N. 11 NOVEMBRE 2017
LA RIVISTA DI MANAGERITALIA
SPECIALE
Fare grande il turismo con i big data Intelligenza artificiale
EVOLUZIONE PIÙ VELOCE DEL PREVISTO
Intervista a Gian Luca Galletti
IL FUTURO È GREEN MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DEI DIRIGENTI, QUADRI ED EXECUTIVE PROFESSIONAL DEL TERZIARIO Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - Decreto Legge 353/03 (convertito in Legge 27/2/04, n. 46) art.1, comma 1 - DCB/MI - 2,20 (abbonamento annuo 16,50)
O C I G O L O X U A UTILIZZA IN C A D S A F N O P U O I TUOI C L’Istituto Auxologico Italiano aderisce alla campagna di prevenzione Fasdac Prevenzione base Prevenzione cardiovascolare Prevenzione oncologica del seno Prevenzione oncologica dell’utero Prevenzione oncologica della prostata Prevenzione oncologica del colon-retto
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Editoriale a cura del presidente Manageritalia
IL NOSTRO FUTURO
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orrei subito ringraziare gli oltre mille associati che hanno raccolto il nostro invito a rispondere all’indagine su Rappresentanza 4.0 in cui vi chiedevamo cos’è, come deve essere oggi e in futuro la rappresentanza professionale e istituzionale, in generale e ancor più per i manager. Abbiamo piena consapevolezza della crisi della rappresentanza e del progressivo impoverimento del ruolo fondamentale del ceto medio e dei corpi intermedi. Questo è il tema sul quale abbiamo dibattuto nelle ultime assemblee, quelle territoriali e quella nazionale, che si sono svolte contemporaneamente lo scorso 11 novembre, collegando le 13 associazioni territoriali e migliaia di manager associati. Sul prossimo numero parleremo più dettagliatamente di questa 90esima Assemblea nazionale e degli esiti dell’indagine. Intanto, il Senato ha approvato definitivamente, a colpi di fiducia, una nuova legge elettorale, il Rosatellum, che probabilmente non risolve i problemi di governabilità. Al Senato è iniziata la sessione di bilancio, una legge di stabilità per la crescita, e già qui avremo la conferma di trovarci in campagna elettorale. Il governo, tra le altre, deve decidere se bloccare gli adeguamenti dell’età pensionabile alla speranza di vita, nonostante tante voci contrarie, a partire dal presidente dell’Inps: Tito Boeri, per non mettere in squilibrio l’intero sistema, vorrebbe sottrarre la previdenza all’arbitrio della politica, che interviene sempre tardi e mira ad accontentare qualcuno in vista delle elezioni. Noi non possiamo certo dirci contenti degli esiti della recente pronuncia della Corte costituzionale, che ha respinto i ricorsi di legittimità contro il decreto legge 35 con cui il governo Renzi, nel 2015, aveva stabilito una restitu-
zione della rivalutazione delle pensioni per gli anni 2012-2013, bloccata dal decreto “Salva Italia”. In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza, dal tenore della comunicazione della Corte costituzionale i ricorsi sono stati respinti perché il decreto legge 35 non risulta irragionevole e, dunque, contrario ai principi della Costituzione in quanto non lesivo del bilanciamento tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica. Tra le righe si può leggere il timore che i giudici costituzionali si possano essere sentiti responsabili, con una decisione favorevole ai pensionati, di un ulteriore aggravio del debito pubblico (pari a 30 miliardi), di una destabilizzazione degli impegni assunti dall’Italia verso l’Unione europea e, probabilmente, di una crisi di governo da rinnovo elettorale. Il risultato è quindi che l’esigenza di garantire l’equilibrio di bilancio dello Stato ha prevalso sul diritto soggettivo ad avere la piena indicizzazione delle pensioni di sei milioni di pensionati che hanno versato, e verseranno, non percependo nel futuro, contributi alle casse dello Stato per ben 30 miliardi di euro, quanto una manovra finanziaria. Ma non solo. Dagli ultimi dati del gettito Irpef possiamo rilevare che i nostri pensionati, continuamente vessati, contribuiscono per l’11%, dopo averlo fatto per tutta la vita lavorativa. In Italia i lavoratori della conoscenza sono il 5,16% dei contribuenti e contribuiscono al gettito complessivo Irpef per ben il 39%. Allora diamo vita e concretezza al nostro ruolo di azionisti di maggioranza dell’impresa Paese. Avviamo un nuovo ciclo della rappresentanza manageriale per ricostruire quel corpo sociale intermedio che, con piena legittimità, deve dettare le priorità e i tempi sugli asset fondamentali dell’impresa Paese, nella grande cornice di un futuro equo e sostenibile. Guido Carella guido.carella@manageritalia.it
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Sommario Copertina 6 Big data: un asso nella manica del turismo 8 Fare grande il turismo con i big data 14 Ai: evoluzione più veloce del previsto Interviste Alberto Brambilla 24 Pensioni: allarme immotivato Gian Luca Galletti 38 Il futuro è green Economia 28 Aree interne Manageritalia Piano operativo 2016-2020 34 Diffondiamo managerialità Eventi 43 Manageritalia al Festival del lavoro Management 48 Fisica e matematica in azienda
Uno di noi 52 Fare il ceo oggi
InfoMANAGER
Manager e sport 54 Tirare la volata
Fasdac 69 Nuove prestazioni
RUBRICHE
Manageritalia Quadri 71 Quadri sull’orlo di una crisi di nervi
22 Osservatorio legislativo 56 Pillole di benessere 57 Arte 58 Libri 59 Letture per manager
Executive professional 72 I servizi assicurativi per gli executive professional AskMit risponde 74 Da quadro a dirigente Contratto 76 Incentivi per assunzione e nomina di dirigenti
60 Lettere
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LA RIVISTA DI MANAGERITALIA
SPECIALE
Fare grande il turismo con i big data Intelligenza artificiale
EVOLUZIONE PIÙ VELOCE DEL PREVISTO
MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DI MANAGERITALIA Federazione nazionale dei dirigenti, quadri e professional del commercio, trasporti, turismo, servizi, terziario avanzato Fondo assistenza sanitaria dirigenti aziende commerciali
Fondo di previdenza Mario Negri
CFMT Centro di formazione management del terziario
Associazione Antonio Pastore
Intervista a Gian Luca Galletti
IL FUTURO È GREEN MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DEI DIRIGENTI, QUADRI ED EXECUTIVE PROFESSIONAL DEL TERZIARIO Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - Decreto Legge 353/03 (convertito in Legge 27/2/04, n. 46) art.1, comma 1 - DCB/MI - 2,20 (abbonamento annuo 16,50)
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BIG DATA: UN ASSO NELLA MANICA DEL TURISMO
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IG DATA, ovvero una montagna di numeri, statistiche e percentuali: ma cosa ce ne facciamo? In che modo è possibile sfruttarli nel nostro Paese per un settore come il turismo, che molti definiscono “cenerentola”, in cui si investe troppo poco, nonostante le sue enormi potenzialità? Per rispondere a queste domande Manageritalia Trieste ha organizzato un’interessante workshop lo scorso 27 settembre presso il Castello di Spessa (Gorizia) dal titolo “Prospettive per il turismo: creare valore con i big data”. L’evento ha coinvolto oltre cento partecipanti del mondo dell’ospitalità, degli enti di promozione territoriale, del marketing e delle startup: una fetta di business community particolarmente attenta agli sviluppi di questo ambito in continua espansione e dove la ricerca è in continua evoluzione.
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I lavori sono stati aperti da Sandro Caporale, presidente di Manageritalia Friuli Venezia Giulia, che ha ribadito come il turismo sia uno dei settori di punta della regione, un territorio che può essere valorizzato meglio proprio con i big data, che rappresentano allo stesso tempo uno stimolo a fare sistema a livello nazionale: «Solo così potremo crescere, trovare spazio e avere un ruolo da protagonisti nel mercato turistico mondiale». Al centro dell’incontro, le presentazioni delle ultime ricerche di Euro Beinat, professore di Data Science e Geoinformatica dell’Università di Salisburgo e considerato uno dei massimi esperti di big data. «Dobbiamo passare a un utilizzo intelligente di queste informazioni. Questo comporta elaborarle e renderle disponibili, anche con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, per prevedere e indirizzare le scelte dei turisti e organizzare un’offerta ragionata e misurabile» spiega Beinat. «La
Utilizzando i dati oggi disponibili sui turisti e i loro comportamenti possiamo organizzare un’offerta ragionata ed efficace in grado di raggiungere i clienti globali e dare spazio anche ai tanti micro operatori del settore
sfida è di governare tutte le fasi del prodotto turistico – ideazione, gestione, promozione e bilancio – all’insegna della managerialità e dell’organizzazione per processi. I dati, il loro output e le intelligenze artificiali sono di fatto un potente strumento di management. Con questa miniera di informazioni a nostra disposizione e i sistemi per utilizzarla occorre solo il coraggio e la voglia di sfruttare le nuove opportunità a nostra disposizione, cambiando il nostro modo di lavorare e pensare al business. Il settore turistico è uno di quelli che ha più dati, ma che purtroppo li sfrutta meno». Tra i relatori, Alessandro Nucara, direttore generale Federalberghi, secondo cui «i big data costituiscono una via in gran parte ancora da percorrere anche e soprattutto per le tante microimprese che caratterizzano il nostro turismo. In un mondo sempre più iperconnesso, sono senz’altro lo strumento per sviluppare sinergia con tutti gli altri operatori. Occorre sempre più condividere le opportunità esaltando le eccellenze sul territorio, favorendo la complementarietà in una logica di economia di scala».
Una community manageriale per il turismo In un tessuto imprenditoriale caratterizzato da piccole e medie imprese e con pochi manager, anche il turismo sembra avere fame di managerialità, come ha ricordato il vicepresidente di Manageritalia Mario Mantovani: «Tra i nostri associati, e tra i manager italiani in generale, sono purtroppo
troppo pochi i manager che operano nel turismo e occorrono maggiori investimenti in questo settore per farlo crescere. Un primo passo potrebbe essere proprio lo sviluppo di una community del turismo, come quella che si è sviluppata nell’ambito del piano operativo della Federazione per il 2016-2020. Una community dove tutti i principali operatori del settore, imprenditori, manager ed esperti possano condividere i mutamenti in atto e le soluzioni vincenti. Un modo per fare sistema e crescere tutti insieme». Non si può certamente dire che al momento delle domande ci sia stato silenzio: i presenti all’incontro hanno colto gli stimoli offerti dalla discussione, anche grazie agli esempi numerosi e concreti che il professor Beinat ha presentato. Molto, infatti, si può già fare. Per esempio è possibile mappare i flussi turistici nei musei di città a forte vocazione turistica e gli spostamenti grazie alle card, come è stato fatto a Firenze. Così come mappare le presenze turistiche e business delle varie province, comuni e zone del Friuli Venezia Giulia per determinare esigenze di gestione del traffico e di utilizzo dei servizi, valutare opportunità commerciali. Molto, insomma, si può già fare e nei prossimi anni chi saprà governare questa massa di informazioni avrà una marcia in più. Di questi temi ne parliamo nei due articoli che seguono: “Fare grande il turismo con i big data” di Enrico Verga e “Intelligenza artificiale, un’evoluzione più veloce del previsto” di Euro Beinat.
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FARE GRANDE IL TURISMO CON I BIG DATA L’Italia possiede una miniera d’oro immensa: si chiama big data. L’Italia ha un immenso problema: non ha minatori
Enrico Verga fondatore di International Dream Jobs e consulente
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TANDO AI DATI DI ENIT, esiste un aumento del 77% di arrivi stranieri in Italia. Per l’estate 2017 i maggiori incrementi sono dalla Russia (dal 20 al 30%), dalla Spagna (tra il 2 e il 25%), da Austria e Ungheria (tra il 10 e il 15% entrambe), dagli Usa e dal Canada (tra il 5 e il 15%), dalla Cina (il 15%) e dalla Corea (tra il 12 e il 20%). Il Wttc (World travel & tourism council) stima che entro il 2027 il contributo portato al Pil italiano dal turismo supererà il 10%. Dati simili (aggiornati al 2016) provengono dal rapporto di Airbnb (la multinazionale americana che ha problemi a conteggiare le tasse da pagare al governo italiano, come riporta Business Insider): il 18% dei suoi ospiti sono nord americani, il 68% europei (dei quali 18% italiani, 14% francesi, 7% britannici), il 6% asiatici. Stime e cifre importanti che tuttavia hanno un vulnus evidente, e in continua crescita.
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Cosa rischia l’Italia Il problema che ha l’Italia, come sistema paese, è il saper acquisire, processare e valorizzare i dati legati all’intero universo del turismo (che include anche tematiche legate all’agricoltura e alle attività artigianali). Di fatto, in mancanza di una strategia nazionale e un’opera di alfabetizzazione digitale, il comparto turistico italiano rischia di divenire schiavo di realtà straniere. Il Colosseo, Pompei, la Torre di Pisa rischiano di non essere più proprietà valorizzabile dall’Italia.
Sia chiaro, non esiste un rischio plausibile che tali opere e aree vengano fisicamente sottratte all’Italia. La sottrazione non sta nell’atto fisico, in questo caso, ma in quello virtuale. Per evitare confusione facciamo un esempio pratico. Quello che i turisti stranieri (e perché no anche quelli italiani) cercano è “L’Esperienza Italia”. Una miscela un po’ caotica ma intrigante di culture, esperienze gastronomiche, paesaggi mozzafiato, 3.000 anni di storia (giorno più giorno meno), il sorriso di un po-
Quello che i turisti stranieri (e perché no anche quelli italiani) cercano è “L’Esperienza Italia”. Una miscela un po’ caotica ma intrigante di culture, esperienze gastronomiche, paesaggi mozzafiato, 3.000 anni di storia, il sorriso di un popolo cordiale
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Copertina INCREMENTO DI ARRIVI DI TURISTI STRANIERI IN ITALIA, ESTATE 2017 Spagna
da 2 a 25%
Austria
da 10 a 15%
Ungheria
da 10 a 15%
Russia da 20 a 30% da 5 a 15%
Usa Canada Corea
da 5 a 15% da 12 a 20%
15%
Cina
polo cordiale (quasi sempre), un calore che, a rischio di venir tacciato di diffamazione, non si trova in tutte le nazioni del mondo. I turisti e la loro esperienza in Italia hanno un valore economico ben comprensibile. Fornire loro un’offerta intrigante, che li catturi e che li invogli a tornare, è una sfida che l’Italia sta subendo passivamente. Se un turista straniero vuole venire in Italia cerca prima su Google per comprendere che esperienze potrebbe fare. Poi prenota un volo o un trasporto via treno.
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In questo caso eDreams e Booking sono soluzioni utili: permettono di unire trasporto e albergo, con (a volte) un risparmio. Nel caso voglia soluzioni più informali o su mete meno coperte dagli alberghi potrà utilizzare Airbnb. Una volta in Italia, per comprendere se un ristorante sia valido (il famoso rapporto qualità/prezzo) si rivolgerà ai consigli di amici (che può raggiungere facilmente via Facebook, Linkedin, Twitter o Istagram), oppure su portali che si occupano di recensioni, come TripAdvisor. Su questo e altri portali potrà prenotare il ristorante, porre la sua recensione ecc. Domanda. Tutte queste realtà sono italiane? No. Tutte queste realtà (o una buona parte) sono basate in America, hanno una sede in Irlanda (da cui come l’articolo di Business Insider spiega chiaramente, possono eludere le tasse italiane) e, di fatto, posseggono i dati dei turisti. Dati grezzi che si possono raffinare per creare profili (personas in gergo), per ottimizzare la loro esperienza di vendita di servizi o prodotti e, lungo la catena del valore, le aziende turistiche italiane rischiano di divenire delle semplici utility. Aziende che forniscono un servizio ma di cui si tende a ignorare il resto (si pensi alle aziende che danno il gas, acqua ecc.).
Cosa può fare l’Italia e la strategia dei dati Cosa può fare l’Italia e gli italiani per contrastare questa situazione? Per comodità scindiamo il problema dati. Esistono i dati pubblici (non pubblici ma disponibili sui differenti social network) e i dati privati (quelli che raccolgono le piattaforme di prenotazione Ota, compagnie di volo ecc.).
I dati pubblici Si può creare una strategia sui primi, i dati
pubblici? Sì e non ha un costo eccessivo (in proporzione alle risorse disponibili e ai risultati).
Posizionamento Seo Un primo approccio è una strategia per il posizionamento sui motori di ricerca (in gergo Seo).
I costi sono relativi a quali sono i risultati che si vogliono raggiungere, alla persona o agenzia a cui ci si rivolge. Purtroppo si deve ammettere che in rete si trova un po’ di tutto. Sia in termini di qualità sia di capacità di portare risultati tangibili (che per
da discutere quanto il prezzo corrisponda all’effettivo valore) si può puntare su siti di freelance che possono insegnare, con sessioni mirate, quello che serve. Un po’ come la differenza tra andare in un centro commerciale e andare dal macellaio. Tra tutti il
montagna”, rispetto a un generale “hotel”).
una struttura alberghiera significa un aumento delle camere affittate). L’alternativa è fare da soli. Imparare le regole del Seo non è difficile. Basta prendere lezioni. Se non si vuole investire in un master specifico (anche in questo caso è
sito Upwork è forse uno dei più validi. Con recensione per i singoli professionisti. È obbligatorio conoscere l’inglese (seriamente) se si vuole valorizzare al massimo l’esperienza e avere consulenti/docenti inglesi. Comprendere cosa cercano le persone/turisti per chiavi di ricerca, volumi di traffico, sottocategorie (idealmente è più facile diventare “leader” di una parola chiave focalizzata come “Spa di
le strutture ricettive (con un focus sulla ristorazione e altre esperienze localizzate dove il consumatore si trova). Il Local Seo ha un focus maggiore sull’integrazione di un’esperienza diretta e pressoché immediata. Semplificando, se un turista si trova a Firenze e cerca “fiorentina” il ristorante che apparirà per primo nella ricerca di Google avrà (circa) il 50% di possibilità di essere scelto. Il secondo il 30%, il terzo il 20% e così via. Ora, se lo stesso ristorante ha una posizione definita, dove sia possibile prenotare il tavolo, accedere al sito internet del ristorante
Local Seo Quando il turista si trova sul posto ancora più importante sono le strategie di Local Seo. Un approccio mirato che permette alle singo-
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Il turista medio straniero non parla italiano. Posto che sia digitale (quindi abbia un cellulare connesso in rete) sarà spinto a utilizzare lo strumento per migliorare e semplificare la “burocrazia” durante la vacanza
(dove auspicabilmente si può prenotare) l’esperienza del turista consumatore sarà più veloce e diretta. Di fatto evitando, per esempio, un rifiuto. Facciamo un esempio. Il turista medio straniero non parla italiano. Posto che sia digitale (quindi abbia un cellulare connesso in rete) sarà spinto a utilizzare lo strumento per migliorare e semplificare la “burocrazia” durante la vacanza. Nell’ambito di una prenotazione di un ristorante, posto che trovi la scheda Google My business (uno degli elementi di Local Seo imprescindibili), sarà
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più facile per lui che non parla italiano prenotare online. L’alternativa è chiamare il ristorante (che probabilmente non è sempre presidiato telefonicamente), contattare qualcuno (difficile credere che tutti i ristoranti italiani abbiano personale dedicato all’incoming che parli un inglese medio) e prenotare un tavolo. Il potenziale “rimbalzo” (bounce rate) sarà piuttosto elevato.
Social Discusso il Seo, affrontiamo il tema social. Quanti sono i ristoranti, gli alberghi, i centri massaggi, le spa che hanno una posizione presidiata (significa attiva sia in termini reattivi che proattivi) su, per esempio, Facebook, Twitter e Istagram? Su Twitter è più sfuggente ma è utile per intercettare lamentele o temi di contenuti. Istagram è perfetto per il lato immagine (cibo, design, relax, hotel), Facebook serve per acquisire i dati delle persone e andare a cercarle (di fatto con una pianificazione mirata).
Quante sono le strutture ricettive che hanno una strategia su Facebook e Istagram? Anche le grandi catene alberghiere hanno un personale ridotto in sede (di solito un social media manager che si destreggia su almeno le tre piattaforme citate). Stessa domanda si pone per le strutture di ristorazione, i negozi “tipici” con prodotti artigianali ecc. Anche in questo caso una strategia coordinata Istagram e Facebook può essere utile.
Ora veniamo ai dati privati Una definizione complessa, ma per semplificare sono tutti quei dati che vengono acquisiti tramite piattaforme Ota (Online travel agencies), come per esempio Booking, eDreams, Airbnb, ma anche gli stessi motori di ricerca (Google). Dal momento che tutti questi dati (il cui valore è di fatto il vero valore strategico che l’Italia possiede) non sono in mano a strutture, organi pubblici o privati italiani. Quindi, l’unica informazione che la struttura alberghiera, il negozio artigianale o l’agriturismo che vende online i suoi prodotti possiedono sono i dati della vendita di servizi o prodotti tramite enti stranieri, senza avere un’effettiva previsione di vendita. La situazione è molto grave. Di fatto sulle previsioni di vendita o affitto di camere si possono pianificare investimenti per l’amplia-
mento dell’offerta di servizi, maggiori fattori di produzione. Con questa lacuna le singole realtà possono solo tirare a indovinare. I meccanismi di promozione di una soluzione turistica, ricettiva, o di prodotto, restano segreti custoditi con attenzione dai singoli Ota che li valorizzano a loro esclusivo vantaggio.
Come le singole realtà possono contrastare questo scenario Di fatto allo stato attuale della legislazione italiana non esistono strumenti, leggi o accordi che pos-
sano obbligare le singole Ota a diffondere i dati sia grezzi che raffinati. L’unica soluzione attuale è sperare che gli Ota vogliano condividere i dati. La discussione fatta sopra si applica anche per i turisti non occidentali. C’è tuttavia da considerare che tali turisti (cinesi, russi) utilizzano altre piattaforme sia sociali sia Ota, quindi una strategia per acquisire questi flussi deve per forza passare dai social e le strategie Seo (anche in questo caso non è Google l’unica soluzione di motore di ricerca da considerare) differenti.
In tal senso la Webtax (tutt’ora in discussione) potrebbe rivelarsi uno strumento utile per cambiare lo scenario. Di fronte all’obbligo (ipotetico finché non si sarà applicata la tassa) degli Ota di riconoscere le tasse in Italia, lo stato potrebbe prevedere uno sconto in cambio di dati completi da diffondere gratuitamente al settore turistico, a beneficio delle pmi del settore che, di fatto, non possedendo grandi sistemi di acquisizione di dati privati possono ottenere dati di prima qualità grazie a cui pianificare le proprie strategie.
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AI: EVOLUZIONE PIÙ VELOCE DEL PREVISTO Le promesse dell’intelligenza artificiale sono ancora lontane dalla completa realizzazione, ma ciò che è già disponibile NOTO che il numero di occupati nel settore delle previsioni è molto più grande del numero di occuè basato su paradigmi pati nella verifica delle previsioni, un mestiere che generalmente applicabili ha sempre dato poche soddisfazioni. Quello che sappiamo è che le previsioni sull’impatto in ogni settore ed è delle tecnologie tendono a sovrastimare gli sviluppi sufficiente a impattare a breve termine e a sottostimare quelli di lungo termine. Così fu anche per l’intelligenza artificiale. Nel 1956 un gruppo di giovani scienziati su una vasta gamma organizzò un workshop al Dartmouth college in Vermont (“Summer di organizzazioni, research project on artificial intelligence”), dando luce sia al nome che alla disciplina dell’intelligenza artificiale (artificial intelligence, Ai in processi decisionali breve). Il workshop fu dedicato allo studio di una congettura: che e investimenti tutti gli aspetti dell’apprendimento, e dell’intelligenza in generale,
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Euro Beinat professore di Data science e informatica Università di Salisburgo
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possano essere descritti con sufficiente precisione da permettere a una macchina di simularli. Negli anni successivi è stato un susseguirsi di cicli di promesse e insuccessi (gli inverni dell’intelligenza artificiale), ma in questo alternarsi di entusiasmo e disillusioni si sono create le basi scientifiche e tecnologie chiave di Ai nei settori più disparati (riconoscimento vocale, analisi del testo, riconoscimento immagini, robotica, sicurezza). In parallelo prendeva anche corpo la disciplina della scienza dei dati, sulla scia della crescita esponenziale di dati digitali. All’inizio di questo decennio una serie di applicazioni hanno final-
mente dimostrato, prima nei giochi e poi in settori quali la sanità, le elezioni politiche, i trasporti o la logistica, che questi sviluppi tendevano a convergere e che il machine learning forniva la prima formulazione solida, generica e applicabile dell’intelligenza artificiale. Le promesse dell’intelligenza artificiale sono ancora lontanissime dalla completa realizzazione, ma ciò che abbiamo a disposizione è basato su paradigmi generalmente applicabili in ogni settore ed è sufficiente ad alterare una vasta rosa di organizzazioni, di processi decisionali e di investimenti.
L’apprendimento La gran parte delle implementazioni di Ai attuali sono derivate da una modalità di apprendi-
mento relativamente rudimentale: il supervised learning, una forma estrema di simulazione dell’apprendimento. L’algoritmo impara mediante una sequenza spesso lunghissima di trial and error (resa possibile dalla disponibilità di dati digitali) e di un meccanismo di incentivi/disincentivi che minimizzano gli errori di lungo termine. Questo metodo richiede moltissimi dati e molti esempi di comportamenti, scelte, classificazioni o decisioni passate così da consentire a un algoritmo di capire la relazione tra input e output e da lì agire da solo per riconoscere immagini, tradurre testi, identificare clienti che restituiranno prestiti, evitare ostacoli sulla strada e così via. A differenza del software tradizionale, basato sulla
La gran parte delle implementazioni di Ai attuali sono derivate dal supervised learning. L’algoritmo impara mediante una sequenza spesso lunghissima di trial and error e di un meccanismo di incentivi/ disincentivi che minimizzano gli errori di lungo termine
codifica della conoscenza nel funzionamento del software stesso, la base dell’Ai è l’apprendimento che ha come risultato, non come input, il modello (figura 1). I dati e i risultati passati servono per apprendere il modello da applicare nel futuro senza interven-
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Copertina FIGURA 1 - LOGICHE DI FUNZIONAMENTO A CONFRONTO: SOFTWARE TRADIZIONALE VS AI
Software tradizionale DATI OUTPUT MODELLO
Software Ai DATI MODELLO OUTPUT
to umano. In medicina, ad esempio, questo viene utilizzato per confrontare migliaia di esami clinici con le diagnosi corrette ed errate eseguite nel passato, così da insegnare a una macchina a diagnosticare un paziente senza potenziale intervento di un medico. Se implementato e validato con cura e rigore, cosa tutt’altro che banale, il modello tipicamente supera la capacità di valutazione di un singolo esperto. Andrew NG di Stanford, uno dei pionieri dell’intelligenza artificiale, ha semplificato lo stato della tecnologia e delle sue applicazioni come «se un compito cognitivo può essere eseguito in un secondo, o meno, allora una macchina è in grado di impararlo con
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le tecnologie esistenti». Questa affermazione è criticabile sotto molti aspetti, e il machine learning si applica a moltissimi compiti cognitivi che richiedono ragionamento e non solo un secondo di attenzione, ma è utile a sintetizzare il fatto che, senza scomodare le tecnologie future, una vastissima gamma di attività e compiti cognitivi è influenzabile da Ai già da adesso. In questa categoria troviamo: lettura, riconoscimento suoni e immagini, interpretazione documenti, movimento, attivazione muscolare e molte altre micro attività/azioni che troviamo alla base del comportamento umano e della cognizione. In altre parole, anche se ipoteticamente fermassimo tutta la ricer-
ca, con quello che già abbiamo a disposizione possiamo impattare in modo radicale lavoro, conoscenza, educazione, medicina o servizi pubblici. Negli ultimi anni infatti abbiamo assistito allo sviluppo di una rosa di algoritmi che hanno raggiunto capacità “super human”, ovvero eseguono un compito umano cognitivo più velocemente, o con più precisione, di quello che anche un esperto è in grado di fare. Questo fenomeno ha dato vita a una serie di applicazioni nei settori industriali più vari (figura 2). Il supervised learning è in minima parte la modalità di apprendimento dell’uomo e ha molti limiti. Algoritmi derivati da supervised learning non sono in grado di immaginare, astrarre, inventare o associare come può fare l’intelligenza naturale (obiettivi per i quali si stanno investendo cifre enormi in ricerca e sviluppo). Siamo ancora lontanissimi da forme di Ai generale: tutto ciò che abbiamo a disposizione, ragionevolmente per parecchio tempo, sono forme di Ai ristrette, adattabili entro un settore ma non trasferibili tra settori (un algoritmo istruito a riconoscere immagini non traduce testi). Questo niente toglie al fatto che anche questa forma di Ai abbia un impatto immediato e probabilmente molto più profondo dell’automazione del lavoro del passato.
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La polizza on-line di responsabilità civile
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“Click.Family” è un prodotto di CARGEAS Assicurazioni S.p.A. Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Prima della sottoscrizione leggere il fascicolo informativo consultabile sul sito www.assidir.it e sul sito della compagnia www.cargeas.it.
Dati, algoritmi, capacità computazionale, talento Ogni applicazione di Ai richiede almeno quattro elementi: dati, algoritmi, capacità computazionale e talento. Al momento c’è sostanzialmente consenso sul fatto che talento e dati siano i fattori determinanti e spesso le barriere all’ingresso in machine learning e Ai per ogni organizzazione. Gli algoritmi sono sempre più spesso accessibili in open source. Se non è disponibile il codice, sono largamente disponibili il materiale scientifico e le pubblicazioni alla base degli algoritmi. Anche la capacità computazionale è largamente disponibile. Le organizzazioni possono affidarsi ai fornitori tradizionali oppure alle migliaia di offerte sul cloud,
che sfruttando piattaforme come Amazon web services hanno abbattuto le barriere all’ingresso e permettono di iniziare a sperimentare a costo zero o estremamente basso. Il modello di business si è anche evoluto verso una grande flessibilità: è comune nel machine learning o nell’Ai attivare una batteria (talvolta centinaia) di server sul cloud per qualche ora per accelerare il training di un algoritmo per poi disattivarli pagando solo il tempo utilizzato. Il talento è invece una risorsa scarsa e difficile da acquisire. Se da un lato le università si sono attrezzate per creare corsi, master e PhD dedicati al machine learning e all’Ai, la distanza tra le competenze necessarie e quelle disponibili è per certi aspetti crescente.
Per avere impatto nell’applicazione del machine learning e Ai sono sempre necessarie tre competenze. La prima, la più semplice da acquisire, è la competenza tecnica. La seconda è la competenza strategica, che posiziona uno sviluppo tecnico nella strategia e visione di un’organizzazione. La terza è la competenza di design, essenziale per adattare i processi di lavoro e decisione tenendo conto degli aspetti soft, emotivi, culturali delle organizzazioni. Questa combinazione di fattori determina il profilo dei cosiddetti “traduttori”, capaci di tradurre un’opportunità tecnologica in un’opportunità di trasformazione. Infine i dati, che per ora e per il
FIGURA 2 - PRODOTTI E TECNOLOGIE AI Prodotti e tecnologie
Valore
Industrie impattate
Realtà virtuale e aumentata
Cross marketing, acquisti virtuali, teleconferenze, intrattenimento
Ospitalità, turismo, retail, gaming, medicina, manifattura
Chatbots
Customer service, produttività personale, knowledge management, sostituzione GUI nelle applicazioni
Elettronica di consumo, viaggi, retail, vendite b2b, servizi legali
Veicoli autonomi, droni
Trasporto, logistica, sicurezza
Trasporto e logistica, risorse naturali, smart cities, manifattura, sicurezza, assicurazioni
Imaging – computer vision
Diagnostica virtuale, gestione del marchio, assicurazione della qualità, identificazione passiva
Medicina, sanità, costruzioni, architettura e pianificazione urbana, retail, catena della distribuzione, logistica
Machine learning
Analisi predittiva, identificazione anomalie, associazioni, segmentazioni, raccomandazioni, personalizzazioni
Pianificazione, finanza, politica, studi legali, retail, sanità, servizi pubblici, sicurezza, media, advertisement
Traduzione & NLP
Tradurre le lingue, leggere e interpretare il testo e tradurlo in immagini
Marketing digitale, media, assistenza sanitaria, turismo, assicurazioni, servizi legali, sicurezza
Robotica
Automatizzazione dei processi manuali
Sicurezza, smart homes, medicina di precisione, trasporto, assistenza alle persone, retail
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Copertina futuro prossimo rimarranno un elemento di massimo valore strategico. Anche se potenzialmente fluidi e facili da condividere, sono anche facilmente isolabili, la loro gestione costa poco e possono essere raccolti per ragioni specifiche e altamente differenziabili. Le organizzazioni che hanno dimostrato come approfittare dell’opportunità di Ai (Netflix, Amazon, Google, Facebook tra molti altri) lo hanno fatto innanzitutto sviluppando strategie per la creazione e gestione di dati. Ogni organizzazione, al di là della scala o del settore di attività, deve necessariamente sviluppare una sua strategia per acquisire, raccogliere, organizzare, consolidare, strutturare, documentare,
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permettere accesso sicuro e controllato ai propri dati, oltre che a organizzare partnership con parti terze che hanno asset di dati rilevanti per l’organizzazione. L’esistenza di strategie e competenze in questo senso sono un buon predittore della capacità di un’organizzazione di tradurre Ai in un’opportunità di sviluppo. Non è sempre stato così, e naturalmente non è necessario che rimanga sempre così. Nel passato la capacità computazionale era scarsa e differenziante. Potrebbe essere così ancora in futuro: chip o sistemi in grado di accelerare le performance di reti neurali di ordini di grandezza rispetto al presente potrebbero diventare un elemento di tale differenziazione e scarsità da spostare l’importanza in questa di-
rezione. Al contempo è possibile che nascano movimenti di forte resistenza all’uso dei dati personali tali da renderne la raccolta e diffusione molto più controllata e difficile di quanto non lo sia ora. Nel medio periodo, però, è difficile che ci siano modifiche radicali: dati e talento rimarranno i fattori chiave per ogni organizzazione.
Quattro step Ogni organizzazione ha di fronte quattro opzioni per confrontarsi con lo sviluppo di Ai nei prossimi anni: step-in, step-out, step-forward e step-aside. Step-forward indica un posizionamento aggressivo rispetto ad Ai. Investimenti, acquisizione di dati e talento sono orientati allo sviluppo interno di soluzioni Ai che sono di frontiera per il settore di attività dell’organizzazione (sia pubblica che privata). In questo posizionamento c’è la scommessa che Ai modifichi l’ecosistema in modo radicale e che sia strategico diventare battistrada rispetto al settore. Questa strategia richiede una forte componente di R&S e sperimentazione, una leadership determinata a modificare molti processi organizzativi e decisionali e deve contare su una naturale agilità operativa a fronte di un settore naturalmente turbolento. Esempi sono le aziende di e-commerce che affidano parte del procurement ad algoritmi che, senza interventi umani, basano la com-
posizione del magazzino prevedendo i consumi futuri. Step-in è la logica di investimento per seguire il settore da un punto di vista operativo. L’organizzazione non inventa nuove tecnologie o applicazioni, ma investe in analisi e conoscenza, adotta rapidamente soluzioni che appaiono importanti per il proprio settore tenendo conto dei rischi di obsolescenza rapida di alcune soluzioni. Questa impostazione richiede moderati investimenti in tecnologie, ma si basa su una chiara leadership e su competenze tecniche diffuse. Soprattutto, richiede una grande chiarezza per identificare quali soluzioni e servizi sono basati su machine learning e Ai, qual è il loro valore, quali processi decisionali vanno modificati e qual è l’impatto sull’organizzazione. Esempi sono le strutture sanitarie e ospedaliere che adottano su vasta scala soluzioni per affiancare strumenti Ai a medici e specialisti per diagnosi più rapide e precise o per migliorare il rapporto medico-paziente. Step aside è la strategia passiva. Non richiede investimenti se non quelli minimi di conoscenza e analisi. Molte organizzazioni implicitamente o esplicitamente sono in questa situazione. È una strategia legittima nella misura in cui la scelta è esplicita e calcolata. Se così non fosse, l’organizzazione lascia sostanzialmente al caso
la decisione dell’impatto di Ai sulle proprie attività. Intere aree del settore pubblico e privato si trovano/troveranno in questa situazione, in parte per mancanza di leadership o per mancanza di risorse. Step-out. Infine, la strategia stepout corrisponde a riconoscere che a fronte di un trend dove una serie di attività umane cognitive verranno aumentate/sostituite da macchine, la relazione personale, l’empatia, l’immaginatività e la flessibilità sono fattori distintivi e differenzianti, oltre a essere difficilmente rimpiazzabili a medio termine. In questa impostazione l’organizzazione dà per scontato Ai e punta sul fattore umano complementare. Richiede una buona conoscenza di Ai e anche una certa capacità di adozione, ma si sviluppa su un altro piano con implicazioni profonde a tutti i livelli: leadership, struttura dei team, formazione del personale, portafoglio di servizi, posizionamento strategico. Alcuni esempi si possono trovare nei servizi legali, ove a fronte di una crescente automazione si sviluppano competenze per personalizzare, fidelizzare, aumentare la flessibilità dei servizi, incrementare la conoscenza personale del cliente eccetera, ovvero l’opposto degli attributi dell’automazione.
I tempi Lo sviluppo di Ai sarà contraddistinto da una grande turbolenza,
Lo sviluppo di Ai sarà contraddistinto da una grande turbolenza, inevitabile vista la posta in gioco e le colossali scommesse finanziarie che sono state fatte su tecnologie e modelli di business
inevitabile vista la posta in gioco e le colossali scommesse finanziarie che sono state fatte su tecnologie e modelli di business. Indipendentemente dalla velocità degli sviluppi, si tratterà di un settore largamente vergine per anni a venire. In questo orizzonte, sarà utile per ogni organizzazione farsi tre domande: 1. quali processi, servizi, prodotti possono essere alterati dalle tecnologie attuali; 2. come conseguenza, che forma avrà l’organizzazione; 3. abbiamo le competenze necessarie per rispondere a queste domande? La risposta alla terza domanda determinerà l’intero percorso verso Ai.
L'articolo è un estratto di Euro Beinat pubblicato su Harvard Business Review Italia di ottobre 2017.
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OSSERVATORIO LEGISLATIVO a cura di Manageritalia
NOTA DI AGGIORNAMENTO DEL DEF 2018
osservatorio
Aumenta l’occupazione ma anche la spesa pensionistica
L
a Nota di aggiornamento del Def rileva un andamento positivo del mercato del lavoro. Gli occupati nei primi sei mesi del 2017 sono aumentati dell’1,1% su base annua: il numero dei lavoratori ha raggiunto a luglio 23 milioni di unità. Aumentano i lavoratori dipendenti mentre si contrae il numero di quelli autonomi, forse anche in virtù della nuova normativa sui voucher. Segnali positivi sono dati anche dall’aumento della domanda di lavoro da parte delle imprese e dalla riduzione del ricorso alla Cassa integrazione guadagni. Di contro, peggiorano le spese legate all’invecchiamento della popolazione. Si prevede un aumento delle spese pubbliche connesse all’invecchiamento in rapporto al Pil che potrebbe arrivare a un massimo di 2,7% attorno al 2045. Questo peggioramento dipende sostan-
zialmente dall’andamento di tre fattori demografici, come già sottolineato da Eurostat nel febbraio 2017: la contrazione dei flussi migratori (dal 2011 i nuovi ingressi di cittadini non comunitari risultano in flessione); il miglioramento della speranza di vita; la riduzione progressiva del tasso di fecondità (nel 2016 pari a 1,34 figli per donna). Per effetto del peggioramento delle ipotesi demografiche, si prevede una contrazione della popolazione italiana al 2060 di oltre 9 milioni rispetto alle precedenti previsioni (quindi dovrebbe attestarsi intorno ai 46 milioni) e l’indice di dipendenza degli anziani aumentare di oltre 8 punti percentuali. L’incremento delle spese pubbliche connesse all’invecchiamento secondo la Nota di aggiornamento del Def potrebbe determinare il passaggio del nostro Paese
dalla categoria a basso rischio a quella a medio rischio. Tuttavia si afferma anche che l’impatto sugli indicatori di sostenibilità non mette in discussione la validità dell’assetto normativo istituzionale italiano. Si afferma che “l’architettura del nostro sistema pensionistico può contare su un avanzato meccanismo di correzione e adeguamento automatico dei parametri di calcolo e dei requisiti, che ne garantisce la tenuta complessiva”. Questo fa capire come sia altamente improbabile la cancellazione dell’adeguamento dei requisiti anagrafici alla speranza di vita. La Nota conclude con un concetto che Manageritalia ha sottolineato in più occasioni, ovvero che il livello di sostenibilità del sistema pensionistico deve essere garantito solo insistendo con le “politiche volte all’accrescimento della produttività e dei livelli occupazionali”.
DONNE NEI CDA, I RISULTATI A SEI ANNI DALLA LEGGE
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a legge 120 del 2011, nota come Legge Golfo-Mosca, ha una scadenza temporale di dieci anni. Nel 2022 infatti non sarà più in vigore. Questo perché obiettivo della legge era quello di rimuovere gli ostacoli che sinora hanno limitato l’accesso delle donne a ruoli di comando, dando per scontato che in dieci anni il rinnovamento culturale al comando delle aziende sarebbe stato acquisito e quindi non fossero più necessarie imposizioni di legge. Ma quale impatto sul piano economico ha prodotto fino ad oggi la legge sulle quote femminili nei cda? Un recente studio della Bocconi – Gender quotas: challenging the boards, performance and the stock market – dimostra che si riscontra un miglioramento delle performance sui mercati
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da parte delle aziende che si sono dotate di manager al femminile all’interno dei cda. Secondo la ricerca le quote rosa “riducono la volatilità dei prezzi delle azioni sul mercato e le elezioni con quote sono associate a rendimenti migliori del titolo sui mercati finanziari”. Non sono ancora stati dimostrati altri effetti auspicati, ovvero se migliorano effettivamente le performance aziendali o se la maggiore presenza femminile nei cda ha determinato un aumento delle lavoratrici – all’interno delle stesse aziende – anche ai livelli più bassi. Per un approfondimento dello studio: http://bit.ly/dir11-17-1
QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
Quale impatto sul mercato del lavoro? Conclusa l’indagine conoscitiva
È
stata diffusa a metà ottobre dalla commissione Lavoro del Senato il rapporto conclusivo dell’indagine conoscitiva sull’impatto sul mercato del lavoro della quarta rivoluzione industriale. Il tema del rapporto tra tecnologia e lavoro è tornato al centro del dibattito pubblico. L’indagine si è svolta attraverso l’audizione di attori appartenenti al mondo dell’impresa, delle organizzazioni sociali e dei sindacati, tra cui Cida, delle istituzioni civili e religiose che stanno affrontando le sfide della digitalizzazione del lavoro da diversi punti di vista. Il documento contiene una breve analisi del contesto economico e tecnologico internazionale, una lettura delle tendenze nel mercato del lavoro italiano, l’individuazione delle principali sfide e responsabilità conseguenti dei decisori. Nel presentare le sue linee portanti, il presidente Maurizio Sacconi ha specificato come non abbiano trovato spazio proposte divisive, quali quella del reddito di cittadinan-
za o la previsione legislativa di un salario minimo. L’intento era quello di raccogliere le sollecitazioni che rafforzano una visione d’insieme delle conseguenze della quarta rivoluzione industriale sul mondo del lavoro. Nel corso dell’indagine è stata manifestata da tutti i gruppi parlamentari sensibilità sul pericolo di sostituzione dei lavoratori con le macchine, ma anche consapevolezza delle potenzialità derivanti dall’innovazione digitale. Una particolare sottolineatura meritano i rischi della polarizzazione dei redditi e di una crescita non omogenea dal punto di vista territoriale, nonché la funzione delle politiche pubbliche nel sostegno alla domanda. In questo contesto, il presidente Sacconi ha richiamato il ruolo che possono avere le parti sociali nella contrattazione collettiva e rammenta la centralità del sistema educativo, auspicando percorsi formativi che non siano incentrati su profili professionali superati rapidamente dall’innovazione tecnologica. Ha posto in evi-
denza anche la priorità di un accesso libero alla rete come potenzialità importante per la formazione. Questo scenario di trasformazione genererà, e in parte sta già generando, imponenti cambiamenti nel mondo del lavoro, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. L’Italia affronta le novità con un mercato del lavoro nel quale, nonostante i recenti incrementi dell’occupazione segnalati dall’Istat, permangono dualismi e criticità. Rapporto indagine: http://bit.ly/dir11-17-2
VERSO UN PRIMO RICONOSCIMENTO DEI CAREGIVER FAMILIARI
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l caregiver familiare è una persona familiare, convivente, persona amica che, volontariamente e in modo gratuito e responsabile, aiuta una persona cara in condizioni di non autosufficienza, cioè non in grado di prendersi cura di sé per motivi cognitivi o per limitazioni fisiche o psichiche. Una recente indagine statistica calcola che in Italia i familiari che si prendono cura di anziani, malati, disabili siano oltre 3 milioni. Oggi l’Emilia-Romagna ha una legge regionale, prima in Italia, e il Parlamento sta lavorando a una legge quadro. Ormai non è più rinviabile un intervento legislativo sul tema, e la commissione Lavoro del Senato è impegnata a valutare ed esaminare un testo normativo in materia. Nonostante i numeri imponenti, l’Italia a oggi è uno dei pochi paesi in Europa dove la figura del caregiver familiare non è stata riconosciuta professionalmente e tutelata da un punto di vista previdenziale, sanitario e assicurativo. Tre le proposte di legge presentate sul tema: AS 2048 De Pietro e altri, AS 2128 Bignami e altri, AS 2266 Angioni e altri. Il contenuto dei tre testi in Parlamento è finalizzato a disciplinare questo imponente e crescente fenomeno, riconoscendo il valore sociale ed economico per la collettività e tutelando il lavoro svolto dai caregiver familiari. A fine settembre è stato presentato dal relatore, senatore Pippo Pagano, il testo unificato, che però non solo non comporta oneri aggiuntivi di finanza pubblica, ma nemmeno menziona alcun diritto che verrebbe riconosciuto ai caregiver familiari. Si tratterebbe quindi solo di un semplice primo passo che dia un riconoscimento formale al “Prestatore volontario di cura”, così come viene definito nel testo. Link al testo unificato:
http://bit.ly/dir11-17-3
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Intervista
PENSIONI, ALLARME IMMOTIVATO Cida ha chiesto il contributo qualificato di Alberto Brambilla, presidente del centro studi Itinerari Previdenziali, per spegnere sul nascere recenti allarmismi sulle pensioni, sia sul fronte delle previsioni di spesa sia in merito a proposte di riforme costituzionali in grado di minare l’equilibrio contributi-prestazioni.
Sottosegretario di Stato al ministero del Welfare con delega alla Previdenza sociale dal 2001 al 2006, Alberto Brambilla è stato redattore di svariati provvedimenti normativi, tra cui il decreto legislativo 252/2005, che disciplina le forme pensionistiche complementari. Già presidente del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale (Nuvasp) presso il ministero del Lavoro, fonda nel 2007 Itinerari Previdenziali, di cui coordina e presiede il centro studi e ricerche.
Antonio Lucaroni ufficio stampa Cida
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Banca d’Italia e Corte dei conti hanno recentemente lanciato l’allarme-pensioni. Condivide questa visione della spesa pensionistica? «Non riesco a capire i motivi di questo allarme. Dai dati che stiamo elaborando per il Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale che presenteremo al governo e alle commissioni parlamentari il prossimo 21 febbraio alla Camera dei deputati, ricaviamo che a fine 2016 (ultimo anno disponibile) il numero degli occupati è aumentato rispetto al 2015 di 294mila unità, passando da 22.464.753 a 22.757.838, il dato migliore dal 2009 e simile a quello del 2007. L’occupazione femminile è passata dal 47,1% del 2007 al 49,1% del secondo trimestre del 2017, il dato migliore
di sempre. Per contro il numero dei pensionati si è ridotto di 114.869 unità, toccando nel 2016 quota 16.064.508, il dato più basso dal 1997. Pertanto il rapporto tra attivi e pensionati è arrivato a 1,417, non un dato eclatante ma il migliore dal 1997 (primo anno del nostro database). Con un rapporto di 1,5 attivi per pensionato non siamo sulla luna, ma cominciamo ad avere un sistema più sostenibile. Infine, la spesa pensionistica pura è aumentata del solo 0,20% tra il 2015 e il 2016, segnando nel triennio un incremento annuale dello 0,57%, tra i più bassi di sempre, a differenza della spesa per assistenza che cresce a un ritmo spaventoso e non sostenibile del 5,9% l’anno. Sul dato assistenza non si è sentito nessun lamento».
Sulle pensioni è in corso un confronto fra governo e sindacati che hanno presentato un articolato documento per “superare” la legge Fornero. A suo parere ci sono margini di manovra? «La legge Fornero ha ingessato il sistema indicizzando all’aspettativa di vita sia l’età di pensionamento (prevista peraltro dal precedente governo Berlusconi) sia l’anzianità contributiva. La prima indicizzazione va nel senso giusto, anche se a mio avviso oc-
corre rivedere il meccanismo di calcolo adottato da Istat, cosa fattibilissima avendo a disposizione tutto il 2018, visto che il prossimo scatto decorrerà dal 2019. L’indicizzazione dell’anzianità contributiva è un errore e va riportata a un massimo di 41 anni e mezzo, con non più di 3 anni di contribuzione figurativa. Va anche reintrodotta la norma che considera una maggiorazione di un quarto di anno per tutti coloro che hanno iniziato a lavorare prima dei 21
anni e ampliata l’agevolazione che abbiamo scritto nella legge Dini per le donne madri. Le risorse per queste manovre e per la reintroduzione di un minimo di flessibilità ci sono: basta regolare il pozzo senza fondo dell’assistenza. Insomma, si può intervenire sull’anzianità contributiva e su un minimo di flessibilità in uscita che prevedemmo nella Dini e che la Monti-Fornero ha cancellato. Anche la regola che in caso di riduzione dell’aspettativa di vita non riduce l’età pensionabile è sbagliata. Certo non può essere un meccanismo automatico, ma dopo aver verificato un periodo congruo, se permane il peggioramento, anche l’età si deve ridurre, altrimenti facciamo il calcolo attuariale solo quando conviene allo Stato». Lo stato di sofferenza in cui versa il sistema previdenziale è parte di una più generale crisi del welfare State così come lo conosciamo. Che indicazioni dare alla politica? «Penso che il livello delle cosiddette disuguaglianze (almeno quelle strutturali) non sia mai stato così basso in questi ultimi cento anni in Italia, come pure negli altri paesi industrializzati. Non dobbiamo mai dimenticarci, se no siamo degli sprovveduti provinciali, che su 7,2 miliardi di abitanti del pianeta, solo l’8%, inclusi noi italiani, ha un welfare come
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Intervista il nostro. Inoltre invito chi si lamenta dell’incapacità dello Stato di superare le disuguaglianze e di non redistribuire la ricchezza, a guardare alle nude cifre del bilancio statale. In Italia spendiamo il 54% dell’intera spesa pubblica, compresi gli interessi sul debito, in pensioni, sanità, assistenza e ammortizzatori sociali; più di così è difficile e in questa classifica
«A proposito di Irpef, occorrerà far sapere che in Italia la metà della popolazione dichiara redditi pari a zero; questo è un dato tipico dei paesi in via di sviluppo, non del settimo o ottavo paese industrializzato»
abbiamo raggiunto la Svezia. Tutto ciò al prezzo di tasse salatissime per la classe dirigente del Paese». Fra la necessità di approvare la manovra di bilancio e le avvisaglie di una lunga campagna elettorale, il dibattito sulle pensioni non rischia di finire strumentalizzato a tutto svantaggio dei pensionati? «Questo rischio esiste, tanto più che il dato comunicato da Istat a Eurostat è incomprensibile; indi-
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ca la spesa pensionistica ben 4 punti in più della media a 28 Ue quando invece siamo perfettamente in media». All’esame della commissione Affari costituzionali della Camera è in discussione una modifica dell’art. 38 della Costituzione. Qual è la sua opinione? «Penso sia pura follia. Il nostro sistema prevede che per le pensioni ci sia un contributo specifico: la contribuzione sociale, peraltro la più elevata d’Europa. Vedo molti tentativi di scardinare il sistema che determina le pensioni sulla base dei contributi versati; procedendo così si mina per sempre il sistema con il risultato che nessuno si fiderà più di uno Stato che cambia le leggi in corsa senza applicare la regola aurea del “pro rata”. La stessa proposta sull’eliminazione dei vitalizi è palesemente anticostituzionale e può diventare un grimaldello per rivedere anche le pensioni private». Com’è possibile che il sistema previdenziale finisca, periodicamente, per essere oggetto di improvvisi scossoni mediatici, dall’allarme spesa alle presunte “pensioni d’oro”: è responsabilità della politica? qual è il ruolo dell’Inps? «L’Inps è l’agenzia del governo per la gestione delle pensioni. La responsabilità è dei troppi, “troppo giovani” e privi di memoria
storica ed esperienza che i partiti politici hanno mandato in Parlamento. Sentire proposte di legge che vogliono ridurre o eliminare le pensioni sopra i 3mila euro è esattamente come immaginare che siccome una famiglia ha due case, una la si sequestra per darla a chi non ce l’ha, senza fare un minimo di ragionamento. Ma il problema vero è che questa gente, spesso rissosa in aula, non ha un minimo di conoscenza né dei numeri, né del bilancio pubblico. I pensionati cosiddetti d’oro a cui i vari governi hanno applicato il contributo di solidarietà erano 46mila su 16,2 milioni di pensionati. Basta questo dato per ritenere che quei provvedimenti erano e sono manifestamente anticostituzionali. Se si guarda alle dichiarazioni Irpef, coloro che dichiarano oltre 100.000 euro da attivi sono lo stesso numero di quelli che percepiscono pensioni di importo correlato. A proposito di Irpef, occorrerà far sapere ai giovani politici che in Italia la metà della popolazione dichiara redditi pari a zero; questo è un dato tipico dei paesi in via di sviluppo e non del settimo o ottavo paese industrializzato. Occorre dire anche che meno del 15% della popolazione (guarda caso tutti quelli a cui vorrebbero tagliare la pensione) paga oltre l’80% dell’Irpef e senza di loro gran parte del welfare, semplicemente, non esisterebbe».
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Economia
AREE INTERNE Laboratori di sperimentazione per nuovi modelli di sviluppo da affermare anche tramite una diversa cultura manageriale
Niccolò Gori Sassoli ricerca e innovazione Manageritalia
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N ITALIA UN QUARTO della popolazione vive nelle aree interne. Si tratta di un’insieme di territori eterogenei, la cui estensione supera i tre quinti della superficie nazionale, accomunati dall’essere più o meno distanti dai centri di offerta di servizi essenziali nell’ambito di sanità, istruzione e mobilità. Nonostante lo spopolamento, queste aree stanno diventando laboratori di sperimentazione per nuovi modelli di sviluppo, la cui affermazione dipende anche dall’elaborazione di una diversa cultura manageriale.
Tra declino e ripresa A partire dal dopoguerra l’abbandono delle aree interne ha innescato un circolo vizioso segnato dal degrado del tessuto produttivo e del patrimonio ambientale e culturale, dall’aumento della disoccupazione, dall’erosione dei servizi, dall’invecchiamento della popolazione. Una crisi spesso accentuata da progetti di “sviluppo estrattivo” e di breve respiro, tra i cui lasciti materiali sono per esempio i distretti industriali e i complessi turistici fantasma, le infrastrutture incompiute, le discariche, e tra quelli immateriali il radicamento della sfiducia e il continuo calo degli abitanti.
incaricato di «sostenere, promuovere e accompagnare, secondo criteri di efficacia ed efficienza, programmi e progetti per lo sviluppo e la coesione economica, nonché di rafforzare, al fine dell’attuazione degli interventi, l’azione di programmazione e sorveglianza di queste politiche». La Snai mobilita nel complesso circa 600 milioni di euro, un terzo dei quali in dotazione propria e due terzi generato dai fondi della programmazione europea.
Ci sono tuttavia casi in cui la buona gestione del territorio ha portato alla creazione di modelli virtuosi basati sulla cooperazione tra le istituzioni, l’innovazione nell’erogazione dei servizi, la sperimentazione di nuove formule di sviluppo sociale ed economico in grado di tutelare e valorizzare le risorse ambientali e culturali in maniera duratura, di creare occupazione, di attirare abitanti da fuori. Questi casi dimostrano le potenzialità delle aree interne non solo nel concorrere all’accrescimento del benessere comune, ma addirittura nel forgiare una diversa concezione dei criteri con cui si misurano la ricchezza di luoghi e persone.
La strategia nazionale Dopo decenni di politiche volte soprattutto a contenere le conseguenze dell’abbandono, dal 2014 il governo italiano promuove una Strategia nazionale per le aree interne (Snai) incentrata sull’ambizione di dare uno “sguardo nazionale alle politiche locali” e puntare a rendere attrattive le aree interne migliorando la qualità della vita delle persone che vi abitano. È nata così una rete, in espansione, di cui fanno parte a oggi 1.066 comuni con 2,1 milioni di abitanti distribuiti in 71 distinte aree geografiche di tutta Italia. Il coordinamento della Snai è affidato a un comitato tecnico istituito presso il Dipartimento per le politiche di coesione, organo della presidenza del Consiglio
Dal 2014 il governo italiano promuove una Strategia nazionale per le aree interne (Snai) incentrata sull’ambizione di dare uno “sguardo nazionale alle politiche locali”
Cambiare prospettiva Uno degli artefici della Snai è Fabrizio Barca, ministro per la coesione territoriale con il governo Monti tra il 2011 e il 2013, economista ed esperto di politiche di sviluppo territoriale. Nel suo intervento al Forum nazionale delle aree interne, svoltosi a maggio ad Aliano (Matera), Barca ha spiegato come le aree interne siano oggi un osservatorio privilegiato per capire il futu-
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Economia
LE PRIORITÀ DELLE AREE INTERNE Il fabbisogno di managerialità nelle aree interne richiede competenze professionali specifiche in numerosi ambiti: pianificazione, progettazione, amministrazione, fundraising, area legale, marketing, comunicazione, Ict, risorse umane, formazione ecc. I settori di intervento e le azioni prioritarie della Snai: Mobilità - “È il tema dei temi”, richiede sinergie non standardizzate tra gli erogatori di servizi. Necessita di una migliore integrazione tra reti locali e reti lunghe, per attirare nuovi collegamenti con l’esterno.
Sanità - Potenziare le prestazioni medico-infermieristici di comunità. Puntare sulla digitalizzazione per innovare le procedure di accesso alle cure. Rendere le farmacie centri di erogazione di servizi.
Scuola - Avvicinare gli indirizzi scolastici alle esigenze dei territori, ripensando l’edilizia e il trasporto, favorendo la permanenza dei giovani docenti. Rendere le scuole centri vitali di aggregazione sociale e culturale.
Turismo - Da sviluppare a supporto di altri settori, senza considerarlo la panacea di tutti i mali, puntando sulla sostenibilità, facendo crescere i turismi di nicchia in base all’analisi della domanda e alla pianificazione.
Agroalimentare - Valorizzare le produzioni locali come leva per recuperare aree incolte e prevenire il dissesto. Promuovere le esperienze di gestione comunitaria, l’insediamento dei giovani, la custodia del territorio.
Beni culturali - La gestione va riconfigurata sperimentando nuove forme di collaborazione tra pubblico e privato, puntando sull’innovazione dell’offerta e la creatività, utilizzando meglio le nuove tecnologie.
Imprenditoria e startup - Serve una riflessione su cosa significhi fare impresa nelle aree interne, lontano dai mercati. Formazione e crescita del capitale umano richiedono soluzioni fuori dagli schemi.
Rendicontazione - Favorire la trasparenza a ogni livello progettuale, attribuire responsabilità, verificare il rispetto dei processi, dei costi e dei tempi di esecuzione pianificati, rendicontare le azioni intraprese.
ro dell’Europa: «La faglia tra città e campagna ha segnato la storia dell’Occidente ed è stata accentuata dalla cultura dei ceti domi-
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nanti che vivono nei centri urbani. Le aree rurali sono state trattate come luoghi di intrattenimento, da tenerci perché ci fa
comodo. Le politiche figlie di questa cultura hanno portato alla spoliazione delle persone, all’assistenzialismo, allo sviluppismo che impoverisce, al mantenimento di élite e intermediari che vivono di rendita». Un’analisi autocritica da cui partire per cambiare prospettiva, poiché «la conoscenza per salvare i luoghi si trova dentro i luoghi, ma non basta, e deve essere mediata con quella presente nei grandi centri di sviluppo», spiega il ministro. Alla luce di questi processi, chi guida lo sviluppo dei territori può orientare la costruzione di una nuova identità condivisa e la conseguente affermazione di una rinnovata progettualità collettiva, superando la contrapposizione tra nostalgia localista e omologazione globalista.
Il ruolo dei manager L’elaborazione di visioni sensate per il futuro dipende da molti fattori. Nei progetti di sviluppo locale c’è la necessità, tra l’altro, di persone capaci di adattare ai bisogni dei territori le competenze maturate dal mondo. Di costruire un dialogo alla pari tra saperi locali e globali, senza pretendere di arrivare a formule definitive. Di esplorare il limite sempre variabile che intercorre tra la contaminazione e il rispetto dei diversi punti di vista. Nelle aree interne i settori dove
MAPPA DELLE AREE INTERNE ITALIANE A - Polo B - Polo intercomunale C - Cintura D - Intermedio E - Periferico F - Ultraperiferico limiti regionali autostrade
In sintesi ➠ 22% della popolazione 13 milioni di abitanti
➠ 62,5% superficie italiana 180mila kmq
➠ 52% dei comuni circa 4mila Classificazione dei territori italiani in base alla distanza, in tempi di percorrenza dai poli di offerta di servizi, costituiti da un comune o da un aggregato di comuni confinanti dove si trovano almeno:
➠ Sanità – un ospedale con un Dipartimento emergenza e accettazione di I livello
➠ Istruzione – presenza di un liceo e di un istituto tecnico o professionale
➠ Mobilità – una stazione servita da treni a elevata frequentazione o media/lunga distanza Fonte: Dipartimento per le politiche di coesione
lavorare con questo approccio sono svariati. Parlando con Paolo Prosperini, coordinatore dei progettisti per il comitato tecnico della Snai, viene fuori l’inadeguatezza delle logiche con cui si opera, per esempio, in ambito turistico: «Pur avendo buoni asset ci si muove in modo improvvisato. Nessuno fa l’analisi della domanda, mancano professionisti della pianificazione che abbiano le competenze per innescare il cambiamento, magari utilizzando strumenti nuovi. Ci servireb-
bero temporary manager per la progettazione e non solo per l’export, persone che sappiano approfondire, capire i luoghi, immaginare percorsi di formazione con le persone che ci vivono». Uno degli strumenti per correggere la rotta è contenuto negli Accordi di programma quadro (Apq) per le aree interne, che prevede di destinare il 5% del budget dei progetti all’acquisizione di competenze qualificate per l’attuazione. Sostenendo l’importanza di diffondere cultura manage-
Fabrizio Barca, economista, esperto di politiche di sviluppo territoriale.
riale, Manageritalia ha avviato contatti con l’Agenzia per la coesione territoriale per contribuire alla Snai.
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INIZIATIVE MANAGERITALIA
È TEMPO DI SCI
DALL’ 11 AL 18 FEBBRAIO Manageritalia vi aspetta numerosi alla 38esima Coppa di Sci e settimana bianca a Ponte di Legno, importante centro turistico montano nell’alta Val Camonica, ospiti del Blu Hotel Acquaseria
Serata al rifugio Nigritella Manageritalia offre ai suoi ospiti una cena al Rifugio Nigritella a 2.000 metri di quota, raggiungibile con servizio di motoslitta. I più temerari potranno cimentarsi in una discesa a valle a conclusione della serata.
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Piano Operativo 2016-2020
DIFFONDIAMO MANAGERIALITÀ Manager innovatori del fare impresa è uno dei progetti del piano operativo Manageritalia 2016-2020 che ha l’obiettivo di far emergere e valorizzare il ruolo dei manager per avviare nuove imprese e innovare quelle esistenti Roberto Saliola project leader nazionale
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“M
ETTI UN TIGRE nel tuo motore”: chi ha più o meno la mia età ricorderà questo slogan tratto dalla pubblicità di una nota marca di benzina. Il messaggio che doveva passare era chiaro: la tua auto avrebbe aumentato le performance se avessi usato il nostro carburante. Lo slogan che vogliamo mutuare per il nostro progetto è più o meno lo stesso: se metti in azienda un manager la tua azienda aumenterà la propria capacità di performare, di innovare e di competere su un mercato sempre più complesso. Sembra assiomatico che se inserisco competenze manageriali in azienda questa andrà meglio, ma oggi in Italia non è così scontato. Anzi, nel settore privato abbiamo meno di un dirigente (0,98%) ogni cento dipendenti, contro il 3% di Francia e Germania e il 6% della Gran Bretagna. Delle 220mila aziende italiane che hanno più di 10 addetti solo 32mila hanno almeno un dirigente e 43mila almeno un quadro. Certo, nel nostro tessuto produtti-
vo impera l’azienda familiare, lo sono circa l’80% delle nostre imprese. Un dato non dissimile dai principali partner e competitor europei. Quello che però cambia in modo drammatico è la percentuale di queste che hanno anche manager esterni alla famiglia: sono solo il 34% in Italia e invece sono il 90% in Uk, il 74% in Francia, il 72% in Germania e il 65% in Spagna. Numeri che la dicono lunga sul nostro gap competitivo. Tutto questo a fronte del fatto che negli ultimi anni il mondo del lavoro è mutato in maniera rapida e persistente, con notevoli riflessi su organizzazione del lavoro, competenze e professionalità. Un nuovo modo di lavorare che, ancor più in un tessuto povero di managerialità come il nostro, mette in campo la necessità di una vera gestione manageriale. Servono infatti competenze chiave direttamente legate a capacità organizzative, relazionali, spirito d’iniziativa, motivazione e capacità di esercitare leadership. Ma noi non ci siamo limitati all’obiettivo di inserire managerialità in impresa, abbiamo riflettuto an-
Il piano operativo nazional e
quadrien nio 2016 -2020 me linee d’a tte in ca per il zione pe mpo le p r rispond sociati h r in e r c e a quan ipali ann to miglia nell’ultim o condiviso sul t ia di aserritorio o Congre on e off sso del 2 ne di 10 line e 015. Dop aree, le a o s l’individu sociazion vato 7 pr azioe hanno ogetti su poi scelt i quali im o e p e attig – Un con narsi:
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MANAGE R DEL FAREINNOVATORI IMPRESA – Un net work d
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che sulle modalità che possano favorire la nascita di imprese attorno a un manager.
Obiettivo La nostra mission è “far emergere e valorizzare il ruolo dei manager in grado di avviare nuove imprese e portare profonde innovazioni in quelle esistenti”. Riteniamo infatti che l’azione imprenditoriale oggi non possa essere disgiunta dalla capacità di pianificazione e dall’accesso a relazioni allargate e portatrici di idee distintive. Per questo è prioritario mappare, stringere relazioni e collaborazioni con i partner la cui opera è rivolta allo sviluppo e all’innovazione d’impresa, di nuove forme e idee imprenditoriali (hub di
startup, incubatori, venture capital, angel investor...), facilitando così l’incontro tra la domanda di un mercato in forte espansione con la peculiare intelligenza innovativa dei manager nel pensare, costruire e fare. Da una priorità del precedente piano operativo, il nostro obiettivo ha ereditato l’idea di avvicinare i dirigenti alle micro, piccole e medie imprese, favorendo l’incontro tra domanda e offerta di competenze manageriali, stimolando la nascita di nuove forme di aggregazione imprenditoriale che richiedono una governance specializzata, come ad esempio i contratti di rete. Le linee guida della priorità e i progetti con cui è stata agita avevano lo scopo di mobilitare la categoria
al servizio dell’economia e della società italiana e, allo stesso tempo, aprire nuovi sbocchi occupazionali per i manager, sperimentando modalità e strumenti operativi nella filosofia di quel welfare to work che rappresenta uno dei capisaldi dell’agire associativo e sindacale di Manageritalia.
Le azioni messe in campo Facendo tesoro di questa esperienza, nel giugno del 2016 è partito “Manager innovatori del fare impresa”. Il primo anno di attività ha visto il lancio di una ricerca/azione di ascolto che ha portato a presentare in sette città italiane i primi risultati di un’indagine sulle reti di impresa e sul ruolo del manager di rete condotta in collaborazione
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Piano Operativo 2016-2020 con l’associazione Obiettivo 50. La raccolta di queste azioni di ascolto, assieme a un’elaborazione statistica approfondita dei dati emersi dalla ricerca, saranno il contenuto dell’evento conclusivo della ricerca reti che organizzeremo a Roma nel prossimo mese di marzo. Emerge con forza dall’indagine che il manager di rete, meglio se esterno alla rete stessa, è fondamentale per il successo di questa sinergia. In questa fase di avvio è stato chiesto ai project leader territoriali di identificare attività progettuali che potessero avere an-
Nella foto il gruppo “Manager innovatori del fare impresa”. Ne fanno parte il project leader nazionale Roberto Saliola di Roma, i project leader territoriali Dino Elisei di Ancona, Giovanni Parisi di Bologna, Renato Martelletti di Firenze, Francesca Mariani di Genova, Silvia Pugi di Milano, Federica Cordova di Napoli, Luca Mencarelli di Palermo, Paolo Fedi di Roma, Giovanni Belly di Torino, Giulio Paoli di Trento, Alessio Morini del Veneto.
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che caratteristiche di replicabilità, con l’obiettivo di portare sull’intero territorio nazionale quelle più attrattive e utili. Ci sono poi altri ambiti d’azione. Nei primi mesi di quest’anno Manageritalia e Federmanager hanno firmato un Protocollo d’intesa con Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa) per indicare manager esperti che potessero affiancare le startup innovative finanziate dal programma nazionale Smart&Start. Un progetto, questo, del ministero dello Sviluppo economico già avviato
da un paio d’anni che sostiene la nascita e la crescita delle startup innovative ad alto contenuto tecnologico. A Manageritalia è stata chiesta, nella fase di avvio delle startup, un’azione di supporto con fun-
zioni di affiancamento e di mentoring, con trasferimento di competenze e conoscenze manageriali del “saper fare”. Sono in fase di chiusura gli impegni di assistenza affidati ai nostri manager con soddisfazione sia da parte di Invitalia sia delle aziende affiancate dai nostri colleghi. Con la costituzione della task force per il rilancio dei territori colpiti dal recente terremoto del Centro Italia, al gruppo “Manager innovatori del fare impresa” è stata riconosciuta la capacità di strutturare programmi specifici per l’inserimento manageriale nelle pmi, in quanto ci è stato affidato il coordinamento dell’intero progetto che vede coinvolto il territorio di Norcia. Le attività di assistenza alle imprese sono in corso e parallelamente è partita un’assistenza alla costituzione di un contratto di rete tra imprese di Norcia e Comune per il lancio e la promozione di un “brand Norcia” che identifichi e valorizzi i prodotti della zona. L’approccio metodologico di testare localmente quelle iniziative, che poi possono scalare a livello nazionale, verrà applicato anche per il 2018 e vedrà, dopo la presentazione della ricerca sul manager di rete alla presenza degli stakeholder nazionali, la replica di tale format nelle associazioni territoriali che hanno dichiarato interesse all’argomento.
I prossimi passi Sempre nel rispetto della strategia indicata verranno realizzati alcuni eventi a livello locale che, se riscuoteranno l’interesse che auspichiamo, verranno poi modellizzati e replicati in altre associazioni territoriali. Tanto per citarne alcuni, intendiamo toccare temi quali la percezione dei segnali della crisi d’impresa, sensibilizzando i professionisti al problema e sul fatto che è in via di approvazione definitiva la riforma sul diritto fallimentare. Ma evidenziando anche l’importante ruolo del manager che, insieme al professionista, possano individuare anticipatamente i sintomi ed evitare che la crisi diventi irreversibile. Altro tema che vogliamo approfondire è quello dei rapporti tra pmi e banca, sia in termini di omogeneità di linguaggio per facilitare i rapporti sia come attività, dove il manager possa operare come consulente delle istituzioni finanziarie per la concessione del credito. Il manager potrebbe quindi fungere da analizzatore dello stato di vita dell’azienda e per conto della banca facilitare l’utilizzo effettivo delle risorse finanziarie concesse a fronte di un business plan elaborato dall’azienda. Infine, un terzo filone è rappresentato dalla promozione della managerialità: è stato lanciato a inizio ottobre il progetto Start Up
Le associazioni territoriali coinvolte Il progetto è stato scelto tra gli obiettivi prioritari da ben 11 associazioni territoriali Manageritalia che hanno attivato ognuna un apposito gruppo di lavoro guidato da un project leader. Questi 11 gruppi – che coinvolgono attualmente 46 persone e sono coordinati da un project leader nazionale – lavorano in modo sinergico con frequenti scambi e allineamenti. Il gruppo di lavoro “Manager innovatori del fare impresa” è presente nelle associazioni di Ancona, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Trento, Veneto. Per avere informazioni e aderire al gruppo di lavoro bisogna rivolgersi alla propria associazione territoriale. Partecipa anche tu!
& Hope in partnership con l’Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola e con il supporto di Lazio Innova, che mira a favorire la creazione di startup innovative fornendo supporto manageriale a chiunque voglia realizzare la propria attività d’impresa. Il progetto è stato ideato e lanciato dall’associazione Manageritalia Roma, che curerà anche gli aspetti volti a renderlo replicabile in caso di successo. Da un punto di vista operativo, il percorso progettuale si articola in una serie di step sequenziali, che vanno dalla raccolta delle idee progettuali alla formazione su tematiche specifiche, dal supporto nelle fasi di scouting delle risorse finanziarie all’affiancamento nelle primissime fasi delle attività.
Due esempi virtuosi Come si valuta l’impatto che la promozione e l’inserimento ma-
nageriale procurano su un territorio? Vorrei rispondere con due fatti, accaduti di recente. Il primo riscontro lo abbiamo avuto quando un’impresa finanziata da Invitalia che aveva ricevuto l’assistenza operata dal nostro manager ha ritenuto necessario chiedere al nostro mentor di proseguire l’attività di consulenza, pagando lei direttamente il costo. La seconda riguarda una frase con cui ci salutò un volontario del soccorso Alpino di Amatrice con il quale avevamo concluso un progetto e che riguarda l’immagine del manager sempre oggetto di fraintendimenti e di non corrette valutazioni. E così Franco Tanzi, membro del Soccorso Alpino, nel congedarci ha detto: «Oggi è un giorno speciale perché ho visto gente in giacca e cravatta che ha mantenuto la promessa fatta!».
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Intervista
IL FUTURO È GREEN Ospite dell’evento promosso da Prioritalia sulla sostenibilità del 16 ottobre a Roma, il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti fa il punto sulle nuove opportunità dell’economia circolare, su una nuova idea di sostenibilità e sulle sfide globali in tema di ecologia e business etici. Italia molto più virtuosa di quanto si possa credere.
Gian Luca Galletti è ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare dal 2014.
Mario Mantovani vicepresidente Manageritalia
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Gli ultimi anni hanno visto un cambiamento di sensibilità sulla governance globale legata alla sostenibilità. Cosa ne pensa? «Questi anni sono stati cruciali per un cambiamento culturale, che noi dobbiamo oggi saper interpretare. È un nuovo modo di intendere le politiche ambientali rispetto all’economia dei paesi, a livello sia globale sia italiano. Ci sono stati eventi storici in questi anni, dall’enciclica del papa Laudato sì, che ha messo il tema dell’ambiente al centro dei valori etici e morali, all’accordo di New York sullo sviluppo sostenibile nel giugno 2015, al grande accordo di Parigi nel dicembre 2015. Questi tre eventi vogliono proprio cambiare il rapporto tra le politiche ambientali e il mondo economico, perché sempre più le prime diven-
tano sinonimo di concorrenzialità per le imprese». Cosa è cambiato nel ministero che lei dirige e come sta cambiando la politica legata alla sostenibilità in Italia? «Mentre fino a qualche anno fa l’ambiente era vissuto come un vincolo e quando gli imprenditori venivano nel mio ministero tremavano perché imponevamo regole di tutti i generi, dalle emissioni alle scorie, alla gestione dei rifiuti, oggi il mio ministero è diventato un grande volano di sviluppo economico perché le aziende vengono a chiedere il bollino di sostenibilità e un aiuto sull’economia circolare. La difficoltà culturale è capire tutto questo, capire come le politiche economiche e ambientali possano incidere all’interno dei processi produttivi delle singole
imprese e come rimanere indietro su questo vuol dire avere un deficit di concorrenzialità». Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi anni? «Se mi chiede su cosa sarà basata la quarta rivoluzione industriale io sicuramente le dico la domotica e la robotica, ma anche l’economia circolare, ovvero la capacità di avere una produzione che consuma meno materie prime ed è in grado di riciclare nel proprio processo gli scarti di produzione per avere prodotti finali che non sono rifiuti ma che possano essere riutilizzati. Tutto questo vuol dire economicità. Se consumo meno materie pri-
me, se anziché avere un costo per un rifiuto e uno scarto ho la possibilità di riciclarlo, divento più competitivo. Dobbiamo rivisitare la governance dei processi. Questo vale per le istituzioni e per le aziende. Per le istituzioni è facile da comprendere. Io vinco se tutte le politiche sono sostenibili, dallo sviluppo economico ai trasporti, all’agricoltura, alla finanza verde». Con quali strategie? «Tutta la strategia energetica nazionale oggi si basa sugli accordi di Parigi, non è più concentrata solo sul fabbisogno dei cittadini ma su come quel fabbisogno può coincidere con quegli accordi. Il driver non è più l’economicità
del sistema ma la sostenibilità ambientale. Abbiamo finalmente in campo una strategia di sviluppo sostenibile e di economia circolare. Quando avremo compiutamente ridefinito queste strategie saremo a posto da qui al 2030. Non parlo di un piano ambientale ma industriale. Quando giro per le imprese vedo troppe direzioni marketing e sostenibilità, ma la sostenibilità dovrebbe invece essere delega dell’amministratore delegato. Altrimenti diventa solo un’occasione per il marketing di fare green washing». Oggi possiamo applicare i principi informativi dei bilanci delle
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Intervista aziende. Il suo ministero può migliorare l’informazione ambientale? «Abbiamo due problemi. Il primo è di tipo scientifico. Le informazioni devono avere una base scientifica e non provenire dalla pancia. C’è una cattiva comprensione dei processi ambientali. Oggi in campo ambientale la scienza ha fatto passi da gi-
gante, sappiamo cosa fare e cosa non, sappiamo come comunicare con esattezza senza confondere. Se noi non riusciamo a fare questo rischiamo che lo sviluppo sostenibile diventi decrescita felice, a cui non credo. Poi abbiamo un problema di comunicazione. Vedo molte aziende che si sforzano di fare il bilancio di sostenibilità. È uno sforzo che
apprezzo. Se noi però non mettiamo delle regole rischiamo che siano solo documenti allegati al bilancio che producono solo effetti limitati. Ad esempio, nella nota integrativa al bilancio ci sono alcuni dati che oggi sono un po’ inutili, che non rappresentano lo stato dell’azienda, e mancano invece dati molto sensibili come quelli sociali. Se
MANAGER E SOSTENIBILITÀ Il 16 ottobre a Roma presentato uno studio Aiaf, Università Milano-Bicocca e Plef in occasione del convegno “Le strategie delle imprese sostenibili e l’incremento del loro valore finanziario” promosso da Prioritalia, Manageritalia, Fondo Mario Negri e Aiaf. Presenti il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, imprese e analisti finanziari Nell’incontro dello scorso ottobre il ministro Galletti ha ribadito che è un bene che la finanza investa e premi nelle sue scelte chi è più sostenibile, ma molto dipende anche da imprenditori e manager, che nei loro modelli di business e vantaggi competitivi devono inserire e privilegiare la sostenibilità. Proprio il ruolo dei manager è il filo conduttore dell’impegno di Prioritalia e Manageritalia. Infatti, come ha ricordato il presidente Prioritalia Marcella Mallen, se i manager devono far funzionare e competere le aziende, devono considerare sempre
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più il valore, anche per il mercato, della sostenibilità. Un impegno che oltre a essere professionale e aziendale diventa sociale quando, anche attraverso Prioritalia, il loro contributo esce dai confini professionali per farsi movimento nella business community e nella società. Per ragionare più di benessere che di Pil numerico, secondo il portavoce Asvis Enrico Giovannini dobbiamo anche cominciare a produrre benessere. Questo implica mettere tra gli obiettivi d’impresa la sostenibilità del prodotto finale e delle azioni necessarie per produrlo. Un
compito che deve entrare nelle categorie mentali e comportamentali di tutti, imprenditori e manager in testa. L’incontro è partito dai risultati di un’indagine Aiaf, Università Bicocca e Plef su alcuni dei principali
un’azienda fa lo stesso risultato con una riduzione di Co2 questo è un valore molto forte. Se faccio progressi sull’economia circolare questo è un dato sensibile dal punto di vista sociale. Occorre cominciare a pubblicare questi dati con criteri seri. Tutto ciò vale anche per l’aspetto finanziario, se investo la mia attività in titoli verdi».
Pensa che ci sia la possibilità di acquisire nuove leadership nei settori verdi? «Noi italiani spesso arriviamo ai problemi cruciali in maniera casuale, senza aver compreso effettivamente quello che abbiamo fatto. Senza contare che amiamo parlare male di noi stessi. In campo ambientale abbiamo dei punti di forza enormi. Noi siamo tra i
operatori finanziari mondiali. È emerso come la sostenibilità a 360° sia oggi uno dei principali parametri nell’indirizzare le scelte dei maggiori investitori mondiali. Non più una moda, ma una necessità tesa prima di tutto a prevenire i rischi dovuti a potenziali danni ambientali, sociali ecc. Poi un investimento che a medio termine comincia a evidenziare risultati interessanti, premiati sempre più dai cittadini che entrano in gioco nel-
«La quarta rivoluzione industriale sarà anche l’economia circolare, cioè la capacità di avere una produzione che consuma meno materie prime e ricicla i suoi scarti»
le molteplici vesti di consumatori, investitori e lavoratori. Stiamo spostando sempre più investimenti su settori e aziende sostenibili, ha detto durante l’incontro Lorenzo Randazzo, Institutional sales manager Axa investments: una scelta chiara e strategica che previene rischi e cerca rendimenti interessanti nel medio termine. Questo avviene sul fronte azionario e oggi sempre più anche su quello obbligazionario. Il ruolo di Microfinanza Rating, invece, è quello di spingere a trasparenza sul mercato e creazione di disciplina e gestione manageriale all’interno delle società di microfinanza. La metodologia di rating, ha confermato l’executive director Aldo Moauro, si è andata arricchendo di metriche, analisi e indicatori di carattere ambientale e di social performance.
Tanti gli interventi di prestigiosi operatori finanziari e non. Tra questi, Alessandro Baldi, presidente Fondo Mario Negri; Antonella Portalupi, vicepresidente Manageritalia; Alberto Borgia, presidente Aiaf. I risultati della ricerca sono stati presentati da Andrea Gasperini, Aiaf; Federica Doni, Università Milano-Bicocca; Emanuele Plata, presidente Plef. Nella prima tavola rotonda, con il punto di vista dei manager e degli organismi internazionali, sono intervenuti Patrizia Celia, Borsa italiana LSEG; Claudio Pirani, Gruppo Erg; Nazareno Ventola, ceo Aeroporto Marconi Bologna. Nella seconda, con asset manager e analisti finanziari, è toccato a Giordano Beani, chief investment Amundi Sgr; Franco Gaudenti, ceo EnVent Capital markets; James Osborne, head of sustainability Lundquist.
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Intervista
«L’Italia in campo ambientale ha dei punti di forza enormi. Siamo tra i maggiori produttori di energia rinnovabile al mondo»
maggiori produttori di energia rinnovabile al mondo. Il 40% di energia elettrica è prodotta da fonti rinnovabili. Ci sono giorni in cui il nostro Paese è alimentato solo da energie rinnovabili. Abbiamo investito tanto e ottenuto risultati molto buoni. In campo di bonifiche e depurazioni abbiamo affrontato problemi con una tecnologia all’avanguardia. Ci sono altri ambiti come l’ecodesign, in
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cui abbiamo grandi competenze e riconoscibilità internazionale». Quindi, cosa fare? «Si tratta di cogliere nuove opportunità. Gli strumenti che ho messo a disposizione nel mio ruolo di governo sono già in parte compresi nel programma Industria 4.0. Tutta la ricerca di prodotti ambientali sull’ecodesign è agevolata del 25%. Tutti i macchinari che vanno verso la produzione nell’economia circolare godono del super ammortamento del 250%. Io credo che gli strumenti oggi siano già in campo e che vadano utilizzati fino in fondo. C’è ancora parecchia strada da percorrere. Non stiamo parlando solo di un aspetto economico.
Quando dico che dobbiamo mettere a disposizione il knowhow che abbiamo, lo dobbiamo fare anche per una questione eticomorale. Oggi sulla partita dei cambiamenti climatici e dell’ambiente ci giochiamo il futuro del pianeta, non il reddito della nostra azienda, la sopravvivenza dell’uomo sulla Terra. O si vince tutti insieme o si perde tutti insieme. Che nessuno pensi in campo ambientale di poter proteggere il proprio benessere. Davanti agli sconvolgimenti del pianeta l’unico modo per mantenere il proprio benessere è di condividerlo con chi oggi deve affrontare quello sviluppo che noi abbiamo affrontato 150 anni fa. L’ambiente non ha confini. L’inquinamento non ha confini. Se non gestiamo in modo diverso l’inquinamento di una parte del mondo che ha il diritto di svilupparsi quanto noi, quell’inquinamento distruggerà il pianeta. E allora questo non è un problema solo loro, ma di tutti. Questo significa che dobbiamo andare là portando quelle tecnologie non per salvare loro ma per salvare noi. Occorre dire “noi siamo qui per aiutarvi a non commettere gli errori fatti da noi”. Con la disponibilità di chi sta saldando un debito ecologico, visto che abbiamo sfruttato le loro risorse per decenni. Il tema è prima di tutto etico-morale. È un investimento sul futuro dell’umanità, sul futuro dei nostri figli».
Eventi
MANAGERITALIA AL FESTIVAL DEL LAVORO In due workshop molto partecipati abbiamo parlato del ccnl dirigenti terziario e del welfare per aumentare managerialità e migliorare l’organizzazione del lavoro
“I
L LAVORO 4.0 e le trasformazioni che attraversano la società italiana. Questo il filo conduttore dell’ottava edizione del Festival del lavoro, che si è svolta dal 27 al 30 settembre. L’evento, organizzato dal Consiglio nazionale dei consulenti e dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro, si è svolto nella cornice del Lingotto di Torino negli stessi giorni del G7 e può essere considerato uno degli appuntamenti più importanti per approfondire i temi legati al lavoro, all’economia e al fisco. Il format è stato quello di una vera e propria agorà, a cui hanno preso parte oltre 10.000 partecipanti, con molti rappresentanti del mondo della politica, delle istitu-
zioni, della business community e della cultura, dal sindaco di Torino Chiara Appendino al vicepresidente della Camera Simone Baldelli, dal presidente Inps Tito Boeri al presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano, dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti al direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini. Gli interventi hanno voluto ragionare su quelle riforme utili per il nostro Paese
per invertire la leva dell’occupazione, che ancora non dà segnali e dati positivi, in particolare per i più giovani. L’edizione di quest’anno è stata particolarmente ricca di argomenti e ha avuto come fulcro proprio la nuova modalità di vedere il lavoro, di gestirlo e organizzarlo. Si è parlato di nuove tutele, di tutto ciò che è necessario avere per il miglior “adattamento” di tutti i lavoratori. Si è fatto anche il
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Eventi
La digitalizzazione del lavoro richiede una nuova professionalità e se è innegabile che le tecnologie determineranno nel tempo la perdita di posti di lavoro, si assisterà allo stesso tempo alla nascita di nuove figure professionali
punto sulla situazione infrastrutturale del nostro Paese, che cerca di essere al passo con altre nazioni pur non possedendo lo stesso sistema infrastrutturale, a cominciare dalla fibra.
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Una nuova rivoluzione industriale? I numerosi eventi all’interno del Festival hanno avuto come filo conduttore l’innovazione, e in particolare l’impatto della cosiddetta industria 4.0 sul lavoro dipendente e su quello autonomo, in particolare quello delle professioni. Sotto i riflettori le opportunità che possono nascere dalla rivoluzione tecnologica, con alcune proposte per il futuro. L’innovazione non può prescindere da investimenti sulle tutele per le nuove generazioni, non può fagocitare posti di lavoro senza offrire nuove opportunità, non può fare a meno del welfare e della
previdenza, di quelle competenze che i robot non potranno mai acquisire. Questo non significa essere ostili a quella che si preannuncia una nuova rivoluzione industriale: la digitalizzazione del lavoro richiede una nuova professionalità e se è innegabile che le tecnologie determineranno nel tempo la perdita di posti di lavoro, si assisterà allo stesso tempo alla nascita di nuove figure professionali. L’importante è saper rendere più efficienti i processi produttivi e diversificare in modo adeguato le prestazioni lavorative. Solo se saremo capaci di intendere la tecnologia come una risorsa riusciremo a vincere la sfida della trasformazione del lavoro a cui assisteremo, ovvero della riformulazione del lavoro. Formazione, tecnologie di alto livello e strumenti all’avanguardia sono fondamentali anche per i professionisti per competere sul mercato e gestire al meglio le attività di studio, per condividere informazioni, esperienze e il proprio patrimonio formativo.
Due workshop targati Manageritalia Manageritalia non poteva di certo mancare durante la tre giorni. È stata anche l’occasione per iniziare un percorso comune con i consulenti del lavoro e condividere, anche in due appositi workshop molto seguiti, l’importanza di una gestione manageriale e di una
nuova organizzazione del lavoro. I consulenti del lavoro sono determinanti per aiutare la crescita della competitività delle imprese, che si raggiunge anche utilizzando al meglio leggi, norme e contratti vigenti. Il loro ruolo, noi manager lo sappiamo bene, è ad alto valore aggiunto proprio quando trova la soluzione migliore per ottimizzare i costi, garantendo flessibilità, produttività e qualità delle risorse umane. Le persone sono, oggi più di ieri, il vero valore dell’azienda, è quindi importante avere adeguati strumenti per inserire e trattenere quelle più valide in ruoli determinanti come quelli manageriali. Questo ancor più in un paese povero di managerialità come il nostro, dove solo il 33% delle imprese familiari ha manager esterni alla famiglia dell’imprenditore, mentre li hanno l’80% dei competitor europei. Un problema, quello della scarsa managerialità, che incide sulla competitività delle aziende e del sistema e che il ccnl dirigenti terziario può aiutare a risolvere.
Ccnl come strumento per aumentare la managerialità La prima tavola rotonda, incentrata sul ccnl dirigenti terziario come strumento per aumentare la managerialità, ha coinvolto il vicepresidente di Manageritalia Mario Mantovani, il presidente di Manageritalia Torino Daniele
Testolin, il consulente del lavoro di Torino Massimo Gerardi e il fondatore e ceo di Finance Evolution Giovanni Radis. Per molti dei consulenti del lavoro presenti e tanti altri incontrati nella tre giorni del Lingotto il contratto dirigenti terziario permette di aggiungere ulteriore valore a quanto già fanno per le imprese e il sistema produttivo, facilitando, con l’inserimento di validi dirigenti, la managerialità e quindi la competitività. Il contratto dei dirigenti del terziario è, a detta di tanti dei consulenti con i quali ci siamo confrontati, moderno, semplice e innovativo, snello e flessibile, e permette di instaurare velocemente rapporti di fiducia offrendo alle aziende una base ad alto valore aggiunto, grazie a un welfare premiante e non reperibile sul mercato che parte da un minimo contrattuale di 55mila euro. C’è quindi ampio spazio per la contrattazione individuale tra aziende e manager, con l’obiettivo di determinare una retribuzione variabile in base ai risultati. Il contratto prevede anche una formazione di qualità attraverso il Cfmt, il Centro di for-
mazione per il management del terziario, che permette uno sviluppo professionale e un virtuoso scambio culturale e di esperienze con manager di diversa estrazione per far crescere tutti, soprattutto le competenze e la competitività delle pmi. Esistono poi delle agevolazioni, inserite nell’ultimo rinnovo contrattuale, che permettono in casi
Inizia una collaborazione con i consulenti del lavoro, ai quali abbiamo dedicato un’app tutta da scoprire
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Eventi specifici di passare un quadro a dirigente a parità di costo, in modo da facilitare tutte le aziende, ma soprattutto le pmi, a trattenere e/o inserire validi manager in azienda. Un modo per spingere le troppe aziende familiari italiane che non hanno manager esterni alla famiglia dell’imprenditore ad aprirsi a nuove e indispensabili competenze, offrendo loro un sistema di regolazione del lavoro semplice, chiaro e arricchito da un welfare performante che include la famiglia del lavoratore.
Welfare per supportare l’organizzazione del lavoro La seconda tavola rotonda ha sviluppato un dibattito molto seguito su come migliorare l’organizzazione del lavoro con managerialità e welfare. Sul palco il vicepresidente di Manageritalia Mario Mantovani, Luca Contardi, consulente del lavoro di Milano, Fabrizio Magi, direttore risorse umane Sebia, e Gianmarco Ricci, ceo Best Western Italia. La discussione ha affrontato un tema oggi molto dibattuto e su cui Manageritalia ha molto da dire: ovvero quell’insie-
CON L’iniziativa lanciata da Manageritalia nel 2014 punta a fare informazione, cultura e offrire strumenti per cambiare davvero il lavoro puntando a maggiore produttività e benessere per persone e aziende. E qui entra in gioco il welfare, quello a tutto tondo, che serve per dare concretezza agli obiettivi. Quello che, tra vari strumenti, vede, come leva per favorire la produttività, anche la flessibilità oraria e il lavoro a distanza. Alla base di tutto l’idea che serva cambiare l’organizzazione del lavoro che, grazie a una vera gestione manageriale, sia in grado di puntare con reciproci vantaggi a flessibilità, collaborazione, responsabilizzazione ed engagement. In questo contesto si inseriscono i progetti creati con l’ausilio di manager associati, e volti a fare da cavallo di troia per far accadere davvero le cose in azienda. Parliamo di Smart Welfare, InterAGEing e Un Fiocco in Azienda. Progetti che qualche decina di aziende hanno già utilizzato e a tante altre sono serviti da stimolo e modello.
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PER SAPERNE DI PIÙ VISITA IL SITO
www.manageritalia.it > Manageritalia > Progetti Manageritalia > Produttività&Benessere
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me di strumenti per migliorare l’organizzazione delle aziende e favorire la produttività. Mantovani, aprendo l’incontro, ha evidenziato come, anche sulla base di alcuni dati Istat, emerga che le aziende oggi vincenti sono proprio quelle che puntano sul lavoro in team, su una maggiore responsabilizzazione e partecipazione dei lavoratori, spinte e agevolate da una nuova organizzazione e da strumenti di welfare. Magi e Ricci nelle loro aziende hanno sviluppato i progetti di smart welfare previsti dall’iniziativa Cambia il Lavoro con Produttività&Benessere di Manageritalia (vedi box). I due manager ospiti hanno confermato, partendo dalle loro realtà aziendali, come oggi concetti come il tempo e il luogo di lavoro sono diventati estremamente elastici, ecco perché tutti i simboli della vecchia cultura organizzativa – dal cartellino da timbrare alle ferie da chiedere che prevedono una sospensione totale dell’attività – risultano obsoleti e controproducenti. Il welfare aziendale rappresenta una straordinaria opportunità da cogliere e non ci sono scuse valide per non applicare le proposte che Manageritalia offre e che vedono i manager svolgere un ruolo determinante, perché possono veicolare internamente questi strumenti, monitorare la loro efficacia e contribuire in definitiva al miglioramen-
to dei modelli organizzativi. Gli strumenti, ha ricordato Contardi, spesso ci sono già, ma vanno comunicati in modo chiaro e puntuale. Ecco perché i manager, insieme ai consulenti del lavoro, possono promuoverli internamente ribadendone i vantaggi, da quelli fiscali a quelli sulla produttività.
Un’app dedicata ai consulenti del lavoro Nel corso del Festival del lavoro Manageritalia ha presentato una novità: l’app per smartphone “Manageritalia per i consulenti del lavoro”, scaricabile gratuita-
mente. L’applicazione è uno strumento accattivante e utile, che ha visto fin dai primi giorni decine di download. L’obiettivo dell’app è di aiutare i consulenti a conoscere meglio il contratto dei dirigenti, affinché possano appoggiarlo in azienda, e prevede un servizio esclusivo che permette di richiedere informazioni sul ccnl e tutti gli aspetti che riguardano la vita professionale dei manager, insieme a un game per testare le proprie conoscenze in materia e a tante news interessanti. Anche in questo modo “smart” Manageritalia diffonde
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Le persone sono, oggi più di ieri, il vero valore dell’azienda, è quindi importante avere adeguati strumenti per inserire e trattenere quelle più valide in ruoli determinanti come quelli manageriali
la cultura manageriale e presenta gli aspetti tecnici in modo chiaro, schematico e utile, facendo cultura 4.0.
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Management
FISICA E MATEMATICA IN AZIENDA Per chi deve gestire organizzazioni complesse, quali suggerimenti concreti possono provenire da saperi così diversi? Federico Castelletti Cazzato responsabile sviluppo delle risorse umane di Skills Management
Nicola Longo managing partner di Skills Management
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L FISICO Carlo Revelli ha messo in evidenza, nei suoi innumerevoli scritti, come la scienza prima di essere esperimenti, misure, matematica, deduzioni rigorose, sia soprattutto un’attività visionaria: «Un mondo di avvenimenti non di cose. Ultima frontiera. Non c’è più lo spazio che contiene il mondo e non c’è più il tempo lungo il quale avvengono gli eventi. Ci sono solo processi elementari dove quanti di spazio e materia interagiscono tra loro in continuazione. L’illusione dello spazio e del tempo continui attorno a noi è la visione sfocata di questo fitto pullulare di processi elementari». A questa considerazione possiamo abbinare la riflessione del sociologo Edgar Morin: «La conoscenza specializzata è in sé una forma particolare di astrazione. La specializzazione abs-trahe, vale a dire estrarre un oggetto da un dato campo, ne rifiuta i legami e le intercomunicazioni con il suo ambiente, lo inserisce in un settore concettuale astratto che è quello della disciplina settoriale, i cui confini infrangono arbitraria-
mente la sistematicità e la multidimensionalità dei fenomeni».
La sfida della complessità Bene, ma per chi deve governare e gestire organizzazioni complesse quali suggerimenti concreti possono provenire da saperi così diversi? Tutti i giorni, infatti, i manager devono misurarsi con problemi asfissianti e urgenti: clienti scontenti, crediti da incassare, collaboratori da motivare, scorte da tener basse e così via. Chi li può aiutare? Già nei decenni conclusivi del Novecento si sviluppò una riflessione che mise in luce come apparisse urgente e decisiva una nuova ricomposizione dei saperi per poter affrontare, da molteplici punti di vista, lo studio di una realtà di estrema complessità quale è il management… ma non solo! La sfida della complessità, caratterizzata da tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana, richiede di articolare molteplici prospettive attraverso le quali osservare il mondo. Anche quello delle imprese.
La crisi che stiamo vivendo può essere letta in primis come una crisi da invecchiamento, soprattutto del pensiero. La mondializzazione ha messo in piedi l’infrastruttura di una società-mondo che è incapace di instaurare. Abbiamo le fondamenta, ma non l’edificio. Abbiamo l’hardware ma non il software. Le imprese e le istituzioni della nostra società fanno fatica a sostenere l’evoluzione e i cambiamenti dell’uomo e della natura: sembrano più immobili ed eterne di quanto la fisica classica “immobilizzasse” la natura.
Il tema che si trovano ad affrontare imprenditori, top manager, “mandarini” della pubblica amministrazione, governanti (cioè tutte le classi dirigenti) è inedito e complessivo: devono costruire nuove imprese all’interno di un nuovo sistema economico e di una nuova società. Questa è la ragione che ci ha suggerito di andare oltre i tradizionali ambiti economico-sociali, riferimento tipico di chi si occupa di impresa, per esplorare nuovi territori e cercare risposte ai problemi contemporanei delle organizzazioni.
La visione del mondo predominante è quella della fisica classica in cui l’uomo è in balia di un ambiente dove dominano leggi che può usare, ma non modificare. La fisica moderna ci guida verso una realtà in cui le leggi della natura non sono eterne e immutabili, ma emergenti e contingenti
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Management È nata così l’idea di proporre una sintesi delle nuove conoscenze che stanno emergendo nel mondo della scienza, in particolare fisica e matematica, e provare a immaginare che contributi possano dare per vincere la sfida che abbiamo di fronte.
«I salti con cui ogni oggetto
passa da un’interazione all’altra non avvengono in modo prevedibile, ma largamente a caso. Significa che la realtà essenziale di un sistema è indescrivibile? Significa solo che manca un pezzo alla storia? O significa, come a noi sembra, che dobbiamo accettare l’idea che la realtà sia solo interazione?» Carlo Revelli
Serve un cambio di visione La visione del mondo predominante ci parla di un uomo in balia di un ambiente dove dominano leggi che l’uomo può usare, ma non modificare (le leggi della natura). Visione che si estende anche all’ambiente economico (le leggi dell’economia), all’ambiente sociale ecc. Questa visione nasce dalla fisica classica, ma viene messa in crisi da quella moderna che ci guida verso una realtà in cui le leggi
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della natura non sono eterne e immutabili, ma emergenti e contingenti. Sono le domande che l’uomo pone alla natura che fanno emergere le sue risposte (le sue leggi). Più esplicitamente, lo sguardo dell’uomo non è mai neutro, oggettivo, ma interpreta, modifica, crea. Questo è possibile perché ogni individuo non è un elemento isolato, ma è legato, per alcuni versi in modi ancora misteriosi, a tutti gli altri uomini e alla natura stessa. L’approfondimento di queste tematiche ci ha guidati alla creazione, in collaborazione con il fisico Francesco Zanotti, di un set di “strumenti” destinati ad amministratori delegati, direttori generali, responsabili delle varie funzioni aziendali che vogliono potenziare e arricchire le proprie capacità di lettura della realtà e di elaborazione strategica. Affrontiamo questo cambiamento di visione parlando di meccanica quantistica, fononi e mille altri “strani” fenomeni che si manifestano in una materia sempre più misteriosa. Così misteriosa da danzare con l’energia e farci scoprire una materia e un’energia oscure (sia perché non si vedono, sia perché di queste non sappiamo nulla) che sono le vere realtà dell’universo. Un’esplorazione troppo estrema? Pensiamo di no.
La realtà è tutta interazione Come suggestione possiamo ancora richiamare il pensiero del fisico Carlo Revelli che nel suo libro Sette brevi lezioni di fisica ci ricorda: «Gli elettroni non esistono sempre. Esistono solo quando qualcuno li guarda, o meglio, quando interagiscono con qualcosa d’altro. Un elettrone è un insieme di salti da un’interazione all’altra. I salti con cui ogni oggetto passa da un’interazione all’altra non avvengono in modo prevedibile, ma largamente a caso. Significa che la realtà essenziale di un sistema è indescrivibile? Significa solo che manca un pezzo alla storia? O significa, come a noi sembra, che dobbiamo accettare l’idea che la realtà sia solo interazione? Un mondo di avvenimenti non di cose». Osservare attraverso questa diversa lente l’attività d’impresa non può che modificare alcuni dei paradigmi abituali e, probabilmente, offrire qualche ipotesi per una sua migliore gestione.
Le resistenze al cambiamento Un’altra suggestione può fornirci qualche indicazione in merito ai processi di cambiamento, sempre d’attualità in molte imprese. La fisica quantistica ci indica che se si cerca di governare un sistema dall’esterno fornendogli direttive di funzionamento, si può essere certi che il sistema le giudicherà insensate. La conseguenza è
che il sistema al peggio si ribella, al meglio ignora queste direttive che giudica insensate. Manifesta spesso quella che gli esperti di organizzazione chiamano “resistenza al cambiamento”. Se chi governa un’impresa insiste in direttive che il sistema giudica
La matematica del management Questo per quanto riguarda la fisica. E la matematica come può rappresentare un concreto “supporto” per i manager? Siamo abituati a pensare che essa sia il regno della certezza. Molti
sta, può contribuire alla costruzione di mondi che vanno giudicati in base alla loro “bellezza”. Forse il manufatto che si cerca di far somigliare più alla verità è il piano strategico dell’impresa. Ma se anche la matematica è un libro di storie, allora non può esserlo
incomprensibili, le resistenze al cambiamento si trasformano inevitabilmente in conflitto aperto. Se nel dominio della natura l’uomo si sente protagonista, tanto più lo sarà nei domini che lui stesso ha creato: l’economia e la società. L’uomo può costruire l’economia e la società che desidera, ma se emergono crisi è perché l’uomo stesso le ha costruite. E può risolverle a patto di conoscere a fondo i meccanismi che le hanno create e le modalità per convivere con esse, per cercare di farle evolvere, non per dominarle!
ritengono che il ragionamento matematico garantisca, quando lo si usa, la formulazione di verità indiscutibili. E allora ognuno di noi aspira a ragionare “matematicamente”. Un ragionare ferreo e indiscutibile che cresce a mano a mano che aumenta l’ambito di responsabilità di una persona. Ma purtroppo, o per fortuna, neanche il ragionare matematico garantisce la verità! Scoprire le “incertezze” e gli infiniti spazi di libertà della matematica fino a far emergere un fare matematica che somiglia al lavoro dell’arti-
anche un piano strategico o un business plan? Ma la strategia “deve poi accadere”. Allora occorre che il piano strategico sia una storia scritta insieme dall’impresa, dal suo mercato e dai suoi stakeholder. E da tutti deve essere giudicata così bella ed emozionante che non la si può che far accadere. Ecco perché pensiamo che fisica e matematica possano allora essere integrate nelle tradizionali discipline applicate al mondo economico per pensare in modo diverso al management e alla gestione delle organizzazioni.
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Uno di noi
FARE IL CEO OGGI Due chiacchiere con Marco Preti sul ruolo dell’amministratore delegato, il contributo e i must che deve mettere in campo per dare valore all’azienda e crescere professionalmente. Preti è associato a Manageritala Bologna da oltre 18 anni.
Marco Preti, dopo una breve esperienza lavorativa in una finanziaria automobilistica, approda in Crif nel 1994, dove ricopre oggi il ruolo di direttore generale. Crif è una società specializzata in sistemi di informazioni creditizie, di business e di soluzioni per il credito. È anche amministratore delegato di Cribis, società nata dall’acquisizione del ramo italiano di D&B da parte di Crif.
Enrico Pedretti
Cosa vuol dire oggi essere amministratore delegato in un mercato sempre più mutevole? «Vuol dire studiare e mantenersi aggiornati come mai è successo in passato. In ogni mercato le evoluzioni tecnologiche possono essere straordinarie opportunità come grandi minacce. È troppo semplice passare da essere leader a essere obsoleti e bisogna sempre guardare al dopodomani per cercare di rimanere competitivi e attuali. Penso poi che questo atteggiamento non sia solo di una persona, del leader, ma deve essere trasmesso e coltivato in tutta l’organizzazione facendone una delle caratteristiche personali da cercare e premiare». Quali i must da mettere in campo, indipendentemente da azienda e settore? «Studio, ascolto, determinazione, ma soprattutto capacità di ingaggiare le persone in progetti
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complessi e mai scontati. Il capitale umano è in ogni settore importante, ma in quello dei servizi dove la mia azienda opera è cruciale». Come un amministratore delegato può dare contributo e valore all’azienda? «Oggi come oggi i ruoli sono più sfumati e la velocità del mercato richiede una vicinanza dei vertici aziendali con ogni fase operativa. Solo così si può aggiungere valore e portare le persone a raggiungere obiettivi sfidanti. Credo che l’epoca del manager distaccato e non coinvolto nella quotidianità sia finita». Lei è stato nel marketing, nelle vendite ecc. Qual è il percorso vincente? «Non esistono stereotipi. Certo è che solo conoscendo fino in fondo il cliente si può costruire un prodotto o un servizio di successo.
Non è sufficiente ascoltare, bisogna conoscere dal profondo per innovare. Prenda l’esempio di Uber: se avessero seguito solo il percorso classico dei focus group organizzati fra gli utenti dei taxi cosa avrebbero ottenuto? Risposte standard tipo: più veloci, più puliti, meno costosi ecc. Non credo avrebbero costruito l’esperienza cliente che oggi offrono solo basandosi su questo. Innovare significa conoscere a fondo, essere curiosi e immaginare. Ecco il percorso vincente». Cosa fare per crescere professionalmente? «Mai sentirsi a posto con se stessi o arrivati. Mai pensare: mi merito che l’azienda mi dia riconoscimenti per quello che ho fatto. Ogni mattina bisogna svegliarsi pensando di dover dimostrare quanto si vale e cosa si può portare all’azienda e alle persone che vi lavorano». Quali sono i punti di forza di business e manageriali del settore dei servizi finanziari? E come sono esportabili altrove? «I servizi per il mondo finanziario offrono grandi opportunità di risparmio ed efficientamento a tutti i clienti. Il primo servizio che Crif (la capogruppo di Cribis) ha lanciato in Italia oltre 25 anni fa ha fatto risparmiare milioni di euro in minori tassi di interesse a ognuno di noi. Sono idee esportabili in
MANAGERITALIA BOLOGNA L’associazione in numeri Dirigenti 1.211 Quadri 121 Executive professional 257 Pensionati 544 TOTALE 2.136 Maschi 1.762 Femmine 371 dati al 18 ottobre 2017
ogni paese e che ci hanno consentito un grande sviluppo globale».
diato, ma sicuramente non nel lungo periodo».
Che ambiente professionale c’è a Bologna e come sfruttarlo? «Bologna è una città dove si vive ancora benissimo e questo aiuta anche a lavorare meglio. Il tessuto aziendale locale è stimolante e vario e sicuramente offre buone opportunità di crescita».
Managerialmente parlando, Bologna e la sua regione come sono messi? «Molti ottimi manager in aziende dinamiche e abituate a contesti internazionali. Cosa vuole di più?».
Come fare networking con vantaggi per sé e l’azienda, magari anche divertendosi? «Incontrando le persone con curiosità. Se lo si fa per dovere o solo con lo scopo di vendere se stessi o la propria azienda porta forse a qualche risultato imme-
Lei è associato a Manageritalia Bologna: che rapporto e quali vantaggi ha? «Utilizzo qualche servizio ma non frequento mai. Magari se ci fossero iniziative diverse anche di networking potrebbe diventare un ambiente di ulteriore crescita».
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Manager e sport
TIRARE LA VOLATA Un buon ciclista sa pianificare il percorso, fronteggiare gli imprevisti e gestire tempo e risorse. Proprio come un buon manager Eliana Sambrotta
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A CHIAMANO “tendenza bicicletta”. È quella che imperversa nell’ultimo decennio. Dal bike-sharing in città alle vacanze in sella attraverso affascinanti percorsi cicloturistici, il popolo di atleti, cultori, filopedalanti e appassionati del sellino è cresciuto fino a portare a circa un milione e 700mila il numero di biciclette vendute nel 20161 – con
“…anta” chilometri. Il vero appassionato. E senza dubbio un tipo tosto. Perché pedalare ti mette a dura prova, è forse uno degli sport più faticosi e dunque la testa conta tantissimo. Bisogna saper fronteggiare gli imprevisti, come una gomma che si buca o un temporale improvviso, bisogna dosare le forze e calcolare il percorso migliore.
un’impennata di quelle elettriche – senza contare il crescente numero di fruitori di bici a noleggio: solo a Milano sono 20mila i mezzi a disposizione targati BikeMi, Mobike e Ofo. Complice la crisi da una parte, che ha invogliato a inforcare l’economico mezzo a fronte della costosa automobile. E complice l’inesorabile ascesa della filosofia green, in tutte le sue sfumature di verde, dall’indomito paladino dell’ecosostenibile a quello più radical chic. Eccoci qua, tutti in sella. E poi c’è il ciclista. Quello con la “C” maiuscola, che c’era anche prima, al di là di ogni moda, che non molla mai, anche con le intemperie, che si sveglia presto alla domenica per fare i suoi bei
Ciclisti in azienda
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Dati Ancma Confindustria
Ecco perché sempre più aziende apprezzano il candidato ciclista. Prediligono assumerlo proprio per le sue soft skills, caratteristiche personali che ben si sposano con chi deve condurre un team professionale e che, se è già abituato a sfoderare in situazioni a lui familiari, gli verrà certamente più naturale farlo in ambito lavorativo. Di cosa parliamo? Innanzitutto della capacità di gestire il tempo. Un ciclista, infatti, acquisisce un elevato e preciso senso del tempo ed è portato a sprecarne meno, a essere puntuale e a sapersi organizzare scrupolosamente. In secondo luogo la capacità di collaborazione. Normalmente si pedala in gruppo ed è molto importante per il singolo corridore sentirsene parte ed essere accettato.
HANNO DETTO DEL BIKE WEEKEN D
MANAGER IN SELLA!
Daniela Veludo
Come ogni anno a inizio autunno Manageritalia Milano ha organizzato il Bike weekend. La 17esima edizione si è svolta il 6, 7 e 8 ottobre a Castagneto Carducci, in provincia di Livorno. Tre giorni di sport, divertimento e networking. L’evento è dedicato da sempre agli associati, alle loro famiglie e agli amici e li accompagna a pedalare per i più bei percorsi cicloturistici d’Italia. È adatto a tutti perché vengono organizzati differenti gruppi guidati da esperti della zona in base a diversi livelli di preparazione atletica e di “spirito”: c’è spazio per chi ama faticare su strada, come per chi predilige la mountain bike o una semplice passeggiata con i bambini. L’importante è divertirsi in compagnia!
«Ma quanto è bello pe dalare con gli amici di Managerita lia e la tua guida, in una mite mattin ata di ottobre, lungo un sorprenden te viale dei Cipressi che ti porta dr itto al mare?».
Roberto Scanu
«Una fantastica oppo rtunità di divertimento, sport, golia rdia. Quest’anno uno dei più bei pe rcorsi cicloturistici mai fatti. Atten zione solo alle calorie: si accumula pi ù di quello che si brucia!». Ambrogio Lucietti
«Ho partecipato a tutti i Bike weekend finora: è un ’occasione per ritrovare gli am ici che in questi anni hanno co ndiviso la “bike passion”, ma va sottolineata la perfetta or ganizzazione di sempre».
Giovanni Brognoli
«Un annuale incont ro tra appassionati di bici, affiatati e amanti della fatica in modo cond iviso. La mia speranza è di poter ripetere tutto questo ancora per m olti anni!».
Guarda il video su www.manageritalia.it Per maggiori info: www.manageritalia.it > Associazioni territoriali > Milano
Per inserirsi correttamente e agevolmente in un gruppo consolidato l’atleta entra piano piano, studia ogni altro componente del gruppo, come pedala e come si comporta. Cerca di capire chi è il leader e chi sono i gregari. Prova con cautela ad andare in testa al gruppo, ma senza strafare, e poi a stare nel mezzo adeguandosi alla
loro andatura. Allo stesso modo queste sono valutate da un datore di lavoro come buone qualità per un neoassunto che va a inserirsi in un team di lavoro dove l’attività di squadra, l’interazione, la condivisione e la comunicazione sono fondamentali per centrare obiettivi e raggiungere risultati. Infine la flessibilità. Un ciclista sa
pianificare, sceglie gli itinerari, li cambia al volo, stima i tempi di percorrenza. Sa fronteggiare eventi improvvisi come cambi climatici o guasti alla bicicletta. Tutte doti che aiutano un buon manager, e il suo team, a superare con successo le difficoltà e i problemi che si presentano quotidianamente in azienda.
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PILLOLE DI BENESSERE
benessere
Claudio Savaresi oculista
sul tema di smartphone e tablet, di recente introduzione. Prendiamo tuttavia in considerazione i numerosi fattori che condizionano il benessere visivo: la luce emessa dai computer ha una forte componente blu, che tende ad affaticare la vista; i monitor a bassa definizione non consentono la visione ben definita dei caratteri, inducendo il sistema visivo a un costante stress di focalizzazione; quando è sottoposto a stress, il nostro sguardo tende a posarsi su oggetti lontani per rilassarsi, ma con uno schermo costantemente davanti diventa difficile ridurre l’affaticamento.
OCCHI
Come prendersene cura quando si lavora per tante ore a video
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La principale richiesta dei pazienti che si rivolgono all’oculista è quella di ottenere non la migliore visione ma la più confortevole. Grazie a telefonini, palmari e computer la distanza tra occhi e immagini è molto breve e il nostro sistema accomodativo (che ci permette di mettere a fuoco) viene sottoposto a un notevole sforzo durante tutta la giornata. Chi vive in questo dinamismo ricerca un importante supporto dal suo apparato visivo. Il concetto di ottenere la visione di 10/10 è ormai superato, l’obiettivo sono la qualità visiva e il comfort. Vista in HD. Oggi si vede molto meglio rispetto a qualche anno fa. La tecnologia ha infatti migliorato la qualità degli stimoli esterni, quindi tutto ora è in Hd. Di conseguenza le stesse aziende del settore oculistico e ottico utilizzano la tecnologia Hd per migliorare i propri
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mezzi: dalle lenti intraoculari alle lenti a contatto asferiche, atte a formare un’immagine retinica più definita e di migliore qualità. Vista e computer. Oggi, oltre alle otto ore lavorative trascorse al videoterminale, dobbiamo aggiungerne di ulteriori impegnate con gli smartphone. I fastidi che ne conseguono sono molteplici: neurologici, visivi, posturali e variano da persona a persona, oltre che dal modo e dal tempo trascorsi davanti ai nuovi device. Spesso i pazienti riferiscono all’oculista sensazione di bruciore agli occhi, associato a secchezza oculare, cefalea e contrazione alle spalle e al collo a causa della postura tenuta durante le ore al monitor. Ma cosa accade ai nostri occhi? Non esiste ancora chiarezza scientifica, anche perché sono necessari approfondimenti
L’oculista consiglia. Utilizzare uno schermo ad alta definizione che andrebbe tenuto a circa 50 cm di distanza, posizionandolo in modo da non tenere il capo continuamente rivolto verso l’alto. Le aziende di lenti oftalmiche offrono lenti sia correttive che neutre con filtro giallo, al fine di compensare la radiazione blu. Esistono software in grado di rendere più gialla la luce emessa dai monitor, Apple ha inserito un’opzione su iOS, fruibile da iPhone e iPad. Fare delle pause, distogliendo gli occhi dallo schermo, sbattere le palpebre, alzarsi dalla postazione e muoversi, anche il vostro collo vi sarà riconoscente. Utilizzare sempre lacrime artificiali, soprattutto quando si avverte sensazione di secchezza oculare. Nel caso i fastidi dovessero divenire persistenti ed essere associati a dolore, fotofobia, rossore o aumento della secrezione, rivolgersi al medico oculista. È importante effettuare una visita oculistica periodica: per chi ha difetti visivi, meglio una volta all’anno, per i diabetici e gli ipertesi si raccomanda invece un controllo ogni sei mesi.
ARTE Claudia Corti
La Madonna dei Pellegrini, olio su tela, 1605/1606, Roma, chiesa di Sant’Agostino.
arte
QUELL’USCIO IN VICOLO DEL DIVINO AMORE... DOVE Dentro Caravaggio, Milano Palazzo reale fino al 28 gennaio.
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Fin dalle prime rappresentazioni artistiche, e soprattutto dal Medioevo in poi, la Santa Casa di Loreto era sempre stata rappresentata dai pittori come una capanna trasportata in volo da angeli su una nuvola, poiché proprio così la sua storia era stata narrata nelle fonti. E così probabilmente avremmo continuato a vederla se nel panorama della pittura di inizio 600 non fosse comparso lui, il più sregolato di tutti i geni, Michelangelo Merisi da Caravaggio. A Roma da quasi 10 anni, fuggito da Milano per aver ucciso un uomo, nel 1605 Caravaggio era un artista tra i più noti, amato e odiato dalla committenza in egual misura, idolatrato da buona parte dell’aristocrazia e demonizzato da una larga fetta del clero che guardava con sospetto al suo modo di fare poco consono ai dettami della Controriforma. E proprio in quell’anno, all’apice della sua carriera, fu incaricato di realizzare una pala d’altare che celebrasse la Madonna che accoglie i pellegrini nella Santa Casa di Loreto. A commissionare l’opera fu il marchese Ermete Cavalletti, che nel 1602 aveva percorso il pellegrinaggio a Loreto e al ritorno a Roma aveva deciso di rendere omaggio alla Madonna dei Pellegrini di Loreto dedicandole una cappella nella chiesa di Sant’Agostino.
Chissà se il Marchese ebbe modo di discutere con anticipo i dettagli dell’opera con Caravaggio! Certamente non vide l’opera conclusa, essendo morto prima, né fu investito da ciò che le fonti contemporanee definirono “un grande schiamazzo popolare” che ne nacque intorno. Si badi bene, schiamazzo e non critica, anche se certamente i detrattori del Caravaggio non persero occasione per denigrare la sua creazione. Schiamazzo che seguì a un grande silenzio, quello della folla e dei padri agostiniani nel momento in cui il telone fu abbassato rivelando una scena che in pochi si sarebbero aspettati: due pellegrini dagli abiti logori, con addosso i segni di un viaggio lungo centinaia di chilometri, con il solo bastone tra le mani si inginocchiano, mettendo in mostra i piedi più sporchi della storia dell’arte, di fronte alla Vergine Maria, apparsa sulla soglia di casa tenendo stretto tra le braccia un bambino troppo cresciuto per essere il tradizionale Gesù. D’altronde di tradizionale qui c’era ben poco! Non la nuvola né gli angeli, ma la Vergine che accoglieva i Pellegrini sulla soglia di un palazzo talmente malridotto da mostrare i mattoni sotto l’intonaco caduto, esattamente come la prostituta Lena, che prestava il volto alla Vergine, accoglieva i clienti, regalandoci l’immagine più devota e sentita di sempre.
CURIOSITÀ Alcuni critici d’arte hanno riconosciuto nella soglia dipinta l’androne del palazzo in vicolo del Divino Amore 22 a Roma, a due passi da piazza Navona, proprio la dimora del Caravaggio che in quel periodo aveva una relazione con Lena.
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LIBRI Davide Mura
Un cervello allenato Perché è importante fare sport? Per diventare più intelligenti. Wendy Suzuki, ricercatrice e docente alla New York University, è stata protagonista di un esperimento curioso. Dopo aver iniziato a fare esercizio per perdere peso, si è accorta che la sua efficienza fisica si accompagnava a una maggiore efficienza mentale: era più lucida, creativa ed efficiente. Da studiosa ha deciso di indagare l’influenza dell’attività aerobica sulla funzionalità cerebrale e in questo libro racconta molte delle sue scoperte e la spiegazione del metodo testato su di sé per potenziare la memoria, la concentrazione, le capacità cognitive e l’apprendimento. Happy Brain, Wendy Suzuki, Sperling & Kupfer, pagg. 352, 12,90.
Modelli di public speaking In tutte le epoche ci sono stati personaggi in grado di incidere, oltre che con le imprese, anche attraverso discorsi in pubblico. In alcuni casi sono stati eventi eccezionali come il Discorso della Montagna di Gesù o il Discorso di Varanasi del Buddha, mentre in altri sono stati discorsi coraggiosi pronunciati per difendere il proprio pensiero. Molte frasi ed esortazioni sono rimaste indelebili, come “I have a dream” di Martin Luther King o “Stay hungry, stay foolish” di Steve Jobs. Il libro di Lioni e Fina presenta i personaggi rimasti nella storia anche grazie al loro pensiero manifestato con forza di fronte a grandi masse di donne e uomini. Uno strumento utile per chi per lavoro deve parlare in pubblico, anche solo per capire come tecniche psicologiche e frasi possano aiutare a coinvolgere la nostra platea. I grandi discorsi che hanno cambiato la storia, Gianluca Lioni, Michele Fina, Newton Compton, pagg. 320, 10.
dall’ESTERO
Pillole di saggezza domenicali
libri
Oprah Winfrey ripete spesso che la Super Soul Sunday è la trasmissione televisiva per cui è nata. «La concepisco come un dono», spiega. «Chi vuole essere più presente e vivere la propria vita con un cuore aperto deve seguirla». I momenti di ispirazione e di arricchimento spirituale che hanno offerto spunti per riflettere su se stessi a milioni di telespettatori e che hanno permesso allo show di vincere per tre volte gli Emmy Award sono ora raccolti nel volume The Wisdom of sundays. Il saggio è suddiviso in dieci capitoli, ciascuno dei quali rappresenta un passaggio potente nel viaggio spirituale di Oprah, ed è introdotto da una sua riflessione personale. Il libro presenta una selezione delle conversazioni più interessanti tra la celebre conduttrice e alcuni dei più amati pensatori e leader di oggi, tra cui diversi manager illuminati a capo di aziende note. Se Tony Robbins, Arianna Huffington e Shonda Rhimes condividono i loro insegnamenti per la ricerca di un obiettivo attraverso la consapevolezza e la forza di volontà, autori e insegnanti di fama mondiale come Eckhart Tolle, Thich Nhat Hanh, Marianne Williamson e Wayne Dyer spiegano il complesso rapporto tra il nostro Io profondo e l’amore in grado di curare e creare connessioni, mentre autori premiati come Cheryl Strayed, Elizabeth Gilbert e Elizabeth Lesser esplorano la bellezza del perdono e della spiritualità. Gli interventi sono accompagnati da fotografie, tra cui molte delle proprietà private di Oprah in California, dove vengono trasmessi gli episodi della trasmissione. Un libro per risvegliare il proprio potenziale e cogliere insegnamenti pratici di chi è alla continua ricerca di significato. Un bestseller annunciato. The Wisdom of sundays, Oprah Winfrey, Flatiron Books, pagg. 240, $ 27,99.
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LETTURE per MANAGER
...permanager
Marco Lucarelli
LA CRIMINALITÀ DEI COLLETTI BIANCHI “In occasione dei lavori per le ferrovie meridionali, per le quali la società appaltatrice aveva ottenuto dal governo 210.000 lire al chilometro per poi subappaltare il lavoro a 198.000 lire, Pietro Bastogi, allora ministro delle Finanze, dovette dimettersi quando una commissione parlamentare di inchiesta ne mise in luce il ruolo di regista della manovra... e fu poi nominato conte da Vittorio Emanuele II (d’altro canto era già stato nominato senatore da Giolitti, due giorni dopo aver elargito a quest’ultimo 40.000 lire)”. Quella raccontata nel libro Colpevoli della crisi? Psicologia e psicopatologia del criminale dal colletto bianco di Isabella Merzagora, Guido Travaini e Ambrogio Pennati sembra una vicenda tratta da Tangentopoli degli anni Novanta o dalla più recente Mafia Capitale, invece siamo a fine Ottocento. Periodo nel quale, malaffare, corruttela e commistioni tra pubblico e privato dimostrano di essere già molto radicate. Così radicate da spingere Cesare Lombroso (famoso medico e antropologo) a ipotizzare, come per i crimini comuni, un legame tra ereditarietà e tendenza a delinquere. Una teoria tesa a dimostrare che il criminale lo è per nascita e che quindi anche i reati economici da lui definiti di “brigantaggio bancario” hanno la stessa causa insita nelle caratteristiche anatomiche del delinquente, differenti da quelle dell’uomo normale. Lombroso non riuscì mai a provare scientificamente il legame tra fisiognomica e tendenza a delinquere; ci lascia alcune intuizioni, spunti, ma nessuna prova certa. Ora ci prova la psicologia ad affrontare lo stesso quesito.
Ancora prima però di affrontare le cause psicopatologiche che portano uomini d’affari, manager d’azienda a rischiare la loro reputazione per effettuare dei crimini economici, il libro affronta il tema del crimine dal punto di vista sociale. Perché nell’immaginario comune il crimine economico è visto come meno grave rispetto a un’aggressione a una persona. Eppure la frode, la truffa, l’evasione fiscale hanno un impatto sociale ancora più deleterio rispetto alla criminalità “di strada”, per diversi motivi. Uno di questi è la diminuzione della fiducia generale nel sistema, nelle istituzioni, nelle regole. I “colletti bianchi” incriminati, durante i processi, si appellano al “così fan tutti”, “ho solo eseguito gli ordini della dirigenza”, “ne andava della sopravvivenza dell’azienda stessa”. Segnale questo di un sistema di valori deviato rispetto alla legislazione esistente. Una sorta di “etnocentrismo” aziendale dove quello che conta è vincere la competizione sul mercato, con la convinzione di essere in guerra e che quindi tutto sia lecito. Il tutto a discapito di una sana concorrenza, ponendo gli imprenditori onesti in una posizione di svantaggio competitivo, impossibilitati a operare secondo le sole logiche di mercato. Questo libro è interessante non solo perché analizza le concause dei crimini economici da angolature diverse (culturali, sociali, psicologiche), ma anche perché ci ricorda come la criminalità dei “colletti bianchi”, oltre a essere più grave di quella comune, sia anche responsabile della generalizzata crisi economica.
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LETTERE Daniela Fiorino (daniela.fiorino@manageritalia.it)
Lo stato di disoccupazione
lettere
Vorrei informazioni sulla procedura da seguire per certificare lo status di disoccupato. M.F. - Napoli
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NOVEMBRE 2017
Secondo l’art. 19 del decreto legislativo 150/2015 (e successive modifiche), sono considerati disoccupati i soggetti privi di impiego che dichiarano, in forma telematica al sistema informativo unitario delle politiche del lavoro, la propria immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa e alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro concordate con il Centro per l’impiego. Tramite il portale dell’Anpal (Agenzia nazionale politiche attive del lavoro, www.anpal.gov.it) è stata quindi attivata una procedura online che permette al cittadino di registrarsi come disoccupato, direttamente o con l’ausilio di un operatore del Centro per l’impiego che supporti l’utente nel rilascio della Dichiarazione di immediata disponibilità (Did). È inoltre possibile l’inserimento della Did nei sistemi informativi del lavoro regionali, con trasmissione della stessa al Nodo di coordinamento nazionale (Ncn). Sull’argomento l’Anpal ha emanato la circolare 28 settembre 2017, n. 1, fornendo istruzioni operative e comunicando, con l’occasione, che dal primo dicembre 2017 il cittadino potrà essere considerato in stato di disoccupazione solo se, con riferimento alla Did rilasciata, sia riscontrabile all’interno della sua Scheda anagrafico-professionale (Sap)
l’identificativo univoco, che viene inserito nella stessa dal Nodo di coordinamento nazionale. Anche la domanda di Naspi (art. 21, comma 1, del decreto legislativo 150/2015) “equivale a dichiarazione di immediata disponibilità”: questa perviene al portale nazionale, in virtù della cooperazione applicativa con l’Inps, e i medesimi dati sono resi disponibili alle Regioni e alle Province autonome. Per accelerare la procedura, i lavoratori dipendenti possono effettuare la Did dal momento della ricezione della comunicazione di licenziamento, anche in pendenza del periodo di preavviso. Sulla base delle informazioni fornite in sede di registrazione, gli utenti dei servizi per l’impiego vengono assegnati a una classe di profilazione, allo scopo di valutarne il livello di occupabilità, secondo una procedura automatizzata di elaborazione dei dati. La classe di profilazione è aggiornata automaticamente ogni 90 giorni, tenendo conto della durata della disoccupazione e delle altre informazioni raccolte. Lo stato di disoccupazione è sospeso in caso di rapporto di lavoro subordinato di durata fino a sei mesi. A seguito di svolgimento di attività lavorativa, tale da assicurare un reddito annuale non superiore al reddito minimo personale escluso da imposizione (e cioè a € 8.000 per il lavoro dipendente e a € 4.800 per quello autonomo), lo status di disoccupato permane, indipendentemente dalla durata del rapporto di lavoro.
inserto mensile di Dirigente n. 11 / 2017
DIRIGIBILE
a cura di Thomas Bialas
Segnali di futuro visti dall’alto #39 Numero speciale / Trends 2017
FUTURE INTELLIGENCE
p. 3
FUTURE INTERNET
p. 7
FUTURE MEGATREND p. 8
Artificiale o emozionale?
Da un click a zero click
Comprendere il cambiamento
OLTRE I TREND
miliardi di dollari che si trovano nei paradisi fiscali. Al secondo posto troviamo Pfizer con 199 miliardi di dollari in nazioni offshore e al terzo posto Microsoft, con 142 miliardi di dollari all’estero in nazioni a “bassa tassazione”. L’atrio del successo. Gli europei fanno la voce grossa con le high tech che non pagano le tasse (ma intanto anche il Belgio, sede dell’Unione europea, è un paradiso fiscale) mentre li accolgono sorridenti nell’atrio del loro parlamento per le attività di lobbying. Dal 2014 al 2017 ci sono stati molti incontri ad alto livello con la Commissione europea da parte di Google, Microsoft, Facebook, Amazon ed Apple. Microsoft ha speso 4,50 milioni di euro per 84 incontri, Google, 4,25 per 153 incontri, Amazon, 1,75 per 33 incontri, Facebook, 4,50 per 68 incontri e Apple 1 milione tondo tondo per 26 incontri. Nel frattempo Twitter ammette pubblicamente d’aver gonfiato i dati sulla crescita relativi ai propri utenti per 3 anni di fila (dal 2015 al 2017). Lo storytelling dei “garage” senza soldi che sognano un mondo
migliore sono anche (o solo) fumo negli occhi per illudere le nuove generazioni che tutti possono farcela nella magica economia digitale. Di fatto questi colossi hanno accumulato ricchezze grazie ad accordi in paradisi fiscali e soprattutto grazie a molti capitali e fondi d’investimento che consentono la strategia dell’indebitamento che spiazza la concorrenza. Altro che cambiamento!
I fattacci veri
Mega, macro e micro. I trend aguzzano la vista, fanno presagire nuove opportunità e magari future innovazioni. È di questo che parliamo in questo speciale dedicato ad alcuni trend del 2017 (che ormai sta per finire). Poi però ci sono i fatti: eventi che accadono e che fanno accadere (come conseguenza) altri fatti. Non necessariamente trend ma talvolta intrecci che riguardano tutti noi e tutti gli affari presenti e futuri. Ecco alcuni fatti e dati estrapolati dall’Institute on Taxation and economic policy e dal Transparency International Eu su cui varrebbe la pena riflettere. Il paradiso può attendere. Meglio quello fiscale. 366 delle prime 500 aziende più importanti nel mondo (Fortune) utilizzano 9.755 filiali nei paradisi fiscali per un totale di 2,6 trilioni di dollari come profitti accumulati. Apple è la prima azienda in questa “avida” classifica: con ben 246
SAVE THE DATE IMPRESA 4.0: COME LA RIVOLUZIONE DIGITALE STA CAMBIANDO I MODELLI DI BUSINESS DELLE IMPRESE 13 DICEMBRE 2017 MILANO - MICROSOFT HOUSE HTTP://TINYURL.COM/YCU3WOJF
Dirigente mensile di informazione e cultura manageriale editore Manageritalia Servizi design: CoMoDo
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10 METAMORFOSI DEL 2017 / TRENDS
Il 2017 è quasi finito. Tempo di fare un bilancio di alcune evidenze e tendenze che si sono manifestate. Trasformazioni e metamorfosi che raccontano, forse, nuovi mindset e modelli di business da tenere presente per l’immediato futuro. Non imperativi categorici che pretendono di affermare verità assolute, ma piuttosto, come nostro solito, segnali che, codificati e narrati, suggeriscono possibili cambiamenti e dunque stimoli di riflessione. A dire il vero quasi un voluto “gioco”, che prende per buono un recente lavoro di catalogazione messo a punto dall’Avantgarde Team del Trendbüro. Alcuni giochi di parole hanno un suono suggestivo, ma attenzione, non sempre ciò che suona bene è anche vero. Però è abbastanza vero che simboli, analogie, metafore e neologismi, interpretati creativamente, possono raccontare embrioni di cambiamento e orientano per meglio generare idee future. Buon divertimento.
IL DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO
DA WEARABLE A HEARABLE INDOSSARE
Tecnologia integrata in abbigliamento e accessori che consente, tramite applicazioni, di monitorare l’attività fisica e di esportare e analizzare i dati sui vari device, come smartphone, collegati direttamente o in remoto.
GOOGLE HOME. L’ASSISTENTE INTELLIGENTE PER LA CASA
VUE. OCCHIALI CHE ASCOLTANO E PARLANO
Lanciato esattamente un anno fa (novembre 2016), Google Home è solo uno dei tanti e neanche il primo (Amazon Echo arrivò prima) a puntare al promettente “voice first” (la voce e il dialogo prima di tutto) che sta diventando uno dei tasselli della futura architettura dei servizi, e questo per ogni fornitore consapevole che i futuri mercati sono conversazioni nel senso letterale del termine. Conversational commerce. Niente di più semplice.
Vue Smart Glasses hanno sbancato alla fine del 2016 la piattaforma Kickstarter con un sovrafinanziamento che ha fatto discutere i vari TechCrunch, Wired e Business insider. Indistinguibili per forma da un normale paio di occhiali da sole, il modello Vue, grazie alle tecnologia di conduzione ossea e a sensori incorporati per il controllo dei movimenti e gesti, consente a chi li indossa di chiamare, ascoltare musica, ricevere notifiche e tracciare le attività fisiche.
http://tinyurl.com/yboydhfm
https://www.enjoyvue.com
ASCOLTARE
Tecnologia integrata nel corpo che ci parla direttamente, per esempio nell’orecchio. Il riconoscimento vocale basato su intelligenza artificiale consente l’interazione con assistenti digitali rendendo obsoleto l’uso dello schermo.
DA AI (ARTIFICIAL INTELLIGENCE) A AE (ARTIFICIAL EMOTION) INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Macchine che mimano e simulano funzioni cognitive umane come imparare, percepire, ragionare, decidere e risolvere problemi. Attualmente l’Ai è principalmente focalizzata su compiti specifici (task). Poco sex appeal.
TRIBE. VIDEOMESSAGGIO INTEGRA REALTÀ AUMENTATA
VIV. L’INTELLIGENZA CHE SEMPLIFICA
Tribe video messenger è un’applicazione per comunicare con i videomessaggi come in una chat, ovvio senza tastiera. Quasi una sorta di evoluzione del walkie-talkie, con cui inviare facilmente messaggi vocali o video con alcune funzioni di realtà aumentata. L’app è in grado di ascoltare/ scansionare le parole dette nei messaggi audio e video per fornire informazioni a riguardo con rimando a link, profili sul social network, trailer, mappe e quant’altro.
Rendere tutto accettabile e rassicurante. Con l’acquisto di Viv, fondata dai creatori dell’assistente virtuale Siri presente nei dispositivi di Apple, Samsung, tenta di accelerare la corsa all’assistente gradito alla gente. Il tema è chiaro: evolvere l’interazione uomo/macchina verso funzionalità di collegamento più profonde con abilità linguistiche naturali che riconoscono i singoli utenti e creano un’esperienza predittiva e personalizzata.
https://tribe.pm
http://viv.ai
EMOZIONE ARTIFICIALE
L’elaborazione “naturale” della lingua rende l’interazione fra macchina e uomo priva di attriti (percepiti). La tecnologia si sposta sul contesto e le abitudini personali per sfocare i confini con il presunto human touch. Molto sex appeal.
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DA SUPERFOOD A SMARTFOOD SUPERIORE
Nelle dichiarazioni. Termine coniato dal mondo del marketing per descrivere tutti quegli alimenti che si suppone diano benefici per la salute. Un classico: quando funzionale suona troppo banale, allora è tempo di superfood.
HABIT. DNA NEL PIATTO, A DOMICILIO
TNO. PERSONALIZZA IL TUO CIBO IN 3D
Presentato da una startup al Ces di Las Vegas, il kit casalingo Habit permette a chiunque di farsi a casa le analisi e stabilire il profilo nutrizionale più adeguato. Le informazioni raccolte vengono poi inviate al cloud di Habit ed esaminate per realizzare una nutrizione su misura. Insomma, una dieta DNA “tailored”. Giusto così poiché un regime alimentare che fa bene a una persona può al contrario fare male a un’altra in base a condizioni soggettive.
La stampa parla spesso e volentieri di cene a 5 portate realizzate con miracolose stampanti in 3D. Quando aprì a Londra il primo ristorante pop up in 3D FoodInk, tutti a glorificare. Ma più delle mode conta la sostanza. Magari la tecnologia di TNO che regola la consistenza e la composizione nutrizionale degli alimenti va nella direzione giusta, ovvero soddisfare gli sportivi che amano la proteina e gli anziani con problemi digestivi con personalizzazione estrema.
https://habit.com/home2
http://tinyurl.com/y9jgqy9n
INTELLIGENTE
Nelle intenzioni. L’appellativo smart viene utilizzato per questo e per quello, quindi anche per il food. Nutrizione basata sul “biological data” con ricette iper personalizzate per l’ottimizzazione di corpo e mente.
DA VIRTUAL REALITY A REAL VIRTUALITY REALTÀ VIRTUALE
L’immersione della realtà virtuale è l’immersione in un mondo reale che non esiste. L’interazione con altre cose vere è limitata. In fondo il focus è sull’intrattenimento che genera nuovi mondi spesso solo ludici.
HOLOLENS. IL LAVORO FUTURO SECONDO MICROSOFT
MAGIC LEAP. SOGNARE A OCCHI APERTI
Trasformare l’accesso alle informazioni (tipico del web) in un accesso all’esperienza delle informazioni coinvolgendo più sensi possibili, ecco la scommessa del computer olografico indossabile di Microsoft. Secondo il Wall Street Journal, più di 14 milioni di lavoratori utilizzeranno gli occhiali intelligenti entro il 2025 e Thyssenkrupp fornirà 24.000 tecnici con un HoloLens. In pratica, essere immersi nel lavoro in una dimensione tridimensionale.
La misteriosa startup americana che pretende di rivoluzionare la realtà aumentata, valutata 4,5 miliardi, non ha ancora portato nemmeno un dispositivo sugli scaffali. Intanto però fa parlare di sé per un sistema di lenti di realtà mista (mixed reality) in grado di regolare profondità e colore e annullare la differenza fra virtuale e reale. Cosa che spianerebbe la strada a un concetto di interazione con la tecnologia senza precedenti.
https://www.microsoft.com/en-us/hololens
https://www.magicleap.com
VIRTUALITÀ REALE
A differenza della realtà virtuale pura, qua il tema è di ampliare la reale realtà grazie alla tecnologia. Collaborazione, co-creazione e interazione con oggetti virtuali all’interno del mondo reale.
IL DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO
DA PLATFORMS A BLOCKCHAIN INTERMEDIARE
La sharing economy è dominata dalle piattaforme di transazione e transizione. Vivono, e guadagnano, per il loro ruolo di rassicurante garante di intermediario digitale fra domanda e offerta.
SLOCK. DECENTRALIZZARE INTERNET DELLE COSE
VECHAIN. IL VESTITO SI RACCONTA
Affittare, vendere o scambiare. Slock. it promette che grazie alla tecnologia blockchain qualsiasi transazione è sicura, anche nel mondo fisico per condividere auto o bici. L’esempio pratico più enfatizzato della giovane startup è la serratura intelligente basata su Ethereum, che combina Blockchain e Internet of things in maniera innovativa, per esempio l’automazione dell’accesso (sblocco serratura in remoto) agli appartamenti affittati attraverso Airbnb.
Se il vestito che indosso potesse raccontarmi una storia autentica: da dove proviene e di cosa è fatto. Tracciabilità, dunque, ma non in etichetta. Connessione vera, così almeno promette il brand di moda cinese, che in collaborazione con BitSE e il suo progetto VeChain ha realizzato una linea di abiti che incorporano tag NFC e tecnologia blockchain per uno storytelling più trasparente.
https://slock.it
https://futur404.com/blockchain-babyghost/
DISINTERMEDIARE
Disintermediare i disintermediatori rendendoli superflui. Blockchain è oggi per le transazioni ciò che internet è stato vent’anni fa per la comunicazione. Un cambio di paradigma e preludio della decentralizzazione estrema.
DA UPCYCLING A ZERO WASTE RIUSO SCARTO
Ottenere dagli scarti altro, una nuova vita. Da non confondere con il riciclare, che è pura trasformazione industriale. Qui il tema è trasformare un rifiuto in un nuovo oggetto, per mezzo della creatività, spesso in modo inaspettato.
FURLENCO. L’ARREDAMENTO NON MI POSSIEDE
BHAGAVAT LIFE. CIBO A DOMICILIO SENZA IMBALLAGGIO
Questo è il pensiero fondante di Furlenco, una startup indiana, che permette a chiunque di poter affittare arredamento per poi scambiarlo quando ci si sposta, I millenials non vogliono più risparmiare per acquistare l’arredamento di quella che sarà la loro casa per tutta la vita, perché ora la vita è continuo cambiamento. L’azienda non solo affitta ma progetta, costruisce e rinnova ogni linea in un’ottica di riduzione degli sprechi e rifiuti.
Bhagavat Life, con sede a New York, fornisce cibo ayurvedico in contenitori riutilizzabili che vengono raccolti alla consegna successiva. A volte basta poco per attivare modelli di business zero waste, come dimostra in Gran Bretagna silobrighton.com, il primo ristorante integralmente zero waste che ha fatto della filiera e dei passaggi che un prodotto compie, dalla produzione alla distribuzione, al consumo in sala, il suo “metodo” per eliminare ogni rifiuto.
https://www.furlenco.com
http://bvtlife.com
ZERO SCARTO
Lo dice la parola: zero sprechi, zero rifiuti. Non una semplice pratica ma strategia per progettare prodotti senza generare scarti, ma anzi considerandoli come risorse da integrare nell’intero ciclo e filiera.
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DA RETREAT TRAVEL A EXPLORATION INTROSPETTIVO
Il turista che guarda dentro. Selfness. Ritrovare se stessi (con o senza yoga). Una ricerca costante della pace e della felicità con esperienze di viaggio che si focalizzano sul benessere personale (vedi il boom delle spa).
AIRBNB TRIPS. NOLEGGIA LA TUA ESPERIENZA
WHITE DESERT. IL BRIVIDO DEL LUSSO
Airbnb Trips collega ospiti appassionati con host appassionati. Obiettivo: esperienze uniche. Per i detrattori dal dente avvelenato (e sono tanti) è solo un tentativo di re-branding per associare Airbnb a un concetto diverso da cheap, per noi una giusta interpretazione di un trend. Anche se nell’ambizioso tentativo di fare delle experience il 50% di fatturato dovesse fallire, l’azienda di San Francisco avrà comunque aggiunto un tassello in più ai suoi servizi e immagine.
Fondato da un vero esploratore, il White Desert, luxury camp al Polo Sud, garantisce un soggiorno in sei cupole in fibra di vetro extra lusso per 8 notti a 72mila dollari a persona in una delle regioni più inesplorate della terra: l’Antartide. Meno esclusivo, ma sempre da brivido (nel vero senso della parola), il nullsternhotel.ch, una stanza d’albergo senza pareti tra le Alpi svizzere con vista sulle stelle e maggiordomo incluso che porta colazione e cena a letto.
https://www.airbnb.it/experiences
http://www.white-desert.com
ESPLORATIVO
Il turista che guarda fuori. Il lusso di accedere a esperienze vere, uniche e irripetibili, disponibili solo in determinati momenti e luoghi. Consapevole abbandono alla ripetitività del passato. Storytelling vissuto.
DA RELEVANCE A MEANING RILEVANZA
Per il marketing un classico. Essere popolari, rilevanti, al centro della discussione e raccomandati da altri. Bisogni, preferenze, stile di vita non necessariamente associati a verità o valore vero.
FATHOM. CROCIERA CON IMPATTO SOCIALE
NIKE COMMUNITY STORES. TUTTA UN’ALTRA STORIA
Ovvero: conciliare una vacanza di lusso con l’impegno sociale. I passeggeri della Fathom potevano infatti optare per una scelta di attività a sfondo sociale nelle varie località toccate, una specie di volontariato di lusso, considerato il prezzo della crociera, dai 1.800 ai 7.000 dollari a persona a settimana. L’esperimento, dopo meno di due anni dal suo debutto, si è concluso (pare pure male), ma l’idea di fondo era giusta. Forse riparte.
Creare un impatto favorevole sul territorio produce senso (per l’impresa). Nike è da sempre abile a creare grandi storie (e talvolta fatti) sfruttando lo spirito unificante dello sport. Attraverso il Fondo Nike community impact questi negozi uniscono l’utile (retail) al socievole (progetti locali a sostegno delle esigenze del territorio). Non solo iniziative per integrare la gioventù, ma anche piani di assunzione a “zero miglia”.
https://www.fathom.org
https://communityimpact.nike.com
SENSO
Che senso ha tutto ciò per me e per il mondo? Sense making significa dotare prodotti, servizi e brand di significati coinvolgenti da convincere altri a seguire lo stesso cammino. Rendere il mondo un posto migliore. Sensato.
IL DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO
DA ONE CLICK A ZERO CLICK CLICCARE
Internet nelle tue mani con un semplice tocco. Clicca e connettiti. Clicca e ordina. Tutta la user experience e l’interaction design del mondo digitale si è basata per oltre un decennio su questo semplice gesto. Fino a ieri.
SINGLECUE. GESTICOLO DUNQUE COMANDO
PURE MASTERCARD. PAGA IN UN BATTER D’OCCHIO
L’avevo notato al Ces di Las Vegas, di fatto una delle più importanti fiere di elettronica di consumo al mondo. La fiera è un gran casino di proposte, talvolta anche ridicole, ma SingleCue mi aveva colpito per il messaggio di fondo, ovvero che in tempi di connessione totale il telecomando è un oggetto che stona tra le nostre mani. Infatti SingleCue trasforma ogni device (tv, stereo, termostato ecc.) in un oggetto controllabile (sbracciandosi) con i gesti.
Pagare il cinema con un sorriso, aprire la portiera dell’auto semplicemente guardandola, saldare il conto al ristorante con un semplice cenno, insomma, presto potremo fare a meno di molte cose legate al “tocco”. Anche Mastercard la pensa, forse, così. Circa un anno fa ha dato la possibilità ai suoi clienti di testare “Identity check mobile” veicolato dallo smartphone che, tramite l’app, mappa i connotati e poi li utilizza come codice di sicurezza “selfie pay”.
https://singlecue.com
https://www.mastercard.us/en-us.html
GESTICOLARE
Internet senza più ostacoli. Disponibile ovunque e comunque. Comando vocale, facciale o gestuale. Ormai è uguale. Assistenti digitali, intelligenza artificiale, capacità adattive. È l’anno zero dei device.
DA DIGITALIZATION A HUMANIZATION DIGITALIZZAZIONE
Digita qua digita là. Tutto quello che si può digitalizzare verrà digitalizzato. Ormai lo sappiamo anche fin troppo bene. Basta, è un capitolo chiuso: trasformazione avvenuta e termine vagamente vintage.
BUSINESSINSIDER. LA RELAZIONE È IL MESSAGGIO
ENJOY. GODITI UN VERO ESPERTO
Quando l’anno scorso Business insider intelligence pubblicò i dati del sorpasso dei messaging app ai danni dei social network, qualcuno, giustamente, ipotizzò un cambio di paradigma, o meglio di abitudini. Torna il contatto uno a uno, la conversazione e relazione umana anche se mediata da applicazioni come WhatsApp, FB Messenger, o WeChat. Non è la fine di Facebook, Twitter, LinkedIn o Instagram, ma l’inizio d’interazioni (anche con i clienti) più vere.
Il servizio al cliente vale almeno il doppio del prodotto e la relazione umana vale almeno il triplo. Tutti d’accordo, ma poi tutti a vendere e comprare online, magari su Amazon, senza nessuna possibilità di contatto e conforto umano. Non così Enjoy, il rivenditore online che in 16 città americane offre un servizio di consegna rapida (30 minuti dall’ordine) di prodotti tecnologici tramite non un postino, ma un esperto che funge da coach e libretto d’istruzione vivente.
http://tinyurl.com/y7c8hbxg
https://www.enjoy.com
UMANIZZAZIONE
Dopo la sbornia della digitalizzazione è tempo di umanizzazione. Le persone (e relazioni) prima di tutto. Non dimenticandoci che siamo persone in carne e ossa a cui piacciono altre persone in carne e ossa.
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DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO
FUTURE MEGATREND COMPRENDERE I DRIVER DEL CAMBIAMENTO 12 megatrend in 12 mega sintesi. Solo il trend e alcuni effetti e impatti senza ulteriori spiegazioni. Troppo sintetico? Forse. Ma come panoramica del cambiamento strutturale e globale più che sufficiente. Sta a ognuno di noi capire cosa approfondire e su cosa indagare. Ogni mega trend lascia un segno profondo nel mondo e nella società, aprendo le porte a rischi ma anche opportunità per creare valore. Un must dominarli. DEMOGRAPHIC CHANGE
→ Asimmetrie sviluppo regionale → Invecchiamento globale popolazione → Crescita regionale urbana → Aumento ondate migrazione
SOCIETAL DISPARITIES
→ Aumento precarietà esistenziale → Aumento concentrazione ricchezza → Intensificazione conflitti sociali → Incremento disparità rurale-urbana
DIFFERENTIATED LIFEWORLDS
→ Affermazione delle neutralità di genere → Nuove forme di individualità → Sviluppo biografico dinamico → Modelli di consumo sofisticati
THE DIGITAL TRANSFORMATION
→ Digitalizzazione della vita quotidiana → Dominio dei “grandi dati” → Affermazione dei paradigmi IoT → Intelligenza artificiale e robotica → Vulnerabilità dell’infrastruttura
BIOTECHNICAL TRANSFORMATION
BUSINESS ECOSYSTEMS
→ Mercati basati su interfacce → Espansione della “platform economy” → Condivisione come modello di business → Flessibilizzazione sistemi di produzione
ENVIRONMENTAL DAMAGE
→ Cambiamento climatico antropogenico → Incremento inquinamento ambientale → Perdita della biodiversità → Severa regolamentazione ambientale
CHANGED WORK ENVIRONMENTS → Organizzazione decentralizzata → Lavoro automatizzato e assistito → Compiti e obiettivi complessi → Sviluppo dinamico competenze
NEW POLITICAL WORLD (DIS)ORDER → Mondo multipolare → Conflitti asimmetrici → Democrazie autoritarie → Smantellamento welfare → Disintegrazione regionale
GLOBAL POWER SHIFTS
→ Sviluppo organismi modificati e sintetici → Miglioramento abilità umane → Materiali intelligenti → Rischi esistenziali
→ Affermazione nuovi poteri → Crescita classe media mondiale → Maggiore influenza attori non politici → Stati versus regioni → Maggiore potere alle donne
VOLATILE ECONOMY
URBANIZATION
→ Sovraccarico indebitamento globale → Concentrazione produttività e profitti → Difettosa politica economica e commerciale → Cambiamento strutture industriali → Investimenti a breve termine
→ Crescita urbana “unmanaged” → Crisi gestione infrastrutture comunali → Espansione infrastrutture adattative → Sviluppo urbano generativo e sostenibile
Associazioni S ervizi S anità Contratto Previdenza Formazione
FASDAC
NOVITÀ NELLE PRESTAZIONI L’assistenza si amplia con prestazioni che riguardano parodontologia, ablazione tartaro e bite dentale
I
l Fondo di assistenza sanitaria integrativa per i dirigenti del terziario e i loro familiari amplia la sua offerta dal 1° ottobre 2017. Sono infatti state introdotte alcune prestazioni di parodontologia prima assenti e innalzati i limiti per altre prestazioni odontoiatriche come ablazione tartaro e bite dentale. Tutto questo è
frutto anche dell’ascolto degli assistiti e della volontà di essere sempre più in linea con un’adeguata cura della salute.
Parodontologia Le nuove prestazioni (vedi box) sono fruibili nella sola forma diretta, quindi presso strutture convenzionate con il 70% della spe-
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PARODONTOLOGIA: LE PRESTAZIONI FRUIBILI IN FORMA DIRETTA Splintaggio di elementi dentari solo per parodontopatie per arcata, massimo una prestazione OD/OD/602
ogni 5 anni civili (1 gennaio - 31 dicembre); rimborsabile solo dietro presentazione di documentazione fotografica intraoperatoria. Gengivectomia e/o gengivoplastica per quadrante, massimo una prestazione ogni 5 anni
OD/OD/603
civili (1 gennaio - 31 dicembre); rimborsabile solo dietro presentazione di documentazione fotografica intraoperatoria. Curettage gengivale a cielo aperto per arcata, massimo una prestazione ogni 5 anni civili
OD/OD/604
(1 gennaio - 31 dicembre); rimborsabile solo dietro presentazione di documentazione fotografica intraoperatoria. Lembo muco-gengivale con innesto epitelioconnettivale per arcata, massimo una prestazione
OD/OD/605
ogni 5 anni civili (1 gennaio - 31 dicembre); rimborsabile solo dietro presentazione di
FASDAC
documentazione fotografica intraoperatoria. N.b. Tali prestazioni sono rimborsabili solo dietro presentazione di documentazione fotografica intraoperatoria.
sa a carico del Fondo e il 30% dell’iscritto. Le stesse non saranno invece rimborsate se fruite nella forma indiretta, andando
presso strutture non convenzionate. Gli studi odontoiatrici convenzionati che hanno già aderito anche per la parodontologia sono facilmente ricercabili nella tabella dedicata al “tipo struttura” sul portale www.manageritalia.it (Manageritalia > Dirigenti > Fondi ed enti contrattuali > Fasdac > Convenzioni sanitarie Fasdac) accanto alle altre tipologie di prestazioni (ricoveri, visite specialistiche, diagnostica ecc.). Come sempre è in atto un’operazione per ampliare le strutture convenzionate su tutto il territorio nazionale.
Ablazione tartaro L’ablazione del tartaro, sino ad oggi fruibile una sola volta all’anno nella sola forma diretta, aumenta a due le prestazioni per ogni soggetto assistito. La stessa prestazione resta invece non rimborsabile nella forma indiretta.
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Bite Da ultimo il bite, per il quale l’assistibilità nella forma diretta passa da uno a due apparecchi (bite) nell’arco della vita, ma non nello stesso anno. È invece confermata la possibilità di chiedere nella forma indiretta il rimborso di un solo apparecchio nell’arco della vita. Sul portale www.manageritalia.it (Manageritalia > Dirigenti > Fondi ed enti contrattuali > Fasdac > Modulistica) sono rintracciabili informazioni e moduli su tutti i servizi Fasdac. Nell’area riservata My Manageritalia (Servizi Fasdac) è possibile seguire l’andamento dei rimborsi delle pratiche indirette e scaricare le lettere di liquidazione effettuate dal Fondo. Le associazioni territoriali di Manageritalia sono a disposizione per informazioni e consulenze per utilizzare al meglio le prestazioni del Fasdac nella forma diretta e indiretta.
QUADRI SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI I middle manager vivono una fase di sfiducia nei loro confronti, eppure rappresentano un driver di innovazione fondamentale per le aziende pegnati siano proprio i middle manager. Altri come Eric M. Anicich e Jacob B. Hirsh suggeriscono come più di un terzo dei quadri non vogliano più ricoprire quel ruolo e siano molto più spesso vittime di ansia e depressione rispetto ai loro colleghi. I quadri aziendali in realtà sono i veri motori dell’innovazione all’interno delle aziende proprio perché si trovano a operare nel loro cuore, in quanto collocati in una sorta di punto di snodo tra diversi stakeholder. Le organizzazioni di oggi dovrebbero valorizzare maggiormente i middle manager, per un motivo semplice: hanno bisogno di loro!
In un mondo del lavoro complesso, incerto e volatile, dove la condivisione delle informazioni continua a crescere in modo esponenziale e si assiste alla frammentazione dei legami interni, c’è la necessità di avere persone con skill e knowhow utili per costruire ponti tra queste. Ai quadri va infine riconosciuta la capacità di forgiare una relazione speciale di fiducia e prossimità con tutti i player operativi: in questo modo possono mobilitare i loro team meglio di quanto i manager con posizioni superiori possano fare, con l’opportunità di creare quelle dinamiche collettive in grado di migliorare le performance aziendali.
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ià nel 2007 Gary Hamel nel libro The future of management metteva in luce l’assottigliamento dei livelli manageriali. Oggi si parla ancora di forme di gestione manageriali “leggere” proponendo di tagliare il numero dei quadri aziendali (l’idea è che ogni lavoratore, indipendentemente dal suo ruolo, debba essere in grado di “managerializzare” se stesso). Che il ruolo dei quadri sia un po’ in crisi non è di certo una novità e alcune ricerche lo confermano, come quella di Jack Zenger e Joseph Folkman pubblicata nel 2014 sull’Harvard Business Review, che mostra come i lavoratori più disim-
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MANAGERITALIA EXECUTIVE PROFESSIONAL
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I SERVIZI ASSICURATIVI PER GLI EXECUTIVE PROFESSIONAL Manageritalia, insieme ad Assidir, l’intermediario assicurativo di Manageritalia, ha studiato e messo a punto una serie di soluzioni assicurative e informative per questa figura professionale. Ecco una sintesi
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li executive professional, come sappiamo, sono alte professionalità con competenze manageriali che offrono i propri servizi alle aziende, spesso con contratti libero-professionali. Insomma, sono manager, ma hanno una natura libera e indipendente. Tuttavia in quest’accezione positiva non manca il rovescio della medaglia, ossia che gli executive professional devono
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provvedere in maniera del tutto autonoma alla tutela della propria persona, del proprio sistema di welfare e della propria attività professionale. E questo vale anche per chi, prima dirigente, prosegue volontariamente a uno o più Fondi contrattuali. L’intermediario assicurativo di Manageritalia, Assidir, ha studiato e messo a punto una serie di soluzioni assicurative mirate, for-
te della propria esperienza maturata in anni di attività in ambito previdenziale e assistenziale. Questi vanno dalla proposta di un check-up assicurativo alla copertura per il rischio di infortunio nell’ambito della professione e nella vita privata (Quadri & Professional CARE), dalle coperture che rientrano nella cosiddetta Linea Famiglia all’assistenza per emergenze in ambito sanitario (in viaggio in Italia e all’estero) attraverso la card Manageritalia, dalla convenzione cumulativa infortuni ai servizi sul territorio. Vediamo in pillole di cosa si tratta.
Servizi e soluzioni assicurative... Analisi dei bisogni: valutazione e classificazione delle esigenze di tutela assicurativa rapportata alla situazione specifica (personale, familiare e lavorativa); questa analisi è la base di partenza per qualsiasi tipo di scelta in materia assicurativa. Studio dei contratti assicurativi in
CHECK-UP ASSICURATIVO Prima di scegliere qualsiasi tipo di assicurazione è consigliabile sottoporsi a una valutazione e classificazione delle esigenze di tutela assicurativa rapportata alla situazione personale, familiare e lavorativa. Questa analisi viene effettuata attraverso il servizio di check-up assicurativo offerto gratuitamente agli associati Manageritalia e loro familiari. Assidir, insieme all’associato, individua i rischi, li valuta e fornisce consulenza utile per limitare o annullare le conseguenze del verificarsi dell’evento oggetto del rischio. Gli strumenti utilizzati per questa attività sono la compilazione di una check list attraverso colloqui, sopralluoghi quando necessari ed esame di documentazione e misurazione di frequenza e gravità al fine dell’individuazione e valutazione dei rischi. In ultimo, fase di “trattamento dei rischi” attraverso l’eliminazione, il trasferimento non assicurativo (utilizzare mezzi e servizi idonei a compiere un’azione rischiosa); la riduzione (adottare misure di prevenzione e protezione come allarmi, porte blindate quali deterrente al furto); l’assunzione in proprio e il trasferimento a terzi del rischio (assicurazione). Al termine di queste analisi, Assidir consegna all’associato una relazione che fornisce, tra l’altro, indicazioni sui contratti assicurativi stipulati o consigliati, di verifica della congruità dei costi assicurativi sostenuti e degli strumenti di prevenzione e protezione adottati. Richiedi il check-up assicurativo della tua situazione personale contattando Assidir attraverso il numero verde 800401345 o inviando una email a checkupassicurativo@assidir.it.
corso: approfondimento delle condizioni di polizza e delle clausole particolari, con evidenza delle garanzie cruciali. Informazioni: su soluzioni assicurative più innovative a disposizione sul mercato.
...ad adesione individuale Linea Famiglia Assidir ha inoltre realizzato una serie di soluzioni assicurative ad adesione individuale denominata Linea Famiglia che consentono agli executive professional di costituirsi in proprio una prima forma di tutela strutturata per sé e per la propria famiglia: Rischi della persona: infortuni, invalidità da malattia e rimborso spese mediche, long term care; Il futuro: premorienza, risparmio/ investimento, integrazione alla pensione;
Il patrimonio: l’abitazione (incendio, furto), la responsabilità civile della famiglia, la tutela legale, circolazione e proprietà di veicoli a motore. L’assistenza nelle emergenze: situazioni di emergenza sanitaria e di consulenza telefonica tramite Europ Assistance Spa, fornite gratuitamente agli associati in collegamento con la card Manageritalia.
...in azienda Nel caso in cui l’attività professionale si svolga all’interno di un contesto aziendale, è possibile, previo accordo con l’azienda stessa, concordare di stipulare una copertura infortuni cumulativa che offre le condizioni speciali riservate ai dirigenti secondo il loro ccnl. In questo modo è possibile usufruire di condizioni e costi
migliorativi rispetto alle polizze stipulate individualmente.
Consulenza online AskMit è il servizio che offre in modo immediato e qualificato informazioni e consulenza online in 48 ore su tutto quello che riguarda l’ambito assicurativo professionale e personale e su coperture dei rischi di ogni tipo: lavoro, azienda, persona, casa e famiglia. Per saperne di più www.manageritalia.it > manageritalia > executive professional > servizi oppure www.assidir.it > executive professional Sui prossimi numeri della rivista Assidir affronterà in modo specifico le coperture assicurative per gli executive professional.
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MANAGERITALIA
Sempre più utilizzato e con soddisfazione AskMit, il servizio di consulenza online in 48 ore su lavoro, previdenza, fisco, assicurazione. Vediamo una recente domanda di un quadro che vuole passare a dirigente nel settore terziario
DA QUADRO A DIRIGENTE Sono un quadro, l’unico manager esterno in un’azienda familiare che non ha dirigenti. Vorrei chiedere la dirigenza utilizzando la nuova formula agevolata del vostro contratto. È vero che per l’azienda non ci sono costi aggiuntivi? E per me che vantaggi ci sono?
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conferito volontariamente. Il quadro, invece, se aderisce al fondo di previdenza complementare Fonte, ha un accantonamento pari alla somma del contributo a suo carico e a carico del datore di lavoro (rispettivamente pari allo 0,55% e all’1,55% della retribuzione utile ai fini del tfr) e deve conferire il 50% del proprio tfr al Fonte se già lavoratore dipendente al 27/4/1993, oppure il 100%.
A parità di retribuzione lorda (65.000 euro), il netto è sostanzialmente coincidente, mentre il costo aziendale risulta più elevato di circa 1.800 euro annui per il dirigente assunto con formula agevolata per reddito rispetto al quadro. Sotto l’aspetto normativo, le principali differenze sono le seguenti.
Assistenza sanitaria integrativa. La Quas assiste solo il quadro e ha livelli di rimborso inferiori rispetto al Fasdac che, invece, assiste anche i familiari, compreso l’eventuale convivente more uxorio.
La previdenza complementare. Per il dirigente assunto con l’agevolazione in base al reddito la retribuzione differita derivante dall’iscrizione alla previdenza complementare (Fondo Mario Negri) è di 300 euro annui a carico del datore di lavoro, oltre all’eventuale tfr che può essere
Previdenza integrativa individuale e coperture assicurative. Istituto non previsto per il quadro. Per il dirigente si attiva la sola garanzia Tutela legale, per il triennio di applicazione dell’agevolazione in cui la contribuzione all’Associazione Antonio Pastore viene sospesa.
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Formazione. Con il Quadrifor si possono seguire fino a quattro corsi l’anno in aula oltre alle attività di e-learning. Il Cfmt non pone limiti alla frequenza di corsi per i dirigenti in servizio e permette di seguire fino a cinque corsi nel corso dell’anno successivo alla cessazione, con possibilità di legarli all’attività di outplacement. Outplacement. Non previsto a livello contrattuale per il quadro. Per il dirigente è attivabile sia in caso di licenziamento, non per giusta causa, sia in caso di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. L’azienda si fa carico del costo versando un voucher di 5.000 euro netti. Malattia. Per i quadri è previsto un periodo di comporto (conservazione del posto di lavoro con pagamento parziale della retribuzione) di sei mesi, il cui onere è in gran parte sostenuto dall’Inps; il datore di lavoro non è tenuto a integrare quanto non
coperto dall’Inps. Per i dirigenti il periodo di comporto è pari a 8 o a 14 mesi, se l’assenza per malattia è determinata da patologia grave che richieda terapie salvavita. Durante il periodo di comporto, il dirigente è retribuito al 100% e l’onere è a carico del datore di lavoro. Infortunio. Per il quadro il periodo di conservazione del posto è lo stesso previsto in caso di malattia. Per il dirigente, invece, in caso di infortunio per causa di servizio, il posto di lavoro è mantenuto fino ad accertata guarigione o fino a quando non viene accertata un’invalidità permanente totale o parziale, e la retribuzione è garantita al 100% per un massimo di 30 me-
si. Per i dirigenti è inoltre previsto l’obbligo a carico del datore di lavoro di sottoscrivere una polizza per il caso di infortunio professionale ed extra professionale che garantisca una somma pari a sei annualità di retribuzione, in caso di invalidità permanente, o a cinque annualità in caso di decesso. Ferie e permessi. Il dirigente ha 30 giorni di ferie l’anno mentre il quadro ne ha 26. Se l’attività lavorativa si svolge dal lunedì al venerdì, il monte ferie è ridotto a 26 per il dirigente e a 22 per il quadro. Per entrambi sono previsti quattro giorni di permesso per ex festività religiose soppresse. Per il dirigente non sono previsti permessi orari (i cosiddetti
Rol, pari a 56 ore annue, elevate a 72 per le aziende con più di 15 dipendenti) dal momento che la sua prestazione lavorativa non è quantificabile e quindi si presume che possa godere di una certa flessibilità in entrata e in uscita. Preavviso di dimissioni. Da un minimo di 45 a un massimo di 90 giorni di calendario per il quadro; da un minimo di due a un massimo di quattro mesi per il dirigente. Preavviso di licenziamento. Da un minimo di 60 a un massimo di 120 giorni di calendario per il quadro; da un minimo di sei a un massimo di 12 mesi per il dirigente.
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MANAGERITALIA CONTRATTO
INCENTIVI PER ASSUNZIONE E NOMINA DI DIRIGENTI
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Dopo i recenti accordi di rinnovo sottoscritti da Manageritalia tra il 2016 e il 2017, ecco cosa prevede il ccnl a favore delle aziende che vogliono assumere o nominare nuovi dirigenti Mariella Colavito
ufficio sindacale Manageritalia Milano
I
contratti1 dei dirigenti rappresentati da Manageritalia hanno introdotto e disciplinato sin dal 2004 incentivi per l’assunzione e la nomina di nuovi dirigenti. Si tratta di un’opportunità offerta alle aziende che assumono con contratto a tempo indeterminato, determinato o che promuovono un quadro già in servizio. Le agevolazioni, inizialmente nate come misure di carattere sperimentale e poi divenute strutturali, in questi anni hanno favorito l’ingresso e la crescita di figure manageriali nelle imprese del terziario tramite un abbattimento temporaneo del costo del lavoro, attuato con una riduzione dei con-
artt. 28, 29 e 30 ccnl 31/7/2013 dirigenti terziario e successivi rinnovi; art. 29 e 31 ccnl 18/12/2013 dirigenti trasporti e successivi rinnovi; art. 29 e 31 ccnl 31/10/2014 dirigenti agenzie marittime e successivi rinnovi; artt. 29 e 29bis ccnl 24/6/2004 dirigenti alberghi Federalberghi e successivi rinnovi; art. 4 e 5 ccnl 23/1/2014 dirigenti dell’industria alberghiera Aica e successivi rinnovi art. 25 e 26 ccnl 8/1/2014 dirigenti magazzini generali e successivi rinnovi.
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tributi alla previdenza complementare/integrativa. I recenti accordi di rinnovo sottoscritti da Manageritalia tra il 2016 e il 2017 hanno ampliato e rivisto le agevolazioni contributive, introducendone anche di nuove, e distinguendo tra incentivi legati all’età anagrafica (ex dirigenti di prima nomina) e incentivi legati alla retribuzione percepita.
Incentivi legati all’età anagrafica La formula agevolata per età anagrafica prevede una riduzione della contribuzione da versare al Fondo Mario Negri e all’Associazione Antonio Pastore, con un risparmio per l’azienda di circa 9.000 euro all’anno. Per quanto riguarda il Fondo Mario Negri, infatti, il datore di lavoro risparmierà circa 4.600 euro all’anno e il dirigente avrà comunque un versamento contributivo sul suo conto di previdenza personale (seppure inferiore a quello previsto per i dirigenti a contribu-
zione piena) utile ai fini della previdenza complementare. Per l’Associazione Antonio Pastore, il datore di lavoro verserà, nella stessa misura prevista per la generalità dei dirigenti, la contribuzione relativa alle quattro coperture assicurative (temporanea caso morte, long term care, invalidità permanente da malattia, esonero pagamento premi). Non verranno invece pagati i contributi per il programma finanziarioprevidenziale. La durata dell’incentivo è temporanea ed è legata all’età anagrafica: fino a 40 anni per un periodo massimo di quattro anni; da 41 a 45 anni per un periodo massimo di tre anni; da 46 a 48 anni per un periodo massimo di due anni. Lo stesso tipo di agevolazione è applicabile, solo per un anno, anche al dirigente disoccupato di età non inferiore a 55 anni e al dirigente assunto a tempo determinato, purché il contratto abbia una durata non inferiore a 12 mesi. In quest’ultimo caso lo sgravio
contributivo sarà fruibile per un periodo pari alla metà della durata del contratto e per un massimo di due anni.
Incentivi legati alla retribuzione Per incentivare l’introduzione di figure dirigenziali anche nelle piccole imprese, che per motivi di costo rinunciano ad avvalersi di competenze manageriali, l’ultimo rinnovo ha introdotto, a titolo sperimentale e limitatamente al periodo di vigenza del ccnl, una nuova forma di agevolazione che prescinde da ogni requisito anagrafico, applicabile per un periodo massimo di tre anni, ai dirigenti assunti o nominati con una retribuzione annua lorda (comprensiva degli elementi fissi e variabili) non superiore a 65.000 euro annui. Durante il triennio, per queste figure dirigenziali, fermo restando la contribuzione prevista per l’assistenza sanitaria integrativa del Fasdac e per la formazione del
Cfmt, l’adesione al Fondo Mario Negri avviene tramite una quota di 300 euro annui (a carico del datore di lavoro), ma con facoltà per il dirigente di conferire il tfr. L’iscrizione del dirigente all’Associazione Antonio Pastore avviene con sospensione degli obblighi contributivi e, di conseguenza, con assenza delle coperture assicurative per il triennio, ad eccezione della Tutela legale. Per questa categoria di dirigenti il risparmio per l’azienda si aggira intorno ai 14.000 euro annui. Una volta scaduto il triennio, sarà possibile applicare la contribuzione agevolata prevista per le fasce di età o passare a quella ordinaria.
Contratti del terziario e Federalberghi Infine, per i soli contratti del terziario e delle aziende alberghiere (Federalberghi), è possibile procedere all’assunzione agevolata (da ratificarsi presso le Commissioni paritetiche) di dirigenti
privi di occupazione che abbiano un’età non inferiore a 48 anni con una retribuzione inferiore al minimo contrattuale. In particolare l’assunzione potrà aver luogo con una riduzione del minimo retributivo fino a un massimo del 20% per il primo anno, fino a un massimo del 10% per il secondo anno e fino a un massimo del 5% per il terzo anno. Inoltre per un anno sarà possibile applicare anche l’agevolazione legata all’età anagrafica, con riduzione dei contributi al Fondo Mario Negri e all’Associazione Antonio Pastore. Nessuna agevolazione è applicabile nei casi di cessazione e successiva riassunzione del dirigente nell’ambito della stessa impresa o da parte di impresa, dello stesso o di diverso settore di attività, che presenti assetti proprietari sostanzialmente coincidenti con quelli della società che assume, ovvero risulti con quest’ultima in rapporto di collegamento o controllo.
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RISPARMI PERSONALI E MERCATI FINANZIARI
IERI, OGGI E DOMANI
Marco Liera
fondatore YouInvest Spa - La scuola per investire
ASSIDIR
Come gestire i risparmi personali? Come può l’attuale situazione dei mercati finanziari influenzare le scelte di welfare della categoria? Con questo secondo articolo l’Associazione Antonio Pastore e Assidir, tramite un esperto indipendente del settore, continuano l’approfondimento sulla gestione dei risparmi personali a fronte dei nuovi scenari finanziari caratterizzati da basso rendimento e delle nuove normative nazionali ed europee.
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umenta la sicurezza delle compagnie, si riducono i rischi per gli assicurati (e quindi anche i rendimenti). Questa è la sintesi della normativa Solvency II entrata in vigore anche in Italia a inizio 2016, finalizzata al rafforzamento della solidità delle compagnie. Da sempre i premi incassati da queste ultime alimentano le loro riserve tecniche, cioè gli impegni presi nei confronti dei clienti al momento di sottoscrivere una polizza. In attesa di restituirle ai clienti, sotto forma di pagamento di capitali rilasciati ad esempio alla scadenza di una polizza Vita, le compagnie investono quelle ri-
sorse per preservarne e accrescerne il valore. Ma non è detto che i rendimenti degli investimenti – non del tutto certi anche in presenza di scelte prudenti – siano sufficienti nel tempo a coprire i capitali e gli eventuali ritorni assicurati. Pertanto, nonostante la diligenza nel calcolare i propri impegni e nell’accantonare le relative risorse, c’è il rischio che nel corso degli anni una compagnia sia costretta a mettere mano ai mezzi propri per rimpinguare le sue riserve.
Solvency II: rispetto dei presidi patrimoniali Questo esempio ci fa capire l’importanza per le compagnie di poter disporre di “scorte” adeguate di capitale da poter utilizzare in caso di bisogno. Ecco perché le normative da molti anni impongono in tutti i paesi alle compagnie di rispettare specifici presidi patrimoniali: le riserve tecniche (gli impegni assunti), gli investimenti destinati alla loro copertura e il cosiddetto requisito di solvibilità (Solvency capital requirement). Nel ramo Vita è chiaro che se gli impegni assunti dalla compagnia sono più gravosi per via delle garanzie offerte (sul capitale ma anche sul rendimento), in base a Solvency II si innalzano i requisiti
di solvibilità richiesti, obbligando con ciò l’accantonamento di risorse proprie. Ecco perché, come spiegato anche nello scorso numero di Dirigente, le compagnie hanno la necessità di ridurre le garanzie per limitare gli accantonamenti necessari e per realizzare un maggiore allineamento tra impegni e rendimenti di mercato. Questa riduzione delle garanzie riguarda sia i contratti in corso, tramite rinegoziazione con le controparti, sia quelli futuri, una volta che sarà approvato il nuovo regolamento Ivass sulle gestioni separate. Il ragionamento è semplice. Se una compagnia garantisce sulle sue polizze Vita il 2% di rendimento minimo e un giorno dovesse trovarsi a investire – ovviamente in modo prudente – le risorse versate dagli assicurati con un ritorno atteso dell’1%, sarebbe prima o poi costretta a mettere mano al patrimonio per rispettare gli impegni. Ecco perché la nuova normativa richiede una maggiore dotazione patrimoniale in presenza di garanzie che potrebbero rivelarsi disallineate rispetto alle condizioni del mercato finanziario. Ma aumentare la dotazione patrimoniale non è affatto banale: dipende dalla capacità della compagnia di produrre utili (e metterli a riserva) e di raccogliere nuovi capitali (a loro volta disponibili se c’è la possibilità di remunerarli adeguatamente). Come si nota dal grafico, il rendimento medio ottenuto dalle gestioni separate Vita delle compagnie italiane negli ultimi anni ha surclassato il rendimento a scadenza offerto sul mercato dai Btp. Il cui livello, soprattutto a causa della politica monetaria espansiva della
Grafico. Andamento Gestioni separate - Btp - Inflazione 6%
5,42%
5%
4,47%
4%
4,34% 3,35%
3%
4,01% 4,03%
4,54%
4,04% 3,87%
1%
3,04%
1,99%
3,50%
1,58%
1,40%
1,22%
1,52%
0,24% 0,04%
0,78%
0%
3,56%
3,87% 3,91%
3,84% 2,78%
2%
4,16%
–0,09%
–1% 2008
2009
2010 BTP
2011
2012
2013
Gestioni separate
Bce, è sceso al di sotto dei rendimenti garantiti da vari contratti in circolazione. In assenza di interventi sulle garanzie contrattuali, è inevitabile che si rendano necessari rafforzamenti patrimoniali (come detto però non sempre possibili) per coprire il deficit tra impegni e rendimenti che potrebbero in futuro manifestarsi. La soluzione sta nell’aggiustamento delle garanzie da una parte e nella ridu-
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2015
Inflazione
2016
Fonte: YouInvest Spa
zione complessiva degli impegni dall’altra (realizzabile con una raccolta del ramo Vita rivolta più alle polizze esposte alle oscillazioni dei mercati finanziari come le unit-linked). Nel 2017, come evidenziato nella tabella, non è un caso che la raccolta delle polizze Vita garantite (ramo I) abbia rallentato e abbia invece accelerato quella delle polizze Vita unit-linked (ramo III).
Tabella. Nuova produzione individuale vita per ramo/prodotto Ramo/prodotto Vita ramo I
N. polizze da inizio anno
Premi da inizio anno*
Distrib. (%)
Var (%) 2017/2016
2.206.364
34.442.967
63,6
–22,4
15.063
931.502
1,7
–23,1
Linked - ramo III – di cui: unit-linked – di cui: index-linked
457.137 457.137 –
18.698.009 18.698.009 –
34,5 34,5 0,0
–36,8 36,8 n.d.
Malattia – ramo IV
20.506
7.531
0,0
50,1
Capitalizzazioni – ramo V
Fondi pensione aperti – ramo VI Imprese italiane-extra Ue – di cui: forme pens. ind. – di cui: forme puro rischio Imprese Ue Totale * in migliaia di euro
59.140
77.608
0,1
14,9
2.758.210 227.216 753.301
54.157.618 808.662 495.945
100 1,5 0,9
–8,8 5,3 16,4
11.803.735
–3,2
65.961.353
–7,8 Fonte: Ania
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CORSI DI FORMAZIONE CFMT GESTIONE RISORSE UMANE ssador Diventare brand amba a della propria aziend Brand e corporate image 30 novembre Roma 23 novembre - Milano e industry 4.0 Digital transformation are l’onda digitale alc cav Anticipare il futuro, a 12 dicembre Roma 29 novembre - Bologn
CFMT
con la voglia Coopetition: la squadra di vincere ione fa la forza? Chi fa da sé, fa per tre vs l’un 7 dicembre a Rom Padova 1° dicembre
CONTROLLO DI GESTIONE E
Pianificazione e programmazione finanziaria I momenti della pia nificazione finanzia ria: piano finanziario, budget di cassa Milano 29 novembre La gestione d’im presa in ambien te ipercompetitivo I megatrend che co ndizioneranno lo scenario futuro Roma 6 dicembre Introduzione alla gestione finanzia ria Come familiarizzare con la visione finan ziaria della gestione d’imp resa Milano 12 dicembre
STRATEGIA E ORGA
NIZZAZIONE
Abbattiam o i silos! Come risolv ere i proble mi inter-funzi Genova 30 no onali vembre - Mila no 1° dicembr e La valutazi one econo mico-finan del busine ziaria ss plan Come impost are un busin ess plan e co valutarne la me qualità econo mica Milano 12 di cembre Reinventin g manage ment Il business m odel da solo non basta Milano 13 di cembre
SEGRETERIA CORSI:
MILANO
FINANZA
NE MARKETING E ORGANIZZAZIO FORZE DI VENDITA vendite L’hovercraft delle olo nessun tipo di ostac da Non farsi fermare aio - Udine 23 febbr Roma 10 novembre t management Strategic accoun ment gic account manage Il ruolo dello strate e br em - Milano 12 dic Roma 20 novembre boration It e business colla rano gy e vendite collabo olo Information techn siness bu e ng temi di reporti allo sviluppo dei sis ri alle vendite intelligence necessa - Roma 4 dicembre re Milano 21 novemb
Luigia Vendola lvendola@cfmt.it, 02 54063137
ROMA
Lucia Canullo lcanullo@cfmt.it, 06 5043053
La partecipazione ai corsi è gratuita e riservata ai dirigenti associati in regola con il versamento dei contributi.
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Hanno collaborato a questo numero Euro Beinat è professore di Data Science e Informatica all’Università di Salisburgo. (14) Thomas Bialas, futurologo, è curatore dell’inserto Dirigibile e responsabile del progetto Future (61) Management Tools di Cfmt. Federico Castelletti Cazzato per oltre 20 anni si è occupato di marketing e comunicazione nell’ambito del servizio clienti dell’agenzia Armando Testa. Dal 2009 è responsabile, in Skills Management, del laboratorio di ricerca sull’evoluzione dei modelli di apprendimento e sullo sviluppo delle risor(48) se umane, con particolare attenzione alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie.
(57) Claudia Corti è guida turistica per le province di Milano, Pavia, Monza e Brianza. (78) Marco Liera è fondatore di YouInvest SpA - la scuola per investire. Nicola Longo è managing partner di Skills Management, da oltre 30 anni si occupa di consulenza direzionale e formazione manageriale nell’ ambito del change management & performing people; è docente del Cfmt dal 1994 e autore di numerosi articoli e pubblicazioni sul tema del cambiamento or(48) ganizzativo.
Marco Lucarelli lavora nella direzione strategy di una multinazionale Tlc dove si occupa di ope(59) ratori virtuali. (24) Antonio Lucaroni, ufficio stampa Cida. Claudio Savaresi è responsabile oculistica Humanitas San Pio X Milano. (56) Enrico Verga è fondatore del quotidiano International Dream Job con annunci di lavoro internazionali. Consulente strategico e istituzionale per aziende che vogliono sviluppare il loro business in mercati esteri e nella sfera digitale. Ha pubblicato le sue analisi su Libero, il Sole 24 ore, Capo Horn, Longitude, Youmark, il Fatto Quotidiano, linkiesta, startupitalia, Think tank. Ha inoltre collaborato per analisi con i governi Italia, Usa, Uzbekstan, Kazakstan, Iran, Vaticano, Sud Africa e con le organizzazioni internazionali (8) Ifad, Fao, Nato, Wfp, Medici senza Frontiere.
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FEDERAZIONE NAZIONALE DEI DIRIGENTI, QUADRI E PROFESSIONAL DEL COMMERCIO, TRASPORTI, TURISMO, SERVIZI, TERZIARIO AVANZATO
FEDERAZIONE NAZIONALE DEI DIRIGENTI, QUADRI E PROFESSIONAL DEL COMMERCIO, TRASPORTI, TURISMO, SERVIZI, TERZIARIO AVANZATO
FONDO ASSISTENZA SANITARIA DIRIGENTI AZIENDE COMMERCIALI FONDO DI PREVIDENZA MARIO NEGRI CFMT - CENTRO DI FORMAZIONE MANAGEMENT DEL TERZIARIO ASSOCIAZIONE ANTONIO PASTORE
Editore: Manageritalia Servizi srl Direttore responsabile: Guido Carella
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MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DI MANAGERITALIA
Coordinamento: Roberta Roncelli Redazione: Davide Mura, Enrico Pedretti, Eliana Sambrotta Direzione, redazione, amministrazione: via Antonio Stoppani, 6 - 20129 Milano tel. 0229516028 - fax 0229516093 giornale@manageritalia.it www.manageritalia.it Le opinioni espresse dagli autori impegnano esclusivamente la loro responsabilità Concessionario pubblicità LAPIS srl viale Monte Nero, 56 - 20135 Milano tel. 0256567415 info@lapisadv.it - www.lapisadv.it
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da Manageritalia 61
Mariella Colavito, ufficio sindacale Manageritalia Milano. (76) Daniela Fiorino, responsabile ufficio sindacale.
(60)
Mario Mantovani, vicepresidente Manageritalia.
(38)
Niccolò Gori Sassoli, responsabile ricerca e innovazione Ma(28) Roberto Saliola, project leader nazionale. (34) nageritalia.
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