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Attualità Eyewear verso i livelli pre Covid (Omicron permettendo

Non si era deciso di cambiare?

di Angelo Magri

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Gennaio è stato segnato da due notizie importanti per il settore: il rinvio di Mido a fine aprile e i centri ottici inseriti tra le attività esenti da green pass. Già prima di Natale e poi nelle settimane successive non facevamo altro che chiederci che ne sarebbe stato di Mido in programma a metà febbraio. Nel frattempo gran parte degli italiani, nonostante l’impennata della quarta ondata di Covid, non rinunciava a viaggiare, andare in vacanza, uscire al ristorante o festeggiare nelle case. Inevitabilmente, visto il clima di diffidenza e preoccupazione serpeggiante tra gli addetti ai lavori e alla luce delle difficoltà negli spostamenti internazionali, gli organizzatori del salone hanno dovuto optare per l’ennesimo rinvio, confidando che la primavera avanzata porti maggiore fiducia. Il Dpcm del 21 gennaio inseriva i negozi di ottica nel ristretto elenco delle attività considerate dal Governo necessarie per assicurare il soddisfacimento delle esigenze essenziali e primarie degli italiani, quindi esentate dal richiedere ai clienti il green pass base a partire dal 1° febbraio. Associazioni e operatori erano giustamente soddisfatti, per il riconoscimento di utilità sociale del ruolo dell’ottico optometrista, che di fatto va nella scia delle decisioni prese durante i lockdown del 2020, con i centri ottici sempre aperti, e, perché no, anche per quello mediatico della categoria. Giustamente, tuttavia, al momento dell’uscita del decreto si faceva anche notare che la loro attività prevede una parte professionale tanto rilevante quanto di elevata prossimità fisica all’utente finale. Cosa hanno in comune la preoccupazione di non avere un Mido come una volta e quella per clienti sprovvisti di un seppur minimo livello di tutela come il certificato verde di base? Che ci siamo già dimenticati delle promesse fatte nel marzo di due anni fa, quando scoppiò la pandemia con le sue tragiche conseguenze sanitarie ed economiche: saremo migliori, nuova normalità, post Covid sembrano già luoghi comuni più che concetti su cui basare una rinascita collettiva. Forse dovremmo immaginare le fiere in una maniera completamente o in buona parte diversa da prima: uno sforzo che però non si possono assumere soltanto gli organizzatori, ma anche e soprattutto i loro attori principali, cioè espositori e visitatori. Forse dovremmo tornare a riprendere in considerazione quelle precauzioni adottate nei primi mesi del 2020, fatte di appuntamenti, protezioni diffuse e attenzioni igieniche nel punto vendita, servizio a domicilio, intelligente utilizzo del digitale, che avrebbero dovuto trasformarsi in opportunità costanti anziché in modalità per tamponare un’emergenza. Per mesi ci siamo illusi a vicenda che dopo questa tragedia saremmo stati migliori o almeno avremmo cambiato buona parte dei comportamenti precedenti, spesso mal sopportati. A due anni di distanza, e a tragedia ancora in corso, sembriamo esserci già dimenticati di tutti questi buoni propositi. E della volontà di cambiare, possibilmente in meglio, non pare esserci nemmeno l’ombra.

Eyewear verso i livelli pre Covid (Omicron permettendo)

La proiezione dei dati dei primi 9 mesi del 2021 indica una crescita dell’export di occhiali made in Italy dell’1,5% rispetto al 2019. Per il mercato interno invece netto miglioramento rispetto al 2020, ma non ancora tale da tornare al trend precedente la pandemia

di Angelo Magri

All’assemblea Anfao di metà dicembre a Milano sono stati presentati i dati del settore aggiornati al settembre scorso, che migliorano ulteriormente le attese della prima parte dell’anno e prospettano un ritorno completo ai valori del 2019 alla fine del 2021. «Nonostante la ripresa della pandemia a livello internazionale le aspettative sul futuro si mantengono positive, guardando al 2022 con fiducia e rilancio - hanno commentato in quell’occasione dall’associazione delle aziende italiane di eyewear e oftalmica - A guidare la ripresa sono soprattutto le montature da vista per l’export e le lenti oftalmiche sul mercato interno. Inoltre, i principali mercati di esportazione dell’occhialeria italiana sono tutti in ripresa e per alcuni di questi gli occhiali sono già tornati ai valori pre Covid». Tra gennaio e settembre 2021 l’export è cresciuto del 42,7% rispetto allo stesso periodo del 2020 e dello 0,4% rispetto al 2019, attestandosi a quasi 3 miliardi di euro. «In particolare, l’aumento è stato del 48,5% per le montature, del 40,8% per gli occhiali da sole e del 20,3% per le lenti - spiegano in Anfao - Al contempo, in relazione al 2019 si registra un incremento del 6,6% per le montature, mentre i dati relativi agli occhiali da sole riscontrano ancora una leggera flessione pari all’1,9%». Crescono tutte le maggiori aree di destinazione dell’occhialeria italiana sia rispetto al 2020 sia in confronto al 2019, fatta eccezione per l’Asia. E il gap rispetto al 2019 è già stato, in parte o totalmente, colmato sui principali mercati di sbocco, a eccezione della Spagna. «Nei primi nove mesi del 2021 per l’occhialeria italiana ci sono stati dei segnali incoraggianti anche sul mercato interno: netta la ripresa rispetto al 2020, con le vendite presso il canale ottico cresciute in valore del 23,2% nel primo semestre - ricordano ancora in Anfao - La dinamica ricalca il quadro generale dell’ottica nazionale degli ultimi anni: un incremento trainato dalle lenti oftalmiche e, al loro interno, dal segmento a maggior valore aggiunto, le lenti progressive, e in parte dalle montature. L’occhiale da sole recupera bene sul 2020, ma resta molto in sofferenza e lontano dai valori del 2019.

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La bilancia commerciale dell’industria dell’occhialeria in Italia nei primi nove mesi del 2021. Fonte: dati Anfao

Le esportazioni italiane mese per mese: 2021 rispetto a 2019 e 2020

In questo quadro occorrerà monitorare pure il canale online che nel sunwear, anche grazie alla digitalizzazione spinta, alla migliore dimestichezza con gli strumenti digitali e alla disponibilità pressoché immediata, risulta essere in crescita». Alla luce della dinamica congiunturale dei primi nove mesi, dunque, le previsioni sono ottimistiche. «Il 2021 per tutte le economie mondiali è stato atteso come cruciale per la ripartenza, anche grazie all’arrivo massiccio dei vaccini contro il Covid. Cina e Stati Uniti da subito hanno saputo reagire alla crisi e per prime si sono affacciate alla ripresa, già nel corso dell’anno passato - è la sintesi di Anfao - In Italia in termini di contagi e ripartenza sicuramente il vaccino ha giocato e sta giocando un ruolo fondamentale: il clima di fiducia è tornato positivo e i livelli di spesa si sono incrementati, investimenti, produzione ed esportazioni, soprattutto nel settore manifatturiero, hanno saputo reagire e recuperare bene. Anche la prospettiva dei conti pubblici sembra essere superiore al previsto». Tuttavia ci sono ancora dei fattori critici che «potrebbero minare questa ripresa generale, a cominciare dalla sostanziale incertezza che le varianti infondono sull’andamento della pandemia e delle campa-

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