L’arte contemporanea di Jeff Koons Dal Ready made di Duchamp alla Pop art di Andy Warhol al Kitsch di Jeff Koons
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Accademia di Belle Arti Catania A.A. 2015-2016 Graphic Design Indirizzo editoria Manuela Laudani
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INDICE Sull’autore 5 Il marketing cultrale di Koons 15 Koons e il sistema dell’arte
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SULL’AUTORE Jeffrey Koons, più semplicemente conosciuto come Jeff Koons (York, 21 gennaio 1955), è un artista statunitense noto per le sue opere di gusto kitsch, che illustrano ironicamente l’american way of life e la sua tendenza al consumismo. Viene inoltre considerato un’icona dello stile neo-pop e riconosciuto fra gli artisti più ricchi del mondo. Nel corso della propria carriera, Koons si è espresso attraverso l’utilizzo di un’ampia gamma di tecniche, come ad esempio scultura, pittura, installazioni e fotografia, e l’utilizzo di differenti materiali tra cui pigmenti, plastica, gonfiabili, marmo, metalli e porcellana. L’artista viene generalmente definito erede di Andy Warhol e continuatore della Pop art. Altro autore a cui viene generalmente associato è Marcel Duchamp, del quale reinterpreta la tecnica del Ready-made.
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Gli anni settanta e gli anni ottanta Dopo gli studi presso il Maryland Institute College of Art di Baltimora (1972-1976) e l’Art Institute di Chicago (1975-1976),Koons lavora come operatore di borsa presso Wall Street e al MOMA di New York. Le sue primissime opere risalgono alla fine degli anni settanta, e includono alcune composizioni di fiori e giocattoli gonfiabili disposti su superfici specchianti come, ad esempio, Inflatable Flowers (1979) composto da due fiori poggianti su uno specchio. Con la serie The Pre-New combina oggetti d’uso quotidiano come tostapane o teiere ad un fondo di metallo o a lampade al neon, creando composizioni da appendere al muro come quadri tradizionali. La serie The New, che prende il nome dalla mostra allestita da Koons nel 1980 al New Museum of Contemporary Art di New York, è composta da comuni aspirapolvere racchiusi in teche trasparenti e illumi6
nati da luci al neon. Messi in vetrina come al supermercato, ma isolati dalla loro funzione pratica, gli aspirapolvere di Koons diventano oggetti da contemplare per la loro bellezza, nuovi per sempre in quanto destinati a non essere mai usati. Ancora sfruttando oggetti di consumo, realizza la serie The Equilibrium, composta da teche di vetro, simili ad acquari per i pesci, in cui una o piÚ palle da basket fluttuano in una soluzione di acqua distillata e cloruro di sodio. La serie si compone anche di altri oggetti - alcuni poster della Nike e dei calchi in bronzo di un autorespiratore (Aqualung) e di un canotto (Lifeboat) - esposti per la prima volta, insieme alla teca Three Ball Total Equilibrium Tank, presso la galleria International with Monuments di New York nel 1985. Con la serie The Equilibrium, Koons intende riflettere esattamente su ciò che è indicato dal titolo della serie stessa, ovvero sul significato del concetto di equilibrio, non solo 7
Jeff Koons, Three Ball Total Equilibrium Tank (1985) alla Tate di Liverpool (Inghilterra)
sul piano astratto, ma anche su quello psicologico e sociale. Così, «la sospensione dei palloni simbolizza uno stato di perfezione» in un senso astratto, metaforico. Grazie all’espediente dell’acqua distillata, suggerito a Koons dal premio Nobel per la fisica Richard Feynman, le palle da basket, infatti, anziché galleggiare sull’acqua, rimangono sospese nel centro del liquido, trasmettendo il senso di una perfetta equipollenza di forze. Con i poster, invece, Koons prende le distanze dalla tradizionale vocazione critica e rivoluzionaria dell’arte novecentesca. In quanto ritraggono famosi giocatori di basket, in genere provenienti dalle classi sociali più basse, nei panni del segretario di stato americano o di un lord inglese o di un luminare della medicina, essi indicano che l’equilibrio sociale è possibile senza bisogno di rivoluzioni. A tale riguardo in Reality art si legge che i poster esposti da Koons:
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Jeff Koons, Popeye Train (2009), olio su tela, 274.3 x 213.4 cm.
Sono una perfetta rappresentazione della realizzabilità del sogno americano - divenuto poi sogno occidentale e, infine, globale - della possibilità per ciascuno di realizzarsi pienamente secondo le proprie capacità e i propri meriti, di superare anche le barriere delle caste sociali, senza dover uscire dall’apparato socio-politico così com’è, ma anzi essendo perfettamente integrato in esso. Nello stesso periodo e negli anni seguenti, Koons realizza opere da alcuni critici considerate di carattere kitsch. Si tratta, in effetti, di 9
opere che riproducono sovente oggetti comuni quali giocattoli e soprammobili, compreso il celebre coniglietto di plastica gonfiabile, Rabbit (1986) e il busto di Luigi XIV (1986), entrambi appartenenti alla serie Statuary ed entrambi calchi in acciaio: un materiale che incarna i principi di efficienza e durevolezza che “ossessionano le case moderne”. Essendo un materiale povero simile ai materiali ricchi, come l’argento, usarlo per produrre opere d’arte è utile a stimolare mobilità sociale, senza conflitti. Come dichiara lo stesso Koons: Un materiale di poco costo dovrebbe essere reso più solenne per produrre mobilità nelle classi più povere, e allo stesso tempo per appagare l’aristocrazia Allo stesso periodo risalgono le sculture appartenenti alla serie Luxury and Degradation, dedicata ad indagare la relazione fra alcolismo, pubblicità e classi sociali, lavori in porcellana quali Michael Jackson and Bubbles (1988) e Pink Panther (1988), appartenenti 10
Jeff Koons, Michael Jackson and Bubbles, porcellana (Foto: Håkon H, CC BY-SA 2.0).
alla serie Banality, nonché, a partire dagli anni ‘90, i Puppy: enormi sculture botaniche raffiguranti animali.
Gli anni novanta Nel 1991 sposa la pornodiva Ilona Staller (nota anche come Cicciolina) con cui ha un figlio nel 1992 di nome Ludwig. L’unione non è durata molto: la coppia si separa nello stesso 1992, andando incontro ad una dura battaglia legale per l’affidamento del bambino. 11
Sono molte le opere di carattere hard dell’artista con scene di sesso ispirate dalla moglie e spesso con lui come coprotagonista, ovvero la serie Made in Heaven (1989-1991). Una complessa installazione comprendente fotografie e sculture appartenenti alla serie viene esposta alla Biennale di Venezia del 1990. Con il matrimonio e con la serie Made in Heaven che ne deriva, Koons tenta di portare a compimento la tendenza dell’arte novecentesca a fondere arte e vita e, allo stesso tempo, di raggiungere, personalmente e artisticamente, quell’equilibrio tra desiderio e contingenza già tema della serie Equilibrium, attraverso una sorta di ritorno all’innocenza adamitica precedente il peccato originale. Connessa alla storia d’amore e d’arte con Ilona Staller è anche la serie Celebration che, a partire dalla metà degli anni ‘90, celebra la nascita e l’infanzia del figlio Ludwig con quadri e monumentali sculture che riproducono oggetti legati a momenti spensierati 12
Balloon Dog 307.3 x 363.2 x 114.3 cm
come feste, compleanni o vacanze, e comprende le cinque versioni in cinque diversi colori dei Ballon Dog.
Il nuovo millennio La ricerca prosegue, a partire dai primi anni del 2000, con la serie Popeye con la quale Koons trasferisce la tecnica del collage dalla pittura alla scultura, proponendo installazioni composte da calchi in alluminio di giocattoli gonfiabili combinati con altri oggetti come pentole o sedie e destinate ad essere appese al soffitto con delle catene. Dagli anni 2005-2006, la serie Hulk Elvis mette al centro dei quadri un giocattolo gonfiabile, realizzato con rendering fotorealistico, con le fattezze del gigante verde dei fumetti che, nell’immaginazione dell’artista, somiglia alla figura di Elvis Presley ritratta nelle stampe di Andy Warhol. Tra il 2009 e il 2013 la serie Antiquity propone, come centro tematico dei quadri di Koons, riproduzioni di statue antiche. Legata a questa serie è Balloon Venus, scultura in accia13
Il ciclo della vita dell'artista (Fonte: A. Zorloni)
io verniciato che ne riproduce una in gomma (fatta con i soliti palloncini koonsiani) che, a sua volta, riproduce una statua preistorica in pietra della Grande Madre, la cosiddetta Venere di Willendorf. Nel 2001, il presidente della Repubblica francese Jacques Chirac lo nomina Chevalier de la LÊgion d’Honneur. Nel 2013 partecipa alla realizzazione della cover dell’album Artpop di Lady Gaga, creando appositamente per il disco, una statua di cera raffigurante la cantante.
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IL MARKETING CULTURALE DI KOONS Ci sono poi degli artisti che si promuovono da soli, non hanno neanche più bisogno dell’intermediazione. È il caso di Jeff Koons, che prima di intraprendere la carriera artistica, aveva lavorato al MOMA al settore reclutamento soci ed aveva imparato le basi del marketing lavorando a Wall Street. Koons adotta alcune leggi fondamentali del marketing: Product, Price, Place, Position. Si fa ritrarre in campagne pubblicitarie concepite dallo staff che cura l’immagine di Michael Jackson. gEli si è occupato con attenzione della costruzione del proprio personaggio mediatico. Di conseguenza, le sue opere raggiungono delle elevate quotazioni e sono di grande visibilità. Si pensi al grande cagnolino di fiori e piante vere che si trova davanti all’ingresso del Guggenheim di Bilbao. Il marketing, oggi ha senz’altro un ruolo rilevante nel successo della vendita; ad esempio il «packaging» dei cataloghi delle vendite all’asta riveste una certa importanza nella presentazione delle opere. 15
Jeff Koons è uno degli artisti che nell’ultimo periodo più di tutti è riuscito a fare una vera attività di marketing delle sue opere. Una delle sue ultime opere, Baloon Dog è stata venduta ad un’asta per 58,4 milioni di dollari, diventando l’opera di un artista vivente più costosa al mondo. Una cifra esorbitante. Lo statunitense è considerato da molti l’erede di Andy Wharol, per la sua ispirazione alla pop art e al consumismo e per il forte consenso di pubblico che ha ottenuto. La sua arte è considerata kitsch proprio perché riesce a trovare l’apprezzamento del pubblico con minime varianti di qualcosa che abbiamo già visto. Si potrà dire che l’arte di Jeff Koons sia solo strategia di marketing, puro esibizionismo, esagerazione, kitsch o semplicemente arte populista. Ma ciò che la fa da padrone è l’immediatezza del suo linguaggio e la banalità delle sue immagini altro non 16
fanno che mostrare la superficialità della realtà materiale che ci circonda, riproducendo un mondo fatto di mero consumismo e di mediocrità, che deride l’arte cosiddetta istituzionale, che esalta tutto quanto possa essere considerato alla moda e che preferisce il gioco al sacrificio, lo sfoggio alla riservatezza, l’apparire all’essere. Non è questo forse il nostro mondo? La società contemporanea?
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KOONS E IL SISTEMA DELL’ARTE Il successo di Koons è stato determinato, in larga parte, anche dal cosiddetto Sistema dell’arte. Il sistema, un’entità astratta formata da case d’aste, musei, collezionisti e mercanti d’arte, tira le leve del mercato dell’arte contemporanea. L’artista, oggi, non è soltanto creatività, ma è anche marketing e brand. Essere inseriti nel sistema è cruciale per raggiungere il successo. Koons rappresenta il prototipo dell’artista che si è consacrato al sistema dell’arte, comprendendone (e sfruttando) a pieno le sue potenzialità. L’artista statunitense, infatti, è inserito da sempre nel giro giusto. I grandi signori dell’arte contemporanea, Larry Gagosian, Francois Pinault in testa, gli sono sempre stati favorevoli. Oggi l’arte contemporanea è diventata business e Koons ne è, fieramente, il suo campione. Cerchiamo adesso di capire come si sviluppa, idealmente, il “ciclo di vita” di un artista all’interno di questo Sistema che, alla resa dei conti, ha un carattere più relazionale che eco18
nomico. Quello che è fondamentale capire in questo momento è il modo di “ragionare” del Sistema dell’Arte, ossia i vari passaggi di legittimazione che portano al successo un artista invece di un altro. Passaggi in cui le caratteristiche fisiche di un’opera hanno veramente poca voce in capitolo. Come in un grande videogame, perché un artista riesca ad entrare e a far carriera nel Sistema dell’Arte è necessario che superi vari gradi di riconoscimento. Il primo dei quali è certamente quello di essere selezionato da una galleria che lo introduca nel Sistema. A questo punto è necessario che del suo lavoro si parli e si scriva; che le sue opere siano vendute, comprate e scelte per una mostra. In altre parole che attorno all’artista cresca il consenso da parte dei vari attori del sistema: critici, curatori, collezionisti, galleristi, giurie di premi, musei ecc. Se tutto ciò avviene l’artista va avanti e si incammina verso un potenziale successo. Per questo dare uno sguardo al curriculum di un artista può aiutare a capirne le potenzialità future. Ovviamente ogni carriera ha il suo ritmo che, talvolta, può essere accele 19
rato da mode passeggere. Ma in questo caso, molto spesso, il rischio “meteora” è in agguato. Jeff Koons deve il suo successo al collezionista speculatore Charles Saatchi. Charles Saatchi (1943), agente pubblicitario di origine irachena, che insieme al fratello Maurice fondò la Saatchi&Saatchi nel 1970 (oggi M&C Saatchi), una delle agenzie pubblicitarie più famose al mondo tra gli anni Ottanta e Novanta: ideò le campagne pubblicitarie per le elezioni politiche del partito conservatore inglese, portando Margareth Thatcher alla vittoria sia nel 1979 che nel 1987. Charles aveva cominciato comprando opere classiche degli anni Sessanta, Andy Warhol e Cy Twombly, ma è diventato un protagonista del mercato a partire dagli anni Ottanta, assicurando il successo internazionale agli americani Julian Schnabel e David Salle, a Francesco Clemente e Sandro Chia, ai neoespressionisti tedeschi Georg Baselitz, Anselm Kiefer e Sigmar Polke, come pure a 20
Jeff Koons, Ashley Bickerton, Robert Longo, Cindy Sherman, Robert Gober ed altri. Per lanciare questi ultimi, fece stampare un catalogo delle loro opere in suo possesso e organizzò mostre che li riguardavano. Il fatto che Saatchi si stesse interessando e stesse comprando le loro opere ha determinato per molti un salto di qualità nelle gallerie che si occupavano del loro lavoro; allo stesso modo, il fatto che stesse vendendo alcune opere, determinò il crollo delle quotazioni di altri artisti e questo la dice lunga sul suo potere di influenzare il mercato dell’arte contemporaneo. È sempre bene ricordare, d’altronde, che nel Sistema dell’Arte, come in altri settori, le cose possono cambiare e il riconoscimento ottenuto non è detto che sia permanente. L’approvazione raggiunta, perché duri nel tempo, deve essere rafforzata in modo costante, pena la perdita di valore culturale ed economico. 21