L' abitare minimo dalla sperimentazione alla creazione di standard abitativi

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L’Abitare

Minimo Dalla

Sperimentazione Alla

Creazione Di

Standard Abitativi

Marco Giordano



Indice INTRODUZIONE

/01 /02 /03 /04

Tappe salienti dell’ “abitare minimo” nella storia

Standardizzazione degli spazzi

Univestsal design

Esempi di abitazioni minime

CONCLUSIONI


In tro du zio ne spazio spà·zio/

minimo mì·ni·mo/

definisce comprensivamente i concetti di estensione visibile, volume o superficie disponibile, intervallo o distanza.

Corrispondente ai valori o alle dimensioni più ridotte ammissibili o riscontrabili in determinati ordini o campi.


Questa tesina si prefigge come obbiettivo, dopo aver analizzato lungo la linea temporale i vari esempi di abitazione minma, l’identificazionedegli standard legati all’abitare. Cosi da creare un vademecum dell’abitare contemporaneo, molto più codificato, non solo per un risparmio energetico e di spazio ma anche per la costruzione dell’abitazione molto più simile a quella di un oggetto industriale piuttosto che ad un ‘ogetto artigianale, naturalmente con tutti i pro e contro che il procedimento comporta.

risparmio ri·spàr·mio/

abitare a·bi·tà·re/

Limitazione dell’uso o del consumo di una cosa posseduta o, più generico, di una disponibilità.

Vivere, alloggiare in un luogo. Avere una propria sede naturale; avere una propria dimora



/01 Tappe salienti dell’ abitare minimo nella storia


ATTRAVERSO L’ ESEMPLIfICAZIONE DI ALCUNE TIPOLOGIE ABITATIVE SI RIPERCORRE L’EVOLUZIONE DELL’ABITARE LO SPAZIO MINIMO SECONDO DEI PARAMETRI GEOMORFOLOGICI


SOT TO/ CA PITOLI ENKANG

origini

insula

romani

cella

casa piccola

spazio

medioevo

OGGI

futuro


ORIGINI Enkang

Sin dai tempi più antichi l’uomo ha cercato un riparo dove poter svolgere le attività legate ai bisogni primari quali dormire e sopravvivere agli agenti atmosferici e agl’ animali. Non esisteva il concetto di progettazione dello spazio, perchè ancora non si avevano le conoscenze legate alla crostuzione quindi si cercavano ripari di fortuna offerti dalla natura.

INIZIO

Con l’acquisizione delle conoscenze artigianali legate al mondo della carpenteria si inizianaro a costruire le prime abitazioni primitve (minima essenziale) : la tenda; è il primo spazio artificiale creato dall’uomo per riparasi. Questi ripari sono solidi ed allo stesso tempo facilmente trasportabili, condizione essenziale per una popolazione nomade.

TECNICA

Con la stanzialità si iniziano a trovare i primi esempi di abitazione che si possono definire un luogo minimo in quanto composto spesso e volentieri da una “stanza” unica nella quale si svolgevano le funzioni diurne e notturne mantenendo pero tutti i servizii dislocati all’esterno della casa.

STANZIALE

Queste case si sono evolute nel tempo e hanno preso il nome di Enkang ancora oggi costruite ed usate da i popoli africani una delle prime prove di standardizzazione dell’ abitazione in quanto seguono tutte la stessa pianta di costruzione e vengo usate sempre gli stessi materiali.

OGGI




romani INSULA

INTRO

L’insula era una tipologia edilizia che costituiva, il condominio dell’antica Roma tardo-repubblicana e imperiale. Nella forma più tipica si trattava di edifici quadrangolari, con cortile interno (cavedio), sul quale erano posti i corridoi di accesso alle varie unità abitative (diremmo oggi gli “appartamenti”).

PIANO TERRA

Questi edifici erano composti da un piano terra, in genere destinato a botteghe di vario genere (tabernae), dotate di un soppalco per deposito di materiali e/o alloggio degli artigiani più poveri, e da piani superiori, destinati agli alloggi, via via meno pregiati verso l’alto. Le unità avevano in genere da tre a dieci vani, tra i quali uno di solito era di dimensioni maggiori rispetto agli altri e in posizione migliore.

PRIMO PIANO

Il primo piano, solitamente, ospitava le abitazioni di maggior pregio, spesso servite da una balconata lignea o in muratura su mensole, che percorreva l’intero affaccio stradale. Il prospetto a mattoni, in genere, non veniva intonacato, ma l’effetto policromo poteva comunque essere determinato dall’uso di laterizi di colori e tonalità diverse per i vari elementi architettonici. I solai e le coperture erano spesso sostenute da volte, che garantivano maggiore stabilità. Mancavano i servizi igienici, essendo notoriamente usate a tale scopo le latrine pubbliche e le terme.


medioevo cella

Agli inizi del Cristianesimo, III- IV secolo, l’eremo è un rifugio nel deserto, una grotta o un riparo di fortuna; per alcuni eremiti, gli stiliti, l’eremo è costituito da una colonna inaccessibile. La forma si è evoluta poi in strutture murarie o in pietra a secco, sempre appoggiate a cavità o pareti rocciose. Il periodo di maggiore evoluzione formale avviene nel Medioevo. Insieme all’arricchimento degli ordini che col tempo li gestiranno, le strutture crescono di dimensioni e sono dislocate su più piani. L’appoggio alla roccia a questo punto non è che un sostitutivo per una delle pareti portanti; gli esterni si arricchiscono di inserti lavorati in pietra e gli interni di affreschi e decorazioni. L’eremo viene quindi diviso in celle, che ospitano i singoli eremiti. Il dormitorio era la camerata comune dove, secondo la Regola, una lampada era mantenuta sempre accesa. Quando i monaci erano tanti, erano divisi tra più dormitori. Con gli anni si passò dalla camerata comune alle celle. Dapprima si praticarono delle divisioni di legno per isolare il monaco dalle inevitabili distrazioni di una sala comune, incompatibili con le esigenze dell’attività intellettuale (studio). In seguito la stanza fu chiusa da una porta e, in tal modo, si giunse al tipo di costruzione attuale divenuto di uso generale dal XV secolo.

INIZIO

TECNICA

OGGI




oggi casa piccola

INTRO

usa

Il “Tiny Housing” è quella branca dell’ architettura che sostiene la vita in piccole case mobili e non, con tutte le funzioni delle case normali. Negli Stati Uniti la dimensione media di nuove case unifamiliari è cresciuto da 1.780 piedi quadrati (165 m2), nel 1978 era di 2.479 piedi quadrati (230,3 m2) nel 2007, nonostante una diminuzione delle dimensioni delle unità famigliari una ragione sicuramente è stata la crisi economica e l’aumento dei costi dei materiali e di costruzione. Il movimento della casa è costituito da case di meno di 1.000 piedi quadrati, alcune anche da 80 piedi quadrati (7,4 m2).

Sarah Susanka

Sarah Susanka è stata un’accreditato fautore del recente contromovimento verso case piccole, ha pubblicato The Not So Big House (1997). Tra i pionieri anche Lloyd Kahn, autore di Shelter (1973).

Jay hafer

Le piccole case su ruote sono state diffuse da Jay Shafer che ha progettato e viveva in una casa di 96 p2 e poi ha continuato a eseguire i primi progetti per piccole case su ruote, inizialmente fondando Tumbleweed Tiny House Company e Four Lights Tiny House Company (Settembre 6, 2012). Nel 2005, dopo l’uragano Katrina, Marianne ha sviluppato Katrina Cottage, case che partono da 308 piedi quadrati (28,6 m2) in alternativa ai rimorchi FEMA. Anche se questi sono stati creati per fornire una soluzione piacevole per una zona disastrata, ha ricevuto più ampio interesse nella sua progettazione da parte degli sviluppatori. Le case piccole nei primi hanni di ampio sfruttamento sono diventate un bene accessorio alla casa (es. ufficio,casa per bambi) solo dopo pochi hanno una svolta diventando dei veri e propri alloggi dove vivere, avendo tutti i comfort di una casa di dimensioni maggiori.


futuro spazio

La stazione spaziale prevede alloggi per ogni membro dell’equipaggio permanente, con due “stazioni di sonno” poste nel segmento russo e altre quattro nel modulo Tranquility. Gli alloggi statunitensi sono realizzati in cabine dimensionate per una persona e insonorizzate. All’interno un membro dell’equipaggio è in grado di dormire in un sacco a pelo, ascoltare musica, usare un computer portatile e conservare oggetti personali in un cassetto di grandi dimensioni o in reti fissate alle pareti. L’alloggio fornisce inoltre una lampada da lettura e una mensola.

stazione spaziale

usa

Gli equipaggi in visita alla stazione che non hanno un proprio alloggio assegnato, possono dormire in un sacco a pelo attaccato al muro.

in visita

Gli alloggi degli equipaggi sono ben ventilati, altrimenti gli astronauti potrebbero svegliarsi senza fiato e per privazione di ossigeno, a causa della bolla composta dalla propria anidride carbonica espirata che potrebbe venire a formarsi.

funzioni




/02 Stan dar dizza zione degli spazzi


ATTRAVERSO alcuni esempi di riceraca di standardizzazione della persona e dello spazio SI RIPERCORRE L’EVOLUZIONE DELL’ABITARE LO SPAZIO


uomo

spazio


L’ UOMO VITRUVIANO uomo

Il disegno illustra le proporzioni del corpo umano in forma geometrica ed è accompagnato da due testi esplicativi, nella parte superiore ed a piè di pagina, ispirati ad un passo di Vitruvio. Lo studio è un chiaro omaggio dell’artista al pensiero classico e una sorta di affermazione della scientificità della pittura, intesa come comprensione della realtà “fenomenica”. Leonardo voleva infatti fornire una base matematicamente misurabile della rappresentazione artistica, per questo la parte scritta si dilunga sulle proporzioni delle singole parti, partendo dalla dimensione base dell’altezza centrata all’ombelico. Immaginando di sdraiare un uomo sul dorso e di puntare un compasso nel suo ombelico, Leonardo descrive un cerchio che tange la punta delle mani e i piedi allargati. Attraverso il suo bagaglio di conoscenze d’anatomia, ottica e geometria Leonardo arricchì l’intuizione vitruviana, arrivando a un modello proporzionale che rappresentava il più alto segno dell’armonia divina, “colta e condivisa dall’arte suprema del saper vedere”.

info

« Vetruvio, architetto, mette nella sua opera d’architectura, chelle misure dell’omo sono dalla natura disstribuite in quessto modo cioè che 4 diti fa 1 palmo, et 4 palmi fa 1 pie, 6 palmi fa un chubito, 4 cubiti fa 1 homo, he 4 chubiti fa 1 passo, he 24 palmi fa 1 homo ecqueste misure son ne’ sua edifiti. Settu apri tanto le gambe chettu chali da chapo 1/14 di tua altez(z)a e apri e alza tanto le bracia che cholle lunge dita tu tochi la linia della somita del chapo, sappi che ‘l cientro delle stremita delle aperte membra fia il bellicho. Ello spatio chessi truova infralle gambe fia triangolo equilatero »




modulor spazio

INTRO

info

Il Modulor è una scala di proporzioni basate sulle misure dell’uomo inventata dall’architetto svizzero-francese Le Corbusier come linea guida di un’architettura a misura d’uomo. La rappresentazione grafica del Modulor è avvincente e, a una prima occhiata, convincente. Una figura umana stilizzata con un braccio steso sopra il capo si trova vicino a due misurazioni verticali, la serie rossa basata sull’altezza del plesso solare (108 cm nella versione originale, 1.13 m nella versione rivista) poi divisa in segmenti secondo il Phi, e la serie blu basata sull’intera altezza della figura, doppia rispetto all’altezza del plesso solare (216 cm nella versione originale, 2.26 m nella rivista), e divisa in segmenti allo stesso modo. Una spirale, sviluppata graficamente tra la serie rossa e la blu, sembra mimare il volume della figura umana.



/03 uni ver sal desi gn


Attraverso la parametrizzazione della persona, si creano gli standard che non sono la persona ma il punto di arrivo


intro Universal Design, in italiano Progettazione Universale, con la variante correlata Progettazione per tutti (in Inglese Design for All), è il termine internazionale con cui ci si riferisce a una metodologia progettuale di moderna concezione e ad ampio spettro che ha per obiettivo fondamentale la progettazione e la realizzazione di edifici, prodotti e ambienti che sono di per sé accessibili a ogni categorie di persone, al di là dell’eventuale presenza di una condizione di disabilità (vedi: portatori di handicap). Il termine “Universal design”, è stato coniato dall’architetto Ronald L. Mace, della North Carolina State University, che assieme ad un gruppo di collaboratori, per descrivere il concetto di progettazione ideale di tutti i prodotti e gli ambienti artificiali, tali che siano piacevoli e fruibili, per quanto possibile da tutti, indipendentemente dalla loro età, capacità e/o condizione sociale. L’Universal design è emerso dai concetti, leggermente anteriori, di senza barriere (barrier-free), dal più ampio movimento dell’accessibilità e dalla tecnologia adattiva e assistiva, cercando, inoltre, di fondere l’estetica a queste considerazioni di base. Mentre l’aspettativa di vita si alza e le scienze mediche migliorano il tasso di sopravvivenza dei pazienti con lesioni significative, malattie e difetti congeniti, vi è, in parallelo, un crescente interesse per la progettazione universale. Ci sono molti settori in cui il design universale sta avendo una forte penetrazione di mercato, ma ci sono molti altri in cui non è ancora stato adottato in ampia misura. Il design universale viene anche applicato alla progettazione della tecnologia, dell’istruzione, dei servizi, e del più ampio spettro di prodotti e ambienti.


principi L’applicazione dei concetti ai principi dell’Universal design, secondo il Centro ricerche della University of North Carolina, considera i seguenti 7 principi fondamentali: Principio 1 - Equità - uso equo: utilizzabile da chiunque. Principio 2 - Flessibilità - uso flessibile: si adatta a diverse abilità. Principio 3 - Semplicità - uso semplice ed intuitivo: l’uso è facile da capire. Principio 4 - Percettibilità - il trasmettere le effettive informazioni sensoriali. Principio 5 - Tolleranza all’errore - minimizzare i rischi o azioni non volute. Principio 6 - Contenimento dello sforzo fisico - utilizzo con minima fatica. Principio 7 - Misure e spazi sufficienti - rendere lo spazio idoneo per l’accesso e l’uso. Questi principi sono più ampi di quelli alla base della progettazione accessibile a tutti e di senza barriere e sono stati elaborati per essere applicati nel più numero più ampio possibile di settori, quindi dall’edilizia ai trasporti ma anche dall’informatica alle tecnologie, dall’ambiente di lavoro alle attività turistiche e sportive e così via.


01. EquitA’

uso equo: utilizzabile da chiunque.

Prevedere stessi mezzi di uso per tutti gli utilizzatori: simili ove possibile, equivalenti dove non lo E’. Evitare l’isolamento o la stigmatizzazione di ogni utilizzatore. I

provvedimenti per la privacy, la sicurezza e l’incolumitA’ dovrebbero essere disponibili in modo equo per tutti gli utilizzatori. Rendere il design attraente per tutti gli utilizzatori.


02. flessibilitA’ uso flessibile:si adatta a diverse abilita’

prevedere la scelta nei metodi di utilizzo. Aiutare l’accesso e l’uso della mano destra e sinistra. Facilitare l’accuratezza e la precisione dell’utilizzatore. Prevedere adattabilita’ nel passo dell’utilizzatore.


03. SemplicitA’

uso semplice ed intuitivo: l’uso e’ facile da capire.

Eliminare la complessita’ non necessaria Essere compatibile con le aspettative e l’intuizione dell’utilizzatore. Prevedere un’ampia gamma di abilita’ di lingua e di cultura. Disporre le informazioni in modo congruo con la loro importanza. Fornire efficaci suggerimenti e feedback durante e dopo il lavoro di completamento.


04. Percettibilita’ il trasmettere le effettive informazioni sensoriali.

Uso di differenti modalita’ (pittoriche, verbali, tattili) per una presentazione ridondante dell’informazione essenziale. Prevedere un adeguato contrasto tra l’informazione essenziale e il suo intorno. Massimizzare la leggibilita’ dell’informazione essenziale. Differenziare gli elementi nei modi che possono essere descritti (ad esempio rendere facile dare informazioni o disposizioni) Prevedere compatibilita’ con una varieta’ di tecniche o strumenti usati da persone con limitazioni sensoriali.


05. Tolleranza all’errore minimizzare i rischi o azioni non volute.

Organizzare gli elementi per minimizzare i rischi e gli errori: gli elementi piu’ utilizzati e i piu’ accessibili vanno orgAnizzati mentre eliminati, isolati o schermati quelli di pericolo. Prevedere sistemi di avvertimento per pericoli o errori. Prevedere caratteristiche che mettano in salvo dall’insuccesso. Disincentivare azioni inconsapevoli nei compiti che richiedono vigilanza.


06. Contenimento dello sforzo fisico utilizzo con minima fatica.

Permettere all’utilizzatore di mantenere una posizione del corpo neutrale. Uso ragionevole della forza per l’azionamento. Minimizzare azioni ripetitive. Minimizzare lo sforzo fisico prolungato.


07. misure e spazi sufficienti rendere lo spazio idoneo per l’accesso e l’uso.

Prevedere una chiara visuale degli elementi importanti per ogni utilizzatore seduto o in posizione eretta. Rendere confortevole il raggiungimento di tutti i componenti ad ogni utilizzatore seduto o in posizione eretta. Prevedere variazioni della mano e nella misura della presa. Prevedere un adeguato spazio per l’uso di sistemi di ausilio o assistenza personale.


ese mpi di uni ver sal de si gn

furnishing unit

Tube Chair

Vespa


Lemon Squeezer

Twizy

Abitacolo


Freak Bike

Playground Ottawa

Lettera 22


Panton Chair Trioli

Superleggera



/04 ese mpi di abi ta zio ni mini me


Kisho Kuro kawa Naka gin Caps uleTo wer 1951/1952 1972

Le cor busi er ca ba non


NICE ARC HIT ECTS ECO CAP SU LE 2003 2014/2015

ren zo pia no DIO GE NE


Le cor busi er ca ba non


Le Corbusier diceva: “Ho un castello sulla Riviera che è 3,66 metri per 3,66 metri fatto per mia moglie. E’ un posto di stravagante comfort e gentilezza. Si trova a Roquebrune, in un percorso che si raggiunge quasi dal mare. Una porta piccola, una piccola scala e l’accesso a una cabina incorporata nei vigneti. Il sito è grande, una superba baia con ripide scogliere ”. Costruito tra il 1951-1952, è dove Le Corbusier preferiva trascorrere le estati, alto 2,26 metri e misura 3,66x3,66 m. È uno dei progetti costruiti interamente in legno. E ‘stato progettato sulla base del “Modulor”, un sistema di misure direttamente connesse con la dimensione umana, inventato da Le Corbusier . E’ considerato una semplificazione dei suoi pensieri e punti di vista sull’architettura, perché il “Cabanon” è stata una modulazione in un micro spazio, è una cellula che riassume l’idea di una macchina per vivere.

POCO INGEGNERIZZATA

ESTETICA RUDIMENTALE

COSTO DI PRODUZIONE BASSO ANALISI CRITICA. Il progetto di Le Corbusier è molto interessante dal punto di vista dello studio architettonico. Le soluzioni tecnologiche ormai sono vecchie e rudimentali ma lo studio dello spazio e molto attuale. Trovo però che l’edificio sia di difficile vendità o quanto meno lo sarebbe statato se il nome del progettista non era Le Corbusier, a fronte di ottime scelte ci sono delle inspiegabili decisioni e rinunce fatte all’interno della progettazione come il posizionamento e la grandezza delle finestre che rendo lo spazio più buio rispetto a quello che potrebbe essere. In conclusione pero trovo molto interessante il Cabanon più come caso studio da archiviare che come spunto su una progettazione.


Kis ho Kur oka wa Na ka gin Cap sule Tow er


Il Nakagin Capsule Tower è un edificio ad uso misto residenziale e commerciale ubicato a Shimbashi, Tokyo in Giappone. Progettato dall’architetto Kishō Kurokawa, l’edificio è un raro esempio del Movimento metabolista. L’edificio è composto da una torre di tredici piani interconnessa ad una di undici realizzate da capsule sovrapposte ancorate ad una struttura di cemento armato delle torri. Ciascuna capsula abitativa misura 2,3 metri di larghezza per 3,8 di lunghezza e 2,1 metri di altezza ed è stata realizzata con pannelli d’acciaio rivestiti di materiale isolante ‘’Kenitex’’ e sono tutte rimovibili indipendentemente dalla loro ubicazione. L’elemento più caratteristico è l’oblò che rappresenta l’unica finestra delle singole capsule abitative prefabbricate. All’interno, due delle quattro pareti sono arredate da specifici mobili su misura che includono sportelli, angolo cottura intergrato, frigorifero, televisione, telefono, un registratore audio, radio, una scrivania estraibile e, al di sotto dell’oblò, è ubicato il letto futon, nel più tipico stile giapponese. Inoltre le capsule sono tutte dotate di un vano che ospita i servizi igienici del tutto analoghi a quelli presenti a bordo di aerei, navi o treni.

MEDIAMENTE INGEGNERIZZATA

ESTETICA CANONI ORIENTALI

COSTO DI RESTAURO ELEVATO

ANALISI CRITICA. Pensare che un progetto come questo sia stato fatto 1972 è incredibile, un’insieme di moduli autonomi con diverse funzioni che vanno a formare una torre, un’idea altamente inteliggente dal mio punto di vista ma anche molto interessante per la posibiltà di spostare queste abitazioni in altre zone sia per renderle autonome sia per annetterle ad unaltra torre. Apparte questo la tecnologia usata ormai è obsoleta ma per il resto sono un grande esempio di progettazione di spazii minimi aglomerati


ren zo pia no DIO GE NE


Diogene prende il nome dall’antico filosofo Diogene, che viveva in una botte perché riteneva superfluo il lusso mondano, ed è una soluzione abitativa ridotta all’essenziale, che funziona in totale autonomia come sistema a circolo chiuso ed è pertanto indipendente dal suo ambiente. Nonostante Diogene corrisponda esternamente all’idea di una casa semplice, è in realtà un’opera ingegneristica altamente complessa, dotata di vari impianti e sistemi tecnici che garantiscono l’autosufficienza e l’indipendenza dalle infrastrutture locali: celle fotovoltaiche e pannelli solari, serbatoio di acqua piovana, toilette biologica, ventilazione naturale, finestre con doppia vetrocamera. Casa e dotazioni formano un’unità. La struttura è di legno e il suo carattere caldo e comodo si irradia anche all’interno. Per proteggerla dalle intemperie, l’esterno è provvisto di un rivestimento in alluminio. Con il suo tetto a doppio spiovente, la forma della casa richiama l’archetipo dell’abitazione umana, tuttavia, con i suoi angoli arrotondati e il rivestimento integrale della facciata, Diogene si presenta al tempo stesso quale prodotto contemporaneo.

ALTAMENTE INGEGNERIZZATA

ESTETICA FORTEMENTE ICONICA

COSTO DI PRODUZIONE ELEVATO

ANALISI CRITICA. Le soluzioni scelte per il modulo di Renzo Piano sono altamente ingegneristiche e trovo che questo la renda efficace nel suo intento di creare un’ambiente di piccole dimensioni autonomo e autosufficente, di contro credo che la scelta di un richiamo all’archetipo della casa sia prettamente inutile o quanto meno non funzionale al contrario delle scelte fatte su tutto il resto dell’abitazione. In conclusione trovo le soluzioni interne interessanti e innovative per un a tiny house.


NICE ARC HIT ECTS ECO CAP SU LE


Ecocapsula è una micro casa di quasi otto metri quadrati, progettata dallo studio slovacco Nice Architects. I moduli trasportabili sono concepiti per ospitare comodamente due persone. Sono dotati di angolo cottura, bagno con doccia, ripostiglio, una scrivania e due finestre. Sono in grado di immagazzinare l’acqua piovana e rimuovere i batteri da sole. Si autoalimentano grazie all’energia solare ed eolica; con la loro batteria, possono anche caricare un’auto elettrica. Il corpo di un Ecocapsula è ricoperto da 2,6 m2 di celle solari ad alta efficienza e un polo retrattile sostiene la turbina eolica da 750W. Questo crea un sistema di energia in grado di supportare quasi un intero anno di vita offgrid. La forma sferica è ottimizzata per la raccolta dell’acqua piovana e di rugiada e i filtri per l’acqua incorporati permettono di utilizzare qualsiasi fonte. Anche se di piccole dimensioni, ogni Ecocapsule ospita comodamente due adulti. La disposizione spaziale è altamente efficiente. A disposizione anche dello spazio in cui stivare attrezzatura sportiva o di ricerca. Una scelta non casuale visto che Ecocapsule è a molte applicazioni. Può essere spedita, trasportata, rimorchiata.

ALTAMENTE INGEGNERIZZATA

ESTETICA FUNZIONALE

COSTO DI PRODUZIONE ELEVATO

ANALISI CRITICA. Le soluzioni Ecocapsule sono altamente ingegneristiche Nice Architects sono riusciti a creare un’ambiente di piccole dimensioni autonomo e autosufficente, la forma sembra totalmente estetica mentre anche questa ha una chiara funzione questo è molto interressante però noto che manca un qualcosa che renda davvero appetibile questa soluzione anche dal punto di vista umano sembra quasi un insieme di tecnologie nel minor spazio possibile manca quell’aspetto che crea la volontà di vivere in uno spazio cosi ridotto. In conclusione trovo le soluzioni interne interessanti e innovative ma forse manca un pò di anima al progetto.


con clu sio ni


Fino ad ora i temi affrontati riguardano l’abitare minimo nella storia, la standarizzazione dell’uomo e dello spazio e la progettazione universale (design for all). In questo ultimo capitolo trarrò le mie conclusioni capitolo per capitolo.

Le case sono fatte per viverci, non per essere guardate. (Francis Bacon)


Dopo questo breve viaggio tra le tappe salienti della storia nell’ambito dell’abitare minimo, mi ha fatto notare che il principio sul quale viene costruito “un’edificio” è l’analisi, nella maggior parte dei casi uno massimo due, bisogni primari. Ho visto che nel corso del tempo si è cercato di sintetizzare con i mezzi tecnologici a disposizione la miglior soluzione per sopperire alla maggior problema del momento nella fase tempore in cui viene costurita la struttura. Purtroppo oltre alla filosofia progettuale potro ricavare ben poco da molti di questi esempi perchè naturalmente nella maggior parte ei casi le tecnologie sono obsolete e ampiamente superate, d’altro canto questi casi studio comunque sono serviti ad arricchire ad ampliare la mia conoscenza di matriali naturali per la costruzione o altamenti ingegnerizzati come nel caso della stazione spaziale internazionale dove ho potuto vedere alcuni “nuovi” sistemi per dormire che attualmente non sarebbero adatte per un’abitazione sulla terra ma possono essere riviste e adattate.

/01 Tappe salienti dell’ abitare minimo nella storia


/02 Stan dar dizza zione degli spazzi

La standardizzazione trovo sia il modo piÚ efficace per trattare la progettazione di uno spazio in funzione della figura umana, ambito del quale sis ono occupati molti designer architetti e ingegneri attraverso gli studi antrometrici. In questo capitolo sono andato ad analizzare due sistemi di misurazione dello spazio basati sull’uomo come il Modulor, uno dei piÚ importanti mezzi di misurazione creato da Le Corbusier.


/03 L’universal design è quella branca filosofica del design che si prefigge come compito/ fine ultimo quello di trovare una sintesi mediata durante una progettazione, per creare un’oggetto o uno spazio tenedo conto di 7 principi per renderlo accessibile al maggiorn numero di persone possibile perche il target di riferimento non è specifico ma riguarda il mondo. Da questa filosofia progettuale si puo dedurre che utile pensare a tutti mentre si progetta soprattutto perchè un settore dell’universal design, che si chiama “Design For All” tiene conto delle diversità di esigenze all’interno di un progetto tra normo dotati e non, cercando appunto una sintesi risolutiva che possa andar bene a entrambi i target. Da questo capitolo prendero certamente spunto durante la progettazione di Tesi, perchè trovo molto interessate la capacità di progettare tenendo conto di stili di vita e abitudini differenti dettati sia dalla persona sia da fattori ambientali pregressi.

uni ver sal desi gn


/04 ese mpi di abi ta zio ni mini me

Le analisi critiche che ho fatto all’interno del capito su i casi studio che ho preso ad esempio mi aiuteranno nello sviluppo progettuale della mia Tesi, sicuramente tratto spunto da: -SOLUZIONI TECNOLOGICHE ADOTTATE -STUDIO DEGLI SPAZZI -INGEGNERIZZAZIONE DELL’ ABITAZIONE -MATERIALI COSTRUTTIVI E NON -FINITURE


pro nto alla te si


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