La Retorica

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Le figure retoriche Gabriella Saudati Gabriella Saudati


La retorica La retorica • V Verso la fine del ‘300 Brunetto l fi d l ‘300 B tt Latini, maestro del grande Dante la definiva come l’”arte che tende a persuadere del che tende a persuadere del giusto o dell’ingiusto mediante l’uso di appropriati strumenti linguistici . linguistici”. • In effetti la retorica nasce nell’antica Grecia come arte del discorso pubblico in del discorso pubblico in ambito giuridico e politico • In seguito venne applicata anche nei testi letterari con anche nei testi letterari, con l’intento sia di abbellirli che di renderne più efficace e/o suggestivo il contenuto suggestivo il contenuto


Le figure retoriche Le figure retoriche • • • •

Una figura retorica consiste in un “procedimento per il quale si modificano i immagini, parole e costruzioni per dare forza e colorito al discorso” (1293‐94 i i l t i i d f l it l di ” (1293 94 Dante) In pratica il più delle volte si utilizzano le parole non nel loro significato letterale, ma traslato o figurato g Si passa quindi dalla denotazione alla connotazione (vedi lezione precedente) A volte Il procedimento può riguardare anche la costruzione della frase (sintassi) o sfrutta la valenza armonica di una data successione di suoni


Tipologie delle figure retoriche Tipologie delle figure retoriche • Le figure retoriche sono quindi di vario tipo: • Figure di significato Figure di significato che modificano appunto il che modificano appunto il significato di una parola o di una espressione • Figure di sintassi che cambiano quindi l’ordine Fi di i i h bi i di l’ di delle parole rispetto alla costruzione comunemente utilizzata • Figure di suono Figure di suono che determinano il carattere che determinano il carattere ritmico di un ‘opera


Le principali figure di significato Le principali figure di significato TTra le più comuni abbiamo: l iù i bbi • la perifrasi, cioè quando il poeta utilizza un “giro di parole” al posto di un unico termine, ad t di i t i d esempio “…quello imperador che là su regna”,cioè Dio in Dante, Inferno Canto I v 124 Inferno, Canto I v.124 • e la similitudine,cioè quando si propone un paragone per esteso, individuabile anche dalle individuabile anche dalle E come quei che con lena affannata, espressioni che ne introducono i uscito fuor del pelago a la riva, due termini: così…come; g q p g g tale quale …Ad tale…quale Ad esempio, sempre esempio sempre si volge a l’acqua perigliosa e guata, dal Canto I dell’Inferno

così l’animo mio, ch’ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva.


La metafora La metafora • LLa metafora t f è è un paragone abbreviato, come se al posto della similitudine citata Dante avesse parlato it t D t l t di sé come uno “scampato a stento dall’annegamento”; ad esempio d i Carducci nella C d i ll poesia “Pianto antico”, parla del figlioletto come “Tu fior della mia pianta”… sottintendendo la similitudine tra lui visto come pianta e il figlio come di conseguenza suo fiore


L allegoria L’allegoria • Utili Utilizzare il concreto il t per esprimere un significato astratto. • Il linguaggio allegorico ha un’intrinseca valenza didattica, in quanto favorisce , q l’immediatezza della fruizione di un concetto astratto coinvolgendo il g lettore o uditore con riferimento alla sfera della sua diretta esperienza. Non a sua diretta esperienza. Non a caso la Divina Commedia dantesca, rivolta a tutti, è impostata come poema impostata come poema didattico‐allegorico.


Il linguaggio allegorico Il linguaggio allegorico • N Nel Medio Evo il linguaggio l M di E il li i allegorico era molto utilizzato anche nelle arti visive come pittura e scultura: vedi ad esempio le rappresentazioni allegoriche rappresentazioni allegoriche degli evangelisti Marco, il leone alato simbolo della forza della fede, Luca, il bue alato simbolo della mansuetudine e Giovanni mansuetudine e Giovanni, l’aquila, simbolo di acutezza e lungimiranza.


Sinestesia •

Quando abbiamo un accostamento tra Q d bbi due termini appartenenti ad ambiti sensoriali differenti si determina una sinestesia, figura retorica che amplia i t i fi t i h li in modo inusuale le nostre percezioni poetiche: L’ l L’urlo nero (sostantivo più aggettivo) ( t ti iù tti ) della poesia di Quasimodo “Alle fronde dei salici” con cui si fa riferimento alle urla strazianti delle madri che vedono i urla strazianti delle madri che vedono i loro figli ammazzati La casa bisbiglia (sostantivo più verbo)del “Gelsomino notturno” di b )d l “G l i tt ” di Pascoli con cui il poeta immagina di seguire idealmente gli sposi su per le scale verso la camera da letto e quindi scale verso la camera da letto e quindi di percepirne le parole attutite


Ossimoro • •

Accostare due termini di senso Accostare due termini di senso comune opposto per potenziarne il valore connotativo ad esempio l’espressione ad esempio l espressione caldo caldo gelo con cui il poeta Tasso allude alla rugiada, che funge da protezione per le campagne o il dolce assenzo (liquore molto amaro) del v.86 del canto XXIII del Purgatorio di Dante con cui il poeta ricorda che le pene del poeta ricorda che le pene del Purgatorio di per sé amare (assenzo) risultano accettabili e p persino piacevoli (dolce) in p ( ) quanto portano sicuramente in Paradiso


Sineddoche • •

Figura retorica che si può ottenere indicando la parte per il tutto come in Dante canto I v.90 “Fa tremar le vene e i polsi” (parte)per significare p (p )p g il “ corpo”(tutto) usando il singolare al posto del plurale come in Foscolo nel sonetto plurale come in Foscolo nel sonetto dedicato a Zacinto “l’inclito verso”(singolare) sta a significare i versi (plurale)di Omero versi (plurale)di Omero parlando del genere per la specie come, sempre in Dante, Inferno canto v.88 quando Francesca si t 88 d F i rivolge a Dante con il termine “animal”(genere) intendendo che egli è ancora vivo, quindi fa parte li è i i di f t degli “esseri viventi”(specie)


Metonìmia •

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Mentre nella sineddoche abbiamo un rapporto di quantità tra i due termini rapporto di quantità tra i due termini, nella metonìmia abbiamo una associazione logica‐qualitativa Si ottiene indicando l’effetto per la causa come in A Silvia Leopardi parla i A Sil i L di l delle “sudate carte”(carte il cui studio‐causa lo facevano sudare‐ effetto) la materia per l’oggetto come i “legni di Enea”nell’opera di Virgilio alludono alle imbarcazioni dell’eroe Lo strumento per la persona che lo strumento per la persona che lo utilizza , come in Dante canto XIX dell’Inferno vv100‐103 dove con “somme chiavi” si intende l’autorità di papa Niccolò III di papa Niccolò III Il contenente per il contenuto, come nel “Gelsomino notturno” di Pascoli si dice “Sotto l’ali dormono i nidi” (contenente) per intendere gli uccellini (contenuto)


Figure di sintassi Figure di sintassi • •

Si tratta di una particolare disposizione delle parole nella poesia o di una loro ripetizione Ad esempio abbiamo già incontrato l’anafora, cioè la ripetizione di una o più parole all’inizio di versi successivi; se la ripetizione è nello stesso verso si parla di ripetizione è nello stesso verso si parla di iterazione, come in Dante Purgatorio canto XVI v.83 “ in voi è la cagione, in voi si cheggia” Abbiamo poi l’anàstrofe Abbiamo poi l anàstrofe o inversione, o inversione, quando si ha appunto l’inversione dell’ordine normale delle parole (soggetto, verbo, complementi) come ad esempio in Dante in “Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia …”, esattamente l d i ” l’inverso della costruzione usuale che prevederebbe “la mia donna pare tanto gentile e tanto onesta” Il hi Il chiasmo, cioè una disposizione incrociata i è di ii i i t , come in una struttura simmetrica, vedi ad esempio in Dante canto V del Purgatorio il famosissimo v 134 “Siena mi fé, disfecemi Maremma (sostantivo verbo/verbo Maremma”(sostantivo‐verbo/verbo‐ sostantivo)


Le figure retoriche di suono Le figure retoriche di suono • Assonan Assonanza,quando due parole alla fine di due versi , dall’accento a d d l ll fi di d i d ll’ t tonico in poi, hanno le stesse vocali, ma non le consonanti, vedi ad esempio le parole finali nei versi della poesia “Lavandare”di Pascoli frasca(v 7) rimasta(v 9) Pascoli frasca(v.7)…rimasta(v.9). • Consonanza : situazione opposta, cioè due parole che hanno le stesse consonanti, ma non le stesse vocali come in Montale muraglia/ bottiglia parole finali dei due ultimi versi della poesia muraglia/ bottiglia, parole finali dei due ultimi versi della poesia “Meriggiare pallido e assorto”. • Allitterazione cioè la ripetizione di suoni o gruppi di suoni uguali in parole differenti a volte nello stesso verso come ad esempio nel parole differenti, a volte nello stesso verso, come ad esempio nel sonetto I del Canzoniere di Petrarca al verso 11 “me medesmo meco mi vergogno” • Paronomàsia cioè l’accostamento di due parole dal suono simile, a cioè l’accostamento di due parole dal suono simile a volte omofone(con lo stesso suono), ma con significato diverso, come in Dante v.36 canto I della Commedia “più volte vòlto”.


Parole onomatopeiche ed onomatopea • IlIl poeta Pascoli ha t P li h introdotto nella poesia la vera e propria onomatopea, cioè la trascrizione di un i èl t ii di suono, come il famoso don,don(v.24) delle campane a morto della sua d ll poesia “Nebbia” p p • L’onomatopea può essere anche costituita da parole che evocano suoni o rumori, come lo sciabordare del come lo sciabordare del verso 5 della poesia “Lavandare” sempre di Pascoli. Pascoli


La parafrasi La parafrasi • Per assimilare meglio la nostra poesia i il li l i fondamentale è la parafrasi cioè la sua t trasposizione in prosa. ii i • In pratica si tratta di riformulare il testo senza cambiarne né il contenuto, né tantomeno il significato. • Si dovrà quindi operare sia sulla sintassi(l’ordine delle parole e delle proposizioni all’interno di un periodo) che sul lessico(sostantivi, verbi, aggettivi…).


Operare sulla sintassi Operare sulla sintassi • Dato che dobbiamo mettere in prosa, h d bbi i ricostruiremo l’ordine tipico di un testo in prosa(soggetto‐verbo‐complementi…), cioè individueremo i versi a struttura inversa(vedi anastrofe) e li trasformeremo in costruzione diretta • Ricostruiremo i periodi più complessi evidenziandone la proposizione principale, le evidenziandone la proposizione principale, le possibili coordinate e/o subordinate


Operare sul lessico Operare sul lessico • SSostituiamo le parole del testo con i i l l d l sinonimi(parole con significato analogo) o perifrasi(vedi figure retoriche di sintassi) if i( di fi t i h di i t i) • Se individuiamo delle figure retoriche di significato, cerchiamo di renderne al massimo la potenzialità espressiva che il poeta ha voluto esprimere utilizzandone i ili d • Se conosciamo i dettami poetici del nostro autore teniamone conto per spiegare possibili parole‐chiave che vi fanno riferimento


Revisione della parafrasi Revisione della parafrasi • Dopo aver tenuto conto di tutte le operazioni gg elencate, rileggiamola attentamente e controlliamone, oltre alla fluidità espressiva, anche la correttezza ortografica anche la correttezza ortografica.


Ed ora esercitiamoci! Ed ora esercitiamoci! • Parafrasiamo il celeberrimo sonetto di Dante • Tanto gentile e tanto Tanto gentile e tanto onesta pare (i sonetti non hanno titolo proprio, per cui vengono individuati riportandone il primo riportandone il primo verso) • Come tutti i sonetti la poesia è formata da 2 quartine e due terzine


La prima quartina La prima quartina • Nei primi due versi individuiamo una palese p p anastrofe per cui ricostruiamo il periodo in modo diretto: • la donna mia pare tanto gentile e tanto la donna mia pare tanto gentile e tanto onesta(principale) quand’ella saluta altrui(temporale) ch’ogne l ( l ) h’ l lingua deven muta tremano e li occhi no(l’) ardiscon di guardare lei(consecutive coordinate tra di loro)


Ed ora sostituiamo le parole Ed ora sostituiamo le parole •

Prima di continuare ricordiamoci Prima di continuare ricordiamoci che Dante fa riferimento al dolce stil novo, movimento poetico che considera la donna come un tramite tra l’uomo e Dio, un mezzo per elevarsi spiritualmente. Inoltre la parola donna qui assume il significato donna qui assume il significato originale di domina cioè signora, per cui avremo: La signora del mio La signora del mio cuore(perifrasi) appare a tal punto leggiadra e nobile (sinonimi) nel momento in cui d dona la salvezza anche solo con il l l h l il cenno del suo saluto ,che tutti ammutoliscono in segno di rispetto e non osano sostenerne rispetto e non osano sostenerne lo sguardo.


La seconda quartina La seconda quartina • La seconda quartina è già a posto da un punto p p di vista sintattico per cui passiamo alla seconda fase: • Essa procede, mentre ascolta le parole in sua Essa procede mentre ascolta le parole in sua lode, senza inorgoglirsi, con benevolenza, e appare come una diretta manifestazione della f ll potenza divina.


La prima terzina La prima terzina • Anche la prima terzina è già in ordine p p sintattico, per cui procediamo direttamente alla parafrasi lessicale: • Questo suo manifestarsi risulta a tal punto Questo suo manifestarsi risulta a tal punto piacevole per chi la contempla che infonde attraverso gli occhi un sentimento dolce, che l h l h può essere compreso solo da chi ne faccia diretta esperienza.


LL’ultima ultima strofa strofa La seconda terzina presenta una parziale anastrofe. Ricomponiamo: p e par che un spirto soave pien d’amore si mova de la sua labia, che va dicendo all’anima.Sospira. la sua labia, che va dicendo all anima.Sospira. Ora parafrasiamo: e appare manifestamente come dal suo volto if t t d l lt promani un sentimento sublime che induce l’ i l’animo a sospirare. i


Alcune osservazioni finali Alcune osservazioni finali • D Da sottolineare due accorgimenti utilizzati dal tt li d i ti tili ti d l poeta per conferire fluidità e compattezza al componimento: • L’utilizzo dell’enjambement (quando la fine di un verso non coincide con una pausa sintattica per verso non coincide con una pausa sintattica, per cui la frase per avere un senso completo deve tener conto dell’inizio del verso successivo) come tra i versi 1 e 2 tanto onesta pare la donna mia, così come tra i versi 7 e 8 sia una cosa venuta da cielo in terra e tra i versi 12 e 13 de la sua labia si cielo in terra e tra i versi 12 e 13 de la sua labia si mova un spirto…


Ultime osservazioni Ultime osservazioni • IlIl secondo accorgimento stilistico consiste nell’utilizzo d i t tili ti it ll’ tili insolito della congiunzione e posta dopo una virgola (al verso 4), dopo un punto e virgola (al verso7) e dopo un due punti (al verso12). Tale congiunzione ha un valore ( ) essenzialmente copulativo , cioè di legame sintattico per cui di solito non è utilizzata dopo segni di interpunzione. p g p Utilizzarla invece anche dopo segni di interpunzione evidenzia il continuum che il poeta vuole sottolineare tra un verso e l’altro, un verso e l altro, come vediamo anche in Pascoli, poeta come vediamo anche in Pascoli, poeta che addirittura inizia la poesia “Gelsomino notturno” (E s’aprono i fiori notturni) con la congiunzione e , come anche Ungaretti per la poesia “La anche Ungaretti per la poesia La madre madre”(E (E il cuore quando il cuore quando d’un ultimo battito). • A proposito:abbiamo controllato l’ortografia e la punteggiatura? Sì!? Perfetto. Parafrasi completata. ì f f


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