Politecnico di Milano Facoltà di Architettura e Società Corso di Laurea Magistrale in Architettura Sostenibile delle grandi Opere
SUOLI ABITATI Strategie della trasformazione nella città di margine tra infrastrutture e spazio pubblico 1 Relatore: Prof.essa Guya Bertelli Correlatori: Juan Carlos Dall’Asta Germano Rovetta Tesi di Laurea di: Alberto Giancani Martina Mambrinico
Anno Accademico 2010-2011
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INDICE Introduzione
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1.Lettura
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1.1 I margini nella città contemporanea
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Il margine nella città contemporanea Perdita del centro e frammentazione della città Schemi geometrici (Ri)progettare il margine Evoluzione del margine: tra città autosimile e modelli frattali Margini e luoghi interstiziali, i nuovi confini del progetto
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1.2 Il caso emblematico di Barcellona: ( ri )costruire con i margini la struttura della città
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1.3 Le infrastrutture, traccia per il nuovo sviluppo urbano
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- Nuova Stazione per l’Alta Velocità
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2.Indagine
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2.1 Abstract
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2.2 Riferimenti alla cultura di progetto
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2.3 Costruire al margine
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3. Progetto
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3.1 I contenuti del progetto quali elementi di riqualificazione urbana per una nuova socialitĂ
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3.2 Lavoro di ri-composizione nel disegno del suolo e riconoscibilitĂ del luogo
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Bibliografia
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Indice elaborati grafici
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Introduzione “ I bordi abitati si fanno soglie critiche della ricomposizione insediativa che non omologa i diversi , ma valorizza le singolarità concorrenti “ Sergio Crotti, “ Un‟idea di città “ , in “ Architettura dei luoghi urbani “
La città è legata nella storia al suo concetto di limite, è impossibile pensare ad una città storica senza che questa abbia confini : e la città contemporanea non è certo diversa. La struttura della forma urbana contemporanea , in cui i frammenti sostituiscono l‟unità, porta con sé una nuova e diversa definizione dei margini che una retrospettiva storica può aiutare a comprendere ed essere quindi uno strumento progettuale dei margini contemporanei anche nella loro diversa strutturazione. I margini nelle nostre città sono frammentati, reiterati all‟infinito, sono figli della crescita caotica della città autosimile: sono gli spazi non designati, i grandi vuoti urbani senza identità, luoghi di cui è difficile chiarire un‟appartenenza ad uno specifico disegno urbano. Questi luoghi, che sono la criticità delle nostre città, sono i luoghi del progetto della città. Ricostruendo i margini il progetto ha la possibilità di dare alla forma urbana una nuova struttura relazionale, un nuovo tessuto connettivo che esalti le differenze e costruisca identità.
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La difficoltà di agire in contesti così complessi, comporta la necessità di una posizione forte da parte del progettista: per questo, nelle pagine successive , verrà esposta tutta una serie di metodologie che si sono rivelate efficaci nel ricostruire il margine e che sono state una base indispensabile per la successiva esperienza progettuale. Un‟esperienza che si è svolta a Barcellona, esempio di come, attraverso una serie di progetti nelle aree di margine, si possa ripensare l‟intera struttura della città e l‟esperienza progettuale del presente lavoro ha proprio questo intento. Il progetto della Sagrera vuole ricostruire un margine, una frattura che , nella sua attuale assenza di identità, richiede di essere reinterpretata. L‟esperienza di un progetto mette di fronte allo studente tutte le difficoltà del procedere in questo genere di interventi e il grande senso di responsabilità richiesta. I valori, le tracce, i mille segni di cui sono disseminate aree di margine come questa sono però il primo strumento e il primo aiuto per il progettista : i margini hanno un‟energia potenziale che il progetto può e deve rendere reale e l‟esperienza progettuale è il primo strumento per comprenderlo.
Costruire il margine significa comprenderne le potenzialità ed esprimerle : i margini sono le criticità della città di oggi che possono diventare la struttura e la forza della città (ri)progettata.
Lettura
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1. I margini nella città contemporanea Il margine nella città contemporanea Un‟analisi della forma urbana, nelle diverse fasi della sua evoluzione storica, permette di fare alcune considerazioni sulla attuale forma dei confini della città : si assiste alla dissoluzione, frammentazione e quasi reiterazione casuale di questi limiti. Di conseguenza i margini delle nostre città appaiono lontani da un‟immagine figurale riconoscibile e per questo tendono a diventare incomprensibili. I margini di una città sono legati indissolubilmente al centro di questa : in una certa misura la città medievale aveva le mura perché aveva la sua piazza. La città contemporanea non ha più un centro ma una moltitudine di polarità esattamente come il limite non è più un elemento unitario ma é ridotto ad una serie di frammenti. La città continua a vivere delle due polarità centro-limite : la non riconoscibilità di entrambe complica l‟interpretazione e la comprensione della forma della città. Il dualismo tra la polarità centrale e il margine esterno resiste, non si perde con il mutamento della città ma si evolve e disarticola portando ad una pluralità di centri e ad una successiva pluralità di margini, bordi, limiti.
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Perdita del centro e frammentazione della città
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Sedlmayr definisce il fenomeno della “ perdita del centro “ come un mutamento transitorio (1) anche se é ormai un fenomeno consolidato e permanente della cultura contemporanea. In architettura questo ha portato ad una rottura dei “ precedenti equilibri monocentrici “(2) con una progressiva destituzione delle centralità originarie e con l‟emergere di nuove polarità urbane. Ma la città oggi necessita di un centro ? Le reti di relazione che sostenevano il centro dell‟urbe storica sono irrimediabilmente mutate : lo spazio di relazione tipico della città storica era la via luogo di comunicazione e di flusso legato indissolubilmente con gli edifici prospicienti (Cerdà evidenzia la relazione via-isolato chiamando quest‟ultimo INTERVIA (3) e nella città contemporanea questo legame si è indebolito sotto la spinta di idee come le città verticali di Hilbeseimer (4) . Lo spazio di relazione si è staccato dallo spazio dell‟abitare e , nel caso di grandi infrastrutture di comunicazione, questi spazi possono essere luoghi quasi inabitabili. Oggi si assiste a forme di relazione immateriali, informatiche e virtuali: relazioni che costituiscono una struttura non più radiocentrica ma assimilabile alla figura della rete. La rete non ha centro ma più nodi, più centri, punti di contatto, di scambio. La rete di relazioni diventa la forma della città che non ha più un centro ma una moltitudine di centralità: la rivoluzione informatica-telematica fa proclamare ad alcuni che “ la città di oggi non è più città perché non è più luogo dove i cittadini mettono insieme i propri valori, non è più luogo della comunità ma coacervo di abitanti”(5) . La condizione contemporanea della dissoluzione del centro porta la città ad una disgregazione di forma che ha come conseguenza la presenza di limiti frastagliati, frammentati: la città così costituita non possiede un‟immagine figurale.
(1) (2) (3) (4) (5)
H.Sedlmayr,” La perdita del centro “ ,Torino 1967 G.Bertelli,” Frammenti,Scritti di architettura”, Clup, Milano 2001 ,p.13 K.Frampton,” Storia dell’architettura moderna “, Zanichelli editore,Bologna 1993, p.18 G.Cavallina, “Il margine inesistente “, Alinea Editrice , Firenze 1999 , p.144 A.Cortesi ,R.Mazzocchi , “ La città del mutamento , della rinuncia al progetto “, in “ La città oltre il progetto delle trasformazioni “, Alinea Editrice ,Firenze 1997, p.28
Schemi geometrici
Se, in uno schema geometrico, associamo ad ogni punto in cui due linee si incontrano una determinata area unitaria, ecco che risulta evidente la differenza fra una struttura monocentrica e una struttura a griglia. Nella prima, l‟area che si forma nei punti che appartengono a più linee si concentra in un solo punto centrale, tanto più estesa quante più linee convergono nello stesso punto. Nella seconda immagine , l‟area viene frammentata in aree unitarie distribuite nello spazio, essendo queste il risultato di un incontro di sole due linee per volta. Ecco la condizione della città attuale in cui la struttura reticolare policentrica porta ad una frammentazione della forma della città e ad reiterazione dei margini.
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(Ri)progettare il margine
L‟architettura si deve però interrogare sul valore del margine e sulla possibilità di attribuirgli una forma che dia identità a dei non luoghi(6) e, ragionando sui valori che questi comunque possiedono, recuperare qualche segno , qualche significato. Fellini, Pasolini, Visconti, Antonioni, Sironi hanno tratto ispirazione dalle periferie delle città per la loro produzione artistica, grazie alla capacità delle marginalità di portare con sé significati e immagini di un nuovo modo di abitare e di una nuova identità urbana. 14
I margini, di cui talvolta si arriva a dubitare l‟esistenza, esistono e sono” portatori di significati forti che non possono rimanere inutilizzati, non fornire linfa ad un nuovo operare “(7). Il margine quindi esiste, non si può sostenere che sia inesistente ( anche se la struttura formale che ha acquisito ne rende difficile l‟individuazione e la comprensione ); in sostanza i confini delle nostre città vanno intesi come un capovolgimento figurale di quello che da sempre abbiamo avuto del limite urbano, ma non per questo vanno tralasciati o dimenticati : devono invece essere sfruttati come catalizzatori di un nuovo modo di abitare la città e il suo margine. (1) (2)
Marc Augè, “ Non luoghi “ G.Cavallina, “ Il margine inesistente “, Alinea Editrice, Firenze 1999 , p.206
Evoluzione del margine: tra città autosimile e modelli frattali
I margini della città esistono ma ciò che li rende di così difficile interpretazione e lettura è la difficoltà di catalogarli secondo gli schemi a cui è abituata da secoli la nostra mente. Ciò che è interessante notare è che questo non pregiudica la possibilità di ritrovare delle regole e delle nuove categorie per descrivere la forma e la genesi del nuovo margine urbano. Il matematico Franco Gori , sul tema della città e del suo limite tradizionale e uno che rientra nella categoria dei “frattali “.
(8)
, mette in rilievo due concetti di limite , uno che può definirsi
Il limite è costituito da un insieme di punti di confine tra due regioni, e il poligono o la circonferenza sono la raffigurazione semplice di un limite chiuso, di un recinto : il disordine figurale della città contemporanea ha portato quindi il margine attuale a sfuggire ad “ una sintesi che un confine curvo, racchiuso, può dare sia allo spazio che racchiude sia a quello che esclude, l‟esterno (9). Le definizioni del Devoto-Oli di confine “ linea costituita naturalmente o artificialmente a delimitare l‟estensione di un territorio “, e quella di limite “ linea che divide “ , mettono l‟accento sulla totalità e linearità del limite e non sulla natura di insieme di punti. Questa seconda visione è la premessa per comprendere regioni e margini che possiedono proprietà assolutamente controintuitive e ci permettono di immaginare regioni aventi un‟estensione finita a cui corrispondono margini la cui lunghezza è infinita. Figure con queste caratteristiche sono dette frattali o auto simili.
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Un esempio può essere la curva di Koch che dall‟ intersezione di semplici triangoli equilateri genera una figura frattale, appunto , la cui regione è finita e piuttosto limitata e i suoi confini sono molto estesi fino alla configurazione finale di lunghezza infinita. I margini della città, così frastagliati e sovrapposti , sono di fatto il risultato della geometria portata da figure autosimili , il prodotto “ di una clonazione interna della città , che nell‟estrema libertà di auto sviluppo, che la città si è presa in questo secolo , altro non poteva portare “ (10) .” L‟intera città o sue grandi parti perdono ciò che ha dato loro fisionomia, cambiano natura, si frantumano. Sui grandi vuoti si affacciano tipi edilizi, disegni ed idee di città diversi; segni, attività, gruppi sociali tra loro prima separati ora messi a confronto, altri che prima erano collegati tra loro sono d‟improvviso allontanati “ (11) . Questa immagine della città proposta da Bernardo Secchi dà una definizione esauriente del margine urbano : secondo Secchi assistiamo ad una perdita di ordine e di relazione logica tra le parti che portano ad una sorta di immagine autosimile di difficile comprensione. Il luogo deputato di questa figura autosimile è proprio l‟insieme delle aree di margine prodotte da una costellazione di eventi, non sempre edilizi, che, nella loro riproduzione reiterante, hanno portato alla frammentazione della città : il margine è incluso tra parti diversificate e interferenti, demarcazione tra luoghi contigui e stratificati. (1)
(2) (10) (11)
F.Gori, “ Matematica e confini. Alcune suggestioni della geometria delle figure Frattali “ in “ La città e il limite “ di G.Paba, Casa Usher Ed. , Firenze 1990 Ibid., p.166 G.Cavallina, “ Il margine inesistente “, Alinea Editrice, Firenze 1999 , p.170 B.Secchi , “ Un progetto per l’urbanistica “, Einaudi 1989 , p.63
L‟assetto strutturale delle città è legato a soglie critiche definite da “ sistemi interconnessi, appoggiato ai luoghi emergenti dalle diversificazioni delle parti e ancorato alle matrici generative del nuovo disegno dell‟abitato “ (12) : avviene così un rovesciamento dei presupposti di continuità ed omogeneità della città storica e vengono in primo piano le discontinuità, le diversità, le singolarità in una trasformazione che sembra innestarsi sui margini urbani.
(12)
Sergio Crotti , “ Un’idea di città “, in “ Architettura dei luoghi urbani : nodi e margini “ , Angelo Guerini Ed., Milano 1990, p.14
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Margini e luoghi interstiziali, i nuovi confini del progetto La forma della città contemporanea, con le sue ambiguità tra costruito e campagna ( usando volutamente un termine pre-moderno ), presenta un‟infinità di margini, di continui bordi tra edifici, di “ retri “. Questi luoghi interstiziali sono però luoghi che rendono possibile la distinzione delle parti, luoghi di confronto, pieni di segni che aspettano solo di essere dotati di significato. Perché se c‟è chi legge l‟attuale diffusione insediativa come una deformazione di un assetto urbano precedente centrato, c‟è chi, all‟opposto, legge un plusvalore estetico delle fasce frammentarie, subalterne, emarginate, a tal punto da assegnare alle stesse una capacità di riscatto
positivo dell‟ambiente : esse vengono lette come autonome condizioni abitative slegate da logiche concentrative e gerarchizzanti , e vengono assunte paradossalmente “ come modelli validi per la futura disposizione degli assetti insediativi “ (13) . Il margine è luogo dello spaesamento, del dubbio, ma capace di essere luogo del progetto per il suo significato di soglia , di mediazione, di confronto. I margini sono dati dalla crescita autosimile della città, dalle sue infrastrutture, dalle imposizioni di disegni diversi e indipendenti, da “ retri “, “ terrein vague “ : i margini sono i luoghi della frammentazione della città , luoghi in cui la natura della città contemporanea si ritrova sublimata anche nella sua problematicità. Il luogo del progetto della città deve essere il margine : in esso vanno ricreate le relazioni che i frammenti suggeriscono e che la necessità di identità richiede. 18
I margini possono diventare la struttura portante della città decostruita, devono assumere il ruolo di tessuto connettivo, di ossatura primaria, di sequenza di relazioni, e il progetto ha il compito di trasformare questa “ energia potenziale “ in forza trasformatrice. Come sostiene Sergio Crotti “ non si tratta di ridurre a coerenza contraddizioni, di omologare le differenze, di elidere gli scarti in omaggio al principio di unità dettato da un modello assoluto che si può soltanto replicare come tale, malgrado la distanza storica. Piuttosto si deve ammettere che proprio grazie alle virtualità trasformative, “ le labilità si tramutano in punti di forza, le demarcazioni in contorni , le cesure in linee di contatto “ (14). Il margine oggi è oggetto privilegiato del progetto e ciò è dimostrato dalle diversificate posizioni metodologiche che ne affrontano la trasformazione. Spesso è inteso come luogo dell‟assenza, non luogo ,spazio atopico e per questo senza identità : la necessità di identità è uno dei dati del problema progettuale e obiettivo finale del processo trasformativo urbano.
I margini devono essere il luogo della trasformazione della città, punti in cui la forza trasformativa risolve le contraddizioni della forma urbana non appiattendo le discontinuità ma esaltando le differenze e le complessità. In questo modo i margini possono diventare la struttura portante della nuova città, lo scheletro che regge la nuova forma urbana frammentata: tutto questo senza un tentativo di unificazione e omologazione, ma relazionando i diversi sottosistemi della città attraverso la creazione di luoghi. Così anche i nodi infrastrutturali possono diventare dei luoghi di valore, delle esperienze di margine riconquistato, come i punti di scontro tra diversi tessuti urbani o come i bordi che si relazionano con il contesto geografico e territoriale. I retri , i “ non luoghi “ e gli spazi senz‟identità possono essere l‟occasione per trasformare le discontinuità critiche della città in elementi strutturanti e generatori della nuova forma urbana. Il margine oggi è oggetto privilegiato del progetto e ciò è dimostrato dalle diversificate posizioni contrapposte riguardo al suo progetto. Spesso é inteso come luogo dell‟assenza, non luogo, spazio atopico e per questo senza identità: la necessità di identità è uno dei dati del problema progettuale e obiettivo finale del processo trasformativo urbano. I margini devono essere il luogo della trasformazione della città, punti in cui la forza trasformativa risolve le contraddizioni della forma urbana. La potenzialità eccezionale che questi nodi di significati ci consegnano per la pratica progettuale é oggi poco sfruttata: la capacità delle aree di limite di fungere da catalizzatori di una realtà urbana, deve essere portata alla luce dal progetto. La città può essere dotata di una nuova struttura , come é evidente nel progetto per il piano regolatore di Torino di Vittorio Gregotti, in cui, una serie d‟interventi limitati, aiutati da un grande elemento di connessione hanno la forza di istituire dei rapporti che lavorano a scala urbana. La grande forza dei
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margini viene risvegliata e, da criticità e potenziali aree di trasformazione, diventano il luogo del progetto urbano, le aree in cui si gioca la trasformazione della città contemporanea. Nei margini c‟è la risposta alle domande del progettista : ci sono tutte le tracce, i significati le eterogeneità e le complessità che possono sostenere un nuovo progetto. Insomma la criticità che attualmente presentano queste aree marginali è , allo stesso tempo , la forza potenziale che ne permette l‟emancipazione, che concede le basi per il progetto della città.
(13) (14)
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G.Bertelli, “ Frammenti .Scritti di architettura “, Clup , Milano 2001 , p. 19 Sergio Crotti , “ Un’idea di città “, in “ Architettura dei luoghi urbani : nodi e margini “, Angelo Guerini Ed., Milano 1990 , p.14
1.2 Il caso emblematico di Barcellona: ( ri ) costruire con i margini la struttura della città Barcellona è un esempio evidente di come una città possa essere ridisegnata e ripensata attraverso la definizione di numerosi interventi diversi, di limitata estensione, che però hanno la forza di ricostruire una struttura della città. La municipalità di Barcellona ha, in questi anni, promosso numerose operazioni trasformative,progetti che hanno cambiato Barcellona. Non è pertanto poco interessante notare come questi progetti abbiano interessato aree con le qualità tipiche dei margini. La stessa Villa Olimpica si pone l‟obiettivo di ridefinire il margine della città verso il mare. Se questo è l‟esempio macroscopico di come la città di Barcellona abbia saputo trasformare le criticità della condizione contemporanea dei limiti in uno strumento di forte potere trasformativo, numerosi sono gli interventi che,anche ad una scala più limitata, hanno raggiunto obiettivi altrettanto ambiziosi. L‟attenzione verso gli spazi dimenticati, verso i “ retri “ , ha portato ad una serie di progetti che lavorano trasversalmente su grandi infrastrutture, cercando di riconquistare le qualità spaziali che spesso queste degradano. La serie di trasformazioni ha una forza tale da mutare l‟intera struttura della città, senza però entrare in conflitto con la natura di Barcellona : la contemporaneità ha imposto tipologie edilizie non certo tipiche del luogo, ma , più frequentemente , gli interventi partono da una lettura attenta e rispettosa del contesto della città, senza però timori reverenziali o paura di rischiare.
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La serie di interventi per i Giochi Olimpici del 1992 e quelli successivi , che vanno dalla ridefinizione della viabilità di Barcellona fino alla grande operazione “ geografica “ della spianata del Forum , hanno avuto la capacità di leggere la città e di ricostruire i margini. L a forma urbana contemporanea ha nella frammentarietà dei propri margini ( interni ed esterni ) una delle sue criticità e complessità. La natura così frammentata porta con sé problemi di cui viene richiesta la soluzione nel progetto architettonico : non solo , i progetti hanno la capacità di ricostruire una struttura relazionale globale , perseguendo l‟obiettivo di costruzione di un tessuto connettivo a patire dai margini. Barcellona ha sicuramente rincorso questo obiettivo. 22
La giustezza degli interventi sarà valutabile solo nel tempo e alcuni di essi sono già stati modificati o lo saranno a breve termine : la città continua quindi a ricostruirsi, proiettata in una trasformazione futura che rilegge, con sguardo critico , anche le esperienze trasformative degli ultimi anni . La panoramica di progetti presentata in seguito vuol essere una piccolissima selezione di episodi emblematici , un „importante lezione per il progettista: lo sono stati per la successiva esperienza progettuale.
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M. Bohigas, M. Puigdomenech [ VILLA OLIMPICA ] Barcellona / 1989
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L‟intera area industriale viene trasformata in occasione dei Giochi Olimpici del 1992. L‟area della villa olimpica diventa l‟occasione della ridefinizione del margine della città con il mare : è un nuovo rapporto che la città istituisce con quest‟ultimo. La città storica non possedeva, infatti , l‟apertura verso il mare che la villa olimpica rappresenta. Il margine viene riconquistato con l‟uso della geometria del Plan Cerdà come modulo ordinatore , in un senso , e la riva , nell‟altro. La riva genera la linea sinuosa che definisce l‟intervento verso il mare : una linea geometrizzata che entra in rapporto diretto con la naturalezza del limite della terra ferma. La struttura a isolati , ulteriore omaggio alla struttura dell‟example di Cerdà , dialoga con la curvilinea strada costiera e con le geometrie del tracciato ferroviario.
Ortofoto con inserimento del progetto
E. Batlle ,J. Roig [ PARC TRINITAT ] Barcellona / 1990-1993 I nodi infrastrutturali possono diventare luogo del progetto della città : il caso del Parc Trinitat è un esempio eccezionale. L o spazio contenuto all‟interno del grande svincolo viabilistico, diventa un parco verde attrezzato che dota uno spazio, altrimenti vuoto , di risulta, di una qualità spaziale inedita caratterizzata da una forte identità. La quota, più bassa di quella della città e del nodo stradale , ha portato alla creazione di due livelli distinti in cui si collocano funzioni differenti , tra le quali una fermata della metropolitana.
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Una serie di tracce lineari scandiscono l‟interno parco e si espandono all‟esterno. Queste tracce diventano pavimentazioni , vasche d‟acqua , filari di alberi locali. Un‟area di vero margine condannata all‟inacessibilità, diventa, con il progetto , spazio urbano riconquistato.
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Nodo infrastrutturale e parco in esso contenuto
Nodo infrastrutturale e parco in esso contenuto
J. Antonio, M. Lapena
[ AREA DEL FORUM ] Barcellona / 2004
La specificità del sito è molteplice : area industriale dismessa, rappresenta quello che per anni è stato il retro di Barcellona. Nell‟area si confrontano geometrie diverse e presenze morfologiche importanti come il fiume Hebron. La Avenida Diagunal , che taglia trasversalmente tutta la città, viene usata come elemento forte, su cui appoggiare tutto l‟intervento : la Diagunal entra nell‟area di progetto con una forza tale da plasmare l‟intera area come un‟esplosione, un movimento tellurico che costruisce una nuova geografia ( con la presenza di un edificio cerniera , il “ triangolo “ degli svizzeri Herzog e De Meuron ). 28
L‟intervento è ulteriormente ricco di spunti se si pensa che, nella sua qualità , riesce ad inserire funzioni comunemente indesiderate come quella di un depuratore.
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Ortofoto con inserimento del progetto
Vista aerea del Forum
Agencia Barcellona [ AREA DELLA SAGRERA ] Barcellona / 2004 Le infrastrutture spesso sono dei veri e propri margini interni , cesure che isolano parti della città e ostacolano le reazioni. Nell‟area della Sagrera , il piano dei binari viene interrato liberando il suolo alla quota della città : la cesura , attraverso un attento progetto , diventa luogo del confronto tra parti della città e elemento strutturante degli spazi di relazione di Barcellona. In questo caso risulta veramente evidente come il progetto del margine possa dare alla città una nuova struttura : lo spazio dei binari diventa una fascia verde dilatata, che si insinua nei tessuti della città con l‟intento di connettere, relazionare, unire. Tutto questo mantenendo evidente la traccia della ferrovia e rispettando le diverse geometrie che si confrontano nell‟area. 30
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Modello dell’intervento
A. Arriola, C. Fiol [ GRAN VIA DE LES CORTS CATALANES ] Barcellona 2003-2005 Un‟ asse viabilistico, come la Gran Via de les corts Catalanes , è una grande infrastruttura che prima di tutto presenta le problematiche tipiche di questo tipo di strutture. Lo sdoppiamento dei livelli stradali permette di differenziare due diversi tipi di traffico ed è lo spunto per dotare l‟infrastruttura di forti qualità spaziali nel tentativo di risolvere la cesura che questa comporta nel tessuto urbano. Pertanto la Gran Via diventa una sorta di parco lineare, un‟infrastruttura verde che, oltre a risolvere problemi strettamente funzionali, come quello acustico attraverso la giustapposizione di alberi e di barriere fonoassorbenti, costruisce uno spazio urbano di qualità. In un intervento di questo tipo risulta importante la definizione della sezione, strumento primario del progetto. 32
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Sezione della Gran via, con sequenza di livelli e qualitĂ spaziali differenti
Sezione della Gran via, con sequenza di livelli e qualitĂ spaziali differenti
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1.3 Le infrastrutture, traccia per il nuovo sviluppo urbano
Il sistema dell‟Alta Velocità nella megalopoli catalana si consolida nell‟area della Sagrera, situata a nord al limite dell‟espansione di Cerdà , in prossimità del fiume Besos e del Parque de la Trinitat. Sagrera segue in parallelo l‟antico tracciato della Meridiana verso il confine francese e si colloca nel distretto IX di Sant‟Andreu. Quest‟ultimo è oggi oggetto di una riqualificazione di vaste proporzioni riferita al Masterplan del 2004, realizzato dalla società Sagrera, e s‟inserisce direttamente nella nuova sezione urbana comprendente Placa de Les Glories Catalanes e Parque de la Ciutadela identificando un nuovo rapporto con il waterfront. 35 La linea di costa, tradizionalmente intesa, diventa una nuova linea trasversale che dal mare porta all‟entroterra, identificando uno spazio pubblico capace di innescare nuova forza e vitalità con la presente conurbazione. Sagrera , la cui matrice infrastrutturale caratterizza l‟area, è ancor oggi oggetto di trasformazione e riconfigurazione urbana. La vocazione infrastrutturale della zona, nella quale il fattore scalare e il fattore dimensionale giocano un ruolo fondamentale all‟interno dei principi del rapporto con la città, introduce inoltre la variabile temporale, con la quale la società contemporanea deve confrontarsi alla ricerca di un nuovo ordine, di un nuovo equilibrio tra le parti un tempo divise in modo specifico dalla linea ferroviaria. La nuova sfida della città si concentra nel rapporto spazio-tempo al quale non può sottrarsi e allo stesso tempo dev‟essere intesa come la creazione di nuovi modelli di relazione morfo-tipologica, a cui la città deve essere ancorata. L‟area di Sagrera rappresenta la soglia e
in qualche modo il confine tra differenti scale urbane, tra diverse parti di città che convergono nella zona. A sud è tangente ai blocchi del piano di Cerdà , mentre a sud-ovest confina con il quartiere Sagrera e il Parco Pegasus. A nord-ovest il quartiere di Sant‟Andreu , a nord il nodo del Parco della Trinitat , mentre il settore nord-est è riservato alle infrastrutture logistiche. A sud-est infine si colloca il Parco San Martì. Quest‟area si inserisce in un sistema di progetto dell‟Alta Velocità che prevede due stazioni a sud quella da di Sants e a nord quella di Sagrera collegate da un tunnel sotterraneo di 5,6 km.
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Sezione urbana di Barcellona
Nuova stazione per l‟Alta Velocità, Sagrera, Barcellona Riordinazione urbana La realizzazione della linea dell‟alta velocità nelle aree di Sagrera e di Sant Andreu e il suo interramento non solo eliminerà l‟effetto barriera che persiste da decenni , se non che servirà a realizzare la maggiore opera urbanistica della città dalla costruzione della Villa Olimpica per i giochi del 1992. In accordo con i piani della società Sagrera Alta Velocitat, incaricata di gestire il progetto, l‟operazione Sagrera_Sant Andreu suppone di coprire trentotto ettari di superficie ferroviaria , la maggiore d‟Europa, permettendo di integrare i quartieri separati dalle linee ferroviarie per tre chilometri e realizzare una riordinazione urbanistica di 164 ettari oltre il corridoio ferroviario. In questa grande area situata a nord della città si riserveranno un totale di quarantotto ettari da destinare a parco, quarantaquattro ettari per nuovi viali, venti ettari per nuovi servizi. Allo stesso tempo verranno realizzati 1.200.000 mq di tetto edificabile, con più di 80.000 mq destinati a suolo residenziale, 380.000 mq per uffici e 55.000 mq per hotel. La copertura della stazione ferroviaria sarà costituita da un grande parco lineare pensato come piazza mirador, in corrispondenza del quale si innalzeranno sei edifici (uffici, centri commerciali, hotel) che costituiranno la facciata del terminal ferroviario e convertiranno questa zona in un importante centro di “trabajo y ocio”.
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Impianto Stazione Alta Velocità La stazione progettata è una struttura che si articolerà in quattro livelli interrati, con accessi a quote differenti (quota Sagrera e quota San Martì) . In superficie emergerà solo la copertura del terminal, pensata come una piazza mirador con abbondante vegetazione all‟interno del grande parco lineare che si estenderà dal ponte Bac de Roda al nodo del Parque de la Trinitat, coprendo tutta la linea ferroviaria. Sebbene non sarà possibile vederla, la nuova stazione sarà l‟edificio più grande di Barcellona, comparabile per dimensioni al terminal T1 del Prat. 40
I due livelli superiori della stazione corrisponderanno all‟Alta Velocità e alla stazione degli autobus interurbani. L‟ accesso principale sarà verso il lato Sagrera. Il vestibolo avrà un grande spazio centrale, dotato di servizi e aree commerciali. I due livelli inferiori saranno destinati al servizio di Cercanias, metro e parcheggi. L‟ accesso principale verrà realizzato sul lato di San Martì, situato ad una quota inferiore rispetto a Sagrera. Le due zone , lato Sagrera e San Martì saranno connesse da un grande patio. Questo patio costituirà il nodo intermodale, dove convergeranno i servizi dell‟alta velocità, Larga Distancia, Cercanias e Media Distancias, autobus e L-4 e L-9 della metropolitana. Le due vie dell‟alta velocità che arriveranno a Sagrera si divideranno in dieci tracciati, situati nel livello superiore della futura stazione. La stazione sarà inoltre dotata di quattro parcheggi della capacità di 2.500 veicoli. Per quanto riguarda l‟accessibilità veicolare, verrà risolta mediante la riconfigurazione della rete viaria, che si completerà con due grandi viali collocati ai lati della stazione che permetteranno l‟accesso ai parcheggi, alla stazione degli autobus e alla all‟area logistica.
Accesso stazione lato Sagrera
Accesso stazione lato San MartĂŹ
Percorsi pedonali integrati con la stazione
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Indagine
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2.1 Abstract
Le infrastrutture spesso sono dei veri e propri margini interni , cesure che isolano parti della città e ostacolano le reazioni. Nell‟area della Sagrera , il piano dei binari viene interrato liberando il suolo alla quota della città : la cesura , attraverso un attento progetto , diventa luogo del confronto tra parti della città e elemento strutturante degli spazi di relazione di Barcellona. In questo caso risulta veramente evidente come il progetto del margine possa dare alla città una nuova struttura : lo spazio dei binari diventa una fascia verde dilatata, che si insinua nei tessuti della città con l‟intento di connettere, relazionare, unire. Tutto questo mantenendo evidente la traccia della ferrovia e rispettando le diverse geometrie che si confrontano nell‟area.
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2.2 Riferimenti alla cultura di progetto
[ EWHA UNIVERSTTY ] Dominique Perrault /Seoul /2008 [ ICC ] Kengo Kuma / The Hague / 2008 [ NELSON - ATKINS MUSEUM OF ART ] Steven Holl/ Kansas City/ 2008 49 [ BIBLIOTECA LATERANENSE ] Studio King Roselli Architetti & Associates / Roma / 2006 [PISCINA DI LECA DE PALMEIRA ] A. Siza/ Leca de Palmeira / Portogallo / 1961-1966 [ HIGH LINE PARK ] Scofidio+Renfro / New York /2009
[ EWHA UNIVERSTTY ] Dominique Perrault /Seoul /2008
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Il punto di vista privilegiato per leggere questo progetto è quello aereo. Si tratta infatti di un paesaggio, più che di una architettura, inserito nel cuore del quartiere universitario di Seoul, dove l‟insieme di natura, aree dedicate alle attività sportive, spazi universitari e spazi esterni destinati ad eventi, forma un continuum paesaggistico che collega l‟università alla città. La copertura verde è creata con l‟obiettivo di confondere l‟antico dal moderno, il costruito dal paesaggio, il presente dal passato; è anche toit-jardin che fornisce all‟edificio
sottostante un isolamento naturale supplementare e un nuovo grande spazio per le attività
quotidiane, ma anche per le feste e per le manifestazioni. 52
Il Dessous, invece, si apre dalla fenditura arditamente tracciata nel suolo che da una parte scende dolcemente e si trasforma nella parte opposta in una grandinata monumentale, a sua volta teatro all‟aperto. Nel vuoto creato dalla fenditura prende forma un luogo ibrido, una sorta di vuoto organizzato, che ospita una varietà di attività. Alla natura soprastante, fa seguito quindi un mondo diverso, costituito da aule e biblioteche, sale di spettacolo, sale per il fitness, uffici ,un cinema, un caffè, negozi e ampi connettivi,parcheggi, un mondo scavato ma che tuttavia non rinuncia alla luce, che arriva dall‟esterno tramite le grandi vetrate che delimitano il vuoto. Si nota in Perrault una propensione più o meno marcata a fendere il terreno, scavare, interrare, più che a costruire in elevazione, scelta che in questa realizzazione raggiunge forse il suo apice.
[ ICC ] Kengo Kuma / The Hague / 2008
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Un ampio taglio centrale modella il suolo generando l‟ingresso al complesso ipogeo. La duna diventa fonte di ispirazione per la forma compositiva dell‟architettura. La vista aerea mostra l‟intenzione di creare un paesaggio poroso, non solido, dove la luce possa filtrare ed illuminare gli ambienti. La lettura della pianta rivela un sistema razionale a griglia che risolve gli accessi e la circolazione interna, mentre la piazza enfatizza le curve della copertura verde ed invita alle relazioni sociali. La porosità architettonica e artificiale dei patii è bilanciata dalla natura del tetto verde. L e aperture ai vari pianti fanno da quinta allo scenario circostante.
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[ NELSON - ATKINS MUSEUM OF ART ] Steven Holl/ Kansas City/ 2008
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Cinque
“lenti
di
vetro”
emergenti
dal
suolo
danno
forma
ad
una
luminosa
integrazione
tra
architettura,
arte
e
paesaggio.“L‟annessione,spiega Holl,non si traduce in un oggetto: abbiamo immaginato un nuovo modello nel quale si fondo architettura e paesaggio. In contrasto con l‟edificio in pietra, la leggerezza della nuova architettura in lenti di vetro incontra il paesaggio circostante che prende forma nel giardino delle sculture”. Il nuovo edificio sorge lungo il lato est del vecchio museo, con il quale si relaziona definendo una grande piazza che funge da ingresso al museo. Il vetro traslucido consente durante il giorno l‟illuminazione naturale degli spazi interni, materializzando la luce all‟esterno in 60
una serie di elementi simili a blocchi di ghiaccio. Il giardino delle sculture si sviluppa al di sopra delle coperture vetrate delle gallerie offrendo all‟edificio un alto livello di isolamento nonché il controllo dell‟acqua piovana. Il “percorso serpeggiante” tra le lenti all‟interno del giardino delle sculture trova il suo tortuoso completamento nel movimento continuo delle gallerie sottostanti”.
[ BIBLIOTECA LATERANENSE ] Studio King Roselli Architetti & Associates / Roma / 2006
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Secondo il desiderio della committenza il nuovo nucleo, sito al centro dell'Universita' e accessibile dal corridoio principale del primo piano e costituito dalla nuova sala lettura e dall'archivio dei libri a scaffale aperto, doveva diventare il fulcro centrale di tutta la struttura e concentrare in un unico ampio ambiente il luogo della consultazione della notevolissima raccolta che fa capo a questa istituzione ecclesiale. La struttura è costituita da un unico corpo di fabbrica con pianta grossomodo di forma quadrata cinto su due lati del perimetro dagli edifici esistenti realizzati con struttura mista calcestruzzo armato e muratura, ospitanti le aule universitarie. Per soddisfare le esigenze 64
dell'istituto, il nuovo volume e' stato ideato pensando a due strutture ben distinte: la torre libraria, ovvero il deposito dei libri consultabili, e la zona dedicata alla lettura.
[PISCINA DI LECA DE PALMEIRA ] A. Siza/ Leca de Palmeira / Portogallo / 1961-1966
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Il terreno può essere, nella sua conformazione fisica, luogo del progetto di un nuovo margine. Non è necessario stravolgere l‟orografia, è sufficiente agire con coerenza col terreno, attraverso l‟uso di semplici superfici. Questo è ciò che Alvaro Siza mette in pratica nel progetto della piscina di Leca de Palmeira : il progetto legge con attenzione la conformazione della scogliera rocciosa e attua una strategia d‟intervento che, attraverso l‟uso di superfici verticali, come i setti in calcestruzzo, e superfici orizzontali, come i piani d‟acqua delle piscine, modifica con attenta discrezione l‟orografia del luogo. L‟operazione è molto simile ad un intervento di Land art ed i pochi elementi aggiunti da Siza non fanno che segnare e delimitare degli ambiti funzionali, senza aggiungere materiale 68
in eccesso, ma attraverso semplici setti in calcestruzzo la cui povertà formale richiama la nudità della roccia. L‟intervento si attua tutto sotto la quota della strada, così da lasciare libera la vista del mare a chi vi transita, costruendo una grande piscina con tre lati artificiali e uno costituito dalle rocce, una piscina curvilinea per bambini, spogliatoi e un punto ristoro. I piani artificiali aggiunti dal progetto sembrano appoggiarsi alla scogliera con attenzione ma senza timore : nella nuda roccia entrano i muri che ridisegnano la sezione del luogo e sulla roccia si adagiano le piscine, vasche d‟acqua artificiali quanto lo sono i muri in calcestruzzo.
[ HIGH LINE PARK ] Scofidio+Renfro / New York /2009
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La New York High Line nasce nel 1930 per dividere il traffico urbano dal traffico merci, attraversando la città dalla 14esima strada, il Gansevoort Meat Packing district, fino alla 34esima strada e cioè Penn Station. Il progetto di Scofidio + Renfro trasforma una ferrovia sopraelevata dismessa da anni in un tetto verde che sovrasta Manhattan. Un‟operazione
esemplare
di
come
un‟infrastruttura
possa
essere
riconquistata
e
abitata
attraverso
un‟operazione
di
rifunzionalizzazione. L'impressione è proprio quella di volare a mezz'altezza sul piano urbano, una sorta di non-luogo dove si riescono a percepire le velocità e i flussi di una città in continuo movimento e trasformazione. 72
Il lavoro di recupero di un pezzo di archeologia industriale tra i più belli di Manhattan permette di restituire un grande spazio pubblico a servizio della città, e dei quartieri che il percorso attraversa. Il progetto considera la High Line come un percorso verde sospeso, una sorta di parco lineare elevato,dove è possibile godere della situazione unica di camminare, correre, riposarsi su un piano ideale e allo stesso tempo fisico sopra la città. La superficie del percorso è segnata da tagli che lasciano arrivare la luce naturale al di sotto del percorso, cosicché la High Line possa essere fruita sia da sopra che dalla quota della strada.
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2.3 Costruire al margine Percorso progettuale Riportata di seguito una documentazione grafica inerente lâ€&#x;evoluzione del progetto e le idee che ne hanno portato alla definizione.
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Gli spazi pubblici generano a Sagrera un tessuto di edifici che si allineano al parco lineare e alla stazione tav. Lavorare in sezione Creare tagli nel terreno che rivelino le infrastrutture
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Individuare matrice con la cittĂ circostante Istituire una nuova regola rispetto al masterplan Confluenza di tessuti urbani diversi
Realizzare elemento di rottura rispetto all’allineamento No relazione con il contesto
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Progetto
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3.1
I contenuti del progetto quali elementi di riqualificazione urbana per una nuova socialità
L‟area di progetto, è un vuoto urbano , uno spazio senza una forte identità: è ora una frattura vuota, una spaccatura irrisolta nel tessuto cittadino o, ancora, un margine che si interpone tra due brani di città significativi; ma è proprio da queste caratteristiche che derivano sia le problematiche sia le potenzialità di questa parte di Barcellona. L‟area si presenta come un margine urbano vero e proprio: un punto dove si confrontano tessuti molto diversi e fortemente identificabili. Tracce storiche di grande importanza , come quelle ereditate dal Plan Cerdà, presenze storiche di un passato industriale, il fiume e la città. La sua natura di frattura costituisce un grande valore per il progetto di trasformazione all‟interno di una sezione urbana particolarmente estesa. Attraverso il margine, come sostiene Crotti possiamo intravedere una prospettiva di riscatto “qualitativo” dell‟ambiente costruito. I segni che delimitano l‟area della Sagrera vengono indagati in un‟ottica di dialogo tra “vecchio e nuovo” indirizzando l‟intervento architettonico al recupero e alla valorizzazione delle pre-esistenze. L‟elaborazione progettuale esalta i requisiti strutturali delle configurazioni indagate, risveglia le potenzialità generative degli strati storici, interroga il contesto per far emergere i supporti della morfogenesi urbana: così il progetto cerca di analizzare il luogo , comprendendone le caratteristiche e le potenzialità.
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La sua qualità di margine ,di vuoto, sul quale si affacciano i grandi attori della forma urbana di Barcellona, dalla struttura a isolati di Cerdà alla conformazione medioevale del quartiere storico di Sagrera, senza tralasciare la linea ferroviaria, deve essere il punto di partenza per la ricostruzione e la riconquista. La complessità e l‟estensione dell‟area richiedono, quindi, un approccio di tipo multi-scalare per comprendere le dinamiche, le stratificazioni e gli sviluppi di questa fascia urbana. All‟interno di questo grande vuoto urbano si possono, pertanto, distinguere tre ambiti differenti che vanno a definire il perimetro dell‟intervento. 100
Scala locale Nastro luminoso / public art / esperimenti di coesione urbana Il primo ambito si riferisce alla scala locale e comprende l‟area che da Glories arriva a toccare la stazione dell‟alta velocità di Sagrera. In questa prima parte il progetto si innesta con la città consolidata. L‟obiettivo, mediante esperimenti di coesione urbana, è la ricucitura con la città tramite l‟utilizzo di spazi interstiziali dove recuperare la socialità attraverso una serie di episodi legati all‟arte di strada e alla creatività.
Il concept per il progetto prende vita da una suggestione, dalla visione di uno spazio che si articola attraverso il movimento riverberante di un nastro luminoso . Esso stabilisce un dialogo continuo con lo spazio circostante, compiendo evoluzioni di particolare plasticità nelle tre dimensioni spaziali, passando da una striscia piana ad un volume tridimensionale, trasformandosi in maniera organica e continua.
Questo elemento diventa il collante di realtà ed ambiti diversi: corre lungo il masterplan segnandone gli spazi d‟uso e i luoghi di sosta; regola il passo della vegetazione con una apparente casualità, ma in realtà risponde a regole precise dettate dalla configurazione spaziale del territorio urbano. L‟unione contemporanea di questi elementi dà vita ad un gomitolo spaziale: luogo di aggregazione maggiormente evidenziato, un aggregatore spaziale e sociale. La striscia, insieme alle sedute e al sistema del verde divengono un episodio architettonico che abbraccia tutto l‟ambito urbano interessato: il moto generato da un‟invisibile mano del quale tutte le quinte cittadine diventano attente spettatrici. Il nastro è quindi l‟elemento unificatore del progetto; il collante spaziale di ambiti diversi. Esso genera azioni e meccanismi urbani, è un attrattore spaziale.
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Scala urbana Condensatore urbano Il secondo ambito si riferisce alla scala urbana e comprende l‟area di integrazione tra il nuovo suolo abitato e la stazione di Sagrera. In questo punto la città incontra l‟infrastruttura. L‟obiettivo, attraverso la creazione di un sistema di spazi pubblici su più livelli, è stato quello di stabilire una relazione forte tra lo spazio urbano e quello infrastrutturale inserendo funzioni pubbliche (piazze, museo, biblioteca, auditorium) collegate alla rete della ferrovia e della stazione. Un luogo ibrido, una sorta di vuoto organizzato, che ospita una varietà di attività e che diventa condensatore urbano.
Scala territoriale Parco lineare Il terzo ambito si riferisce alla scala territoriale e comprende l‟area del parco lineare fino al nodo di Trinidad. In questa terza parte il vuoto si traduce in un grande parco. L‟obiettivo diventa quello di evidenziare il rapporto tra gli spazi verdi e le infrastrutture. Un intervento che, attraverso tagli e aperture, permette di leggere la complessità del suolo e delle sue stratificazioni.
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Lavoro di ri-composizione nel disegno del suolo e riconoscibilità del luogo L‟approccio progettuale quindi, in relazione alle difficili e articolate condizioni del luogo, si è orientato al tema dell‟uso architettonico del suolo per risolvere le problematiche, le compresenze, le intersezioni, le stratificazioni e le contraddizioni intrinseche nell‟area stessa. Nel progetto i suoli si moltiplicano, si sommano, creando una nuova orografia del luogo, così da generare una serie di spazi pubblici che acquistano un significato simbolico di coesione con il contesto. Il progetto viene inteso inteso come strumento di sintesi tra i sistemi urbani della città di Barcellona e il nuovo sistema infrastrutturale della stazione tav. Alla scala urbana l‟intervento rispetta gli allineamenti che caratterizzano la stazione e cerca l‟integrazione con l‟infrastruttura, tenendo conto del sistema dei flussi e della complessa rete ferroviaria del sottosuolo. Il progetto, però, individua anche tutta una serie di segni che tengono conto dei disegni urbani presenti in prossimità dell‟area: Sagrera rappresenta un grande vuoto urbano , dove nel corso della storia sono confluiti diversi tessuti urbani, tutti con direzioni e gerarchie diverse. Il progetto riconosce, tra questi tessuti urbani, due segni particolarmente significativi che diventano interferenze e che modificano gli iniziali allineamenti con la stazione. Queste interferenze coincidono con le “spinte” del quartiere di Sagrera e quelle del quartiere di San Martì.
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Le due interferenze sono molto diverse tra di loro: la prima (Sagrera) caratterizzata da un tessuto costruito denso, un importante asse urbano che connette direttamente l‟area con il cuore del quartiere; la seconda (San Martì) caratterizzata una serie di spazi aperti (piazze e aree verdi) che si vanno a integrare con gli orti e gli spazi più rarefatti del monastero di San Martì. Questo determina una modellazione del suolo che risente delle interferenze dei due quartieri. Le specificità delle spinte genera azioni diverse nella composizione architettonica dei volumi: l‟interferenza da Sagrera “solleva”, mentre quella da San Martì “scava”.
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Le intrusioni di spinte diverse unite alla volontà forte di creare un sistema coeso con la stazione generano un suolo abitato. Non un edificio, ma un catalizzatore urbano; dove il confronto tra i tessuti viene interpretato come un movimento di grandi masse che porta ad una sorta di movimento tellurico artificiale: i terreni si alzano, si inclinano come sotto la spinta di diversi principi insediativi. Il terreno che si increspa diviene un suolo abitato. Il progetto, unitamente alla stazione s‟inserisce e si integra con il sistema di aree verdi che abbracciano l‟intera area da Glories a Trinitat, andando a realizzare un mirador orizzontale,. La vegetazione diviene, pertanto, la copertura stessa del complesso ipogeo. I volumi che si articolano nel sottosuolo, si rivelano in determinati punti con tagli e aperture, che permettono la lettura della stratigrafia del suolo. L‟elemento costante che unifica le diverse quote dei suoli diviene la piazza. Si genera un sistema di spazi pubblici su livelli differenti che connettono i vari ambiti del progetto. Un sistema di piazze che, a differenti livelli, connettono la stazione con le funzioni collettive e un centro polifunzionale che consta di una biblioteca, un museo, un auditorium e una parte adibita a terziario.
Le piazze si caratterizzano per funzioni differenti. Esse connettono con la stazione e con il piano del ferro, distribuiscono i flussi all‟interno delle varie funzioni e creano una relazione con il contesto. Il programma tiene conto del fatto che la stazione porta con sé funzioni legate alla mobilità (hotel, centro commerciale ecc..), mentre le nuove funzioni implementate sono legate alla città (museo, biblioteca, auditorium). L‟intervento si sviluppa su diversi livelli che vanno dal piano dei binari alla copertura verde, connessi tra loro da un sistema di spazi pubblici. Dalla quota dei binari è stato realizzato un collegamento di due piazze che da la possibilità di accedere alla diverse funzioni presenti. Le interferenze dei quartieri di Sagrera e San Martì generano due accessi, a quote differenti. Dal lato di San Martì è possibile accedere all‟auditorium ipogeo o alla piazza centrale. Mentre dal lato di Sagrera, si accede al nuovo museo. Dalla piazza centrale partono una rampa e una scalinata che permettono di raggiungere la quota del parco, da cui è percepibile il sollevamento del suolo che genera il museo. L‟unione dei sistemi della stazione e del complesso ipogeo genera un condensatore urbano. Elemento catalizzatore della città contemporanea che ragiona su larga scala.
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Bibliografia M. Augè; Nonluoghi, introduzione a un‟antropologia della surmodernità, Eleuthera, Milano, 2005 L. Benevolo; La storia della città: 4 la città contemporanea, Editori Laterza, Bari 1993 G. Bertelli , Roberto Spagnolo; Architettura dei luoghi urbani, nodi e margini, Edizioni Angelo Guerini e Associati, Milano, 1991 G. Bertelli ; Frammenti , Milano 2001 G. Bertelli ; Luogo e progetto : abitare lo spazio pubblico, Clup Milano 2005 E. Calvi; La città del margine, Lindau Ed. Torino , 1997 S. Crotti ; Figure architettoniche: soglia , Edizioni Unicopli Milano 2000 S. Crotti; Per una pratica teorica dell‟architettura, in AA.V.V, Attualità della forma urbana, Milano , 1995
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G. Cavallina: Il margine inesistente , Alinea Editrice, Firenze, 1999 K. Frampton , Storia dell‟architettura moderna, Zanichelli Editore , Bologna, 1982 A .Rossi; L'architettura della città, Milano, Città studi, 1995
116 Abitare, Parc Trinitat, n. 331, 1994 Abitare, Area Sagrera, n.475, 2007 Area, Infrastructure landscape, n.79, 2005 Ewha Women‟s University Campus Complex, Dominique Perrault, The Plan n. 30, 2010
Elenco elaborati grafici 01. SISTEMA URBANO E INFRASTRUTTURE 02. DINAMICA DELLO SVILUPPO URBANO 03. TESSUTI URBANI E MORFOLOGIE 04. INQUADRAMENTO AREA DI PROGETTO 05. CONCEPT 06. MASTERPLAN 1:2000 07. AMBITI DI PROGETTO 08. MASTERPLAN 1:1000 09. STRATEGIE DI PROGETTO
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10. LAYOUT DEL PROGETTO 11. PIANTA QUOTA -05 1:500 12. PIANTA QUOTA 00 1:500 13. PIANTA QUOTA +03 1:500 14. PIANTA QUOTA +06 1:500 118
15. PIANTA QUOTA +09 1:500 16. PIANTA QUOTA +12 1:500 17. PIANTA BIBLIOTECA QUOTA 00 1:200 18. SEZIONI 1:200 19. SEZIONI 1:200
20. PIANTA MUSEO QUOTA +06 1:200 21. SEZIONI MUSEO 1:200 22. SEZIONI MUSEO 1:200 23. SEZIONI MUSEO 1:200 24. TECNOLOGIE 119
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