EVOLVE n.2

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N°2

RIDE THE TURNAROUND Connettere i talenti per governare il cambiamento

NOVEMBRE 2018


N° 2 - Novembre 2018 www.mairetecnimont.com

PUBBLICAZIONE DEL GRUPPO MAIRE TECNIMONT A CURA DEL Dipartimento Relazioni Istituzionali e Comunicazione Registrazione presso il Tribunale di Milano - N. 338 del 06-12-2017 DIRETTORE RESPONSABILE Carlo Nicolais COORDINAMENTO EDITORIALE Massimo Dapoto PROGETTO E REALIZZAZIONE Cultur-e www.cultur-e.it EDITORE Maire Tecnimont Spa Sede legale Viale Castello della Magliana, 27 - 00148 Roma - Italia Sede operativa Via Gaetano De Castillia, 6A - 20124 Milano – Italia TIPOGRAFIA Gam Edit Srl Via Aldo Moro, 8 - 24035 Curno BG www.gamedit.it Chiuso in redazione il 07/11/18 Per i testi pubblicati, si resta a disposizione degli aventi diritto che non si siano potuti reperire.


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EDITORIALE Il digitale che porta innovazione Editoriale di Franco Ghiringhelli Risorse Umane, Organizzazione e ICT SVP Gruppo Maire Tecnimont.

STRATEGIE Il futuro dell'intelligenza

Linda Hill e il genio collettivo

Come accendere i riflettori sulle potenzialità della mente umana?

In azienda, chi guida il processo innovativo non è più un uomo solo al comando.

L'ingegneria del futuro

L'automazione crea nuovo lavoro

Per gli analisti di Boston Consulting è l’ora di investire nella digital transformation.

La rivoluzione digitale bussa alle porte, con enormi opportunità di sviluppo.

Il terziario che diventa primario

Agenti di innovazione

L’AD del Gruppo Pierroberto Folgiero, spiega come cambia il mestiere di EPC contractor.

La trasformazione digitale in Maire Tecnimont, raccontata dai responsabili di progetto.

RUBRICHE Parola di... scienziato celebre

Quanto sei digitale?

Da Einstein a Steve Jobs, fino ai premi Nobel: pillole tecnologiche che hanno segnato un’epoca.

Rispondi alle domande del nostro quiz: scoprirai la tua preparazione tecnologica.

SPECIALE L'export fa volare l'Italia

Seenergy in pillole

La competitività delle aziende italiane si misura in termini di tecnologie avanzate.

Messaggi, numeri e dichiarazioni dell’evento dedicato alla supply chain.

REPORTAGE Connessioni digitali Dallo ‘smart helmet’ alla realtà virtuale: un backstage per immagini della tecnologia 4.0.

MOTTOS Passione per i risultati I valori del Gruppo nella logica del Turnaround, per introdurre il tema del gusto per la sfida.

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TERRITORI La filiera per l'Azerbaijan Il presidente Mattarella inaugura il nuovo impianto di polipropilene realizzato da Maire Tecnimont.


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DIGITALE

IL CHE PORTA

INNOVAZIONE igital transformation, innovazione, smart working sono fra le parole più utilizzate degli ultimi anni. La digitalizzazione ha raggiunto una diffusione capillare con una velocità tale da indurre le imprese a disegnare nuovi paradigmi di gestione delle risorse umane e definire una propria strategia digitale per anticipare i trend, cogliere appieno la sfida e le opportunità del cambiamento. Evitando di farsi cogliere impreparati da questa “rivoluzione” e creando i presupposti per sfruttarne appieno le opportunità.

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Dopo aver affrontato nello scorso numero di EVOLVE il tema del “Be Adaptive”, con un focus sulla gestione del cambiamento e sulla crescita strutturale, in questa nuova puntata del magazine ci addentriamo nel mondo dell’innovazione e della trasformazione digitale. Convinti che governare il cambiamento significhi, e implichi, mettere a fattore comune elementi potenzialmente divergenti che, nell’attuale modello, risultano strettamente interconnessi: competenze, produttività, valore e sostenibilità. In particolare, chi si occupa di risorse umane e organizzazione è chiamato ad affrontare una duplice sfida. Da una parte si deve supportare l’organizzazione nell’affrontare i cambiamenti legati al digitale, modulandola sulla base di come si configura il lavoro nel futuro. Dall’altra, si rende necessario ripensare i processi di gestione e sviluppo delle persone per adeguarli ai cambiamenti prodotti dalla trasformazione in atto. Preservando lo spirito e le occasioni di collaborazione, e favorendo la crescita del senso di appartenenza al team e, più in generale, all’azienda. In un panorama, infatti, dove la tecnologia diventa sempre più una commodity e un fattore di interconnessione sociale, emergono opportunità e rischi per l’impresa che, se attentamente colti, riconosciuti e valutati, possono essere trasformati in un fattore competitivo di successo, tutelando l’identità distintiva dell’azienda.

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In quest’ottica ci siamo fatti ispirare, nelle rubriche iniziali, dai contributi dei futurologi Pierre Lévy, Jared Diamond, Geoff Mulgan e Alec Ross, che considerano la tecnologia non come nemico, ma come strumento di accelerazione, da conoscere e governare. Abbiamo poi dato spazio al tema del “Pensiero Collettivo” con le parole e le idee di Linda Hill, professoressa di Business Administration ad Harvard. “Chi guida il processo innovativo di un’azienda - ha spiegato la Hill - non è più un uomo solo al comando che detta ordini. Ma una sorta di regista che coordina la creazione collettiva dei dipendenti”. Nel cuore del numero – insieme al fotoreportage che resta uno dei punti evocativi del progetto editoriale di EVOLVE – abbiamo cercato di analizzare il tema della digital transformation, che sta cambiando con successo la struttura della catena del valore in Maire Tecnimont. Abbiamo affrontato questo cambiamento con coraggio, mettendoci in gioco non solo in termini di revisione dei processi produttivi dell’azienda – procurement, engineering e construction –, ma anche di comportamenti che ciascuno di noi è chiamato a mettere in campo. Il tutto nella convinzione che l’unica possibilità di costruire questo nuovo presente industriale risieda nel cambiamento e nella mobilitazione delle nostre risorse, uniche vere protagoniste del percorso di digital transformation intrapreso. Grazie alle tecnologie e alle competenze necessarie ad affrontare tale trasformazione, in Maire Tecnimont stiamo lavorando alla progressiva diffusione di una cultura organizzativa in grado di orientare sempre più le persone verso l’innovazione e le potenzialità che quest’ultima può offrire. In un momento in cui è fondamentale introdurre competenze digitali adeguate, un impegno altrettanto grande è da dedicare, come detto, alla valorizzazione e alla motivazione del nostro capitale umano, per riuscire ad anticipare i cambiamenti ed evitare di rincorrerli. “Ride the turnaround” deve continuare ad essere il nostro faro anche nell’attuale scenario di sistema che siamo certi possa offrire, pur nella complessità e nell’eterogeneità che lo caratterizzano, straordinarie opportunità di crescita, a “ciascuno” e all’azienda.

Franco Ghiringhelli Risorse Umane, Organizzazione e ICT SVP Gruppo Maire Tecnimont

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IL

FUTURO

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INTELLIGENZA resi singolarmente, una formica o un neurone non sono particolarmente intelligenti. Tuttavia se un numero abbastanza elevato di elementi così semplici interagisce e si auto-organizza, può attivarsi un comportamento collettivo unitario, complesso e intelligente, definito anche swarm intelligence, l’intelligenza dello sciame. Se questo comportamento ha anche un valore adattativo, ci troviamo di fronte a un fenomeno "emergente" come una colonia di formiche o il nostro cervello. Cos’è l’intelligenza collettiva e perché ne parliamo in questo numero dedicato alla tecnologia digitale? Ne scriviamo perché accendere i riflettori sulle potenzialità della mente umana (e sulle capacità intrinseche di agire a livello di comunità) ci aiuta a capire meglio gli attuali scenari che fanno sfondo alle nostre professioni. E a considerare la tecnologia non come nemico, ma come strumento di accelerazione, da conoscere e governare. Nelle prossime pagine di Evolve, in richiamo ai mottos aziendali, troverete testimonianze, notizie e contributi che ci riconducono al tema del “Ride the Turnaround”, dell’importanza cioè di diventare parte attiva del cambiamento in corso. Come prima tappa del viaggio “digitale” che ci porterà a conoscere gli ambiti e gli strumenti con cui Maire Tecnimont sta disegnando il proprio futuro, siamo partiti - come nei numeri precedenti - dal pensiero di filosofi ed esperti che hanno dedicato la vita a ricerche in questo campo.

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Abbiamo letto ed estratto pillole dai lavori di Pierre Lévy, studioso francese che per primo ha studiato l'impatto di Internet sulla società. Dai testi di Jared Diamond, saggista e biologo evolutivo, che ipotizza un nuovo tipo di storia basato sulla scienza. Dal recente libro di Geoff Mulgan, futurologo e teorico del “pensiero collettivo”, secondo il quale la cooperazione tra persone (e tra macchine) è cruciale per governare il potere dell’intelligenza artificiale. Abbiamo poi sfogliato “Il nostro futuro”, il volume con cui Alec Ross - esperto di tecnologia, professore alla Columbia University e consigliere della Casa Bianca sul tema dell’innovazione - ci spiega come affrontare il mondo dei prossimi vent’anni, sostenendo “che è facile dimenticare quanto è cambiato il mondo negli ultimi decenni, perché viviamo immersi nel presente”. Una “spolverata” di temi da cui iniziare a riflettere (e approfondire a parte, vista la mancanza di spazio). Con l’intento di creare un ponte tra legittimi timori e straordinarie opportunità legate all’economia della conoscenza.

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ACCENDERE I RIFLETTORI SULLE POTENZIALITÀ DELLA MENTE UMANA - CON I CONTRIBUTI DEI FUTUROLOGI PIERRE LÉVY, JARED DIAMOND, GEOFF MULGAN E ALEC ROSS - CI AIUTA A CONOSCERE MEGLIO GLI SCENARI DEL MONDO DEL LAVORO. E A CONSIDERARE LA TECNOLOGIA NON COME NEMICO, MA COME STRUMENTO DI ACCELERAZIONE, DA CONOSCERE E GOVERNARE.


LA MENTALITÀ DEL PRINCIPIANTE Ci sono vincoli che limitano il pensiero radicale: l’influenza delle convenzioni, la forza di interessi consolidati e l’inerzia. Quanto più le persone sono esperte, tanto più difficile può essere per loro individuare delle alternative: è per questo che si attribuisce un grande valore alla “mentalità del principiante” e al bisogno di disimparare per poter imparare di nuovo. Sapere è potere, ma il sapere può anche limitarci, nel momento in cui i percorsi fra le sinapsi del cervello diventano abitudine. [Geoff Mulgan]

CONDIVISIONE DEL SAPERE Il diffondersi delle tecniche di comunicazione su supporto digitale ha permesso la nascita di nuove modalità di legame sociale, non più fondate su appartenenze territoriali, relazioni istituzionali o rapporti di potere, ma sul radunarsi intorno a centri d'interesse comuni, sulla condivisione del sapere, sull'apprendimento cooperativo, su processi aperti di collaborazione. [Pierre Levy]

LA CREATIVITÀ APPLICATA LA MENTE AUMENTATA Perché le tecnologie smart non portano automaticamente a risultati intelligenti? Perché per risolvere le grandi sfide del nostro tempo è determinante il ruolo di una "mente aumentata" che sia il frutto della collaborazione tra le capacità umane e le potenzialità delle macchine. L’intelligenza collettiva, se ben orchestrata, può guidare le aziende, i governi, le università e le società a sfruttare al meglio il cervello umano e le tecnologie digitali. [Geoff Mulgan]

Ogni anno gli Stati Uniti rilasciano circa 70mila brevetti, pochissimi dei quali raggiungono lo stadio dello sfruttamento commerciale. Per ogni grande invenzione che trova alla fine un uso, ce ne sono migliaia che si perdono per strada. E capita che una macchina progettata per soddisfare una certa esigenza si mostri più valida in altri campi: il motore di Watt doveva servire solo come pompa nelle miniere. Ma presto fu utilizzato nei cotonifici e - con molto maggior profitto - sui treni e sulle navi. [ Jared Diamond]

DIFFERENZE TRA EUROPA E CINA Per una serie di ragioni geografiche, la Cina ha raggiunto l’unità politica molto presto ed era perciò troppo poco divisa rispetto all’Europa. Nel Vecchio Continente la disunità politica ha favorito la competizione, dando maggiore possibilità agli innovatori di sviluppare le loro idee e consentire l’avanzamento della scienza, della tecnologia e del capitalismo. [ Jared Diamond]

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P I L L O L E D I I N N OVA Z I O N E

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VALORIZZARE L’ECCELLENZA ITALIANA Oggi il mondo sta entrando in un nuovo periodo di innovazione, che darà il via alla creazione di attività industriali totalmente nuove. Un’industria del futuro - l’analisi dei Big Data - trasformerà settori di attività che vanno dall’agricoltura all’energia, dall’automobile alla moda. In questi campi l’Italia ha una competenza eccellente: ma molti scienziati italiani, molti ingegneri meccanici italiani, molti matematici e informatici italiani lavorano all’estero. Se è vero che gli italiani hanno capacità e volontà di essere grandi imprenditori, cosa deve cambiare affinché le aziende possano stabilirsi in Italia e occupare risorse italiane? Avendo vissuto diversi anni in Italia, mi permetto quattro suggerimenti: ridurre la burocrazia, prendere sul serio i giovani, ascoltare il parere degli imprenditori digitali italiani e ridurre le barriere (culturali e occupazionali) con la piena partecipazione delle donne all’economia. [Alec Ross]

TROPPO STUPIDO PER ESSERE UN DROIDE Il modello dialettico è applicabile come segue: l’umano è la tesi, la macchina è l’antitesi. La sintesi è l’umano potenziato, connesso a una miriade di forme di intelligenza collettiva. Perciò quando mio figlio dice che sono troppo stupido per essere un droide, la mia risposta è: “Sì, per ora è vero”. D’altro canto, però, cercherò di essere abbastanza intelligente da prendere il meglio del droide, nella speranza che il droide sia troppo stupido per impedirmelo. [Geoff Mulgan]

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IL SAPERE CIRCOLA FRA LE IMPRESE Per rispondere alle nuove condizioni, le imprese tendono a organizzarsi in modo da poter essere attraversate dalle reti d'innovazione. La messa in relazione e le reti d'innovazione contemporanee sono trasversali, coinvolgono più imprese. Il crescente sviluppo del partenariato e delle alleanze tra imprese ne sono testimonianza. Le organizzazioni devono aprirsi a una circolazione continua del sapere/saper fare scientifico, tecnico, sociale e anche estetico. Lo skill-flow condiziona il cash-flow: il sapere è diventato la nuova infrastruttura. [Pierre Levy]

MICROSOFT VS IBM La concorrenza fra imprese, come nel caso della Silicon Valley, genera al tempo stesso grande libertà di circolazione di idee, uomini e capitali. Per contro le aziende di un altro distretto industriale nei pressi di Boston - la Route 128, uno dei maggiori centri di innovazione tecnologica del Paese - tendono a isolarsi e a cercarsi una nicchia, come capita anche ad alcuni settori giapponesi. Si tratta di differenti modelli di business, analoghi alla diversità che esiste tra Microsoft e IBM. Nel gruppo di Bill Gates, l’unità organizzativa di base è formata da 5-10 persone, a cui si lascia grande libertà creativa e di gestione del tempo. Un modello che spezza l’azienda in tante aziende semi-indipendenti e in competizione fra di loro. Viceversa l’IBM all’inizio era divisa in gruppi gerarchici isolati: un modello che si è rivelato inefficiente e ha comportato una perdita di competitività. Con l’arrivo di un nuovo AD, l’organizzazione è cambiata (assomiglia più a quella della Microsoft): di conseguenza la creatività e l’innovazione ne hanno tratto beneficio. [ Jared Diamond]

I DATI COME ELEMENTO CENTRALE Con il crescere dello spazio occupato dai robot (intesi come macchine in automazione), l’economia globale vivrà una rivoluzione alimentata da un’intelligenza artificiale e una capacità di apprendimento delle macchine, tale da poter avere effetti sulla forza lavoro non meno importanti della rivoluzione agricola, industriale e digitale che l’hanno preceduta. Se la terra era la materia prima dell’era agricola e il ferro quella dell’era industriale, la materia prima dell’era dell’informazione sono i dati. Oggi è fondamentale connettere queste informazioni e trarne fattori per orientare i piani industriali. [Alec Ross]


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LA QUALITÀ DEI NUOVI LAVORI Nei prossimi vent’anni le macchine potrebbero svolgere o trasformare una metà di tutte le occupazioni. Ma negli ultimi due secoli i mercati del lavoro si sono dimostrati dinamici e capaci di fare i conti con un’enorme riduzione di posti di lavoro e con una loro creazione non meno massiccia. Non c’è una ragione ovvia per cui una società molto più automatizzata dovrebbe avere meno posti di lavoro. Pensiamo alla questione della domanda: l’esperienza indica che ciò che vorremo domani non sarà ciò che vogliamo oggi. L’automazione accrescerà il valore e la desiderabilità di ciò che non è automatizzato: l’artigianato, ciò che è fatto manualmente, i mestieri a contatto diretto con le persone, i servizi a più elevata sensibilità. [Geoff Mulgan]

INVENTARE NUOVE FORME DI ORGANIZZAZIONE L'intelligenza collettiva espande la capacità produttiva della comunità perché libera i singoli aderenti dalle limitazioni della propria memoria e consente al gruppo di affidarsi a una gamma più vasta di competenze. Oggi l'homo sapiens deve affrontare un cambiamento rapido del proprio ambiente, una trasformazione di cui è l'agente collettivo involontario. O riusciamo a superare una nuova soglia, o si continua a “comunicare” attraverso i media e a pensare all'interno di istituzioni separate le une dalle altre, che provocano il soffocamento e la divisione delle intelligenze. È necessario inventare, progressivamente, le tecniche, i sistemi di segni, le forme di organizzazione sociale che ci permettano di concentrare le nostre forze intellettuali e spirituali, moltiplicare le nostre immaginazioni ed esperienze, inventarci collettivamente in quanto specie. [Pierre Levy]

INTELLIGENZA COLLETTIVA L’intelligenza collettiva è una forma di intelligenza distribuita ovunque, continuamente valorizzata, coordinata in tempo reale, che porta a una mobilitazione effettiva delle competenze. Piuttosto che appiattire l'individuo all'interno di una collettività massificata e uniformante, questo sapere distribuito determina un vero e proprio processo di emancipazione e civilizzazione, poiché pone ogni persona al servizio della comunità: da una parte permettendogli di esprimersi continuamente e liberamente, dall'altra dandogli la possibilità di fare appello alle risorse intellettuali e all'insieme delle qualità umane della comunità stessa. [Pierre Levy]

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BENEFICI PER AZIENDE E SOCIETÀ La tecnologia offrirà evidenti benefici alle società. Il modo in cui esse si adatteranno, giocherà un ruolo chiave nel determinare quanto saranno stabili e competitive. I maggiori benefici andranno a quelle società e aziende che non si limitano a ripiegare sul passato, ma che sono capaci di adattarsi e indirizzare i loro componenti verso settori in crescita. [Alec Ross]

L’INNOVAZIONE NASCE QUANDO C’È UN BISOGNO Se pensiamo all’intelligenza e alla creatività dell’uomo, possiamo forse dire che la storia della tecnologia dipenda davvero solo dalla sorte, la quale fa nascere in un certo luogo un certo individuo? Alcune società e popolazioni sembrano essere irrimediabilmente conservatrici, ripiegate su se stesse e refrattarie al cambiamento. Ma il punto di partenza è che la necessità è la madre dell’invenzione: l’innovazione nasce quando esiste un bisogno comune fortemente sentito, a cui la tecnologia esistente non dà risposte o risponde in modo parziale. Gli inventori e i creativi capiscono il bisogno e cercano di soddisfarlo. Fino a quando qualcuno escogita una soluzione migliorativa, che la società fa sua (a patto che sia compatibile dal punto di vista culturale e tecnico). [ Jared Diamond]

Notizie tratte da: • Jared Diamond, “Armi, acciaio e malattie”, Einaudi • Jeoff Mulgan, “Big Mind. L’intelligenza collettiva che può cambiare il mondo”, Codice Ediz. • Alec Ross, “Il nostro futuro”, Feltrinelli • Pierre Lévy, “L'intelligenza collettiva”, Feltrinelli

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LINDA HILL E IL GENIO COLLETTIVO

veri leader innovativi non sono dei solisti, bensì aprono spazi per gli altri, si preoccupano di far emergere i talenti, trasformando l’innovazione in una routine fatta anche di confronto e contrasti in cui ciascuno può dare il suo contributo. In pratica un continuo processo di cogenerazione”. A pronunciare queste parole è Linda Hill, guru dell’intelligenza collettiva, professoressa di Business Administration alla Business School di Harvard.

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Per i suoi lavori su leadership e innovazione, la Hill è stata invitata di recente a Roma per incontrare alcuni manager di multinazionali e spiegare il perché sia sempre più attuale la necessità di lasciare spazio al “genio collettivo”. “Un leader non deve solo dare risposte - ha spiegato alla platea - ma deve saper fare domande. Deve porre non solo la classica domanda: dove stiamo andando? Ma anche: qual è il significato e lo scopo del nostro lavoro? Cosa accade se non facciamo così?”. Linda Hill, che ha ricevuto l’Innovation Award 2015 e numerosi altri premi per i suoi libri e articoli, ha scoperto che gli esempi più noti di leadership non funzionano quando si tratta di guidare settori innovativi. “Sono etnografa e uso i metodi dell'antropologia per approfondire le domande che mi interessano. Insieme a tre collaboratori ho speso quasi un decennio per intervistare un gruppo di manager di aziende di livello internazionale, come Google o Pixar, e studiare da vicino i loro comportamenti”. Il leader dell’innovazione, colui che guida il processo innovativo di un’azienda, non è più un uomo solo al comando che detta ordini ai quali gli altri devono obbedire, ma è una sorta di regista in grado di coordinare la creazione collettiva dei dipendenti. Dipendenti i quali, a loro volta, devono essere individuati tra i più intelligenti in circolazione - anche, possibilmente, più intelligenti del loro capo - e devono essere pronti a un dibattito intenso con i colleghi, dove non conta chi ha ragione e chi ha torto ma cosa è buono per l’azienda.

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CHI GUIDA IL PROCESSO INNOVATIVO DI UN’AZIENDA NON È PIÙ UN UOMO SOLO AL COMANDO CHE DETTA ORDINI. MA UNA SORTA DI REGISTA CHE COORDINA LA CREAZIONE COLLETTIVA DEI DIPENDENTI. Per costruire organizzazioni capaci di innovazione continua – dice la Hill – dobbiamo abbandonare i nostri preconcetti sulla leadership. “Guidare l'innovazione non significa creare una visione e ispirare gli altri a realizzarla. L’innovazione deve essere qualcosa di nuovo e utile per l’impresa: dal prodotto a un modello di business fino a un nuovo metodo per tagliare i costi. Osservando il percorso di Ed Catmull - fondatore e amministratore della Pixar - ho scoperto che la vera funzione del leader dell’innovazione è quella di allestire il palco, non di esibirsi. Catmull ha fatto emergere la fetta di talento che c’era in ognuno dei suoi collaboratori, dal primo all’ultimo: e la sua porta è sempre aperta per tutti!”. Dalle parole della Hill emerge che al cuore dell'innovazione c'è un paradosso. Spiega lei stessa: “Devi liberare i talenti e le passioni di molte persone e poi imbrigliarle in un lavoro realmente utile. L'innovazione è un viaggio. È una risoluzione collaborativa dei problemi, di solito tra persone con esperienze e punti di vista diversi. Le innovazioni raramente arrivano fatte e finite. Come molti di voi sanno, di norma sono il risultato di prove ed errori. Molte false partenze, passi falsi ed errori. Il lavoro innovativo può essere molto


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esaltante, ma anche brutalmente spaventoso!”. In molte aziende si è rimasti ancorati al modello più scontato, utilizzato da gran parte delle piccole e medie imprese: quello dove da una parte ci sono gli innovatori che studiano una strategia e dall’altra gli esecutori. “Ma nelle aziende innovative il modello è diverso, ha a che fare col genio collettivo: questo muro che separa i creativi dagli esecutivi deve essere abbattuto, perché tutti devono sapere di avere un ruolo da giocare”. Di grande interesse la parte nella quale Linda Hill entra nei dettagli. “Studiando una banca islamica a Dubai, o un marchio di lusso in Corea, o un'impresa sociale in Africa, abbiamo capito che i team più innovativi sono comunità con tre capacità in comune: abrasione creativa, agilità creativa e risoluzione creativa. L'abrasione creativa consiste nell'essere in grado di creare un ‘mercato’ delle idee attraverso dibattiti e conversazioni. Le organizzazioni innovative amplificano le differenze, invece di minimizzarle, in modo che le persone imparino a difendere il loro punto di vista. L'agilità creativa è invece l'abilità di testare e raffinare quel portafoglio di idee attraverso azione, riflessione e correzione. Significa apprendere scoprendo, che è l'opposto del pianificare il futuro: perché da un risultato negativo si impara comunque qualcosa che dovevamo conoscere. Infine, la risoluzione creativa, cioè l'abilità di prendere decisioni in un modo che contamina idee anche opposte tra loro e le riconfigura in combinazioni nuove, che producono soluzioni nuove e utili”. Alla fine ci si chiede perché Pixar e Google siano capaci di fare continuamente innovazione? Perché padroneggiano le abilità necessarie a farlo. Sanno come fare problem solving collaborativo, sanno come apprendere dalle loro scoperte, e sanno come prendere decisioni in modo integrato. Bill Coughran, ritenuto uno fra i migliori leader della Silicon Valley, era responsabile degli ingegneri e delle infrastrutture di Google all’epoca in cui la multinazionale di Mountain View stava per introdurre Gmail e YouTube. Una volta disse: “Guido una squadra di volontari. Le persone di talento non vogliono seguirmi ovunque vada. Vogliono co-creare il futuro con me. Il mio compito è solo coltivare le idee della base, e impedire che degenerino in caos. Sono un connettore, un aggregatore di punti di vista. Non un dittatore”. Dalla lezione della Hill ai manager, il passaggio finale sintetizza la sua analisi: “Discuti pubblicamente del tuo ruolo, assumi persone in disaccordo con te. A volte la cosa migliore è essere deliberatamente incerto, vago. Se vogliamo inventare un futuro migliore, allora dobbiamo pensare che il nostro compito sia di creare lo spazio in cui i lampi di genio di ciascuno possano essere prima liberati, poi raccolti e trasformati in opere di genio collettivo”.

Notizie tratte da: • Linda Hill, “Come liberare la creatività collettiva”, TEDx Cambridge • Marzio Bartoloni, “Leadership e innovazione, è l'ora del genio collettivo”, Il Sole24Ore dell'11.10.18 • Luciana Maci, “Linda Hill: il leader innovatore non è più un uomo solo al comando”, EconomyUp

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FUTURO

RINFORZARE IL POSIZIONAMENTO E RENDERE PIÙ SOSTENIBILE IL MODELLO DI BUSINESS. PER LE SOCIETÀ EPC È L’ORA DI INVESTIRE SULLE OPPORTUNITÀ NEL DIGITALE. GLI ANALISTI DI BOSTON CONSULTING GROUP TRATTEGGIANO SCENARI E INDICAZIONI PER I PLAYER DI SETTORE.

a rivoluzione digitale sta cambiando i processi, le metodologie di lavoro e le best practice in tutti i settori; nell’industria EPC (Engineering, procurement, construction), la tecnologia sta assumendo un ruolo strategico all’interno dei business model, sospinta dall’esigenza di migliorare produttività e risultati finanziari.

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In particolare, i player EPC Oil&Gas si trovano di fronte incertezze e dinamiche di mercato nuove: i principali operators e come loro numerosi OEM (Original Equipment Manufacture) si muovono verso soluzioni avanzate ed integrate, sfruttando il Digital per supportare operations ed asset management a 360°, lungo tutto il ciclo vita dell’asset stesso, al fine di mitigare i rischi dovuti alle volatilità di mercato e normativa: i confini tra gli operator ed i vendor stanno diventando sempre più sfumati, mettendo a rischio parte del mercato tradizionalmente riservato alle società EPC. I player EPC si sono spesso mostrati meno propensi o sono strutturalmente svantaggiati, rispetto ad altri settori, nell’adozione di soluzioni digitali. Il che ha avuto anche impatti diretti sulle performance dell’industria nel suo complesso: la produttività nella forza lavoro del settore è cresciuta dell’1% annuo negli ultimi 20 anni, meno di un terzo rispetto alla media degli altri settori (oltre 3%). Colmare questa distanza, anche sfruttando il digital, può generare oltre 1.200 miliardi di euro di cost savings nell’industry.

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Tra le ragioni di tale situazione si trovano la storica difficoltà nel deployment dei tool su larga scala (con susseguenti impatti solo “locali”), la complessità nel consolidamento e nella standardizzazione di piattaforme e processi, nonché la scarsità di “digital talents” nel settore: nonostante molte società abbiano effettivamente iniziato a utilizzare nuove tecnologie, incorporandole anche nelle attività quotidiane, il focus è però stato ad oggi limitato all’utilizzo di software per la collaborazione digitale. In un periodo in cui tutta la value chain Oil&Gas cerca opportunità nel digitale, le società EPC dovrebbero più che mai puntare su una piena trasformazione, per difendere in primis la propria area di mercato dall’ingresso di operators OEM e soprattutto per abilitare due direttrici strategiche necessarie ad assicurare la sostenibilità dei business model: • la prima direttrice è interna e consiste nell’aumento di efficacia ed efficienza sui processi, per migliorare la produttività, ridurre i costi, assicurare miglior controllo e qualità • la seconda è invece esterna e consiste nello sviluppo di nuovi servizi e prodotti differenzianti per i clienti finali, ad incrementare la value proposition dei servizi EPC. Considerando la direttrice interna, l’aumento di efficienza ed efficacia è abilitato dal digitale su tutte le tre macro-fasi di un progetto, (Engineering, Procurement e Construction), sia attraverso use case specifici per ciascuna fase, sia attraverso use case trasversali a tutto il processo end to end. Ogni azienda di costruzioni dispone di un’enorme quantità di informazioni da varie fonti, strutturate e non strutturate (quest’ultime processabili attraverso elaborazione avanzate come text mining o image recognitions). La disponibilità di dati è un fattore che abilita molteplici iniziative: un primo esempio nella fase di progettazione è la Concurrent Engineering (progettazione simultanea e collaborativa di parti diverse dell’asset da parte di utenti diversi), dove tutte le informazioni sono aggiornate real time e accessibili da remoto. Inoltre applicando advanced analytics ad integrazione di software di progettazione è possibile ottimizzare la progettazione di dettaglio comparando parallelamente diverse alternative sia dal lato tecnico di performance che di costi; nello

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monitoraggio avanzato del cantiere, utilizzando una tecnologia GPS indoor per individuare zone di pericolo e attivare gli allarmi di sicurezza; altri (non ultimi operators ed OEM) propongono training in realtà virtuale su procedure di sicurezza o monitoraggio delle funzioni vitali via wearables per prevenire o gestire situazioni di pericolo. Uno use case trasversale di particolare importanza è invece il Digital Twin, ovvero la riproduzione digitale di un impianto corredata da informazioni al contorno (ad esempio, il progresso nella costruzione di ciascuna parte), che facilita la comunicazione fra tutti gli attori coinvolti nel processo end to end: il Twin può infatti agire da “single source of truth” a cui Engineering, Procurement e Construction possono accedere per visualizzare informazioni aggiornate real-time, tracciare le modifiche e gli avanzamenti lungo tutto il processo (dalla progettazione, al procurement dei materiali alla costruzione on-field).

stesso tempo tali soluzioni possono essere integrate con modelli di risk assessment e risk mitigation, basati su performance storiche legate a providers, geografie, soluzioni logistiche. Allo stesso modo, il Procurement può beneficiare notevolmente dalla costruzione di un Digital Bid Database, originariamente ideato per raccogliere le informazioni dei progetti precedenti e facilitare la fase di offerta commerciale. Tuttavia, lo stesso può essere utilizzato come base per la costruzione di algoritmi di machine learning, con una duplice funzione: da un lato supportare la fase di bidding ottimizzando le offerte commerciali, dall’altro minimizzare i costi di procurement dei materiali in ottica di spending optimization.

Il Digital Twin, se rafforzato opportunamente in linea con i bisogni degli operators, può inoltre rappresentare un ottimo esempio di use case abilitante di servizi digitali per il cliente finale. Ad esempio, può abilitare condition based/smart preventive maintenance tramite il monitoraggio intelligente degli impianti grazie all’inserimento di innovativi sensori IoT, spingendosi fino alla manutenzione predittiva con modelli di machine learning per prevedere ed evitare le rotture degli equipment. Inoltre, tramite adeguati modelli fisici e statistici integrati, possono essere sviluppati simulatori di processo per ottimizzare rese e setting degli impianti. In sintesi, le società EPC hanno la possibilità di abilitare in modo efficace - sin dalle origini di un nuovo plant - i più avanzati sistemi di connettività o monitoraggio performance (di asset, di processo, HSE, di supply). Questi sistemi, opportunamente “installati” negli impianti e con le loro interfacce digitali di controllo, di insight generation, di decision making, rispondono a ciò che gli operators stanno immaginando nelle loro Digital Units future.

L’efficienza in fase di Construction può invece essere migliorata dotando gli operatori di wearables device/tablet che digitalizzino sistemi di rilevazione dei fuori specifica e delle anomalie; ulteriori migliorie possono derivare dal rilievo degli avanzamenti tramite utilizzo di droni opportunamente equipaggiati o dall’automazione della schedulazione integrando alert provenienti dal tracking digitale dei materiali ed informazioni relative alla disponibilità di macchinari da piattaforme collaborative per il coordinamento dei contractors.

Le società che faranno le giuste scommesse ora saranno probabilmente i leader dell’industry nei prossimi 10-15 anni, se accanto agli investimenti riusciranno ad associare la volontà di cambiamento su larga scala. In primis, dovranno modificare gli aspetti fondamentali della propria cultura aziendale, con l’obiettivo di integrare nuovi tool e nuove competenze digitali nell’operatività “seamless” del business. In questo modo, il digitale può fornire un vantaggio competitivo che nessun effort umano da solo può replicare.

Rimanendo nell’ambito Construction, il digitale può svolgere un importante ruolo anche nel garantire standard superiori di sicurezza individuale: per esempio, alcuni player si stanno muovendo verso il

Marco Tonegutti, Partner & MD, BCG Federico Colombara, Expert Principal, BCG

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L'AUTOMAZIONE CREA NUOVO

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LAVORO n dato è certo. Le nuove dinamiche stanno modificando in profondità e in maniera irreversibile le abitudini professionali delle persone e i processi delle imprese. Gli esperti di scenario prevedono che in un prossimo futuro scompariranno molte migliaia di posti di lavoro a bassi contenuti cognitivi in favore dell’intelligenza artificiale: di fatto, una stringa di codice informatico attiverà macchine e computer affinché svolgano in automatico mansioni ripetitive e logoranti. Gli stessi esperti, però, ci dicono anche che l’occupazione verrà riequilibrata dalla nascita di nuovi mestieri, qualitativamente superiori, dove il livello di competenza intellettuale richiesto sarà decisamente maggiore.

U

È in qualche modo affascinante pensare che in un mondo accelerato, con le infinite possibilità offerte dalla tecnologia, la gran parte dei nuovi lavori che nasceranno da qui al 2025 oggi ancora non... esistono! La verità è che la rivoluzione digitale sta già bussando alle nostre porte. L’innovazione inizia a essere dirompente e cambia il nostro mondo: quello familiare e personale, così come quello lavorativo e delle imprese. Due gli studi in questo senso che hanno colpito la nostra attenzione. Il primo, eseguito dal MIT (Massachusetts Institute of Technology) e dunque di taglio più internazionale, ci aiuta a comprendere le trasformazioni in atto nel mondo del lavoro innescate dall’arrivo dei robot (intesi come automatismi digitali e non come omini metallici obbedienti ai nostri ordini). Il secondo, relativo invece agli scenari italiani, ci racconta i trend di sviluppo dell’Internet delle Cose in chiave industriale, grazie anche a consorzi e imprese scesi in campo per favorire interoperabilità e accesso ai dati.

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LA RIVOLUZIONE DIGITALE BUSSA ALLE PORTE, CON ENORMI OPPORTUNITÀ DI SVILUPPO. UN “TURNAROUND” CHE RENDE IL LAVORO UMANO PIÙ QUALIFICATO E MENO LOGORANTE. CON UNO SGUARDO AI NUOVI MESTIERI DELL’ERA DIGITALE. Innovare per creare occupazione Le forbici finlandesi prodotte da Fiskars Ab nello stabilimento di Helsinki - dove le lame di metallo venivano forgiate a mano in fornaci da 2.700 gradi - dal 2011 vengono fatte da robot. Gli stessi tecnici che prima svolgevano quel lento e pericolosissimo lavoro, oggi eseguono il controllo qualità, i test e le correzioni artigianali che nessuna macchina è in grado di eseguire. Il risultato? Un aumento di produzione, la diminuzione dei prezzi e il conseguente stimolo della domanda che ha portato a raddoppiare l’organico: da poco più di 4.500 dipendenti, oggi ne lavorano oltre 8.600. Un esempio come tanti, a cui potrebbe seguire quello di uno stabilimento BMW in Sud Carolina, dove


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l’ingresso dei robot in catena di produzione ha ridistribuito il lavoro: i dipendenti si occupano dei controlli finali di qualità (con l’avvento dell’elettronica le parti da controllare si sono quintuplicate), la produzione è raddoppiata, la manodopera impiegata è quasi triplicata. Per non parlare delle miniere australiane, dove i camion-robot scavano più a lungo, in profondità e con precisione maggiore di qualsiasi super-minatore. Le conseguenze del fenomeno - analizzate da David Autor e Anna Salomons nello studio “L’automazione sposta il lavoro?” - si evidenziano con un’altra ricerca inglese (Deloitte) secondo la quale negli ultimi 15 anni l’automazione ha eliminato 800mila posti non qualificati, creando simultaneamente 3,5 milioni di impieghi qualificati, con remunerazione media superiore ogni anno di oltre 13mila dollari. I robot - questa è la sintesi degli esperti - non sostituiscono gli esseri umani ma trasformano radicalmente il mercato del lavoro. Un “Turnaround” da cavalcare senza indugi, con enormi opportunità di sviluppo per governi e aziende private che sapranno investire in maniera strategica in formazione e innovazione. Valorizzando il genio, la creatività e le competenze delle nuove generazioni così come dei lavoratori con maggiore anzianità.

David Autor (MIT) e Anna Salomons (Utrecht University) “Is Automation Labor-Displacing? - Productivity Growth, Employment, and the Labor Share” AAVV - “From Brawn to Brains - The impact of technology on jobs in the UK” (Deloitte)

LO SCENARIO INDUSTRIA 4.0 Guardando all’Italia, in base ai dati dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, scopriamo che i nuovi approcci nella gestione dei dispositivi industriali richiedono la riprogettazione dell’architettura dei sistemi di monitoraggio e controllo nell’ambito della produzione. “In Italia - spiegano i curatori dello studio - l’Industrial Internet of Things è in pieno sviluppo: merito del Piano Nazionale Industria 4.0, che ha contribuito alla diffusione di conoscenza sul tema e all’adozione di soluzioni innovative nelle aziende. Nonostante siano sempre più le imprese in grado di comprendere le opportunità offerte dall’IoT nel mondo industriale, occorre ancora lavorare per sfruttare appieno i benefici che ne derivano, in modo da aprire le porte a questo affascinante paradigma. Saper valorizzare i dati raccolti all’interno di fabbriche e supply chain rappresenta il vero cambiamento”. E se le aziende dichiarano che molti progetti di Industrial IoT non sarebbero stati possibili senza gli incentivi pubblici, i dati del Politecnico ci dicono che le applicazioni oggi più mature sono legate al controllo dell’avanzamento della produzione (31% dei casi), alla manutenzione preventiva (28%), a un maggior supporto agli operatori nello svolgimento delle attività sulla linea (22%) e al material handling (20%). Seguono a breve distanza le soluzioni per garantire l’efficienza energetica nella fabbrica (17%) e un miglior controllo qualità nelle fasi produttive e di assemblaggio (14%). Di fatto, un fenomeno imprescindibile che gli attori in gioco non possono più ignorare.

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I lavori più richiesti del 2018 Parlando di Industria 4.0, è interessante approfondire quale sia, sul mercato del lavoro, la domanda di figure professionali high skill. “Alcune professioni si accingono a guidare i trend occupazionali, come software developer e ingegneri della logistica” riporta il Sole24Ore. Nello specifico, spicca il data protection officer, il responsabile della protezione dei dati, una figura nuova prevista dal regolamento europeo sulla privacy, operativa in tutti i Paesi Ue dal 2018, all’interno di aziende private e PA, con 40mila opportunità di lavoro in Italia per profili che abbinano competenze giuridiche e informatiche. Opportunità anche per project manager Industria 4.0, al quale sarà affidato il compito di introdurre nuove tecnologie innovative concentrandosi sui processi di manufacturing e supply chain. Di fatto, una figura che deve avere esperienza su algoritmi predittivi e analisi dei big data. In alcuni settori è ancora marcato il “mismatch” tra domanda e offerta di lavoro, soprattutto quando le richieste riguardano i giovani. Un esempio? Molte aziende cercano specialisti in fisica e chimica, informatici, ingegneri al di sotto dei 30 anni: ma in molti casi non trovano figure con le competenze adeguate. Da un lato quindi le aziende investono molto per rinnovare i loro impianti e adeguarsi alla rivoluzione digitale con Industria 4.0, dall’altro rischiano di non reperire le persone necessarie a farli funzionare. Spiegano i tecnici di AgendaDigitale.eu: “Se la fabbrica 4.0 deve essere per sua definizione flessibile, allora l’uomo-supertecnico dell’Industria 4.0 deve essere altrettanto flessibile e responsive, ovvero pronto a interpretare le nuove e continue esigenze della moderna produzione”. È pur vero che il cosiddetto “supertecnico” dovrà mettere in campo un atteggiamento mentale innovativo e una disponibilità al cambiamento: essere propositivo, proattivo e naturalmente in possesso di cultura digitale. Se nella fabbrica tradizionale le mansioni di un dipendente mutavano ogni venti anni, oggi questo arco di tempo si riduce a 3-5 anni al massimo. Secondo Gianni Potti (presidente CNCT - Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici) la figura ideale del supertecnico che sappia governare l’Industria 4.0 dovrebbe avere competenze di ingegneria gestionale (per comprendere la re-ingegnerizzazione dell’intero processo produttivo), competenze economiche (per cogliere gli impatti finanziari e di mercato) e ovviamente competenze IT e digitali (perché sono l’ossatura dell’Industria 4.0). “E anche qui - spiega Potti - la professionalità digitale non sarà più solo quella della vecchia Information tecnology, ma i nuovi skill saranno costituiti, nella logica ibrida, da un mix articolato di competenze, per governare strategicamente i cambiamenti imposti dalle aree Big Data, cloud, mobile, social, IoT e security. Saranno soprattutto figure fatte da un impasto di skills tecnologiche, manageriali e competenze soft quali leadership, intelligenza emotiva, pensiero creativo e capacità di gestione del cambiamento”.

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GUIDA AI NUOVI MESTIERI DIGITALI DATA SCIENTIST (O ANALYST)

ESPERTO IN COGNITIVE COMPUTING

Ha il compito di estrarre informazioni dai dati, modellizzare problemi complessi e identificare opportunità di business. Compresa l’organizzazione del lavoro (workforce analytics) nelle aziende.

Governa gli strumenti che consentono di riprodurre a grandi linee il funzionamento del cervello umano, riuscendo ad apprendere e interagire naturalmente con chi li usa. In questo modo riesce a fornire degli elementi significativi per prendere decisioni di fronte a una elevatissima quantità ed eterogeneità di dati e di variabili.

BUSINESS INTELLIGENT ANALYST Mette a disposizione dei clienti soluzioni logiche o tecniche per organizzare, categorizzare, rielaborare le informazioni di un’azienda, facendo sì che queste possano dare indicazione sull’andamento del business e sulle decisioni da prendere per migliorarlo.

DIGITAL LEARNING SPECIALIST Esperto in formazione digitale, fa apprendere le nuove tecnologie conciliando le esigenze dei lavoratori con quelle delle aziende. Utilizzando nuovi contenuti e modalità di fruizione (videocorsi, webinar e MOOC Massive Open Online Courses).

COMPUTER AND INFORMATION RESEARCH SCIENTIST Inventa e disegna nuova tecnologia e individua nuovi utilizzi per la tecnologia esistente. Studia e risolve problemi complessi nell’informatica per il business, la scienza, la medicina e per altri utilizzi.

DATABASE ADMINISTRATOR Si occupa di installare, configurare e gestire sistemi di archiviazione dei dati, più o meno complessi, consultabili e aggiornabili per via telematica.

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INFORMATION SECURITY ANALYST È colui che adotta le misure necessarie a proteggere i dati sensibili e mission-critical di un’azienda cercando di stare sempre un passo avanti agli attacchi informatici. Suo compito è individuare soluzioni innovative per evitare che informazioni critiche siano trafugate, danneggiate o compromesse dagli hacker.

COMPUTER NETWORK ARCHITECTS Disegna e costruisce data communication network quali reti locali (Lan), ma anche Wan e reti Intranet. Questi network vanno da una piccola connessione tra due uffici a sistemi di comunicazione di una multinazionale distribuiti a livello globale.

ROBOTICS & AUTOMATION MANAGER Esperto in RPA (Robotic Process Automation), gestisce i software “intelligenti” in grado di eseguire in automatico alcune attività ripetitive, imitando il comportamento degli operatori e interagendo con gli applicativi nello stesso modo in cui farebbe una persona.

Alcune notizie sono tratte da: economyup.it e leadershipmanagementmagazine.com

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IL TERZIARIO CHE DIVENTA

PRIMARIO

li esperti di scenario guardano al fenomeno della digitalizzazione - e dell’intelligenza collettiva - come un modo originale di ripensare i propri modelli di business, non più basati su conoscenze già esistenti, ma rivolte a un pensiero creativo che sia da traino a nuove idee e inedite strategie industriali.

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Nel settore petrolchimico, il trend principale in questo momento che influenza, a livello globale, le decisioni dei manager è proprio la digitalizzazione. Una recente ricerca fatta da McKinsey ha evidenziato come una serie di tecnologie (in crescita e interconnesse) abbia il potere di sbloccare un potenziale di risparmio e incremento dei profitti dal valore di 50 miliardi di dollari. Ci si aspetta che queste tecnologie - in ambiti che vanno dall’intelligenza artificiale alla blockchain, dalla robotica alla tecnologia dei sensori, dalla machine e deep learning alla edge computing - taglino la spesa fino al 20%. “Da tempo - spiega l’AD Maire Tecnimont, Pierroberto Folgiero - abbiamo intrapreso un piano di digitalizzazione a livello di Gruppo, ben sapendo che l’intelligenza artificiale è la tecnologia che maggiormente trasformerà il nostro mondo nei prossimi dieci anni. L’aspetto dirompente di questo processo è che l’innovazione mette alla prova le nostre intelligenze, sia in termini di preparazione che di competenze”. È come dire: facciamoci trovare pronti, prima che sia troppo tardi.

SECONDO L'AD MAIRE TECNIMONT, PIERROBERTO FOLGIERO, LA TECNOLOGIA DIGITALE VA VISSUTA COME UN’OPPORTUNITÀ NON SOLO PER RIDISEGNARE PROCESSI, MA PER OFFRIRE AL MERCATO IL KNOW-HOW CHE AGEVOLA IL CAMBIAMENTO.

Come si approfondirà in altre pagine di questo numero di Evolve, il progetto per digitalizzare Maire Tecnimont parte dal basso, dai reali benefici per clienti e dipendenti, e si estende alle modalità di lavoro, ai processi, ai singoli comportamenti. “Abbiamo iniziato dal core business - continua Folgiero - perché era più efficace portare subito la tecnologia a ciò che facciamo oggi. È stato, e continua in qualche modo a essere, un viaggio fondamentale che ci ha spinto a rivedere tutti i nostri processi interni. E a ridisegnarli grazie alla leva informatica”. È nato così un programma di trasformazione digitale con una vision lanciata nel 2015, e che ha proprio nel 2018 il cuore dell’implementazione, focalizzata sulla digitalizzazione dei processi chiave che comprendono Engineering, Procurement e Construction.

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Con l’utilizzo della modellazione 4D (attraverso il BIM – Building Information Modeling) integrata alla programmazione, sarà possibile ridefinire le priorità e la gestione delle sequenze tipiche della progettazione ingegneristica in modo non convenzionale. “Un micro-esempio? I nostri ingegneri – riprende l’amministratore delegato – smetteranno di andare in cantiere con il foglio srotolato: saranno dotati di iPad e allineati in tempo reale con tutto il processo”. Ridisegnare le sequenze dei processi, equivale a ottimizzare tempi, risorse e livelli di produzione. “Un altro dei mille casi che possiamo citare - dice Folgiero - è quello del commissioning, ovvero della gestione complessiva di un progetto. Oggi i nostri project manager viaggiano nel mondo per mettere insieme tutti i dati e prendere decisioni. Presto dal quartier generale di Milano, grazie alla realtà aumentata che ci fornisce in diretta immagini e dati aggiornati, lo stesso manager potrà seguire il lavoro senza necessariamente viaggiare, e in un quinto del tempo”. Una fase digital dunque che - sfruttando soluzioni innovative - impatta notevolmente sulla riduzione di tempi e costi, a beneficio dell'azienda Maire Tecnimont e dei suoi clienti. “Nel fare questo - spiega l’AD - il ruolo di Maire Tecnimont è cruciale per l'intera filiera, perché in qualità di EPC contractor svolgiamo un ruolo di integratori, applicando le opportunità di innovazione che i singoli attori rendono disponibili”.

19 Come non fare la fine di Kodak La seconda parte del piano di digitalizzazione è quella che rivolge lo sguardo a uno scenario di medio-lungo termine. Qui Folgiero riprende un tema già dibattuto nel precedente numero di Evolve, quando si parlava di “Oceani Blu” e di mercati che improvvisamente si estinguono. “Oltre a digitalizzare i processi core, abbiamo aperto un altro tavolo per chiederci come sta cambiando il nostro settore: il petrolchimico e il mestiere di EPC contractor. Nel nostro ruolo, dove ci sta portando la tecnologia? Cosa accadrà nei prossimi anni? Da qui è partito un filone strategico innovativo che attiene alla catena del valore”. La nuova domanda è diventata “Cosa posso offrire ai miei clienti oltre al prodotto? Nelle adiacenze del proprio business, cosa si può fare di più grazie alla tecnologia che ci viene incontro?”. Per un gruppo consolidato e strutturato come Maire Tecnimont, questo nuovo paradigma ha rappresentato una vera e propria uscita dalla zona di comfort. “È proprio così - conferma Folgiero - anche perché alle spalle avevamo la storia di altri settori, di marchi mondiali come Blockbuster e Kodak, che sono stati spazzati via non solo dall’avvento della tecnologia, ma dall’incapacità dei manager di scorgere all’orizzonte le nuove opportunità che l’era digitale stava offrendo all’intero pianeta”. Ecco dunque l’interesse per ridisegnare i processi legati al core business e, in parallelo, per integrare la tecnologia. Riprogettando nuovi sistemi di controllo e di simulazione, utili al cliente tanto quanto il prodotto stesso. Conclude Folgiero: “In un futuro vicino Maire Tecnimont inizierà a essere percepita non solo come un contractor che ti consegna l’impianto chiavi in mano, ma come una fucina di intelligenze che ti aiutano ad analizzare e gestire i big data, a vedere nei dettagli come sarà il tuo impianto grazie alla tecnologia Digital Twin, a sviluppare l’intelligenza artificiale per snellire la gestione stessa di un intero processo. Insomma, un serbatoio di know-how che rende semplici operazioni complesse. E che a breve sarà un plus sempre più indispensabile per il cliente. Mi viene da sintetizzare dicendo che in questo caso è il terziario - ovvero tutti i servizi collegati al prodotto – che diventa primario. È un’affascinante opportunità per l’intero Sistema-Paese italiano: non è il momento di ridisegnare meglio l’identità industriale di un comparto manifatturiero che esporta un know-how di eccellenza internazionale? E il know-how, non è forse cugino della tecnologia?”.

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AGENTI DI INNOVAZIONE e tecnologie digitali emergenti portano valore per noi e per i nostri clienti, grazie a nuovi modelli di business potenzialmente dirompenti. Ma senza l’intelligenza di processo, la tecnologia può rivelarsi inutile”. Franco Ghiringhelli che in Maire Tecnimont ricopre il ruolo di Senior Vice President Risorse Umane, Organizzazione e ICT - racconta con soddisfazione professionale lo scenario che circonda la Digital Transformation, un progetto che sta supportando con successo tutte le principali attività del Gruppo.

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Una trasformazione in linea con la recente e attuale storia industriale del nostro Paese, dove la tracciabilità interna spesso rappresenta il primo passo compiuto dalle aziende per entrare nel mondo del digitale. E proseguire poi su altri temi, come la manutenzione e il controllo qualità. “Passaggi simili - spiega Ghiringhelli - si riscontrano anche quando osserviamo lo sviluppo delle multinazionali leader nel settore dell’Oil&Gas: digitalizzare i processi è oggi uno strumento chiave per il controllo della produzione, per la sicurezza sul lavoro, per la movimentazione dei materiali”. Con l'obiettivo di aumentare l'efficacia, la sicurezza e la produttività del proprio business - e non perdere terreno in uno scenario altamente competitivo - Maire Tecnimont ha applicato già da qualche anno un approccio olistico alla trasformazione digitale, lavorando su diverse aree in sinergia fra di loro. Aggiunge il vicepresidente: “Tracciabilità e monitoraggi logistici - così come la gestione degli attuali cicli di sviluppo di nuovi prodotti - sono fra le attività portanti che rendono più efficiente e produttivo il mestiere del Contractor. Ma in Maire Tecnimont la cultura dell’innovazione si è diffusa a più livelli: nell’organizzazione, nei processi e nei sistemi di progettazione. Il nostro Gruppo ha avviato un programma di trasformazione digitale, lanciato nel 2015, che ha chiuso nel 2018 la prima fase di implementazione”.

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LA DIGITAL TRANSFORMATION STA CAMBIANDO CON SUCCESSO I MODELLI DI BUSINESS E LA STRUTTURA DELLA CATENA DEL VALORE. CON UN IMPATTO NUOVO SU PROCESSI, ORGANIZZAZIONE E CULTURA AZIENDALE. Grazie alla digitalizzazione delle attività critiche nei processi EPC, il Gruppo ha raggiunto un alto livello di sviluppo nei sistemi di modellazione. Continua Ghiringhelli: “Ride the Turnaround” per noi ha significato capovolgere anche le sequenze di un progetto. È dal 2011 che investiamo su sistemi di progettazione capaci di fornirci in modo tempestivo gli output che derivano dai processi di ingegneria, approvvigionamento e costruzione. Oggi la completa progettazione delle discipline avviene attraverso il BIM (Building Information Modeling): un approccio alle attività di design e di contracting che consente di integrare i modelli 4D con la programmazione. Implementando il sistema AWP (Advanced Work Packaging) è possibile ridefinire le priorità con un approccio orientato alla fase di costruzione, da cui facciamo derivare a ritroso il procurement e il lavoro ingegneristico. Un cambio di paradigma per gestire in modo non convenzionale le sequenze tipiche della progettazione. In via sperimentale, il cliente può addirittura vedere in anteprima il suo impianto grazie al Digital Twin, il fratello virtuale, che riproduce la timeline completa del progetto, evidenziando in simultanea le varie fasi di processo e anticipando di fatto la presa in carico virtuale dell’impianto. In futuro realizzeremo componenti con le stampanti 3D: già oggi abbiamo un’esperienza significativa nella realizzazione dei catalizzatori stampabili in digitale”.


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SEQUENZE MODELLO IKEA Con Max Panaro, Vice President Group Organization, ICT and System Quality, esploriamo più a fondo la Digital Transformation in chiave Maire Tecnimont. “Il nostro core business sta cambiando, specialmente grazie all’accelerazione portata dal digitale. Qualche anno fa l’ingegnere disegnava un progetto secondo un ordine che gli veniva logico e comodo. Oggi lo deve fare in base a una nuova sequenza, non più classica, che può partire dalla fase di costruzione, e all’inverso tenere conto del processo di approvvigionamento e fornitura”. Qualche anno fa si ragionava in modo diverso. Prima i disegni di progetto, poi l’approvvigionamento dai fornitori. Chi doveva costruire un impianto, poteva iniziare solo dopo aver ricevuto tutti i manuali di istruzioni e i materiali necessari. Panaro fa un esempio per semplificare.

“Quando compriamo un mobile all’Ikea, nella scatola abbiamo subito a disposizione tutti i pezzi che ci servono, le chiavette e le istruzioni. Ma se trovassimo invece solo le istruzioni, con i pezzi che ti arrivano la settimana successiva e le chiavi da comprare sul posto perché non ci sono, ci arrabbieremmo non poco col servizio clienti!”. Michele Mariella, responsabile ICT, ricorda quando nei cantieri non c’era una connessione sufficiente: “I nostri ingegneri, come prassi del settore, si spostavano come per andare sulla Luna, portandosi fisicamente dietro tutti i documenti di progetto e le informazioni: di fatto centinaia di faldoni che viaggiavano via nave sui container. Oggi un singolo documento viene generato dal quartier generale e in tempo reale può essere scaricato da chi, seppur stando dall’altra parte del mondo, ne ha un bisogno immediato per andare avanti. Nessuno deve più aspettare che la fase dell’ingegneria sia completa. L’idea di spazio e tempo si rimescola continuamente”.

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Costi e tempi ottimizzati L’innovazione digitale riduce tempi e costi per l'azienda e i suoi clienti. “Il ruolo di Maire Tecnimont - spiega Sathiamoorty Gopalsamy, Vice President Services Projects - è cruciale per l'intera filiera perché in qualità di contractor EPC vediamo il quadro d’insieme, svolgiamo il compito di integratori e portiamo innovazione al cliente. I processi si ottimizzano e l’efficienza aumenta, con conseguente riduzione di tempi e costi. La tecnologia? Cerchiamo di utilizzare la migliore sul mercato, ma il nostro merito è quello di essere bravi ad adattarla poi al nostro settore e alla cultura dei nostri dipendenti: l’innovazione e la crescita delle persone devono andare infatti di pari passo”. In questo quadro, Maire Tecnimont è un interlocutore fondamentale per chi produce tecnologia ma non dispone delle giuste competenze per “scaricarla a terra”. Se nella relazione con il cliente, grazie all’intelligenza di processo, arrivi a generare risparmi fino al 20 per cento, è evidente che nella filiera il tuo ruolo diventa cruciale. Riprende Max Panaro: “I nostri ingegneri sono storicamente abili nell’occuparsi di mille cose legate alla strumentazione, oggi ancora di più grazie anche alla IOT, l’internet delle cose, e all’interazione più rapida tra i vari oggetti e la stazione di controllo. Sempre con l’obiettivo di ridurre i costi per noi e per i clienti, il nostro valore consiste nel saper individuare, fra le innovazioni disponibili, quella più adatta all’impianto, per metterla poi a sistema nel progetto in costruzione”.

Il nostro valore consiste nel saper individuare, fra le innovazioni disponibili, quella più adatta all’impianto, per metterla poi a sistema nel progetto.

Breve esempio. L’introduzione dei sistemi digitali wireless consente di eliminare chilometri di fili e cavi. Nella fase di costruzione iniziale si risparmia sui tempi (anche 2-3 mesi) e sul costo dei materiali (fino al 10-12% solo installando un’antenna wireless). “L’acquisto dell’antenna può sembrare non economico - spiega Panaro - perché magari occorre spendere inizialmente un 2% in più. Ma essendo noi a ingegnerizzare l’impianto, e riuscendo a simulare tutte le sequenze di processo, possiamo suggerire con sicurezza al cliente che l’investimento in nuove tecnologie farà risparmiare oltre il 10 per cento in un certo arco di tempo”.

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Project Management più agile In chiave digital un’ulteriore area di interesse è rivolta all'utilizzo dei Big Data, la cui analisi tempestiva aiuta a prendere decisioni nella gestione dei progetti EPC. Il quadro presenta tre attori: il cosiddetto IT scientist, con la sua capacità di calcolo e rielaborazione degli elementi, dall’altra il cliente che guida la macchina, in mezzo l’ingegnere di processo che è capace sia di creare modelli di business in maniera corretta e sia di leggere e interpretare i dati per il cliente. Spiega Sathiamoorty Gopalsamy: “La nuova piattaforma digitale ci permette di gestire con efficacia la consistenza e l’unitarietà dei dati, trasferendoli più facilmente nelle diverse localizzazioni del Gruppo, nelle sedi produttive in giro per il mondo, nei cantieri. In linea con il criterio ispiratore dell’open glass, l’innovazione consente la fruibilità generale e la trasparenza dei dati di processo, con l’obiettivo di migliorare la produzione e aiutare le risorse a formarsi, trasferendo competenze in maniera più agevole e immediata”. Il modello si arricchisce di informazioni che convergono, e che prima non erano disponibili. Se con il 3D si poteva vedere una fotografia tridimensionale ma statica dell’impianto, oggi il 4D aggiunge l’elemento crescita nel tempo. “Con le altre D visualizziamo anche l’incremento dei costi e

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le fasi di manutenzione” puntualizza Mariella. “Si arriva, con le sequenze esatte di costruzione, a una timeline che tiene insieme fino a 7 elementi. Il vantaggio è che quando devi cambiare un dato, tutta la sequenza si riallinea in automatico”. Con le app create su misura, con i cruscotti e le dashboard digitali, oggi l’ingegneria di Maire Tecnimont può lavorare sapendo quando e dove si trova un oggetto rilasciato. Così come un uomo in cantiere, qualora desideri avere informazioni sull’acquisto di un componente di cui ha bisogno, può facilmente consultare un’interfaccia grafica sul suo cellulare. Aggiunge Mariella: “Per ottenere quel dato aggregato, che oggi con un clic si può avere in tempo reale, in era pre-digitale un project manager poteva impiegarci anche due settimane. Va detto che nel modello open glass, tutti vedono tutto in real time. Comprese le disfunzioni o i ritardi nella sequenza. In quei 15 giorni di cui parlavo prima, c’era il tempo di riallinearsi e rispondere agli input. Oggi invece i tempi dell’ingegneria e del procurement sono immediati. È come nel calcio: oggi è tutto più veloce e vince chi accorcia i tempi decisionali”.

Oggi l’ingegneria di Maire Tecnimont può lavorare sapendo quando e dove si trova un oggetto rilasciato.

Panaro e Mariella spiegano, con esempi, come la cultura del digitale porti con sé l’attenzione all’efficienza. “Digitalizzare un milione di documenti all’anno - dicono - fa una differenza enorme, specie quando ogni documento porta con sé una media di quattro commenti o modifiche. In azienda l’ottimizzazione è contagiosa: con l’ascensore intelligente (nelle Torri Garibaldi) 1.000 risorse risparmiano fino a 4 milioni di minuti lavorativi all’anno! La mensa è stata riottimizzata per evitare i tempi di attesa, e riutilizzata come luogo di lavoro con 200 nuove postazioni, così come la hall che ne comprende circa un centinaio. Senza contare le sale riunioni, che non sono più di competenza di un singolo settore, ma sono ‘sharing’ e dunque prenotabili da chiunque per ottimizzare spazi e tempi”.

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UN CODICE

PER I PROCESSI INTERNI

La Digital Transformation non è solo applicazioni smart e cruscotti di aggregazione dati, ma anche maggiore efficienza nelle attività di back-office. Oggi l’Industria 4.0, nell’ambito della Robotic Process Automation (RPA), utilizza software intelligenti per rendere automatici alcuni processi lavorativi. I cosiddetti “software robot” svolgono le attività ripetitive, quelle eseguite manualmente dagli operatori, imitandone il comportamento e interagendo con gli applicativi informatici.

contrassegnarlo a mano e riscansionarlo per l’invio. Ora con una semplice lavagna digitale o un iPad può apportare commenti e modifiche in pochi secondi. Uno strumento semplice, che cambia però sensibilmente lo schema di processo in chiave di ottimizzazione”.

Mariella spiega che “in tre anni abbiamo fatto tanto. Prendiamo la registrazione delle fatture: un sistema digitale da noi messo a punto in poche settimane riceve i documenti a un determinato indirizzo email, verifica il fornitore da cui proviene e poi in automatico registra la fattura sul SAP. Le persone, essendo scariche da mansioni ripetitive e a basso valore, sono così più libere di svolgere attività creative e articolate. L’idea è di estendere la robotica anche a documenti più complessi: ogni anno MT ne processa circa un milione, con tempi “umani” stimati tra 10 e 12 minuti in media a documento. Non dimentichiamo che il livello di tecnologia in azienda oggi è cresciuto molto in qualità: dispositivi e applicazioni sono altamente efficienti al pari di quelli che usiamo a casa per motivi personali. Prenotare biglietti di viaggio, postazioni, riunioni è un’operazione sicura di pochi secondi”.

L’ecosistema che cambia

Spiega Panaro che il cambio di cultura in MT è avvenuto nel momento in cui sono entrate in azienda 400 nuove persone, per lo più giovani cresciuti con il digitale: “Un fenomeno che abbiamo dovuto cavalcare anche per attrarre e trattenere in azienda nuove risorse estremamente valide. Una cultura contagiosa che oggi permette a un nostro ingegnere 65enne di evolversi rispetto alla storica sequenza con cui ha sempre lavorato: stampare un disegno di progetto,

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Questi i filoni principali che spingono Maire Tecnimont a svolgere con maggiore consapevolezza il ruolo di “agente di innovazione”. Una cultura digitale che parte dal basso, dai reali benefici per clienti e dipendenti, e si estende alle modalità di lavoro, ai processi, ai singoli comportamenti. Cavalcare il cambiamento (Ride the turnaround) significa dunque portare vantaggi all’intera filiera grazie a un’intelligenza di processo che parte da lontano. “Da sempre in Maire Tecnimont - conclude Panaro ho trovato persone capaci di interpretare la tecnologia agendo sul modo di fare le cose, sul pratico e non sul teorico. Non lo diciamo per vanagloria, ma in un mercato così complesso e vorticoso, un direttore d’orchestra o un timoniere con il sangue freddo può fare la differenza. Altrimenti, come diceva Franco Ghiringhelli, senza la conoscenza di processo e, aggiungo io, delle persone, la tecnologia resta un giocattolo inutile”.


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PAROLA DI...

SCIENZIATO CELEBRE

Ogni fenomeno complicato può essere spiegato attraverso semplici principi scientifici. (Linus Carl Pauling, Nobel per la Chimica e Nobel per la Pace, 1901–1994)

Non possiamo risolvere i nostri problemi con lo stesso pensiero che abbiamo usato quando li abbiamo creati. (Albert Einstein, fisico, 1879-1955)

Lo scienziato descrive ciò che esiste; l'ingegnere crea ciò che non era mai stato. (Theodore von Kármán, ingegnere e fisico ungherese, 1881-1963)

La scienza è ciò che gli scienziati fanno, e ci sono tanti metodi scientifici quanti sono i singoli scienziati. (Percy Williams Bridgman, Nobel per la Fisica, 1882-1961)

Baratterei tutta la mia tecnologia per una serata con Socrate. (Steve Jobs, imprenditore, informatico e cofondatore di Apple Inc., 1955-2011)

Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia. (Arthur Charles Clarke, inventore e autore di “2001: Odissea nello spazio”, 1917–2008)

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QUANTO SEI

DIGITALE?

2.

Detergente spray con formula neutralizzante per rimuovere gli allergeni di un abitacolo.

La Recombinase Polymerase Amplification, tecnologia di amplificazione isotermica degli acidi nucleici.

La Robotic Process Automation, l’uso di software “intelligenti" per l’automazione dei processi lavorativi.

La Regal Protection Agency, organismo britannico responsabile della sicurezza dei reali inglesi.

Ricavare insight da enormi quantità di dati, strutturati e non strutturati.

Aggiornare le tabelle di incremento e decremento annuale della durata del giorno dal sorgere al tramonto del sole.

Studiare lo share dei programmi televisivi attraverso le analisi dell’Auditel, singole, globali o comparative.

3.

Il data scientist si occupa di:

Il cruscotto delle vetture di ultima generazione dotato di nuovo sistema d’infotainment.

La sigla RPA indica:

Uno strumento di visualizzazione centralizzata dei dati accessibile da più utenti su uno schermo.

1.

Il Dashboard digitale è:

Mettiti alla prova rispondendo alle domande del quiz: scoprirai quanto ne sai di nuove tecnologie e digitalizzazione.

4. Alla Gli studi sul comportamento delle api nel processo di organizzazione del lavoro negli alveari.

5. Quando

Swarm intelligence interessano: I sistemi decentralizzati ai quali contribuiscono diversi attori, sia umani che software, ognuno dei quali offre una parte della soluzione di un problema.

I software utilizzati dalle orchestre digitali per riprodurre fedelmente il suono dei vari strumenti musicali.

si parla di criptovaluta ci si riferisce a:

Monete antiche con incisioni e simboli non ancora decifrati.

Nel film “Superman”, il sistema di pagamento diffuso sul pianeta da cui proviene il Supereroe.

Soluzioni: 1 a; 2 b; 3 a; 4 b; 5 c.

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Il Bitcoin inventato nel 2009 da un personaggio noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto.

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EVOLVE | SPECIALE

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EXPORT FA VOLARE L'ITALIA L'

UN 2017 DA RECORD, UN 2018 ECCELLENTE E PREVISIONI DI CRESCITA CHE PER IL 2021 FISSANO IL TRAGUARDO A 540 MILIARDI DI EURO. IL MERITO? LA COMPETITIVITÀ DELLE AZIENDE ITALIANE CHE SI MISURA IN TERMINI DI TECNOLOGIE AVANZATE, KNOW-HOW E UNA MECCANICA INDUSTRIALE SEMPRE PIÙ SOFISTICATA. della vita economica e imprenditoriale del Paese: Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit, l'AD di Sace Alessandro Decio, Emma Marcegaglia, presidente di Eni, e Fabrizio Di Amato, presidente di Maire Tecnimont.

B

uone notizie. Anzi ottime. A darle è l’ultimo Rapporto SACE SIMEST che prevede una “crescita inarrestabile” dell’export italiano fino al 2021, nonostante le incertezze dei mercati mondiali.

La performance più significativa è quella della meccanica strumentale, primo settore di esportazione italiano (+ 5,2% nel 2018, con un trend del +3,1% nei tre anni successivi): le imprese della Penisola sono di fatto considerate, a livello mondiale, tra i migliori fornitori di beni industriali, tecnologia e know-how. Un risultato che certifica quanto il Paese sia riuscito a cavalcare il cambiamento tecnologico con grande reattività, al punto da conquistare non solo la leadership nel diffondere conoscenze e competenze, ma anche nell’esportare macchine industriali sempre più avanzate e sofisticate, necessarie nei processi di sviluppo delle altre economie. Un ruolo da protagonisti in un presente sempre più digitale e tecnologico, come dimostrano i numeri: dopo un eccezionale 2017 che ha segnato l’anno dei record con 448 miliardi di euro e un balzo positivo del 7,4%, il 2018 dovrebbe chiudersi con un eccellente +5,8%. Il trend positivo proseguirà fino al 2021 raggiungendo il traguardo dei 540 miliardi (con una media del +4,5% annuale). Previsioni diffuse a Milano, nel corso di un convegno estivo a Palazzo Mezzanotte, al quale hanno partecipato alcuni tra i più importanti esponenti

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Qual è il motivo che ha portato l’Italia a raggiungere risultati così lusinghieri? La risposta che mette tutti d’accordo riguarda la crescita della competitività delle aziende italiane, che l'AD di Sace Alessandro Decio definisce “più forti, internazionali, efficaci e

Oggi non c’è bisogno di grandi dimensioni, ma di innovazione, flessibilità, capacità di assumersi dei rischi e muoversi rapidamente.


SPECIALE | EVOLVE

competitive rispetto a qualche anno fa”. Ed è il francese numero uno di Unicredit, Jean Pierre Mustier, a spiegarne nel dettaglio la formula vincente: “Le medie e piccole imprese italiane hanno il business model giusto per il nuovo millennio e questo rappresenta un immenso vantaggio competitivo. Oggi non c’è bisogno di grandi dimensioni, ma di innovazione, flessibilità, capacità di assumersi dei rischi e muoversi rapidamente. Questo modo di fare impresa non esiste in Francia, ma qui in Italia”. Nel report SACE, la proiezione internazionale delle imprese italiane viene qualificata come “patrimonio nazionale”. Affermazione più che legittima, visto che negli ultimi anni solo l’export è riuscito a fornire un apporto positivo alla crescita economica del Paese. A spiegarlo meglio sono i numeri: senza le esportazioni, il Pil italiano sarebbe oggi inferiore di oltre sei punti percentuali. Un dato che il presidente di Eni, Emma Marcegaglia, non ha mancato di rimarcare nel suo intervento, spiegando l’importante ruolo svolto dalle grandi società per creare una filiera di aziende italiane coinvolte in progetti in territori lontani: “Le società globali come Eni devono svolgere la funzione di apripista alle piccole imprese italiane, perché solo attraverso le filiere queste ultime possono inserirsi in scenari lontani e conquistarsi quote di mercato in altri Paesi. Questo è il modo di operare che consente di migliorare l'export, voce fondamentale per il nostro Pil”. Nel rapporto SACE (società del gruppo Cassa Depositi e Prestiti, specializzata nel sostenere le aziende italiane all’estero) si legge che il Made in Italy continua a orientarsi verso comparti a più alto valore aggiunto e meno soggetti alla concorrenza di prezzo. Una strategia finora premiante che ha trovato nelle parole del presidente di Maire Tecnimont, Fabrizio Di Amato, una suggestiva chiave di lettura: “Siamo un popolo di imprenditori e di gente capace di innovare. Dobbiamo muoverci per il mondo portando ovunque le capacità del Made in Italy. Se ci crediamo, anche le sfide impossibili diventano possibili. Ma per riuscirci è importante che i punti di forza del nostro sistema imprenditoriale, l’innovazione e la flessibilità, siano trasferiti - nel caso delle filiere - a tutti i fornitori e siano con loro condivisi. Solo in questo modo si diventa sempre più competitivi”. Come nel caso della sfida raccolta da Maire Tecnimont che vede il coinvolgimento della filiera tecnologica italiana nella realizzazione di nuovi progetti per i quali, oltre a fornire le tecnologie, verranno messe in campo una serie di importanti innovazioni digitali. In nome di un export sempre più all’avanguardia.

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L'export dei beni di investimento Tra le più rilevanti in termini di peso (40% dell’export totale), le esportazioni dei beni di investimento sono previste in aumento del 5% nel 2018 e a un tasso medio lievemente inferiore (4,6%) nei tre anni a seguire, a testimonianza dei segnali di ripresa del ciclo degli investimenti nel panorama internazionale. Tra i settori che si distingueranno in termini di performance: i mezzi di trasporto, uno dei settori trainanti delle esportazioni italiane nel 2017, specie nel comparto automotive (+4,6% nel 2018 e +6,9%, in media, nel triennio 2019-2021) e la meccanica strumentale, primo settore di esportazione italiano (+ 5,2% nel 2018 e 3,1% nei tre anni successivi).

Paesi sui quali puntare Dalle analisi di SACE, emerge una rosa di Paesi emergenti: Marocco, Filippine, Colombia, Senegal e Turchia. Questi si aggiungono alle 15 geografie di opportunità che nel 2017 hanno generato 90 miliardi di euro di export e che rimangono confermate per i prossimi anni. Le più trainanti sono Asia, Europa emergente e Americhe (che continueranno a correre più velocemente delle altre anche nel 2018, con tassi medi tra il 7 e l’8%). In recupero, Brasile (+7,3%) e Russia (+5,7% dopo il +19,3% del 2017). A ritmi significativi, Cina, India e mercati Asean. In crescita, Medio Oriente e Nord Africa (+4,7% vs +1,2% dell’anno scorso).

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COS'È SEENERGY

NUMERI DELL'EVENTO

Evento annuale organizzato da Maire Tecnimont dedicato alla propria supply chain con l'obiettivo di massimizzare il valore per tutti gli stakeholder della catena di fornitura.

Hanno partecipato più di 70 Amministratori Delegati di società partner del Gruppo, che rappresentano, complessivamente, quasi 900 miliardi di euro di fatturato e una forza lavoro pari a circa 4 milioni di lavoratori.

RISULTATI

ULTIMA EDIZIONE 7 giugno 2018 presso il quartier generale milanese Maire Tecnimont.

800 iniziative e più di 300 accordi sono stati conclusi, a distanza di un anno, dal team di Procurement del Gruppo, guidato da Paolo Mondo.

MESSAGGIO CHIAVE Creare un’alleanza cliente-fornitore di lungo periodo per affrontare insieme le sfide del mercato energetico globale, attraverso una cooperazione industriale e tecnologica più evoluta. L’obiettivo è di promuovere anche un approccio “più proattivo” con i partner e dedicare energie comuni per individuare risparmi di costo e di tempo.

LE DICHIARAZIONI “Un licensor e EPC contractor come Maire Tecnimont deve fare da apripista se vuole affrontare le sfide del mercato in questa nuova era energetica. Un nuovo approccio proattivo e collaborativo con i nostri business partner è una componente fondamentale della nostra strategia e sta già dando risultati concreti nei nostri progetti”. (Pierroberto Folgiero, Amministratore Delegato Gruppo Maire Tecnimont).

I 6 PILASTRI NEL RAPPORTO CON I FORNITORI •

Coinvolgimento iniziale nella fase di offerta

Concurrent Engineering

Approccio win win

Costo totale competitivo

Condivisione dei rischi

Esecuzione impeccabile

“Oggi facciamo un altro passo avanti per creare valore insieme ai nostri partner. Un passo avanti non solo per la nostra filiera, ma per l’intero Made in Italy dell’ingegneria”. (Fabrizio Di Amato, Presidente Gruppo Maire Tecnimont).

“Oggi i confini tra le società devono essere superati. In questo nuovo mondo, bisogna agire su due direttrici: spingere verso piattaforme “open” e credere che la diversità è un fattore prezioso. Solo se si abbattono le mura all’interno e all’esterno di un’organizzazione, si può essere in grado di crescere in questo nuovo modo di fare business”. (Andrea Guerra, Presidente Esecutivo di Eataly).

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SEENERGY IN PILLOLE

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CONNESSIONI

DIGITALI

“Lo smart helmet è lo strumento che connette direttamente un tecnico che lavora su un qualsiasi impianto nel mondo e gli specialisti dell’headquarter di Milano”.

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“Dalla sede di Milano si potrà osservare esattamente quello che il tecnico vede, dando istruzioni via audio e attraverso lo speciale visore di cui il casco è dotato”.

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“Oggi la completa progettazione delle discipline avviene attraverso il BIM (Building Information Modeling): un approccio alle attività di design e di contracting che consente di integrare i modelli 4D con la programmazione”.

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“Grazie alla realtà virtuale è più semplice rappresentare, consultare e interpretare milioni di dati raccolti dai sensori in ogni campo. È una delle ‘killer technologies’ che impatterà in maniera sostanziale sulle modalità di lavoro per le imprese nel prossimo futuro”.

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FILIERA PER L'AZERBAIJAN LA

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA MATTARELLA INAUGURA IL NUOVO IMPIANTO DI POLIPROPILENE REALIZZATO DA MAIRE TECNIMONT NEL PAESE AZERO. CON GRANDE ATTENZIONE ALL’IMPATTO AMBIENTALE.

Da sinistra: Fabrizio Di Amato, Sergio Mattarella, Ilham Aliyev

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enire qui con il Presidente Aliyev testimonia la concretezza del rapporto di collaborazione tra Italia e Azerbaijan. La cerimonia di questa mattina è davvero significativa, devo fare i complimenti a Socar e a Maire Tecnimont per il grande impegno di crescita e di lavoro che si esprime qui tra aziende azere e italiane”, queste le parole del nostro Presidente della Repubblica.

"V

Sergio Mattarella e l’omologo azero Ilham Aliyev erano presenti il 18 luglio scorso all’inaugurazione di un grande progetto nel Caucaso, firmato Maire Tecnimont. Ad accogliere i due presidenti, in occasione dell’apertura del mega hub di polipropilene all’interno del complesso petrolchimico di Sumgayit, i vertici del Gruppo: il presidente Fabrizio Di Amato e l’amministratore delegato Pierroberto Folgiero. Il nuovo impianto, che sorge a circa trenta chilometri a nord della capitale Baku, riveste per il Paese azero un’importanza determinante, consentendogli di diventare autonomo nella produzione di semilavorati plastici su larga scala. Si tratta della prima volta di un Presidente italiano in Azerbaijan: prova evidente della sempre maggiore importanza assunta dai rapporti di cooperazione economica tra le due nazioni (il paese azero è il primo fornitore di petrolio e il secondo di gas per l’Italia). Proprio in questo quadro di grande

Azerbaijan

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fermento economico, ricco di accordi commerciali e nuovi business imprenditoriali, s’inserisce il progetto di Maire Tecnimont, in grado di contribuire alla crescita green e sostenibile del paese azero. Spiega Fabrizio Di Amato: “È un grandissimo onore che i presidenti Mattarella e Aliyev abbiano inaugurato il nostro impianto. Questo progetto permette all’Azerbaijan di produrre polimeri tecnologici con grande attenzione all’impatto ambientale, diversificando l’economia azera e attraendo investimenti esteri in settori high-tech”. Il complesso, che contribuirà allo sviluppo in Azerbaijan dell’industria petrolchimica, darà un notevole impulso anche all’industria manifatturiera nazionale e alla crescita del tessuto economico interno nel suo insieme.

SCHEDA PROGETTO

Impianti di polipropilene e polietilene SOCAR PAESE Azerbaijan - complesso petrolchimico di Sumgayit, 30 km a nord di Baku

È un grandissimo onore che i presidenti Mattarella e Aliyev abbiano inaugurato il nostro impianto. Questo progetto permette all’Azerbaijan di produrre polimeri tecnologici con grande attenzione all’impatto ambientale.

CLIENTE Socar Polymer

AZIENDA

COINVOLTA

Tecnimont e KT–Kinetics Technology

PROGETTO Un i mpianto di polieti lene ad alt a densit à con capacit à par i a 120m i la ton nel late an nue (i n fase di realizzazione) e un i mpianto di polipro pi lene con capacit à di 18 0m i la ton nel late al l’anno (concluso)

VALORE

COMMESSA

500 mln di dollari

ATTIVITÀ

RICHIESTE

Servizi di ingegneria, fornitura di equipment e materiali, attività di costruzione fino a start up e performance test dei due impianti

SOSTENIBILITÀ Tre programmi specifici mirati a: Una performance di rilievo, quella di Maire Tecnimont, non solo dal punto di vista del know-how tecnologico dimostrato, ma anche in termini di velocità di esecuzione e sicurezza sul lavoro. “Il complesso - ha sottolineato il presidente del Gruppo - è stato completato in una tempistica fast track e con i massimi standard di sicurezza sul lavoro, arrivando a ben 17 milioni di ore lavorate senza incidenti in cantiere. È stata anche una straordinaria palestra di cooperazione industriale

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1. fornire supporto all'istruzione degli studenti locali, in collaborazione con Baku Higher Oil School (BHOS) 2. acquisire personale specializzato locale 3. dare priorità agli appalti di fornitori locali


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SCHEDA PAESE

tra aziende azere e italiane”. Infatti, come spesso accade nel suo impegno all’estero, Maire Tecnimont ha ricoperto il ruolo di volano per l’intera filiera del settore, coinvolgendo più di 120 imprese italiane e circa 140 azere, con un picco di circa tremila persone impiegate, per la maggior parte azere.

Repubblica dell’Azerbaijan

Cifre che si riferiscono anche all’altro progetto che il Gruppo sta completando nello stesso distretto di Sumgayit: alla prima realizzazione, che vanta una capacità di produzione di polipropilene pari a 180mila tonnellate l’anno, seguirà a breve un impianto di polietilene ad alta densità, che ne produrrà 120mila.

CONTINENTE Asia

CONFINI Russia, Turchia, Georgia, Armenia, Iran, Artsakh (fino al 2017 Nagorno Karabakh, territorio conteso)

In più...

POPOLAZIONE

In Azerbaijan, Maire Tecnimont sta contribuendo anche all’ammodernamento della raffineria Heydar Aliyev di Baku per SOCAR, che permetterà la produzione di combustibili in linea con gli standard ambientali internazionali.

9.624.900 abitanti

TERRITORIO Superficie 86 600 km², è il più grande paese caucasico

CAPITALE Baku, 2.181.800 abitanti

LINGUA Azero (alfabeto latino). Il russo è largamente conosciuto e considerato la lingua delle classi abbienti

RELIGIONE 96% della popolazione è musulmana (il 65% appartiene alla corrente sciita)

CLIMA Inverni poco freddi ed estati molto calde. Nella capitale Baku, l'autunno è piovoso

FUSO

ORARIO

UTC+4

MONETA Manat azero

ECONOMIA Petrolio e gas sono i principali prodotti d'esportazione del Paese

TAP Dalla frontiera greco-turca, il gasdotto Trans-Adriatico (TAP, Trans-Adriatic Pipeline) attraverserà Grecia e Albania per approdare in Italia (in provincia di Lecce). Consentirà l'afflusso di gas naturale proveniente dall'area del Mar Caspio (Azerbaigian) verso l’Europa.

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48Smart Working Award 2018 Nelle grandi imprese il fenomeno dello Smart Working è ampiamente diffuso e il suo impatto è sempre più evidente e capillare. È quanto emerge da un convegno dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, organizzato il 30 ottobre scorso per presentare un sondaggio svolto su un campione di 183 imprese. Fra i dati presentati, emerge che il 59% delle grandi imprese ha introdotto nuove tecnologie digitali per supportare i progetti di Smart Working, mentre nel 27% delle imprese gli Smart Worker erano già dotati delle tecnologie necessarie. Nell’occasione sono stati assegnati gli “Smart Working Award” 2018. Il Gruppo Maire Tecnimont insieme ad A2A, Gruppo Hera e Intesa Sanpaolo - ha ottenuto il riconoscimento come azienda che si è distinta per capacità di innovare le modalità di lavoro in ottica Smart Working. La decisione di Maire Tecnimont di introdurre lo smart working, con il lancio del concorso di idee “BE ADAPTIVE! – Think Tank”, è nata proprio dalla consapevolezza di un processo irreversibile già in atto, coinvolgendo sin da subito i propri dipendenti, in quanto veri protagonisti della trasformazione del modello di organizzazione del lavoro. Da sinistra: Mariano Corso, Franco Ghiringhelli, Fiorella Crespi

Passione per i risultati La Digital Transformation è un pilastro fondamentale del ‘turnaround’ aziendale, in quanto facilita non solo l’operatività lavorativa, ma mette a sistema la circolazione del know-how. Trattato, nel numero scorso di EVOLVE, il tema del cambiamento legato al Be Adaptive!, in queste pagine ci siamo addentrati nella logica del Ride the Turnaround, della cosiddetta ‘chiamata alle armi’ intesa come progetto collettivo. Dove ogni collaboratore del Gruppo è chiamato a essere parte attiva del cambiamento in corso. Dopo tre numeri che hanno consolidato EVOLVE come strumento di trasformazione e dibattito culturale (con il riferimento dei MOTTOS in chiave valoriale), siamo pronti ad accogliere la sfida a un livello superiore: “Take the Challenge” sarà infatti il motto che ci accompagnerà nel prossimo numero di EVOLVE in uscita a inizio 2019. Con un claim - “Lascia che la passione per i risultati guidi le tue azioni” - che introduce il tema dell’imprenditorialità e del gusto per la sfida. Perché, come sostiene l’AD Folgiero, “le cose difficili sono una fortuna per crescere”. N° 2 - NOVEMBRE 2018


RIDE THE TURNAROUND!

The challenge of our Group: impeccably deliver our portfolio through operational and financial discipline.

Master the change, be actively part of it!

EVERY SINGLE DECISION COUNTS! Our work-success is the result of a thousand single choices made in the right sequence. There is no time for procrastination.

Your contribution makes a difference!

BE ADAPTIVE!

Fast changes in the market create discontinuities while opening also opportunities to the most responsive players.

Agility is the key!

NOT JUST THE COMPANY, THIS IS YOUR COMPANY! Building together the success of our Group creates shared value to everyone.

Be entrepreneur in a network of entrepreneurs!

TAKE THE CHALLENGE!

Managing uncertainties is the core of our job… As a sailor faces the sea every day.

Let the passion for results drive your actions!

STEP UP AND MAKE THINGS HAPPEN! Talk and listen directly to your colleagues. Sending an e-mail could not be a solution. Let’s keep our doors open.

Beat the bureaucratic approach!

WE ARE RESILIENT!

Recovering quickly from drastic changes is part of our noble and precious DNA. We live in a tough environment, but adversity made us stronger.

Let’s capitalize on lessons learnt!

OUR TOMORROW IS NOW! These are extraordinary times. If we stay focused on our corridor of growth we will be ready to build the next decade of Maire Tecnimont.

The floor is ours!


www.mairetecnimont.com


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