Progetto di scrittura e narrazione Il progetto, ideato e realizzato per Imago Mundi ONLUS da Luigi Dal Cin in collaborazione con Ferrara Off, è dedicato agli studenti delle Scuole Primarie e Secondarie di I° grado con l’obiettivo di avvicinarli ai tesori della Ferrara seicentesca e alle opere di Carlo Bononi tramite il potente strumento della narrazione. Qui di seguito riportiamo il racconto che ha fatto da inquadramento storico e artistico alle attività delle scuole.
Questo si tradusse in tre esortazioni per tutti gli artisti che volevano dipingere opere sacre. I loro dipinti dovevano uno: risultare chiari, semplici, comprensibili a tutti; due: risultare realistici (ad esempio, il martirio dei santi o di Gesù doveva essere presentato con precisione e verosimiglianza, fin nei minimi particolari, in modo che chi osservava si convincesse che non si trattava di fantasie, ma di realtà davvero accadute); tre: muovere i cuori all’emozione e alla compassione (ad esempio i gesti delle mani, l’espressione dei volti, la posizione del corpo dei personaggi ritratti nei dipinti dovevano essere sensazionali, drammatici, teatrali: dovevano emozionare in modo da suscitare un sentimento forte di pietà religiosa e di compassione verso il prossimo; in modo insomma che chi aveva ammirato quel dipinto non rimanesse indifferente come prima, ma se ne andasse con il cuore cambiato). Giovan Battista Aleotti fu, in quel periodo, l’innovatore ferrarese nel campo dell’architettura: portò in città lo stile Barocco che in quel momento era di grande attualità a Roma. È lui che progettò, ad esempio, la chiesa di San Carlo, l’Oratorio dell’Annunziata, la chiesa di Santa Francesca Romana, la torre campanaria della Basilica di San Francesco. Carlo Bononi, il mio creatore, fu invece, in quegli anni, l’innovatore ferrarese nel campo della pittura. E io ne sono molto orgoglioso.
Cuore liquefatto
Carlo, l’angelo e il Seicento di Luigi Dal Cin La tela e il pennello Un semplice pezzo di tela: ne aveva visti così tanti nella sua vita... e non era certo un pezzo di lusso, piuttosto un avanzo di qualche gigantesca tela che era servita per chissà quale dipinto. Un ampio straccio di tela, insomma. Un giorno quel pezzo di tela, di cui nessuno sapeva più cosa fare, arrivò nella bottega di un grande pittore di nome Carlo Bononi. Era un uomo ormai avanti negli anni, la sua barba era bianca, ma nel vedere quello straccio di tela si rallegrò tutto. Osservò il pezzo di tela. Lo accarezzò, socchiuse gli occhi, lo sentiva ruvido sotto le dita. “Perfetto! – pensò – Questo finalmente sarà per me... dopo averlo dipinto lo porterò con me, per sempre”. Così prese il pennello con cui stava dipingendo San Luigi di Francia che scongiura la peste e lo intinse nei colori ad olio. E stava già per tracciare un segno sulla tela, quando rimase con la mano sospesa in aria. “Non con il pennello, che mi fai il solletico!”. Il vecchio pittore rimase immobile. Girava intorno gli occhi smarriti per vedere da dove fosse venuta quella voce. Ma non c’era nessuno. Allora guardò sotto il banco. Nessuno. Aprì l’armadio dove teneva i disegni. Nessuno. “Si vede che quella voce me la sono immaginata – pensò riprendendo in mano il pennello – Ma se invece c’è qualcuno nascosto in questo pezzo di tela, be’, allora ci penserò io a tirarlo fuori!”. E cominciò così a dipingere. Ad ogni gesto con il pennello, un segno sulla tela. Un gesto, un segno, un gesto, un segno. Andò avanti così per molto tempo, e non si curò più di nulla. Nemmeno di mangiare. Nemmeno di dormire. A una certa età ci sono cose molto più importanti. Completamente assorto nella sua creazione, teneva gli occhi socchiusi mentre dipingeva, e ogni tanto si allontanava per vedere quale forma stesse prendendo la sua opera. Ormai era chiaro. Aveva la forma dei suoi sogni. Un frullo d’ali. Carlo era rimasto senza parole. Fissava la propria creazione, e provava un’intensa meraviglia. “Sei mio padre?” gli chiese l’angelo volgendo lo sguardo intorno. Carlo lo guardò con dolcezza: “Ti ho dipinto io”. “E io, chi sono?” chiese l’angelo. “Tu sei la mia speranza, Genio delle Arti”. “Grazie per avermi liberato dalla tela” disse l’angelo.
Due terremoti Il nuovo secolo, il Seicento, si era aperto dopo due terremoti che, in meno di trent’anni, avevano sconvolto Ferrara. Carlo Bononi, il mio creatore, me lo diceva spesso: “Due terremoti che hanno cambiato per sempre il volto di Ferrara”. Nel 1570 avvenne infatti un devastante terremoto che danneggiò molti edifici di Ferrara, tra cui quelli sacri, proprio come è accaduto in questa città più di recente, con il terremoto del 2012. L’altro non fu un vero terremoto ‘fisico’ ma un terremoto politico che riguardò un grande cambiamento nel governo della città: nel 1598 si compì la Devoluzione, ovvero Ferrara passò dal governo dei Duchi Estensi al governo dello Stato Pontificio. Poiché il duca Alfonso II non aveva avuto eredi maschi, alla sua morte gli succedette il cugino Cesare. Ma esisteva da tempo un documento papale che stabiliva che se la discendenza non fosse avvenuta attraverso successori diretti, ovvero attraverso figli maschi, il ducato sarebbe dovuto tornare sotto il governo dello Stato Pontificio. Gli Estensi furono così costretti a lasciare Ferrara. Cesare d’Este se ne andò dalla città nel gennaio 1598 insieme a tutte le opere d’arte proprietà degli Estensi con un triste corteo composto da pochi fedelissimi, solo trentotto tra le centinaia di persone che avevano un tempo affollato la Corte Estense. Nella direzione opposta il corteo trionfale dei nuovi governatori di Ferrara fu sfarzoso e ricco di figure illustri, tra cui lo stesso papa Clemente VIII, il quale giunse di persona a prenderne possesso, trattenendosi per oltre sei mesi, così da aver modo di visitare e conoscere città e territorio. Alla sua partenza, l’ex ducato aveva già ricevuto una nuova forma di governo: a rappresentare ed esercitare il potere temporale sarebbe stato un cardinale col titolo di legato pontificio. E così, in qualità di ‘legato pontificio’, il cardinale Pietro Aldobrandini, nipote di Clemente VIII, fu nominato governatore di Ferrara, e iniziò in questo modo un nuovo capitolo della storia di Ferrara. Fu proprio la Devoluzione la causa che portò alla dispersione delle opere d’arte che, ad esempio, ornavano il Castello: quei dipinti, portati via dal Castello e venduti poi per necessità, dopo essere passati di mano in mano ora si trovano nei maggiori musei del mondo. Ferrara passò quindi da corte europea centro di arte e di cultura a provincia ai confini del vasto Stato Pontificio. E proprio perché città di confine, l’autorità pontificia si preoccupò di edificare una grandiosa nuova Fortezza che andava a cancellare definitivamente antichi e importanti simboli degli Estensi come la Delizia di Belvedere e Castel Tedaldo. Per far posto alla Fortezza, infatti, si rase al suolo un intero rione cittadino, con case, chiese e palazzi, e si edificò una gigantesca struttura difensiva a forma di stella a 5 punte, provvista di mura e terrapieni. Ma se la Devoluzione sembrava portare Ferrara verso un inesorabile declino, in realtà l’arrivo del governo pontificio richiamò in città numerosi ordini religiosi e l’attività di ricostruzione e rinascita necessaria dopo il sisma del 1570 offrì occasioni di nuove creazioni artistiche che resero originale ciò che avvenne a Ferrara per buona parte del Seicento. Innanzitutto sotto la spinta dei numerosi ordini religiosi che fiorirono in città dopo l’arrivo dello Stato Pontificio, per ricostruire ciò che era stato danneggiato o distrutto dal terremoto del 1570, furono edificate nuove chiese e nuovi monasteri, in cui mostrare nuovi dipinti, secondo il nuovo gusto dell’epoca e i nuovi dettami che il Concilio di Trento richiedeva ai pittori di storie sacre.
Tre regole Nel Seicento arrivò infatti a maturare la consapevolezza dell’importanza dell’immagine nei luoghi sacri. Il Concilio di Trento – la riunione di tutti i vescovi del mondo per rinnovare la Chiesa che si concluse nel 1563 – lo sottolineò: la raffigurazione di temi religiosi nell’arte era da considerarsi utile per illustrare i fatti sacri agli occhi di chi non poteva o non sapeva leggere le Scritture. In un passo del decreto del Concilio si dice: “il popolo venga istruito, a mezzo di raffigurazioni pittoriche, sui misteri della nostra redenzione affinché si rafforzi l’abitudine di avere sempre presenti i princìpi della fede”.
Carlo seppe mettere su tela con grande passione le esortazioni che il Concilio di Trento aveva fatto a tutti gli artisti che volevano dipingere opere sacre. Per secoli il mio creatore, Carlo Bononi, come del resto l’arte di tutto il Seicento ferrarese, è rimasto in ombra, offuscato dalla straordinaria luminosità dell’arte rinascimentale della Ferrara degli Estensi. Eppure Carlo fu un artista unico che seppe interpretare in modo sublime e appassionato il desiderio di Dio tipico del suo tempo. Carlo riusciva a mettere sempre al centro delle sue opere l’emozione e la compassione, il rapporto profondo e sentimentale tra le figure dipinte e l’osservatore. Negli anni drammatici dei contrasti religiosi, dei terremoti e delle pestilenze, il sapiente utilizzo della luce e delle ombre e lo spettacolare uso alla teatralità dei gesti e delle espressioni dei personaggi dipinti fanno di lui uno dei primi pittori barocchi d’Italia, come testimoniano le straordinarie decorazioni di Santa Maria in Vado. Ma Carlo, nelle sue opere, seppe calare il sacro nella realtà quotidiana, incarnando santi e madonne in persone reali e concrete: i suoi martiri e i suoi santi, in particolare, hanno corpi dipinti con una perfezione straordinaria, così come natura li aveva fatti. Era un naturalista: sapeva mostrare la natura reale degli ambienti, dei paesaggi e delle persone. Nelle sue tele si divertiva a rappresentare piccoli veri particolari quotidiani che danno il sapore della realtà... le sue opere sono insomma, come chiedeva la Chiesa, realistiche. E riusciva a far dialogare il naturalismo che sta in terra con la sacralità che sta in cielo. Si può notare molto bene il suo naturalismo, ad esempio, nella ‘Esaltazione del nome di Dio’ dipinta ad olio nel catino dell’abside della Basilica di Santa Maria in Vado. Se osserviamo con attenzione ci accorgeremo che tutti i corpi, specie quelli non vestiti, sono ritratti con una grande perfezione e, in particolare gli angeli, assumono qualsiasi posa un corpo possa assumere nello spazio. Sono corpi che sembrano davvero reali da quanto sono perfetti! E così tutti gli angeli sembrano fare una specie di grandiosa felice ginnastica danzante sulle nuvole intorno al nome di Dio. Tutto questo trasmette una forte sensazione di libertà, tanto che ogni volta che osservo quel dipinto mi viene voglia di volare per muovermi anch’io libero nello spazio. Ma il suo naturalismo si può notare ad esempio anche nelle ‘Nozze di Cana’ del presbiterio dove Carlo riesce a farci vedere una festa nel Seicento come fosse una foto, dipingendoci particolari verosimili: come il ragazzo che, sorridendo, getta fiori dalla balconata, o come il cantore che cerca di riacciuffare lo spartito che gli è volato giù. Davvero Carlo Bononi era il cantore della verità, oltre che dell’emozione. Tutto questo era ben chiaro agli occhi dei suoi contemporanei. Il ‘divino’ pittore Guido Reni, a pochi mesi di distanza dalla morte di Carlo, avvenuta nel 1632, si rifiutava di completare un dipinto di Carlo Bononi per il rispetto che aveva della sua grande arte, e lo esaltava descrivendolo “pittore non ordinario” dal “fare grande e primario”, dotato di “una sapienza grande nel disegno e nella forza del colorito”. Girolamo Baruffaldi scrisse che quando il famoso Guercino veniva a Ferrara, non perdeva occasione di andare a Santa Maria in Vado per “contemplare” i dipinti di Bononi e dimostrava una così grande ammirazione che non riusciva più ad andarsene via. E quando poi se ne doveva andare, Guercino mostrava “lacrime di giubilo agli occhi”. Tito Prisciani, priore di Santa Maria in Vado e committente di Bononi, descrisse il modo di dipingere di Carlo Bononi a un altro cliente dell’artista, il reggiano Sebastiano Munarini. Indirizzando a quest’ultimo una lettera il 4 novembre 1622 nella quale si complimentava della buona riuscita della Resurrezione di Cristo che Bononi aveva realizzato, Prisciani affermò che «il signor Carlo merita di essere stimato, perché li colori che lui adopera sono fatti di core liquefatto». Questa efficace metafora ‘i colori che lui adopera sono fatti di cuore liquefatto’ descrive molto bene la pittura di Bononi, evidenziandone le qualità empatiche, partecipate ed emozionali. Il giudizio di Tito Prisciani è espresso a ragion veduta, avendo appena commissionato all’artista le grandiose decorazioni della tribuna della propria chiesa con scene tratte dalla vita della Vergine e da quella di Cristo, ma soprattutto motivato dalla quotidiana conoscenza della prima fase dei lavori compiuti da Carlo Bononi in Santa Maria in Vado: i teleri dei soffitti della navata del transetto e, soprattutto, la avvolgente decorazione del catino absidale.
Monumenti Aperti arriva a Ferrara Il patrimonio artistico cittadino raccontato da centinaia di studenti in una due giorni dedicata al Seicento in occasione della mostra Carlo Bononi. L’ultimo sognatore dell’Officina ferrarese (Palazzo dei Diamanti, 14 ottobre 2017 - 7 gennaio 2018)
VERSO IL SEICENTO
Ferrara Monumenti Aperti www.monumentiaperti.com
La manifestazione ruoterà attorno all’arte e all’architettura del Seicento a Ferrara, per far riscoprire un periodo poco conosciuto della storia della città estense grazie ad una proposta nuova e partecipata di valorizzazione del patrimonio culturale cittadino. La voce di giovani e giovanissimi studenti delle scuole ferraresi guiderà il pubblico in un percorso inedito, dedicato all’opera di Carlo Bononi e alle testimonianze ferraresi della nascita e della maturazione dell’arte e dell’architettura barocca: un itinerario che si snoda dalla mostra a Palazzo dei Diamanti, attraverso il Castello Estense, le chiese di San Francesco e Santa Francesca Romana, Palazzo Bonacossi, l’Oratorio dell’Annunziata, la Basilica di Santa Maria in Vado e la Basilica di San Giorgio, per toccare due mete abitualmente chiuse al pubblico, le chiese di San Giuliano e San Carlo Borromeo.
Comunità di storie I Monumenti, le Città e i Paesaggi sono i segni fisici della memoria e dell’identità delle popolazioni locali, definiscono il Patrimonio Culturale degli abitanti di un luogo, contribuiscono a significare la ricca diversità delle singole espressioni culturali e rappresentano una risorsa strategica in termini di dialogo interculturale, coesione sociale e crescita economica. In considerazione del fatto che l’anno 2017 è stato dichiarato anno internazionale del turismo sostenibile per lo sviluppo e a seguito dell’istituzione della Giornata Nazionale del Paesaggio con il D.M. n.457/2016, anche in attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio, Monumenti Aperti ha scelto come leitmotiv di quest’anno il tema delle comunità, delle loro storie e dei luoghi che occupano e trasformano, luoghi urbani o rurali, considerandole parte integrante del Patrimonio Culturale. Lo fa estendendo il motivo conduttore a tutto il territorio nazionale che partecipa alla manifestazione, focalizzando l’attenzione sulle storie delle Comunità umane che si sono succedute nel tempo lasciando tracce della loro presenza.
FERRARA
28/29 ottobre 2017 guida ai monumenti
Hanno partecipato alla prima edizione di Ferrara Monumenti Aperti gli alunni e le insegnanti delle scuole: Istituto Comprensivo Filippo De Pisis - Primaria ‘G. Matteotti’ classi III B e IV C, Primaria Fondoreno classi II e III, Primaria ‘A. Franceschini’ di Porotto Classi III A e III B. Istituto Comprensivo Alberto Manzi - Secondaria di primo grado San Bartolomeo in Bosco classi II D e III C. Istituto Comprensivo Dante Alighieri - Primaria ‘G. Bombonati’ classi III A, III B, III C e IV C, V A, V B e V C, Primaria ‘B. Rossetti’ classi III A, III B, III C e IV A, IV B, Secondaria I Grado ‘D. Alighieri’ classe II F. Istituto Comprensivo Giorgio Perlasca - Primaria ‘F.Tumiati’ classi III A, III B e IV A, IV B, Secondaria di primo grado ‘T. Bonati’ classi II K, III F. Istituto Comprensivo Cosmè Tura - Secondaria di primo grado Barco ‘F. Mazza’ classe II F. Istituto Comprensivo Don Milani - Secondaria di primo grado Cona classi III C , III D. Istituto Comprensivo Alda Costa - Primaria ‘A. Costa’ classi III A e IV B. Istituto Comprensivo Corrado Govoni - Primaria ‘C. Govoni’ classi II A, II B e III A. Scuola secondaria di primo grado paritaria San Vincenzo classi I e II.
‘Lo sguardo che crea’ Progetto didattico
FERRARA
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Mi riconoscerete Carlo Bononi, il mio creatore, era insomma un pittore tutto votato a mostrare la verità del reale e la fede nel sacro, un pittore capace di suscitare emozioni forti e sincere, e di creare empatia tra i personaggi dipinti e lo spettatore. La Mostra di Palazzo dei Diamanti ‘Carlo Bononi. L’ultimo sognatore dell’Officina ferrarese’ è la prima dedicata tutta a lui. Era ora, dico io: ne sono davvero felice! Mi riconoscerete, nei dipinti che troverete in Mostra. Carlo Bononi, il mio creatore, mi disegnava spesso nelle sue opere: era il suo modo per rendermi partecipe di tutto l’impegno, la sapienza, l’emozione che metteva nei suoi dipinti. Sapeva che tutto questo non sarebbe andato perduto: l’avrebbe conservato ogni sua opera. L’avrei conservato io. Così come ho conservato la memoria degli oggetti che per lui erano legati a un ricordo prezioso, come questa collana, come questa moneta. Carlo Bononi, il mio creatore, mi ha voluto dipingere a diverse età, ma sono sempre io: io che mi affaccio da una nuvola, io che sto in primo piano o sullo sfondo. Sono sempre io. Mi riconoscerete.
grafica: DANIELE PANI - foto di copertina: GIACOMO BRINI; NICOLA JANNUCCI foto 2, 3 e 9 e Luca Gavagna foto 7
‘Le parole della bellezza’
Il percorso, per inventare personaggi e narrazioni dall’osservazione dei monumenti del Seicento ferrarese, è stato ideato dallo scrittore Luigi Dal Cin per Imago Mundi Onlus, in collaborazione con Ferrara Off. Le classi seconde e terze delle scuole primarie presenteranno i risultati dell’attività didattica ‘Lo sguardo che crea’ realizzata a partire da questi monumenti: Castello Estense, Oratorio dell’Annunziata e Basilica di San Giorgio.
L’eredità Volavano insieme sui cieli di Ferrara. L’angelo come sempre teneva per mano il vecchio pittore. “Torniamo indietro, vuoi?” chiese Bononi. L’angelo annuì. Osservò Carlo: gli sembrava improvvisamente triste. Si diressero volando verso casa. “Puoi lasciarmi la mano ora, Genio delle Arti – sorrise Carlo – credo di aver capito come volare da solo”. L’angelo non disse nulla, ma allentò la presa della mano. Finché lo lasciò. Il vecchio pittore volava da solo, accanto a lui. “Credo di aver capito, sai? – riprese dopo aver volato ancora un po’ in silenzio – Penso di dover andare...”. “Sei sicuro?” chiese l’angelo cercando di nascondere le lacrime. Carlo sorrise: “In fondo, penso di essere pronto”. “Mi dispiace che tu debba andare” disse l’angelo dopo un po’. “Non ti devi preoccupare”. “Ma io ti voglio bene” disse l’angelo, e frullò le ali. “Anch’io!”. “E poi non ti posso seguire... come farò qui, su queste tele, senza di te?”. “Ho capito perché sei venuto a trovarmi, Genio delle Arti! – disse Carlo – Non sei venuto per portarmi via, ma per accompagnarmi e poi restare, vero?”. L’angelo guardò l’orizzonte davanti a loro: “Ora che ho visto con i miei occhi, mi aspetta il compito di far conoscere tutta la bellezza, l’emozione, la verità... l’amore, la fiducia, la speranza... tutto quello che hai saputo dipingere... te lo prometto: nulla di quel che hai fatto andrà perduto!”.
Informazioni utili I monumenti saranno visitabili gratuitamente in base agli orari indicati in questo pieghevole. Per la visita ai siti si consigliano abbigliamento e scarpe comode. Le visite alle chiese verranno sospese durante le funzioni religiose. È facoltà dei responsabili della manifestazione limitare o sospendere in qualsiasi momento, per l’incolumità dei visitatori o dei beni, le visite ai monumenti. In alcuni siti la visita potrà essere parziale per ragioni organizzative o di afflusso.
Informazioni: monumentiaperti@ferraraoff.it Tel. 333.6282360
Monumenti Aperti è un progetto di IMAGO MUNDI Onlus
United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization
“Allora posso andare via tranquillo – sorrise Bononi – La gente magari ti confonderà con gli altri angeli, per me invece sarai sempre speciale. Sarai la mia speranza, Genio delle Arti. Come un figlio...”. partner della mostra e partner unico del progetto didattico La fabbrica della meraviglia
FERRARA - 28/29 ottobre 2017
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predicazione, nate per evitare le distrazioni dei fedeli. L’arredo pittorico comprende Cristo crocifisso e i patriarchi al Limbo di Ludovico Carracci, il più importante dipinto realizzato per Ferrara nel Seicento: da notare la drammaticità dei volti e dei gesti dei personaggi, dovuta al contrasto tra chiarore e oscurità.
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Piazzale San Giorgio 29 Sabato: 10.00/16.30 - Domenica: 12.30/16.30 Il culto di San Giorgio, patrono di Ferrara, esiste fin dai tempi della fondazione del primo nucleo urbano, sull’isola denominata appunto come il santo. Il primo impianto dell’edificio, di cui non si hanno notizie precise, fu realizzato nel 668. Per molti secoli la chiesa ebbe funzione di cattedrale finché, nel 1135, la sede vescovile passò all’attuale Duomo, mentre a San Giorgio si stabilirono i padri Benedettini Olivetani che, trovando la chiesa in grave degrado, dettero avvio a imponenti lavori di recupero. L’attuale assetto è il risultato di numerosissimi interventi succedutisi nei secoli, tra cui alcuni di Biagio Rossetti, altri di Alberto Schiatti, altri appartenenti al pieno barocco. Sul piano pittorico, la basilica si distingue per l’ariosa decorazione delle navate e delle volte; le più importanti opere dell’apparato decorativo appartengono al Seicento e Settecento.
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Via Cisterna del Follo 5 Sabato e Domenica: 10.00/17.30 L’edificio ha una grande importanza su diversi piani: urbanistico, architettonico, decorativo e museale. Dal punto di vista urbanistico, Palazzo Bonacossi fa parte dell’Addizione voluta da Borso d’Este, che prevedeva la trasformazione
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Via XX Settembre 49 Sabato: 10.00/17.30 - Domenica: 13.30/15.30 Nell’Alto Medioevo, la zona in cui sorge Santa Francesca Romana era un acquitrino che costeggiava l’alveo del Po. Dopo la rotta di Ficarolo, il ramo cittadino del fiume progressivamente si interrò, e la golena diventò terreno su cui si iniziò a costruire Ferrara. La prima chiesa, sul sedime di quella attuale, è del 1569; il definitivo ampliamento, in parte attribuito ad Aleotti, avviene nel XVII secolo. Da allora, Santa Francesca Romana si presenta ad aula unica, con presbiterio, altare maggiore e coro nell’abside: tipico schema seicentesco delle chiese per la
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Via Borgovado 3 Sabato: 10.00/11.45 e 13.15/17.30 Domenica: 13.30/17.30 Santa Maria in Vado è una delle chiese più importanti di Ferrara: rappresenta il perfetto connubio tra stili di epoche storiche. Ai tempi del castrum, il primo nucleo urbano della città, risalgono le prime tracce di luogo sacro in quell’area, con la venerazione di un’immagine sacra posta su un capitello. Attorno all’anno 1000 venne poi costruita una chiesa con fonte battesimale che, dopo il “miracolo del sangue” del 1171, crebbe di importanza. Verso la fine del XV secolo, Ercole I d’Este incluse la chiesa nell’imponente lavoro di espansione della città, e chiese a Biagio Rossetti e Ercole de’ Roberti (pittore e archittetto) di ampliarla e trasformarla in basilica. In seguito, Carlo Bononi vi realizzò l’episodio più alto della cultura figurativa seicentesca ferrarese: un vasto ciclo pittorico dedicato alla vita della Vergine e al miracolo del sangue - che orna il catino absidale e i soffitti della navata e del transetto.
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Piazza San Francesco Sabato: 10.00/17.30 - Domenica: 15.30/17.30 San Francesco è la prima delle grandi opere commissionate a Biagio Rossetti dal Duca Ercole I d’Este. La basilica, nata su una serie di preesistenze, ha una forte ispirazione brunelleschiana, con la pianta a croce latina a tre navate con cappelle laterali. L’architettura di Rossetti si distingue per l’uso della luce, che entra dagli oculi della navata centrale e dalle finestre delle cappelle. La chiesa, inoltre, è rischiarata con materiali e tinte chiari, che danno un’idea di estrema leggerezza. Nonostante la massa imponente, l’edificio si rivelò fragile da subito: a pochi anni dalla costruzione, “il corpo di mezzo, tutte le colonne di marmo e di pietra cotta, e parte del coperto, rovinarono”, come riporta lo storico Napoleone Cittadella. Anche i terremoti del 1570 e del 2012 causarono gravi danni. Attualmente sono agibili solo l’abside e il transetto, dove si trovano anche sei piccole tele di Carlo Bononi.
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Via Borgo di Sotto 49 Sabato e Domenica: 10.00/17.30 Nel 1366 in città venne istituita la Confraternita della Buona Morte, un’istituzione religiosa che aveva il compito di confortare e accompagnare al patibolo i condannati a morte e di dare degna sepoltura ai criminali, ai poveri e agli emarginati. Pochi anni dopo, per sostenere il ruolo religioso, sociale e igienico della Confraternita venne costruito l’Oratorio. Al primo piano del fabbricato si trova il magnifico ciclo pittorico, realizzato a partire dalla seconda metà del ’500, dedicato alla Leggenda della Vera Croce. Come una sequenza cinematografica, la decorazione va dalla morte di Adamo, dalla cui bocca nasce l’albero della futura croce, alla profezia della regina di Saba che appoggia il piede sul legno con cui si costruirà la croce, al ritrovamento della stessa da parte di Santa Elena, al ringraziamento di Costantino per la vittoria su Massenzio.
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Corso della Giovecca 19 Sabato e Domenica: 10.00/16.00 La chiesa di San Carlo sorse sul sedime di diversi edifici preesistenti, ultimo dei quali l’Oratorio dei Santi Filippo e Giacomo apostoli, eretto da Alberto Schiatti dopo il sisma del 1570. Il nuovo tempio venne dedicato, come tanti all’inizio del ’600, al cardinale Carlo Borromeo, e la costruzione fu affidata a Giovan Battista Aleotti, detto l’Argenta. Le sue ispirazioni erano Palladio, Serlio, il Vignola, Michelangelo, Raffaello, Bramante. La chiesa risultò rivoluzionaria in città, sia per la pianta ellittica, tipica del linguaggio architettonico protobarocco, sia per la decorazione interna. Di notevole interesse è l’affresco sul soffitto - dipinto dal ferrarese Giuseppe Avanzi, coadiuvato da Giuseppe Me-
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Piazza della Repubblica Sabato e Domenica: 10.00/16.00 Il santo a cui è dedicata questa piccola chiesa - raffigurato nel bassorilievo in facciata - è un cavaliere fiammingo, vissuto prima del Mille, dal carattere vendicativo che, dopo aver ucciso il padre e la madre coricati nel letto credendoli la moglie e il suo presunto amante, condusse una vita di espiazione e di preghiera. Già nel Medioevo era presente un edificio dedicato al santo nell’area che poi fu occupata dalla costruzione del Castello Estense. La chiesa originaria venne demolita nel 1385 e ricostruita nella posizione attuale, nel 1405, per ordine del marchese Niccolò II. La chiesa è chiusa dal sisma del 2012 e, sebbene non siano riconosciuti caratteri imputabili al Seicento, alla pari del Castello, viene aperta per l’occasione, quale tappa fondamentale del processo di trasformazione storica e urbanistica della città.
Il Castello - Torre dei Leoni Largo Castello 1 Sabato e Domenica: 10.00/17.30 Nel 1385, a Ferrara, vi fu una rivolta della popolazione contro gli allora Marchesi Estensi, causata dall’ennesimo aumento delle tasse. Il Giudice dei Savi responsabile delle imposte venne ucciso dalla folla, il suo cadavere straziato. In seguito, il marchese Niccolò II fece impiccare i ribelli e diede inizio alla costruzione di una fortezza attorno al perimetro della preesistente Torre dei Leoni: non per difendersi dai nemici, ma dalla popolazione, vessata e ridotta in povertà. Non si conosce l’epoca esatta della costruzione della Torre, ma di certo è l’unico organismo strutturalmente indipendente del Castello e presenta molti elementi interessanti dal punto di vista architettonico e decorativo. Fra questi, i camminamenti perimetrali sotto le lanterne, che permettono di godere una vista panoramica della città che spazia praticamente su tutti i fabbricati inclusi in Monumenti Aperti.
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Largo Castello 1 Sabato e Domenica: 10.00/17.30 La Via Coperta costituisce l’ala di collegamento tra il Castello Estense e il Palazzo Ducale, ovvero tra la residenza dei duchi e il palazzo in cui si amministrava il potere. Il fabbricato è il risultato di tre fasi architettoniche succedutesi tra il 1470 e il 1520. L’edificio è composto dal corridoio, che collega il primo piano del Palazzo Municipale e il cortile del Castello (fatto costruire da Ercole I d’Este), dall’alto corpo di fabbrica costruito sul fossato e addossato alla Torre di San Michele (voluto da Eleonora d’Aragona come complemento ai suoi appartamenti) e dalla parte alta del “ponte” tra Piazza Savonarola e Piazza Castello (voluto da Alfonso I d’Este come appartamento e studiolo ducale). La Via Coperta ospitava i “Camerini di Alabastro”, uno degli insiemi decorativi più completi e celebri del Rinascimento, alla stregua dello studiolo di Federico da Montefeltro a Urbino.
Chiesa di San Giuliano
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Il Castello - Via Coperta
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di un quartiere di strade intricate e poco salubri in una zona di grande respiro, grazie anche alla presenza di Palazzo Schifanoia e di Santa Maria in Vado. A livello architettonico le fasi costruttive, succedutesi nel corso di secoli, sono state realizzate con coerenza e sapienza progettuale. Di grande pregio sono anche l’apparato decorativo, risalente all’epoca barocca, e quello museale: dal 2005, infatti, il palazzo conserva ed espone la Collezione del cardinale Gian Maria Riminaldi (1718-1789), che raccolse moltissime opere d’arte durante i suoi anni romani, che poi lasciò a Ferrara, sua città d’origine.
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negatti - che rappresenta la Madonna in gloria e i Santi Carlo Borromeo e Maurelio. La chiesa, chiusa a causa dei danni provocati dal sisma del 2012, viene aperta per l’occasione.
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L’ultimo sognatore dell’Officina ferrarese La mostra costituisce un’occasione imperdibile per accostarsi a un protagonista della storia dell’arte affascinante anche se poco conosciuto: Carlo Bononi è stato uno dei grandi interpreti della pittura del Seicento, il cui nome, non a caso, è stato spesso accostato a quelli di Tintoretto, dei Carracci o di Caravaggio. Visita alla mostra:
Palazzo dei Diamanti Corso Ercole I d’Este 21 Sabato: 19.00/22.00 (ultimo ingresso 21.30)
Carlo Bononi Genio delle arti, 1621-22 Collezione Lauro