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Presentazione

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Prefazione

Prefazione

Forse mai quanto in questa drammatica pandemia COVID, proiettato verso le più futuristiche tecnologie di vaccinazione, testimone di percorsi autorizzativi che hanno ridisegnato le tempistiche per l’approvazione di nuovi trattamenti, al medico è richiesto di fermarsi a valutare efficienza e razionalità degli intricati percorsi assistenziali. Tra questi, viene da più fonti confermato che i processi di cura, nonostante l’enorme bagaglio di nuove informazioni che provengono dalle ricerche genetiche e molecolari, soffrono di un rallentamento dell’introduzione di nuovi presidi terapeutici. E’ possibile allora, anziché polarizzarsi verso le più moderne biotecnologie, identificare approcci terapeutici innovativi ripercorrendo gli eventi molecolari e cellulari messi in atto dall’evoluzione per contrastare la forza primigenia della selezione naturale? In questa trattazione dedicata alle vitreopatie primitive si cercherà di richiamare l’attenzione del medico al binomio patologia-evoluzione come base per comprendere gli eventi degenerativi vitreali. Lo scopo è quello di inserire le vitreopatie in un’ottica evoluzionistica al fine, da un lato, di comprendere meglio ciò che sottende alla degenerazione senile del vitreo, e dall’altro, più ampio, di rinnovare nel terapeuta la concezione, spinta ahimè oltre il limite dell’oblio dalla frenesia dello sviluppo tecnologico, che molto spesso la patologia è dettata dal contrasto tra la resilienza tissutale, che, per mantenere l’accezione evoluzionistica, potremmo definire “filogenetica”, e il prolungamento della spettanza di vita dell’era moderna. Per quanto attiene alle vitreopatie, il lettore verrà condotto attraverso una rivisitazione del ruolo svolto dalla fisiologica ipossia vitreale, sviluppatasi negli animali al passaggio dall’ambiente acquatico a quello terrestre, quale difesa dal danno foto-ossidativo. Si ripercorreranno poi le dinamiche che hanno portato il corpo ciliare a esprimere (guarda caso solo degli animali diurni!) i più alti livelli, rispetto a ogni altro tessuto dell’organismo, del trasportatore di membrana dell’acido ascorbico e, grazie a questo, far sì che il vitreo possa essere rifornito di ascorbato per proteggere le strutture proteiche e mucopolisaccaridiche dal danno foto-ossidativo. Verranno infine gettate le basi per definire la legittimità di una terapia suppletiva di ascorbato per contrastare l’evolversi progressivo della degenerazione vitreale, una strategia che, in ultima sintesi, non fa altro che ripercorre le strategie evoluzionistiche attuatesi per rendere l’occhio resiliente agli ancestrali processi di selezione naturale.

Alberto Chiarugi

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