Lone Sloane: Babele

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«Pozzo senza fondo del nulla dell’essere, l’abisso in cui i nostri mostri si acquattano non è privo di sogni. E questi sogni colmi d’orrore, tessuti nei nostri ventri malati, sposano per natura lo slancio sotterraneo che spinge l’universo a sgretolarsi sempre più, ogni secondo. Una gara persa in partenza in cui la materia si consuma senza garantire un senso alla sua miserabile espansione! Mondi abbandonati, lungo una corsa iniqua e offensiva, che ci immerge sempre più a fondo nel vuoto. Qui tutto è illusione, vertigine e sconfitta. Tutto ciò che vive puzza di un desiderio di morte, spergiuro e sospetto, della più totale sottomissione alle promesse di una comoda pace. Tutto ciò che brulica o gravita è solo un paradosso immondo, una contraffazione del tempo che passa. Questa pestilenza suda da troppo tempo Ai quattro angoli delle stelle, violando, attraverso lo sterile uso della ragione la bellezza di un meccanismo tanto semplice quanto perfetto. È questo l’oltraggioso errore che Foam spazzerà via dal letto oscuro, in cui intendo dormire, sereno... Presto il nulla non avrà più alcun limite. Neanche quello delle terre infinite ma ingannevoli dell’immaginazione. Allora non resterà altro che l’inconfessabile verità dei vinti, che cela tristemente tutte le nostre scelte: Che suoni finalmente la campana a morto per le costellazioni! L’ora del gran rifiuto è giunta!»

Le Contemplazioni di Shaan, opus 36, versetti 211-267 da Il Mysterium Cosmographicum, 1° parte edizioni Babele.

maledetti dèi!


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