SH17 La Villa dei Glicini / I Piani Bruce-Partington

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La Villa dei Glicini

I Piani

Bruce-Partington


SHERLOCK HOLMES

Pubblicazione edita da: Malavasi editore S.r.l.

n. 17

Direttore responsabile: Nicola Malavasi Testi: Nicola Malavasi Gianluca Salvatori, CHS, BS Enrico Solito, CHS (D), BSI. Past President di Uno Studio in Holmes Fotografie: Granada International Progetto Grafico: Cristina Ghelfi - Modena Periodico quattordicinale corredato da DVD. Il DVD allegato non è vendibile separatamente. Esce il Sabato. Registrazione presso il Tribunale di Modena. Distribuzione: Sodip spa (MI) Stampa: Ecofina S.r.l. (MI) Malavasi Editore s.r.l. è iscritta al ROC al n° 7721. IVA assolta dall’Editore ai sensi dell’art. 74, 1° comma, lettera C; D.P.R. 633/72. Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Filiale di Modena - Tassa Riscossa L’Editore si riserva la facoltà di modificare i prezzi nel corso della pubblicazione in relazione a variate condizioni di mercato. © 2005 Malavasi Editore s.r.l. - Modena Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta o memorizzata in sistemi di archivio o trasmessa in forma o mezzo elettronico, meccanico, attraverso registrazioni o altri sistemi noti e futuri, senza esplicita autorizzazione scritta da parte dell’Editore ad eccezione di brevi passaggi e recensioni.

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I

La Villa dei Glicini

l caso “Wisteria Lodge”, tradotto disinvoltamente come “Villa dei Glicini” è uno dei più lunghi della saga. Fu pubblicato in due puntate e, come Holmes dice a Watson, “è un caso caotico”. In effetti la massa di dati su cui si trova a riflettere l’investigatore sembra travolgere la linearità della narrazione e alla fine la soluzione spiega “quasi” tutto ma lascia ancora alcune zone d’ombra. Le poche variazioni del film rispetto al testo originale tentano di rispondere a queste lacune e sembrano essere dovute anche alla necessità di sveltire l’azione e accorciare il tempo del film, che altrimenti sarebbe divenuto davvero problematico. Certo è che questa vicenda non è proprio una di quelle in cui Holmes avrebbe potuto farsi aiutare dal fratello Mycroft, che amava elaborare le sue deduzioni standosene ben piazzato nelle poltrone del suo club a Londra. Ma Sherlock Holmes è di pasta diversa e quando occorre sa sfoderare una energia sorprendente, l’altra faccia della medaglia, che lo porta a periodi di cupa abulia assai vicini ad uno stato di depressione nei momenti in cui non ha casi importanti di cui occuparsi. Un’avventura segnata dunque dalla necessità di azione diretta ancor più che dalle speculazioni deduttive, che tuttavia avranno, come vedremo, la loro importanza. Il signor Eccles piomba a Baker Street sospettato di omicidio ed inseguito dalla polizia; a differenza del testo originale, nel film avrà tutto il tempo di spiegare a Holmes l’accaduto e di recarsi con lui in treno fino alla villa in cui è avvenuto un omicidio, prima ancora che l’ispettore Baynes compaia sulla scena. All’interno del Canone Baynes è uno dei pochi ufficiali di polizia che non sfigura affatto al fianco di Holmes e la superba interpretazione di Freddie Jones ottiene lo stesso effetto nel film. Il resto delLa Tigre di San Pedro l’azione si svolge nel Surrey, nella villa, in treno e in hotel, e segue (Basil Hoskins) 3


grosso modo la stessa trama del racconto. Nel testo scritto Holmes deduce che gli orologi della casa siano stati spostati artificialmente, mettendo così nei guai il povero Eccles. La trovata, seppur suggestiva, è poco credibile visto che Eccles non aveva che da controllare il suo orologio per accorgersi del trucco. Gli autori della Granada hanno ben filtrato questa incongruenza tralasciandola completamente e così Eccles scompare dalla scena senza che la questione dei tempi venga minimamente sollevata. Un’altra piccola variazione è la punizione del vero colpevole, che nel racconto avviene “sei mesi dopo a Madrid” e che qui invece giunge immediata a gratificare lo spettatore e il suo senso di giustizia. Il film è caratterizzato da una serie di “classiche” deduzioni di Holmes a proposito della nota lasciata da Miss Burnet: in particolare la penna usata e il modo in cui è stata scritta, deduzioni che assumono il ruolo chiave di tutta la storia. Altra caratteristica del film è il frequente cambio di “sede” della vicenda: da Londra al treno, poi alla Villa, poi nella campagna, in hotel di nuovo… il caos di cui si lamenta Holmes non è davvero una esagerazione, per un detective abitutato più a ragionare che a spostarsi. Un ultimo aspetto chiave è la violenza che compare nella scena della tortura della povera governante e nella sua narrazione dell’uccisione del povero Garcia. Violenza, si è detto in alcune critiche “gratuita” ma che a noi appare invece non solo fedele al racconto di Doyle, ma anche necessaria per “caricare” lo spettatore e farlo partecipare emotivamente al senso di rivolta morale e di ingiustizia che porta alla necessità di eliminare la tigre di San Pedro. Ci sarebbe piuttosto da notare come questo carattere “grand-guignol” della storia, questo gusto nel sottolineare i toni, rimarchi la convinzione britannica che certi tipi di delitti siano propri dei latini, della loro ferocia, della loro inciviltà e barbarie, dimenticando allegramente episodi come Jack lo Squartatore o altri più recenti, ma questo tipo di critica andrebbe rivolta a tutta la società inglese e non solo a Conan Doyle. Non possiamo infine non sottolineare la splendida fotografia del film, evidente per esempio nella sequenza in cui la Tigre appare in alta uniforme e la sua faccia si trasforma in una maschera d’odio e terrore: e come la musica di Gower, che qui usa pezzi di chitarra a sottolineare lo sfondo sud americano della vicenda, sia un degno commento a tutto il film. 4


I Piani Bruce-Partington

L

a vicenda dei piani Bruce-Partington è indubbiamente una delle più amate dagli holmesiani innanzitutto per la sua ambientazione, che ricalca i cliché classici della Londra oscura e misteriosa. Infatti la scena si apre drammaticamente, con la scomparsa del povero West tra la nebbia che avvolge Londra come un sudario. E’ il mistero, è la morte. La tensione e il terrore che prendono la fidanzata di West quando non lo vede tornare sono quelli che si provano di fronte all’ignoto. L’ignoto, il mistero, Londra, la nebbia: un mix eccezionale che è uno degli ingredienti base del fenomeno Holmes. Un altro punto assai importante per spiegare la predilezione degli esperti per la storia è il fatto che in questo racconto ricompare, a qualche anno di distanza da L’interprete Greco la figura di Mycroft Holmes, il fratello maggiore, di sette anni per la precisione, di Sherlock. Qui, finalmente, Mycroft si svela per quello che veramente è, oltre ad essere un misantropo eccentrico. Holmes dirà all’esterrefatto Watson che non solo suo fratello lavora per il governo britannico ma che, di tanto in tanto, “egli è il Governo”. Dunque Mycroft, con le sue spaventose capacità deduttive, è ben dentro il Ministero e nella ristretta cerchia di menti che dirige la politica dell’Impero: questa nozione ha da sempre scatenato gli Holmesiani che scrivono apocrifi, e fornito ragionevoli spiegazioni a chi cerca di comprendere il senso della politica inglese e del ruolo che Sherlock Holmes vi ebbe. Mycroft, qui ancora una volta splendidamente interpretato da Charles Gray, non potrebbe esistere senza Sherlock e la sua energia, ma d’altronde, anche Sherlock non esisterebbe senza il fratello, non solo per l’appoggio che egli in sordina gli dà assai più di quanto non appaia (vedi Il problema Finale e La casa vuota), ma perché nel sottile intreccio psicologico tra i due traspaiono un affetto e una storia di relazioni e dolori che Doyle ci lascia solo intuire, e che ha dato origine ad alcuni bellissimi libri sull’infanzia di Sherlock Holmes e sul rapporto tra i due fratelli. Di rilievo vi è anche l’episodio dello scassinamento della casa di Oberstein da parte di Sherlock e Watson: non è l’unico episodio in cui i due amici commettono qualcosa contro la legge, o meglio, decidono di seguire la strada di una etica più alta della semplice osservanza 5


pedissequa delle leggi, ma qui la scelta di Watson di seguire l’amico è, se possibile, ancora più esplicita, e cementa una unione in cui si mette a rischio tutto senza esitazioni. Infine deve essere rilevato il drammatico ribaltamento logico della deduzione di Holmes: West non è caduto dal treno, bensì dal tetto del treno. Questo costituisce una delle più sorprendenti ed eppure semplicissime conclusioni logiche di Holmes, che qui trova la sua traduzione scenica in una efficacissima sequenza in cui Sherlock Holmes resta seduto a cavalcioni dei binari, con il più completo disprezzo dei suoi poveri vestiti. Gli stessi holmesiani che venerano il racconto saranno stupiti da alcuni cambiamenti della versione televisiva: l’ispettore Lestrade, protagonista della vicenda, è qui sostituito dal “nostro vecchio amico, l’ispettore Bradstreet”: la ragione, altrimenti inspiegabile, è semplicemente che Colin Jeavons, l’attore che impersona Lestrade nella serie Granada, non era disponibile. Un altro cambiamento minore è su chi, al ministero, possedesse le chiavi dell’ufficio e della cassaforte, in ultimo è il fatto che sparisca nel film il biglietto in cui Holmes invitava Watson a raggiungero da Goldini, un ristorante italiano, con un piede di porco, una lanterna e una pistola: uno dei must del mondo holmesiano, e a cui noi italiani siamo più affezionati. Ci consoliamo con la visione di uno splendido film, e con l’happy end di un bel piatto di ostriche al Diogene’s Club: nel testo originale Holmes riceve invece un regalo dalla regina, ma crediamo che avrebbe preferito certamente questa soluzione, chiacchierando col fratello e con l’amico Watson dei suoi mille interessi intorno a una Sherlock Holmes (Jeremy Brett), bottiglia di chiaretto. Sidney Johnson (Geoffrey Bayldon) 6


Incongruenze Baritsu Holmes disse di essersi sbarazzato di Moriarty alle cascate di Reichenbach con una mossa di “baritsu, il sistema di lotta giapponese” (eMPT). Ci sono qui almeno due incongruenze: la prima è il nome stesso. Quello corretto è “Bartitsu”, nome inglese del BuJitsu: si tratta di un sistema di autodifesa introdotto in Inghilterra dal Giappone ad opera di E.W.Barton-Wright nel 1899. E qui veniamo alla seconda incongruenza: l’episodio di Reichenbach accadde ben otto anni prima. È possibile supporre che Holmes fosse già a conoscenza dell’arte marziale giapponese, magari tramite una conoscenza personale dello stesso Barton-Wright, ma è più semplice supporre che si tratti di una “infiorettatura” di Watson, suggestionato, al momento della pubblicazione del racconto (1903) dalla lettura degli articoli di Barton-Wright. Se è così Holmes scaraventò Moriarty nelle cascate dopo una lotta selvaggia, ma senza l’ausilio della cultura dell’Estremo Oriente.

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La Villa dei Glicini

I Piani Bruce-Partington

Titolo originale Wisteria Lodge

Titolo originale The Bruce-Partington Plans

Tratto dal romanzo Wisteria Lodge (1908)

Tratto dal romanzo The Bruce-Partington Plans (1908)

Produttore June Wyndham-Davies

Produttore June Wyndham-Davies

Regia Peter Hammond

Regia Jon Gorrie

Cast Cast Sherlock Holmes - JEREMy BRETT Sherlock Holmes - JEREMy BRETT Dr John Watson - EDWARD HARDWICkE Dr John Watson - EDWARD HARDWICkE Ispettore Baynes - FREDDIE JONES Mrs Hudson - ROSALIE WILLIAMS Miss Burnet - kIkA MARkHAM Mycroft Holmes - CHARLES GRAy Scott Eccles - DONALD CHURCHILL Ispettore Bradstreet - DENIS LILL Henderson - BASIL HOSkINS Col. Valentine Walter - JONATHAN NEWTH Lucas - TRADER FAULkNER Sidney Johnson - GEOFFREy BAyLDON Garcia - ARTURO VENEGAS Violet Westbury - AMANDA WARING Luis - GUIDO ADORNI Cadogan West - SEBASTIAN STRIDE Durata 50 minuti ca.

Durata 50 minuti ca.

© 1988, Granada Television Limited © 2005, Malavasi Editore s.r.l.

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