Senior cohousing soluzione innovativa per una longevita attiva libre

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Master in diritto e management delle amministrazioni pubbliche

Cinzia Boniatti* Il senior cohousing: una soluzione innovativa di continuità assistenziale e di longevità attiva

Trento, 20 dicembre 2013

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Provincia Autonoma di Trento, Dipartimento salute e solidarietà sociale, Servizio politiche sociali, boniatti.c@gmail.com


Indice

Abstract .............................................................................................................................3! Introduzione ......................................................................................................................7! 1.! Longevità attiva e qualità della vita .........................................................................11! 2.! Anziani, caregivers e continuità assistenziale..........................................................15! 2.1! L’assistenza all’anziano: chi la presta e le difficoltà annesse ................................................... 15! 2.2! I caregivers e la sindrome di burnout ....................................................................................... 16! 2.3! Dal burnout del caregiver all’empowerment dell’anziano........................................................ 17! 2.4! Il “care management comunitario”: una soluzione alla discontinuità assistenziale ................. 18! 2.5! Quale strategia nel medio-lungo periodo? Il Trentino laboratorio di un “Secondo welfare”... 19! 3.! Il cohousing ..............................................................................................................23! 3.1! Cenni storici .............................................................................................................................. 23! 3.2! Alcune definizioni ..................................................................................................................... 24! 3.3! Principali caratteristiche ............................................................................................................ 26! 3.4! Aspetti normativi e giuridici: alcuni cenni ................................................................................ 28! 4.! Il cohousing e la partecipazione pubblico-privato ...................................................31! 4.1! Il cohousing: varie esperienze e modalità di progettazione ...................................................... 31! 4.2! Il ruolo delle pubbliche amministrazioni nella storia del cohousing ........................................ 33! 4.3! Social cohousing: un nuovo modello di PPP ............................................................................ 35! 5.! Il senior cohousing e l’invecchiamento attivo .........................................................39! 5.1! Cos’è il senior cohousing .......................................................................................................... 41! 5.2! A quali bisogni il senior cohousing dà risposta ........................................................................ 41! 6.! Il senior cohousing e l’innovazione sociale .............................................................43! 6.1! Il senior cohousing nel Secondo welfare .................................................................................. 43! 6.2! La coabitazione nella “sharing economy” ................................................................................ 45! 7.! Anziani e cohousing: un caso trentino .....................................................................47! 7.1! Analisi del contesto ................................................................................................................... 47! 7.2! Metodologia di ricerca .............................................................................................................. 48! 7.3! La Casa di Vela a Trento: un esperimento di “social cohousing intergenerazionale” .............. 49! Conclusioni: un modello da adottare in Trentino............................................................52! Riferimenti bibliografici..................................................................................................56! Appendice........................................................................................................................59! Concetti e parole chiave ..................................................................................................65!

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Abstract

Le società di tutto il mondo, con le loro economie, verranno trasformate dall’invecchiamento della popolazione. Il numero e la percentuale di anziani aumenta infatti ad un ritmo senza precedenti e i policy makers devono tenere in considerazione l’impatto che ciò comporta su ogni tipo di progettazione. Le conseguenze economiche dell'invecchiamento in Europa e le implicazioni per la sostenibilità della spesa pubblica hanno impatti stimati sulle pensioni, l'assistenza sanitaria, l'assistenza di lungo periodo, l'istruzione e i trasferimenti legati alla disoccupazione. In Italia, l’offerta pubblica dei servizi sociali ha finora obbedito alla tradizionale filosofia del welfare state in cui a bisogni di tipo materiale, si risponde con interventi sociali frammentati e prestazioni socio-sanitarie standardizzate, caratterizzati da discontinuità assistenziale. Questo modello si trova dinnanzi ad un mutamento sostanziale. La logica di welfare finora prevalente dovrà passare da un approccio centrato sull’integrazione dei servizi socio-sanitari a uno orientato ad offrire soluzioni alla comunità, intesa come realtà vitale segnata da legami di solidarietà cui concorrono congiuntamente società civile ed istituzioni. Potrebbe essere questo processo il percorso da intraprendere per passare dal welfare state ad una welfare community caratterizzata da una migliore integrazione tra mercato, istituzioni e società civile, capace di superare le logiche del primo welfare, con le sue prestazioni pubbliche e obbligatorie, per rispondere ai bisogni sociali grazie al ricorso ad una vasta gamma di attori economici e sociali quali imprese, sindacati, assicurazioni, fondazioni, terzo settore e governi locali, anche in partnership pubblicoprivato, così da avviare nuovi percorsi di “Secondo welfare” che si affiancano al welfare tradizionale con programmi idonei ad integrarne le carenze. Ma il tema si presta ad essere affrontato anche da un altro punto di vista, che corrisponde a un processo emergente, quello della “sharing economy”. L’“economia collaborativa” è una concezione di economia sostenibile che supera i modelli tradizionali di scambio e redistribuzione, e concepisce l’uso in condivisione di beni, servizi, spazio, tempo, informazioni e competenze. Si tratta di un fenomeno soprattutto internazionale che si sta diffondendo anche in Italia e che vede nel cohousing una delle forme possibili di utilizzo condiviso di risorse. L’argomento così inteso ha importanti suggestioni perché mette in evidenza come l’innovazione sociale che caratterizza la progettazione e la gestione di servizi per la longevità attiva sottenda anche le logiche di un nuovo modello economico di riferimento, che va emergendo con sempre maggiore evidenza e capacità di critica sociale. Siamo consapevoli che quella che stiamo vivendo non è una crisi congiunturale e, quindi, questo lavoro intende indagare se il senior cohousing, come nuovo modello abitativo di consolidata sperimentazione nei paesi nord europei, negli Stati Uniti, in Australia, Nuova Zelanda, Giappone, ecc., possa essere una soluzione strutturale al mutamento del paradigma socioeconomico dominante; oltreché dare risposta ai molteplici e frammentati bisogni che nascono dalla longevità e dalla non autosufficienza dell’individuo, nonché alle difficoltà connesse ai famigliari e alle istituzioni chiamate a farsene carico. L’assistenza agli anziani viene svolta prevalentemente dalla famiglia e questa situazione, nella società contemporanea e in particolar modo nelle città, può diventare troppo gravosa. Le famiglie, spesso impreparate psicologicamente ad affrontare la sofferenza dell’anziano, lo sono anche sulle modalità assistenziali da intraprendere, soprattutto se le devono affrontare per la prima volta, perché spesso complesse, burocratizzate e caratterizzate da discontinuità. Lo stress cui è sottoposta la famiglia può portare ad esaurimento

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emotivo e fisico e alla sensazione di non farcela più. Si chiama “sindrome di burnout” e può colpire anche le persone che esercitano professioni di aiuto (medici, assistenti, badanti, operatori sociali, ecc.). Si tratta di un esito patologico del sovraccarico di attività, della mancanza di controllo della situazione, della scarsa qualità delle relazioni interpersonali, dei processi stressanti associati alla costante richiesta di flessibilità che induce esaurimento emotivo, depersonalizzazione e sentimenti di ridotta realizzazione. L’altra faccia della terza età è sotto gli occhi di tutti: l’isolamento dell’anziano. Si tratta del crescente numero di anziani, soprattutto donne che vivono da sole. Infatti, parallelamente all’aumento della popolazione anziana, ciò che rende complessa la situazione è un elemento di mutamento molto importante di cui non si parla abbastanza: l’impoverimento delle relazioni interpersonali con il conseguente isolamento crescente, sperimentato in modo sempre più diffuso ma che, con le persone anziane, arriva a toccare il limite estremo dell’emarginazione e dell’abbandono. Mentre l’età evolutiva è sostanzialmente accompagnata da istituzioni di supporto come la scuola e altre agenzie di formazione, l’età del “dopo-lavoro” è lasciata pressoché interamente alla mera autogestione dei singoli, salvo marginali occasioni istituzionalizzate di socializzazione. Dopo aver analizzato la situazione del soggetto anziano e dei caregivers con lui in relazione, abbiamo cercato di capire il ruolo delle istituzioni nel passaggio repentino dall’abbondanza delle risorse — che ha generato una profusione di interventi frammentati, gestiti nella migliore delle ipotesi con approcci di “care management comunitario” — alla spending review, con conseguenze anche drammatiche nei tagli dei servizi. Anche in questo caso, dopo aver approfondito il modello di welfare scandinavo e le diverse dinamiche stato-mercato in essere con successo in altri paesi, abbiamo formulato un’ipotesi di soluzione attraverso il modello delle partecipazioni pubblico-privato. Del cohousing abbiamo quindi tracciato la storia, l’evoluzione, le diverse caratteristiche e anche i principali aspetti normativi e giuridici. Nel contesto così delineato possiamo affermare che il senior cohousing funge da reale strumento di innovazione sociale, in grado di rispondere al problema della discontinuità assistenziale con la promozione della longevità attiva e della qualità dell’invecchiamento: esso da un lato alleggerisce il compito del caregiver e dall’altro conferisce un senso alla condizione esistenziale dell’anziano (sensemaking), conducendo al possibile rovesciamento della situazione di impasse in cui entrambi i soggetti sembravano bloccati. È questa la tesi che ha guidato questo lavoro, nata dall’interazione tra osservazione empirica ed interpretazione teorica, che ha trovato sostegno nella letteratura sul tema e in casi documentati, oltreché in uno specifico case study, oggetto di approfondimento nella sezione finale. L’analisi multilivello ha indagato la complessità sociale in diversi ambiti geografici e territoriali, e si è sviluppata su molteplici piani: individuale, relazionale e sociale. Sul piano individuale, l’esperienza del senior cohousing pone l’anziano nella condizione di vivere una tensione interiore positiva verso l’assunzione di responsabilità e di apertura a nuove possibilità esistenziali, e avverte come vivo il suo impegno verso la vita (life engagement). Invece di consegnarsi ad un ruolo passivo, privo di responsabilità e accompagnato da senso di sfiducia e di sconforto nell’affrontare i problemi quotidiani, come potrebbe essere nei casi della vita in solitudine o del ricovero in RSA, egli inaugura un percorso aperto a nuove possibilità, connotato da fiducia da speranza e in se stesso. Oltre ai positivi effetti sul piano individuale, sono evidenti i riscontri che l’empowerment generato dal cohousing ha sul piano sociale: è la comunità in cui il soggetto è inserito a beneficiarne, perché ne viene sostenuta la coesione sociale e rinsaldato il sistema di relazioni che innervarono il territorio e costituiscono il suo capitale sociale. Una comunità coesa è anche più motivata all’esercizio di una cittadinanza attiva e a divenire protagonista di una democrazia partecipativa. Alla base della buona riuscita di qualsiasi processo di co-abitazione è necessaria la costruzione di un senso di fiducia reciproca e la condivisione di interessi. È per

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questo che il gruppo ideatore deve conoscersi prima di realizzare il cohousing. È la condizione di “vicinato elettivo” che è fondamentale poiché facilita la gestione dei conflitti che possono presentarsi durante la vita in comunità. Considerato proprio al livello comunitario, il senior cohousing si rivela espressione di un cambiamento paradigmatico dei servizi rivolti alla terza età, perché rovescia la logica di intervenire sul problema quando si è ormai manifestato e mira a promuove azioni ex ante verso il disagio potenziale, in modo da ridurre i costi sociali e sanitari degli interventi indirizzati a problemi ormai conclamati. Su questo piano di analisi, il senior cohousing diventa un intervento in grado di contenere contemporaneamente i costi sociali, sanitari e abitativi perché dà risposta ai diversi bisogni che si succedono lungo il ciclo di vita della persona. Non si aggiunge, infatti, ai numerosi interventi di risposta, spesso concepiti per gestire l’emergenza, ma semmai si inserisce coerentemente nelle strategie di medio-lungo periodo anche in considerazione del superamento del welfare tradizionale, pubblico e obbligatorio. In conclusione ci siamo chiesti che impatto potrebbe avere questo nuovo stile abitativo sull’economia locale. Partendo dal riconoscimento di alcune peculiarità del territorio trentino — quali l’estesa e strutturata offerta di assistenza domiciliare, l’essere ai primi posti nelle classifiche per la qualità della vita oltre alle ben note caratteristiche che lo qualificano come destinazione turistica di rilievo (alcune aree sono state inserite nell’elenco dei beni definiti dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”) — il senior cohousing può diventare volano per la ripresa di molti settori che ruotano attorno al benessere della persona, e generare sviluppo economico in molteplici ambiti come quello sociale e sanitario, alberghiero, turistico; ma anche l’edilizia e l’artigianato ne beneficerebbero, per la ristrutturazione e la riconversione del patrimonio abitativo esistente e per la riqualificazione energetica degli immobili. A patto che le istituzioni preposte alla governance del territorio siano in grado di sviluppare una pianificazione territoriale lunFig. 1 – Mappa delle idee intorno al “senior cohousing”

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gimirante, che contempli delle strategie di marketing territoriale appositamente predisposte, il Trentino può candidarsi a diventare una destinazione attrattiva a livello internazionale per pensionati non residenti (anche stranieri) all’insegna del benessere e della longevitĂ attiva. La fig. 1 vuole sintetizzare sotto forma di una mappa concettuale il complesso degli argomenti toccati dal presente project work, con le loro interrelazioni.

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