N. 12 DICEMBRE 2016
LA RIVISTA DI MANAGERITALIA
Economia, cambiano i paradigmi NEW NORMAL
IL TERZIARIO CHE CRESCE
MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DEI DIRIGENTI, QUADRI ED EXECUTIVE PROFESSIONAL DEL TERZIARIO Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - Decreto Legge 353/03 (convertito in Legge 27/2/04, n. 46) art.1, comma 1 - DCB/MI - 2,20 (abbonamento annuo 16,50)
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DICEMBRE 2016
Editoriale a cura del presidente Manageritalia
LEZIONI E SFIDE
L’
elettorato britannico ha deciso di uscire dall’Unione europea, i cittadini americani hanno scelto Donald Trump come prossimo presidente, la consultazione referendaria in Italia ha portato il premier alle dimissioni. Sono tre recenti lezioni da comprendere e su cui riflettere. In Italia, nel dibattito referendario sembra aver prevalso una cultura populista che
così un sistema di accreditamento centralizzato per gli operatori specializzati cui affidare i servizi di ricollocazione retribuiti a risultato e prevedendo il monitoraggio centrale sulla coerenza tra formazione impartita e sbocchi occupazionali effettivi di tutte le attività di formazione professionale, affidato a un Isfol ristrutturato, ora Inapp, Istituto nazionale per
ha portato gli elettori a disinteressarsi al merito delle questioni, sull’onda di una forse confusa spinta ideologica, mentre l’autocoscienza collettiva è fondamentale per la crescita di una società. Le inquietudini alla base di questi risultati elettorali e che riguardano le conseguenze economiche della globalizzazione e dell’accelerazione del progresso tecnologico possono essere tuttavia comprensibili. La disuguaglianza economica e finanziaria si sta allargando in tutto il mondo. Il progresso può essere anche socialmente distruttivo e molte persone rischiano di vedere scomparire non solo il loro tenore di vita, ma la possibilità stessa di guadagnarsi da vivere. Non c’è da stupirsi che cerchino un nuovo sistema. Non stanno scomparendo solo posti di lavoro ma interi settori e le persone vanno aiutate a riqualificarsi e sostenute mentre lo fanno. Con il voto sul referendum gli italiani erano chiamati anche a decidere sulla revisione del Titolo V della Costituzione, ovvero la parte che regolamenta i rapporti tra lo Stato e le autonomie locali. Tra le materie coinvolte, la regolamentazione del mercato del lavoro. Dal 2014 è stato avviato il progetto di riforma del sistema dei servizi al mercato del lavoro che prevedeva l’accentramento della relativa competenza nell’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, creando
l’analisi delle politiche pubbliche. Tutte misure che tendono a superare un ritardo gravissimo del sistema dei nostri servizi al mercato del lavoro rispetto ai sistemi del centro e nord-Europa. Il modello di flexicurity inaugurato dal Jobs act si basa su un equilibrio tra le politiche passive di sostegno al reddito e le politiche attive. Non dobbiamo farci spaventare dalla consultazione referendaria, la riforma del lavoro nel decreto legislativo 150/2015 è già tracciata e si andrà in quella direzione, magari con le solite difficoltà nel territorio. Il portale dell’Anpal è finalmente online (www.anpal.gov.it) ed è stata lanciata la sperimentazione dell’assegno di ricollocazione. C’è spazio perché pubblico e privato lavorino in sinergia. Anche noi, con XLabor e il nostro ccnl, faremo la nostra parte. Il nostro ccnl rappresenta un apripista per quanto riguarda le politiche attive, con l’introduzione del voucher per l’outplacement e con i corsi di formazione del Cfmt. Queste misure, insieme all’assegno di ricollocazione, devono concorrere e completarsi. Proprio per questo abbiamo già iniziato a collaborare con i tecnici dell’Anpal. Tante tessere che vanno a comporre un unico mosaico per uscire dalla logica spezzettata di misure particolari, ma in una logica di misure complementari per dare un supporto reale all’innovazione del mercato del lavoro del Paese. Guido Carella guido.carella@manageritalia.it
DICEMBRE 2016 GENNAIO/FEBBRAIO 2015
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Sommario Copertina 6 New normal
Produttività&Benessere 52 Un road show per cambiare il lavoro 54 Workshop sul territorio
Economia 10 Il terziario che cresce Manageritalia 18 Presente e futuro 22 I 7 progetti del piano operativo 2016-2020
RUBRICHE 46 Osservatorio legislativo 51 Lavoro manageriale
Tecnologia 28 Al posto tuo!
56 Di buon grado 57 Arte
Innovazione 32 Manager e startup
59 Letture per manager
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Intervista Roberto Masiero Verso la società circolare Maurizio Del Conte Più sinergia tra pubblico e privato 48 Flavio Leone Un rinnovo che guarda a tutti Indagine 40 Inglese: l’Europa vola, l’Italia in scia
60 Lettere
InfoMANAGER Manageritalia 69 AskMit Il bilancio di un anno di attività 72 Quadri La corsa continua 74 Executive professional Manager certificati EEP 76 Contratto Rinnovato il contratto dei dirigenti dei trasporti Assidir 78 Malattie e possibili conseguenze Cfmt 80 Novità per la gestione d’impresa
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Fasdac 81 Figli “over 18”
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LA RIVISTA DI MANAGERITALIA
Economia, cambiano i paradigmi
MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DI MANAGERITALIA Federazione nazionale dei dirigenti, quadri e professional del commercio, trasporti, turismo, servizi, terziario avanzato Fondo assistenza sanitaria dirigenti aziende commerciali
Fondo di previdenza Mario Negri
CFMT Centro di formazione management del terziario
Associazione Antonio Pastore
NEW NORMAL
IL TERZIARIO CHE CRESCE
MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DEI DIRIGENTI, QUADRI ED EXECUTIVE PROFESSIONAL DEL TERZIARIO Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - Decreto Legge 353/03 (convertito in Legge 27/2/04, n. 46) art.1, comma 1 - DCB/MI - 2,20 (abbonamento annuo 16,50)
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Copertina
Stiamo vivendo una fase prolungata contraddistinta da bassi tassi di crescita sia del benessere sia dell’inflazione. Peculiare dei paesi avanzati, è destinata a influire negativamente anche sui paesi emergenti Emilio Rossi
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NEW NORMAL
I
l 22 NOVEMBRE si è svolto a Roma un convegno organizzato da Manageritalia in cui sono state presentate le analisi di Oxford Economics sull’andamento dell’economia globale ed europea, con un focus sull’economia italiana e sull’importanza del settore dei servizi per il nostro Paese. Nel corso del convegno, Oxford Economics ha sottolineato la fragilità dell’attuale situazione dell’economia mondiale, ormai avviata verso un periodo caratterizzato da un New normal prolungato
I tre maggiori rischi: la stagnazione secolare, il ritorno a pratiche protezionistiche da parte dell’amministrazione Trump e lo scoppio della bolla immobiliare in Cina
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di bassi tassi di crescita sia del benessere (almeno come misurato dal pil) sia dell’inflazione. Il grafico mostra come il New normal sia caratteristica precipua dei paesi avanzati e come sia destinato a influire negativamente anche sui paesi emergenti. L’unica, ma importantissima, eccezione è costituita dall’area asiatica, popolata da quasi 4 miliardi di abitanti ma ancora mediamente molto arretrata – e in cui continuano a distinguersi per dinamismo la Cina e l’India, noWorld: Real GDP growth Compound average growth rate, in % nostante il rallentamento della cre2016-2021 scita della prima.
7 6 5 4 3 2 1 0 –1
Giappone
Eurozona
Nafta (Usa,Canada, Messico)
America latina
Esportatori Em. Asia ex petrolio Cina e India
Cina e India
Una fase in chiaroscuro Oxford Economics individua tre rischi principali per lo scenario New normal: la stagnazione secolare, il ritorno a DICEMBRE 2016
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Copertina pratiche protezionistiche da parte dell’amministrazione Trump e lo scoppio della bolla immobiliare in Cina con il rallentamento significativo dell’espansione dell’attività economica.
di crescita della produttività totale, l’invecchiamento della popolazione, l’elevato debito pubblico di molti paesi e la riduzione a livello globale del moltiplicatore commercio/pil.
La stagnazione La stagnazione secolare si configura in un ulteriore (rispetto al New normal), significativo e prolungato rallentamento dello sviluppo globale e soprattutto
L’incognita Trump L’elezione di Donald Trump a presidente degli Usa è stata caratterizzata da una campagna elettorale molto aggressiva, nel corso della quale il candidato Trump ha dato poche indicazioni concrete di quella che sarà la sua politica economica. In estrema sintesi, quello che ci si può attendere è un periodo di incertezza sulla definizione del programma ma che il Congresso, dominato dai Repubblicani, costringerà Trump a muoversi in direzione di un programma molto più moderato di quanto annunciato in campagna elettorale. Se così fosse, i prossimi anni sarebbero caratterizzati da manovre di bilancio espansive (meno tasse, soprattutto per le classi più abbienti, più investimenti in infrastrutture) che porterebbero gli Usa a crescere in maniera accelerata rispetto a quanto definito nel New normal. Questo andrebbe a scapito della solidità del budget federale, con l’accelerazione a partire dal 2018 della politica monetaria restrittiva della Fed. C’è quindi da attendersi un tradeoff tra un breve termine più
I fattori scatenanti della stagnazione: l’assenza per i prossimi anni della disponibilità sul mercato di nuove tecnologie “disruptive”, l’invecchiamento della popolazione, l’elevato debito pubblico di molti paesi e la riduzione a livello globale del moltiplicatore commercio/pil
per i paesi avanzati, con tassi di crescita e di inflazione prossimi allo zero. I fattori scatenanti della stagnazione sono di tipo strutturale e quindi particolarmente complessi da debellare: in primis l’assenza per i prossimi anni della disponibilità sul mercato di nuove tecnologie “disruptive”, con la conseguente riduzione dei tassi
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positivo a scapito di un lungo termine più negativo. Ma il rischio vero della politica economica indicata dal candidato Trump in campagna elettorale è costituito dall’eventuale adozione di pratiche protezionistiche a difesa della produzione nazionale Usa, con l’imposizione di tariffe alle importazioni di importanti partner commerciali come Messico, Cina e forse anche India e altri. Ove il presidente Trump si ostinasse su questa impostazione di politica del commercio Usa, su cui ha il potere personale di prendere decisioni, le ritorsioni tariffarie dei paesi a cui le sue misure sarebbero destinate non si farebbero attendere. La conseguenza ovvia sarebbe una forte
riduzione del commercio internazionale, che comunque rappresenta un motore dell’economia globale. Ma l’altra implicazione, forse meno ovvia ma ancora più dannosa per l’economia Usa, è che l’anima Repubblicana del Congresso non concordi su questa linea e il conflitto conseguente tra Trump e Congresso sfocerebbe nel blocco delle misure di bilancio espansive annunciate da Trump. Il combinato disposto di minore commercio internazionale e assenza di misure propulsive dell’attività economica porterebbe gli Usa vicino alla recessione nel giro di pochi trimestri, con effetto fortemente negativo sulla già fragile crescita mondiale.
Bolla immobiliare cinese? Il rischio Cina è costituito fondamentalmente dal verificarsi di una catena di eventi nel settore immobiliare già osservato in altri paesi: eccessiva espansione del credito immobiliare; conseguente eccesso di costruzioni con conseguente squilibrio domanda/offerta; crollo dei prezzi ed esplosione della bolla immobiliare con effetto sistemico di ritorno sul settore bancario, impossibilitato a ottenere la restituzione del credito inizialmente elargito in eccesso – l’effetto sul sistema economico dei paesi che hanno assistito a questo fenomeno nel passato è stato dirompente (la crisi Usa e poi globale del 2008 è un esempio recente). Ad alleggerire questo rischio in un paese come la Cina sono due considerazioni principali. La prima è l’enorme serbatoio di popolazione rurale, potenziale equilibratore di uno squilibrio domanda/offerta (ma il cui afflusso verso le città non è facile da regolare), la seconda è la capacità finora dimostrata delle autorità cinesi di intervenire a regolare la disponibilità di credito – capacità che però potrebbe essere messa a dura prova dalle differenze del mercato immo-
biliare tra le grandi città e il resto del paese. In sintesi, il rischio Cina appare più limitato rispetto all’ipotesi di un presidente Usa che avvii una guerra commerciale su scala globale, sia in termini di probabilità di accadimento che di profondità delle ripercussioni sul sistema economico.
Le conseguenze della Brexit In Europa si discute molto del rischio per l’economia europea della Brexit. In realtà si tratta di un rischio più di tipo politico che economico, per un effetto di simulazione che potrebbe rafforzare le forze centrifughe al progetto europeo. Se tali forze dovessero prevalere, il disastro sarebbe sicuro, ma al momento attuale la probabilità di accadimento di un evento di questo tipo appaiono quasi nulle. L’effetto puramente economico della Brexit sull’Europa, dunque, è limitato dall’entità relativamente ridotta delle esportazioni della Ue verso la Gran Bretagna e dall’effetto diluito negli anni delle negoziazioni sul movimento di beni, servizi e popolazione. L’economia europea appare quindi nel suo complesso procedere lentamente all’interno del New normal, con la grande sfida di ridurre le differenze strutturali tra i paesi del nord e del sud Europa. DICEMBRE 2016
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Economia
IL TERZIARIO CHE CRESCE Segnali positivi per il settore dei servizi. Molte le opportunità per i manager Mario Mantovani
L’
ITALIA si è abituata a sintetizzare il suo presente economico con la parola “crisi”, ma è possibile che una “crisi” duri dieci anni? Anche affidandoci al solo, insufficiente, grafico del pil (figura 1) dobbiamo distinguere almeno due periodi nella storia economica recente
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del nostro paese: la doppia crisi 2009-2012 e la stagnazione successiva. La parola stagnazione evoca tuttavia l’idea di una tranquilla e pigra stabilità, nascondendo la realtà della fase economica che stiamo vivendo, fatta di crisi irreversibili di aziende, interi settori e territori periferici e crescita significativa di altre aziende, settori innovativi e alcuni territori urbani. È utile perciò guardare le sfumature, capaci di dipingere un risultato di crescita vicino sì
allo zero, ma generato da una somma di fattori positivi e negativi.
rito sulle generazioni future una serie di oneri ai quali ora dobbiamo porre rimedio?
servizi e agricoltura stanno conoscendo una crescita apprezzabile (figura 1). L’analisi del settore edilizio e immobiliare è paradigmatica: come si poteva credere che il ritmo di crescita di nuove costruzioni fosse sostenibile in assenza di crescita demografica e in presenza di fenomeni di delocalizzazione di molte produzioni manifatturiere? Il fenomeno di acquisto della prima e della seconda casa poteva essere permanente? La crescita basata sul consumo di suolo è stata realmente tale o ha trasfe-
Un Pil a macchia di leopardo Se scomponiamo la fotografia del pil nelle sue macro-componenti settoriali la storia appare più chiara: gli anni di crisi sono stati negativi per tutti, ma la caduta profonda ha riguardato l’industria e soprattutto le costruzioni, in modo marginale i servizi e l’agricoltura. E negli ultimi tre anni le costruzioni sono rimaste in territorio negativo, mentre
La parola stagnazione nasconde la realtà della fase economica che stiamo vivendo, fatta di crisi irreversibili di aziende, interi settori e territori e crescita significativa di altre aziende, settori innovativi e alcuni territori urbani
FIGURA11––CRISI CRISI EE STAGNAZIONE STAGNAZIONE FIGURA PILItalia Italiaaaprezzi prezzi costanti costanti –– totale totale PIL
PIL PILItalia Italiaaaprezzi prezzicostanti costanti––settori settori 105 105
110 110
100 100
105 105
95 95
100 100
90 90
Variazione complessiva Variazione complessiva 2007-12 2007-12 Agricoltura –0,9% Agricoltura Industria Industria Costruzioni Costruzioni Servizi market Servizi Servizi market non market Servizi Totale non market Totale
2015 2015
2014 2014
2013 2013
2012 2012
2011 2011
2010 2010
2009 2009
80 80 75 75 70 70 65 65
2008 2008
2015 2015
2014 2014
2012 2012
Stagnazione Stagnazione
2011 2011
2010 2010
2008 2008
2007 2007
80 80
2009 2009
Crisi Crisi
85 85
2013 2013
90 90
2007 2007
85 85
95 95
2013-15 2013-15 1,4%
–0,9% –13,7% –13,7% –24,2% –24,2% –3,5%
1,4% 0,6% 0,6% –6,7% –6,7% 1,8%
–3,5% –1,2% –1,2% –6,5%
1,8% –1,4% –1,4% 0,7%
–6,5%
0,7% Fonte Istat
Fonte Istat
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Economia
FIGURA FIGURA 22 –– PESO PESO SETTORI SETTORI SU SU VALORE VALORE AGGIUNTO AGGIUNTO 2015 2015
15% 2% 15% 2%
Agricoltura Agricoltura
19% 19%
Industria Industria Costruzioni Costruzioni Servizi Servizi market market Servizi Servizi non market market non
5% 5% 59% 59%
Fonte Istat Fonte Istat
FIGURA FIGURA 33 –– CONTRIBUTO CONTRIBUTO EXPORT EXPORT 110 110 105 105 100 100 95 95 90 90 85 85
2015 2015
2014 2014
2013 2013
2012 2012
2011 2011
2010 2010
2009 2009
2008 2008
2007 2007
80 80
PIL PIL Export FOB Export FOB
Fonte Istat Fonte Istat
I servizi sono il settore principale dell’economia: da quelli “di mercato” dipende quasi il 60% del valore aggiunto italiano
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Questa ipotesi di crisi strutturale si applica anche a molti settori industriali tradizionali, in cui per molti anni la tenuta dei volumi ha nascosto un progressivo spostamento dal prodotto finito alla componentistica e alla sub-fornitura, con
erosione corrispondente dei margini e della capacità innovativa. La difficoltà di distinguere crisi congiunturali da debolezze ed evoluzioni strutturali si associa anche alla convinzione diffusa che industria e costruzioni siano la parte prevalente della nostra economia.
I servizi servono al Paese Siamo certamente un Paese con una grande presenza (e un futuro potenzialmente importante) nell’industria, ma come tutti i paesi sviluppati la parte preponderante dell’economia riguarda i servizi: da quelli cosiddetti “di mercato” (escludendo quindi i servizi pubblici e il terzo settore) dipende quasi il 60% del valore aggiunto italiano (figura 2). Oltre che alle situazioni di crisi occorre quindi guardare ai settori che funzionano, quelli che garantiscono la tenuta del nostro sistema economico e nei quali vanno ricercate le opportunità di crescita. L’opinione più diffusa è che le uniche aziende in grado di crescere siano quelle che esportano, sottintendendo che si tratti di beni: l’analisi dei dati mostra come ciò sia certamente vero, ma riguardi anche i servizi, per i quali peraltro sarebbe più interessante conoscere il grado d’internazionalizzazio-
ne delle aziende che non la dimensione riduttiva dell’export (figura 3). Che l’internazionalizzazione traini la crescita italiana lo notiamo anche dal settore turistico, in forte crescita benché inferiore ai tassi molto elevati riscontrabili in altri paesi (figura 4).
zione con Bureau Van Dijk utilizzando il loro database Orbis (che analizza i bilanci delle società di 227 paesi), abbiamo voluto cogliere la doppia occasione di un focus sui servizi e di rappresentazione di una parte rilevante dell’Italia che cresce.
La crescita in atto nel triennio 2013-2015 è molto evidente: ricavi +4,2%, Ebitda +5%, valore aggiunto +2,3%. Anche il contributo alla crescita dell’occupazione è stato significativo: allora davvero esiste un’Italia
Servizi privati: le aziende up Il primo campione utilizzato analizza le mille aziende di servizi più grandi, con esclusione di banche e assicurazioni: si tratta di società con oltre 150 milioni di fatturato, il cui aggregato è di oltre 1.000 miliardi e il valore aggiunto di circa 250 miliardi (figura 5).
Segnali positivi per l’Italia Le analisi e gli approfondimenti specifici del settore dei servizi di mercato non sono frequenti nella comunicazione economica del nostro Paese, concentrata in modo strabico sull’industria. Con questa ricerca, condotta in collabora-
Oltre che alle situazioni di crisi occorre guardare ai settori che funzionano, quelli che garantiscono la tenuta del nostro sistema economico e nei quali vanno ricercate le opportunità di crescita
FIGURA 4 – TURISMO: LA SPESA DEGLI STRANIERI L’incremento della spesa è maggiore se si considera solo il motivo di vacanza (+5,8%) o solo l’alloggio presso alberghi e villaggi (+5,5%). Spese viaggiatori stranieri
Spesa viaggiatori stranieri - Serie storica
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Anno
115 110 105 100 95
2016
2015
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2012
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2010
2009
2008
90
Entrate valutarie Variazioni% (milioni di euro)
2008
31.090
-0,1
2009
28.856
-7,2
2010
29.257
1,4
2011
30.891
5,6
2012
32.056
3,8
2013
33.064
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2014
34.240
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2015
35.556
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gen-giu. 2016
16.093
3 Fonte: dati dati Banca Banca d’Italia d’Italia Fonte:
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Economia FIGURA 5 – CRESCITA DEL TERZIARIO IN ITALIA Ricavi vendite vendite Ricavi
Ebitda Ebitda
Dipendenti Dipendenti
110 110
110 110
110 110
105 105
105 105
105 105
100 100
100 100
100 100
95 95
95 95
95 95
90 90
2013 2013
2014 2014
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Valore aggiunto aggiunto pro pro capite capite Valore
130 130
105 105
120 120
100 100
110 110
95 95
100 100 2013 2013
2014 2014
2015 2015
90 90
2013 2013
2014 2014
2015 2015
Variazioni Variazioni 2013-2015 2013-2015 Ricavi Ricavi vendite vendite Ebitda Ebitda
+4,2% +4,2% +5,0% +5,0%
Dipendenti Dipendenti Valore Valore aggiunto aggiunto pro pro capite capite
+6,2% +6,2% +2,3% +2,3%
Debito Debito bancario/ bancario/ fatturato fatturato
90 90
2015 2015
2014 2014
Debito bancario/fatturato bancario/fatturato Debito
110 110
90 90
2013 2013
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2015 2015
+ + 27,0% 27,0% Fonte Bureau van Dijk Fonte Bureau van Dijk
FIGURA 6 – ITALIA VS MONDO FIGURA 6 – ITALIA VS MONDO Ricavi Ricavi
110
110 108
110 108
108 106
108 106
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106 104
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104 102
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100 98
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2014 Italia 2014
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2013
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Variazione 2013-2015 Variazione 2013-2015 Ricavi vendite
Ebitda Ebitda
110
Italia
+4,2%
Italia Mondo
+4,2% +9,2%
Mondo
+9,2%
2014 Italia 2014
Italia
2015 Mondo 2015
Mondo
Variazione 2013-2015 Variazione 2013-2015 Ebitda
Ebitda
Italia
+5,0%
Italia Mondo
+5,0% +8,1%
Mondo
+8,1%
Fonte Bureau van Dijk
Fonte Bureau van Dijk
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FIGURA FIGURA77––TERZIARIO TERZIARIOCHE CHECRESCE CRESCEDI DIPIÙ: PIÙ:ILILCAMPIONE CAMPIONEMANAGERITALIA MANAGERITALIA Ricavi Ricavivendite vendite
Ebitda Ebitda
Dipendenti Dipendenti
110 110
130 130
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105 105
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105 105
100 100
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95 95
100 100
9595
90 90
2013 2013
2014 2014
2015 2015
Valore Valoreaggiunto aggiuntopro procapite capite
90 90
9090 2013 2013
2014 2014
Debito Debitobancario/fatturato bancario/fatturato 110 110
110 110 105 105
105 105
100 100
100 100
95 95
95 95
90 90
90 90
2013 2013
2014 2014
2015 2015
che funziona e si sviluppa, tutt’altro che marginale! È anche significativo il dato relativo al debito bancario, segnale della maggiore selettività con cui le banche stanno gestendo gli affidamenti. La crescita dei servizi non è certo una peculiarità italiana, ma le performance delle nostre aziende non sfigurano rispetto alla media delle prime mille aziende di servizi a livello globale, che vede negli stessi settori, per le aziende più grandi, una crescita dei ricavi del 9,2% e dell’Ebitda dell’8,1% nello stesso periodo. Teniamo conto del fatto che queste aziende sono di maggiori di-
2013 2013
2015 2015
Ebitda Ebitda
2014 2014
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mensioni medie e che tra i 227 paesi considerati ce ne sono numerosi in via di forte sviluppo (figura 6).
Servizi privati: le aziende dei dirigenti Manageritalia Il secondo campione è costituito dalle società, tra quelle comprese nel primo, che hanno almeno un manager al quale è applicato un contratto nazionale sottoscritto da Manageritalia. Sono 392 aziende e il dato riflette il fatto che in alcuni settori dei servizi si applicano altri contratti collettivi nazionali o i manager non sono dirigenti. Le performance di queste
2015 2015
Variazioni Variazioni2013-15 2013-15 Ricavi Ricavivendite vendite
2013 2013
2014 2014
+5,0% +5,0% +18,2% +18,2%
Dipendenti Dipendenti
+7,3% +7,3%
Valore Valoreaggiunto aggiunto pro procapite capite
+5,9% +5,9%
Debito Debitobancario/ bancario/ fatturato fatturato
-9,3% -9,3% Fonte Bureau van Dijk Fonte Bureau van Dijk
La crescita in atto nel triennio 2013-2015 è molto evidente e anche la crescita dell’occupazione è stata significativa
aziende sono ancora più positive: +5% di crescita dei ricavi e addirittura +18,2% dell’Ebitda. Analogamente sono maggiori anche la crescita dei dipendenti e del valore aggiunto. L’unico dato in controtendenza è la diminuzione del rapporto tra debito bancario e fatturato, ma alla luce dei dati precedenti va probabilmente
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Economia
FIGURA FIGURA 88 –– PICCOLE IMPRESE DINAMICHE Ricavi Ricavi vendite vendite
Ebitda Ebitda
110 110
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100 100
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letto nel senso positivo di diminuzione dell’indebitamento netto grazie a una forte generazione di cassa (figura 7).
Pmi e manager: prospettive incoraggianti Per verificare quanto incida la dimensione aziendale abbiamo poi analizzato un terzo campione di società di servizi che applicano i contratti di Manageritalia, analogo al secondo ma esteso a tutte le società con fatturato superiore ai 45 milioni (circa 1.000). Le performance di queste piccole e medie aziende segnalano dati analoghi, addirittura un po’ migliori, e identificano
2013 2013
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Debito Debito bancario/fatturato bancario/fatturato
105 105
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Valore aggiunto aggiunto pro pro capite capite Valore 110 110
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Dipendenti Dipendenti
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EBITDA EBITDA Dipendenti Dipendenti
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Variazioni Variazioni2013-15 2013-15 Ricavi Ricavivendite vendite
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+6,0% +6,0% +25,1% +25,1% +6,6% +6,6%
Valore Valoreaggiunto aggiunto pro procapite capite
+8,4% +8,4%
Debito Debitobancario/ bancario/ fatturato fatturato
-10,2% -10,2%
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un settore in ottima salute, molto dinamico (figura 8). Non è certo l’unica condizione sufficiente, ma possiamo dire che le aziende terziarie con veri manager stanno ottenendo ottimi risultati in un Paese spesso dipinto come “stagnante” e che il numero di manager, relativamente basso rispetto ad altri paesi, è un freno alla crescita. Spesso si dice che la causa risiede nel numero elevato di aziende familiari, ma la struttura proprietaria delle aziende italiane non è affatto anomala, come non lo è il fatto che nella maggior parte di esse il capo azienda apparten-
Fonte Bureau van Dijk Fonte Bureau van Dijk
ga alla famiglia che la controlla. L’anomalia italiana sta nel numero totale di manager “di famiglia” in queste aziende: ben due terzi rispetto al 2535% di Francia, Germania e Spagna. Se ritorniamo al grafico del pil possiamo renderci conto di quanto sia fuorviante e autolesionista dipingere l’Italia come un paese in declino inarrestabile: le fasi di trasformazione sono sempre difficili e dolorose, ma è di grande aiuto guardare più spesso a chi ce la fa, a chi ha trovato vie e soluzioni efficaci. Tra questi, e non ai margini, ci sono i nostri manager.
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Manageritalia
PRESENTE E FUTURO L’88esima Assemblea nazionale: un momento di incontro importante. Il punto sulle attività svolte e le basi per i progetti futuri
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L’
88ESIMA Assem-
lavoro, visto nelle sue varie sfac-
blea di Manageritalia si è tenuta il 18 e 19 novembre scorsi nei moderni e raffinati spazi dell’Enterprice Hotel di Milano. Tutto questo a chiusura delle assemblee regionali che si sono svolte tra ottobre e i primi giorni di novembre in tutta Italia. Il filo conduttore degli incontri territoriali, ripreso anche in Assemblea, è stato il rinnovato contratto collettivo nazionale del
cettature già ampiamente illustrate nei numeri scorsi della nostra rivista (vedi i numeri 9-10-11/2016 di Dirigente). Naturalmente il contratto non è stato l’unico argomento preso in esame dalla vasta platea formata da numerosi ospiti e da circa 250 manager delegati provenienti da tutta Italia, in rappresentanza degli oltre 35mila associati. L’Assemblea infatti è un momento importante per fare il punto su tutti i progetti in corso,
risultati delle attività svolte e tracciato le linee guida di quelle che verranno.
Le politiche attive
per tracciare un quadro sui problemi che abbiamo di fronte sul piano economico e sociale e per gettare le basi per la costruzione di un Paese che sappia offrire più opportunità, senza lasciare nessuno indietro. Dopo l’apertura dei lavori da parte del presidente Guido Carella, hanno portato il loro saluto il presidente di Prioritalia Marcella Mallen e il presi-
dente di Cida Giorgio Ambrogioni. La giornata è poi proseguita con le attività assembleari più tradizionali. I presidenti dei Fondi e degli enti correlati che compongono il vasto mondo di Manageritalia (Fasdac, Fondo Mario Negri, Associazione Antonio Pastore, Assidir, Fondir, Cfmt, Manageritalia Servizi, XLabor, Gpa e Cassa De Lellis) hanno illustrato i
Ospite di rilievo della mattinata di sabato, Maurizio del Conte, presidente Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (vedi intervista a pagina 44). Al centro del suo intervento le politiche attive per i manager, alle quali il mondo del lavoro deve puntare sempre più, e l’importanza della sinergia tra quelle pubbliche e quelle proposte dalla contrattazione sindacale. «Anche le grandi imprese hanno capito che le crisi e le ristrutturazioni non possono essere più gestite come in passato. Non ci sarà un supporto al reddito e all’immobilità, ma alla formazio-
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Manageritalia ne e all’accompagnamento alla ricollocazione». Questo uno dei punti fermi del suo intervento. Del Conte ha apprezzato l’azione di Manageritalia su questo fronte, che punta proprio su formazione e affiancamento nella ricollocazione, e ha avviato spazi di collaborazione e integrazione con le misure pubbliche dalle
IL SONDAGGIO CFMT SUI TREND DEL TERZIARIO Durante l’Assemblea Manageritalia, Cfmt (Centro di formazione management del terziario) ha coinvolto più di 150 associati in un sondaggio sui trend che impatteranno maggiormente sui settori del terziario nel prossimo futuro. Dei 5 trend proposti – Digital mindset, Smart working, Machine intelligence, Foresight management, Responsive organization – i due più votati sono stati Responsive organization (si riferisce alla capacità dell’impresa di rispondere ai cambiamenti adattandosi velocemente alle nuove esigenze e sfide del mercato) e Foresight management (intesa come capacità di anticipare cambiamenti e le tendenze future).
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quali i dirigenti sono oggi pressoché esclusi. «Per una figura come il dirigente – ha sottolineato Del Conte – che ha nella mobilità un sistema fisiologico, questo è determinante e deve anche servire ad aiutare il sistema ad aumentare la presenza di manager nelle troppe aziende oggi sprovviste. È quindi un servizio anche per le imprese e vi aiuteremo facendo massima sinergia». Non nascondiamoci di fronte all’evidenza: più tempo si rimane disoccupati, ha ribadito Del Conte, più si depaupera il valore e la possibilità di ricollocarsi e il supporto da parte di sindacati e associazioni di rappresentanza diventa in questo senso vitale per realizzare esperienze di successo. Guido Carella ha trovato assolutamente proficuo condividere con il rappresentante delle istituzioni alcune riflessioni. «Abbiamo la necessità di creare sinergie, eliminare gli sprechi e ottimizzare gli sforzi. Per questo conto di realizzare buoni proget-
ti con Anpal. Dobbiamo contaminarci, non tanto con la politica, ma con gli attivatori delle linee di indirizzo, che dobbiamo scovare per tempo, perché sono coloro che meglio recepiscono e possono attuare le nostre azioni in modo concreto. In quest’ottica sono sempre più logici e di valore il nostro investimento sull’outplacement e su XLabor, l’Agenzia per il lavoro di Manageritalia (inizialmente impegnata nel programma Garanzia Giovani in Campania, XLabor è oggi coinvolta nel coordinamento dei servizi per l’outplacement e in altri progetti in cantiere per lo sviluppo delle politiche attive della nostra Organizzazione).
Piano operativo 2016-2020 I lavori sono poi proseguiti con la presentazione dei progetti a livello nazionale e locale del Pia-
no operativo 2016-2020 (vedi approfondimento a pagina 22). Il programma di lavoro stabilisce gli obiettivi e le attività di Manageritalia per il prossimo quadriennio in base a quanto definito nel congresso 2015. Conta dieci aree, sette delle quali sono state attivate in via prioritaria nel Camp Manageritalia del luglio scorso ad Alimini. Ricordiamo che la realizzazione del Piano operativo è affidata all’impegno di alcune centinaia di associati che aderiscono ai gruppi di lavoro delle tredici as-
sociazioni territoriali. Un patrimonio di persone con esperienze di grande profilo che lavorano in team coordinati da 75 project leader territoriali e da 7 project leader nazionali. Si tratta di uno sforzo organizzativo complesso che Manageritalia ha attivato nel 2012 e dispiega dando un metodo di lavoro e una visione strategica non riscontrabile in nessun’altra associazione di rappresentanza sindacale in Italia. L’Assemblea si è chiusa con interventi mirati e molti spunti emersi durante il question time, lo spazio destinato a rispondere alle domande dei delegati da parte dei rappresentanti di Manageritalia e dei Fondi contrattuali e società collegate. Un modo per dibattere insieme del presente e del futuro della nostra Organizzazione e del ruolo del manager nell’economia e nella società.
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Manageritalia
I 7 PROGETTI DEL PIANO OPERATIVO
N
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EL CORSO dell’88esima Assemblea fe-
2016-2020. Dopo l’avvio ufficiale, la scorsa estate, al Manageritalia
quanto definito nel Congresso 2015 e frutto delle idee condivise
derale il vicepresidente di Manageritalia Mario Mantovani ha illustrato i progetti del Piano operativo nazionale per il quadriennio
Camp di Alimini, siamo ora entrati nel vivo di questo programma di lavoro che stabilisce obiettivi e priorità di Manageritalia per i prossimi anni, in base a
di migliaia di associati sull’indirizzo strategico della Federazione. Dopo l’individuazione di 10 aree, ad oggi sono stati attivati 7 progetti. Ciascuno è coordinato da 7 project leader nazionali, cui fanno riferimento 75 project leader territoriali nominati dalle associazioni territoriali. I 7 gruppi di lavoro si sono concentrati fino ad oggi sugli scopi, gli obiettivi prioritari e i primi passi della pianificazione operativa. I progetti, visto che siamo manager, prevedono una pianificazione che contempla anche l’identificazione e misurazione di kpi per valutarne il successo. Siamo all’inizio di questo piano ambizioso. In qualsiasi momento gli associati possono dare il proprio contributo in una delle aree operative direttamente all’interno delle associazioni territoriali, che sono partite sviluppando tutti o solo alcuni dei progetti. Sui prossimi numeri di Dirigente entreremo nel dettaglio di ogni singolo progetto, per ora ecco una panoramica con, in sintesi, le finalità.
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vi manager o u n i r e p o tt a tr n 1. Un co l fare impresa e d ri to a v o n in r e g a 2. Man o e globale 3. Manager italian lazioni 4. Un network di re e competenze o 5. Community turism itorio 6. Valorizzare il terr rogetto 7. #Prioritalia: dal p al cambiamento
PROGETTO 1 – Un contratto per i nuovi manage r OBIETTIVI
Project leader: Daniele Testolin
▶ Sviluppo e promozione di un mode di contratto per i manager. ▶ Analisi della categoria managerialelloe studi o delle sue evoluzioni (i nuovi manager). ▶ Affermare e comunicare il ruolo di Managerit alia nell’ambito della contrattazione per la categoria. ▶ Favorire la penetrazione del ccnl di Manageritalia presso imprese di ogni dimension AZIONI PRIORITARIE
e.
▶ Ascolto ed elaborazione dei dati sulla oria manageriale. ▶ Organizzare un evento pilota nazionalecateg in una “grande piazza” italiana. ▶ Individuare gli stakeholder. ▶ Individuare manager nuovi e non, senza il nostro ccnl. NOTIZIE DAL TERRITORIO: EVENTI E INIZIATIVE LEGATE ALL’AMBITO
PROGETTUALE Visto il recente rinnovo del ccnl, sono in corso e in programmazione sull’intero territorio nazionale incontri per illustrare le novità contrattua li a consulenti del lavoro, giuslavoristi, hr manager e aziende in sinergia con le contropart i e gli stakeholder istituzionali.
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PROGETTO 2 – Manager innovatori del fare impr esa Project leader: Roberto Saliola
OBIETTIVI
Far emergere e valorizza re la capacità dei manage r di avviare nuove impre innovazione in quelle già se e portare esistenti.
AZIONI PRIORITAR
IE ▶ Mappare e stringere relazioni/collaboraz
ioni con partner che svilup impresa e nuove forme pino l’innovazione di imprenditoriali (hub di sta rtup, incubatori, venture investor), facilitando l’in capital, angel contro domanda-offerta di manager. Implementare il supporto manageriale alle startup mappando e valorizzand competenze distintive de o le lla categoria. Facilitare l’accesso al cre dito quale supporto alla creazione di imprese in saranno protagonisti. cui i manager
▶ ▶
NOTIZIE DAL TERRITORIO : EVENTI
E INIZIATIVE LEGATE AL A livello territoriale sono L’AMBITO PROGETTUAL attualmente in corso att E ività seminariali e opera convenzioni, partnership tive (laboratori, ) legate alla valorizzazio ne e all’impiego dei mana della creazione, dello svi ger nell’ambito luppo e dell’innovazion e di imprese e di nuove for (ad esempio reti di impre me di impresa sa, mentorship ad agenzie di sviluppo).
lazioni e competenze re di k or tw ne Un – 4 PROGETTO Neri Project leader: Ambra
ri possano mettere a manager in cui i memb di ity un mm co a un a erativ da cui attingere Delineare e rendere op come risorsa disponibile ze en eri esp ed e nz e compete fattor comune le propri le. na sio per la crescita profes
OBIETTIVI
e di operatività r la parte di contenuto pe ity un mm co lla de tici. e identità ndone gli elementi cri Delineare le strategie cui puntare e analizza a i tiv tin dis nti me ele individuando gli BITO PROGETTUALE ATIVE LEGATE ALL’AM IZI IN E TI EN EV : RIO lavoro costituito dai NOTIZIE DAL TERRITO sessioni del gruppo di te mi tra to pa lup svi te lmen lle associazioni Il progetto verrà inizia manager disponibili ne di m tea i da e ) ali ori le e territ project leader (naziona e. territoriali coinvolt
AZIONI PRIORITARIE
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PROGETTO 3 – Manager italian o e globale Project leader: Paolo Scarpa
OBIETTIVI
Attraverso il supporto ai manage r italiani che si trasferiscono all’e stero e ai manager stranieri che lavorano in Italia e che non conoscono il modello con trattuale di Manageritalia, il progetto si pon e la finalità di progettare modell i contrattuali e servizi in ambito professionale e familiare per i “manager interna zionali”.
AZIONI PRIORITARIE
▶ Ampliare la conoscenza del welfare e dei servizi di Ma nageritalia per i manager “in movimento” (dall’Italia vers o l’estero e viceversa). ▶ Realizzare “strumenti” utili alla tutela per i manager in/out dall’Italia.
NOTIZIE DAL TERRITORIO: EVENTI E INIZIATIVE LEGATE ALL’AMBIT O PROGETTUALE L’ambito progettuale rappresen ta una nov
ità per Manageritalia: a breve verr à pertanto realizzata una survey studiata in sinergia con manager e aziende al fine di individuare le esigenze prioritarie in questo amb ito molto vasto, mentre è già pre vista per la prossima estate la partecipazione a un eve nto focalizzato sul rientro in Ital ia dei “cervelli in fuga”, argomento che presenta punti di contatto e possibili sinergie risp etto alla costruzione di un networking di manager e profess ionisti internazionali interessati al mercato italiano.
PROGETTO 5 – Community turismo Project leader: Giuseppe Monti
OBIETTIVI
nisti nell’ambito ata e promossa da manager professio anim ity mun com una ire gest e re Crea valorizzazione ri ed esperti del settore interessati alla turistico capace di coinvolgere operato turistica del territorio italiano.
AZIONI PRIORITARIE
ti di confronto sulle
ity embrionale, proponendo argomen ▶ Creare una prima communttivi ity”. operativi dello “strumento commun potenzialità e i possibili obie solidando ero dei membri della community con ▶ Allargare progressivamentediil num to sui modelli funzionamento, puntando al confron contestualmente i meccanismi istituzionale e imprenditoriale. strategici di integrazione tra mondo
GETTUALE INIZIATIVE LEGATE ALL’AMBITO PRO NOTIZIE DAL TERRITORIO: EVENTI E in corso già territorio nazionale, sono
parte del nostro Vista la vocazione turistica di buona eholder di progettazione) con istituzioni e stak attività di confronto (e in taluni casi e l’impiego delle ne azio rizz ppo turistico tramite la valo nell’ambito delle politiche dello svilu competenti figure manageriali.
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Manageritalia PROGETTO 6 – Valorizzare il territorio Project leader: Marco Ballarè
OBIETTIVI
▶ Aumentare il raggio d’azione e l’incidenza associazioni territoriali di Manageritalia. ▶ Favorire le eccellenze e le competenze localidelle rafforzando i legami diretti con gli associati. AZIONI PRIORITARIE
▶ Mappare e analizzare le “vocazioni” di ciascun territorio. ▶ Condividere le best practice messe in atto da ciascu na associazione territoriale nelle attività di relazione con il territorio e nell’erogazione dei agli iscritti. ▶ Valorizzare il legame e le relazioni con gli stakeholder servizi (istituzioni e politica). NOTIZIE DAL TERRITORIO: EVENTI E INIZIATIVE LEGATE ALL’A MBITO PROGETTUALE
L’opera di Manageritalia sul territorio nazionale, grazie alla proattività delle proprie associazioni, è ricca e variegata; oltre alle periodiche attivit à di incontro con gli iscritti e con i neo dirigenti, la mappatura ci parla di oltre 30 iniziative “speciali” che stanno abbracciando tutta l’Italia. Gli sforzi sono orientati alla valorizzazione delle figure manageriali (training, tutoring, mentoring, coaching), allo sviluppo dei manager di domani (con i giovani come target), all’implementazione dei servizi, alle relazioni con stakeholder istituzionali, finanziari e della cultura.
to to al cambiamen et g ro p al d : lia riorita PROGETTO 7 – #P ge Della Torre vi Project leader: Ed
, affinché olo di Prioritalia ru l de ne io oz eritalia nella prom ciale del Paese. ributo di Manag vazione civile e so Rafforzare il cont no in di so es oc ista in un pr diventi protagon in grado di itorio nazionale E rr RI te TA ro RI te IO in ll’ PR su I AZION lia diffusa ia. uadra Managerita tuale di Priorital Costruire una sq lturale e proget cu li, ria lo va ni dimensio dare risalto alle ni di visibilità. finito. fforzare le occasio progetti ben de ra di e ng re ni ve an uo pl om un Pr erno di ggetti terzi all’int TUALE Interagire con so ’AMBITO PROGET LL A E AT G LE E V e, TI E INIZIATI ore degli italiani RRITORIO: EVEN da sempre nel cu sia to le es cia qu so e in NOTIZIE DAL TE o ile cors o civ le iniziative già in di come l’impegn no ne so io az te tr ga os rie m va di A merose e , dei manager, nu nella fattispecie italiano. rr so il dialogo e la tutto il te itorio su e al tu et migliore attraver og ia pr al ’It un di ambito e on ruzi terzo settore olgono alla cost cali, con enti del lo e ich lit po i Le iniziative si riv on iate, con realtà – ituzi tegorie svantagg sinergia con le ist ca in di ità la al te tu tu et la og e pr fesa di un nuovo pegnate per la di lla collettività e im de e te ss en re m te na in ia ll’ id de quot nell’ambito e – che operano omiche. anche innovativ ire le risorse econ st ge e re da ar modo di gu
OBIETTIVI
▶ ▶ ▶
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Tecnologia
AL POSTO TUO! L’intelligenza artificiale ci farà perdere il lavoro? Scopriamo qualcosa di più su Amelia, la prossima collega che vi sostituirà Marco Lucarelli
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VETE RIAPPESO il telefono, soddisfatti. Il problema è stato risolto in pochi minuti. L’operatrice del call center
A
za artificiale, capace di apprendere, interagire e risolvere problemi come se fosse un umano. Impiegata in vari settori come servizi finanziari, energia, telecomunica-
vi ha risposto in modo cortese ed efficiente, vi ha trattato come se vi conoscesse da sempre, con quel tocco umano tipico di Amelia. Amelia, però, non è una persona, è un software. Un software dotato di interfaccia grafica con le sembianze di una ragazza dai tratti nordici. Un’assistente virtuale programmata per imparare a imparare.
zioni e media, già oggi gestisce una serie di attività operative senza bisogno di umani a supporto.
Amelia: un’idea nata da IPSoft Dimenticatevi il solito avatar dalla voce metallica, dai movimenti a scatti e dall’eloquio sincopato. Amelia potrebbe essere la prossima collega che vi sostituirà, anche se siete avvocati, giornalisti o addirittura medici. Per capire meglio di cosa si tratta andiamo sul sito della società che l’ha sviluppata, la IPSoft, azienda del settore information technology fondata nel 1998 a New York. Inutile dire che, tra il portafoglio prodotti della società, Amelia ha un posto di assoluto rilievo, tanto da meritare una brochure scaricabile dedicata a lei. Amelia è presentata come l’ultima frontiera dell’intelligen-
Amelia sa ragionare Questo perché Amelia è in grado di capire il linguaggio naturale, ragionare in modo logico, cogliere le implicazioni e imparare attraverso l’esperienza. Amelia, inoltre, è in grado di leggere e apprendere la stessa quantità di informazioni dei suoi colleghi umani, ma in una manciata di secondi, senza dover partecipare a costose giornate di formazione. Amelia impara mediante training-on-the-job, osservando le interazioni tra i suoi colleghi umani mentre sono al lavoro. Potenzialmente, come dichiara la IPSoft, Amelia può diventare un’esperta in qualunque ambito di lavoro.
Fantasie d i
qualche futurologo visionario? Ennesima invenzione del marketing digitale? Spiace, questa volta no. Tutto potrebbe essere dannatamente vicino e pericoloso per i vostri posti di lavoro. Lo dimostrano alcuni test condotti con l’utiliz-
Cosa c’era prima di Amelia? Amelia è solo l’ultima evoluzione dell’intelligenza artificiale applicata al mondo del business. Prima c’è stato Watson, il super-cervellone di Ibm che nel 2011 aveva battuto i campioni di Jeopardy, gioco a quiz molto popolare negli Stati Uniti. Nel 2012 è arrivato anche Google, che ha messo in fila 16mi-
zo del software Amelia in situazioni come l’assistenza clienti oppure il supporto a tecnici impiegati sul territorio, in mobilità e quindi senza la possibilità di portarsi dietro voluminosi manuali da consultare in caso di bisogno. Durante questi test, Amelia è stata in grado di comprendere e rispondere al 42% delle richieste di supporto più comuni ricevute nel corso di un mese. Il mese successivo questa percentuale era salita al 62%. Risultati questi che hanno permesso ad Amelia di essere “assunta” da diverse multinazionali che la utilizzano in settori come il procurement, le operazioni di trading finanziario oltre al citato supporto agli ingegneri sul campo.
la processori per simulare il funzionamento del cervello umano, capace di riconoscere l’immagine di alcuni gatti tra diversi video pubblicati su Youtube. L’avanzata dell’intelligenza artificiale applicata al mondo consumer ha continuato la sua marcia attraverso Microsoft Kinect, tecnologia utilizzata dalla consolle di gioco Xbox e capace di riconoscere e interagire con i movimenti dei giocatori. Gli stessi algoritmi emersi durante gli studi sull’intelligenza artificiale sono poi stati utilizzati per Siri, l’assistente virtuale installato sugli IPhone. Ora è il momento di Amelia e del lavoro che potrebbe non esserci più. Intendiamoci, l’utilizzo della tecnologia in ambito produttivo è una cosa positiva, migliora la produttività dell’azienda, libera forza lavoro dalle mansioni più noiose, ripetitive, nocive. In questo modo le persone potranno essere impiegate per lavori a “valore aggiunto”, dove imprenditorialità e creatività fanno la differenza. Che cosa succederà invece a tutta quella forza lavoro che vedrà il
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Tecnologia proprio impiego scomparire, sostituito da macchine? 250 milioni di posti in meno nel 2025 Un report della società di consulenza McKinsey prevede la scomparsa di 250 milioni di posti di lavoro entro il 2025. Un anatema che si basa, però, su una tendenza già in essere. La Federal reserve bank di Dallas ha pubblicato un report dal titolo “Middle-skill jobs lost in U.S. labor market polarization” che analizza il mercato del lavoro negli Stati Uniti e le fasce
capacità di problem solving, la managerialità, l’essere creativi. Le uniche professioni a saldo positivo in termini occupazionali sono quelle dell’area professionale, tecnica e manageriale. Le professioni minacciate Quali professioni, invece, considerate di fascia media, hanno subito il colpo peggiore? Amministrativi e venditori, broker, impiegati, cassieri, operatori di telemarketing, assicuratori e agenti di viaggio sono solo alcuni esempi. Il cosiddetto off-shoring, ossia la
EMPLOYMENT CLASSIFICATION GRID Routine
Nonroutine
Manual (blue collar)
Production crafts operative repair
Food service personal care protective service
Cognitive (white collar)
Clerical administrative, sales
Professional technical, managerial
maggiormente colpite dalla disoccupazione. I dati evidenziano come le professionalità caratterizzate da una specializzazione “media” siano quelle più colpite dalla disoccupazione, schiacciati da una polarizzazione del mercato del lavoro che favorisce i poli opposti, a bassa o elevata qualificazione. Concentriamoci su questi ultimi, la crescita occupazionale ha promosso quei lavoratori dalle skill elevate, impegnati in compiti non routinari dove è riconosciuta la
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tendenza a esternalizzare al di fuori dei confini nazionali lo svolgimento di questi lavori, non giustifica da solo questa riduzione degli occupati. Causa da cercare invece nella sempre maggiore automazione dei compiti, almeno quelli più routinari. Una maggiore capacità computazionale a un costo sempre ridotto ha permesso ai computer di sostituirsi agli umani, addetti a compiti ripetitivi. Processo che non tenderà a rallentare in futuro. Anzi, con il crescere ulteriore della capacità dei com-
puter, lavori considerati oggi come non sostituibili verranno presto considerati come routinari e quindi rimpiazzati dalle macchine. Macchine che saranno in grado di sostituire autisti, di tenere lezioni online o di eseguire delicate operazioni chirurgiche con il supporto di robot. Intelligenza artificiale e machine learning L’attenzione verso gli sviluppi della robotica e dell’intelligenza artificiale è alta. Lo testimonia anche il recente seminario tenuto al Politecnico di Milano dal professor Vittorio Murino, direttore del dipartimento Pavis presso l’Istituto italiano di tecnologia di Genova. L’intervento di Murino si è concentrato sulla “visione computazionale”, disciplina di ricerca che analizza il senso della visione, come è percepita e interpretata dal cervello umano. Questo al fine di permettere alle macchine di emularne il funzionamento attraverso meccanismi computazionali capa-
ci di interpretare i dati in ingresso, acquisirli ed elaborarli simulando il pensiero umano. Una tematica, questa, nata negli anni ’60, tralasciata per limiti tecnici e poi riscoperta negli ultimi dieci anni con la
ripresa degli studi sulle reti neurali. Uno dei settori più avanzati della ricerca è proprio quello riguardante la face detection, ossia il riconoscimento di individui, dei loro movimenti spaziali e delle possibili intenzioni. Il fine è chiaro, aumentare la capacità di sorveglianza e di prevenire fenomeni di criminalità, sia in ambito pubblico
una modellazione al computer. Comportamento, tono della voce, apparenza fisica, abbigliamento, attrattività o tratti somatici rilevati in una normale situazione sociale presto saranno interpretabili da un computer. In conclusione, i computer possono emulare o battere le prestazioni umane? Non ancora, anche se gli
che aziendale. Investigare il comportamento umano, questa la nuova frontiera del social signal processing, ossia lo studio dei segnali sociali che ambisce a costruire modelli per il riconoscimento automatico delle varie interazioni sociali attraverso
studi sulle reti neurali si pongono quest’obiettivo. Studi che ci ricordano come sia solo una questione di tempo, dovremo tutti evolverci verso nuove professionalità per rimanere sul mercato e non essere sostituiti da Amelia o da un robot qualunque.
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Innovazione
MANAGER E STARTUP In questi giorni Manageritalia sta fornendo a Invitalia nominativi di manager con ruolo di mentor. Aiuteranno le startup innovative a sviluppare la propria idea imprenditoriale con i finanziamenti del fondo Smart & Start. Un nuovo modello per la ripresa economica? Roberto Saliola
S
I PARTE. Da gennaio la collaborazione tra Manageritalia, Invitalia e Federmanager, avviata con la firma di un protocollo il 27 giugno scorso, giungerà a una prima tappa significativa: l’avvio del servizio di mentorship per le startup innovative nell’ambito della gestione del fondo Smart & Start. Manager esperti affiancheranno giovani startupper che, una volta affermata la propria idea impren-
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ditoriale, desiderano acquisire le giuste capacità per la gestione del business. La collaborazione tra Invitalia (l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa) e le due organizzazioni manageriali aveva proprio l’obiettivo di favorire la nascita e il consolidamento delle imprese innovative attraverso la diffu-
ziamenti al settore ad alto contenuto tecnologico e al venture capital, per l’impatto economico e per i risvolti occupazionali connessi. Imprese e manager, il giusto mix per decollare I manager credono nelle ini-
sione delle competenze manageriali, forti anche dell’atteggiamento favorevole da parte delle istituzioni: quella europea, che eroga massicci finanziamenti a favore dell’innovazione nella compagine imprenditoriale, e quella del ministero dello Sviluppo economico, che negli ultimi anni ha attribuito molta attenzione e discreti finan-
ziative di impresa innovativa proposte dalle giovani generazioni e ritengono che l’innesto della capacità manageriale possa creare un giusto mix per la ripresa economica e una sorta di nuovo “rinascimento” del nostro sistema produttivo. Non si tratta tanto di generare nuove opportunità di lavoro qualificato per manager che sono stati estromessi dal mondo del lavoro, ma di condividere – senior e junior – nuovi modelli organizzativi per il rilancio dell’imprenditoria. Spesso le startup dei giovani stentano a decollare perché non hanno le competenze che servono per affermarsi (prima) e restare sul mercato (poi). Per quanto l’idea imprenditoriale possa essere innovativa, spesso difettano infatti di strategie e vision, o mancano di una guida operativa adeguata. La commistione e l’intreccio virtuoso tra l’idea di business di una micro impresa individuale e l’esperienza e competenza manageriale potrebbero rappresentare
l’arma vincente per questo primo periodo di ripresa. Per queste startup venire a contatto con una platea di manager qualificati, esperti e certificati, rappresenta un elemento determinante per l’affermazione e la crescita. Ma anche per i manager tale commistione può rappresentare un nuovo modo di mettere in gioco la propria professionalità. Un po’ di storia D’altra parte Manageritalia non è nuova a questo genere di iniziative. Si ricorderà il progetto Smi (Servizio manager nelle imprese, poi rinominato Servizio temporary manager) del 2012, che prevedeva la realizzazione di checkup manageriali alle micro aziende che avevano partecipato ad alcuni bandi (pubblicati dalle Camere di commercio della Regione Calabria e da Unioncamere Calabria) in cui si erogavano finanziamenti destinati all’“iniezione di cultura manageriale” in diversi ambiti, come per esempio l’internazionalizzazione, la riorganizzazione aziendale, le startup ecc. Le imprese furono poi affiancate da un temporary manager (scelto all’interno di una banca dati costituita ad hoc da Manageritalia con Federmanager) incaricato di implementare i programmi di lavoro concordati durante i checkup. Una volta terminato il periodo di affiancamento finanziato dai bandi, in alcuni casi le imprese hanno
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Innovazione continuato ad avvalersi della consulenza dei manager. Un’esperienza, quella in Calabria, che, oltre ad essere risultata molto utile per dare sostanza all’iniziativa gestita da Invitalia su scala nazionale, ha fatto da apripista ad altre iniziative successive in cui i manager si mettevano in gioco per aiutare micro imprese a crescere, a internazionalizzarsi o a mettersi in rete. Invitalia, grazie al programma Smart & Start, ha già agevolato la creazione di 702 startup innovative, creando circa 3.250 posti di lavoro. Invitalia e la dotazione finanziaria Il fondo Smart & Start si rivolge sia a startup innovative già iscritte nella sezione speciale del Registro delle imprese, sia alle persone fisiche che intendono costituire startup innovative in Italia. La dotazione finanziaria è di 200 milioni di euro e vengono sovvenzionati progetti che prevedono un ammontare di spesa di importo compreso tra 100mila e 1,5 milioni di euro per beni di investimento o per la gestione. Le agevolazioni concesse da Invitalia si concretizzano in agevolazioni finanziarie (mutuo senza interessi fino al 70% delle spese ammissibili che può arrivare anche all’80% se la startup ha al suo interno giovani e/o donne o un dottore di ricerca che rientra dall’estero; ad essa si aggiunge una quota a fondo perduto per le
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aziende con sede nelle regioni del Sud) e in agevolazioni reali consistenti in un servizio molto specialistico di tutoring tecnico-gestionale one to one. Servizio di mentoring Dopo la firma del protocollo d’intesa di giugno scorso con Manageritalia e Federmanager, l’Agenzia ha deciso di mettere a disposizione di 70 startup anche un servizio di mentoring manageriale, che avrà caratteristiche diverse a seconda che le imprese abbiano sede nelle regioni del Centro Nord o in quelle del Sud. Delle 70 imprese, 48 si trovano al Centro Nord e 22 al Sud. Dove è richiesto maggiore supporto? Le aree in cui le startup hanno richiesto assistenza manageriale sono per lo più attinenti alla finanza e al marketing. Riguardo al primo settore, le esigenze più impellenti sono la pianificazione finanziaria e la ricerca di investitori in capitale di rischio. A livello di marketing, le necessità
maggiormente segnalate dalle startup riguardano la definizione e la comunicazione del business model e il webmarketing. Ma altre necessità di supporto riguardano la ricerca di partnership per l’innovazione o, nell’area “organizzazione e risorse umane”, la ricerca di project management. Una prima squadra sperimentale Manageritalia ha selezionato i nominativi dei primi 15-20 manager (inoccupati, professional o pensionati) che saranno messi a disposizione di Invitalia, insieme ad altrettanti professionisti proposti da Federmanager. Essi saranno chiamati dall’Agenzia per avviare una collaborazione a supporto di una o più imprese, con un sistema di rotazione che consentirà a tutti i manager segnalati di avere uno o più incarichi. Si tratta di una prima squadra che sarà avviata a livello sperimentale, e che nel medio e lungo periodo dopo i primi risultati, crescerà sicuramente e costituirà un nuovo modello di business vincente.
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Intervista
ROBERTO MASIERO
VERSO LA SOCIETÀ CIRCOLARE
Roberto Masiero è professore ordinario di Storia dell’architettura presso lo Iuav di Venezia.
Massimiliano Cannata
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«Quello che stiamo sperimentando non è solo il passaggio da un’economia lineare a un’economia circolare, ma la riconfigurazione dell’intera società verso una logica circolare non solo di ciò che è materiale. Pensiamo ai rifiuti, all’energia, all’uso delle materie prime, solo per fare qualche esempio, ma anche a ciò che è immateriale – saperi, valori, sistemi di rappresentanza, delega e decisione – in una parola alla politica. Il mondo è attraversato da uno sciame virtuale, sempre più popolato da simboli, piccole icone della “neoscrittura” e da mirabolanti app. Tutto fa pensare che strumenti quali i big data saranno protagonisti dei prossimi anni, mentre innovazioni dirompenti come l’internet delle cose o i wearable device, lasciano già prevedere che l’espansione dell’universo digitale continuerà a ritmi incessanti. Per reggere le sfide che si profilano occorrerà consapevolezza, competenza, sensibilità etica, rispetto della diversità plurale, componenti che richiedono investimenti miranti in cultura e formazione». Così Roberto Masiero, professore ordinario di Storia dell’architettura presso lo Iuav di Venezia, tratteggia nel suo ultimo saggio, scritto insieme al sociologo Aldo Bonomi e all’economista Federico della Puppa (La società circolare, ed. Derive/Approdi), i lineamenti di un fondamentale “salto” di paradigma, dall’analogico al digitale, che proietta cittadini e imprese verso una dimensione nuova.
Professore, “società circolare” può essere la definizione giusta per interpretare la contemporaneità? «Non è facile leggere l’attualità, ma non possiamo certo arrestare i processi evolutivi in atto. Stiamo passando velocemente dalla società del prodotto alla società del servizio, dalla società del possesso alla società dell’uso, dalla proprietà alla condivisione, all’open source e allo sharing; dalla moneta come valore di scambio all’informazione come valore d’uso; dal mondo dominato dalle banche al mondo che prova il gioco del growdfounding o crowdlending; dalla green economy alla disruption innovation; dall’internet of things all’internet of everything. Un mondo in cui le cose “parlano” con noi e tra di loro e, scenario per nulla impossibile, con la possibilità e la paura che decidano di non parlare più con noi».
È in atto un mutamento profondo. Quanto inciderà su cultura, stili di vita e concezione stessa del lavoro? «Quando cambia un modo di produzione i processi che si attivano sono inevitabilmente di grande portata, diventano violentissimi tanto più qualcosa si oppone. Nel cambiamento c’è qualcosa di inesorabile. Ma cosa resiste? Tutto ciò che nel sistema dominante precedente era in qualche modo funzionale e nel nuovo non lo è più. Faccio un esempio: nel modo di produzione lineare-industriale la burocrazia, cioè il controllo di tutti i processi, non solo della produzione materiale ma anche della stessa società nel suo insieme, come ci ha insegnato Max Weber, era strutturale al processo stesso. Nel digitale quel controllo, in forma ben più efficiente, può essere risolto totalmente dalla tecnologia. E come si
può ben immaginare la tecnologia non si fa difendere dai sindacati». Sta toccando un punto delicato oggi al centro del dibattito: la funzione dei corpi intermedi nella società post-industriale. Qual è la sua idea in merito? «I sindacati appaiono “ciò che resiste” e faticano a trovare una nuova funzione (più che necessaria) rispetto al superamento del conflitto capitale lavoro e verso una ben più drammatica conflittualità tutta nei modi della biopolitica. I settori di resistenza in realtà sono molteplici e sono globali. In Italia il “resistente” si è per così dire incancrenito. Le cause? Indubbiamente una politica miope, anche se credo dovremmo uscire dalla genericità di questa affermazione per avviare un processo di analisi più puntuale di cui il Paese ha estremo bisogno.
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Intervista
Nel cambiamento c’è qualcosa di inesorabile. Ma cosa resiste? Tutto ciò che nel sistema dominante precedente era funzionale e nel nuovo non lo è più
Guarda la mappa concettuale sulla Società circolare elaborata da Roberto Masiero www.fondazionefrancescofabbri.it/it/edizioni-fff/politiche
Nel precedente saggio si era occupato, insieme ad Aldo Bonomi, del delicato rapporto tra smart city e smart land. “La società circolare” può essere considerata come il momento successivo di quel percorso di ricerca? «Sicuramente sì. Il lavoro precedente si preoccupa di dare la giusta valenza al termine smart city,
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non è questione di tecnologie, ma di policy, modalità della governance e sostanzialmente di interazione sociale. Ogni smart city che ho analizzato è diversa da tutte le altre perché il suo bottom up, ciò che viene “accompagnato” (ed è poi questo il vero tema politico), nella trasformazione è determinato dal basso. Ma come è noto ciò
strategico. Nel digitale globalizzato e globalizzante il territorio è diventato una variabile fondamentale dei processi di aggregazione e di decisione collettiva».
che viene dal basso non è mai un universale, ma inevitabilmente un singolare. Intendo sottolineare con questa precisazione che il digitale non si basa più sul primato dell’universale sul singolare».
«Molti criticano la globalizzazione e il digitale perché risulterebbe quale fattore omologante, quindi distruttivo delle identità locali, delle tradizioni e della storia. In realtà non stanno così le cose. Il digitale si alimenta delle differenze e delle possibilità di narrazione, come dimostra l’interesse per lo storytelling. Semplicemente non è più pensabile che la storia rappresenti le verità o addirittura la verità nella sua dimensione universale. Nello stesso tempo diversi studiosi ritengono che il digitale distrugga il modo di produzione industriale creando devastazioni di sistema, ma non è così, semplicemente lo governa non solo nelle sue tecnologie, ma anche e soprattutto nei processi di valorizzazione delle merci. L’Italia da questo punto di vista ha un potenziale enorme, in larga parte non ancora sfruttato. Bisognerebbe agire di più in ottica glocale, soprattutto la politica dovrebbe comprendere che quando tutto si trasforma, muta anche la forma Stato. Questo è il nodo cruciale. Per accompagnare la trasformazione, lo Stato
Come si coniugano le esigenze del territorio in una realtà i cui confini fisici e geografici appaiono sempre più sfumati? «La logica che sostiene l’impianto della ricerca va estesa anche alla dimensione del territorio, anche per sfuggire alla dialettica prettamente industriale che vede contrapposte città e campagna, considerato che nell’universo digitale questa distinzione, sia in termini produttivi (la campagna come produzione e la città come consumo) che culturali (la campagna regno del contadino e la città del dandy), non ha oggi più alcun senso. Non dimentichiamoci che il digitale è onnivoro e atopico e per propria natura diffusivo, virale e quindi globale. Nel modo di produzione industriale il territorio era una variabile interna al sistema produttivo, per cui localizzare era un fatto
Qual è il destino del nostro sistema industriale e del made in Italy nel contesto della “società circolare”?
deve praticare più sussidiarietà, più “accompagnamento” dei processi, più inclusione, più determinazione nei tempi… in sostanza, quello che si chiede è meno sovranità e più efficacia e concretezza delle politiche pubbliche». Dal punto di vista degli assetti organizzativi, come deve cambiare il soggetto impresa nel suo rapporto con lo Stato e i territori? «Il modo di produzione digitale ha oggi un assetto tecnologico sostanzialmente più che maturo, ciò significa che nel breve periodo non ha bisogno di grandi investimenti nelle componenti hard. Ha bisogno invece di “idee” e queste funzionano tanto più sono social, cioè virali e diffusive. È un modo “veloce” di fare impresa e ovviamente rischioso, anche se i capitali necessari molte volte non sono di grandi dimensioni. Il problema è lo Stato che dovrebbe promuovere queste dinamiche, ad esempio rivedendo radicalmente il modo in cui avvengono i trasferimenti dei saperi e quindi la funzione delle università, dei centri di ricerca e dell’intero sistema formativo». Abbiamo una classe dirigente adeguata per affrontare le profonde trasformazioni che attraversano imprese e società? «Il modo di produzione industriale ha usato il welfare come volano sia sociale che economico, pensia-
mo al cittadino che diventa consumatore: Baudrillard avrebbe scritto “macchina desiderante”. In questo modo ha di fatto “restituito” qualcosa al contraente debole nel conflitto capitale lavoro, qualcosa che comunque possiamo definire come dignità sociale, come la sicurezza, la sanità, la formazione. Si badi però che il conflitto nel modo di produzione digitale si sta spostando progressivamente verso la buona o cattiva vita, cioè verso la biopolitica. Prima del problema della pochezza della classe dirigente, ovviamente cruciale, bisogna interrogarsi sul ruolo della politica nel conflitto che vede in gioco nei suoi aspetti collettivi, come in quelli privati, il senso stesso del vivere. È solo sforzandosi di capire questo aspetto che è possibile prefigurare i compiti reali del “politico”». In tema di politiche industriali, quali azioni vanno intraprese per non perdere il “treno” dello sviluppo? «È evidente che non credo che ciò che sta accadendo sia una fase evolutiva di un sistema dato, ma credo che vada valutato così come si valutano i fenomeni catastrofici (senza usare il termine in senso negativo). Da questo punto di vista mi definisco un “vecchio hegeliano che crede che cambiando la quantità cambi la qualità”. Il problema è ancora una volta la politica e, inevitabilmente, la for-
ma Stato. È chiaro che le politiche iper-liberiste e sostanzialmente anti-stataliste hanno dato risultati catastrofici, questa volta il termine lo uso in senso negativo. Nel contempo credo che non sia più proponibile il modello dello Stato imprenditore sia nelle modalità di un capitalismo sociale o nelle forme del socialismo reale». Ogni strada sembra preclusa per riavviare la macchina della ripresa. Cosa resta da fare? «Molti sostenitori vorrebbero reintrodurre politiche keynesiane. Forse può essere una strada solo a patto che la forma Stato registrasse la sua stessa crisi, che non è solo nazionale, ma è tutta interna ai processi della globalizzazione e alle trasformazioni indotte dal dominio del modo di produzione digitale. Parallelamente a questo aspetto andrebbe ricordato che mentre il modo di produzione industriale si è legittimato attraverso parole come progresso, innovazione, sviluppo, declinate tutte attorno alla questione della tecnica, il digitale può tendere ad avere legittimità su parole come inclusione, sostenibilità, intelligenza (forse sarebbe meglio scrivere astuzia), che sono poi le connotazioni della società circolare. Ma tutto ciò va governato, non c’è altra scelta, dato che, come ha scritto il grande poeta Hölderlin, “dove c’è pericolo cresce anche ciò che salva”».
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Indagine
INGLESE:
L’EUROPA VOLA, L’ITALIA IN SCIA Uno studio di Ef Epi-c sulla conoscenza dell’inglese nella forza lavoro di 40 paesi ci pone al 20esimo posto. I più bravi i Paesi Bassi, l’Iraq ultimo in classifica Elisa Terraneo
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U
NO STUDIO Ef Epi-c ha evidenziato dati interessanti sull’indice di competenza linguistica all’interno delle aziende, sottolineando correlazioni significative per paese, livello di inquadramento e competitività. La classifica per paese L’Europa occupa i primi 5 posti nel ranking mondiale, con i Paesi Bassi che guidano la classifica con un punteggio di 73,8, a testimonianza di una competenza linguistica di livello upper intermediate. Seguono a poca distanza i Paesi scandinavi, nello specifico: Danimarca (72), Svezia (71,7), Norvegia (71,2) e Finlandia (69,1). Il nostro Paese si trova a metà della graduatoria, al 20° posto, con un indice di conoscenza dell’inglese di livello intermedio, grazie al punteggio di 58,6, registrando, rispetto al 2014, un incremento del 7,92% negli investi-
menti in formazione linguistica, evidenziando tuttavia, in virtù dei risultati riportati, la loro ridotta efficacia: continuiamo infatti a essere penultimi nella classifica europea, dietro di noi solo la Francia. Filippine (67,3) ed Emirati Arabi Uniti (66,1) sono i primi paesi non europei che compaiono all’interno della classifica e ricoprono rispettivamente il 6° e il 7° posto. Chiudono la classifica, con una competenza linguistica molto bassa, Venezuela (45,3), Costa Rica (43,96), Tailandia (39,6), Arabia Saudita (37,9) e, all’ultimo posto, Iraq (33,6). In tal senso, è tracciabile un chiaro schema regionale, che vede sette dei dieci Paesi più competenti in Europa (i primi cinque della classifica, il Portogallo e la Polonia, all’8° e 9° posto) e sei di quelli meno competenti in America Latina (Cile, Perù, Brasile, Colombia, Venezuela e Costa Rica).
L’inglese per settore A livello mondiale la consulenza e i servizi professionali sono in testa alla classifica, con un punteggio di 59,9, per una competen-
za di livello intermedio (B1). Seguono, a distanza di due punti, il settore ingegneria (57,5) e quello del food & beverage (57,1). Al quarto posto troviamo contabili-
tà, banche e finanza e It al quinto. In fondo alla graduatoria, con un livello di inglese molto basso, il settore della difesa e della sicurezza (47,5), l’istruzione (42,8), il
La ricerca L’indagine è stata condotta testando un panel più ampio rispetto all’edizione del 2014, costituito da 510mila persone appartenenti a 2.078 aziende. Il report differenzia i risultati relativi al livello di inglese dei partecipanti non 16 settori 2.078 510.000 aziende persone solo in base al paese di provenienza ma di appartenenza anche all’industry di appartenenza: sono infatti 16 i settori su cui è stata crePunteggio Epi-c ata l’indagine. I professionisti coinvolti, A1 A2 B1 B2 C1 C2 al momento del test, non erano iscritti ad alcun corso di inglese e i risultati 0-33 34-48 49-62 63-78 79-93 94-100 della prova sono stati utilizzati esclusivamente nella redazione dell’indice Ef Epi-c. I dati ottenuti sono stati tradotti in un punteggio (Epi-c) indice del livello di conoscenza linguistica, che va da 0 a 100 e denota, secondo il quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue, i seguenti livelli: A1 (punteggio Epi-c 0-33); A2 (punteggio Epi-c 34-48); B1 (punteggio Epi-c 49-62); B2 (punteggio Epi-c 6378); ); C1 (punteggio Epi-c 79-93); C2 (punteggio Epi-c 94-100).
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Indagine settore pubblico (41,9) e, in ultima posizione, la logistica (40,8). Dai dati dello studio e dal confronto con l’edizione 2014, è possibile evincere una serie di correlazioni interessanti: in primo luogo il report illustra uno scenario allarmante sul settore dell’istruzione nel mondo, che presenta uno dei punteggi più bassi nella
denti, e anche a livello dirigenziale gli insegnanti con maggiore esperienza hanno difficoltà con l’inglese. La ricerca evidenzia risultati controintuitivi che mostrano come settori con una significativa esposizione internazionale come l’aviazione e la logistica abbiano una competenza in inglese sor-
goria che ha la competenza d’inglese più bassa, al limite del livello B1 (49,1). In aggiunta, un’approfondita analisi dei dati in termini di incremento percentuale tra il 2014 e il 2016 mostra che le industry ad aver maggiormente investito in formazione linguistica sono: food & beverage (+22,1%), contabilità,
classifica, con un livello di inglese che non supera l’A2, in netto peggioramento rispetto al 2014 (-16,9%). A livello del personale, gli insegnanti non parlano inglese con sufficiente sicurezza da poter insegnare la lingua agli stu-
prendentemente bassa, rispettivamente di 50,3 (B1) e 40,8 (A2). Nello specifico, grazie a un’analisi a livello intraziendale per competenza linguistica nel settore dell’aviazione, si riscontra come gli assistenti di volo siano la cate-
banche e finanza (+11,4%), salute e settore farmaceutico (+8,2), produzione (+6,2) e automotive (+5,7%). Peggiorano il settore pubblico, che passa da un indice di 49,6 a 41,9 (-15,4%), e la logistica, che scivola bruscamente da un 50,5 a un 40,9 (-19,1%).
Classifica dei primi 20 Paesi
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1
Paesi Bassi
73,8
2
Danimarca
72,6
3
Svezia
71,7
4
Norvegia
71,3
5
Finlandia
69,2
6
Filippine
67,4
7
Emirati Arabi Uniti
66,1
8
Portogallo
65,4
9
Polonia
65,3
10
Malesia
64,4
11
Estonia
64,3
12
Argentina
63,2
13
Romania
61,8
14
Slovacchia
61
15
Germania
60,2
16
Spagna
17
Svizzera
59,7
18
Repubblica Ceca
59,4
19
India
58,9
20
Italia
58,6
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Inglese insufficiente per i dirigenti Occupano le poltrone al livello più alto della scala gerarchica aziendale, ma la loro padronanza dell’inglese non è elevata: in 5 settori dei 16 inclusi nell’ultima edizione dell’Ef Epi-c i dirigenti hanno un livello di inglese poco utile a livello professionale. Anche negli altri 11 settori le competenze linguistiche medie della classe dirigenziale non sono assolutamente sufficienti per gestire un team che parla inglese quasi sempre meglio di loro. Unica eccezione è rappresentata dal settore della difesa e della sicurezza, in cui la padronanza linguistica dei dirigenti supera quella dei loro subordinati.
L’inglese in Italia per settore Settori aziendali in gara ma senza medaglie. L’Italia investe rispetto al 2014, ma ancora non è abbastanza. Il settore della consulenza e servizi professionali si aggiudica il primo posto, con un livello di conoscenza dell’inglese buono ma non eccellente. Segue il settore ingegneristico e del food & beverage, in netto miglioramento rispetto al 2014. L’istruzione mostra invece uno spaccato preoccupante con una competenza linguistica debole e controintuitiva. L’aviazione non decolla e gli assistenti di volo rimangono a terra. Consulenza e servizi professionali
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Ingegneria
B1
57,5
Food & Beverage
57,2
Contabilità, banche e finanza
57,2
IT
56,6
Aviazione
50,3
Difesa e sicurezza
A2
47,5
Istruzione
42,8
Settore pubblico
41,9
Logistica
40,9
Il middle management è il livello di inquadramento che ha le migliori competenze in inglese, a testimonianza di un trend incoraggiante per il futuro che vede la prossima generazione con una conoscenza dell’inglese in generale più elevata rispetto ai predecessori. Serve formazione diversificata «È interessante rilevare come il
settore della consulenza e dei servizi professionali – dichiara Cristina Sarnacchiaro, country manager Italy di EF corporate solutions – presenti punteggi Ef Epi-c più alti rispetto ad altri settori e di conseguenza attragga gli studenti più brillanti dal punto di vista linguistico, che possono così accedere a incarichi più stimolanti e meglio pagati». E continua: «Tuttavia, la media dell’in-
glese degli intervistati non supera il B1 (52,5), il che denota una forza lavoro in grado di sostenere conversazioni su argomenti familiari e attuali, ma non di taglio tecnico o dettagliato. Se si guarda ai dati in questo senso, appare evidente come lo scenario lavorativo mondiale necessiti di un approccio alla formazione più diversificato e mirato ai singoli settori».
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Intervista
PIÙ SINERGIA TRA PUBBLICO E PRIVATO
MAURIZIO DEL CONTE
Ospite all’88esima Assemblea di Manageritalia, abbiamo chiesto a Maurizio Del Conte, presidente Anpal, la nuova Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, il suo punto di vista sull’importanza delle politiche attive per i manager e la sinergia tra quelle pubbliche e quelle private proposte dalla contrattazione sindacale
Maurizio Del Conte è presidente Anpal, Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro.
Siamo entrati nella fase due del Jobs act, che politiche attive prevede di attuare lo stato? «Stiamo per varare finalmente, dopo mesi di lavoro, il sito di Anpal, che significa la creazione del primo sistema informativo sul mercato del lavoro italiano. Il sito metterà in trasparenza i dati sulla domanda e sull’offerta del lavoro e, come misura nazionale, l’assegno di ricollocazione, che è un’attività di sostegno/accompagnamento al lavoro personalizzato con un tutor e che il disoccupato può scegliere di farsi erogare da un soggetto pubblico o da un soggetto privato. Tutto questo credo che riusciremo a vararlo entro la fine di novembre». Cosa ne pensa invece delle politiche attive per i manager, in
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particolare dell’offerta di Manageritalia? «L’offerta di Manageritalia mi pare vada esattamente nella direzione di consentire al manager di
scegliersi un percorso attraverso l’attivazione di un soggetto professionale che opera nel mercato del lavoro. Credo che sia molto importante coniugare e completare questa misura con quella messa a disposizione da Anpal, e quindi dal sistema nazionale, in modo da creare una vera e propria sinergia evitando sovrapposizioni e migliorando l’efficienza del sistema nel suo complesso». E come si può creare una migliore sinergia tra le politiche attive pubbliche e quelle private proposte dalla contrattazione sindacale? «Specializzandosi, cioè facendo
ciascuno il suo pezzo. Lo stato mette a disposizione l’infrastruttura nazionale, e quindi appunto i canali di informazione sulle banche dati, la trasparenza del mercato del lavoro e la misura dell’assegno di ricollocazione. Invece la misura sindacale, quella dei manager, deve cogliere la specificità della categoria. Essere quindi in grado di offrire, per esempio, un percorso formativo e di qualificazione che consenta al manager, in quanto tale, di trovare uno sbocco di nuovo in una posizione dirigenziale, oppure di rimettersi in gioco autonomamente creando una sua attività e quindi favorire l’autoimprenditorialità».
È online il portale dell’Agenzia Nazionale per le politiche attive del lavoro www.Anpal.gov.it, lo strumento di interazione diretta tra i lavoratori e le aziende, che potranno accedere utilizzando le credenziali Cliclavoro già in loro possesso
Quanto conta il mantenimento delle competenze nel momento della ricerca di un nuovo incarico, ma anche on the job? «Io credo che il tema della formazione continua sia ormai ineludibile. Le competenze sono di fatto il vero capitale spendibile sul mercato del lavoro. Quando parliamo di occupabilità in realtà parliamo di competenze. La competenza è soggetta a obsolescenza veloce nel momento in cui non si esercita. Quindi, creare un sistema che consenta in permanenza di sviluppare e accrescere le competenze vuol dire dare un salvagente al manager nel caso in cui si dovesse trovare a cercare una nuova occupazione».
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OSSERVATORIO LEGISLATIVO a cura di Manageritalia
osservatorio
PARTE FINALMENTE L’ASSEGNO DI RICOLLOCAZIONE
I
l ministero del Lavoro, con il decreto n. 369 del 17 novembre 2016, ha stanziato 18 milioni di euro per l’anno 2016 destinati a: rifinanziare il Fondo per le politiche attive del lavoro istituito per favorire il reinserimento lavorativo dei fruitori di ammortizzatori sociali anche in regime di deroga e di lavoratori in stato di disoccupazione (legge 147/13, art. 1, comma 215); finanziare l’assegno individuale di ricollocazione riconosciuto ai disoccupati percettori della NASpI qualora la durata di disoccupazione ecceda i quattro mesi (decreto legislativo 150/15, artt. 23 e 24). L’assegno di ricollocazione, misura fondamentale introdotta dal Jobs act, verrà applicato a un primo target di 30.000 disoccupati. L’assegno è lo strumento che dovrebbe consentire ai soggetti privi di impiego di trovare una nuova occasione di lavoro attraverso la nuova rete integrata di servizio pubblico e privato, costituita, rispettivamente, dai centri per l’impie-
go e dalle agenzie per il lavoro. Espletate le formalità di registrazione sul sito dell’Anpal, il destinatario avrà a disposizione un voucher di importo variabile, che potrà spendere presso un centro per l’impiego o un’agenzia del lavoro privata; queste ultime incasseranno l’assegno a risultato avvenuto. L’importo varia da 1.000 a 5.000 euro a seconda del livello di employability del lavoratore; minore è la difficoltà di trovare una nuova occupazione e minore è l’importo. La somma varia anche a seconda della tipologia contrattuale del lavoro. L’assegno di ricollocazione vale anche per i dirigenti; esso si sommerà al voucher previsto dall’accordo contrattuale firmato con Confcommercio il 21 luglio scorso e dall’accordo firmato con Confetra a novembre. Nei prossimi incontri tra Manageritalia e Anpal si stabilirà come le due misure potranno integrarsi tra loro.
TAVOLO PERMANENTE DI COORDINAMENTO TRA GLI ENTI DELL’AMMINISTRAZIONE FISCALE
N
ell’atto di indirizzo di politica fiscale per gli anni 2017-2019 e rivolto a tutti gli organi dell’amministrazione finanziaria, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan torna a insistere sul concetto di compliance come strada primaria per la lotta all’evasione e, per evitare sovrapposizioni, invoca un maggiore coordinamento tra gli enti e le agenzie istituendo un nuovo tavolo permanente da lui stesso presieduto. L’obiettivo è limitare i controlli invasivi e puntare invece su un’emersione spontanea per ottenere più gettito. Insomma, creare tutte le condizioni per spingere i contribuenti all’emersione spontanea, considerata alla lunga più efficace dei tradizionali controlli invasivi che creano una barriera con i cittadini, penalizzano le imprese italiane e non favoriscono gli investimenti in Italia di aziende estere. Nel documento firmato dal ministro a fine novembre e inviato ai vari rami dell’amministrazione – dipartimento delle finanze del ministero, agenzie fiscali e guardia di finanza – il Mef nel dettare l’agenda per i prossimi tre anni ricalca alcune delle osservazioni arrivate da Ocse e Fondo
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monetario. Gli organismi internazionali, invitati proprio da Padoan a osservare ed esaminare il sistema italiano per fornire indicazioni ad hoc, avevano evidenziato solo pochi mesi fa la presenza in Italia di troppi soggetti con compiti simili e poco distinti tra loro e avevano spronato il governo a intervenire sulle comunicazioni Iva per cercare di sanare un tax gap che supera il 40%. Il governo è quindi intervenuto prima con il decreto fiscale, che ha soppresso Equitalia e ha imposto nuovi obblighi di comunicazione Iva. E poi con le linee guida con cui il Mef ha ridisegnato i precisi compiti dei soggetti attivi nella politica fiscale. Seguiamo con attenzione la riforma di Equitalia, che dovrebbe portare a un modello meno vessatorio di riscossione delle imposte, migliorando i rapporti tra il fisco e i cittadini; tuttavia, come dirigenti, eccellenti pagatori e contributori alle casse dello Stato, auspichiamo che la riforma sia incisiva e non finisca per dare un segnale controproducente, poiché la rottamazione delle cartelle esattoriali potrebbe rischiare di premiare i contribuenti meno meritevoli.
MANOVRA FINANZIARIA PER IL 2017: L’IMPATTO SUI DIRIGENTI
L
a legge di bilancio per il 2017 (che fa parte, insieme al decreto fiscale, della manovra di 27 miliardi approvata dal consiglio dei ministri del 15 ottobre scorso) è stata approvata. Va subito detto che il provvedimento non contiene misure penalizzanti per la categoria, come l’introduzione di contributi di solidarietà o il tanto temuto ricalcolo delle pensioni con il metodo contributivo. L’azione portata avanti da Manageritalia, tramite Cida, è stata quindi efficace sotto questo profilo, in attesa del giudizio avviato contro il blocco della perequazione promosso dalla Cida stessa. La legge di bilancio introduce dal 1° maggio 2017 al 31 dicembre 2018 l’Anticipo finanziario a garanzia pensionistica (Ape), che consiste in un prestito concesso da un soggetto erogatore, coperto da polizza assicurativa obbligatoria, a chi possiede un’età anagrafica di 63 anni, che maturerà il diritto alla pensione di vecchiaia entro 3 anni e 7 mesi e ha un’anzianità contributiva di 20 anni. Tale prestito sarà restituito con rate di ammortamento mensili per una durata di 20 anni e l’assegno anticipato sarà esentasse. Oltre all’Ape volontaria e aziendale, c’è anche l’Ape sociale, un’indennità a favore di alcune categorie in condizioni di disagio, con un tetto massimo di 1.500 euro. Manageritalia ha sottolineato come gli interventi introdotti dal governo siano apprezzabili. Alcuni esponenti della compagine governativa hanno chiarito che i dirigenti possono usufruire sia dell’Ape social sia dell’Ape volontaria, sia di entrambi gli strumenti contemporaneamente, anche in forma parziale se si hanno i requisiti. I dirigenti potranno far ricorso anche alla Rita, l’erogazione anticipata delle prestazioni dei fondi di previdenza complementare. La Rita può essere richiesta dai soggetti, cessati dal lavoro, in possesso dei medesimi requisiti previsti per l’accesso all’Ape, certificati dall’Inps. Una novità di rilievo per i nostri associati è quella che prevede la possibilità di cumulare, senza
purché abbiano accumulato 35 anni di contribuzione entro la fine del 2015.
oneri, tutti i contributi previdenziali maturati in gestioni pensionistiche diverse, inclusi i periodi di riscatto della laurea. Gli spezzoni contributivi potranno essere fatti valere sia per la pensione di vecchiaia sia per la pensione anticipata, se si è già maturato un diritto autonomo in una delle gestioni. La legge di bilancio affronta anche il tema della crescita: vengono agevolate sul piano fiscale le componenti della retribuzione legate a incrementi di produttività, le somme erogate come partecipazione agli utili di impresa e il welfare aziendale, tutte misure che Manageritalia ritiene apprezzabili. Le nuove norme innalzano i limiti dell’imponibile ammesso al beneficio fiscale fino a 3mila euro (4mila in caso di coinvolgimento paritetico dei lavoratori nell’organizzazione del lavoro) ed elevano anche la soglia di reddito percepito nell’anno precedente fino a 80mila euro: in tal modo si includono i quadri e una fascia della dirigenza.
Opzione donna, nuove assunzioni, giovani Viene infine allargata la platea delle potenziali beneficiarie dell’opzione donna includendo le lavoratrici nate nell’ultimo trimestre del 1958,
Infine viene ampliata da 27.700 a 30.700 persone la platea di chi potrà accedere all’ottava salvaguardia degli esodati, posticipando dal 31 dicembre 2012 al 31 dicembre 2014 la data utile per l’ingresso nella mobilità. Per le nuove assunzioni (dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2018) la legge di bilancio stanzia solo 135 milioni nel prossimo triennio a favore dei giovani che svolgono un tirocinio con l’alternanza scuola-lavoro o periodi di apprendistato. Lo sgravio è nel limite massimo di 3.250 euro su base annua per un periodo massimo di 36 mesi. Tale misura suscita qualche perplessità: fermo restando che la misura dello sgravio contributivo per le nuove assunzioni è – e resta – lo strumento che maggiormente ha giovato all’innalzamento del tasso dell’occupazione negli ultimi anni, va tuttavia sottolineato che nel 2017 il progetto dell’alternanza scuola-lavoro non sarà ancora concluso: i primi giovani che ne avranno usufruito termineranno gli studi ed entreranno nel mondo del lavoro nel 2018. La norma rischia quindi di restare lettera morta.
Sgravi per il Mezzogiorno In aggiunta alla misura contenuta nella legge di bilancio è stato annunciato un decreto del ministro del Lavoro che prevede sgravi contributivi per le assunzioni dei giovani, ma limitatamente al Sud. Lo sgravio sarà totale fino a un massimo di 8.060 euro per 12 mesi a favore delle imprese con sede nelle regioni meridionali che, nel 2017, assumeranno a tempo indeterminato o in apprendistato giovani tra i 15 e i 24 anni, ma anche disoccupati over 24 e fino a 49 anni disoccupati da almeno sei mesi. Le risorse, pari a 530 milioni di euro, provengono da fondi comunitari destinati al Programma nazionale per l’occupazione e non rientrano quindi nella manovra di bilancio 2017. Tali risorse saranno gestite dall’Anpal.
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Intervista
UN RINNOVO CHE GUARDA A TUTTI
FLAVIO LEONE
Ad alcuni mesi dal rinnovo del ccnl, parliamo con Flavio Leone, responsabile delle relazioni sindacali e della delegazione che ha negoziato l’accordo del 21 luglio 2016.
Flavio Leone è responsabile relazioni sindacali Manageritalia.
L'accordo tanto atteso è stato siglato; quali riscontri ci sono stati da parte dei dirigenti? «Direi molto buoni. Tanti, nelle assemblee territoriali, in incontri di persona e anche sui social, valutando complessivamente l’accordo, hanno capito e apprezzato. Piace soprattutto l’aver puntato in modo deciso sulla ricollocabilità e sull’apertura del contratto a nuovi dirigenti. Di fatto hanno compreso che è un rinnovo che guarda a tutti: a chi è già dirigente e deve affrontare il mercato ogni giorno, a chi rischia di non esserlo più, a chi potrebbe ridiventarlo, a chi aspira ad esserlo. Infine, tramite il valore della solidarietà che sempre contraddistingue il nostro contratto, anche a chi lo è stato in passato e, in questo caso, mi riferisco ovviamente al welfare». Nessun aspetto negativo? «All’inizio c’è stata qualche contrarietà sugli interventi operati
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sulle tutele passive. Ma poi, valutandoli bene nella loro entità e riconoscendo che il nostro contratto resta comunque il migliore della dirigenza, anche con riferimento al preavviso e all’indennità per licenziamento ingiustificato, tutto è rientrato ed è stato capito. È stato apprezzato anche l’aver destinato in modo permanente risorse a beneficio delle politiche attive». Quali sono gli aspetti del contratto che ritiene più importanti? «L’aver comunque agito, anche in tempi critici, sulla retribuzione attuale e differita. Soprattutto aver rafforzato le politiche attive, dando a tutti i dirigenti che escono per licenziamento, ma anche per accordo consensuale che prima erano esclusi, la possibilità di avere a carico dell’azienda un percorso di outplacement personalizzato grazie a una convenzione con l’Aiso. Una base di partenza di qualità per tutti, peraltro sempre incre-
mentabile per prassi o accordi aziendali. E poi, l’altra grande novità, riconosciuta ormai dagli addetti ai lavori come decisamente lungimirante, consiste nell’apertura alla categoria dirigenziale di quelle figure manageriali sinora escluse in genere per ragioni di costo aziendale». E le imprese cosa ne pensano? «Alcuni imprenditori e manager della direzione generale e/o delle risorse umane che abbiamo incontrato hanno accolto con favore quanto è stato fatto per chi è già in azienda, ma anche per quelli che potrebbero entrare o essere nominati. Infatti ci hanno detto che la maggiore flessibilità introdotta sul welfare contrattuale, ma solo per chi ha un reddito lordo sotto i 65mila euro e per un massimo di 3 anni, permetterà di trattenere, senza rischiare di perderli, o introdurre validi manager offrendogli la dirigenza. Viene valutato come un aiuto a gestire sempre meglio la managerialità, premiandola e quindi motivandola. E possiamo già contare decine di casi in cui questa novità è stata applicata grazie a questa forma di flessibilità in entrata».
davanti per aumentare la managerialità e quindi la competitività delle nostre imprese. Qui sta in particolare la nostra lungimiranza. A questo punto vedremo se le pmi faranno un salto culturale utilizzando questa opportunità. Qualcosa si sta muovendo. In ogni caso abbiamo dato loro la possibilità di ampliare il numero di dirigenti nelle loro aziende e nel contempo abbiamo offerto una straordinaria opportunità a chi aspira da tempo a diventarlo. E, va sottolineato, a un costo ora talmente accessibile, grazie al welfare agevolato, che sarà difficile trincerarsi ancora dietro l’alibi di un contratto dirigenziale oneroso».
Insomma, un contratto che va valorizzato e venduto? «Sì, certo, dobbiamo essere capaci di farne capire il valore anche ai tanti che lo hanno già, ma spesso lo conoscono poco e non ne sfruttano appieno né gli aspetti normativi, né apprezzano quelli in termini di welfare. Sono ancora troppi quei dirigenti che non si avvalgono della consulenza che le nostre Associazioni forniscono, online e anche in incontri di persona su tutto il territorio nazionale. Un errore che pagano sia in fase di ingresso, firmando contratti approssimativi, sia in uscita, rischiando di perdere o perdendo tanti diritti e vantaggi che il contratto prevede.
Pensa che questo contratto possa incentivare anche le pmi familiari a inserire validi manager esterni? «Penso che questa sia una delle sfide più ambiziose che abbiamo
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Intervista Dobbiamo poi farlo conoscere sempre più alla business community, agli imprenditori, ai responsabili delle risorse umane. Ma anche ai consulenti del lavoro, ai commercialisti, agli avvocati giuslavoristi che offrono consulenza diretta alle pmi. Insomma, a tutti coloro che possono farne comprendere il valore e i vantaggi, per il manager certo, ma soprattutto per l’azienda che può oggi inserire elevate competenze sinora trascurate a danno del proprio business». Questo rinnovo, anche con un apposito articolo, amplia il ruolo
di Manageritalia e Confcommercio per spingere ancor più le aziende verso la produttività e il benessere. Cosa si può fare in concreto? «Questo nuovo articolo, anche se a livello di intenti, nobilita ulteriormente il contratto. Dovrà essere negoziato a livello aziendale e permetterà a tutte le aziende di
noi, non restando confinato solo nelle aziende più illuminate, in genere multinazionali. Insieme a Confcommercio dobbiamo rendere consapevoli le aziende, anche le medio-piccole, dei vantaggi, anche fiscali, che i programmi di produttività e benessere possono portare alla loro attività.
fare un salto culturale. Perché migliorare il clima aziendale, con strumenti e iniziative che aumentano la motivazione del dirigente, incide sulla crescita della produttività. Il welfare aziendale è ormai una realtà dei paesi più avanzati ed è ora che lo diventi anche da
E guardando al futuro? In generale, continueremo a gestire e a far applicare al meglio l’esistente, ad ascoltare e capire come innovare per accompagnare e anticipare le esigenze di dirigenti e aziende in un mercato sempre più sfidante e complesso».
SMILE,
DON’T WORRY
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Lavoro Mondo manageriale del lavoro GERMANIA: PROFILO DEL MANAGER E MERCATO
zionale che sta avvenendo in questi anni è per sostituire la classe manageriale dei sessanta/settantenni con quella dei più giovani quarantacinque/cinquantenni. Esiste però un forte missmatch fra domanda e offerta e quindi la necessità sempre più spinta di aprire le opportunità professionali a lavoratori stranieri. Peccato che la visione che il manager tedesco ha di alcuni lavoratori stranieri non è sempre completamente positiva. Noi italiani, per esempio, spesso siamo considerati approssimativi e non del tutto affidabili, anche se talentuosi e creativi. A ciò si aggiunge il tema linguistico. Cercare lavoro in Germania per un manager straniero che non conosca il tedesco è praticamente impossibile, a meno che non si sposti da espatriato per una realtà del proprio paese d’origine.
Claudia Paoletti
O
Avendo un’affiliata Kilpatrick Executive Search a Monaco, ci confrontiamo spes-
rganizzato ed efficiente, rigoroso
nager sul loro percorso, sulle loro volon-
so con questo tema: da una parte ma-
e preciso, il manager tedesco ha
tà e sul loro pacchetto retributivo. I tede-
nager italiani che esprimono il proprio
una forte attenzione per i proces-
schi non amano mescolare la vita privata
interesse a valutare l’opportunità di uno
si e per la pianificazione. Rispetto agli
a quella lavorativa e, normalmente, han-
spostamento in Germania, consideran-
standard italiani il processo decisionale è
no tempi di reazione allo stimolo del
do gli stipendi fra i più alti d’Europa e la
più lento e ogni fase viene analizzata nel
cambiamento professionale molto più
qualità di vita, dall’altra la non volontà
dettaglio ma, successivamente, i com-
lunghi. Un’altra difficoltà è la poca mo-
da parte delle aziende tedesche di pren-
portamenti delle parti di un’azienda so-
bilità delle persone sul territorio. Per cul-
dere in considerazione candidature che
no più lineari e prevedibili e i progetti
tura i manager tedeschi non amano
non parlano la loro lingua locale.
procedono più velocemente.
troppo la relocation anche nel loro stes-
Su questo tema noi italiani abbiamo una
La puntualità è ritenuta un segno di ri-
so paese e, dopotutto, vista la bassa di-
forte concorrenza di candidature che
spetto e di serietà ed è importantissimo
soccupazione, non sentono più di tanto
provengono da altri paesi del Nord Euro-
osservarla.
la necessità di spostarsi per ricercare un
pa oppure da paesi più a basso costo
Il manager tedesco è molto fedele e inac-
miglioramento professionale.
dell’Est Europa, dove è più facile trovare
cessibile durante l’orario di lavoro. Chie-
persone che parlano il tedesco o con la
dete a qualsiasi headhunter quali siano
Le specificità del mercato
predisposizione per farlo.
le difficoltà di una ricerca di manager in
Il mercato è ancora molto chiuso, locale
Il primo consiglio quindi per i manager
Germania e vi farà una lista lunghissima
e tradizionale, con poco spazio per il
italiani che vogliono valutare un cambia-
di problematiche incontrate. Prima di
cambiamento. Anche l’età media dei
mento professionale e approdare in Ger-
tutte il fatto della difficoltà di ricevere in-
manager in Germania è molto alta ri-
mania è quello di imparare velocemente
formazioni al telefono da parte dei ma-
spetto agli altri paesi. Il cambio genera-
e in maniera adeguata la lingua tedesca.
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Produttività&Benessere
UN ROAD SHOW PER CAMBIARE IL LAVORO
“C
AMBIA il lavoro con Produttività &Benessere”, l’ini-
ziativa di Manageritalia per fare dei manager i promotori di un vero cambiamento del lavoro, continua la sua azione. Nel corso del 2016 l’attività si è sviluppata anche sul territorio (Milano, Roma, Genova, Firenze, Bologna, Catania), organizzando ben undici workshop e coinvolgendo quasi 200 manager. Un momento importante per condividere gli obiettivi, il ruolo dei manager, un metodo e alcuni strumenti per cambiare davvero. Tra l’altro gli incentivi previsti in termini di detassazione del reddito di produttività e tassazione agevolata del welfare dalla legge di stabilità 2016, e aumentati in quella del 2017 (vedi box nella pagina a fianco), sono un riconoscimento indiretto della bontà della nostra azione e un forte supporto in termini di risparmi di costo e di valorizzazione del ruolo dei manager. Infatti, gli incentivi sono previsti solo a fronte di un piano che preveda obiettivi, azioni, misurazione e verifica degli stessi. Insomma, quanto di più manageriale ci sia e che spesso manca in troppe nostre aziende.
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Enrico Pedretti
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www.manageritalia.it > Focus > Progetti Manageritalia > Produttività&Benessere
DETASSAZIONE PRODUTTIVITÀ, LE REGOLE PER IL 2017 La legge di bilancio 2017 amplia i confini della detassazione produttività con aliquota agevolata al 10% e introduce nuove formule di welfare sostitutivo La legge di bilancio 2017 amplia la detassazione sul salario di produttività, confermando l’aliquota fissa al 10%, ma intervenendo su importo massimo dei premi e sulle soglie di reddito degli aventi diritto, con numerose novità come la possibilità di percepire i premi sotto forma di benefit. Le norme sono contenute nell’art. 23 della manovra.
Stabilità 2017: incentivi alla competitività Le voci di salario fiscalmente agevolabili sono legate a «incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione, misurabili e verificabili» e alle «somme erogate sotto forma di partecipazione agli utili dell’impresa».
Detassazione produttività: i criteri Nuove soglie • Il limite di premio di produttività soggetto a tassazione agevolata è di 3mila euro (dai precedenti 2mila euro). • Il premio può essere concesso a dipendenti con reddito fino a 80mila euro annui (dai precedenti 50mila euro). • Nel caso in cui l’impresa preveda la partecipazione dei lavoratori all’organizzazione del lavoro, il limite del premio di produttività sale a 4mila euro (dai precedenti 2.500 euro). Il lavoratore può scegliere di sostituire il premio di produttività, in tutto o in parte, con prestazioni di welfare aziendale (ad esempio contributi previdenziali e assistenziali, mensa o buoni pasto, servizi di trasporto collettivo, prestazioni offerte dal datore di lavoro alla generalità dei dipendenti, azioni). In questo caso, le somme non concorrono a formare il reddito complessivo del lavoratore e non sono soggette all’aliquota sostitutiva del 10%.
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Produttività&Benessere
WORKSHOP SUL TERRITORIO
Lucio Fochesato è direttore generale Despar Italia.
Vicky Franchi è assistente di direzione Unigum.
Toni Principi è direttore di Hauraton Italia.
Francesco Tedeschi è responsabile di Presto Italia.
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Nella tua azienda, come state operando sull’organizzazione nell’ottica di aumentare produttività e benessere?
del lavoro. In quanto direttore e manager analizzo sempre la fattibilità a breve e a lungo termine delle richieste dei collaboratori».
Lucio Fochesato «Nella mia azienda “Consorzio” siamo all’inizio e stiamo lavorando per definire i parametri di produttività per funzione su cui poi abbinare il piano Produttività&Benessere per il 2018». Vicky Franchi «Puntiamo su un ambiente confortevole e un clima sereno e collaborativo, che sono elementi decisivi per la crescita di un team motivato e performante. Per questo è nato in Unigum il progetto Living, un insieme di iniziative “fatte in casa” che coinvolgono tutti i collaboratori e che spaziano dalla cultura allo sport, dall’arte alla gastronomia». Toni Principi «Da sempre in Hauraton Italia prestiamo molta attenzione ai nostri collaboratori. Ogni anno vengono fatti corsi di formazione personale e di team e dallo scorso anno abbiamo intrapreso un percorso di gruppo con uno psicologo
Francesco Tedeschi «Stiamo operando in modo spot. Aver partecipato al workshop P&B di Genova mi è servito molto, perché era da qualche tempo che con il nostro consulente del lavoro pensavamo a qualcosa di simile. Finora avevamo operato senza un progetto strutturato e specifico, utilizzando ad esempio i buoni benzina». Ci sono già dei risultati e in ogni caso sentite l’esigenza di fare di più? Lucio Fochesato «Risultati ad oggi non ce ne sono, ma sicuramente stiamo creando un buon interesse sul tema, soprattutto tra i lavoratori più giovani». Vicky Franchi «I risultati sono i traguardi che Unigum è riuscita a raggiungere nell’ultimo triennio. Ma vogliamo fare di più portando il nostro modello di welfare a un livello più strutturato, magari anche con l’ausilio degli stru-
La parola a chi ha partecipato menti che voi e le istituzioni mettete a disposizione». Toni Principi «Dopo un anno di percorso con lo psicologo la squadra è migliorata tan-
deve vedere protagonisti. Io sto operando per diffondere questa cultura e parlo del
tissimo e si nota che c’è coesione e maggiore energia. Per mia indole la formazione non è mai abbastanza e sono convinto che non si debba mai smettere di sognare ed essere curiosi». Francesco Tedeschi «Prossimamente ci incontreremo con il nostro consulente del lavoro per organizzare e programmare qualcosa di significativo per incoraggiare la produttività lavorando sul benessere».
progetto con tutte le società esterne». Vicky Franchi «Abbiamo partecipato all’iniziativa proprio per conoscere altre aziende che, come la nostra, hanno capito l’importanza di questa mentalità, per creare una rete per condividere e diffondere questo tipo di cultura nuova. E questo è avvenuto insieme alla condivisione di obiettivi, linee guida e strumenti». Toni Principi «Mi è molto piaciuta e ha rafforzato alcune mie idee e convinzioni. Purtroppo mi capita spesso di incontrare imprenditori che vedono i propri collaboratori non come una risorsa da coltivare e far crescere ma come una risorsa da sfruttare. Questo è uno dei motivi per il quale diffondere questa cultura anche fuori dalle nostre aziende, come è negli obiettivi del progetto P&B Manageritalia».
Cosa pensi dell’iniziativa di Manageritalia “Cambia il lavoro con P&B”, che vede i manager promotori di un cambiamento del lavoro in quell’ottica, dentro ma anche e soprattutto fuori dalle loro aziende, nel sistema? Lucio Fochesato «Ritengo sia molto interessante e opportuna per convincere i manager anche oltre il loro ruolo in azienda a farsi promotori di questo cambiamento che ci
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Francesco Tedeschi «Penso che il cambiamento organizzativo al fine del miglioramento dell’efficienza aziendale, passando per la valorizzazione del capitale umano, sia un nostro dovere. La creazione di nuovi modelli da condividere, come quelli di P&B Manageritalia, dovrebbe rendere più semplice “il cambiamento”». Cosa ti sei portato a casa dal workshop su Produttività & Benessere organizzato da Manageritalia? Lucio Fochesato «Il workshop è stato molto interessante, specialmente la possibilità di affrontare questo argomento sul fronte dei costi aziendali e in forma strutturata di progetto». Vicky Franchi «Una serie di
interessanti spunti di riflessione a partire dall’importanza del coinvolgimento attivo del gruppo nell’elaborazione del piano di welfare e della condivisione, come punto di partenza per un salto di qualità culturale». Toni Principi «La voglia di fare ancora di più per me e i miei collaboratori, infatti per il 2017 stiamo già programmando un sistema di incentivazione che ha come obiettivo la salute e il benessere». Francesco Tedeschi «Molte idee e un nuovo concetto di welfare. Il mio era veramente molto limitato. Inoltre è sempre interessante potersi confrontare con altre persone e mantenere la propria mente “aperta”».
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DI BUON GRADO Piero Valdiserra
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grado
IL NEGROAMARO
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I millennial probabilmente corrono col pensiero al gruppo rock italiano costituitosi nel 2001. Chi ha qualche anno di più ricollega invece il termine Negroamaro a uno dei prodotti più autentici e tradizionali della generosa vitivinicoltura pugliese. Di origine ellenica, l’uva Negroamaro arrivò nel tacco d’Italia ai tempi della colonizzazione greca, attorno al VII-VI secolo a.C., quando vennero fondate le prime città della Magna Grecia. Da allora, questa varietà ampelografica si diffuse in numerosi territori del Sud Italia e prese a essere lavorata in abbinamento ad altre uve locali. Per secoli rimase nascosta nelle pieghe della storia, al punto che il suo nome venne documentato per la prima volta soltanto nell’Ottocento. In una delle prime testimonianze scritte della sua esistenza, risalente al 1872, si legge del Negroamaro come di un “vitigno nero di grappoli mezzani, con acini poco rari e di forma di prugna o di oliva”, responsabile di un vino con “eccesso di materia colorante, alcolico, saporoso e dotato di un aroma speciale”. Fino a non molto tempo fa, il Negroamaro ha condiviso la sorte di molte altre cultivar pugliesi, considerate uve da taglio e da esportazione e destinate a rafforzare la gradazione dei vini del Nord Italia e, non di rado, della Francia. Solo nella seconda metà degli anni Ottanta del secolo scorso sono iniziate le prime sperimentazioni vitivinicole in senso moderno, che hanno sancito una vera rinascita della Puglia del vino. Attualmente l’uva Negroamaro si può trovare in abbondanza nelle province di Lecce e di Brindisi (dove rappresenta la varietà più diffusa), e in misura minore in quelle di Bari e di Taranto. È un’uva
versatile e molto produttiva, che predilige i suoli calcareo-argillosi ma che bene si adatta anche ad altri tipi di terreno. È usata esclusivamente per la vinificazione, in purezza o più spesso mescolata con piccole percentuali di altri vitigni, ed è presente in un numero elevato di denominazioni pugliesi, soprattutto nell’area salentina. Quando è vinificato in rosso, il Negroamaro dà vita a un vino dal colore rubino molto scuro, quasi impenetrabile, con riflessi violacei. Al naso i profumi ricordano la ciliegia sotto spirito, la confettura di frutti rossi, il cuoio e il pepe. Al palato è potente, ricco, caldo, strutturato, con tannini in bella mostra e con ricordi di macchia mediterranea e percezioni, molto caratteristiche, di china e di erbe officinali. Il finale è sostenuto da una bella acidità di fondo e da una gradevole lunghezza. Se il vino è ottenuto da uve che hanno subito un leggero appassimento è ancora più ricco e austero, e si presta a invecchiare anche per alcuni decenni. Vinificato in rosato, il Negroamaro è capace di offrire un prodotto dal colore buccia di cipolla, con riflessi brillanti, aromi delicati di fiori e di frutta, gusto pieno e al contempo fresco e leggero. La versione rossa, servita sui 16-18 gradi, si abbina perfettamente alla ricca gastronomia regionale: dalle paste fatte in casa alle zuppe di ceci, dalle polpette al sugo agli arrosti e ai brasati, per finire con i formaggi stagionati e con quelli a pasta dura. La tipologia rosata, più eclettica, sposa in tavola gli antipasti, le orecchiette con le cime di rapa, le minestre in brodo, le carni bianche, le patate al forno, il cacioricotta e tutti i formaggi freschi in genere.
ARTE Claudia Corti
A
Edicola Bernocchi, Cimitero Monumentale di Milano, marmo, 1936-1939.
arte
GIANNINO CASTIGLIONI: L’ARTE DEL FARE... BENE
Accade spesso che una città dimentichi nomi e storie di chi, con il proprio talento, l’ha accompagnata per mano ai vertici della creatività; accade però, fortunatamente, che di tanto in tanto venga concessa una possibilità di recupero. È la storia di Milano e di uno dei suoi massimi esponenti nell’ambito dell’eclettismo: lo scultore, disegnatore e medaglista Giannino Castiglioni. Nel 2016, infatti, non solo un’approfondita monografia edita da Skira (L’arte del fare), ma anche la ricorrenza dei 150 anni dalla fondazione del Cimitero Monumentale, per cui realizzò ben 55 tra edicole e tombe, ha riportato l’attenzione sul celebre scultore. Nato nel 1884 e diplomatosi a Brera, inizia la sua carriera come medaglista, settore in cui imparerà a non trascurare mai i dettagli più minuziosi, per poi dedicarsi alla scultura in un crescendo di committenze prestigiose. Lo troviamo impegnato in opere di decoro urbano come statue e fontane di memoria collettiva come sacrari e monumenti ai caduti in varie città, fino al capolavoro, iniziato a fine anni Trenta e posto in loco nel 1950: la porta in bronzo del Duomo di Milano dedicata alle storie di Sant’Ambrogio. Ama scolpire dal vero e le sue opere si trasformano in una vera galleria di ritratti, in primis i figli e i nipoti, poi modelli a volte occasionali come il ce-
lebre “pompiere”, un autentico vigile del fuoco impiegato frequentemente come soggetto a cui ispirarsi per la sua prestanza fisica. Ma è senza dubbio al Cimitero Monumentale che la creatività e la genialità del Castiglioni si esprimono al meglio; nel luogo in cui il dolore si declina attraverso miriadi di sfumature, prendono vita autentici capolavori, dal basamento per il sepolcro del Manzoni all’edicola di Davide Campari, dal monumento Falck all’edicola Bernocchi. Proprio quest’ultima, dedicata al senatore e mecenate Antonio Bernocchi, che nel suo testamento aveva lasciato ben 5.000.000 di lire alla municipalità milanese per l’edificazione del palazzo della Triennale, è un brano di vera poesia e originalità: 3 anni di lavoro, dal 1936 al 1939, 14 metri di altezza, 150 metri cubi di marmo, 30 riquadri e 100 statue; questi i numeri di una colonna che sale a spirale verso il cielo raccontando le stazioni della Via Crucis, dal tradimento di Giuda, che sdraiato e schiacciato alla base della colonna regge, non solo metaforicamente, il peso della storia, alla Crocifissione e alla Resurrezione. Si riconoscono Michele Bernocchi, fratello del defunto, l’architetto Alessandro Minali e persino monsignor Galbiati, rettore dell’Ambrosiana, in un crescendo di cavalieri, guerrieri, ladroni e beati che più dell’idea di morte hanno il sapore di eternità.
CURIOSITÀ Pur senza una reale prova, da sempre si sostiene che per il personaggio di Giuda Castiglioni si sia ispirato ad Arrigo Minerbi, suo rivale al cantiere del Duomo, a cui era legato da un rapporto di stima e... antipatia personale!
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LETTURE per MANAGER
...permanager
Marco Lucarelli
Consigli di lettura da Donald Trump Ci siamo già occupati in questa rubrica di Donald Trump e della sua autobiografia Pensa in grande e manda tutti al diavolo (Rizzoli editore). Proprio leggendo questo libro mi ero soffermato sui suoi “consigli di lettura”, una breve lista di autori che avevano influenzato il pensiero di Trump. Incuriosito, ho ordinato uno dei titoli citati: The power of positive thinking. A pratical guide to mastering the problems of everyday living di Norman Vincent Peale. Ordino il formato tascabile e Amazon, impeccabile come sempre, lo consegna nella sua classica busta di cartone riciclabile. All’apertura della busta, però, faccio fatica a trovare dentro il libro, talmente piccolo da rimanere nascosto in fondo alla busta: 8x7cm, 128 pagine. Una specie di Bignami che riassume in modo condensato tutto il pensiero di Donald Trump. Smettete di fare della facile ironia, anche perché vi ricordo che stiamo parlando del nuovo presidente degli Stati Uniti, quindi regolatevi. Detto questo, il “bigino” va letto non solo per capire quali libri hanno influenzato il neo-presidente, ma anche perché si tratta di un libro motivazionale chiaro e diretto. Un libro che non ha perso la sua efficacia nonostante sia stato pubblicato per la prima volta nel 1952. Pochi semplici consigli da applicare ogni giorno, sfogliando questo libro dopo averlo tirato fuori dal taschino, magari in qualche momento buio della vostra professione, il lunedì mattina. Stop ai pensieri negativi, fiducia in se stessi e “ascolto” della propria voce interiore sono solo alcuni dei suggerimenti pronti all’uso contenuti in questo mini-libro.
Stop ai pensieri negativi Più facile da dire che da fare, ma la prima regola è questa. Intercettate tutti quei pensieri negativi che vi ronzano nella testa (“non avrò mai quella promozione”, “non riuscirò a completare quel progetto in tempo”, “è troppo difficile”, …) e sostituiteli subito con un corrispondente pensiero positivo. Basta solo modificare le frasi negative, rivolgendole in modo positivo (“otterrò la promozione”, “riuscirò a terminare quel progetto in tempo”, …) per invocare la “legge degli effetti positivi”. Una legge che influenza il nostro comportamento, sostituendo i vecchi schemi mentali con una nuova realtà, più positiva. Perché ogni commento negativo è un solco scavato nella nostra mente e nelle nostre abitudini. La chiave per il successo? La fiducia in se stessi. Su questo, Donald Trump ne è la prova vivente. Dovete lavorare sulla vostra autostima, stamparvi in mente l’immagine di voi stessi come dei vincenti, a prescindere da quanto grigia e problematica sia la realtà che vi circonda. Fate una stima delle vostre capacità e poi aumentatele del 10 per cento. Non imitate nessuno, anche perché le persone che sembrano così sicure di sé spesso vacillano più di voi. Seguite questi consigli e applicateli quotidianamente, chissà che non riusciate a diventare i prossimi presidenti degli Stati Uniti. Leggi e commenta le recensioni sul portale Manageritalia sotto la categoria Management > Letture per manager
DICEMBRE 2016
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LETTERE Daniela Fiorino (daniela.fiorino@manageritalia.it)
Il trattamento dei contributi versati al Fasdac per il dirigente in servizio Mi sono reso conto che una parte del contributo che il mio datore versa al Fasdac va a incrementare il mio imponibile fiscale, mentre mi era stato detto che doveva essere completamente deducibile. Dov’è l’errore?
lettere
P. E. – Milano
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DICEMBRE 2016
L’errore è nell’applicazione della norma fiscale effettuata dal suo datore di lavoro, che deve aver considerato l’importo complessivo dei contributi versati al Fasdac ai fini della verifica del raggiungimento del massimale annuo deducibile (ai sensi dell’art. 51, comma 2, lett. a, del Tuir), che corrisponde a 3.615,20 euro. Con riferimento al 2016, il datore di lavoro verserà a proprio carico 3.679,79 euro, di cui 1.153,09 sono destinati a finanziare la gestione pensionati Fasdac, e al dirigente tratterrà 859,08 euro annui. Se si sommano tutti gli importi versati, il risultato è certamente superiore a 3.615,20 euro. Tuttavia, secondo i chiarimenti forniti dall’Agenzia delle entrate, l’importo erogato dal datore di lavoro alla gestione pensionati, poiché non beneficia direttamente il dirigente in servizio ma tutta la collettività degli iscritti al Fondo, non rileva ai fini del raggiungimento del massimale di deducibilità. Quindi, il consulente che si occupa della gestione dei fogli paga deve considerare esclusivamente il contributo “ordinario” a carico del datore di lavoro (2.526,70 euro se l’azienda aderisce a una delle organizzazioni datoriali firmatarie del ccnl, o 2.664,52 euro in caso contrario) e l’importo di 859,08 euro trattenu-
to al dirigente. Anche nel CU bisogna indicare solo queste due voci (per quanto riguarda il modello CU2016 al punto 441 della sezione “Oneri deducibili”). I riferimenti al ccnl dei contributi che devono essere considerati ai fini del raggiungimento del massimale di deducibilità sono alle lettere a e c del comma 1 dell’art. 27 del ccnl dirigenti di aziende del terziario, della distribuzione e dei servizi. Non deve invece essere riportato nel CU il contributo aziendale destinato alla gestione dirigenti pensionati, di cui alla lett. b del medesimo comma 1. Le indicazioni su come operare sono state fornite dall’Agenzia delle entrate, nella circolare 4 marzo 1999 n. 55/E, di cui si riporta un estratto: “i contributi per i pensionati, benché versati in relazione al numero dei dirigenti in servizio, devono essere tenuti distinti da quelli relativi a questi ultimi e il loro importo non rileva ai fini della verifica del limite complessivo di 7 milioni di lire (ndr, equivalenti appunto a 3.615,20 euro) del dirigente in servizio”. Il sostituto d’imposta deve quindi dedurre integralmente dal reddito di lavoro dipendente i contributi versati al Fasdac, portando a diminuzione dell’imponibile fiscale il contributo a carico del dirigente e non incrementando la retribuzione imponibile del contributo a carico dell’azienda. Come conseguenza della piena deducibilità fiscale dei contributi versati al Fasdac, per i dirigenti in servizio le spese mediche possono essere portate in detrazione solo con riferimento al quantum non rimborsato dal Fondo, nel limite del 19% della quota eccedente 129,11 euro annui.
inserto mensile di Dirigente n. 12 / 2016
DIRIGIBILE
a cura di Thomas Bialas
Segnali di futuro visti dall’alto #30 esploriamo il futuro grazie a:
FUTURE RETAIL
Tutti in coda da Amazon?
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FUTURETECH INVENZIONI & INNOVAZIONI INFOGRAFICA DEL MESE DA POST INDUSTRIALE A POST CRESCITA SAVE THE DATE: FRUGAL INNOVATION COME FARE MEGLIO CON MENO 19 GENNAIO 2017 - TORINO, AC HOTEL 31 GENNAIO 2017 - MILANO, CFMT http://tinyurl.com/hfs8wpa
Dirigente mensile di informazione e cultura manageriale editore Manageritalia Servizi design: CoMoDo
FUTURE MATERIAL
Gli atomi prendono vita
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PENSIONE DA ROTTAMARE? Il futuro richiede altro
Pensa pensione e cosa ti viene in mente? Un futuro incerto. Magari non per te ma per i tuoi figli, i quali, va precisato, non credono più alla pensione e a molte altre cose su cui noi genitori abbiamo costruito la nostra esistenza, anche professionale. Recentemente un direttore del personale mi ha raccontato questa scena, che la dice lunga sul disincanto giovanile. Verso la fine del colloquio d’assunzione il selezionatore guarda negli occhi il giovane brillante candidato e con tono solenne e rassicurante dice: «E ora le illustro il possibile percorso di carriera». Al che il giovane scoppia a ridere e quasi per scusarsi di tale impudenza chiarisce «mi scusi, niente di personale, ma io non credo nel futuro e tanto meno nella carriera». Caustico ma vero. Tempo di rivedere non solo la pensione ma il sistema su cui reggeva questa “garanzia”. I numeri parlano chiaro. In Germania ci sono 22 milioni
FUTURE ECONOMY
Questione di esperienza, virtuale
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di pensionati, in Italia 18 (più o meno lo stesso numero degli occupati, calcolati ottimisticamente per eccesso e un altro restante terzo, inattivo). Come dire: un terzo della popolazione deve essere mantenuto dall’altro terzo, tendente a diminuire e a versare meno o niente. Meglio ragionare con altre tripartizioni perché la soluzione non è posticipare le pensioni, sperando che nel futuro accada, miracolosamente, qualcosa di buono, ma abolire il concetto di pensione creando un nuovo modello di convivenza economica e sociale, tipo: per un terzo della nostra vita siamo attivi socialmente, per un terzo attivi produttivamente e per un terzo attivi a sostegno del mantenimento degli altri tre regni (animale, vegetale e minerale). Una “rotazione delle culture” per mantenere fertile la società. La resa è assicurata. Certo ci vuole una politica che non si arrende di fronte a principi di nuove civiltà.
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FUTURE RETAIL TUTTI IN CODA DA AMAZON? Ne hanno parlato i giornali di mezzo mondo, quindi parliamone anche noi. Il supermercato pilota AmazonGo di mille metri quadri che apre a Seattle nel 2017 intende rivoluzionare la spesa al minaccioso grido di battaglia “Le persone non servono” (recente saggio di Jerry Kaplan, esperto di intelligenza artificiale e studioso di Amazon). Niente casse, niente scontrini, niente checkout, niente code. Si entra (accreditandosi con lo smartphone sullo scanner all’ingresso), si sceglie quel che si vuole, si infila nella borsa e si esce. Al resto pensano sensori, telecamere sparse ovunque
che “spiano” ogni gesto e ogni prodotto prelevato. Velocità e praticità. Un servizio stellare ma pure una profilazione stellare. Il punto vendita in formato Snowden. Il commercio online ha reso grande Amazon, che ora ci prova con l’offline. Ma non è questo il punto. La vera novità (e lezione) è che già stiamo entrando nell’era post digitale, dove non ha più senso parlare di offline, online, omnichannel o superconvergenze. Non posso ancora svelare il nuovo paradigma di questa rivoluzione perché è oggetto del mio prossimo evento del ciclo Future Management Tools di Cfmt. Restate collegati. https://www.amazon.com/b?node=16008589011
FUTURE SPORT MAI PIÙ IN PALESTRA Non è solo questione di Parkour, o Calisthenics, insomma Street WorkOut molto apprezzato fra i giovani. La questione è che la civiltà digitale è mobile e quindi pretende che la palestra sia altrettanto mobile. Il bisogno di movimento diventa sempre più situazionista, libero. Ancora una volta risulta chiaro come molti settori facciano fatica a declinare l’economia digitale. Palestre e centri fitness fanno molto sport fordista, o meglio, la palestra ha lo stesso difetto e vincolo della vecchia tv: i programmi hanno precisi orari. Ma nella digitale on demand economy ogni esigenza deve essere soddisfatta nell’istante
FUTURE IDENTITY UN SELFIE IN TRE DIMENSIONI All’ultimo Tech Open Air di Berlino Suvi Uski, esperta finlandese di social media e identità digitale, ha chiarito nel suo intervento dal titolo “How and why social media changes our everyday behavior” che le nostre rappresentazioni in rete sono abbastanza vere ma mai troppo. Balanced Authenticity, secondo Suvi. Potremmo, spingendoci oltre, chiamare tutto questo anche identity performance. Costruire se stessi con i selfie? Esatto. Questi autoscatti non sono mai spontanei (anche quando appaiono tali) ma costruiti per rappresentare online la nostra presunta vera vita offline.
Se guardiamo al panorama dei social media possiamo notare che le rappresentazioni diventano sempre più dinamiche. Con Instagram costruiamo il nostro “digital body”, con Snapchat una temporanea “popup identity”, con Musical.ly e Dubsmash “Instant artistic identity”. Prossima dimensione? Ovviamente la terza. Snapchat ha rilevato a giugno 2016 Seene, un’app che permette di scattare selfie in 3D. A differenza del progetto Tango o Kinect di Microsoft, Seene non ha bisogno di speciali sensori a infrarossi e telecamere multiple. Insomma, sempre facile da maneggiare. Resta da capire dove ci porta tutto questo. Sicuramente a una revisione del concetto di autenticità. https://seene.co http://musical.ly
in cui nasce. L’uberizzazione vale anche per lo sport. Lo stesso co-working induce le persone a voler muoversi e fare attività per il proprio corpo in ogni momento in modalità destrutturata. Inoltre alcune ricerche condotte in Germania e Austria evidenziano, dati alla mano, che sempre più persone preferiscono le attività all’aria aperta o mentre si recano al lavoro, a scuola o a fare la spesa. Dunque spazi freestyle e occasioni (corsi) outdoor. È in atto una piccola rivoluzione. Non a caso la Nike ha abbandonato il suo “Just do it” per il “Unlimited You”. Un segnale. https://www.jumphouse.de
DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO
FUTURE MATERIAL GLI ATOMI PRENDONO VITA Ci siamo abituati a tutto, per esempio al concetto di interfaccia utente tangibile, ma siamo pronti a un mondo dove il digitale converge in modo radicale con quello fisico? Materiali viventi non più prodotti industrialmente ma allevati, anche digitalmente. Materiali dinamici, adattivi, che cambiano forma, funzione e aspetto in base alle necessità? Materiali multimodali, manipolabili, autoriparanti e biodegradabili che cambiano destinazione e posizione in base alle mutevoli esigenze? Un materiale dunque prodotto che cambia natura e faccia dopo la produzione? Sembra fantascienza ma è già scienza, almeno al Tangible Media
Group del MIT. Molti i progetti che vanno nella direzione degli “atomi radicali” (vedere sito), ma quello più palpabile, per le sue immediate e comprensibili conseguenze, è il progetto BioLogic: un indumento che sfrutta veri batteri per trasformare un body o tuta d’allenamento in una seconda pelle che reagisce al calore del corpo e al sudore aprendo e chiudendo lembi di evaporazione e raffreddamento attorno al corpo. Sperimentale ma già attuale. Vedere, per farsi un’idea, anche a pagina 8 Lift-Bit di Carlo Ratti Associati. http://tangible.media.mit.edu https://www.youtube.com/watch?v=mBZSqaUAWSs
FUTURE SERVICE I MERCATI SONO CONVERSAZIONI Digitali. E sotto gli occhi di tutti (spero). Le conversazioni digitali sono la nuova forma d’interazione con i clienti e messenger, sotto forma di testi, video, audio o automatizzati chatbot, il nuovo ecosistema per ogni brand, retail o servizio. Un sistema che deve essere naturale e anche veloce come nel caso di Domino’s Pizza: basta l’invio di un emoji per ordinarne una. Un sistema che può anche fare a meno dell’interfaccia grafica. Amazon Echo e Google Home hanno aperto la strada: basta parlare per ordinare. Voice first diventa uno dei tasselli della futura architettura dei servizi, e questo per
FUTURE SUSTAINABILITY SOSTIENE QUESTA GENERAZIONE L’economia ecocompatibile e sostenibile non è figlia di qualche radicale o poetico ambientalismo ma della sharing & on demand economy. Quando puoi usare e pagare ogni cosa (dall’auto all’ufficio) solo nel momento in cui ne hai bisogno, la tua idea di utilizzo e spreco cambia radicalmente. Tradotto in termini di modelli di consumo: “da oggi pretendo prodotti e servizi con sustainability inside e rifiuto ogni risorsa sprecata o buttata”. Se poi viene fatto creativamente o insolitamente tanto meglio. Produce eco glam. Questo trend è in realtà
molto semplice da applicare perché tutti in fondo vogliono essere (ed essere percepiti) come persone per un mondo migliore. Mettete ogni prodotto, servizio e modello di business ai raggi X, individuate come eliminare sprechi, meglio coinvolgendo i clienti in pratiche virtuose (sì anche premiate). Come dimostrano i casi, molto diversi fra di loro, del Banco de Alimentos con l’iniziativa Reverse Delivery (Brasile) e di Nissan con Power to the people (Gran Bretagna), generare valore sostenibile non è poi così complicato. https://vimeo.com/165630321 http://www.reversedelivery.com.br http://tinyurl.com/hl2jax2 http://tinyurl.com/jjsz44b
ogni fornitore. Il conversational commerce, chiamiamolo così, è trend giovane ma già molto attivo. Alle aziende ci sentiamo di consigliare un rapido “buttiamoci nella mischia” per testare nuovi servizi basati sull’emergente e promettente CC (conversational commerce). Un buon inizio, anche per medie e piccole realtà, può essere la sperimentazione con i chatbot, che non sono appannaggio esclusivo dei soliti grandi ma con tools come Chatfuel accessibili a tutti. Sulla homepage del servizio si legge “Launch a full-featured chatbot in 7 minutes”. Da provare. https://chatfuel.com
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VIRTUAL ECONOMY 01 QUESTIONE DI ESPERIENZA Economia virtuale vs economia reale? No. Virtuale con esperienza vs virtuale senza esperienza. Si parla da tanto (troppo?) tempo di realtà virtuale (Vr) e realtà aumentata (Ar) come arricchimento sensoriale e, sperabilmente, degli affari. Termini spesso inflazionati che non sempre hanno mantenuto le promesse. Ma ora si cambia, si prova con VEE. Quelli di Trendwatching la chiamano, per l’appunto, Virtual experience economy e sta a indicare un nuovo, presunto, paradigma che fonde “augmented, virtual and mixed reality”. Le differenze le spiega bene un video di Wired (vedi primo link della lista) le convergenze proviamo noi a spiegarle. Interagire con ologrammi e configurare oggetti stile Tom Cruise in Minority Report o Tony Stark in Iron Man non è più un miraggio ma un primo assaggio (già oggi) di quello che sarà. A differenza della realtà virtuale pura (che genera nuovi mondi spesso solo ludici), qua il tema è di ampliare la reale realtà grazie alla tecnologia. Un’esperienza che fonde i mondi e potenzia le possibilità nella vita pratica di tutti i giorni, anche al lavoro. Certamente Hololens, il computer olografico indossabile di Microsoft, ma non solo. Il punto cruciale è trasformare l’accesso alle informazioni (tipico di internet) in un accesso all’esperienza delle informazioni coinvolgendo più sensi possibili. Questo potrebbe cambiare radicalmente anche l’esperienza delle quotidiane pratiche lavorative: essere immersi nel lavoro in una dimensione tridimensionale più simile a un gioco. Roba non da poco.
VIRTUAL ECONOMY 02 MUSICA PER I MIEI OCCHI Qualcosa di nuovo viene annunciato da qualcuno di vecchio. Il gruppo musicale svedese Abba (300 milioni di dischi venduti in tutto il mondo) si sciolse nel 1982 e, da allora, nessuna reunion è stata mai progettata o accettata dai quattro. Perlomeno nel mondo reale. L’annuncio è recente (ottobre), sorprendente e anche intrigante. Per il 2018 la band svedese parte per un tour “virtuale” che utilizzerà le più innovative tecnologie digitali e di realtà virtuale per consentire alle nuove generazioni di vedere, sentire e vivere gli Abba in un modo precedentemente inimmaginabile. I dettagli ancora non sono noti ma una cosa è certa (forse): inizia una nuova era di fruizione musicale e dunque di format. E per rimanere alla prima lettera dell’alfabeto pare giusto citare anche Alibaba, che sempre recentemente ha lanciato Buy+, una “virtual reality shopping experience” per rendere l’esperienza della spesa più interattiva. Chi vuole approfondire il tema della Virtual experience economy tenga d’occhio la Cina, dove il fermento virtuale è palpabile. Per dire: HTC pianifica d’invadere la Cina con 10mila centri di esperienza virtuale. Restate collegati.
DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO
VIRTUAL ECONOMY 03 GIOCARSI LA FACCIA Per tre lunghi anni hanno lavorato al progetto di un visore di realtà virtuale non più per giocare ma per vivere il gioco. Ora la PlayStation VR è in commercio e la Sony ovviamente si gioca la faccia avendo puntato e dichiarato che “la realtà virtuale è la prossima innovazione che potrebbe modellare il futuro dei videogiochi”. Grande successo di vendite in Giappone all’esordio, ma vendite al di sotto delle aspettative durante il Black Friday con previsioni al ribasso per il Natale. Tutto in regola. È ancora presto per affermazioni planetarie a breve. Ma nel medio periodo l’esperienza conquisterà i consumatori. Intanto anche Google partecipa al gioco con un curioso gadget denominato Tilt Brush, un pennello virtuale per disegnare, con la semplice gestualità delle mani, ambientazioni quasi psichedeliche in 3D, destinate (ovvio) non più alla generazione hippy ma minecraft. Futuro successo o insuccesso? Per Google una domanda inutile. Fa parte della sua filosofia Beta. Innovare per provare e vedere cosa succede. Non sbagliato, potendo.
http://tinyurl.com/hcv87ry http://www.roobo.com/en/ http://tinyurl.com/huswwe2 http://tinyurl.com/zkb5aw7 http://tinyurl.com/z9f69z8 https://www.tiltbrush.com/ http://tinyurl.com/jjszkvx http://tinyurl.com/llzbhht http://tinyurl.com/h8c7t3f
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Infografica del mese
DA POST INDUSTRIALE A POST CRESCITA SEI PICCOLI PRINCIPI PER UN’ECONOMIA POST CRESCITA DIY & DIT Con Do it yourself (Diy) e Do it together (Dit) si intende sia il trend per l’autorealizzazione di oggetti nuovi sia quello della riparazione, ottimizzazione e riciclo in forma condivisa con altri, tipo FabLabs o MakerHub.
SHARE ECONOMY Economia della condivisione e/o collaborazione. Termine “ombrello” che aggrega, spesso in modo anche confuso, pratiche e business model assai diversi che vanno da BlaBlaCar a Airbnb fino ai veri baratti e scambi. Sostanzialmente un modello basato su scambio e condivisione di beni materiali, servizi o conoscenze.
LOW GROWTH Potremmo anche chiamarla la “enoughness” economy. Da contrapporre sia alla crescita continua sia alla decrescita felice. Un mindset che punta alla sostenibilità e che oppone al principio del consumare e avere di più quello del consumare e avere abbastanza. Da abbinare ovviamente al low profit (lucrare con moderazione).
ECONOMICISMO
MATURALISMO
PARADIGMISMO
“Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito è un folle oppure un economista”, avvertiva il sottotitolo del piccolo e ormai vecchio saggio “Obiettivo decrescita”. Uscire dall’economicismo e puntare alla decrescita conviviale era la teoria alternativa di economisti e pensatori come Serge Latouche o Paul Ariér, ampiamente criticati e superati. Però è vero che nulla è peggio del pensiero unico. Quando ci si convince che c’è un’unica strada significa che ormai ci siamo persi per strada. Il diktat economico è preponderante, arrogante e spesso invecchiato (male). Uscire dall’economicismo significa anche, per le aziende, svincolare gli obiettivi dalla dittatura della crescita (fatturato, redditività ecc.) Puntare per esempio al senso (da incarnare e rappresentare) e al valore come “better world company” che risolve grandi sfide per l’umanità. È un cambio di visione, anche per l’innovazione che abbandona il “nuovo per forza” per il “meglio per tutti”.
Da materialismo a “maturalismo”. L’essere umano quando è maturo non cresce più. Non per questo vive peggio. Ho smesso di crescere all’età di circa vent’anni (così a memoria). Da lì in poi è stata, come immagino per tanti, una lenta crescita identitaria, spirituale, culturale, forse del gusto e della comprensione del mondo. Che fa stare meglio a prescindere dal possesso materiale, anche perché, per molti, l’accumulo quantitativo è stato spodestato da quello qualitativo: da status symbol a status experience, da superfluo a superiore nell’essenza. Per il “maturalista” il lusso è un fatto sostanziale che passa dal tangibile all’intangibile. Trovare il senso in ogni gesto. Meaning is the new money, dicono alcuni. Giusto. E ancora più giusto è consumare pensieri: non inquinano e liberano il clima. Dobbiamo ambire a un futuro nel quale l’economia (e le persone) non deve per forza crescere ma piuttosto maturare meglio.
Progresso senza crescita. Perché no? Un po’ di sano pragmatismo per rivedere l’occidentale paradigma che nega la ciclicità e afferma un progresso lineare e verticale basato sul mantra “il progresso assicura benessere”, di norma materiale (più consumi) e associato all’obbligo della crescita materiale (Pil). Ma sempre di più non significa necessariamente sempre meglio. Progresso: cosa deve andare avanti? La produzione? La religione? I consumi? La pace? L’amore? La bellezza? La saggezza? La tecnologia? La condivisione? L’umorismo? La capitalizzazione? L’illuminazione? La scienza? L’erotismo? Il progresso non ha mai un unico paradigma e la crescita materiale non è né buona né cattiva, semplicemente non è più sinonimo di benessere. Cosa ben narrata dal molto ben fatto movimentopiattaforma Story of Stuff. Notare che il 60% dei tedeschi dubita che la crescita economica migliori la qualità della vita. Tempo di voltare pagina alla voce paradigma.
IL DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO
RECONOMY Reuse, reduce, recycle, renew, repair ecc. Il prefisso Re come codice esegetico di un auspicabile capitalismo verde. I principi sono: 1) trasformare scarti in risorse; 2) riutilizzo dei prodotti dando nuova vita; 3) drastica riduzione di ogni rifiuto; 4) trasformazione materiale fino all’upcycling creativo che genera valore aggiunto.
CRADLE TO CRADLE Dalla culla alla culla, copiando la natura e adattandosi ad essa. L’approccio - elaborato da Michael Braungart, ex attivista di Greenpeace e visionario chimico tedesco alla progettazione e produzione che utilizza i giusti materiali al momento giusto per rigenerare senza impattare è uno dei più suggestivi di questo secolo.
BIOSPHER E RE
Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica, un positivista, non certo un apocalittico, paragonò anni or sono questa civiltà a un treno senza meta e senza macchinista che, a velocità sempre più folle, sta per schiantarsi contro il suo futuro immaginario. Catastrofico, ma non infondato. Immaginare altro per cambiare rotta, mentalità, civiltà. Sarebbe ora, perché un’altra economia è (forse) possibile.
http://tinyurl.com/jd6qdo2 http://storyofstuff.org
HNOSPH TEC E
EXIT STRATEGY
COOPERACTIVE Il proseguimento della sharing economy con altri e nuovi mezzi. Certo blockchain come tecnologia abilitante e facilitante per rimodellare forme high tech di cooperativismo, ma anche un nuovo modus operandi che disintermedia i grandi intermediatori (Uber, Airbnb ecc.) Cooperare attivamente significa farlo ad armi pari e paritetiche.
DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO
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FUTURETECH INVENZIONI & INNOVAZIONI FUTURE ROBOT INTELLIGENTI E INVADENTI Ovunque ti giri ci sarà un tizio di latta (ma meno romantico di quello che bazzicava nel meraviglioso Mago di Oz). Ora che anche il World Economic Forum annuncia sicuro nella ricerca “Global Agenda Council on the Future of Software & Society” l’apparizione del primo robot farmacista entro il vicino 2021, meglio farci l’abitudine. L’ondata nelle nostre case di robot intelligenti o divertenti è prevista da tutti e spinta da tutti gli orientali amanti di tali tecnologie, dunque Giappone, Corea del Sud e Cina. Proprio quest’ultima sommerge il mercato di continui “giocattoli”
BREATHER.COM
Ancora on demand economy. Questa volta per prenotare e usare spazi o uffici anche per poche ore. Una rete utilizzata anche da aziende del calibro di Facebook, Uber, Apple e Airbnb. https://www.youtube.com/watch?v=YWjSlotGKwo
DONOTPAY.CO.UK/SIGNUP.PHP
Non pagare le multe o meglio contestarle grazie a un servizio gratuito dell’avvocato chatbot che fa il lavoro (burocraticamente) sporco per noi. Pare che funzioni. https://www.youtube.com/watch?v=sCSf7mdKXrU
più o meno utili. Uno degli ultimi visti è Domgy, un robot dalle sembianze canine dotato, come ormai impone la propaganda tecnologica, di intelligenza artificiale. Per fare cosa? Gironzolare per casa evitando ostacoli, avvisare di eventuali intrusi, intrattenere i membri della famiglia grazie al solito riconoscimento facciale, il tutto controllato via smartphone. Intelligente? Se lo vendono, sì. http://www.roobo.com/en/ https://www.youtube.com/watch?v=yVstq2ybotI
WELCOME-LUCY.COM
Da quando Amazon (con Echo) e Google (con Home) si sono piazzati a casa nostra con i loro assistenti smart, molti altri ci provano, come Lucy della società tedesca Drve. https://www.youtube.com/watch?v=Wt0l23V9p-0
PANASONIC.COM
Bisogna anche ridere. Megahonyaku, il megafono traduttore di Panasonic “ascolta” in giapponese e ripete le stesse frasi in inglese, cinese e coreano. No comment, per ora. http://tinyurl.com/jb9vpau
LIFT-BIT.COM
Il primo divano trasformabile a controllo digitale, progettato da Carlo Ratti Associati, introduce il futuro e vasto mercato dei prodotti riconfigurabili e materiali adattivi. http://tinyurl.com/jo8ux3j
DIRECTLINE.COM/FLEETLIGHTS
E il drone disse: “Sia la luce!”. E la luce fu. Blasfemo? Forse un po’ scemo. Il lampione drone sviluppato da Direct Line segue, su chiamata via smartphone, l’utente bisognoso di luce. https://www.youtube.com/watch?v=YNBte-xNGUg
Associazioni S ervizi S anità Contratto Previdenza Formazione
ASKMIT
IL BILANCIO DI UN ANNO DI ATTIVITÀ Il servizio di consulenza online AskMit con risposte in 48 ore si consolida come uno strumento fondamentale per gli associati Manageritalia
C
on circa 1.400 domande ricevute da oltre 1.200 tra associati e familiari nell’arco di oltre un anno, il servizio AskMit si consolida come uno strumento fondamentale con cui Manageritalia fornisce informazioni e consulenze ai propri iscritti. Lanciato il 15 ottobre 2015, AskMit è incentrato su una piattafor-
ma online da cui, una volta entrati nella propria area riservata, si possono inviare domande tramite un formulario e ricevere risposte nell’arco di due giorni lavorativi. I quesiti vengono presi in carico da uno staff che coordina i vari esperti coinvolti: i nostri uffici sindacali per quelle di carattere professionale e lavorativo; le
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MANAGERITALIA ASKMIT
strutture di Caaf50&più Enasco per le questioni previdenziali e i servizi del Caaf; lo studio I Commercialisti e la sua rete di professionisti presenti in tutta Italia per gli argomenti di natura legale e fiscale; gli uffici di Assidir per l’ambito assicurativo.
Le aree delle domande Per tracciare un bilancio di questo primo anno di funzionamento entriamo nel dettaglio dei contenuti delle domande: la maggior parte di quelle prese in carico, ben 560, riguardano l’area legale/fiscale. Sono questioni in materia di diritto civile (per esempio su contenziosi, responsabilità, separazioni), di diritto societario e amministrativo, di privacy e trattamento dei dati personali, di gestione immobiliare: contratti, locazione e vendita, successione, faccende condominiali. E ancora: richieste per gestire rapporti
con l’Agenzia delle entrate e svolgere pratiche transnazionali con le autorità fiscali di altri paesi. Alle domande si risponde anche in più step via email o anche, se serve, con un colloquio telefonico, fino ad arrivare a una risposta esaustiva. Se poi, sulla base di questo, si decide di intraprendere un’azione, gli iscritti possono scegliere di rivolgersi in regime di convenzione a un team di professionisti multidisciplinare – avvocati, commercialisti, notai, giuslavoristi e altri specialisti – appartenenti a studi selezionati presenti in tutta Italia, come è già successo in alcune decine di casi con buona soddisfazione. Un servizio, come ci hanno detto alcuni, utile soprattutto per muoversi meglio in un contesto affollato sia di norme che di professionisti. La seconda area verso cui sono state indirizzate più domande è
COS’È Askmit è un servizio dedicato agli associati e ai loro familiari che offre una consulenza altamente qualificata, fornendo risposte entro 48 ore a domande inviate online su argomenti in ambito lavorativo, previdenziale, servizi Caaf, legale/fiscale e assicurativo. A rispondere è un team multidisciplinare formato da esperti di Manageritalia, Assidir, dagli uffici di Caaf50&più Enasco e da una rete di avvocati, fiscalisti, giuslavoristi, notai e commercialisti appartenenti a studi professionali di tutta Italia. Per utilizzarlo vai su www.askmit.it e accedi con le tue credenziali all’area riservata.
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quella lavorativa: ben 441 domande sono state gestite dagli esperti sindacali della Federazione e delle Associazioni territoriali. Gli argomenti riguardano a 360 gradi la disciplina contrattuale dei dirigenti e dei quadri, i contenziosi, le risoluzioni nonché le problematiche lavorative dei professional. Oltre agli incontri in presenza e ai consulti telefonici, con AskMit si è aperto un nuovo canale di comunicazione con gli associati, fruibile anche in mobilità e a distanza, da smartphone, in maniera veloce ed efficace. Le domande arrivate complessivamente da Caaf50&più Enasco sono state 307, di cui 209 riguardanti la previdenza e 98 i servizi del Caaf. Il servizio ha consentito di presentare online pratiche pensionistiche, per l’invalidità, per il sostegno del reddito, per l’Inail; di svolgere verifiche sulla situazione contributiva presso l’Inps; di valutare la convenienza di riscatti, ricongiunzioni, totalizzazione, cumulo e computo; di calcolare l’importo della pensione e di avere informazioni sulla previdenza complementare e integrativa (fondi pensionistici contrattuali, fondi aperti ecc.). Presso il Caaf si sono potute fare pratiche per la dichiarazione dei redditi, Imu, Tasi, 730, gestione dei rapporti con colf e badanti e dichiarazioni di successione. L’area assicurativa ha preso in carico 57 domande, dando informazioni e assistenza sulla copertura dei rischi nei vari rami (casa, famiglia, auto, emergenze, patrimonio, previdenza
ecc.), analizzando polizze in essere e consigliando nella stipula di nuovi contratti, grazie anche alle convenzioni dedicate.
DOMANDE SUDDIVISE PER GRUPPO TOTALE 1.370
Servizi Caaf
Assicurativo
Distribuzione geografica La distribuzione geografica degli utilizzatori riflette quella delle iscrizioni nelle varie Associazioni: gli associati di Manageritalia Milano hanno inviato 782 domande, seguiti dai colleghi di Roma (208), da quelli del Veneto, di Torino e di Bologna, rispettivamente con 70, 58 e 57 domande.
57
Previdenziale
98 561
209
Legale/fiscale
445
Sesso e fasce d’età Se si considera che la base associativa di Manageritalia è formata dall’81,5% da uomini e dal
Lavoro
DOMANDE SUDDIVISE PER SESSO E FASCE D’ETÀ DONNE n. Fascia di età
0
tra 30 e 39 anni
10
20
30
40
50
60
7
tra 40 e 49 anni
62
tra 50 e 59 anni
50
tra 60 e 69 anni
35
tra 70 e 79 anni
10
Over 80 UOMINI n. Fascia di età tra 30 e 39 anni
6 0
50
100 150 200 250 300 350 400
27
tra 40 e 49 anni
265
tra 50 e 59 anni
399
tra 60 e 69 anni
295
tra 70 e 79 anni Over 80
70
188 26
18,5% da donne, possiamo dire che il servizio AskMit è utilizzato da entrambi i sessi quasi in egual modo. Sono infatti 1.200 le domande formulate dagli uomini (ossia 87,5%) e 170 quelle delle donne (12,5%). Il dato curioso lo riscontriamo nella fascia d’età: le donne più attive nel formulare le domande sono quelle tra i 40 e i 49 anni, mentre gli uomini quelli tra i 50 e i 59. Da alcune settimane è stato implementato un sistema di customer care che invia automaticamente un breve sondaggio a tutti coloro che hanno utilizzato AskMit. L’intenzione è quella di potenziare il servizio, cogliendo i suggerimenti degli associati, per sopperire a qualche inevitabile problema di gioventù, migliorando l’offerta ed estendendo il raggio d’azione delle consulenze.
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LA CORSA CONTINUA
MANAGERITALIA QUADRI
I quadri del settore privato, aumentati del 2,1% nel 2015, continuano la corsa. Cresce il peso delle donne
G
li ultimi dati dell’Inps a fine 2015 confermano l’aumento in atto nell’universo dei quadri privati italiani. Nel 2015 si è registrato un’ulteriore crescita del 2,1%, dopo la sostanziale stabilità del 2014 sul 2013. La corsa è quindi ripresa, tant’è che dal 2010 al 2015 sono aumentati del 6,8%. Un aumento non solo femminile, ma più femminile che maschile: +15,4% le donne e +3,6% gli uomini dal 2010 al 2015 (vedi grafico).
Età e sesso A livello anagrafico l’età media è di 48,3 anni: 46,9 le donne e 48,8 gli uomini. Interessante notare però che il 15% degli uomini è sotto i 40 anni, mentre, nel caso delle donne, il 18%.
Area geografica La Lombardia è la regione con la maggiore presenza di quadri (33,6%; 35,6% donna), seguita da Lazio (14,3%), Piemonte (9,3%), Emilia Romagna (9%), Veneto (8,2%) e Toscana (5,2%). Sud e Isole hanno circa il 10% dei quadri, tanto per capire e
confermare la minore o maggiore dimensione, ma anche presenza manageriale nelle aziende a seconda dell’area geografica.
Settore economico Per chiudere, una chiara fotografia per settore economico, tra i quali svettano attività finanziarie e assicurative (35,5%), manifattura (25,5%), commercio (9,4%), trasporto e magazzinaggio (7,9%), servizi di informazione e comunicazione (7,2%). I restanti settori sono tutti sotto il 3%.
QUADRI DEL SETTORE PRIVATO: ANDAMENTO 2010-2015 Variazione % 2015-2014
Totale 2015: 435.904
28,9% 125.906
3,7% 71,1% 309.998
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2,1%
Variazione % 2015-2010
15,4%
72
1,5%
3,6%
6,8%
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MANAGERITALIA EXECUTIVE PROFESSIONAL
MANAGER CERTIFICATI EEP
Se sei un professional, richiedi anche tu la certificazione
Chi sono? Oggi li possiamo conoscere attraverso il portale di Manageritalia
I
l servizio lanciato a maggio di quest’anno, con cui Manageritalia offre agli executive professional la possibilità di certificare le proprie esperienze professionali, piace! Ce lo dicono le persone che la certificazione l’hanno già ottenuta. Interessa perché è un importante strumento per valorizzare questa figura nel mondo del lavoro, riconoscere la loro professionalità e la loro esperienza affiancando i vertici aziendali. A questo punto, dopo il lancio, l’obiettivo diventa duplice: far conoscere l’esistenza e il valore della certifica-
zione al mercato e aumentare il numero dei manager certificati. Online, sul portale di Manageritalia, alla sezione executive professional (www.manageritalia.it > executive-professional > managercertificati-eep), sono ora visibili questi manager con foto, profilo Linkedin, aree di competenza ed email per contattarli. Da oggi, se qualcuno cerca un valido supporto manageriale che lo affianchi per progetti mirati e/o in modo temporaneo, lo può trovare su www.manageritalia.it. Faremo di tutto perché gli associati Manageritalia e tutto il mondo esterno conoscano e sfruttino questa opportunità!
La Certificazione La certificazione ha l’esclusivo e determinante scopo di comprovarne le esperienze professionali qualificate per migliorare posizionamento e vendibilità sul mercato. Possono richiederla gli executive professional iscritti a Manageritalia, in regola con
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la quota associativa, che posseggono i requisiti di cui all’art. 15 della Carta associativa. L’attività di certificazione rispetta i principi generali della certificazione di persone, come definiti dalla norma ISO 17024. Possono diventare executive professional certificati “Experienced” coloro che abbiano maturato negli ultimi sei anni almeno quattro anni di esperienza lavorativa con contenuti professionali specifici espressi in contesti manageriali e a contatto (o nella qualità di) con decisori primari aziendali o di progetto e abbiano sviluppato almeno quattro esperienze lavorative complesse (ad esempio progetti, consulenze, collaborazioni, formazione ecc.), o abbiano agito continuativamente all’interno della stessa organizzazione con clienti diversi. La domanda va presentata all’associazione territoriale alla quale si è iscritti, fornendo tutte le informazioni necessarie per dimostrare la presenza dei requisiti e compilando il modulo di richiesta online. Per maggiori informazioni: www.manageritalia.it >Executive professional > Certificazione experienced executive professional.
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RINNOVATO IL CONTRATTO DEI DIRIGENTI DEI TRASPORTI MANAGERITALIA CONTRATTO TRASPORTI
Siglato il 10 novembre scorso tra Confetra e Manageritalia l’accordo di rinnovo del ccnl 18 dicembre 2013. Ecco le novità
A
pochi mesi dal rinnovo del contratto del commercio, è stato siglato il 10 novembre scorso anche quello per i quasi mille dirigenti di aziende di autotrasporto e spedizione merci. Alcune delle novità contenute nel contratto dei trasporti sono state ampiamente divulgate nei numeri della rivista dedicati al contratto del commercio (vedi i numeri 9-10-
11/2016 di Dirigente) e su Manageritalia.it in quanto i contenuti sono sostanzialmente identici. In sintesi, un aumento della previdenza complementare Mario Negri di 400 euro (quadriennio 2015/2018). Un rafforzamento delle politiche attive con un voucher di 5.000 euro da utilizzare per i servizi di ricollocazione presso società convenzionate o
ADEGUAMENTO DELL’IMPORTO MINIMO Periodo di riferimento
Importo una tantum
Mese di erogazione
1° gennaio/31 dicembre 2015
1.700
Marzo 2017
1° gennaio/31 dicembre 2016
1.800
Marzo 2018
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come autofinanziamento per l’avvio di attività imprenditoriali e una contestuale riduzione di quelle passive agendo sui termini di preavviso del licenziamento e sulla determinazione dell’indennità risarcitoria per il licenziamento ingiustificato. Un aumento delle tutele previste in caso di malattie più gravi e una minima diminuzione per quelle che lo sono meno (le nuove regole entrano in vigore dal 1° gennaio 2017). Agevolazioni contributive al welfare contrattuale (sanità, previdenza, copertura rischi e formazione) per attrarre o trattenere manager nelle imprese e favorire la nomina e presenza di dirigenti anche nelle aziende prive di un valido management esterno alla famiglia dell’imprenditore. L’inserimento di un articolo denominato Produttività e benessere per promuovere e sostenere azioni volte a favorire le buone pratiche di age management e di welfare aziendale. Di seguito le novità per i soli dirigenti dei trasporti.
Trattamento economico Adeguamento, a decorrere dal 1° gennaio 2017, del valore relativo all’importo minimo della retribuzione mensile di fatto del dirigente, comunque composta
(minimo base, superminimi individuali ecc.), che viene elevato a 3.800 euro lordi. Inoltre, per i dirigenti in forza alla data di stipula dell’accordo, è stabilita l’erogazione di un importo una tantum complessivamente pari a 3.500 euro lordi, come specificato nella tabella a fianco. Questi importi non sono assorbibili da alcuna voce retributiva e, in quanto erogati per effetto di un contratto collettivo sottoscritto successivamente al periodo di riferimento, sono assoggettati a tassazione separata. Infine, gli importi non sono utili ai fini del tfr, né di alcun istituto contrattuale, a eccezione dell’eventuale preavviso o indennità sostitutiva dello stesso.
Festività del 4 novembre È stato stabilito che, a decorrere dal prossimo anno, non sarà più dovuta la retribuzione di una giornata aggiuntiva per la festività del 4 novembre.
Trasferimento In caso di trasferimento disposto dal datore di lavoro, al dirigente che nella sede di lavoro originaria risiede in una casa di proprietà personale o familiare e nella nuova sede alloggia in un immobile locato, è dovuto un importo corrispondente al 50% del canone di locazione, per un periodo non inferiore a 18 mesi. Sono naturalmente fatte salve le condizioni di miglior favore. Per un approfondimento leggi l’accordo di rinnovo e l’informativa su www.manageritalia.it > dirigenti > contratti > trasporti.
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MALATTIE E POSSIBILI CONSEGUENZE Il quadro di riferimento per gli associati Manageritalia
N ASSIDIR
el mese di novembre abbiamo esaminato la problematica degli infortuni e come assicurarsi contro questi eventi. A partire da questo numero del nostro mensile dedichiamo alcuni articoli per approfondire ciò che riguarda i casi legati alle malattie. Infatti, senza voler essere irriverenti, i nostri corpi sono un po’ come delle automobili che, anche dopo aver percorso un buon numero di chilometri, con regolarità e senza incidenti, evidenziano segni di usura e possono richiedere alcune riparazioni. Tornando a noi umani, però, ci sono malattie che durano poco e non lasciano conseguenze come un raffreddore, e altre che, inve-
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ce, ci rendono inabili per un arco di tempo più lungo o, nei casi peggiori, in modo permanente. Il nostro primo pensiero, in caso di malattia, è quello di curarci ricorrendo a medici, ospedali o cliniche, ma non va dimenticata l’importanza di potersi avvalere di supporti importanti non solo dal punto di vista clinico, ma anche da quello economico. Ed è proprio in questa seconda area che è possibile ricorrere sia a fondi, o altri enti di mutualità, sia a polizze di assicurazione.
Quando far intervenire fondi e polizze di assicurazione Cerchiamo di chiarire i casi più importanti in cui farlo.
Prima di tutto il rimborso delle spese mediche che si devono affrontare in caso di malattia per quanto riguarda medici e specialisti, diagnostica, farmaci o ticket. Il secondo caso, importantissimo per gli importi in gioco, riguarda il rimborso delle spese sostenute per interventi operatori a seguito di malattia. Il terzo è relativo alla cosiddetta “diaria da ricovero”, un importo che viene riconosciuto a fronte di ogni giorno di ricovero in strutture ospedaliere o a questa assimilate. Passando ai non augurabili casi in cui una malattia abbia un decorso che porta a conseguenze piuttosto gravi per la persona, si possono presentare casi di invalidità permanente oppure, ancora peggio, di una situazione di non autosufficienza. Da ultimo, ma non va dimenticato, il caso in cui una persona contragga una malattia e debba essere curato all’estero, all’interno dei paesi dell’Unione europea o al di fuori di questi. A questo punto, da queste pagine, un’altra rapidissima riflessione da compiere è quella legata alle possibilità di accesso ai supporti forniti da fondi e assicurazioni “malattia” per gli associati Manageritalia e per i loro familiari.
Dirigenti Garanzia In servizio
Pensionati Prosecutori volontari
Familiari Quadri
Executive professional
Rimborso spese mediche e interventi
Dirigenti
Quadri
Executive professional
in servizio altri
Diaria da ricovero Invalidità permanente da malattia Long term care
*
*
fino 70 anni oltre 70 anni
Previsto da ccnl Su base volontaria Previsto se applicati accordi collettivi * Garanzia non attiva per i dirigenti assunti o nominati con retribuzione lorda annua fino a 65mila euro.
Gli associati e le differenti forme di supporto Il primo gruppo di associati è costituito dai dirigenti in servizio, seguito da quello dei dirigenti pensionati o prosecutori volontari. Un altro gruppo è composto dai quadri e l’ultimo, infine, è quello degli executive professional. Le diverse categorie di associati Manageritalia hanno accesso a differenti forme di supporto sia perché legate allo specifico contratto collettivo sia perché derivanti dalla possibilità di accedere a fondi o sottoscrivere polizze assicurative in modo volontario. Queste possibilità vanno ad esempio dal Fasdac per i dirigenti al Quas per i quadri e alla Cassa De Lellis per i quadri e i loro familiari; dalle coperture assicurative offerte dall’Associazione Antonio Pastore per i dirigenti a quelle volontarie, come Quadri & Professional Care o Aviva Diaria e Chirurgia, per quadri ed execu-
tive professional e loro familiari. Infine, non va dimenticato come in ogni caso il supporto sia esteso o sia estensibile volontariamente ai familiari dell’associato Manageritalia. Ebbene, proiettandoci all’interno delle singole categorie di associati come faremo nei prossimi numeri della rivista, potremo scoprire nel dettaglio tutte le possibilità che vengono offerte ad ogni gruppo da fondi sanitari e assicurazioni contrattuali o extracontrattuali, come riportato in tabella.
Le aree di scopertura Ciò che bisogna sottolineare già da ora è però un’informazione a carattere generale: qualunque sia la nostra categoria di appartenenza esistono delle possibili “aree di scopertura”. Cosa significa questo termine? Indica, molto semplicemente, quali casi non vengono coperti
dai servizi sanitari o rimborsati da polizze assicurative. In altre parole, e sempre riferendoci alle malattie e alle loro conseguenze, identificare per ogni singola categoria di associati e loro familiari fin dove si è tutelati e in quale modo si può allargare la tutela a una casistica di conseguenze più ampia di quella “standard”. Facendo l’esempio di un dirigente in servizio, il Servizio sanitario nazionale è la base, ma fin dove arriva il Fasdac, dove la convenzione assicurativa dell’Associazione Antonio Pastore e dove è bene provvedere con un’assicurazione integrativa personale? Questo è ciò che andremo ad esaminare nei prossimi numeri della rivista, in modo da poter mettere a disposizione di tutti gli associati Manageritalia un’informazione qualificata che potrà in seguito essere supportata, se necessario, dagli esperti di Assidir.
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NOVITÀ PER LA GESTIONE D’IMPRESA Le attività di aggiornamento del Centro di formazione destinate all’area fiscale, tributaria e legislativa
L CFMT
a fine dell’anno porta con sé numerose novità di carattere normativo e regolamentare di grande portata per imprese e cittadini. Professionisti e manager sono chiamati ad approfondirne i contenuti, allo scopo di intercettarne tempestivamente le più immediate ricadute. Le attività di aggiornamento e formazione di Cfmt destinate all’area amministrativa, legale e tributaria delle imprese, sono finalizzate a garantire un
costante monitoraggio e approfondimento delle più importanti novità che interessano la gestione d’impresa a seguito delle frequenti modifiche che interessano l’ordinamento giuridico nazionale e sovranazionale, oltreché la prassi contabile e fiscale costantemente emanata dagli organi a ciò preposti (Agenzia delle entrate, Ocse, Organismo italiano di contabilità, associazioni di categoria ecc.). Vi segnaliamo di seguito due importanti appuntamenti per approfondire le tematiche di maggior rilievo in materia. Come di consueto, la trattazione dei vari argomenti sarà affidata a professionalità idonee a garantire una completa e aggiornata informazione sui più recenti sviluppi in materia.
Legge di bilancio 2017 e decreti collegati: le più rilevanti novità per le imprese Obiettivo dell’incontro è quello di analizzare, con taglio pratico e operativo, le numerosissime novità introdotte con la legge di bilancio 2017 e con i decreti collegati, nonché i chiarimenti forniti in proposito dall’Agenzia delle entrate. Milano, 24 gennaio Cfmt, Via Decembrio 28 ore 9-13
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Padova, 27 gennaio Nh Mantegna, Via Tommaseo ore 9-13 Roma, 30 gennaio Cfmt, Via Palestro 32 ore 9-13
Bilanci 2016: i nuovi principi contabili e le novità del reddito d’impresa Una preziosa occasione per analizzare nel dettaglio le principali novità di ordine contabile e fiscale che incidono sui contenuti dei bilanci relativi all’esercizio 2016. Al riguardo, merita ricordare che l’Organismo italiano di contabilità (Oic) ha diffuso un nuovo set di principi contabili nazionali, applicabili a partire dall’esercizio 2016 a seguito del recepimento della direttiva 2013/34/Ue, recante modifiche alla disciplina del bilancio d’esercizio e del bilancio consolidato di gruppo, applicabile anch’essa a partire dall’esercizio 2016. Le novità sono numerosissime e, in certi casi, anche di grande portata, non solo sul piano strettamente contabile, ma anche in ragione di alcune ricadute di ordine fiscale. L’incontro è articolato in modo da poter affrontare, con un adeguato grado di approfondimento, le novità con cui gli operatori dovranno confrontarsi nei primi mesi del 2017. Milano, 7 febbraio Cfmt, via Decembrio 28 ore 9-13 Genova, 9 febbraio Grand Hotel Savoia ore 9-13 Roma, 16 febbraio Cfmt, via Palestro 32 ore 9-13
FIGLI “OVER 18” Rinnovo dell’assistibilità per il 2017
R
Figli maggiorenni studenti Certificazione attestante la frequenza, presso istituzioni pubbliche o private, di corsi pluriennali di istruzione e di studio, compresi dottorati di ricerca, tirocini obbligatori, praticantati svolti a titolo gratuito, corsi di specializzazione universitaria non retribuiti e corsi
di formazione professionale al termine dei quali si acquisisce una qualifica professionale. Nota bene: per tutti questi corsi l’assistibilità del Fondo è convenzionalmente mantenuta anche nei periodi intercorrenti tra un anno scolastico/accademico e il successivo, fino al conseguimento del titolo. Per i corsi di istruzione, studio, specializzazione o formazione della durata inferiore a un anno (per esempio master di apprendimento, corsi di specializzazione, …), l’assistibilità del Fondo è mantenuta per la sola durata del corso che dovrà essere comunicata al momento della richiesta di assistenza.
Certificazione attestante lo stato di disoccupazione nell’anno in questione; presentazione al centro per l’impiego della dichiarazione di immediata disponibilità allo svolgimento di un’attività lavorativa e alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro concordate con il centro per l’impiego. L’assistibilità cessa comunque al momento in cui vengono meno i relativi presupposti (ad esempio, interruzione o termine del ciclo di studi per il figlio studente; nuova occupazione del figlio disoccupato).
FASDAC
icordiamo che il Fondo assiste i figli dal 18° al 26° anno di età a condizione che siano “studenti” o “disoccupati”. Tali condizioni vanno rinnovate ogni anno con la seguente documentazione che va presentata alla propria associazione territoriale Manageritalia.
Figli maggiorenni disoccupati
In alternativa alle certificazioni Il dirigente può attestare gli stati e le condizioni mediante autocertificazione rilasciata ai sensi del dpr 445/2000 e successive modifiche e integrazioni, compilando l’apposito modulo IC/05 scaricabile dal portale Manageritalia o dal sito del Fasdac.
VERIFICA I CODICI FISCALI DEI TUOI FAMILIARI Per rispettare gli obblighi di legge, il Fasdac ha l’urgente necessità di recepire e verificare i codici fiscali dei propri assistiti. In particolare quelli relativi ai familiari degli iscritti. Per questa esigenza è stato introdotto nell’area riservata del portale Manageritalia il nuovo servizio “Gestione anagrafiche familiari” (My Manageritalia > Servizi Fasdac), mediante il quale il dirigente potrà consultare i dati anagrafici dei propri familiari ed eventualmente integrarli e/o modificarli direttamente online. Questo nuovo servizio ha carattere esclusivamente anagrafico e si riferisce ai soli familiari già presenti negli archivi del Fondo. La Gestione anagrafiche familiari non permette l’inserimento di nuovi familiari ancora non censiti e le cancellazioni. Nel caso il dirigente abbia necessità di inserire un nuovo familiare, potrà farlo tramite la compilazione del modulo di autocertificazione “mod. IC/05” (scaricabile dal portale www.manageritalia.it o dal sito www.fasdac.it), che dovrà poi trasmettere all’associazione territoriale Manageritalia di appartenenza unitamente a una fotocopia del proprio documento di identità. Avere il codice fiscale dei familiari assistiti dal Fasdac è molto importante: la sua mancanza potrebbe generare la sospensione e conseguente ritardo nella liquidazione delle relative pratiche sanitarie, al solo fine di non incorrere in sanzioni da parte dell’autorità tributaria.
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Hanno collaborato a questo numero Thomas Bialas, futurologo, è
curatore dell’inserto Dirigibile e responsabile del progetto Future
Management Tools di Cfmt.
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Massimiliano Cannata è giornalista professionista ed esperto di social innovation e cultura manageriale. (36) Claudia Corti è guida turistica per le province di Milano, Pavia, Monza e Brianza.
MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DI MANAGERITALIA FEDERAZIONE NAZIONALE DEI DIRIGENTI, QUADRI E PROFESSIONAL DEL COMMERCIO, TRASPORTI, TURISMO, SERVIZI, TERZIARIO AVANZATO
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Marco Lucarelli lavora nella direzione strategy di una multinazionale Tlc dove si occupa di operatori virtuali. (28, 59) Claudia Paoletti è partner di Kilpatrick Executive Search. Emilio Rossi è presidente EconPartners e senior advisor Oxford Economics.
(51) (6)
Elisa Terraneo è marketing manager in EF Corporate Solutions Italia. Si occupa di marketing e comunicazione, prima nel mondo del retail poi nell’It, dove si è focalizzata sul digital marketing. (40) Piero Valdiserra è direttore marketing e relazioni esterne di uno dei maggiori gruppi italiani operanti nel beverage alcolico. È anche sommelier, nonché fondatore e presidente del club enogastronomico bolognese Gaudio (marketing@rinaldi.biz). (56)
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FEDERAZIONE NAZIONALE DEI DIRIGENTI, QUADRI E PROFESSIONAL DEL COMMERCIO, TRASPORTI, TURISMO, SERVIZI, TERZIARIO AVANZATO
FONDO ASSISTENZA SANITARIA DIRIGENTI AZIENDE COMMERCIALI FONDO DI PREVIDENZA MARIO NEGRI CFMT - CENTRO DI FORMAZIONE MANAGEMENT DEL TERZIARIO
10 ASSOCIAZIONE ANTONIO PASTORE
Editore: Manageritalia Servizi srl Direttore responsabile: Guido Carella Coordinamento: Roberta Roncelli Redazione: Davide Mura, Enrico Pedretti, Eliana Sambrotta Direzione, redazione, amministrazione: via Antonio Stoppani, 6 - 20129 Milano tel. 0229516028 - fax 0229516093 giornale@manageritalia.it www.manageritalia.it Le opinioni espresse dagli autori impegnano esclusivamente la loro responsabilità
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da Manageritalia Daniela Fiorino, responsabile ufficio sindacale.
(60)
Mario Mantovani è vicepresidente Manageritalia.
(10)
Roberto Saliola è presidente di Gpa Wide Group e Manageritalia Roma. (32)
Grafica THE GRAPHIC FORGE Sas via Antonio Stoppani, 4 - 20129 Milano tel. 0229404920 - www.graphicforge.it Stampa ROTOLITO LOMBARDA spa via Sondrio, 3 - 20096 Pioltello (Milano) tel. 0292195.1 - www.rotolitolombarda.it Registrazione Tribunale di Milano n. 142, del 24 aprile 1974 Associato all’USPI Unione stampa periodica italiana Accertamenti diffusione stampa
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