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Quadrimestrale di informazione pubblicitaria - Novembre 2017 - N.4
SPECIALE AUTUNNO-INVERNO
IN QUESTO NUMERO
L’AUTUNNO CALDO DELLA PESCA
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Un autunno insolitamente mite, quasi una coda dell’estate da poco trascorsa, favorisce la pesca nelle nostre acque e, puntuale come sempre, il nostro magazine torna a dare consigli sulle tecniche più produttive di questa stagione. Il surfcasting vive un periodo d’oro ed il nostro Armando Amore ci suggerisce come realizzare ottimi attrezzi da spiaggia ricorrendo alla componentistica Fuji. È poi la volta dei fratelli Ferrari che ci hanno ormai abituato alla cattura di super siluri e ci spiegano come insidiarli con una tecnica ancora poco praticata ma altamente produttiva: la break line fishing. La “pesca di strada”, meglio nota come street fishing, è sempre più diffusa nelle piccole acque del piano; a pagina 20 un veloce “ripasso” sulle tecniche da spinning ultraleggero più redditizie. Per il bass fishing segue una rapida carrellata sulle imitazioni di rana da usarsi finché le acque si mantengono tiepide. Il legering, invece, può essere praticato con successo anche con acque più fresche ed i nostri esperti ci illustrano come far catture di barbi a ripetizione. È poi la volta del campione Fabio Zeni che ci illustra alcune tecniche topwater per trote difficili. Tornano, per chiudere in bellezza, i poliedrici gemelli Ferrari che per l’occasione ci mostrano come far catture di carpe da sogno in fiume.
6 HI-TECH Rod building: le canne da surf 12 CAT FISHING Break line per i mostri 20 STREET FISHING Ultralight a due passi da casa 28 BASS FISHING Frogs & Co. 34 FEEDER FISHING Pasturatori e barbi in corrente 42 TROTA LAGO Trout on the top 50 CARP FISHING In cerca di big 58 TEST
Buona lettura!
Quadrimestrale di informazione pubblicitaria Grafica e impaginazione: Davide Valla Testi: Renzo Della Valle Fotografie: archivio Majora, Renzo Della Valle, Davide Valla Stampa: Grafica F.B.M. s.r.l. Via C.Cattaneo, 3/5 – 20064 Gorgonzola Distribuzione gratuita nei negozi di pesca sportiva
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REAL WINNER BONITO JIG CROWN FOAM FLY BOXES Da sempre Majora è attenta alle esigenze del fly fisher italiano, proponendo attrezzature di qualità che rendono la pesca a mosca nei nostri fiumi e torrenti sempre più bella ed emozionante. Dalla linea Crown ecco una bella gamma di scatole porta mosche dalla struttura robusta ma leggerissima, chiudibili con un particolare sistema di calamite poste sugli angoli e realizzate in foam che ha permesso di ridurre enormemente il peso: il modello più grande pesa solo 49 grammi! I modelli Fario e Marmorata
sono disponibili nelle due misure Large e Small e sono entrambi costituiti da una facciata Bridge e una Slit, soluzione ideale che consente di inserire e suddividere sia le secche, sia le ninfe, sia piccoli streamer. Il modello Iridea è invece disponibile nella misura Slim a profondità ridotta ed è perfetta per l’appassionato di pesca a ninfa. È inoltre adatta per raccogliere e suddividere, conservandoli all’asciutto, i piccoli spoon indispensabili per la pesca a ultralight spinning nel settore trout area.
La pesca marina sulle mangianze ha selezionato drasticamente gli artificiali adatti a questa disciplina, e sono soprattutto i metal jig a prevalere nel panorama delle esche adatta a ricercare tunnidi di varie specie. Real Winner ha perciò deciso di entrare in questo settore con una gamma di artificiali dalla struttura tozza e corta, ideali per essere lanciati a distanze da primato e perfetti, quindi, per sorprendere i predatori pelagici da grande distanza senza allarmarli. Il Bonito Jig viene prodotto in due misure con lo stesso peso, 25 grammi, ma lunghi rispettivamente 55 e 60 millimetri. Le dimensioni ri-
dotte sono state studiate per imitare al meglio il pesce foraggio negli stadi più giovanili, come possono essere per esempio le mini acciughe che in determinati periodi si radunano a mezz’acqua formando banchi compatti. Con la misura maggiore è possibile rallentare i recuperi facendo permanere il metal jig più vicino alla superficie, mentre con quello più corto si può scendere in profondità conservando velocità di recupero sostenute. Le cinque colorazioni disponibili sono state tutte ottenute su base cromata, che si è rivelato il migliore trattamento, quanto a durata, rispetto alle colorazioni olografiche classiche.
sponibili modelli con misure e potenze di lancio tali da coprire le tecniche più varie. C’è anche la serie da casting con modelli da luccio come la Nova heavy da jerk. Molto interessante anche il modello Travel da viaggio in quattro pezzi. La componentistica adottata per l’assemblaggio è di primo livello: l’anellatura
in SiC (Silicon Carbide - carburo di silicio) attentamente distribuita lungo il fusto consente di ottenere il massimo della bilanciatura, enfatizzando la sensibilità anche sulle esche artificiali più leggere. Il manico splittato tipo Matagi migliora anch’esso la bilanciatura e la sensibilità di insieme.
SPORTEX NOVA SERIES Questa serie firmata dalla Casa tedesca Sportex è caratterizzata da un’estrema leggerezza grazie all’impiego di fibre di carbonio alto modulo giapponese. Un pregio che conferisce a queste canne anche una velocità di risposta alle sollecitazioni incredibile, dai movimenti agli artificiali che
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vengono impressi con grande reattività alla ferrata che risulta fulminea. Leggerezza e velocità vanno di pari passo con la robustezza e, non a caso, Sportex copre questa serie con una garanzia di dieci anni sui fusti. Dopo la Nova Twitch, nata per il twitching, la serie è stata ampliata e sono ora di-
MAJORA PRESENTA SPORTEX CURVE SPIN Questa nuova serie è stata introdotta quest’anno per un pubblico di pescatori molto eterogeneo che si dedica a tecniche di lancio tra le più svariate: grazie all’azione parabolica, questi attrezzi si adeguano al lancio di grammature che spaziano, a seconda del modello (se ne contano ben nove), da 5 a 91 grammi. I grezzi sono stati elaborati tenendo presente anche la necessità di gran parte dei pescatori di disporre di attrezzi leggeri ma nel contempo perfettamente bilanciati, e l’azione parabolica delle Curve Spin si adatta perfettamente a tale esigenza. Un altro vantaggio è offerto dall’estrema sensibilità che grazie alla flessione calcolata dei fusti, permette di decifrare anche abboccate subdole che giungono al polso del pescatore con immediatezza e nitidezza. Grande cura è stata data nella scelta della componentistica, con anelli monoponte con interno in SiC – carburo di silicio e impugnatura in Duplon antigraffio e maneggevole. Ottimo il rapporto qualità/prezzo.
MAJORTECH ARIA REEL I mulinelli della serie Majortech si distinguono per prestazioni oneste a un prezzo super accessibile e sono pertanto indicatissimi per chi si accosta alle principali tecniche di pesca e non sa ancora orientarsi verso una particolare disciplina. Rispetto agli ultimi modelli con frizione posteriore RD i nuovi Aria hanno tutti frizione anteriore front drag FD che si distingue per scorrevolezza permettendo di caricare anche fili
sottili; una bobina di scorta consente di spaziare su due diversi diametri. La gamma si compone di tre misure: 1000 - 2000 -3000. Con queste versioni è possibile praticare tutte le tecniche da mulinello, dalla passata allo spinning passando per il feeder. 3 + 1 cuscinetti assicurano fluidità nei movimenti meccanici. Rapporto di recupero veloce: 5,2:1. Cosmetica molto giovane che si adatta a qualsiasi tipo di canna.
quando sono prossimi alla riproduzione. La tonalità cromata voluta dai fratelli Pasin è inoltre molto visibile in acque torbide o in condizioni di scarsa luce, permettendo agli artificiali con questa colorazione di essere individuati da tutti i predatori anche a distanze notevoli. PKN è disponibile per le gamme del-
la produzione Real Winner Floating, Sinking e Supersinking, Casting da 3,5-5-7 centimetri e Super Casting da 7 centimetri
REAL WINNER PKN COLOR C’è chi dice che quest’anno va di moda il rosa ed il marchio tutto italiano Real Winner ha voluto aggiungere la sua “quota” con una colorazione che non mancherà di interessare tutti i cultori dello spinning nazionale. La nuovissima colorazione “pink” siglata PKN ha infatti una notevole componente rosa
cromato che la distingue moltissimo dalle tonalità più naturali dell’intera produzione della Casa lombarda. Il rosa, del resto, è molto gradito da tutti i generi di trota, comprese le iridee che vengono immesse nei laghetti ed è universalmente risaputo che questo colore attrae i salmonidi specialmente
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CROWN AERO PRO & ULTIMATE FLYLINE La linea di prodotti Crown per la mosca si distingue per qualità e durata: solo le migliori attrezzature possono accedere a questo marchio che è stato elaborato dallo staff Majora per esaudire le richieste dei pescatori più esigenti. Le nuove code Crown non sfuggono a questa regola e sono in grado di assicurare tantissime ore di sano divertimento senza perdere le loro principali caratteristiche. Il trattamento superficiale le rende infatti scorrevoli all’interno dei guidafilo delle fly rods, mentre una perfetta calibratura, in funzione dei diversi modelli disponibili,
migliora la precisione e la gittata delle pose. La serie è composta dalle versioni Aero Pro e Ultimate con la prima di tipo più economico che sia adatta a un pubblico eterogeneo. La grande varietà di modelli, che spaziano dalle DT alle sinking, permette di usarle nelle situazioni di pesca più svariate e con i pesci più differenti: esistono anche serie per tecniche più impegnative come la pesca al bass o al luccio. Colorazioni vistose come l’arancio permettono una facile localizzazione per giornate poco luminose o per chi ha scarsa visibilità.
FABIO ZENI PORTABOMBARDE Nello disciplina trota lago Fabio Zeni è un vero campione e un’azienda al passo con i tempi come Majora non poteva certo lasciarsi sfuggire la grande esperienza, maturata dall’asso bresciano sui campi gara più differenti, per stringere la collaborazione anche nello sviluppo di attrezzature opzionali. Così, dopo la fortunata serie di canne in continua evoluzione, è stata la volta di prodotti di estrema utilità, pratici e durevoli. Nuovissima è la serie delle borse porta bombarde STR. Incredibilmente
robusti, questi contenitori sono disponibili nelle tre misure mini, medium e maxi che si adattano alle esigenze sia del trotista del fine settimana sia dell’esperto che pratica anche gare di alto livello. Qualsiasi serie di bombarde può essere suddivisa e contenuta con grande praticità, sempre pronta all’uso e riparata dagli agenti atmosferici grazie alla copertura staccabile water proof. Robuste cerniere consentono di aprire il contenitore e accedere agli scomparti in un attimo.
STR by Zeni vanno a colmare una lacuna con attrezzi di grande qualità. I tre modelli elaborati da Zeni sono accomunati da grande velocità nella risposta alle sollecitazioni, un vantaggio fornito anche dai vettini in fibra di carbonio cava perfettamente calibrati e tarati sulle grammature che
essi debbono gestire. Tutta la serie è inoltre montata con anelli monoponte originali Fuji della serie K, un indubbio plus che aggiunge qualità e durata. Facili da usare e di immediata soddisfazione, le saltwater rods by Fabio Zeni segnano un indubbio passo in avanti nella pesca a striscio marina.
FABIO ZENI STR SALTWATER RODS Dopo l’ampio successo conseguito da Fabio Zeni nel settore trota lago, l’attenzione del campione bresciano si è spostata verso un settore nuovo che sta facendo proseliti anche in Italia. Stiamo parlando dello striscio marino diretto alla cattura di aguglie ed altri piccoli predatori che nella bella
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stagione frequentano tutte le coste mediterranee, tenendosi a poca distanza da riva. La nuova linea di canne saltwater STR firmate Fabio Zeni si compone di tre modelli di telescopiche che rendono lo striscio marino facile e divertente. In effetti si sentiva la mancanza di attrezzi dedicati a questa disciplina e le nuove
CODICE
LARGHEZZA
PROFONDITA’
ALTEZZA
70070500
40cm
33cm
40cm
Schienale e spalline areate Cesto interno in vimini Tasca laterale supplementare Ampia tasca frontale
Tasca porta coltello con chisura a velcro
Tasca porta borraccia
Dotato di cover antiacqua Bungee elastico Fondo in rete lavabile removibile
SURFCASTING RODS di Armando Amore amore.armando@tiscali.it +39 366 3090023
Il settore della pesca sportiva negli ultimi decenni ha visto grandi progressi sotto il profilo dell’ammodernamento delle attrezzature, collegato di pari passo allo sviluppo delle tecnologie aerospaziali. Queste ultime, applicate alle canne, hanno dato notevole impulso aprendo scenari fino a qualche anno addietro non immaginabili. Il settore che andiamo a esaminare in questo servizio è quello della pesca a surf casting anch’esso foriero di grandi novità sotto l’aspetto del montaggio delle canne adatte a questa disciplina.
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HI TECH
Una tecnica tanto diffusa come il surf casting ha sviluppato canne specialistiche che devono possedere requisiti molto particolari. Al primo posto dobbiamo mettere la giusta potenza di lancio, necessaria per catapultare a distanze spesso notevoli la montatura che si compone di piombi pesanti ed esche voluminose. In tale contesto la balistica delle canne da surf è stata migliorata anche grazie all’impiego di fusti dalle pareti “super thick wall”. Nel contempo, la canna da surf deve avere anche la giusta sensibilità nel cimino per decifrare le abboccate che non sempre sono decise. In tale contesto,
anche la componentistica che va a completare la canna da spiaggia riveste grande importanza: gli anelli guidafilo, per esempio, devono essere di prima qualità e vanno disposti sull’attrezzo con grande attenzione. Le prime canne che arrivarono in Italia, più di trenta anni orsono, erano francesi e disponevano di grossi guidafilo in acciaio inox ripiegabili per facilitare il trasporto. Oggi sarebbe impensabile pescare con questi pesantissimi attrezzi, e l’evoluzione tecnologica anche in campo anelli ha migliorato moltissimo le caratteristiche e le prestazioni delle canne da spiaggia.
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CANNE AI RAGGI X
SURF CASTING ANNO 3000: TECNOLOGIA AEROSPAZIALE & CO.
L’avvento della fibra di carbonio ad alto modulo per realizzare i fusti ha permesso di modificare, migliorandone le prestazioni, le due principali caratteristiche della canna da surf, ossia la sua conicità e il suo spessore; inoltre le nuove resine che si aggiungono alla fibra di grafite hanno permesso di alleggerire i fusti pur rimanendo resistenti a flessione e schiacciamento. Oggi le migliori canne da surf sono leggere, robuste, perfettamente bilanciate e dotate di risposta immediata, con una sensibilità del cimino incredibile. Anche l’azione sotto flessione è cambiata e oggi, completamente tramontati gli attrezzi ad azione parabolica, si preferiscono di gran lunga quelli ad azione progressiva che permettono, tra l’altro, di essere meglio caricati di forza nel lancio e di raggiungere distanze da primato. 8
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Canne e azioni
Tenendo presente che le canne da surf possono essere lunghe 11-12-13 e oltre 14 piedi, l’azione di una canna da surf, ossia la curva che essa descrive sotto flessione nel lancio o nel recupero di una grossa preda, è tra le caratteristiche più importanti poiché da essa dipende anche il montaggio degli anelli guidafilo che, come vedremo, fanno una grande differenza circa le prestazioni della canna stessa. Abbiamo una J-CURVE quando la struttura si piega ed in particolare ne risulta più compressa la prima sezione di circa 60/70 centimetri. Abbiamo quindi una C-CURVE quando la struttura si piega ed in particolare ne risulta più compressa soprattutto la parte centrale della struttura. Azione parabolica: vi si ricorre sempre meno nella canne da surf e si
riconosce facilmente poiché, sotto sforzo durante il lancio, l’attrezzo descrive una curva accentuata tendente, appunto, alla parabola regolare e completa. I limiti di questa particolare azione sono evidenti: le distanze di lancio non sono elevate soprattutto quando si lancia “pesante”, il cimino ondeggia e sbanda in maniera evidente nell’ultima fase del lancio. Azione progressiva: come dice lo stesso termine, nelle canne di questo tipo la curvatura avviene per gradi, in maniera progressiva appunto, in base alla potenza di lancio applicata. La curvatura che la canna descrive è anch’essa una parabola, ma più evidente nella parte anteriore dell’attrezzo, verso il vettino. Attrezzi con questo genere di azione li troviamo oggi in quasi tutti i modelli a innesti ed anche in alcune canne telescopiche di ultima generazione. Azione ripartita: viene così definita la curvatura esibita negli attrezzi a innesti divisi in tre segmenti, detti appunto “a ripartizione di sezione”. La parabola esibita da queste canne è un arco poco regolare dove la curvatura maggiore è quella che corre lungo la sezione finale della vetta, mentre invece la sezione del sottovetta, centrale, si flette progressivamente con quella sottostante del pedone, di cui fa parte
HI TECH anche l’impugnatura, che invece mantiene costante questa potenza accumulata sino a trasferirla nel momento finale del lancio.Bisogna inoltre ricordare che negli USA si è soliti dividere l’azione delle canne in base alla loro velocità: si parla di medium action (canne ad azione media), fast action (canne ad azione rapida) e slow action (flessione pressoché completa di tutta la struttura).
La telescopica
Le canne con segmenti rientranti hanno avuto la loro massima espansione negli anni ’90 e oggi continuano ad essere usati dagli appassionati di surfcasting per la comodità di trasporto e il poco ingombro. In buona sostanza, i pregi delle tele-
scopiche sono una buona trasportabilità, una discreta balistica, una praticità d’uso insuperabile. Perfino l’azione risulta migliorata, di tipo progressivo e non più parabolico come un tempo.
Canne a innesti
Gli attrezzi da surf a innesti (due ma più spesso tre pezzi, ad eccezione delle travel rods) offrono la possibilità di intervenire sulla diversa conicità delle tre sezioni spesso asimmetriche, avvicinando molto questi attrezzi alle prestazioni di quelli ripartiti. Nei modelli in due pezzi il taglio può essere di tipo split 50/50 (due sezioni uguali) oppure split 40/60 (butt corto da 5,5 piedi e tip (vetta) più lunga da 7/7,5 piedi. Tutte le canne
a innesti risultano robuste e durevoli grazie al trattamento degli innesti rinforzati con materiali compositi e fibre aramidiche tali da dare continuità di azione alla canna.
La canna a ripartizione
La caratteristica principale di queste canne dette anche “rip” o canne ripartite è quella di consentire un maggiore caricamento nel lancio per ottenere distanze da primato, unitamente alla possibilità di sfruttare meglio alcuni lanci tipicamente agonistici quali il pendulum cast o il lancio a rotazione. In genere, queste canne hanno il tallone che diviene più rigido avvicinandosi all’impugnatura, mentre la vetta si fa più o meno rigida in funzione delle zavorre che compongono la montatura.
PASSANTI PER IL SURF: SCEGLIAMO SEMPRE IL MEGLIO
Come sempre, Fuji sceglie il meglio per assemblare i propri passanti, anche per le canne da surfcasting. Torzite e SiC sono marchi depositati dall’azienda giapponese e rappresentano il massimo in tema di materiali per realizzare gli anelli interni ai passanti:
TORZITE: materiale ceramico di sintesi lucidato a diamante per offrire il minore attrito possibile al passaggio di qualsiasi lenza. È incredibilmente resistente: nonostante la struttura dell’anello sia molto sottile, la sua tenuta è la stessa di quella degli anelli in SiC. La robustezza di Torzite è dovuta al fatto che questo materiale, una volta lavorato ad anello, mostra di possedere una notevole tenacità. Questa caratteristica consente agli anelli in Torzite di reggere agli shock meccanici, come possono essere urti accidentali su superfici dure o colpi provenienti dal telaio esterno.
SIC: materiale che ha reso famoso Fuji in tutto il mondo, da oltre 30 anni è prodotto dalla Casa giapponese per le sue innegabili qualità. Disperde 5,7 volte meglio il calore prodotto dallo sfregamento della lenza, evitando surriscaldamenti. Ha una struttura priva di porosità ed è levigato a diamante, allungando la durata di nylon e trecciati. Ha un grado di durezza 12 volte superiore all’acciaio, praticamente inscalfibile. È 3 volte più leggero dell’acciaio inox e, abbinato a telai in titanio, permette un bilanciamento ottimale della canna da surf.
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I COMPONENTI
L’ASSEMBLAGGIO CHE FA LA DIFFERENZA: ANELLI AL TOP MADE IN JAPAN I materiali utilizzati per realizzare i fusti sono le blasonate fibre di carbonio che dagli anni 60 ad oggi hanno avuto uno sviluppo iperbolico. Oggi si parla di nano tecnologia: fibre di carbonio cento volte più sottili di un capello umano, kevlar e altri materiali di prim’ordine; non di seconda importanza rimane la fibra di vetro che conferisce alla vetta della canna una sensibilità che piace molto al pescatore italiano. La differenza tra una canna mediocre e un modello superbo viene oggi fatta anche dai componenti che, se di qualità, permettono di ottenere dall’attrezzo prestazioni molto più performanti. Gli anelli guidafilo, il portamulinello e l’impugnatura, 10
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ma anche componenti come il rivestimento per il manico che può disporre anche di zavorre interne per equilibrare meglio le fasi di lancio, possono garantire il massimo delle prestazioni dal blank, elevandone la qualità.
Qualche esempio
La Fuji è stata più di ogni altro marchio visionaria nella realizzazione di materiali per la pesca sportiva fornendo comfort, design e materiali senza compromessi con fasce di prezzo per tutte le tasche. In tale maniera possiamo trovare l’allestimento che si vuole dare ad una canna da pesca, ed il fai da te è diventato un hobby alla portata di tutti. Si parla sempre più spesso
di “custom rods”, attività che comprende la componentistica di allestimento di canne da pesca di tipo più diverso. Di seguito qualche esempio di abbinamento anelli per le canne da surf per mulinelli a bobina fissa e rotante.
HI TECH
1-3oz Surfcasting Rod - Standard Reel DPS Reel Seat
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1-3oz Surfcasting Rod - Standard Reel DPS Reel Seat
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6-8oz Surfcasting Rod - Standard Reel DPS Reel Seat
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1-3oz Surfcasting Rod - Baitcasting Reel DPS Reel Seat
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10 MN
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10 MN
KW
6-8oz Surfcasting Rod - Baitcasting Reel DPS Reel Seat
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20 KW
KW – RV: IL TOP DEI PASSANTI FUJI A PONTE DOPPIO Le canne da surf casting devono puntare al massimo della robustezza quando si tratta di scagliare pesi notevoli a grandi distanze. Anche la scelta dei passanti riveste quindi grande importanza, e le serie a doppio ponte vengono in genere preferite per la maggiore stabilità sui fusti e una tenuta migliore agli strappi. La serie KW è disponibile anche con telaio in titanio molto sottile ed è disponibile con pietra Torzite o SiC. La struttura del telaio K-Frame, brevetto Fuji, evita la formazione di grovigli del filo nel passaggio attraverso l’anello. I passanti RV (Reverse Guide), hanno invece un telaio a struttura inversa che migliora lo scorrimento del filo evitando anch’esso grovigli. È una serie perfetta per il montaggio di canne da surf nelle pezzature più corte e meno potenti.
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BREAK LINE PER MOSTRI
Una tecnica che sta letteralmente spopolando tra gli appassionati di pesca al siluro è quella che collega l’esca viva agli ostacoli fissi della riva consentendo di portare l’insidia ai baffoni con grande naturalezza e persino di notte. Ce ne parlano come sempre i fratelli Ferrari che anche in questa disciplina sono dei veri maestri
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CATFISHING
Sono passati quasi quaranta anni dalla comparsa dei primi siluri nel Po e nei suoi affluenti e le tecniche per la pesca al baffone del fiume si sono specializzate raggiungendo livelli molto sofisticati e sempre più produttivi. Una specialità che in questi ultimi anni ha permesso di stanare pesci di taglia davvero ragguardevole è la cosiddetta “break line”: prende nome dal filo che serve per collegare l’esca viva ad un robusto ostacolo della riva. In questa maniera l’esca rimane nelle immediate vicinanze delle
zone di caccia del siluro, rappresentate da rive infrascate, piloni di ponti, ammassi di piante e legni sommersi, zone di confluenza tra correnti o affluenti. L’insidia, rimanendo vicinissima a tali spot di caccia, diventa quindi una preda irresistibile per il siluro, in grado quindi di convincere anche i soggetti più grossi e scaltri. Al punto che con questa tecnica possiamo pescare anche di notte se le condizioni del fiume o dell’ambiente sono tali da spingere i baffoni a cacciare solo dopo l’arrivo delle tenebre.
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AMBIENTE E SITUAZIONI
IL FILO CHE SI ROMPE: LA RICERCA DEGLI SPOT MIGLIORI La pesca a break è oggi probabilmente la tecnica più diffusa tra i pescatori di siluri, e nella bella stagione si svolge principalmente durante le ore notturne in quanto i baffoni tendono a cercare la loro preda più verso la superficie o in bassi fondali. La ricerca del posto ideale dove affrontare la nostra sessione di pesca è fondamentale perché dopo aver posizionato le canne non c’è possibilità di effettuare altri spostamenti, quindi consigliamo vivamente di spendere se possibile del tempo per valutare diversi spot prima di iniziare l’azione di pesca. La domanda che ci facciamo tutti prima di iniziare a pescare è: “Chissà se questa sera i siluri cacce14
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ranno li?”. La valutazione dello spot si basa su diversi fattori, prima di tutto il livello del fiume perché in base a questo cambia il posizionamento delle canne; infatti, le piene dei fiumi sono sicuramente il momento migliore per praticare la break line. Con condizioni di acqua alta e sporca la frenesia alimentare dei siluri aumenta e non di poco, in questo caso andremo alla ricerca di sponde dove alberi, ostacoli artificiali o rive in frana formano delle zone di acqua “morta”. Lì andremo a posizionare le nostre esche, con acqua molto torbida sempre in prossimità della superficie, altrimenti con acqua velata posizioneremo le esche a diverse
profondità; in condizioni di fiume con livelli normali cercheremo sempre se possibile zone con una buona profondità e alberi o ostacoli sommersi dove andremo a posizionare le esche sia in buca con maggiore profondità sia su alberi o ostacoli sommersi con minore fondale dove probabilmente i siluri durante la notte tenderanno a spostarsi, migrando dal fondale con maggiore profondità a zone con acqua bassa dove tendere l’agguato, magari alle nostre esche...
Sistema autoferrante
La pesca a break fonda la sua efficacia sulla capacità autoferrante della montatura e dell’esca, per cui occorre
CATFISHING che tutto il sistema abbia una certa rigidità di insieme, rigidità necessaria affinché il filo “sbrekki”, ossia lo spezzone usato per collegare la montatura all’ostacolo si rompa permettendo poi di ingaggiare la lotta col siluro. Un limite
di questa disciplina è invece imposto dalla presenza di corrente, che se troppo sostenuta mette a rischio la permanenza sul posto dell’esca. Se troppo forte, la corrente potrebbe muovere la nostra insidia in maniera innaturale,
tendendo a portarla a galla e fuori dallo spot entro il quale il siluro va in caccia. A noi invece interessa che l’insidia si presenti al pesce nella maniera più naturale possibile: questo è il vero vantaggio della break line!
LA POSTAZIONE FISSA: SCEGLIAMOLA CON CURA La pesca a break line è una disciplina che si svolge da riva; solamente la posa dell’esca e il suo fissaggio presso la riva tramite il filo che si romperà al momento dell’abboccata richiede l’uso di un piccolo natante. Per tale motivo questa tecnica è molto popolare anche tra i principianti, ma non bisogna sottovalutarla e credere che sia facile attuarla. Tutti i suoi componenti vanno eseguiti con grande cura, a partire dalla scelta della postazione fissa che si deve trovare il più possibile vicina allo spot dove fisseremo il galleggiante che reca l’esca viva. Ed è necessario che tutto l’insieme canna - picchetto portacanne - filo sul mulinello siano robusti e con una adeguata rigidità, così da risultare autoferrante quando il siluro abbocca e il nylon usato per fissare la montatura alla riva possa rompersi.
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TECNICA E TRUCCHI
AZIONE DI PESCA: BREAK LINE PASSO PASSO Dopo aver individuato il nostro spot ideale per quel livello di fiume ci posizioniamo a riva in un punto dove abbiamo la possibilità di piazzare diverse canne negli spot individuati durante la ricerca e valutazione del tratto di fiume più adatto. A questo punto entra in azione il natante, col quale andremo a fissare le nostre insidie lungo la riva tramite il filo a break. Non è necessario disporre di barche voluminose, e anche qui sta il bello di questa tecnica. Con l’aiuto di un piccolo gommone o di una qualsiasi mini imbarcazione, purché non sia di grosse dimensioni altrimenti ci impedirà il corretto posizionamento delle esche, oltretutto disturbando il luogo di pesca, andremo a legare la nostra madre lenza con l’esca attaccata sulla sponda prescelta, cercando un qualsiasi appiglio, un ramo, un masso, oppure possiamo piantare un nostro picchetto alla sponda dove con l’aiuto di uno spezzone di nylon dello 0,40/0,50 andremo a collegare la nostra lenza ad una profondità prescelta.
Uno sguardo alla montatura
Si parte con un grosso galleggiante che porta almeno 200 grammi e che va infilato sulla madre lenza. Come stopper per regolare la pro16
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fondità dove far lavorare la nostra esca utilizzeremo una starlite, paracolpo in gomma, piombo inline tra i 150 e 180 grammi, un altro paracolpo in gomma e per finire una grossa girella almeno da 200-300 libbre legata con un nodo Palomar. La canna è ora pronta, ora passiamo al finale: leghiamo schiena contro schiena con un nodo senza nodo un amo singolo serie 264 TI Daikichi del 7/0 a un doppio amo dell’1/0 che utilizzeremo per l’innesco verso la testa dell’esca. A
circa 16 centimetri leghiamo sempre con un nodo senza nodo il secondo amo singolo 9/0 sempre serie Daikichi che innescheremo sulla coda dell’esca. Lasciamo poi uno spezzone di circa 65 centimetri tra il secondo amo e la fine del terminale che finisce con un’asola di 5-6 centimetri da collegare alla girella montata sulla canna. Le dimensioni dell’amo vanno in base alla grandezza dell’esca che abbiamo a disposizione. Ora siamo pronti per iniziare a pescare.
CATFISHING MONTATURA DA BREAK: FACILE, ROBUSTA E… MICIDIALE! Nella sequenza il montaggio base per la break line. Come esca, naturalmente, si useranno pesci esca vivi: carassi, bréme e scardole da cento grammi sin quasi al chilo sono le più usate.
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L’ATTREZZATURA
AZIONE DI PESCA: CANNE TOSTE E FILI ROBUSTI Abbiamo accennato all’inizio che la pesca al siluro si è rapidamente differenziata in varie discipline, e quella a “break” è certamente l’ultima ma non meno interessante e produttiva. Questa suddivisione del catfishing in tecniche molto specifiche ha quindi portato a una specializzazione estrema delle attrezzature e soprattutto delle canne che hanno subìto un’evoluzione impensabile fino a qualche anno addietro. A tale proposito il marchio tedesco Sportex produce oggi due serie di canne specifiche per la pesca
SBREKKATA AL BUIO
Durtante le notti a break-line non sarà raro il dover correre al buio per ferrare il pesce, per cui scegliete posti sicuri dove pescare. 18
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in break line, la serie Team Waller Z e la serie Turbo Cat. Le misure vanno da mt 2,70 a mt 3,30, la potenza varia tra i 200 e i 600 grammi. Ricordiamo che la scelta della canna va fatta in base alla zona dove intendete pescare: a lunga distanza è preferibile
una canna più lunga e potente, rigida ma con un’azione parabolica progressiva. Per quanto riguarda i mulinelli devono essere tassativamente di ottima qualità e disporre in bobina di una grande capacità di trecciato. La taglia va dal 10.500 al 25.000, e
CATFISHING i mulinelli di questa misura devono essere capaci di contenere almeno 250-300 metri dello 0,75 millimetri, non meno perché a volte le distanze sono notevoli e i trecciati utilizzati sono di generose dimensioni. Per quanto riguarda i fili, in break line si utilizzano solo trecciati perché pescando con la lenza a distanza e fuori dall’acqua bisogna per forza di cose utilizzare un multifibre/trecciato molto rigido. Lo 0,75 distribuito da Majora è l’ideale per la nostra pesca che si svolge principalmente in prossimità di ostacoli.
Preliminari
L’operazione successiva consiste nel tendere bene la canna fissata a riva nell’appo-
sito picchetto, verifichiamo che l’esca nuoti regolarmente nel punto prescelto senza andare a incagliarsi in rami o altri ostacoli nella stretta vicinanza, applichiamo alla canna un classico campanello per la pesca a fondo che ci avvertirà delle varie tocche sull’esca. da parte del siluro, e se abbiamo la possibilità anche un avvisatore acustico elettronico di abboccata. In commercio ce ne sono di vari modelli, l’importante è che vi segnali l’abboccata in calata, cioè quando il siluro prende l’esca e fugge nel senso opposto alla vostra postazione. Queste sono le abboccate che durante la notte sono le più difficili da sentire se state sonnecchiando… Naturalmente ripetiamo la stessa
procedura con le altre canne, poi comincia l’attesa. Può capitare di aspettare poco per sentire il primo attacco, soprattutto durante le piene con acqua torbida; altre volte l’attesa dura ore e ore e solo poco prima dell’alba si avrà la fatidica mangiata. Non c’è una regola certa come in tutte le pesche, e se non si prende nulla comunque si fa esperienza sempre. Sia che siate esperti pescatori o che siate alle prime armi, non perdetevi mai di animo, pescate sempre in sicurezza soprattutto durante le piene più importanti, e ultimo consiglio ma non meno importante, il rispetto di altri pescatori quando andiamo a legare le nostre montature lungo le sponde.
TEAM WALLER BOJE Più potenza, grazie all’alto modulo e alla tecnologia HT Cross Winding. La serie Team Waller Z Boje nasce appunto per la pesca statica a break line o col vivo più in generale, con una azione semi parabolica che rende più facile ferrare e combattere il pesce da spiagge o massicciate, con una estrema forza, capace di farci forzare i pesci dalle situazioni più difficili. La serie conta tre modelli lunghi mt 2,75-3,00-3,30 con potenza di lancio 300-600 grammi, tutti realizzati in due pezzi.
TURBOCAT BOJE È probabilmente la più famosa dell’intere gamma Sportex e in tutto il mondo della pesca al siluro non c’è nessun pescatore che non conosca e che non abbia provato queste canne. La serie copre tutte le tecniche del catfishing. L’elevato rapporto qualità/prezzo di questi pregevoli attrezzi ne fa la prima scelta per i pescatori alle prime armi coi siluri. Canne che permettono di farci divertire anche o con i pesci più piccoli ma di pompare fuori dall’acqua anche pesci degni del record del mondo.
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ULTRALIGHT A DUE PASSI “Street fishing” è la nuova branca dello spinning che ha contagiato un vastissimo numero di lanciatori. Complici la facilità di raggiungere i luoghi di pesca e la varietà di pesci insidiabili, questa tipologia della pesca a lancio è in rapida diffusione anche in Italia. Vediamo quali sono le sue potenzialità approfittando di questo periodo che permette di svolgere diverse tecniche dello spinning ultraleggero assicurando tanto divertimento e soddisfazione
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STREET FISHING
Il bello della pesca a spinning sta nella continua evoluzione delle sue tecniche. Ma il fascino di questo sistema di pesca a lancio con esche artificiali consiste pure nella possibilità di affrontare con successo anche le acque più “domestiche”, quelle per intenderci che si trovano a due passi dalle città o addirittura entro di esse. Qualsiasi canale o roggia che scorre vicino a casa, purché popolato da pesci insidiabili con le esche da spinning, può essere affrontato ricorrendo ad un’attrezzatura minimale nel più puro stile sportivo. Ecco spiegato il suc-
cesso dello “street fishing”, o “pesca di strada”, per tradurre il termine in italiano. Una disciplina che veniva praticata già dai nostri nonni che nei canali o nelle rogge ci arrivavano a piedi o in bicicletta, alla ricerca delle specie nostrane di ogni genere, ma che oggi è diventata specialistica e mirata alla ricerca, con le esche artificiali, di tutti i pesci carnivori nostrani o di importazione. Questi ultimi, tra l’altro, recentemente sono diventate le specie preponderanti in molte acque cittadine, fornendo ulteriore impulso allo street fishing del terzo millennio.
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DOVE PESCARE
ACQUE CITTADINE: DAL CANALE ALLA ROGGIA La quasi totalità dei piccoli corsi d’acqua che scorrono negli hinterland cittadini sono di origine artificiale. Si tratta molto spesso di canali che prendono acqua dai fiumi più vicini e che sono stati creati secoli orsono per irrigare le campagne. La loro popolazione ittica rispecchia quindi quanto è presente nel corso dal quale originano e che può essere molto varia anche per le specie ittiche carnivore che allo street fishing interessano maggiormente: persici reali, cavedani, lucioperca, lucci, barbi, piccoli siluri, pesci gatto. I canali meglio popolati sono quelli che risentono meno delle asciutte periodiche, programmate dai consorzi di gestione per 22
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MINI ACQUE E PREDATORI I piccoli corsi di pianura possono ospitare pesci interessanti come il colorato persico reale.
STREET FISHING i lavori di manutenzione. La prima cosa da fare, se ci si vuole divertire a street fishing in questi corsi artificiali, è tenersi informati sui periodi di asciutta e selezionare quei canali che mantengono livelli decenti per gran parte dell’anno. Qui avremo la certezza di trovare pesce in abbondanza e anche nelle taglie più interessanti.
Mini acque…
Una seconda tipologia di acque da street fishing è rappresentata dalle rogge che, rispetto ai canali, hanno origini e aspetto più naturali, invogliando a fare uno spinning più mirato e per certi versi più divertente. Le sponde e il fondo naturali, spesso disagevoli, obbligano a cercare i tratti più percorribili, e la presenza di una folta vegetazione costringe ad affinare la precisione dei lanci e l’accuratezza delle pose. Molte rogge nascono da canali artificiali e sono quindi popolate dalle stesse specie ittiche, anche se la taglia media è ovviamente inferiore; alcune sono invece di origine sorgiva, con acque molto limpide e pulite che possono ospitare anche trote e lucci. Si tratta comunque di ambienti classici per lo spinning leggero e ultraleggero.
…e fiumi
Molte città e paesi di pianura sono bagnati da fiumi importanti che, anche se non più puliti e ricchi di pesce come
in passato, possono ancora garantire ore di sano divertimento se affrontati con la giusta attrezzatura. A street fishing si pesca quasi sempre con le tecniche dello spinning leggero e ultraleggero, e sarà proprio l’attrezzatura dedicata a queste due discipline che ci permetterà di insidiare cavedani, scardole, aspi, lucioperca, piccoli siluri, persici reali, barbi. La varietà delle specie ittiche
catturabili è davvero varia e sono soprattutto i mesi estivi e di primo autunno a regalare le sorprese più gradite. I fiumi che attraversano le piccole città sono ambienti classici per lo street fishing, ma le sponde spesso poco agibili, con accessi alti sull’acqua, obbligano a portarsi appresso il guadino a manico lungo, indispensabile anche per il fatto che molto spesso pescheremo con fili sottili.
ATTREZZARSI BENE: LA CANNA DA STREET PER LO SPINNING ULTRALIGHT
Nelle piccole acque del piano servono attrezzi dalle caratteristiche particolari che devono adattarsi alla tipologia dei corsi che andremo ad affrontare. Si pescherà spesso da sponde alte e quindi l’accesso all’acqua sarà difficile se non impossibile. Ecco quindi l’utilità di canne non proprio cortissime con le quali lavoreremo col cimino basso sull’acqua per manovrare meglio le mini esche. Anche la potenza di lancio deve essere “mirata”: attrezzi che lanciano da 2 a 6 grammi ci permetteranno di recuperare al meglio mini shad gommosi, micro spinnerbait, piccoli worms. Nella foto la Nova Twitch, la Black Arrow e la Tiboron della tedesca Sportex.
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HARD BAIT
PESCA A GALLA: IL MASSIMO DEL DIVERTIMENTO! Non v’è dubbio che il top della soddisfazione si ottiene pescando a galla, perché vedere un’abboccata in diretta dopo avere stimolato il pesce a salire in superficie è il massimo della sportività. A street fishing possiamo insidiare una grande varietà di pesci, dagli onnipresenti cavedani alle scardole e persino i persici e lucci! Ovviamente, la pesca topwater dà il meglio solo se le condizioni aria/ acqua e attività dei predatori lo permettono. Ma anche la conformazione del canale, della roggia o del tratto di fiu-
CAVEDANI FEROCI
Con i piccoli rotanti recuperati veloci presso la superficie il cavedano è un classico. 24
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STREET FISHING me che andiamo a sondare è importante. Cavedani e trote salgono a galla soprattutto lungo le spianate con acqua da tranquilla a medio veloce, soprattutto laddove il fondale non è eccessivo ed è privo di ostacoli, costringendo i pesci a starsene all’aperto e in posizioni centrali, dalle quali essi possono avere un controllo più diretto di tutto quanto trasporta l’acqua in superficie. I tratti incanalati e le sponde alte permettono anche a noi di avere una buona visuale sui pesci presenti e, dato che si pescherà molto spesso a vista, potremo controllare meglio le loro reazioni nei confronti del nostro artificiale e, di conseguenza, provare vari tipi di recupero fino a trovare quello più attirante. A galla useremo imitazioni di cavallette, coleotteri vistosi,
copie di api e vespe che entrano nella dieta di salmonidi e ciprinidi per tutto il periodo estivo. Si lancia di tre quarti verso valle e si anima l’esca con sapienti colpetti di cimino, più vivaci se la corrente è lenta e il fondale maggiore. L’abboccata può essere molto franca (succede spesso con le trote) oppure più subdola, quasi una lieve bollata e sono spesso i furbi cavedani ad attaccare in questa maniera. Risponderemo in ogni caso con un colpo deciso ma non violento; i fili molto sottili, meglio se trecciati dello 0,06-0,08 millimetri, non andranno sollecitati troppo onde evitare tragiche rotture sulla ferrata. Hard bait sotto La ricerca in profondità, non eccessiva se si parla di piccoli
canali e roggette, si effettua solitamente con mini crankbait oppure minnow di pochi centimetri. Con tali esche possiamo veramente attaccare di tutto e se saremo in grado di rasentare il fondo senza restare incagliati tra gli ostacoli, potremo vedere belle mangiate persino di pesci gatto e mini siluri. Un artificiale prendi tutto, valido soprattutto con acqua tiepida, è il piccolo cucchiaino rotante col quale pescheremo lanciando a valle cercando di rasentare gli ostacoli del sottoriva, o i fondaletti che si trovano sotto a briglie e sbarramenti. Il mini ondulante, invece, è insuperabile per il lucioperca, il persico di taglia o la trotella. La scelta in campo hard bait è quindi molto varia e non c’è che l’imbarazzo della scelta!
A GALLA E POCO SOTTO: LE MINI HARD BAIT CHE FUNZIONANO Le piccole imitazioni di terrestrial munite di timone di nuoto sono perfette per convincere cavedani, scardole e persici che popolano le rogge e i canali del piano. Nella foto qualche esempio valido Del marchio REBEL dal catalogo PRADCO:
BUMBLEBUG loating, piccola imitazione di un’ape, va recuperata a strappetti con brevi pause oppure in maniera lineare molto lenta.
CRICKHOPPER Floating, classica imitazione della cavalletta, un vero must per la pesca a galla nelle rogge e nei canali di pianura.
HELLGRAMMITE Sinking, imitazione di una grossa larva di insetto, da recuperarsi vicino al fondo con brevi pause e lievi jerkate.
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SOFT BAIT
GOMME DA “STRADA”: DAGLI SHAD AI MINI WORM L’evoluzione delle esche “morbide” ha aperto campi di applicazione molto vasti anche nella street fishing. E con la possibilità di replicare ogni genere di essere vivente preda dei pesci anche nelle dimensioni micro, oggi possiamo insidiare qualsiasi pesce predatore e non. Vermetti di qualche centimetro o mini shad gommosi non passano certo inosservati in canale o in roggia e possiamo star certi che ci sarà sempre qualche pesce predatore o qualche “onnivoro” pronto ad attaccarli. Le specie carnivore (persici, luccetti, pesci gatto, piccoli perca) sono ovviamente i più interessati, ma non dovremo stupirci più di
PERSICI E PERCA Un buon abbinamento per lo street fishing in canali e rogge con acqua lenta: il Crayfish della Crazy Fish montato su mini jig da 1/8 di oncia.
MICRO SHAD Il Nano Minnow della Crazy Fish: lungo solo 40 millimetri, è un “prenditutto” validissimo nelle mini acque correnti.
TRA WORM E MINNOW Il Polaris della Crazy Fish è lungo 5,4 centimetri. Innescato su micro teste piombate, è validissimo per persici, scardole, mini perca.
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tanto se in fondo alla lenza troveremo attaccate anche scardole, barbi nostrani ed europei, gardon, bréme, carpe. In pratica la varietà di catture non manca mai ed è in fondo il fattore “sorpresa” a rendere la street fishing tanto interessante nelle piccole acque del piano.
Inneschi specialistici
Un vantaggio offerto dalle “mini gomme, spesso sottovalutato da chi le usa in altri campi, sta nella molteplicità di inneschi che, in molti casi, le rende virtualmente libere da incagli, ponendole in pratica come le uniche esche funzionali nei tratti di canale o roggia più ingombri di
ostacoli. Sia le imitazioni di larve o vermi sia i mini shad possono infatti essere innescati con l’armatura protetta nel loro corpo che essendo di piccolissime dimensioni cederà facilmente all’atto di ferrare, esponendo per bene l’amo singolo. Importante, nella presentazione delle nostre mini gomme, è non esagerare nella piombatura: l’esca dovrà avere una presentazione molto naturale e la zavorra dovrà essere ben rapportata alla taglia dell’artificiale e calcolata in base alla forza della corrente o alla profondità alla quale faremo lavorare la nostra insidia. Per gli shad a coda appiattita (tipo
STREET FISHING il Nano Minnow) serviranno molto spesso testine piombate da 1/16 o addirittura 1/32 di oncia; per shad tanto piccoli possiamo ricorrere anche a inneschi tipo “split shot”, ossia con un’unica piombatura costituita da un pallino di piombo di pochissimi decimi di grammo fissato a una trentina di centimetri dall’esca. In questa maniera il mini shad manterrà un’azione di nuoto ancora più naturale. Per i mini vermi di qualche centimetro (tipo il Polaris) possiamo ricorrere anche all’innesco wacky, con amo infilzato a metà corpo, ottimo per acque ferme e pesci sospettosi.
ADATTARSI ALLA SITUAZIONE: CON CENTO INNESCHI È FACILE! Le mini esche gommose della Crazy Fish possono essere innescate in tantissimi modi permettendoci di adattare l’esca per una presentazione ottimale. Si può pescare spiombato ricorrendo a mini ami offset che ci permettono di pescare in zone ingombre di ostacoli oppure ricorrere a mini piombature con pallini di piombo che collegheremo con snodi all’amo per garantire la massima mobilità dell’esca. Ecco qualche esempio con i mini shad della Crazy Fish.
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FROGS & CO.
Il caldo estivo porta alla ribalta un gruppo di esche artificiali che in questi ultimi tempi sono state rivoluzionate nella forma e nel movimento per risvegliare nuovo interesse da parte di Mr. Bass. Rane di gomma, ma anche popper-rana e strane “creature” simili ad anfibi stanno invadendo il mondo del bassfishing. Vediamo le novità più interessanti
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BASS FISHING
Il bass è certamente un predatore opportunista che non si lascia sfuggire le piccole prede che di volta in volta la natura e l’ambiente acquatico gli offrono. È incredibile la sua adattabilità alle acque stagnanti di ogni genere e stupisce alquanto la sua capacità di individuare e portare attacchi vincenti a tutti i piccoli esseri che nuotano, strisciano e saltellano sui fondali e in superficie. Con l’arrivo del vero caldo estivo stagni, lanche e laghi si popolano di anfibi di ogni genere e il nostro beneamato bass non si lascia sfuggire l’occasione di
variare la dieta a base di pesci e crostacei con succulente ranocchie e piccoli rospi. Gli appassionati di bassfishing conoscono da tempo questa sua predilezione e da tempo hanno messo in pratica tecniche che ricorrono a imitazioni, quasi sempre galleggianti, di tali creature. Il bassfishing conosce così una nuova dimensione dello spinning in superficie che assicurerà tantissimo divertimento fino all’inizio dell’autunno, quando la rarefazione di rane e rospi per l’arrivo del freddo indurrà il boccalarga a ripiegare su altre forme di nutrimento.
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RANE PER TUTTI
COME SONO FATTE: SCEGLIAMO LE MIGLIORI La gomma vinilica e le moderne tecniche di stampo hanno reso possibile l’imitazione di qualsiasi specie di rana. È così iniziata la produzione delle rane di gomma, che riproducono le fattezze di alcuni tra gli anfibi più comuni nelle nostre acque: la rana verde (Rana esculenta); la raganella (Hyla arborea), la rana toro (Rana catesbeiana) e il rospo comune (Bufo bufo). Se si esamina tutta la produzione di rane finte presenti nei negozi si nota una certa differenza nella costruzione che in parte deriva dalle innumerevoli possibilità costruttive ottenibili col materiale vinilico. Esistono imitazioni con il corpo di gomma munito di zampe realistiche 30
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rigide e imitazioni più stilizzate, quasi tutte galleggianti, che al posto delle zampe presentano appendici filiformi molto morbide ed elastiche, anch’esse di gomma. Poiché entrambi i gruppi funzionano soprattutto nei mesi estivi e nelle zone ricche di piante acquatiche, ambienti preferiti dalle rane che sfruttano gli instabili isolotti vegetali per avventurarsi al largo, gli ami e le ancorette che costituiscono l’armatura devono essere muniti di sistemi anti incaglio.
questi animali. Questi ultimi hanno tutti la struttura del corpo in gomma piena che ne aumenta il peso rendendoli più adatti ai lanci lunghi. Le zampe sono riprodotte nei minimi particolari ma non hanno alcuna azione di nuoto propria. Tali modelli trovano impiego laddove la vegetazione acquatica è più fitta e lascia pochi spazi liberi a galla. In certi tratti le piante si aprono con varchi praticabili
Naturali e di fantasia
Nella moltitudine di rane e rospi finti va fatta una precisa distinzione tra i modelli fantasiosi e quelli che rappresentano l’esatta imitazione di
IL TOP Il Pad Crasher della Booyah disponibile nella taglia standard da 14 grammi e Junior da 7 grammi.
BASS FISHING sott’acqua, invisibili per il pescatore ma utilizzati dai bass, per tendere agguati alle ranocchie che si soffermano sull’instabile massa vegetale a galla. Le imitazioni di fantasia hanno invece una forma del corpo molto stilizzata. Al posto delle zampe sono inseriti nel corpo ciuffi di elastici in caucciù o vinile, oppure code doppie piegate a falce che nel recupero imitano il movimento di nuoto delle zampette della rana. Tutte galleggianti, queste imitazioni hanno un effetto anti incaglio notevole grazie alla presenza dell’amo doppio le cui punte sono molto aderenti ai fianchi del corpo, nella sua parte posteriore. Poiché il corpo è cavo al suo interno, in caso di abboccata la gomma cede e espone le due punte. Occorre tuttavia una ferrata energica per ottenere questo scopo e, di conseguenza, una canna di potenza adeguata. Queste imitazioni funzionano meglio laddove il muro di piante lascia spazi in superficie, sia presso la riva sia verso il largo, e soprattutto quelle dotate di appendici mobili, per esempio gonnellini di gomma (skirts) al posto delle zampette, hanno un’azione più efficace grazie alla migliore parvenza di nuoto anche in acque pulite e aperte.
Rane in evoluzione
La possibilità di lavorare sulla gomma vinilica plasman-
dola in una infinità di forme ha dato luogo, negli anni, a esche che si allontanano molto dalle perfette imitazioni di ciò che i predatori cacciano in natura. Anche per le rane è avvenuta infatti una specie di evoluzione artificiosa che le ha rese, per certi modelli, ben diverse dalle copie esatte che avevano caratterizzato i primi anni di produzione. Sotto la spinta delle esperienze dei pescatori ci si è resi conto che un’imitazione perfetta di anfibio, seppure identica nella forma e nei colori, ha dei limiti di efficacia: zampette verosimili ma poco o nulla mobili non hanno quella capacità attrattiva che, in un’esca finta, fa la differenza in termini di catture. Si è provato allora a rendere tali appendici più mobili facendo sì, che nei recuperi, esse potes-
sero assumere quell’azione a scatti tipica del nuoto di rane e rospi. Ma in breve tempo si è capito anche che non era necessario copiare fedelmente queste parti anatomiche poiché, in fin dei conti, queste esche galleggiano e il bass le individua dal basso con una visione di insieme sempre piuttosto parziale. Così, le zampette verosimili sono state sostituite da ciuffetti di skirts siliconici che, pur non essendo realistici, danno all’imitazione quella mobilità che ne aumenta terribilmente l’efficacia. Divisi in due parti, a simulare le zampe del batrace, queste componenti anatomiche pulsano ritmicamente nei recuperi a strappetti e fluttuano in quelli regolari, offrendo quella parvenza di vita che aggiunge potere attirante.
PARTICOLARI CHE CONTANO UN TRUCCO PER CAPIRE SE LA RANA “FORA” Le rane galleggianti con corpo cavo vengono solitamente dotate di un amo doppio molto aderente al corpo, con la funzione di evitare che le punte possano incagliarsi sulle piante acquatiche. Ma, così facendo, tali punte possono anche faticare a far presa nella bocca del pesce se la rana non è stata progettata a dovere. Per sapere se la rana “buca”, un semplice espediente consiste nel pressare col pollice il dorso della rana: se questi si comprime facilmente e sul dito sentiremo pungere le punte, significa che l’armatura della nostra imitazione ha buone probabilità d risultare penetrante.
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ESCHE E TRUCCHI
DALLA GOMMA ALLA PLASTICA CAMBIA LA FORMA, AUMENTA IL RUMORE Alcune imitazioni di rana escono completamente dalla concezione di “esca copia” per entrare in campi che fanno parte di altri gruppi di artificiali. Si assiste quindi a una specie di “contaminazione” dove la rana diventa anche popper, jerkbait o minnow, assumendo forme ibride che hanno il compito di sviluppare azioni di nuoto molto diverse da quelle di un anfibio. I popper, in particolare, hanno “contaminato” le rane di gomma portando alla realizzazione di esche che tuttavia in certe situazioni risultano più efficaci delle classiche rane in gomma morbida. Il Pad Crasher della Booyah, per esempio, è una classica rana in gomma morbida con amo doppio disponibile anche nella versione Poppin’ , munita cioè di un incavo nella parte anteriore che dà origine a sciacquii molto efficaci per attirare il bass anche da grandi distanze.
Campi di applicazione
Dopo le rane di gomma, i popper in plastica rigida sono il gruppo di esche che più di altre si sono avvicinate alla concezione di rana-esca artificiale e, in questo settore, le imitazioni che simulano nella struttura una ranocchia si sprecano. Il concetto funzionale tuttavia si differenzia alquanto ed anche i campi
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di impiego sono molto differenti. Le rane-popper hanno infatti quasi sempre ami o ancorette bene esposte e il loro utilizzo in ambienti molto ricchi di vegetazione acquatica galleggiante risulta quasi sempre impossibile. Tutt’al più li possiamo usare al margine di erbai superficiali o laddove le ninfee lasciano qualche spazio libero da foglie galleggianti, ma serve comunque una precisione da
cecchino nei lanci, che non sempre chi pesca a spinning riesce ad affinare nel tempo. Molto meglio destinare queste esche di superficie agli ostacoli isolati che fiancheggiano le sponde o che emergono al largo; presso questi spot qualche rana vi si aggira sempre nei mesi più caldi e la presentazione di un popper con forma e colori di una ranocchia può risultare vincente.
SPINNING CLASSIC
POPPER
Pop’n Frog-R, un popper dalla forma e livrea di una rana che produce sbruffi e a sciacquii letali.
WALKING THE DOG
Frog-R è un particolare jerk di superficie capace di produrre nuoto a zig zag, ideale per recuperi walking the dog.
MINNOW
Rebel Wee Frog e Tiny Wee Frog: il timone di nuoto fa muovere la rana come un pesciolino. Strano ibrido che funziona!
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PASTURATORI E BARBI IN CORRENTE
Il barbo è senza dubbio tra le prede preferite di chi pesca col pasturatore. Instancabile lottatore, è un vero trattore che cede le armi solo dopo lunghe ed estenuanti tirate sul fondo. L’autunno vede il suo ritorno alla ribalta in gran parte dei fiumi di pianura. Vediamo come insidiarlo e come tentare gli esemplari più grossi.
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FEEDER
Una pesce classico per tutte le tecniche di pesca a fondo e, in particolare, per chi si diletta di feeder fishing, è il barbo. In Italia il barbo europeo (Barbus barbus) si è diffuso in questi ultimi venti anni e ha trovato nel bacino imbrifero del Po e dei suoi affluenti di sinistra il suo habitat ideale, andando a spartire i territori col barbo nostrano (Barbus plebejus) in una convivenza non sempre pacifica. Anzi, molto spesso è proprio il barbo nostrano a soccombere, per una legge naturale che, nelle nostre acque, fa prevalere le specie ittiche di immissione alloctone rispetto a quelle nostrane au-
toctone. Ambienti tipici per il barbo sono i fondali cosparsi di ranuncolo d’acqua, detto anche erba di fiume, gli avvallamenti del letto principale, sotto alberi sommersi e tratti a corrente veloce come la parte finale delle buche. I grossi barbi in particolare sono attratti dagli ostacoli e molti fiumi con tale caratteristica del fondo ospitano colonie permanenti di questo bel ciprinide per gran parte dell’anno. Ed è proprio in un tratto di fiume con queste caratteristiche, l’Adda a Trezzo in sponda lombarda, che siamo andati a testare le attrezzature da feeder distribuite da Majora Intelligent Fishing.
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AMBIENTE E PESCI
IL RE DEI FONDALI: SUPER BARBI D’AUTUNNO Patria d’origine della barbel fishing è l’Inghilterra, dove il barbo europeo raggiunge e supera i quattro chilogrammi di peso. Gli inglesi, in special modo, ne hanno fatto una vera e propria disciplina e lo insidiano nei loro fiumi che, tuttavia, hanno caratteristiche morfologiche molto differenti dai nostri corsi d’acqua. Se in UK i fiumi raramente eccedono i 20-30 metri di larghezza, da noi i pescatori di barbi devono confrontarsi con corsi d’acqua molto più imponenti come il Po e i suoi affluenti principali quali il Ticino, l’Adda e l’Oglio. Questa differenza di ecosistemi ha comportato da parte degli anglers italiani un adeguamento delle tecniche per 36
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approcciare tali acque in maniera vincente. Inoltre si è dovuto selezionare le esche, sia per l’innesco sia per la pastura da inserire nel feeder, poiché da noi la presenza di altri ciprinidi è molto più varia rispetto alle acque inglesi e trovare un tipo di cibo gradito
soprattutto al barbo è spesso fondamentale. L’autunno inoltrato e l’inverno offrono le maggiori chances di incappare nel barbo super mega, quello che popola i sogni degli appassionati di feeder che hanno fatto della specializzazione al baffo di fiume il loro
FEEDER stile di pesca preferito. Con l’arrivo del freddo la minutaglia, le bréme e gli esemplari più piccoli dei barbi europei lasciano campo libero alla fame insaziabile degli esemplari di Barbus barbus più grossi e pesanti. L’avanzare della stagione fredda fa selezione sulla taglia meglio di qualunque tattica, esca o pasturazione, e non solo per i barbi. Per un fenomeno che coinvolge molti animali a sangue freddo, detto gigantotermia, negli esemplari più grossi si manifesta un aumento del metabolismo anche in inverno, in un circolo vizioso che costringe i giganti della specie ad alimentarsi quando i piccoletti rallentano invece l’attività.
QUALE PASTURA NEL FEEDER? SFARINATI E UN PO’ DI CICCIA PER BARBI GOLOSI Una regola aurea che spesso viene infranta parlando barbi “freddi” è l’uso della pastura. Normalmente gli sfarinati vengono, e a ragione, ritenuti efficaci con una temperatura dell’acqua più tiepida, e perdono la loro attrattività col raffreddarsi dei fiumi. D’inverno, dicono i vecchi, meglio la “ciccia” dei cagnotti che le briciole della pastura. Tuttavia un po’ di pastura salata, con sfarinati di pesce e formaggio, ha sempre dato buoni risultati anche con acque fredde, sia messa in piccole quantità nel feeder, a rallentare la fuoriuscita dei bigattini, sia lanciata sul fondo con qualche “boccia” ben calibrata e lanciata sulla linea di pesca.
Dove sono i più grossi?
Se la tecnica si semplifica alquanto, proprio perché la selezione della taglia viene fatta “naturalmente”, così non è per la tattica. Si prendono i barbi, e si prendono grossi, solo se li si pesca dove ci sono. Sembra lapalissiano, ma non lo è poi così tanto. In autunno li troveremo nei tratti di fiume incanalati dove la profondità di mantiene costante e raggiunge qualche metro. Nel tratto di fiume Adda a Trezzo, a monte della centrale che con lo sbarramento ne frena il corso, la profondità raggiunge i cinque metri ed è qui che i barbi si radunano in branchi, con esemplari davvero niente male. MAJORA MAGAZINE
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I PASTURATORI
CAGE E BLOCKEND: ADATTIAMO IL FEEDER Indispensabili per la pratica del feeder, questi particolari contenitori per la pastura si presentano molto diversi nella forma e nelle dimensioni, con campi di impiego assai svariati. Oggi i pasturatori si sono evoluti fino ad assumere forme molto specialistiche ed è quasi impossibile illustrare tutti i modelli in commercio e le loro tipologie. Vi sono alcuni feeder che potremmo denominare classici, facil-
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mente reperibili dal nostro negoziante di fiducia, che riescono a coprire la maggior parte delle situazioni di pesca nelle nostre acque. Un particolare tipo di pasturatori open end è quello dei cage feeder, anche noti come “a gabbietta”, in cui un telaio di rete metallica (o materiale composito) permette alla pastura contenuta di essere raggiunta dall’acqua quasi immediatamente. Se un open
end può essere adatto anche a “trasportare” al suo interno, bloccato da due tappi di pastura, un buon contenuto di pellettato o di granaglie, il cage feeder è più usato abbinandolo ad una pastura formata perlopiù da sfarinati, bagnati fino ad essere compatti ma non “collosi”, ma se vorrete adoperarlo con contenuti (bigattini, pellets, granaglie, sempre pressati fra due tappi di pastura), di certo
FEEDER non vi deluderà. E anche i cage feeder, nelle misure più pesanti (ne esistono anche da 90-100 grammi) ben si prestano ad essere adoperati in fiume, senza timore di affrontare buone correnti.
Pasturatori chiusi
I pasturatori “chiusi”, adatti ad essere usati con i maggots, ossia con i bigattini al loro interno, sono probabilmente la tipologia di feeders più usata e conosciuta dai pescatori italiani, anche fra coloro che non fanno del feeder la tecnica di pesca d’elezione. Il più
conosciuto è l’oval blockend, dalla sezione ovale, molto usato in situazioni di acqua corrente, e nei pesi più elevati (fino a 150 e anche 200 grammi) per insidiare i barbi europei nei grandi fiumi di pianura. Questa tipologia di pasturatori, a pianta quadrata e sezione ovale, di plastica spesso un po’ troppo fragile, ha dato e darà sempre il suo meglio coi barbi. Tuttavia un “piatto” oval blockend tende a fare “ala” e a sollevarsi dal fondo appena la corrente si insinua sotto di sé a dispetto del piombo che porta. Per avere un riscontro immedia-
MICIDIALI GABBIETTE PERFETTE PER TRASPORTARE SFARINATI E MIX
I cage feeders, o pasturatori a gabbietta, sono un particolare tipo di feeders open end, molto efficaci per “trasportare” gli sfarinati a pasturare i nostri spot. Ne esistono anche di molto pesanti, oggi reperibili anche in Italia e molto apprezzati nei grandi fiumi tedeschi, alla ricerca di grandi barbi europei. Nella foto alcuni modelli del marchio Fun Fishing.
to, prendiamo due feeder di uguale peso, uno oval e uno cilindrico usando la stessa canna, la stessa madrelenza e nella stessa corrente, e vedrete che quest’ultimo è più stabile. Certo, un oval block end spesso porta più pastura e bigattini. Ma è meglio metterne meno e dove vogliamo noi o lasciare il tutto in balia (è il caso di dirlo) della corrente? Attenzione però: a volte un feeder ballonzolante con la corrente è proprio quello che vogliono i barbi, oval o cilindrico che sia, a patto che siamo noi a controllarne l’azione e il movimento.
BLOCK END: SE LA CORRENTE È VELOCE
Se i pasturatori a gabbietta rilasciano pastura troppo velocemente sotto l’effetto della corrente, una buona alternativa sono i block end, ottimi anche per essere caricati con i mix di pastura e bigattini. Il più conosciuto è l’oval blockend, dalla sezione ovale, molto usato in situazioni di acqua corrente, e nei pesi più elevati (fino a 150 e anche 200 grammi) per insidiare i barbi europei nei grandi fiumi di pianura.
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ATTREZZATURA
CANNE TOSTE: SENSIBILI MA ROBUSTE E POTENTI Rispetto al barbo nostrano, il barbo europeo può raggiungere svariati chili di peso ed è perciò importante adeguare la robustezza dell’attrezzatura, partendo dalla canna. Per le canne da barbo a feeder
la produzione si divide tra modelli barbel rod e feeder rod. Una barbel rod è il tipico esempio di specializzazione inglese degli attrezzi da pesca orientato ovviamente al barbo. Normalmente si tratta
di canne da 12’ (366 centimetri), in due sezioni, dotate di vetta cava (Avon) e di vetta in cui è possibile inserire i tipici quiver tips di differenti test curve. Una “comune” canna de feeder per il barbo in ge-
TOSTE MA SENSIBILI: LE FEEDER ROD DI MAJORTECH Le canne da feeder per il barbo ricalcano in gran parte gli schemi tecnici seguiti dai pescatori tedeschi e olandesi, abituati a tentare grossi barbi europei in fiumi dalla buona portata, con fondali sostenuti e corrente che “tira”. Nelle foto la nuova serie di canne Evo Feeder firmate Majortech. Si tratta di attrezzi molto robusti, ma dotati di cimini sensibili e indistruttibili. Quattro le misure disponibili realizzate in tre sezioni, da mt 3,90 a mt 4,20 e con casting rispettivamente fino a 30-60-100-150 grammi. L’azione facilita sia il lancio sia il recupero del barbo di taglia, ammortizzando a dovere le partenze dei pesci più combattivi.
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FEEDER nere parte da una lunghezza di 13’ (393 centimetri), è in tre pezzi, ha un’anellatura molto più fitta e soprattutto ha differente azione e maggiore rapidità. In genere più parabolica e lenta la barbel rod, più progressiva e veloce la feeder rod. Alcune feeder rod per la pesca del barbo nei grandi fiumi dalle forti correnti sono addirittura esagerate, lunghe anche 480 centimetri, pesanti e spesso talmente sbilanciate da essere ingestibili. Fortunatamente ci sono in commercio canne adatte all’uso di pasturatori
da 90-120 grammi, capaci di non spiombare in corrente, ma dal peso e dalla bilanciatura gradevoli e ampiamente gestibili, per godersi appieno il combattimento con un grosso barbo in tutta sportività.
Esche sicure
Col raffreddarsi dell’acqua, il barbo di taglia comincia ad orientare la sua dieta verso cibo sostanzioso e nulla è più indicato, da metà autunno a tutto inverno, del bigattino, che useremo sia nello sfarinato in modici quantitativi sia
come esca. Un bel fiocchetto di tre-quattro larvette sull’amo è la soluzione migliore. Se cercate il barbo grosso, non cedete alle lusinghe di quella falsa sportività che impone microfili e ami infinitesimali. Meglio essere preparati al big senza rischiare di perdere il pesce della vita e quindi terminali dallo 0,16 sino anche allo 0,25 (uno 0,18, per iniziare la battuta di pesca, è un ottimo compromesso), e, con bigattini come esca, ami che non si aprono, a gambo corto o medio del numero dal 16 al 10.
AMI A TUTTA PROVA DAIKICHI PER IL BARBEL FISHING Nella montatura da feeder per il barbo, la scelta dell’amo giusto viene spesso sottovalutata e ciò porta spesso a slamate facili. Visto che l’abboccata di esemplari di qualche chili sarà sempre possibile, è importante che l’amo sia di prima qualità, forgiato e affilato chimicamente. Per l’innesco a fiocco dei bigattini possiamo scendere anche sulle misure del n. 10 o 12.
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TROUT ON THE TOP
A inizio stagione capita spesso vedere le trote aggirarsi a galla in preda a un’apatia che contrasta alquanto con la loro indole di pesci predatori. Le cause che spingono i salmonidi a comportarsi in questa maniera insolita sono molte e di difficile interpretazione. In ogni caso, i pescatori più bravi hanno elaborato tecniche che riescono a convincere anche le trote più indolenti. Il nostro Fabio Zeni ci mostra come.
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TROTA LAGO
Arriva l’autunno e con esso i laghetti tornano a ripopolarsi di masse crescenti di pescatori trota-dipendenti. Il tam tam di informazioni tra i pescatori circa le semine di trote che rapidamente vanno a ripopolare laghi grandi e piccoli diventa febbrile, dando il via a una vera e propria corsa verso il lago dove i “lanci” sono più frequenti e ricchi di trote grosse. Chi raggiunge questi spot può tuttavia riscontrare amare delusioni: i pesci ci sono e possono essere tanti, è facile vederli girare in gruppi numerosi anche vicino a riva, ma di abboccare proprio non hanno alcuna voglia. È una situazione ormai generalizzata in gran parte dei laghetti di
pianura e che può protrarsi per tutta la metà dell’autunno: le trote (iridee per lo più) vagano pigre in branchi appena sotto la superficie, paiono quasi sonnecchiare ma in realtà son pronte a scansare qualsiasi esca arrivi nei loro paraggi. Nel contempo, gli esemplari più belli partono dal fondo e saltano producendosi in capriole funamboliche. Tutti, comunque, sia i pesci piccoli sia quelli grossi, se ne guardano bene dall’abboccare. È una situazione che porta presto alla frustrazione e dopo qualche ora di esperimenti falliti, i pescatori meno pazienti cominciano a inveire… che fare?
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AFFINARE LA TECNICA
ESCHE IN SUPERFICIE: LA PESCA OVER THE TOP I pescatori che fanno gare hanno sempre qualcosa da insegnare a chi in laghetto ci va semplicemente per passare qualche ora di sano divertimento. Gli agonisti hanno imparato a lottare contro il tempo e per fare risultati negli orari stabiliti dalla gara hanno escogitato tecniche che sanno produrre catture anche in periodi difficili come quello che stiamo esaminando. Un bravo agonista è innanzitutto un fine osservatore che mette subito a fuoco qualsiasi comportamento anomalo del suo avversario,
POLARIZZAZIONE
Un buon paio di occhiali con lenti polarizzanti aiuta nel localizzare le trote che si aggirano al largo e a galla. 44
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ossia il pesce. Nel caso della trota, e della sua pesca nei laghetti e nelle cave, se il pesce mostra una reale indolenza ad abboccare la prima cosa da fare è affinare un sistema che rallenti la presentazione dell’esca, pur mostrandola attirante e degna di
essere assaggiata. Se la trota è svogliata nell’inseguimento bisognerà rallentare il recupero per dar modo al pesce di accorgersi che nei pressi c’è qualcosa che merita di essere assaggiato, anche se la “spinta” all’inseguimento è minima. Le vibrazioni emesse
TROTA LAGO dall’esca, anche in situazioni difficili come questa, fanno spesso la differenza e, oltre a ricorrere ai classici inneschi rotanti (ottime son sempre le due camole inserite sull’amo in maniera da formare una L). è necessario far sì che l’innesco si muova anche su richiami ultra rallentati, o alternati tipo breve recupero veloce – fase di stop.
Tutto a galla o… quasi
Ma, soprattutto, è importante che tutta la nostra montatura resti il più possibile a galla, perché è qui che le trote si aggirano, mostrandosi spesso con esemplari da capogiro. Esca, montatura e bombarda devono viaggiare
in superficie ma è fondamentale che tutto l’insieme abbia anche un peso sufficiente ad essere scagliato molto distante da riva, poiché i branchi di trote possono aggirarsi al largo, soprattutto nei laghetti con una superficie notevole. Nella disciplina della trota lago, il peso della montatura è ovviamente concentrato nella bombarda, ma dovendo tentare le trote a galla è necessario che la bombarda galleggi il più possibile. Da questa elementare constatazione sono nate, sempre in tema agonistico, diverse filosofie di pensiero che negli anni hanno portato a sviluppare bombarde con una G, ossia una galleggia-
bilità che le fa mantenere a galla o appena sotto il pelo dell’acqua. Inoltre, la necessità di far viaggiare l’esca a galla o poco sotto ha portato le aziende a sviluppare bombarde con materiali differenti o con materie plastiche cave, piene d’aria. Da quest’ultimo concetto si sono sviluppate le ormai note Flutter, bombarde in EVA completamente galleggianti munite di piccole scanalature sulla superficie che sviluppano vibrazioni attiranti. E su questo principio, ottenere bombarde che tengono l’esca a galla ma nel contempo sviluppano onde sonore attiranti, per i pescatori di laghetto si è aperto un mondo nuovo e… catturante!
TROTE APATICHE: STIMOLIAMOLE A DOVERE
Capita spesso, soprattutto a fine stagione, di trovare le trote completamente a galla e in preda a una specie di apatia che le porta a rifiutare qualsiasi esca che viaggia troppo veloce. Pesci indolenti che si aggirano anche in branco e che oltretutto è facile spaventare se il lancio della nostra bombarda manca di precisione finendo proprio sopra di esse, oppure se il recupero è troppo veloce e discontinuo. Bisogna cambiare strategia e le nuove bombarde galleggianti per recuperi ultra rallentati a galla fanno spesso la differenza.
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BOMBARDE DA CAMPIONI
VIBRAZIONI IN SUPERFICIE: DALL’ESCA ALLA BOMBARDA Sul concetto di vibrazioni attiranti la disciplina della trota lago ha compiuto passi da gigante in questi ultimi anni. Come tutti i pesci predatori, anche la trota dei laghetti fonda la sua attività di caccia sulla capacità di percepire le onde sonore emesse dalle sue potenziali prede. Non si parla quindi solo di caccia a vista (come tutte le specie di trote, essendo munite di occhi grandi e super sensibili, anche quelle dei laghetti possono individuare la preda da buona distanza) ma anche di localizzazione della preda attraverso le vibrazioni che essa diffonde in acqua. Tutti i pesci, e soprattutto quelli carnivori, hanno un organo
GALLEGGIANTE E ATTIRANTE: LA NUOVA MYSTICA BY FABIO ZENI
Strisciate lente con pause, presentazione”discreta” e silenziosa dell’esca per trote che si spostano in branco a galla: sono i punti forti della nuova bombarda Mystica ideata da Fabio Zeni. Realizzata in EVA, ha un elevato galleggiamento e la particolare struttura la fa posare delicatamente sulla superficie dove, grazie alle scanalature presenti sulla parte anteriore del corpo, essa emette vibrazioni che richiamano le trote sull’esca. La forma aerodinamica favorisce i lanci lunghi quando bisogna raggiungere trote molto distanti da riva. Le diverse colorazioni dei corpi in EVA permettono d individuare facilmente le grammature, che variano da 4 a 25 grammi.
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molto sviluppato chiamato “linea laterale” disposto sui fianchi che decifra le onde sonore emesse da potenziali prede, e che si affianca al sistema visivo risultando risolutivo quando quest’ultimo non può essere impiegato, di notte o in condizioni di acqua molto torbida. Nel caso della pesca in laghetto, la trota non ha grandi difficoltà nell’individuare la camola poiché la può vedere o “sentire” tramite la sua linea laterale. Trattandosi, poi, di inneschi rotanti, le vibrazioni emesse dall’esca sul recupero sono sempre molto sostenute e facilmente percepibili. Ma nel caso di trote con i riflessi al-
lentati, quelli che vengono attivati dai sensi della vista e dell’udito, le vibrazioni possono agire anche da stimolo per risvegliare il pesce dall’apatia momentanea. Da qui l’idea di utilizzare la bombarda come produttrice di vibrazioni attiranti da convogliare dalla bombarda stessa all’esca: nel suo passaggio in superficie, la bombarda non soltanto mantiene l’esca a galla ma produce anche vibrazioni che hanno l’effetto di smuovere i pesci attirandoli sull’esca che viaggia a breve distanza.
Bombarde attiranti
Come si diceva, il concetto di bombarda “vibrante”
TROTA LAGO ha dato vita a diverse strade evolutive e, dalla maracas cava dotata di camera di risonanza (palline metalliche libere di muoversi all’interno del corpo cavo) si è passati a strutture più elaborate e molto più funzionali, soprattutto nella pesca di pesci indolenti come le trote a galla di inizio stagione. Le bombarde sviluppate da Fabio Zeni sono in etilene vinil acetato (EVA), una materia plastica copolimerica di etilene e acetato di vinile utilizzata in genere per realizzare prodotti particolarmente flessibili ed elastici. Usata per le bombarde, l’EVA risulta indistruttibile e in grado di reggere a urti e shock tremendi: un lancio maldestro contro un ostacolo al largo o sulla riva opposta può essere sopportato dalla bombarda in EVA senza problemi. Un altro vantaggio di questo materiale consiste nella possibilità di lavorarlo facilmente, e ciò ha consentito a Fabio Zeni di ottenere sulla superficie delle sue bombarde delle particolari ondulazioni che nel recupero producono micro turbolenze responsabili della produzione di onde sonore attiranti. Rispetto alle maracas, bombarde in EVA galleggianti come la Flutter o la Mystica consentono una presentazione più leggera e discreta, meno invasiva, fondamentale per entrare nei branchi di trote a galla senza farle fuggire spaventate. MAJORA MAGAZINE
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TECNICA E TRUCCHI
AZIONE DI PESCA: AFFRONTIAMO LA TROTA “LENTA” Una volta preparata l’attrezzatura per affrontare le trote pigre che si aggirano a galla e scelta la bombarda più adatta alla situazione, non resta che mettere in atto la tecnica di recupero vincente. Cercare di convincere una bella trota ad inseguire ed
abboccare in condizioni non certo facili non a nulla a che vedere con i recuperi regolari o ritmati, ma sempre medio veloci, che tante abboccate producono quando i pesci si aggirano attivi a mezz’acqua. Non dobbiamo mai dimenticare di avere a che fare con
ADEGUARE LE CANNE AZIONE PARABOLICA PROGRESSIVA
Nella pesca in superficie è importante disporre di attrezzi con una maggiore morbidezza e sensibilità, che migliora il controllo della bombarda nelle tecniche di recupero e permette di avvertire meglio l’abboccata. I vettini sono sottili e calibrati per questa particolare tecnica. Nel diagramma dell’azione della ST-R az. 8 possiamo notare quanto detto fin’ora.
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pesci resi apatici da condizioni ad essi sfavorevoli. Acqua ancora troppo tiepida anche in profondità, provenienza da allevamenti molto distanti che ha stressato le trote per il lungo viaggio, acqua troppo limpida o eccessiva luminosità che blocca l’aggressività
ST-R AZIONE 8 1 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19
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TROTA LAGO FLUTTER: LA BOMBARDA RIVOLUZIONARIA Ad un anno dalla sua creazione, la Flutter ha creato un punto di svolta nella pesca in laghetto e continua a mietere successi grazie alla sua poliedricità di impiego. È stata la prima bombarda “attirante” realizzata in EVA, sostituendo le più fragili e classiche maracas dotate di rattlers interni. Particolari ondulazioni esterne al corpo generano vibrazioni che la trota percepisce come attiranti. Viene prodotta nelle grammature da 5 a 15 grammi.
dei pesci, son tutte condizioni che inducono le trote a non mangiare anche se l’esca passa nelle loro immediate vicinanze. Con i pesci che si aggirano a galla e in branchi, poi, è molto facile spaventarli se la posa della nostra montatura è imprecisa e rumorosa. La prima cosa da fare, quindi, è realizzare una montatura più leggera possibile che comprenda una bombarda dal peso sufficiente a raggiungere le trote; se queste si vedono girare a galla (con acqua limpida e col sole alle nostre spalle non è un problema), lanceremo la nostra bombarda galleggiante oltre il gruppo di pesci, cercando di posarla con la maggior delicatezza possibile per non spaventarle. Poi faremo passare la montatura in mezzo al
branco, tenendo la canna un poco alta per favorire la galleggiabilità della bombarda.
Tecniche di recupero
A questo punto dobbiamo dare vita all’esca e, ancora una volta, un’attenta osservazione delle reazioni delle trote torna utilissima. In condizioni favorevoli il pesce attaccherà la doppia camola su recuperi lentissimi o nella fase di stop dell’esca tra un recupero e la ripartenze lenta. Ma ci saranno anche situazioni più difficili nelle quali la trota, dopo un iniziale inseguimento, rifiuterà l’esca per ricompattarsi al branco. Bisogna allora variare i recupero con pause più lunghe, oppure stimolare il pesce con lievissime pompatine che faranno ondeggiare la bombarda imprimendo poi
all’esca una cadenza irregolare molto attirante. Nel contempo, le vibrazioni emesse dalla bombarda attireranno le trote del branco sull’esca. Può anche essere necessario fare affondare l’esca durante le pause di recupero e, in tal caso, l’aggiunta di un piombino a poca distanza dall’amo farà scendere, roteando, la doppia camola permettendoci di ottenere movimenti a saliscendi super rallentati. Non ci sono, comunque, regole fisse nei recuperi: tutto dipende dal livello di attività o indolenza delle trote e dalla situazione del momento. Un bravo pescatore, in tali frangenti, saprà adattarsi proprio come fanno i garisti e le trote torneranno a farsi vedere facendo piegare la nostra canna. MAJORA MAGAZINE
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BIG CARP TIPS & SPOT
Il carp fishing fonda gran parte del suo successo sulla ricerca dei luoghi, soprattutto in corrente, più frequentati dalle carpe. È un’operazione fondamentale in base alla quale il carp angler attuerà una pasturazione che avrà efficacia proprio perché praticata nei punti di passaggio dei pesci, convincendo anche gli esemplari più belli ad assaggiare le sue insidie. Ce ne parlano Dino e Dario Ferrari.
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CARPFISHING
La pesca della carpa è diventata una vera e propria scienza dove nulla è lasciato al caso. Qualsiasi operazione va effettuata mettendo a frutto ogni conoscenza sulle caratteristiche dell’ambiente acquatico e sulle abitudini comportamentali delle carpe. Questo bagaglio di conoscenze tecnico-scientifiche va poi a migliorare l’esperienza del pescatore che saprà dove calare le sue insidie, stagione dopo stagione, con grande precisione e senza inutili perdite di tempo. Possiamo quindi affermare che la ricerca degli spot migliori e la conseguente posa della pastura con i nostri inneschi sono operazioni primarie e
di fondamentale importanza per il conseguimento del successo. È un’affermazione difficilmente smentibile, soprattutto se cerchiamo la cattura delle più grosse carpe che quell’ambiente può ospitare. Le carpe da record sono infatti pesci che nel tempo hanno acquisito abitudini particolari, frequentando con assiduità quegli spot che possono assicurare una buona consistenza di cibo tutto l’anno. Trovare questi spot e pasturarvi nella maniera adeguata è quindi fondamentale ai fini del risultato. Nelle prossime pagine cercheremo di focalizzare l’argomento soprattutto nei grandi fiumi di pianura che possono ancora ospitare carpe di taglia inaspettata.
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GLI SPOT MIGLIORI
CARPE E FIUMI: LE POSTAZIONI CAMBIANO SPESSO Quando decidiamo di affrontare una sessione di pesca in fiume, l’incognita maggiore sono le piene che possono vanificare tutti i nostri sforzi riguardanti pasturazione e la
scelta dei punti ove effettuare questa fondamentale operazione Molto spesso, infatti, le piene più imponenti cambiano in molti tratti la morfologia del fondale e delle stesse
sponde, questa, purtroppo o per fortuna è la variabile della pesca in fiume. Detto ciò, ci sono una serie di considerazioni da tenere bene a mente, ma le due cose fondamentali sono la presenza costante di carpe in quel tratto di fiume e la morfologia del fondale. Siamo consapevoli che il tempo a disposizione a volte non è molto, ma prima di posare subito le esche è certamente meglio rinunciare all’uscita di pesca vera e propria e dedicare il poco tempo a disposizione alla conoscenza dello spot. Questa a nostro avviso è una regola generale che In fiume, la corretta scelta dello spot ove pasturare richiede un’attenta analisi del fondo e degli ostacoli presenti.
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CARPFISHING vale per qualsiasi luogo che si vuole affrontare: fiume, cava, canale di bonifica, non fa differenza.
Meglio dalla barca
Per fare una mappatura dello spot, l’ideale è avere la possibilità di usufruire di una piccola imbarcazione o di un mini gommone, meglio ancora se muniti di ecoscandaglio; non indispensabile, invece, e dal costo irrisorio è filo e piombo. Con questa attrezzatura andremo a sondare e verificare la morfologia del fondale su tutta l’area nella quale abbiamo intenzione di pescare, alla ricerca dei tratti di fondale dalle caratteristiche regolari e compatte. È li che le carpe vanno ad alimentarsi e dove troveranno più facilmente il nostro innesco. Su un foglio, poi annoteremo i vari punti di riferimento che dalla nostra postazione utilizzeremo per calare gli inneschi in modo preciso. La regola è valida per una pasturazione a lancio da riva che nel caso in cui useremo il barchino telecomandato. Ovviamente, la soluzione migliore ce la darà una piccola imbarcazione dalla quale potremo calare la nostra pastura, se necessario in grossi quantitativi, e con tutta la precisione necessaria. La stessa imbarcazione che avremo usato precedentemente per la valutazione degli spot validi, abbinata a un ecoscandaglio di ultima generazione.
LA POSTAZIONE PERFETTA: SCEGLIAMOLA CON CURA Nel carpfishing la scelta del luogo dal quale caleremo le nostre canne è di primaria importanza, soprattutto quando si sceglie il fiume come teatro delle operazioni. Se non si dispone di un piccolo natante o di un barchino radiocomandato per pasturare, si può condurre l’operazione anche da riva e a mano. Le anse del fiume riparate dalla corrente facilitano questa importante operazione del posto ma, per forza di cose, non si potrà pasturare a grandi distanze ed è perciò fondamentale che gli spot che avremo selezionato per posarvi le nostre esche non siano molto diastanti dalla sponda.
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FACCIAMO SELEZIONE
SPOT IN FIUME LE POSTAZIONI PRIMARIE Se abbiamo deciso di cercare le più grosse carpe che un fiume può ospitare, nella scelta dello spot da pasturare, da tenere in massima considerazione sono le massicciate e gli alberi sommersi. Nel primo caso stiamo parlando delle barriere in cemento o roccia poste a volte per svariate centinaia di metri per riparare le sponde dei corsi d’acqua dall’erosione e dalle piene. Quelle che degradano
verso il letto del fiume sono le più idonee. Qui cercheremo di localizzare le piccole terrazze che si sono create a causa dei giri di corrente. La loro ubicazione è molto importante poiché in questi spot si ferma l’alimento e le carpe vi stazionano sempre. Gli alberi sommersi sono il secondo importante riferimento, poiché di norma sono una garanzia per la presenza di qualsiasi pesce, dalle carpe
ai vari predatori. È comunque fondamentale verificare sempre che ci sia una parte del fondale sottostante abbastanza compatto, è un segnale importante per farci capire se è una zona che le carpe tendono a frequentare per alimentarsi. Infine durante il sondaggio del fondale sono da tenere in considerazione la presenza di gradini più o meno accentuati: se in un tratto regolare troviamo una
PRECISIONE UGUALE CATTURE: MEGLIO DALLA BARCA Dopo avere localizzato gli spot frequentati dalle carpe, il passo successivo consiste nell’effettuare la pasturazione, che in fiume può protrarsi anche per giorni. Con l’aiuto di un piccolo natante tutto diventa più facile e consente di usare anche notevoli quantitativi di pastura che in corrente saranno necessari per far permanere le carpe il più a lungo possibile sul spot prescelto.
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CARPFISHING
cosiddetta “isoletta”, ossia un piccolo innalzamento del fondo, dove spesso e volentieri sono solite stazionare la carpe. Quelli che abbiamo rapidamente elencato sono i principali spot da tenere sempre in considerazione. Non dobbiamo comunque dimenticare che, in fiume soprattutto, le varianti che possono complicare la ricerca degli spot idonei sono molte: livello dell’acqua, meteo, stagioni ed anche la pressione di pesca praticata dalla “concorrenza”. D’altronde la pesca è cosi: non bisogna mai dare niente per scontato!
Incognite da superare
Il carpfishing in fiume non è facile per la molteplicità di incognite che spesso presenta; le difficoltà da superare sono infatti frequenti e dovute quasi sempre al mutare dei livelli idrici. Facciamo qualche esempio. Se si è verificato un innalzamento repentino del livello dell’acqua gli erbai sommersi vengono sempre presi d’assalto dalle carpe. Nella nostra esperienza è capitato anche di dover spostare gli inneschi da una zona ad un’altra durante la stessa sessione di pesca dopo avere notato salti di carpe in queste zone ricche di alimento. Per
quanto riguarda la presenza di carpe bisogna affidarsi all’intuito ma anche ad una attenta osservazione e analisi della superficie dell’acqua, e qui torniamo a quanto detto in precedenza: potremo avere anche la migliore esca del mondo ma se la caleremo in una zona priva di pesce essa diventerà inefficace. Per questo fondamentale motivo, innanzitutto durante la valutazione dello spot andremo a cercare anche i vari segnali che indicano la presenza o meno di pesce: salti, bollate, file regolari di bollicine che indicano una carpa intenta a grufolare sul fondo. MAJORA MAGAZINE
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PASTURAZIONE
ATTIRARE LE BIG: PIÚ CHE UN’ARTE, UNA SCIENZA Quasi indispensabile, a nostro avviso, una pasturazione preventiva sui fiumi fa la differenza. Siamo consapevoli che questa operazione comporta costi, tempo e sacrifici
ed anche in una zona dove siete certi della presenza di carpe, una attenta e regolare pasturazione aiuterà a fare stazionare per più tempo il pesce sugli spot pre-
Un mix di granaglie e boilies è sempre ben gradito dalle carpe di fiume. Con le granaglie potremo usare grossi quantitativi senza grandi esborsi economici. 56
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scelti. Questa affermazione è tanto più valida sui fiumi che, come abbiamo detto, possono ospitare carpe tutto l’anno e offrirci pesci da foto, ma che richiedono una pasturazione molto precisa e, spesso, di lunga durata. E per far ciò è quasi sempre necessario che la portata del fiume sia costante, altrimenti si rischia di vanificare tutta la fase della preparazione degli spot. Ad esempio, se si pastura un luogo per una decina di giorni ottenendo buoni risultati in termini di catture e, nel frattempo, il fiume subisce un innalzamento o un abbassamento improvviso dei livelli, si corre il rischio di vedere cambiare le rotte di pasturazione seguite dal-
CARPFISHING le carpe nella loro ricerca di cibo, rendendo vano il lavoro precedentemente effettuato.
Anche d’inverno
Ecco, allora, che per i fiumi del nord Italia il periodo migliore potrebbe essere rappresentato, e ciò potrebbe apparire paradossale, dai
mesi freddi che verranno a breve. Il tardo autunno e l’inverno, infatti, sono periodi stagionali nei quali le precipitazioni non sono mai abbondanti nel nord Italia e generalmente, se acqua arriva, di solito è a carattere nevoso e si ferma sui rilievi. Il fiume mantiene quindi una certa
regolarità di livello e anche se l’acqua si raffredda ciò non ferma le carpe più grosse nella loro costante ricerca di cibo. Le carpe andranno cercate, ovviamente, nei punti più profondi con poca corrente e vicino agli ostacoli che abbiamo descritto nelle pagine precedenti.
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TEST
DAIKICHI BRAIDED Una gamma completa di braided di produzione tedesca per qualsiasi specialità di pesca, disponibili anche in diametri ultrasottili nella versione LC Light Cast con elevati carichi di rottura ed ottima resistenza all’abrasione
In questi ultimi anni i multifili, meglio noti come “braided”, hanno rivoluzionato il modo di intendere gran parte delle discipline di pesca per la loro indiscussa superiorità meccanico-fisica. Rispetto ai monofili in nylon o fluorocarbon, a parità di diametro i braided vantano infatti un superiore carico di rottura che permette di impiegarli in diametri inferiori garantendo superiori prestazioni. Un filo più sottile della norma risulta infatti meno visibile al pesce e, in più, può essere caricato in maggiori quantitativi sul mulinello garantendo maggiore sicurezza nel caso una grossa preda porti via tutto senza potere essere contrastata dalla frizione. Questo ultimo vantaggio si è rivelato essenziale in determinate discipline mirate alla ricerca di pesci dì acqua dolce o marini di grande o grandissima taglia. È il caso del siluro in fiume o dei pelagici come il tonno. Il braided offre inoltre altri vantaggi innegabili rispetto a monofili: la morbidezza quasi setosa, per esempio, consente di caricarlo molto agevolmente sui mulinelli, compresi quelli di piccola taglia (le serie 1000 e 2000) dotati come noto di bobine di piccolo diametro che aumentano il numero delle spire di filo caricato; nel caso di fili rigidi come i comuni nylon o, peggio, i fluorocarbon, tale rigidità impedisce alle spire di stendersi nel lancio aumentando il rischio di parrucche, soprattutto quando le temperature si abbassano. I trecciati invece si caricano molto meglio e, grazie alla loro inferiore memoria meccanica, agevolano i lanci senza problemi. Tutti questi vantaggi li ritroviamo nella linea di braided targati Daikichi, di produzione europea e perfetti per lo spinning marino e d’acqua dolce, il vertical, la pesca del siluro con esche naturali eccetera.
Novità per l’ultralight
Le moderne tecnologie oggi consentono di ottenere trecciati sottilissimi e grazie all’impegno di Majora Intelligent Fishing oggi sono disponibili in Italia diametri capillari. La serie dei Daikichi Light Cast viene infatti prodotta in diametri reali dello 0,04 e 0,06. Questo multifilo è facilmente riconoscibile per la colorazione biancastra che è stata volutamente ideata dall’azienda produttrice per lasciare al PE di cui il Daikichi è formulato tutte le sue ineguagliabili caratteristiche. È infatti risaputo che la pigmentazione del PE tende ad indebolirne le prestazioni fisico-meccaniche. Nelle prove di laboratorio i due diametri sottilissimi attualmente disponibili hanno rivelato carichi di rottura impressionanti: 2,8 chilogrammi per lo 0,04 millimetri e 3,8 chilogrammi per lo 0,06 millimetri, favorendo al top determinate discipline oggi molto in voga, quali la trout area in laghetto, la native sempre alla trota in torrente e lago, il light game salwater e freshwater. 58
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TEST
MAJORTECH ROD BAGS Una serie completa di foderi e borse dalle alte prestazioni attentamente studiati per contenere canne già montate col mulinello, oppure attrezzature, pasture ed esche. Robusti e comodissimi, questi foderi non possono non mancare nella dotazione del pescatore esperto
Majortech è il marchio Majora che accomuna nella qualità una vasta gamma di attrezzature dedicate sia al pescatore alle prime armi sia all’esperto con qualche anno di attività. La gamma di attrezzi Majortech è stata recentemente completata con una linea di foderi portacanne e borse attentamente progettate per garantire alte prestazioni e proteggere al meglio le nostre attrezzature con qualsiasi situazione climatica e in ogni genere di ambiente. Tutta la gamma è realizzata in Cordura 600 denari che, come è risaputo, è un tessuto estremamente resistente a tagli o urti pur mantenendo una notevole leggerezza e robustezza. La gamma completa di foderi Majortech completa comprende diversi modelli ad una e due cerniere, rigidi e morbidi. Completano la gamma dei pratici accessori tra cui un portapesci, un miscelapasture, una pratica borsa termica a scomparti mobili. Vediamoli nei dettagli.
2ZRX
È un fodero portacanne completo, nel senso che può contenere, nei due scomparti che lo compongono, canne già montate e pronte all’uso, Realizzato in Cordura 600D, ha base rigida in materiale plastico impermeabile antiurto e dispone di una tasca laterale imbottita. La tracolla imbottita non maltratta la spalla favorendo il trasporto. Dispone inoltre di maniglie ergonomiche, rinforzi in ecopelle, cerniera su tutta la lunghezza. Disponibile nelle tre misure da 130-145-160 centimetri.
1Z
Versione più semplice del 2ZRX, misura 140 centimetri ed ha un solo scomparto per contenere una o più canne senza mulinello. Tasca laterale richiudibile a Velcro. Il tessuto in cordura 600D è sufficientemente morbido per permettere di ripiegare il fodero quando non in uso. La particolare struttura e la robustezza di insieme consentono anche il trasporto di guadini o picchetti metallici smontati.
MAJORA MAGAZINE
59
Aero Pro & Ultimate, la prime due linee di flyline marchiate Crown. Due serie caratterizzate da un elevatissimo rapporto qualitĂ prezzo, la prima per i pescatori meno esperti la seconda per chi ha fatto della pesca a mosca il suo stile di vita. Una gamma completa, che comprende le piĂš classiche DT e WF, code sinking e intermedie, fino a code specifiche per la pesca del bass e del luccio.