Scordia, che presenta un valore dell’autonomia finanziaria più simile al gruppo dei comuni migliori ed una velocità di riscossione di gran lunga più bassa rispetto agli enti peggiori della classe demografica considerata. Nelle ultime tre figure (2.4, 2.5, 2.6), essendo presente per ogni fascia demografica la totalità degli enti, la polarizzazione fra i comuni di ogni classe appare attenuata. Anche qui la variabilità della velocità di riscossione è più ampia della variabilità dell’autonomia finanziaria. Nella figura 2.6, inolte, i comuni di Palermo e di Messina, che sono rispettivamente il primo ed il quarto nella classifica della perfomance finanziaria, si collocano su posizioni molto vicine, presentando valori più simili di velocità di riscossione e di autonomia finanziaria. Distanziate appaiono, invece, le posizioni dei comuni di Siracusa e Catania, cui tuttavia fa premio una più alta autonomia finanziaria.
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XVI
Tavola 2.1 â&#x20AC;&#x201C; Indicatori finanziari per classe di ampiezza demografica dei comuni e per provincia (media 2006-2008)
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Analisi descrittiva XVII
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Analisi descrittiva XVIII
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XVIII
Tavola 1 Impatto sull’ambiente
. . . . . . . . . . . . . . . . . p.
1
1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 1.7 1.8
Densità demografica Densità urbana Tasso di motorizzazione Densità veicolare Trasporto merci su strada ICI per abitante Indice di ruralità Parco autovetture Fino a 8 anni 9-15 anni Oltre 15 anni 1.9 Autovetture ecologiche 1.10 Consistenza dei motocicli 1.11 Parco motocicli Fino a 8 anni Oltre 8 anni Tavola 2 Caratteristiche della popolazione . . . . . . p. 17
Parte prima 2.1 Longevità 2.2 Dipendenza strutturale 2.3 Ricambio della popolazione attiva 2.4 Figli per donne in età feconda 2.5 Incidenza dei minorenni Stranieri Italiani 2.6 Tasso di nuzialità 2.7 Tasso di migratorietà 2.8 Tasso di natalità Totale Stranieri Italiani 2.9 Crescita naturale 2.10 Crescita migratoria 2.11 Crescita totale Parte seconda 2.12 Cancellati per area di destinazione Nord Centro Sud Estero 2.13 Cancellati per altro comune Della stessa provincia Della stessa regione Per altre regioni 2.14 Tasso grezzo di mortalità 2.15 Tasso standardizzato di mortalità
2.16 Mortalità per principali gruppi di cause Sistema circolatorio Tumori Endocrine, nutrizionali e metaboliche Sistema respiratorio Traumatismi, avvelenamenti ed alcune altre conseguenze di cause esterne Tavola 3 Strutture scolastiche ed esiti negli istituti di I e II grado . . . . . . . . . . . . . p. 49 3.1 Scolarità per ordine Infanzia Primaria Secondaria di I grado Secondaria di II grado 3.2 Utilizzo delle strutture per ordine Infanzia Primaria Secondaria di I grado Secondaria di II grado 3.3 Dotazione delle scuole per ordine Infanzia Primaria Secondaria di I grado Secondaria di II grado 3.4 Esiti scuola secondaria di I grado Ripetenti Licenziati con ottimo 3.5 Esiti scuola secondaria di II grado Ripetenti Diplomati con 100 Tavola 4 Salute dei cittadini e mobilità sanitaria . p. 65 4.1 4.2 4.3 4.4 4.5 4.6 4.7
Dimissione ospedaliera Degenza media per ricovero ordinario Durata media del ciclo di DH Emigrazione sanitaria Dimessi fuori regione a carico del SSN Dimessi per ricoveri brevi fuori regione Emigrazione sanitaria per principale diagnosi Sistema circolatorio Apparato digerente Tumori Sistema nervoso 4.8 Emigrazione sanitaria per principale tipo di tumore maligno Organi genitourinari Apparato digerente Ossa, pelle e mammella Altre sedi non specificate
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Indice Tavola 5 Indicatori di efficienza e di utilizzo delle strutture sanitarie . . . . . . . . . . . . . . . . p. 81 5.1 5.2 5.3 5.4 5.5 5.6 5.7
Indice di rotazione Dimensione struttura sanitaria Medici e paramedici per degente Tasso di ospedalizzazione Degenza media Posti letto in Day hospital Tasso di utilizzo dei posti letto
Tavola 6 Sicurezza sulla strada e sul lavoro . . . . . . p. 85 6.1 6.2 6.3 6.4 6.5 6.6 6.7 6.8 6.9 6.10 6.11 6.12
Mortalità stradale Lesività stradale Gravità dei sinistri Incidentalità Incidentalità notturna nel week end Incidenti stradali entro l'abitato Infortuni sul lavoro in franchigia Infortuni sul lavoro definiti positivamente Inabilità temporanea per durata Indice di gravità Misura di gravità totale Frequenza infortunistica per settore di attività Industria in senso stretto Costruzioni Totale Servizi
Tavola 7 Struttura imprenditoriale . . . . . . . . . . . . . . p. 101 7.1 7.2 7.3 7.4
7.5
7.6 7.7 7.8 7.9 7.10
Imprenditorialità Imprese industriali Imprese nei servizi Unità locali Industria in senso stretto Edilizia Servizi Unità locali per alcune tipologie di servizi Servizi alle imprese e al consumatore Istruzione Sanità Turisticità Utilizzo delle strutture ricettive Tasso di ricettività turistica Dimensione media degli esercizi alberghieri Dimensione media degli esercizi extralberghieri
Tavola 8 Lavoro, credito e mercato immobiliare . p. 117 Parte prima 8.1 Dimensione media unità locali Industria in senso stretto Industria manifatturiera Edilizia Servizi 8.2 Addetti unità locali Commercio al dettaglio Alberghi Ristoranti Bar Servizi sanitari Trasporti terrestri e mediante condotte 8.3 Depositi bancari 8.4 Intensità dei movimenti bancari 8.5 Impieghi bancari 8.6 Utilizzo raccolta bancaria Parte seconda 8.7 Densità creditizia 8.8 Densità della rete bancaria 8.9 Imponibile Irpef Per abitante Per contribuente 8.10 Percettori per classi di reddito imponibile < 15.000 15.001 – 20.000 20.001 – 26.000 26.001 - 29.000 29.001 – 50.000 Oltre 50.000 8.11 Intensità del mercato immobiliare Edilizia residenziale Edilizia commerciale 8.12 Transazioni con mutuo ipotecario 8.13 Densità degli abbonamenti TV Tavola 9 Indicatori finanziari 9.1 9.2 9.3 9.4 9.5 9.6 9.7 9.8
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 149
Pressione finanziaria Pressione tributaria Intervento erariale Intervento regionale Velocità riscossione entrate proprie Velocità gestione spese correnti Autonomia finanziaria Autonomia impositiva
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Tavola 2
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Caratteristiche della popolazione - Parte prima
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Tavola 2
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