N. 9 SETTEMBRE 2016
LA RIVISTA DI MANAGERITALIA
Speciale contratto Tutti i dettagli del rinnovo per i dirigenti del terziario
MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DEI DIRIGENTI, QUADRI ED EXECUTIVE PROFESSIONAL DEL TERZIARIO Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - Decreto Legge 353/03 (convertito in Legge 27/2/04, n. 46) art.1, comma 1 - DCB/MI - 2,20 (abbonamento annuo 16,50)
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LUGLIO/AGOSTO 2016
Editoriale a cura del presidente Manageritalia
SERVONO FATTI, NON PAROLE!
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l mio primo pensiero va alle popolazioni colpite così duramente dal terremoto. Noi e i nostri oltre 35mila manager associati contribuiremo, come già fatto per l’Aquila e l’Emilia-Romagna, alla ricostruzione con donazioni di denaro, ma soprattutto fornendo competenze professionali utili a una veloce e duratura ripresa. È terribile leggere di quante risorse siano state spese male, senza alcuna program-
cessità di flessibilità, di tutela del lavoratore, di modularità di valore e costo aziendale. È un modello che premia la crescita manageriale, tenendo conto dei vincoli di risorse economiche: i manager sono una necessità, non un lusso. Vorremmo che i medesimi principi fossero applicati nelle norme fiscali e contributive, che dovrebbero incentivare maggiormente il welfare contrattuale e l’aumento di competitività. Per
mazione e senza alcun controllo. Adesso si riparla di mettere in sicurezza il Paese, avviare una politica di educazione alla prevenzione e ricostruire in maniera sensata, dando anche quel necessario supporto all’economia delle zone colpite che hanno bisogno di aiuto per essere rilanciate. Basta con i proclami, si deve passare all’azione. Ciascuno nel proprio ambito deve avere un chiaro obiettivo, se vogliamo davvero cambiare le cose. Impegniamoci per fare il nostro mestiere al meglio cercando di capire come può essere utile alla crescita del Paese. Il rinnovo del ccnl dei dirigenti del terziario, sottoscritto subito prima della pausa estiva (vedi lo speciale a pagina 6), va proprio in questa direzione. Conferma e amplia la sua capacità di essere un’indispensabile base di partenza perché imprese e manager instaurino rapporti di fiducia basati su valore scambiato, contributo apportato e sviluppo reciproco. Sul tema delle tutele ci sono stati maggiori sacrifici, bilanciati dall’inserimento di politiche attive indispensabili e moderne per tutelare il dirigente non solo con indennità, ma anche con la costruzione di un contratto più inclusivo per permettere, a chi ha perso il lavoro, di ritrovarlo nel minor tempo possibile. Un contratto che vuole sostenere la ripresa di un Paese che non deve pensare solo a ridurre il deficit, ma anche a promuovere merito e competenze. Risponde al meglio alle ne-
questo chiediamo al governo di ampliare la platea di destinatari dei benefici fiscali sulla retribuzione di risultato. Innalzando la produttività, e di conseguenza le retribuzioni, si premia la meritocrazia e si mette in moto un circolo virtuoso che può stimolare la crescita, vera priorità tra le tante urgenze del Paese. L’Istat, con il dato definitivo del Pil del secondo trimestre 2016, ha purtroppo confermato la crescita zero sul trimestre precedente. Gran parte della nostra mancata crescita dipende dalla scomparsa, da oltre un decennio, di aumenti di produttività: la chiave della crescita dipende dall’efficacia delle riforme. Il problema riguarda tutta l’economia. Secondo uno studio di Prometeia, le imprese italiane medie (50-250 addetti) e grandi (oltre 250) sono addirittura più produttive di quelle francesi e tedesche. Il problema sono le imprese con meno di 10 addetti, dove lavora il 50% degli occupati in Italia, la cui produttività è la metà delle imprese francesi e di un terzo più bassa delle tedesche. Così tante imprese piccole non possono assicurare il flusso di investimenti necessario a una ripresa. Alla base ci deve essere una visione strategica di medio-lungo termine utile a indirizzare e realizzare quei necessari cambiamenti. Un buon livello manageriale rappresenta un fattore vincente per la performance di una pmi. La crescita non si fa a parole, ma con i fatti e noi siamo convinti che il nuovo ccnl sia un fatto non trascurabile. Guido Carella (guido.carella@manageritalia.it)
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Sommario Copertina 6 Rinnovato il contratto
Management 52 In crescita le frodi aziendali
Innovazione 18 Data Morgana
InfoMANAGER Manageritalia 69 Quadri L’anticipazione del Tfr 72 Contratto Ccnl: focus sulla malattia
Produttività&Benessere 54 Managerialità, Trend organizzazione, 24 Cosa cerca il consumatore? cambiamento Sostenibilità 28 Donald Trump: minaccia per l’ambiente?
Assidir 74 Rc auto, questa sconosciuta
Iniziative Manageritalia 32 Tennis nel Salento
RUBRICHE
Intervista 34 Nicola Rossi No manager, no party
44 Osservatorio legislativo
Comunicazione 40 Social: consigli e opportunità
57 Arte
Cfmt 76 Innovare per competere
36 Lavoro manageriale
56 Di buon grado è online su
58 Libri
Manager to work 46 Soluzioni e prospettive
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59 Letture per manager 60 Lettere
61 inserto mensile di Dirigente n. 9 / 2016
DIRIGIBILE
N. 9 SETTEMBRE 2016
LA RIVISTA DI MANAGERITALIA
Speciale contratto
a cura di Thomas Bialas
Segnali di futuro visti dall’alto #27 esploriamo il futuro grazie a:
Tutti i dettagli del rinnovo per i dirigenti del terziario
MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DI MANAGERITALIA Federazione nazionale dei dirigenti, quadri e professional del commercio, trasporti, turismo, servizi, terziario avanzato Fondo assistenza sanitaria dirigenti aziende commerciali
FUTURE PRODUCTION p. 2/3
Partecipo dunque produco
Fondo di previdenza Mario Negri
FUTURE UTOPIA
Sognare nuove economie
CFMT Centro di formazione management del terziario
p. 4/5
FUTURE ROBOTSHARING
Associazione Antonio Pastore
Il business del noleggio
MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DEI DIRIGENTI, QUADRI ED EXECUTIVE PROFESSIONAL DEL TERZIARIO Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - Decreto Legge 353/03 (convertito in Legge 27/2/04, n. 46) art.1, comma 1 - DCB/MI - 2,20 (abbonamento annuo 16,50)
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Copertina
RINNOVATO IL CONTRATTO
L’
ACCORDO, siglato la sera del 21 luglio da Manageritalia e Confcommercio dopo una lunga trattativa, rende il ccnl dirigenti del terziario, della distribuzione e dei servizi sempre più flessibile e capace di rispondere a esigenze di manager e aziende. Con questo rinnovo, pur avendo dovuto prevedere delle modifiche che riducono alcune tutele in uscita, riteniamo di essere riusciti a mantenere il ccnl tra i modelli di riferimento per rispondere efficacemente alle sfide che il mercato impone. Un rinnovo frutto di una lunga e costruttiva trattativa che ha visto le due delegazioni convergere sulla centralità del contratto collettivo nazionale di lavoro quale strumento per dare risposte efficaci a migliorare la produttività, aumen-
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tare l’occupazione e costruire un welfare integrativo sostenibile e inclusivo improntato sulla solidarietà. In sintesi, le principali novità introdotte sono un’azione sulla retribuzione attuale e differita, con un aumento retributivo di 350 euro lordi mensili a regime (2017-2018) e della previdenza complementare Mario Negri di circa 400 euro annui a regime (2015-2018). Un aumento delle tutele previste in caso di malattie più gravi, a fronte di una diminuzione per quelle che lo sono meno. Contestualmente si è dovuta operare una riduzione delle tutele cosiddette “passive”, agendo sui termini di preavviso del licenziamento e sulle indennità risarcitorie per il licenziamento ingiustificato. Questo per venire incontro ai muta-
Potenziati welfare e politiche attive, rimodulate le tutele in uscita, previsto un aumento retributivo. Introdotte agevolazioni contributive al welfare contrattuale per favorire l’inserimento di dirigenti nelle imprese e aumentarne la competitività menti in atto nel mondo del lavoro e quindi alle esigenze delle aziende che valutavano il nostro ccnl troppo oneroso in uscita, anche confrontato con gli altri contratti applicabili ai dirigenti. Dunque, per difendere il nostro contratto, che rimane comunque anche in questo ambito il migliore, abbiamo dovuto adeguare le tutele in uscita al contesto produttivo in cui esso trova la sua applicazione. Per contro, si è contrattato un rafforzamento delle politiche attive con un voucher di 5mila euro, da utilizzare per servizi di ricollocazione presso società convenzionate o come consulenza per l’avvio di attività imprenditoriali che, insieme ai corsi di formazione del Cfmt, costruiti sulle esigenze personali del dirigente che ha perso il lavoro, costituiscono un sistema moderno di
supporto alla ricerca di una nuova occupazione. Poi, l’inserimento di un articolo denominato “Produttività e benessere” per promuovere e sostenere azioni volte a favorire le buone pratiche di age management e di welfare aziendale. Infine una forte novità per aumentare la managerialità facilitando le nuove nomine dirigenziali: ulteriori agevolazioni contributive per tre anni sul welfare contrattuale, riducendo così il costo del lavoro per attrarre o trattenere manager nelle imprese e favorire la presenza di dirigenti, anche nelle aziende prive di un valido management esterno alla famiglia dell’imprenditore. L’accordo decorre dal 1° gennaio 2015, salvo quanto previsto da singole norme, e scade il 31 dicembre 2018.
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CONTRATTO DIRIGENTI DEL TERZIARIO
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LE NOVITÀ
ll rinnovo determina altre importanti novità e rafforza il ccnl su vari fronti. Per i dirigenti in servizio amplia il welfare con un sistema che rafforza la sempre più importante parte di retribuzione non monetaria (sanità, previdenza, formazione e servizi vari) volta a far crescere la professionalità e a tutelarla con servizi al lavoro, funzionali a chi lo cerca e/o lo perde. Con questo rinnovo il contratto di-
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rigenti del terziario conferma e amplia la sua capacità di essere un’indispensabile base di partenza perché imprese e manager instaurino rapporti di fiducia basati su valore scambiato, contributo apportato e sviluppo reciproco. Risponde alle necessità di flessibilità e tutela del lavoratore e dell’azienda con una modularità di valore e costo. Per i dirigenti pensionati o prosecutori volontari garantisce un ulteriore rafforzamento del welfare
contrattuale e della sua sostenibilità, grazie alla conferma della solidarietà delle imprese. Per aumentare la managerialità, e quindi la competitività delle imprese, dando al contratto una maggiore flessibilità retributiva, perché da oggi ancor più nessuna azienda, anche la più piccola e in difficoltà, possa motivare la sua “carenza” manageriale con la scusa del costo o della rigidità del contratto. Vediamo nello specifico questi tre ambiti.
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DIRIGENTI IN ATTIVITÀ
TUTELE IN CASO DI PERDITA DEL POSTO DI LAVORO Si è ottenuto un rafforzamento delle politiche attive con un voucher da utilizzare per servizi di ricollocamento presso società convenzionate o come consulenza per l’avvio di attività imprenditoriali e una contestuale riduzione di quelle passive agendo sui termini di preavviso del licenziamento e sull’indennità risarcitoria per il licenziamento ingiustificato.
Il voucher Il finanziamento del percorso volto a fornire consulenza per la ricollocazione o l’avvio di un’attività imprenditoriale avviene tramite un voucher di 5mila euro, che il datore di lavoro erogherà su ri-
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chiesta del dirigente, da formularsi entro 12 mesi dalla cessazione,
mensilità di indennità risarcitoria, calcolati sulla base dell’anzianità
ove questa avvenga per licenziamento non per giusta causa o per risoluzione consensuale sancita nelle sedi conciliative. Il dirigente potrà scegliere la società a cui rivolgersi e presto saranno attive convenzioni volte a garantire un valido e completo servizio.
di servizio globalmente prestato in azienda, sono: da 4 a 8 mensilità fino a 4 anni di servizio; da 6 a 12 mensilità oltre 4 e fino a 6 anni di servizio; da 8 a 14 mensilità oltre 6 e fino a 10 anni di servizio; da 10 a 16 mensilità oltre 10 e fino a 15 anni di servizio; da 12 a 18 mensilità oltre 15 anni di servizio.
Il licenziamento Le modifiche si applicano ai licenziamenti intimati dal 1° settembre 2016 in avanti. Termini di preavviso I nuovi criteri di definizione delle mensilità di preavviso che spettano al dirigente in relazione all’anzianità di servizio globalmente prestato nell’azienda, sono: 6 mesi fino a 4 anni di servizio; 8 mesi oltre 4 e fino a 10 anni di servizio; 10 mesi oltre 10 e fino a 15 anni di servizio; 12 mesi oltre 15 anni di servizio. Indennità risarcitoria per licenziamento ingiustificato I nuovi criteri di definizione delle
Indennità supplementare Inoltre, in caso di licenziamento di un dirigente con un’anzianità di servizio prestato in azienda nella qualifica superiore a 12 anni, l’indennità risarcitoria è automaticamente aumentata, in relazione all’età del dirigente licenziato, nelle seguenti misure: 4 mensilità per coloro che hanno un’età anagrafica compresa tra i 50 e i 55 anni compiuti; 5 mensilità per coloro che hanno un’età anagrafica compresa tra i 56 e i 61 anni compiuti; 6 mensilità per coloro che hanno un’età anagrafica superiore a 61 anni compiuti e inferiore
CONTRATTO DIRIGENTI DEL TERZIARIO all’età prevista dalla normativa per il pensionamento di vecchiaia. Criteri di calcolo dell’indennità risarcitoria Sono inoltre stati aggiornati i criteri di calcolo dell’indennità risarcitoria che verrà determinata sull’ultima retribuzione mensile lorda, comprensiva: del valore convenzionale imponibile dell’eventuale retribuzione in natura (fringe benefit); dei corrispondenti ratei delle mensilità supplementari (tredicesima e quattordicesima); dell’eventuale retribuzione variabile, come media degli emolumenti corrisposti nei 36 mesi precedenti o nel minor periodo di servizio prestato; degli effetti sul trattamento di fine rapporto.
RETRIBUZIONE Siamo intervenuti sulla retribuzione attuale e differita, con un aumento retributivo di 350 euro lordi mensili (2017-2018) e della previdenza complementare Mario Negri di circa 400 euro annui (2015-2018).
Retribuzione attuale Gli aumenti mensili lordi, assorbibili solo da elementi individuali corrisposti espressamente con tale clausola, verranno così erogati: 80 euro, a decorrere dal 1° gennaio 2017;
100 euro, a decorrere dal 1° gennaio 2018; 170 euro, a decorrere dal 1° dicembre 2018. Gli aumenti retributivi non incrementano il minimo contrattuale mensile, che viene quindi confermato in 3.890 euro lordi.
Previdenza complementare Si è stabilito un adeguamento della contribuzione a favore della previdenza complementare gestita dal Fondo Mario Negri, che nel triennio 2016-2018 incrementerà il conto individuale dei dirigenti in servizio di un importo pari a 414,57 euro, mentre l’incremento per i dirigenti assunti con agevolazioni contributive l’importo è di 136,21 euro (vedi la tabella).
MALATTIA È stata rivista la normativa che disciplina la malattia (vedi Infomanager a pagina 72). Sono state inserite maggiori tutele per gli eventi che hanno carattere di particolare gravi-
tà aumentando il periodo di comporto da 12 a 14 mesi. Contestualmente è stato diminuito da 12 a 8 mesi per le malattie meno gravi. I dirigenti che, alla data di sottoscrizione dell’accordo di rinnovo, si trovino in situazione di malattia e sono prossimi al superamento degli 8 mesi di periodo di comporto, sono invitati a contattare le loro associazioni territoriali per ricevere la necessaria consulenza.
PRODUTTIVITÀ E BENESSERE È stato inserito un articolo denominato “Produttività e benessere” con lo scopo di promuovere e sostenere azioni volte a favorire le buone pratiche di age management e welfare aziendale. Saranno quindi intensificate azioni, informative e culturali, sino ad ora portate avanti da Manageritalia con l’iniziativa Cambia Il Lavoro con Produttività&Benessere, per valorizzare e ampliare l’applicazione in azienda di queste politiche con reciproco vantaggio per dirigenti e imprese.
Fondo Mario Negri – Incremento del conto individuale Dirigenti ordinari
2015 2016 2017 2018 Totale
Ordinario azienda
0,00 136,22 136,21 142,14 414,57
Dirigenti con agevolazioni contributive legate all’età
2015 2016 2017 2018 Totale
Ordinario azienda 0,00 41,45 47,38 47,38 136,21
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DIRIGENTI VOLONTARI E PENSIONATI Assistenza sanitaria integrativa Nell’ottica della solidarietà che caratterizza tutto il welfare contrattuale, e in particolare il Fasdac, le parti hanno deciso di adeguare il contributo a carico delle aziende a favore della gestione
dei dirigenti pensionati (vedi la tabella). Visto il buon andamento del Fondo integrativo sanitario, l’incremento riguarderà solo due dei quattro anni del periodo 2016-2018. Conseguentemente, il contributo a carico dei dirigenti pensionati
Fasdac – Contributi Annuale Trimestrale
Prosecutori volontari dall’1/1/2016 dall’1/1/2018
4.538,87 1.134,72 4.561,84 1.140,46
Pensionati diretti dall’1/1/2016 dall’1/1/2018
2.032,00 508,00 2.054,00 513,50
Superstiti dall’1/1/2016 dall’1/1/2018
1.219,20 304,80 1.232,40 308,10
Previdenza complementare
Fondo Mario Negri – Contributi Prosecutori volontari 2015 2016 2017 2018 Annuale 8.374,36 8.534,24 8.694,16 8.860,00 Trimestrale 2.093,59 2.133,56 2.173,54 2.215,00
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Fasdac subirà il medesimo incremento e sarà pari a 2.032 euro annui per il 2016 e a 2.054 euro annui per il 2018. Il conguaglio dei contributi relativi alla prima metà del 2016 sarà versato entro il 10 ottobre 2016. Il contributo a carico dei volontari avrà il medesimo incremento e sarà pari a 4.538,87 euro annui per il 2016 e a 4.561,86 euro annui per il 2018. Il contributo a carico dei superstiti sarà invece di 1.219,20 euro annui per il 2016 e a 1.232,40 euro per il 2018.
L’aumento della contribuzione a favore della previdenza complementare gestita dal Fondo Mario Negri riguarda anche i prosecutori volontari e andrà a incrementare il contributo attuale secondo le date e le cifre della tabella qui a fianco. I dirigenti volontari dovranno versare al Fondo il conseguente conguaglio relativo ai contributi dovuti per il 2015 e la prima metà del 2016 entro il 10 ottobre 2016.
Risonanza Magnetica Aperta ad alto campo al Centro Diagnostico Italiano
TECNOLOGIA D’AVANGUARDIA E COMFORT NELL’IMAGING DIAGNOSTICO Innovazione tecnologica e impiego di apparecchiature medicali sofisticate tra i principali strumenti di cui il Centro Diagnostico Italiano si avvale per offrire ai propri Pazienti una diagnosi di elevata qualità, senza rinunciare al servizio e alla comodità per gli utenti. In questa prospettiva, il CDI ha ulteriormente ampliato il parco tecnologico della diagnostica per immagini con una nuova Risonanza magnetica Aperta di tipo superconduttivo ad alto campo.
Un’ altra rilevante applicazione di questa apparecchiatura è la RM cardiaca da stress, utile per quei pazienti che per patologie croniche, come quelle coronariche, devono essere sottoposti frequentemente ad indagini di imaging, con conseguente sovraccarico di radiazioni. Con l’RM, invece, senza alcuna radiazione, è possibile descrivere la materia senza alterarla, ottenendo immagini di perfusione analoghe a quelle acquisite con la scintigrafia, in tempi molto più ridotti e con una risoluzione spaziale circa 10 volte maggiore.
La nuova risonanza è un magnete aperto di ultima generazione, capace di effettuare tutte le indagini diagnostiche, offrendo sensibili benefici a tutti coloro che presentano difficoltà con l’esame di RM nella modalità convenzionale. La struttura, completamente aperta sui lati, permette una visione completa dell’ambiente circostante, garantendo una serie di vantaggi per tutti i soggetti che sono nell’impossibilità di permanere negli spazi ristretti. Ideale per soggetti claustrofobici o per persone che, pur non manifestando un vero e proprio disturbo d’ansia, soffrono il disagio dello spazio angusto. Per questi Pazienti, la RM aperta si rivela un utilissimo strumento diagnostico, poiché garantisce che la qualità delle acquisizioni non sia inficiata da movimenti o contrazioni involontarie dovute al timore di trovarsi in uno spazio chiuso. Un ulteriore vantaggio, per i soggetti che vivono con difficoltà questo tipo di indagine, è offerto dalla possibilità di essere accompagnati all’interno della sala. Questo aspetto si rivela particolarmente utile anche per i più piccoli, che possono trarre rassicurazione dalla presenza del genitore. L’RM aperta, inoltre, è di grande aiuto per i Pazienti obesi che raramente riescono a trovare risposta adeguata alle loro necessità, a causa della difficoltà a entrare in un magnete cilindrico e a mantenere la posizione necessaria per lo svolgimento dell’esame.
Quadricromia Quadricromia
La RM aperta non solo offre benefici in termini di comfort ai pazienti ma, soprattutto, presenta notevoli vantaggi tecnici, dovuti alla configurazione stessa del magnete. L’ampio spazio disponibile, compreso fra il lettino dove si trova il Paziente e la piastra sovrastante, unitamente al campo magnetico di 1 Tesla (10.000 gauss) a “vettore verticale”, consente al Paziente di assumere posizioni e posture particolari, offrendo allo Specialista l’opportunità di effettuare indagini “speciali”, altrimenti impraticabili con la RM tradizionale, come esami dinamici delle articolazioni, o indagini in decubiti laterali.
Pantone
La RM aperta è disponibile presso il CDI - Saint Bon via Saint Bon 20 - 20147 Milano. Per informazioni e prenotazioni: 02 – 48317444 (Privati e Fondi) / 02 – 48317555 (SSN) Pantone
Di particolare interesse è il ricorso alla RM aperta per gli studi dinamici del pavimento pelvico, utili in tutti quei casi di disordini funzionali della muscolatura pelvi-perineale, associati a sintomatologie non specifiche, quali stitichezza, incontinenza, dolori generici.
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FAVORIRE LA MANAGERIALITÀ Il contratto nazionale dei dirigenti del terziario è oggi sempre più fles-
Agevolazioni contributive in base all’età
sibile e capace di rispondere alle esigenze di manager e aziende. Infatti prevede alcune agevolazioni contributive, in parte del tutto nuove, momentanee e progressive ai Fondi contrattuali per aumentare la managerialità e dare ai nuovi colleghi e alle aziende maggiori possibilità di poter applicare il ccnl dei dirigenti, anche inserendo manager esterni alla famiglia. Le agevolazioni variano a seconda di età e/o tipo di contratto o del reddito.
Si tratta di una rivisitazione dei requisiti anagrafici e della durata delle precedenti agevolazioni per l’assunzione di dirigenti di prima nomina, che riguarda anche i dirigenti privi di occupazione e/o con contratto a tempo determinato. Prevede: iscrizione, contribuzione e prestazioni piene al Fasdac e al Cfmt; iscrizione, contribuzione e prestazioni ridotte al Fondo Mario Negri e all’Associazione Antonio Pastore.
Welfare contrattuale – Dirigente assunto o nominato con retribuzione lorda annua fino a 65mila euro Fasdac Contribuzione e prestazioni piene Cfmt Contribuzione e prestazioni piene Fondo Mario Negri Contribuzione e prestazioni pari a 300 euro annui ed eventuale conferimento del tfr Associazione Antonio Pastore Tutela legale
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Queste agevolazioni potranno essere applicate ai dirigenti assunti o nominati: fino a 40 anni di età per un periodo massimo di 4 anni; da 41 a 45 anni per un periodo massimo di 3 anni; da 46 e fino al compimento dei 48 anni per un periodo massimo di 2 anni; disoccupati di età non inferiore a 55 anni compiuti per un periodo massimo di un anno. Per i temporary manager l’agevolazione può essere usufruita
CONTRATTO DIRIGENTI DEL TERZIARIO indipendentemente dall’età anagrafica del dirigente, per un periodo corrispondente al 50% della durata del contratto a termine e per un massimo di due anni. Sono esclusi i contratti di durata inferiore a un anno.
Agevolazioni contributive in base al reddito Riguardano i manager non inquadrati come dirigenti sostanzialmente per ragioni di costo. Un’opportunità per le aziende che vogliano trattenere e/o attrarre validi manager offrendo la dirigenza e il suo welfare contrattuale in luogo di rapporti libero-professionali spesso non effettivamente tali. L’agevolazione, inserita in questo rinnovo – destinata a chi ha una retribuzione annua lorda non superiore a 65mila euro, fruibile una sola volta per una durata massima di 3 anni – prevede: iscrizione, contribuzione e prestazioni piene al Fasdac e al Cfmt; iscrizione al Fondo di previdenza complementare Mario Negri con contribuzione ordinaria a carico del datore di lavoro di 300 euro annui ed eventuale conferimento volontario del tfr da parte del dirigente; sospensione della contribuzione all’Associazione Antonio Pastore e delle relative garanzie assicurative, a esclusione della copertura tutela legale.
Welfare contrattuale – Dirigente assunto o nominato con determinati requisiti anagrafici Fino a 40 anni di età per un periodo massimo di 4 anni Da 41 a 45 anni per un periodo massimo di 3 anni Da 46 e fino al compimento dei 48 anni per un periodo massimo di 2 anni Disoccupato di età non inferiore a 55 anni compiuti per un periodo massimo di un anno Fasdac Contribuzione e prestazioni piene Cfmt Contribuzione e prestazioni piene Fondo Mario Negri Contributo complessivo pari a 4.145 euro a fronte di 8.830 euro per il dirigente ordinario Associazione Antonio Pastore Tutte le coperture rischi più la tutela legale
Nel caso il dirigente superi il limite di reddito nel corso del triennio bisogna tempestivamente comunicarlo ai Fondi contrattuali (tramite il Suid). In questo caso si potranno applicare, per massimo un anno, le altre agevolazioni contributive, se il dirigente avesse meno di 48 anni di età, oppure direttamente la contribuzione ordinaria. In caso di permanenza in questa classe di contribuzione per l’intero triennio, alla scadenza bisognerà comunicare al Suid se si vorranno applicare le altre age-
volazioni contributive eventualmente previste per età, se sussistono i requisiti anagrafici, oppure direttamente la contribuzione ordinaria.
Incentivi al reimpiego di dirigenti privi di occupazione La norma, di cui all’art. 29 del ccnl, originariamente riferita ai dirigenti disoccupati di età non inferiore a 50 anni compiuti, è stata estesa ai disoccupati di età non inferiore a 48 anni.
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I PUNTI CHIAVE DEL WELFARE CONTRATTUALE
FONDO MARIO NEGRI PREVIDENZA INTEGRATIVA COMPLEMENTARE Sistema a prevalente capitalizzazione individuale, con una componente solidaristica:
REQUISITI Almeno 11 anni di anzianità contributiva (nel biennio 2015-16).
RENDITA Conto individuale maturato per coefficiente di trasformazione (età iscritto e data di decorrenza della pensione).
PRESTAZIONI Liquidazione pensione in rendita: vecchiaia, anzianità, invalidità, indiretta e reversibilità, una volta raggiunti i requisiti Inps; Liquidazione pensione in capitale; Riscatto della posizione individuale; Riscatto della posizione agli eredi; Conferimento del tfr fruendo delle agevolazioni e dei vantaggi fiscali previsti dalla normativa. Accumulo di 7.628 euro annui sul conto individuale e relativi interessi annuali.
ASSOCIAZIONE ANTONIO PASTORE PROGRAMMA ASSICURATIVO CONTRATTUALE PRESTAZIONI Capitale differito (accantonamento annuo su polizza di capitalizzazione di circa 3.800 euro rivalutabili); Temporanea caso morte (decesso per qualsiasi causa, in funzione dell’età, fino a 520mila euro); Invalidità permanente da malattia (fino a 325mila euro a seconda della percentuale di diminuzione della capacità lavorativa); Esonero pagamento premi (in caso di malattia o infortunio totalmente invalidanti e conseguente
perdita del lavoro, prosecuzione dei versamenti al programma assicurativo); Long term care (rendita mensile di oltre 2.500 euro in caso di non autosufficienza permanente); Assicurazione Ponte (in caso di licenziamento per determinate cause e dimissioni giusta causa garantisce contributi ai fondi contrattuali per massimo un anno); Tutela legale (rimborso fino a 15mila euro delle spese sostenute dal dirigente e suoi familiari in caso di controversie di lavoro subordinato o fatti della vita privata).
CFMT FORMAZIONE, CULTURA E AGGIORNAMENTO MANAGERIALE TIPOLOGIA DI SERVIZI
Seminari (max 2 gg.) Convegni e workshop Percorsi Starting per neo dirigenti Master
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MODALITÀ
In aula (sede o itinerante) In azienda A distanza (internet)
CONTRATTO DIRIGENTI DEL TERZIARIO FASDAC ASSISTENZA SANITARIA INTEGRATIVA AL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE
BENEFICIARI
In forma diretta
Il dirigente, il coniuge o convivente, i figli (fino al 26° anno di età) e gli eventuali genitori a carico.
Paghi solo la quota a tuo carico rivolgendoti direttamente alle strutture sanitarie convenzionate.
PRESTAZIONI
In forma indiretta
Il Fasdac garantisce le principali prestazioni sanitarie privilegiandone l’erogazione nella forma diretta con strutture convenzionate di alto livello in tutta Italia. È comunque possibile, con la forma indiretta, ricorrere alle prestazioni di strutture sanitarie non convenzionate in Italia o all’estero.
Paghi l’intera quota e poi chiedi il rimborso rivolgendoti alle associazioni territoriali Manageritalia, che sono l’unico canale di contatto tra gli associati e il Fasdac. Forniscono assistenza, informazioni e consulenza e gestiscono le richieste di rimborso delle prestazioni fruite in forma indiretta.
TARIFFE PRESTAZIONI IN FORMA DIRETTA Prestazione A carico Fasdac A carico iscritto Fisioterapia 100% 0 Spese medico-chirurgiche 85% 15% Diagnostica 80% 20% Visite specialistiche Odontoiatria 70% 30% (max 30.000 €/anno per nucleo familiare)
TARIFFE PRESTAZIONI IN FORMA INDIRETTA
Prestazione A carico Fasdac A carico iscritto Odontoiatria Importi da nomenclatore Differenza rispetto nomenclatore (+ detrazione fissa € 51,65) Diagnostica 80% 20% Visite specialistiche (+ detrazione fissa € 51,65)
Il contratto, oltre ai principali aspetti di welfare sopra illustrati, regola ingresso, svolgimento e cessazione del rapporto di lavoro prevedendo, oltre alle tutele in caso di licenziamento o dimissioni per giusta causa, una Polizza infortuni professionali ed extraprofessionali e le politiche attive.
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DATA MORGANA Andare oltre i big e gli small data per innovare Thomas Bialas
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UANDO USCÌ NEL 2013 Big data - A revolution that will transform how we live, work and think (il titolo in italiano, ahimé, devia dal tema) gli ottimisti e i venditori di dati avevano di che gioire. In fondo il professore del rinomato Oxford internet institute annunciava un’epoca in cui si poteva conoscere e prevedere ogni cosa e quindi decidere con maggiore “leggerezza e nonchalance”. È così? Il sospetto che l’equazione “grandi dati uguale a grandi decisioni” fosse falsa era già venuto al big data scettico Nassim Taleb, autore del bestseller Il Cigno nero. Come l’improbabile governa la nostra vita e del saggio su Wired: big-data-means-big-errors-people. Anzi, per lui non è la risorsa del secolo ma la spazzatura del secolo. O meglio, l’illusione del secolo, un miraggio di mirabolanti informazioni che spesso non mantengono le promesse poiché, come fa notare Nicolas Bissantz, uno dei pionieri del data mining, le aziende sottovalutano il fenomeno del “garbage in, garbage out”.
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L’errore, insomma, non sta dentro, nel computer (la macchina che calcola), ma davanti allo schermo (l’uomo che programma). Non sorprende quindi che un buon 55% dei progetti in big data vengono abbandonati dalle aziende già a metà strada e che una buona metà dei manager è solo moderatamente soddisfatta dei risultati (rapporto di Infochimps). Ma forse Nicolas Bissantz darebbe direttamente la colpa ai manager non adatti al ruolo, o meglio non ancora abbastanza “nerdy” per capire come girano le cose. Sì, perché big data diventa un hype quando
le imprese investono in una gestione data-driven senza averne i presupposti culturali o di business. Amazon dice di fare il grosso del fatturato grazie a big data e dice bene poiché è un’impresa basata su dati e clienti anonimi, ma lo stesso non si può dire di un’impresa che ha dieci importanti clienti nel mondo, lì conta la relazione e ogni singolo “dato profondo”.
Grande traffico Per ogni Iot un tot (di dati). È anche colpa di Internet of things se il traffico dei dati aumenta in modo
Circa il 55% dei progetti in big data vengono abbandonati dalle aziende già a metà strada e una buona metà dei manager è solo moderatamente soddisfatta dei risultati
esponenziale. Ogni cosa è condannata a generare dati: i motori di ricerca, i social media, i device, le automobili, le case, i magazzini, i bulloni, le scarpe da jogging, i pro-
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Innovazione
THE NEXT BIG THING? SMALL DATA «Recentemente ho incontrato l’amministratore delegato di una delle più grandi aziende di beni di largo consumo del mondo. In quell’occasione mi mostrò gli highlights di una corposa ricerca eseguita su 17mila consumatori. Indipendentemente dallo studio avevamo comunque già programmato per il pomeriggio due visite a casa di consumatori scelti in modo casuale. Certamente le nostre due chiacchierate etnografiche erano poca cosa se confrontate con i 17mila consumatori del sondaggio, ciononostante, il giorno dopo, alla riunione del consiglio d’amministrazione, l’amministratore delegato utilizzò quei “piccoli dati” delle due interviste per indicare un nuovo trend di consumo che stava per nascere e sul quale puntare. Dimenticavo: del mega sondaggio neanche una parola». Così parlò Martin Lindstrom, marketing guru di fama mondiale. Questo è solo uno dei tanti esempi che il danese narra nel suo ultimo libro Small data. The tiny clues that uncover huge trends. Grandi dati versus piccoli dati? Fosse una partita di calcio saremmo ora, da bravi tifosi ultras, a insultarci a vicenda. Per fortuna questo non è sport ma solo business: equilibrio e ponderazione, dunque. Però è anche vero che in molti casi big data assume toni da credo fondamentalista e cieca adesione alla causa, ed è altrettanto vero che le imprese si stanno lentamente allontanando dal cliente. «Solo un dirigente su 3mila – sostiene sempre Lindstrom – ha trascorso nell’ultimo anno del tempo nelle case dei propri clienti». Il quadro? Invece di basarci su contatti, relazioni e intuizioni ci affidiamo esclusivamente a big data, report, database, algoritmi e statistiche sempre più sofisticate, al fine di comprendere le emozioni della nostra risorsa più importante: le persone. La tecnologia ha cambiato marketing e branding: abbiamo fatto il pieno di informazioni, ma svuotato l’arte di cogliere nel dettaglio le grandi rivoluzioni e innovazioni. Small data è ciò che definisce Lindstrom osservazioni talvolta apparentemente insignificanti che trasformano completamente, tramite “insights” controintuitivi, il modo in cui le imprese sono costruite e gestite. In definitiva, questa la lezione, bisogna abbandonare l’idea di un unico paradigma e bilanciare e far convivere big data con small data, al fine di ottimizzare la valutazione delle informazioni, siano esse enormi (per volume) o minuscole (per segnali).
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filattici (sì, volendo anche loro) e perfino gli animali nella versione animal agent configurati (tramite sensori e tecnologie miniaturizzate) come droni viventi per (giusto due esempi) misurare le qualità dell’aria (i piccioni di http://pigeonairpatrol.com) o individuare esplosivi (le cavallette della Washington University di St. Louis). Non è solo una questione di traffico ma anche di potere. I dati vogliono governare la futura algorithm economy. La medicina impone la data therapy, la ristorazione la data cuisine (con ricette generate dai dati, vedi Ibm), il marketing il data, o meglio l’emotion analytics, la smart home l’abitazione gestita da dati, l’assicurazione le polizze profilate dai dati, il calcio l’allenamento e preparazione partita “data oriented” (la Germania campione del mondo di Löw), il tennis la racchetta iperconnessa che analizza ogni singolo dato (Nadal), il dating le relazioni o avventure erotiche basate sul matching, l’industria automobilistica logiche di upgrade che si adattano tramite software al comportamento del guidatore (Tesla) e, ovviamente, il mondo del lavoro la supremazia dei dati e dei data scientist come i professionisti più sexy del futuro in grado di sostituire manager e magari giornalisti come il recente caso di Facebook, che come riportato dai giornali ha licenziato i giornalisti per affidare la sezione trending all’algoritmo, quindi agli
ingegneri, per una maggiore oggettività dei temi rilanciati. Si potrebbe obiettare che i pregiudizi umani sono presenti anche nelle scelte degli algoritmi, ma questa è un’altra storia. E per rimanere in tema di editoria e tecnologia basta guardare come Amazon ha trasformato il suo acquisto Washington Post: una macchina
Come li raccontano i concorrenti? Il tutto per diventare più attrattivi. Grande rivoluzione o grande congestione di dati? È presto per dirlo, ma immagazzinare e far girare grandi masse di dati non è la stessa cosa che saperle analizzare bene. Per gli ottimisti big data trasforma le intuizioni in comprensioni al fine di realizzare prodotti e servizi
tico. Il prodotto per eliminare gli odori sgradevoli in casa, lanciato in pompa magna su tutti i media e supportato da grandi dati e dalle ultime evidenze sul comportamento psicologico delle casalinghe, si rivelò un clamoroso flop. Prima di gettare la spugna P&G fece due ultimi disperati tentativi per capire cos’era andato storto e,
giornalistica fortemente ingegnerizzata che, tramite big data e algoritmi vari, sommerge i giornalisti mentre scrivono una storia di impressionanti masse di informazioni sui temi caldi in rete rilanciati dai social di ogni sorta. Quali storie sono richieste? Con quali titoli?
migliori. È così? Vediamolo in due the storie.
in barba a “Google e big data”, il colosso americano mandò pochi scienziati e professori di Harward a osservare in alcune case le donne all’opera. La soluzione arrivò in un piccolo paese presso Scottsdale, in Arizona, per merito di una sola frase o motivazione espressa
big
Piccolo traffico A volte basta un dato in circolazione per cambiare le sorti di un prodotto. Il caso degli anni Novanta di Febreze della P&G è emblema-
the big
La diciassettesima giornata del ciclo fmt.day è dedicata alla prossima rivoluzione dei dati. Milioni, Scordatevi i grandi bilioni, trilioni, quadrilioni, quintidati. Puntate su quelli lioni. Nessun numero è troppo piccoli. grande per big data. Grandi dati uguale grandi decisioni oppure è The big vero il contrario? In esclusiva per noi il keynote speaker del World È nelle pieghe delle piccole Business Forum di Milano Martin informazioni che nascono le grandi innovazioni (e affari). Lindstrom. Marketing guru e auto8 novembre 2016 re di Small data, uno dei libri più ore 9.00 - 12.30 MiCo Milano Congressi acclamati di questi primi mesi del 2016, Lindstrom è in Italia per raccontarci un’altra verità. È nelle pieghe dei piccoli dati che nascono le vere rivoluzioni e innovazioni aziendali. Sì, perché questa immensa marea di informazioni ha spesso un valore illusorio: un miraggio, una “Data Morgana” in mezzo al deserto che ci spinge in direzioni (e decisioni) evanescenti. Da small is beautiful (vecchio saggio economico) a small is successful (nuovo mantra economico). Per le imprese una sfida da non perdere. L’evento riservato ai dirigenti associati è l’undicesimo fmt.day, nuovo format del Future management tools – piattaforma promossa da Cfmt per distillare e anticipare il futuro che ci attende – che esplora tematiche di frontiera in un contesto informale e collaborativo. Per info e iscrizioni: www.cfmt.it - Anna Scirea - ascirea@cfmt.it - 02.5406311
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A furia di misurare (troppo) si perde il senso della misura. Che poi significa un misurato equilibrio nel traffico delle decisioni. La vera parola (e pratica) a cui riferirsi è: sintesi. Synnovation, sintetizzo dunque innovo
dalla signora. P&G ribaltò ogni strategia e la frase diventò di fatto il claim della campagna e, dulcis in fundo, Febreze si affermò come un blockbuster. Stesso discorso per la Lego, che 15 anni fa visse la sua più grande crisi. Big data annunciò al mondo intero l’Instant gratification-generation, ergo nessun bambino avrebbe più avuto voglia di trastullarsi con mille minuscoli pezzi di lego. Lego puntò tutto su pezzi grandi facili da montare ma i fatturati, sorprendentemente, continuavano a calare. Dove stava l’errore? La risposta l’azienda danese la trovò nella stanza di un bambino tedesco di 11 anni. Senza entrare nel dettaglio di quella chiacchierata informale (la potete trovare nel libro Small data, vedi box), resta il fatto che quel dettaglio ha rilanciato la Lego facendola diventare il più grande produttore di giocattoli al mondo. Insomma, spesso big data ci porta a sapere più cose
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di ogni singolo consumatore, il che però non significa necessariamente conoscere ogni cosa anche meglio. Gli uomini, a differenza delle macchine, sono bugiardi e imprevedibili. Le cause dei comportamenti rimangono spesso oscure. Possiamo avere tutte le possibili informazioni su quante e quali persone frequentano un locale, cosa ordinano e quanto spendono, ma due dettagli sfuggono sempre: perché le persone ci vanno e, cosa ancora più importante, chi sono quelli che non ci vanno e per quale ragione. Non solo. Spesso gli stessi dati di Google analytics o altri possono trarre in inganno, sì perché sapere quante persone si trovano sul nostro sito, da dove provengono e che cosa stanno visualizzando non ci dice ancora abbastanza. Per dire: se 8 milioni di persone guardano quel prodotto, ergo gli interessa? oppure tutti pensano: mai visto un prodotto così idiota.
Misurato traffico A furia di misurare (troppo) si perde il senso della misura. Che
poi significa un misurato equilibrio nel traffico delle decisioni. Non si tratta di benedire o maledire i grandi dati o di preferire piccoli indizi e segnali deboli. La vera parola (e pratica) a cui riferirsi è: sintesi. Synnovation, sintetizzo dunque innovo. Ne abbiamo parlato nel ventisettesimo numero di Dirigibile. In futuro si innova innovando la formulazione delle domande, sintetizzando (anche con dinamiche cross) discipline, campi e settori diversissimi fra loro e ovviamente, rimanendo in tema, sintetizzando il meglio di big data, small data e smart data. E se proprio si vuole prendere le dovute distanze da tutte queste diatribe, allora conviene tornare ai buoni vecchi fondamentali del pensare in grande: osservare significa provare, solo così si può comprendere. Lo so, è il solito ritornello, ma non esisterebbe nessun iPhone e nessun Cayenne se Steve Jobs e la Porsche non avessero avuto l’audacia di guardare oltre i dati. Un dato da tenere sempre a mente!
Trend
COSA CERCA IL CONSUMATORE? Partiamo da quattro segnali forti ormai acquisiti, ma cogliamo anche i cambiamenti monitorando quelli deboli, destinati a conquistare sempre più rilievo nel corso dei prossimi mesi Anna Zinola
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ETTEMBRE rappresen-
ta, per molti di noi, l’effettivo inizio dell’anno. È il momento in cui, passate le vacanze, si tirano le somme e si fanno programmi. Insomma, è un turning point: un punto di avvio per nuove idee, nuovi progetti, nuove strategie. Proviamo, nelle prossime pagine, a definire quali sono le basi di partenza per i tanti tra di noi che, nei prossimi mesi, si occuperanno di consumi e di consumatori.
Segnali forti Partiamo da quattro segnali forti, che costituiscono (o dovrebbero costituire) un dato di fatto acquisito:
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Survival I consumatori cercano di risparmiare risorse. Non solo perché la crisi economica ha lasciato strascichi evidenti e ci spinge a fare attenzione a quanto e come spendiamo, ma anche perché aumenta la consapevolezza che le risorse del pianeta non sono infinite. I comportamenti che vanno in questa direzione sono numerosi. Pensiamo alla diffusione del
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second hand (abiti, accessori, attrezzatura sportiva ecc.), il cui mercato vale oltre 18 miliardi di euro, oppure allo sviluppo dello sharing, con fenomeni come BlaBlaCar e ScambioCasa. In ambito alimentare assistiamo al tentativo di ridurre lo spreco di cibo (secondo Coldiretti dal 2008 a oggi gli alimenti finiti in pattumiera sono diminuiti di oltre il 25%) e all’autoproduzione casalinga di prodotti come il pane, la marmellata o la passata di pomodoro.
Esempi di mash-up: a sinistra il fioraio dove si cena, la Ménagère a Firenze, sopra il negozio di biciclette dove bere un drink, Bianchi café e cycle a Milano.
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Alla tavola non si rinuncia I consumatori spendono per il cibo. Ricercano la qualità, che può essere garantita da molteplici fattori: il punto vendita (si veda il caso Eataly oppure il ritorno dei mercati rionali), la zona di provenienza (il controllo di filiera, il km zero, l’Igp), le modalità di produzione (il biologico), la presenza o, meglio, l’assenza di alcuni ingredienti (il free-from, la demonizzazione dell’olio di palma). Amano sperimentare cibi e cucine
nuove e, nel contempo, non disdegnano il pronto/semi-pronto, purché sia (o sembri) sano. Il risultato è un carrello multiforme, nel quale convivono le insalate pre-lavate e il gorgonzola dop, la pasta trafilata a bronzo, il succo di bacche di goji e i biscotti senza glutine.
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Il trionfo del mash-up I consumatori apprezzano gli spazi che mixano prodotti e servizi diversi. Il fioraio dove si può
I consumatori cercano di risparmiare risorse. Non solo perché la crisi economica ha lasciato strascichi evidenti, ma anche perché aumenta la consapevolezza che le risorse del pianeta non sono infinite
mangiare (come La Serra a Venezia oppure La Ménagère a Firenze), il negozio di biciclette dove fare colazione (Bianchi café & cycle a Milano), la libreria che ospita postazioni di co-working
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(Open a Milano), lo store dove lui può comperare l’underwear e farsi sistemare il pizzetto (Womo). Si pongono nella stessa area i ristoretail: luoghi che coniugano la degustazione e la vendita. È il caso, tra gli altri, di Accattatavillo a Brescia, specializzato in prodotti tipici del Sud, e della prosciutteria Dok Dall’Ava, declinata intorno al prosciutto crudo San Daniele. Attenzione: il mash-up non riguarda solo il mondo della distribuzione ma anche le aziende di produzione. Un esempio? Il brand di birra Carlsberg ha lanciato Beer Beauty, la prima collezione di prodotti di bellezza dedicati all’uomo. I cosmetici (shampoo, balsamo e crema per il corpo) sono a base di birra. Più ibridazione di così!
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Toglietemi tutto ma non il mio smartphone! I consumatori sono sempre connessi. In primis grazie ai dispositivi mobili. Sette italiani su dieci possiedono almeno uno smartphone e lo usano per fare (quasi) tutto: postare contenuti e foto sui
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social network, guardare video, raccogliere informazioni, chattare. E fare shopping. Gli acquisti online via mobile crescono, infatti, del 51%, superando il valore di 2,8 miliardi di euro e raggiungendo il 15% del totale dell’e-commerce. Il settore trainante è l’elettronica di consumo, seguita da abbigliamento, editoria e turismo (fonte: Osservatorio e-commerce).
Segnali deboli E i segnali deboli, quelli meno evidenti ma, non per questo, meno interessanti? Eccone tre destinati a conquistare sempre più rilievo nel corso dei prossimi mesi:
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Gender fluid Né maschili né femminili. Gender fluid appunto o, secondo altre definizioni, genderless, agender, gender neutral. Per ora il fenomeno tocca soprattutto la moda, con il lancio di collezioni prive di una specifica declinazione per genere. A muoversi in questa direzione sono sia i brand di fascia alta sia i marchi del fast
fashion, come Zara. Senza dimenticare i retailer: Selfridges, per esempio, ha inaugurato un intero piano di abbigliamento denominato Agender. Quale sarà il prossimo settore coinvolto dal gender fluid? Il beauty probabilmente. Poi si vedrà…
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Mobile retail Si può trattare di un camion, di un furgoncino o di un’apecar. L’obiettivo è lo stesso: raggiungere i potenziali clienti dove si trovano in quel momento, portare il “negozio” da loro. E – aspetto non indifferente – risparmiare sul costo dell’affitto dei locali. Il fenomeno si è sviluppato dapprima nel food (basta vedere quanti furgoncini affollano le zone vicine agli uffici nell’ora di pranzo) per poi estendersi ad altri comparti. Ci sono i mezzi su tre ruote che vendono abiti e tessile per la casa, c’è il camion di Vibram dove risuolare le scarpe e i truck Nike che offrono agli urban runner scarpe, lacci e t-shirt. Insomma, le declinazioni sono illimitate: basta farsi
trovare nel posto giusto al momento giusto.
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Tecnologia da indossare Bracciali che monitorano il battito cardiaco e orologi che leggono le email. Felpe connesse con il tablet e scarpe che registrano la postura di chi le indossa. L’era delle wearable technology è appena iniziata. Ed è destinata ad affermarsi non solo nell’ambito del fitness/benessere, che rappresenta oggi il segmento trainante, ma anche nell’abbigliamento per tutti i giorni. Con quale obiettivo? In prima battuta migliorare la performance dei
capi. Il che significa, per esempio, ottimizzare l’aderenza delle fibre al corpo oppure rendere i tessuti reattivi alle condizioni esterne o alla temperatura corporea. C’è poi una dimensione ludica, come nel caso di Hugshirt, la t-shirt progettata da CuteCircuit. Si tratta di una maglietta pensata per le persone che si vogliono bene ma
dell’abbraccio. Questo, a propria volta, vede un’animazione sul telefono e, se indossa una maglietta dello stesso tipo, si sente avvolto da un abbraccio. Non è come essere davvero vicini ma è pur sempre un segno di affetto…
sono costrette a stare lontane. Uno la indossa e si abbraccia forte. Nel tessuto ci sono dei sensori che catturano la sensazione del contatto e la trasmettono via bluetooth allo smartphone. Una app trasforma i dati in un messaggio, che viene inviato al destinatario
Alpha, che comprende i nati tra il 2010 e il 2014. Certo, ora vanno all’asilo ma, tra qualche anno, inizieranno a incidere in maniera significativa sulle dinamiche di consumo. E a dire la loro su temi quali la sostenibilità della produzione o la condivisione delle merci.
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Sostenibilità
DONALD TRUMP: MINACCIA PER L’AMBIENTE? Il tema energetico non è oggi ai primi punti delle agende dei candidati alle presidenziali americane e in particolare non è un tema in assoluto per il tycoon repubblicano Rolando Polli e Chiara Rejna
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OSSIAMO stare tutti tranquilli: la Terra non si sta riscaldando, anzi, forse si sta rinfrescando un po’. E il climate change non è altro che una bufala montata dai cinesi per rallentare la produzione industriale americana. Questa, in sintesi, la posizione del candidato presidenziale americano Donald Trump, poi in parte ritrattata come uno scherzo, ma mai ufficialmente smentita. E partendo da queste basi le conseguenze sono facilmente prevedibili, seppur paradossali. A differenza di quanto accaduto in altre tornate elettorali, quando il prezzo del petrolio era alle stelle, il tema energetico non è oggi ai primi punti delle agende dei candidati e in particolare non è un tema in assoluto per Donald Trump, che oltre ad alcune affermazioni per lo più bizzarre, non si è mai premurato di formulare una politica energetica per il Paese, né è mai stato particolarmente sollecitato in tal senso dai suoi elettori. Dei sette punti chiave
che sintetizzano la sua posizione politica, nessuno riguarda clima ed energia. Ci sono però un muro e (ancora) armi da fuoco.
L’avversione di Trump per tutto ciò che è environmental friendly è di lunga data. Dal 2013 il candidato repubblicano ha ingaggiato una battaglia legale contro un parco eolico in mare al largo di Aberdeen, in Scozia, colpevole a suo dire di deturpare la vista sul mare del lussuoso campo da golf che stava costruendo proprio lì. Dopo anni
bre la Corte suprema del Regno Unito ha respinto ogni sua accusa, dando il via libera definitivo alla realizzazione dell’impianto off shore. Aquile e pale eoliche: possono coesistere? Benché si sia più volte dichiarato favorevole a qualunque forma di
ogni volta che si parla di rinnovabili sono di quelli importanti. Una grande accusa che ad esempio Trump muove all’eolico, a torto considerato insieme al solare una fonte costosissima di generazione elettrica, è quella di essere colpevole dell’uccisione ogni anno di centinaia di aquile, reato questo molto grave negli Stati Uniti: «You know,
di dibattimenti, lo scorso dicem-
energia, i caveat che mette in campo
if you shoot an eagle, kill an eagle,
Dei sette punti chiave che sintetizzano la sua posizione politica, nessuno riguarda clima ed energia
they want to put you in jail for five years. Yet the windmills are killing hundreds and hundreds of eagles» (Sai, se spari a un’aquila, uccidi un’aquila, ti mettono in prigione per cinque anni. Eppure, le pale eoliche continuano a uccidere centinaia e centinaia di aquile). Ma basta entrare un po’ nei dati per cogliere la pretestuosità dell’affermazione: secondo un recente articolo del Washington Post le aquile uccise in un quindicennio dalle pale eoliche sarebbero solo 85, su un totale di qualche centinaio di migliaio di uccelli finiti in rotta di collisione con gli impianti ogni anno. Molti di più invece gli
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Sostenibilità uccelli uccisi dai vetri dei grattacieli, in media 24 all’anno per ogni edificio, secondo alcune stime un totale di quasi un milione di volatili ogni anno. A proposito: Trump costruisce grattacieli. A rischio l’accordo Cop21 Con queste premesse è facile intuire come l’adesione degli Stati Uniti all’accordo di Parigi del dicembre 2015 sia tutt’altro che scontata. L’accordo siglato al Cop21, secondo il quale gli stati aderenti si sono impegnati a met-
Gli Stati Uniti da soli nel 2015 sono stati responsabili di oltre il 16% delle emissioni globali di CO2, secondi solo alla Cina
tere in atto una serie di misure necessarie per contenere l’aumento delle temperature rispetto ai livelli pre-industriali sotto la soglia dei 2°C, prevede l’impossibilità per uno stato di ritirarsi prima che siano trascorsi 4 anni, rendendo così impossibile a Trump un’uscita dalla porta laterale. Tuttavia la maggioranza repubblicana al Congresso ha di fatto impedito a Obama di imporre per via legislativa un piano che prevede un importante taglio di emissioni (-32% entro il 2030 rispetto ai livelli del
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2005) per gli impianti più inquinanti – fondamentale per dare efficacia agli accordi presi a Parigi – consentendogli di agire solo per via regolamentare (executive order), lasciando così aperta la strada a ricorsi e controricorsi. Inutile dire che questi sono puntualmente arrivati e ora la questione è nelle mani della Corte suprema, su cui il futuro 45° presidente americano avrà un gran potere legato alla nomina del seggio rimasto vacante dopo la morte del giudice Scalia, che ha lasciato la Corte con quattro giudici di posizioni simili a quelle democratiche e quattro di pensiero filo-repubblicano. Inoltre, anche se la Corte suprema appoggiasse il piano di Obama, il nuovo presidente, forte di un Congresso del suo stesso colore, potrebbe di fatto renderne molto difficoltosa l’esecuzione. Trump e il fracking Tra le altre affermazioni di Trump in materia di energia e clima possiamo poi annoverare una generica simpatia verso il fracking, importante alleato nella riduzione della dipendenza energetica degli Stati Uniti dal Medio Oriente; lo smantellamento o il forte ridi-
mensionamento dell’Epa (Environmental protection agency), organo chiave nella politica democratica per la tutela del clima; l’introduzione di ulteriori pesanti dazi all’importazione di componenti cinesi per il mercato fotovoltaico, oggi indispensabile per lo sviluppo del mercato solare negli Stati Uniti. In sostanza, in tutta probabilità l’elezione di Donald Trump porterebbe al fallimento dell’intero accordo della Cop21. Gli Stati Uniti da soli nel 2015 sono stati responsabili di oltre il 16% delle emissioni globali di CO2, secondi solo alla Cina, e sull’accordo tra America e Cina in materia energetica si è basato l’intero Cop21 e l’agreement successivamente siglato a livello mondiale. Altri paesi, anche economicamente più deboli degli Usa, potrebbero inoltre trovare un alibi per sottrarsi agli impegni presi. L’accordo di Parigi, che oggi è stato ratificato tra i grandi emettitori solo dalla Francia, è seriamente a rischio e con esso, forse, la possibilità di scongiurare quell’aumento di temperatura di 2°C che ci condannerà a un mondo diverso da quello che abbiamo conosciuto fino ad oggi.
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INIZIATIVE MANAGERITALIA
TENNIS NEL
SALENTO
Novanta i tennisti al 29° Torneo di tennis Manageritalia
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Si è tenuto dal 3 al 10 luglio il tanto atteso 29° Torneo di tennis Manageritalia al Voi Alimini Resort di Otranto. Si tratta dell’evento che coniuga una settimana di sport a momenti di puro relax. E quest’anno il relax è stato garantito da un clima fantastico, dai profumi inebrianti portati dal vento, dal mare cristallino e dalle sue spiagge di
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sabbia morbida e fine, ottimamente assistiti dal personale qualificato della struttura e cullati dal canto delle cicale. Quattrocento gli ospiti, di cui 90 tennisti, i veri protagonisti della settimana, che alternandosi sui campi da gioco hanno regalato al caloroso pubblico piacevoli emozioni. Proprio così, abbiamo assistito a circa 140 partite suddivise nei 7 tornei previsti, dove si è riscontrato un elevato tasso tecnico di molti giocatori. Vincitori e vinti hanno messo in campo la massima sportività, in cui le parole correttezza e lealtà la facevano da padrone, a conferma del fatto che più
un giocatore è forte e più è dotato di fair-play. Ma partiamo con ordine.
Singolare maschile associati over 60 (Trofeo Manageritalia) Torna a lasciare il segno Ugo Casagranda. In finale sembra non fare molta fatica ad aggiudicarsi l’incontro, ricorrendo a palle smorzate e irraggiungibili anche per un giocatore dotato tecnicamente e forte fisicamente come il bravo Vessillo Valentinis.
Singolare maschile associati under 60 (Trofeo Assidir) Irnerio del Treppo, campione in carica, difende orgogliosamente il suo titolo con le unghie e con i denti, ma deve arrendersi alla bravura di Andrea Rustio-
ni, che si impone anche in finale su Marco Boniardi, un osso duro che si muove leggero sul campo. I due giocatori, campioni di sportività oltre che di tennis, hanno dato vita a una finale tra le più belle viste ai tornei Manageritalia. I ritorni sui nostri campi di Rustioni e Boniardi e le new entry Roberto Barbieri (semifinalista) e Giovanni Rubino hanno elevato sensibilmente il livello di questa categoria… e, al momento giusto, eleveranno anche quello degli over!
pende dal sorteggio, che in alcuni casi può favorirti, ma altre volte no. Alla finale sono comunque giunti quattro tra i migliori tennisti del torneo: Marco Boniardi e Angelo Romanoni, resistendo ai rovesci insidiosi di Franco Corradini e alle potenti bordate di Giovanni Canducci, hanno vinto. Una finale bella e combattuta, molto apprezzata dai numerosi presenti.
Singolare maschile familiari e ospiti (Trofeo Aviva)
Doppio misto (Trofeo Ricoh)
Chapeau per la new entry Valerio Bertini, classificato, dal gioco regolare e potente (i suoi colpi sono traccianti). Non sbaglia mai, poco falloso e con un ottimo servizio. Il suo bravissimo avversario Franco Busi, vincitore delle ultime edizioni, deve arrendersi all’esuberanza del più giovane antagonista.
Singolare femminile (Trofeo Manageritalia Servizi) Notiamo con piacere che il numero di donne sui campi è sempre crescente. Mancano quest’anno due teste di serie importanti, Alessia Scalmato e Marta Volterrani, ma chi c’è ha dato vita a partite di tutto rispetto. Si aggiudica il gradino più alto del podio Nicoletta Cavalleri, capace di mantenere un ritmo elevato per potenza, regolarità e precisione. Batte in semifinale e finale due grandi sue amiche, rispettivamente Giovanna La Rocca e Marina Moioli. L’anno scorso non aveva potuto esprimersi perché infortunatasi al primo giorno ma quest’anno ha sbaragliato tutte con ottime performance.
Doppio giallo associati (Trofeo Cargeas) I doppi, si sa, sono sempre gli incontri più spettacolari. Non sai mai chi sarà il tuo compagno di avventura, tutto di-
... e grazie a
In questa categoria, per la finale, il sorteggio è stato molto equilibrato: si sono incontrati Nicoletta Cavalleri, già vincitrice del singolare femminile, e Luca Martinengo contro Ugo Casagranda e Claudia Balestra. Una partita lunga, all’ultimo respiro, combattutissima fino allo stremo delle forze. L’apporto delle donne è stato determinante, da una parte l’esperienza di Nicoletta, una pura doppista, dall’altra la tenacia e la velocità di Claudia, che le
hanno permesso di recuperare palle impossibili.
Singolare ragazzi Dieci i partecipanti al torneo, su tutti anche quest’anno si impone Lorenzo Corradini. La sua preparazione atletica non lascia scampo agli avversari. Vince in finale contro Alessandro Fiaschi, che pure vediamo tecnicamente cresciuto rispetto allo scorso anno. Bravi, vi aspettiamo ancora più numerosi Il prossimo anno. Per la 30a edizione ci impegneremo a trovare una nuova e bella struttura affinché tutti voi non manchiate all’appuntamento!
LECCE: LA PATRIA DEL BAROCCO E I SUOI SEGRETI Il Salento, oltre ad essere una meta gettonata per le vacanze estive, è una valida alternativa per una gita istruttiva alla scoperta delle bellezze che la regione offre. E così non poteva mancare l’occasione per una gita itinerante nel suo capoluogo, Lecce, la ricca e affascinante “Signora del Barocco”. Le guide ci hanno accompagnato con aneddoti curiosi nei vicoletti del centro storico e tra le bellezze delle sue chiese, tra raffinati palazzi ed eleganti piazze, come quella di sant’Oronzo, con i resti del suo anfiteatro romano. La serata si è poi conclusa con una cena nella suggestiva cornice del Chiostro dei domenicani del ’400. Un ambiente elegante e raffinato caratterizzato da armoniche volte a botte affrescate e illuminate da mille luci che risaltavano i colori caldi e dorati della tipica pietra pugliese.
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Intervista
NO MANAGER, NO PARTY
NICOLA ROSSI
Senza dirigenti d’azienda, non si torna a crescere. Questo il pensiero di Nicola Rossi, politico ed economista, nonché da poco presidente del consiglio di sorveglianza della Bpm. Con lui parliamo di management, privato ma anche pubblico, di imprenditoria e pubblica amministrazione e del ruolo che tutti questi attori dovrebbero avere nell’incanalare il Paese sui binari dell’innovazione, per accrescere sviluppo e competitività.
Politico ed economista, è professore di Economia politica all’Università Tor Vergata e presidente del consiglio di sorveglianza della Bpm.
Enrico Pedretti
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La situazione politica mondiale e nazionale mostra sempre più spesso la corda nel non saper prevedere e gestire lo sbocco di alcune situazioni difficili come Brexit. Manca forse un po’ di capacità manageriale? «È difficile negare che spesso si desidererebbe che la classe politica mostrasse un atteggiamento un po’ più manageriale. Le comunità di individui non sono aziende, ma un’attenta valutazione preventiva dei costi e dei benefici delle scelte dovrebbe essere, credo, un atteggiamento un po’ più diffuso. Non so quanti manager avvierebbero una significativa operazione straordinaria (ad esempio, un'operazione di M&A) senza avere nel cassetto un piano
B da adottare nel caso di fallimento delle trattative. Beh, la classe politica inglese ha fatto qualcosa di molto simile». Qual è oggi il valore del management per un’economia come la nostra che non riesce a riprendersi e crescere davvero, innovando e uscendo dai vecchi schemi? «Se l’imprenditore è il motore dell’innovazione, il manager è l’agente del cambiamento. Colui che piega il modo di essere di un’organizzazione complessa come un’azienda alle esigenze del cambiamento. Non a caso la managerialità è stata recentemente paragonata a una tecnologia, in quanto consente – alla stregua di altri
elementi – di spostare in avanti la frontiera delle possibilità produttive. E non è esattamente di questo che avrebbe bisogno il Paese oggi?». Quali colpe hanno i manager, peraltro ancor poco presenti in un’imprenditoria sempre troppo a gestione familiare? «È naturale che i dirigenti d’azienda avanzino rivendicazioni specifiche, ma mi permetto di osservare che, così facendo, ritagliano per se stessi un ruolo piuttosto marginale. Dovrebbero non avere esitazioni nel chiedere – anzi, pretendere – che la cultura manageriale e l’atteggiamento manageriale diventino patrimonio di tutta la classe dirigente e non solo qualcosa cui ricorrere nell’emergenza (o, peggio, quando è ormai troppo tardi)». Forse per cambiare davvero e fare della pubblica amministrazione un fattore competitivo servirebbe una managerialità diversa nel pubblico? «Servire il cittadino è cosa diversa da soddisfare il cliente. Le differenze sono ovvie, ma non sono tali da annullare il fatto che anche il servizio al cittadino deve essere reso con efficacia ed efficienza e ai costi minori, per determinati standard qualitativi. Prima di ogni altra cosa è però essenziale capire che, per fare meglio, il pubblico deve fare meno. Molto meno».
La nostra classe imprenditoriale come sta giocando il suo ruolo in questi frangenti? «La parte migliore della nostra imprenditoria, quella che vorremmo vedere impegnata in una riflessione sugli obiettivi comuni, ha la testa altrove. Nei mercati esteri, che sono ormai (per fortuna) il suo principale mercato di sbocco. L’altra parte – le cui prospettive, come le ambizioni, sono prevalentemente domestiche – non ha molto interesse a essere una forza di cambiamento». Le classi dirigenti e le élite sembrano incapaci di gestire uno sviluppo che a livello globale, pur ampliando i beneficiari, mette sempre più in dubbio il livello di vita della classe media. Che fare? «Negli anni della globalizzazione centinaia di individui, in posti diversi del pianeta, hanno placato la fame, hanno conosciuto un tetto, si sono riscaldati. Oggi ambiscono a un diverso standard di vita. Ma
le classi dirigenti sembrano incapaci di rivendicare questo risultato e di farne intravedere le potenzialità. Eppure non dovrebbe essere difficile intuire quanto spazio si stia aprendo per le nostre imprese. Spesso si ha la sensazione che le classi dirigenti abbiano subito il processo e che esattamente per questo motivo siano incapaci di governarlo». Cosa si aspetta da chi rappresenta i manager e dai manager per il prossimo futuro? «Che rivendichino la necessità per il Paese di darsi una cultura manageriale a tutti i livelli. In un Paese in cui ormai tutti i canali di selezione della classe dirigente sembrano essere ostruiti o, peggio, accantonati, i dirigenti d’azienda sono rimasti fra i pochissimi che sperimentano la selezione ogni giorno per sé e per le aziende che guidano e che usano la parola “merito” con parsimonia perché ne conoscono il valore».
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Lavoro Mondo manageriale del lavoro
CRISI DI LEADERSHIP? Da un’indagine internazionale di Lee Hecht Harrison i gap da colmare e le competenze da acquisire per diventare leader di successo
dichiara soddisfatto del livello di leadership accountability della propria organizzazione e solo il 12% è estremamen-
Paola Giacomello
te soddisfatto. Un risultato paradossale che riflette un gap molto diffuso: si ri-
U
conosce l’importanza della leadership
n capo deve guidare l’azienda.
accountability ma si ammette di non
Sembra ovvio, ma spesso non è
riuscire a coltivarla.
sono capaci di affrontare questioni spinose e prendere
decisioni difficili; agiscono nell’interesse dell’organizzazione e non nel-
l’interesse proprio o del proprio team. lavorano in collaborazione con i colleghi per abbattere
vero. È sempre più difficile trova-
I dati dimostrano anche che le aziende
re leader capaci. Oggi si parla tanto di
dove la leadership accountability è
crisi di talenti, ma molti lamentano an-
maggiore sono quelle che ottengono
che una crisi di leadership.
risultati migliori. Fra le aziende principa-
Lee Hecht Harrison, primaria società di
li nel proprio settore, la soddisfazione
talent mobility, ha realizzato un’indagi-
per l’accountability dei propri leader è
ne internazionale in collaborazione con
due volte e mezzo maggiore (+166%)
Cosa dicono le organizzazioni leader
HRPS (HR People + Strategy) per capire
che nelle aziende con performance me-
Ecco le risposte emerse nelle organizza-
perché le iniziative di leadership deve-
die o medio-basse.
zioni leader di mercato:
barriere e allineare gli sforzi dei vari reparti;
53%
esprimono ottimismo sulla propria attività e sul futuro.
1. “I nostri leader sanno con chiarez-
lopment diano spesso un esito insoddi-
za che cosa rappresenta un valore
ship accountability.
Come si distinguono i leader responsabili
La ricerca ha coinvolto più di 200 ma-
Secondo l’indagine i leader veramente
le per orientare le discussioni strategi-
nager, professional e addetti hr, per il
responsabili si distinguono per alcuni
90% in posizioni direttive, provenienti
comportamenti:
sfacente e come migliorare la leader-
da aziende di vari settori e dimensioni. Quasi tre quarti degli intervistati considera la leadership accountability “una questione cruciale”. Ma solo il 37% si
36
61% 60% 56%
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65%
per i clienti”. Questo è fondamentache e il processo decisionale. 2. “I nostri leader dimostrano un alto
responsabilizzano gli altri,
grado di maturità personale”.
inclusi i propri team o i pro-
Questa è una qualità dei grandi capi,
pri riporti diretti, sugli standard di per-
essenziale quando si lavora sotto
formance;
stress.
Sei competenze fondamentali Ma quali sono quindi le competenze
trasparenza. 4. Padroneggiare l’incertezza. L’am-
che ci si aspetta da un leader oggi?
biente di business sempre più com-
1. Allineare e coinvolgere. Deve capi-
plicato in cui ci troviamo a operare
re la strategia dell’organizzazione per
crea tantissime situazioni dominate
cui lavora e il ruolo che avrà nella sua
dall’incertezza e dal rischio. Il compi-
esecuzione; deve allineare e coinvol-
to del leader è quello di creare foca-
gere i dipendenti in modo che possa-
lizzazione e aiutare i dipendenti a
no attuare efficacemente la strategia
convivere con l’ambiguità e con lo
creando valore per i clienti, gli azionisti e la società.
stress che genera. 5. Sviluppare altri leader. Deve co-
2. Adottare una prospettiva che co-
struire una solida struttura di leader-
pre l’intera azienda. Deve definire
ship che vada oltre se stesso. Vuol
il successo a livello di tutta l’azienda,
dire rendere più competenti i nuovi
promuovere la collaborazione inter-
leader in modo che possano raffor-
3. “I nostri leader dimostrano una
funzionale e fare ciò che è giusto per
passione comune e ci guidano
i clienti e per l’azienda nella sua to-
nell’attuazione della nostra stra-
relazioni basate sulla fiducia e sulla
zare l’organizzazione. 6. Esemplificare concretamente i valori. Un capo non può concen-
talità.
tegia di business”. Quelli mediocri
3. Costruire delle relazioni. Nel no-
trarsi unicamente sui suoi piani per-
spesso si riempiono la bocca di belle
stro mondo interconnesso e interdi-
sonali o sugli obiettivi del suo team.
parole sulla strategia ma si comporta-
pendente, le relazioni contano più
La visione, i valori e gli obiettivi
no come passacarte; quelli responsa-
che mai. Deve essere disposto a in-
dell’organizzazione devono prevale-
bili sono seriamente e genuinamente
vestire del tempo per arrivare a co-
re sull’ego e sugli interessi individua-
motivati a raggiungere gli obiettivi
noscere veramente gli stakeholder
li. Significa mettere in equilibrio fidu-
dell’organizzazione.
interni ed esterni e costruire delle
cia in se stessi e umiltà.
Le organizzazioni top dicono in modo esplicito che cosa si aspettano dai loro
L’importanza della leadership accountability secondo i manager hr
responsabili. Questo passo è fondamentale per creare una buona leadership accountability. Le aziende migliori organizzano incontri regolari tra i capi per consentire loro di
72%
fare network e costruire delle relazioni. Dove c’è una forte cultura della leadership si lavora per creare un senso di comunità. Nelle aziende orientate al cliente è importante che “i leader capiscano che cosa chiedono i clienti”. Queste aziende si preoccupano di mettere in atto pratiche che
La leadership accountability è una questione cruciale per la mia azienda
Sono soddisfatto del livello di leadership accountability della mia azienda
37%
consentano ai leader di ascoltare la voce del consumatore.
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Comunicazione
SOCIAL: CONSIGLI E OPPORTUNITÀ Governare il web 2.0 è oggi fondamentale per il business. Qualche dritta per costruire una solida immagine digitale Elisa Terraneo
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I
L DIGITALE e i social network stanno ormai inva-
nale utilizzato. Che sia Facebook o LinkedIn, parliamo di noi, del
dendo la quotidianità di tutti, non solo nella vita privata. Distinguere tra identità personale e professionale online sta diventando sempre più una sfida, i profili social parlano sempre più di un “io” che dice molto di sé, indipendentemente dal ca-
nostro lavoro e a volte della nostra azienda. Dietro a questa attività di condivisione c’è il cosiddetto Timbro digitale: da un lato l’Impronta digitale, ossia tutto ciò che consapevolmente pubblichiamo nel web, ciò su cui abbiamo il controllo. E una seconda
are l’immagine dell’azienda. Per questo è sempre più importante avere doti comunicative e digitali solide, per costruire una propria immagine social in grado di trasformarci da persone che pubblicano concetti a influencer con una reputazione tale da essere seguiti,
I CAMBIAMENTI ATTESI NELLA COMUNICAZIONE BUSINESS NEI PROSSIMI TRE ANNI Attuale 80 70
Attesi
77 64
69
60 Percentuale
parte, spesso dimenticata, l’Ombra digitale, ovvero ciò che le altre persone postano e dicono di noi. Il Timbro digitale può riguardare se stessi ma anche l’azienda. Infatti, sui social network la voce dell’azienda è nelle mani dei dipendenti che condividono pensieri e idee che contribuiscono a cre-
50
50
66
65 47
60
48 40
40 30 20 10 0
Telefono
ascoltati e presi come riferimento. La rivoluzione sociale in corso dimostra infatti come i social media diventeranno il canale di comunicazione standard per molti business. I rispondenti a uno studio realizzato da EF con Michael Hulme, professore alla Lancaster University e direttore del Social futures observatory, intitolato “The rise of the Linguarati”, sostengono che il mix di canali di comunicazione delle aziende cambierà nei prossimi tre anni, con più comunicazione virtuale (social e videoconferenze), che sostituirà quella fisica, telefonica e persino quella via email. La comunicazione virtuale diventerà sempre più presente nella vita privata e lavorativa:
Incontri faccia a faccia
Video conferenza
Social media
quest’ultima oggi è più trascurata ma rappresenta un potente mezzo se sfruttato a dovere. Perché è indispensabile essere consapevoli di come e cosa pubblicare sui propri profili professionali? Perché è lì che ci ascoltano i colleghi, i capi e i clienti. Avere una proprietà di linguaggio adeguata al contesto è da sempre una regola d’oro e anche nel caso dei social questo è un must, forse più che in altri contesti. Tutto quello che passa dalla parola scritta è delicato e soggetto all’interpretazione altrui, ancora di più quando vogliamo raggiungere interlocutori lontani, in altri paesi. Ecco tre consigli utili per costruire la propria presenza sui social.
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Comunicazione
CAMBIAMENTI DETERMINATI DAI SOCIAL MEDIA NEI CONTESTI PROFESSIONALI
Aumentano la riconoscibilità di brand e prodotti
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Aiutano a creare la nostra immagine di business moderno
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Rafforzano le relazioni con clienti/fornitori
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Hanno un ruolo chiave nella promozione del nostro brand/prodotto
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Generano potenziali clienti
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Raccolgono i feedback dai clienti e permettono di comprendere cosa vogliono
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Rappresentano una buona risorsa per la formazione
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Percentuale
1
Capire il web & condividere Quante volte capita di dover pubblicare un aggiornamento su LinkedIn condiviso da un capo che si trova negli Stati Uniti o qualsiasi altra parte del mondo? Magari uno di una lunga serie e quindi la scelta ricade facilmente su un banale “share” invece di preparare un post dedicato, con la propria opinione a riguardo, pensata per il proprio network. Elaborare il concetto dall’inglese, lingua d’origine della maggior parte dei contenuti che popolano il web, è essenziale per costruire la propria reputazione. Ma non solo. I contenuti più innovativi, quelli che ispi-
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rano e danno spunti nuovi, sono sui siti d’oltreoceano. Vuoi perderti la possibilità di essere un pioniere e avere un profilo che punta all’innovazione?
2
Controlla i tuoi profili I nostri profili social hanno bisogno di continua attenzione e aggiornamento. Più si è visibili al proprio network più loro conoscono di cosa vi occupate e più facilmente entreranno in contatto con voi o vi ricorderanno per qualche motivo, cosa che potrà portare a opportunità di lavoro, quindi potenziali profitti. La chiave è l’attenzione.
3
Cura i contenuti Spesso non ci curiamo delle fonti e semplicemente clicchiamo “share” rischiando grandi scivoloni. La prima regola è sempre quella di valutare e ponderare la fonte dell’informazione che decidiamo di condividere e, per fare questo, è indispensabile conoscere una lingua internazionale che ti permetta anche di ampliare il numero di fonti da cui attingere. Un tratto distintivo delle persone a cui diamo credibilità in rete è proprio quello di diffondere sapere, come farlo senza poter interagire con le fonti internazionali?
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OSSERVATORIO LEGISLATIVO a cura di Manageritalia
osservatorio
DISPARITÀ DI GENERE NEI TRATTAMENTI PENSIONISTICI
L
a commissione Lavoro ha approvato il 6 luglio scorso il documento conclusivo sull’impatto in termini di genere della normativa previdenziale e sulle disparità esistenti in materia di trattamenti pensionistici tra uomini e donne. Il documento approfondisce tutti gli aspetti discriminatori della carriera lavorativa delle donne rispetto a quella degli uomini. Vengono evidenziati anche i correttivi che sono stati adottati prima
del decreto Salva Italia (decreto legge 201/2011), sottolineando come quest’ultimo, dato il momento critico in cui versava l’economia italiana, non si curò delle questioni di genere. Dopo quel provvedimento gli unici correttivi hanno riguardato la categoria degli esodati, non le differenze di genere. Il testo approvato fa riferimento anche alla necessità di fare una riflessione sulla condizione previdenziale delle giova-
EXPORT MANAGER IN LOMBARDIA
L
a Giunta regionale della Lombardia, con delibera del 31 maggio scorso, ha stanziato 4 milioni di euro per una nuova misura denominata “Progetti di promozione dell’export - Export business manager” al fine di sostenere nuovi modelli di business per la promozione dell’export da parte di micro, piccole e medie imprese o reti d’impresa. Sono considerati finanziabili i progetti che prevedono l’acquisto di servizi per la promozione dell’export, per la promozione dell’impresa sui mercati esteri, per la partecipazione a fiere virtuali o internazionali in Italia e all’estero. I servizi per la promozione dell’export potranno essere erogati da società che avranno come collaboratori “Export business manager” con comprovata esperienza. Manageritalia, come successe per il bando del Mise del 2015, è stata contattata per le asseverazioni dei cv degli export manager. Bando della Regione Lombardia: http://bit.ly/dir9-bando
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ni generazioni anche riguardo alla questione della sostenibilità sociale di un sistema puramente contributivo. L’onorevole Marialuisa Gnecchi (Pd) ha sottolineato che le valutazioni contenute nel documento potrebbero costituire la base per futuri interventi correttivi della normativa vigente in materia previdenziale. Documento conclusivo: http://bit.ly/dir9-disparitadigenere
CON INVITALIA A FAVORE DELLE STARTUP
M
anageritalia, Invitalia e Federmanager hanno firmato il 27 giugno scorso un Protocollo d’intesa per favorire la nascita e il consolidamento delle startup innovative attraverso la diffusione delle competenze manageriali. Un protocollo che intende aumentare il numero di startup, ma anche migliorare la cultura imprenditoriale tramite l’incremento della presenza dei manager nelle imprese. Invitalia, che tra i suoi obiettivi ha anche quello di promuovere nuova imprenditorialità, avrà a disposizione le attività di mentoring offerte da una rete di manager del settore industriale, del commercio e del terziario. I dirigenti e i quadri associati a Federmanager e Manageritalia svolgeranno servizi di supporto ai giovani che vogliono fare impresa o affiancheranno imprenditori che sono già sul mercato e hanno bisogno di accrescere la propria preparazione manageriale. In ciascuna regione verranno indicate dalle rispettive organizzazioni figure di manager appartenenti a diversi settori, che sosterranno i nuovi imprenditori. In particolare verranno definiti tra i tre partner accordi separati con i quali le organizzazioni della dirigenza daranno supporto a Invitalia nella gestione di due importanti fondi: SELFIEmployment (Fondo rotativo nazionale promosso dal ministero del Lavoro per dare credito ai giovani iscritti a Garanzia giovani che intendono creare un’impresa) e Smart & Start (Fondo creato dal Mise per la nascita e crescita di startup ad alto contenuto tecnologico). È stato costituito un gruppo di lavoro tra le tre organizzazioni firmatarie del protocollo che dovrà predisporre un piano di attuazione della collaborazione avviata.
CORTE COSTITUZIONALE: LEGITTIMO IL PRELIEVO DI SOLIDARIETÀ SOPRA 90MILA EURO
L
a Corte costituzionale ha respinto le varie questioni di costituzionalità relative al contributo sulle pensioni di importo più elevato, che scade nel dicembre 2016. Il prelievo è stato quindi ritenuto legittimo: respinte le otto ordinanze (sei dalle sezioni della Corte dei conti Veneto, Calabria, Umbria e Campania e due dalla commissione giurisdizionale per il personale della Camera dei deputati) che avevano chiesto alla consulta di dichiarare l’incostituzionalità del contributo di solidarietà sulle pensioni da 91mila euro in su, deciso dal governo Letta e inserito nella legge di stabilità del 2014 con validità triennale. La Corte ha escluso la “natura tributaria” del prelievo di solidarietà alle cosiddette pensioni d’oro del 2014, adottato dal governo Letta tra i suoi interventi di carattere economico, ritenendolo “un contributo di solidarietà interno al circuito previdenziale, giustificato in via del tutto eccezionale dalla crisi contingente e grave del sistema”. Palazzo della consulta sottolinea in un comunicato che la Corte “ha anche ritenuto che tale contributo rispetti il principio di progressività e, pur comportando innegabilmente un sacrificio sui pensionati colpiti, sia comunque sostenibile in quanto applicato solo sulle pensioni più elevate, da 14 a oltre 30 volte superiori alle pensioni minime”. Il contributo, dunque, è stato ritenuto una mossa per garantire un migliore equilibrio tra gli stessi pensionati, “tant’è che tra gli obiettivi del prelievo, di natura esclusivamente triennale, c’era anche quello di sostenere i lavoratori che in quel periodo risultavano esodati”.
PRODUTTIVITÀ: INCENTIVI ANCHE AI QUADRI?
R
addoppio degli incentivi per i premi di produttività da pagare ai di- pubblicando la nota n. 4274 del 2016, una serie di chiarimenti utili a pendenti. A questo sta pensando il governo. Certo, non sarà fatto svolgere la procedura di deposito: http://bit.ly/dir9-mod-operative. finché tutto non verrà scritto nero su bianco nella prossima legge di bi- Le ipotesi allo studio prevedono un innalzamento del premio di produtlancio. Marco Leonardi, tra i consiglieri economici del premier Matteo tività annuo incentivabile fino a 3-4mila euro. Per quanto riguarda il Renzi che stanno lavorando al dossier, ha già sul tavolo le stime di spesa reddito lordo annuo massimo di chi percepisce il premio, questo potrebper finanziare il potenziamento della contrattazione di produttività. be salire fino a 60-70mila euro. Il condizionale è d’obbligo, perché ogni L’ultima legge di stabilità ha mobilitato 433 milioni di euro per sgravare i scelta sarà subordinata alla risposta delle aziende agli incentivi a dispopremi di produttività nel 2016, 589 milioni nel 2017 e 584 nel 2018. sizione per il 2016. Questo innalzamento accoglierebbe una proposta Oggi i premi di produttività fino a 2mila euro l’anno godono di una tassa- che con le altre organizzazioni dei manager spingiamo da tempo, ma zione agevolata del 10%. I lavoratori non devono guadagnare più di crediamo sia una misura insufficiente: per dare risultati la soglia deve 50mila euro lordi e questo limite di fatto taglia fuori quadri e dirigenti. essere più alta. Gli oltre 13mila contratti già depositati relativi al 2015 Inoltre, il premio deve essere conseguenza di un ace alla prima metà del 2016 sembrano una buona cordo azienda-sindacato in cui si fissano obiettivi partenza. La posta su cui il governo sta valutando chiari e misurabili per il miglioramento di produttività, di puntare la voce produttività potrebbe essere di redditività, qualità. Si può salire a 2.500 euro lordi di 300-400mila euro aggiuntivi rispetto ai poco meno premio annuo quando vengono coinvolti i lavoratori di 600 a regime mobilitati finora. Inoltre, come con un modello partecipativo. Tutto deve essere effetspiegato a fine luglio dal sottosegretario alla presituato in via telematica utilizzando la procedura messa denza del Consiglio, Tommaso Nannicini, il welfare a disposizione dal ministero del Lavoro: un primo potrebbe essere incentivato anche nel primo livello passo potrà riguardare il deposito dei contratti, siano contrattuale, quindi agevolazioni anche per il welessi aziendali o territoriali, da effettuarsi entro i termifare inserito nei contratti nazionali di categoria e ni previsti; in un momento successivo si potrà invece non solo su quelli aziendali. Il governo sta anche procedere alla compilazione del modello di dichiara- Marco Leonardi, consigliere economico pensando di incentivare i piani di azionariato diffuzione di conformità. Il ministero del Lavoro ha fornito, della presidenza del Consiglio dei ministri. so all’interno delle imprese.
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Manager to work
SOLUZIONI E PROSPETTIVE Nel programma di incentivi all’occupazione “Manager to work” per quadri e dirigenti prevalgono le domande per la creazione di nuove imprese rispetto a quelle per la riassunzione in azienda. I dati di Italia Lavoro e le testimonianze degli associati coinvolti Niccolò Gori Sassoli e Valeria Pistolese
I
N TRE ANNI 674 tra diri-
genti e quadri disoccupati hanno presentato domanda al bando per l’autoimpiego e la creazione d’impresa erogati nell’ambito di Manager to Work, il programma di incentivi all’occupazione rivolto ai manager licenziati avviato nel 2013 da Italia Lavoro con Manageritalia e Federmanager. Altri 136 colleghi hanno partecipato al secondo bando previsto nel programma, quello per il reinserimento lavorativo, per incentivare l’assunzione contrattualizzata nelle aziende. L’iniziativa, per la quale sono stati erogati 9,1 milioni di euro di finanziamenti da parte del ministero del Lavoro, costituisce un esempio positivo nel campo delle politiche attive e di collaborazione tra parti sociali e istituzioni. I numeri, le attività Per avere una panoramica approfondita sull’esito della misura, vediamo cosa emerge dagli ultimi dati sul programma, aggiornati da Italia Lavoro al 30 giugno 2016. Le domande per l’autoimpiego ac-
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colte hanno riguardato 379 progetti di startup: i manager fondatori delle nuove imprese sono complessivamente 407, visto che (come prevedeva il bando) in diversi casi 2 o 3 persone hanno unito le forze e presentato insieme la domanda per sommare i contributi, che potevano raggiungere fino a 25mila euro ciascuno. La maggioranza delle domande, 561, sono state presentate da uomini: solo 113 quelle formulate da donne. La fascia d’età più coinvolta è stata quella degli over 50, con 435 domande; i 35-49enni sono stati 230. Tra i richiedenti prevalgono persone che, prima del licenzia-
mento, lavoravano con un contratto da dirigente: sono 391. Gli anni 2012 e 2013 sono quelli in cui hanno perso il posto buona parte dei partecipanti all’iniziativa: ben 456. Tra le tre tipologie di attività previste dal bando le ditte individuali sono il 44%, le società sono il 37% e le altre attività per le quali è prevista l’iscrizione a un albo o a un ordine professionale sono il 19%. La provenienza geografica delle domande è in linea con la ripartizione territoriale dei manager: 216 in Lombardia, 115 nel Lazio, 65 in Emilia-Romagna, 49 in Veneto, 43 in Piemonte, 32 in Toscana e Puglia, 25 in Cam-
pania, 21 in Sicilia e di seguito a scendere nelle altre regioni. Gli ambiti produttivi delle nuove imprese sono numerosi: prevalgono le startup che si occupano di consulenza per la direzione aziendale (56), il commercio (37), i servizi informatici (24), gli studi di architettura e ingegneria (22); diverse le attività nei campi di ristorazione, turismo, trasporti, servizi alla persona, ricerca scientifica; presenti anche aziende agricole e artigiane. Per monitorare il corretto utilizzo dei fondi sono state condotte, finora, verifiche su 107 domande che riguardavano in totale l’erogazione
In tre anni 674 tra dirigenti e quadri disoccupati hanno presentato domanda per l’autoimpiego e la creazione d’impresa nell’ambito di Manager to Work
di contributi per 1,1 milioni di euro: in cinque casi sono state riscontrate irregolarità che hanno portato alla riduzione dei finanziamenti, in un caso per l’intero importo.
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Manager to work
Marco Lombardo ha aperto un laboratorio che produce stecche da biliardo personalizzate in materiali compositi. Laura Palombi è tra i soci fondatori del forno con cucina Santi Sebastiano e Valentino. Mauro Cresci ha creato posti di lavoro nel settore delle misure elettroniche di precisione. Graziano Tassan Gurle ha fondato un portale dedicato alle forniture mediche.
Il bilancio è positivo Il bilancio di Manager to Work si presenta dunque positivo, anche se ci sono margini di miglioramento per l’eventuale futura evoluzione dell’iniziativa. Il divario tra il numero delle domande per l’autoimpiego e quelle per il reinserimento in azienda è ampio e conferma che programmi di questo tipo riescono a generare soprattutto occasioni di lavoro autonomo e imprenditoriale. A
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fronte delle 136 domande presentate, infatti, solo 56 dirigenti (e le relative aziende) hanno effettivamente ottenuto il bonus per l’assunzione, che oscillava tra i 5 e i 28mila euro a seconda del contratto applicato. La parola ai protagonisti Circa un terzo dei manager coinvolti nel programma sono associati a Manageritalia. Nei primi mesi dello scorso anno abbiamo raccolto le loro testimonianze, poi pubblicate su Dirigente di aprile 2015. A distanza di un anno ci siamo risentiti per un aggiornamento con alcuni tra coloro le cui nuove aziende hanno generato più occupazione.
Uno di loro è Graziano Tassan Gurle di Milano, che ha fondato un portale dedicato alle forniture mediche dopo essere stato amministratore delegato in multinazionali della diagnostica e dei dispositivi ospedalieri: «Siamo partiti nell’ottobre 2014 e abbiamo una rete di 200 clienti. L’azienda gira, il nostro è il primo modello del genere in Italia. Abbiamo assunto sette dipendenti internalizzando la struttura informatica, il marketing e la comunicazione, che all’inizio erano in outsourcing». Anche l’attività di Mauro Cresci ha creato posti di lavoro a Genova
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Manager to work nel settore delle misure elettroniche di precisione. «Ho stabilizzato alcuni collaboratori esterni che si occupano di software. Seguiamo progetti con grandi aziende dei trasporti e della difesa e ci
Manager & Azienda Innovare per Competere Per approfondire:
➜ https://bit.ly/dir9-incentivioccupazione ➜ https://bit.ly/dir9-stecchebiliardo
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sono potenzialità di crescita: a volte sono tentato di ingrandire la società, ma non c’è fretta». Un’altra storia interessante è quella di Laura Palombi, già quadro in Saatchi & Saatchi, tra i soci fondatori del forno con cucina Santi Sebastiano e Valentino, a Roma, dove lavorano nove collaboratori. Come altri colleghi, Laura ritiene
chiaro, basato sulla definizione di ruoli e obiettivi e sulla capacità di motivare il personale». È dello stesso avviso Marco Lombardo che, dopo la carriera di dirigente (al momento del licenziamento era direttore generale dell’ospedale San Raffaele di Milano) si è reinventato artigiano e con Manager to Work ha messo
le competenze, frutto della propria esperienza, un valore aggiunto per la nuova attività: «L’approccio manageriale non si abbandona più e, nel mio caso, è stato fondamentale per far concretizzare l’idea imprenditoriale e per gestirla con un metodo di lavoro
in piedi a Milano un laboratorio che produce stecche da biliardo personalizzate in materiali compositi. «Ho dato vita a un’idea nata all’inizio degli anni Ottanta, quando studiavo fisica nucleare, e rimasta nel cassetto per una trentina d’anni».
rivolgersi ad Andrea Dell’Orto tel 3337017318 www.casaestudio.it www.egearreda.it
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Management
IN CRESCITA LE FRODI AZIENDALI Oltre l’87% delle imprese italiane dichiara di essere più esposta a frodi rispetto a cinque anni fa. Vediamo, secondo l’Institute of internal auditors, come prevenirle e quali strumenti adottare Paolo Iacci
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I TEMA DELLA FIDUCIA
da dare ai propri collaboratori e del rischio di relative frodi non è nuovo per le aziende. Recenti scandali, soprattutto nel settore delle telecomunicazioni, hanno riportato il tema alla ribalta. L’ultima ricerca svolta da Il Sole 24 Ore - Aidp relativa alle figure professionali più ricercate sul mercato del lavoro in tempi di crisi, ne ha evidenziate anche alcune riguardanti i controlli. Questi apparentemente portano nell’immediato solo a un incremento dei costi di struttura. Eppure nelle imprese, non solo italiane, il livello dei con-
trolli sta aumentando. Qualcuno stima che, ormai, un occupato su venti sia addetto a compiti che hanno a che fare, in modo diretto o indiretto, con funzioni di supervisione e monitoraggio. Anche nella società civile, così come tra gli imprenditori, si avverte un’accresciuta percezione di pericolo e di propagazione di comportamenti talvolta solo pericolosamente pressappochisti, talvolta invece palesemente illeciti. Analogamente, a livello internazionale, si sta assistendo a un rinnovato interesse verso il tema delle frodi aziendali, in Italia tradizionalmente poco trattato. L’Institute
I principi chiave per la gestione dei rischi di frode of internal auditors (Iia), ha recentemente indicato cinque principi chiave per la gestione del processo di prevenzione delle frodi, identificando gli strumenti che amministratori, dirigenti e auditors dovrebbero adottare con rigore per prevenire le frodi societarie (vedi box). Questi principi sono il risultato di due anni di lavoro di un team dedicato di venti esperti dell’Institute of internal auditors, specializzati nel settore della prevenzione e gestione di frodi societarie. Frodi per mano dei dipendenti In Italia gli scandali sono molti, ma il dibattito al riguardo è circoscritto solo a pochi specialisti. L’ultimo rapporto esaustivo riguardo al rischio di frodi, con dati relativi anche all’Italia, non a caso, data 1998, ed era stato curato da Ernst & Young. Da quell’indagine emergeva come le imprese di tutto il mondo stiano continuando a perdere milioni di dollari ogni anno per frodi commesse dai loro stessi dipendenti. E le aziende italiane purtroppo non godevano di una situazione migliore. Nessun cenno di diminuzione Recenti rilevazioni empiriche confermano come oltre l’87% delle imprese italiane dichiari di percepirsi più esposta alle frodi rispetto a cinque anni fa. Tre intervistati su cinque ritengono la loro azienda oggetto potenziale di frodi attraverso il computer, incluso l’uso di
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Dovrebbe sempre far parte della struttura di governo di un’organizzazione un programma per la gestione del rischio di frodi, che includa una policy dettagliata, scritta, atta a esprimere le aspettative del consiglio d’amministrazione e del senior management rispetto alla gestione del rischio di frode; l’esposizione a questo tipo di rischio dovrebbe essere rivalutata periodicamente dall’organizzazione al fine di identificare situazioni di criticità potenziali o eventi particolari che l’organizzazione si potrebbe trovare nella condizione di dover contrastare; sistemi di prevenzione dei potenziali fattori chiave rispetto al rischio di frode dovrebbero essere attuati, quando possibile, per mitigare il possibile impatto sull’organizzazione; dovrebbero essere attuate tecniche di monitoraggio specifiche, volte a individuare le frodi quando le misure preventive falliscono; dovrebbe essere previsto uno specifico sistema di reporting, per raccogliere le segnalazioni di frodi potenziali e un approccio coordinato per le indagini, e dovrebbero essere utilizzate azioni correttive per assicurare che la frode potenziale sia affrontata in modo efficace e tempestivo.
software illegale, di atti di pirateria e di invasione della privacy; oltre il 30% di coloro che ha dichiarato di essere stato oggetto di frodi segnala più di cinque casi avvenuti negli ultimi cinque anni. Se guardiamo il panorama internazionale le soluzioni che normalmente le aziende adottano per evitare le frodi variano in modo considerevole: molte grandi imprese statunitensi, ad esempio, hanno istituito “hot-line” confidenziali aperte ai dipendenti per la denuncia delle frodi (mezzo, questo, fortemente avversato in Canada e in Europa). Misure di prevenzione La quasi totalità delle multinazionali è particolarmente attenta
all’uso di normali misure interne, quali la separazione dei compiti e il controllo degli accessi sui computer, visti ancora come i primi strumenti di prevenzione, ma tuttora i più efficaci. È ormai opinione condivisa che la risposta alle frodi inizia con una sempre più capillare consapevolezza da parte dei vertici aziendali riguardo all’entità e alla pericolosità potenziale del problema e si attua prima di tutto attraverso rigorose misure di prevenzione. Il sistema di controllo interno deve diventare ed essere usato con più frequenza come strumento d’individuazione delle concrete aree di rischio, caratteristiche sia dei processi aziendali sia degli specifici settori di attività.
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Produttività&Benessere
MANAGERIALITÀ, ORGANIZZAZIONE, CAMBIAMENTO L’innovazione non costa. Produce!
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UESTO il titolo di alcuni workshop in programma nelle associazioni territoriali (Bologna 23 settembre; Roma 12 ottobre; Ancona 13 ottobre; Genova 18 ottobre; Firen-
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ze 20 ottobre e nelle altre sedi sono in programmazione). Tutto per condividere con i manager questo cambiamento che da tempo promuoviamo, oggi favorito ancor più dagli incentivi, su reddito e welfare, legati all’aumento di produttività della legge di stabilità 2016 e prevedibili anche nella prossima. Perché Cambiare Il Lavoro Il mondo del lavoro sta cambiando e deve cambiare. Non per moda, ma perché oggi si può lavorare con un’organizzazione manageriale che porta le persone e l’azienda a coniugare al meglio produttività e benessere. Questo cambiamento non può che nascere, essere promosso e gestito dai manager. A tutto vantaggio del sistema, delle persone e del management stesso, che può così ancor meglio valorizzare il suo ruolo e trovare spazio e futuro. Per farlo occorre mettere in campo la tecnica e l’anima del management, bisogna disegnare un’organizza-
zione che coinvolga tutti e li metta in sinergia. Servono leadership, innovazione, gestione per obiettivi, motivazione, formazione e sviluppo, competenze, collaborazione e flessibilità. Per farlo al meglio ci sono alcuni strumenti che, solo se calati in un contesto così strutturato, hanno un alto potenziale: welfare, intergenerazionalità, diversity, worklife balance. Strumenti che in generale e ancor più alla luce dell’evoluzione legislativa (legge di stabilità 2016) non costano, fanno risparmiare e diventano potenti armi di motivazione di massa, per cambiare davvero l’azienda, le persone e l’essere manager. Ecco i tre buoni motivi per esserci (informandosi, partecipando ai workshop e comunque sviluppando sempre più tutto questo in azienda): ■ valorizzare l’essere manager; ■ creare benessere e produttività per le nostre aziende e persone; ■ ottenere il massimo con il minimo, perché spesso si spende meno di prima e si sta meglio.
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DI BUON GRADO Piero Valdiserra
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L’AGLIANICO
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Dopo essersi esercitati a lungo sulle etimologie più varie e più improbabili, gli esperti hanno ormai rinunciato a mettersi d’accordo sull’origine del suo nome. L’unica cosa certa che si sa sull’Aglianico è che si tratta di una varietà molto antica: i responsabili del suo arrivo in Italia potrebbero essere stati i coloni greci provenienti dalla Tessaglia, che nell’ottavo secolo a.C. giunsero nell’attuale Campania. Ciò indurrebbe a pensare che l’Aglianico di oggi sia uno dei vitigni che nell’antichità diedero fama ai vini della Campania Felix, primo fra tutti il Falerno; ma siamo ancora nel campo delle ipotesi. Soltanto nel XVI secolo, all’epoca della dominazione aragonese, cominciò a essere usata, e a circolare, la dicitura Aglianico. Nel corso dei secoli, l’uva Aglianico si è diffusa in molte regioni peninsulari del Sud Italia, con qualche sporadica presenza anche nel centro e nelle isole. Tuttavia è in Campania e in Basilicata che ha trovato la sua massima espressione, dando origine in particolare a due nettari dal carattere straordinario: l’avellinese Taurasi e il lucano Aglianico del Vulture. Il Taurasi, primo vino docg dell’Italia meridionale, è di gran lunga il vino rosso campano più celebre e rappresentativo. Frutto di un perfetto equilibrio fra clima, vitigno e suolo, è stato definito dagli inglesi the strong dark monarch of the Aglianico family, ed è anche diventato il protagonista, qualche anno fa, di un romanzo di successo. L’intraprendenza di un pugno di produttori coraggiosi lo sta facendo conoscere sempre più anche sui mercati internazionali. L’Aglianico del Vulture è il re indiscusso dell’enologia della Basilicata. La sua zona di produzione coincide con l’area
dominata da un antico vulcano ormai spento che ha donato ai terreni circostanti temperamento e sostanze minerali ideali per la produzione di grandi vini rossi. Fra i suoi celebri estimatori del passato va annoverato il poeta latino Orazio, nativo di Venosa, ancora oggi nel cuore delle terre di produzione di questo vino sobrio, austero e passionale. Sia il Taurasi sia l’Aglianico del Vulture sono stati spesso equiparati per la loro maestosità ai più importanti fra i vini piemontesi; a entrambi, di volta in volta, è stato attribuito l’appellativo di “Barolo del Sud”. L’Aglianico è un vitigno scontroso: matura tardi è intenso e brusco all’inizio, difficile da coltivare e difficilissimo da vinificare, con tannini che richiedono tempo per essere ammorbiditi e una struttura acida che gli assicura una vita abbastanza lunga per levigarne gli eccessi. Il vino che se ne ottiene ha colore rosso rubino carico e assume col tempo bagliori granata, è adatto all’invecchiamento prolungato e beneficia dell’affinamento in legno, a stemperarne il carattere impetuoso dovuto, appunto, alla componente acido-tannica. L’utilizzo della barrique, diffuso oggi in Campania e in Basilicata, riesce a domare la sua foga, rendendolo così più morbido e più vellutato in tempi brevi. Serviti alla temperatura di 18-20 gradi, i rossi a base Aglianico accompagnano splendidamente tanto la cucina della Campania Felix quanto quella della Lucania Ferox, come quest’ultima è stata definita: sposano quindi paste condite con sughi importanti, carni ovine e bovine di pregio, cotte alla brace o in sapidi intingoli, arrosti, fegato e interiora, selvaggina, formaggi stagionati.
ARTE Claudia Corti
U La grande onda,1830/32, xilografia su carta, New York Metropolitan Museum.
arte
LA GRANDE ONDA, DAL GIAPPONE DI HOKUSAI ALLA DIFFUSIONE UNIVERSALE DOVE Hokusai, Hiroshige, Utamaro. Luoghi e volti del Giappone che ha conquistato l’Occidente Milano, Palazzo Reale 22 settembre - 29 gennaio
Una delle opere più famose al mondo, usata e abusata dalla cultura di massa, è senza dubbio La grande onda dell’artista giapponese Hokusai, una xilografia appartenente alla serie delle trentasei vedute del Monte Fuji, prodotta tra il 1830 e il 1832. Diffusa in una tiratura altissima, circa cinquemila copie (oggi se ne contano un centinaio), fu creata dall’artista in un momento di grave difficoltà personale, oberato dai debiti di gioco del nipote; e forse proprio per questo Hokusai scelse un soggetto che facesse immediatamente presa sul pubblico, vendendo la serie a prezzi stracciati. Nel giro di pochissimi anni La grande onda divenne in Occidente il simbolo per eccellenza di quel mondo giapponese di cui, a causa della secolare politica isolazionistica, si conosceva veramente poco. L’immagine è diretta e immediata, questa è la sua forza: un’onda di notevoli dimensioni si solleva con un impeto tale da essere sul punto di inghiottire alcune imbarcazioni di pescatori che al suo cospetto sembrano veramente impotenti e in balìa degli eventi. L’onda risulta essere un cerchio perfetto al cui centro si staglia imponente e immobile il Monte Fuji. Tre protagonisti, dunque: un’onda, un monte, le piccole imbarcazioni. Per noi occidentali, abituati istintivamente a leggere le immagini da sini-
stra a destra, la protagonista è senza dubbio l’onda, pronta a fagocitare i poveri pescatori, tant’è che le sue estremità spumeggianti sono talmente frastagliate da ricordare gli artigli di qualche mostro mitologico; ma per un “lettore” giapponese, il cui occhio procede in senso inverso al nostro, è esattamente il contrario, e i protagonisti sono i pescatori che tra mille sofferenze quotidiane convivono da millenni con quel mare dal significato ambivalente, simbolo di protezione e vita, ma anche minaccia costante e, come tale, degno del massimo rispetto. Uomo contro natura in una lotta atavica, e sullo sfondo il Monte Fuji, simbolo di spiritualità, a fare da garante secolo dopo secolo in questa battaglia perenne. È là, distante e immobile ma al contempo reale e tangibile, come dimostra la spuma dell’onda stessa che in lontananza si sovrappone al nevischio che cade sulla cima. Era un paese di cui si conosceva pochissimo, il Giappone, eppure anche dall’altra parte del mondo da secoli uomini e natura procedevano su binari paralleli, a volte scontrandosi per poi riprendere il proprio cammino; forse è per questo che l’opera piacque subito così tanto ai curiosi occidentali, fino a renderla nell’immaginario collettivo l’icona vera e propria di un intero paese.
CURIOSITÀ La grande onda fu ispirazione fondamentale per artisti quale Monet, Degas, Gauguin e Matisse. Il grande compositore Claude Debussy la scelse persino come immagine per la copertina del poema sinfonico La Mer.
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LIBRI Davide Mura
Un maestro gentile Dai campi di Testaccio alla vittoria nel campionato inglese: Malcom Pagani ci racconta la storia di Claudio Ranieri, allenatore del Leicester City, uno che nella sua carriera ha vinto e perso, come tutti, ma di cui finora pochi sembravano essersene accorti. Il percorso umano e professionale di questo maestro fuori dagli stereotipi ci mostra come “solo chi capisce poco di calcio può celebrare questa vittoria come l’improvviso miracolo capitato a un allenatore normale o giù di lì”. Se vuoi provarci, fallo fino in fondo, Malcom Pagani, Rizzoli, pagg. 272, 17.
Una vita quasi perfetta La protagonista del romanzo di Jean Hanff Korelitz, Grace Reinhart Sachs, sembra condurre un’esistenza idilliaca, tra un lavoro appagante da psicoterapeuta, una casa che potrebbe apparire su una rivista patinata, un figlio adorabile e un marito oncologo pediatrico con cui è sempre andata d’accordo. In più sta per dare alle stampe un libro ricco di consigli per tutte le donne che si fidano troppo degli uomini. Un giorno il quadro si sgretola e sarà proprio lei ad aver bisogno dei consigli da manuale di self help. Un thriller spietato. Una famiglia felice, Jean Hanff Korelitz, Piemme, pagg. 492, 19.
dall’ESTERO
Vita e lavoro senza radici
libri
La definizione di roamer è suggestiva e allo stesso tempo inequivocabile: i roamer sono coloro che hanno scelto di non stabilirsi in maniera definitiva in nessun paese e che ogni due o tre anni cambiano destinazione. Dietro a questa decisione con conseguenze importanti sulla vita privata e professionale ci sono parecchie motivazioni. I roamer sono affascinati dall’idea di intraprendere una nuova avventura, sono attratti da tutto ciò che può offrire un’esperienza in una nazione diversa da quella dove si è nati, provano entusiasmo verso sfide stimolanti e sono naturalmente predisposti all’incontro di nuove culture, lingue, stili di vita. Professionisti con competenze altamente qualificate, spesso nati in un contesto multiculturale, i roamer sono in grado di portare ricchezza e nuove skill. Secondo Patha, nei prossimi decenni i roamer non saranno più solo un trend legato all’estrema mobilità di aziende e persone ma la norma. Già oggi, giusto per citare alcuni dati, un cittadino canadese, britannico e svizzero su dieci vive all’estero, 7 milioni di americani e il 20% dei neozelandesi, 400mila francesi vivono a Londra e nel complesso 232 milioni di persone vivono al di fuori del loro paese d’origine. Il saggio di CM Patha, lei stessa roamer (ha vissuto in Canada, Stati Uniti, Singapore, Francia, Mongolia e attualmente risiede nel Regno Unito), nasce da un’indagine condotta online su centinaia di profili internazionali, raccogliendo allo stesso tempo testimonianze dirette attraverso una serie di interviste a questi cittadini globali, sostanzialmente diversi dagli espatriati e immigrati, che di solito tendono a stabilirsi in una nazione specifica. Il libro offre una fotografia completa, esplorando la dimensione professionale e umana di questa condizione, ma parallelamente intende andare oltre i singoli percorsi per affrontare cosa significa per le nazioni e i governi avere una fetta di popolazione non esigua che ha scelto di vivere in questo modo “fluttuante”. È possibile sentirsi realmente a casa vivendo all’estero? Patha illustra in modo chiaro i vantaggi e gli svantaggi legati a una vita e a un lavoro al di fuori della comfort zone, presentando alcune realtà dove aver svolto gran parte del proprio percorso professionale all’estero può costituire addirittura uno svantaggio poiché si sono persi i riferimenti e il polso del mercato locale. Roaming: living and working abroad in the 21st Century, CM Patha, Either/Or Press, pagg. 266, £ 14,99.
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LETTURE per MANAGER
...permanager
Marco Lucarelli
Qui e ora: un tagliando alla carriera Siete tornati dalle ferie? Riposati? Bene, prendete carta e penna, c’è da lavorare. Prima di affrontare il nuovo anno lavorativo dovete fare il tagliando. Non quello alla macchina, so che siete tipi precisi e che a questo avete già pensato. Avete portato l’auto a controllare i livelli di olio, acqua, pressione gomme e fatto in modo che sia tutto in ordine prima della partenza. No, questa volta sto parlando del tagliando alla vostra carriera per rifare la convergenza ai vostri obiettivi e ambizioni professionali. Quello trascorso è stato un anno duro, avete macinato chilometri, sempre in giro tra clienti, riunioni o aerei da prendere. Nella fretta, però, avete lasciato spento il navigatore e spesso avete smarrito la strada. È arrivato quindi il momento di fermarsi per una sosta e per fare il punto della situazione. L’occasione per un “passaggio ai box” ci è data dal libro di Andrea Colombo Qui e ora. Più consapevoli per valorizzare il proprio talento e raggiungere il vero successo (Fausto Lupetti editore, 2016). Non è il classico libro da leggere sotto l’ombrellone, qualche pensiero zen, qualche pratica mindfullness e pronti per ripartire con gli stessi ritmi a settembre. No, questo libro è impegnativo. Richiede, fin dalle pagine iniziali, di interrogarvi e di mettere per iscritto chi siete voi, quali sono i vostri valori, cosa volete diventare. Semplice, no? Grandi temi, questi, che possono generare ancora più confusione se non affrontati con metodo e pragmatismo: qualità dimostrate fin da subito dall’autore del libro. Una schiettezza che vi obbligherà a fare il check-up sullo stato di usura della vostra vita professionale. Un tagliando
suddiviso in diverse aree, dalla ridefinizione della propria mission e vision personali, per poi affrontare il tema salute e benessere per migliorare le proprie performance e la gestione delle proprie paure facendo riferimento ai concetti principali del Krav Maga, tecnica di autodifesa nata nelle fila dell’esercito israeliano. Per ogni area dell’officina, l’autore invita un esperto, un professionista di quel settore, una specie di “meccanico” specializzato in una determinata disciplina o area di crescita personale. È un libro che colpisce per la sua originalità d’approccio, a patto però di superare l’iniziale antipatia delle pagine inziali dove l’autore rimarca il suo curriculum di successi ponendosi come modello da seguire per intraprendere il cammino verso un futuro brillante. Scelta, questa, che ha una sua logica editoriale, permette alle persone che si aggirano in libreria di prendere un volume dallo scaffale, aprire le prime pagine per poi passare all’acquisto, se colpito. Superata la dose inziale di personal branding, continuate però con determinazione nella lettura delle pagine seguenti. È un libro impegnativo, vi chiederà più volte di riflettere e scrivere chi siete e chi volete diventare, ma proprio per questo suo pragmatismo è un libro che vi farà riflettere sulle sfide che vi aspettano.
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LETTERE Daniela Fiorino (daniela.fiorino@manageritalia.it)
La gestione dell’indirizzo email degli ex dipendenti Dal prossimo mese inizierò una nuova esperienza professionale e volevo chiedervi supporto nel capire se posso richiedere all’azienda in modo formale di cancellare il mio indirizzo email aziendale dopo la mia uscita, in quanto nel passato so che con alcuni colleghi è stato abilitato il forward delle email verso i vari responsabili di competenza. Nello specifico vorrei sapere se esiste una legge in tal senso, in considerazione del fatto che quell’indirizzo è stato da me usato anche per motivi personali.
lettere
L.F. – Como
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Con il provvedimento n. 456 del 30 luglio 2015 il Garante per la protezione dei dati personali è tornato a occuparsi delle modalità da seguire nella gestione dell’account di posta elettronica aziendale. Sullo stesso argomento è anche intervenuta la Fondazione studi consulenti del lavoro, con il parere n. 4 del 2 dicembre 2015. In particolare, secondo il Garante il datore di lavoro, pur avendo la facoltà di verificare l’esatto adempimento della prestazione lavorativa e il corretto utilizzo degli strumenti di lavoro da parte dei dipendenti, deve in ogni caso «salvaguardare la libertà e la dignità» del dipendente e «in applicazione dei principi di liceità e correttezza dei trattamenti di dati personali, informare in modo chiaro e dettagliato circa le consentite modalità di utilizzo degli strumenti aziendali e l’even-
tuale effettuazione di controlli anche su base individuale», concludendo che «l’assenza di un’esplicita policy al riguardo può determinare una legittima aspettativa del lavoratore, o di terzi, di confidenzialità rispetto ad alcune forme di comunicazione». Per garantire la piena tutela della sfera di riservatezza del dipendente, quindi, una volta cessato il rapporto di lavoro, il datore ha l’obbligo di disattivare e cancellare l’account di posta elettronica aziendale, non potendo limitarsi soltanto a impostare un indirizzamento automatico dall’account aziendale dell’ex dipendente verso un altro indirizzo di posta aziendale. Solo in questo modo, secondo la posizione del Garante, l’interesse del datore ad accedere alle informazioni necessarie per la gestione della propria attività viene esattamente contemperato con la legittima aspettativa di riservatezza sulla corrispondenza da parte di dipendenti/collaboratori, nonché di terzi. Quando cessa il rapporto di lavoro, dunque, bisogna per prima cosa disattivare l’account di posta del lavoratore, quindi informare i terzi con sistemi automatici che l’account è stato disattivato e fornire i nuovi recapiti di posta elettronica a cui indirizzare le nuove comunicazioni dirette all’azienda. Si deve poi cancellare l’account, non essendo consentito mantenerlo in essere giacché - come chiarisce il Garante - il trattamento risulterebbe illecito per violazione degli artt. 11, comma 1, lett. a e b, e 13 del codice etico per la protezione dei dati personali.
inserto mensile di Dirigente n. 9 / 2016
DIRIGIBILE
a cura di Thomas Bialas
Segnali di futuro visti dall’alto #27 esploriamo il futuro grazie a:
FUTURE PRODUCTION p. 2/3 Partecipo dunque produco
FUTURE UTOPIA
Sognare nuove economie
p. 4/5
FUTURE ROBOTSHARING
p. 8
Il business del noleggio
FUTURETECH INVENZIONI & INNOVAZIONI INFOGRAFICA DEL MESE DA SOCIAL BUSINESS A SOCIAL FLOP SAVE THE DATE: MINDUSTRY MAI GESTITO OPERAI DEL PENSIERO? 27 SETTEMBRE 2016, ROMA CFMT-FMT http://tinyurl.com/hx4lh3v
Dirigente mensile di informazione e cultura manageriale editore Manageritalia Servizi design: CoMoDo
MERCATI LIQUIDI
Se i giovani liquidano il marketing Non esiste il marketing per i giovani ma solo il marketing con i giovani. Detta così sembra la solita (furba) frase d’effetto. Ma non lo è. Le azioni per qualcuno escludono, le azioni con qualcuno includono. E le nuove generazioni vogliono proprio questo: essere intimamente connessi con prodotti e servizi. Se il mercato è socializzazione e se il mercato è assenza di segmentazione ovvio che il marketing “per” è da liquidare in quanto fallimentare.
Per il marketing tradizionale quelli sotto i trent’anni sono da considerarsi una lost generation. Non esiste più una gioventù omogenea ma solo temporanea (come i negozi) che modifica i comportamenti in base ai contesti. Pretendono dialogo, coinvolgimento e vogliono che l’impresa (e i suoi prodotti) funga da coach. Deve allenare come un personal trainer (sottolineo personal). E dunque il marketing si fa con le loro idee, pretese, contenuti, appoggi, giocando alla pari come nei social. Si fa con il content e influencer marketing generando contenuti facili da smembrare e condividere in piccole unità. Si fa puntando su ogni singolo individuo privo di classificazioni socio-demografiche. Essendo oggi l’identità un patchwork che si riconfigura all’infinito in perfetto stile situazionista, inutile rifarsi al buon vecchio Kotler, neppure come base di partenza.
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FUTURE CITIES IL FUTURO È APERTO Creare partecipazione, disegnare condivisione, inspirare immaginazione, generare adattabilità, distribuire equità, coltivare trasparenza e produrre accesso. Ecco come devono essere le nuove città aperte secondo la mappa (da scaricare integralmente) delle Seven visions of open cities dell’Institute for the Future di Palo Alto. Un ottimo lavoro, ricco di esempi, che vale la pena di leggere anche se il proprio core business non è amministrare o rilanciare città. Il tema è noto (o dovrebbe). Nei prossimi dieci anni le città cambieranno radicalmente: alcune in meglio, altre in peggio. Il peggio riguarda le città in stato
di “decomposizione” sociale, vecchie glorie della civiltà industriale che non innovano e non attirano le nuove classi creative che stanno ridisegnando l’economia globale. Il meglio è l’esatto contrario. Luoghi che sono “better place” per studiare, lavorare, giocare e vivere nuove sfide. Certo, ci vuole un “maker mindset, infrastrutture tecnologiche e sfide concrete (urgenze della città) come sottolinea l’IFTF, ma non solo. Ci vuole anche una chiara visione e vocazione individuata ed esaltata.
SCARICA LE SEVEN VISION OF OPEN CITIES http://www.iftf.org/fileadmin/user_upload/downloads/ th/IFTF_TH_OpenCitiesVisionCards_rdr.pdf SCARICA LA MAPPA DELLE OPEN CITIES http://www.iftf.org/fileadmin/user_upload/downloads/ th/IFTF_TH_OpenCitiesMap_rdr.pdf
FUTURE PRODUCTION PARTECIPO DUNQUE PRODUCO Quando si parla di fabbriche del futuro o di futura fabbricazione la parola d’ordine è industry 4.0. Ben noto, ormai. Ma c’è dell’altro. Ben noto fra makers, hackers e creators di ogni sorta. Aggregare e partecipare per innovare. I Cbpp, Commons based peer production basati su processi di produzione collaborativa paritetica e spesso anche su base volontaria attraggono sempre di più le giovani classi creative. Che poi sia un laboratorio di Arduino aperto a persone di diversa estrazione o altro, poco importa, l’obiettivo è sempre lo stesso: uno
FUTURE ECOBUSINESS ESSERE AL VERDE GUADAGNANDO Se non volete rimanere senza un soldo siate verdi nei vostri business. Si è parlato molto a sproposito della green economy incapace di mantenere le promesse, soprattutto in periodi di crisi (anche dei consumi) dove la tendenza è di non andare troppo per il sottile: “ragazzi, bisogna far quadrare i conti e basta”. In realtà osserviamo in molti casi nascere prodotti e servizi di green lifestyle come dire inaspettati. È il caso della startup Einhorn (ne abbiamo parlato a pagina 8 del Dirigibile numero 26) che propone
profilattici vegani ed equosolidali, oppure di Lia Diagnostics, il primo strumento per il test della gravidanza ecosostenibile. Ecoactive va anche oltre offrendo una vasta gamma di materie prime e materiali per la progettazione di prodotti sostenibili che non vanno a incidere, negativamente, su costi e performance. Interessante anche All Power Labs, generatore energetico a biomassa di piccole dimensioni. In generale vale un trend: servizi e prodotti che lavorano su polimeri naturali. http://www.ecovativedesign.com https://naturlieferant.de http://www.liadiagnostics.com http://www.fairsquared.info/it/ http://www.poc21.cc/30-wind-turbine/ http://www.allpowerlabs.com http://bio-on.it
scambio paritetico per realizzare forme alternative alla produzione gerarchica e “mercato-dipendente”. Il potenziale ben si vede nel recente Proof of concept promosso da QuiShare e Openstate a Château de Millemont (Parigi). Una sorta di laboratorio temporaneo che per cinque settimane ha fatto vivere e lavorare creativi e innovatori del campo della sostenibilità su progetti comuni in modo produttivo nel vero senso della parola, con materiali e attrezzi non solo per progettare ma anche per realizzare veri prototipi. È presto per dire che si sta affermando un nuovo modo di produrre, ma certo è un nuovo modo di sperimentare economie post-crescita. http://ouishare.net/it http://www.poc21.cc/magazine/
DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO
FUTURE WORKSPACE IL CO-WORKING DIVENTA CO-LIVING Ormai gli spazi di co-working sono mainstream nelle grandi città di mezzo mondo. Uno stile di vita consolidato fra i lavoratori della conoscenza. È tempo di dare un’occhiata alle variazioni sul tema, perché molto bolle in pentola. I seguenti tre esempi danno un indizio sui futuri sviluppi. 1) Bisogna lavorare ma bisogna anche vivere. Fondi i due aspetti ed ecco nascere l’austriaca Roam, una, come cita il claim, “experimental community testing the boundaries between work, travel and life adventure”. Niente male per i nomadi digitali. 2) Molti spazi, come
ristoranti e caffè, sono di fatto inutilizzati in molte ore della giornata. L’idea di Spacious, attualmente in sperimentazione a New York? Renderli disponibili ai forzati del co-working in mobilità per una tariffa giornaliera di 29 dollari (incluso caffè e connessione wifi). Per tutti un buon affare: ai co-workers location niente male, ai ristoratori un piccolo arrotondamento e forse nuovi clienti e per la startup le solite percentuali per il servizio offerto. 3) E infine c’è Amsterdam (perché l’Olanda non ti delude mai). Popices trasforma ogni spazio della città (parchi, terrazzi e addirittura barche) in un pop-upoffice a cielo aperto. Modelli di business da copiare? Affermativo. https://www.roam.co https://www.spacious.com http://www.popices.club
FUTURE MARKETING SEMPLICEMENTE IOT MARKETING Lo titolava anche Forbes il 10 dicembre 2015: How the internet of things is changing online marketing. Già, come? Beh, semplice: se ogni oggetto è connesso alla rete e dialoga (volendo) con noi, allora ogni oggetto è un canale di marketing e di servizio al cliente. Quest’anno abbiamo già parlato del Dash button per l’ordinazione dei prodotti di Amazon e dell’ancora più curioso altoparlante Echo dotato dell’assistente virtuale (e vocale) Alexa. Non abbiamo ancora assistito a diffuse affermazioni sul
FUTURE SERVICES È QUESTIONE DI CONTINUITÀ Nel senso di migliorare continuamente o aggiornare il livello del servizio, anche stravolgendolo radicalmente. Quello che ho notato sempre più spesso in questi ultimi sei mesi è la nascita di servizi che agiscono su punti deboli, piccoli spiragli e aree non coperte da altri servizi. Perché talvolta innovare è semplicemente migliorare o amplificare. Questo fenomeno si è osservato molto nei settori turismo, viaggi e mobilità. Che poi è sostanzialmente un’incredibile frammentazione dei servizi causati dalla continua nascita di nuove startup sicure di rappresentare la futura “Uber” del proprio settore. Per ora si vedono idee anche
divertenti ma non ancora dirompenti, tipo Fuelpanda che ti fa il pieno di benzina ovunque ti trovi o Cuvva che propone assicurazioni temporanee in caso di prestito dell’auto, anche di poche ore, oppure a servizi come Calendy per la pianificazione di appuntamenti e Cogito, software per migliorare la customer experience via telefono che lavorano su nicchie sempre ristrette. Una cosa comunque è evidente: l’invasione delle offerte. https://www.fuelpanda.com https://cuvva.co https://calendly.com http://www.cogitocorp.com
mercato. Ma le cose potrebbero cambiare prossimamente. Amazon intende vendere molti più prodotti tramite i suoi bottoni appiccicati su ogni dove in casa e ha deciso di “aprire” Alexa ai programmatori esterni. Intanto Google, con il suo assistente intelligente per la casa Google Home, dimostra che i campi di applicazioni possono evolvere, in potenza, all’infinito. Possiamo attenderci nel prossimo anno una piccola invasione di oggetti da Iot marketing, e non solo dai soliti noti (Apple in primis). http://tinyurl.com/gmer43n https://home.google.com
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FUTURE UTOPIA 1 SOGNARE NERDOPOLIS È il sogno di ogni città. Che essa sia grande, piccola o media. Attirare talenti di ogni sorta, credo, nazionalità e nuovi business in rapida crescita per diventare come San Francisco una nerdopolis a tutti gli effetti. Una brain hub town cosmopolita dove tutti i cittadini, ma proprio tutti, sono brillanti e creativi lavoratori della conoscenza. Dove si riscrive la storia della futura innovazione in ogni campo. Dove tutto è smart e coworking. Ovvio che si tratta di un’utopia. Tutte le città vorrebbero, per dirne una o due, un Google Campus o un Youtube Space. Perché è un buon inizio per tirarsela per benino. Ma quante città possono? Le solite Londra, Berlino, Parigi, New York. Ma anche Zurigo (città media di 400mila abitanti) che è una fighissima Nerdopolis con uno dei più grandi centri di ricerca Google d’Europa. E le città italiane? In molti casi sono ferme alle Merdopolis. Scusate la battutaccia, ma è la nuda e cruda realtà: più rifiuti che startup per le vie della città. In passato le città attiravano soprattutto lavoratori con basse qualifiche: vedi Torino o Detroit. Ovvio: la civiltà industriale “sognava” questo. Ma ora bisogna sognare altro se non si vuole dimezzare la popolazione come è accaduto a molte ex città industriali. Il report di Chicago Both, Welcome to Nerdopolis (che potete scaricare dall’ultimo link sottostante) spiega come i lavoratori della conoscenza di alto livello stanno ridisegnando la mappa dell’economia e delle città, anche se rimarca un po’ troppo i ragionamenti di La nuova geografia del lavoro di Enrico Moretti. Ma la sfida è comunque quella: brainpower cities. Ma lo sapevamo dai tempi del libro The rise of the creative class.
FUTURE UTOPIA 2 SOGNARE DEGROWTH Forse la vera utopia è sognare una crescita sostenibile. Dati alla mano, tutti i tentativi di ridurre la produzione di CO2 in un contesto di crescita economica sono miseramente falliti. I due termini paiono incompatibili. Più cresce il Pil più cresce l’emissione di CO2. Fine del discorso. Media, esperti (presunti) e burocrati vari creano costantemente panico e paranoia attorno alle parole crisi, recessione, crescita (mancante) con un linguaggio da guerra o lotta wrestling. Di razionale tutto questo non ha nulla se non nel (finto) storytelling finanziario. È come se l’intera umanità fosse prigioniera di una sceneggiatura mal scritta dove gli interpreti recitano ruoli senza senso: se la Cina cresce già meno di qualche punto si preannuncia il disastro. In mano a una élite finanziaria psicopatica e cocainomane abbiamo perso ogni bussola di buon senso. Non si tratta di crescere di più ma di maturare meglio. Intanto alla 5th International degrowth conference di Budapest, tenutasi dal 30 agosto al 3 settembre, 500 fra accademici, ricercatori e intellettuali hanno discusso di decrescita non come rinuncia, ma come nuovo modello di crescita di valori, esperienze e benessere svincolati dall’anacronistico feticismo del Pil (formulato nel lontano 1934!). Insomma, la società postindustriale deve diventare anche post crescita, trasformando il Prodotto interno lordo in Conoscenza interna lorda. Suggestivo e ovvio. Nelle complesse ed evolute economie della conoscenza il benessere non si basa più sulla crescita ma sulle connessioni (e relazioni) con gli altri. Vedi Atlas of Economic complexity.
DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO
FUTURE UTOPIA 3 SOGNARE LIBERLAND
Christian Hirsig - Co-fondatore Atizo
Quasi tutti i giornali italiani hanno parlato di questo fazzoletto di terra fra la Serbia e la Croazia (abbandonato e, pare, non reclamato) che si è autoproclamato per volere e voce di Vit Jedlicka (giovane politico e liberista ceco) Free Republic of Liberland. “Liberland” dicono loro “può essere un eco-stato dove non si pagano le tasse e che vive con la natura, capace di accogliere centinaia di migliaia di persone in un’infrastruttura espandibile alimentata dalle alghe e dal riutilizzo intelligente dell’energia”. Utopia o meglio pazzia visto che nessuno per ora riconosce questa No man’s land (Wikipedia)? Forse, ma intanto le richieste di cittadinanza viaggiano sulle centinaia di migliaia. Di questo si è parlato. Quasi nessuno però ha detto che qui è in corso, almeno nelle intenzioni, il più grande progetto laboratorio di Blockchain al mondo: far girare l’intera macchina delle transazioni burocratiche, finanziarie ed economiche tramite l’ormai nota tecnologia sottostante alle monete digitali come bitcoin. Intanto Liberland ha stretto una partnership con Bitnation, la piattaforma collaborativa per una governance decentralizzata, e conta fra i richiedenti di cittadinanza un centinaio di informatici di blockchain. La prossima Nerdopolis? Potrebbe. Bisogna però vedere quanta libertà d’azione verrà lasciata alla nuova libera terra. Comunque sognare nuove forme di convivenza sociale ed economica è sempre lecito anche quando è illecito (valeva anche per gli Stati Uniti).
https://bitnation.co https://liberland.org/en/main/ http://atlas.media.mit.edu/en/ http://www.degrowth.org http://tinyurl.com/zkfnbyr https://it.wikipedia.org/wiki/Serendipità http://www.oticon.com http://tinyurl.com/gwahver http://innovation-roulette.de http://www.hightechcampus.nl http://www.pgconnectdevelop.com http://www.ideastorm.com https://www.collaborationjam.com https://www.atizo.com http://www.jovoto.com http://www.quirky.com https://www.ideo.com http://www.logotel.it/it/ http://hpi.de/school-of-design-thinking.html https://www.ponoko.com https://www.innocentive.com http://cbichinabridge.com/weco-co-creation-center
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Infografica del mese
DA MASS MEDIA A MUCH MEDIA QUANDO LA COMUNICAZIONE DI MASSA DIVENTA UNA MASSA DI COMUNICAZIONE SUPPORTATA DA UN’INFINITÀ DI TECNOLOGIE, È TEMPO DI ABBANDONARE IL CONCETTO DI MEDIA COME SETTORE O MERCATO
IL CORRIERE D TECNOLOGIE MEDIAMENTE DIROMPENTI / DISRUPTIVE DRIVERS MACCHINE SOGNANTI INTELLIGENZA ARTIFICIALE GENERA UNA PROPRIA CREATIVITÀ E (SUR) REALTÀ VIRTUALE
TELEPATIA LEGGERE, DIFFONDERE E CONDIVIDERE PENSIERI, RICORDI, INFORMAZIONI CARICATI SU DISPOSITIVI DI MEMORIZZAZIONE ESTERNA
HIVE MIND MENTE ALVEARE. LEGGERE, CATALOGARE, INFLUENZARE PENSIERI, IDEE E STATI D’ANIMO COLLETTIVI
ESPANSIONE DI MEMORIA TRASFERIMENTO DI PARTI DI MEMORIA PERSONALE SU UN SUPPORTO DI STOCCAGGIO ESTERNO
SOCIAL TV L’ESPERIENZA TELEVISIVA E I SUOI CONTENUTI VENGONO SCAMBIATI E CONDIVISI IN PARALLELO SUI VARI SOCIAL MEDIA E NETWORK
WEARABLES REALTÀ VIRTUALE DA INDOSSARE E TOCCARE. LO SCHERMO COME INTERFACCIA DIVENTA SUPERFLUO
INTERNET TV PROGRAMMI ED EVENTI, ANCHE PERSONALI, IN LIVE STREAMING TRAMITE INTERNET
CONSUMER GENERATED MEDIA CONTENUTI PRODOTTI DAGLI STESSI UTENTI E RESI DISPONIBILI TRAMITE CANALI ONLINE
SOCIAL GAMING ESPERIENZA DI GIOCO ONLINE CON PARTECIPAZIONE CONDIVISA
BABELFISH TRADUZIONE SIMULTANEA AUTOMATICA IN TUTTE LE LINGUE
DATA DRIVEN MARKETING MARKETING BASATO SU BIG DATA ANALYTICS E INSIGHTS
SPARIRE
DIGERIRE
REAGIRE
Estate 2016. Basta un qualsiasi Pokemon Go per mandare in crisi il box office americano e i relativi kolossal più attesi al cinema. Ogni cosa che ci circonda e che è a portata di mano utilizza e produce dati e informazioni. I soliti device, le solite applicazioni ma anche, sempre di più, nuove interfacce inimmaginabili qualche anno fa. When everything is media, come titola un recente workshop dell’Institute for the future tenutosi a Palo Alto in California dal 14 al 16 giugno, allora, mi verrebbe da dire come logica conclusione: every media is disappearing. Sparire. Capitolo chiuso.
Tutti possono respirare, e nessuno dà peso all’aria che respira. Questo ha fatto internet. Ha trasformato l’industria dei media nell’aria che ci circonda. Dura da mandare giù ma è così. Non solo. Nuove tecnologie sfornano, quasi quotidianamente, nuovi format di media e modalità di interagire fra gli utenti. Come se non bastasse il grado di accettazione e/o utilizzo di nuove tecnologie e servizi da parte delle persone è sempre più veloce, talvolta immediato. Conseguenza? Le azioni di contenimento risultano inutili. Solo chi intercetta il cambiamento e il reale impatto in tempo utile, o meglio ancora, in leggero anticipo può cavarsela.
I media hanno lo stesso problema che hanno avuto gli alberghi con Airbnb e affini, ovvero: oggi il tuo concorrente è chiunque e ovunque. When everything is media sta anche per when everything is my competitor, Per differenziarsi i vecchi media dovrebbero puntare su servizi che aiutano a sopravvivere al caos delle troppe inconsistenti informazioni. Ma potrebbe non bastare. Prima bisogna spazzare via metà dei media oggettivamente inutili. Poi attendere la rinascita della domanda dei media come fari che illuminano la via (delle scelte). Oppure buttarsi nella mischia diventando un “omnichannel media” che sperimenta su tutti i fronti.
DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO
fonte: Libera elaborazione su report Media Disruption del Gottlieb Duttweiler Institut
EL TRAMONTO PREDICTIVE NEWS O NOTIZIE SU BASE ALGORITMO. UNA SORTA DI SISMOGRAFO PER LE INFORMAZIONI CHE ANALIZZA IN TEMPO REALE OGNI FLUSSO DI MESSAGGI A LIVELLO GLOBALE
COGNITIVE NEWS O NOTIZIE SU BASE ROBOT. MOTORI E SOFTWARE DI INTELLIGENZA ARTIFICIALE INTERPRETANO E TRASFORMANO DATI E NUMERI COMPLESSI IN RAPPORTI O ARTICOLI DIVULGATIVI
VIRTUAL REALITY L’INFORMAZIONE PRENDE VITA E SI “STACCA” DAL DISPLAY. MONDI VIRTUALI PARALLELI SI SOVRAPPONGONO AL MONDO REALE TRASFORMANDO L’UTENTE IN AGENTE
PERSONAL CLOUD ENTERTAINMENT DISPONIBILITÀ SU SUPPORTI E MEDIA DIFFERENTI DI CONTENUTI PERSONALIZZATI ON DEMAND
AUGMENTED REALITY ESTENSIONE DELLA PERCEZIONE DELLA REALTÀ. SOVRAPPOSIZIONE CON ULTERIORI STRATI DI INFORMAZIONI E CONTENUTI PERSONALIZZATI
PROGRAMMATIC TV ADVERTISING MODELLI DEL MARKETING ONLINE BASATI SU ANALYTICS VENGONO ADOTTATI DALLA TV PER PUBBLICITÀ PERSONALIZZATA
BRAIN-COMPUTER-INTERFACES SE OGNI COSA CHE CI CIRCONDA È CONNESSA ALLORA DOBBIAMO ESSERE IN GRADO DI DIALOGARCI
MEDIA-EMBEDDED MERCHANDISING POSIZIONAMENTO PRODOTTI SUL PUNTO VENDITA PERSONALIZZATO E REFERENZIATO
SMART ASSISTANTS ALGORITMI E SOFTWARE SU CUI SI BASA IL GIORNALISMO ARTIFICIALE VENGONO APPLICATI SUI DEVICE DI USO COMUNE (VEDI SMARTPHONE) CON FUNZIONE DI ASSISTENTE PERSONALE. LE APP E I MOTORI DI RICERCA DIVENTANO SUPERFLUI
ZERO INTERFACE L’UTILIZZO TRAMITE DEVICE E HARDWARE TENDE A SCOMPARIRE
EXIT STRATEGY L’enorme rischio per imprese, economia e società civile è dover decidere senza (sapere più) tagliare (il superfluo, il falso, l’inutile ecc.). Smascherare storie false che ci inducono all’errore (al lavoro, a scuola e nella vita di tutti i giorni) sembra essere la promettente professione del futuro “storybuster” e dei nuovi media che setacciano e cacciano affermazioni false ovunque si annidino. In una formula: News check up & true content provider.
http://www.kurzweilai.net http://deepdreamgenerator.com https://www.recordedfuture.com http://www.narrativa.com/aijournalism/ http://triplehelixblog.com http://www.theatlantic.com/world/ http://www.gartner.com/ https://www.thinkwithgoogle.com http://www.teslasuit.com http://www.oreilly.com https://www.viki.com https://www.babelfish.com http://www.quillcontent.com https://www.narrativescience.com/quill
DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO
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FUTURETECH INVENZIONI & INNOVAZIONI ROBOTSHARING IL BUSINESS DEL NOLEGGIO L’invasione dei robot nella vita quotidiana viene annunciata periodicamente e per gli usi più disparati. Robot per l’intrattenimento, robot magazziniere, robot per l’assistenza degli anziani, robot come commessi nei negozi, robot “collaborativi” nelle fabbriche, robot negli ospedali come infermieri ma anche come chirurghi, robot che sostituiscono gli animali di compagnia, robot di servizio che tagliano l’erba o aspirano la polvere in soggiorno e sì, anche sexbots per ripetuti amplessi artificiali. Per ogni applicazione è pronta
TESLASUIT.COM
Basato su stimolazioni elettriche neuromuscolari, Teslasuit è la prima tuta tattile al mondo che fonde la realtà virtuale con quella reale. http://tinyurl.com/hhnb6r6
SHOWERLOOP.ORG
Messa a punto dal giovane designer finlandese Jason Selvarajan, Showerloop è una doccia che purifica e ricicla in tempo reale l’acqua utilizzata durante la doccia. http://tinyurl.com/jr473rk
(pensata) una meccanizzazione. Giusto dunque che qualcuno abbia pensato che fosse giunto il momento di applicare il business model del noleggio auto ai robot. Vuoi un robot? Noleggialo. Robot Rentals fa proprio questo. Mette a disposizione una flotta di robot per ogni occasione e circostanza. Il ragionamento della società olandese non fa una piega: i potenziali usi dei robot sono sconosciuti a molte imprese e organizzazioni, soprattutto quelle medie e piccole, noi aiutiamo le organizzazioni a rendere accessibile per un periodo limitato la sperimentazione in azienda. Da copiare. http://www.robot-rentals.com
FOODINK.IO
Giusto perché se ne è parlato tanto e perché è coinvolta anche una società italiana (Wasp), ecco a voi Foodink di Londra, il primo ristorante dove tutto è stampato in 3D. http://tinyurl.com/jd7jhmz
HOME.GOOGLE.COM
Dopo Amazon Echo, device vocale per la domotica e l’intrattenimento domestico, arriva anche Google Home: prossimo rivale? Ovviamente Apple con un Siri home device. http://tinyurl.com/jbg8rek
INSTOCK.NL
Zero waste business model. In questo ristorante ad Amsterdam si cucina esclusivamente con materie prime scartate dalle grandi catene alimentari. Sostenibile e giusto. http://tinyurl.com/hgfzbwu
PROJECTNOURISHED.COM
Il think tank Kokirilab promette con questo casco e vari accessori molto glam una gastronomical virtual experience. Ottimo storytelling. Ma non ci si nutre di sole storie. http://tinyurl.com/hn9qgjt
Associazioni S ervizi S anità Contratto Previdenza Formazione
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L’ANTICIPAZIONE DEL TFR Ecco tutti i casi in cui è possibile richiedere l’anticipo del trattamento di fine rapporto Mariella Colavito
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l trattamento di fine rapporto è una parte della retribuzione la cui erogazione è differita al momento della chiusura del rapporto di lavoro. Esso spetta a tutti i lavoratori, anche se in periodo di prova. L’ammontare annuo del tfr è dato dalla somma, per ogni anno di servizio, della retribuzione fissa e variabile, divisa per 13,5. La quota così determinata va accantonata e rivalutata ogni anno1. Per retribuzione utile si intende, secondo quanto disposto dall’art. 2120 del codice civile, tutte le somme, compreso l’equivalente delle prestazioni in natura, corrisposte durante il periodo lavorativo, a titolo non occasionale. Restano esclusi i rimborsi spese e quegli elementi retributivi espressamente esclusi dalla contrattazione collettiva. Sebbene il diritto a percepire il tfr sorga al termine del rapporto di lavoro, la legge ha contemplato la possibilità di chiederne un anticipo. Tale facoltà spetta sia al lavoratore che abbia lasciato il tfr in azienda sia a quello che lo abbia conferito a un
fondo di previdenza complementare2.
Quando il tfr è in azienda Per il tfr rimasto in azienda la facoltà di chiedere un’anticipazione spetta al lavoratore con almeno 8 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro, per un importo non superiore al 70% del trattamento maturato alla data della richiesta. L’anticipazione può essere ottenuta una sola volta nel corso del rapporto di lavoro ed è detratta dall’ammontare finale. L’azienda è tenuta a soddisfare le richieste entro i limiti del 10% degli aventi diritto (cioè coloro che hanno almeno 8 anni di anzianità), comunque, del 4% del totale dei dipendenti. Il limite del 4% rende difficoltoso chiedere l’anticipazione da parte dei lavoratori di aziende con meno di 25 dipendenti, poiché il 4% di 25 è 1 e la legge non permette arrotondamenti. La Cassazione,
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legge 29/5/1982, n. 297. decreto legislativo 252/2005.
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in questi casi, usa un’interpretazione restrittiva, consentendo l’anticipazione del tfr solo alle aziende con più di 25 dipendenti. Dal momento che la legge non dispone nulla circa i criteri che l’azienda deve utilizzare per accogliere le richieste dei lavoratori, generalmente le domande dovranno essere soddisfatte secondo l’ordine cronologico di presentazione al datore di lavoro. Il contratto del terziario, invece, affronta il problema individuando un ordine di priorità da rispettare nel caso in cui le richieste siano più di una.
Quando è possibile richiedere l’anticipo La richiesta può essere giustificata da due esigenze. La prima dalla necessità di far fronte a spese mediche per terapie e interventi straordinari riconosciuti dalle competenti Asl. La seconda per l’acquisto della
prima casa di abitazione per sé o per i figli. Per prima casa si intende un immobile destinato alla normale residenza e abitazione del lavoratore e della sua famiglia. Qualora l’acquisto sia fatto per i figli, il requisito che l’immobile sia la prima casa va riferito al figlio e, pertanto, l’anticipazione spetta al quadro anche se già proprietario della sua abitazione. In passato la legge imponeva l’obbligo di documentare la spesa mediante un atto notarile di compravendita. La Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo tale obbligo, ritenendo adeguato qualsiasi mezzo idoneo a provare l’acquisto della casa, quindi anche il preliminare di vendita. Posto che quello appena descritto è il trattamento minimo previsto dalla legge, nulla impedisce che il datore di lavoro conceda, quale condizione di miglior favore, un’anticipazione del tfr anche al lavoratore che non abbia i requisiti di legge e per motivi diversi da quelli espressamente elencati. La legge 53 del 2000 ha introdotto altre ipotesi che permettono, sempre nel rispetto dei limiti contenuti nell’art. 2120 del codice civile, di ottenere un’anticipazione del tfr: richiesta di congedo parentale, da parte dei genitori, anche adottivi o affidatari; richiesta di un periodo di congedo non retribuito (accolta dal datore di lavoro) da destinare alla formazione extralavorativa. Restano salve le condizioni di mi-
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glior favore stabilite dalla contrattazione collettiva o individuale.
Tfr e previdenza complementare Anche i quadri che hanno aderito a una forma pensionistica complementare conferendo il tfr, possono richiedere un’anticipazione della posizione maturata, in alcuni casi tassativi stabiliti dalla legge. Per sostenere delle spese sanitarie derivanti da gravissime situazioni che riguardano il quadro o i suoi familiari, il lavoratore può chiedere al fondo un’anticipazione pari al 75% della posizione in qualsiasi momento, senza quindi un’anzianità minima di iscrizione. È necessario che le spese riguardino terapie e interventi straordinari certificati da strutture pubbliche competenti. L’acquisto della prima casa per sé o per i figli permette al quadro, dopo 8 anni di iscrizione al fondo, di chiedere un’anticipazione della posizione non superiore al 75%. L’anticipo è concesso anche per interventi di ristrutturazione, manutenzione e restauro dell’abitazione. L’ultima ipotesi di anticipazione, pari al 30% della posizione maturata, è prevista sempre dopo 8 anni di adesione al fondo, a fronte di ulteriori generiche esigenze del lavoratore. In qualsiasi momento successivo l’aderente al fondo potrà reintegrare le somme percepite a titolo di anticipazione, cosa che invece non è possibile per gli anticipi di tfr chiesti all’azienda.
Cassazione 6/3/92, n. 2749. ccnl 2/7/04 dipendenti terziario, allegato 7. 3 Corte costituzionale 5/4/91, n. 142. 2
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CCNL: FOCUS SULLA MALATTIA
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Dal 21 luglio attive le nuove norme sul periodo di comporto di malattia. Vediamo tutte le novità
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l rinnovo del contratto dirigenti del terziario, della distribuzione e dei servizi ha introdotto una serie di novità (vedi articolo a pagina 6). Quelle intervenute in caso di malattia, per chi si trovava in questo stato al momento della sottoscrizione dell’accordo, si applicano a decorrere dal 15 settembre 2016. L’accordo ha modificato i termini relativi al periodo di compor-
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to di malattia, durante il quale il datore di lavoro è tenuto a mantenere in essere il rapporto di lavoro e a corrispondere al dirigente l’intera retribuzione. Innanzitutto, si è stabilito di introdurre il calcolo in giorni, piuttosto che in mesi, in analogia con quanto già previsto nel ccnl dei dipendenti, e si è specificato che la verifica del superamento del periodo di comporto debba
essere effettuata sull’anno solare, cioè andando a ritroso di 365 giorni rispetto all’ultimo evento morboso. Dal 21 luglio 2016 il periodo di comporto ordinario è di 240 giorni, corrispondenti a 8 mesi, mentre la precedente formulazione del ccnl prevedeva un periodo di 12 mesi. Tuttavia, i 240 giorni possono essere prolungati – in caso di patologia grave e continuativa che comporti terapie salvavita – fino a ulteriori 180 giorni, estendendo la precedente tutela fino ad arrivare a un periodo complessivo di conservazione del posto di lavoro con corresponsione dell’intera retribuzione di 14 mesi. Per usufruire del prolungamento del periodo di comporto, è necessario che il dirigente invii specifica richiesta al datore di lavoro, con raccomandata A/R, firmando un’espressa accettazione delle condizioni stabilite all’art. 18bis del ccnl, con riferimento all’obbligo di presentare periodicamente documentazione medica rilasciata da specialisti del Servizio sanitario nazionale. Le altre previsioni contenute nella disciplina della malattia non sono state modificate, pertanto permane il diritto a richiedere un periodo di aspettativa non retribuita, fino a un massimo di 6 mesi, se al termine del periodo di comporto (ordinario o prolungato) dovesse perdurare lo stato di malattia. Sono inoltre confermate le tutele previste in caso di cessazione del rapporto di lavoro per superamento del periodo di compor-
to (o al termine dell’eventuale periodo di aspettativa), ovvero il diritto a ricevere un’indennità pari a quella prevista per il preavviso in caso di licenziamento, sia se la cessazione avviene su iniziativa del datore di lavoro (licenziamento), sia nel caso sia il dirigente a dare le dimissioni. Infine, nessuna modifica è stata apportata alle disposizioni relative all’invalidità temporanea intervenuta a seguito di infortunio per cause di servizio. In questo caso, la conservazione del posto di lavoro viene garantita dal contratto fino ad accertata guarigione o fino a quando non sia certificata un’invalidità permanente totale o parziale. Per la corresponsione della normale retribuzione è inoltre confermato il periodo massimo di 30 mesi dal giorno in cui si è verificato l’infortunio. Le modifiche sin qui illustrate entrano in vigore dalla data di sottoscrizione dell’accordo di rinnovo, con riferimento agli eventi di malattia che interverranno da tale data in avanti. Per chi invece si trovava in malattia al momento della sottoscrizione dell’accordo, le nuove previsioni si applicano, come già detto, a decorrere dal 15 settembre 2016. Pertanto, si raccomanda a coloro che si trovano in situazione di malattia e sono prossimi o hanno superato i 240 giorni di periodo di comporto, di contattare tempestivamente la propria associazione territoriale per ricevere la necessaria consulenza, ai fini dell’eventuale richiesta di prolungamento delle tutele per malattia.
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RC AUTO, QUESTA SCONOSCIUTA Un’assicurazione obbligatoria che va approfondita dopo le modifiche legislative dell’ultimo anno
A ASSIDIR
ssicurare la nostra auto dai possibili danni causati a terzi è un obbligo divenuto consuetudine per la stragrande maggioranza degli italiani. La legge 990 di cinquant’anni fa (24 dicembre 1969) impone a tutti i proprietari di autovetture di sottoscrivere una polizza “RC Auto”. Quest’obbligo, proprio per il numero di mezzi che circolano sulle nostre strade, presuppone un mercato interessante per il comparto assicurativo che, dopo la liberalizzazione del 1994, permette alle compagnie di offrire coperture alle condizioni più vantaggiose o concorrenziali. Per inciso vale la pena di osservare come l’entità totale dei premi assicurativi per polizze RC Auto sottoscritte in Italia nel 2015 è stata, nonostante l’agguerrita concorrenza e la riduzione delle tariffe, pari a 14,2 miliardi di euro.
Semplificazione telematica È interessante riflettere su alcuni particolari divenuti molto impor-
Per ulteriori informazioni: www.assidir.it email info@assidir.it Numero Verde 800 401345
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tanti alla luce delle norme legislative entrate in vigore nell’ultimo anno, come ad esempio l’addio al tagliando assicurativo da esporre sul parabrezza o le conseguenze della nuova legge sul cosiddetto omicidio stradale. Dal 1° luglio 2015 è entrata in vigore l’eliminazione dell’invio cartaceo dell’attestato di rischio al contraente della polizza in quanto le compagnie assicurative acquisiscono direttamente l’attestazione sullo stato del rischio legato ai contratti RC Auto per via telematica, attraverso l’accesso a un’apposita banca dati elettronica sotto il controllo dell’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni. In pratica, una semplificazione procedurale per tutti i cittadini che vogliono cambiare compagnia assicuratrice e che, di conseguenza, possono sottoscrivere una nuova polizza RC Auto senza dover richiedere e attendere “quel certificato” il cui contenuto ha un’influenza diretta sul calcolo del premio da pagare.
Contrassegni e verifiche incrociate Passiamo ora a un’altra data importante: il 18 ottobre 2015, giorno dal quale non si deve più
esporre sul parabrezza della propria auto il contrassegno assicurativo che attesta il pagamento del premio RC Auto e la piena validità della copertura. Non dobbiamo dimenticare che, secondo una stima dell’Ania, nel 2014 circa 3.900.000 veicoli (pari all’8,7% del totale) viaggiavano in Italia senza assicurazione grazie a contrassegni cartacei falsi. Dall’ottobre 2015, proprio per eliminare questo problema, ogni volta che viene stipulata una nuova polizza o viene effettuato un rinnovo, la compagnia di assicurazione deve inviare le informazioni alla banca dati delle coperture assicurative creata dall’Ania, che le fa confluire nel database della motorizzazione civile contenente i dati su tutti i veicoli immatricolati. Di conseguenza, con i controlli elettronici, è quasi impossibile circolare sprovvisti di assicurazione senza essere individuati dalle Forze dell’ordine: grazie all’incrocio delle informazioni contenute nelle due banche dati, è possibile sapere in pochi secondi chi è regolarmente assicurato e chi è sprovvisto di assicurazione (quest’ultimo, non essendo in regola, pagherà una sanzione da 841 a 3.366 euro, oltre a subire il sequestro del veicolo). La validità della copertura assicurativa RC Auto potrà essere verificata a breve anche attraverso i dispositivi Autovelox, Tutor, Telepass e telecamere Ztl, non appena verrà approvata la norma che li omologherà anche per questo controllo, in aggiunta a quanto già attualmente previsto dal Codice della strada.
Obblighi e sanzioni Tutti questi automatismi non ci esimono da un obbligo ben preciso: tenere sempre a bordo del veicolo il certificato di assicurazione, il documento ufficiale per attestare l’esistenza di una copertura assicurativa RCA. Le Forze dell’ordine potranno sempre richiederlo e, soprattutto, in caso di incidente dovremo sempre chiedere all’altro conducente l’esibizione del certificato di assicurazione del mezzo che guidava per poter trascrivere sul modulo della constatazione amichevole tutti i dati necessari allo svolgimento delle pratiche da parte delle compagnie assicuratrici. Le conseguenze della recente entrata in vigore del nuovo art. 589 bis del codice penale prevedono la reclusione per chiunque causi per colpa la morte di una persona o le provochi lesioni gravi o gravissime, con una violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale. La legge prevede la reclusione, sia pure con differenti durate delle pene, non solo in caso di morte di una o più persone ma anche solamente in caso di lesioni gravi o gravissime provocate a terzi per aver violato le norme del codice della strada. Non solo violazioni macroscopiche, come la guida in stato di ebbrezza alcolica o sotto l’effetto di droghe, ma anche quelle più comuni come l’eccesso di velocità o passare col semaforo rosso. Indipendentemente dalla particolare aggravante provocata dalla fuga dell’autore dopo l’incidente, l’altra cosa da ricordare è che, in funzione delle caratteristiche delle differenti violazioni, ne scattano automaticamen-
te altre che incrementano la durata della reclusione.
Aggravanti Esempi di aggravanti sono: stato di ebbrezza alcolica da 0,8 a 1,5 gr/lt, superiore a 1,5 gr/lt o da sostanze stupefacenti e psicotrope; eccesso di velocità in centro urbano pari o superiore al doppio rispetto a quella consentita e comunque non inferiore a 70 km/h; eccesso di velocità su strade extraurbane superiore a 50 km/h rispetto a quella consentita; guida contromano; attraversamento con il semaforo rosso; inversione del senso di marcia in prossimità di intersezione, curve o dossi; sorpasso in prossimità di passaggio pedonale o linea continua. Un altro esempio: qualora si venga trovati con un tasso alcolemico superiore a 0,50 gr/lt anche durante un normale controllo e senza aver provocato un incidente, se il controllo è effettuato tra le ore 22 e le ore 7, tutte le pene previste sono aumentate da un terzo alla metà rispetto alla pena base.
Poiché la compagnia assicuratrice potrebbe rivalersi sul contraente della polizza per i risarcimenti pagati a terzi in caso di incidente in stato di ebbrezza, vale la pena verificare se le nostre polizze RC Auto prevedono, o meno, il diritto alla rivalsa nei nostri confronti. E infine, poiché le nuove disposizioni hanno inasprito le sanzioni per comportamenti pericolosi alla guida che possono arrivare fino a 18 anni di detenzione o alla revoca della patente per 30 anni, i relativi procedimenti penali possono comportare delle spese legali di difesa molto elevate in grado da sole di mettere a repentaglio il patrimonio del responsabile dell’incidente stradale. Anche a fronte di questi rischi è bene verificare di essere debitamente protetti con una copertura di tutela legale. Per concludere, ricordiamo che per gli associati Manageritalia la migliore cosa da fare è avvalersi delle competenze che Assidir offre gratuitamente per poter essere sempre tranquilli in auto e non solo.
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INNOVARE PER COMPETERE Le chiavi per affrontare la complessità dei mercati
O CFMT
rmai abbiamo capito tutti che questa non è una crisi ma una transizione, sfidante ma al contempo fonte di opportunità. Bisogna però avere coraggio e determinazione. Le imprese possono interpretare il ruolo di agenti del cambiamento non solo innovando, ma soprattutto gestendo l’innovazione e i processi che ne sono alla base, che è più difficile. L’innovazione però non è solo fatta di materialità e tecnolo-
gia, è anche sempre più riconducibile a reti di relazioni, modelli organizzativi, persone, valori e significati. Il problema è capire come gestire al meglio queste dimensioni. Questo percorso si propone di guidare i dirigenti nella rilettura e nel ripensamento delle dinamiche organizzative e gestionali ai diversi livelli e di presentare metodi e strumenti per innovarle;
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ciò a partire dai processi di progettazione e produzione della value proposition, fino a giungere alle politiche di management delle risorse umane, alle dimensioni operative della relazione con il mercato e all’utilizzo delle Ict quali abilitatori dell’innovazione. Quattro sono le direttrici di fondo su cui lavorare per intervenire concretamente sui processi di innovazione nelle aziende e che costituiranno il contesto di riferimento del progetto: Complessità: da vincolo a opportunità per la creazione di valore; Networking: le logiche della rete per la condivisione della conoscenza; Espressività: l’importanza della generazione di senso e di significati per i diversi attori; Socializzazione: le comunità e i gruppi come contesti creativi. Il progetto si pone l’obiettivo di favorire lo sviluppo di nuovi modelli gestionali in grado di rispondere alle sfide che la crescente
complessità del contesto pone a tutti i manager. È articolato in tre moduli, fruibili anche singolarmente, per permettere la personalizzazione del percorso formativo in funzione delle specificità e delle necessità dei manager e delle singole organizzazioni.
1°: I driver dell’innovazione Milano, 28 settembre Roma, 19 dicembre
2°: Ripensare business model e value proposition Milano, 9 novembre Roma,18 gennaio
3°: Nuovi approcci per sostenere l’innovazione Milano, 30 novembre Roma,1 febbraio 20 Cfmt ha progettato questo percorso in collaborazione con i ricercatori del T-Lab, Laboratorio del terziario che innova. Il T-Lab è un osservatorio creato dal Cfmt: attraverso progetti di ricerca, pubblicazioni e corsi studia, sviluppa e diffonde modelli interpretativi per favorire il cambiamento e la crescita delle imprese. La ricerca viene sempre accompagnata dall’analisi sul campo, da casi aziendali, ritenuti significativi e promettenti in termini di innovazione, in Italia e all’estero.
PER MAGGIORI INFORMAZIONI: www.cfmt.it - Luigia Vendola lvendola@cfmt.it, 02 54063137 La partecipazione all’evento è gratuita e riservata ai dirigenti associati in regola con il versamento degli appositi contributi. I moduli del progetto sono fruibili singolarmente.
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Hanno collaborato a questo numero Thomas Bialas, futurologo, è
curatore dell’inserto Dirigibile e responsabile del progetto Future
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Management Tools di Cfmt.
Claudia Corti è laureata in lettere, indirizzo moderno artistico, ed è guida turistica per le province di Milano, Pavia, Monza e Brianza. (57) Paola Giacomello è talent development solutions director in Lee Hecht Harrison.
MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA DI MANAGERITALIA FEDERAZIONE NAZIONALE DEI DIRIGENTI, QUADRI E PROFESSIONAL DEL COMMERCIO, TRASPORTI, TURISMO, SERVIZI, TERZIARIO AVANZATO
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Paolo Iacci è consulente di direzione e presidente di Eca Italia, presidente di Aidp Promotion, direttore responsabile del webmagazine HR On Line e insegna all’Università Statale di Milano. (52) Marco Lucarelli lavora nella direzione strategy di una multinazionale Tlc dove si occupa di operatori virtuali. (59) Rolando Polli è fondatore e amministratore unico di IG Partners (www.igpartners.it).
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Chiara Rejna è senior project manager di IG Partners.
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Elisa Terraneo è marketing manager in EF Corporate Solutions Italia. Si occupa di marketing e comunicazione, prima nel mondo del retail poi nell’It, dove si è focalizzata sul digital marketing. (40) Piero Valdiserra è direttore marketing e relazioni esterne di uno dei maggiori gruppi italiani operanti nel beverage alcolico. È anche sommelier, nonché fondatore e presidente del club enogastronomico bolognese Gaudio (marketing@rinaldi.biz). (56)
Anna Zinola si occupa di consumi dal 1993, dapprima all’interno di istituti di ricerca, poi come libera professionista. Dal 2003 insegna Psicologia del marketing all’Università di Pavia. Ha scritto alcuni libri dedicati ai temi dei consumi. Collabora con Corriere.it, Mark up e Micro & Macro Marketing. (24)
FEDERAZIONE NAZIONALE DEI DIRIGENTI, QUADRI E PROFESSIONAL DEL COMMERCIO, TRASPORTI, TURISMO, SERVIZI, TERZIARIO AVANZATO
FONDO ASSISTENZA SANITARIA DIRIGENTI AZIENDE COMMERCIALI FONDO DI PREVIDENZA MARIO NEGRI CFMT - CENTRO DI FORMAZIONE MANAGEMENT DEL TERZIARIO ASSOCIAZIONE ANTONIO PASTORE
Editore: Manageritalia Servizi srl Direttore responsabile: Guido Carella Coordinamento: Roberta Roncelli Redazione: Davide Mura, Enrico Pedretti, Eliana Sambrotta
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Direzione, redazione, amministrazione: via Antonio Stoppani, 6 - 20129 Milano tel. 0229516028 - fax 0229516093 giornale@manageritalia.it www.manageritalia.it Le opinioni espresse dagli autori impegnano esclusivamente la loro responsabilità Concessionario pubblicità Lapis srl viale Monte Nero, 56 - 20135 Milano tel. 0256567415 info@lapisadv.it - www.lapisadv.it
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da Manageritalia 61
inserto mensile di Dirigente n. 9 / 2016
DIRIGIBILE
Mariella Colavito, ufficio sindacale Manageritalia Milano. (69)
a cura di Thomas Bialas
Segnali di futuro visti dall’alto #27
Daniela Fiorino, responsabile ufficio sindacale.
esploriamo il futuro grazie a:
(60)
Niccolò Gori Sassoli, giornalista, ricerca e innovazione. (46) FUTURE PRODUCTION p. 2/3 Partecipo dunque produco
FUTURE UTOPIA
Sognare nuove economie
p. 4/5
FUTURE ROBOTSHARING
p. 8
Valeria Pistolese, ufficio relazioni istituzionali.
(46)
INFOGRAFICA DEL MESE DA SOCIAL BUSINESS A SOCIAL FLOP SAVE THE DATE: MINDUSTRY MAI GESTITO OPERAI DEL PENSIERO? 27 SETTEMBRE 2016, ROMA CFMT-FMT http://tinyurl.com/hx4lh3v
Dirigente mensile di informazione e cultura manageriale editore Manageritalia Servizi design: CoMoDo
MERCATI LIQUIDI
Se i giovani liquidano il marketing Non esiste il marketing per i giovani ma solo il marketing con i giovani. Detta così sembra la solita (furba) frase d’effetto. Ma non lo è. Le azioni per qualcuno escludono, le azioni con qualcuno includono. E le nuove generazioni vogliono proprio questo: essere intimamente connessi con prodotti e servizi. Se il mercato è socializzazione e se il mercato è assenza di segmentazione ovvio che il marketing “per” è da liquidare in quanto fallimentare.
Per il marketing tradizionale quelli sotto i trent’anni sono da considerarsi una lost generation. Non esiste più una gioventù omogenea ma solo temporanea (come i negozi) che modifica i comportamenti in base ai contesti. Pretendono dialogo, coinvolgimento e vogliono che l’impresa (e i suoi prodotti) funga da coach. Deve allenare come un personal trainer (sottolineo personal). E dunque il marketing si fa con le loro idee, pretese, contenuti, appoggi, giocando alla pari come nei social. Si fa con il content e influencer marketing generando contenuti facili da smembrare e condividere in piccole unità. Si fa puntando su ogni singolo individuo privo di classificazioni socio-demografiche. Essendo oggi l’identità un patchwork che si riconfigura all’infinito in perfetto stile situazionista, inutile rifarsi al buon vecchio Kotler, neppure come base di partenza.
Stampa ROTOLITO LOMBARDA spa via Sondrio, 3 - 20096 Pioltello (Milano) tel. 0292195.1 - www.rotolitolombarda.it Registrazione Tribunale di Milano n. 142, del 24 aprile 1974 Associato all’USPI Unione stampa periodica italiana
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