Atelier di Sostenibilità Ambientale: Esportare il Centro Storico

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atelier di sostenibilitĂ ambientale: esportare il centro storico Roma - Extra Moenia

Marco Marino, Edoardo Tonello, Jacopo Lucano


UniversitĂ IUAV di Venezia Atelier di SostenibilitĂ Ambientale Corso di Laurea Magistrale Architettura e Culture del Progetto A.A. 2015 / 2016 Prof. Benno Albrecht Prof. Massimilano Scarpa Prof. Massimo Rossetti 2

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indice

01.

introduzione

02.

s t r at e g i a

03.

tat t i c a

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01. INTRODUZIONE

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roma il centro e la periferia La Storia Urbana di Roma contemporanea è tra le più complesse e difficili nel panorama delle città italiane. Dalla conquista da parte del regno d’Italia no ai giorni nostri l’Urbe si è costantemete espansa. Questo è stato il risultato di continui spostamenti dalle campagne sempre più povere alla Capitale, simbolo di potere e benessere. Tuttavia questa costante espansione non è stata controllata o regolamentata attraverso programmi legislativi, ma soprattutto e innanzitutto dalle più importanti imprese costruttrici Capitoline, e molto spesso con sistemi illeciti. Il risultato è sostanzialmente una città che si è espansa a macchia d’olio, priva dei principali canali infrastrutturali (se non con la grande eccezione del Raccordo Anulare, che deve farsi carico del traf co di una città grande quanto una regione), e dotata di edifi ci costruiti malamente e privi delle più importanti e basilari tecnologie. Gli interventi positivi nel corso degli anni sono stati sporadici ed inefficaci. Se pensassimo per un attimo agli interventi di alcuni grandi maestri della seconda parte del novecento, troveremmo alcuni gioielli preziosi all’interno del tessuto dell’Urbe ma che non sono riusciti a ristabilire per così dire un legame efficace con il resto della città. Se non per la scelta di alcune dipologie edilizie ripetute a nastro senza una riflessione più approfondita, come le torri stellari di Saverio Muratori. Quelle che erano buone idee si sono trasformate nell’incubo stesso della Citta.

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Il famoso rapporto, redatto da Leonardo Benevolo, circa i rapporti tra pieni e vuoti della città storica e la città periferica sono sotto alcuni punti di vista illuminanti se paragonati alle più importanti capitali europee. Benevolo scrive in Roma oggi (1977) che queste percentuali sono di 49% di vuoti nel Centro Storico Romano, mentre per la periferia sono del 74%. Questo dato è preoccupante. Roma è a tutti gli effetti la terza città per estensione eurepea, dopo Londra e Parigi. Con la sostanziale differenza che, ad esempio, l’Ile de France, che ha un estensione appena superiore a quella della provincia di Roma conta tre volte tanto gli abitanti dell’Urbe. Questa situazione oltre che ad essere intollerabile per la Prima città italiana, è insostenibile. Oltre al fatto che ormai interi territori agricoli vengono rosicati costantemente dalla potenza delle imprese edili, complici le amicizie politiche, di fronte alle quali qualsiasi tipo di intervento risulta inef cace. La Città continuerà sempre di più a crescere verso il suo bordo esterno e quella campagna romana tanto amata da Gordon Byron diventerà un ricordo lontano. La Città di Dio di Sant’Agostino è già la Città del Caos.

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02. STRATEGIA

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il recupero dell’agro romano

La periferia di Roma è una delle più vaste d’Europa. Tentare di riorganizzare decine di centinaia di ettari di territori abitati è la sfida del futuro delle nostre città e di noi progettisti. La nostra sfida. Dagli anni cinquanta e sessanta de novecento si iniziò a riimmagnare un nuovo modello di città che poi si tradusse nelle più straordinarie esperienze progettuali della storia contemporanea. Idee come Cluster, Prossemica, Unità di Vicinato, divennero parole chiave nella progettazione urbana. Josè Lluis Sert credeva profondamente che l’espansione delle città potesse avvenire attraverso la costruzione di immobili ad alta densità ma ad un unico piano. Idea radicalmente diversa dall’idea di Unitè che si sviluppava nel sud della Francia di Le Corbusier. Noi siamo convinti che il Modello Sertiano possa essere una base granitica sulla quale lavorare. Il primo passo è stato quello di definire i confini del nostro intervento. I cosiddetti Clusters. In astrofisica un Cluster non è altro che un raggruppamento di stelle. Ciò che abbiamo fatto quindi è stato analizzare le polarità più forti all’interno della periferia e successivamente il pensiero si è rivolto ad una possibile politica di demolizione, finalizzata alla liberazione dei territori e al loro sviluppo. Sviluppo che si concentra sulla ridefinizione di limiti agricoli e boschivi dell’Agro romano. Questi hanno una parte centrale nel nostro progetto, in quanto servono ad alimentare un più

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complesso sistema energetico che spiegheremo a parte. Il secondo passo è stato quello della definizione dell’area di progetto. Abbiamo analizzato quindi uno dei nostri Clusters e abbiamo cercato di costituire delle Unità di Vicinato. Esse sono state fondamentali nella progettazione, in quanto hanno stabilito un’organizzazione logica e chiara del nostro intervento. Sostanzialmente stabilendo un fortissimo asse principale, una serie di “spine” residenziali e commerciali si sviluppano da essa, insinuandosi all’interno dell’abitato. Questione centrale è stata la disposizione di queste “spine”. La posizione rispetto al sole e la possibilità di avere un unico elemento non frammentato sono state scelte forzate.

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La pianta raffigura la situazione della periferia romana, fatta di grandi edifici immersi in un “mare” di cemento ad uso veicolare. Il rapporto tra pieni e vuoti è del 77% di vuoti e del 23% di pieni.

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Questa è la situazione del costruito della città di Roma al giorno del Signore XX - IX - MMXV A.D. Stato attuale della città di roma e della sua campagna “invasa” da zone a bassa densità.

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Pianta del Nolli “Nuova topografia di roma” del 1748

La pianta raffigura il sistema degli spazi pubblici e semipubblici della città di Roma. Il rapporto tra pieni e vuoti è del 51% per i pieni e del 47% di vuoti

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Proposta

di Progetto di Cluster

MMCXVI Piano dei Cluster della periferia di Roma per il 2116.

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Cluster del centro storico di Roma RIONE PIGNA

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Cluster delle zone ottocentesche di


i Roma area RIONE MONTI

Cluster delle zone periferiche di Roma area MUNICIPIO IV

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03. TATTICA

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Vecchia periferia di Roma A.D. MMXVI

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Nuovo Cluster di Roma A.D. MMC

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muri e volte

Il progetto. Una scansione costante di muri con un altezza non superiore al piano di altezza che penetra nel costruito. La disposizione di questi muri da una parte indica la posizione delle abitazioni e delle zone commerciali e pubbliche, dall’altra segna nuovi bordi per l’esistente, costituendo spazi pubblici e giardini privati senza toccare il preesistente. L’intervento prevede la costruzione di nuove abitazioni ad un unico piano che rimandano al tipo sertiano a corte. I muri scandiscono lo spazio del vivere che viene coperto da una serie di volte in calcestruzzo, reminescenza delle ville indiane Corbuseriane. Ogni residenza è segnata poi da muri più lunghi che de niscono lo spazio per nuovi giardini privati.

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Progetto

Le due tavolette rappresentano il il piano di intevento all’interno dei nuovi cluster della periferia romana. Una serie di setti paralleli uno all’altro, consequenziali, che ospitano le abitazioni e gli edifici con altre destinazioni d’uso. I setti sono disposti in modo tale da consentire il passaggio da un ambito ad un altro. Ogni abitazione è dotata di un ampio giardino privato detto “Peristilium”. Inoltre, al di là delle zone densificate, il piano prevede ampi spazi di verde pubblico.

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Intervento all’interno dell’area Roma MUNICIPIO IV

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Sezioni di Progetto

Le sezioni sono rappresentative dell’intervento scelto. Le abitazioni e gli edifici con le nuove destinazioni sono disposte alla base degli edifici preesistenti come un nuovo basamento. Gi edifici non si elevano al di sopra dei due piani di altezza e solo per gli edifici commerciali. Le abitazioni sono invece disposte su di un unico piano e dotate tutte di un giardino “Peristilium�. Le coperture degli edifici non sono previste da costruirsi nell’immediato, ma man mano che gli abitanti vadano ad occupare le nuove densificazioni, realizzando un paesaggio vario e sempre mutevole.

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Il progetto mira a ristabilire un nuovo rapporto con la natura, integrando la vegetazione pre

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esistente con un nuovo disegno del suolo. Intervenendo sempre tra gli edifici giĂ realizzati. 3

Il Cogeneratore grazie alla combustione delle biomasse estrae da esse il Syngas. Un gas naturale finalizzato all’alimentazione delle caldaie.

Del 70% di energia termica prodotta da un Cogeneratore, le abitazioni ne consumano circa 2/3. Ciò che avanza viene trasformato in energia elettrica utilizzata per illuminare le abitazioni

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Gli alberi provenienti da nuove foreste progettate vengono utilizzati per la produzione di biomasse atte al funzionamento del cogeneratore

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ABITAZIONE TIPO

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COPERTURA - Lastra in fibrocemento sp. 8 mm - Strato di ventilazione con correnti di collegamento in acciao a â„Ś sp. 75 mm - Guaina impermeabilizzante sp. 3+3 mm - Strato isolante in lana di legno D 100 Kg/mc sp. 40+40 mm - Struttura portante a volta in cls armato sp. variabile

MURATURA A SACCO - Mattoni pieni riciclati sp. 120 mm - Strato portante in cls armato sp. 165 mm - Strato isolante in poliuretano sp. 80 mm - Strato portante in cls armato isolante sp. 165 mm - Mattoni pieni riciclati sp. 120 mm

CHIUSURA INFERIORE - Pavimentazione in legno sp. 30 mm - Foglio di polietilene sp. 2 mm - Massetto di allettamento per impianti alleggerito in perlite sp. 100 mm - Strato isolante in lana di legno D 100 Kg/mc sp. 80 mm - Guaina impermeabilizzante sp. 3+3 mm - Massetto con rete elettrosaldata sp. 100 mm - Magrone di sottofondo con inerti vagliati di recupero sp. 200 mm

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DETTAGLIO COSTRUTTIVO

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Isolante in lana di legno

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Volta in cls armato


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