DIRIGENTE - Settembre 2014

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N. 9 SETTEMBRE 2014

LA RIVISTA DI MANAGERITALIA SOCIETÀ LA GERONTOCRAZIA AFFOSSA L’ITALIA FUTURO ARRIVA LA NUOVA LEADERSHIP ARTIFICIALE

PROGETTI MANAGERITALIA PER I GIOVANI

PICCOLI MANAGER CRESCONO MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DEI DIRIGENTI, QUADRI E PROFESSIONAL DEL TERZIARIO Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - Decreto Legge 353/03 (convertito in Legge 27/2/04, n.46) art.1, comma 1 - DCB/MI - € 2,20 (abbonamento annuo € 16,50)


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Sommario Editoriale 4 Cambiamo insieme il Paese

Travel management 40 Nell’epoca della spending review

Copertina 6 Vivi da manager

Business 44 Dare “senso” al lavoro

Società 14 La gerontocrazia affossa l’Italia

Lavoro al femminile 48 Italia, parità sulla carta Iniziative Manageritalia 52 Tennis&Relax in Sardegna

Interviste 20 Emanuele Soldini Al centro del design 27 Diego Gil World business forum al via

InfoMANAGER Cfmt 69 eLearning 72 I corsi in programma Associazione Antonio Pastore 70 La tutela legale: cosa cambia

RUBRICHE 12 Mondo del lavoro 24 Non solo consumi

Futuro 32 Arriva la leadership artificiale Eventi 38 Mba, investimento sicuro

30 Osservatorio legislativo 54 Di buon grado 55 Arte 56 Lettere

59 N. 9 SETTEMBRE 2014

LA RIVISTA DI MANAGERITALIA SOCIETÀ LA GERONTOCRAZIA AFFOSSA L’ITALIA FUTURO ARRIVA LA NUOVA LEADERSHIP ARTIFICIALE

PROGETTI MANAGERITALIA PER I GIOVANI

PICCOLI MANAGER CRESCONO

MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DI MANAGERITALIA Federazione nazionale dei dirigenti, quadri e professional del commercio, trasporti, turismo, servizi, terziario avanzato R

FEDERAZIONE NAZIONALE DEI DIRIGENTI, QUADRI E PROFESSIONAL DEL COMMERCIO, TRASPORTI, TURISMO, SERVIZI, TERZIARIO AVANZATO

Fondo assistenza sanitaria dirigenti aziende commerciali

Fondo di previdenza Mario Negri

CFMT Centro di formazione management del terziario

Associazione Antonio Pastore

MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DEI DIRIGENTI, QUADRI E PROFESSIONAL DEL TERZIARIO Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - Decreto Legge 353/03 (convertito in Legge 27/2/04, n.46) art.1, comma 1 - DCB/MI - € 2,20 (abbonamento annuo € 16,50)

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Editoriale a cura del presidente Manageritalia

CAMBIAMO INSIEME IL PAESE U

n bel film collettivo presentato da Gabriele Salvatores all’ultima Mostra del cinema di Venezia, Italy in a day, racconta in 24 ore una giornata italiana attraverso 627 video amatoriali. Come molti osservatori hanno notato, sebbene ci si sarebbe potuti aspettare un Paese cupo e rabbioso, dal film viene fuori un’Italia dignitosa. Le persone, anche quando soffrono, non si piangono addosso e non hanno perso il senso della comunità. L’ottimismo alla fine prevale: la “gente comune” vive il presente e pensa al futuro, con serenità. Ed è proprio al futuro che guarda la nostra Federazione, preparandosi ad affrontarlo. Al Manageritalia Camp in programma dal 21 al 23 settembre i vertici federali faranno il punto sulle implicazioni e gli impatti che i trend identificati da alcuni scenaristi potranno avere su di noi. Dalle riflessioni, dagli spunti e dalle idee condivise nell’occasione emergeranno utili elementi di indirizzo per definire le politiche associative in vista degli appuntamenti dei prossimi mesi. Anche il governo Renzi dice di guardare al futuro: dopo tanti annunci, finora inconcludenti, e vista l’impasse su tanti fronti, si propone adesso l’Agenda dei mille. Un passo avanti o solo uno strumento di marketing? Si vuole far passare l’immagine di un Paese rinnovato nella politica ma immobile e conservatore nelle sue varie classi dirigenti. Nulla di più falso! Le classi dirigenti, di certo nella loro componente meno salottiera e più sana, vogliono e chiedono il cambiamento, come peraltro tanti italiani. Lo chiedono da tempo e si sforzano per attuarlo, scontrandosi con l’inerzia di un sistema politico davvero autoreferenziale. L’eliminazione delle province è rimasta bloccata dalla mancanza di concretezza e di decreti attuativi; la spen-


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ding review resta un’araba fenice, così come lo snellimento delle troppe aziende pubbliche locali. La speranza di girare davvero pagina, che molti italiani hanno coltivato negli ultimi mesi, rischia di sciogliersi come un gelato al sole. Abbiamo bisogno di meno chiacchiere e più fatti, di un governo e di una politica che facciano poche cose, ma buone. Soprattutto, occorre creare le condizioni per favorire, anziché “cercare solo” di non contrastare, la crescita. L’Italia è capace di prevalere non solo con il made in Italy ma anche con la ricerca scientifica e con l’innovazione. Per esempio quella farmaceutica, come dimostra il vaccino per l’Ebola sviluppato e prodotto da un’azienda italiana, acquistata poi da una multinazionale. Su questo, come su tanti altri settori ad alto valore aggiunto, dobbiamo puntare per ripartire. Il governo ha il dovere e l’obbligo di garantire gli obiettivi di bilancio dello Stato a breve, ma è altrettanto necessaria l’esigenza di avere una visione con obiettivi di medio-lungo termine (cosa vogliamo essere tra 10 anni) per la ripresa e la crescita del Paese. Gli italiani devono conoscere e condividere le scelte da compiere nell’economia, nel sociale, nel lavoro, nel welfare e su quali assi strategici di sistema lavorare per indirizzare risorse, competenze e scelte politiche. Siamo consapevoli che occorrono riforme rivoluzionarie, drastiche e coraggiose da compiere tutti insieme per rendere i sacrifici equi e accettabili. Sacrifici che guardino al futuro e al miglioramento delle condizioni di benessere delle prossime generazioni. Al contrario, continuiamo ad affermare che in uno scenario deflattivo, in mancanza di segnali di crescita, sono inaccettabili politiche e interventi demagogici di redistri-

buzione verso il basso, quando a pagare sono i soliti: i pensionati, quelli dalle retribuzioni medio-alte, il pubblico impiego. Le riforme sbandierate e mai fatte o mal fatte sono davvero troppe. Alcune sono state annunciate ma mai discusse e condivise: è il caso di quella dell’istruzione, sulla quale avremmo volentieri avuto modo di collaborare. Il premier sembra un uomo troppo solo al comando, la sua squadra è ristrettissima. Mancano alcune competenze chiave e il dialogo con componenti importanti della società è limitato. L’esigenza di fare le cose in fretta non può prevalere su quella di fare le cose per bene. La critica, quando è costruttiva – come riteniamo sia la nostra – non è opposizione al cambiamento. Se Renzi vuole davvero un cambiamento, chieda l’appoggio degli italiani e lo avrà, come hanno dimostrato in modo chiaro i risultati delle elezioni europee. L’importante è lavorare bene, con metodo e competenze, come noi manager siamo abituati a fare. Durante la pausa estiva abbiamo subìto l’ennesimo attacco alle pensioni. Anche questa volta i pensionati, che hanno rendite medio-alte, non sono potuti stare tranquilli vista la minaccia di rimettere le mani sulle rendite di coloro che – come ben sappiamo – non hanno pensioni d’oro ma pretendono di ricevere un trattamento equo e proporzionato agli ingenti contributi versati. Siamo sicuri (!) che il governo Renzi non vuole nuovamente reiterare i furti già avvenuti con i blocchi della perequazione e i contributi di solidarietà. A tutela del Paese, e dei nostri associati, continueremo a impegnarci affinché, finalmente, si cambi la rotta e si guardi al futuro. Guido Carella (guido.carella@manageritalia.it)

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VIVI DA MANAGER Le iniziative delle Associazioni territoriali che offrono esperienze sul campo a studenti e laureati per vivere in prima persona l’attività manageriale Eliana Sambrotta

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no dei ricordi più fervidi impressi nella memoria di ognuno di noi è certamente il primo giorno di scuola... grembiulini, un po’ di paura, molta emozione, il sentirsi finalmente grandi, l’idea che è finito il tempo di giocare. A parte i grembiulini, nella maggior parte dei casi le altre sensazioni sono simili a quelle del primo giorno di lavoro, solo che, chissà perché, spesso non gli si preserva lo stesso luogo privilegiato nella memoria e il tutto tende un po’ a offuscarsi col passare degli anni. Ma pensateci bene… ricordate le fasi della selezione, i colloqui, l’attesa trepidante di quella risposta positiva che poi finalmente è arrivata. E poi, il primo giorno, i colleghi, la vostra postazione, chi vi ha accolto, chi vi ha istruito e seguito, quanto vi sentivate preparati e adeguati a ciò che vi veniva richiesto: ecco, proprio questo è il punto. Riuscite a ricordare a distanza di anni se la realtà ha corrisposto le vostre aspettative, nozioni, teorie? O forse gli insegnamenti vi avevano proiettato in un mondo molto diverso? O ancora, nessun insegnamento era effettivamente sceso così nella pratica? «Sono rimasta colpita da come un manager debba mettere in campo nel suo lavoro qualità in più, poiché non tratta merce ma persone: il trovare compromessi col personale avente obiettivi umanitari è una questione molto delicata. Questa opportunità in una casa di cura ha reso concreto il mio studio della laurea magistrale, rafforzando la mia convinzione di voler un giorno diventare un manager, ancor più conscia della complessità di tale ruolo». Federica Curti è una studentessa all’ultimo anno della laurea magistrale in Economia e management dell’Università politecnica delle Marche che ha partecipato a “Vivi 5 giorni da manager”, un’iniziativa di Manageritalia Ancona che offre ai giovani laureandi esperienze in azienda di alcuni giorni a strettissimo contatto con dei manager mentor selezionati. In seguito al successo della prima di queste iniziative, “Vivi 3 giorni da manager” ideata e sviluppata nel 2011 nella sede associativa di Verona, progetti simili sono stati attivati anche a Roma, Genova, Bari, oltre alla già citata Ancona e alla diffusione in tutto il Veneto. L’obiettivo comune è offrire l’opportunità a futuri talenti di aprire una finestra sulle realtà manageriali del proprio territorio in diverse funzioni e contesti professionali, perché solo investendo su valide risorse oggi, le aziende possono sperare di avere un vantaggio competitivo domani. Per questo e per incrementare le opportunità di ottenere un lavoro stabile, qualificato e con prospettive di crescita, Manageritalia ha inserito tra le sue priorità, attraverso il Gruppo di lavoro Talenti manageriali (vedi box), la promozione della cultura manageriale presso i giovani e il trasferimento del know-how che si apprende solo sul campo. Vediamo nel dettaglio le interessanti iniziative fin qui attuate.

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TALENTI MANAG

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LE ESPERIENZE... ...del Veneto È il 2011 quando Manageritalia Verona (ora confluita in Manageritalia Veneto) mette a punto, insieme all’Assessorato alle politiche giovanili del Comune e con la collaborazione dell’ateneo cittadino, il progetto Vivi 3 giorni da manager. Obiettivo: offrire a studenti alla fine del percorso di laurea magistrale o neolaureati l’opportunità stimolante e innovativa di affiancare per tre giorni un manager per acquisire competenze non tanto tecniche (che già hanno grazie agli studi e per le quali pochi giorni sono insufficienti), bensì relazionali e manageriali. Il successo ha portato alla realizzazione della seconda edizione nel 2013 e all’estensione dell’iniziativa ad altre città del Veneto e ad altre Associazioni territoriali. Proprio in questi mesi il progetto si sta svolgendo per la prima volta a Venezia, Padova e Vicenza, in collaborazione con le Università Ca’ Foscari, degli studi di Padova e con la Fondazione studi universitari di Vicenza e i corsi di laurea in Ingegneria gestionale dell’Università di Padova e in Economia dell’Università di Verona che si svolgono a Vicenza. Ogni edizione coinvolge circa una dozzina di giovani e altrettanti manager nostri associati e le relative aziende. L’iniziativa viene diffusa dalle università, i giovani candidati vengono selezionati in seguito a colloqui motivazionali, curriculum vitae e caratteristiche identificate dalle aziende. Segue un momento Venezia, Università Ca’ Foscari, aula Baratto

Il Gruppo di lavoro Talenti manageriali fa parte dei 14 progetti del Piano operativo 2012-2016 di Manageritalia. È inserito nella macro-area “Sostenibilità e crescita” e il suo project leader nazionale è Dario Ballerini di Manageritalia Genova. Gli obiettivi sono: offrire ai giovani una serie di incontri con diverse realtà aziendali attraverso le esperienze dei manager che le dirigono; promuovere la cultura manageriale presso i giovani e il trasferimento del know-how che i manager apprendono sul campo; facilitare il passaggio dei giovani dall’università al mondo del lavoro; stimolare le scelte che dovranno affrontare dopo gli studi; coinvolgere gli associati e le loro aziende. Diverse e interessanti le iniziative promosse in tutto il territorio nazionale. Accanto ai progetti illustrati nell’articolo, che prevedono esperienze di alcuni giorni in azienda, sono in corso a Milano una serie di appuntamenti informali dal titolo #chivuoidiventare, durante i quali manager in carriera incontrano studenti e universitari. Manageritalia Firenze collabora alla terza edizione del Progetto Giotto - GIOvani Talenti TOscani che seleziona laureati e laureandi da inserire nel mondo del lavoro, insieme all’Università di Firenze e di Pisa, a Federmanager Toscana e Prospera. Giunto alla terza edizione anche il corso di Orienteering e formazione organizzato da Manageritalia Torino e dedicato a figli, nipoti e affini degli associati che si svolge in tre incontri presso la sede associativa e una giornata alla facoltà di Economia di Torino. Molto attivo il Veneto con altre tre iniziative: il concorso Manager an-


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AGERIALI ch’io premia tre idee-progetto sui temi della gestione aziendale, presentate da studenti iscritti alle lauree magistrali nelle università della regione; le Borse di studio a Bruxelles per i figli laureati degli associati e il Progetto Plinio, nato da un’idea del Gruppo volontariato professionale Manageritalia Veneto e dell’Istituto di Istruzione superiore Leonardo Da Vinci di Padova, il cui obiettivo è costituire entro il 2014 una start up di diplomati che possano inserirsi nel mondo del lavoro con una loro impresa di servizi rivolti ad anziani economicamente autosufficienti, che desiderano vivere al meglio la loro vita personale, culturale, ricreativa. Infine, dedicata a tutti i vincitori delle borse di studio Fondo Mario Negri, è Imagine, la community di Facebook che promuove iniziative formative, professionali e culturali utili ai giovani. All’Assemblea nazionale dello scorso giugno, giunti esattamente a metà del percorso del Piano operativo e quindi anche del progetto Talenti manageriali, il team ha tirato le somme e si è impegnato per i prossimi due anni a replicare i progetti già avviati implementandoli; a stimolare e ampliare il coinvolgimento dei membri delle istituzioni, del mondo accademico e aziendale; a ottenere il riconoscimento di crediti formativi; individuare gli istituti di scuola superiore che partecipano alle attività di orientamento universitario; partecipare alle giornate di orientamento degli atenei; inserirsi all’interno delle consulte dei corsi di laurea. Per approfondire i singoli progetti: www.manageritalia.it >> Associazioni territoriali

di formazione, utile a prepararli all’esperienza illustrandogli le competenze manageriali indispensabili a gestire un’azienda, a creare il gruppo, a verificare le loro aspettative e discutere del mercato del lavoro dei laureati. I manager e gli studenti concordano liberamente i giorni di affiancamento, anche non consecutivi, ma scegliendo piuttosto in base all’agenda del manager, nei momenti più utili a far comprendere la tipologia del lavoro. Infine, il percorso si conclude con un incontro di feedback tra tutti i suoi protagonisti.

...di Roma Si è appena conclusa la seconda edizione di Vivi 3 giorni da manager, promossa in collaborazione con Federmanager Roma. Il percorso è iniziato a maggio con una giornata preparatoria di formazione presso l’Università Luiss o Porta Futuro; si è concretizzato in giugno, quando i giovani hanno trascorso tre giorni a fianco di un manager mentore e si è finalizzata con una sessione di feedback in luglio per i ragazzi e in settembre per i manager. Hanno aderito 43 laureandi e studenti iscritti all’ultimo anno di un corso di laurea magistrale in Economia, Ingegneria e Scienze della comunicazione delle Università Luiss,

Il lavoro più importante del manager è la gestione delle persone, ponendosi all’interno del suo gruppo come un anello di un’unica catena. Alessandra Consiglio Economia e direzione delle imprese – Luiss, Roma Alcuni di noi sono stati invitati ad affiancare l’azienda a una fiera di settore a Milano: poter partecipare a un evento del genere dal punto di vista dell’espositore è stata una bella esperienza formativa. Ilaria Rebecchi Ingegneria della sicurezza: trasporti e sistemi territoriali – Università degli studi di Genova

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Copertina Torvergata, Roma Tre e La Sapienza; una trentina di aziende con 45 manager mentori disponibili, di cui 15 associati Manageritalia. Attualmente si sta lavorando a un’evoluzione del progetto per il 2015.

...di Ancona In collaborazione con Federmanager, l’Università politecnica delle Marche e Istao (Istituto di studi superiori Adriano Olivetti), l’associazione marchigiana ha avviato quest’anno per la prima volta Vivi 5 giorni da manager. L’iniziativa si è rivolta agli studenti più meritevoli, iscritti ai corsi di laurea magistrale delle facoltà di Economia e Ingegneria. 19 quelli selezionati che hanno avuto la possibilità di affiancare uno degli altrettanti manager operativi nelle 14 aziende aderenti all’iniziativa in una settimana concordata liberamente tra i due da maggio a settembre. Prima di intraprendere l’affiancamento, i giovani hanno partecipato a una giornata di formazione presso l’Istao a tema “L’impresa e la sua organizzazione”. È stata creata anche una pagina Facebook dedicata all’iniziativa dove gli studenti raccontano, socializzano e condividono la loro esperienza in azienda e a fine settembre si svolgerà un evento pubblico per diffondere il lavoro dei protagonisti, manager e ragazzi.

...di Genova Si chiama Voglio fare il manager il progetto avviato quest’anno per la prima volta nella città della Lanterna in collaborazione con l’Università degli studi di Genova per offrire ai giovani laureandi l’opportunità di entrare in contatto con diverse realtà aziendali della Liguria attraverso l’esperienza dei manager che le dirigono. Anche in questo caso, è stato previsto un incontro di formazione sulle competenze manageriali a cura di Manageritalia e dell’Università di Genova per poter affrontare al meglio l’esperienza. 12 le aziende disponibili a collaborare e 13 i giovani iscritti alle facoltà di Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, Scienze della formazione e Scienze politiche selezionati dall’università che dal mese di marzo sono stati protagonisti delle giornate di affiancamento. Grazie alla disponibilità dei manager coinvolti, ogni giovane ha potuto trascorrere un minimo di tre giornate in almeno due aziende diverse per un numero di 8/10 giornate totali di affiancamento a testa. A conclusione delle esperienze, in maggio si è svolto presso l’Università degli studi un evento pubblico con testimonianze dei partecipanti e un tavolo di confronto per la collaborazione tra i soggetti coinvolti per individuare gli strumenti migliori da mettere in campo per favorire l’ingresso dei giova-

Per cinque giorni ho potuto vivere in prima persona l’agenda tipo di un manager: riunioni, dibattiti, incontri con l’amministratore delegato, azioni da intermediario, da organizzatore e da paciere, lunghe telefonate in inglese, ritmi frenetici. (…) Ho potuto avvicinare gli impianti con un tour guidato in tuta e casco da petroliere: fantastico per un ingegnere come me! Soprattutto poter ammirare da vicino un gassificatore da 700 milioni di euro! Manuel Cafarelli Ingegneria termomeccanica – Università politecnica delle Marche


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Sul canale Youtube di Manageritalia i video dedicati a: Vivi 3 giorni da manager (Manageritalia Roma) #chivuoidiventare? (Manageritalia Milano) Manager anch’io (Manageritalia Veneto)

ni nel mondo del lavoro. L’obiettivo per il prossimo anno è quello di collaborare con Federmanager per aumentare il numero di aziende partecipanti.

...e di Bari Leggermente diverso il progetto promosso nel 2012 e 2013 dall’associazione del Sud che, collaborando con l’Università degli studi di Bari e direttamente con PwC, multinazionale leader nei servizi professionali per le imprese tra cui la revisione contabile, ha organizzato Un giorno in PwC. Obiettivo: far vivere a un gruppo di studenti e laureati un’esperienza diretta in azienda, in particolare nell’ambito della revisione e organizzazione contabile, dei servizi di consulenza di direzione e di supporto alle operazioni di finanza straordinaria e della consulenza fiscale e legale. 20 i giovani che hanno partecipato a ogni edizione, suddivisi in due gruppi di dieci dedicati all’approfondimento delle tematiche delle professioni di revisore contabile e di consulente fiscale. Ognuno dei due gruppi ha trascorso un giorno seguito dal personale qualificato di PwC che ha illustrato le caratteristiche principali delle due professioni, simulando casi pratici in cui i partecipanti hanno potuto così collaborare con professionisti esperti ed entrare in diretto contatto con il mondo del lavoro. Al termine del progetto, PwC ha offerto ad almeno due partecipanti che si sono distinti nelle giornate di attività la possibilità di

Una straordinaria occasione per apprendere come una spugna! Ilaria Salzarulo Economia e direzione delle imprese – Luiss, Roma Il sales manager ha insistito per offrirci un caffè. Solo dopo abbiamo capito il motivo della sua insistenza: ci ha infatti posto alcune domande sul tipo di servizio che avevamo ricevuto, l’accoglienza, il modo di servire il caffè, i gesti che ha compiuto il barista. Voleva valutare il nostro livello di attenzione, farci capire che la cura del dettaglio e ogni piccolo gesto influenzano la scelta del cliente. Jessica Spezzaferro Management – Università degli studi di Genova Al termine di una riunione il mentore ha voluto anche il mio parere! Andrea Iannello Ingegneria edile – La Sapienza, Roma

essere inseriti per sei mesi nella sede di Bari nell’ambito della revisione contabile e in quella di Napoli nell’ambito della consulenza fiscale. L’edizione 2014 di “Un giorno in PwC” si svolgerà in ottobre in collaborazione con l’Università degli Studi di Foggia. 䡵

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MANAGER&GOVERNANCE Come cambia la governance delle aziende dalle multinazionali alle pmi e, di conseguenza, il ruolo del manager Anna Zanardi Cappon

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arlare di “corporate governance”, o più semplicemente di “governo d’impresa”, apre spesso discussioni profonde. Entrano in gioco, infatti, le convinzioni che ognuno ha a proposito di cosa sia un’impresa e di cosa significhi esprimere attraverso di essa una responsabilità sociale. Se l’impresa è una multinazionale, si pensa sia sufficiente regolare gli organi formali di governance per poter garantire un equo e sostenibile svi-

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luppo della stessa. Consigli di amministrazione, management e organi di controllo si armano di policy atte a comunicare in maniera trasparente e competente nei contenuti a shareholder (soci) e stakeholder (ambiente esterno e soggetti interessati all’azienda) gli eventi e i numeri ritenuti rilevanti nello svolgimento della vita aziendale. Quando si va su dimensioni più piccole, per esempio imprese familiari di piccola o media dimensione, allora il governo d’impresa inizia ad essere condizionato anche da colorite dinamiche relazionali che difficilmente si regolano grazie a una semplice policy. Ma cosa si nasconde dietro alla crescente tematica della governance, che sempre più riempie i tavoli dei convegni e gli studi dei professionisti? Cosa è cambiato negli ultimi anni? Per quello che riguarda la mia esperienza, principalmente nell’ambito della facilitazione di consigli di amministrazione (sia di multinazionali, sia di imprese familiari di media o piccola dimensione), si fa sempre più prepotente la necessità di costruire un senso attraverso la propria azione aziendale, un significato collettivo che vada oltre la preoccupazione economica e che coinvolga la consapevolezza crescente che un’azienda rappresenta anche una responsabilità sociale. C’è dunque una ricerca di professionisti e manager che possano apportare valori di effettiva prosperità e trasparenza all’interno dell’azienda, aumentando l’efficienza del si-


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stema e correggendo, se non eliminando, sacche di spreco e inutilità. Questo processo si avvia però dopo decenni di immobilismo, in cui sia top manager che imprenditori di successo hanno pensato di poter vivere di rendita rispetto agli anni del boom economico e non hanno saputo inserire una vera marcia in più di cambiamento dentro alle comode riserve di molte imprese sul territorio italiano. A questo si aggiunga un contesto socio-economico in forte discesa dal 2007, anno dell’inizio della crisi ancora attuale, e un apparato istituzionale inefficiente e resistente ad ogni tentativo di modificazione esterna. Oggi si ravvisa l’urgenza di un’azione anche dura e impattante sul cambiamento di rotta. Ne sono consapevoli le grandi aziende, che stanno implementando negli ultimi anni, soprattutto all’estero, i cosiddetti global advisory commitee.

Nuovi paradigmi per un nuovo mondo La crisi che stiamo attraversando ha un carattere strutturale. Stanno cambiando il sistema economico e il modo di produrre. Il tempo e lo spazio – in virtù delle nuove tecnologie – si vanno ridefinendo, la velocità e l’incertezza costituiscono un tratto fondamentale della vita delle imprese e delle persone. L’interdipendenza dei fattori (economici, sociali, ambientali, …) e la complessità dei fenomeni in gioco rendono tutto più difficilmente distinguibile e prevedibile.

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Rispetto anche a soli pochi decenni fa, tutto ciò rende molto difficile per chi si trova in posizione di decidere, come il manager, tenere sotto controllo tutte le dimensioni utili a prevedere correttamente gli esiti delle proprie scelte nello scenario futuro. Per affrontare adeguatamente le sfide della nuova competitività, del capitalismo globale, del rischio, c’è bisogno quindi di una molteplicità di conoscenze e di risorse che solo un team integrato di professionisti di elevata qualità può garantire. In questo senso, la ricerca di una governance efficace aiuta oggi lo sviluppo di nuove forme di controllo e decisione strategica e operativa. La multidimensionalità, l’interdipendenza e la contaminazione delle conoscenze sono infatti strumenti necessari per affermare una posizione di leadership in un contesto di riferimento in continua e rapida evoluzione.

Come funziona il Global advisory committee Il Global advisory committee, composto da professionisti altamente qualificati, ha come obiettivo principale proprio quello di sostenere ceo, dirigenti, azionisti, consigli di amministrazione nell’affrontare in maniera innovativa, veloce e coerente le imprevedibili sfide quotidiane. Utilizzando diverse prospettive analitiche (di human resource, economiche e sociali, psicologiche, relazionali, politico-istituzionali, finanziarie, legali, comunicative, di marketing) si è in grado di fornire agli interlocutori un sup-

porto unico in termini di diversità, complementarietà e qualità delle competenze offerte. Il Gac coniuga lo sviluppo di una visione strategica sistemica, lo sviluppo individuale e di team nella complessità decisionale, l’acquisizione di abilità atte a capitalizzare l’intelligenza collettiva dell’organizzazione, la riorganizzazione del sapere specialistico. Tutto ciò consente di (ri)scoprire le competenze e le abilità necessarie a generare innovazione. Il manager diventa dunque un attore di nuove forme di apprendimento dentro all’organizzazione, deve aprirsi a ciò che non conosce e, più che cercare di riaffermare e aggiornare le proprie competenze, è chiamato a muoversi su quelle che non ha, a entrare in uno spazio di “ignoranza costruttiva”. Aperto con curiosità, e non con timore, al nuovo, evitando di riciclare esperienze passate, ma innalzando a un livello superiore le proprie esperienze presenti. Ciò che porta l’esterno accompagna una ricostruzione attenta al proprio interno, con un continuo scambio fra ciò che è azienda e ciò che non lo è. Si dirà che tutto questo è complesso e poco abbordabile dalle pmi. Ma in un mondo complesso e accelerato come il nostro, l’unica via di sopravvivenza è proprio quella di aumentare la propria complessità decisionale per poter governare quella che ci circonda, la complessità dell’impresa nella quale viviamo quotidianamente. E qui il ruolo del manager è inequivocabile.

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Società

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GERONTOCRAZIA

AFFOSSA L’ITALIA

Da tempo i posti del potere nel nostro Paese sono occupati in prevalenza da uomini intorno ai settant’anni. Senza uno svecchiamento della classe dirigente basato sul merito è impossibile rincorrere il futuro Sandro Catani Villani

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E 400 PERSONE CHE OCCUPANO il vertice del potere economico italiano sono lì da molti anni. Quando cambiano, come nel caso delle grandi aziende pubbliche, la loro nomina dipende da scelte relazionali più che dal merito dimostrato. Sono una vera e propria comunità: metà di loro sono infatti nati prima del 1940 e frequentano gli stessi luoghi, come l’assemblea della Confindustria, la relazione annuale del Governatore di Banca d’Italia o l’evento Ambrosetti a Cernobbio, mentre i più “raffinati” si incontrano a Davos. Naturalmente si trovano anche ai matrimoni dei figli dei potenti e nelle feste mondane della Scala di Milano o al Festival del cinema di Venezia. In sostanza, la business community italiana è bloccata da tempo da un sistema di poche persone che occupano le poltrone e non hanno alcuna intenzione di abbandonarle. Occorre ricordare che la gerontocrazia non si riscontra solo da noi. Anche all’estero ci sono state e ci sono tutt’ora società dove le élite sono comunità che tendono ad autoperpetuarsi e a sorreggersi. Quello che distingue la nostra classe dirigente da quella presente nella maggior parte delle altre nazioni occidentali è tuttavia la sua caratteristica di essersi occupata prevalentemente della conservazione e dell’estrazione di rendite personali anziché dell’innovazione e del bene collettivo. A noi manca, ormai da molti anni, ciò che il grande sociologo Vilfredo Pareto chiamava l’istinto delle combinazioni, cioè l’inclinazione a innovare, a produrre fatti nuovi, contrapposto alla persistenza degli aggregati, volta al mantenimento della stabilità.


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La torta da spartire si restringe L’Italia ha permesso il consolidamento di un sistema che domina il paese più o meno da quando eravamo ancora in crescita e benestanti e che di fatto si sta spartendo da anni una torta sempre più piccola, senza saper fare nulla per allargarla. La spending review nello stato e nelle imprese è diventata un’ossessione. Non abbiamo mai visto

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un’impresa o una famiglia fare fortuna continuando solo a tagliare quello che viene chiamato costo. Infatti, i recenti dati della Confindustria digitale ci dicono che l’Italia è il fanalino di coda

Non abbiamo mai visto un’impresa o una famiglia fare fortuna continuando solo a tagliare quello che viene chiamato costo

degli investimenti in Ict tra i paesi Ocse: spendiamo la metà dell’Inghilterra, che è in testa. D’altra parte, se vendiamo le aziende migliori comprandone meno in giro per il mondo, il risultato conseguente è che le attività professionali ad alto valore aggiunto, così come il management, hanno meno mercato. Quanto è colpa di questo sistema bloccato se l’Italia non cresce da 30 o 40 anni? Il declino è una responsabilità condivisa dalla classe dirigente: politica, amministrativa ed economica. Abbiamo scoperto di essere alla rifondazione anche nel calcio! Dove oversettantenni per anni al vertice della Figc, Federazione gioco calcio, sono i candidati favoriti per il futuro. La comunità degli affari ha da sempre dislocato le colpe sulla classe economica e alla burocrazia pubblica. Un gioco facile. Adesso la politica sembra essersi rimessa

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Società

Le retribuzioni totali dei nostri dirigenti sono più basse di quelle inglesi, francesi, americane

Il libro Sandro Catani (consulente e saggista) compie un viaggio nel sistema immobile italiano, governato da una classe di persone che occupano tutte le posizioni che contano. Se nella politica si sta assistendo a un lento ma graduale rinnovamento, in altri ambiti, a cominciare da quello economico, si fa ancora fatica a rinunciare ai privilegi acquisiti. Senza il timore di fare nomi e cognomi, il saggio è un invito a smantellare la casta che impedisce al nostro Paese di decollare dopo gli anni più bui della crisi finanziaria, con alcune proposte per privilegiare il merito e lasciare spazio ai più giovani. Gerontocrazia, Garzanti, pagg. 180, € 14,90.

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in moto e i politici sono quarantenni come Matteo Renzi o Matteo Salvini. Continueranno a fare convegni e manifesti? E i manager? Di questo sistema fanno parte anche dei manager, anche se è opportuno precisare che molti di questi con i manager veri c’entrano poco o nulla e sono tali per conoscenze e non per competenze. Alcuni di quelli che vengono nominati a capo delle imprese sono “manager dilettanti”: professori universitari, avvocati, ex politici o commis dello stato. Sono nominati sulla base di una cooptazione, cioè relazioni. Questo accade nelle aziende municipalizzate, nei grandi enti economici controllati dallo stato ma anche nelle aziende private e nelle quotate. Siamo fatti così. In un’intervista con il Financial Times, un grande banchiere, Giovanni Bazoli, ha difeso con orgoglio il nostro capitalismo relazionale. È evidente che sia un paradosso, incomprensibile a Londra, ma anche in Italia. Adam Smith, il padre del capitalismo, ha scritto una frase famosa: «Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che dipende la nostra cena…». Quando parliamo di manager è necessario chiarire un equivoco sul fronte della retribuzione: si chiacchiera molto su questo tema, ma a dire il vero le retribu-

zioni totali dei nostri dirigenti sono più basse di quelle inglesi, francesi, americane. Il compenso dei vertici aziendali è materia complicata. Non esiste il cedolino dei comuni mortali per cui si può produrre facilmente un dato preciso. La componente variabile è ormai talmente importante che il calcolo va fatto anni dopo, quando il manager lascia la società e prende una buonuscita e incassa, o meno, le sue stock option. Per mestiere faccio l’advisor dei cda sull’executive compensation e la sfida mi è sempre apparsa duplice: in primo luogo occorre spostare l’enfasi dal fisso al variabile, secondariamente occorre favorire la trasparenza sui compensi a favore degli azionisti e degli altri stakeholder. Un dato pratico per tutti: in Italia la maggior parte degli amministratori delegati ha il duplice contratto di amministratore con un emolumento e di dirigente con uno stipendio. Basta passare la frontiera a Mentone e questo strano sistema garantista non è rintracciabile. Peggio, i dirigenti “normali”, in particolare nelle piccole e medie imprese, non hanno un vero sistema di mbo (management by objective). Una conferma che non paghiamo il merito. Un cambiamento culturale Forse ci meriteremmo che anche da noi contasse di più il merito e quin-


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di ci fosse più spazio per quelle diversità – genere, anagrafe ecc. – che noi non sfruttiamo. Le nostre aziende si dividono in due grandi aree: quelle che lavorano sui mercati internazionali e quelle che operano sul mercato domestico. Le prime, che stanno reggendo alla crisi, hanno modelli di gestione capaci di reggere alla competizione: investimenti in ricerca, obiettivi sfidanti e merito, attrazione di talenti e, appunto, politiche di diversità. A questo proposito, la nostra sensibilità in generale al tema delle diversità è ancora modesta. C’è voluta una legge sulle quota rosa per aprire forzosamente i consigli di amministrazione alla presenza femminile. Ma il problema non si risolve così: la business community dovrebbe impegnarsi in un movimento culturale come accade in Inghilterra per la crescita equa delle persone all’interno delle imprese. Se non si faranno crescere le donne nelle posizioni di management, nei consigli di am-

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Quello che è un sentire comune è stato più volte esplicitato in varie occasioni da Diego Della Valle, presidente di Tod’s, che ha detto che ci sono “arzilli vecchietti ancora padroni dei salotti buoni”.

ministrazione saranno paracadutate donne, sia pure eccellenti, in base alle relazioni. Leader e aziende eccellenti I nostri leader sono dell’opinione che come loro non c’è nessuno. Inoltre, non vogliono uscire dalla luce dei riflettori. Il compito di un leader dovrebbe essere anche quello di garantirsi una

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con Sandro Catani parleremo di gerontocrazia, di merito e delle sfide che il nostro Paese deve fronteggiare per voltare pagina nel segno della crescita.

C’è voluta una legge sulle quota rosa per aprire forzosamente i consigli di amministrazione alla presenza femminile

continuità, o almeno, questo è ciò che è scritto sul manuale del buon manager. Ma il problema non è solo culturale e psicologico. Il basso sviluppo taglia le opportunità di mobilità. Per cui i collaboratori bravi sono dei pericolosi concorrenti e vengono nascosti o “mangiati”. Chi si ricorda la mitologia greca ha presente la figura di Cronos che mangiava i fi-

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Possiamo guardare al futuro sulle spalle di grandi figure di imprenditori e manager come Adriano Olivetti, Enrico Mattei o Giuseppe Luraghi

gli, tranne Zeus che si nascose… e si salvò! Comunque, il caso peggiore si trova nelle aziende dove numeri due modesti, e magari giovani, vengono nominati per nepotismo. Per nostra fortuna, il Paese conta su aziende eccellenti che continuano ad apparire e a crescere. Pensiamo alla Ferrero, un’azienda dove come consulente ho imparato molto o alle cantine Ferrari, a Moncler, a Impregilo… Ma la lista è lunga. Accanto al loro esempio possiamo guardare al futuro sulle spalle di grandi figure di imprenditori e manager come Adriano

C’è speranza che questo sistema cambi? Ma soprattutto, per cambiare dobbiamo rottamarlo o possiamo pensare che possa essere utile per gestire un passaggio di consegne?

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Olivetti, Enrico Mattei o Giuseppe Luraghi. Di quelle figure del passato era anche tipica la responsabilità sociale dell’impresa: accanto al profitto esisteva enfasi sul rispetto per il territorio, per i dipendenti, per l’estetica. In realtà, in Italia abbiamo avuto sin dal Settecento questa tradizione con i grandi economisti come Antonio Genovesi. Oggi che Michael Porter parla di shared value, una nuova concezione oltre il profitto, i dirigenti hanno questa opportunità. I “nuovi”, le donne e i giovani sono ovviamente avvantaggiati perché non devono disimparare. Dobbiamo rottamare tutto? C’è speranza che questo sistema cambi? Ma soprattutto, per cambiare dobbiamo rottamarlo o pos-

siamo pensare che esso stesso possa essere utile per gestire un passaggio di consegne? Personalmente mi considero un ottimista, come tutte le persone che lavorano nell’impresa o per l’impresa, e preferisco il cambiamento progressivo, riformista. Quindi sono per un ricambio generazionale guidato. Tuttavia, se non ci sarà un cambio del nostro gioco saranno gli altri che ci cambieranno! La condizione è che gli attuali attori escano di scena. L’età non è tutto ma certo è una componente. Il Paese dovrebbe costruire uno straordinario succession plan. Altrimenti costruiremo alibi come accade oggi con la nuova legge sulla burocrazia pubblica ai vertici dei magistrati: dichiarano di non poter uscire a 70 anni perché non hanno sostituti. 䡵


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AL CENTRO DEL DESIGN EMANUELE SOLDINI

Presente e futuro in un settore chiave del made in Italy. Ne parliamo con Emanuele Soldini, direttore dell’Istituto Europeo di Design di Milano dal 2012 e industrial designer di formazione.

Dal 2002 è direttore della sede Ied Milano, dove inizia a collaborare fin dal 1992. Ha svolto attività di consulenza per diversi studi di progettazione. Socio fondatore insieme a Fabrice Domercq, Mauro Martinuz e Jean Michel Istre dello studio Tuttiquanti associati, all’interno del quale sviluppa progetti per diverse aziende tra cui Lotto France, Omron Corp, Japan e Cappellini. È associato Manageritalia Milano.

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Design, creatività e formazione: quali sono gli obiettivi e i punti di forza dello Ied? «L’Istituto europeo di design nasce nel 1966 con un modello del tutto nuovo rispetto alla formazione accademica. L’intuizione del nostro fondatore e presidente Francesco Morelli è stata quella di aprire una scuola che potesse preparare al lavoro e alle professioni della creatività, in stretta sinergia con le imprese che di lì a poco avrebbero avuto bisogno di professionisti del progetto. Figure nuove per l’Italia di quegli anni, non artisti, non disegnatori tecnici o ingegneri, ma designer. Un modello che coniugava la tradizione di una certa scuola professionale d’avanguardia con la metodologia del progetto e la creatività per l’innovazione. Siamo rimasti fedeli alla nostra missione e dopo quasi cinquant’anni

continuiamo a formare i progettisti per domani, insieme alle imprese che collaborano con noi. Oggi Ied è un gruppo italiano completamente privato che si occupa di formazione dei progettisti in tutti i settori delle discipline creative ed è presente in Italia, Spagna e Brasile. Collabora con aziende di tutti i settori. Una grande storia di successo italiana che testimonia la capacità imprenditoriale e la cultura del nostro Paese». Il design è nel dna dell’Italia e, nelle sue diverse forme e momenti storici, è parte integrante della quotidianità di chi ci vive. Lo stiamo valorizzando e sfruttando bene? «Forse è più nel dna degli italiani che dell’Italia. Non vedo un grande trasporto né una grande capacità di valorizzare questo presidio come sistema Paese. Un


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presidio che è ancora forte per la capacità di una generazione di imprenditori e di designer di costruire un vero posizionamento del prodotto nell’immaginario delle persone. All’estero l’Italia, e Milano innanzitutto, è considerata “patria” del design, della moda o addirittura del lusso, ma nello stesso tempo, proprio nel nostro Paese, non vedo traccia di una politica di sostegno a favore dei giovani creativi che devono iniziare una vita professionale. Il design produce valore, benessere, ricchezza, ma non sempre questo concetto viene compreso». Cos’è oggi il design? «Prima di tutto design significa “progetto” e progettare è innanzitutto un’attività di pensiero. Il termine deriva dal latino ed evoca immediatamente l’immagine del “gettare avanti”, immaginare, pensare al nuovo, innovare. Molti pensano che il design sia legato soltanto all’idea di disegno industriale e di arredo ma in realtà per design si intende piuttosto un approccio progettuale, un percorso che comprende le attività necessarie alla concezione, costruzione e successivamente alla realizzazione di prodotti, sia di tipo materiale che di tipo immateriale o alla realizzazione di servizi. È un processo la cui prima fase consiste nella definizione degli aspetti concettuali e termina con la determinazione finale di un prodot-

to/servizio che abbia caratteristiche innovative e, oggi più che mai, sostenibili. Il design è trasversale ai settori merceologici e non è confinato al prodotto: si può parlare di design della comunicazione, dei servizi, del sociale, della rete, dell’interazione, della moda e via dicendo, per tutti gli ambiti nei quali la creatività può determinare innovazione».

E a livello economico com’è e cos’è oggi il design? «È un valore propulsivo per la nostra economia e poiché l’approccio progettuale proprio del design investe praticamente tutti i settori della contemporaneità, quello che posso sicuramente dire è che i prodotti e i servizi progettati hanno una marcia in più, sono più efficaci e sviluppano ri-

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Intervista

LO IED E I GIOVANI L’Istituto europeo di design agevola l’incontro tra studenti e imprese, italiane ed estere, innanzitutto attraverso i docenti, tutti professionisti del settore di appartenenza. Il suo compito primario è sviluppare competenze e capacità d’immaginare il futuro negli studenti. Al termine degli studi un career service molto efficace aiuta i ragazzi a vivere una prima esperienza di stage e spesso un vero e proprio impiego in una realtà aziendale o in uno studio professionale. Parallelamente, vengono promosse iniziative di divulgazione culturale: mostre, conferenze, dibattiti. Nell’ultima settimana di settembre si terrà Ied Square, un

sorse economiche maggiori creando valore. Chi copia è per lo meno secondo». Il design ha bisogno di organizzazione e managerialità per passare dall’idea alla praticità. Cosa occorre per essere divulgato, anche ma non solo commercialmente, a più persone, se non a tutte? «Il design non è l’attività solitaria di un artista che crea l’opera unica. È piuttosto un processo

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ciclo di conferenze, eventi, performance, reading e incontri che coinvolgerà gli studenti del terzo anno dei corsi Ied Milano, e in alcuni momenti sarà aperta alla città e a giovani provenienti da altre realtà. L’iniziativa fornisce ai partecipanti un punto di vista privilegiato e stimoli di riflessione sulla contemporaneità, sugli orizzonti e sulle tendenze più attuali attraverso l’esperienza e il racconto di professionisti e figure di spicco di settori disciplinari diversi e tangenti rispetto alle aree didattiche Ied. Una grande e concreta opportunità di produzione e condivisione di sapere, di pensiero, di analisi e di progettualità lungo gli orizzonti del presente e del futuro e delle sfide che li caratterizzano, con uno sguardo privilegiato ai temi dell’Expo 2015 e all’universo giovanile.

che può coinvolgere un grande numero di professionisti che contribuiscono, grazie alle competenze specifiche, allo sviluppo di idee e prodotti che conquistano il mercato per innovazione, qualità, bellezza. Si tratta di un sistema nel quale anche gli aspetti logistico-organizzativi possono avere un ruolo fondamentale, basti pensare alla moda: nell’arco di pochi mesi vengono messe sul mercato collezioni di

centinaia di pezzi, di qualità elevatissima, sviluppati grazie al lavoro sinergico di creativi, artigiani, tecnici e imprenditori molto spesso sconosciuti al pubblico ma non per questo meno importanti. Un conto è la firma, un altro il progetto. Il progettista è il regista di un processo che non può realizzarsi senza ricerca, organizzazione, visione, managerialità e collaborazione con tecnici specializzati».


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Nel mese di ottobre, invece, in collaborazione con The Italian Project, società inglese di diplomazia culturale, Ied presenta Postcards – sponsorizzato da Banca Svizzera italiana e Snam con il patrocinio di Manageritalia e Assolombarda – una mostra d’arte le cui opere, realizzate su formato cartolina da grandi artisti e creativi emergenti, verranno messe in vendita in maniera anonima, alla cifra simbolica di 50 euro. Oltre a offrire un palcoscenico privilegiato ai giovani talenti, il progetto vuole dare un supporto concreto alle nuove generazioni che desiderano intraprendere un percorso professionale nella creatività: il ricavato della vendita delle opere andrà infatti a costituire un fondo dedicato alle borse di studio Ied. www.ied.it

Potremmo dire che, come successe con il movimento Arts & Crafts, designer e manager/imprenditori devono sempre più dialogare per dare alla creatività la capacità di creare ricchezza anche economica? «La storia del design italiano, o se preferisce del made in Italy, potrebbe essere raccontata come la storia d’amore tra creatività e industria, tra chi sogna e chi ha il coraggio di credere in quel so-

gno, tra chi immagina e chi fa, non solo artigianato di qualità per un piccolo numero di consumatori, ma prodotti ad alto contenuto creativo, pensati e industrializzati per un grande mercato. I designer italiani e gli stranieri che in Italia sono cresciuti professionalmente hanno avuto la possibilità di creare prodotti di successo proprio grazie alle capacità e alla visione di imprenditori italiani un passo avanti

agli altri. Basti pensare ai grandi marchi italiani del mobile, della moda, degli accessori, dei trasporti, dell’illuminazione e di tutti i settori dove il nostro Paese ha dimostrato d’essere eccellente. Per questo diventa fondamentale per l’Italia far crescere, accanto a una generazione di giovani progettisti, una di giovani manager e imprenditori. Del resto si sa che per sviluppare grandi idee due teste sono meglio di una, soprattutto quando sono diverse tra loro». Valorizzazione dei manager, dei punti di forza del made in Italy e dei giovani sono alcune delle linee guida di Manageritalia. È per questo dunque che ci avete scelto come partner? «Fin dalla sua fondazione, Ied ha messo al centro del proprio progetto di formazione la collaborazione con le imprese, ci è sembrato quindi naturale costruire un percorso di collaborazione con Manageritalia». 䡵

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NON SOLO CONSUMI Cosimo Finzi

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consumi

Quale comunicazione commerciale FUNZIONA?

AstraRicerche è stata fondata nel 1983 dal professor Enrico Finzi. Si occupa di ricerche di marketing e sociali per clienti appartenenti a molti settori merceologici, utilizzando molteplici metodologie d’indagine. Si caratterizza per una struttura snella e flessibile, improntata alla qualità e all’innovazione, e affianca al servizio di ricerca la consulenza di marketing e di comunicazione a clienti – imprese nazionali e multinazionali – di tutte le dimensioni. Collabora con Manageritalia con indagini e analisi di dati che spesso mirano a sintetizzare fenomeni complessi o a far emergere informazioni latenti.

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Come altri istituti di ricerca, AstraRicerche svolge molte indagini e analisi sulla comunicazione commerciale delle aziende in Italia. Da molti anni, oltre a studiare campagne pubblicitarie trasmesse in tv, in radio, pubblicate sulla carta stampata o realizzate come pubblicità esterna, studiamo anche gli eventi e le attività di comunicazione online. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un fenomeno (i cui segnali erano già evidenti più di dieci anni fa) di riduzione dell’efficacia degli spot televisivi. Vediamo in sintesi i principali indicatori e i motivi. È in calo il ricordo della visione degli spot: da una parte c’è una grande dispersione dell’audience (accelerata dal proliferare di canali grazie al digitale terrestre e alla programmazione via satellite), dall’altra una minore attenzione agli spot da parte dell’audience stessa. Questo ultimo aspetto è confermato dalle ricerche – anche di altri istituti – che mostrano come la pausa pubblicitaria sia sempre più utilizzata per svolgere altre attività, in questa fase storica in primis quelle legate ai dispositivi mobili (smartphone, tablet), tanto che si parla di un effetto second screen (e, infatti, alcuni operatori del settore della comunicazione commerciale stanno tentando di rendere questo rischio una opportunità, aumentando il legame tra la fruizione di uno spot televisivo e l’utilizzo di un device portatile). Ma anche quando lo spot è ricordato, spesso l’obiettivo non è raggiunto: le nostre ultime indagini mostrano come spesso l’associazione dello spot a una marca sia molto debole (percentuali nettamente inferiori al 50%, a volte sotto il 30%). Per rilevarlo si può mostrare il mini-filmato “blindizzato” (senza elementi visuali o di audio relativi al nome del brand) a un ampio gruppo di intervistati e chiedere – a quelli che affermano di

aver già visto lo spot – se sono in grado di indicare il brand che lo utilizza per promuoversi. Il tutto è aggravato dal fatto che non solo il ricordo esatto è scarso, ma che spesso non sono irrilevanti le percentuali di associazioni a marche competitor. Pensiamo a cosa questo significa: se un qualche tipo di concetto, di idea positiva, è davvero comunicata dallo spot, il suo contributo è a vantaggio di un avversario nella competizione di mercato (un vero paradosso: investire e avvantaggiare altri, che magari non stanno investendo in adv). Come può capitare quanto stiamo segnalando? Molte pubblicità sono ideate e realizzate come ottimi filmati (davvero meritevoli di premi cinematografici) ma senza tenere nella giusta considerazione la necessità del link spot-brand (a volte pare che ci si vergogni di associare un nome commerciale a uno spot con una forte, convincente, creatività, come se la visibilità chiara e prolungata del nome della marca lo “sporcasse”).

E il messaggio? Da molti anni si dice che uno spot televisivo è in grado di far passare concetti semplici e sicuramente in numero limitato (più che di messaggi dovremmo parlare di messaggio, visto che ci si deve limitare a una sola idea con l’auspicio che almeno questa si colleghi fortemente al prodotto oggetto di pubblicità). Ma queste idee, questi concetti positivi, questi plus arrivano davvero al pubblico e restano impressi? In parte sì, ma in molti casi i risultati (misurabili con ricerche qualitative e quantitative, prima e dopo il lancio degli spot) sono davvero scadenti: vediamo, per esempio, che il profilo di immagine di una marca non evolve – confrontando il periodo precedente alla programmazione e quello successivo – proprio per quegli


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items, quelle caratteristiche che sono al centro della comunicazione che analizziamo. Come a dire che stiamo solo dicendo “ehi, esisto anch’io” senza vantare davvero le nostre peculiarità, i nostri plus, gli aspetti in cui siamo innovativi o comunque differenti. Insomma, troppe pubblicità che piacciono ma che – diciamolo chiaramente – non servono, o servono a poco.

Eventi b2c: limiti e vantaggi Possono essere gli eventi b2c (che coinvolgono i cittadini, i consumatori) una delle soluzioni? Cercherò di spiegare perché per molte aziende – non certo per tutte e non per tutti i prodotti o stadi di vita dei prodotti – la risposta sia affermativa. Iniziamo dai limiti degli eventi: il più evidente è la dimensione dell’audience. Una pianificazione televisiva efficace colpisce milioni di soggetti, un evento ha tipicamente un target di centinaia o migliaia di soggetti. È sempre così? No: esistono eventi che ottengono la partecipazione di decine di migliaia di persone o anche di centinaia di migliaia. In questi anni ho avuto il piacere di studiare l’audience (tramite vari mezzi: tv, radio, carta stampata, web e di persona) del Giro d’Italia, potendo così capire alcune dinamiche del più grande evento itinerante del nostro Paese. Continuiamo con i limiti degli eventi. Tipicamente un evento non è ripetibile, almeno non con quei partecipanti; la conseguenza è semplice ma rilevantissima: non ci si può permettere di sbagliare, non ci sono “rework” istantanei possibili. Ma vediamo quello che più ci interessa: gli eventi possono essere usati come mezzo di comunicazione rilevante per i brand? Non stiamo qui parlando di un utilizzo marginale, con budget residuali rispetto agli altri mezzi. Parliamo, in-

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vece, di un utilizzo strategico, programmato, integrato con il resto della comunicazione, e convinto. Se di questo parliamo la risposta secondo le nostre ricerche è senza dubbio sì.

Ciò che vivi è più forte di ciò che vedi Un evento è un momento di contatto caratterizzato da un aspetto relazionale (non è il consueto “tu sei il pubblico passivo, io ti parlo” bensì è un momento di incontro, in cui il brand è più “alla pari” del solito rispetto al consumatore) ed emozionale (a volte in modo debole, a volte particolarmente intenso). Questa caratterizzazione porta con sé dei risultati davvero rilevanti: il ricordo è forte, distinto e – aspetto troppo spesso dimenticato dai decisori aziendali – duraturo. Se partecipo a un evento di lancio di un nuovo prodotto mi ricorderò dell’evento, del brand, sicuramente di una parte delle caratteristiche distintive del prodotto (anche se sono stato presente per poche decine di secondi, ancor di più se il contatto è prolungato: semplicemente il livello di attenzione e di memorizzazione di ciò che viviamo è molte volte superiore rispetto a ciò che vediamo passivamente).

tendola a confronto con quella rilevata presso i non visitatori. Ebbene, migliora la conoscenza della varietà dei prodotti ma soprattutto migliora il profilo della marca in modo consistente: crescono la percezione di marca industriale con un positivo spirito artigianale (+27%), la simpatia (+19%), la percezione di successo dell’azienda (+16%), l’associazione a prodotti di qualità (+9%). E cresce, pur in un contesto in cui non c’era vendita di prodotti né esplicitazione dei prezzi di vendita, l’affermazione del buon rapporto qualità/prezzo dei prodotti (+41%: più che raddoppiata). Un secondo esempio: abbiamo studiato un prodotto per il quale ben il 55% indica di non sapere se lo acquisterà o no in futuro; la presenza al Giro d’Italia ha fatto crollare il “non so” al 10%, facendo raddoppiare coloro che dichiarano di voler certamente acquistare il prodotto in futuro, e anche coloro che lo pensano con minor grado di certezza (interessante notare come aumentino anche coloro che si convincono a non comprare in futuro: l’evento ha davvero fatto chiarezza, complessivamente con un netto vantaggio per il brand).

Conclusioni Due esempi Queste non sono impressioni generiche: ad esempio, abbiamo studiato come cambia il profilo di immagine delle aziende (e dei loro prodotti) presenti negli sponsor village del Giro d’Italia, ovvero nelle aree alla partenza e all’arrivo delle tappe in cui il pubblico può interagire con i brand ottenendo informazioni, intrattenimento, assaggi di prodotto ecc. Mi concentro su un caso-simbolo: un’azienda di prodotti alimentari ha ideato e realizzato uno stand e noi abbiamo rilevato l’immagine della marca presso i visitatori di tale spazio, met-

Chi si occupa di comunicazione sa che risultati di questo genere difficilmente si ottengono con una tradizionale pianificazione di uno spot televisivo. Abbiamo trovato la soluzione ai “mali” della comunicazione commerciale? non proprio, ma se ragioniamo sugli eventi con un approccio strategico e integrato possiamo ottenere un “di più” rispetto a quanto altri mezzi possono dare. Quante aziende, quanti brand non hanno bisogno di tenere alta la propria conoscenza (l’awareness) ma dovrebbero invece puntare sulla percezione di differenziazione, di plus da parte del consumatore?

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Intervista

DIEGO GIL

WORLD BUSINESS FORUM AL VIA L’evento internazionale di riferimento per la business community si terrà a Milano il 28 e il 29 ottobre. Scopriamo i temi e le novità dell’undicesima edizione con Diego Gil, managing director Europe di Wobi.

È

managing director Europe di Wobi, azienda di executive education che ha ideato il World Business Forum, uno dei più importanti eventi di management a livello mondiale. Entrato nel 2005 come head of finance, Gil è diventato poi chief operating officer e successivamente direttore generale della sede italiana.

Roberta Roncelli

Perché World Business Forum è uno dei principali appuntamenti mondiali per management sin dal 2004? «Il World Business Forum è un congresso di due giornate che riunisce i maggiori pensatori di business, esperti di management, leggendari ceo, innovatori e personaggi illustri che hanno fatto cose straordinarie e possono ispirare e arricchire la platea. Il pubblico è costituito da circa 2.000 manager in cerca di idee, visioni, spunti per migliorare o

ripensare il proprio business: raramente capita di incontrare e ascoltare dal vivo i personaggi sui cui libri si è studiato o che sono universalmente riconosciuti per capacità e risultati raggiunti nel proprio ambito». Come è cambiato nel tempo l’evento per sedi e filo conduttore? «Come ogni realizzazione umana, anche il nostro evento è lo specchio dei tempi e dieci anni di questi tempi non sono pochi. Innanzitutto tengo a precisare che,

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Intervista

CHI SONO I PROVOCATORI? Jacques Attali; Felix Baumgartner; Marcus Buckingham; Sandy Carter; Oscar di Montigny; Oscar Farinetti; Chris Gardner; Eusebio Gualino; Steven B. Johnson; Mohanbir Sawhney; Simon Sinek; Oliver Stone; Jesús Vega; Steve Wozniak.

Felix Baumgartner

contrariamente a quanto verrebbe da pensare, il World Business Forum non è nato negli Stati Uniti ma in America Latina (la nostra casa madre è in Argentina), per poi diffondersi in Usa e Europa. Quest’anno l’evento è stato organizzato per la prima volta a Sydney e nel 2015 sbarcherà a Hong Kong».

È un evento itinerante? «No, non è itinerante, nel senso che ogni paese ha la propria programmazione, tenendo conto ovviamente delle specifiche necessità del mercato di riferimento. Certamente ogni anno si individua un filo conduttore della “campagna”, un messaggio che trova la propria declinazione nei contenuti di quel-

Marcus Buckingham

l’edizione. Nel corso del tempo il messaggio è andato da “Learning from the leaders” a “Parliamo di business, parliamo di ispirazione”, da “Nuovo mondo, nuovo management” a “Leadership in action”». Con quali contenuti? «A livello di contenuti, la “ricetta” ha sempre previsto un po’ di econo-

Grazie alla partnership con Manageritalia, gli associati potranno partecipare all’evento con un’offerta riservata particolarmente vantaggiosa con prezzo bloccato fino al 17 ottobre 2014: 1.590 € + iva per un partecipante* (anziché 1.990 € + iva).

ISCRIZIONI ENTRO IL 17 OTTOBRE 2014. * per partecipazioni superiori a una le quote sono indicate nel modulo di adesione disponibile su www.manageritalia.it nell’area riservata My Manageritalia >> servizi professionali

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Sandy Carter

mia, un pizzico di management, di innovazione, di leadership, di creatività, di marketing… Quest’anno è un turning point perché la campagna è incentrata sui “provocatori” e questo rovescia anche i nostri schemi. Gli speaker 2014 sono personalità e personaggi che hanno spezzato i paradigmi e scritto le proprie regole. Più che mai abbiamo ringiovanito l’immagine e le voci di questo evento, e ciò ha permesso di attrarre un pubblico nuovo, certamente più giovane anche sotto il profilo anagrafico». Qual è oggi il suo obiettivo in un mondo fatto di cambiamenti sempre più rapidi e discontinui, tanto più nel business? «Il World Business Forum ha tra i suoi principali obiettivi quello di stimolare le persone, in particolare quelle che guidano aziende o gruppi di lavoro, a interro-

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Oliver Stone

Steve Wozniak

garsi continuamente su quello che fanno e sul modo in cui lo fanno. Proprio perché la nostra è un’epoca di cambiamenti veloci e globali il nostro evento è una specie di bussola per orientarsi e capire come cambiano le tendenze e gli scenari in cui ci troviamo a operare e poter fare delle scelte di conseguenza».

Chi sono questi provocatori e perché li considerate tali? «In realtà i nostri provocatori sono persone ordinarie che hanno fatto cose straordinarie, grazie alla loro passione e ai loro ideali. Hanno costantemente cercato di migliorarsi e inseguito i propri sogni e intuizioni con tenacia e dedizione, li consideriamo “provocatori” perché agli occhi di molti saranno sembrati dei matti o, per dirla bene, dei visionari».

L’appuntamento italiano del 28 e 29 ottobre ha come tema “Apri la tua mente e pensa in modo differente. Impara dai provocatori”. Perché? «Veniamo da anni molto difficili, in cui ciascuno ha cercato di restare a galla come ha potuto e non farsi spazzare via dalla crisi globale. Il messaggio che vogliamo dare è che il cambiamento va cavalcato, che non bisogna aver paura di reinventarsi e di cercare nuove strade».

Quindi oggi Wobi cos’è? «Wobi è un insieme di knowhow, consulenza e networking nato dalla ventennale esperienza di Hsm, l’azienda multimediale di executive education. Wobi è il trait d’union tra i maggiori esperti di business e gli executive di tutto il mondo alla ricerca di idee semplici e potenti, ispirazione e nuove visioni del futuro». 䡵

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OSSERVATORIO LEGISLATIVO

osservatorio

a cura di Manageritalia

Nel Lazio parte la staffetta generazionale l via il 1° settembre nella Regione Lazio la staffetta generazionale grazie a un finanziamento di 3 milioni di euro e la pubblicazione del bando per le imprese che hanno una sede nella regione. Un’iniziativa sperimentale importante che permetterà di creare nuove possibilità di accesso al mondo del lavoro per i giovani, in un’ottica di solidarietà generazionale. Mira a favorire l’ingresso di lavoratori fino a 29 anni che l’azienda si impegna ad assumere con contratto di apprendistato o a tempo indeterminato, trasformando contestualmente, su base volontaria, in part-time il rapporto di lavoro del personale cui manchino fino a 3 anni al pen-

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sionamento con la riduzione dell’orario di lavoro non oltre il 50%. Grazie al finanziamento messo a disposizione dalla Regione Lazio, al lavoratore che accetti la trasformazione del rapporto in part-time viene garantito il versamento contributivo integrale. La staffetta generazionale è finanziata con risorse assegnate alle regioni nell’ambito del Progetto di Italia Lavoro “Azione di sistema Welfare to work per le politiche di re-impiego 2012-2014”. L’iniziativa, già presente in Lombardia e in Emilia Romagna, prevede soglie di salvaguardia per l’occupazione femminile e un equo accesso da parte delle diverse realtà territoriali.

Mutuo vitalizio ipotecario per gli over 60 stata approvata in prima lettura alla Camera, e adesso è all’esame del Senato, una proposta di legge sul mutuo vitalizio ipotecario presentata da Marco Causi (Pd). È noto che in Italia si è registrato un marcato rallentamento del credito alle famiglie e al settore immobiliare, da attribuire a più fattori. I dati della Banca d’Italia denotano la difficoltà di accesso all’acquisto immobiliare in Italia in assenza di fondi a garanzia del prestito. La proposta di legge, in accordo con le richieste delle associazioni maggiormente rappresentative dei consumatori e del settore bancario, è volta a sviluppare il cosiddetto prestito ipotecario vitalizio, ovvero una forma di finanziamento garantito da una proprietà immobiliare residenziale, che consente al proprietario, di età superiore a 60 anni, di convertire parte del valore dell’immobile in contanti al fine di soddisfare esigenze di liquidità, senza che lo stesso sia tenuto a lasciare l’abitazione, ovvero a ripagare il capitale e gli interessi sul prestito fino alla scadenza del contratto. Gli interessi e le spese relative sono infatti capitalizzati periodicamente sul finanziamento originario e rimborsati alla data di decesso del mutuatario. Inoltre, tale tipologia di finanziamento può essere estinta in via anticipata e in qualunque momento su base volontaria. Allo scadere del debito, gli eredi (nel caso il proprietario non decida di rimborsare anticipatamente il finanziamento), possono estinguere il debito nei confronti della banca e liberare

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l’immobile dall’ipoteca, vendere l’immobile ipotecato oppure, in ultima ipotesi, lasciare che la banca mutuataria venda l’immobile per rimborsare il proprio credito. Secondo le stime effettuate, la norma potrebbe interessare una platea di circa 200mila cittadini, calcolando anche solo gli over 65. Rispetto ai contratti di vendita di nuda proprietà (ogni anno in Italia se ne stipulano 20mila), il prestito ipotecario vitalizio offrirebbe al mutuatario il vantaggio di non perdere la proprietà dell’immobile e, pertanto, di non precludere la possibilità per gli eredi di recuperare l’immobile dato in garanzia, lasciando a questi ultimi la scelta di rimborsare il credito della banca ed estinguere la relativa ipoteca. Il decreto legge 203/2005 (convertito dalla legge 248/2005) ha introdotto nell’ordinamento italiano la formula del prestito ipotecario vitalizio, tuttavia un concreto sviluppo di questa forma tecnica risulta fortemente ostacolato dalla mancanza di una normativa che regolamenti in modo esaustivo la materia. La proposta di legge, ormai a metà del suo percorso legislativo, ha l’obiettivo di integrare l’originaria formulazione del prestito ipotecario vitalizio al fine di colmare le lacune giuridiche che non hanno consentito negli anni la piena attuazione della normativa. Testo: http://bit.ly/1lBn99X


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Pensioni di reversibilità: si cambia? è un tema condiviso da diversi gruppi parlamentari, che la Commissione lavoro della Camera ha preso in esame. È quello della revisione della disciplina normativa sulla pensione di reversibilità, poiché l’attuale sistema comporta molti disagi economici ai beneficiari. La legge 335/1995 ha introdotto, per motivi di risparmio, la valutazione del reddito del beneficiario di una pensione di reversibilità. Se il destinatario non ha redditi, o li ha in misura inferiore a tre volte il minimo Inps, ha diritto a percepire il 60% di quanto spettava o sarebbe spettato al coniuge deceduto. Se si supera quel limite di reddito si opera una riduzione del 25% fino a 4 volte il trattamento minimo, del 40% tra 4 e 5 volte e del 50% se il reddito del titolare della pensione supera 5 volte il trattamento minimo Inps. I beneficiari ricevono quindi trattamenti di importo bassissimo, pur avendo versato il dante causa all’Inps, durante la vita lavorativa, una cospicua contribuzione. Per far fronte a queste forme di difficoltà economica sono intervenuti diversi gruppi parlamentari che hanno presentato in Commissione lavoro alcune proposte di legge dirette a introdurre misure a sostegno del reddito del coniuge superstite. In tutte le proposte di legge si fa presente come a carico di quest’ultimo rimangano molte spese fisse, che sono slegate dai consumi. Con il venir meno del reddito del coniuge si deve far fronte non solo a tali spese fisse ma anche a nuove spese impreviste. L’impostazione varia da proposta a proposta. Si va da ipotesi più percorribili come quelle di Scelta Civica (Tinagli), Lega Nord (Fedriga) e Movimento 5 Stelle (Rostellato) – che prevedono la corresponsione del 100% del trattamento nel caso in cui il reddito sia inferiore rispettivamente a 4, 5 o 6 volte il trattamento minimo Inps – a ipotesi più radicali come quella del Pd (Bobba) che introduce la piena cumulabilità dei redditi del beneficiario con quello del defunto. Le prime tre proposte prevedono una rimodulazio-

C’

ne delle percentuali di cumulo più favorevoli per il beneficiario. La Commissione lavoro ha chiesto al governo di esprimere un parere sul tema della reversibilità. Se non arriverà una proposta del governo in tempi ragionevoli la Commissione lavoro intende continuare il suo iter. Manageritalia segue con attenzione la questione perché nella scorsa legislatura fece presentare una proposta di legge dall’Udc (Poli) per ovviare alle penalizzazioni subite dai coniugi possessori di redditi propri, che presentano le dichiarazioni sui cespiti in maniera trasparente. Va detto tuttavia che le proposte non hanno un’adeguata copertura finanziaria e quindi non è chiaro dove si intendono reperire le risorse finanziarie per una complessa operazione. Le proposte di legge citate: Irene Tinagli http://bit.ly/WenvHr Massimiliano Fedriga http://bit.ly/1nxLo4o Gessica Rostellato http://bit.ly/Z7VCTr Luigi Bobba http://bit.ly/Z7Vtzj

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Futuro

ARRIVA LA LEADERSHIP ARTIFICIALE «Apri la saracinesca esterna, Hal». «Mi dispiace David, purtroppo non posso farlo». «Qual è il motivo?». «Credo che tu lo sappia altrettanto bene quanto me». «Ma di che diavolo parli?». «Questa missione è troppo importante per me per lasciare che tu la comprometta».

Nell’era di computer cognitivi e sempre più smart, che tipo di leadership ci attende, che attori prevede e che rischi e opportunità? Thomas Bialas

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UESTO BATTIBECCO fra Hal 9000 (il computer intelligente) e Dave (l’astronauta impaziente) che Kubrick mette in scena nelle battute finali del film 2001, Odissea nello spazio (e parliamo del lontano 1968) ci pone di fronte al dilemma cruciale del 21° secolo ben sintetizzato da Marc Andreessen, coinventore del primo browser Netscape: «In futuro ci saranno due categorie di collaboratori in azienda: quelli che danno ordini al computer e quelli che li prendono». A questo punto potremmo esibire verosimili scenari “antropocalittici” (antropologicamente apocalittici) sul nostro destino post-umano. Ma siccome questa è una rivista di management pare più coerente concentrarsi sulla gestione del “computo ergo sum” incombente, fatto di computer minacciosamente cognitivi e robot terribilmente abili (smart).

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ri la Kiva System (specializzata in robotica), ha fatto parlare di sé per via di quei diecimila robot magazzinieri “assunti in regola senza contratti e senza sindacati” per smistare le merci nei suoi immensi centri logistici. Il secondo (che oltre ai Google glass sperimenta anche Android wear) facendo incetta di aziende (una decina a oggi) specializzate in robotica e intelligenza artificiale, fra cui un vero e proprio colosso come Boston Dynamics, meglio noto per essere il fornitore ufficiale di cyborg militari per il Pentago-

Da un lato abbiamo i dipendenti che prendono ordini da macchine e dall’altro i manager che devono imparare a darne ai robot

Ovvero: quali sono gli attori in gioco, quali i possibili rischi e opportunità e quale la nuova leadership (artificiale) che ci attende? Attori Elementare Watson: è il computer cognitivo dell’Ibm e si chiama proprio Watson. Ma non fa cose elementari, ci fanno sapere. L’obiettivo dell’ambizioso progetto di cognitive computing di “Big Blue” è di creare un’intelligenza artificiale capace di gestire

enormi quantità di dati non strutturati per ottenere informazioni strutturate prima e decisioni ponderate poi. Sono molte le grandi aziende a scommettere sull’era delle macchine intelligenti. Amazon e Google sono solo la punta dell’iceberg mediatico (quando mai si parla di leader di automazione pneumatica ed elettronica come Festo?), ma è giusto parlarne anche per gli investimenti che ci sono dietro. Il primo, dopo aver acquisito per 775 milioni di dolla-

no, e la promettente società londinese Deep Mind fondata da Demis Hassabis (ex bambino prodigio e attuale neuro scienziato). Insomma, un palcoscenico affollato da migliaia di comparse, dominato da alcuni protagonisti molto acclamati e ispirato come al solito a registi e/o sceneggiatori osannati come il Mit o il Fraunhofer. Rischi Tralasciando cupi presagi alla Blade runner o moniti morali stile

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Futuro Il pianeta proibito, focalizziamoci sui rischi più evidenti. Primo: gli uomini pagano un prezzo “antropologico”. Non ci sono pasti gratuiti: un vantaggio di solito comporta un inconveniente. A maggior ragione quando trattiamo di tecnologia che, per sua natura (o vocazione), sottrae competenze umane quando le sostituisce (banalmente il navigatore sottrae il senso dell’orientamento). Secondo: le macchine impazziscono e danno i numeri. In primis la macchina per antonomasia: la nostra automobile. Attenzione cloud al volante. Sì perché il tema non è tanto la centralina intelligente che fa cose stupide (e s’impianta), ma l’auto cognitiva che pensa e agisce magari supportata da internet. È il caso estremo dell’auto senza conducente di Google (che nel vecchio mondo offline, quando salta la connessione, smette di funzionare), ma anche delle auto di serie sempre più sofisticate. Audi ha appena presentato il suo navigatore con funzioni predittive sul futuro traffico di un percorso. Ma se in futuro saranno i robot a guidare, chi risponderà legalmente ed eticamente in caso di incidenti e soprattutto in caso di decisioni da prendere in situazioni di estremo pericolo (mi schianto contro l’albero, evito il bambino piombato in strada e ferisco il conducente o viceversa)? Intuizione automatizzata? Ma può esistere? E poi: se tutto è internet tut-

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to può essere craccato, piratato e manipolato, compresi automobili e magari aspirapolveri. Bloccare i freni, manipolare il contachilometri, far partire la musica o l’airbag, controllare la centralina dell’auto tramite connessione Bluetooth o accedere a dispositivi come smartphone o tablet all’interno della vettura fanno parte del rischio futuro. Terzo: il rischio lavorativo. Da “space invaders” a “job invaders”. Tecnologia e computerizzazione hanno già da tempo sostituito gli esseri umani in moltissimi posti di lavoro. Tuttavia, la nuova ondata di sviluppo tecnologico è potenzialmente in grado di aggredire posizioni e professioni ritenute al

sicuro da informatizzazione e digitalizzazione. Per Benedikt Frey e Michael Osborne, dell’Università di Oxford, che hanno svolto un’ampia ricerca sui cosiddetti white collar robots, i lavori ad alto tasso di rischio automatizzazione nei prossimi due decenni rappresentano il 47% delle categorie professionali in cui il lavoro è abitualmente prevedibile e ordinato. Per esempio contabilità, molte pratiche legali, redazione di testi tecnici e un sacco di altre occupazioni dei cosiddetti colletti bianchi e impiegati di concetto. Opportunità Come dicono Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee, i due ricercato-


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ri del Mit e autori dei libri Race Against the machine e Second Machine age, il tema non è allenarsi per una gara contro le macchine ma con le macchine per competere meglio. Ma andiamo con ordine. Quali sono i vantaggi prospettati? Maggiore produttività e minori costi? Maggiore affidabilità e minore conflittualità? Nel caso di Baxter, nuovo androide sviluppato da Rethink Robots, parrebbe di sì. La società di Boston lo definisce il più affidabile degli impiegati, capace di lavorare fianco a fianco con gli umani, ma soprattutto di adattarsi all’ambiente e di apprendere nuovi compiti in meno di trenta minuti. Questo ci porta al vasto tema futuro della

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cosiddetta “Industry 4.0” dove le macchine comprendono l’ambiente circostante e comunicano tra loro tramite un protocollo Internet. Fabbriche dominate da robot e smart machine dunque, come la citatissima Foxconn pronta ad assoldare oltre un milione di macchinari robotic entro il 2015, il che farebbe raddoppiare la demografia robotica mondiale, ma non solo. I software e i tanto citati algoritmi (per esempio in grado di prevedere eventi, anche in campo finanziario, utilizzando i big data del motore) fanno e faranno il resto. Bancari in carne e ossa saranno in futuro appannaggio solo del segmento premium. Per il resto sistemi computerizzati in gra-

La dodicesima giornata del ciclo fmt.day è dedicata all’intelligenza artificiale che sta per invadere il mondo aziendale. Dalla gestione delle risorse umane alla gestione delle risorse artificiali. Sembra un monito uscito dalla pagine di Io, Robot di Asimov o dalle sequenze di 2001: Odissea nello spazio di Kubrick. Fantascienza, insomma. Invece è una nuova realtà con cui il manager deve e dovrà fare i conti. Algoritmi sofisticati e intelligenza artificiale. La tecnologia è pronta per l’ultimo definitivo salto evolutivo: pensare e agire, apprendere e decidere, analizzare e prevedere. Un viaggio in un futuro sorprendente. Cosa significa dare o prendere ordini dalle macchine? Quanto può essere cognitivo un computer o un robot? Cosa cambia in azienda nell’era dell’automazione dei lavori complessi e di concetto? Quali i rischi e quali le opportunità? Non si tratta di ragionare in termini di “manager postumano” ma di essere pronti per la sfida del secolo: sei un vero leader artificiale? Parteciperà alla giornata un parterre di manager, giornalisti e testimonianze d’impresa. L’evento riservato ai dirigenti associati è il dodicesimo fmt.day, nuovo format evento del Future Management Tools – piattaforma promossa da Cfmt per distillare e anticipare il futuro che ci attende – che esplora tematiche di frontiera in un contesto informale e collaborativo.

Per informazioni: www.cfmt.it Anna Scirea (ascirea@cfmt.it) 02 5406311

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Macchine (quasi) furbe all’opera Da Brigo, il coffeeShop robotizzato che sostituisce il barista nelle sue mansioni principali, a Doublerobotics che propone un videoavatar comandato a distanza per riunioni in ubiquità; da Viasto che propone colloqui di assunzione quasi automatizzati, a Entelo che offre servizi recruiting di “spionaggio predittivo” (quando una persona target ha interesse a cambiare); da Hointer, il negozio ricco di diavolerie robotiche di Nadia Shouraboura, l’ex technology vicepresident di Amazon, fino ai droni tuttofare (per esempio Trimble UX5) utilizzati in agricoltura (Yamaha) o nelle ricerche esplorative (ConocoPhillips), gli esempi sono tantissimi e talvolta anche buffi, ma quello che impressiona di più (almeno chi come me scrive) perché va a intaccare una professione intellettuale, è il cosiddetto giornalismo artificiale o storytelling automatizzato. È il caso di automatedinsights.com e narrativescience.com: sofisticati motori di intelligenza artificiale che interpretano e trasformano dati e numeri complessi in una notizia o in un articolo divulgativo. Certo nessun robot, per ora, ha ancora vinto un Pulitzer ma intanto s’iniziano a sostituire giornalisti di fascia bassa. La profezia? Nel 2030 il 90% dell’informazione generalista disponibile su web sarà gestita da software e senza che un dito sfiori una tastiera.

do di comprendere e rispondere alle domande del cliente (previsto da Citybank). Questo discorso vale per infiniti settori e professioni, in particolare per il customer service o per la selezione del personale. Amazon, per esempio, ha sperimentato con program-

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mi evoluti l’elaborazione automatica e “adattiva” dei prezzi; Xerox ha automatizzato il recruiting per i propri call center. Ma il vero vantaggio è un altro: liberare risorse umane per quello che conta sul serio: contenuti, strategie, idee e innovazioni.

Leadership Da un lato abbiamo i dipendenti che prendono ordini da macchine (human automation), pratica abituale nei centri di logistica e con risvolti antropologici curiosi (dipendenti Amazon trattati “come robot” denuncia una recente inchiesta della Bbc) e dall’altro i manager che devono imparare a dare ordini ai robot. Dirigere a ritmo di algoritmo un’orchestra composta da robot umanizzati e umani robotizzati. Suona strano, ma significa solo entrare in un’ottica di gestione (e direzione) delle risorse artificiali, in prospettiva intelligente e in grado di mettere in discussione decisioni (come in un classico film di fantascienza). Non solo: il lavoro, anche cognitivo, non facilmente automatizzabile, verrà trasformato in unità e compiti più piccoli (fordismo digitale). Le tecnologie interattive e l’enorme mole dei dati richiederanno una nuova leadership basata anche sul pensiero computazionale. Ma attenzione: non chiamate intelligenze artificiali solo quelle che la pensano come voi. Come per i collaboratori umani, anche per quelli tecnologici circondarsi di sole lusinghe e “yes man” è pericoloso per l’innovazione del business. Poi resta il dubbio dell’uomo stesso, capace di costruire macchine tanto complesse e nel contempo forse incapace di controllarle e governarle, e del futuro “Roboboss”: i miei robot mi seguono ancora? 䡵


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MBA, INVESTIMEN SICURO

Avete mai pensato all’alta specializzazione in Business administration? I vantaggi in carriera non si faranno attendere. Per saperne di più arriva a Roma l’evento mondiale Access Mba tour, in partnership con Manageritalia Eliana Sambrotta

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l prestigioso Access Mba tour farà tappa a Roma l’8 ottobre prossimo. Si tratta di un evento su scala mondiale dal concept one-to-one che offre ai manager la possibilità di bussare alle porte del grande mondo della leadership internazionale incontrando le migliori business school. L’Access Mba tour, infatti, ne comprende più di 125 e fa tappa in oltre 65 città del mondo

all’anno. Il tour dà ai partecipanti l’opportunità unica di incontrare i responsabili dell’ammissione di alcune delle migliori business school del mondo attraverso colloqui individuali. Un’occasione che Manageritalia non poteva mancare di supportare in qualità di partner proprio per offrire ai suoi manager un accesso diretto al mondo dell’alta specializzazione in management.


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ENTO Un salto di carriera La stragrande maggioranza (93%) degli studenti che ha frequentato un Mba nel 2012 dichiara che il lavoro che ha trovato dopo il termine del master era esattamente quello che stava cercando, confermando ciò che il Gmac - Graduate management admission council ha denominato un roi (return on investment) “stellare”, dal momento che i frequentanti

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hanno recuperato un terzo del loro investimento economico per gli studi entro il primo anno dal termine di questi e il 100% entro quattro anni. A 10 anni dal master, gli “ex alunni” dichiarano di avere quasi raddoppiato il loro roi. Una ricerca del Gmac effettuata a settembre 2013, a cui hanno risposto 4.135 frequentanti di Mba, ha messo in evidenza come 3 su 4 tra gli iscritti 2012 hanno trovato un lavoro che non avrebbero mai ottenuto senza questa loro ulteriore specializzazione in management. Lo studio mostra anche che l’annata 2013 ha ottenuto un sostanziale aumento retributivo dopo aver frequentato il master, per i corsi full time di due anni pari al 79% e per quelli full time di un anno pari al 70%. Il salario medio riportato su scala globale è di 128.569 dollari e i settori che vanno per la maggiore sono la consulenza, la tecnologia e i prodotti e servizi. Inoltre, e non sorprende, le business school sono il miglior luogo in cui posare le fondamenta per i propri business futuri. Un altro dato infatti indica che il 5% dei frequentanti diventa imprenditore o lavoratore autonomo. Professionisti camaleonti I risultati della ricerca mostrano anche che l’annata scorsa è stata un successo nel cercare opportunità di lavoro in settori trasversali. Oltre a

un valore aggiunto in termini di competenze professionali e una rete utile di contatti, un Mba infatti dà anche molta flessibilità di carriera. Inoltre, sempre in base alla ricerca Gmac, i frequentanti sempre più spesso riportano innanzitutto il ritorno professionale e personale ottenuto grazie al corso e solo secondariamente quello economico. Come scegliere Scegliere un Mba è un processo influenzato da ampie considerazioni: bisogna valutare l’impatto che il corso avrà sulla vita privata e professionale mentre lo si frequenta ma, ancora più importante, l’impatto che avrà quando lo si avrà concluso. Elementi fondamentali sono la business school, il format del corso e il programma, in modo da poter ricavare il meglio dal proprio Mba. E soprattutto occorre essere oggettivi e saggi nel valutare il proprio profilo e le proprie aspettative al riguardo. 䡵

Per partecipare alla tappa di Roma dell’8 ottobre e per avere una valutazione del tuo profilo e un orientamento utile per colloqui individuali registrati all’indirizzo www.accessmba.com/rome/index.html

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Travel management

NELL’EPOCA DELL SPENDING REVIEW Il ruolo del travel manager ha dovuto ampliare mansioni e competenze. E sembra destinato a evolversi, in futuro, nell’ancora più strategica figura del mobility manager, responsabile di tutta la mobilità aziendale Arianna De NittisVillani

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C’

ERANO UNA VOLTA i voli in classe business, i soggiorni negli hotel di lusso, le prenotazioni all’ultimo minuto. C’erano una volta, ma non ci sono più, o quasi. Negli ultimi anni le aziende italiane, impegnate a ridurre i costi generati dalle attività “non core” per far fronte alla crisi economica, hanno mutato anche il modo di viaggiare per lavoro, introducendo nelle travel policy regole sempre più rigide e orientate al saving. Il risultato? Ce lo illustra l’ultima edizione della Business travel survey di Uvet American Express, secondo la quale nel 2013 le aziende, alla ricerca di nuovi mercati in cui espandere il proprio business, hanno viaggiato di più (il numero delle trasferte è aumentato del 5,6%), ma spendendo meno: il costo medio per trasferta è infatti diminuito di ben 6 punti percentuali (in media 16 euro). Questo calo è riconducibile a numerosi fattori: da un lato, infatti, i travel manager puntano ancor più che in passato sulla negoziazione con i fornitori per “strappare” tariffe vantaggiose. Dall’altro, le travel policy cercano di incentivare nei business traveller l’adozione di comportamenti “virtuosi” (primo fra tutti l’advance booking, ovvero la prenotazione anticipata per usufruire di tariffe aeree scontate). Infine, si predilige la prenotazione di servizi che impattano meno


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LLA EW sui costi di viaggio: gli ultimi dati diffusi dalla società di carte di credito AirPlus International relativi alle transazioni effettuate dalle sue aziende clienti evidenziano, ad esempio, come ormai i viaggiatori d’affari italiani volino quasi esclusivamente in classe economy (94,1%, contro il 5,6% della classe business e lo 0,3% della first

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class). Inoltre, da quando è stata introdotta anche nel nostro Paese l’alta velocità ferroviaria, è in deciso aumento l’utilizzo del treno, a discapito dell’aereo: il numero dei voli acquistati lo scorso anno è sceso di ben il 5,4%, mentre quello dei ticket ferroviari ha segnato un incremento del 4,6%. E non è tutto: si registra un crescente successo dei voli low cost, che pur essendo ancora utilizzati dalle aziende in quantità minore rispetto a quelli di linea, nel 2013 hanno rappresentato circa il 18% sul totale del volato, un dato in crescita rispetto al 16% dell’anno precedente e al 14% del 2011. Questa tendenza al risparmio riguarda anche i soggiorni alberghieri: le aziende hanno messo in atto già da alcuni anni un “downgrading” nella scelta

L’esigenza di ridurre i costi di viaggio ha causato, negli ultimi anni, anche un maggiore ricorso alla tecnologia da parte delle aziende: si sono diffusi, ad esempio, i sistemi di tele e videoconferenza

degli hotel, grazie alla discreta offerta qualitativa che oggi molte strutture a 3 stelle propongono, sul mercato nazionale e all’estero. Incontri virtuali L’esigenza di ridurre i costi di viaggio ha causato, negli ultimi anni, anche un maggiore ricorso alla tecnologia da parte delle aziende: si sono diffusi, ad esempio, i sistemi di tele e videoconferenza, adottati, più che per sostituire gli incontri con la clientela, per tagliare le spese generate da meeting interni e spostamenti tra le diverse sedi aziendali. È cresciuto, inoltre, l’uso di tool che automatizzano tutte le fasi di processo della trasferta, dall’approvazione del viaggio alla prenotazione, fino alla compilazione delle note spese e all’analisi dei dati di spesa. Una tendenza, questa, che ha una diffusione globale: un’indagine

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Travel management

COSTO MEDIO PER TRASFERTA NELLE AZIENDE ITALIANE (€) 265 260

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255 250

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240 235 1° semestre 2011

2° semestre 2011

1° semestre 2012

2° semestre 2012

1° semestre 2013

2° semestre 2013

Fonte: Uvert American Express 2014

del network internazionale di agenzie di viaggio Radius, realizzata interpellando 287 responsabili viaggi in 33 paesi del mondo, ha rilevato infatti che entro il 2017 acquisiranno crescente importan-

za le soluzioni “end to end”, che automatizzano l’intero processo relativo alle trasferte (segnalati dal 65% del campione), i tool di reportistica (60%) e i dispositivi mobili (60%).

Arianna de Nittis è direttore responsabile di Mission, la rivista dei viaggi d’affari della casa editrice Newsteca. Oltre a Mission, Newsteca cura anche il bimestrale MissionFleet, la rivista dell’auto aziendale dedicata alle tematiche legate alla gestione dei parchi auto. A integrazione dell’attività editoriale più tradizionale, la società è attiva con una divisione new media, impegnata nella comunicazione online sul sito Missionline.it e nella realizzazione di newsletter elettroniche. Da diversi anni, inoltre, Newsteca organizza workshop, dibattiti e tavole rotonde con il contributo dei più autorevoli operatori. Tra le manifestazioni di punta spiccano i convegni nazionali MissionForum, dedicato ai nuovi trend nel settore del business travel, GreenFleet, sulle flotte auto eco-compatibili, e Ima (Italian mission awards), il primo premio italiano nel settore dei viaggi d’affari. Dal 2003, infine, Newsteca propone due percorsi formativi, la Business travel school e la Fleet management school. I corsi forniscono a travel manager e fleet manager gli strumenti chiave per un’ottimale gestione delle trasferte e dei parchi auto.

Newsteca

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Un ruolo sempre più strategico Questo focus sul risparmio non poteva non avere un impatto rilevante sull’attività dei travel manager, che oggi sono chiamati a estendere il governo dei viaggi d’affari non più solo a voli e alberghi, ma alla totalità delle voci che concorrono a generare una trasferta (taxi, ristoranti, Telepass ecc.): voci di spesa fino ad oggi non adeguatamente presidiate, ma che secondo una rilevazione della travel management company Bcd Travel arrivano a pesare sui costi di viaggio fino al 35%. Questa tendenza comporta per i travel manager la necessità di migliorare costantemente la propria conoscenza del mercato, in modo da cogliere in maniera tempestiva tutte le possibili opportunità di saving, ma anche di disporre di dati completi e attendibili per poter condurre un’analisi approfondita di costi e processi. Inoltre, i responsabili viaggi devono ormai essere dotati di competenze tecnologiche, indispensabili per supervisionare i sistemi di gestione delle trasferte introdotti in azienda (inclusi i dispositivi mobili, ormai abitualmente utilizzati dal personale viaggiante). Infine, diviene importante (e talvolta arduo) il compito di conciliare la soddisfazione del cliente interno (il viaggiatore) con le esigenze di risparmio imposte dall’azienda. E in futuro? Il ruolo del travel manager potrebbe evolversi in quel-


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lo, ancora più strategico, del mobility manager, una figura introdotta in Italia dal decreto ministeriale Ronchi del 27 marzo 1998 e incaricata della gestione di tutti gli ambiti connessi alla mobilità aziendale: i viaggi di lavoro, ma anche il parco auto e gli spostamenti casa-lavoro del personale, in un’ottica non solo di ottimizzazione dei costi, ma anche di riduzione dell’impatto ambientale. Nel 2013, il Barometro dei veicoli aziendali realizzato dalla società Arval segnalava che questa figura è ormai già presente nel 65% delle imprese con oltre 100 dipen-

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VOLI AEREI: PRENOTAZIONE DELLE CLASSI DI SERVIZIO (%) Classe

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2011

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First

1

1

1

0,3

Business

6

5

5

5,6

Economy

93

94

94

94,1

Fonte: AirPlus International

denti e nel 75% di quelle con più di mille dipendenti. La ragione di questo trend è facilmente intuibile: dalla gestione unica, infatti, può scaturire un miglior governo dei processi interni, con conseguente risparmio dei costi. Per i responsabili viaggi, questa

evoluzione comporterà una nuova sfida: imparare ad adottare un approccio “olistico”, basato cioè sulla gestione interdisciplinare e globale dei differenti ambiti e sull’identificazione delle relazioni delle possibili economie (di scala, di efficienza ecc.). 䡵


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Business

DARE “SENSO” AL LAVORO I significati che si costruiscono e si condividono attraverso il sense-making. Il T-Lab di Cfmt individua cinque realtà esemplari a cura del T-Lab

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EI MERCATI ATTUALI, caratterizzati da elevata complessità, la capacità di competere con successo non dipende solo dall’applicazione di modelli e processi guidati dalla razionalità economica ma anche dalla capacità di attivazione di logiche legate al sense-making. Il sense-making è un processo soggettivo che porta alla costruzione di identità e all’attribuzione di significati in riferimento alle esperienze vissute. È il senso che gli individui danno a ciò che vivono e al contesto che li circonda. Tale processo, introducendo gli altri al proprio modo di vedere e di vivere, rende possibile condividere significati, propagare emozioni e creare sinergie. È la premessa dell’uso creativo della libertà, che si traduce in una forma di world-making, ossia di “creazione di mondi” (simbolici, ma anche materiali) in cui si può e si vuole abitare. E a cui si dà valore. Sense-making e world-making sono sempre più alla base dello sviluppo dei processi innovativi capaci di creare significati e mondi nuovi, sperimentali, che consentono alle imprese di trovare una via di uscita dalla crisi. Nuove direzioni per innovare Nell’innovare le aziende intraprendono nuove direzioni ricercando significati che portano a risultati di business: l’innovazione si dimostra essere sempre più vincente se genera valore attraverso la creazione di senso per i diversi attori che ne sono coinvolti. Nello sviluppo di un percorso innovativo il significato di ciò che si è intrapreso dipende dai legami emotivi, dalla sensazione di possedere uno scopo condiviso, dalla capacità di utilizzare le proprie abilità per mettersi al servizio dei bisogni degli altri, più che da ciò che si possiede. Il senso individuale diventa quindi collettivo attraverso il coinvolgimento attivo di tutti gli attori chiave che si muovono attorno al-

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l’azienda. Un’idea motrice innovativa, che genera senso, è infatti portata avanti da un insieme di attori che si conoscono e riconoscono reciprocamente, popolando – trasversalmente – il mondo dei consumatori, dei fornitori, dei distributori, dei consulenti, dei ricercatori. Questi, nel loro insieme, lavorano per uno scopo comune, o per lo meno convergente. Uno scopo che conserva il suo valore/senso anche quando le cose economicamente vanno meno bene di quanto ci si aspettasse. Dalle ricerche che da più di otto

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anni stiamo conducendo nell’ambito del T-Lab – Laboratorio del terziario che innova – di Cfmt emergono dei segnali incoraggianti. Diverse sono le realtà che stanno già beneficiando di approcci orientati al sense-making e del “valore” generato dalla creazione di “senso”. Un valore meno facilmente imitabile e più sostenibile nel lungo periodo. Molti sono i mondi che nascono attraverso questo processo e molti i sensi e i significati, che così si vengono a costruire e a condividere. Noi ne abbiamo individuati cinque, che rappresentano percor-

si già in parte intrapresi e allo stesso tempo forieri di ulteriori nuove opportunità. Percorsi dove i sentieri possono essere eterogenei, dove gli spazi di esplorazione sono ancora numerosi.

Il senso individuale diventa collettivo attraverso il coinvolgimento attivo di tutti gli attori chiave che si muovono attorno all’azienda

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LE AREE DEL SENSE-MAKING

Business Appartenenza a una rete

Il senso dell’appartenenza a una rete: Diet to Go Il senso dell’appartenenza a una rete rileva la necessità di investire sulle modalità con cui gli attori di mercato si connettono tra di loro e sviluppano legami. Diet to Go, azienda specializzata nella consegna a domicilio di pasti dietetici, ha sviluppato un nuovo significato associato al concetto di dieta, vista come un’esperienza piacevole. Uno dei fattori chiave di successo dell’azienda è stato il fatto di promuovere la condivisione di un senso collettivo e trasversale all’interno della rete. La prima relazione che è stata attivata è quella con i dottori nutrizionisti. Altre tipologie di attori coinvolti nel progetto sono stati gli chef, le cucine ester-

Il senso dell’esperienza condivisa: Gambero Rosso Condividere un’esperienza costituisce un secondo driver assai efficace nel processo di creazione di senso. Gambero Rosso ha un modello di business molto flessibile attraverso cui costruisce percorsi di innovazione continua. L’insieme delle iniziative sviluppate può essere riassunto dalla mission: “raccontare il cibo e il vino partendo dalle persone”. L’impresa sviluppa relazioni, attività e iniziative con diver-

Il senso della creatività e del design: Crea International Progettare senso e valore poggia anche sulle dimensioni della creatività e del design, potenti generatori di senso. Crea International è un esempio di azienda che, partendo dal design, ne ha interpretato le molteplici declinazioni per realizzare progetti di spazi architettonici spesso riferiti a punti vendita in grado di contribuire alla generazione e al trasferimento del senso, sia sul

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Esperienza condivisa

SENSE-MAKING Lavoro

Creatività e design

Consumo responsabile

ne, l’azienda di servizi che consegna le borse Diet to Go e la rete in franchising. Una peculiarità di Diet to Go è quella di non fornire semplicemente del cibo con l’obiettivo di dimagrire ma, soprattutto, di dialogare con i consumatori in modo che gli stessi apprendano cosa voglia dire mangiare bene e in maniera sana, e possano continuare anche da soli nel loro percorso.

se community formate da tutti coloro che sono coinvolti nella produzione, nella trasformazione e nel consumo di cibo e vino. Promuove anche attività educativa sulla cultura alimentare. Il network dei media della società si è arricchito anche dell’iniziativa “Città del gusto”, un luogo dove la cucina è la grande protagonista: una fonte di idee, tendenze e nuovi talenti del mondo del cibo e del vino, un luogo di incontro per gli appassionati e gli esperti. Un contesto per la condivisione di esperienze sia di tipo emotivo-cognitivo che socio-relazionali.

piano visivo che stilistico, legato ai brand di cui tali spazi sono espressione. Da una logica tipica dei progetti di architettura o interior design, si passa a un vero e proprio modello originale, definito Physical Brand Design, il cui obiettivo è il superamento della frattura tra strategia, design e comunicazione di impresa, assicurando coerenza ed efficacia al posizionamento del brand attraverso la progettazione dei touch point con il cliente.


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SENSE-MAKING La nuova economia del valore Il senso del consumo responsabile: Grom Il fronte del consumo offre moltissimi spunti per la generazione di senso, anzi gli stessi consumatori sono degli eccellenti world-maker. La chiave del successo di Grom risiede nel profondo convincimento dei fondatori che a monte del cibo risiede sempre un processo agricolo e che quindi, per poter proporre un prodotto di altissima qualità nell’ambito del settore alimentare, occorre partire da un’attenta selezione delle materie prime e dall’accurata definizione dei processi necessari per trasformarle. I due fondatori, che amano definirsi “contadini gelatai”, hanno avuto una missione molto chiara e ambiziosa fin dall’inizio, recuperare il gusto del gelato fatto “come una volta”. A questo si è affiancata una selezione accurata delle materie prime, molte delle quali tutelate da presidi Slow Food, e la creazione dell’azienda agricola Mura Mura ha consentito di integrare parte della filiera a monte.

Il senso del lavoro: Ad Artem Il senso è anche legato a quello che si fa, al ruolo che ogni individuo vuole e può rappresentare nel suo contesto di lavoro, per valorizzare la pluralità di intelligenze e di idee presenti nelle organizzazioni. Ad Artem è una realtà che opera nel comparto dei beni culturali ed è attivamente impegnata nella valorizzazione e nella divulgazione del patrimonio artistico, soprattutto italiano, mediante la promozione e l’organizzazione di mostre, convegni, interventi di restauro e pubblicazioni. La struttura dell’azienda è estremamente flessibile: Ad Artem punta su un network di collaboratori di volta in volta coinvolti nelle differenti iniziative. La valorizzazione delle competenze individuali e la condivisione delle risorse di conoscenza per sviluppare un’offerta di qualità costituisce la piattaforma di senso per i suoi collaboratori.

Per fare il futuro bisogna essere capaci di immaginarlo, progettarlo, raccontarlo e dotarlo di significati abbastanza coinvolgenti da convincere altri a seguire lo stesso cammino. È la tesi proposta nell’ultimo volume del T-Lab – Laboratorio del terziario che innova – di Cfmt, Sense-making. La nuova economia del valore (Franco Angeli, pagg. 112, € 15) dell’economista Enzo Rullani e delle tre ricercatrici Roberta Sebastiani, Daniela Corsaro e Cristina Mele che hanno anche curato questo articolo. Come dimostrano le esperienze delle imprese raccontate nel libro, cambiamento tecnologico e generazione di senso si sostengono a vicenda nella creazione di mondi nuovi e diversificati. Il futuro diventa possibile. Nell’incontro Alla ricerca del senso perduto. Come le imprese generano nuovo valore gli studiosi del T-Lab presenteranno l’indagine internazionale New service development e il paradigma del sense-making, sostenuto da casi concreti di aziende che già hanno intrapreso questa strada. Seguirà un dibattito con i protagonisti dell’innovazione nelle imprese italiane.

MILANO - 14 OTTOBRE ROMA - 11 DICEMBRE Per saperne di più: www.cfmt.it

Conclusioni I processi di sense-making consentono la realizzazione del worldmaking, in cui la condivisione dei significati tra gli attori – siano essi nella veste di clienti o fornitori – attiva un processo di scambio di conoscenze, linguaggi, significati. I soggetti si riposizionano nelle reti di fornitura per favorire un worldmaking collettivo, dove il singolo opera per se stesso e per gli altri sulla base di un senso comune del fare innovazione. La combinazione di pluralismo (attori, sensi, valori) e la complessità (tecnologica, consumo, offerta) consente il propagarsi di molteplici possibilità di innovare. L’attenzione si sposta così dal nuovo artefatto all’innovare, inteso quale pratica di mercato per la creazione di valore. 䡵

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Lavoro al femminile

ITALIA, PARITÀ SULLA CARTA Alla conferenza europea dei manager il nostro Paese esce bene per quanto riguarda le leggi e le best practice per favorire il lavoro femminile. Ma è un successo parziale: la cultura in azienda ha ancora troppi stereotipi Teresa Lavanga Villani

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EL CORSO DELLA CONFERENZA CEC (Confédération européenne des cadres) intitolata “Promoting women’s leadership”, tenutasi a Cannes dal 25 al 27 giugno, Cida - Manager e alte professionalità per l’Italia ha presentato i dati relativi alla presenza delle donne nei ruoli apicali. La portavoce della delegazione confederale Marisa Montegiove ha stupito la platea quando ha dichiarato che in Italia – per i manager – il pay gap è quasi del tutto assente. La portavoce della delegazione svedese, di contro, ha riportato dati secondo cui, nel suo paese, le donne dirigenti hanno uno stipendio ancora nettamente inferiore a quello degli uomini. Inoltre, mentre Cida ha dichiarato che, grazie all’introduzione delle quote rosa, la presenza femminile nei consigli di amministrazione è aumentata di quasi nove punti percentuali dal 2010 al 2013, la confederazione


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svedese ha affermato che il 94,4% delle posizioni di ceo delle compagnie svedesi quotate in borsa sono occupate da maschi. Ancora una volta l’Italia dimostra di essere il paese delle grandi contraddizioni. L’intervento di Montegiove “Italia: tanti stereotipi da sfatare” ha messo in rilievo come da un lato viviamo in una nazione ancora piena di preconcetti legati al genere e dall’altro abbiamo a nostra disposizione una delle legislazioni più all’avanguardia in tema di maternità. La relazione di Cida – che tra l’altro era presente per la prima volta a una conferenza Cec in cui si affrontavano temi “di genere” – ha sorpreso i delegati provenienti da quasi tutti gli stati dell’Ue per altri due motivi: il taglio dato all’intervento e le best practice presentate.

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Il merito non ha sesso Montegiove ha dichiarato che per Cida le uniche discriminanti in ambito lavorativo devono essere merito, formazione, conoscenza e competenza. Questi devono divenire fattori premianti per tutti i lavoratori, senza distinzione di età, sesso, razza o altro. Ha inoltre sottolineato come in Italia il valore delle donne, ormai visibile, vada solo posizionato meglio. Bisogna dare per assodato che le italiane hanno fatto molti passi avanti, rispetto alle loro madri e alle loro nonne. Oggi non ha più senso portare avanti battaglie “di genere”, ma occorre trovare negli uomini degli alleati. Questo punto di vista porta necessariamente a un nuovo modo di intendere l’azienda, pubblica o privata che sia. Un luogo dove convergono interessi diversi ma dei

Viviamo in una nazione ancora piena di preconcetti legati al genere e dall’altro abbiamo a nostra disposizione una delle legislazioni più all’avanguardia in tema di maternità

quali – tutti – bisogna tener conto. Insomma, per Cida occorre creare una società e un mondo del lavoro capaci di aiutare la crescita e lo sviluppo economico e sociale. Uno sviluppo sostenibile e inclusivo nel quale il lavoro, che è fonte non solo di sostentamento, ma di realizzazione e partecipazione per tutti, possa evolvere al meglio per il benessere delle persone, delle aziende e della società. Flessibilità per essere più produttivi Si è quindi focalizzata l’attenzione sulla flessibilità che, nella società dell’informazione e della comunicazione, non è più solo un vincolo o un’opportunità, ma diventa una necessità: le aziende più flessibili sono quelle che, operando per obiettivi, riescono a massimizzare la produttività e il benessere. La conciliazione diventa quindi uno strumento utile non solo per valorizzare al me-

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Lavoro al femminile

Da sinistra sedute: Grazia Fassorra, Marisa Montegiove, Teresa Lavanga (delegazione Cida), Francesca Visibelli Breuil (delegazione francese Cfe-Cgc), Sonja Sˇmuc (delegazione slovena Mas). Da sinistra in piedi: Itala Corti (delegazione Cida), Natalija Postruzˇnik (delegazione slovena Mas), Emanuela Nuccetelli, Virginia d’Ambrosio, Georgette Ould (struttura Cec).

glio la quota femminile e le risorse esistenti ma anche per migliorare la qualità della vita di tutti. Infatti, come dimostrano alcune indagini in proposito, la domanda di flessibilità è neutrale dal punto di vista del genere, cioè uguale sia per gli uomini che per le donne, e soprattutto non è legata alla presenza di figli. La domanda di flessibilità non si esaurisce inoltre nel

La domanda di flessibilità non si esaurisce nel part-time, ma comprende anche strumenti quali il telelavoro, la banca delle ore, la banca del tempo, la pianificazione dei meeting, la modulazione dell’orario di lavoro

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part-time, ma comprende anche strumenti quali il telelavoro, la banca delle ore, la banca del tempo, la pianificazione dei meeting, la modulazione dell’orario di lavoro, in modo da concentrare l’attività su alcuni giorni o periodi. Tale prospettiva – assolutamente simile a quella di paesi più all’avanguardia sulle politiche di genere – è stata considerata da tutti i partecipanti nuova e assolutamente lontana dagli stereotipi con i quali l’Italia viene spesso dipinta. Progetti virtuosi Nel corso della conferenza, alla quale ha partecipato anche l’organizzazione che promuove lo sviluppo delle imprese europee Businesseurope, la delegazione Cida ha appreso con estremo piacere che alcune delle best practice presentate – elaborate dalle Federazioni aderenti – sono confluite nel database di Employers resource center, un

servizio creato per rispondere alle esigenze e alle richieste dei datori di lavoro nei 28 stati membri dell’Ue (vai sul sito http://bit.ly/1sWGGns: alla voce country inserisci “Italy”). In particolare, il database riporta il progetto “Produttività & Benessere” (sviluppato da Manageritalia, vedi box). Un progetto che, attraverso informazione, cultura e azioni concrete, vuole migliorare il mondo del lavoro. Uno degli strumenti per passare all’azione è Smart welfare con il quale si vuole promuovere l’introduzione di pratiche di welfare aziendale al fine di garantire un elevato livello di benessere fisico, psicologico e sociale. Il welfare aziendale del progetto include anche un miglioramento della conciliazione tra vita privata e professionale. Tutto questo per giungere a risultati concreti capaci di ridurre l’assenteismo e migliorare lo spirito interno delle varie aziende. Fra gli altri strumenti utilizzati a tal fine la conferenza ha mostrato grande interesse nei confronti di “Un fiocco in azienda” e “Interageing: un patto tra generazioni in azienda” facenti sempre parte del progetto “Produttività e Benessere”. “Un fiocco in azienda” – che prevede un comportamento corretto dell’azienda in presenza della maternità delle proprie collaboratrici – è stato al centro di discussioni che si sono svolte anche a latere della conferenza stessa: molte de-


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PRODUTTIVITÀ&BENESSERE UN FIORE ALL’OCCHIELLO Sono confluite nel database di Employers resource center – un servizio creato per rispondere alle esigenze e alle richieste dei datori di lavoro nei 28 paesi dell’Ue – Smart Welfare, Interageing e Un Fiocco in Azienda, le tre iniziative appartenenti al progetto Produttività & Benessere voluto e creato da Manageritalia per migliorare il lavoro e il mondo del lavoro. L’allungamento dell’età lavorativa per i senior e il ritardato accesso all’occupazione dei giovani sono fattori che richiedono alle aziende di esplorare pratiche innovative di gestione. In questo contesto si inserisce Interageing, che ha l’obiettivo di accompagnare ogni azienda nell’analisi dei bisogni e della situazione attuale e individuare, insieme alla direzione risorse umane, le possibili aree di intervento valorizzando istituti contrattuali esistenti o promuovendo buone prassi organizzative. Un Fiocco in Azienda è un programma per aiutare genitori e aziende ad affrontare serenamente la maternità e facilitare il rientro in azienda delle mamme. Un Fiocco in Azienda nasce: per le aziende affinché possano vivere con maggiore beneficio e armonia la maternità delle proprie dipendenti; per le neo-mamme dipendenti, per dare loro sostegno per la salute e facilitare il rientro al lavoro; per i neopapà al fine di accompagnarli verso il nuovo ruolo di padre e la nuova relazione di coppia. Smart Welfare è un progetto focalizzato sul benessere aziendale e ha l’obiettivo di utilizzare al meglio politiche, strumenti e azioni che migliorino l’organizzazione aziendale, la flessibilità organizzativa e lavorativa, la collaborazione fra tutti i suoi componenti, la produttività e il benessere in azienda. Punti cardine di un cambiamento che si sta affacciando nella vita lavorativa delle aziende, degli individui e nella società. Per saperne di più: www.manageritalia.it >> eventi e iniziative >> Produttività&Benessere

Attualmente, nell’Europa a 28, solo il 30% dei manager è donna. Se questo tasso non cambia in maniera significativa, l’impatto negativo del cambiamento demografico si farà sentire in tutti i settori industriali

legate di altri paesi erano infatti interessate a capire il funzionamento dei servizi che vengono erogati e il cambio di atteggiamento da parte delle aziende. L’attenzione nei confronti di “Interageing: un patto tra generazioni in azienda”, invece, è stata data dal fatto che nel 2012 la Cec aveva svolto, sempre per la Commissione europea, un progetto sull’impatto che il cambiamento demografico avrà sulla disponibilità di futuri manager. Uno dei principali risultati di tale ricerca aveva indicato che la crescente richiesta di manager non potrà essere soddisfatta se il numero delle donne, in queste posizioni, non aumenterà nel corso del prossimo decennio. Attualmente, nell’Europa a 28, solo il 30% dei manager è donna. Se questo tasso non cambia in maniera significativa, l’impatto negativo del cambiamento demografico si farà sentire in tutti i settori industriali, arrivando a perdere più del 50% dei manager nei prossimi 25-30 anni. 䡵

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INIZIATIVE MANAGERITALIA

XXVII TORNEO DI TENNIS MANAGERITALIA

TENNIS&RELAX IN SARDEGNA

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La XXVII edizione del torneo di tennis Manageritalia quest’anno ci ha portati nell’incantevole Sardegna. Nel villaggio iGV Club Santa Giusta, situato nell’angolo paradisiaco della Costa Rei, sono scesi in campo i nostri tennisti. I giorni sono trascorsi piacevoli e il meteo è stato molto più generoso con noi che nel resto d’Italia per tutta l’estate! Molto apprezzata la cena organizzata all’agriturismo Is Bisus a pochi chilometri da Castiadas, dove abbiamo goduto di una vista mozzafiato dell’intero golfo di Costa Rei e di gustosi piatti tipici sardi. Ma parliamo dei veri protagonisti della settimana, i nostri tennisti. Le

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sorprese non sono mancate nemmeno sui campi, dove l’inaspettato Paolo Barani, new entry, con moto perpetuo ha imposto il suo gioco su tutti. Persino il campione in carica da due anni, Irnerio del Treppo, si è dovuto arrendere in finale (nella foto sopra un momento del match che si è chiuso con un punteggio di 6-4/6-3). Andiamo con ordine e partiamo dalle certezze: l’unico nome che non tradisce le aspettative è Gabriele Baso! Il campione in carica del singolare maschile senior ha sbaragliato tutti, battendo in finale Enrico Caglioni che ha resistito giocan-

do di cuore e… di braccio, finché le sue ginocchia non lo hanno abbandonato definitivamente (6-1/6-2)! Nel singolare maschile under, il già citato Barani ha sconfitto Del Treppo, una finale su cui si potrebbe scrivere un libro! Giocata da entrambi ai massimi delle loro potenzialità, la fisicità di Paolo ha avuto la meglio sull’ottima tecnica di Irnerio. Al termine di questa partita per la prima volta dall’inizio del torneo il bravo Paolo ci ha confidato di essere “un pochino stanco”… abbiamo un nuovo Iron man nel nostro torneo? La sfida è aperta! La finale del doppio maschile è sta-


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COPPA MANAGERITALIA SERVIZI SINGOLARE FEMMINILE

TROFEO RICOH DOPPIO MISTO

TROFEO MANAGERITALIA SINGOLARE MASCHILE SENIOR

SINGOLARE RAGAZZI GIRONE ALL’ITALIANA

TROFEO UBI ASSICURAZIONI DOPPIO MASCHILE ta un match equilibrato dove la solida coppia formata da Gabriele Baso e dall’ottima new entry Andrea Rustioni ha avuto la meglio su quella avversaria, anch’essa ben assortita, composta da Gabriele Lamanuzzi e Vessillo Valentinis, imponendosi con un 6-3/6-3.

... e grazie a

L’incontro più combattuto dell’intera settimana è stata la finale del doppio misto: la coppia Alessia Scalmato e Gianfranco Randazzo si è imposta su Claudia Balestra e Paolo Barani con il risultato 3-6/ 6-4/6-4. Un incontro giocato con grande intensità da tutti, ma

quando “Princess” si alza, bisogna solo inchinarsi: Alessia nel secondo set ha smesso di giocare e, assistita dal suo compagno, ha iniziato a vincere. Nessuna sorpresa nel singolare femminile dove troviamo ancora la “Princess” Alessia Scalmato che bissa la vittoria del 2013 battendo in finale la sorprendente Raffaella Totonelli, cresciuta tanto in questi anni, ma non ancora abbastanza per conquistarsi il gradino più alto del podio (6-2/6-2). L’anno prossimo sarà la volta buona? Nel singolare ragazzi Niccolò Manenti, dopo aver solo accarezzato la gioia della vittoria l’anno scorso, quest’anno è riuscito nel suo intento. Bravi anche gli altri ragazzi che con orgoglio, entusiasmo e voglia di giocare si sono battuti nel torneo. Arrivederci al prossimo anno, sempre più numerosi! 䡵

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DI BUON GRADO Piero Valdiserra

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grado

IL CHIANTI CLASSICO

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Nel Medioevo, fiorentini e senesi rivaleggiavano in tutto: bellezza, ricchezza, cultura, influenza politica e potenza militare. E molte furono le battaglie tra loro per dirimere con la forza le controversie sulle preziosissime terre dell’attuale Chianti Classico. La tradizione vuole che i due contendenti, per porre fine alle infinite diatribe, decisero di affidarsi alla sorte: il limite degli stati sarebbe stato fissato là dove due cavalieri delle opposte municipalità, partiti di prima mattina al canto del gallo, si fossero incontrati. Il più veloce avrebbe guadagnato più terra. I senesi scelsero per la bisogna un bel gallo bianco: in attesa del giorno della disputa lo trattarono con ogni riguardo, dandogli cibo in quantità. I fiorentini invece puntarono su un galletto nero e lo tennero a digiuno. Il giorno fissato per la cavalcata il gallo nero, per la gran fame, si destò e cominciò a cantare ancor prima dell’alba, al contrario del gallo senese che, ben pasciuto, lanciò il suo canto al solito orario. Il cavaliere fiorentino riuscì così a partire prima e a guadagnare terreno, incontrando quello senese a pochi chilometri dalla città del Palio. Fu così che passò a Firenze gran parte di quel che sarebbe poi diventato il territorio del Chianti Classico. Ed è questa la ragione per cui il gallo nero su fondo oro è ora divenuto il marchio del Chianti Classico e del suo Consorzio. Cose d’altri tempi, si dirà, ma che ben esemplificano l’acre campanilismo di cui questo vino è da sempre fatto oggetto. Oggi il Chianti Classico viene prodotto nella zona storica, che si estende per oltre 70mila ettari a cavallo delle province di Firenze e Siena. Attualmente è un vino con un corpo e una longe-

vità che lo avvicinano più ai muscolari Supertuscan che a quel “vinello da trattoria” che era una volta, semplice compagno di finocchiona, ribollita e fagioli all’uccelletto. La sua base ampelografica è costituita da Sangiovese per un minimo dell’80% e altri vitigni a bacca rossa, idonei alla coltivazione in Toscana, per un massimo del 20%. Fra questi ultimi figurano i cosiddetti autoctoni, come il Canaiolo e il Colorino, e gli internazionali, come il Cabernet Sauvignon e il Merlot. È stato invece definitivamente proibito l’utilizzo di uve bianche. Il Chianti Classico è Doc dal 1967 e Docg dal 1984; il suo disciplinare ha conosciuto negli anni continui adeguamenti. Le caratteristiche attualmente prescritte al vino sono un colore rosso rubino vivace, tendente al granato con il passare del tempo; al naso è gradevolmente vinoso, con profumo di mammola e con un pronunciato carattere di finezza nella fase di invecchiamento. Un gusto armonico, asciutto, sapido, leggermente tannico, che si affina col tempo al morbido vellutato. Servito a 18 gradi, il Chianti Classico è eccellente in accompagnamento ai salumi e ai crostini alla toscana, con primi piatti importanti, arrosti di carne rossa, cacciagione, selvaggina, costate alla griglia, lepre alla cacciatora, porchetta allo spiedo, trippa. È inoltre un ottimo abbinamento per i formaggi, più o meno stagionati. La sua immissione al consumo è consentita soltanto in bottiglie di tipo bordolese e (con la sola esclusione della tipologia “Riserva”) nei fiaschi tradizionali all’uso toscano, che tanta importanza ebbero in passato per l’affermazione internazionale di questo vino.


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ARTE Claudia Corti

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Giovanni Segantini Il cantore della natura DA NON PERDERE Segantini. Il ritorno a Milano Milano Palazzo Reale, 18 settembre-18 gennaio

È il 1886 quando il noto mercante d’arte Vittore Grubicy chiede al suo artista di punta di rielaborare in chiave divisionista la tecnica più “alla moda” del momento, un’opera realizzata sei anni prima. Prende vita in tal modo uno specchio d’acqua tranquillo, quasi certamente il lago di Pusiano in Brianza, appena increspato da leggerissime onde create da una barca in movimento, da una sponda all’altra, su cui si trovano il pastore che rema, la moglie che tiene in braccio il figlioletto, il gregge. Non sappiamo quale sia la stagione meteorologica, né quali pensieri agitino la mente della famiglia raffigurata, ma conosciamo l’ora: sono le diciotto, l’ora in cui il campanile batte l’Ave Maria (1886, olio su tela, cm 120 x 93. San Gallo, Fondazione Otto Fischbacker, foto a lato) che dà il titolo all’opera, l’ora in cui si fa rientro a casa, secondo un ritmo e una scansione del tempo ormai dimenticati. La doppia arcata sulla barca crea una sorta di obiettivo fotografico attraverso il quale si scorge il sole al tramonto e il borgo su cui svetta il campanile che si riflette nell’acqua, quasi a unire la dimensione terrena a quella spirituale. È così che Giovanni Segantini crea un autentico capolavoro in cui riesce a riassumere mirabilmente tutta l’essenza della sua poetica. Originario di Arco di Trento si trasferisce a Milano a sette anni alla morte

della madre: un’infanzia e un’adolescenza turbolente, scandite da frequenti permanenze in riformatorio con l’accusa di vagabondaggio. Ed è proprio a Milano che inizia la sua avventura artistica con i corsi di pittura all’Accademia di Brera e poi con l’amicizia con Grubicy che in breve tempo lo renderà artista famoso e molto quotato. Anticonformista di natura, Segantini se ne andrà definitivamente dal capoluogo lombardo nel 1881, in totale disaccordo con il profondo mutamento di una città al centro di un grande sviluppo urbanistico che prevede anche l’interramento dei Navigli. Trasferitosi in Brianza e poco dopo definitivamente in Svizzera, prima nei Grigioni e poi a Maloja, dà vita a una poetica originalissima: mentre gli artisti suoi contemporanei celebrano lo stile di vita metropolitano, o i disagi delle classi sociali meno abbienti, Segantini si concentra esclusivamente sulla natura e sul paesaggio in cui l’uomo altro non è se non un elemento incidentale. Lavora en plein air (letteralmente all’aria aperta, ndr) a ritmi forsennati con il preciso obiettivo di impadronirsi della vera essenza della natura, delle sfumature dei cieli, delle mille tonalità del verde dei pascoli alpini. E sarà proprio sulle sue montagne che morirà per un attacco di peritonite a soli 41 anni, finalmente ricongiunto all’anima della natura.

CURIOSITÀ Le testimonianze narrano che poco prima di esalare l’ultimo respiro Segantini abbia chiesto di essere portato davanti alla finestra gridando «voglio le mie montagne!», a ribadire quanto per lui fossero un rifugio sicuro.

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LETTERE Daniela Fiorino (daniela.fiorino@manageritalia.it)

Il termine per intentare causa all’Inps Vorrei verificare la correttezza della pensione liquidatami dall’Inps. A chi mi posso rivolgere? E, nel caso ci fosse un errore, entro quando devo avviare un’azione legale per il recupero del dovuto?

lettere

M.N. - Savona

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Per la verifica della pensione può rivolgersi alla sua Associazione territoriale e fissare un appuntamento con il Patronato. Attualmente la decadenza per le azioni nei confronti dell’Inps per chiedere la verifica e l’eventuale correzione dell’importo della pensione liquidata è triennale (rif. art. 38, comma 4, del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con modificazioni dall’art. 1, comma 1, della legge 15 luglio 2011, n. 111). Mentre a favore dell’Istituto è stato mantenuto il più ampio termine di dieci anni per richiedere la restituzione delle somme riconosciute e non dovute al pensionato. Sulla norma che ha introdotto la decadenza triennale è intervenuta la Corte costituzionale che, con sentenza del 2

aprile 2014 n. 69, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della stessa nella parte in cui prevede che le nuove disposizioni si applicano anche ai giudizi pendenti in primo grado alla data della sua entrata in vigore (6 luglio 2011). Lo chiarisce l’Inps nel messaggio n. 4774 del 19 maggio 2014. Per effetto di tale declaratoria di incostituzionalità del sopra citato art. 38, le nuove disposizioni in materia di decadenza trovano applicazione esclusivamente per le prestazioni pensionistiche riconosciute dal 6 luglio 2011 in avanti, mentre per quelle liquidate precedentemente a tale data continua ad applicarsi il termine di dieci anni. Infine, l’Inps precisa che la decorrenza del termine di decadenza triennale della domanda giudiziale volta ad ottenere l’adeguamento della rendita già riconosciuta in un importo inferiore a quello spettante, si determina dalla data della ricezione, da parte dell’interessato, del provvedimento di liquidazione del trattamento pensionistico o, nel caso in cui questo non sia disponibile, in quella di riscossione del primo rateo di pensione.

L’ufficio sindacale di Manageritalia è di supporto alle Associazioni territoriali sui quesiti relativi al contratto collettivo nazionale di lavoro per i dirigenti e i quadri associati e per chiarimenti di natura fiscale e previdenziale in relazione al rapporto di lavoro dipendente. Per gli associati professional è previsto un servizio di consulenza di carattere informativo e orientativo per aspetti legati al contratto di lavoro libero-professionale.


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inserto mensile di Dirigente n. 9 / 2014

DIRIGIBILE

a cura di Thomas Bialas

Segnali di futuro visti dall’alto #07

FUTURE RETAIL

Senza online niente offline e viceversa

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FUTURE DELUXE Il lusso come status experience

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FUTURE CONSULTING NASCE L’OUTLET DELLA CONSULENZA FUTURE INNOVATION PIÙ FATTURATO CON LE IDEE DELLA RETE INFOGRAFICA DEL MESE CAPITALISMO AL CAPOLINEA. SI CAMBIA? FUTURETECH INVENZIONI & INNOVAZIONI Dirigente mensile di informazione e cultura manageriale editore Manageritalia Servizi design: CoMoDo

I SAY YO

Il confine fra stupidità e semplicità La stupidità è stupida. La semplicità è semplice. La prima non serve, la seconda serve servizi spesso utili. A prima vista Yo è veramente stupida o meglio insensata. Stiamo parlando di un’app disponibile per iOS e Android che permette solamente di inviare un semplice segnale di richiamo o di apprezzamento agli utenti. Uno Yo, che è un modo tutto americano per dire “grande” oppure “ehi”. Un’applicazione schiocca (brillantemente

FUTURE MARKET Medicocrazia dei tempi moderni

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più sintetica di Twitter?) ma comunque capace di intercettare da un fondo Usa un bel milioncino di dollari. Tutti stupidi coloro che finanziano e azzardano? Difficile dirlo. Fatto sta che a uno sguardo più profondo la stupidità (e/o inutilità) sembra trasformarsi in un’applicazione che semplifica alcune cose e che rende in prospettiva possibile servizi molto veloci e “easy”. Ad esempio, se l’utente aggiunge l’account “campionato” gli arriva uno Yo ogni volta che viene segnato un gol. Addirittura in Israele Yo è stato utilizzato per allertare la popolazione, Yo uguale a: attenzione missili sopra le vostre teste. Più in generale a breve l’applicazione consentirà di allegare alla parola Yo (l’unica consentita) dei link, il formato RSS Feed (con future funzioni push), avvisi per promozioni aziendali e tanto altro ancora. Non mi stupirei se in futuro a fianco dei bottoni Twitter e Facebook apparisse anche il nuovo minimal social Yo.


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FUTURE DELUXE IL LUSSO COME STATUS EXPERIENCE Ne abbiamo parlato ampiamente nell’ultimo numero: il lusso è cambiato. Da status symbol a status experience. Il possesso esclusivo si tramuta in esperienza esclusiva. Non farsi notare per quello che si ha ma notare cose che vale la pena di essere viste (e vissute). Qualche esempio. Diventare invisibili (privacy) come nuovo lusso. È quello che promette Blackphone, lo smartphone a prova (dicono) di hacker e servizi segreti invadenti. Albergo 5 stelle? Meglio 100 stelle vere da ammirare. L’hotel cileno Elqui Domos non offre confortevoli camere suite ma cupole con enormi vetrate per ammirare il suggestivo cielo stellato. Il vuoto

silenzioso come antidoto alla chiassosa vita di città. A Londra il retailer Selfridges ha allestito per i clienti la “silence room” dove rigenerarsi. All you can read service sul tuo device. Accesso completo a 2.500 quotidiani globali e riviste provenienti da 100 paesi in 60 lingue diverse è quello che offre ai clienti la catena Traders Hotels. Sempre tecnologico anche il servizio del Hyatt Regency Tsim Sha Tsui di Hong Kong che fa trovare nelle camere non fiori ma uno smartphone con app turistica per la città. La sfida per il futuro? Ragionare in termini di sofisticati servizi ed esperienze ricercate. https://www.blackphone.ch http://www.elquidomos.cl http://style.selfridges.com/whats-on/take-momentsilence-room/ http://www.shangri-la.com/traders/

FUTURE RETAIL SENZA ONLINE NIENTE OFFLINE E VICEVERSA A giudicare dal successo di Made.com che sta rivoluzionando il settore dell’arredo con mobili di design a prezzi dimezzati – di fatto taglia fuori dal processo distributori, agenti e venditori – sembra che siamo di nuovo di fronte al classico online versus offline. Il dibattito invece è stupido e inconcludente e alcune case history possono sviare il (vero) discorso futuro. Nessuna guerra ha senso fra e-commerce e commerce. In futuro entrambi sopravvivono solo alleandosi. Secondo una proiezione di Forrester e Businessinsider nel 2017 il fatturato del retail (in miliardi di dollari) sarà così ripartito: 317 solo online,

FUTURE MARKETING IL CLIENTE È QUI E ORA. LOCALIZZATELO Dice il retail di fama: mi sento nobile ma poco mobile. Vero. L’e-tailing e il veloce mobile marketing dei colossi online talvolta spiazza il commercio fisico e stazionario. Ma ora una delle “diavolerie” della digitalizzazione, il location based marketing, può diventare, paradossalmente, l’ancora di salvataggio del vecchio e “decrepito” mondo offline, in primis il retail. Il cliente geo-referenziato, localizzato in tempo reale in un preciso momento e luogo sta diventando il nuovo target della comunicazione. Non vogliamo tanto

parlare di Foursquare o Shopkick ma della disponibilità (ora) dell’utente ad accettare sul proprio device messaggi (sconti, coupon e dritte nelle vicinanze). I dati della Location based marketing association parlano chiaro: ottimo feedback per hotel (96%), ristorazione (con punte dell’80% per formule fast) e retail (63%). Soprattutto quando la vicinanza è “vicina” (entro i 3 km). Altro dato: secondo Pew Research il 74% degli americani utilizza lo smartphone per avere informazioni geolocalizzate. Stesso dato (quasi) per gli utenti tedeschi (70%). Insomma, “ogni business è locale e ogni contenuto è un contesto locale”. E più i servizi sono utili, maggiori sono le probabilità del successo. In pratica: local based, content marketing. http://www.shopkick.com

1.437 solo offline, 1.437 (quindi curioso pareggio) offline con influenza e alleanza del web in ottica di cross canalità. Non solo. Secondo un pronostico di Fast Future l’ecommerce duro e puro tenderà nei prossimi anni ad avere una curva decrescente. Tornando a Made.com. Cosa ci insegna invece veramente. D’accordo: un business model innovativo e prodotti eccellenti a prezzi di quasi discount, ma non solo. Come dice testualmente Ning Li, ceo di Made.com: «Ogni retail va concepito simultaneamente online e offline. Il retail fisico di successo utilizza il web per interagire (socializzare) con le persone, quello digitale di successo utilizza il luogo fisico per rassicurare e far provare. In Inghilterra abbiamo due showroom dove i clienti possono provare ma non comprare i prodotti. Funziona benissimo». http://www.made.com

SO WHAT? Da navigatore satellitare a navigatore commerciale. Nei prossimi anni le aziende accorte svilupperanno molti servizi per creare una vera sinergia fra smartphone e point of sale. Questo non vale solo per retailer ma per tutte le attività. Per esempio, la mia compagnia aerea mi avvisa in tempo reale di un probabile ritardo e mi indica alternative e/o soluzioni.


DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO

FUTURE CONSULTING NASCE L’OUTLET DELLA CONSULENZA Discountizzazione dell’esistenza professionale. La consulenza in formato Lidl con tariffe in saldo non è proprio una notizia confortante per la vecchia guardia di Accenture, McKinsey e Capgemini, ma può essere invece molto confortante (come business idea) per i manager a spasso. Ma procediamo con ordine. Non tutte le aziende si possono permettere costose e abbondanti portate di “pregiata” consulenza condite con migliaia di slide in power point. Consigli, strategie e analisi senza fronzoli e orpelli è il motto degli operatori come Skillbridge, una piattaforma

online con migliaia di freelance a catalogo, che promette servizi veloci e di qualità a prezzi super scontati. Per esempio, una dettagliata strategia e politica dei prezzi a 1.500 dollari. McKinsey potrebbe chiedere anche cinque volte tanto. E a proposito di McKinsey sta per nascere McKinseymoms, che come suggerisce il nome utilizza ex dipendenti e consulenti ora mamme che vogliono continuare a “consigliare” ma a ritmi meno sostenuti e più flessibili. Un mercato in fermento dove le formule sono le più svariate. Si va dalle piattaforme come Hourlynerd, che utilizza laureandi e laureati delle grandi business school (per esempio Harvard) alla “do-it-yourself ”, consulenza di Vistage che propone ampi programmi anche di coaching per facilitare lo scambio (e l’aiuto reciproco) fra imprenditori o ceo. Interessante notare che un consulente

freelance guadagna su alcune di queste piattaforme mediamente 5.000 dollari al mese. Un’idea business che varrebbe la pena di replicare anche da noi con nuove formule.

FUTURE PRICING

multa per parcheggio locale. In Argentina BGH ha stupito tutti con la campagna “Più calda la casa maggiore lo sconto sul condizionatore” (con tracking online) mentre in Giappone il Pub Otasuke concede sconti a consumatori calvi con il motto “hard-working fathers losing their hair”. In Gran Bretagna il supermercato Community Shop vende prodotti di marca scontati per famiglie in difficoltà mentre in Canada Lowe’s ha regalato, in risposta alla tempesta invernale, 1.000 alberi alla città di Toronto. Per chiudere un esempio di “attivismo scontato”. La compagnia aerea danese Corendon durante le Olimpiadi a Sochi, ha offerto forti sconti ad attivisti gay in viaggio verso la Russia. In breve: umanizzare in modo simpatico i prezzi uscendo dal noioso rigore “economico-meccanicistico”.

IL PREZZO FAMOLO STRANO La vecchia politica dei prezzi va fatta a pezzi. Soprattutto quando si vuole giocare in un campionato molto competitivo solo di sponda passando la palla allo sconto, che talvolta come giocatore è tonto e fa sempre le stesse cose: sottocosto ad ogni costo e banalissimi saldi di fine stagione. Ci vuole un tocco più ispirato. O detto diversamente: il prezzo (come il sesso) famolo strano. Acrobatico, flessibile, sorprendente e innovativo. Piccola carrellata. In Australia il Noosa International Resort applica sconti sulla stanza in caso di pioggia mentre a Melbourne The Wolf & I offre un drink a coloro che hanno preso una

FUTURE INNOVATION PIÙ FATTURATO CON LE IDEE DELLA RETE Open innovation in salsa crowd. Niente di nuovo ma a volte paga. È il caso di Victorinox, impresa famosa in tutto il mondo per il suo coltellino svizzero multifunzionale. Per dare un taglio alle vecchie idee generate internamente l’azienda del cantone di Svitto ha reclutato con la pratica del crowdsourcing amatori e clienti entusiasti che si sono prodigati a disegnare inedite linee di prodotto. Risultato? La nuova serie di coltelli, fra cui una curiosa versione in sneaker style, ha generato un incremento

del fatturato del 20% rispetto alle precedenti serie pensate in azienda. Certo non sempre questo giochino riesce bene e a volte si raccolgono dalla folla “amatoriale” idee imbarazzanti o peggio demenziali. Ne sanno qualcosa anche alcune aziende italiane, che prese dall’entusiasmo (anche dei bassi costi) hanno fatto disegnare improbabili loghi dai “crowd esperti”. Ma un tentativo si può fare. Per esempio postando un briefing su piattaforme creative come Jovoto. Quali sono i vantaggi? Meno provincialismo con raccolta spunti da creativi da tutto il mondo. Più idee, inteso come quantità raccolta e notevole risparmio di tempo. Dove funziona meglio? Nel design. http://www.jovoto.com

http://skillbridge.com http://hourlynerd.com http://www.vistage.com http://www.mckinseymoms.com http://www.mbaco.com

SO WHAT? Il modello di consulenza non è nuovissimo. Basti pensare all’interim management. Ma la modalità di erogazione e fruizione è nuova. Tutto avviene online in un’ottica di risorse on demand da scaricare velocemente. La consulenza in versione “iTunes” o streaming. Un altro “agguato” al mondo offline. Da tenere d’occhio.


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TREND IN PILLOLE 1 MEDICOCRAZIA DEI TEMPI MODERNI Stiamo passando dalla capitalistica meritocrazia (presunta) alla tecnoeuforica medicocrazia (assunta). Siamo o non siamo una società di impasticcati? Tutti in estasi per le pillole miracolose. E non solo in discoteca. Crisi o non crisi il settore farmaceutico fattura cifre da capogiro e stordisce la massa adorante con la metamorfosi da medicinale in prodotto eccitante: il lifestyle tab. Farmaci non per guarire ma per alterare prestazioni. Il classico Viagra non come terapia ma come potenziamento. Rabbia, inquietudine, sorpresa, serenità, appagamento, memoria, socializzazione. In futuro ci sarà una pillola per ogni stato emotivo, anche per trasformare gli scansafatiche in stakanovisti e per indurre le mamme a provare amore materno. Innamorati a comando grazie a una pillola? Già allo studio degli alchimisti della biochimica. Non ci sono più limiti. Basti pensare al Provigil, la pillola contro il sonno, perché se metà delle persone non riesce a dormire l’altra non vuole dormire per essere always open proprio come i negozi aperti 24 ore su 24. Ma non si vive (e si guadagna) di sole pillole. Salute discount o salute premium. Ecco un primo tema. L’alta gamma privilegia la creatività e trasforma ospedali e farmacie in beauty farm, health provider, longevity shop e stazioni di riparazione per modellare organi e corpo in una logica di body design (anche bionico) compreso il restyling della vagina. Ma anche il nice price o “discountherapy” dà soddisfazioni soprattutto nei supermercati con corner di servizi sanitari e piccoli interventi low cost (Usa). E poi: da parmacotto a farmacotto. Da consumatore di cibo a paziente di cibo. Pharma più food uguale a Phood. Serve altro?

TREND IN PILLOLE 2 LA RESA DEI CONTI Diceva il filosofo Feuerbach: “L’uomo è ciò che mangia”. Complimenti al cuoco. In meno di mezzo secolo siamo riusciti a devastare il corpo. Al grande boom economico (accumulare denaro) ha corrisposto fatalmente l’altrettanto grande boom fisico (accumulare peso). Non scoppiamo più di salute. Scoppiamo e basta. Le grandi conquiste della medicina che hanno (pare) debellato molte malattie del passato sono controbilanciate dalle nuove malattie della “civilizzazione”: poco movimento, molto avvelenamento, dovuto a inquinamento subito ma anche ricercato (doping farmaceutico) il tutto condito da cibi scadenti. Vivremo più a lungo? Mah. Scienziati faciloni, futurologi eccitati e transumanisti esaltati predicano la quasi immortalità. Non subito, naturalmente. Basta attendere con pazienza che si avverino le sparate mediatiche. Viene in mente uno scenario dei primi anni ‘70 dell’allora più accreditato istituto di futurologia del mondo, il New Yorker Hudson Institute, diretto da Herman Kahn, che affermava che nel 2000 l’età media si sarebbe assestata sui 100 anni, tra l’altro con la forma fisica di un trentenne. Voi ve ne siete accorti? La verità è un’altra: forse non verremo decimati da tumori&co e forse vivremo più a lungo: ma da malati e passando un terzo dell’esistenza in uno stato penoso. Cosa che rende cinicamente felici i regnanti di “Farmalandia”.


DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO

TREND IN PILLOLE 3 GIOCARE LA CARTA DELLA MEDICINA TECNO COOL Lasciando perdere il robot infermiera, concentriamoci su alcune startup che fondono l’innovazione tecnologica con quella medica anche in termini di servizio. In pillole (e poche righe) sette esempi provenienti dagli Stati Uniti. Prevedere il rischio d’infarto 72 ore prima. È quello che promette CardioDx, società californiana di Palo Alto specializzata in terapie del sistema cardiovascolare. Con il motto “better health for less money” Rx Saving Solutions offre tramite app e piattaforma servizi per risparmiare soldi per l’acquisto di farmaci. Da smartphone a smartoptic. Premiata con un milione di dollari dal contest di Verizon, smart vision lab intende rivoluzionare l’esame della vista con questo micro “device” economico e facile da usare. Gamification per la formazione sanitaria. Con Qstream l’aggiornamento professionale diventa un “gioco” divertente e leggero come un quiz. La febbre si misura con l’iPhone. Il termometro digitale di Kinsa Health promette funzioni aggiuntive grazie al collegamento tramite l’ingresso auricolare con lo smartphone. Come pulirsi i denti quando manca acqua, spazzolino e dentifricio? La risposta si chiama Clean Bite, una curiosa “impronta dentale” masticabile e commestibile. Gli anziani di sovente perdono l’equilibrio e si accasciano a terra. La scarpa B-Shoe garantisce una camminata stabile grazie a un sistema di bilanciamento biomeccanico.

http://www.cardiodx.com www.rxsavingssolutions.com http://smartvisionlabs.com http://qstream.com http://www.epocrates.com https://www.kinsahealth.com http://cleanbitetm.com http://www.b-shoe.com


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Infografica del mese

DA ZERO MARGIN A ZERO MATTER. PER RIFKIN IL CAPITALISMO MUOVE VERSO NUOVE DIREZIONI SIMBOLO DEL CAMBIAMENTO ANNUNCIATO? LA MOBILITÀ NELLA CITTÀ CHE VERRÀ La futura mobilità urbana segna la fine del culto della proprietà del mezzo automobilistico

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2010

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L’ECONOMISTA

L’ATTIVISTA

L’ATTENDISTA

Capitalismo al capolinea. Si va verso un’economia a zero margine. Jeremy Rifkin snocciola parecchi numeri per corroborare questa tesi esposta nel suo nuovo saggio fresco di stampa negli Usa. Ad esempio il settore energetico. 37 milioni di edifici negli Stati Uniti sono stati dotati di misuratori e sensori connessi all’Internet delle Cose, fornendo informazioni in tempo reale sull’utilizzo e sulla variazione dei prezzi dell’elettricità nella rete di distribuzione. In futuro questo permetterà agli edifici abitativi e lavorativi, che produrranno e immagazzineranno energia rinnovabile, di programmare software che li escluderanno dalla rete di distribuzione quando i prezzi raggiungono i livelli massimi, in modo da alimentare i propri edifici con la propria energia verde e condividere i surplus con i vicini a costi marginali vicini allo zero. Al di là di numeri, dati e casi (tanti) resta però una domanda non certo marginale: come funziona un’economia dove si producono e distribuiscono beni e servizi a costo quasi nullo? La risposta per Rifkin sta nella società civile e della condivisione. Vedremo.

Ci sono scenari probabili e scenari desiderabili. Rifkin essendo uno scenarista attivista sceglie quasi sempre la seconda opzione. Il suo desiderio è smantellare il capitalismo della proprietà (zero materia). Digitalizzazione e smaterializzazione stanno trasformando il materialismo in un distaccato “maturalismo”? Vedremo. Intanto l’approccio collaborativo che si focalizza sull’accesso distribuito invece che sulla proprietà privata è ben evidente nella mobilità: 1 miliardo e 700 milioni di membri di servizi di carsharing worldwide. Un recente sondaggio ha evidenziato come il numero di veicoli posseduti da individui partecipanti a servizi di car-sharing è diminuito del 50% dopo aver aderito al servizio. Milioni di persone usano network di ridistribuzione, servizi di noleggio e cooperative per condividere non solo automobili, ma anche case, vestiti, attrezzi, giocattoli e altri oggetti a costo marginale basso o quasi nullo. Per non parlare dell’istruzione digitale a costo quasi zero. Vedi Coursera leader del cosiddetto MOOCs: Massive open online courses a cui aderiscono prestigiose università di tutto il mondo.

Stregone. Come nel caso del saggio L’era dell’accesso, Rifkin attende che gli sviluppi temporali confermino le sue profezie. Solo che questa volta la profezia appare meno convincente. Il nuovo saggio è stimolante ma rimastica scenari già da tempo in circolazione: dalla civiltà digitale all’internet delle cose, dalle economie collaborative alla sharing economy. Insomma, niente di nuovo. Ciononostante si attendono grandi sbalzi dall’economia dell’innovazione sociale e civica fra cui educazione, sanità, aiuto ai bisognosi, risanamento ambientale, servizi per i bambini e per gli anziani, promozione delle arti e delle attività ricreative. Negli Stati Uniti il numero di organizzazioni non profit è cresciuto di circa il 25% tra il 2001 e il 2011, da 1,3 a 1,6 milioni, un’enormità rispetto alle imprese a scopo di lucro, cresciute di un misero 0,5%. Negli USA, in Canada e nel Regno Unito l’impiego nel settore non profit supera ad oggi il 10% della forza lavoro totale. E attenzione, riguarda anche ambiti “business”. Nei servizi di bike sharing il 58% è presidiato da organizzazioni non profit, il 16% da enti pubblici e solo il 21% da imprese private. Un segnale.


DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO fonte: InnoZ - Innovation Center for Mobility and Social Change

Auto

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25

Biciclette

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Mezzi pubblici

25

Pedoni

EXIT STRATEGY La tesi di Rifkin ha un margine di reale diffusione assai ridotto. Lo studio va metabolizzato come campanello d’allarme: affinare i sensi all’ascolto dei processi di cambiamento. Di fatto il megatrend digitalizzazione (e accesso) ribalta molti mercati anche monopolistici, vedi energia fai da te: secondo le previsioni del noto think tank di Zurigo, Gottlieb Duttweiler Institut, nel 2020 ci saranno in Svizzera e Germania più produttori di energia che consumatori e soprattutto segna la fine dell’egemonia dei prodotti fisici. In futuro si ragiona in termini di servolution.

Adesso Ikea pedala La mobilità chiama, Ikea risponde. Il colosso svedese comincia a vendere la sua bicicletta elettrica. Si chiama Folkvänlig e per ora è solo disponibile in due store austriaci e svedesi, ma è facile immaginare come nel giro di poco tempo questa ebike arrivi ovunque. Il prezzo? Al solito molto aggressivo e depressivo, per i concorrenti (649 euro per i possessori di family card).


DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO

8

FUTURETECH INVENZIONI & INNOVAZIONI FLYING BUSINESS TUTTI PAZZI PER IL BUSINESS DEI DRONI? Pubblicità 2020. Da Trony sconti su tutti i droni. Droni che consegnano pizze, droni che consegnano libri, droni che innaffiano giardini, droni che spiano la vicina mentre prende il sole in topless. Sarà così? I media ci vanno a nozze ma non è il drone gadget la cosa più sensata. Alcuni esempi (più) sensati. Agricoltura: uno dei settori dove si prevede un grande sviluppo per esempio come lotta integrata biologica ai parassiti o come valutazione dello stato di salute di una coltivazione. In Giappone l’elicottero drone di Yamaha viene già largamente utilizzato

PENSANYC.COM

L’innovazione continua a correre in bici. A New York lo studio Pensa ha sviluppato Merge. Un modello pensato per i pendolari di una grande metropoli. http://vimeo.com/101456089

HERITAGE.COM.AU

Dopo la carta arriva il vestito di pagamento contactless. Basta avvicinare la manica dotata di Nfc chip al dispositivo per attivare la transazione. Si potrà portare in tintoria? https://www.youtube.com/watch?v=JEuY-FHflZw

nell’agricoltura di precisione. Misurazione: per misurare un’area di 15 chilometri quadrati servono mediamente una dozzina di tecnici per diverse settimane. Una squadra di due uomini con un drone richiede solo tre o quattro giorni con una riduzione dei costi dell’80%. Ricerca: lo scorso autunno ConocoPhilips ha lanciato un drone per esplorare vaste aree dell’Artico. Possiamo prevedere per i prossimi anni un loro uso massiccio in molti altri settori visto il graduale abbattimento dei costi. Ottimo per la nicchia e il mercato emergente. http://vimeo.com/75776326 http://www.dronezine.it

AFTERDARK.TATE.ORG.UK

Ma la notte sì. La Tate Britain gallery lancia After Dark. Grazie a un robot “girovago” chiunque può visitare e ammirare la collezione quando la galleria è ormai chiusa. http://vimeo.com/103218175

STEWARTGOLF.COM

Fedele come un cagnolino. Questo carrello da golf “robotizzato” segue il giocatore in tutti i suoi spostamenti. Disponibile per circa 1.800 euro. https://www.youtube.com/watch?v=HHivFGrtiuE

FRESH.AMAZON.COM

Amazon presenta Dash, un piccolo dispositivo con wi-fi, microfono e scanner di codici a barre che pretende di rivoluzionare e semplificare la spesa alimentare online. https://www.youtube.com/watch?v=aFYs9zqYpdM

SANWAKOUTSU.CO.JP

Chi va piano va sano e lontano e si stressa di meno. Questo il motto del servizio giapponese Turtle Taxi. Su richiesta il tassì tartaruga si muove molto lentamente. https://www.youtube.com/watch?v=7BnZhhDRs5Q


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ASSOCIAZIONI S ERVIZI ANITÀ CONTRATTO S PREVIDENZAFORMAZIONE

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CFMT

I

l Cfmt rinnova anche quest’anno la collaborazione con Speexx, offrendo ai manager la possibilità di dedicarsi gratuitamente all’apprendimento di una o più lingue straniere tra inglese, francese, spagnolo e tedesco. Da quest’anno il periodo di fruizione è stato esteso da 3 a 6 mesi. Speexx è un innovativo full-service provider per la formazione linguistica aziendale. Grazie alla soluzione proposta, lo studente sarà al centro di un’esperienza di reale immersione nella lingua richiesta. Verrà attivato il corso del livello di conoscenza della lingua in base ai risultati ottenuti svolgendo un test iniziale di valutazione. Ciascun corso prevede oltre 30mila esercizi per circa 4mila ore di studio e 40 tipologie di attività efficaci e divertenti come esercizi di comprensione orale e scritta, produzione orale e scritta e discourse management. L’ambiente linguistico multicanale integra l’apprendimento in autoformazione sul corso multimediale a sessioni di conversione in aula virtuale: un vero e proprio strumento di “cooperation learning”, che consente a gruppi di studenti situati in località diverse di interagire, collaborare e imparare in tempo reale. È a disposizione un numero illimitato di lezioni di gruppo in aula virtuale, con partecipanti da tutto il mondo e docenti madrelingua certificati. Le lezioni sono dei veri e propri forum comunicativi nei quali mettere in pratica le conoscenze acquisite nel software didattico. L’interazione è a 360°: i partecipanti alla lezione comunicano attraverso chat, lavagna virtuale, microfono e webcam. Attraverso il test conclusivo, infine, verranno verificate le competenze acquisite durante tutto il percorso d’apprendimento consentendo l’acquisizione dell’attestato di avvenuto superamento del livello Cefr (standard del Consiglio d’Europa, dal livello A1 al C1) di partenza. L’offerta è dedicata ai dirigenti iscritti a Manageritalia dipendenti di aziende associate a Confcommercio o alle altre Federazioni datoriali che hanno successivamente aderito alle attività di Cfmt e in regola con il versamento dei contributi.

www.cfmt.it/elearning/area/formazionelinguistica www.speexx.com

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ASSOCIAZIONE ANTONIO PASTORE

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LA TUTELA LEGALE: COSA CAMBIA La polizza assicurativa dell’Associazione Antonio Pastore a favore di dirigenti, prosecutori volontari della convenzione Antonio Pastore, quadri e loro familiari per le spese legali sostenute nel privato. a cura di Assidir

L

e strade per risolvere una li-

ranzia di rimborso delle spese soste-

te sono sempre e solo due:

nute in caso di un contenzioso con

amichevole o giudiziale.

terze persone, fisiche e giuridiche,

Prestazioni garantite/casistiche ammesse a indennizzo Vita privata: riguarda fatti e/o even-

La via amichevole può essere rag-

operativa dal 2009, che è stata pe-

ti della vita quotidiana extrapro-

giunta anche tramite enti di conci-

riodicamente rivista per garantire

fessionale e opera per azione di ri-

liazione o di mediazione, mentre la

condizioni sempre migliori e che

sarcimento danni; tutela legale

causa si rende purtroppo necessa-

presenta importanti novità a decor-

contrattuale; tutela legale lavoro

ria con il fallimento della prima e

rere dal primo luglio 2014.

con collaboratori domestici; tutela

si è costretti a demandare all’auto-

Prima di elencarle, però, è utile ri-

legale per l’assicurazione sociale

rità giudiziaria la definizione della

cordare i principali aspetti della

verso enti quali Inail e Inps; difesa

controversia.

polizza.

in sede penale, in caso di processo

In ogni caso, per la miglior tutela

penale ma con imputazione esclu-

dei propri interessi, è sempre me-

Immobili: assicura le persone nella

Spese rimborsate – massimale generale € 15.000 per evento

tario di un immobile o di una sua

la copertura di tutela legale – già attiva per tutti i dirigenti, prosecu-

Le spese rimborsate riguardano

ne in cui risulti anagraficamente re-

tori volontari della convenzione

l’ambito sia stragiudiziale che giudi-

sidente l’assicurato.

Antonio Pastore, quadri e loro fa-

ziale per: compensi degli avvocati

Lavoro subordinato: assicura le per-

miliari – che copre le spese legali

(penale o civile); compensi di con-

sone nella veste di lavoratori dipen-

sostenute nell’ambito della vita pri-

sulenti tecnici d’ufficio, consulenti

denti, per vertenze col datore di la-

vata messa a disposizione dall’As-

tecnici di parte e di periti in genere;

voro nella sola fase giudiziaria.

sociazione Antonio Pastore, trami-

spese liquidate giudizialmente a fa-

Circolazione stradale: tutela gli as-

te il consolidato partner Ubi Assicu-

vore di controparte, in caso di soc-

sicurati nella loro qualità di pedo-

razioni e con l’intermediazione di

combenza; spese relative a notifica-

ni, conducenti di biciclette o come

Assidir.

zione di atti e contributo unificato,

passeggeri di qualsiasi veicolo a

In estrema sintesi, la copertura con-

se poste a carico dell’assicurato,

motore o natante, qualora siano ri-

sente di ridurre, o annullare, la pre-

ammissione al passivo fallimentare

masti coinvolti in sinistri stradali, al

occupazione di mettere mano al

(massimo € 1.000) e mediazione ob-

fine di ottenere il risarcimento dei

portafoglio per far fronte agli oneri

bligatoria (massimo € 2.000); spese

danni subiti.

per l’assistenza giudiziale e stragiu-

di giustizia e altre spese per proces-

diziale, sia civile che – per alcune

so penale (ma solo se l’imputazione

Principali esclusioni

casistiche – penale. È infatti una ga-

è di colpa e non di dolo).

Controversie di valore inferiore a

gale esperto della materia. È quindi utile potersi avvalere del-

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siva di colpa e non di dolo.

I PRINCIPALI ASPETTI DELLA POLIZZA

glio affidarsi all’assistenza di un le-

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loro qualità di conduttore o proprieparte, purché costituisca l’abitazio-


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€ 1.000; diritto di famiglia, succes-

dendo di conseguenza necessario

proprio difensore, senza limiti ter-

sioni e donazioni; vertenze di dirit-

definire anche un sottolimite per i

ritoriali, a seconda delle proprie

to pubblico, tributario e ammini-

relativi rimborsi.

esigenze o preferenze: è stata infat-

strativo (salvo enti pubblici di as-

䡵 Il decreto ministeriale 55/2014

ti abolita la clausola di polizza se-

sicurazione sociale); preliminari di

ha reintrodotto, nel marzo di que-

condo cui avrebbe dovuto scegliere

vendita, contratti di compraven-

st’anno, il tariffario forense, che

il legale obbligatoriamente iscritto

dita, nuova costruzione o amplia-

prevede i parametri di base per la

all’Albo presso la Corte d’appello

mento di beni immobili, trasfor-

liquidazione dei compensi degli

territorialmente competente.

mazioni o ristrutturazioni nei casi

avvocati. Quindi, per il calcolo de-

䡵 In caso di definizione transatti-

in cui sia richiesta autorizzazione

gli importi da rimborsare relativi

va delle vertenze, soprattutto nelle

amministrativa; fatti dolosi del-

agli onorari dei legali, si farà rife-

cause di lavoro dipendente, è sta-

l’assicurato.

rimento ai valori medi del tariffa-

ta eliminata la necessità di richie-

rio nazionale forense in vigore.

dere la preventiva autorizzazione

䡵 Il riferimento al tariffario foren-

della compagnia di assicurazioni,

LE NOVITÀ

se comporta un immediato van-

cosa che poteva causare il rifiuto

Le modifiche apportate rispondo-

taggio pratico per l’assicurato, che

del rimborso delle spese legali.

no anzitutto alla necessità di ade-

non dovrà più presentare un pre-

䡵 È stato infine determinato un

guarsi all’evoluzione legislativa

ventivo analitico di tutte le voci di

sottolimite di € 6.000 relativo solo

della reintroduzione del tariffario

spesa, con evidente guadagno di

al primo grado di giudizio, riferito

forense, che determina i compen-

tempo e senza bisogno di alcuna

esclusivamente alle controversie

si dovuti all’avvocato per le varie

approvazione.

di lavoro e alle vertenze con istitu-

categorie di attività svolte. Ma

䡵 Viene ora data facoltà all’assi-

ti o enti pubblici di assicurazioni

hanno soprattutto lo scopo di otti-

curato di scegliere liberamente il

previdenziali o sociali.

mizzare le procedure operative e semplificare le incombenze degli assicurati, in particolare per le controversie in materia di lavoro subordinato. Queste, a causa della crisi economica che ha colpito e tuttora colpisce le imprese, hanno sin qui costituito la maggior parte delle controversie per le quali è stato richie-

Per approfondire le caratteristiche della copertura offerta e le novità appena introdotte è possibile consultare il sito www.assidir.it, nelle pagine dedicate alla Tutela legale delle sezioni dirigenti – quadri – familiari, dove si potranno leggere e scaricare le Condizioni di assicurazione e una scheda riepilogativa sintetica, nonché avere le istruzioni per denunciare un sinistro.

sto l’intervento della polizza, ren-

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CFMT

I CORSI IN PROGRAMMA

MARKETING E ORGANIZZAZIONE FORZE DI VENDITA

CONTROLLO DI GESTIONE E FINANZA

Il controllo delle vendite (i kpi della vendita)

La lettura del bilancio per non addetti (1a parte)

Un sistema di monitoraggio dei risultati della propria organizzazione commerciale che permette di avere una rapida visione dei risultati delle proprie attività di vendita. Milano, 25 settembre - Bologna, 20 novembre

Come leggere e interpretare il bilancio d’esercizio in chiave manageriale. Milano, 29-30 settembre - Roma, 1-2 ottobre

La ristrutturazione del debito d’impresa

Pricing e yield management Le componenti “tradizionali” del prezzo dei prodotti. Milano, 26 settembre - Roma, 9 ottobre

Web listening, digital reputation e social intelligence L’ascolto delle conversazioni in rete come presupposto per azioni di social media marketing. Roma, 5 novembre - Milano, 3 dicembre

La nuova finanza e le agevolazioni fiscali. Milano, 1 ottobre - Udine, 17 dicembre

Introduzione alla gestione finanziaria Come familiarizzare con la visione finanziaria della gestione d’impresa. Bologna, 28-29 ottobre - Milano, 2-3 dicembre

GESTIONE RISORSE UMANE

STRATEGIE E ORGANIZZAZIONE à novit

à novit

The why of work

Come creare ambienti organizzativi ricchi di valore e significato. Milano, 24 settembre - Roma, 29 ottobre

La valutazione economico-finanziaria del business plan

The elevator pitch

120 secondi per presentare se stessi e la propria idea. Genova, 25 settembre - Milano, 17 ottobre Roma, 4 novembre à novit

Yoga coaching: energia, recupero e rigenerazione

Come impostare un business plan e come valutarne la qualità economica. Roma, 30 settembre - Milano, 2 ottobre

Come aumentare il proprio livello di energia. Milano, 25 settembre e 8 ottobre Padova, 6 e19 novembre

Storytelling: il potere delle storie d’impresa

Playground - Basket execution teambuilding experience

Come trasmettere valori, condividere conoscenze, creare fiducia e motivare attraverso l’arte del raccontare. Torino, 22 ottobre - Milano, 20 novembre Roma, 10 dicembre

SEGRETERIA CORSI

Reinterpretato in chiave manageriale, il basket è una straordinaria palestra di team building. Milano, 30 ottobre - Torino, 18 novembre Roma, 21 novembre

MILANO Luigia Vendola - 02 54 06 31 37

ROMA Lucia Canullo - 06 50 43 053

La partecipazione ai corsi è gratuita per tutte le aziende e i dirigenti che versano annualmente i contributi.


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Hanno collaborato a questo numero FEDERAZIONE NAZIONALE DEI DIRIGENTI, QUADRI E PROFESSIONAL DEL COMMERCIO, TRASPORTI, TURISMO, SERVIZI, TERZIARIO AVANZATO

Thomas Bialas, futurologo, è responsabile del proget(32 e 59) to Future Management Tools di Cfmt.

I NOSTRI

BLOG

Oltre la crisi, per cogliere opportunità e sviluppo

FEDERAZIONE NAZIONALE DEI DIRIGENTI, QUADRI E PROFESSIONAL DEL COMMERCIO, TRASPORTI, TURISMO, SERVIZI, TERZIARIO AVANZATO

Sandro Catani, cagliaritano, 67 anni, una moglie, una figlia, tre nipotini, molti olivi. Ha guidato società di consulenza internazionali. Negli ultimi anni si è dedicato alla materia dell’executive compensation. Ha un blog su Il fatto (14) Quotidiano.

FEDERAZIONE NAZIONALE DEI DIRIGENTI, QUADRI E PROFESSIONAL DEL COMMERCIO, TRASPORTI, TURISMO, SERVIZI, TERZIARIO AVANZATO

Daniela Corsaro è ricercatore del T-Lab – Laboratorio del terziario che innova – di Cfmt e di Economia e gestione delle imprese presso l’Università Cattolica di Milano. (44)

FONDO ASSISTENZA SANITARIA DIRIGENTI AZIENDE COMMERCIALI

Claudia Corti è laureata in lettere, indirizzo moderno

FONDO DI PREVIDENZA MARIO NEGRI

artistico, ed è guida turistica per le province di Milano, Pa(55) via, Monza e Brianza.

crisiesviluppo.manageritalia.it

MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DI MANAGERITALIA

Arianna de Nittis è direttore responsabile della testata Mission - la rivista dei viaggi d’affari,edizioni Newsteca. (40) Cosimo Finzi è amministratore delegato di AstraRicerche, società leader nelle indagini sociali e negli scenari di (24) mercato.

CFMT - CENTRO DI FORMAZIONE MANAGEMENT DEL TERZIARIO

ASSOCIAZIONE ANTONIO PASTORE

Editore: Manageritalia Servizi srl Direttore responsabile: Guido Gay Coordinamento: Roberta Roncelli

Teresa Lavanga è responsabile ufficio stampa di Ci(48) da - Manager e alte professionalità per l’Italia. Cristina Mele è ricercatore del T-Lab – Laboratorio del terziario che innova – di Cfmt e professore associato di Economia e gestione delle imprese presso l’Università degli Stu(44) di di Napoli “Federico II”.

donne.manageritalia.it

Conversazioni tra uomini e donne sulle pari opportunità

Roberta Sebastiani è ricercatore del T-Lab – Laboratorio del terziario che innova – di Cfmt e professore associato di Economia e gestione delle imprese presso l’Univer(44) sità Cattolica di Milano. Piero Valdiserra

è direttore marketing e relazioni esterne di uno dei maggiori gruppi italiani operanti nel beverage alcolico. È anche sommelier, nonché fondatore e presidente del club enogastronomico bolognese Gaudio (mar(54) keting@rinaldi.biz).

Anna Zanardi Cappon è board advisor ed esperta di change management. Si occupa di facilitare processi di allineamento decisionale nei consigli di amministrazione e (12) nei comitati esecutivi. pensioni.manageritalia.it

da Manageritalia

Per i pensionati di oggi e di domani

Daniela Fiorino, ufficio sindacale Federazione. (56)

Redazione: Davide Mura, Enrico Pedretti, Eliana Sambrotta Direzione, redazione, amministrazione: 20129 Milano - via Antonio Stoppani 6 tel. 0229516028 - fax 0229516093 giornale@manageritalia.it www.manageritalia.it

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