N. 4 APRILE 2017
LA RIVISTA DI MANAGERITALIA
IL MARKETING DELLA MENTE Le neuroscienze in azienda
DUALIZZAZIONE FISCO Modello 730/2017
La nuova frontiera del post digitale
MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DEI DIRIGENTI, QUADRI ED EXECUTIVE PROFESSIONAL DEL TERZIARIO Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - Decreto Legge 353/03 (convertito in Legge 27/2/04, n. 46) art.1, comma 1 - DCB/MI - 2,20 (abbonamento annuo 16,50)
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Editoriale a cura del presidente Manageritalia
FISCO: CAMBIAMO REGISTRO?
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l presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha promesso che il governo continuerà a lavorare per ridurre le tasse e favorire la ripresa dei consumi. Al di là delle dichiarazioni di tutti i governi che si sono succeduti in questi anni, abbassare il carico fiscale sui contribuenti è sempre una priorità. Ma entriamo nel merito del dibattito in corso: di cosa si parla? Di una riduzione delle imposte sul lavoro o di una riforma dell’Irpef per ridurre le aliquote e, allo stesso tempo, le agevolazioni fiscali che abbassano la base imponibile? Si parla sempre di aumentare le tasse o di intervenire sulle detrazioni, anche se il Def appena approvato sembra non toccarle, né in un senso né nell’altro. Ma diminuire le tasse è un “must”. Un calo delle aliquote può essere parzialmente finanziato da un minore costo per lo Stato se si rivede il regime di deduzioni e detrazioni che attualmente fanno diminuire la base imponibile. Viceversa, se non associata a un parallelo calo delle aliquote, ogni riduzione delle agevolazioni è destinata a rimanere poca cosa per le giuste obiezioni dei contribuenti. In tutto le agevolazioni censite sono 444. Già nel 2011, un gruppo di lavoro costituito al ministero dell’Economia aveva analizzato l’area dell’erosione fiscale e rivisto il sistema delle detrazioni fiscali. Anche Manageritalia partecipò a quel tavolo ma purtroppo, da allora, quasi nulla è stato fatto. Ribadiamo la nostra posizione: anche se selettivo, il taglio delle agevolazioni fiscali è un’operazione delicata. Bisogna infatti tenere presente che uno sconto in meno diventa sempre una tassa in più. Nell’ambito di una totale revisione delle tax expenditures, quindi, siamo contrari all’ipotesi di tagli lineari alle agevolazioni. Dovrebbero invece essere rivisti e aggiornati alcuni parametri e alcune regole sulle detra-
zioni e deduzioni previste nel Tuir, alla luce della perdita del potere d’acquisto verificatosi negli ultimi anni, anche nell’ottica di sostenere la previdenza complementare e l’assistenza sanitaria integrativa. Sarebbe poi utile trovare soluzioni per favorire l’emersione dei redditi imponibili – come per esempio le detrazioni per le ristrutturazioni edilizie e il risparmio energetico – che si sono rivelate efficaci. Ma ultimamente, parlando di detrazioni, si ipotizza invece di rivederle, al ribasso, solo per alcuni contribuenti. Quali? Lo possiamo capire, purtroppo, dalle recenti dichiarazioni del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ipotizza di mettere mano a detrazioni sanitarie e ticket, facendo pagare in base al reddito e colpendo in tal modo i lavoratori dipendenti e i pensionati. Inoltre sappiamo bene che l’indicatore Isee non fotografa con adeguata precisione la realtà. Restando alla sanità, ricordiamo che i redditi dichiarati più alti, oltre a contribuire di più con le addizionali regionali e pagare ticket salati, spesso gravano meno sul Ssn, poiché utilizzano spesso fondi sanitari o polizze assicurative. Considerando l’importo totale delle detrazioni sanitarie pari a 3,2 miliardi nel 2015, i beneficiari che dichiarano più di 75mila euro di reddito (654mila in tutto) non arrivano ad assorbirne neanche il 7%. L’evasione fiscale e contributiva in Italia si aggira in media sui 110 miliardi di euro l’anno. L’Italia soffre di un problema di crescita della produttività da molti anni ed è evidente che nel momento in cui un’impresa riesce ad andare avanti semplicemente attraverso l’evasione, ha molti meno incentivi a investire, a innovare, a diventare più efficiente. Ecco perché l’evasione ha un ruolo così importante nel nostro Paese. Ecco perché qualsiasi riforma fiscale deve partire da lì. Guido Carella - guido.carella@manageritalia.it
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Sommario Information technology 44 La tua azienda è al sicuro?
Copertina 6 Vendere col cervello 10 Brand strategy: questione di feeling 14 Intervista a Daniel B. Yarosh Vendite “truccate”
Produttività&Benessere 48 Nelle imprese entra il lavoro agile...
Fisco 16 Modello 730/2017 22 Caro contribuente ti scrivo Innovazione 26 Dualizzazione, la nuova frontiera del post digitale Prioritalia 30 Ripartiamo dalle startup Diritto 38 La privacy nei rapporti di lavoro Società 42 Epidemia di selfie
è online su
Iniziative Manageritalia 50 37a coppa di sci Misurina, tra sci, natura e glamour RUBRICHE 34 Osservatorio legislativo 52 Pillole di benessere 53 Arte 54 Libri 55 Letture per manager 56 Lettere
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InfoMANAGER Manageritalia Quadri 65 Le sanzioni disciplinari Executive professional 67 Al via lo statuto per il lavoro autonomo Assistenza fiscale 70 50&più Caaf torna in associazione Contratto 71 Dirigenti alberghi Aica AskMit risponde 72 Dichiarazioni dei redditi? Si avvicinano 73 Gli utenti promuovono AskMit Fondo Mario Negri 74 Bilancio e risultati Cfmt 77 Scuola di management Assidir 78 Long term care: questa sconosciuta
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LA RIVISTA DI MANAGERITALIA
IL MARKETING DELLA MENTE Le neuroscienze in azienda
MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DI MANAGERITALIA Federazione nazionale dei dirigenti, quadri e professional del commercio, trasporti, turismo, servizi, terziario avanzato Fondo assistenza sanitaria dirigenti aziende commerciali
Fondo di previdenza Mario Negri
CFMT Centro di formazione management del terziario
Associazione Antonio Pastore
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Copertina Neuromarketing
VENDERE COL CERVELLO Il neuromarketing permette di studiare le risposte fisiologiche e cerebrali dei consumatori per migliorare l’efficacia del marketing tradizionale Barbara Monteleone
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L NEUROMARKETING è una disciplina che fonde marketing tradizionale, neurologia e fisiologia, psicologia e scienze comportamentali e si prefigge di indagare sempre più a fondo ciò che accade nel cervello delle persone in risposta ad alcuni stimoli sensoriali cognitivi e ambientali, con l’obiettivo di indagare i processi cerebrali alla base delle decisioni umane, in particolare quelle di acquisto. L’interessamento del sistema nervoso centrale, e in particolar modo delle zone cerebrali attive durante l’esecuzione del processo decisionale, sono all’origine della composizione del nome, coniato nel 2002 dal ricercatore olandese Ale Smidts.
La teoria dei tre cervelli: rettiliano, limbico e neocorteccia Gli studi e le scoperte delle neuroscienze hanno messo in luce come il nostro cervello sia composto di tre parti che si sono sviluppate nel lungo corso dell’evoluzione umana: il cervello rettiliano, quello più antico, la cui funzione è di assicurare la sopravvivenza, quello limbico, sede delle emozioni, della memoria e dei primi rudimenti di apprendimento, e la parte più recente, la neocorteccia, responsabile dei processi razionali, della logica, del calcolo e del pensiero astratto. Il ruolo e la velocità di funzionamento delle diverse parti del nostro cervello sono alla base dei processi decisionali: l’attività delle prime due strutture è molto più rapida di quella della neocorteccia e questo è il motivo per cui le emozioni e i meccanismi cerebrali non consci hanno un ruolo centrale nel modo in cui arriviamo a prendere una decisione. Questa è stata di fatto una vera e propria rivoluzione, efficacemente riassunta nella famosa citazione di Antonio Damasio, autorevole neuroscienziato portoghese: “We are not thinking machines that feel, we are feeling machines that think”.
Strumenti per misurare la risposta inconscia del cervello Va da sé che anche nell’ambito del marketing e della comunicazione il nuovo punto di vista ha delle implicazioni molto interessanti. Nel campo della ricerca sono a disposizione molte metodologie che utilizzano strumenti sempre più leggeri e poco invasivi. Dalla risonanza magnetica funzionale al rilevamento del battito cardiaco e dalla skin conductance all’eye tracking possiamo ricavare informazioni e misurare l’attenzione, il coinvolgimento emotivo, il carico cognitivo e seguire il percorso visivo e le fissazioni dello sguardo. Questi dati forniscono un valido aiuto a chi si occupa di marketing e comunicazione per capire sempre meglio la fruizione delle persone di elementi di comunicazio-
ne (spot, pagine stampa, siti web ecc.), di elementi costitutivi del prodotto (logo, packaging, sapore, profumo, forma e colori che lo caratterizzano) fino ad arrivare ai comportamenti sul punto di vendita, di fronte allo scaffale. Possiamo anche misurare l’efficacia di un disco di vendita e indagare quanto i valori di una marca siano effettivamente condivisi e quindi efficacemente comunicati dal personale di vendita. In questo caso si usa l’Implicit association test (Iat), che appunto riesce a misurare le associazioni mentali suscitate da una marca, non solo quelle di cui siamo razionalmente consci – che possono essere rilevate da un test tradizionale – ma anche quelle non consce.
Neuromarketing e aziende Il neuromarketing è una discipli-
na relativamente recente, sono però già molte le aziende che la stanno applicando in tutto il mondo in diversi campi con positivi effetti sul business: Coca Cola, Unilever, Estée Lauder, Adidas, Canadian Post tra le tante. In Italia il processo è più lento, ma anche da noi marchi importanti ne stanno facendo uso. Già da anni se ne sta occupando Tim, ad esempio per il rebranding e per la nuova campagna tv attualmente in onda. Bosch l’ha applicata per uno studio pilota sul comportamento dei consumatori sul punto vendita e recentemente per migliorare la formazione della propria forza vendita sui valori di marca. Angelini per l’analisi di uno spot da cui sono emersi importanti stimoli utilizzati poi per un’efficace declinazione del concetto sui materiali Pop.
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Copertina Neuromarketing
Testimonianze dal mondo accademico e del business Si è appena conclusa la seconda edizione di Certamente Italian Neuromarketing days, organizzata da Ottosunove insieme a BrainSigns, suo partner scientifico. Certamente è un evento che ha lo scopo di divulgare i fondamenti e le nuove scoperte scientifiche in questo campo, ma anche di evidenziare l’efficacia di un approccio di neuromarketing al business attraverso case study internazionali e italiani. Durante il convegno un panel di importanti relatori ha portato le proprie testimonianze dal mondo accademico e del business, chiarendo come l’integrazione di un approccio e di tecniche di neuromarketing consenta di superare i limiti della sola ricerca tradizionale e creare strumenti di comunicazione più efficaci. Riccardo Barbieri del Politecnico di Milano, per esempio, ha evidenziato come sia possibile identificare e classificare le emozioni di un soggetto durante uno stimolo di comunicazione, incrociando i dati della misurazione dei segnali fisiologici (battito cardiaco, conduttanza cutanea, dilatazione delle pupilla ecc.) tramite l’utilizzo di modelli matematici e algoritmi. Ma la sola misurazione non basta, per questo è fondamentale affidarsi a professionisti esperti. «I dati biometrici da soli sono insufficienti e solo con l’interconnessione con altre expertise come psicologia, tecniche di marketing e di comunicazione, analisi semiotica – ossia una capacità di analisi interdisciplinare dei dati – si possono ottenere risultati di successo», ha affermato Vincenzo Russo, docente Iulm. Alberto Gallace dell’Università Milano-Bicocca ha parlato dell’efficacia degli stimoli sensoriali: «Le valutazioni tattili sono molto importanti nel determinare le strategie da applicare nel marketing e nel retail, non meno delle componenti visive che veicolano un prodotto». Basti pensare alla sensazione che si prova all’interno di una nuova automobile, dove il tocco del volante o la comodità del sedile costituiscono elementi importanti nella valutazione del prodotto. Con un solo tocco riusciamo infatti a percepire sensazioni quali solidità, piacevolezza, aspettativa di durata, facilità di utilizzo, percezione del possibile costo e così via, determinando in modo automatico molte componenti che concorrono a direzionare il comportamento d’acquisto. Daryl Weber, brand consultant ed ex global director della strategia creativa di The Coca-Cola Company, rispetto alla strategia di marca ha sottolineato come sia fondamentale valutare anche gli aspetti non consci. «Più importante di ciò che si dice è come un concetto viene espresso: le parole si dimenticano facilmente, ma la sensazione da queste suscitata rimane impressa a lungo», ha dichiarato (vedi anche articolo a pagina 10). Luca Florentino, ceo di Ottosunove, ha ripreso l’argomento presentando un caso di utilizzo dell’approccio e dell’uso delle metodologie di neuromarketing alla formazione della forza vendite. «Ogni brand è associato nella nostra mente a una serie di esperienze ed emozioni, connesse tra di loro, che si ripropongono, si confermano e si rafforzano ogni volta che entriamo in relazione con esso». Queste associazioni implicite e non consce influenzano grandemente le nostre scelte di consumo e, se positive, sono fondamentali per il successo di un brand e la fidelizzazione dei clienti. Per questo non solo nella comunicazione istituzionale o di prodotto, ma anche nella relazione tra il personale di vendita e il consumatore, comunicarle e farle percepire è altrettanto, se non più importante, del raccontare il solo aspetto tecnico e funzionale di un prodotto. In conclusione, saper capire e motivare il consumatore all’acquisto non è certo un lavoro facile e richiede conoscenze e tecniche professionali specifiche. Del resto nemmeno il nostro cervello è semplice, ma grazie ai continui sviluppi della ricerca neuroscientifica saremo agevolati da una sempre più approfondita conoscenza e migliori possibilità di misurazione.
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Copertina Neuromarketing
BRAND STRATEGY: QUESTIONE DI FEELING Il rapporto tra marketing e neuroscienze è sempre più stretto. Suscitare emozioni e attivare scelte non consce è la nuova sfida di chi lancia sul mercato prodotti e servizi Daryl Weber
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E DOVESSI chiedervi che cos’è un brand, voi cosa rispondereste? Un brand non è semplicemente un logo, ma piuttosto un insieme di associazioni nella mente dei consumatori. Il logo è la sua manifestazione più evidente, d’accordo, ma nella sostanza è solo un punto di partenza, non di arrivo. Una volta effettuato un acquisto, tutto ciò che aziende e marketer faranno avrà poi inevitabilmente un impatto sulla percezione di quel brand da parte dei consumatori. Chi si occupa di marketing e comunicazione dovrebbe essere in grado di plasmare e modellare questo genere di associazioni, totalmente non consce. Se doveste chiedere a più persone perché acquistano un determinato prodotto piuttosto che un altro vi darebbero risposte di volta in volta differenti. Non vorrei deludervi, ma sarebbero risposte errate: nessuno sa veramente esprimere a parole il vero motivo per cui ci indirizziamo verso quella scatola di cereali o quel paio di scarpe. La nostra mente, tuttavia, ha fatto una scelta ben precisa. In che modo? Si è lasciata ispirare da particolari emozioni e stimoli cerebrali che quei brand le hanno suscitato. Da questo concetto si sviluppa il neuromarketing, ovvero quel complesso di tecniche ed evidenze studiate dalle neuroscienze che possono essere utilmente impiegate dai marketer.
I consumatori non si comportano in maniera razionale I consumatori sono delle creature mosse da motivazioni profonde, per la maggior parte non consce,
concetto di felicità. Ma oggi questo approccio sarebbe limitante e le emozioni che il brand può essere in grado di suscitare possono coinvolgere altre idee, come quella di freschezza, di “American
ce”, alle sensazioni che una determinata idea può provocare.
Il marketing e le neuroscienze Le neuroscienze hanno dimostrato che il modo migliore per colpire un consumatore è investire su una costruzione di personalità di marca molto ampia che includa segnali anche ambientali, che rimandino a quella serie di valori che un brand dovrebbe veicolare: occorre creare una personalità ex novo. Si possono e si dovrebbero utilizzare tecniche mai casuali che con-
I consumatori sono delle creature mosse da motivazioni profonde, per la maggior parte non consce, spesso indecifrabili. Perché facciamo quello che facciamo? Perché ci comportiamo in un determinato modo? Pochi lo sanno
spesso indecifrabili. Perché facciamo quello che facciamo? Perché ci comportiamo in un determinato modo? Pochi lo sanno. Fino a non molto tempo fa i brand che facevano investimenti in questo senso cercavano di suscitare accostamenti piuttosto semplicistici a un unico concetto: Coca Cola era abbinata ad esempio al
way of life”, di autenticità e così via: non è certo semplice, ma arrivare dritti al cuore e alla mente è possibile. Si ripete che “content is the king” come se fosse un mantra, ma io ritengo che se il 90% dei responsabili marketing oggi ancora si concentra sul cosa comunicare è invece fondamentale ridare valore al “come”, al “tone of voi-
siderino anche i dettagli apparentemente minori. Qualche esempio pratico? È dimostrato che inserire un curriculum in una copertina rigida anziché flessibile darà senz’altro più chance a quel cv di essere preso sul serio. Far firmare una petizione o invitare a esprimere una preferenza politica con una penna di un colore specifico
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Copertina Neuromarketing
Le neuroscienze hanno dimostrato che il modo migliore per catturare un consumatore è investire su una costruzione di personalità di marca molto ampia che includa segnali anche ambientali: occorre creare una personalità ex novo
indirizzerà molto probabilmente verso una determinata scelta. Indossare particolari capi di abbigliamento, con colori e tessuti piacevoli al tatto, determinerà scelte e opinioni diverse. Nike ha voluto associare l’idea di sport a quella di guerra e competizione attraverso campagne pubblicitarie ad hoc che hanno ispirato i clienti con messaggi motivanti
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volti a far superare i propri limiti fisici. L’attuale presidente degli Stati Uniti ha vinto iniziando la sua campagna elettorale decenni prima di quella ufficiale, veicolando l’idea di un uomo di successo, in grado di vincere erigendo torri, giudicando severamente le competenze durante show televisivi, circondandosi di oro e lusso, arrivando persino a cambiare il cognome di famiglia da Drumpf a Trump (che in inglese significa guarda caso la carta vincente, il joker). Dovremmo riflettere sul fatto che attorno alla multinazionale dello sportwear e al presidente repubblicano si sono create “personalità”, concetti, idee abilmente costruite dai marketer per far leva sulle emozioni.
Il lato oscuro del neuromarketing Le aziende non stanno ancora investendo abbastanza denaro e talento per sviluppare brand strategy basate su ciò che hanno scoperto le neuroscienze. C’è però senz’altro interesse e curiosità. Molti esperti di marketing hanno letto libri e ricerche, vogliono applicare nella pratica queste teorie ma sono preoccupati principalmente per due motivi. Prima di tutto questo ambito è ancora sconosciuto, potenzialmente intimidatorio, e poi sono ancora scettici sul fatto che tutto ciò possa funzionare e soddisfare le aspettative. Qualcun altro pensa invece che
possa funzionare troppo bene, arrivando a ”manipolare” le persone e vogliono dunque capire come poter utilizzare queste evidenze nei processi in modo etico. C’è da osservare che oggi si cerca di analizzare e tracciare in maniera sempre più sofisticata e scientifica il materiale pubblicitario alla fine delle campagne, ma non c’è ancora certezza su come implementare questi dati. Come in tutte le cose può esistere un potenziale lato oscuro ma credo che siamo sufficientemente intelligenti. I marketer con una seria professionalità saranno i primi a voler utilizzare questo “potere” in modo etico.
Il prossimo step? Abbiamo imparato molto, ogni decennio impariamo sempre più, ma allo stesso tempo abbiamo ancora molta strada da percorrere per capire come funzionano i brand e la loro decodifica nella mente. Le neuroscienze avranno nei prossimi anni un impatto sempre maggiore in differenti contesti oltre al marketing. Più progrediranno e più diventeranno familiari. La sfida è rendere un brand più forte aggiungendo valore. Se io indosso una giacca o un paio di scarpe di un brand che amo sinceramente significa che i marketer hanno fatto un buon lavoro. Ma il punto è questo: aggiungere valore autentico e rilevante, non ingannare le persone.
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VENDITE “TRUCCATE” L’industria cosmetica non punta più solo alla pelle ma al nostro cervello: dai nostri istinti riproduttivi alla percezione dell’armonia, fino alla differenziazione di genere. Ne parliamo con Daniel B. Yarosh, chief technology advisor Estée Lauder Companies
Daniel B. Yarosh è chief technology advisor Estée Lauder Companies. È consulente tecnologico ed esperto sulla convergenza tra scienza e business nella cura della pelle e dermatologia. È autore di 100 pubblicazioni scientifiche e due dozzine di brevetti. Ha partecipato come speaker a Certamente 2017, l’evento dedicato al neuromarketing.
Davide Mura
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Capire come funziona il cervello potrebbe essere utile all’industria cosmetica e ai suoi responsabili marketing? Si investe abbastanza denaro in queste ricerche? «Penso che il neuromarketing possa veramente aiutare le aziende del settore beauty. Non penso tuttavia che si facciano abbastanza ricerche in questo settore. La storia delle aziende del beauty è emblematica per essere stata per certi versi visionaria. Eppure, in azienda molte decisioni vengono prese soprattutto da una persona. E una persona può avere una visione globale di certi processi, ma poi spesso c’è un deficit da parte del direttore creativo, il quale non avendo una formazione scientifica non pensa solitamente a raccogliere dati, analizzarli e prendere decisioni sulla base di questi. Io
ho provato a introdurre alcune scoperte effettuate dalle neuroscienze sia nella pubblicità sia nella produzione, ottenendo alcuni successi, seppur limitati. Penso che nel futuro una grande azienda cosmetica otterrà successo utilizzando il neuromarketing e altre vorranno fare lo stesso non perché lo capiscano ma perché desiderano replicare quello che un altro ha fatto (e in questo modo probabilmente la cosa non funzionerà). Un altro scenario possibile è che molte altre piccole aziende cercheranno di comprendere e utilizzeranno il neuromarketing con successo, meno costi, un margine superiore e ottenendo utili interessanti. Io vorrò essere una di queste piccole aziende». Possiamo affermare che nella nostra epoca ci sia una sorta di
dittatura della bellezza? Quali trend stanno cavalcando i marketer per vendere i loro prodotti? «È una ruota che gira. In questo momento siamo nella fase della bellezza naturale e dell’autenticità. Questo lo si può vedere in molti ambiti della nostra cultura e declinato nella cosmetica vediamo che un make-up trendy non è così pesante e fa apparire come se non si fosse truccati. C’è un rifiuto per tutto ciò che appare artificiale e costruito: questo lo si nota anche nella moda, dove vediamo l’affermarsi di un abbigliamento più informale. Penso che siamo in un’epoca di un make-up meno ovvio, ma questa fase cambierà inevitabilmente. Abbiamo raggiunto il punto in cui ci sono così tanti prodotti cosmetici in circolazione concepiti per mascherare i segni del tempo e allo stesso non dare nell’occhio. Ritorneranno presto prodotti che invece risalteranno in modo deciso i tratti del viso». Si sente spesso dire che l’industria della moda e del beauty stanno affermando un’idea di superamento dei generi sessuali: è vero secondo lei? C’è ancora una differenza tra i prodotti rivolti al pubblico femminile o maschile? «Ritengo che i cosmetici abbiano ancora un forte “genere sessuale”. La stragrande maggioranza dei prodotti in commercio, se ci fa caso, sono concepiti per enfatizzare
la femminilità, per dare alle donne un aiuto nella competizione con le altre donne e per attrarre gli uomini. Gli uomini stanno cercando di fare lo stesso con la barba, il nuovo terreno per i cosmetici maschili: è con la barba del resto che si enfatizza la propria mascolinità, attraverso il suo colore, la compattezza e per mettere in risalto il tono della propria pelle. Io potrei farmi crescere la barba ma nel mio caso sarebbe bianca e apparirei più vecchio e meno attraente per una donna. In passato Estée Lauder ha lanciato un prodotto per la clientela maschile che
si è rivelato un flop clamoroso con un disastro nelle vendite: si trattava di un siero in grado di rendere la pelle del viso degli uomini più chiara e luminosa. Un errore di valutazione, poiché questa non è assolutamente una vera esigenza degli uomini. I cosmetici in sostanza vogliono ancora enfatizzare le caratteristiche determinate da una maggiore presenza di estrogeni o testosteroni – come la pelle più scura degli uomini rispetto a quella delle donne – e i clienti chiedono ancora questo alle industrie del beauty».
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Fisco
MODELLO 730/2017 La dichiarazione precompilata avrebbe dovuto risolvere gran parte dei problemi ai cittadini ma, a tre anni dal debutto, cosa è successo e quali sono le novità? Romeo Melucci
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L 2017 È IL TERZO ANNO dal debutto del modello 730 precompilato dell’Agenzia delle Entrate. Anche quest’anno la dichiarazione sarà messa a disposizione dei lavoratori dipendenti e dei pensionati sul sito www.agenziaentrate.gov.it a partire dal 15 aprile. Le modalità di accesso sono invariate ed è necessario essere in possesso di pin e password per accedere all’area riservata di Fisconline sul sito dell’Agenzia. In questi tre anni l’amministrazione finanziaria ha gestito centinaia di milioni di dati che sono destinati a crescere ulteriormente quest’anno a seguito del coinvolgimento di nuove categorie di soggetti.
Cosa c’è nella dichiarazione precompilata Nel 730 precompilato troveremo i redditi percepiti nel 2016, i dati relativi ai familiari a carico risultanti dalla Certificazione Unica (modello CU) e alcuni oneri detraibili e deducibili. In riferimento a questi ultimi ci saranno le spese sanitarie, gli interessi passivi corrisposti su mutui, i premi per le assicurazioni sulla vita e i casi di non autosufficienza, i contributi previdenziali e assistenziali e per previdenza complementare, i versamenti per gli addetti ai servizi domestici, le spese universitarie e le spese funebri.
Cosa possiamo inserire È stato ampliato il numero di informazioni da trasmettere per l’inserimento nella precompilata e anche la categoria dei soggetti che dovranno trasmettere i dati. In riferimento alle spese sanitarie i dati dovranno essere inviati anche dalle strutture sanitarie non accreditate al servizio sanitario nazionale, dalle parafarmacie, dagli iscritti all’Albo degli psicologi, infermieri, ostetriche, tecnici sanitari di radiologia medica e dagli ottici. Tra le new entry ci saranno anche le spese veterinarie e le spese di ristrutturazione condominiali così come comunicate all’Agenzia dai rispettivi amministratori. Al contrario saranno contenute nel solo prospetto informativo le spese sostenute autonomamente per la propria abitazione relative a interventi di ristrutturazione, riqualificazione energetica e bonus arredi. Per queste ultime sarà necessario veri-
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ficarle e inserirle in dichiarazione. In apparenza la dichiarazione sembrerebbe completa ma manca ancora una notevole mole di dati come, ad esempio, le spese di istruzione e le spese per asilo nido sostenute per i figli, le erogazioni liberali e le detrazioni per gli inquilini. Per avere un quadro più chiaro della situazione è utile analizzare alcuni dati relativi ai modelli 730 presentati lo scorso anno.
Criticità ed elementi da verificare Il Sole 24 Ore, in un articolo dello scorso agosto, ha evidenziato che il 730 nel 2016 ha registrato oltre il 90% di modifiche nel quadro
“E” riservato agli oneri detraibili e deducibili. Per quanto riguarda le spese sanitarie, solo nel 6,8% dei casi l’importo è stato accettato così come inserito dall’Agenzia delle Entrate. Nel quadro dei fabbricati le correzioni nel 730/2016 si sono attestate intorno al 57,9%, mentre il quadro “C”, relativo ai redditi di lavoro dipendente e pensione che non avrebbe dovuto avere variazioni, ha registrato modifiche nel 15,3% dei casi. È evidente che con i nuovi dati che saranno inseriti nel 730/2017 precompilato il trend dovrebbe migliorare, ma le modifiche che dovranno essere fatte saranno ancora moltissime. Vediamo quali
Il Sole 24 Ore, in un articolo dello scorso agosto, ha evidenziato che il 730 nel 2016 ha registrato oltre il 90% di modifiche nel quadro riservato agli oneri detraibili e deducibili sono le principali criticità ed elementi da verificare. ■ i codici fiscali e le percentuali di carico dei familiari sono da controllare attentamente in quanto vengono rilevate dalla Certificazione Unica (modello
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Fisco CU) trasmessa dal proprio datore di lavoro o ente pensionistico e, in alcuni casi, sono inesatte o incomplete; ■ per i titolari di più modelli CU con molta probabilità i giorni di lavoro non saranno inseriti dall’Agenzia nel 730 precompilato, con la conseguenza che, se
non si provvederà autonomamente, non si potrà beneficiare delle detrazioni d’imposta a cui si ha diritto con maggiori imposte che possono arrivare a oltre 1.000 euro; ■ per il quadro dei fabbricati va sempre accertato se gli importi presenti siano corretti e in caso
di variazioni nel corso del 2016 vanno sempre aggiornati; ■ per le spese intestate ai familiari fiscalmente a carico (ad esempio al figlio) la ripartizione viene effettuata dall’Agenzia sulla base delle risultanze della CU2017, ma se sono state sostenute al 100% da uno solo
MODELLO 730/2017 La tassazione agevolata per i premi di risultato. In seguito all’intervento normativo operato dalla legge di stabilità, dal 2016 l’agevolazione è stata messa a regime, con un tetto di accesso a 50mila euro di redditi da lavoro dipendente nell’anno precedente e un limite di premi assoggettabili alla tassazione sostitutiva fissato a 2mila euro lordi (è elevato a 2.500 euro per le imprese che coinvolgono pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro). Se i premi di risultato sono percepiti in denaro, si applica un’imposta sostitutiva dell’Irpef e relative addizionali pari al 10%.
Il regime speciale destinato ai lavoratori rimpatriati. Si tratta degli incentivi previsti per il trasferimento in Italia di lavoratori dall’estero: il reddito di lavoro dipendente prodotto nel territorio dello Stato concorre alla formazione del reddito complessivo nella misura del 70%.
Le agevolazioni previste dalla legge “dopo di noi”. La legge 112/2016, volta a favorire il benessere, la piena inclusione sociale e l’autonomia delle persone con disabilità grave, ha innalzato da 530 a 750 euro l’im-
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porto dei premi relativi ad assicurazioni aventi per oggetto il rischio di morte, finalizzate alla tutela delle persone con disabilità grave, per i quali è possibile fruire della detrazione del 19%. Inoltre, è deducibile il 20% delle erogazioni liberali non superiori a 100mila euro, a favore di trust o fondi speciali.
Lo School bonus a partire dal 2016. Si tratta del credito d’imposta per le erogazioni liberali, fino a 100mila euro, effettuate a favore degli istituti del sistema nazionale di istruzione. Il bonus è pari al 65% delle somme elargite, da ripartire in tre quote annuali di pari importo.
La proroga delle agevolazioni per i lavori in casa. Prorogata per il 2016 la misura maggiorata del “bonus ristrutturazioni”: lo sconto è pari al 50% delle spese sostenute, fino all’importo massimo di 96mila euro. Confermato anche il “bonus mobili”, che vale il 50% delle spese sostenute, fino a un tetto di 10mila euro, per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici finalizzati all’arredo dell’immobile oggetto di interventi di recupero edilizio. Anche la detrazione per i
dei genitori andranno inserite da quest’ultimo per intero; ■ per le spese sanitarie andranno verificate quelle mancanti in quanto ci sono ancora diverse categorie di soggetti non obbligati a comunicarle (ad esempio i fisioterapisti o le parafarmacie e gli ottici che operano in strut-
ture quali ipermercati o supermercati). Inoltre, vista la mole dei dati da dichiarare e le informazioni dettagliate che richiede l’Agenzia, gli addetti ai lavori temono che le criticità e i margini di errore possano essere elevati; ■ per le spese di ristrutturazione,
di riqualificazione energetica e bonus mobili, sostenute sulla propria abitazione, si dovranno verificare i presupposti e inserirli nel modello 730 in quanto l’Agenzia evidenzia i bonifici nel separato Prospetto informativo e non nella dichiarazione;
LE PRINCIPALI NOVITÀ lavori di riqualificazione energetica è confermata nella misura maggiorata del 65%.
L’arredo delle abitazioni delle giovani coppie. Si tratta dell’incentivo a favore delle giovani coppie per l’acquisto di mobili destinati all’arredo della loro abitazione principale: la detrazione è pari al 50% delle spese sostenute nel 2016, fino a un tetto di 16mila euro. L’agevolazione riguarda giovani coppie, sposate o conviventi di fatto da almeno tre anni, in cui almeno uno dei due componenti non ha più di 35 anni e che nel 2015 o nel 2016 hanno acquistato un immobile da adibire a propria abitazione principale.
I canoni di leasing per l’abitazione principale. La novità, in vigore dal 2016, è relativa all’introduzione di una detrazione Irpef del 19% dell’importo dei canoni di leasing pagati nel 2016 per l’acquisto di unità immobiliari da destinare ad abitazione principale entro un anno dalla consegna.
L’Iva per l’acquisto di abitazioni “energetiche”. Sconto fiscale per le persone fisiche che, nel 2016, hanno comprato dall’impresa costruttrice un’abitazione di classe energeti-
ca A o B. È prevista la detrazione dall’Irpef lorda del 50% dell’Iva pagata in relazione all’acquisto. Il beneficio va suddiviso in dieci quote costanti.
I dispositivi multimediali per il controllo da remoto. Si tratta della detrazione del 65% delle spese sostenute per l’acquisto, l’installazione e la messa in opera di dispositivi multimediali per il controllo a distanza degli impianti di riscaldamento e/o produzione acqua calda e/o climatizzazione delle abitazioni.
l bonus per i sistemi di videosorveglianza. L’agevolazione consiste in un credito d’imposta per le spese sostenute nel 2016 per la videosorveglianza dirette alla prevenzione di attività criminali.
Utilizzo dei crediti che risultano da dichiarazioni integrative di anni precedenti. Da quest’anno è possibile indicare nel modello 730 l’importo del maggior credito o del minor debito, non già chiesto a rimborso, risultante dalla dichiarazione integrativa a favore presentata oltre il termine di presentazione della dichiarazione dei redditi relativa all’anno d’imposta successivo.
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Fisco sanitaria hanno rimborsato nel 2016, in riferimento a spese sostenute nel 2015, saranno automaticamente riportate dall’Agenzia delle Entrate nel quadro “D” del modello 730 precompilato, tra i redditi soggetti a tassazione separata, e sconteranno le imposte nella misura del 20%. Sarà onere del dichiarante verificare se le spese rimborsate nel 2016 sono state effettivamente portate in detrazione nell’anno d’imposta 2015 e farsi carico di eliminarle dalla dichiarazione se non vorrà pagare imposte non dovute.
Precompilato: un percorso a ostacoli ■ per le spese di ristrutturazione condominiali, in molti casi già presenti nel precompilato dell’Agenzia, dovrà essere verificata l’esatta attribuzione. Ad esempio, in caso di locazione, se sono state sostenute dal proprietario va verificato che non siano state imputate all’inquilino o viceversa.
Spese mediche rimborsate Un’attenzione particolare dovrà essere prestata dai lavoratori dipendenti e pensionati a cui vengono rimborsate in tutto o in parte le spese mediche a fronte dei contributi di assistenza sanitaria versati dal proprio datore di lavoro, ente pensionistico o anche autonomamente. In questi casi tutte le spese che le Casse o i Fondi di assistenza
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Il modello 730 era nato quale strumento a disposizione dei lavoratori dipendenti e pensionati per poter effettuare in maniera semplificata la propria dichiarazione. La normativa però è alquanto complessa e bisogna orientarsi in un labirinto di diverse tipologie di detrazioni per ognuna delle quali sussistono diversi adempimenti preventivi e numerosi requisiti da verificare. Basti pensare che lo scorso anno, con le modifiche apportate all’art. 15, comma 1, lett. e-bis del Tuir, è stata introdotta la possibilità per i genitori di detrarre le spese sostenute per i propri figli per la scuola materna, elementare, media e superiore. In apparenza tutto semplice, ma per comprendere quali tipologie di spesa potevano essere
inserite nella dichiarazione, oltre le istruzioni ministeriali, bisognava anche conoscere i chiarimenti forniti da due circolari dell’Agenzia delle Entrate (n. 3 e 18/2016) e da una Risoluzione (n. 68/2016). Saranno molto pochi i casi in cui il 730 precompilato dell’Agenzia, potrà essere inviato senza effettuare alcuna modifica e per quelli che provvederanno autonomamente, in caso di modifiche o integrazioni, perderanno il beneficio dell’esclusione dei controlli e delle verifiche preventive dell’Agenzia con il rischio di dover pagare le maggiori imposte, sanzioni e interessi in caso di errore oppure, al contrario, di dover pagare imposte non dovute. Secondo le previsioni iniziali i contribuenti che avrebbero dovuto utilizzare il 730 precompilato dell’Agenzia autonomamente sarebbero stati 3,06 milioni nel 2015, 6,12 milioni nel 2016 e 12,24 milioni nel 2017. I dati ufficiali parlano di 1,4 milioni di dichiarazioni trasmesse autonomamente dai contribuenti nel 2015 e 1,9 milioni nel 2016. Il dato che più fa riflettere è che nel 2015 i Caf hanno trasmesso 17,37 milioni di dichiarazioni e nel 2016, quando il precompilato dell’Agenzia era più completo, il trend anziché registrare una flessione ha segnato un incremento attestandosi a 17,52 milioni di modelli trasmessi. È evidente che il 730 precompilato
Cosa fare allora? Fintanto che la fiscalità non sarà semplificata dal legislatore, visti anche gli attuali dati a disposizione, è evidente che l’unica alternativa valida è continuare a rivolgersi a un Caf per elaborare la propria dichiarazione dei redditi e avere certezza che siano correttamente inserite tutte le detrazioni o deduzioni fiscali a cui abbiamo diritto.
Ma il vantaggio maggiore sarà che il Caf apporrà il Visto di conformità sul modello 730 con la conseguenza che, sui dati certificati, non saremo più raggiunti da alcun avviso di accertamento o richiesta di documentazione da parte dell’Agenzia. Sarà il Caf a essere chiamato in causa per eventuali errori commessi nei dati certificati dal Visto di conformità con l’onere di dover provvedere al pagamento delle maggiori imposte, sanzioni e interessi all’amministrazione finanziaria. Chi si rivolge a un Caf, o a un professionista abilitato, deve consegnare, oltre alla delega per l’ac-
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cesso al modello 730 precompilato, il modello 730-1 in busta chiusa che riporta la scelta per destinare l’8, il 5 e il 2 per mille dell’Irpef. È necessario sempre esibire al Caf o al professionista abilitato la documentazione necessaria per verificare la conformità dei dati riportati nella dichiarazione. I principali documenti da esibire sono la Certificazione Unica e le altre certificazioni che documentano i redditi percepiti e le ritenute subite, gli scontrini, le ricevute, le fatture e le quietanze che provano le spese sostenute, gli attestati di versamento d’imposta eseguiti con il modello F24.
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dell’Agenzia, nell’attuale contesto normativo, con una fiscalità alquanto complessa non consente di risolvere i problemi ai contribuenti così come si era pensato inizialmente.
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Fisco
CARO CONTRIBUENTE
TI SCRIVO
Prime impressioni sulle nuove comunicazioni del fisco, finalizzate a un migliore rapporto con i contribuenti Sergio Lombardi
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EL GIÀ POCO comprensibile linguaggio del fisco è recentemente apparsa una nuova forma di comunicazione che, mentre ha la pretesa di essere più friendly e trendy, invitando alla “compliance”, in realtà può creare ancora maggiori problemi al contribuente. “Gentile contribuente, Lei riceve questa lettera perché, nell’esaminare i dati in nostro possesso, per l’anno… non risulterebbero da Lei dichiarati redditi per un importo pari a euro... Le ricordiamo che Lei ha la possibilità di correggere gli errori o le omissioni commessi mediante il ravvedimento operoso”. Fra il 2015 e il 2016 sono state inviate oltre 500mila lettere di questa nuova tipologia ai contribuenti che, secondo quanto risulta all’Agenzia delle Entrate, non avrebbero dichiarato del tutto o in parte i redditi derivanti da locazione di immobili o da lavoro dipendente, da una plusvalenza, da partecipazione in società ecc. Un’operazione imponente per l’Agenzia, che ha come obiettivo dichiarato nella circolare 42/E del 2016 “quello di comunicare prima della presentazione della dichiarazione annuale dati in possesso sull’anno di imposta da dichiarare”. Letto così, l’obiettivo appare inquietante, sia per il meccanismo ormai precognitivo del fisco, sia perché non sono nemmeno abbozzate nel documento le dinamiche e le interazioni della contestazione, per quanto bonaria, notificata al contribuente quando è ancora in procinto di presentare la dichiarazione dei redditi, con effetti potenzialmente destabilizzanti, proprio sulla “compliance” che si vorrebbe stimolare con tali operazioni. Fortunatamente, e per ora, le nuove comunicazioni dell’Agenzia con “consiglio di ravvedersi” riguardano ancora i redditi 2012 e 2013.
Attenzione ai termini Uno degli elementi di confusione delle nuove comunicazioni è sicuramente la vaghezza del termine entro cui regolarizzare i versamenti omessi.
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Analizziamo in dettaglio questo nuovo atto, che già alcuni cultori del diritto amministrativo hanno definito “endoprocedimentale”. Le lettere inviate ai contribuenti recitano in modo standard la formula alquanto minacciosa ma vaga: “In tal modo eviterà di essere sottoposto ai relativi controlli che inizieranno nel secondo trimestre del 2017”. Quindi queste nuove comunicazioni sembrano avere anch’esse un termine, come avvisi bonari e cartelle, sia pure implicito e “sussurrato”.
Finalità dell’operazione La finalità dei nuovi avvisi, che garbatamente suggeriscono il ravvedimento, è di mettere in condizione il destinatario della comunicazione di regolarizzare i propri errori o omissioni. Il ravvedimento è stato di recente modificato, nella legge di stabili-
tà 2015, proprio per garantire al contribuente la possibilità di effettuare le opportune correzioni e i conseguenti versamenti delle somme dovute, beneficiando della riduzione delle sanzioni, anche a seguito di segnalazione da parte dell’Agenzia.
Bonario era meglio? In realtà, ricevere un avviso bonario “classico” (che comunque coesiste tuttora coi nuovi avvisi), accompagnato dalla richiesta di pagamento e dall’F24 precompilato, per quanto spiacevole, era sicuramente un’operazione con maggiori certezze. Era infatti sufficiente presentare in banca o in forma telematica l’F24, per adempiere. Certezza del dovuto, una volta verificata la violazione dal contribuente. Il “nuovo” avviso bonario, che suggerisce il ravvedimento, in alcuni casi abbinato alla dichiara-
La nuova forma di comunicazione del fisco, mentre ha la pretesa di essere più friendly e trendy, invitando alla “compliance”, in realtà può creare ancora maggiori problemi al contribuente
zione integrativa, non solo comporta costi addizionali di consulenza fiscale, ma porta ad azioni non univoche e quindi alla possibilità di ulteriori errori nei prescritti adempimenti correttivi.
Allargamento del ravvedimento A seguito delle modifiche alle regole del ravvedimento della legge di stabilità 2015,
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dall’1/1/2015 è stato eliminato il vecchio limite che escludeva l’utilizzo del ravvedimento se la violazione era stata già constatata o in presenza di accessi, ispezioni, verifiche o altre attività di accertamento. Ora è quindi possibile per il contribuente ravvedersi in qualsiasi momento, a meno che non sia stato notificato un atto di liquidazione e di accertamento.
Attenti agli acconti! Ecco un esempio di possibile scivolone del contribuente (ma anche di molti consulenti) sui ravvedimenti. Esempio Il contribuente si rende conto (spontaneamente o attraverso le nuove comunicazioni del fisco esaminate in questo articolo) di
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non aver incluso nell’ultima dichiarazione presentata un reddito assimilato a quelli di lavoro dipendente, nel caso specifico da collaborazione, certificato da una Certificazione Unica. La regolarizzazione avviene su due diversi piani: dal punto di vista dichiarativo, occorrerà presentare una dichiarazione integrativa, mentre il versamento delle imposte omesse va sanato con il ravvedimento operoso. In questo caso concreto, la regolarizzazione avviene il 16/3/2017, 273 giorni dopo la scadenza generale del 16 giugno 2016 per il saldo Irpef. Apparentemente, basta applicare al maggior saldo dovuto per l’Irpef e per le addizionali regionali e comunali gli interessi e le sanzioni (1/8 del minimo) previste dalle regole del ravvedi-
mento per i versamenti ritardati fino a un anno, calcolati in base al ritardo con cui si adempie (273 giorni), maggiorando e versando. Ma tale azione non sarebbe risolutiva e porterebbe sicuramente a una successiva richiesta di pagamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Ciò perché, in realtà, il ravvedimento va calcolato considerando quello che sarebbe dovuto essere il “cash-flow” per l’erario e per gli enti locali. Il termine in cui le imposte sul maggior reddito omesso in dichiarazione erano dovute, e quindi il termine da cui calcolare interessi e sanzioni, retrocede alle date in cui erano dovuti gli acconti, cioè, rispettivamente, a giugno e novembre 2015. L’anticipo del termine originario
N O V E M B R E a
P A S S O D E L L O S T E L V I O m 2 .76 0 -3. 450
Quest’anno, infine, la dichiarazione cambia anche nome: se nel 1998 si era passati dallo storico “Modello 740” (così denominato perché ispirato al modello 1040 americano) al “Modello Unico”, quest’anno la dichiarazione è stata denominata “Redditi 2017”. Senza essere dei fiscalisti esperti, appare subito all’occhio una incongruenza: la dichiarazione si chiama Redditi 2017, ma in essa vanno dichiarati i redditi 2016. Si rischia quindi di creare confusione su un concetto già non molto immediato per molti contribuenti, con effetti sulle modalità di archiviazione e trasmissione dal contribuente al professionista dei documenti giustificativi dei redditi prodotti e degli oneri sostenuti. Citando Giuseppe Tomasi di Lampedusa, “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.
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Chiarezza o confusione?
Foto: Archivio Snowmotion - Nicola Buosi - Claudio Scaccini
del calcolo del ravvedimento, già poco immediato e nemmeno descritto nella sezione ravvedimento del sito dell’Agenzia delle Entrate, comporta inoltre una maggiore aliquota per le sanzioni, graduate in modo crescente al trascorrere del tempo dall’omissione del versamento, che in questo caso ammonterebbero a 1/7 del minimo (percentuale valida per versamenti ritardati fino a due anni).
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Innovazione
DUALIZZAZIONE
LA NUOVA FRONTIERA DEL POST DIGITALE La digitalizzazione ci renderà superflui? Non facciamoci prendere dal panico. Settori e business non vengono ribaltati da macchine che prendono il nostro posto ma da uomini non soggetti a una certa miopia
Thomas Bialas
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ORMIVI SONNI TRANQUILLI e intanto il digitale è arrivato anche nell’ultima riserva indiana dell’offline: la stanza da letto, vero baluardo del mondo reale. Qui si dorme, fine del discorso. Invece no, da Iot (internet of things) a Iod (internet of dreams) il passo è breve. All’ultimo Ces (Consumer electronics show) di Las Vegas la digitalizzazione sotto forma di app, sensori, device e materiali intelligenti è entrata nei materassi, cuscini, coperte, pigiami e accessori vari. Dal materasso “biometrico” Sleep Number che si adatta in modo proattivo alle caratteristiche personali, alla maschera per dormire Naptime della startup cinese Entertech, che monitora le fasi di sonno e ci sveglia solo al momento giusto (sonno leggero) fino a Muzo, curioso device scherma chiasso di Celestial Tribe che neutralizza i rumori con un campo di contro vibrazioni. Se invece eri ben sveglio, beh allora avevi già fatto da tempo i conti con il nuovo ordine mondiale della digitalizzazione. Stampa digitale, musica digitale, commercio digitale, domotica digitale, produzione digitale, socializzazione digitale, sesso digitale, trainer digitale, moneta digitale, banca digitale, logistica digitale, agricoltura digitale, leadership digitale (gestione di uno sciame di dipendenti) e sì, anche l’impiegato digitale (come nella versione della “bella” Amelia di IPsoft, oppure la vecchiaia digitale (intesa come abitudine di monitorare e/o hackerare tramite strumenti digitali l’età che avanza per vivere oltre i limiti o in controllo). Insomma, dite una parola a casaccio e vi ritrovate la copia dell’originale o un gadget che digitalizza l’esperienza e recentemente anche che virtualizza. L’extended reality è infatti la nuova frontiera dell’economia virtuale. Fondere “augmented, virtual and mixed reality” per trasformare l’acces-
so alle informazioni (tipico di internet) in un accesso all’esperienza delle informazioni coinvolgendo più sensi possibili, come fa per esempio Hololens, il computer olografico indossabile di Microsoft. Morale? Con tutto questo digitale (e/o virtuale) a qualcuno deve andare male. Così è. Secondo il guru della singolarità tecnologica Raymond Kurzweil la digitalizzazione ci renderà (molti di noi e molti dei nostri affari) superflui. Di più: secondo lui la copia digitale (vedi anche artificiale, intelligenza) ucciderà l’originale. Però a lui piace spararle grosse: per spaventare e di conseguenza farsi remunerare, molto bene, da istituzioni e aziende
prese dal panico. Ma non ne abbiamo bisogno. Settori e business non vengono ribaltati da macchine che prendono il nostro posto ma da uomini non soggetti a una certa miopia.
Dualismo strategico Ovvero: la miopia della dicotomia. Se tu sei Zara e il tuo nemico è Zalando sei in pieno dualismo strategico. Se il tuo marketing digitale è separato dal marketing “normale”, idem. Per molti Airbnb, Uber, Booking ecc. sono solo parassiti digitali che sfruttano il mondo reale per lucrarci sopra. Insomma, per molti è solo una posizione da prendere (io buono tu cattivo) o con-
Secondo il guru della singolarità tecnologica Raymond Kurzweil, la digitalizzazione ci renderà (molti di noi e molti dei nostri affari) superflui. Di più: secondo lui la copia digitale ucciderà l’originale
trapposizione da attivare (io protesto, io denuncio, io faccio lobbying, tu difenditi se vuoi). Questo dualismo non aiuta, come non aiuta vivere di solo reale (il
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Innovazione furgone che vende panini con la porchetta all’angolo della strada, insensibile alla geolocalizzazione) o di solo digitale (Netflix o Spotify, ma non è neanche più vero ora perché anche loro cercano agganci con eventi reali per integrare). E per quanto riguarda il reale che sfrutta (integra) il digitale per migliorare il servizio – banalmente un ristorante-locale che presidia bene Tripadvisor, Facebook, Whatsapp e tutti i social – siamo ancora in pieno dualismo, anche se apparentemente efficace. Poi c’è il mondo delle app come Friendz, nuova startup italiana che consente di guadagnare abbinando il proprio selfie a un
brand o marchio preferito, ma lì siamo in nicchie di mercato. Resta il fatto che il cliente non ragiona in termini di categorie (aziendali) ma di esperienza, che è unica e ben integrata (nel cervello). Vuole semplicemente modelli ibridi che uniscono il meglio dell’esperienza digitale con quella fisica, dove uno dà l’ossigeno all’altro. Convergenze. In un unico respiro.
Dualità strategica Ovvero, la lungimiranza dell’unico. Senza online niente offline e viceversa. Senza inspiro niente espiro e viceversa. In principio fu il respiro.
DIGITALE GENIALE? Di-gi-ta-le-ge-nia-le, di-gi-ta-le-ge-nia-le. Basta scandire questo motto al giusto ritmo e tutte le preoccupazioni in azienda svaniscono. Oppure no? Da quando la digitalizzazione è diventata, anche, “digitalismo”, ovvero un’ideologia, molti fraintendimenti sono in agguato. Il primo e più ovvio è confondere la razionalizzazione digitale con un miglioramento reale. Come sanno bene i clienti, l’automazione digitale, per esempio, di molti servizi finanziari o assicurativi, non aumenta il valore (del servizio) ma abbassa solo i costi. Altro esempio: l’industriale 4.0 più che geniale è banale. Accelerare i processi produttivi in tempo reale e personale. Il settore energetico sta dimostrando che la decentralizzazione con milioni di piccoli produttori in rete è già possibile. In verità la digitalizzazione è spesso difensiva e non creativa, e peggio ancora spesso ci si dimentica che il digitale è una copia e non l’originale. Esiste una realtà analogica ed esiste una simulazione digitale. Si integrano perfettamente solo quando il digitale perfeziona il reale. O meglio, l’unica domanda geniale è: cosa può fare il digitale per rendere la mia vita migliore (anche da un punto di vista pratico)?
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Questo è il nostro peccato originario, o meglio la nostra tara (anche mentale). Inspiro ed espiro sono (quasi sempre e quasi per tutti) due mondi separati, dominati da pause e irregolarità. Secondo la tradizione yogica è solo con il superamento delle due fasi in un unico flusso circolare che si realizza la perfetta unità. Il respiro diventa un unicum e la mente affronta ogni situazione senza frammentazione, incluso online e offline. Cogliere nell’esistente l’inseparabilità. Unire tutti i canali in un unico canale, meglio in un unico contesto. Far sì che ogni prodotto e servizio sia percepibile e disponibile come “unicum” all inclusive. D’accordo, ma conseguenze un pelino più pratiche ci sono? Ovvio. Avvantaggiati sono tutti coloro che partono da zero concependo modelli ibridi che uniscono il meglio dell’esperienza digitale con quella fisica. È il caso (vecchio ma pertinente) dell’iPhone o iPad nati come “dual object” (il prodotto è reale ma vive grazie al digitale) oppure del supermercato pilota AmazonGo, perfetto esempio di post digitale, dove non ha più senso parlare di offline, online, omnichannel o superconvergenze, o ancora di tutti quei prodotti o servizi che nascono già “uniti”. Dal sistema di rilevazione incendio digitale per le centraline telefoniche (Def) alle stanze d’albergo gestibili tramite device (Virgin Hotel) fino alla protesi smart di Össur, un concentrato
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La diciottesima giornata del ciclo fmt.day è dedicata alla prossima rivoluzione del digitale. Se siamo in piena civiltà ed economia digitale allora non ha più senso parlare di digitale. In sostanza non ha più senso parlare di digitalizzazione come elemento separato – non c’è un digital manager distinto dal manager, non c’è un digital marketing distinto dal marketing, non c’è digital strategist distinto dallo strategist e soprattutto non esiste un digital mindset, perché la mente (aziendale) è una e non deve più separare ma unire ogni decisione e azione verso l’economia post digitale, dove online e offline vengono saggiamente aboliti. Un evento di anticipazione di quello che ci aspetta. L’anno zero della nuova digitalizzazione, anzi del suo superamento in una nuova dimensione duale dove tutto converge. Sul palco del Netcomm Forum Jakub Samochowiec del Gottlieb Duttweiler Institute di Zurigo, il giovanissimo digital thought leader Davide Dattoli, presidente di Talent Garden e l’innovativo ma esperto di lunga data Giuliano Mosconi, presidente di Tecno. L’evento, riservato ai dirigenti associati, è il diciottesimo fmt.day, nuovo format del Future Management Tools – piattaforma promossa da Cfmt per distillare e anticipare il futuro che ci attende – che esplora tematiche di frontiera in un contesto informale e collaborativo.
di sensori e dati per un movimento, in prospettiva, pilotato dal cervello, il tema è sempre lo stesso: nessuna separazione ma perfetta unione. Certo, poi si possono separare le unità di business dell’editoria online da quella offline per ragioni di efficienza organizzativa (come nell’esercito) ma tenendo unito il disegno di reciproca integrazione e completamento.
Aggiornamento operativo Quello che c’è qua (offline) deve esserci anche là (online) e vice-
versa e tutto dev’essere on demand e just in time, giusto? Quindi in futuro anche l’istruzione scolastica deve svincolarsi dal questo è il luogo, questo è l’orario, questo è il maestro, questo è il metodo, questo è il voto ecc. Anche perché il nuovo aggiornamento non è più contenuti da imparare ma contenuti da cercare (in rete) e applicare (nella vita), abilità che potremmo chiamare search capability. Poi in un’ottica duale tutto dev’essere anche aggiornabile (upgra-
de). La cultura digitale “impone” come pratica quotidiana un perenne e quasi maniacale aggiornamento dei propri device e programmi. Ergo: anche il mondo fisico (prodotti e servizi) deve avere capacità adattiva e “camaleontica” per soddisfare esigenze fluide perché quasi ogni cliente dà per scontato che quasi ogni bene è aggiornabile e connesso in rete, anche un’automobile come il modello S della Tesla che è aggiornabile, per le nuove funzioni, come un semplice telefonino.
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Prioritalia
RIPARTIAMO DALLE STARTUP Per creare innovazione sociale ed economica bisogna puntare su nuove tecnologie, imprenditoria giovanile e sviluppo sostenibile Eliana Sambrotta
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IVA TOMMEI è una giovane startupper, ha 34 anni, nasce come biotecnologa ma ora è già membro del board dei Global shapers Italia, oltre che fondatrice di Solenica, una startup che sviluppa dispositivi robotici che aiutano le persone a distribuire e a gestire l’energia solare nelle loro case e negli ambienti di lavoro. Dopo il dottorato in Bioinformatica all’Università di Cambridge, e l’esperienza alla Singularity University (il centro di formazione e incubatore di startup della Silicon Valley), è tornata a casa e ha intrapreso la strada della giovane imprenditrice come co-fondatrice di diverse startup nel settore biotech. A lei abbiamo chiesto cosa manca nel nostro Paese per sostenere realtà imprenditoriali create da giovani: «Credo che in Italia il sistema sia strutturato a forma piramidale, dove tutti iniziamo dal basso e dobbiamo fare questa scalata verso l’alto per arrivare ad affermarci e raggiungere i nostri obiettivi. Questo sistema deve diventare circolare, cioè una volta che hai raggiunto i tuoi obiettivi
devi fare quello che in inglese si chiama give back: reinvestire nella comunità in cui sei nato e insegnare alle persone che si trovano dove eri tu dieci anni prima a fare questa scalata e a raggiungere i loro obiettivi come hai fatto tu tempo prima. Se non si chiude questo cerchio è difficile avere un sistema sostenibile». Lei ce l’ha fatta, ma quanti altri come lei nel nostro Paese? Il panorama italiano Secondo il rapporto Manageritalia sulle startup innovative effettuato su dati Mise, in Italia a fine 2016 sono 6.745 le startup innovative (+6% rispetto a fine settembre), di cui il 38% ha almeno un under 35 tra i soci contro il 14% delle società di capitali in generale. Sempre a fine settembre 2016 il numero complessivo di addetti nelle startup innovative è pari a 9.169 (3,4 addetti per unità). Il valore della produzione media nel 2015 è di poco più di 144mila euro, pari a una produzione complessiva di 584 milioni di euro. Il 70,6% di queste fornisce servizi alle imprese (prevalgono produ-
2016: IL PANORAMA DELLE STARTUP Totale 6.745 1.516 (22,5%)
zione software e consulenza informatica, attività di R&S, attività dei servizi d’informazione); il 19,45% opera nei settori dell’industria in senso stretto (soprattutto fabbricazione di computer e prodotti elettronici e ottici, macchinari e apparecchiature elettriche) e il 4,3% nel commercio. Ben 921 (13,7%) hanno una compagine sociale a prevalenza femminile (16,9% in tutte le società di capitali). A livello geografico, in valore assoluto, prevale la Lombardia (1.516, 22,5%), seguono l’Emilia Romagna (770, 11,4%), il Lazio (662, 9,8%), il Veneto (539, 8%) e la Campania (431, 6,4%), prima
regione del Mezzogiorno. In coda Basilicata (44 startup), Molise (27) e Valle d’Aosta (17). La regione con la più elevata incidenza di startup innovative in rapporto al totale delle società di capitali è il Trentino-Alto Adige (1,1%). Milano è la provincia con numero più elevato di startup innovative: ne ha oltre mille (15,4% del totale nazionale). Seguono Roma con 572 (8,5%), Torino con 301 (4,5%) e Napoli, che con 209 (3,1%) sopravanza Bologna (188, 2,79%). Tutte le altre province che figurano tra le prime dieci, nell’ordine Modena, Padova, Firenze, Trento e Bari, superano le 100 unità.
770 (11,4%)
70,6 % 9,4% 4,3%
Servizi alle imprese Industria Commercio
662 (9,8%) 539 (8%)
Lombardia
Emilia Romagna
Lazio
Veneto
431 (6,4%)
Campania
Il 38% delle startup ha almeno un under 35 tra i soci. Ben 921 (13,7%) hanno una compagine sociale a prevalenza femminile
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Prioritalia
L’Opificio Golinelli di Bologna, sede dell’incontro, è un incubatore di innovazione, educazione, formazione, cultura, ricerca e impresa. La Fondazione è ormai un punto di riferimento nel campo della promozione della cultura scientifica e uno dei suoi obiettivi è fornire ai giovani strumenti che consentano loro di crescere responsabilmente.
Innovazione sociale e sviluppo sostenibile Questi dati sono stati spunto di riflessione dell’incontro “Immaginare e costruire il domani per i giovani e il Paese” che si è svolto a Bologna lo scorso febbraio, organizzato da Prioritalia e Fondazione Golinelli, in collaborazione con Manageritalia. Obiettivo: fare innovazione sociale ed economica, puntando su nuove tecnologie, imprenditoria giovanile e sviluppo sostenibile. Obiettivo condiviso anche dall’amministrazione della regione ospitante, che esprime il suo impegno in merito attraverso le parole del suo presidente Stefano Bonaccini: «Stiamo mettendo in campo una serie di azioni, da un piano di alcune centinaia di milioni di euro per tutto ciò che sta al tema “formazione”, il rapporto tra impresa e scuola e l’alternanza scuola-lavoro che ci
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sta dando grandi soddisfazioni, all’investimento sulle startup: l’Emilia Romagna in numeri assoluti è al secondo posto dopo la Lombardia per numero di startup, ma su numeri relativi, cioè sulla popolazione reale, siamo addirittura davanti alla Lombardia. C’è una grande vivacità, per esempio abbiamo creato un progetto che colloca in Silicon Valley un punto di riferimento dell’Emilia Romagna, già da due anni abbiamo firmato un accordo per cui mandiamo là ogni sei mesi le dieci migliori startup giovani selezionate per una settimana di formazione pagata dalla Regione. Su questo vogliamo investire, perché c’è un rapporto diretto tra la qualità dell’investimento e la capacità di continuare a innovare». Tra gli altri ospiti dell’incontro, oltre a Diva Tommei, Enrico Giovannini, portavoce di Alleanza italiana
per lo sviluppo sostenibile; Sergio Bertolucci, già direttore della ricerca Cern e professore straordinario all’Università di Bologna; il gruppo Bracco e il Gruppo Omr e il giornalista Dario Di Vico. Così la presidente di Prioritalia Marcella Mallen a fine giornata: «Credo che ci siano ampi spazi di incontro e collaborazione tra manager e giovani, addirittura attività di scambio cross generazionale perché anche i giovani possono fare molto per i manager. Per esempio colmare un gap digitale che riguarda molti di noi e noi possiamo trasferire quelle soft skill che con l’avvento di industria 4.0 saranno sempre più importanti, come il problem solving o il pensiero critico, capacità tipiche manageriali che possiamo mettere a disposizione dei giovani per accelerare processi di sviluppo».
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OSSERVATORIO LEGISLATIVO a cura di Manageritalia
CONGEDI DI PATERNITÀ
osservatorio
Prorogati, e migliorati, i benefici fino al 2018
L
a legge di bilancio 2017 è intervenuta sul congedo di paternità (periodo di astensione obbligatoria dal lavoro), prorogando anche per il 2017 e il 2018 la misura introdotta in Italia per la prima volta in forma sperimentale nel 2013. Per il 2017 la legge si limita a prorogare il beneficio per i papà con le stesse modalità già valide nel 2016: la paternità non sarà alternativa alla maternità di cui beneficia la mamma, avrà una durata di due giorni che possono essere utilizzati anche non in via continuativa e sarà concessa anche ai genitori che adottano un minore. A questo congedo si applica la disciplina di cui al decreto del ministro del Lavoro e delle politiche sociali 22 dicembre 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 37 del 13 febbraio 2013. Sono tenuti a presentare domanda all’Inps solo i lavoratori per i quali il pagamento delle indennità è erogato direttamente dall’Istituto, mentre tutti gli altri, per i quali le indennità sono anticipate dall’azienda, devono comunicare in forma scritta al proprio datore di lavoro la fruizione del congedo di cui trattasi, senza necessità di presentare domanda all’Istituto. Come specificato dal messaggio n. 828 dell’Inps del 24 febbraio scorso, il congedo facoltativo per i padri, previsto dalla legge 92/2012, non è prorogato per il 2017 e pertanto non potrà essere né fruito né indennizzato da parte dell’Istituto. Ricordiamo che il congedo facoltativo era un periodo aggiuntivo di astensione dal lavoro che poteva essere di uno o due giorni per i padri, ma era subordinato alla scelta della madre lavoratrice di non fruire di altrettanti giorni del proprio congedo di maternità, con conseguente
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anticipazione del termine finale del congedo postpartum per un numero di giorni pari a quelli fruiti dal padre. Per quanto riguarda il periodo di congedo obbligatorio per i papà, la vera novità scatterà dal 2018, quando salirà a quattro giorni. Non sarà scambiabile con la mamma e, sempre remunerato al 100%, dovrà essere utilizzato obbligatoriamente nei primi cinque mesi di vita del bambino. I giorni di congedo riservati ai papà vengono sì aumentati, ma sono ancora decisamente pochi. La media dei paesi Ocse dei giorni di congedo riservati ai padri (nella forma di congedi di paternità o di congedo parentale a loro uso esclusivo) è molto più alta: otto settimane con percentuali di retribuzione remunerata che però variano da paese a paese. L’economista Tito Boeri, presidente dell’Inps, ha proposto 15 giorni di congedo paternità obbligatorio nel primo mese dalla nascita di un figlio, e sanzioni nel caso non si resti a casa dopo la nascita. Si andrebbe ad agire, assicura Boeri, su un elemento cruciale di disparità tra uomo e donna nel mondo del lavoro. Secondo i dati Inps, nei primi sei mesi del 2016, con il passaggio da uno a due giorni di congedo di paternità obbligatorio, se ne sono registrati tanti quanti ne erano stati fatti nel corso dell’intero 2015, mentre solo 4 padri su 100 usufru-
iscono dei congedi facoltativi. I 15 giorni potrebbero essere un obiettivo da raggiungere con gradualità. Sul tema è stato presentato in Senato anche un disegno di legge (Atto Senato 2082) che porta la firma della vicepresidente di Palazzo Madama, e ora ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, Valeria Fedeli, e di oltre 40 senatori. La proposta è analoga e prevede il congedo di paternità obbligatorio per i padri lavoratori dipendenti con 15 giorni da prendere, anche in maniera continuativa, nel primo mese di vita del figlio. È auspicabile che i congedi di paternità siano più lunghi perché sono un elemento importante per promuovere la cultura della condivisione della cura dei figli e della genitorialità. Inps, messaggio 828 del 24/2/17: http://bit.ly/Dir1-4-17 Atto Senato 2082: http://bit.ly/Dir2-4-17 Sito Inps: http://bit.ly/Dir3-4-17
VOUCHER PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE Presto la seconda tranche
Nel mese di febbraio è stata presentata alla Camera un’interrogazione al ministro Calenda a firma Becattini (Pd) sull’erogazione e il miglioramento del voucher per l’inserimento in azienda di un “temporary export manager”. Si ricorderà che con il decreto 15 maggio 2015 il ministero dello Sviluppo economico è intervenuto per sostenere l’internazionalizzazione delle pmi italiane tramite l’introduzione dei cosiddetti Voucher per l’internazionalizzazione. L’intervento prevedeva l’erogazione di contributi a fondo perduto per un totale di 19 milioni – in due tranche – per l’inserimento in azienda di un temporary export manager. Della prima tranche hanno beneficiato circa 1.700 imprese, a fronte di 6.000 richieste. Becattini aveva fatto presente nell’interrogazione come il processo d’internazionalizzazione sia «un percorso complesso che richiede investimenti di medio-lungo periodo e non può limitarsi a un intervento di sei mesi, che è risultata essere la durata media dei voucher erogati». Nell’interrogazione si chiedevano notizie circa l’erogazione di un secondo decreto direttoriale per la richiesta e la concessione dei voucher relativi alla seconda tranche e veniva richiesto un monitoraggio dei dati derivanti dalla rendicon-
tazione dei voucher per valutare l’impatto della normativa. Il governo ha risposto che la prima tranche ha assunto la forma di “progetto pilota”. Per la valutazione dell’impatto è stata realizzata da Demetra un’analisi di customer satisfaction, che ha intervistato circa 1.200 delle 1.700 imprese destinatarie del voucher. I risultati, pubblicati sul sito del Mise, hanno evidenziato come la misura introdotta dal governo abbia intercettato un “bisogno diffuso nella platea delle imprese italiane, sia di quelle esportatrici sia di quelle potenzialmente tali”. Lo strumento ha soddisfatto il 75% dei beneficiari. Il 64% delle imprese, grazie all’inserimento del temporary manager, è riuscita a individuare nuovi clienti all’estero. Il rappresentante del governo ha sottolineato inoltre che tramite la misura del voucher sono state contattate imprese che non avevano precedentemente usufruito di altri incentivi ministeriali. Il governo ha poi annunciato l’emanazione imminente di un nuovo bando, che terrà conto delle esigenze espresse dalle imprese intervistate per conto del ministero. Interrogazione parlamentare e risposta del governo: http://bit.ly/Dir5-4-17
CUMULO PENSIONISTICO
Interrogazione parlamentare del Pd e risposta del governo
C
ome è noto, la legge di bilancio per il 2017 ha previsto un miglioramento della normativa sull’istituto del cumulo pensionistico. Si è data la possibilità di cumulare, senza oneri, tutti i contributi previdenziali maturati in gestioni pensionistiche diverse, alle casse previdenziali degli ordini dei professionisti. Gli spezzoni contributivi possono essere fatti valere sia per la pensione di vecchiaia sia per la pensione anticipata, se si è già maturato un diritto autonomo in una delle gestioni. Ebbene, tale facoltà ad oggi non è ancora esercitabile perché non sono state emanate dall’Inps e dagli enti di previdenza privati le relative disposizioni applicative. L’on. Gnecchi ha presentato un’interrogazione a risposta
in commissione al ministro del Lavoro per sollecitare l’emanazione di disposizioni attuative da parte dell’Inps e degli altri enti di previdenza pubblici e privati, affinché il diritto al cumulo non venga, di fatto, negato. Il governo quindi ha risposto che l’Inps sta predisponendo una circolare applicativa per fornire istruzioni operative sulla questione. Tali istruzioni consentirebbero di rendere operativa la facoltà, per gli iscritti alle casse previdenziali, di cumulare i periodi assicurativi non coincidenti ai fini del conseguimento di un unico trattamento pensionistico. Il governo ha poi sottolineato che sono state già calendarizzate dall’Inps iniziative e interventi per la formazione degli operatori tra cui una videoconferenza in materia di cumulo.
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Diritto
LA PRIVACY NEI RAPPORTI DI LAVORO I principi cardine cui l’azienda deve fare riferimento per tutelare adeguatamente i dati personali dei propri dipendenti Monica Arbitrio
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D
I SOLITO pensiamo al trattamento dei dati personali e a come si debba rispettarne la normativa solamente da determinati punti di vista. Quelli noti e inevitabili. Se sono il responsabile commerciale di un’azienda o comunque ne gestisco la rete vendita, ormai dovrei sapere bene che è necessario trattare in modo opportuno i dati personali dei miei clienti. In particolare occorre rispettare la normativa vigente in tema di privacy, cioè il “famoso” decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (codice in materia di protezione dei dati personali). Ma siamo sicuri che sia tutto qui? In realtà no. Se come manager sono il responsabile delle risorse umane o sono alla direzione di una filiale o di una piccola-media azienda, devo senz’altro proteggere anche le informazioni personali dei dipendenti e dei collaboratori della mia azienda. Anche loro, proprio come i clienti, devono essere considerati “interessati” dal mio trattamento dei loro dati personali, e sono quindi
soggetti le cui informazioni vengono raccolte, gestite ed elaborate dal titolare, che in questo caso è proprio il loro datore di lavoro e chi per lui ha la responsabilità dell’attività. Cioè, come manager la responsabilità è mia. Come tutelare il dipendente Per tutelare adeguatamente il dipendente, l’azienda, e io come manager, ha la responsabilità di far sì che vengano quindi svolti numerosi compiti che derivano dalla legge e che sono stati descritti in modo analitico dal Garante per la protezione dei dati personali con un provvedimento relativo al trattamento dei dati nei rapporti di lavoro tra privati (Deliberazione n. 53 del 23 novembre 2006). Sempre il Garante ha poi specificato ulteriormente la materia, e cosa si aspetta da chi è responsabile in azienda, con il vademecum “Privacy e lavoro” del 2015 e con una serie di atti verso realtà aziendali di grandi, medie e piccole dimensioni in occasione di ispezioni e verifiche sulle attività poste in essere. Ma vediamo insieme quali sono i principi cardine cui fare riferimento.
Tutela delle libertà e dignità del lavoratore Principio generale e base della materia è sicuramente quello del rispetto delle libertà fondamentali dell’individuo e della dignità del prestatore, dipendente o collaboratore che sia, nell’ambito professionale in cui si esprime la sua personalità e si svolge concretamente la sua opera. Per questo motivo l’utilizzo dei dati deve riguardare le sole informazioni necessarie alla gestione del rapporto di lavoro, e le modalità scelte dall’azienda per procedere in tale gestione devono esse-
re rese note ai dipendenti e ai collaboratori. Bisogna fare attenzione a garantire che il trattamento sia pertinente e non eccedente gli scopi propri dell’esecuzione del contratto: potrà quindi riguardare, per esempio, le informazioni utili alla determinazione del compenso, alla quantificazione di ferie e permessi e all’accertamento delle cause di assenza. Ma non posso raccogliere o utilizzare informazioni per fini diversi o comunque non funzionali a quanto sopra. L’azienda deve porre particolare attenzione ai contenuti e alle mo-
L'utilizzo dei dati da parte dell’azienda deve rispettare le libertà fondamentali del prestatore e riguardare le sole informazioni necessarie alla gestione del rapporto di lavoro. Le modalità scelte dall’azienda per procedere in tale gestione devono essere rese note ai dipendenti e ai collaboratori
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Diritto
LA PRIVACY, SE LA CONOSCI È UN VANTAGGIO La privacy è spesso vista come un intralcio burocratico, salvo quando siamo colpiti dai suoi usi impropri. Allora forse è il caso di conoscerla meglio per farne, anche alla luce delle nuove tecnologie, un’opportunità per lavorare e collaborare meglio in azienda e nel rapportarci con i clienti e con il mondo esterno. Per questo Dirigente ospiterà online e offline una serie di articoli a cura dello Studio Ciacci e Glem. Lo studio legale del professor Ciacci (www.studiociacci.it e www.jei.it), titolare delle cattedre di Informatica giuridica e di Diritto civile dell’informatica presso la Luiss di Roma, offre consulenza e assistenza curando gli aspetti civilistici, penalistici e amministrativi in materia di diritto delle nuove tecnologie, privacy e diritto d’autore. Glem di Monica Arbitrio (www.glem.sm) è una società con esperienza ultradecennale professionale e accademica specializzata nell’informatica giuridica e nel diritto delle nuove tecnologie. Propone consulenza e formazione con corsi in e-learning per fornire tutte le competenze specifiche del settore. Sul sito www.glem.sm è possibile trovare la lista dei corsi sulla privacy: dal trattamento dei dati personali ai social network, dalla video sorveglianza al controllo a distanza del lavoratore e molto altro. Grazie a una convenzione, gli associati Manageritalia possono partecipare ai corsi proposti da Glem con uno sconto del 40%. Per iscriversi inviare un’email a laura.cuccovia@manageritalia.it. Vi verranno indicate le procedure e le modalità di accesso al corso.
dalità con cui effettua la comunicazione a terzi di informazioni riferibili al prestatore. Che, ricordiamoci sempre, come appena detto, devono essere pertinenti e non eccedenti gli scopi che si prefiggono. Bacheche, cartellini identificativi, sito aziendale In ambito aziendale sappiamo che la comunicazione può avvenire con le più diverse modalità, dai badge e cartellini identificativi al sito web della società, ma anche attraverso la vecchia e cara bacheca. Su questo l’autorità garante ha sottolineato come, in base ai principi generali, il datore di lavoro debba omettere di affiggere in bacheca informazioni relative, ad
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esempio, a permessi, malattie e sanzioni disciplinari, limitando gli avvisi agli ordini di servizio e ai turni di lavoro. Dello stesso tenore le indicazioni per i cartellini identificativi, nei quali potranno essere riportati esclusivamente il nome o il ruolo del prestatore ma non le sue generalità anagrafiche complete, del tutto eccedenti rispetto alla finalità perseguita con l’adozione del badge. Nel caso del sito web aziendale, sarà necessario acquisire il consenso del dipendente o collaboratore interessato per poter legittimamente pubblicare la sua fotografia o i suoi dati personali (compresi quelli contenuti nel curriculum), proprio in considerazione della vastità del pubblico al quale
tali informazioni diverrebbero disponibili. Controllo a distanza E cosa succede quando un’azienda adotta misure di controllo a distanza dei lavoratori? In questo caso va posta ancora maggiore accortezza, anche perché gli adempimenti che l’azienda è chiamata ad attuare sono resi ancora più complessi dall’applicazione congiunta della normativa in materia di privacy e di quella specifica a tutela del lavoratore prevista dalla legge 300/1970, meglio nota come Statuto dei lavoratori. Tenendo presente, in particolare, che quest’ultimo è stato oggetto di un recente intervento di riforma da parte del legislatore, che con decreto legge 151/2015
ne ha riformulato l’art. 4 (relativo proprio alle condizioni e alla legittimità del controllo a distanza dei prestatori): ampliando sì le possibilità di monitoraggio ma, al contempo, sottoponendole a precisi e stringenti obblighi di trasparenza nei riguardi dei collaboratori. Obblighi che andranno quindi applicati anche all’utilizzo e al monitoraggio degli strumenti informatici, dalla posta elettronica alla navigazione internet: l’azienda dovrà infatti specificare le regole e i modi con cui sarà lecito usare queste dotazioni e se le stesse siano dedicate esclusivamente all’e-
secuzione della prestazione lavorativa, o se possano essere anche utilizzate per fini personali e al di fuori dell’orario d’ufficio. Insomma, è facile comprendere come le occasioni di trattamento dei dati dei dipendenti e dei collaboratori siano veramente moltissime e richiedano di adeguare le procedure e le prassi dell’azienda alle disposizioni dettate dal codice in materia di protezione dei dati personali: questo evitando di correre il rischio di considerare i soli adempimenti necessari per la gestione delle informazioni dei clienti. In conclusione, notiamo chiara-
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mente come a fronte dell’assoluta pervasività della normativa in materia di protezione dei dati personali occorrano una piena consapevolezza e un’adeguata conoscenza dei suoi caratteri fondamentali, dei principi fondanti e dei suoi obblighi – ancor più alla luce della nuova disciplina in materia, il Regolamento europeo 679/2016 noto come Gdpr, che a breve entrerà in vigore anche nel nostro Paese – da parte di tutti in azienda: consapevolezza e adeguata conoscenza in primis da parte di chi è responsabile delle attività, cioè imprenditore e manager. Ma non solo.
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Società
EPIDEMIA DI SELFIE Narcisismo e deformazione della realtà Stefano Greco e Silvio Valota
Stefano Greco e Silvio Valota, autori del libro Narciselfie, il narcisismo esponenziale dell’epoca digitale, edizioni Il Ciliegio, hanno creato questo neologismo per definire l’atteggiamento di spettacolarizzazione del proprio Io in chiave social e digitale.
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EMBRAVA che Narciso fosse rimasto confinato nelle palestre di body building degli anni Ottanta o sui primi palchi mediatici dedicati alle persone comuni, come il Karaoke di Fiorello e la trasmissione televisiva Non è la Rai di Gianni Boncompagni degli anni Novanta. Invece, il mitico contemplatore di se stesso è tornato, più bello che mai. E ormai vive nelle persone come nelle organizzazioni e nelle istituzioni. Ognuno si specchia nel suo dispositivo digitale e non può fare a meno di farsi un selfie. Che sia una serie infinita di foto e video postati sui social network, di pose e commenti sparati sul web o addirittura uno stile di vita ben caratterizzato, Narciselfie è il recente web-neologismo che simbolicamente li sintetizza tutti nel nuovo paradigma della continua spettacolarizzazione del proprio Io in chiave social e digitale. Quindi dobbiamo proprio prenderne atto: viviamo in un’epoca in cui il narcisismo riguarda da vicino ognuno di noi. Ostentare se stessi è diventato una condizione “normale” e “normalizzata” – accettata, condivisa, diffusa – della nostra esistenza nell’era digitale. Chi più, chi meno, certa-
mente. Ma, con le nuove tecnologie, siamo tutti impegnati a esibirci per celebrare il nostro Ego come mai prima nella storia. Non soltanto persone, ma anche istituzioni, governi e aziende possono manifestare il loro narcisismo esponenziale. Perché Narciselfie rappresenta uno dei tratti distintivi del nostro tempo e genera anche una vera mutazione antropologica. Abbiamo raddoppiato la vita: ne abbiamo una online e un’altra offline. I confini tra le due sono sempre più sfumati o molto marcati, a seconda delle circostanze, ma ancora non abbiamo imparato come muoverci con disinvoltura tra le due senza rimetterci in salute mentale o in brand reputation, nel caso di istituzioni o aziende. Ego-dipendenti A proposito di queste ultime, il Narciselfie si dimostra attraverso un’autoreferenzialità spinta, che si concretizza in una totale mancanza di etica e di empatia, con atteggiamenti di arroganza nei confronti dei cittadini o dei clienti, nella non volontà dichiarata di gestire le figuracce (epic fail), da quelle più clamorose fino alle singole recensioni negative sul web. In ogni caso, il vero antidoto al Narciselfie sta
nel maturare una forte consapevolezza delle sue “conseguenze”: snaturamento di se stessi, artificiosità della vita e dei rapporti, deformazione della personalità, perdita di autenticità e di umanità. Ma attenzione a etichettare le tecnologie digitali come la causa diretta dei comportamenti Narciselfie. Sarebbe una risposta semplicistica e troppo comoda, perché siamo sempre e comunque noi a scegliere come e quando viverle. Da qui, la necessità improrogabile (per tutti) di un’educazione ai social media e al saper vivere lo spirito del tempo con grande equilibrio. Che vuole dire con buon senso. E intelligenza. Significa quindi attrezzarsi per modellare uno stato mentale “igienico”, senza ego-dipendenza: un obiettivo per nulla facile da raggiungere. I social network sono quella specie di “magia” che consente a tutti coloro che hanno sempre voluto esporsi pubblicamente, oppure “sofferto” l’anonimato, di uscire finalmente allo scoperto e di poterlo fare “alla grande”. Rispetto alla piramide dei bisogni di Ma-
slow, questi ambienti digitali fanno leva contemporaneamente sui tre livelli superiori (appartenenza, stima, autorealizzazione) facendoti credere di soddisfarli ma in realtà spesso è soltanto pura autoillusione, una magia appunto. Fusione tra reale e virtuale Se penso di “guadagnare cento”, attraverso il social network, in termini di ritorni attesi o sperati (conoscenze, relazioni, lavoro, divertimento, affermazione personale) quando pubblico, posto e mi espongo, in realtà, per il mio equilibrio mentale, devo sapere che guadagno solo “dieci” (se tutto va bene, ovvero se dedico molto tempo a intessere trame sui social). Fino al 2004 (anno di nascita di Facebook), tutto questo non era tecnologicamente possibile. Come già molte volte nella storia umana, è stata la tecnologia a segnare un punto di svolta e di non ritorno rispetto al contesto precedente. Ora il mondo è un intreccio indissolubile di online e offline e già questa stessa distinzione sta diventando obsoleta.
Narciso, il mitico contemplatore di se stesso, è tornato più bello che mai. E ormai vive nelle persone come nelle organizzazioni e nelle istituzioni. Ognuno si specchia nel suo dispositivo digitale e non può fare a meno di farsi un selfie
Questo “disorientamento istantaneo” ci sembra proprio il punto di non ritorno: tutto diventa obsoleto nel momento in cui nasce, mentre invece noi umani abbiamo bisogno di tempo per capire ciò che sta succedendo. Che peccato! Eppure siamo proprio fatti così: abbiamo l’esigenza di trovare significati nelle cose che accadono e assumerli come punti di riferimento per un periodo che si spera più lungo possibile. È così che impariamo a crescere, per diventare migliori e fare quei passi avanti che danno sostanza alla nostra vita.
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Information technology
LA TUA AZIENDA È AL SICURO? Basta un clic sbagliato a un file o a un link e nel tuo computer si installa un software malevolo. Come difendersi? Riccardo Meggiato
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ER UN ISTANTE pensate a ciò che, in questo momento, si trova nei vostri dispositivi aziendali. Parlo, essenzialmente, di computer, smartphone e tablet. Oltre ai vostri dati personali, come minimo c’è una certa dotazione di modulistica, contratti, email con contrattazioni e budget, presentazioni, schede di prodotti e progetti sui quali la vostra azienda sta magari lavorando da anni, nella segretezza più assoluta. Nel mio lavoro di consulente in informatica forense e sicurezza di-
gitale mi imbatto spesso in problemi che riguardano proprio questo tipo di dati. Quali problemi? Alla meno peggio vengono sottratti, ma in molti casi si arriva alla manipolazione, che se possibile ha conseguenze addirittura peggiori. Il vero problema, però, arriva nel momento in cui ci si accorge del misfatto: è troppo tardi. A quel punto, si cerca di risalire a chi ha compiuto il reato, ma capite bene che, anche con un’azione legale non si recupera quasi mai da danni di questo tipo. Provateci, dico sul serio: immaginate che, in questo preciso mo-
mento, qualcuno sottragga i dati che si trovano nel vostro computer. Tutti, o comunque quelli più sensibili che potrebbero fare gola a un criminale informatico o a un concorrente molto aggressivo. Cosa succederebbe? Mentre ci pensate, non fate troppo affidamento a chi cura la sicurezza informatica dei vostri sistemi. Non perché non si tratti di professionisti preparati, intendiamoci, ma perché, per quanto proteggiate i vostri dati, il bersaglio primario di un criminale informatico siete proprio voi. Spesso si crede che un
attacco informatico verso un’azienda si espleti come nei film. Un nerd, di fronte al suo computer, digita una lunga serie di istruzioni e, come per magia, tempo mezz’ora, ha il pieno accesso al computer della vittima. Sappiate che questo non succede più, o è rarissimo. Per un criminale informatico, infatti, è molto più semplice inviarvi un’email appetitosa, invogliarvi ad aprire un file che si trova in allegato e, mentre voi vi gustate una golosa, quanto finta, proposta d’investimento, lui sta già gironzolando tra i vostri dati. Già, basta un clic, a un file o a un link, per far sì che nel vostro computer s’installi un software malevolo, detto per questo malware, che crea un filo diretto tra il vostro computer e quello del criminale. A quel punto, il vostro computer si configura alla stregua di un disco esterno, o una chiavetta Usb, collegata a quello del truffatore. Perché lui può, letteralmente, copiare, cancellare, modificare e aggiungere qualsiasi tipo di file nel nostro sistema.
Il 63% delle aziende non notifica un attacco ai propri clienti. Significa che, anche sapendolo, magari non lo direbbero ai clienti, ma significa anche che chi si occupa di sicurezza nelle aziende non ammetterà mai, molto volentieri, ai suoi superiori, di non aver protetto a sufficienza i sistemi
Un attacco su tre va a buon fine Immagino che stiate pensando che la sto facendo troppo facile e che, dopotutto, parliamo di statistiche e non è detto che possa capitare a voi. Una ricerca di Accenture racconta che, nel 2016, un attacco su tre ha portato a un esito positivo (per il criminale). Significa che, se mi state leggendo in tre, uno di voi ha subito una violazione nel sistema informatico aziendale. Nessuno di voi tre è stato colpito, mi dite? Qui ci viene in aiuto un altro studio, questa volta del EY Global Information Security Survey. Il 63% delle aziende non notifica un attacco ai propri clienti. Significa che, anche sapendolo, magari non lo direste ai vostri clienti, ma significa anche che chi si occupa di sicurezza nelle aziende non ammetterà mai, molto volentieri, ai suoi
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Information technology superiori, di non aver protetto a sufficienza i sistemi. Il punto è che la politica dell’infallibilità, nel campo della sicurezza informatica, non giova a nessuno. Perché non esiste, al mondo, un sistema informatico inviolabile. Quindi tanto vale ammetterlo e prepararsi al peggio: il 42% delle imprese non ha piani in caso di attacco informatico. E, su tutto, regnano credenze popolari e igno-
La politica dell’infallibilità, nel campo della sicurezza informatica, non giova a nessuno. Perché non esiste un sistema informatico inviolabile
ranza digitale. Molti, per esempio, sostengono che avere un Mac li protegge dalle minacce informatiche. Sapete qual è il software che, nel 2015, ha vinto il primato per numero di “vulnerabilità”, cioè punti attaccabili da criminali informatici? Mac OS, il sistema operativo dei Mac. Con l’aggravante che proprio l’utente Mac, credendo di essere immune a questi problemi, tende a non proteggersi. Cosa che un utente Windows impara a fare fin dalla più tenera età, complice la credenza che il suo sistema operativo sia più vulnerabile. Quando le maldicenze aiutano a salvarsi, verrebbe da dire. Le regole base per difendersi Si tratta di un esempio spiccio, ma che dà una dimensione di un pro-
blema che non sfiora nemmeno gli aspetti tecnici. La prima linea di difesa, nei confronti di attacchi informatici alle aziende, è l’educazione a poche, semplici, regole di utilizzo intelligente e sicuro degli strumenti digitali. Per esempio, scegliere una password davvero sicura. Imparare a distinguere un link truffaldino da uno genuino. Imparare a guardare meglio un’email per accorgerci che, anche se il mittente è conosciuto, in realtà non proviene proprio dal suo indirizzo. Imparare a distinguere una pagina web clonata da una autentica. Non pensatele come nozioni da specialisti: si tratta di conoscenze che devono essere considerate, ormai, il corredo di base prima di mettersi anche solo davanti al computer di un’azienda.
Milano, 23 maggio 2017 - Cfmt, Sala Teatro, h 9-13 Bologna, 13 giugno 2017 - Hotel NH Bologna De La Gare, h 9-13
Per iscriversi: www.cfmt.it Per informazioni: rcorradini@cfmt.it
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In questo workshop, tutto il necessario per mettersi al riparo dalle minacce informatiche, anche senza alcuna competenza in materia: case history, esperti internazionali, tendenze e tanti suggerimenti, per affrontare tutti i pericoli del crimine digitale rivolto alle aziende.
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Produttività&Benessere
NELLE IMPRESE ENTRA IL LAVORO AGILE... ... ma non c’era già? Una nuova legge riconosce la flessibilità dei tempi e dei luoghi del lavoro. Lo smart working viene introdotto come uno schema libero di organizzazione aziendale, non come una nuova fattispecie di lavoro Valeria Pistolese
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I
L NUOVO DISEGNO di legge del governo sullo smart working – che contiene anche norme sulla tutela del lavoro autonomo (vedi Infomanager a pagina 67) – interviene per dare risposte sia alle imprese che intendono modernizzare l’organizzazione del lavoro sia a quei lavoratori la cui prestazione diventa sempre più professionale e ibrida. Le nuove tecnologie consentono oggi una grande libertà del modo di organizzare il lavoro, sia per le aziende che per i lavoratori, e offrono nuove opportunità professionali e occupazionali. Si lavora – a tutti i livelli – sempre più per obiettivi e vengono gradatamente abbandonati parametri di valutazione come l’orario di lavoro, la presenza effettiva in azienda, l’inquadramento. I lavoratori chiedono flessibilità di entrata e uscita e maggiori possibilità di lavorare da remoto, destrutturando i concetti di orario e sede di lavoro. La perdita del posto di lavoro per alcuni inizia a essere vissuta come una fonte di arricchimento delle proprie competenze e non come un dramma, si vivono fasi di lavoro subordinato e fasi di lavoro autonomo, a patto
ovviamente che il mercato sia sufficientemente dinamico. Nessuna regolamentazione rigida da parte del governo Consapevole di tale libertà nei modelli organizzativi già in essere nelle aziende, il governo ha acconsentito a non introdurre una nuova regolamentazione rigida, ma uno schema libero e snello di possibilità, per consentire il massimo del risultato a chi vuole usufruire dei vantaggi offerti dall’impiego delle nuove tecnologie. L’intenzione del governo è quella di dare risposte normative rispetto al profondo cambiamento culturale avvenuto in questi anni nelle aziende e di agevolare “un’articolazione flessibile della prestazione di lavoro subordinato in relazione al tempo e al luogo di svolgimento”, come recita la relazione del disegno di legge. Azienda e lavoratore decideranno in piena libertà il “come” e il “quando”, se il lavoro in modalità remota sarà svolto uno o più giorni a settimana o al mese o per più ore al giorno. Pertanto, il lavoro agile è qui visto come un nuovo strumento cui attingere per migliorare la propria
prestazione, e non come l’ennesima fattispecie di lavoro. Smart working: un nuovo stile aziendale Perché il lavoro possa essere definito “agile” deve essere svolto in parte all’interno dei locali aziendali e in parte all’esterno, anche senza una postazione fissa, tramite l’utilizzo di strumenti tecnologici ed entro i limiti dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale. Una prima definizione, più rigida, è stata superata durante l’iter parlamentare, a tutto vantaggio della libertà di scelta tra azienda e lavoratore. Il lavoro agile deve essere adottato sulla base di un accordo scritto stipulato tra datore di lavoro e lavoratore, che può essere a tempo indeterminato o determinato. L’ac-
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cordo disciplina le modalità di esecuzione della prestazione lavorativa svolta fuori dai locali aziendali, il potere di controllo del datore di lavoro, i tempi di riposo del lavoratore, le modalità di recesso delle parti. Il lavoratore agile ha diritto al medesimo trattamento economico e normativo riconosciuto ai lavoratori che svolgono le medesime mansioni all’interno dell’azienda, compreso il diritto all’apprendimento permanente e alla certificazione periodica delle competenze. Ha diritto inoltre all’assicurazione obbligatoria per gli infortuni e le malattie professionali. Allo smart working vengono applicati i medesimi incentivi fiscali e contributivi riconosciuti per altre modalità di lavoro.
Concludendo, la nuova legge rappresenterà una grande opportunità per lavoratori e imprese, una modalità che consentirà di migliorare il benessere dei lavoratori, la loro fidelizzazione e quindi la produttività in azienda. Non solo un modo diverso di concepire il lavoro, ma anche un nuovo stile di vita e un nuovo “stile aziendale”. Quello che serve per competere efficacemente in un’economia che cambia. Manageritalia, con la sua iniziativa Produttività&Benessere, vuole fare proprio questo: introdurre politiche, strumenti e azioni per migliorare l’organizzazione aziendale, la flessibilità organizzativa e lavorativa, la collaborazione e la produttività e aumentare la conciliazione della vita professionale e privata, la salute e il benessere in azienda.
DIVENTA FAN e condividi l’iniziativa con colleghi e amici http://bit.ly/dir5-6-15
CONTATTACI pb@manageritalia.it
PASSA ALL’AZIONE Valuta i programmi, anche solo come traccia, per capire come sia facile cambiare InterAGEing http://bit.ly/dir8-6-15
Smart Welfare http://bit.ly/dir7-6-15
Un Fiocco in Azienda http://bit.ly/dir9-6-15
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INIZIATIVE MANAGERITALIA 37a COPPA DI SCI MANAGERITALIA
MISURINA: TRA SCI, U Un nuovo e sempre gradito appuntamento per gli appassionati di sci si è svolto quest’anno dal 26 febbraio al 5 marzo, nell’incantevole cornice del lago di Misurina, dove siamo stati ospiti del Grand Hotel Misurina di Blu Hotels, che ci ha seguito e coccolato per tutta la durata del soggiorno. La neve di certo non è mancata (quest’anno piuttosto scarsa nella zona), scesa copiosa per tutta la giornata di martedì, che ci ha regalato, per la gita in motoslitta del giorno successivo alle Tre Cime di Lavaredo, un paesaggio candido e fiabesco. Durante una vacanza a Misurina, una tappa immancabile è Cortina d’Ampezzo, la regina delle Dolomiti, con il suo passato ricco di storia, con la cultura e le tradizioni che si tramandano da secoli, il prezioso sapere artigianale del legno, del ferro e del vetro, senza dimenticare la sua parte più glamour. Giovedì sera l’attesa cena nel rifugio d’alta quota, quest’anno particolarmente scenografica, ha dato la possibilità agli ospiti di visitare l’Osservatorio astronomico del rifugio Col Drusciè, dove riscaldati da un ottimo
vin brulé abbiamo potuto “toccare”, anche se solo con lo sguardo, una splendida luna. Tappa successiva per la cena la Capanna Ra Valles, la terrazza panoramica più bella sopra Cortina. Ma torniamo ai nostri sportivi! Gli sciatori hanno potuto variare giorno dopo giorno la loro meta: dalle piste del Faloria al Cristallo, dalle Tofane alle 5 Torri. Sabato, il giorno in cui si è svolta la gara, le condizioni meteo non erano delle migliori, ma a darsi battaglia sulla famosa pista Statofana Olimpica erano quasi una sessantina che, in due manche, hanno dato prova di buone capacità tecniche e tanta grinta. Miglior tempo assoluto l’ha registrato Florian Schwienbacher, bolzanino classe 1967, che ferma il cronometro sotto il minuto (59:85). Ma la sfida più agguerrita si è svolta nella categoria Master B7, dove a darsi battaglia sono stati i tre amici/nemici “storici”: Valentino Fabbian, Franco Tomasi e Paolo Forrer. Applausi a scena aperta per Valentino durante le premiazioni che, dopo anni di tentativi, raggiunge meritatamente il gradino del podio più alto. Buon cibo, ottima compagnia, panorami mozzafiato, piste spettacolari, passeggiate nella natura, massaggi rilassanti, shopping e glamour a Cortina. Di più non si poteva chiedere a quest’ultima settimana di sci targata Manageritalia.
In collaborazione con
Grazie a
Rosa Grazia BOMBINI
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Fedro MINZONI
NATURA E GLAMOUR CLASSIFICA 37a COPPA DI SCI MANAGERITALIA Pista Stratofana Olimpica - Cortina
Categoria Dirigenti Master C Femminile 1. Rosa Grazia BOMBINI 01:28:24 2. Antonella PORTALUPI 01:31:51 3. Fulvia SBROZZI 01:31:62 Categoria Dirigenti Master B10/B13 1. Fedro MINZONI 01:29:91 Categoria Dirigenti Master B9-B8 1. Giorgio CASTELLAZZO 01:10:06 2. Silvano STORTI 01:20:55 3. Angelo BONETTI 01:25:61 Categoria Dirigenti Master B7 1. Valentino FABBIAN 01:09:25 2. Franco TOMASI 01:11:13 3. Paolo FORRER 01:11:29 Categoria Dirigenti Master B6 1. Alberto GIOIA 01:05:44 2. Mario MANTOVANI 01:11:15 3. Michele ACQUAVIVA 01:26:37 Categoria Dirigenti Master A4-A5 1. Florian SCHWIENBACHER 59:85 2. Vincenzo MAURO 1:16:60
Giorgio CASTELLAZZO
Valentino FABBIAN
Categoria ospiti/familiari Junior 1. Tim SCHWIENBACHER 01:09:54 2. Francesco MONTI 01:11:30 3. Federico MONTI 01:17:20
Categoria ospiti/familiari Ragazze 1. Laura ONNIS 01:35:83 2. Cinzia MAURO 01:48:89
Categoria ospiti/familiari Master C Fem 1. Mirella POL BODETTO 01:36:25 2. Daniela WAGNER 01:51:02 3. Cristina TOMMASINI 01:51:13
Categoria ospiti/familiari Ragazzi 1. Alessandro CORRADINI 01:04:09 2. Giuseppe MAURO 01:43:85
Categoria ospiti/familiari Master 1 1. Maurizio BALLABIO 01:14:72 2. Amos Sergio BRIGNOLI 01:18:30 3. Argeo TESTARMATA 04:15:81
Categoria ospiti/familiari Master 2 1. Tommaso GIORDANO 01:11:85 2. Diodato DE MARTINO 01:21:69 3. Giorgio MONTI 01:28:80
Alberto GIOIA
Florian SCHWIENBACHER
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PILLOLE DI BENESSERE Walter Zanca
benessere
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BAGNI DI GONG Un’esperienza personale che aiuta nella vita così come nel lavoro e nelle relazioni
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La leggenda narra che il Buddha disse che sarebbe tornato sulla terra attraverso il suono del gong e per questo mandò i suoi discepoli nei monasteri a incidere sui gong la scritta “Tai loi” (Il bene è arrivato). Forgiato in forma rotonda, forma simbolica che sta a indicare il cerchio che tutto racchiude e dal quale tutto può nascere, il gong è da sempre utilizzato come strumento di potente meditazione e aiuto fisico, mentale e spirituale visto l’enorme effetto sull’essere umano. La storia dei gong è molto antica e misteriosa. Di probabile origine cinese, se ne hanno attestazioni già 5.000 anni fa, ma solo nel secolo scorso si è iniziato a usarli con protocolli definiti, tramite Don Conreaux, uno dei cinque fondatori del Kundalini yoga e creatore dei “bagni di gong”. Di enorme impatto e fascino, quelli che vengono chiamati “bagni di gong” sono oggi utilizzati per trattamenti singoli o di gruppo, che sono forme di meditazione indotta molto profonda. Il gong è definito un idiofono, ossia uno strumento che, quando colpito, vibra in tutti i punti della sua superficie, producendo suoni ricchi di armoniche, ossia multipli della nota fondamentale, e questo accade in quanto a ogni rintocco la vibrazione si distribuisce su tutta la superficie e dai bordi torna indietro come se si lanciasse un sasso in acqua vicino alla riva. Questo provoca una miriade di note e vibrazioni che il cervello umano non riesce a codificare e anche per questo motivo a un certo punto, durante un bagno di gong, la nostra mente si distacca e prende il sopravvento quella forma di sonnonon sonno propria della meditazione. Quando si parla di “bagno” va specificato che non c’è alcun contatto con l’acqua ma si rimane invece sdraiati e avvolti da una coperta.
Le vibrazioni e i suoni prodotti dagli strumenti sono moltissimi e agiscono sull’uomo come onde. Impossibile rimanere vigili durante le sessioni in cui, come molti riferiscono, ci si guarda allo specchio e le proprie paure, ansie, problemi vengono espulsi dal corpo attraverso un confronto con la propria anima. Se in Asia, in tempi lontani, i gong, le campane tibetane e i riti/concerti sciamanici erano un mezzo di connessione personale con il proprio “io”, al giorno d’oggi, visto che l’uomo è parte integrante di una comunità e di gruppi di lavoro, questi strumenti vengono usati sempre di più anche per attività di team building. Molte aziende, infatti, donano ai propri collaboratori sedute collettive allo scopo di far vivere loro un momento di condivisione informale, fuori dalle mura lavorative, ma anche e soprattutto per regalare un momento di benessere alle singole persone, cosa che si traduce in un maggior stimolo per la produttività, in quanto tra i tanti effetti benefici del bagno di gong si ha quello di trasmettere energia, coraggio, creatività, nuovi stimoli… il tutto attraverso lo scardinamento di tensioni, paure e timidezze. Anche cantanti e attori richiedono questo tipo di trattamento prima di andare in scena per poter avere una carica e un’energia che si diffonde al pubblico. Lo scorso novembre, dopo un bagno di gong privato per Brian Molko, cantante della band Placebo, venni invitato dallo stesso ad eseguirne un altro subito prima del concerto al Forum di Assago di Milano, davanti a un pubblico di 12mila persone. La reazione fu di riverenza silenziosa e rispettosa davanti alle vibrazioni e ai suoni di questi strumenti metafisici.
ARTE Claudia Corti
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Berthe Morisot con un mazzo di violette, 1872, olio su tela, Parigi Musée d’Orsay.
arte
ÉDOUARD MANET E BERTHE MORISOT DOVE Manet e la Parigi Moderna Palazzo Reale, Milano fino al 9 luglio
Una bellezza semplice eppure graffiante, abito e cappello nero, come gli occhi che contrastano con l’incarnato chiaro, un raggio di luce a illuminarne solo una parte del volto. Si presenta così il ritratto di Berthe Morisot, eseguito da Édouard Manet nel 1872, uno dei più intensi mai realizzati dall’artista francese. Manet solitamente prediligeva una luminosità uniforme sui suoi soggetti, ma in questo caso la decisione era caduta su una fonte di illuminazione laterale in modo che la giovane Berthe sembrasse modellata dal solo contrasto di luce e ombra. Insiste sui colori scuri Manet, lui che proprio per questa predilezione verso il nero non sarà mai un pittore impressionista, quasi a voler dare una lezione di stile alla giovane Berthe che, al contrario, preferiva i toni molto chiari e proprio in quel periodo si stava avvicinando sempre più alla corrente impressionista. Già, perché Berthe Morisot non era solo una modella, era lei stessa un’artista, caso piuttosto raro nella Francia di fine 800 in cui alle donne era severamente vietato l’accesso alle Accademie di Belle Arti e alle scuole di pittura. Le donne talentuose, quando le famiglie non si opponevano, potevano studiare pittura solo con un insegnante privato; non avendo la possibilità di ritrarre i modelli dal vero avevano un
solo modo per esercitarsi imparando i trucchi del mestiere: copiare i grandi capolavori del passato al Museo del Louvre. E fu proprio passeggiando nei corridoi del Louvre che Manet notò per la prima volta la giovane Berthe intenta a copiare un dipinto di Rubens. Ne nacque un’amicizia profonda e una sincera stima reciproca. Da Manet la Morisot imparò la spontaneità e la freschezza dei soggetti, i toni ariosi con cui progressivamente si avvicinò sempre più alle tematiche impressioniste da cui invece Manet, per scelta personale, rimase escluso. Tra i temi affrontati Berthe si concentrò sull’universo femminile, donne della borghesia parigina ritratte in casa o in giardino o a teatro, in molteplici occupazioni, con una singolare attenzione per i dettagli degli abiti, dei gioielli e, più in generale, delle atmosfere, il tutto reso con inconfondibili sfumature di bianco, il suo vero segno distintivo. Berthe morì poco più che cinquantenne e neanche nella morte fu riconosciuto il suo ruolo di donna artista, nonostante la partecipazione a numerose esposizioni e un discreto mercato delle sue opere: nel certificato di morte si legge infatti “senza professione”! Solo il quotidiano Le Figaro nel necrologio le riconoscerà il merito di aver contribuito alla nascita del movimento impressionista.
CURIOSITÀ Si dice che la Morisot fosse profondamente innamorata di Manet ma non ricambiata; ne avrebbe sposato il fratello minore, Eugène Manet, per potergli restare comunque vicina.
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LIBRI Davide Mura
L’eredità del latino Ha ancora senso studiare il latino oggi? Qual è l’influenza della lingua di Cicerone sulla nostra civiltà? Il latinista Ivano Dionigi prova a tracciare il legame che questo potente mezzo di comunicazione dell’Europa per secoli ha tuttora con la nostra civiltà. Una riflessione attuale che permette di ridisegnare i confini delle scienze e delle tecnologie digitali, che non possono prescindere dal lascito culturale e linguistico degli studia humanitatis. Il punto di partenza imprescindibile è ancora la scuola, che per Dionigi può e deve essere considerata una palestra del sapere per i ragazzi, in grado di offrire gli strumenti per affrontare le sfide del futuro. Il presente non basta, Ivano Dionigi, Mondadori, pagg. 120, 16.
Un viaggio nell’universo femminile Un libro che nasce dall’incontro tra il presidente di Prioritalia Marcella Mallen e Sonia Costa, fotografa e documentarista attiva nel turismo responsabile. Da questa amicizia e dalla passione condivisa per il viaggio, attraverso una serie di scatti a donne, soprattutto nei paesi asiatici, vengono esplorate le dimensioni più importanti della vita femminile. Il libro è impostato sotto forma di intervista e senza cedere ad alcun cliché rivela una conoscenza approfondita di culture e tradizioni in molti casi più aperte rispetto a quelle occidentali, con alcune riflessioni sui differenti contesti politici. L’universo delle donne, tra gioie, difficoltà e sfide, è raccontato senza filtri ma con uno stile poetico e uno sguardo comprensivo e complice. La figlia di Saadi, Marcella Mallen, Sonia Costa, Polaris, pagg. 179, 17.
dall’ESTERO
Il “segreto” della produttività
libri
Su quali fattori si fonda la produttività? Perché imparare a governare come si pensa è più importante di ciò che effettivamente si pensa? Al centro del libro Smarter faster better ci sono otto concetti chiave legati alla produttività – dalla motivazione all’impostazione degli obiettivi per prendere decisioni migliori – che spiegano perché alcune persone e aziende sono più produttive rispetto ad altre. Attingendo alle ultime ricerche nelle neuroscienze, psicologia ed economia, così come alle esperienze di amministratori delegati, formatori, agenti Fbi, piloti e autori di Broadway, il libro di Charles Duhigg dimostra con fatti ed esempi che le persone, aziende e organizzazioni più produttive non agiscono semplicemente in modo diverso ma osservano il mondo e prendono decisioni in modo radicalmente differente rispetto alle persone comuni: dalla donna divenuta una delle giocatrici di poker più di successo al mondo al gruppo di esperti di analisi dei dati in Google concentrati su come funzionano i team, fino al film maker Frozen, con la consapevolezza che la produttività è legata a scelte determinate, al modo in cui elaboriamo le nostre sfide quotidiane, alle nostre ambizioni e agli obiettivi semplici che spesso ignoriamo, così come alla cultura che cerchiamo di sedimentare. Il libro esplora la scienza della produttività, ciò che ognuno può imparare per ottenere successo con meno stress e impegno per fare ogni cosa in modo più intelligente, veloce e migliore. Smarter faster better: the secrets of being productive in life and business, Charles Duhigg, Random House, pagg. 400, $ 28.
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LETTURE per MANAGER
...permanager
Marco Lucarelli
L’USO STRATEGICO DEL TEMPO Chi si occupa di consumi qualche segnale debole l’aveva già intercettato. Un diffuso senso di stanchezza verso l’essere sempre connessi, presenti sui social, la casella della posta in arrivo che lampeggia in continuazione. Articoli e interviste trattano sempre più di frequente la necessità di rallentare, di disconnettersi per riprendersi il proprio tempo. Perché il vero lusso oggi è il tempo. Tempo per approfondire, per confrontare, per scegliere. Alcune aziende hanno colto per prime questi segnali deboli e hanno adattato di conseguenza le proprie strategie comunicative e commerciali. Il libro di Patrizia Musso, Slow Brand. Vincere imparando a correre più lentamente (Franco Angeli editore), intercetta la tendenza espressa da una nicchia di mercato e ci racconta di come alcune aziende eccellenti abbiano cominciato a soddisfarla. L’analisi parte da quello che da sempre è il settore più attento a cogliere il “sentimento” del mercato: quello dell’advertising.
Slow advertising Parliamo di “slow spot”, ossia di scelte comunicative che utilizzano lo storytelling come strumento per coinvolgere il consumatore in una narrazione che perdura nel tempo. L’esempio principe, anche se non del tutto riuscito, è quello del “Carosello reloaded”, ossia l’esperimento che ha riportato sugli schermi il celebre format televisivo. Per quanto appunto poco riuscito, la riedizione di Carosello aveva comunque l’obiettivo di uscire dallo schema della pubblicità “emozione-acquisto d’impulso” e di riportare il consumatore in uno spazio di racconto, di tempo da trascorrere in modo piacevole con il brand.
Slow spaces Il percorso prosegue nel mondo dei negozi, dove l’esigenza del consumatore “slow” si è trasformata in un’espe-
rienza di vendita, appunto lenta. Spazi dove il prodotto non è solo venduto ma raccontato. Negozio come “museo” che accoglie i visitatori e li intrattiene comunicando i propri valori, la propria sensibilità verso il sociale e le modalità produttive a basso impatto ambientale. È qui che, questa tendenza di mercato, si avvicina alla Csr, Corporate social responsibility, alla ricerca di modalità etiche per fare business.
Slow factory È soprattutto però all’interno delle aziende che il tempo assume un valore strategico per la gestione delle risorse umane. Smart working, orari di lavoro flessibili, programmi di fitness personalizzati, possibilità di prendersi periodi di ferie retribuiti per coltivare la propria creatività al di fuori dei pressanti obiettivi aziendali e del proprio ruolo professionale. Tutti esempi di gestione “illuminata” da parte di aziende che hanno capito come la soddisfazione personale dei propri collaboratori sia correlata alla motivazione e alla produttività. Aziende più “buone”, quindi, ma anche più attente a scegliere collaboratori in linea con i principi etici dichiarati dall’azienda. Diabolico l’esperimento sociale utilizzato dalla multinazionale Heineken durante le selezioni. Improvvisamente, la selezionatrice hr con la quale il candidato deve iniziare il colloquio di assunzione si sente male e cade a terra. Come reagirà il nostro candidato? Chiamerà aiuto? Si mostrerà indifferente? Certe situazioni possono dire molto di noi, più di qualunque test di selezione. Leggi e commenta le recensioni sul portale Manageritalia sotto la categoria Management > Letture per manager
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LETTERE Daniela Fiorino (daniela.fiorino@manageritalia.it)
Il congedo retribuito per assistere i familiari disabili
lettere
Sono una dirigente con un figlio minore disabile che necessita di assistenza costante. Poiché la società per cui opero attualmente si trova in una situazione economica non rosea, stavo valutando l’opportunità di richiedere il congedo per l’assistenza ai familiari disabili, anche per non incidere sul costo aziendale e poter così mantenere l’attuale occupazione in attesa di un’auspicata futura ripresa economica. Mi hanno detto che durante il congedo percepirò una retribuzione ridotta, ma non è chiaro se proseguiranno i versamenti ai Fondi contrattuali dei dirigenti e, in particolare, al Fasdac per le spese mediche e al Fondo Mario Negri che mi sta erogando un sussidio per mio figlio, a causa della sua disabilità.
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G.S. - Torino Per l’assistenza ai disabili in condizioni di gravità, è stato istituito dall’art. 42, comma 5, del decreto legislativo 151/2001, un congedo straordinario per una durata massima di due anni. Durante la fruizione del congedo il dipendente ha diritto alla conservazione del posto di lavoro e a percepire un’indennità corrispondente all’ultima retribuzione, con riferimento alle voci fisse e continuative, con esclusione degli emolumenti variabili. In questo periodo inoltre non si maturano ferie, tredicesima mensilità e trattamento di fine rapporto. La legge istitutiva prevede che l’indennità sia corrisposta dal datore di lavoro secondo le modalità previste per la corresponsione dei trattamenti economici di maternità, fino a concorrenza dell’importo annuo massimo erogato dall’Inps che, per il 2017, è pari a 47.445,82 euro. Sullo
stesso massimale vengono accreditati i contributi figurativi validi per il diritto e per la misura della pensione. A fronte di questa previsione di legge, Manageritalia ritiene sussistente l’obbligo del versamento dei contributi a tutti i Fondi contrattuali per l’intero periodo retribuito, analogamente a quanto avviene nel caso del congedo per maternità e del congedo parentale retribuito al 30%. I contributi ai Fondi sono infatti dovuti, nella misura stabilita dal ccnl 31 luglio 2013 e successive modificazioni, per tutti i periodi in cui è dovuta la retribuzione, indipendentemente dal soggetto tenuto a farsene carico, sia esso il datore di lavoro o l’Inps. Inoltre i contributi ai Fondi contrattuali sono sempre dovuti integralmente, in quanto non sono calcolati sulla retribuzione effettivamente percepita dal dirigente ma sono determinati in misura fissa. D’altra parte sarebbe impensabile sostenere il contrario, dal momento che, ad esempio, il Fasdac prevede il rimborso delle spese mediche relative alle patologie disabilitanti dei familiari a carico, mentre il Fondo Mario Negri eroga un sussidio mensile ai dirigenti che hanno un figlio minore disabile che necessita di un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale. Il ccnl stabilisce infine che la contribuzione ai Fondi contrattuali non è dovuta esclusivamente nel caso di aspettativa non retribuita, fatta salva la previsione relativa all’obbligo di contribuzione al Fasdac e all’Associazione Antonio Pastore in caso di periodi di aspettativa inferiori a 30 giorni di calendario, per garantire una corretta gestione dell’erogazione delle prestazioni di assistenza sanitaria e delle garanzie assicurative. A fronte di queste argomentazioni, è consuetudine che i datori di lavoro eroghino i contributi ai fondi contrattuali anche nel periodo di congedo retribuito per l’assistenza ai familiari disabili.
inserto mensile di Dirigente n. 4 / 2017
DIRIGIBILE
a cura di Thomas Bialas
Segnali di futuro visti dall’alto #33 Numero speciale / Next mobility
FUTURE INNOVATION p. 2/3
FUTURE WORK
The next mobile thing
Mi muovo dunque lavoro
Eppur (non) si muove
E PROUST DISSE
volte Silicon Valley, ma piuttosto puntare sull’analogia. Dicono che la futura mobilità è una mobilità connessa, con un continuo scambio di informazioni e conoscenza pescate in rete, come dire Internet of mobile things. Anche la nostra mente dovrebbe essere connessa in rete (niente brain interface ma piuttosto internet of skills) come cognitive search engine. Spieghiamo. Siamo cresciuti (a scuola, in università ma anche al lavoro) con l’idea che la nostra formazione è legata a: un momento preciso (mattina o pomeriggio), a una posizione precisa (aule), a un metodo preciso (frontale o collaborativo), a persone precise (docenti), a strumenti precisi (libri o internet). La digitalizzazione ha reso tutto questo obsoleto, ma spesso solo sulla carta. La nostra formazione rimane rigida e poco mobile. Infatti: facile muoversi nel fluido mondo dell’omnichannel, ma chi si muove nel nuovo “omnicontent”? Spieghiamo: l’onnipresenza digitale della conoscenza ci dovrebbe liberare dal possesso delle
informazioni e nozioni. Trovo tutto in rete (se so cercarlo e applicarlo). La vera chiave della mobilità cognitiva è (lo scrivo in inglese perché rende meglio la formula): we need to know what we can find when, where and how, instead of owning the information ourselves. Però attenzione: la nuova competenza è molto di più che una vecchia competenza con la connessione internet. È mobilità (elasticità) di pensiero vera, da allenare quotidianamente, senza correre troppo.
Io resto immobile
Per tutta la stesura della monumentale opera Alla ricerca del tempo perduto Marcel Proust rimase isolato e immobile nella sua casetta. Direte: per forza, era malconcio e malaticcio. Sì, ma la sua mobilità d’ingegno c’era, eccome. Alla ricerca dell’immobilità perduta, dunque? Chi si ferma è perduto, dice il proverbio. Ma sarà vero? Non sarà invece vero che in tempi complessi la mobilità mentale è più importante di quella fisica? Spostarsi velocemente da una competenza all’altra non restando fermi su competenze acquisite. Significa mettere in discussione quanto imparato e operare in termini di move your skills verso una reale transdisciplinarietà. Il punto però non è fare il solito pieno delle periodiche nuove competenze alla moda (dal design thinking all’immancabile resilienza), correre da un corso di formazione all’altro o visitare mille
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FUTURE SOCIETY
SAVE THE DATE KEEP CALM: IT’S D-TIME DIGITALIZZAZIONE ANNOZERO MILANO NETCOMM FORUM 10 MAGGIO 2017 CFMT - FMT HTTP://TINYURL.COM/M9UFDPT
Dirigente mensile di informazione e cultura manageriale editore Manageritalia Servizi design: CoMoDo
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FUTURE INNOVATION / THE NEXT MOBILE THING In attesa del teletrasporto alla Star Trek, che oggettivamente sarebbe il vero e unico “the next big thing” in tema mobilità, accontentiamoci di innovazioni e soluzioni con meno pretese di un forte gridato “Wow, doppio wow, triplo wow”.
MI CHIAMO NEXT
IL SOGNO DI GINEVRA
Come convincere il mondo di essere the next big thing in qualcosa? Per esempio, tanto per iniziare, chiamandosi proprio Next, come la startup italiana che intende rivoluzionare il traffico con piccoli moduli elettrici lunghi quanto una Smart e dotati di autoguida che possono agganciarsi l’un l’altro formando auto, autobus, taxi, bar, treni merci o addirittura uffici in movimento. Oppure, semplicemente, stupendo il mondo con nuovi movimenti, come Gita, il prototipo valigia robot della Piaggio Fast Forward (incubatore per la “mobilità granulare”) che trasporta oggetti e segue il padrone, o Ehang, il drone taxi monoposto per il trasporto aereo. Per il resto le solite macchine a guida autonoma oppure, questo sì, nuova mobilità quasi bionica, protesi smart tipo Össur, un concentrato di sensori e dati per un movimento, in prospettiva, pilotato dal cervello, che ai Giochi paralimpici del 2016 a Rio ha raccolto 26 medaglie.
Al salone di Ginevra 2017 ci sono state le solite tante belle novità (99 anteprime, per dire, e una bella auto elettrica senza volante della Volkswagen) ma a noi ne interessa solo una. La macchina volante che la futurologia ci promette come imminente fin dal 1970. Ecco, in Svizzera si è visto un prototipo niente male: si tratta di Pop.up, l’auto volante di Airbus e Italdesign, un po’ city car quando è a terra e un po’ drone quando decolla. Ma quando decollerà? Entro una decina d’anni, promettono. Va beh, svegliateci, quando siete pronti.
IL DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO
IDEE ELETTRIZZANTI
GIÀ AGGIORNATO L’AUTO?
Le macchine elettriche faticano a decollare e spesso il problema è infrastrutturale. Qui servono lampi di genio o almeno soluzioni, anche molto easy come la tedesca Ubitricity, nata alcuni anni fa a Berlino e ora in fase operativa, che trasforma i lampioni stradali pubblici o semplici prese elettriche in colonnine di ricarica per l’auto (o altro) a basso costo, tagliando i costi dell’infrastruttura di circa il 90%. In pratica il sistema (vedi video) è composto da una presa di corrente da collegare alla fonte elettrica, di un cavo e di un dispositivo mobile in grado di quantificare, comunicare e pagare al gestore la quantità di energia utilizzata.
Il futuro della mobilità personale è connesso e autonomo, e non solo. Tesla Motors ha introdotto logiche di upgrade per l’automobile simili ai computer per modificare e aggiornare le prestazioni dell’auto, installando le nuove versioni e adattandosi tramite software al comportamento del guidatore. Guardando in prospettiva possiamo affermare che l’automobile sarà sempre di più un device o, se preferite, app su quattro ruote cognitiva e intelligente, capace di interpretare ogni singola e individuale esigenza. Lentamente il software sta per mangiarsi l’hardware. Per i vecchi produttori “di latta” è tempo di aggiornarsi.
NON HAI VOLUTO LA BICICLETTA?
SPOSTATI, HO UN’IDEA
Ora pedala lo stesso, dice la Cina, il cui obiettivo è arrivare a fine anno a cinquanta milioni di abbonati con il bike sharing. Le bianche di Mobike, le gialle di Ofo, le verdi di U-bicycle, le blue di Xiaoming Bike. Le auto le avevano confinate in soffitta, ora, complice l’inquinamento, tornano di moda e incarnano un giusto trend. Non solo da loro. In molti paesi dell’Unione europea le vendite di biciclette hanno superato quelle di automobili. La bici insomma non come scelta obbligata (devo fare a meno dell’auto) ma come scelta voluta (posso fare a meno dell’auto). Mentre l’auto elettrica ancora arranca, la bici elettrica (e-bike) o a pedalata assistita sbanca. Fa bene alla salute e ora fa anche “figo”. Un nuovo status symbol che attende solo la realizzazione delle smart bike city, concepite (come a Copenhagen) per accoglierle e farle circolare. Non a caso Klaus Æ. Mogensen, futurist del Copenhagen Institute for Futures Studies, ha elevato la bici a icona urbana della mobilità del 21° secolo. Futuro probabile o solo desiderabile? Fosse anche vera la seconda ipotesi, sottoscrivo volentieri.
Spostarsi da A a B. La mobilità del futuro è tutta qui. Svincolata dal mezzo da possedere e accudire. Svincolata anche dal garage, un luogo buio e inutilmente costoso. Smart city significa anche smart mobility city. Le case automobilistiche sono pronte per tutto ciò? Alcune sì, alcune no. Lo studio “An Integrated Perspective on the future of mobility” (che potete scaricare integralmente nel primo link) di McKinsey e Bloomberg, dedica, giustamente, sufficiente spazio alla mobilità condivisa (sharing) e connessa (internet of mobile things) nonché al concetto di seamless mobility, che obbliga gli operatori a fornire, almeno nelle grandi città, mobility as a service.
UBER CITY Si può essere share ma anche Uber. La città-Stato di Singapore va nella direzione share e in collaborazione con il MIT si pone l’obiettivo di diventare una città modello in mobility-sharing. Per fare questo è stato calcolato con precisione quanti mezzi di trasporto privati sono ancora necessari se tutti i sistemi di mobilità sono collegati e ottimizzati in rete. Il risultato finale è sorprendente: per sei milioni e mezzo di abitanti sono necessari solo 300.000 vetture. Alcuni sindaci dei comuni confinanti con Altamonte (Florida), invece hanno iniziato, come test, a utilizzare e sovvenzionare Uber come servizio pubblico di collegamento con stazioni ferroviarie e pullman scolastici. Altre città come San Francisco, Atlanta e Dallas hanno mostrato interesse per la soluzione (collegare aree e abitazioni isolate tramite flotte taxi). Benvenuto dunque a Uberville. Non un tema da poco, infatti il ceo di Uber promette per il futuro servizi in outsourcing a uso pubblico più convenienti e personalizzabili dei classici bus di linea. Soprattutto quando sarà a regime il servizio con macchine a guida autonoma (vedi il progetto pilota della Uber Self Driving Fleet a Pittsburg).
http://tinyurl.com/kkzfzyj http://www.next100.bmw/en/index.html http://tinyurl.com/jhnqkhy https://www.daimler.com/innovation/en/ http://tinyurl.com/l5n25k3 http://tinyurl.com/l3undz3 http://tinyurl.com/ljfhopm http://www.ambientmobility.org https://www.smove.sg https://www.lyft.com https://www.ubitricity.com http://www.next-future-mobility.com http://piaggiofastforward.com http://tinyurl.com/ka7hvga http://www.discover-sedric.com/en/ http://www.ehang.com/ehang184 http://tinyurl.com/js22um4
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FUTURE WORK MI MUOVO DUNQUE LAVORO Quasi tutti i manager “seri” lavorano mentre guidano. Ma un conto è discutere al telefono con un cliente o un collega, un altro conto è progettare un piano di marketing, magari in un contesto di co-working in movimento. Il mezzo di trasporto come vero e proprio ufficio. Ecco il futuro dietro alla porta.
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WorkOnWheels
https://www.enotrans.org https://arrayofthings.github.io http://hyperlooptransp.com http://www.ideo.com https://vimeo.com/112072213 https://automobility.ideo.com/ https://vimeo.com/122275278 http://tinyurl.com/heu8vm9 https://www.sleepbus.co https://zumepizza.com/#/ http://tinyurl.com/heqwbdq http://tinyurl.com/mgjqy6l http://tinyurl.com/ko6ugjs http://skipstunnel.no/om-stad-skipstunnel/ https://grabr.io/en https://bringr.be http://lazooz.org
IL DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO
PENDOLARI IN VERSIONE CO-WORKING
MOBILITY CONNECTION
LOGICO: IL MAGAZZINO VOLA
Se vuoi lavorare in movimento la connessione non deve arrivare a stento. Soprattutto se ti attizza l’idea di fare un powerpoint mentre la tua autovettura autonoma ti scarrozza in giro per la città. La quale è autonoma solo se tutto è maniacalmente connesso: strade, semafori, parcheggi, infrastrutture, insomma tutto. La connected mobility è l’altro punto fermo a cui tutti guardano speranzosi e operosi come il niente male progetto di The Array of Things (AoT) per la città di Chicago. Secondo il think tank Eno Center for Transportation, il mercato delle vetture connesse in rete dovrebbe crescere entro il 2020 del 45% e per il 2025 la guida autonoma potrebbe essere già realtà in alcune aree protette, anche dagli hacker, verrebbe da dire. Le difficoltà sono ancora molte: legali, assicurative, di standard tecnologici condivisi (buono in tal senso il progetto HERE 360 che aggrega in servizi condivisi più produttori di auto tedesche), di massa critiche delle vetture connesse ecc., ma tutti promettono un mondo migliore per chi guida e lavora. Poi ho saputo da un amico specializzato in medicina ambientale di alcuni casi disperati di pazienti talmente elettroipersensibili da rischiare improvvisi “quasi” shock anafilattici. È il progresso, bellezza, e tu non puoi farci niente e noi non vogliamo farci niente. Connection.
Governare e muovere i flussi di materiali fino alla consegna. La logistica del futuro promette soluzioni stupefacenti come il Prime Air di Amazon, brevetto di Amazon per un magazzino volante. Eccessivo? Forse, ma tutto il comparto è in fibrillazione: Mercedes Benz in collaborazione con la startup Starship Technologies sta testando il furgone “Robovan” dotato di otto robot per consegne di merci nel raggio di 3 km dal mezzo, mentre Dhl prova la strada della cosiddetta peer-to-peer logistic sfruttando risorse di trasporto, anche di privati, per le consegne dei pacchi, stesso discorso per la piattaforma Bringr delle poste belghe o di Grabr marketplace peer-to-peer per lo shopping e la consegna a livello internazionale. Infine per facilitare il tempestoso trasporto marittimo nei mari del Nord a inizio 2018 partiranno i lavori di Skipstunnel, il primo tunnel navale della storia.
Vivere in un luogo e lavorare in un altro, con distanze (fra andata e ritorno) che spesso superano anche i 100 km. La vita del pendolare è una grande perdita di tempo. Questo potrebbe cambiare, anche radicalmente, nel futuro. Non tanto grazie a progetti di accelerazione tipo Hyperloop in grado di sparare i viaggiatori da Los Angeles a San Francisco alla velocità di 1.200 km all’ora, ma piuttosto grazie a una nuova visione: rendere il tempo di spostamento realmente produttivo e anche piacevole. In The Future of Moving Together della nota design company Ideo (consigliamo la visita del sito) i work pods on wheels (mini baccelli trasparenti con arredamento d’ufficio e guida autonoma) vanno proprio in questa direzione: office on the move, magari anche come servizio di trasporto pubblico. È il caso della startup LeapTransit, che più di un anno fa ha lanciato a San Francisco il primo pullman co-working dove lavorare e sorseggiare una tazza di caffè o una birra. E se proprio non si vuole lavorare si prospettano all’orizzonte alternative tipo: fare una sessione di spinning nel bus attrezzato da fintness studio (1Rebel a Londra), dormire in un vero hotel su ruote (SleepBus) e soprattutto volare su aerei che personalizzano lo spazio grazie a cabine modulari (con cuccette, coffee shop, salotti, area giochi per bambini, centro benessere, mini palestra e aree di lavoro), questo l’ambizioso progetto Transpose di Airbus.
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FUTURE SOCIETY EPPUR (NON) SI MUOVE Gli autobus di linea in fiamme sono un neroniano classico a Roma. Sarebbe meglio non muoverla proprio la flotta Atac, ormai al collasso. Altro che innovativi mezzi senza conducente. Muoversi, dal latino movēre, significa mutamento. Ma qui siamo ancora in pieno mutismo.
AVETE CHIESTO CAMBIAMENTO?
DIGITALE STANZIALE
VIETATO VIETARE?
Mi dispiace ma oggi serviamo solo retorica. Ovvero: mobilità, tutto cambierà ma non prima del 2025 (nelle migliori delle ipotesi). Ma come, ovunque nel mondo si tengono forum, conferenze, manifestazioni, esibizioni e ricerche sul futuro della mobilità nelle gettonatissime smart city e poco o nulla sta per cambiare? Questo, almeno il parere del rinomato Gottlieb Duttweiler Institute, che nello scenario Mobilität 2025, realizzato su incarico delle ferrovie svizzere (SBB), mette in guardia: “chi oggi si immagina una mobilità più rilassata ed efficiente nelle ore di punta ha bisogno di molta fantasia e molto ottimismo”. Il problema non sono i vari brevetti, innovazioni o soluzioni (chiamiamolo software) ma l’infrastruttura del traffico (chiamiamolo hardware). Quello non cambierà di molto nei prossimi anni e neppure le esigenze basiche e i comportamenti delle persone. L’unica cosa che potrà cambiare sarà la mobilità individuale: molto più flessibile e personalizzata grazie alla connessione internet e conseguenti servizi.
Non devo andare in banca per fare un bonifico. Non devo andare in posta per pagare la bolletta. Non devo andare al cinema per vedere un film. Non devo andare dal parrucchiere per tagliare i capelli (ci pensa un servizio alla Uber). Non devo andare a fare shopping per fare shopping. Non devo neanche andare a lavorare per lavorare. In teoria la civiltà digitale, con la sua mobilità (di dati) intrinseca, potrebbe essere la meno movimentata della storia dell’umanità. Eppure tutte le strade (in cielo e in terra) sono intasate di traffico. Forse perché tutti sono continuamente in coda per partecipare a qualche evento sulla digital transformation.
La domanda di auto elettriche è ancora confinata a nicchie di eco hipster dalle tasche piene. Si potrebbe tentare con agevolazioni fiscali o parcheggi gratuiti nelle città oppure, andando alla radice del problema, vietando la circolazione delle auto a benzina. È quello che stanno pensando di fare paesi come Norvegia e Olanda. Le leggi sono pronte nei cassetti dei due parlamenti e prevedono il bando delle macchine inquinanti a partire dal 2025. Un esempio da seguire? Raramente la politica regola il mercato, succede sempre il contrario. Però i proclami non mancano. Per dire, addirittura l’India, che certo non brilla per politiche ambientali, ha annunciato che entro il 2030 i motori a scoppio non dovranno più circolare. Solo promesse?
IL DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO
INNOVAZIONE NON PERVENUTA MUOVITI, SEI IN RITARDO
UTOPIE REALIZZATE, IERI
Per i pendolari la mobilità è un incubo. Treni sempre in ritardo e non sai mai quando e quanto. Da noi. In Svezia, per esempio, la mobilità è già predittiva. Stockholmståg, la società che gestisce i treni della Svezia, ha progettato una soluzione sotto forma di un algoritmo chiamato The Commuter Prognosis, in grado di predire i ritardi dei treni con due ore di anticipo dando agli operatori il tempo per risolverli con servizi extra e preavvisi ai viaggiatori anche tramite app.
A pochi chilometri da Amsterdam c’è un posto dove la mobilità, intendo delle auto, non è mai arrivata. Si chiama Giethoorn, il borgo turisticamente arcinoto, di 3mila abitanti, rimasto tale e quale a otto secoli fa. In questa minuscola Venezia del Nord in cui le case sono appoggiate (ognuna) su isolotti e collegate da ponti, ci si sposta a piedi, in bici o in barca (i punter simili alle gondole veneziane). Il futuro ha anche radici nel passato. Teniamolo presente quando progettiamo le avveniristiche e dannatissime smart city.
Ci sono innovazioni non pervenute perché non gradite al piccolo pubblico (dei potenti). Negli anni 90 ho avuto la fortuna di vederne qualcuna al Centro comune di ricerca di Ispra. Ma di questo adesso non voglio e non posso parlare. Dunque i supereroi volano e noi no. Perché non gradito al petrodollaro? Non semplifichiamo. Non amo le teorie del complotto, neanche le meglio documentate, però va detto che sono state, nella storia dell’umanità, molte le invenzioni dimenticate o lasciate nei cassetti. Qualcuno si ricorda ancora l’auto a corrente alternata di Nikola Tesla o l’auto completamente realizzata e alimentata grazie alla canapa del vecchio Henry Ford?
NON BLOCCATE LA MOBILITÀ Dice Blockchain, che potrebbe, in potenza, rivoluzionare tutto con la mobilità decentralizzata. Come ormai tutti sanno, blockchain è l’infrastruttura tecnologica sottostante a Bitcoin oggi molto citata perché in grado di attivare complessi meccanismi e opportunità di decentralizzazione in ogni ambito, compresa la mobilità. Ovvero un mondo Uber senza Uber: disintermediare i disintermediatori rendendoli superflui, in particolare il loro ruolo di rassicurante garante di intermediario digitale fra domanda e offerta e sicurezza. La Zooz, piattaforma israeliana per la condivisione di passaggi auto in tempo reale e versione decentralizzata di Uber, ancora non decolla ma il potenziale di Blockchain, come volàno high tech della sharing economy, è elevato.
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DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO
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FUTURE DETOXING TROPPA MOBILITÀ? INIZIA A DISINTOSSICARTI C’è troppo movimento in giro. E non sono io e neppure i miei simili ma tutti questi maledetti oggetti che mi circondano e mi assillano. Decido di fare le valigie ed ecco arrivare una rotonda e invadente valigia robot, decido di mangiare una pizza ed ecco arrivare uno stupido drone che si schianta sulla mia porta di casa. Decido di non fare proprio niente ed ecco arrivare il robot Pepper che mi chiede se sono triste. Basta, datemi un bidone di pop corn. Proverò a disintossicarmi domani. SEI CIRCONDATO: ARRENDITI E MUOVITI, CON O SENZA DI NOI. Ruote trolley 4.0 in grado di trasportare, a 35 km/h, fino a 18 kg, osservare, comunicare e seguirci in ogni dove. (Gita, Piaggio)
Proposte on demand e just in time in pieno delirio “uberizzazione” che trasformano ogni esigenza (anche rifarsi le unghie) in un servizio in movimento.
Cani con collare connesso con tanto di gps, wi-fi e bluetooth che si muovono in controllo remoto a ogni nostro comando. (Dogtelligent)
Curiose fusioni fra un Segway e un iPad comandati a distanza come videoavatar per riunioni di mille nostre copie in movimento. (doublerobotics.com)
Pizze che hanno il dono dell’ubiquità e che arrivano nel posto giusto al momento giusto con ogni mezzo. (Pizza AnyWare di Domino’s)
Robot magazzinieri per smistare le merci che sfrecciano fra gli scaffali e ci tagliano la strada. (Kivasystems, Amazon)
Sedie che si parcheggiano da sole sotto il tavolo dopo la riunione con un semplice battito di mani. (driveless office chair della Nissan).
Droni che invadono ogni spazio, anche il più privato, per spiare e filmare nostra moglie che prende il sole in topless in giardino.
Culle smart che rilevano quando il bebè piange provvedendo a cullare per facilitare il sonno. (fuseproject.com)
Senior robots, retail robots, hotel robots, service robots, relation robots e, sì, anche sex robots che ci circondano con fare servizievole in ogni futuro luogo.
Carrelli da golf robotizzati che ci seguono, fedeli come un cagnolino, in tutti i nostri spostamenti. (stewartgolf.com)
Device che trasformano ogni nostro movimento in un dispositivo di comando gestuale per controllare i “gadget” tecnologici sparsi per la casa. (Singlecue o Ring Zero)
Camere d’albergo che non stanno mai ferme ma si recano da noi clienti ovunque ci troviamo. (scandichotels.com)
Divani trasformabili a controllo digitale che cambiano forma in base alle nostre esigenze. (lift-bit.com)
Associazioni S ervizi S anità Contratto Previdenza Formazione
QUADRI
LE SANZIONI DISCIPLINARI Il datore di lavoro ha il potere di adottare sanzioni disciplinari nei confronti del quadro che abbia violato i doveri di diligenza o di fedeltà. Un potere che però incontra i limiti posti dall’art. 7 dello statuto dei lavoratori e dai contratti collettivi Mariella Colavito
I
l potere disciplinare del datore di lavoro ha fondamento negli artt. 2104 e 2105 del codice civile. Con tali articoli il legislatore ha posto a carico del prestatore un obbligo di diligenza e osservanza delle direttive impartite e un obbligo di fedeltà, diretto a evitare che il lavoratore tratti affari in concorrenza con l’imprenditore o divulghi notizie riservate che possano danneggiarlo. L’art. 2106 del codice civile concede al datore di lavoro il potere di adottare sanzioni disciplinari nei confronti del quadro che abbia violato i doveri di diligenza o di fedeltà, la cui concreta determinazione è contenuta generalmente nei contratti collettivi e nei regolamenti aziendali. Tale potere,
però, incontra i limiti posti dall’art. 7 dello statuto dei lavoratori 1: “Le norme disciplinari relative alle sanzioni, alle infrazioni in relazione alle quali ciascuna di esse può essere applicata e alle procedure di contestazione delle stesse, devono essere portate a conoscenza dei lavoratori mediante affissione in luogo pubblico”. Tale obbligo da un lato è finalizzato a garantire la conoscenza, da parte del quadro, delle possibili condotte illecite e delle relative sanzioni, dall’altro impedisce un uso illecito e arbitrario del potere disciplinare. La mancata affissione del codice disciplinare comporta la nullità della sanzione irrogata. 1
art. 7, legge 20 maggio 1970, n. 300.
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MANAGERITALIA QUADRI
Le sanzioni I singoli contratti collettivi prevedono una serie di infrazioni, cui corrispondono le sanzioni del rimprovero verbale, del richiamo scritto, della multa (il cui importo non può mai superare quattro ore di retribuzione), della sospensione (per massimo dieci giorni) e del licenziamento. La sanzione deve essere proporzionata alla gravità dell’infrazione. Ai sensi dell’art. 7 dello statuto dei lavoratori, “il datore di lavoro non può adottare alcun provvedimento disciplinare nei confronti del lavoratore, senza avergli preventivamente contestato l’addebito e senza averlo sentito a sua difesa”. La contestazione dell’infrazione
deve essere fatta per iscritto, eccetto il rimprovero verbale, e si presume conosciuta nel momento in cui giunge all’indirizzo del destinatario, a meno che questi dimostri di non essere stato, senza sua colpa, in grado di averne notizia. L’addebito deve essere contestato con immediatezza, con riferimento al momento della commissione
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o della conoscenza del fatto: un intervallo troppo ampio renderebbe difficile la difesa del lavoratore. La tempestività va valutata in concreto, in considerazione del tempo necessario al datore di lavoro per l’accertamento dell’infrazione.
Le contestazioni La contestazione deve essere puntuale e specifica, ossia contenere un’indicazione chiara dei fatti, con riferimento ai tempi e alle circostanze, e la manifestazione dell’intenzione del datore di lavoro di considerare i fatti esposti come infrazione. I fatti posti a base della contestazione dovranno coincidere con quelli che sorreggono il provvedimento disciplinare. Lo statuto dei lavoratori vieta al datore di lavoro di adottare provvedimenti disciplinari più gravi del rimprovero verbale prima che siano trascorsi cinque giorni dalla contestazione del fatto. I cinque giorni vanno intesi come giorni di calendario, comprensivi, quindi, delle festività. Il quadro, entro questo termine, può presentare le proprie difese e controdeduzioni con le modalità che ritiene più opportune, in forma scritta o orale. Nel caso in cui il lavoratore abbia chiesto di essere sentito oralmente, eventualmente facendosi assistere dall’associazione sindacale cui è iscritto, la mancata adesione del datore di lavoro alla richiesta di incontro rende nullo il provvedimento disciplinare adottato successivamente. Esaurita la fase della contestazione e trascorsi i cinque giorni, il datore di lavoro può procedere all’erogazione della sanzione. La
legge non fissa alcun termine massimo per l’adozione del provvedimento disciplinare, vale in genere il principio della tempestività. Molti contratti collettivi, però, impongono al datore di lavoro un margine di tempo perentorio, trascorso il quale la sanzione deve considerarsi nulla2.
Se il quadro si oppone alla sanzione Una volta irrogata la sanzione, il quadro che intenda opporsi ha due possibilità: rivolgersi entro 20 giorni al collegio di conciliazione e arbitrato o impugnare il provvedimento davanti all’autorità giudiziaria. La procedura descritta dallo statuto dei lavoratori deve essere applicata anche nell’ipotesi di licenziamento disciplinare, ossia del recesso determinato da una condotta del quadro che leda il vincolo fiduciario e integri gli estremi della giusta causa o del giustificato motivo, per la quale ogni altra sanzione risulti insufficiente. Avendo natura disciplinare, tale forma di licenziamento, anche se non incluso nelle sanzioni irrogabili, è sottoposto alle garanzie dello statuto dei lavoratori e dovrà quindi essere preceduto dalle stesse fasi necessarie l’applicazione di ogni altra misura disciplinare. Il recesso intimato senza il rispetto della procedura e delle garanzie sopra descritte va considerato ingiustificato. 2
art. 227, ccnl 18/7/2008 dipendenti del terziario; art. 32, ccnl unico della logistica, trasporto merci e spedizioni 1/8/2013 ; art. 138, ccnl 20/2/2010 dipendenti aziende turistiche (Confcommercio).
AL VIA LO STATUTO PER IL LAVORO AUTONOMO
Valeria Pistolese
I
l variegato universo del lavoro autonomo in questi anni di crisi economica ha dimostrato tutta la sua fragilità. Una debolezza che non deriva tanto dalla natura delle diverse fattispecie di lavoro che lo compongono, quanto dall’assenza di una cornice regolatoria, un sistema di tutele che dia sostegno e protezione contro le fluttuazioni del mercato economico. Non parliamo solo delle cosiddette “partite Iva”, ma anche di quei liberi professionisti che, non appartenendo alle top ten dei rispettivi ordini, ha visto significativamente ridotti i propri compensi. Il disegno di legge proposto dal governo, approvato in prima lettura sia dal Senato sia dalla Camera e che contiene nella seconda parte anche la disciplina del lavoro agile (vedi articolo a pagina 48) ha pertanto una grande portata innovativa. Esso offre per la prima volta a questa affollata classe di lavoratori delle risposte puntuali e concrete, introducendo nell’ordinamento giuridico un sistema di welfare che lo metterà al riparo dai rischi derivanti dalle crisi del
mercato, ma anche dai comportamenti abusivi dei committenti. Le norme prevedono sia nuove forme di tutela, sia nuove facoltà in capo ai lavoratori autonomi: si spazia dalle forme di protezione contro i ritardi nei pagamenti da parte del committente PA alla tutela della maternità, alla deducibilità delle spese per la formazione, alla possibilità di partecipazione a gare e appalti pubblici per l’assegnazione di incarichi di consulenza. In tal modo la regolazione delle libere professioni viene avvicinata a quella delle imprese.
la platea dei destinatari: la normativa si rivolge ai liberi professionisti iscritti agli albi, alle partite Iva e ai collaboratori, esclusi i piccoli imprenditori. La disciplina fa riferimento al titolo III del libro V del codice civile, inclusi i cosiddetti contratti d’opera di cui all’art. 2222 del codice civile (ovvero chi si obbliga a compiere verso un corrispettivo un’opera o un servizio, “con lavoro prevalentemente proprio e senza vincolo di subordinazione nei confronti del committente”).
Le nuove regole
Viene estesa ai lavoratori autonomi la legge di attuazione della
Innanzitutto chiariamo quale sia
MANAGERITALIA EXECUTIVE PROFESSIONAL
Cosa cambia per professionisti e autonomi con questa normativa che chiude il cerchio del Jobs act
Transazioni commerciali e ritardi nei pagamenti
e egg l la o v ma i e r t r s d’a un si omi, a r ittu duce auton ti r i o d s va In e intr re per sioni I s e ch elfa rofe rt i t a w p p d i beri ette d li d osi c e le APRILE 2017
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direttiva 2000/35/CE che tutela contro i ritardi dei pagamenti nelle transazioni commerciali. Tale normativa si applicherà sia alle transazioni commerciali tra lavoratori autonomi e imprese, sia tra i primi e le amministrazioni pubbliche. Vengono poi definite abusive tutte quelle clausole che possono essere modificate solo unilateralmente dal committente, o che danno a quest’ultimo la facoltà di recedere senza congruo preavviso o le clausole che sottendano termini di pagamento superiori ai 60 giorni dalla richiesta di pagamento o dal ricevimento della fattura. Tra le nuove possibilità introdotte a favore dei lavoratori autonomi va segnalato che la nuova legge riconosce in capo al lavoratore autonomo anche il diritto di utilizzazione economica di “apporti originali e invenzioni” realizzati nell’esecuzione del contratto.
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Malattia, infortunio e maternità Riguardo alla malattia viene introdotta una normativa di miglior favore rispetto a quella già prevista dall’ordinamento giuridico. Infatti, in caso di malattia, infortunio o maternità il rapporto di lavoro (prestato in via continuativa allo stesso committente) non si estingue e può essere sospeso per un periodo non superiore a 150 giorni per anno solare. Se l’infortunio è particolarmente grave (tale cioè da impedire lo svolgimento dell’attività lavorativa per oltre 60 giorni), si potrà sospendere il versamento di contributi e premi fino a due anni. Decorso questo periodo il versamento potrà essere restituito in rate mensili pari a tre volte i mesi di sospensione. Per gli iscritti alla gestione separata i periodi di malattia che comportino una inabilità lavorativa temporanea del 100% saranno equiparati alla degenza ospedaliera.
Viene prevista una delega al governo a emanare delle disposizioni sulla tutela della salute e sicurezza delle persone che svolgono attività lavorativa presso gli studi professionali, con o senza retribuzione, anche per imparare un mestiere (pensiamo a quell’esercito di giovani che fanno il praticantato presso studi di avvocati o ingegneri). Gli enti di previdenza di diritto privati potranno anche attivare nuove prestazioni sociali, finanziate da apposita contribuzione, per gli iscritti che si trovino in difficoltà reddituale o se affetti da gravi patologie. Nuove regole vengono introdotte anche per quel che riguarda la maternità. Per la prima volta nell’ordinamento italiano l’indennità viene riconosciuta alle lavoratrici autonome e professioniste, a prescindere dall’effettiva astensione dall’attività lavorativa. È inoltre consentita, previo consenso del committente, la sostituzione della lavoratrice, durante l’assenza, da parte di altri lavoratori autonomi di fiducia delle lavoratrici o di loro soci, con la possibilità di compresenza della lavoratrice e del suo sostituto. Il governo è delegato a definire misure per estendere la prestazione di maternità e l’indennità di malattia alle cosiddette “partite Iva” iscritte alla gestione separata Inps. Inoltre, i congedi parentali vengono aumentati
da tre a sei mesi e potranno essere utilizzati fino ai tre anni di vita del bambino. In ogni caso i trattamenti economici per congedo parentale non potranno superare complessivamente, tra entrambi i genitori, il limite dei sei mesi.
Deducibilità spese formazione Tutte le spese per l’iscrizione a master, a corsi di formazione o di aggiornamento professionale, nonché per la partecipazione a convegni o congressi, saranno deducibili fino al limite annuo di 10.000 euro. Inoltre sono deducibili entro il limite di 5.000 euro le spese sostenute per servizi personalizzati di certificazione delle competenze, orientamento, ricerca e sostegno all’autoimprenditorialità, erogati da organismi accreditati. Quest’ultimo pacchetto di norme è molto importante, perché potrà permettere al lavoratore di combattere l’obsolescenza delle competenze e dei saperi. Saranno infine totalmente deducibili le spese di vitto e alloggio sostenute dal professionista nell’esecuzione dell’incarico ricevuto.
Sportello dedicato al lavoro autonomo Con la nuova legge i centri per l’impiego e le agenzie di lavoro private si dovranno dotare di uno sportello dedicato al lavoro autonomo, anche stipulando convenzioni con gli ordini professionali e con le associazioni rappresentative di tali fattispecie di lavoro, che saranno pubblicate sul sito dell’Anpal (Agenzia na-
IL PARERE DI CARLO ROMANELLI responsabile nazionale executive professional «Naturalmente non siamo in grado di prevedere in toto gli effetti a breve e medio termine di questo provvedimento, al momento ci preme sottolinearne la potenziale portata prima di tutto in termini di volontà del legislatore di iniziare ad affrontare in maniera sistematica e organica un tema di portata enorme per decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici nel mondo delle professioni, il diritto di avere un sistema di welfare collettivo a cui fare riferimento nella gestione delle propria professione e, più in generale, nella propria vita. Siamo quindi di fronte a un punto di svolta non ancora decisivo, ma potenzialmente “rivoluzionario”: come executive professional di Manageritalia monitoreremo con attenzione questo processo, ma non basterà. Dovremo infatti cogliere questa opportunità rafforzando la nostra capacità di rappresentanza per non restare alla finestra ad attendere gli eventi, avendo semmai voce in capitolo».
zionale per le politiche attive del lavoro). Lo sportello, che rappresenta una novità assoluta nel sistema nazionale delle politiche attive, raccoglierà la domanda e l’offerta e fornirà informazioni ai lavoratori interessati anche riguardo l’accesso ai bandi e alle gare pubbliche. Infatti d’ora in avanti le amministrazioni pubbliche potranno promuovere la partecipazione dei lavoratori autonomi agli appalti pubblici per la prestazione di servizi o ai bandi “per l’assegnazione di incarichi personali di consulenza o ricerca”. Inoltre autonomi e liberi professionisti vengono equiparati alle pmi per l’accesso ai piani operativi regionali e nazionali finanziati dai Fondi strutturali europei.
Durante la navetta tra Senato e Camera alla nuova normativa è stato aggiunto un importante passaggio, ovvero l’estensione dal 1° luglio 2017 della DISCOLL (indennità di disoccupazione per i collaboratori) anche agli assegnisti e ai dottorandi di ricerca disoccupati. Questa legge rappresenta, concludendo, un forte riconoscimento di questo segmento del mercato del lavoro che era stato abbandonato a se stesso in questi anni difficili. Parte delle norme li avvicinano ai lavoratori subordinati, parte agli imprenditori. La cosa fondamentale è che per tutte queste figure “ibride” sia stato concepito un primo “Statuto dei lavori” specifico, il che rappresenta una base normativa di welfare, migliorabile, ma almeno sicura.
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MANAGERITALIA ASSISTENZA FISCALE
TORNA IN ASSOCIAZIONE Anche per quest’anno rinnovato l’accordo con 50&Più Caaf. Disponibile in tutte le Associazioni territoriali un’ampia gamma di utili servizi, a cominciare dalla compilazione del 730 Cosa prevede l’accordo Assistenza alla compilazione delle dichiarazioni dei redditi 2017 relative ai redditi 2016; raccolta delle schede conformi al modello approvato con decreto del ministro delle Finanze, sottoscritte dal contribuente, contenenti le scelte operate dai contribuenti ai fini della destinazione dell’8, del 5 e del 2 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche; elaborazione e trasmissione in via telematica all’amministrazione finanziaria delle dichiarazioni dei redditi; consegna di copia delle dichiarazioni a ciascun contribuente; comunicazione ai sostituti d’imposta del risultato contabile delle dichiarazioni, ai fini del conguaglio a credito o a debito in sede di ritenuta d’acconto; calcolo e compilazione del modello F24 Imu e Tasi;
Rivolgiti alla tua associazione territoriale per fissare un appuntamento Vedi le novità del modello 730/2017 e consulta l’elenco dei documenti da presentare http://bit.ly/Dir4-4-17
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predisposizione e stampa della dichiarazione Imu; visure catastali per immobili o terreni di proprietà del dichiarante; dichiarazioni di successione; domande di voltura al catasto edilizio urbano e al catasto dei terreni; gestione delle locazioni.
Come richiedere il servizio Per usufruirne sarà necessario contattare la propria associazione territoriale e fissare un appuntamento con un esperto 50&Più Caaf. Sarà anche possibile ri-
chiedere un incontro direttamente presso le sedi provinciali e di zona del Caf (800 uffici in tutta Italia) alle stesse condizioni di favore.
Importante Gli associati dovranno presentare la propria card Manageritalia. I consulenti Caaf verificheranno, attraverso la lettura del codice a barre, l’esattezza dei dati e potranno così tenere traccia delle consulenze erogate. Anche i familiari potranno presentarsi con la card dell’iscritto ed essere quindi “riconosciuti”.
TARIFFE APPLICATE AGLI ASSOCIATI Servizi per la dichiarazione dei redditi
Assistenza alla compilazione 730 singolo alla compilazione 730 congiunto
Assistenza
€ 46 € 70
Altri servizi Elaborazione
e stampa mod. F24 acconto Tasi (a modello) e stampa mod. F24 saldo Tasi (a modello) Elaborazione e stampa mod. F24 acconto Imu o Tasi (a modello) F24 saldo Imu (a modello) Dichiarazioni di successione Domande di voltura per fabbricati e terreni (prima) Domande successive nell’ambito della stessa dichiarazione Visure catastali per le prime 5 unità immobiliari (o frazione di 5) Per ogni ulteriore gruppo di 5 unità o frazione di 5 nell’ambito della stessa provincia e per lo stesso dichiarante Elaborazione
* Iva esclusa
€ 10 € 10 € 10 € 10 € 350 € 100 € 70 € 15 * € 5 *
DIRIGENTI ALBERGHI AICA
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n aumento retributivo di 350 euro lordi (biennio 2017/2018) e della previdenza complementare Mario Negri di 400 euro (quadriennio 2015/2018). Un rafforzamento delle politiche attive con un voucher di 5.000 euro da utilizzare per servizi di ricollocazione presso società convenzionate o come autofinanziamento per l’avvio di attività imprenditoriali e una contestuale riduzione di quelle passive agendo sui termini di preav-
viso del licenziamento e sulla determinazione dell’indennità risarcitoria per il licenziamento ingiustificato. Agevolazioni contributive al welfare contrattuale (sanità, previdenza, copertura rischi e formazione) per attrarre o trattenere manager nelle imprese e favorire la nomina e presenza di dirigenti anche nelle aziende prive di un valido management esterno alla famiglia dell’imprenditore. L’inserimento di un articolo denominato Produt-
IL CONTRATTO IN BREVE ▶ RETRIBUZIONE aumento € 350 lordi mensili (2017/2018) ▶ PREVIDENZA COMPLEMENTARE aumento € 400 annui (2015/2018) del contributo al Fondo Mario Negri ▶ POLITICHE ATTIVE voucher di € 5.000 per ricollocazione o autofinanziamento ▶ LICENZIAMENTO rimodulazione termini preavviso e indennità licenziamento ingiustificato ▶ WELFARE CONTRATTUALE agevolazioni contributive per favorire la nomina e presenza di dirigenti anche nelle aziende prive di un valido management esterno alla famiglia dell’imprenditore. Particolare attenzione per i dirigenti che operano nel Sud Italia.
tività e benessere per promuovere e sostenere azioni volte a favorire le buone pratiche di age management e di welfare aziendale. L’accordo decorre dal 1° gennaio 2015, salvo quanto previsto da singole norme, e ha scadenza il 31 dicembre 2018. Questi i punti salienti del rinnovo del ccnl dirigenti dell’industria alberghiera, siglato il 15 marzo scorso da Manageritalia e Aica, che lo pongono ancor più come modello di riferimento per rispondere efficacemente alle sfide che il mercato impone. Un rinnovo frutto di un’intensa trattativa che ha visto le due delegazioni convergere sulla centralità del contratto collettivo nazionale di lavoro quale strumento per dare risposte efficaci per migliorare la produttività, aumentare l’occupazione e costruire un welfare integrativo sostenibile e inclusivo, improntato sulla solidarietà. Per favorire e valorizzare la professionalità e le competenze dei lavoratori e la competitività delle imprese con un sistema che faccia crescere la professionalità e la tuteli soprattutto con servizi al lavoro funzionali a chi lo cerca e/o lo perde.
MANAGERITALIA CONTRATTO
I punti salienti del rinnovo del ccnl siglato da Manageritalia e Aica, l’Associazione italiana confindustria alberghi
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DICHIARAZIONI DEI REDDITI? SI AVVICINANO! Come ogni anno i cittadini stanno entrando nel vivo della dichiarazione dei redditi e sono sempre molti i punti di domanda che ci si pone. Cosa troveremo nel 730 precompilato? Cosa possiamo inserire? Quali sono le novità di quest’anno? Insomma, gli errori sono dietro l’angolo e potrebbero tradursi in sanzioni di cui avremmo fatto volentieri a meno. Sia che tu decida di fare tutto da solo (se dipendente o pensionato) o di rivolgerti a Caf e professionisti abilitati, come associato Manageritalia puoi usufruire di AskMit, il servizio di consulenza online offerto da professionisti esperti nel settore. Allora, cosa aspetti, fai la tua domanda ad AskMit! Riceverai risposte rapide ed efficaci, come dimostra l’indagine sulla soddisfazione di chi l’ha usato fino a oggi (vedi articolo a fianco). Sempre su questo numero, uno speciale con tutte le novità sul modello 730 di quest’anno (vedi articolo a pagina 16), mentre nell’Infomanager i dettagli dell’accordo sul servizio di assistenza fiscale con 50&Più Caaf (vedi a pagina 70).
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GLI UTENTI PROMUOVONO ASKMIT I primi risultati della customer care sul servizio di consulenza online sono positivi
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ove utenti su dieci di AskMit sono soddisfatti o molto soddisfatti del servizio ricevuto e lo giudicano “comodo, rapido, affidabile, efficace”. Il 98% lo consiglierebbe a un amico perché l’applicazione è “user friendly” in quanto “si può usare da ovunque” essendo “facile da fruire, discreta e gratuita” e le risposte fornite sono “chiare, esaustive, personalizzate, professionali”. È quanto emerge dall’analisi dei feedback ricevuti da Manageritalia a tre mesi dall’attivazione della campagna di customer satisfaction, avviata a fine ottobre e ancora in corso, a cui hanno partecipato circa un quarto delle oltre 500 persone che hanno utilizzato il servizio in questo periodo. Basata su un breve questionario, l’iniziativa permette di raccogliere a caldo informazioni utili per migliorare la qualità del servizio e sviluppare nuove funzionalità. Insieme ai motivi della soddisfazione, infatti, le indicazioni ricevute offrono spunti per affinare il processo di presa in carico delle domande.
Ricordiamo che il processo di presa in carico delle domande viene coordinato da Manageritalia e coinvolge, insieme ad Assidir, anche soggetti esterni al nostro sistema, come la rete dei professionisti che fanno capo allo studio I Commercialisti per l’area legale/fiscale e il call center di Enasco Caaf50&Più per le questioni previdenziali e i servizi Caaf. AskMit è un meccanismo complesso, insomma, che in questo primo anno e mezzo ha soddisfatto adeguatamente le esigenze degli associati. Manageritalia lavora per garantirne il buon funzionamento e, grazie alle persone che rispondono ai questionari, capire in che modo migliorarne le prestazioni.
Tra i suggerimenti più frequenti c’è quello di avere la possibilità di richiedere un approfondimento alla risposta, qualora il tema affrontato sia complesso e la risposta ricevuta non abbia esaurito completamente l’argomento. Altra richiesta formulata da più persone è quella di poter stabilire un contatto telefonico, visto che spesso un chiarimento vocale può aiutare gli operatori del backoffice a elaborare una risposta più completa. LA PAROLA AGLI UTENT Le criticità individuate dai pochis- ▶ Un I canale rapid o ed effica simi utenti che si sono dichiarati tarsi con pro ce per conf ronfessionisti e insoddisfatti riguardano soprat- ▶ Offre sp e rti. soluzioni sp ecifiche. tutto la mancanza di dettaglio ▶ È appre zzabile la ce lerità della nelle risposte, giudicate “trop- ▶ Quando risposta. serve una conferma p po generiche, stringate” e i rialle proprie ro fessionale azioni, è mol to utile se no a disposizio tardi nel ricevere un riscontro n si ha ne un uffici o legale. rispetto ai due giorni lavorati- ▶ Risposta rap ida e sinteti ca, ma pun esauriente. vi standard. A tal proposito si tuale ed ▶ È semplice nota che, sulle 1.850 domane immediato e, sulla ba mia esperie de gestite dalla piattaforma se della nza, ha un’a lt a qualità d sp os ta . dall’ottobre 2015 a metà ella ri▶ Offre pa aprile di quest’anno, solo reri compete nti e rapidi propria. e… a casa 36 hanno ricevuto una risposta oltre il tempo previsto, meno del 2%.
AskMit è un servizio, esclusivo e compreso nella quota associativa, di consulenza online in 48 ore su contratti, fisco, aspetti legali, previdenziali e assicurativi. A rispondere un team multidisciplinare formato da esperti di Manageritalia, avvocati, fiscalisti, giuslavoristi, notai e commercialisti appartenenti a studi professionali di tutta Italia.
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BILANCIO E RISULTATI
FONDO MARIO NEGRI
La chiusura dell’esercizio 2016 registra un sostanziale consolidamento delle posizioni previdenziali degli iscritti, conseguito in condizioni dei mercati finanziari sempre altalenanti Mirko Rubini
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el 2016 abbiamo vissuto un crescendo di instabilità a fronte di eventi i cui esiti non sono stati quelli previsti quali, fra i più noti, la Brexit, l’elezione di Trump e il risultato del Referendum costituzionale italiano. Ci sono poi fenomeni come il rialzo delle quotazioni del petrolio o le politiche delle banche centrali che dipendono da variabili assolutamente imprevedibili e anche queste alimentano repentini cambi di direzione nelle quotazioni. La prima tendenza di fondo dei mercati è quella di muoversi spinti
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dai flussi di liquidità e quindi indipendentemente dai fondamentali. La seconda tendenza di fondo è quella che nelle fasi di contrazione si assiste a una discesa dei valori su tutte le tipologie di investimento, mentre in fase di crescita i rialzi sono selettivi, solo per alcune e sempre diverse classi di titoli. In questo contesto assume un valore diverso, non producendo gli effetti attesi, la classica strategia di diversificazione di portafoglio. Il rischio zero viene oggi remunerato negativamente e ne fanno spese la liquidità o anche le clas-
siche polizze vita che non sono più in grado di offrire rendimenti garantiti come qualche anno addietro.
Dinamica gestione del rischio La protezione del capitale e la sua conseguente remunerazione può venire solamente da un’asset allocation che include parte di investimenti a rischio, ma contemporaneamente da una ancora più accurata e dinamica gestione del rischio stesso. Le decisioni e le linee di azione del
consiglio sono state quelle di tenere costantemente fede alla salvaguardia delle risorse previdenziali gestite e alla loro remunerazione sostenibile nel lungo periodo. Per gestire al meglio la volatilità e monitorare costantemente la quantità di rischio a cui si è esposti, durante il 2016 sono stati chiusi diversi mandati che non risultavano più adeguati alle mutate e mutevoli condizioni di mercato.
La gestione degli investimenti del Fondo Negri
Nel mese di gennaio 2016 è stata ultimata la completa revisione del Documento sulla politica degli investimenti che nel corso del 2016 è stata comunque più volte aggiornata. Anche il mercato immobiliare italiano presenta molti profili di incertezza, con un aumento di compravendite associato a una diminuzione dei prezzi. Gli investimenti effettuati sono stati altamente selettivi e abbiamo preparato il nostro fondo di investimento per ulteriori acquisti, anche leva, per cogliere le migliori occasioni sul mercato. Il consiglio ha portato avanti, su proposta della direzione, il processo di razionalizzazione e messa a reddito del patrimonio immobiliare preesistente.
Questi due fattori ci hanno facilitato nel mantenere inalterati gli obiettivi di lungo periodo nel riallineamento del Fondo, come confermato dalla revisione del piano effettuata nell’anno. I conferimenti ai comparti Tfr sono stati 8.598, ovvero il 37,5% dei 22.910 iscritti attivi e abbiamo in gestione anche 10.819 posizioni relative ad associati non più attivi che hanno lasciato affidato il loro patrimonio confidando nei risultati soddisfacenti ottenuti nel tempo.
Nel corso del 2016 la gestione Ottimismo per il 2017 mobiliare del Fondo ha subito un L’apertura dell’anno 2017 nei ulteriore processo di ottimizzamercati finanziari è stata carattezione: sono stati cessati i mandarizzata da ottimismo attribuibile ti azionari nelle tre aree U.S., all’effetto Trump, che promette Asia ed Euro, e le relative masse aumento della spesa pubblica sono state destinate a due nuove per investimenti infrastrutturali, gestioni “World” affidate rispetti- Inalterati gli obiettivi detassazione delle attività econovamente a State Street e Invesco. di lungo periodo miche e deregulation, ma si iniIl gestore Credit Suisse è suben- Passando dal macro al micro, l’au- ziano a intravedere tendenze, trato nella gestione di uno dei mento di 659 iscritti versanti ha che unite ai costanti eventi impredue mandati bilanciati del com- dato una svolta al trend altalenan- visti, produrranno alta volatilità. parto Tfr medio termine, mentre il te e sostanzialmente piatto degli In questi ultimi due anni ci siamo gestore Axa ha assunto la gestio- scorsi anni toccando un nuovo preparati a gestire al meglio per ne del mandato bilanciato del massimo. Il rinnovo del contratto il Fondo questa volatilità, che rapcomparto Tfr lungo termine. Infi- ha inoltre rivisto al rialzo la contri- presenta tuttavia un fattore di ne il gestore Alliance Bernstein ha buzione individuale al Fondo. costante incertezza. acquisito la gestione del mandato U.S. Equity. I nuovi gestori sele- La composizione del portafoglio nel 2016 zionati al momento hanno dimostrato di saper ottenere buone 31/3 30/6 30/9 31/12 Rendimento performance, mantenendo con- Lordo temporaneamente un’adeguata Azioni 21% 22% 22% 22% 0,47% esposizione al rischio. 45% 47% 46% 45% 3,91% Il consiglio ha condiviso con la Obbligazioni direzione del Fondo la revisione Polizze di capitalizzazione 14% 14% 15% 15% 3,20% e il miglioramento dell’organiz- Liquidità * 8% 5% 6% 7% 0,41% zazione delle risorse, sempre 47 Immobili 12% 12% 11% 11% 5,90% persone, e delle procedure inter100% 100% 100% 100% ne per avere un sempre più pun- tuale ed efficace controllo del ri- * Inclusi derivati a copertura di titoli azionari. schio e dell’operato dei gestori.
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I risultati dell’esercizio 2016
FONDO MARIO NEGRI
I rendimenti per comparto: ■ i conti individuali hanno ottenuto un rendimento netto del 2,15%; ■ il comparto garantito dedicato al Tfr ha avuto un rendimento netto del 2,44%; ■ per il comparto bilanciato medio termine dedicato al Tfr, il risultato netto di esercizio è dell’1,56%; ■ chiuso in parità il comparto bilanciato lungo termine, sempre dedicato al Tfr.
Conto economico
2016 2015 Reddito lordo degli investimenti immobiliari
15.746
11.403
Reddito lordo degli investimenti mobiliari
62.993
60.628
78.739
72.031
Costi e spese degli investimenti immobiliari
-3.384
-3.525
Costi e spese degli investimenti mobiliari
-9.114
-8.976
-12.498
-12.501
Costo del personale e organi statutari
-3.867
-3.795
Costi e spese di gestione
-1.671
-1.676
Costi e spese di gestione
-5.538
-5.471
Reddito netto
60.704
54.059
-8.785
-4.178
51.919
49.881
Reddito lordo degli investimenti
Costi e spese degli investimenti
Effetto fiscale sulla gestione Risultato netto d’esercizio * Migliaia di euro
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Spese gestione immobili
Spese gestione mobiliare
Le spese sostenute per la gestione degli immobili, tenuto conto anche degli oneri fiscali (Imu e Tasi), i costi e le spese di gestione degli immobili rimasti a carico del Fondo, sono stati di complessivi € 2.521, pari al 49,94% dei canoni di locazione (45,29% nel 2015).
Le spese di gestione mobiliare sono passate da € 8.922 a € 9.064, con un incremento di € 142 rispetto all’esercizio precedente. L’incidenza sul patrimonio mobiliare alla fine dell’esercizio si riduce di 2 punti base, passando dallo 0,42% allo 0,40%.
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Spese generali e amministrative Il costo del personale e degli organi statutari del Fondo Mario Negri riflette una maggiore attività degli organi stessi e una fisiologica evoluzione di personale assunto recentemente con contratti flessibili.
SCUOLA DI MANAGEMENT NE E FINANZA
CONTROLLO DI GESTIO
performance Indicatori di ativi indicatori i più rappresent Come costruire ce di gestione sulle performan giugno gio - Milano, 14 Genova, 26 mag Roma, 18 luglio mazione e e program Pianificazion finanziaria azienda: lla finanza nell’ L’evoluzione de anziaria anificazione fin il ruolo della pi gio Milano, 30 mag
GESTIONE RISORSE UMANE Hardiness profile Check up delle capa cità di resistenza allo stress manageria le e valutazione dell’i mpatto sull’efficacia persona le Roma, 11 aprile - Tor ino, 10 maggio Milano, 18 maggio Digital transform ation Anticipare il futuro, cavalcare l’onda dig itale Padova, 28 aprile Bari, 12 maggio Ancona, 29 maggio Il ruolo strategico del mentore Il valore dell’esperien za Milano, 12 maggio - Roma, 14 luglio
STRATEGIA E ORGANIZZAZIONE Business storytelling Come narrare l’unicità del la vostra azienda Firenze, 5 maggio - Ancona , 23 giugno Milano, 12 luglio Abbattiamo i silos! Come risolvere i problemi inter-funzionali Milano, 9 maggio La potenza del why Come creare ambienti org anizzativi ricchi di valore e significato Udine, 9 maggio - Milano, 25 maggio Roma, 13 giugno
SEGRETERIA CORSI:
MILANO
CFMT
ne dei costi sti alla gestio Dal taglio co redditività della egicamente la Migliorare strat a propria impres gio ag m 16 Napoli,
MARKETING E ORGANIZZAZIONE FORZE DI VENDITA e Come utilizzare strategicament e l’adv digital book, Come creare Ads su Google, Face ter LinkedIn e Twit Milano, 28 aprile - Roma, 9 maggio er journey Creare engagement nel custom blico Come coinvolgere il proprio pub ottenere per le iona enz conv in maniera non nte dura cia fidu e e ress attenzione, inte uisto acq di l’intero processo no Milano, 26 maggio - Roma, 23 giug vendita Creare nuove opportunità di ing sell up e ing sell s nascoste: cros ono poss ng selli l’up e Il cross selling pletare dare un supporto concreto a com rta la propria offe no Roma, 6 maggio - Milano, 21 giug
Luigia Vendola lvendola@cfmt.it, 02 54063137
ROMA
Lucia Canullo lcanullo@cfmt.it, 06 5043053
La partecipazione ai corsi è gratuita e riservata ai dirigenti associati in regola con il versamento dei contributi.
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LONG TERM CARE: QUESTA SCONOSCIUTA Una ulteriore copertura assicurativa, poco diffusa in Italia, a favore degli associati Manageritalia
C ASSIDIR
on questo articolo chiudiamo la nostra riflessione sulle coperture assicurative connesse alla malattia dedicate agli associati Manageritalia ed esaminiamo i problemi legati alle eventuali necessità di assistenza in caso di non autosufficienza. Per non autosufficienza si intende l’impossibilità permanente di compiere le azioni che sono alla base della nostra vita quotidiana per cui è necessario l’intervento diretto di un’altra persona. Queste azioni sono “farsi
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il bagno o la doccia”, “vestirsi e svestirsi”, “igiene del corpo”, “mobilità”, “continenza”, “bere e mangiare”.
Invecchiamento e non autosufficienza La non autosufficienza può essere originata dalle cause più diverse e può colpire in qualsiasi momento anche se, naturalmente, è un rischio che aumenta con l’avanzare dell’età. Non va però dimenticato che la perdita dell’autosufficienza si può verificare anche in giovane età, so-
prattutto a seguito di un grave infortunio. Dalle statistiche del 2016, infatti, risulta che gli anziani ultrasessantacinquenni non autosufficienti sono circa 2,5 milioni e corrispondono circa al 19% della popolazione totale degli “over 65”: un numero che fa riflettere! A parte le conseguenze dirette sulla qualità della vita del soggetto colpito dall’inabilità e dei suoi familiari, non va dimenticato come, in questi pochi auspicabili casi, vi siano anche dei pe-
QUADRO DI RIFERIMENTO DELLE PRESTAZIONI Nella tabella sono indicate in chiaro le prestazioni cui si riferisce il presente articolo; sono invece oscurate quelle trattate nei mesi scorsi o che verranno affrontate nel prossimo articolo
Dirigenti Garanzia In servizio
Pensionati Prosecutori volontari
Familiari Quadri
Executive professional
Rimborso spese mediche e interventi
Dirigenti
Executive professional
Quadri
in servizio altri
Diaria da ricovero Invalidità permanente da malattia Long term care
*
*
fino 70 anni oltre 70 anni
Previsto da ccnl Su base volontaria Previsto se applicati accordi collettivi * Garanzia non attiva per i dirigenti assunti o nominati con retribuzione lorda annua fino a 65mila euro.
santi riflessi di tipo strettamente economico. È per questo motivo che sono state realizzate delle polizze assicurative che forniscono un supporto economico nel caso in cui l’assicurato non sia più capace di compiere in autonomia tutte, o in parte, le azioni sopra indicate. Queste polizze, nate nel mondo anglosassone, sono presenti anche nell’offerta delle maggiori compagnie assicuratrici in Italia, ma non hanno la diffusione che sarebbe opportuno avessero. Prima di tutto un chiarimento sulla sigla più frequentemente utilizzata per indicarle: Ltc, ovvero Long term care, assicurazioni che coprono il rischio derivante dalla necessità permanente di cure che viene definita, se-
condo l’Ocse, “Ogni forma di cura fornita a persone non autosufficienti, lungo un periodo di tempo esteso, senza data di termine predefinita”.
Come funziona una polizza Ltc A seconda di quanto previsto dalla polizza è necessario che la non autosufficienza sia verificata in almeno quattro delle azioni previste. Per quanto riguarda la durata della copertura assicurativa, questa può essere “temporanea”, ovvero fino a quando si paga il premio previsto, o “a vita intera”, ovvero per tutta la durata della vita dell’assicurato, indipendentemente dal fatto che, oltre una certa età, si continui o meno a pagare il premio.
L’intervento delle polizze Ltc, si traduce di norma nell’erogazione di una rendita periodica, abitualmente mensile, dell’importo stabilito nel contratto di assicurazione stipulato. Infine, la particolare utilità di queste polizze nel nostro Paese è legata al fatto che la sanità pubblica, sicuramente valida, non offre interventi specifici in questo caso, per cui restano elevati i costi a carico dei familiari della persona colpita da non autosufficienza. L’intervento economico pubblico, in questi casi, è infatti costituito essenzialmente dall’indennità di accompagnamento, regolata dalla legge 18/1980, che per il 2017 è pari a 515,43 euro mensili. Fatta chiarezza sulla problema-
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tica generale, andiamo ora a verificare qual è la condizione, che possiamo definire privilegiata, degli associati Manageritalia, che come sappiamo raggruppa sia persone che operano all’interno di più contratti di lavoro collettivi, diversi tra loro anche per quanto riguarda le tutele assicurative previste, sia gli executive professional. Inoltre, gli associati Manageritalia posso-
NON DIMENTICARE CHE... Per l’attivazione delle coperture Ltc è sempre necessaria la compilazione di un questionario medico preventivo che accerti il buono stato di salute della persona da assicurare. L’importo del premio da pagare annualmente è legato all’età di attivazione della copertura. È importante quindi ricordare che prima ci si assicura, meno si paga e ci sono meno rischi di incorrere a problemi legati al questionario medico preventivo.
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no far accedere alle polizze Ltc anche i loro familiari.
Le condizioni Per i dirigenti Iniziamo quindi con l’esame delle principali caratteristiche delle coperture collettive offerte ai dirigenti iscritti. La Convenzione Antonio Pastore, al proprio interno, prevede due forme di assicurazione di rendita collegata a problemi di non autosufficienza, “temporanea” e “vita intera”, che si differenziano per durata e costi, non per condizioni e prestazioni. La copertura assicurativa nella forma “temporanea” è attiva per tutto il periodo contributivo (come dirigente o volontario) fino al raggiungimento del 70° anno di età. L’obiettivo della forma “vita intera” è quello di tutelare il dirigente e il prosecutore volontario per l’intero arco della vita con pagamento di un premio costante dal 66° all’80° anno di età e con
una garanzia valida per tutta la vita. In questo caso è importante tenere presente che il costo annuo da sostenere sarà maggiore tanto più alta sarà l’età di ingresso. Un cenno importante sull’importo dell’intervento: la prestazione consiste nell’erogazione di una rendita mensile rivalutabile del 3% annuo di 2.582,28 euro iniziali (pari a una rendita annua di circa 31.000 euro). Un’altra sottolineatura, forse ancora più importante, riguarda il criterio di riconoscimento dello stato di invalidità che si misura con il numero di azioni che l’assicurato non riesce a compiere in autonomia: 4 per le normali coperture Ltc e solamente 3 per gli assicurati della Convenzione Antonio Pastore, il che garantisce questa importante tutela anche in caso di una minore non autosufficienza.
Per i quadri Per i quadri che non hanno un’assicurazione Ltc compresa nelle tutele previste dal contratto nazionale, è stata studiata un’apposita copertura attraverso la “Convenzione n. 3127”. In questo caso, ovviamente, la decisione di attivare una copertura Ltc è volontaria e i costi sono a carico dell’assicurato che potrà scegliere tra le due possibili forme di assicurazione: “temporanea” e “vita intera”. Con la formula “temporanea” si paga il premio e si è coperti fino all’80° anno di età e, in caso di non autosufficienza accertata per 3 azioni su 6, la rendita mensile è pari a 2.000 euro. Scegliendo la formula “vita in-
tera”, pagando il premio fino all’80° anno di età, si è coperti vita natural durante e, in caso di non autosufficienza accertata per 3 azioni su 6, la prestazione è pari a 2.582,28 euro al mese, come per i dirigenti. Inoltre, per i quadri che lavorano in aziende che hanno aderito alla Cassa Sanitaria De Lellis, è anche prevista un’ulteriore garanzia sotto forma di erogazione di servizi assistenziali alla persona.
Per gli executive professional L’ultima categoria di associati
Manageritalia, solo in ordine di esposizione, è costituita dagli executive professional che hanno a disposizione un’apposita copertura Ltc ad adesione individuale denominata “Arcata”. Per loro è possibile sottoscrivere la formula “vita intera” con la quale, pagando il premio fino all’80° anno di età, si è coperti vita natural durante e, in caso di non autosufficienza accertata per 3 azioni su 6, la prestazione è pari a 2.582,28 euro al mese, come per i dirigenti. Poiché il problema della non au-
tosufficienza può colpire non solo dirigenti, quadri ed executive professional ma anche i loro familiari, Manageritalia, attraverso Assidir, ha esteso la possibilità di assicurarsi con la polizza “Arcata” a tutti i familiari degli associati.
Per ulteriori informazioni: www.assidir.it email info@assidir.it Numero Verde 800 401345
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Prima della sottoscrizione leggere il fascicolo informativo consultabile sul sito www.assidir.it. Il prodotto assicurativo indicato è offerto da Aviva Vita Spa, sede legale e sede sociale in Italia via Scarsellini 14, 20161 Milano, tel. 02.2775.1 fax 02.2775.204 - sito www.aviva.it - e-mail/Pec aviva_vita_spa@legalmail.it. Iscrizione al Registro delle Imprese di Milano, codice fiscale e Partita Iva 05930150015 Rea di Milano 1676319, capitale sociale 155.000.000 (i.v.) Impresa autorizzata all’esercizio delle assicurazioni con decreto del ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato n. 17860 del 9/9/1988 (Gazzetta Ufficiale n. 223 del 22/9/1988), iscrizione all’albo delle imprese di assicurazione n. 1.00075, Iscrizione all’albo dei gruppi assicurativi n. 038.00009. L’impresa è soggetta al controllo dell’Ivass. Assidir srl, via Stoppani 6, 20129 Milano - tel. 02202031 - fax 0229523022 - email: info@ assidir.it - pec assidir@pec.it - Iscrizione Rui Sez. A n. A000111129 in data 16 aprile 2007. Intermediario soggetto al controllo dell’Ivass.
APRILE 2017
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Hanno collaborato a questo numero Monica Arbitrio è docente di Informatica giuridica indirizzo commerciale e tributario presso la Luiss di Roma; è relatrice a convegni su privacy e diritto delle nuove tecnologie ed è responsabile del settore privacy dello Studio Legale Ciacci. È titolare di Glem, azienda specializzata nella consulenza e (38) formazione a distanza su questi temi.
MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DI MANAGERITALIA FEDERAZIONE NAZIONALE DEI DIRIGENTI, QUADRI E PROFESSIONAL DEL COMMERCIO, TRASPORTI, TURISMO, SERVIZI, TERZIARIO AVANZATO
Thomas Bialas, futurologo, è curatore dell’inserto Dirigibile e responsabile del progetto Future (26, 57) Management Tools di Cfmt. Claudia Corti è guida turistica per le province di Milano, Pavia, Monza e Brianza.
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Stefano Greco è psicologo, saggista, consulente di direzione aziendale e formatore. Professionista autonomo, ha pubblicato sei libri con Franco Angeli Editore e due con la Piccola Biblioteca d’Im(42) presa Inaz.
Sergio Lombardi è dottore commercialista, revisore legale autorizzato alle attività di consulenza del lavoro, già componente della commissione Diritto del lavoro dell’Ordine dei dottori commercialisti di Roma. È autore di numerosi articoli in quotidiani economici e riviste specializzate. (22) www.sergiolombardi.net/; info@sergiolombardi.net.
Marco Lucarelli lavora nella direzione strategy di una multinazionale Tlc dove si occupa di ope(55) ratori virtuali. Riccardo Meggiato è giornalista e scrittore. Docente di Content design, mobile communication e Gamification al master in Digital media management dello Ied di Milano. Ha uno studio di investigazioni informatiche e consulenze per la sicurezza digitale e una startup nel campo dei videogame. (44)
Romeo Melucci è responsabile servizio fiscale di 50&Più Caaf.
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Barbara Monteleone ha lavorato come international account director in advertising networks (JWT, Y&R, Leo Burnett). È consulente in strategic planning e collabora con Ottosunove dalla sua fon(6) dazione.
Mirko Rubini è consigliere di amministrazione del Fondo Mario Negri.
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Silvio Valota è formatore, pittore e scrittore di romanzi, racconti (disponibili su amazon.it) e testi (42) manageriali (Franco Angeli Editore e San Paolo Edizioni). Daryl Weber è brand consultant e former global director di Creative Strategy presso The CocaCola Company. È autore di diversi saggi sul neuromarketing, l’ultimo dei quali è Brand Seduction: how neuroscience can help marketers build memorable brands. Ha partecipato come speaker a Certamente (10) 2017, l’evento dedicato al neuromarketing. Walter Zanca è massaggiatore, esperto di trattamenti olistici e titolare di Alma Matters (www.almamattersmilano.com) dedicato a Yoga, Tai Chi Chuan, Danza del ventre, Bagni di gong, campane tibe(52) tane, nonché fondatore della scuola di formazione per operatori olistici Alma Matters.
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da Manageritalia Mariella Colavito, ufficio sindacale Manageritalia Milano. (65) Daniela Fiorino, responsabile ufficio sindacale.
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Valeria Pistolese, ufficio relazioni istituzionali.
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FEDERAZIONE NAZIONALE DEI DIRIGENTI, QUADRI E PROFESSIONAL DEL COMMERCIO, TRASPORTI, TURISMO, SERVIZI, TERZIARIO AVANZATO
FONDO ASSISTENZA SANITARIA DIRIGENTI AZIENDE COMMERCIALI FONDO DI PREVIDENZA MARIO NEGRI CFMT - CENTRO DI FORMAZIONE MANAGEMENT DEL TERZIARIO ASSOCIAZIONE ANTONIO PASTORE
Editore: Manageritalia Servizi srl Direttore responsabile: Guido Carella Coordinamento: Roberta Roncelli Redazione: Davide Mura, Enrico Pedretti, Eliana Sambrotta Direzione, redazione, amministrazione: via Antonio Stoppani, 6 - 20129 Milano tel. 0229516028 - fax 0229516093 giornale@manageritalia.it www.manageritalia.it Le opinioni espresse dagli autori impegnano esclusivamente la loro responsabilità Concessionario pubblicità LAPIS srl viale Monte Nero, 56 - 20135 Milano tel. 0256567415 info@lapisadv.it - www.lapisadv.it Grafica THE GRAPHIC FORGE sas via Antonio Stoppani, 4 - 20129 Milano tel. 0229404920 - www.graphicforge.it Stampa ROTOLITO LOMBARDA spa via Sondrio, 3 - 20096 Pioltello (Milano) tel. 0292195.1 - www.rotolitolombarda.it Registrazione Tribunale di Milano n. 142, del 24 aprile 1974 Associato all’USPI Unione stampa periodica italiana Accertamenti diffusione stampa
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