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Milanese, classe 1958, dal 2008 è direttore generale di Cosmit, il Comitato organizzatore del Salone internazionale del Mobile di Milano, l’evento che porta in città oltre 350.000 visitatori provenienti da più di 160 paesi.
MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DEI DIRIGENTI, QUADRI E PROFESSIONAL DEL TERZIARIO Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - Decreto Legge 353/03 (convertito in Legge 27/2/04, n.46) art.1, comma 1 - DCB/MI - € 2,20 (abbonamento annuo € 16,50)
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Sommario
Editoriale 4 Segnali positivi, ma attenzione alle priorità
RUBRICHE 22 Osservatorio legislativo
Copertina 6 Design d’eccellenza Intervista a Marco Sabetta
Associazione Antonio Pastore 65 Polizza di capitale differito
32 Non solo consumi 50 Di buon grado 51 Arte 53 Lettere
Economia 12 Le nuove misure fiscali
54 ... al fin della licenza, io tocco!
Lavoro 18 Il contratto di ricollocazione Manageritalia 24 Competitività e sviluppo: più manager nelle pmi
InfoMANAGER
Manageritalia 72 Soloperte: una pioggia di offerte
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28 Focus Veneto: per la continuità d’impresa Fondo Mario Negri 34 Risultati di valore Previdenza 40 Le pensioni 2014
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MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DI MANAGERITALIA Federazione nazionale dei dirigenti, quadri e professional del commercio, trasporti, turismo, servizi, terziario avanzato R
FEDERAZIONE NAZIONALE DEI DIRIGENTI, QUADRI E PROFESSIONAL DEL COMMERCIO, TRASPORTI, TURISMO, SERVIZI, TERZIARIO AVANZATO
Fondo assistenza sanitaria dirigenti aziende commerciali
Fondo di previdenza Mario Negri
CFMT Centro di formazione management del terziario
DESIGN
Associazione Antonio Pastore
Milanese, classe 1958, dal 2008 è direttore generale di Cosmit, il Comitato organizzatore del Salone internazionale del Mobile di Milano, l’evento che porta in città oltre 350.000 visitatori provenienti da più di 160 paesi.
MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DEI DIRIGENTI, QUADRI E PROFESSIONAL DEL TERZIARIO Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - Decreto Legge 353/03 (convertito in Legge 27/2/04, n.46) art.1, comma 1 - DCB/MI - € 2,20 (abbonamento annuo € 16,50)
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Editoriale a cura del presidente Manageritalia
SEGNALI POSITIVI, MA ATTENZIONE ALLE P A
nche in Italia, come altrove nel mondo, tira un vento di moderato ottimismo sull’andamento dell’economia. Si intravedono pure da noi timidi segnali di miglioramento che tuttavia, purtroppo, non riguardano il lavoro: i dati sulla disoccupazione restano sempre molto pesanti. Presto verrà convertito in legge il decreto che rende più flessibili i contratti a termine e l’apprendistato, il primo passo del jobs act che si completerà con i tempi lunghi del disegno di legge delega. Tra le priorità del Paese c’è quella di rilanciare l’occupazione, in particolare quella giovanile, avendo ben chiaro che l’occupazione non si può rilanciare per decreto ma solo attraverso una crescita dell’economia. Nel frattempo bisogna trovare soluzioni per incentivare la qualità della formazione e l’incontro tra le competenze e il sistema produttivo. L’impegno di Manageritalia su questo fronte si concretizza con il sostegno al piano nazionale Youth Guarantee. Il 4 aprile, insieme a Federmanager, abbiamo firmato un protocollo di intesa con l’Agenzia Piemonte Lavoro sulla Garanzia giovani, il programma europeo per favorire l’occupabilità dei giovani dai 15 ai 24 anni. Regione apripista nell’attuazione del Piano nazionale, il Piemonte da aprile sperimenta iniziative che favoriscono l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro con l’aiuto di manager disoccupati e neo-pensionati che tra l’altro svolgono attività di mentoring per la creazione di startup. Accordi analoghi sono in corso di definizione con la Regione Campania e, in prospettiva, con la Regione Lazio. Si tratta, ne siamo consapevoli, di iniziative in sé circoscritte, ma un mosaico, si sa, non può che essere fatto di molti tasselli. Tra le più importanti decisioni prese recentemente dall’esecutivo c’è il rinnovamento dei vertici delle grandi aziende partecipate. Da una prima analisi dei nomi sembra chiara la volontà di provare a “cambiare passo”. La fuoriuscita di manager in alcuni casi in carica da oltre tre mandati è una mossa significativa. Altrettanto lo è la presenza delle donne, anche se notiamo che i nuovi amministratori delegati sono tutti uomini mentre le nuove manager sono diventate “soltanto” presidenti. Osserviamo, inoltre, che alcuni nomi sembrano ancora molto legati alla politica. Senza entrare nel merito dei cv – che comunque riteniamo di elevato pro-
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E PRIORITÀ filo professionale – ci riserviamo di valutare la bontà delle scelte fatte una volta visti i primi risultati e conosciute le strategie manageriali intraprese, che auspichiamo perseguano obiettivi di ampio respiro e colgano davvero l’interesse generale. Interesse generale che, a nostro avviso, non può essere perseguito senza una seria e strutturata lotta all’evasione fiscale. A cinquanta giorni dall’insediamento del Governo Renzi, l’attivismo del premier non sembra ancora essersi rivolto verso questo argomento. Ce ne rammarichiamo, visto che ai cittadini onesti, in particolare ai lavoratori dipendenti e ai pensionati di reddito medio-alto, si continuano a chiedere (anzi, a imporre!) sacrifici e contributi di solidarietà. Da pochi e noti dati raccolti ed elaborati da Manageritalia emerge un fenomeno di dimensioni abnormi: il gettito perso ogni anno per l’evasione fiscale ammonta a circa 200 miliardi di euro, 36 dei quali dovuti alla sola Iva evasa o elusa. Per risolvere il problema si dovrebbe cambiare il sistema di recupero del sommerso. Sappiamo che i dipendenti e i pensionati rappresentano l’86,7% dei contribuenti e generano il 92,6% dei redditi dichiarati. Di loro, quelli che dichiarano oltre 40mila, sono solo il 7% dei contribuenti e generano il 42% al gettito totale Irpef. Dove sono gli altri? E dov’è lo Stato? Cosa fa per garantire l’uguaglianza e i diritti garantiti dalla Costituzione? C’è troppa disattenzione per questo argomento. Siamo preoccupati che la lotta all’evasione non sia al centro dell’agenda politica mentre, allo stesso tempo, in Senato si sia votato ad amplissima maggioranza per dimezzare le imposte dovute nel caso di rientro di capitali e depenalizzare i reati di frode con altri artifici e di omessa o infedele dichiarazione. Ci aspettiamo non solo un segnale di attenzione ma una risposta seria, accompagnata da un progetto misurabile. Si dice che la “luna di miele” di un governo duri 100 giorni. Siamo a metà strada, siamo ben disposti verso la dichiarata volontà di cambiamento, ma non per questo disposti a restare solo a guardare. Guido Carella (guido.carella@manageritalia.it)
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Copertina Marco Sabetta, milanese, classe 1958, dal 2008 è direttore generale di Cosmit, l’ente organizzatore del Salone internazionale del Mobile e delle manifestazioni collegate. Inizia la sua carriera nel 1984 nel Gruppo Fininvest e in pochi anni diventa direttore centrale commerciale Lombardia. Passa per E.Biscom e poi Publikompass, concessionaria del Gruppo Fiat, dove assume anche la carica di direttore eventi, iniziative speciali e progetti multimediali. Tra il 2004 e il 2007 è direttore commerciale di F.C. Internazionale di Milano. È associato Manageritalia Milano.
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DESIGN ECCELLENZA Non solo aziende, creativi e architetti italiani che si fanno notare in tutto il mondo. L’eccellenza è anche quella di un evento – la Design week milanese – che ormai conferma Milano capitale internazionale dell’arredo. Il Salone internazionale del Mobile, quest’anno alla sua 53a edizione, porta nel capoluogo lombardo tutte le novità del settore con circa 2.400 espositori; è l’unica manifestazione che occupa l’intero spazio espositivo della fiera di Rho e che rende Milano l’unica città al mondo, tra quelle che organizzano saloni di arredamento, ad attrarre oltre 350mila visitatori provenienti da più di 160 paesi. Ma cosa sta dietro alla macchina organizzativa di una manifestazione di tale portata internazionale e che macina successi anno dopo anno dal 1961? Lo abbiamo chiesto, in vista anche di Expo 2015, a Marco Sabetta, direttore generale di Cosmit, il comitato organizzatore del Salone. Eliana Sambrotta
Quali importanti novità hanno aperto il Salone del Mobile 2014? «Novità, come ogni anno, sono state innanzitutto quelle che hanno portato le aziende in termini di prodotti, di materiali, di tecnologie. Abbiamo avuto poi un grande evento dedicato a otto archistar di fama internazionale: Shigeru Ban, Mario Bellini, David Chipperfield, Massimiliano e Doriana Fuksas, Zaha Hadid, Marcio Kogan, Daniel Libeskind e Bijoy Jain/Studio Mumbai. In un’installazione dal titolo “Dove vivono gli architetti” abbiamo riprodotto una caratteri-
stica delle abitazioni di ciascuno di loro da poter rivivere in un ambiente, anche attraverso filmati e proiezioni. Tra le altre novità, abbiamo avuto dei rientri di aziende importanti a Eurocucina o nuovi ingressi internazionali di rilievo nel mondo dell’arredo. Quindi anche quest’anno siamo stati totalmente pieni». Cioè? «Abbiamo coperto tutti gli oltre 200mila metri quadri netti della fiera di Rho, siamo l’unica fiera che ne occupa tutto lo spazio, quindi la
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Ci sono paesi nuovi che si affacciano al mondo del design milanese? «Sono 164 le nazioni di provenienza degli operatori e direi che prendono tutti i principali paesi industrializzati del mondo, anche
«Speriamo soprattutto che si faccia business, perché in fiera si deve fare business. E che questo possa portare una ventata di ottimismo che cerchiamo di dare tutti gli anni, ma che ultimamente serve sempre di più»
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La 53a edizione del Salone internazionale del Mobile si sta svolgendo mentre Dirigente è in lavorazione dall’8 al 13 aprile, insieme al Salone internazionale del Complemento d’Arredo, alle biennali EuroCucina e Salone internazionale del Bagno, oltre al sempre
se c’è stato un bell’incremento di quelli africani e credo che possa proseguire. I principali visitatori provengono da Cina, Russia, Germania, Francia, Stati Uniti, Brasile e Turchia; però il mondo si sta sempre più allargando e il mercato diventa sempre più interessante per le aziende. È chiaro che bisogna darsi da fare e vendere soprattutto all’estero. Il mercato italiano in questo momento è in difficoltà, quindi è importante l’internazionalizzazione delle nostre aziende». Con quali paesi è più o meno facile rapportarsi e fare business? «Ultimamente le nostre aziende stanno lavorando molto bene in Russia, a parte lo sfortunato momento che stiamo passando proprio nelle ultime settimane. Ci sono ancora dei mercati storici come la Francia e la Germania su cui si lavora bene. Stiamo però cercando di sviluppare i paesi
© Saverio Lombardi Valluri
più estesa e importante di Milano e cioè dell’intero paese. Anche quest’anno i visitatori supereranno le 300mila presenze (al momento dell’intervista la fiera è in atto, le cifre pervenute alla sua chiusura parlano di 357.212 presenze totali di cui 311.781 operatori di settore, ndr). Spero che questo possa dare una spinta positiva alle aziende prima di tutto, ma anche a Milano e all’intero Paese. Poi spero che si faccia business, perché in fiera si deve fare business. E che questo possa portare una ventata di ottimismo che cerchiamo di dare tutti gli anni, ma che ultimamente serve sempre di più».
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africani, di continuare a incrementare con gli Usa… Direi che ormai 160-170 paesi nel mondo sono mercati pronti dove le nostre aziende possono andare. Chiaramente ci sono quelli più semplici e quelli più difficili: la Cina è un mercato molto interessante ma anche molto complicato. Interessanti anche i paesi arabi e l’Ucraina fino a poco fa». Il Salone dura poco meno di una settimana, ma poi bisogna lavorare durante il resto dell’anno, anche proprio in termini di internazionalizzazione… «Assolutamente! Una parte del lavoro la fa direttamente Federlegno con tutta una serie di attività specifiche, per esempio quest’anno organizzano una trentina di missioni all’estero portando aziende italiane a incontrare studi di architettura e operatori di settore in vari paesi del mondo. Noi, dal canto nostro, cerchiamo sem-
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presente SaloneSatellite dedicato ai creativi under 35. 1.749 espositori e 650 giovani designer del Salone Satellite dislocati su una superficie netta espositiva di 203.800 metri quadrati. Ad anni alterni le altre due manifestazioni che completano il Salone sono Euroluce e Salone Ufficio.
pre di mantenere vivo l’interesse anche nei restanti mesi dell’anno, avendo un dialogo continuo con la stampa nazionale e internazionale, attraverso i nostri social network, il sito e cercando di creare sempre più relazioni. Inoltre manteniamo l’appuntamento di Mosca a ottobre, i Saloni WorldWide in cui portiamo circa 500 aziende italiane e occupiamo circa 20mila metri quadri netti». Quali sono le altre principali fiere di settore con cui vi confrontate? «Direi che la fiera con cui abbiamo sempre fatto il nostro benchmark è l’Imm di Colonia, che una volta era il nostro punto di riferimento mentre ora lo siamo diventati noi. Colonia è diventata più una fiera per le regioni a lingua tedesca e i paesi del Nord Europa. Ci confrontiamo un pochino con Maison&objet di Parigi, ma marginalmente perché non sono fiere comparabili. Direi
che di paragonabile al Salone del Mobile non c’è nulla! Ci sono poi altre manifestazioni fieristiche in giro per il mondo che però non hanno la qualità e le caratteristiche che continuiamo ad avere noi e soprattutto non hanno le aziende che portano i prodotti nuovi, cosa importantissima e che ci rende unici». Allora è questo il segreto del successo del Salone del Mobile? «Certo: le aziende! Perché finché le aziende (e le principali sono sicuramente italiane) si presenteranno investendo, con prodotti nuovi, con la ricerca, con il design, riusciremo sempre a mantenere alta questa qualità e noi potremo continuare a cercare di fare del nostro meglio come organizzatori. Noi prepariamo il campo, ma poi gli attori protagonisti sono loro. Finché avremo questi fattori il Salone sarà sempre il numero uno in Italia e nel mondo!».
«Finché le aziende (e le principali sono italiane) si presenteranno investendo, con prodotti nuovi, con la ricerca, con il design, riusciremo sempre a mantenere alta la qualità: questo rende il Salone di Milano unico al mondo»
Come siamo arrivati fin qua? Come nasce il Cosmit? «Il Cosmit nasce come Comitato organizzatore del Salone del Mobile italiano, quando le nostre aziende, stanche di andare all’Inn di Colonia a presentare i propri prodotti in una fiera all’estero, capirono che in fondo i nomi migliori erano italiani e decisero di organizzare una fiera nostra. E così nel 1961 è nato il Salone del Mobile, poi pian piano è cresciuto, è diventato internazionale, sono arrivate le manifestazioni dedicate come Eurocucina, il Salone del Bagno, Euroluce, il Salone
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…Cioè non più solo una grande fiera, ma un evento internazionale che muove tutta la città. «Sicuramente Milano completa il Salone. Il Salone è il motore, il vero cuore pulsante, senza non ci sarebbe nulla nemmeno in città; ma senza dubbio Milano lo completa offrendo tutta una serie di eventi e attività… più che Fuorisalone a noi piace chiamarlo “Doposalone”, nel senso che mi sembra molto chiaro ormai che al Salone si fa business mentre in città si fanno le pr. Tante nostre aziende sono presenti in doppia veste: hanno lo spazio in fiera e poi organizzano il loro evento in città. Anche perché i target sono diversi. Mi sembra che la cosa funzioni molto bene».
«Milano è una megalopoli ma anche un paesone dove ci si può muovere molto più facilmente rispetto a Londra, Pechino, Mosca o New York. Quindi veramente tutta la città offre qualcosa»
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dell’Ufficio, il Salone Satellite, quello del Complemento d’arredo… Sono nate piano piano tutte queste realtà che hanno contribuito a trasformare il Salone in quello che è ora».
Ci spieghi meglio... «Noi abbiamo un vantaggio rispetto a tutte le altre città del mondo che cercano di fare una design week: Milano è una megalopoli ma è anche un paesone dove ci si può muovere molto più facilmente rispetto a Londra, Pechino, Mosca o New York. Quindi veramente tutta la città offre qualcosa, non come altre dove ci sono “quattro cose”: sono molto bravi nel comunicarle, ma poi finisce tutto lì. Oltre agli eventi del Fuorisalone, anche noi rafforziamo sempre più la collaborazione con il Comune di Milano, per esempio anche quest’anno offriamo l’ingresso gratuito ai musei civici della città e so-
steniamo la mostra “Bernardino Luini e i suoi figli”». Cosa significa gestire un evento di questa portata internazionale? «Significa lavorarci un anno, anzi per certi progetti dobbiamo partire anche prima; significa cercare le soluzioni migliori per offrire i migliori servizi possibili. Noi siamo soprattutto una società di servizi e quindi dobbiamo fare in modo di preparare al meglio cercando anche di supplire a ciò che a volte dovrebbero fare le istituzioni ma che, per mille lungaggini burocratiche, non sono in grado. Per esempio quest’anno come attività di accoglienza abbiamo avuto cento vo-
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lontari agli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie e della metro, alla Triennale, in Rinascente… a dare informazioni sul Salone e su Milano. Questo è un primo esperimento, ma credo che sia anche una prova per l’Expo». Infatti il Salone del Mobile è la fiera più ampia e internazionale di Milano: quest’anno possiamo considerarla una prova generale di Expo 2015? «Direi di sì, ci ha sempre fatto molto piacere che i vertici di Expo abbiano citato spesso il Salone del Mobile come esempio da seguire. Anche noi abbiamo delle grandi aspettative verso Expo, l’anno prossimo oltretutto saremo il “prologo” perché saremo 15 giorni prima dell’apertura di Expo. Sarà un evento importantissimo che Milano e l’Italia in generale
non devono lasciarsi sfuggire e a cui cercheremo di dare il nostro piccolo contributo». Cosa si aspetta? «Mi aspetto una spinta, un cambio anche di umore all’interno del Paese per uscire in maniera definitiva da questi anni difficili che stiamo ancora passando. È una grande occasione che non deve essere assolutamente sprecata». Secondo lei, che organizza un evento grande come il Salone, di cosa avremmo bisogno e quali sono invece le criticità nell’organizzazione di Expo? «Per un evento così importante c’è bisogno dell’aiuto di tutti, fare squadra è la cosa principale e devo dire che Giuseppe Sala (ad e commissario unico delegato del governo per Expo Milano 2015, ndr) è sta-
to bravissimo perché ha combattuto da solo o quasi con tutti e contro tutti. Però ci è riuscito, secondo me ha fatto un lavoro straordinario e se, come mi auguro, il suo Expo avrà successo bisognerà ricordare questa cosa. Bisogna avere una squadra forte, bisogna crederci, avere tanto entusiasmo e bisogna tessere le relazioni giuste per fare in modo che chi viene sia soddisfatto, abbia i servizi che debba avere e possa raccontare di aver vissuto qualcosa di unico e strepitoso!». 䡵
Guarda la video-intervista
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MISURE FISCALI Taglio del cuneo fiscale, riduzione dell’Irap e maggiore tassazione delle rendite finanziarie. Questi i tre maggiori interventi del nuovo premier, ma quale effettivo impatto avranno sull’economia, sull’occupazione e sulle finanze pubbliche? Emilio Rossi
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ONO ORMAI PASSATE parecchie settimane dall’insediamento del governo Renzi. Da allora il dibattito è aperto sulla velocità e sulla fattibilità delle misure proposte, al di là del merito di quanto messo in cantiere. L’avvicinarsi delle elezioni europee ha aggiunto un elemento di incertezza sulla realizzabilità degli interventi, da alcuni visti unicamente come funzionali alla propaganda elettorale. Per valutare correttamente l’impatto del pacchetto di misure proposte occorre prima di tutto inquadrarlo nella situazione economica italiana complessiva. Il quadro economico italiano Dopo un 2012 con una performance economica tra le peggiori del Dopoguerra, il 2013 ha mostrato di nuovo dati decisamente negativi, anche se con alcuni indicatori in leggero miglioramento nell’ultimo trimestre. Come si vede dalla tabella, a preoccupare particolarmente sono stati i dati relativi alla domanda interna (consumi privati, consumi pubblici, investimenti) e all’occupazione, mentre le esportazioni sono rimaste invariate in termini reali, con perdita sulle quote di mercato mondiale (da 3,2% a 3,1%). La combinazione di queste performance ha prodotto una decrescita del Pil in termini reali (-1,8%), che combinato con una variazione dei prezzi molto moderata ha causato per il secondo anno consecutivo una variazione negativa del Pil nominale, rilevante ai fini del calcolo del rapporto deficit/Pil. Dal lato delle finanze pubbliche, il rapporto deficit/Pil si è attestato sul 3%, nonostante un surplus primario, differenza tra entrate e spese al netto degli interessi sul debito, dell’1,7% (stima Oxford Economics). Il combinato disposto di Pil nominale negativo e deficit pubblico ancora significativo ha comportato un’ulteriore impennata nel rapporto debito pubblico/Pil, ormai superiore al 130%. Al quadro macroeconomico decisamente negativo del 2013 si aggiunge l’impossibilità di effettuare politiche monetarie espansive, appannaggio esclusivo della Bce.
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Una prima ovvia considerazione è che i dati ci dicono che anche chi disponesse (o lasci intendere di disporre) di bacchetta magica avrebbe difficoltà a ribaltare questa situazione nel giro di pochi mesi o anche di un paio di anni. Piuttosto, dai numeri (ossia dalla realtà dei fatti) deriva evidente la necessità di far partire immedia-
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tamente un progetto di mediolungo termine che, tramite l’avvio del rilancio della domanda interna e del recupero della competitività delle imprese, consenta un rapido recupero della fiducia di consumatori e imprenditori e un miglioramento progressivo dei livelli occupazionali. Il tutto nell’ambito di un percorso equi-
Dopo un 2012 con una performance economica tra le peggiori del Dopoguerra, il 2013 ha mostrato alcuni indicatori in leggero miglioramento
ANDAMENTO ECONOMIA ITALIA (dati percentuali) 2012
2013
2014
2015
2016
1-2.48
1-1.88
1-0.58
1-1.38
-11.48
Consumi privati
1-4.08
1-2.68
1-0.28
1-0.98
-11.28
Investimenti
1-8.18
1-4.68
-10.48
1-1.78
-11.98
Consumi pubblici
1-2.68
1-0.88
-10.08
1-0.08
-10.18
Esportazioni beni e servizi
1-2.08
10.0
-13.58
1-4.28
-14.18
Importazioni beni e servizi
1-7.18
1-2.98
-11.38
1-3.78
-14.48
Produzione industriale
1-6.48
1-2.98
-11.98
1-2.78
-12.58
Tasso di disoccupazione
-10.78
-12.28
-13.18
-12.78
-12.18
Inflazione
1-3.08
1-1.28
-10.78
1-1.08
-11.38
Saldo conto corrente (% Pil)
1-0.48
1-0.88
-11.18
1-0.88
-10.58
Bilancio pubblico (% Pil)
1-3.08
1-3.08
1-3.28
1-2.78
1-2.38
Tasso di cambio (EUR/USD)
1-1.28
1-1.33
1-1.32
-11.25
-11.22
Pil
Fonte: Previsioni Oxford Economics su dati storici Istat e Banca d’Italia
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Gli interventi proposti senza dubbio tengono d’occhio le elezioni europee di maggio, ma vanno anche incontro all’esigenza reale di rilanciare consumi e fiducia
librato dei conti pubblici, con la riduzione delle tasse finanziate da minor spesa improduttiva. Su questi punti il consenso è ormai consolidato da parecchi anni (eccetto per i possessori di bacchetta magica). Anche i governi Monti e Letta hanno riconosciuto questi punti come linee guida del loro operato, limitato tuttavia dal-
la necessità di barcamenarsi tra gli obiettivi di consenso elettorale delle numerose forze politiche che appoggiavano i loro governi. Un programma ambizioso a medio termine Il 12 marzo scorso Matteo Renzi ha lanciato la prima parte del suo programma economico, da realizzare entro pochi mesi. In questo primo gruppo di riforme, la priorità è stata data alla politica fiscale, con una riduzione delle imposte sui redditi e dell’imposta sulle società pari a circa 12 miliardi complessivi nel corso di un intero anno, in parte compensati da tagli alla spesa pubblica e da un aumento dell’imposta sul reddito degli strumenti finanziari emessi da società private. Il cuore del provvedimento annunciato è costituito dai dieci miliardi destina-
ti ai lavoratori dipendenti, in modo che da maggio quelli tra di loro che guadagnino meno di 1.500 euro al mese pagherebbero circa 80 euro in meno di tasse al mese. Inoltre, il provvedimento annunciato prevede una leggera riduzione dell’Irap di circa il 10% (ossia 2,5 miliardi su base annua) a favore delle imprese. Queste due misure contribuirebbero a ridurre il cuneo tra i costi salariali sostenuti dai datori di lavoro e la retribuzione percepita dai dipendenti. Renzi ha anche annunciato una serie di altre riforme di natura più strutturale (soprattutto sul mercato del lavoro) che dovrebbero essere attuate nel corso dell’anno, ma senza fornire dettagli concreti. Nella sua conferenza stampa, ha anche annunciato che la pubblica amministrazione pagherà 68 miliardi di arretrati (oltre il 4% del Pil) entro la metà dell’anno, anche qui senza spiegare in che modo questo sarà finanziato. Positivi, ma limitati, effetti sull’economia Se da un lato gli interventi proposti tengono senza dubbio d’occhio le elezioni europee di maggio, dall’altro vanno incontro all’esigenza reale di rilanciare consumi e fiducia. È lecito dunque chiedersi quale impatto potranno avere queste misure sull’economia, sull’occupazione e sulle finanze pubbliche. Con l’ausilio del modello economico italiano di Oxford Econo-
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mics (parte del modello globale), abbiamo cercato di quantificare l’impatto delle sole modifiche fiscali (tagli delle imposte sulle società e sul reddito nonché misure a compensazione parziale di queste minori entrate fiscali), dato che non si hanno ancora abbastanza dettagli sulle altre misure per poterne valutare gli effetti (che peraltro saranno prevalentemente di lungo termine). Peraltro, anche la stima delle dimensioni dei tagli alla spesa del governo non è immediata. Secondo una relazione presentata al Parlamento dal commissario alla spesa Cottarelli, un ex funzionario del Fmi, i tagli per quest’anno ammonterebbero solo a circa 3 miliardi, mentre il presidente del Consiglio ha dichiarato che la spesa pubblica potrebbe essere tagliata di 7 miliardi. Nella nostra quantificazione abbiamo deciso di utilizzare la stima più prudente (3 miliardi), implicitamente lasciando che il modello valutasse l’impatto negativo sul deficit pubblico. I risultati ottenuti indicano che gli effetti combinati sull’economia di queste misure fiscali saranno positivi, ma alquanto limitati. Ove le misure venissero promulgate nella dimensione annunciata, l’impatto positivo sul Pil nel 2014 e nel 2015 sarebbe rispettivamente di circa lo 0,1% e dello 0,2% rispetto all’ipotesi di assenza di tali misure, spingendo la crescita annua del Pil fino a cir-
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ca 0,5% quest’anno (dallo 0,4% precedentemente previsto da Oxford Economics) e 1,3% nel 2015 (come riportato nella tabella, che incorpora tale impatto). L’aumento del Pil sarà guidato dai consumi; si stima che il livello di spesa dei consumatori nel 2015 sarà superiore dello 0,4% a quanto precedentemente previsto, anche se continuerà a ridursi nel 2014 dello 0,2% (da -0,6% nella previsione precedente). Tuttavia, l’impatto più forte sui consumi sarà percepito nel 2015, quando torneranno finalmente a crescere, anche se a ritmi contenuti (+0,9%). A fronte di un impatto così limitato sull’attività economica, non si riscontrano invece miglioramenti apprezzabili sul piano occupazionale, problema che potrà essere risolto in maniera duratura solo con riforme strutturali del mercato del lavoro. Impatto sul Pil: circa lo 0,2% al 2015 Vari sono i fattori che spiegano un impatto sull’economia del Paese così limitato. Innanzitutto, la ridotta dimensione dell’intervento stesso che, al di là dell’effetto annuncio, vale solo lo 0,6% del Pil di
Sembra molto probabile che il meccanismo di restituzione preveda un ruolo attivo della Cassa depositi e prestiti, considerata anche dalla Ue fuori dal perimetro dello Stato
riduzione complessiva delle tasse, considerato che viene effettuato anche un aumento dell’aliquota sulle rendite finanziarie. Inoltre, la parziale compensazione con tagli di spesa riduce la dimensione espansiva del pacchetto a circa lo 0,4% del Pil. A questi fattori “dimensionali” occorre poi aggiungere che una parte seppur ridotta delle risorse destinate a consumatori e imprese sarà utilizzata per risparmi o aumento di profitti invece che a consumi o investimenti. Per finire, una parte della domanda interna aggiuntiva sarà orientata all’acquisto di beni importati. L’utilizzo di un modello consente di valutare contemporaneamente tutti questi effetti moltiplicativi, compresi quelli positivi sul
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Economia tutto alle agenzie di rating. Il ruolo di Cdp sarà probabilmente limitato alla garanzia dei crediti verso lo Stato che le imprese sconteranno presso gli istituti bancari (con inevitabile declassamento del rating di Cdp). Il meccanismo rimane da definire e appare di soluzione complessa, ma ove realizzato si tradurrebbe in un impatto molto più significativo di quello relativo alle misure fiscali presentate il 12 marzo.
Il Paese ha bisogno urgente di profonde riforme strutturali per risollevare la competitività e il trend di crescita del prodotto potenziale in modo significativo, unica via per risolvere il problema della disoccupazione in modo duraturo
reddito e sulla fiducia. Il risultato è che l’impatto complessivo a regime delle misure indicate è di circa lo 0,2% del Pil. La simulazione effettuata ci conferma anche che queste politiche avranno un effetto negativo sul bilancio pubblico, quantificato in un disavanzo pari al 3,2% del Pil per
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quest’anno e con il conseguente rischio di rientrare nella procedura per i disavanzi eccessivi, secondo l’art. 126 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Tuttavia, il deterioramento della posizione di bilancio potrebbe essere compensato da un’ulteriore riduzione della spesa. Nell’area del deficit pubblico resta poi da capire in che modo verrà finanziata la restituzione dei debiti delle amministrazioni pubbliche verso le imprese che, come detto, vale circa il 4% del Pil. Sembra molto probabile che il meccanismo di restituzione preveda un ruolo attivo della Cassa depositi e prestiti (Cdp), considerata anche dalla Ue fuori dal perimetro dello Stato, nonostante quest’ultimo ne possieda l’80%. Tuttavia, un’operazione del 4% del Pil fatta da Cdp sarebbe difficile da spiegare alla Ue e soprat-
Sos Italia: riforme strutturali urgenti per il futuro Le iniziative recentemente annunciate, in particolare l’abbassamento della pressione fiscale, sono positive per l’economia italiana, anche se di impatto poco significativo. Tuttavia, pur considerato che le problematiche sul tappeto sono risolvibili solo nell’arco di parecchi anni, il Paese ha bisogno urgente di profonde riforme strutturali per risollevare la competitività e il trend di crescita del prodotto potenziale in modo significativo, unico modo per risolvere il problema della disoccupazione in modo duraturo. Il presidente del Consiglio Renzi ha promesso di concentrarsi sulle riforme strutturali, comprese quelle istituzionali, del mercato del lavoro e una più ampia riforma fiscale. È su queste che si gioca non solo la credibilità del suo governo ma soprattutto il futuro del Paese e l’avvenire della prossima generazione. 䡵
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Lavoro
IL CONTRATTO DI RICOLLOCAZI Linee guida per l’outplacement: le opportunità offerte dall’ultima legge di stabilità Pietro Ichino
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HE COS’È IL CONTRATTO DI RICOLLOCAZIONE? La legge di stabilità 2014 istituisce un fondo per il finanziamento e l’incentivazione delle politiche attive del lavoro e in particolare della sperimentazione di un assetto dei servizi per l’impiego incentrato su questo nuovo istituto giuridico. Finora, nel migliore dei casi a chi perde il posto senza ritrovarne un altro subito abbiamo offerto soltanto un sostegno del reddito: nella forma appropriata di un trattamento di disoccupazione o in quella inappropriata della cassa integrazione, ma sempre senza che il beneficio fosse condizionato per davvero alla disponibilità per un nuovo lavoro e per tutte le attività necessarie per trovarlo. Questa condizionalità del sostegno del reddito, in realtà, la legge già oggi la prevede, ma di fatto è del tutto inoperante. Il risultato è che fin qui abbiamo praticato soltanto le cosiddette politiche del lavoro passive – il sostegno del reddito, appunto – per le quali dal 2010 abbiamo speso oltre 20 miliardi l’anno. Sono invece mancate le politiche attive, quelle volte a promuovere efficacemente la ricollocazione del lavoratore. Ora, la sperimentazione del contratto di ricollocazione mira a consentire un collegamento stretto, proprio mediante l’applicazione della condizionalità, tra le politiche passive e le misure attive per il reinserimento del disoccupato nel tessuto produttivo. Come funziona Queste, in estrema sintesi, le linee-guida della sperimentazione*. Lo Stato si limita a porre a disposizione delle regioni – che hanno la competenza legislativa e amministrativa in materia di servizi per l’impiego
* Che non si traggono dal testo del comma 215 della legge di stabilità, ma dai lavori preparatori della norma e dalle prime delibere di giunte regionali che prevedono l’avvio dell’esperimento: prima fra tutte quella della regione Lazio in tema di Youth Guarantee 30 dicembre 2013.
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ZIONE – la possibilità dell’esperimento: lo attiva solo la regione che vuole utilizzarlo per riqualificare la propria spesa in questo settore. La regione, a sua volta, con una delibera della giunta, offre ai disoccupati la possibilità di stipulare il contratto di ricollocazione, mettendo sul piatto un voucher per la copertura del costo di un buon servizio di outplacement, cioè di assistenza intensiva nella ricerca del nuovo posto. Il voucher è suddiviso in una parte fissa e una, assai maggiore, pagabile soltanto a ricollocazione avvenuta. Il lavoratore può scegliere liberamente l’agenzia di cui avva-
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lersi tra quelle accreditate presso la regione: si attiva così un regime di positiva concorrenza tra le imprese accreditate. Possibilità per tutti Per neutralizzare il rischio che queste ultime si concentrino sulle persone più facilmente collocabili, lasciando perdere le altre, il progetto prevede che l’entità del voucher sia differenziata in relazione al grado di “collocabilità” di ciascuna persona, secondo i criteri che ciascuna regione deciderà (alcune regioni, come la Lombardia, hanno già una buona esperienza in questo campo). Il contratto prevede inoltre l’affidamento della persona interessata a un tutor designato dall’agenzia, che ha il compito di assisterla giorno per giorno, ma anche di controllarne la disponibilità effettiva per tutto quanto è necessario ai fini della ricollocazione,
compresi eventuali corsi di riqualificazione mirati. Nel caso di rifiuto ingiustificato di una iniziativa, o addirittura di un posto di lavoro, il tutor lo contesta al lavoratore. E alla contestazione – salva possibilità di impugnazione da parte del lavoratore davanti a un arbitro – consegue il dimezzamento dell’indennità; poi, la seconda volta, l’interruzione.
La sperimentazione del contratto di ricollocazione mira a consentire un collegamento stretto tra le politiche passive e le misure attive per il reinserimento del disoccupato nel tessuto produttivo
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Lavoro Ma è proprio necessario lavorare? L’ultimo libro di Pietro Ichino parte da domande semplici ma interessanti e talvolta anche controverse: ma è proprio necessario lavorare? Come si entrava nel mondo del lavoro nel Medioevo? E oggi? È possibile guadagnarsi uno stipendio senza muoversi da casa? In quali casi un lavoratore può essere licenziato? Qual è il ruolo effettivo del sindacato? Cosa si intende per lavoro nero? Che significa flessibilità? Pietro Ichino offre risposte chiare e approfondite sul mondo del lavoro spiegando ai ragazzi, ma non solo, il passato e il presente e aprendo una finestra sulle prospettive future. Non mancano gli approfondimenti sui contratti di lavoro e sulle forme di ricollocamento. Il lavoro spiegato ai ragazzi… e anche ad alcuni adulti, Mondadori, pagg. 160, € 13.
Il giusto equilibrio La novità più interessante di questo metodo, sperimentato con successo in Olanda, sta nel meccanismo di determinazione automaticamente equilibrata del grado della disponibilità che può e deve essere richiesta al disoccupato, in relazione alle condizioni del mercato del lavoro locale. Come si è visto, la figura chiave in questo meccanismo è il tutor, al quale il contratto di ricollocazione assegna il compito di stabilire le occasioni di occupazione e i percorsi di formazione a esse mirata, che il disoccupato non può ragionevolmente respingere, tenuto conto di tutte le circostanze. L’agenzia che per attirare più disoccupati applicasse criteri troppo compiacenti nei loro confronti si esporrebbe al rischio di non con-
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seguire il risultato utile della loro ricollocazione effettiva, così lavorando in perdita: il voucher potrà infatti essere incassato soltanto a risultato ottenuto. Per altro verso, se l’agenzia stessa adottasse criteri di valutazione irragionevolmente severi, i disoccupati ne preferirebbero un’altra che, adottando criteri più ragionevoli, riesca tuttavia a ricollocarli in tempi accettabili. In altre parole, il regime di concorrenza che si instaura tra le agenzie accreditate tende a produrre l’equilibrio ottimale, proprio per la persona assistita, tra disponibilità del tutor a tener conto delle sue esigenze e aspirazioni, e prospettiva di un suo reinserimento rapido nel tessuto produttivo. Al contratto di ricollocazione può partecipare anche l’impresa che li-
cenzia, la quale può impegnarsi a pagare un trattamento complementare di disoccupazione. Così, per esempio, il lavoratore licenziato che stipula il contratto, invece di ricevere soltanto il 75% dell’ultima retribuzione erogato dall’Aspi, riceve il 90%. Comunque, se nella fase iniziale ci sarà un numero esiguo di persone interessate, questo consentirà alla regione di “arricchire il piatto”, concentrando le risorse su un minor numero di casi. Un esempio concreto Per valutare il costo del progetto, consideriamo il caso di una regione nella quale si attivino 10mila contratti di ricollocazione. Si può ipotizzare che il costo di un buon servizio di outplacement coperto dal voucher vari da un minimo di 2mila a un massimo di 4mila euro. Questo comporterebbe per la regione, se tutti i contratti andassero a buon fine, un costo di circa 30 milioni. Può apparire un importo molto elevato, ma non lo è se si fa il conto di quanto costa tenere, invece, quei 10mila lavoratori in cassa integrazione per due, tre, quattro o più anni e di quanti miliardi oggi le regioni spendono per corsi di formazione professionale privi di qualsiasi collegamento con la domanda effettiva espressa dal mercato del lavoro la cui utilità non viene comunque quasi mai misurata.
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Fondi da mettere a frutto È urgente che le regioni incomincino a riqualificare questa spesa, anche spostandola in parte dalla formazione all’attività di placing. Poi ci sono i contributi del Fondo sociale europeo, di cui riusciamo a utilizzare mediamente soltanto il 40%, per mancanza di progetti che abbiano i requisiti necessari; questo esperimento soddisferebbe pienamente quei requisiti. Poi ci sono i fondi Ue per lo Youth Guarantee, il programma per l’aiuto intensivo all’inserimento nel tessuto produttivo dei giovani. Infine, occorre considerare che tenere i lavoratori in cassa integrazione per anni, come facciamo ora diffusamente, costa molto di più che inserirli nel giro di sei mesi nel grande flusso delle assunzioni: nel 2012, in Italia, nonostante la crisi nera, sono stati stipulati un milione e mezzo di contratti di lavoro a tempo indeterminato, abbastanza ben distribuiti fra nord, centro e sud. Il contratto di ricollocazione può essere un modo molto efficace per dotare finalmente il mercato del lavoro italiano di servizi efficaci per l’incontro fra domanda e offerta, attraverso una cooperazione stretta tra i centri per l’impiego pubblici e le imprese, che in questo campo possiedono il migliore knowhow specifico e sanno mettere a frutto il meglio delle esperienze straniere. 䡵
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OSSERVATORIO LEGISLATIVO
osservatorio
a cura di Manageritalia
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Presentato in Parlamento il primo decreto legge del governo Renzi
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l 12 marzo scorso il consiglio dei ministri ha approvato un primo decreto legge contenente disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese. Il provvedimento contiene principalmente interventi di semplificazione sul contratto a termine e sul contratto di apprendistato. Tutte le altre norme in materia di lavoro e ammortizzatori sociali saranno contenute in un successivo disegno di legge delega. Riguardo al contratto a termine viene prevista l’elevazione da 12 a 36 mesi della durata del primo rapporto di lavoro a tempo determinato e non è più richiesto il requisito della causalità; viene inoltre stabilito il tetto massimo del 20% per l’utilizzo dell’istituto in ciascuna azienda. Infine è prevista la possibilità di prorogare fino a 8 volte il contratto a tempo determinato entro il limite dei tre anni, sem-
pre che sussistano ragioni oggettive e si faccia riferimento alla stessa attività lavorativa. Per il contratto di apprendistato si prevede il ricorso alla forma scritta per il solo contratto e patto di prova (e non, come attualmente previsto, anche per il relativo piano formativo individuale) e l’eliminazione delle attuali norme che stabiliscono che l’assunzione di nuovi apprendisti sia necessariamente condizionata alla conferma in servizio di precedenti apprendisti quando termina il percorso formativo. La retribuzione dell’apprendista, per la parte riferita alle ore di formazione, non potrà superare il 35% della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento. Per il datore di lavoro viene finalmente eliminato l’obbligo di integrare la formazione di tipo professionalizzante e di mestiere con l’offerta formativa pubblica, che diventa una scelta discrezionale.
Approvata la legge delega per la riforma del sistema fiscale
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l Parlamento ha definitivamente approvato le “Disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita” con le quali il governo è delegato ad adottare, entro dodici mesi dall’entrata in vigore del provvedimento, una disciplina di revisione del sistema fiscale. Riguardo al catasto il governo è delegato ad attuare una revisione della disciplina relativa al sistema estimativo del catasto dei fabbricati su tutto il territorio nazionale, attribuendo a ciascuna unità immobiliare il relativo valore patrimoniale e la rendita. Infine, in merito all’evasione fiscale il governo è delegato a introdurre norme volte a definire una metodologia di rilevazione dell’evasione, nonché a prevedere l’istituzione di una commissione presso il ministero dell’Economia, che avrà il compito di monitorare costantemente l’evasione fiscale; si riconosce inoltre una delega al governo perché predisponga norme dirette a ridurre, eliminare o riformare le spese fiscali che appaiono, in tutto o in parte, ingiustificate o superate alla luce delle mutate esigenze sociali o economiche, ovvero che costituiscono una duplicazione. Manageritalia auspica che da una rigorosa applicazione di tali principi esca una razionalizzazione del prelievo e una redistribuzione della pressione fiscale tra classi di contribuenti.
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Disegno di legge in materia di incompatibilità presso enti pubblici nazionali
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n uno degli ultimi consigli dei ministri del precedente governo Letta, è stato approvato un disegno di legge contenente disposizioni in materia di incompatibilità presso enti pubblici nazionali, in particolare per presidenti e amministratori, dopo la nota vicenda del cumulo di cariche dell’ex presidente dell’Inps Mastrapasqua. Il provvedimento, presentato al Senato, è volto a colmare una lacuna normativa disciplinando il regime di incompatibilità per tutte le posizioni di vertice degli enti pubblici nazionali, prevedendo in particolare un regime di esclusività volto a prevenire situazioni di conflitto di interesse negli en-
ti di notevole rilevanza. Si prevede che in relazione all’importanza degli enti e alla loro sfera di attività, il presidente e gli amministratori degli enti pubblici nazionali non potranno rivestire la carica di amministratori o componenti degli organi di controllo e revisione in enti e società né esercitare attività imprenditoriali o commerciali o intrattenere rapporti di lavoro. Allo stesso modo è previsto che il presidente e gli amministratori degli enti pubblici nazionali non possano esercitare attività professionale o di consulenza in materie connesse con l’ambito di competenza dell’ente di appartenenza.
Collaborazioni tra Manageritalia e le Regioni nell’ambito del Piano italiano per la garanzia giovani
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anageritalia ha firmato con l’Agenzia per il lavoro del Piemonte un protocollo d’intesa per offrire al sistema della Garanzia giovani alcuni servizi, quali l’attività di orientamento e il tutoraggio manageriale per le startup giovanili. Si tratta di una prima iniziativa che porterà ad accreditare le organizzazioni della dirigenza in un sistema di servizi specialistici rivolti ai giovani per consentire loro di orientarsi nel mercato
del lavoro e facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Manageritalia intende estendere tali collaborazioni anche nelle altre regioni. Intanto, con la Regione Campania, Manageritalia Napoli sta firmando in questi giorni un Protocollo di collaborazione per aiutare i giovani alla ricerca di nuove opportunità lavorative, promuovendo strumenti di agevolazione finanziaria come il Microcredito Fse all’autoimprenditorialità.
Pensioni d’oro
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a commissione Lavoro della Camera ha ricostituito il comitato ristretto sulle proposte di legge in materia di trattamenti pensionistici di importo elevato, per verificare se vi siano le condizioni per predisporre un testo che possa trovare un più ampio consenso tra i gruppi ed essere adottato dalla commissione come testo base per il seguito dell’esame. Ricordiamo che già l’aula di Montecitorio aveva approvato una mozione che impegnava il governo a monitorare la questione, ma il gruppo Fratelli d’Italia aveva insistito per riportare la discussione in sede di commissione.
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Manageritalia
COMPETITIVITÀ E SVILUPPO
PIÙ MANAGER
NELLE PMI
L’Italia è agli ultimi posti per quanto riguarda il numero di manager, la parità di genere e l’età. Bisogna cambiare tendenza: ecco cosa sta facendo il gruppo Innovazione organizzativa per le imprese del Piano operativo Manageritalia Roberto Saliola
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UANDO GLI ISRAELITI lasciarono l’Egitto erano organizzati nella forma più semplice: un capo assoluto (Mosè) e una massa di seguaci. Il loro obiettivo era raggiungere la Terra Promessa. Nel Libro dell’Esodo si legge che Mosè sedeva accanto al popolo dalla mattina alla sera e risolveva ogni controversia. Non fu operata alcuna suddivisione delle attività, né tantomeno di coordinamento delle stesse. Mosè fu obbligato a occuparsi delle attività/difficoltà più comuni, perdendo di vista l’obiettivo principale. Solo quando fu introdotta una migliore forma di organizzazione (due consiglieri, Jethro e Salomone, sotto di essi i governanti per le questioni più pratiche) gli Ebrei realizzarono più progressi in un anno che nei 39 precedenti. E Mosè era un capo illuminato! Il riferimento così impegnativo e illustre ci serve per ragionare, nel nostro piccolo, su uno dei temi sui quali Manageritalia concentra la propria attenzione: l’importanza della presenza manageriale nelle piccole e medie imprese. Le nostre pmi hanno identificato per molto tempo il concetto di crescita e innovazione con l’ammodernamento, il rinnovamento e il potenziamento degli impianti e dei macchinari; per poter realmente competere in un mercato sempre più competitivo e selettivo occorre invece apportare profondi cambiamenti organizzativi e manageriali: in una parola, facilitare l’accesso dei manager nelle pmi. Imprese con manager: Italia agli ultimi posti Una recente ricerca promossa da Manageritalia identifica in 32.000 le aziende che hanno almeno un dirigente in organico. Fra i paesi più industrializzati dell’Unione, il nostro è comunque quello che fa registrare la più bassa percentuale di dirigenti (inquadrati come
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dipendenti). Infatti, il rapporto dirigenti/dipendenti risulta in Italia pari a meno di un terzo della media Ue, la Gran Bretagna ha una percentuale di dirigenti pari a circa il 6% dei dipendenti, mentre Germania e Francia si attestano su valori pari a circa il 3%. E l’Italia? L’Italia ha una percentuale di dirigenti in proporzione al numero degli altri dipendenti pari allo 0,98% e si colloca al terzultimo posto, di poco sopra Grecia e Portogallo. I fattori determinanti Quali sono i fattori che possono spiegare tale percentuale? Senz’altro va tenuta in considerazione la nostra struttura del tessuto produttivo frammentato in una miriade di imprese di piccola e piccolissima dimensione, operanti per lo più nei settori tradizionali a basso valore aggiunto. L’osservatorio sui lavoratori dipendenti dell’Inps ci dice che in Italia le imprese con meno di 10 dipendenti (cioè circa il 99% del totale) assorbono poco meno del 10% dei dirigenti, quelle da 10 a 99 dipendenti il 36%, quelle da 100 a 499 il 31% e quelle con almeno 500 dipendenti il restante 23%. Va rilevata una forte concentrazione territoriale; infatti in Lombar-
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dia, Lazio, Piemonte ed Emilia Romagna risiede il 75% dei dirigenti. Di converso nel Mezzogiorno risiede solo il 6,3% del totale dei manager privati italiani. Inoltre, la struttura a carattere familiare non facilita certo la diffusione di managerialità e delega. Sostanzialmente in linea con gli altri paesi dell’Unione europea per quanto riguarda la percentuale di imprese familiari sul totale, e grosso modo anche per quanto riguarda la gestione apicale di tali imprese, il nostro sistema si differenzia nettamente dagli altri paesi quando analizziamo la composizione del management all’interno di queste aziende a conduzione familiare.
Infatti, le nostre aziende registrano un ricorso al management di famiglia più o meno doppio rispetto alla media Ue, senza voler considerare la percentuale rispetto alla Gran Bretagna. Non può essere inoltre trascurato l’elevato carico di oneri fiscali e contributivi che grava sul costo del lavoro delle alte professionalità. Ancora un dato che ci differenzia dal resto d’Europa è la presenza ridotta di componente femminile di-
Alle nostre pmi, per poter realmente emergere in un mercato sempre più competitivo e selettivo, occorre apportare profondi cambiamenti organizzativi e manageriali
rigenziale, con il 14,5% dei dirigenti di sesso femminile, contro la media Ue dei paesi più industrializzati del 34%, pur registrando nel quinquennio 2008/2012 un
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IMPRESE A PROPRIETÀ E GESTIONE FAMILIARE Imprese a proprietà familiare sul totale
Ceo di famiglia (nelle imprese a proprietà familiare)
Management di famiglia (nelle imprese a proprietà familiare)
Francia
80,0%
62,2%
25,8%
Germania
89,8%
84,5%
28,0%
Italia
85,6%
83,9%
66,3%
Spagna
83,0%
79,6%
35,5%
Regno Unito
80,5%
70,8%
10,4%
La ridotta presenza manageriale nelle pmi è sicuramente un freno alle potenzialità di sviluppo di imprese e territori
trend di crescita del 15,85% a fronte di un calo complessivo dei dirigenti privati del 2,45%. Infine, un accenno alla presenza di giovani ai vertici delle aziende. Sempre con riferimento alla media Ue dei paesi più industrializzati, il paese in cui i manager fanno registrare l’età media più bassa è l’Irlanda (41,8 anni), seguito da
Belgio (43,4), Francia (44) e Gran Bretagna (44,2). L’Italia, con 47,5 anni, si colloca all’ultimo posto della graduatoria. A maggior dettaglio di questa posizione si consideri che sotto i 45 anni di età i manager in Italia sono 28,7% del totale (47% in Europa) e quelli sopra i 60 anni il 7,2% (media Ue 4,7%). I dirigenti del terziario hanno un’età inferiore a 40 anni per circa il 20%, contro il 14,7% dei dirigenti dell’industria. Le iniziative di Manageritalia: contratti di rete e Smi La ridotta presenza manageriale nelle pmi è sicuramente un freno alle potenzialità di sviluppo di imprese e territori.
Il progetto Innovazione organizzativa per le imprese è uno dei dodici a cui Manageritalia si dedica nel quadriennio 2012-2016 attraverso il Piano operativo. Il Piano si suddivide in tre aree di competenza: Rappresentanza e politica, Lavoro e welfare e Sostenibilità e crescita, di cui il progetto Innovazione organizzativa per le imprese fa parte. Roberto Saliola ne è il project leader nazionale.
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Partendo da queste premesse, il gruppo Innovazione organizzativa per le imprese del Piano operativo di Manageritalia si pone specificatamente l’obiettivo di promuovere l’inserimento manageriale nelle imprese, agendo, per il momento, con i contratti di rete e di Smi (Servizio manageriale nelle imprese), progetto sperimentale avviato in Calabria in partnership con Unioncamere Calabria e Federmanager. L’obiettivo strategico che intendiamo raggiungere quando organizziamo un evento sul tema delle reti non è (o non solo) illustrare le caratteristiche del contratto di rete ma piuttosto presentarci agli attori dello sviluppo locale e agli stakeholder come un soggetto affidabile, in grado di portare contenuti e modalità operative innovative per favorire la managerialità nelle pmi. Le due modalità di agire la priorità (contratti di rete e Smi) ci hanno portato a organizzare eventi che hanno coinvolto i nostri stakeholder e gli attori dello sviluppo locale (Roma, Pescara, Sassari, Torino, Trento, Rovereto, Milano) con ricadute importanti in termini di partnership e network con tali organizzazioni/enti. La collaborazione con Unioncamere Calabria e Federmanager ci ha visti coinvolti nella gestione di 5 bandi lanciati dal sistema camerale in Calabria, con una dotazione complessiva di circa 500mila euro: siamo stati coinvolti nelle attivi-
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CONTRATTI DI RETE: SITUAZIONE ATTUALE E ANALISI DI CAUSE E RIMEDI ne sio res og Pr
31 luglio 2011 = 79 contratti 31 marzo 2013 = 768 contratti 1° dicembre 2013 = 1.298 contratti
e? bil sta rre ina
e us Ca
Regole di governance non chiare Businessplan approssimativo Manager di rete assente o inadatto
RETI E SOSTENIBILITÀ
tà di valutazione, check-up organizzativo delle imprese aggiudicatrici del bando e nell’abbinamento di esperti, inquadrati come temporary manager. Sono stati coinvolti circa 40 manager che hanno avuto un incarico temporaneo regolato economicamente dalla stazione appaltante: in alcune occasioni le pmi che avevano avuto la prestazione professionale hanno continuato l’affiancamento manageriale contrattualizzando direttamente il manager. Dati in crescita I contratti di rete presentano dati di crescita estremamente significativi: nel periodo aprile-dicembre 2013 sono infatti aumentati del 69%, passando da 768 a 1.298, coinvolgendo complessivamente 6.385 imprese, anch’esse in crescita del 61%. Tutte le regioni e province d’Italia registrano contratti di rete. Una progressione inarrestabile? Una situazione sostenibile? Va quindi tutto bene? Lo schema in alto riporta la situazione attuale e una nostra analisi di cause e possibili rimedi. Le reti troppo spesso sono gesti-
15% dei contratti è inattivo Il 20% non ha raggiunto gli obiettivi Aumento delle liquidazioni
Pr ob lem i?
Pr op os te
Manager formati e certificati nelle competenze Check-up delle necessità delle reti Abbinamento manager/rete
te da professionisti che ne curano gli aspetti legali e finanziari. Ma il ruolo del manager di rete è diverso, più complesso e più articolato della corretta gestione legale e finanziaria: in una parola, è più manageriale. In sintesi, il manager di rete deve governare le fasi dello sviluppo della rete, deve coordinare gli apporti delle singole imprese, mediare in prima istanza gli eventuali conflitti, coordinare le risorse proprie della rete e gestire il progress delle attività pianificate.
La situazione può essere schematizzata rappresentando la sequenza di funzioni e abilità che deve possedere il manager di rete (vedi grafico sotto). In conclusione, per gestire la complessità attuale e gli strumenti innovativi di business collaborativo occorre una figura manageriale che riassuma in sé più abilità perché, come diceva Albert Einstein, non si può pensare di risolvere un problema utilizzando lo stesso schema logico che l’ha generato. 䡵
MANAGER DI RETE: FUNZIONI E ABILITÀ
General manager Project leader Promotore
Animatore
Facilitatore STARTUP
CRESCITA
CONSOLIDAMENTO
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FOCUS VENETO
PER LA CONTINUITÀ D’IMPRESA Manageritalia e Confcommercio Veneto presentano una serie di proposte alla Regione per lo sviluppo manageriale delle piccole e medie imprese
Pietro Luigi Giacomon
“
L’unico vero viaggio... non è andare verso nuovi paesaggi, ma avere altri occhi, vedere l’universo con gli occhi di un altro, di cento altri” (MARCEL PROUST, Alla ricerca del tempo perduto). Non è questione di età ma di innovazione nella cultura organizzativa, nelle competenze, nei modelli di business. Per vedere, come scriveva Proust, con altri occhi e con gli occhi di altri. Nel Veneto la continuità delle aziende è elemento fondamentale per una politica economica di ripresa.
TITOLARI, SOCI, AMMINISTRATORI ECC. NELLE IMPRESE DEL VENETO 2013
2011
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> = 70 anni
109,5%
108,9%
108,1%
50-69 anni
140,7%
138,6%
137,1%
30-49 anni
145,4%
147,9%
149,9%
< 30 anni
104,4%
104,6%
104,9%
TOTALE
709.460
738.943
745.922
Dati InfoCamere, dicembre 2013.
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In Italia nel 2013 le imprese nate sono state un po’ più di quelle che hanno cessato l’attività: il saldo positivo è di 12.681, il valore più modesto dal 2004 ad oggi, secondo i dati InfoCamere. Il Veneto è tra le poche regioni del Paese a presentare un saldo negativo tra le nuove imprese iscritte alle Camere di Commercio e quelle chiuse (-3.219 in Veneto, seguito dall’Emilia Romagna con -2.794). Un altro elemento però desta preoccupazione. Nel Veneto le imprese attive sono circa 442.000. Da un’indagine di InfoCamere del dicembre 2013 sappiamo anche che all’interno di queste le persone con cariche di titolari, amministratori, soci, revisori ecc. sono 709.460 di cui, secondo l’elaborazione di Manageritalia Veneto, 67.697 hanno almeno 70 anni e di questi oltre 24.700 sono titolari, 21.800 amministratori. Di per sé non è un dato negativo, se l’esperienza si accompagna alla volontà di innovare, diversificare prodotti o servizi, investire sulle
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MANAGER PER PROGETTI NELLE IMPRESE DEL POLESINE competenze manageriali, aggiornare la cultura organizzativa. L’indagine rivela anche che rispetto al 2009 è diminuito il totale delle persone che hanno cariche (vedi tabella). Purtroppo però non sono calati quelli con almeno 70 anni d’età ma gli under 30, un dato non certo positivo! Piccole imprese e manager Che fare? Un obiettivo è certo lo sviluppo manageriale nelle pmi, con la presenza di quadri, dirigenti e alte professionalità. Nel 2013 gli unici dati positivi nel Veneto sono l’aumento del 5,1% dell’export e la crescita delle presenze turistiche dell’1,2%. Intercettare questi segnali positivi significa rafforzare di più le imprese e le loro capacità gestionali. Manageritalia e Confcommercio Veneto ne sono convinte e hanno quindi presentato un piano alla Regione partendo da esperienze già attivate, in particolare ManagerinImpresa e l’iniziativa appena avviata dei temporary manager in provincia di Rovigo (vedi box). ManagerinImpresa, il programma di Cfmt all’interno di Managerattivo, è nato come progetto pilota a Padova nel giugno 2012. Manageritalia Veneto e Confcommercio Padova allora firmarono una convenzione, poi estesa ad altre Ascom provinciali, con l’obiettivo di migliorare l’incontro tra
La Regione del Veneto ha emanato il bando per sostenere nelle aziende i temporary manager e svilupparne così la competitività. Ha stanziato un milione di euro per imprese o reti di imprese della provincia di Rovigo che si avvarranno di queste figure professionali per un periodo non inferiore a sei mesi, con il compito di assistenza allo sviluppo nei campi del controllo di gestione e finanza aziendale, dell’internazionalizzazione, dell’innovazione tecnologica, di processo o organizzativa, del marketing e della comunicazione, delle reti e aggregazioni di imprese. Ogni impresa potrà chiedere un contributo del 40% del costo sostenuto, con un massimale di erogazione di 30.000 euro. Le domande di ammissione dovranno essere presentate entro il 30 settembre 2014, salvo esaurimento dei fondi. Le figure manageriali da inserire dovranno avere esperienza professionale di almeno tre anni nella direzione manageriale. Come faranno le aziende, dopo l’approvazione della Regione, a scegliere il manager? Decideranno chiedendo una rosa di nominativi in possesso delle competenze manageriali alle associazioni o società di temporary manager che hanno firmato una convenzione con la Camera di Commercio di Rovigo. Manageritalia Veneto, che fin dal 2013 aveva contribuito alle modalità di attivazione dell’iniziativa, ha già firmato l’apposita convenzione. Assieme a Federmanager e ad altri enti aiuterà le imprese e sarà coinvolta nel monitoraggio del progetto. Per maggiori informazioni: www.regione.veneto.it/web/bandi-avvisi-concorsi vedi: Bando a sportello per il finanziamento di servizi alle imprese riguardante l’impiego di figure professionali di temporary manager.
imprenditori e manager, costruire un ponte tra competenze manageriali e piccole imprese, per favorire la competitività e lo sviluppo di reti formali e informali tra aziende. Si voleva incrementare l’impiego professionale di manager provenienti da altre esperienze (spesso internazionali) e rispondere agli imprenditori con una nuova idea di servizi, di mercato, di passaggio generazionale, di riorganizzazione interna, di collaborazione tra imprese. A fine marzo sono 25 i progetti che Cfmt gestisce in Italia, di cui ben 11 nel Veneto:
La vera sfida 2014 per le piccole imprese è il tema dell’aggregazione: non solo e non tanto per fare meglio quello che le imprese già fanno, ma per creare innovazione e valore aggiunto prevedono un impegno a tempo parziale di un manager per un periodo di tre mesi fino a un massimo di sei.
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Manageritalia
MODELLI DI RETI DI IMPRESA OBIETTIVO
Reti “del sapere”
• Scambio di informazioni e di knowhow
Reti “del fare”
• Collaborazione
Reti “del fare insieme”
• Realizzazione di progetti di investimento comuni
DESCRIZIONE • Mettere a fattore comune il knowhow dei singoli soggetti aderenti per trarne un vantaggio competitivo complessivo. • Condividere l’accesso a fonti informative. • Creare delle filiere integrando verticalmente nella rete i fornitori a monte e i rivenditori a valle. • Instaurare rapporti contrattuali stabili di collaborazione. • Effettuare investimenti comuni ripartendone gli oneri su una pluralità di soggetti. • Aumentare il potere contrattuale dei singoli soggetti aderenti. • Tutelare commercialmente il prodotto.
Fonte: Enrico Pollini, Studio Matuella Monti, Rovereto, 6 marzo 2014 - Convegno Manageritalia Trentino-Alto Adige
Managertowork: risultati in Italia Il valore e la disponibilità al rischio dei manager emerge dai dati dei risultati degli avvisi che Italia Lavoro ha emanato per sostenere le aziende nel reinserimento lavorativo di dirigenti e quadri con contratto da dirigente e direttamente entrambe le categorie per iniziative di autoimpiego e creazione di impresa. Dei 9,5 milioni di euro impegnati, quasi 9 andranno per progetti di autoimpiego, ossia ben 328 delle 353 domande accolte, mentre sono solo 25 quelle delle imprese che hanno assunto dirigenti. Anche per questo la vera sfida 2014 per le piccole imprese è il tema dell’aggregazione: non solo e non tanto per fare meglio quello che le imprese già fanno (come nei tradizio-
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nali consorzi di aziende), ma soprattutto per creare innovazione e valore aggiunto, e ragionare di più in termini di filiera. Manager delle reti La riunione svoltasi a Mestre in aprile tra il gruppo Innovazione organizzativa per le imprese e Confcommercio Veneto ha fatto il punto sui progetti di Manageritalia per lo sviluppo delle piccole aziende con le figure professionali dei temporary manager, secondo le linee guida di Confcommercio Veneto Attiv@re la crescita, per sviluppare i “distretti del commercio” e le reti di imprese. Proposte congiunte verranno presentate alla Regione del Veneto. Senza adeguate competenze manageriali, in grado di far crescere la produttività nei servizi,
queste forme di crescita della minore impresa non possono decollare. L’innovazione infatti non si fa da soli, ma con altre imprese fornitrici e clienti e in un preciso territorio. Attivare una rete o un’aggregazione di imprese non è semplice. I prerequisiti sono un’idea chiara e sostenibile da realizzare, la presenza di partner idonei e relazioni di fiducia. Inoltre, esistono differenti modelli di rete, partendo dalle diverse strategie (vedi schema). Le reti e le forme di aggregazione di imprese però hanno successo quando c’è insieme visione strategica e gestione operativa, una chiara definizione del modello di business. Quando le imprese cercano un riposizionamento di prodotto/servizio e mercato che non riescono a realizzare da sole, ma anche quando hanno una governance precisa, investimenti di risorse economiche, precise alleanze con altri attori strategici. Per questo servono i manager di rete! Anche per far convergere i diversi interessi. Ma serve anche sviluppare la politica di ManagerinImpresa, con un inserimento più strutturato di manager nelle piccole imprese che finora hanno puntato solo o principalmente sulla figura dell’imprenditore. Qui è fondamentale un ruolo attivo delle associazioni di rappresentanza delle imprese, anche per non disperdere le competenze dei manager acquisite in anni di esperienze. 䡵
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NON SOLO CONSUMI Cosimo Finzi
È COMPRARE ONLINE?
consumi
Molto più di un acquisto
AstraRicerche è stata fondata nel 1983 dal professor Enrico Finzi. Si occupa di ricerche di marketing e sociali per clienti appartenenti a molti settori merceologici, utilizzando molteplici metodologie d’indagine. Si caratterizza per una struttura snella e flessibile, improntata alla qualità e all’innovazione, e affianca al servizio di ricerca la consulenza di marketing e di comunicazione a clienti – imprese nazionali e multinazionali – di tutte le dimensioni. Collabora con Manageritalia con indagini e analisi di dati che spesso mirano a sintetizzare fenomeni complessi o a far emergere informazioni latenti.
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È vero: in Italia siamo un po’ indietro (anche) nell’uso di internet come mezzo per effettuare acquisti; tuttavia stiamo rapidamente recuperando terreno e le prospettive sembrano decisamente positive per quanto riguarda gli acquisti online.
positivi, propri plus e punti distintivi, al brand che deve avere la massima attenzione verso i commenti negativi e le critiche (perché in realtà a fronte di un’offerta spesso sovrabbondante conta di più avere pochi giudizi negativi che molti positivi).
I fenomeni principali di tipo quantitativo studiati da AstraRicerche sono tre: l’ampliamento del numero di acquirenti online, favorito senza dubbio dal progressivo aumento del numero di navigatori digitali ma ben di più da una maggiore propensione di chi naviga a effettuare acquisti online (più che ingrandirsi la torta dei navigatori, è la fetta degli acquirenti a farsi più larga); l’aumento della frequenza di acquisto; il passaggio da pochi settori a una moltitudine amplissima di tipologie di prodotti acquistati.
Ci sono anche degli effetti rilevanti sulla percezione che i consumatori hanno dei prodotti e delle marche. Vediamone alcuni: prima di tutto, la possibilità di confrontare prezzi di un medesimo prodotto in modo immediato (non dimentichiamolo: anche da smartphone, in pochi secondi, con un browser o con una App specifica) mette in risalto le differenze tra i vari venditori (consentendo di valutare se ci sono prezzi troppo alti, da “furto”, che rovinano l’immagine del venditore non solo in relazione a quel prodotto, ma anche prezzi troppo bassi, non credibili, dietro cui potrebbe esserci la “fregatura”); l’accesso a un numero di marche e prodotti elevatissimo; la percezione di alcuni brand come veri “compagni” del consumatore/acquirente. Si tratta di quelle marche che non si limitano a vendere online ma che svolgono un ruolo di consigliere, di “amico/amica” o persino di “formatore” sui temi inerenti ai suoi prodotti; e questo approccio si rafforza se la comunicazione non è monodirezionale (il brand parla, il suo target ascolta) ma diventa un vero dialogo online, con opportuni touch point, spazi di confronto ecc. (naturalmente con un im-
Ma interessanti sono soprattutto i trend di altro tipo: la crescente fiducia nelle modalità di pagamento online, con il conseguente crollo di una delle barriere più rilevanti fino a qualche anno fa; il favore in particolare da parte di chi abita in comuni minori, lontani da rilevanti centri urbani ove la distribuzione è più sviluppata e offre maggiori possibilità di scelta; la rilevanza delle opinioni espresse da altri utenti online (sempre che di veri utenti si tratti – e questo è un problema non da poco e in aggravamento), con il passaggio dal modello classico del brand che comunica aspetti
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patto rilevante sulla struttura e sui processi aziendali). D’altra parte restano alcuni scogli da superare: prima di tutto la possibilità di provare il prodotto prima dell’acquisto (o di poterlo restituire in modo semplice e senza costi): il riacquisto online non è problematico se un primo acquisto (online ma spesso offline) ha dato soddisfazione al consumatore; risulta quindi rilevantissimo attivare soluzioni (che possono essere touch point fisici, ma non solo) per favorire il primo acquisto (alcune marche “pagano” proprio la difficoltà nel far provare i loro prodotti al target); si aggiunge la garanzia che il prodotto ottenuto sia corrispondente a quello visto online, che la vetrina online non nasconda limiti (o persino difetti) di quanto si sta acquistando; in calo, ma pur sempre presente, il timore di prodotti che giungono a destinazione non integri; per alcune modalità di vendita (i coupon in primis) la percezione da parte di molti consumatori di non ottenere lo stesso prodotto/servizio che otterrebbero tramite un acquisto (sempre online) a prezzo pieno, a cui si somma il mix di offerte di qualità e di offerte non valide. Questa è una delle critiche più frequenti ai siti di deal e coupon: si trovano offerte di marche/punti vendita/esercizi commerciali che vogliono ampliare il loro target effettivo e che danno prodotti e servizi davvero interessanti e graditi ad altre che sembrano un tentativo di ravvivare un business
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MOTIVI PER ACQUISTARE E PER NON ACQUISTARE ONLINE Comodità in fase di acquisto
77,1%
Immediata confrontabilità di caratteristiche e prezzo
62,7%
Vantaggio sul prezzo
61,6%
Scelta ampia (di prodotti e marche)
57,5%
Offerte, promozioni, proposte di acquisto combinato
52,7%
Presenza (di prodotti e marche) non disponibili altrove/non disponibili comodamente
40,8%
Preferisco vedere e provare
58,8%
Mi piace, mi diverte fare acquisti direttamente nei negozi
43,6%
Non mi fido dei pagamenti online
34,3%
Temo che i prodotti ricevuti non corrispondano a quanto visto online
28,7%
Le spese di spedizione sono troppo elevate
21,3%
Temo che i prodotti possano arrivare rovinati o non arrivare
20,0%
Preferisco farmi coinvolgere dal venditore
15,8%
Non sempre c’è la possibilità di reso senza costi aggiuntivi
13,4%
Ho avuto esperienze negative con acquisti online in passato
3,1%
Indagine AstraRicerche, febbraio 2014, su 2.004 interviste a 18-60enni che navigano online
non premiato dai consumatori semplicemente perché non merita, non è concorrenziale, non offre la qualità attesa.
Insomma, non è tutto oro quello che luccica, ma molto lo è, sia per le aziende che per il consumatore.
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Fondo Mario Negri
RISULTATI
DI VALORE Il bilancio 2013 del Fondo Mario Negri chiude in positivo un esercizio da record: aumento dell’attivo e accelerazione del piano di riallineamento. Il tutto mantenendo una gestione prudenziale Alessandro Baldi
C
ON IL 2013 SI È CHIUSO UN ANNO particolarmente positivo, durante il quale il Fondo Mario Negri ha raggiunto importanti risultati. Vediamone, in particolare, tre dei più significativi.
Esercizio da record – Il primo: il risultato di esercizio che, al netto d’imposta, si è attestato sui 90 milioni di euro, è il più alto mai conseguito dal Fondo nella sua ormai lunga esistenza, sia in termini assoluti sia in termini relativi, con un rendimento medio sul capitale investito vicino al 5%. Ammontare delle attività – Il secondo: l’ammontare delle attività
del Fondo al 31 dicembre 2013 ha superato per la prima volta la considerevole cifra dei 2 miliardi di euro. Tale capitale è stato interamente investito con la seguente ripartizione: 1.842 milioni di euro, l’89% del totale, in investimenti mobiliari; 183 milioni di euro, il 9% del totale, in investimenti immobiliari; 4 milioni di euro sono stati destinati a mutui per gli iscritti e 41 milioni sono rimasti in liquidità.
Il riallineamento – Il terzo: il processo di riallineamento ha raggiunto per la prima volta, e con alcuni anni di anticipo rispetto al piano attuariale condiviso con le autorità di vigilanza, un avanzamento che rappresenta l’inizio dell’auspicata fase di diminuzione progressiva dell’ammontare dei contributi dovuti per prestazioni future, il cosiddetto per semplicità “disavanzo” emerso agli inizi degli anni 2000 con il passaggio al sistema di gestione della capitalizzazione individuale. Prudenza e lungimiranza Ad accrescere il valore di questi risultati c’è il fatto che, per raggiungerli, non abbiamo rischiato esponendoci alle insidie del mercato ma, al contrario, abbiamo mantenuto una linea gestionale basata sulla
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prudenza. Le nostre scelte di investimento attuate sono infatti in linea con l’atteggiamento prudenziale derivante dalla mission istituzionale del Fondo: gestire le risorse previdenziali degli iscritti nel tempo, preservandole e incrementandole con politiche di investimento sane e prudenti. Certo, guardando oggi al 2013, che ha visto gli indici dei listini azionari riportare crescite inusuali rispetto agli anni precedenti, si potrebbe pensare che i risultati avrebbero potuto essere ancor più positivi. Occorre tuttavia ricordare che le strategie di investimento del Fondo sono impostate per rispettare dei criteri (come quelli fissati dall’Autorità di vigilanza) basati essenzialmente sul costante controllo del rischio. Tale rischio viene rapportato al rendimento atteso e non può superare dei limiti che permettono di considerarlo sostenibile e compatibile con gli obiettivi fissati.
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È inoltre importante riflettere sul fatto che le prolungate fasi di esuberanza dei mercati sono di solito soggette a inattese e insidiose fasi di correzione. Coerentemente con il mandato affidatoci, senza lasciarci coinvolgere dall’euforia di una prolungata fase risk-on, coerentemente con la natura non speculativa del Fondo, continuiamo ad affrontare i mercati con una prudente e misurata partecipazione al rischio. I risultati attribuiti ai comparti I rendimenti conseguiti per i comparti del Tfr mostrano per il “garantito” un livello pressoché analogo a quello dell’anno precedente: 3,49% annuo lordo e 2,79% netto di spese e imposta; si discostano invece i rendimenti dei comparti bilanciati: 3,28% lordo e 2,61% netto per il “medio termine”, 2,37% lordo e 2,11% netto per il “lungo termine”.
Ad accrescere il valore dei risultati c’è il fatto che, per raggiungerli, non abbiamo rischiato esponendoci alle insidie del mercato ma abbiamo mantenuto una linea gestionale basata sulla prudenza
L’attribuzione ai conti individuali del risultato d’esercizio è stata di un 6,12% lordo, 5,45% al netto di imposta agevolata dell’11% anticipata per conto degli iscritti.
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La mancanza di visibilità sugli orientamenti dei mercati aveva indotto il Fondo a programmare anche una sua revisione
I mercati finanziari del 2013 L’andamento dei mercati finanziari nel corso del 2013 è stato largamente condizionato dalle mosse delle principali banche centrali (Fed, Bce e Bank of Japan) e dalle dichiarazioni, spesso ambigue, dei rispettivi governatori. Una certa erraticità dei dati economici, in indebolimento ad aprile e in graduale miglioramento nella seconda parte dell’anno, ha contribuito all’incertezza dello scenario generale. L’eventualità che la Fed potesse cominciare a ridurre gli acquisti dei titoli ha innescato fra maggio e giugno un’indiscriminata discesa dei prezzi di tutte le classi di attività. Dati economici superiori alle attese, e in particolare la percezione che gli Usa stessero imboccando più decisamente il sentiero della crescita e che l’area Euro stesse finalmente sfuggendo alle spirali recessive, hanno gradualmente riportato serenità sui mercati. L’annuncio della diminuzione programmata degli acquisti di titoli (tapering), arrivato finalmente a metà dicembre, ha generato una risposta molto diversa ri-
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spetto al mese di maggio: i titoli pubblici Usa si sono parzialmente indeboliti, mentre i mercati azionari hanno ripreso inaspettatamente slancio fino a fine anno. L’anno passato è stato estremamente positivo per le azioni dei paesi sviluppati, in particolare per i listini americano e giapponese. Anche i listini europei hanno avuto buone performance. I timori sull’imminenza dell’inversione della politica monetaria americana e i problemi di bilancia commerciale di alcune economie hanno condizionato negativamente l’andamento dei listini dei mercati emergenti anche se, nell’ultima parte dell’anno, si sono visti segnali di miglioramento dell’attività economica, in particolare di quella cinese. Sul fronte delle divise, l’euro si è apprezzato contro tutte le principali valute a causa delle politiche decisamente aggressive poste in essere dalle principali banche centrali (Fed, Boj e BoE) rispetto a quelle attuate dalla Bce. La distribuzione degli investimenti nel 2013 La situazione dei mercati finanziari ha comportato un’accentuazione dell’attenzione ai diversi segnali indicatori di tendenze sulla loro direzione e sui possibili ritracciamenti. La mancanza di visibilità sugli orientamenti dei mercati aveva indotto il Fondo, con l’impostazione
del piano degli investimenti nelle diverse classi di attività di inizio anno, a programmare anche una sua revisione come di fatto poi è avvenuto. Nella tabella 1 sono rappresentati i dati percentuali delle situazioni trimestrali del 2013 relative agli investimenti presenti nelle diverse classi di attività, con specifica, nella tabella 2, per le obbligazioni, delle quote di titoli governativi, in particolare dell’Italia. Per le quote dell’azionario si rileva che, a parte le oscillazioni intermedie, la consistenza del 12% di inizio anno è cresciuta al termine dell’esercizio al 16%. Più contenute risultano le variazioni per le altre classi di investimento. In conformità alle rinnovate indicazioni della Covip, anche nel 2013 il Fondo ha inviato una comunicazione a tutti i gestori obbligazionari con l’invito a un appropriato utilizzo del rating, per evitare applicazioni automatiche con un meccanicistico passaggio alle dismissioni in caso di down grade, e richiamare la validità della prassi operativa già in atto, in particolare per i titoli di Stato, basata su una valutazione del merito di credito dell’emittente effettuata autonomamente in aggiunta a quella insita nel rating delle tre agenzie maggiori. L’asset allocation per il 2014 L’asset allocation per il 2014 è stata definita tenendo conto di alcuni fattori fondamentali, tra cui:
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TABELLA 1 - INVESTIMENTI PER CLASSI DI ATTIVITÀ ANNO 2013 1 gennaio
31 marzo
30 giugno
30 settembre
31 dicembre
Azioni
12%
17%
14%
16%
16%
Obbligazioni
51%
50%
51%
48%
50%
Polizze di capitalizzazione
16%
15%
15%
16%
15%
Liquidità*
13%
9%
11%
11%
10%
Immobili
8%
9%
9%
9%
9%
100%
100%
100%
100%
100%
* Inclusi derivati a copertura titoli azionari.
TABELLA 2 - TITOLI GOVERNATIVI IN PORTAFOGLIO* ANNO 2013 1 gennaio
31 marzo
30 giugno
30 settembre
31 dicembre
TITOLI GOVERNATIVI
27%
26%
27%
21%
20%
di cui: Italia
15%
13%
13%
13%
12%
1%
1%
2%
1%
2%
di cui: Paesi periferici europei * Percentuali rispetto agli investimenti mobiliari.
gli insoliti apprezzamenti conseguiti dai titoli azionari nel 2013, sia negli Usa che in Europa; la perplessità sull’attendibilità di una prosecuzione della tendenza anche per il nuovo anno o piuttosto sull’eventualità di correzioni, almeno di consolidamento; il fattore rientro della liquidità generata dalla Fed annunciato e poi iniziato, sia pure con gradualità da gennaio; la possibilità di conseguenti rialzi nei tassi dell’obbligazionario hanno generato un quadro di incertezza tale da sconsigliare l’assunzione di un maggiore profilo del tipo risk-on da parte del Fondo rispetto allo scorso esercizio. Si è quindi privilegiato l’usuale spirito conservativo in primis per
la preservazione del capitale investito e solo quando visibile sul mercato anche per la realizzazione di risultati di gestione utili per l’incremento delle posizioni previdenziali degli iscritti. Naturalmente, con il monitoraggio dei mercati e del rischio, si auspica di cogliere il momento opportuno per incrementare gli investimenti programmati ed eventualmente apportare aggiustamenti all’asset allocation mobiliare per il 2014, temporaneamente impostato come nella tabella 3. Per l’area immobiliare, il Fondo immobiliare Negri ha come obiettivo l’investimento in immobili nel 2014 corrispondenti a un valore complessivo di quote fino a 100 milioni di euro.
Situazione delle iscrizioni La riduzione al 31 dicembre 2013 di 203 dirigenti in attività di servizio rispetto all’anno precedente, nel quale la riduzione era stata di 115
Si è privilegiato l’usuale spirito conservativo per la preservazione del capitale investito e la realizzazione di congrui risultati di gestione utili per l’incremento delle posizioni previdenziali degli iscritti
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TABELLA 3 - ASSET ALLOCATION 2014 AAA/A min.
A-/BBB- max
H.YIELD max
CONVERT. max
EQUITY max
FOREX max
Bilanciato medio termine per Tfr
20,0%
70,0%
20,0%
10,0%
25,0%
15,0%
Bilanciato lungo termine per Tfr
20,0%
30,0%
10,0%
10,0%
50,0%
15,0%
Garantito (Polizze capitalizzazione) per Tfr
100,0%
Gestione conti individuali e riserva pensionati
15,0%
65,0%
20,0%
15,0%
35,0%
20,0%
ASSET ALLOCATION COMPLESSIVA
14,0%
65,0%
20,0%
15,0%
32,5%
20,0%
unità, è conseguente alla perdurante situazione di crisi economica di cui si può immaginare ancora un effetto di trascinamento nel 2014. Si auspica che terminato l’attuale ciclo si consegua un graduale e fisiologico recupero. Considerata anche l’entità degli iscritti non in attività di servizio, con accantonamenti previdenziali lasciati in gestione al Fondo, la riduzione del numero complessivo rispetto al 2012 è soltanto di 49 unità. Il numero dei nuovi iscritti nel 2013 è stato di 3.307 (80 in meno del 2012); nel numero sono compresi 842 dirigenti di prima nomina, tipologia che riguarda anche i temporary manager e che conta nel complesso 1.907 iscritti. Nell’anno si sono avute 3.510 cessazioni di rapporto per i dirigenti in servizio, di cui 170 Dpn e 72 cessazioni di prosecutori volontari da attribuire per lo più al raggiungimento dei requisiti per le prestazioni. Le posizioni per le quali è stato disposto il conferimento del Tfr, alla fine dell’esercizio sono 7.934, di
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cui 4.323 con destinazione al comparto garantito, 3.428 al bilanciato medio termine e 183 al bilanciato lungo termine. Tenute presenti le note carenze del sistema previdenziale pubblico, si osserva come la disciplina normativa sulle iscrizioni prevista per il Mario Negri risulta la più opportuna per assicurare una concreta sostanziale funzione di integrazione e quindi anche un congruo tasso di sostituzione della retribuzione al momento del pensionamento. La disciplina stessa evita quanto avviene diffusamente in altri settori che consentono, anche se con comprensibili motivate scelte dei lavoratori interessati, di creare situazioni di discontinuità e vuoti contributivi di cui si sentiranno gli effetti al momento della quiescenza. Contributi e prestazioni Relativamente al flusso complessivo in entrata costituito dai contributi contrattuali e dal conferimento del Tfr, nonché dai trasferi-
menti da altri fondi pensione, si rileva una sostanziale stabilità che va valutata positivamente considerato il persistere di situazioni di difficoltà economica e la relativa incidenza sulla struttura e situazione finanziaria delle imprese: l’entità degli incassi è stata di 262,9 milioni di euro, contro 263,3 milioni nel 2012. Per l’erogazione delle prestazioni previdenziali l’ammontare complessivo corrisposto è stato di 143,9 milioni di euro, rispetto ai 133,5 milioni del 2012: numero e importo delle pensioni sono pressoché invariati; nell’insieme, le liquidazioni in capitale della pensione e i riscatti (€ 84 milioni) sono superiori di 1,5 milioni di euro rispetto al 2012, mentre per le anticipazioni e i trasferimenti ad altri fondi pensione, pari a 21 milioni di euro in totale, si registra un incremento di 8,5 milioni di euro. Le erogazioni solidaristico-assistenziali per figli disabili di dirigenti iscritti sono state nell’anno
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94 per 511mila euro. Le borse di studio, poste a concorso per i diversi ordini di studio per l’assegnazione a figli di dirigenti sulla base dei risultati conseguiti, sono state 934 per circa 505mila euro. La verifica tecnico-attuariale Il bilancio tecnico al 31 dicembre 2013 predisposto dall’attuario del Fondo e riscontrato dall’attuario della società di revisione Pwc, conferma l’idoneità dell’assetto del Fondo all’assolvimento degli impegni previsti dalle norme regolamentari. La struttura interna e le altre attività Nel corso dell’esercizio è stata svolta un’importante attività di revisione dell’organizzazione interna volta a produrre efficienza, anche con effetti sotto il profilo della riduzione dei costi. Gli interventi hanno riguardato nel settore amministrativo l’area della contabilità e della finanza: è stato avviato un nuovo modello di contabilità analitica finalizzato alla rilevazione dei costi di gestione e alla produzione di situazioni periodiche di aggiornamento del sistema budgetario; il servizio amministrativo e la funzione finanza sono stati separati con distinte attribuzioni della sfera di competenza; i servizi iscrizioni e contributi sono stati invece opportunamente unificati. Le azioni sui costi hanno già prodotto significative economie di
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cui ha beneficiato il conto economico dell’esercizio. Lo sportello unico per le iscrizioni, per la relativa area, partecipa con evidenza al processo di ammodernamento con effetti sull’efficienza e sui costi di cui indirettamente beneficiano anche le aziende. Effetti in tal senso ha anche prodotto la modifica del sistema di codifica apportata nella procedura di incasso automatico dei contributi. Il servizio iscrizioni ha continuato a svolgere attività di supporto agli iscritti interessati all’attivazione del Fondo di garanzia presso l’Inps per il recupero di contribuzioni e quote di Tfr in relazione a omissioni da parte di aziende interessate da procedure concorsuali. Analoga attività di assistenza viene svolta dal servizio prestazioni nei confronti di dirigenti che hanno ottenuto la liquidazione delle prestazioni in relazione alle quali hanno ricevuto dall’Agenzia delle entrate notifiche di accertamento per il trattamento fiscale. Relativamente ai mutui immobiliari, nel corso dell’anno sono stati definiti 20 casi, con soddisfazione manifestata dagli iscritti che ne hanno usufruito per la semplicità della procedura, il supporto degli uffici e i tempi in cui si perviene all’erogazione del finanziamento. Per quanto riguarda l’importante aspetto della comunicazione, il Fondo ha concluso il ciclo della campagna informativa avviata a suo tempo per rendere consape-
voli gli iscritti sull’importanza di accrescere per tempo la consistenza degli accantonamenti con il versamento di quote aggiuntive di Tfr, suscitandone l’interesse e fornendo elementi utili di valutazione per la possibilità di decidere sull’adesione. Il Fondo si propone di rinnovare periodicamente l’informativa per una più diffusa cognizione dei benefici, fiscali in particolare, connessi alla destinazione del Tfr alla previdenza complementare. Il Fondo ha ora in corso la predisposizione della comunicazione annuale da inviare agli iscritti secondo il modello Covip, con l’aggiornamento della posizione previdenziale al 31 dicembre 2013, movimentazioni dell’anno e saldo finale, e le proiezioni, con il progetto esemplificativo, sulle prestazioni conseguibili nelle varie epoche di possibile pensionamento. La comunicazione comprende poi l’informativa sull’attività di gestione. Il documento, unitamente ai comunicati e alla newsletter periodica pubblicati nel sito, costituisce un solido sistema integrato di comunicazione con cui il Fondo risponde fattivamente all’esigenza di informazione e trasparenza sulla gestione. 䡵
Il bilancio del Fondo al 31 dicembre 2013 è presente sul sito del Fondo Mario Negri alla pagina http://bit.ly/1g3gQCH
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Previdenza
LE PENSIONI
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Gli ultimi aggiornamenti sulla normativa previdenziale Inps Daniela Fiorino
C
OME AVVIENE OGNI ANNO, l’Inps ha adeguato il tetto di retribuzione pensionabile che nel 2014 sale da 45.530 euro a 46.031 annui.
Perequazione automatica delle pensioni
Con il decreto del ministero dell’Economia e delle finanze del 20 novembre 2013 è stato confermato nella misura del 3% l’aumento definitivo di perequazione automatica per il 2013. Non occorrerà effettuare alcun conguaglio con riferimento al 2013. Per il 2014, invece, la percentuale di aumento è stata fissata in via previsionale all’1,2%. La legge 27 dicembre 2013, n. 147 (legge di stabilità per il 2014), ha modificato i criteri di calcolo della perequazione che, dal 2014, non si effettua più per fasce di importo all’interno del trattamento complessivo,
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PEREQUAZIONE: IMPORTI E CLASSI DI REDDITO Pensione 2013
ma con l’applicazione di percentuali decrescenti dell’aliquota di aumento dell’1,2%, sulla base dell’importo complessivo dei trattamenti pensionistici percepiti. L’aliquota dell’1,2% si applicherà integralmente ai percettori di pensioni non superiori a tre volte il minimo Inps e cioè non superiori a 1.486,29 euro (vedi tabella a fianco). L’Istituto, avendo applicato in via provvisoria dal gennaio 2014 le disposizioni contenute nel disegno di legge di stabilità che hanno subito poi delle modifiche, dovrà ricalcolare la perequazione sulle pensioni da tre a quattro volte il minimo e su quelle superiori a sei volte il minimo.
I requisiti per accedere al pensionamento Pensione di vecchiaia Il requisito anagrafico per tutti gli uomini del settore privato e pubblico e per le donne del settore pubblico è di 66 anni e 3 mesi; per le donne del settore privato è di 62 anni e 3 mesi, se lavoratrici dipendenti, e di 63 anni e 9 mesi, se lavoratrici autonome. Il requisito contributivo minimo è per tutti pari a 20 anni di anzianità. Norma transitoria. I lavoratori dipendenti del settore privato, al compimento di 64 anni e 3 mesi di età, possono accedere al pensionamento se in possesso entro il 31 dicembre 2012 di almeno 35 anni di anzianità contributiva e quota
Perequazione Rivalutazione 2014 (€) mensile (€)
Salvaguardia Aliquota Perequazione2 fino a1 (€) % %2
fino a 3 volte il minimo
1.486,29
17,84
1.504,13
1,24
1002
fino a 4 volte il minimo
1.981,72
22,59
2.004,31
1,14
952
fino a 5 volte il minimo
2.477,15
22,29
2.499,44
0,90
752
fino a 6 volte il minimo
2.972,58
17,84
2.990,42
0,60
502
oltre 6 volte il minimo
2.972,58
114,27
0,00
0,48
402
1
Le pensioni di poco superiori al limite sono incrementate fino all’importo pari al predetto limite, maggiorato della rivalutazione.
2
Per il solo anno 2014 non è riconosciuta la perequazione sulla fascia di importo superiore a sei volte il trattamento minimo Inps. Nel 2015/16 alle pensioni superiori a sei volte il minimo si applicherà la percentuale del 45% sull’intero ammontare.
“96” con almeno 60 anni di età anagrafica, per le lavoratrici almeno 20 anni di anzianità contributiva e 60 anni di età. Pensione di anzianità Il requisito che permette di accedere al pensionamento anticipato per anzianità, indipendentemente dall’età, è pari a 42 anni e 6 mesi per gli uomini e a 41 anni e 6 mesi per le donne. Pensione di anzianità, con opzione calcolo contributivo L’età anagrafica che dovranno raggiungere le lavoratrici che, avendo maturato almeno 35 anni di anzianità, richiedono la liquidazione della pensione tramite l’applicazione del calcolo contributivo sull’intero importo della stessa, è pari a 57 anni e 3 mesi (se dipendenti private e pubbliche) e 58 anni e 3 mesi (se autonome). Si ricorda che la norma transitoria che permette l’esercizio dell’opzione ha effetto, salvo eventuali future modifiche, fino al 31 dicembre 2015, termine comprensivo della fi-
L’Inps, avendo applicato in via provvisoria da gennaio 2014 le disposizioni contenute nel disegno di legge di stabilità che hanno subito delle modifiche, dovrà ricalcolare la perequazione sulle pensioni da tre a quattro volte il minimo e su quelle superiori a sei volte il minimo
nestra di decorrenza di 12/18 mesi che, per questa tipologia di pensionamento, non è stata abolita. La data del 31 dicembre 2015, secondo l’interpretazione fornita dalla circolare Inps n. 35 del 14 marzo 2012, dovrebbe intendersi come termine ultimo per la liquidazione del trattamento pensionistico e non come termine entro il quale debbano essere raggiunti i requisiti anagrafico/contributivi, a prescindere dall’apertura della finestra di decorrenza. Tuttavia, entro la suddetta data il governo dovrebbe verificare i risultati della sperimentazione e decidere in merito a un’eventuale proroga della norma (vedi tabella pagina seguente). Ancora sull’età di pensionamento di vecchiaia Il proseguimento dell’attività la-
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Previdenza
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ETÀ DI PENSIONAMENTO DI VECCHIAIA PER LE LAVORATRICI PRIVATE Riepilogo del graduale innalzamento dell’età pensionabile per le lavoratrici del settore privato:
vorativa fino a 70 anni di età è incentivato tramite coefficienti di trasformazione più favorevoli per il calcolo dell’assegno pensionistico. Inoltre, il comma 4 dell’art. 24 della legge 214/2011, chiarisce che l’efficacia dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori opera fino al conseguimento del predetto limite massimo di flessibilità. Tuttavia, sono intervenute nel frattempo diverse pronunce di primo grado e di appello secondo cui la previsione dell’art. 24 non può essere interpretata come un diritto assoluto del lavoratore, ma come un’opportunità, che è subordinata all’esistenza di una concorde e durevole volontà del datore di lavoro che può legittimamente intimare un licenziamento ad nutum. Occorrerà quindi attendere gli esiti degli eventuali ricorsi in Cassazione per avere una conferma di tale interpretazione. Nulla è modificato in materia di età anagrafica e di disciplina delle decorrenze per l’accesso alla pensione di vecchiaia per i non vedenti e gli invalidi in misura non inferiore all’80% (in via generale, 60 anni per gli uomini e 55 per le donne se lavoratori dipendenti; 65 anni per gli uomini e 60 per le donne se lavoratori autonomi).
per tutti i lavoratori in 20 anni. Tuttavia, per i lavoratori con primo accredito contributivo dal 1° gennaio 1996 in avanti è posta la condizione che l’importo della pensione risulti non inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale, salvo il caso in cui il lavoratore sia in possesso del requisito anagrafico di 70 anni di età. L’Inps ha chiarito (circolare n. 16 del 1° febbraio 2013) che il requisito minimo di 20 anni di contribuzione per poter ottenere la pensione di vecchiaia non si applica a coloro che rientrano nelle disposizioni derogatorie previste dalla riforma del sistema previdenziale del 1992 (la cosiddetta riforma Amato), che potranno ottenere il pensionamento anche con un’anzianità contributiva minima di 15 anni, una volta perfezionato il medesimo requisito di età anagrafica previsto per la generalità dei lavoratori.
Requisito contributivo minimo per la pensione di vecchiaia Il requisito contributivo minimo per poter accedere al pensionamento di vecchiaia è confermato
Penalizzazioni sulle pensioni di anzianità Dal 2012 la possibilità di anticipare il pensionamento in base all’anzianità contributiva è mantenuta solo
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Dipendenti
Autonome o iscritte alla gestione separata**
Dal 2013
62 anni e 3 mesi**
63 anni e 9 mesi**
Dal 2014
63 anni e 9 mesi**
64 anni e 9 mesi**
Dal 2016
65 anni e 3 mesi**
65 anni e 9 mesi**
Dal 2018
66 anni e 3 mesi**
66 anni e 3 mesi**
*
comprensivo dell’adeguamento Istat 2013 (+3 mesi).
** da adeguare, a decorrere dal 1° gennaio 2016, sulla base dei dati Istat relativi alla speranza di vita.
per coloro che raggiungono l’anzianità contributiva massima indipendentemente dall’età anagrafica. Tuttavia, chi utilizzerà prima dei 62 anni di età avrà una penalizzazione sulla quota di trattamento relativa alle anzianità contributive maturate al 31 dicembre 2011 pari all’1% per gli ultimi due anni di anticipo nell’accesso al pensionamento prima dei 62 anni di età e al 2% per ogni anno ulteriore di anticipo rispetto a due anni. La riduzione si applica sulla quota di trattamento pensionistico calcolata secondo il sistema retributivo. La suddetta riduzione percentuale non trova applicazione limitatamente ai soggetti che maturano il previsto requisito di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017, nel caso in cui il requisito derivi esclusivamente da prestazione effettiva di lavoro, includendo i periodi di astensione obbligatoria per maternità, per assolvimento degli obblighi di leva, per infortunio, per malattia e di cassa integrazione guadagni ordinaria. La riduzione percentuale non opera per coloro che rientrano nel si-
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stema contributivo pieno (primo accredito contributivo successivo al 31 dicembre 1995) per i quali, inoltre, sarà possibile accedere al pensionamento anticipato avendo compiuto 63 anni di età e con almeno 20 anni di anzianità contributiva effettiva (obbligatoria, volontaria, da riscatto, con esclusione di quella accreditata figurativamente a qualsiasi titolo), se la pensione mensile non risulta inferiore a 2,8 volte l’importo mensile dell’assegno sociale.
Prossimi adeguamenti Tutti i requisiti anagrafici previsti dalla legge 214/2011 e il requisito contributivo per accedere al pensionamento di anzianità saranno soggetti a un adeguamento periodico sulla base delle statistiche elaborate dall’Istat relative alla speranza di vita della popolazione. Come noto, il primo adeguamento, con decorrenza 1° gennaio 2013, è stato pari a tre mesi e i successivi due avranno cadenza triennale (verranno quindi rivisti i requisiti a decorrere dal 1° gennaio 2016 e dal 2019). Si è poi stabilito di accelerare la procedura introducendo la cadenza biennale per gli adeguamenti successivi al 2019. Inoltre, il comma 9 dell’art. 24 della legge 214/2011, contiene una norma per garantire la sostenibilità del sistema, secondo la quale dal 2021 l’età minima pensionabile non potrà essere inferiore a 67 anni, anche nel
caso in cui non si arrivasse a tale valore con gli adeguamenti Istat. Anche l’adeguamento dei coefficienti di trasformazione per il calcolo della pensione con il sistema contributivo passerà dopo il 2019 dalla cadenza triennale a quella biennale. Verranno invece adeguate annualmente le soglie riferite a multipli dell’assegno sociale, come condizione per la liquidazione degli assegni pensionistici per i soggetti con primo accredito contributivo dal 1° gennaio 1996.
Totalizzazione La totalizzazione dei periodi assicurativi consente, ai lavoratori che nel corso della propria vita hanno svolto attività diverse e sono stati iscritti a più gestioni pensionistiche, di ottenere un’unica pensione sommando i vari periodi contributivi, purché non coincidenti.
La totalizzazione è completamente gratuita e può essere chiesta da tutti i lavoratori dipendenti, autonomi, collaboratori coordinati e continuativi, a progetto e liberi professionisti. Il pagamento della pensione è effettuato dall’Inps, ma l’onere rimane a carico delle singole gestioni in relazione alle rispettive quote. Il lavoratore, che non deve essere già titolare di pensione in nessuna delle gestioni a cui è stato iscritto, può richiedere la totalizzazione se possiede almeno 20 anni di contribuzione complessiva e 65 anni e 3 mesi di età, oppure 40 anni e 3 mesi di contributi a prescindere dall’età. L’Inps spiega che i suddetti requisiti non sono stati modificati dalla riforma Fornero e quindi sono soggetti solo all’adeguamento periodico sulla base del meccanismo della speranza di vita (circo-
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Previdenza
LAVORATORI PARASUBORDINATI: CONTRIBUTI ALLA GESTIONE SEPARATA In evidenza le ultime modifiche introdotte dalla legge di stabilità 2014 per l’anno corrente e per il 2015 Anno
Collaboratori con altra copertura previdenziale1
Collaboratori titolari di pensione diretta (anzianità o vecchiaia)
Collaboratori senza altra copertura previdenziale2
2012
18%
27,72%
2013
20%
27,72%
2014
22% (invece del 21%)
28,72%, 27,72% se titolari di partita iva
2015
23,50% (invece del 22%)
30,72%
2016
24%
31,72%
2017
24%
32,72%
2018
24%
33,72%
1
2
Ovvero, i beneficiari di trattamenti pensionistici diversi dal trattamento anticipato per anzianità o dalla pensione di vecchiaia e coloro che risultano titolari di ulteriori rapporti assicurativi (ad esempio, collaboratori contestualmente impiegati in qualità di lavoratori dipendenti). Comprensivo dello 0,72% per le tutele per la maternità, gli assegni per il nucleo familiare e la malattia.
lare 35/2012). Pertanto, alle pensioni totalizzate continua ad applicarsi la vecchia finestra di decorrenza di 18 mesi. Dal 1° gennaio 2012 è stato eliminato il requisito contributivo minimo di tre anni versati in ogni gestione assicurativa, pertanto tutti i periodi contributivi potranno essere totalizzati, sempre che non siano temporalmente coincidenti. Infatti, per il perfezionamento dell’anzianità contributiva utile per il diritto alle prestazioni pensionistiche conseguibili attraverso la totalizzazione, la contribuzione accreditata per periodi coincidenti deve essere conteggiata una volta sola (rif. punto
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8 della circolare Inps n. 69 del 9 maggio 2006). Per quanto riguarda il sistema di calcolo, le diverse gestioni pensionistiche calcolano la quota di pensione di propria competenza in proporzione all’anzianità contribuiva maturata dal lavoratore in ciascuna di esse e secondo il sistema di calcolo previsto dal loro ordinamento se si è raggiunto il diritto a un’autonoma pensione, altrimenti si applica il sistema contributivo. Tale sistema si applica inoltre nel caso in cui, tramite la totalizzazione, si consegue il diritto per il pensionamento anticipato per anzianità. L’Inps ha dato disposizioni alle se-
di territoriali di liquidare le pensioni in totalizzazione con il sistema di calcolo contributivo, ove più favorevole, a seguito di specifica domanda da parte degli interessati che dovranno essere opportunamente informati di tale possibilità (messaggio 12 ottobre 2012, n. 16583).
Cumulo pensione/redditi da lavoro Come è noto, dal 1° gennaio 2009 non sono più previsti limiti alla possibilità di cumulare i redditi da pensione liquidata con il sistema retributivo con quelli da lavoro dipendente e autonomo. In proposito riteniamo utile ribadire che uno dei requisiti per ottenere il pensionamento per i lavoratori dipendenti è quello della cessazione dell’attività lavorativa. Solo successivamente sarà possibile reimpiegarsi come lavoratore dipendente o autonomo e percepire sia il trattamento pensionistico, sia lo stipendio. L’Inps ha precisato che è possibile liquidare la pensione anche se la rioccupazione avviene con lo stesso datore di lavoro (circolare n. 89/2009). Per accertare l’avvenuta interruzione del rapporto di lavoro è necessario verificare che siano state rispettate le formalità conseguenti alla cessazione: dimissioni del lavoratore, comunicazioni e scritture di legge, liquidazione di tutte le competenze economiche.
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Lavoratori parasubordinati: contributi alla gestione separata Ricordiamo che la legge 92 del 28 giugno 2012 (riforma del mercato del lavoro) e successive modifiche ha previsto un incremento graduale dell’aliquota contributiva per la gestione separata, fino ad arrivare, per i collaboratori senza altra copertura previdenziale, a un’equiparazione dell’aliquota dovuta al Fondo pensione lavoratori dipendenti (vedi tabella pagina a lato). Tali aliquote sono applicabili facendo riferimento ai redditi conse-
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guiti dagli iscritti alla gestione separata fino al raggiungimento del massimale annuo di reddito che per il 2014 è pari a 100.123 euro, mentre il valore relativo al minimale di reddito per il 2014 è stato fissato in 15.526 euro. Com’è noto, qualora alla fine dell’anno il predetto minimale non sia stato raggiunto, ci sarà una contrazione dei mesi accreditati in proporzione al contributo versato.
Criteri di calcolo della pensione erogata dal Fpld Dal 1° gennaio 2012, con riferimento alle anzianità contributive
maturate a decorrere da tale data, la quota di pensione è calcolata per tutti i lavoratori secondo il sistema contributivo. Per il calcolo della pensione relativamente alle anzianità maturate prima del 1° gennaio 2012 continuano ad applicarsi le precedenti regole: interamente con il sistema retributivo per coloro che al 31 dicembre 1995 avevano maturato un’anzianità contributiva almeno pari a 18 anni; col sistema misto per chi al 31 dicembre 1995 risultava essere già lavoratore dipendente ma aveva un’anzianità contributiva inferiore ai 18 anni (siste-
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Previdenza ma retributivo in ragione degli anni di contribuzione antecedenti il 1996 e sistema contributivo per il restante periodo); interamente col sistema contributivo per chi ha iniziato a contribuire dal 1° gennaio 1996 in avanti. L’introduzione del sistema contributivo a decorrere dal 1° gennaio 2012 potrebbe rivelarsi meno penalizzante per coloro che continuano l’attività lavorativa dopo aver raggiunto i 40 anni di contributi. Questo perché con il sistema retributivo la contribuzione versata in eccesso veniva utilizzata solo parzialmente ai fini del calcolo della pensione, mentre con il sistema contributivo si terrà conto di tutti i contributi versati. Opzione per il calcolo contributivo Oltre alla norma introdotta in via sperimentale fino al 31 dicembre
1
Gli assicurati con almeno 18 anni di contributi alla data del 31 dicembre 1995 possono ottenere la liquidazione della pensione di vecchiaia con il sistema di calcolo contributivo a condizione che abbiano esercitato la facoltà di opzione entro il 1° ottobre 2001 e che possano far valere almeno 5 anni di contributi successivi al 31 dicembre 1995 (circolare Inps n. 181/2001, punto 1).
MASSIMALE CONTRIBUTIVO PER GLI ISCRITTI ALL’AGO (Associazione generale obbligatoria) Riepilogo dei massimali annui, base contributiva e pensionabile, per gli iscritti a forme pensionistiche obbligatorie dal 1° gennaio 1996 in avanti e per coloro che optano per il calcolo della pensione con il sistema contributivo.
Anno
Massimale
Anno
1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
L. 132.000.000 L. 137.148.000 L. 139.480.000 L. 141.991.000 L. 144.263.000 L. 148.014.000 € 78.507 € 80.391 € 82.401 € 84.049
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
2015 per le lavoratrici dipendenti e autonome, è sempre in vigore la norma generale (art. 1, comma 23, legge 335/95) relativa alla possibilità di opzione per il calcolo della pensione con il sistema contributivo. Opzione che può essere esercitata dai lavoratori in possesso di un’anzianità contributiva inferiore a 18 anni al 31 dicembre 19951, potendo far valere almeno 15 anni di contribuzione di cui almeno 5 versati nel sistema contributivo (cioè dal 1996 in avanti): possibilità confermata dalla circolare Inps n. 35 del 14 marzo 2012.
Massimale € € € € € € € € €
85.478 87.188 88.670 91.507 92.147 93.622 96.149 99.034 100.123
Tuttavia, l’Inps ha chiarito che anche se si esercita tale opzione non è applicabile la normativa di miglior favore prevista per i lavoratori che hanno iniziato a contribuire dal 1° gennaio 1996 in avanti, relativamente ai requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia e anticipata. Ricordiamo infine che l’opzione per il calcolo con il sistema contributivo non è revocabile, quindi conviene esercitarla al momento del pensionamento, quando si è sicuri di voler operare tale scelta dopo aver fatto le necessarie valutazioni. 䡵
Anche quest’anno Manageritalia sarà alla Gnp – la Giornata nazionale della previdenza che si terrà a Milano dal 14 al 16 maggio – con uno stand dedicato ai Fondi che costituiscono il welfare contrattuale dei dirigenti del terziario.
Giovedì 15 alle 14,30 organizzeremo un importante convegno: “WELL FARE & WORK, quale lavoro e welfare per crescere in benessere, produttività e competitività”.
Partecipa anche tu, iscriviti sul sito www.giornatanazionaledellaprevidenza.it
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INIZIATIVE MANAGERITALIA
XXVII TORNEO DI TENNIS MANAGERITALIA
TENNIS&RELAX
IN SARDEGNA Punta Santa Giusta, Cagliari, 28 giugno-5 luglio IESNC RTI ZRI OONII LE P1R6E NMOATAGZGI OINOI Per maggiori informazioni e per poter scaricare la scheda di iscrizione w w w . m a n a g e r i t a l i a . i t (eventi e iniziative >> sport e tempo libero >> torneo di tennis)
o p p u r e
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DI BUON GRADO Piero Valdiserra
grado
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L’AMARONE
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La vulgata ormai corrente vuole che l’Amarone, come lo conosciamo oggi, sia un frutto meraviglioso e insperato della serendipità, cioè della felice scoperta accidentale. Pare infatti che, a metà degli anni Trenta del secolo scorso, un capo cantiniere veronese di nome Adelino abbia trovato in un seminterrato una botte dimenticata. Le altre erano state tutte travasate, ma questa, polverosa e panciuta, rivelava dal suono di essere ancora piena. Adelino pensò quindi che fosse vino da buttare, ma all’assaggio si rivelò un elisir maschio, possente… amaro, anzi amarone! Di “vino amaro”, sulle colline veronesi, si era parlato in realtà fin dai tempi di Catullo (primo secolo avanti Cristo), e molti documenti ne diedero testimonianza copiosa nelle epoche successive. Fino a pochi decenni fa, tuttavia, la decisa secchezza del vino era considerata un difetto, e il prodotto veniva conseguentemente scartato, risultando al gusto medio una bevanda non gratificante, buona tutt’al più per marinature e preparazioni gastronomiche. La prima commercializzazione dell’Amarone per scelta, e non per fortuna, avvenne così soltanto a partire dal 1953: il vino ottenne subito un grande successo, anche se presso un pubblico relativamente ristretto di appassionati. Bisognava attendere l’ultimo decennio del XX secolo, e la generale rivalutazione del consumo dei vini rossi, per assistere a una vera e propria esplosione delle vendite, in Italia e soprattutto sui mercati internazionali. È del 1996 la celebre definizione che dell’Amarone diede Wine Spectator, la bibbia enologica mondiale, quando si riferì al campione
dei vini scaligeri chiamandolo “il gigante gentile”. E l’ossimoro di gigante gentile è la sintesi forse ideale di questo nettare straordinario: ottenuto dalle migliori uve rosse della Valpolicella veronese (Corvina, Rondinella, Molinara, a volte Negrara), fatte appassire durante un periodo di parecchie settimane, l’Amarone ha colore intenso ma generoso, profumo speziato ma ancora vibrante, corpo pieno e possente senza rinunciare alla suadenza e al velluto. Un vino sicuramente imponente, ma privo dell’aggressività dei normali pesi massimi enologici; al contrario è morbido, intrigante, persuasivo. L’importanza espressiva e strutturale dell’Amarone è tale che non è facile abbinarvi dei piatti che non siano cacciagione o formaggi erborinati, correndo il rischio che il vino prevalga sul cibo se quest’ultimo non ha un impatto gustativo equivalente. Si può però degustarlo tranquillamente anche a fine pasto, come se fosse un vino da meditazione, alla stregua di un Porto o di uno Sherry. Queste caratteristiche, sostenute da un’attenta valorizzazione del territorio e da una strenua, incrollabile dedizione di tutti i vitivinicoltori veronesi, hanno condotto l’Amarone alla conquista della prestigiosa Docg e lo hanno progressivamente lanciato sui mercati di tutto il mondo. Le cifre parlano chiaro: solo fra il 2005 e il 2010 – anni di congiuntura non particolarmente brillante – i volumi prodotti sono cresciuti ben oltre il 20%. A conferma del fatto che il gigante gentile ha oggi un passo spedito e regolare!
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ARTE Claudia Corti
T Il primo linguaggio artistico globale
arte
Il Liberty, la Belle époque e l’arte delle donne
DA NON PERDERE “Liberty, uno stile per l’Italia moderna” Forlì, Musei San Domenico fino al 15 giugno
Tra la fine del 1800 e i primi anni del nuovo secolo le innovazioni tecnologiche si susseguono a ritmo incalzante: lo squillo del telefono informa che esiste un nuovo modo di comunicare, l’illuminazione elettrica nelle strade e nelle abitazioni modifica i tempi e le abitudini di vita quotidiana, l’automobile e l’aereo fanno correre velocissima anche la fantasia. I luoghi deputati a esporre al mondo tali “mirabilia” sono le grandi Esposizioni, a Parigi nel 1900 o a Milano nel 1906, per celebrare l’apertura del traforo del Sempione. C’è ottimismo nella sempre più forte classe borghese e l’arte si rinnova nel tentativo di raccontarne modernità, splendore, eleganza e raffinatezza. In tutta Europa e negli Stati Uniti si diffonde contemporaneamente uno stile, il primo linguaggio globale del mondo moderno, che prenderà nomi diversi a seconda delle aree geografiche: Liberty in Italia, Art nouveau in Francia, Jugendstil in area mitteleuropea e Modern style nei paesi anglosassoni. Base del nuovo linguaggio è l’abolizione della storica distinzione tra arte e artigianato. L’obiettivo è raggiungere un ideale di bellezza totale e gli artisti si cimentano ancora con pittura e scultura, ma pari dignità assumono vetrate colorate o raffinate lampade, mobili e complementi d’arredo, ceramiche e ferro battuto.
Caratteristica comune a tutti i prodotti è la linea sinuosa, serpentinata e infinita che si ritrova nelle insegne di storici locali pubblici, o nei messaggi pubblicitari dei manifesti coloratissimi che proprio in quegli anni iniziano a ricoprire i muri delle città, una linea “femminile”. Protagonista indiscussa nelle opere pittoriche è certamente la donna, bellezza evanescente, fragile e al contempo determinata, sensuale e, soprattutto, finalmente libera. È al centro dei capolavori di Giovanni Boldini che attraverso la sua pennellata a “sciabola” ne coglie l’intima personalità, di Gustav Klimt che ne evidenzia la sensualità profonda, di Gaetano Previati e Giovanni Segantini che ne risaltano il valore simbolico di madre e creatrice dell’universo.Creatura complessa e dalle mille sfaccettature, capace di grandi sentimenti ed emozioni contrastanti in unico istante, così come la descrive Giorgio Kienerk nel 1900 attraverso il trittico L’enigma umano: il dolore, il silenzio, il piacere (olio su tela: Il Dolore, 188,5x62,3 cm, Il Silenzio, 170,5x94 cm, Il Piacere, 188x63,8 cm, Pavia, Musei Civici). Tuttavia la Belle Époque dall’inossidabile ottimismo si infrange contro gli orrori della guerra che insanguinerà l’Europa dal 1914, lasciando ancor più l’amaro in bocca per il mancato raggiungimento di quell’obiettivo di bellezza universale che avrebbe dovuto cambiare il mondo.
CURIOSITÀ Lo stile “Liberty” viene citato per la prima volta nell’Esposizione Universale delle Arti Decorative a Torino nel 1902 in cui furono esposti oggetti di design provenienti dai magazzini londinesi di Arthur Lasenby Liberty.
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LETTERE Daniela Fiorino (daniela.fiorino@manageritalia.it)
Il periodo di prova
lettere
A breve verrò assunto da un’azienda commerciale con la qualifica di dirigente. Tra le clausole previste nel contratto di assunzione l’azienda vorrebbe inserire quella relativa a un periodo di prova di sei mesi. Vorrei sapere se è lecito un termine così lungo e se in quel periodo godrei delle stesse tutele previste per i dirigenti in servizio. G.A. - To L’art. 3 del ccnl 23 gennaio 2008 e successive modifiche per i dirigenti di aziende del terziario, della distribuzione e dei servizi stabilisce che il periodo di prova può essere convenuto per una durata massima di sei mesi, pertanto viene rinviata alla contrattazione individuale la possibilità di inserire o meno una clausola in tal senso e, in caso positivo, di determinarne la durata tenendo conto del limite massimo previsto dal ccnl. Durante il periodo di prova il dirigente è in servizio a tutti gli effetti e gode di tutte le tutele previste dal ccnl salvo che nel caso di malattia o di recesso su iniziativa dell’azienda, con alcune precisazioni che andremo di seguito a illustrare. Per quanto riguarda l’insorgenza della malattia, l’art. 18 del ccnl esclude espressamente il dirigente in prova dalla previsione relativa al mantenimento del posto di lavoro per un periodo di 12 mesi, con corresponsione integrale della retribuzione. Tuttavia, l’orientamento giurisprudenziale è univoco nel prevedere il diritto alla retribuzione del lavoratore subordinato in caso di malattia, anche se questa interviene durante il periodo di prova e nel ritenere illegittimo il recesso del datore di lavoro intimato durante il periodo di malattia anche nel corso del periodo di prova, con conseguente sospensione degli effetti di un eventuale
licenziamento fino al termine della malattia stessa. Secondo la giurisprudenza, pertanto, anche in assenza di una specifica previsione contrattuale il datore di lavoro è tenuto a corrispondere la retribuzione al dirigente in prova anche in caso di malattia, mentre, per quanto riguarda la durata del periodo di comporto (e cioè di conservazione del posto di lavoro), essa viene fatta coincidere con il termine contrattualmente previsto per la durata della prova stessa, inferiore quindi rispetto ai 12 mesi riservati alla generalità dei dirigenti. Sulla base del suddetto orientamento giurisprudenziale, Manageritalia ha ottenuto l’introduzione di una norma che sancisce tale diritto nei ccnl dei settori trasporti, magazzini generali e logistica, alberghi, agenzie marittime e catene alberghiere. Per quanto riguarda invece la risoluzione del rapporto di lavoro durante il periodo di prova, il ccnl chiarisce che al verificarsi di tale evento al dirigente saranno corrisposte tutte le spettanze di fine rapporto con esclusione del preavviso, in base alla previsione normativa secondo la quale, durante tale periodo, le parti possano liberamente recedere senza obbligo di preavviso o di versamento/trattenuta della relativa indennità (art. 2096, comma 3, del codice civile). Al riguardo, tuttavia, è da segnalare un’importante pronuncia della Corte costituzionale che, con sentenza n. 189 del 22 dicembre 1980, ha stabilito che il recesso del datore di lavoro durante o al termine del periodo di prova può ritenersi giustificato solo se in conseguenza dell’esito negativo della prova stessa. In caso di licenziamento il giudice dovrà quindi valutare la giustificatezza delle motivazioni addotte dal datore di lavoro come causa del recesso, in modo da reprimere eventuali comportamenti discriminatori o illegittimi. L’onere della prova è a carico del lavoratore.
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... AL FIN DELLA LICENZA,
io tocco! Guido Gay
io tocco!
Spese allegre
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Abbiamo già commentato le spese compiute da consiglieri regionali sotto la voce “spese per l’attività dei gruppi”usando soldi disponibili esclusivamente a questo titolo. Stiamo però parlando di spese un po’ singolari del tipo bottiglie di vino, panettoni, giocattoli, farmaci, sigarette, bagnoschiuma, un accappatoio. Peccato che i consiglieri siano stati denunciati. Certo, non dovevano usare fondi destinati all’attività politica ma, in fondo, può trattarsi di distrazione. Le spese, fra l’altro, riguardano anche prodotti non certo voluttuari quali giocattoli, farmaci, libri per la scuola, bagnoschiuma. Particolarmente adatti per i bambini e, quindi, acquisti con destinazione lodevole.
Piazze armate Ripetutamente – ormai non stupisce più di tanto – la prestigiosa piazza di Venezia diventa un’arena militare dove si esercitano anche mezzi pesanti quali carri armati. È successo recentemente ma non è la prima volta. Un carro armato, un po’ scassato, si presenta in piazza San Marco. Non si è scritto molto sui giornali di quest’avvenimento e mancano molti dettagli. Si sa che il carro armato “perdeva i pezzi” ma non si sa come sia potuto arrivare in piazza San Marco, spinto o condotto da chi. E, soprattutto, chi ha finanziato l’iniziativa e la costruzione del mezzo corazzato, con quale obiettivo se non quello di stupire e fare notizia. I giornali sono stati molto avari anche perché il fatto non costituisce un’eclatante novità, giacché sappiamo che i carri armati sono molto attratti dalla famosa piazza veneta e l’abbiano “invasa anche altre volte”. Se qualcuno tenta di entrare in macchina in piazza San Marco farà molta fatica, glielo impediranno, si “beccherà” pesanti multe. E per il carro armato quali saranno state le sanzioni e contro chi? Non importa, sono particolari, neppure interessanti. E poi, andiamo. Nelle piazze delle nostre città non c’è nulla che attiri l’attenzione o che possa considerarsi interessante. Un carro armato ogni tanto scuote la noia di queste piazze un po’ addormentate e fa notizia. Penso a quando tenteranno di posare un aereo in piazza San Pietro.
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inserto mensile di Dirigente n. 3 -2014
Dirigibile
a cura di Thomas Bialas
Segnali di futuro visti dall’alto #03
Future headquarter p. 3 La sede come mecca per un devoto pellegrinaggio
Future innovation
p. 3
Il segreto di Google? Non dare (troppo) peso al denaro
Future recruitment Selezione talenti. Mandate in pensione il curriculum vitae Future business Aggiornatevi: il cliente pretende prodotti aggiornabili Infografica del mese La coltivazione intensiva di segnali produce trend tossici FUTURETECH invenzioni & innovazioni Dirigente mensile di informazione e cultura manageriale editore Manageritalia Servizi design: CoMoDo
Dormire:
ninna nanna, ninna oh, questo trend a chi lo do? Lo darò al concorrente che lo tiene stretto a mente. Ninna nanna, ninna oh, quando mai mi sveglierò? È una filastrocca nota: dormire mentre le tendenze prendono forma. Rifugiarsi nelle braccia di Morfeo è un classico degli editori che non solo non hanno visto passare i nuovi treni ma sono rimasti riuniti in carrozze ferme su binari morti. Esemplare il caso del Sole 24 Ore, che
Future Mobility
La bici supera l’auto. In velocità e come mercato
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a cavallo del 2006-2007 acquistò per circa 40 milioni di euro le testate specializzate “Business Media” e che ora ha svenduto tutto a una cifra simbolica a Tecniche Nuove. Certo, nel 2006 non erano ancora apparsi servizi in streaming come global.readly.com ma la rivoluzione della fruizione era lampante (il primo iPhone uscì di lì a poco). Facile sparare sui media. Vero, ma la ninna nanna è diffusa ovunque. I grandi produttori di bici non hanno colto la nuova domanda di urban design bike (come seconda bici) e un piccolo produttore tedesco (stilrad. com) ne ha approfittato. Consigli. Primo: considerate tutti i segnali, anche quelli provenienti dalle “basse sfere” (es. call center). Secondo: non fidatevi troppo delle ricerche di mercato e statistiche (raramente colgono tendenze in embrione). Terzo: non dormite sugli allori; il futuro non è un’estensione del passato. Quarto: investite in sperimentazione di nuovi modelli di business, sempre.
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Future job Il manager ha un futuro anche senza più essere un manager Che cosa accade al nostro futuro se si vive in un mondo in cui diventa difficile pensare e pianificare qualcosa per l’arco di una vita? Sono lontani i tempi in cui si nasceva in un posto, si cresceva, si andava a scuola e si conquistava una professione che durava fino alla pensione, spesso con lo stesso datore di lavoro o comunque con cambi dettati da logiche di carriera. Le biografie odierne invece assomigliano a un complicato e mutevole puzzle fatto di infinite opzioni di accesso (e anche insuccesso). E questo vale anche per i manager. Nell’attuale società
complessa e discontinua non si perde più (solo) il lavoro perché non si vale ma perché quel lavoro non c’è più (mi vengono in mente molti miei amici giornalisti). Il progetto Managerattivo di Cfmt ha proprio questo obiettivo: valorizzare e sostenere il riposizionamento professionale dei dirigenti in mobilità con percorsi concreti per occupare nuovi spazi, nuovi ruoli, nuove professionalità. La sfida è chiara: ripensare i propri work skills per dominare un mercato del lavoro che cambia alla velocità della luce e magari indirizzare il proprio bagaglio di competenze verso nuovi percorsi imprenditoriali e professionali. Leggi il libro Out of Office http://tinyurl.com/nrgrtld http://managerattivo.cfmt.it
Future retail Dopo il mistery shopper arriva il crowd shopper Da cliente misterioso a folla misteriosa. Crowdsourcing, crowdvertsing, crowdfunding, crowdmapping e ora crowdspying. Tutto diventa folla. Spesso un esercito di precari che vien via per pochi soldi o “regali e punti”. Deprofessionalizzazione dei servizi? Non è detto ma sicuramente i (bassi) costi giocano un ruolo sia in positivo (l’azienda risparmia sul servizio) sia in negativo (l’azienda rischia una qualità approssimativa). Il basso costo per esempio è il cavallo di battaglia di Roamler, una app ideata in Olanda e da poco sbarcata in Italia grazie a Doxa.
Future economy Local empowerment. Le imprese locali conquistano i clienti globali Milano, Salone del Mobile 2014: nasce madeinlambrate.com. Analogamente ai vari madeinnyc.org o withlovefrombrooklyn.com, è la sfida di un quartiere di accelerare il talento locale per creare una comunità collaborativa che valorizzi il territorio. Il local è un trend di vecchia data e per lungo tempo il km 0 ha rappresentato un modello alternativo di economia territoriale. La nuova ondata di local invece dipende dall’accelerazione tecnologica. Il fin troppo noto esempio di airbnb.it lo dimostra: una piccola idea locale nata a San Francisco è diventato un fenomeno
globale grazie alla diffusa accelerazione delle tecnologie digitali (compreso l’accesso globale alle piattaforme di crowdfounding e l’accesso locale alla fabbricazione digitale). La piccola formula matematica dell’accelerazione tecnologica è semplice e andrebbe imparata a memoria da ogni operatore: l’impresa locale elevata alla potenza di tecnologica digitale produce un risultato (affermazione) globale. Ieri le mega imprese globali conquistavano tutti i mercati locali, oggi le micro imprese locali aggregano tutti i clienti globali. Local empowerment in sostanza. Scarica il nuovo quaderno weconomy dedicato al local http://www.weconomy.it/making06 www.locavesting.com www.reshorenow.org
Il servizio è semplice: mettere a disposizione delle aziende un esercito di migliaia di osservatori “occasionali” che “spiano” i punti vendita. Funziona così: l’azienda lancia una missione (esempio: verificare com’è esposto un prodotto sullo scaffale), gli utenti registrati ricevono tramite smartphone l’invito all’ingaggio, decidono se accettare e in caso affermativo partono per la missione che prevede sostanzialmente una fotografia e un breve commento stile twitter. Consiglio: per prestazioni semplici e basiche (come questa) la folla funziona, meno per lavori più complessi (la folla dei creativi amatoriali ha già fatto molti danni in azienda). Poi resta sempre il dubbio etico: è giusto favorire l’economia precaria? http://www.youtube.com/watch?v=55774XC98Wg http://www.roamler.it
DIRIGIBILE Segnali di futuro visti dall’altO
Future recruitment Per assumere talenti mandate in pensione il curriculum vitae Il paradosso è evidente: i giovani si lamentano che il lavoro scarseggia e le aziende si lamentano che i talenti scarseggiano. Siamo di fronte a un grande mismatch: domanda e offerta non s’incontrano. La diagnosi è semplice (metodi di recruiting obsoleti), la cura un po’ meno (ribaltare metodi di recruiting). Ora diciamolo chiaro: in un mondo cambiato radicalmente solo il curriculum sopravvive a se stesso. Stupido, noioso, lineare, superficiale e figlio (illegittimo) del fordismo. La biografia umana è troppo complessa per
farsi ingabbiare in una standardizzazione cronologica e sequenziale di tappe che giustificano il percorso della nostra vita professionale e non. Mortifica il talento (talvolta lo umilia) e rende la selezione superficiale (talvolta grottesca). La storia di ognuno di noi va raccontata e interpretata come una costellazione di eventi. Alcuni lasciano il segno, altri no. Niente di lineare. Meglio ragionare in termini di tagcloud, grappoli associativi e mappe visive. Pensate a Steve Jobs: gli eventi che hanno fatto la differenza per il suo maniacale minimalismo (anche estetico dei prodotti Apple) sono stati le esperienze zen e il viaggio in India, gli eventi che hanno fatto la differenza per le sue intuizioni (anche progettuali in termini di interfaccia grafica e font) sono stati i corsi di calligrafia (mentre “cazzeggiava” al college). Come sarebbe stato giudicato? Direttori del personale e selezionatori avrebbero dedotto le sue qualità e doti professionali da quella
Future innovation Il segreto di Google? Non dare (troppo) peso al denaro Certo bisogna averne per comprare a 500 milioni di dollari “l’intelligenza artificiale” della startup londinese DeepMind. Ma non è questo il punto. Quello che conta è fare a meno dei conti. Google è da sempre beta e user oriented e più o meno oggi ragiona così: prima il dovere (soddisfare l’utente) poi il piacere (guadagnare soldi). Detto in modo meno proverbiale: redditività e fatturato non sono il primo pensiero di Google quando parte un nuovo progetto. Il ragionamento è
Future headquarter La sede come mecca per un devoto pellegrinaggio Apparentemente niente di nuovo: la sede principale dev’essere rappresentativa. Certo, ma non solo (anzi non più) monumentale rappresentazione di status e potere ma di contenuto forte e coerente con l’attività esercitata. Per dirla in modo simbolico: se volete passare per profeti di un intero settore allora la vostra sede deve assomigliare a una sorta di “città santa” dell’innovazione. Ovvio, se il ruolo vi si addice (per sostanza). Come il caso di Otto Block, leader mondiale nel campo dell’ortopedia tecnica con alcune
soluzioni di protesi realmente avveniristiche. Per mantenere questa posizione dominante e trasferirla simbolicamente all’intera comunità (non solo dei clienti), Otto ha recentemente aperto a Berlino in posizione centralissima (Postdamer Platz) il suo primo Science Center (in previsione un secondo nel quartiere Brooklyn di New York). Un luogo dove Otto mette in scena prestazioni e innovazioni seguendo scrupolosamente le note regole dell’info ed edutainment. Un luogo aperto a visite guidate (e ammirate) che può ospitare ogni giorno la bellezza di 10mila persone. Un luogo, per l’appunto, concepito come una mecca che professa il credo tecnologico in modo emozionale e spettacolare. http://www.sciencecenterberlin.com
miriade di esperienze apparentemente male assortite? Ovviamente no. Scarica “The Great Mismatch” da scenariomagazine.com http://www.scenariomagazine.com/lack-of-jobs-andlack-of-talent-…-welcome-to-the-great-mismatch/ http://vizualize.me
so what? In un’epoca dove conta avere competenze crossculturali e transdisciplinari la selezione delle risorse umane deve diventare un metodo senza modelli lineari. Provate a immaginare biografie che ragionano in termini di rilevanza, proprio come i motori di ricerca, e soprattutto aprite le porte a uno storytelling “intimo” dei candidati come fa Logotel nella sua pagina lavora con noi (“Hai competenze fuori dagli schemi e una storia da raccontare? Contattaci!”).
un altro: se un’innovazione fa bene al cliente prima o poi farà bene anche al business. Prendete il nuovo servizio appena lanciato, Google Helpouts “aiuto reale da persone reali in tempo reale”: un servizio di assistenza video (tutorial e live chat di esperti) su temi e settori più disparati (per ora otto categorie e per ora solo in inglese). Mentre è chiaro il come guadagnare (una provvigione del 20% per ogni transazione tramite Google Wallet) non lo è altrettanto il quando e in fondo neanche il se. È questa la forza di Google: aprire vari fronti d’innovazione per poi decidere dove ritirarsi e dove avanzare. Scarica “Google svela i suoi principi per innovare” tinyurl.com/goog-inno https://helpouts.google.com/home
so what? È finita l’era della bizzarria estetica fine a se stessa delle solite note archistar in cerca di gloria e soldi. Per mantenere e rafforzare la propria posizione nel mercato oggi la sede deve raccontare una storia credibile fatta di contenuti e senso.
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Future mobility 1 La bici supera l’auto. In velocità e come mercato Partiamo da un fatto di cronaca e attualità: in quasi tutti i paesi dell’Unione europea le vendite di biciclette hanno superato quelle di automobili. Il sorpasso, secondo la statistica elaborata dalla BBC, si è verificato in 26 dei 28 paesi dell’Unione. Solo Belgio e Lussemburgo resistono, ma il trend è chiaro e ci parla di una nuova cultura delle mobilità. La bici non come scelta obbligata (devo fare a meno dell’auto) ma come scelta voluta (posso fare a meno dell’auto). Mentre l’auto elettrica arranca, la bici elettrica sbanca. Nella sola Germania circolano oggi circa un milione di e-bike e si prevede che a partire dal 2018 verranno vendute al mondo circa 47 milioni di bici elettriche all’anno. Non solo le vendite ma anche il gradimento del mezzo è in esponenziale aumento per la continua offerta di prodotti dal design accattivante e ricchi di gadget tecnologici.
Future mobility 2 “Chi se ne frega dell’auto” come status symbol Non vogliamo più possedere automobili ma accedere alla mobilità quando e dove ci serve. Accedere è il nuovo status della generazione Y/Z, che diffida della proprietà perché più possiedi e meno rapido sei nei movimenti. Non solo. La crescita della popolazione e l’urbanizzazione sono due dei più importanti megatrend demografici che promuovono la bicicletta come la scelta di trasporto più ovvia per il futuro. L’urbanizzazione esponenziale richiede
un trasporto compatto. La maggior parte delle grandi città in tutto il mondo progetta espansioni massicce di trasporto pubblico e sistemi-servizi per invogliare la gente ad andare in bici. Un mezzo che occupa poco spazio e che rende fluido il traffico locale. A Londra partono ora i lavori per la realizzazione della prima pista ciclabile sopraelevata, una «SkyCycle» che dovrebbe coprire tutti i punti principali della città e permettere ai pendolari di raggiungere il posto di lavoro via bici con l’indubbio vantaggio di fare fitness nei “tempi morti” (il trasporto). http://www.youtube.com/watch?v=HgiEspxp9PQ
DIRIGIBILE Segnali di futuro visti dall’altO
Future mobility 3 Smart bike. L’invasione delle bici elettriche intelligenti Se la macchina era il mezzo di trasporto per il 20° secolo, la bicicletta potrebbe benissimo rivelarsi quello del 21° secolo. Non è più tempo di fancy car ma di fancy bike, la bici come nuovo status symbol incarna la nuova generazione dinamica che corre veloce, leggera e sempre connessa. Il mercato viene e verrà invaso da bici dal design seducente, dalla connettività con i device digitali (in primis il solito smartphone) e da app dedicate per muoversi meglio. L’elenco è lunghissimo e comprende un gran numero
di case automobilistiche – Peugeot, VW, Smart e recentemente Bmw con Cruise e-Bike sono già sul mercato mentre Audi, Porsche, Opel, Ford e Toyota sperimentano prototipi – e di piccoli produttori anche con prodotti ibridi (una via di mezzo fra una bici e uno scooter) come Xkuty One. http://www.youtube.com/watch?v=rs0RIXWerfY http://vimeo.com/80877988 http://www.electricbike.com
Future mobility 4 “Elementare Watson”: tante bici, tanti mercati Prodotti, accessori e servizi “around the bike” sono uno dei mercati più promettenti del futuro. Innovazioni a tuttotondo sul tema bici: da tecnologie mobile ad accessori e abbigliamento, da format turistici e bicigrill o bike hostel (ostelli per cicloturisti perfettamente attrezzati) a nuove tipologie di bici adatte per fare la spesa o che non temono la pioggia, fino ad arrivare a servizi di bike sharing veramente user friendly (sulla falsariga di Car2go). In alcuni casi vale addirittura la pena di specializzarsi sulla nicchia (per ora) dell’e-bike come ha fatto Movelo, che propone pacchetti turistici per vacanze in bici elettrica o sull’innovazione di prodotti ormai obsoleti (lucchetti) con nuovi antifurto dotati di geolocalizzazione. http://www.movelo.com http://b45h.com http://www.ridehelios.com http://www.dynamicconnections.de/about http://socialbicycles.com/index.html
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Infografica del mese
DA TRENDHUNTING a TRENDSHOOTING LA CACCIA È FINITA. ORA SI SPARA AI (PRESUNTI) TREND La coltivazione intensiva di segnali produce trend tossici
Produttività 100% Analizzare i trend
Tossicità 90% Estirpare i trend
Trend gonfiati
Trend tarlati
Trend sparati
Molti trend sono dei palloni gonfiati (dai media e guru pressapochisti). Pavoneggiarsi diventa la norma quando tutto è scintillante. Un classico trend gonfiato è quello della sharing economy. Beninteso: non stiamo dicendo che il fenomeno non esista o che non sia da incoraggiare, ma non esiste una nuova economia della condivisione (stabile e con numeri forti) che sta, come ci viene narrato, cambiando radicalmente mondo e paradigmi. Sono ormai noti i guai di Airbnb, RelayRide e Uber. Ma le tegole cadute in testa ai paladini dei consumi collaborativi non sono solo di ordine legale (incidenti vari e mancato rispetto delle norme) perché una nuova regolamentazione si riesce sempre a trovare e applicare. C’è dell’altro. La condivisione di beni funziona bene nel settore turistico (house sharing) e in quello della mobilità (car & bike sharing), molto meno bene per prodotti di uso comune (giocattoli, libri, trapani, mobili ecc.) poiché i costi delle piattaforme per la gestione e la transazione del servizio sono troppo alti (come alto è il tasso di fallimento delle startup). Morale: economicamente rimane un mercato circoscritto e di nicchia.
Etsy a pezzi. Distrutta dalla dura e pura realtà (business as usual) che scava gallerie nel più noto sito di e-commerce di prodotti artigianali e fatti a mano. Anche qui grande enfasi e proclami di una nuova civiltà dei consumi fatta di piccoli produttori (hobbisti) che a casa propria o in minuscoli laboratori confezionano articoli di qualità per il consumatore attento all’autenticità e verità. Insomma, un nuovo stile di vita accolto da molti esperti come il chiaro segnale della fine della produzione di massa. In realtà il tutto ha preso una piega diversa. Molti prodotti spacciati per “fatti a mano” altro non sono che prodotti di serie provenienti dalla Cina che distributori scaltri piazzano sul sito (per esempio anelli del tipo “infinity” venduti a 15 dollari e costati 15 centesimi). Etsy ovviamente non può controllare milioni di offerte (e forse manco gli conviene), come non può evitare che i sui prodotti di maggiore successo vengano copiati e riproposti su piattaforme tipo alibaba.com. Morale: anche in questo caso trattasi di un mercato (e trend) di nicchia.
Trend tecnologici. Più la spari grossa e più la gente ci casca, soprattutto se condisci l’illusione con innovazione e digitalizzazione. Educativo il caso di Miracle Machine (http://winetowater.org/miracle). La notizia della bottiglia ipertecnologica che trasforma l’acqua in vino – grazie a una camera di fermentazione termoplastica, un calorifero termoelettrico, un monitor per la temperatura, un motore per mischiare gli ingredienti, un microprocessore, una app e un’antenna Bluetooth per collegarsi allo smartphone – ha fatto il giro del mondo (600 e passa media ne hanno parlato fra cui i maggiori quotidiani). Peccato che fosse una bufala o meglio una campagna virale della fondazione Wine to Water che si batte per l’accesso all’acqua potabile. Certo, a rendere credibile l’innovazione c’era un video ben congegnato (stile Ted) ma resta il fatto che in troppi l’hanno bevuta e divulgata. Sono proprio i trend tecnologici quelli più pericolosi per le imprese. Lezione: siate sempre curiosi ma anche sempre scettici.
DIRIGIBILE Segnali di futuro visti dall’altO
Commestibilità 10% assaggiare i trend
digeribilità 1% attivare i trend
Exit strategy Il nostro orizzonte di riferimento è troppo orizzontale. Pensiamo in orizzontale e agiamo in orizzontale. L’universo digitale (la rete) è un mondo in cui si può volare come Peter Pan e saltare da una cosa all’altra per collezionare traiettorie e sequenze di tendenze (o esperienze) che si rinnovano all’infinito senza mai andare alla radice delle cose. Bisogna tornare all’analisi verticale e scavare in profondità come ci ha sempre insegnato il liceo classico. Fame di trend? Vi accontentiamo. Qui potete caricare il marketing di presunte tendenze all’infinito. Anche se oggi bisogna scaricare per liberarsi dal trend overload. http://www.trendhunter.com
leggi share skepticism http://tinyurl.com/qyyo47t
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FUTURETECH invenzioni & innovazioni speciale upgrade mania
Di solito diffido dei trendwatcher di professione. Costretti (per sopravvivere) a sparare tendenze a raffica spesso fanno centro solo in termini di neologismi azzeccati (e seducenti). Questa volta però mi trovo d’accordo con i tizi di trendwatching.com. L’upgrade è un trend e lo è per una ragione, oserei, antropologica, molto semplice. La cultura digitale “impone” come pratica
quotidiana un perenne e quasi maniacale aggiornamento dei propri device e programmi. Ora questa pratica contamina anche il mondo fisico con una conseguenza: che prodotti e servizi oggi devono avere capacità adattiva e “camaleontica” per soddisfare esigenze fluide. Perché la domanda chiave è la seguente: cosa accade in un mondo in cui quasi ogni cliente dà per scontato che quasi ogni bene è aggiornabile e connesso in rete? Che l’azienda deve, per esempio, abbandonare i cicli di sviluppo basati sull’obsolescenza programmata e puntare su una trasparente interazione con il cliente offrendo un ecosistema di prodotti e servizi evolutivi.
bike upgraded
car upgraded
Upgrade your business model Aggiornatevi: il cliente del futuro pretende servizi e prodotti aggiornabili
Aggiornare la motricità: Copenhagen Weel trasforma ogni bici in un mezzo ibrido a pedalata assistita semplicemente sostituendo la ruota. https://www.youtube.com/ watch?v=S10GMfG2NMY#t=25
iOs device upgraded
Aggiornare il device: Clip-on Sensor trasforma i dispositivi iOS (Apple) in uno scanner 3D con funzioni di realtà aumentata. http://www.youtube.com/watch?v=C0tFy0d2BMQ
Aggiornare lo spazio: Kangoo TravelPack converte il veicolo della Renault in un mini camper espandibile e modulare. http://www.youtube.com/watch?v=fl_HNyhtC1s
tv upgraded
Aggiornare la performance: Samsung Evolution Kit e/o Google Chromecast trasformano la tv in una smart tv con nuove funzionalità. https://www.youtube.com/watch?v=cKG5HDyTW8o http://www.youtube.com/watch?v=YCEG8G_DBqg
http://www.thefloydleg.com/theleg/
smartphone upgraded
Aggiornare la funzionalità: Phonebloks è uno smartphone open-source modulare completamente personalizzabile grazie a slot intercambiabili. https://www.youtube.com/ watch?v=oDAw7vW7H0c#t=44
energy upgraded
Aggiornare i prodotti: digitalStrom trasforma la casa e ogni elettrodomestico in un dispositivo intelligente controllabile via smartphone. https://www.youtube.com/watch?v=ixDMQJ4MKf o&feature=player_embedded
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ASSOCIAZIONI S ERVIZI ANITÀ CONTRATTO S PREVIDENZAFORMAZIONE
INFOMANAGER.aprile2
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CONVENZIONE ANTONIO PASTORE
POLIZZA DI CAPITALE DIFFERITO 3,57% il rendimento riconosciuto agli assicurati per l’anno 2013. Ecco una guida alla lettura dell’estratto conto l dato di rivalutazione 2013, ricono-
I
tà limitata, senz’altro inferiore a quella
sciuto agli assicurati titolari di una
della media dei fondi comuni di investi-
polizza di capitale differito, dimo-
mento, e denota come un prodotto di
stra ancora una volta la stabilità della
questo tipo risulti, nel tempo, vincente se
gestione separata (Previr).
inserito in un contesto di risparmio e con-
Analizzando un periodo temporale di
solidamento del capitale. È comunque
21 anni (fonte: Ivass e YouInvest), la
necessario precisare che i risultati storici
performance di Previr è stata superiore
di una gestione non possono essere presi
alla media dei rendimenti delle polizze
come indicazione di rendimenti futuri.
vita rivalutabili e anche dei fondi comu-
Invitiamo tutti gli assicurati dirigenti e
ni di investimento (fonte: Assogestioni e
prosecutori volontari con una posizione
Fideuram) nonché dell’inflazione.
attiva di capitale differito a leggere le pa-
Considerando che, sempre nell’arco
gine seguenti che, come di consueto, fa-
temporale suddetto, l’inflazione è stata
cilitano la lettura dell’estratto conto al 31
in media pari al 2,4%, il rendimento rea-
dicembre 2013 in corso di spedizione.
le è stato del 4% annuo.
Il rendimento del 3,57% è stato ricono-
La linearità di crescita della polizza di
sciuto anche alle polizze Capitello sotto-
“capitale differito” è sinonimo di rischiosi-
scritte individualmente dagli associati.
Identifica la tua situazione utilizzando questo schema: nella colonna di sinistra individua la tua posizione contributiva mentre nella colonna di destra individua la tipologia del tuo estratto conto. Utilizza questi riferimenti nelle istruzioni delle pagine seguenti.
SITUAZIONE DEL DIRIGENTE
TIPOLOGIA DI ESTRATTO CONTO
䡵 Posizione contributiva aperta e chiusa prima del 30/9/1997
A
䡵 Posizione contributiva aperta prima del 30/9/1997 e chiusa dopo il 30/9/1997 䡵 Posizione contributiva aperta prima del 30/9/1997 e non ancora chiusa
B
䡵 Posizione contributiva aperta dopo il 30/9/1997
C
Estratto conto riassuntivo solo posizione
Previr Estratto conto unificato riassuntivo posizioni Previr e Antonio Pastore
Estratto conto riassuntivo solo posizione
Antonio Pastore
L’estratto conto è consultabile anche nell’area riservata del sito www.assidir.it, al quale puoi accedere con i tuoi codici personali (username e password)
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A Estratto conto della convenzione Previr ’95
SEZIONE 1 Contiene i dati relativi ai premi versati durante il periodo contributivo (contributi versati dall’azienda durante l’attività di dirigente più eventuali contributi volontari). I contributi lordi sono suddivisi per anni di versamento: 䡵 contributi versati fino al 31 dicembre 2012; 䡵 contributi versati nell’anno 2013; 䡵 totale contributi versati. Tutti e tre scorporati per il reale utilizzo su ogni garanzia assicurativa.
SEZIONE 2 Contiene un dettaglio dei singoli premi versati relativamente alla sola annualità 2013 e alla sola garanzia Capitale differito. Per quanto concerne questa tipologia di estratto conto, la sezione è priva di dati in quanto la Convenzione Previr è cessata il 31 dicembre 1997 e con essa anche la contribuzione relativa.
SEZIONE 3 Contiene un ulteriore dettaglio sulla polizza di Capitale differito. I premi sono suddivisi per anni di versamento: 䡵 totale al 31 dicembre 2012; 䡵 totale al 31 dicembre 2013.
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L’ultima colonna della tabella indica il dato di “prestazione mi-
SEZIONE 5
nima a scadenza” rivalutata al 31 dicembre 2012 e al 31 dicem-
Contiene l’indicazione del tasso di rendimento utilizzato per ri-
bre 2013.
valutare le prestazioni della polizza di Capitale differito.
La prestazione minima a scadenza è costituita da quanto già
Nel caso in cui il rendimento ottenuto e retrocesso dalla Gestio-
maturato alle date sopra indicate (al netto di eventuali riscatti
ne speciale sia inferiore al “minimo garantito”, alle polizze in dif-
parziali già concessi) aumentato della rivalutazione minima (mi-
ferimento sarà riconosciuto il tasso minimo garantito previsto
nimo garantito) prevista dalle Convenzioni Previr per il periodo
dalla Convenzione.
necessario al raggiungimento della scadenza “naturale” della polizza (raggiungimento della scadenza del differimento).
SEZIONE 6
In sintesi, è quanto le imprese assicuratrici devono – come
Contiene il valore riscattabile in caso di vita e premorienza al
minimo – garantire all’assicurato al termine del periodo di dif-
31 dicembre 2013 relativo alla polizza di Capitale differito. Tale
ferimento.
valore comprende tutte le rivalutazioni attribuite fino al 31 di-
La scadenza del periodo di differimento varia in funzione del-
cembre 2013 al lordo delle imposte previste per legge.
l’età dell’assicurato al momento dell’accensione della posizione assicurativa.
SEZIONE 7 Contiene la specifica delle imprese assicuratrici che concorrono a
SEZIONE 4
garantire le prestazioni della polizza di Capitale differito attraver-
Contiene il dettaglio dei riscatti parziali eventualmente erogati
so le gestioni speciali Previr e, per Ina Assitalia spa, la gestione spe-
prima e nel corso dell’anno 2013 dall’impresa delegataria all’as-
ciale Euro Forte.
sicurato sulla posizione di “Capitale differito”. Sono specificati la data di erogazione e l’importo erogato (al lordo delle imposte applicate).
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B Estratto conto unificato delle convenzioni Previr e Antonio Pastore n. 3049/3108/3140
SEZIONE 1 Contiene i dati relativi ai premi versati durante il periodo contributivo (contributi versati dall’azienda durante l’attività di dirigente più eventuali contributi volontari). I contributi lordi sono suddivisi per anni di versamento: 䡵 contributi versati fino al 31 dicembre 2012; 䡵 contributi versati nell’anno 2013; 䡵 totale contributi versati. Tutti e tre scorporati per il reale utilizzo su ogni garanzia assicurativa. I contributi destinati alla polizza Capitale differito comprendono la somma di 150 euro prelevata dal Fondo unico della Convenzione. Tale incremento è reso possibile dal buon andamento sinistri/premi delle altre garanzie fornite dalla Convenzione.
SEZIONE 2 Contiene un dettaglio dei singoli premi versati relativamente alla sola annualità 2013 e alla sola garanzia Capitale differito.
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to; la data di erogazione; l’importo erogato (al lordo delle im-
Contiene un ulteriore dettaglio sulla polizza di Capitale differito. I
poste applicate).
premi sono suddivisi per anni di versamento: 䡵 totale al 31 dicembre 2012;
SEZIONE 5
䡵 totale al 31 dicembre 2013.
Contiene l’indicazione del tasso di rendimento utilizzato per rivalutare le prestazioni della polizza di Capitale differito. Nel ca-
L’ultima colonna della tabella indica il dato di “prestazione minima
so in cui il rendimento ottenuto e retrocesso dalla Gestione spe-
a scadenza” rivalutata al 31 dicembre 2012 e al 31 dicembre 2013.
ciale sia inferiore al “minimo garantito”, alle polizze in differi-
La prestazione minima a scadenza è costituita da quanto già ma-
mento sarà riconosciuto il tasso minimo garantito previsto dal-
turato alle date sopra indicate (al netto di eventuali riscatti parzia-
la Convenzione.
li già concessi) aumentato della rivalutazione minima (minimo garantito) prevista dalle Convenzioni Previr e Antonio Pastore per il
SEZIONE 6
periodo necessario al raggiungimento della scadenza naturale
Contiene il valore riscattabile in caso di vita e premorienza al
della polizza (raggiungimento della scadenza del differimento).
31 dicembre 2013 relativo alla polizza di Capitale differito. Tale
In sintesi, è quanto le imprese assicuratrici devono – come minimo
valore comprende tutte le rivalutazioni attribuite fino al 31 di-
– garantire all’assicurato al termine del periodo di differimento.
cembre 2013 al lordo delle imposte previste per legge.
La scadenza del periodo di differimento varia in funzione dell’età dell’assicurato al momento dell’accensione della posizione
SEZIONE 7
assicurativa.
Contiene la specifica delle imprese assicuratrici che concorrono a garantire le prestazioni della polizza di Capitale differito attraver-
SEZIONE 4
so le gestioni speciali Previr e, per Ina Assitalia spa, la gestione spe-
Contiene il dettaglio dei riscatti parziali eventualmente eroga-
ciale Euro Forte.
ti all’assicurato sulla posizione di Capitale differito. Sono specificati: l’impresa delegataria che ha effettuato il riscat-
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C Estratto conto della convenzione Antonio Pastore n. 3049/3108/3140
SEZIONE 1 Contiene i dati relativi ai premi versati durante il periodo contributivo (contributi versati dall’azienda durante l’attività di dirigente più eventuali contributi volontari). I contributi lordi sono suddivisi per anni di versamento: 䡵 contributi versati fino al 31 dicembre 2012; 䡵 contributi versati nell’anno 2013; 䡵 totale contributi versati. Tutti e tre scorporati per il reale utilizzo su ogni garanzia assicurativa. I contributi destinati alla polizza Capitale differito comprendono la somma di 150 euro prelevata dal Fondo unico della Convenzione. Tale incremento è reso possibile dal buon andamento sinistri/premi delle altre garanzie fornite dalla Convenzione.
SEZIONE 2 Contiene un dettaglio dei singoli premi versati relativamente alla sola annualità 2013 e alla sola garanzia Capitale differito. Questa sezione può risultare priva di dati per le posizioni di assicurati assunti o nominati in qualità di “dirigenti di prima nomina”.
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l’assicurato sulla posizione di Capitale differito. Sono specificati:
Contiene un ulteriore dettaglio sulla polizza di Capitale differito.
l’impresa delegataria che ha effettuato il riscatto, la data di ero-
I premi sono suddivisi per anni di versamento:
gazione e l’importo erogato (al lordo delle imposte applicate).
䡵 totale al 31 dicembre 2012; 䡵 totale al 31 dicembre 2013.
SEZIONE 5 Contiene l’indicazione del tasso di rendimento utilizzato per ri-
L’ultima colonna della tabella indica il dato di “prestazione minima
valutare le prestazioni della polizza di Capitale differito. Nel ca-
a scadenza” rivalutata al 31 dicembre 2012 e al 31 dicembre 2013.
so in cui il rendimento ottenuto e retrocesso dalla Gestione spe-
La prestazione minima a scadenza è costituita da quanto già ma-
ciale sia inferiore al “minimo garantito”, alle polizze in differi-
turato alle date sopra indicate (al netto di eventuali riscatti parzia-
mento sarà riconosciuto il tasso minimo garantito previsto dalla
li già concessi) aumentato della rivalutazione minima (minimo ga-
Convenzione.
rantito) prevista dalla Convenzione Antonio Pastore per il periodo necessario al raggiungimento della scadenza naturale della poliz-
SEZIONE 6
za (raggiungimento della scadenza del differimento). In sintesi, è
Contiene il valore riscattabile in caso di vita e premorienza al 31
quanto le imprese assicuratrici devono – come minimo – garantire
dicembre 2013 relativo alla polizza di Capitale differito. Tale va-
all’assicurato al termine del periodo di differimento. La scadenza
lore comprende tutte le rivalutazioni attribuite fino al 31 dicem-
del periodo di differimento varia in funzione dell’età dell’assicura-
bre 2013 al lordo delle imposte previste per legge.
to al momento dell’accensione della posizione assicurativa. Anche questa sezione può risultare priva di dati per le posizioni di assicu-
SEZIONE 7
rati assunti o nominati in qualità di “dirigenti di prima nomina”.
Contiene la specifica delle imprese assicuratrici che concorrono a garantire le prestazioni della polizza di Capitale differito attraver-
SEZIONE 4
so le gestioni speciali Previr e, per Ina Assitalia spa, la gestione spe-
Contiene il dettaglio dei riscatti parziali eventualmente erogati al-
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Hanno collaborato a questo numero FEDERAZIONE NAZIONALE DEI DIRIGENTI, QUADRI E PROFESSIONAL DEL COMMERCIO, TRASPORTI, TURISMO, SERVIZI, TERZIARIO AVANZATO
I NOSTRI
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FEDERAZIONE NAZIONALE DEI DIRIGENTI, QUADRI E PROFESSIONAL DEL COMMERCIO, TRASPORTI, TURISMO, SERVIZI, TERZIARIO AVANZATO
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ha un’esperienza professionale maturata in un’importante società di revisione internazionale. Commercialista e docente a contratto dell’Università di Ancona, è presidente del Fondo Mario Negri, oltre che vice(34) presidente di Manageritalia.
Oltre la crisi, per cogliere opportunità e sviluppo
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Claudia Corti è laureata in lettere, indirizzo moderno artistico, ed è guida turistica per le province di Milano, Pa(51) via, Monza e Brianza.
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che, società leader nelle indagini sociali e negli scenari di (32) mercato.
Pietro Luigi Giacomon è presidente di Manageritalia Veneto, opera nella formazione manageriale e nella gestione di progetti di sviluppo delle risorse umane. È docente a (28) contratto all’Università di Padova.
Pietro Ichino insegna Diritto del lavoro all’Università Sta-
donne.manageritalia.it
Conversazioni tra uomini e donne sulle pari opportunità
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Editore: Manageritalia Servizi srl Direttore responsabile: Guido Gay Coordinamento: Roberta Roncelli Redazione: Davide Mura, Luca Padovani, Enrico Pedretti, Eliana Sambrotta Direzione, redazione, amministrazione: 20129 Milano - via Antonio Stoppani 6 tel. 0229516028 - fax 0229516093 giornale@manageritalia.it www.manageritalia.it
Emilio Rossi, esperto di strategie per l’internazionalizza-
Le opinioni espresse dagli autori impegnano esclusivamente la loro responsabilità
zione, di analisi economiche e del rischio Paese, è presidente EconPartners e senior advisor di Oxford Economics. (12)
Roberto Saliola è direttore operativo di Hash Italia. Esperto di reti, sviluppo locale e creazione d’impresa, è autore di diverse pubblicazioni ed è stato docente presso la Luiss di Roma e l’Università di Perugia Santa Maria degli Angeli. È vicepresidente di Manageritalia Roma. (24) è direttore marketing e relazioni esterne di uno dei maggiori gruppi italiani operanti nel beverage alcolico. È anche sommelier, nonché fondatore e presidente del club enogastronomico bolognese Gaudio (mar(50) keting@rinaldi.biz).
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tale di Milano e dal 2008 è senatore e membro della Commissione Lavoro a Palazzo Madama. Ha scritto numerosi libri in materia di lavoro ed è considerato uno dei maggiori esper(18) ti italiani sul tema.
Piero Valdiserra
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Thomas Bialas, futurologo, è responsabile del progetto (57) Future Management Tools di Cfmt.
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Daniela Fiorino, ufficio sindacale Federazione. (40 e 53)
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