Breve saggio sul Neoidealismo italiano

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Marco Martini

Breve saggio sul Neoidealismo italiano

Edizioni ISSUU.COM


IL NEOIDEALISMO I. INTRODUZIONE.

ITALIANO:

CROCE E GENTILE.

Il termine "Idealismo" nel primo '800 venne assunto con un significato essenzialmente gnoseologico: s'intendeva quella dottrina della conoscenza che sostanzialmente riduce la realtà, l'oggetto esterno, al soggetto, al pensiero, appunto all'Idea. Fu questo il significato dell'Idealismo come movimento filosofico parallelo al Romanticismo ed assunto in Germania con le filosofie di Fichte, Schelling ed Hegel. ella filosofia classica tedesca o Idealismo tedesco l'Idealismo è quindi la sintesi tra soggetto ed oggetto, idea e realtà, infinito e finito, spirito e natura. Nel primo '900 si riprende l'Idealismo in 2 Paesi, Italia ed Inghilterra, ma con interpretazioni differenti nei 2 Paesi; in entrambi i casi assume la denominazione di" eoidealismo". In Italia si segue maggiormente la linea dell'Idealismo classico tedesco e di Hegel in particolare, in base al quale il finito è un elemento razionale che, in base a tale razionalità, porta ali' infinito (dal soggetto finito ali' Assoluto): ASSOLUTO = FINITO + INFINITO. In Inghilterra si segue invece una via negativa: il finito è irrazionale e di conseguenza non è reale, se è vero, come diceva Hegel, che "tutto ciò che è reale è razionale e tutto ciò che è razionale è reale". Solo l'infinito è reale e razionale. Il eoidealismo anglosassone non concepisce quindi l'Assoluto come identità di reale e razionale, di finito ed infinito, ma solo come infinito, separato dal finito: ASSOLUTO = INFINITO ~ ASSOLUTO =/= FINITO + INFINITO. In Italia il Neoidealismo conobbe un centro culturale specifico, l'Università di Napoli, con Augusto Vera, un hegeliano di destra, cattolico, e Bertrando Spaventa: il Neoidealismo italiano ha avuto il merito, tra Ottocento e ovecento, di avere "svecchiato", sprovincializzato la cultura italiana e di averla "agganciata" al contesto europeo, di averla liberata da tendenze spiritualistiche. Ma il Neoidealismo italiano conosce la sua fortuna grazie all'opera dei suoi due pilastri, Croce e Gentile, che riprendono la dialettica hegeliana proponendo ne però una "riforma". Entrambi si distaccano da una visione spiritualistica e cattolica, si differenziano dall'Idealismo anglosassone e si differenziano anche tra loro. Per entrambi l'Idealismo è la negazione di ogni trascendenza: per Croce l'Idealismo è Storicismo Assoluto, per Gentile è Soggettivismo Assoluto, cioè Attualismo. Alla rinascita dell'Idealismo italiano contribuì la crisi del Positivismo, cioè della fiducia incondizionata nelle scienze, che aveva invece dominato il secondo Ottocento. Il neoidealismo, come rinascita dello spiritualismo romantico ed hegeliano, intende reagire alla visione materialistica e scientifica del Positivismo. Con Croce, il neoidealismo rivaluta la storia e si pone come erede della cultura storicistica del Risorgimento, "vera e propria rivoluzione culturale e morale dell'Italia". Sia Croce che Gentile rivalutano l'identità nazionale italiana. Ma il Neoidealismo non ha una connotazione cattolica: è una "religione laica", in opposizione al materialismo, sia positivi sta che marxista. Gentile ritiene la conoscenza filosofica superiore a quella scientifica: la scienza è dogmatica, in quanto si ferma ai fatti materiali e non indaga le ragioni spirituali, le cause spirituali di tali fatti materiali. Per Croce i concetti della scienza hanno un valore "particolare", legato all'economia, e non "universale"; i concetti della scienza sono quindi "pseudoconcetti", non "concetti veri" ed hanno un valore utilitaristico, legato appunto all' economia. Croce e gentile, sia pure per strade diverse, contribuiscono ad allontanare la riflessione filosofica dalla scienza e quindi accentuano quella separazione tra sapere umanistico e sapere scientifico che ha caratterizzato, nel primo '900, la cultura italiana, ponendo il primato del sapere umanistico su quello scientifico, come dimostra, ad esempio, la "Riforma Gentile" della scuola del 1923, basata proprio su questa separazione e sulla superiorità della cultura umanistica su quella scientifica (la Riforma Gentile è la stesura di un precedente "canovaccio" crociano di riforma scolastica, che Croce si era rifiutato di "vendere" al regime fascista). Il Neoidealismo, inoltre, relega ai margini della cultura le cosiddette "scienze umane", come psicologia e pedagogia, che invece in Europa e negli Stati Uniti stavano trovando un loro spazio. Sia Croce che Gentile si richiamano alla dialettica hegeliana ma ne propongono, sia pure da punti di vista divergenti, una riforma nelle seguenti forme:


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A)Croce afferma il valore della libertà individuale, da politico liberale qual era, mentre Gentile nega l'autonomia dell'individuo e la riconduce all'universalità dello Stato, esprimendo, anche se con alcune differenze, la visone hegeliana dello Stato etico; B)per Gentile la molteplicità dei soggetti pensanti, cioè dei singoli pensieri, e le singole esperienze, sono ricondotte ali' Atto del Pensiero, che pensa, si produce (Autoctisi = auto produzione) e produce (Attualismo). Croce invece afferma, come Hegel, l'importanza delle distinzioni nella varie fasi della vita dello Spirito, respingendo ogni sintesi che inglobi i vari momenti. Arte, logica, economia ed etica sono, per esempio, forme autonome della vita dello spirito umano, che procede nell'evoluzione della storia, e non sono riassumibili in una sintesi. C)Croce, ribadendo l'autonomia delle varie forme della vista dello Spirito, ribadisce il concetto di libertà individuale, peraltro espresso nel "Manifesto degli intellettuali antifascisti"; Gentile, volendo riunificare le differenze in una unità, ribadisce la sua adesione allo Stato totalitario fascista, in cui niente è fuori dello Stato, come emerge dal "Manifesto degli intellettuali fascisti" (entrambi i "Manifesti" sono del 1925). Croce e Gentile si conobbero e strinsero amicizia, collaborarono entrambi alla rivista "La critica", di argomento filosofico e letterario, ma quando Gentile aderì al fascismo, si ruppe l'amicizia tra i due e terminò la collaborazione alla rivista. Per Gentile il fascismo si pone come il diretto erede del Risorgimento, riprende la missione etica dell 'Italia, interrotta dall'avvento della Sinistra al potere alla fine dell'Ottocento (con Depretis e Crispi). Per Gentile la libertà individuale può attuarsi solo nello Stato etico, identificato con lo Stato forte, lo Stato fascista. Per Croce la storia è invece nel progresso dei popoli verso la libertà, è storia delle libertà, che non può mai essere soppressa, neanche nei momenti di crisi, perché la libertà è identificata con la vita stessa dello Spirito; in quest' ottica il fascismo è una "malattia morale" degli italiani, destinata inesorabilmente a finire. I! Risorgimento, per Croce, è la religione della libertà, una religione laica degli italiani che ha sostituito le religioni tradizionali ed il fascismo, in quanto dittatura, costituisce invece il tradimento di tali ideali risorgimentali di libertà,

1. Augusto Vera. Tra la fine dell'Ottocento ed il primo ovecento apoli costituì la culla dell'Idealismo italiano, in cui si ripresero i grandi temi dell'hegelismo. Augusto Vera (1813-85) seguì le posizioni della Destra hegeliana e si segnalò per la sua conoscenza dei testi hegeliani; tra le sue opere ricordiamo Introduction la philosophie de Hegel (Paris, 1855), Logique de Hegel (Paris 1859) ed Essai de philosophie hegelienne (Paris, 1864). Fu docente, come Bertrando Spaventa, all'Università di à

apoli.

2. Bertrando Spaventa. I! pensiero di Bertrando Spaventa (1817-83) presenta un taglio più teoretico e vigoroso: nonostante una crisi religiosa lo avesse condotto ad abbandonare la fede (si era formato in seminario), nella sua concezione filosofica emerge comunque un certo taglio teologizzante. Anche Bertrando Spaventa insegnò all'Università di Napoli. I suoi scritti più interessanti sono Propulsione e introduzione alle lezioni difilosofia nell 'Università di Napoli (1862) ed i Principi di filosofia (1867); molto chiaro ed interessante è anche Sul problema della cognizione e in generale dello Spirito, uno scritto inedito del 1858 (pubblicato ~ Torino nel 1958, cento anni dopo quindi, da F. AJderisio). Questi ed altri scritti di Spaventa furono ripubblicati o per la prima volta editi da Gentile, che a lui si riallaccia. Spaventa era convinto che la filosofia moderna fosse nata in Italia con il Rinascimento, ma anche che i frutti di questo pensiero fossero maturati all'estero, con Spinoza, Kant, Hegel. Dopo un periodo di perplessità, in cui gli parve che nulla di buono ci fosse stato in Italia dopo il Rinascimento, ebbe un ripensamento e si convinse che, anche se in modo imperfetto e parziale, Vico potesse essere considerato precursore della "filosofia della mente", che Galluppi avesse affrontato in maniera nuova "il problema del conoscere", che in Rosmini si trovasse dibattuta la questione del conoscere in senso kantiano ed in Gioberti in senso hegeliano. Pertanto una "circolazione" del pensiero europeo era già stata avviata in Italia: bisognava ora portarla a compimento. Il contributo teoretico dello Spaventa consiste nell' aver intrapreso un


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ripensamento del pensiero di Hegel operandone una semplificazione, ma anche una riorganizzazione. Nella distinzione di Idea- atura-Spirito, Hegel mostrava di non aver raggiunto ancora, per Spaventa, l'identità tra lo e non-io, di non aver ancor "rnentalizzato" il reale, di non averlo perciò ridotto perfettamente alla Coscienza. Nell'inedito del 1858 Spaventa definisce l'Assoluto come creazione "ex-nihilo", come creazione libera, perché "è il presupposto che il pensare, lo Spirito fa a sé stesso; è amore, amore di sé stesso". Questo "atto del pensare" che si auto crea costituirà il punto di partenza per gli sviluppi della filosofia gentiliana. Spaventa studia le categorie della logica hegeliana, esserenon essere-divenire: l'essere ed il non essere (vale a dire il "nulla", la negazione dell'essere) sono categorie stati che, solo il divenire è vera dialettica, è una categoria dinamica.

3. Francesco De Sanctis. Tra gli uomini di cultura che nel secondo Ottocento, in Italia, furono attratti dall'hegelismo emerge Francesco De Sanctis (1817-83), che s'ispirò al concetto hegeliano di Spirito nel tracciare la sua grandiosa costruzione nella Storia della letteratura italiana (1870-72): la poesia è lo Spirito universale che si realizza nel particolare, acquistando, in questo modo, coscienza di sé. Fu uomo di alta coscienza sociale, morale e politica se è vero che siamo ancora oggi eredi e debitori alla sua principale opera sopracitata. Il primo nutrimento spirituale venne a Croce dal De Sanctis, che considerò suo maestro: la lettura di Spaventa, invece di avvicinarlo ad Hegel, per un certo momento, lo allontanò; Croce si avvicinò ad Hegel successivamente, meditando su Marx e sul Marxismo, per la necessità di risalire alle fonti.

n.BENEDETTO 1.Vita ed opere.

CROCE E IL NEOIDEALISMO COME "STORICISMO ASSOLUTO".

Benedetto Croce nacque a Pescasseroli (L'Aquila) nel 1866, da una ricca famiglia di proprietari terrieri, di sani princìpi morali, ma molto conservatrice sul piano politico-sociale ed ancora legata ai Borboni. Abruzzese di nascita, ma napoletano d'elezione, frequentò a Napoli le scuole secondarie in un collegio gestito da religiosi, ma poco aperto culturalmente. Già allora iniziò le sue letture di De Sanctis e di Carducci, destinati a diventare due punti fermi di riferimento del suo pensiero. Dopo il terremoto del 1883, che distrusse Casamicciola, nell'isola di Ischia, dove era in vacanza, in cui perse entrambi i genitori e la sorella, fu accolto dallo zio Silvio Spaventa, fratello di Bertrando, a Roma. In casa dello zio, il giovane Croce ebbe modo d'incontrare vari uomini politici, tra cui Antonio Labriola, allora seguace ancora della filosofia di Herbart, uno dei più significativi contestatori, nel primo Ottocento, della filosofia hegeliana. Herbart aveva infatti rilanciato una sorta di "assioma realistico" sostenendo che la realtà esiste indipendentemente dall' io; il finalismo biologico lo aveva inoltre condotto ad ammettere l'immortalità dell'anima e l'esistenza di Dio. I libri di Bertrando Spaventa che allora circolavano in casa non solo non lo interessavano, ma lo convinsero che la filosofia hegeliana dovesse essere qualcosa di incomprensibile per la sua difficoltà. el 1886 tornò a Napoli, dove, lasciata la "politicante società romana, acre di passioni", trovò una società di dotti ed eruditi, amanti della ricerca onesta: viaggiò, lesse molto, non volle conseguire titolo accademico (infatti non si laureò mai), si occupò solo il minimo indispensabile degli affari di famiglia. Una svolta importante fu costituita da un nuovo incontro con Labriola, che, abbandonata la filosofia herbartiana, gli fece conoscere il marxismo nel 1895, ma fu un amore durato poco tempo. Studiò i testi di Marx, Labriola, lesse libri di economia, riviste italiane e tedesche d'ispirazione sociale che maturarono in lui interessi politici destinati a seguire però altre direzioni: tra il 1895 ed il 1899 il giovane Croce espresse la sua critica al marxismo evidenziandone i punti deboli in dei saggi raccolti con il titolo Materialismo storico ed economia marxista. Tuttavia, la lettura di Marx gli suggerì quella di Hegel, in quanto sentì il bisogno di risalire alle fonti, come testualmente dichiara nel Contributo alla critica di me stesso. Ma il tempo per un maturo ripensamento di Hegel si ebbe solo nel 1907, con l'opera Ciò che è vivo e dò che è morto della filosofia di Hegel, poi inclusa nel Saggio sullo Hegel. La scoperta di Hegel lo portò alla successiva scoperta dell'originalità del pensiero vichiano, come testimoniato da La filosofia di Giambattista Vico (1911). Il capolavoro di Croce è comunque del 1902: Estetica come scienza dell 'espressione e linguistica generale: qui cercò di organizzare il


pensiero desanctisiano, che attestava la sintesi di forma e contenuto nell'opera d'arte. Nell'estate del 1902 maturò il progetto della rivista "La Critica", che iniziò le pubblicazioni nel 1903 insieme a Giovanni Gentile, conosciuto quando questi era ancora studente a Pisa: l'amicizia tra i due si ruppe con l'adesione di Gentile al fascismo. D'altra parte il regime fascista consentì sempre a Croce, anche se tacitamente, una certa libertà di espressione e Croce criticò moralmente le violenze fasciste. Croce fu senatore del Regno d'Italia nel 1910, ministro della Pubblica Istruzione nel 1920-21: progettò una riforma scolastica che non portò a compimento perché non volle aderire al fascismo, ma che Gentile riprese e realizzò. Dopo il delitto Matteotti, Croce presa una netta posizione antifascista e raccolse intorno a sé molti dissidenti, come comprovato dal "Manifesto degli intellettuali antifascisti", quasi una risposta al "Manifesto degli intellettuali fascisti" di Gentile (entrambi i manifesti sono del 1925). Dopo la caduta del fascismo fu presidente del partito liberale e membro dell' Assemblea Costituente; nel 1947 fondò l' "Istituto per gli Studi Storici" a apoli, che oggi è a lui dedicato. Proficua fu la sua collaborazione con la casa editrice Laterza di Bari, soprattutto per la pubblicazione di molti classici della storia della filosofia, alcuni dei quali inediti in Italia. La morte lo colse nel 1952. Le sue opere, che dimostrano l'attività di uno spirito fecondissimo ed instancabile, furono da lui sistemate e ordinate come segue. I) Filosofia dello Spirito: 1) Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale (1902); 2) Logica come scienza del concetto puro (1905); 3) Filosofia della pratica. Economia ed etica (1909); 4) Teoria e storia della storiografia (1917). II) Saggi filosofici (tutti più volte riediti): l) Materialismo storico ed economia marxista (1900); 2) Problemi di estetica (1910); 3) Lafilosofia di Giambattista Vico (1911); 4) Saggio sullo Hegel (1912); 5) Nuovi saggi di estetica (1920); 6) La Poesia (1936); 7) La storia come pensiero e come azione (1938); 8) Il carattere della filosofia moderna (1941); 9) Discorsi di varia filosofia (1945); lO) Filosofia e storiografia (1949). A questi saggi filosofici che abbracciano tutto l'arco della vita del filosofo, vanno aggiunti 54 volumi di Scritti di storia letteraria e politica (come Poesia e non poesia, Laterza, Bari, 1950, in cui è contenuto un importante saggio dal titolo Alfieri protoromantico) ed altri 12 volumi di Scritti vari. 2.Ciò che è vivo e ciò che è morto della {ìloso(ìa di Hegel. el 1831 muore Hegel, e muore anche l'hegelismo inteso come sistema assoluto ed immutabile: questo perché Hegel risente del Romanticismo, e esaurendosi il Romanticismo, anche il pensiero hegeliano entra in crisi. Seguiranno Destra e Sinistra hegeliana, filosofie irrazionalistiche con Schopenhauer e Kierkegaard, rilanci di realismo con Herbart. La stessa dialettica, che Hegel riprende dal mondo antico come unico strumento per la filosofia, viene messa in discussione. Altra accusa alla dialettica hegeliana è quella di "circolarità" (Zirkeln == circolo ed è il termine hegeliano) dell' Assoluto. Croce considerò Hegel sempre come suo maestro: di Hegel accettò l'idea della dialettica dello Spirito contro ogni visione statica o trascendente o metafisica del mondo. Di Hegel apprezzò anche la coscienza storica; tradusse, dal tedesco in italiano, l'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio. La coscienza di cui parla Hegel è per Croce concreta, e non astratta, proprio perché calata nella storia, come risulta dalle figure della Fenomenologia dello Spirito. Di Hegel esalta la dialettica degli opposti e la valorizzazione del "negativo" come un momento imprescindibile di verità. Quindi, come afferma Croce nel suo noto saggio, molti sono ancora gli aspetti vivi del pensiero di


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Hegel: è morta la pretesa di conoscenza assoluta da parte della ragione, è vivo il concetto di "filosofia" come ricerca aperta del sapere, desiderio di conoscenza, è viva la filosofia della storia di Hegel, che consta delle tre fasi tesi-antitesi-sintesi, che trovano corrispondenza concreta nella storia (1'Assoluto hegeliano è quindi "massimamente concreto, tutt' altro che astratto"). Di Hegel critica invece la "Filosofia dello Spirito", ultima parte dell'Enciclopedia, e soprattutto l'idea hegeliana, presente alla fine della Fenomenologia dello Spirito, della morte della storia quando compare la scienza: da storici sta qual è, Croce sostiene che storia e scienza si implicano, e non si escludono. Inoltre critica la visione triadica della dialettica come tesi-antitesi-sintesi, troppo "scolastica", ed accusa Hegel di aver concepito la dialettica solo come "sintesi degli opposti": per Croce la dialettica è invece anche "nesso dei distinti", cioè dei "gradi" dello Spirito, che sono diversi, ma non in un necessario rapporto di opposizione. La sintesi hegeliana degli opposti non è per Croce una semplice "coincidenza degli opposti", né un' opposizione irriducibile tra due termini (ciò equivarrebbe a ricadere nel dualismo), ma una concreta sintesi. Hegel, secondo Croce, non ha capito che la realtà non è fatta solo di opposti, ma anche di distinti: ad esempio, fantasia ed intelletto non sono opposti, ma distinti, come anche economia e morale. La nuova dialettica, la realtà dello Spirito, secondo Croce, dovrà quindi essere, oltre che sintesi degli opposti, anche nesso dei distinti, come si evince dal seguente schema: ATTIVITA' FASI o gradi

"CA TEGORIE" VITA REALE (CONCRETA) = = > TEORETICA (PENSIERO)-

+ DELLO SPIRITO = = = = = = = = > PRATICA

DISTINTI OPPOSTI - -> A) ESTETICA------> bellolbrutto - - > B) LOGICA---------> vero/falso

+

+

- - - - > A) ECONOMIA----> utile/dannoso (AZIONE) - - - - -> B) ETICA-----------> bene/male STORIA Croce ammette 4 gradi dello Spirito, 2 teoretici (estetica e logica) e 2 pratici (economia ed etica). L'arte è intuitiva, fondata sulla fantasia, mentre la logica è intellettiva, fondata sui concetti. L'economia è fondata sull'utile, individuale o di gruppo, mentre l'etica è fondata sul bene universale. La religione non è una forma dello Spirito: le forme dello Spirito sono 4, di cui 2 teoretiche (arte => bellolbrutto; logica => vero/falso) e 2 pratiche (economia => utile/dannoso; etica => bene/male). Lo Spirito è nesso dei distinti, ma anche unità dei distinti, in senso vichiano, poiché lo Spirito è tutto in ognuna di queste forme e passa dall'arte alla logica all'economia all'etica, per poi tornare all'arte e così via. Ogni momento della vita dello Spirito condiziona il successivo, in modo circolare e progressivo, ma mai ripetitivo, cosicché l'attività teoretica condiziona quella pratica; la vita circolare dello Spirito non è mai ripetitiva, ma ogni volta si arricchisce. Ogni momento dello Spirito contiene in sé l'Assoluto, lo Spirito stesso, per cui, nella sua storia ideale eterna, ogni momento dello Spirito può essere il primo e l'ultimo della catena. La realtà non è fatta solo di opposti, come bello/brutto, ma anche di distinti (arte/logica, economia/etica): l'opposizione è all'interno dei distinti. La vita dello Spirito (Assoluto, nel senso hegeliano di "movimento", "lavoro", ma anche crociano, di "Storia") non è quindi solo "sintesi degli opposti", ma anche "nesso dei distinti". La vita dello Spirito ha quindi due attività, una teoretica ed una pratica, che non sono opposte, come non sono opposte estetica e logica, economia ed etica, che sono quindi fasi distinte, che Croce chiama "categorie", ma non opposte, della vita dello Spirito. L'opposizione ha invece luogo all'interno dei distinti, nei gradi delle categorie delle attività della vita dello Spirito (cfr. schema). Sia gli opposti che i distinti hanno comunque in comune il fatto che si implicano vicendevolmente: si implicano, quindi, distinguendosi, e proprio nella implicazione-distinzione consiste la vita dello Spirito, che è una vita concreta, reale, non astratta: è storia. Croce definisce tale vita dello Spirito


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con un'espressione desunta dall'opera fondamentale del Vico, Principi di una Scienza Nuova intorno alla comune natura delle nazioni: "storia ideale eterna", con i suoi "corsi e ricorsi" eterni; sia i distinti che gli opposti hanno uguale funzione nella vita dello Spirito. Negli opposti, i termini positivi (bello, vero, utile, dannoso) sparirebbero senza quelli negativi (brutto, falso, dannoso, male). Il termine positivo supera un'opposizione, un negativo, e lo invera come positivo. E' questa la vita: il camminare è un "cadere continuo". Lo Spirito, nel suo complesso, come si deduce dallo schema, è unità di pensiero ed azione, perché la storia è pensiero ed azione, come affermerà più tardi il filosofo nelle sue opere Teoria e storia della storiografia (1917) e La Storia come pensiero e come azione (1938). 3. Le attività teoretiche dello Spirito: a) estetica. el Breviario di estetica (incluso nei Nuovi saggi di estetica, 1920) Croce sostiene che tutti sanno cos'è l'arte, o almeno ne hanno una vaga idea, in quanto altrimenti non si porrebbero questa domanda; Croce dà qui, inoltre, una prima definizione di "arte" come "sentimento lirico". Nell' Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale (1902, l'opera è nota anche come 'Grande Estetica' ) Croce afferma che tale "sentimento lirico" è "conoscenza intuitiva" ed è una categoria perfettamente autonoma e irriducibile alle altre tre categorie dello Spirito (logica, economia, etica), come si comprende dalla dialettica crociana intesa come nesso dei distinti. Più precisamente, Croce sostiene che l'arte è una forma d'espressione individuale: l'espressione nasce naturalmente dall'intuizione, è uno spontaneo prodotto dell'intuizione, perché prima si intuisce e poi si esprime. Il nesso tra intuizione ed espressione è una "sintesi a priori estetica"; Croce usa questa terminologia kantiana perché nell'arte non c'è differenza tra forma e contenuto, che costituiscono perciò tale sintesi; scrive infatti Croce che "il sentimento senza l'immagine è cieco, e l'immagine senza il sentimento è vuota" (cfr. Breviario di estetica, in Nuovi saggi di estetica, 1920), il sentimento è quindi il "contenuto" dell' immagine, che costituisce il "contenente", il 'ricettacolo'. Mediante il sentimento, l'arte acquista non un valore particolare, ma universale, cosmico, in quanto il sentimento artistico ci consente di guardare l'universo con la luce dell'intuizione (cfr. li carattere di totalità della espressione artistica, in Nuovi saggi di estetica): "il singolo palpita della vita del tutto, e il tutto è nella vita del singolo". Scrive ancora il filosofo che "In ogni accento di poeta, in ogni creatura della sua fantasia, c'è tutto l'umano destino, tutte le speranze, le illusioni, i dolori e le gioie, le grandezze e le miserie umane, il dramma intero del reale, che diviene e cresce in perpetuo su se stesso, soffrendo e gioendo". Per Croce è quindi impossibile non riuscire ad esprimere ciò che s'intuisce: tanto s'intuisce ed altrettanto si esprime. L'intuizione non è una prerogativa dei grandi artisti o dei geni, ma è comune a tutti gli uomini; la differenza tra uomini comuni e geni è solo quantitativa e non qualitativa, l'artista intuisce' di più' rispetto all'uomo comune. Ognuno di noi è quindi un piccolo poeta, un piccolo musicista, un piccolo artista che non sa creare, ma che ricrea, in quantità minore rispetto al genio. Croce nega inoltre la distinzione tra generi letterari (comico, drammatico, epico, lirico, eccetera), in quanto l'arte non conosce questi confini, che sono invece propri dell' intelletto: la separazione in generi letterari è per Croce un'intrusione della categoria della logica in quella dell'estetica (Croce fa qui propria, come si comprende, una tesi romantica, di estrazione manzoniana). Anche il'linguaggio, inteso come espressione, è arte, è una forma artistica, e le distinzioni grammaticali del linguaggio costituiscono una nuova intrusione della logica nel!' estetica. Il Bello, sostiene in seguito l' estetologo, appartiene solo allo Spirito, e la bellezza fisica non esiste, è solo il risultato di una tecnica artistica, e le "tecniche artistiche" appartengono all'attività pratica, non a quella estetica. L'artista, per Croce, 'scompare', in quanto non è altro che la sua arte: Dante e Shakespeare sono "la loro opera poetica", "il poeta è nient' altro che la sua poesia". Questo lo si comprende solo tenendo presente la tesi idealistica, secondo cui ad agire non è l'uomo, ma è lo Spirito attraverso l'uomo; l'uomo, l'artista, è quindi solo un mezzo, ed in questo consiste quindi la spiritualità dell'arte, l'arte intesa come attività dello Spirito. Si consideri la seguente mappa concettuale: ARTE = SENTIME TO LIRICO INDIVIDUALE = > INTUIZIONE < = = > ESPRESSIONE


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Il Il

(presente in tutta l'umanità, in quantità maggiore o minore, ma non solo nei geni)

Il Il Il Il

Il Il

\

/

\

V FORMA

<=

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CONTENUTO

Il Il

Il Il \

/

V

\

/

V IMMAGINE

/

V

_

< = = > SENTIMENTO

Il Il \ /

V SINTESI

A PRIORI

ESTETICA

Il Il \ / V VALORE UNIVERSALE DELL' ARTE = > = > UNO < = = > TUTTO; SPIRITO = ARTE => ARTE =/= AR TIST A => =>SPIRITO => artista => ARTE; ARTE =/= GENERI LETTERARI (LOGICA); ARTE => LINGUAGGIO (ESPRESSIONE); ARTE =/= GRAMMATICA (LOGICA).

4.Le attività teoretiche dello Spirito:

b) logica.

la seconda categoria dello Spirito e studia il concetto (cfr. Logica come scienza del concetto puro, 1905), che non è un'astrazione, come si è già visto a proposito della discussione crociana del pensiero di Hegel, ma un universale concreto, che Croce chiama anche "trascendentale". Il concetto è conoscibile in quanto non è un 'atto muto' dello Spirito, ma espresso, 'parlato' (come 'parlate' sono le attività pratiche dello Spirito, vale a dire l'economia e l'etica). Il pensiero è anche un parlare: "chi non sa esprimere un concetto, non lo possiede", la chiarezza dell'espressione è l'esatto specchio della chiarezza del pensiero. Il concetto puro, come si è detto, è concreto, e non va confuso con le rappresentazioni astratte, che sono di due tipi: a) empiriche (ad esempio, "gatto", "rosa", che in quanto denominazioni astratte, non hanno immediata corrispondenza concreta nella realtà), b) pure (sono quelle matematiche, come, ad esempio, il "triangolo geometrico", che non trovo mai nella realtà). Tali rappresentazioni astratte sono definite "pseudoconcetti" ed hanno una mera utilità pratica, e rientrano quindi nell'economia, la terza attività della vita dello Spirito, un'attività quindi pratica e non teoretica: non rientrano perciò nella logica. Croce prende le distanze, in questo caso, dagli idealisti tedeschi, che consideravano gli pseudo-concetti come appartenenti al regno dell'Intelletto ed i veri concetti come indagati dalla Ragione, considerata superiore all'Intelletto dallo stesso Hegel, in quanto sugli peudo-concetti non indagherebbe l'Intelletto, ma sarebbero oggetto, come si è visto, dell'economia. Occorre quindi. per Croce, restituire tutta la sua dignità all'Intelletto e considerarlo come sinonimo di Ragione. Croce concorda comunque con Hegel per quanto riguarda invece il vero concetto, che è pensiero, movimento, e quindi giudizio, una forma di sillogismo: concetto vero, pensiero, giudizio e

La logica è per Croce

sillogismo, sia per Hegel che per Croce, vengono quindi a coincidere.


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Ma la tesi crociana più originale nell' ambito della logica riguarda la corrispondenza tra pensiero e, come si è visto, espressione parlata, in quanto il pensiero è anche un parlare e chi non sa esprimersi non sa neanche pensare: tale stretta corrispondenza comporta anche quella tra filosofia (pensiero) e storia (che è l'azione del pensiero, il pensiero in parole), che "non solo si condizionano a vicenda, ma addirittura s'identificano". Scrive ancora Croce: "Il pensiero creando se stesso, crea la storia. Né la storia precede la filosofia, né la filosofia la storia: l'una e l'altra nascono a un parto". In questa coincidenza di filosofia e storia consiste la "sintesi a priori logica". Si consideri la seguente mappa concettuale: LOGICA = CONCETTO (UNIVERSALE CO CRETO, ON ASTRATTO) == > PENSIERO < = = > PAROLA (i concetti si esprimono, chi non sa esprimere un concetto non lo possiede); PSEUDOCONCETTI = RAPPRESENTAZIONI ASTRATTE =/= LOGICA = > a) empiriche > b) pure (geometriche)

Il Il Il \ / V hanno un'utilità pratica = > OMIA (NON LOGICA)

= > ECO

5. Le attività pratiche dello Spirjto:

a) economia. Rapporti

con Machiavelli ed Hegel.

La filosofia pratica costituisce forse la parte più debole del pensiero crociano. L'attività pratica dello Spirito si differenzia da quella teoretica perché non produce conoscenze, non contempla, ma agisce: l'azione è per Croce un'azione della volontà, non c'è azione senza volontà, né volontà senza azione. Se il fine della volontà è individuale si ha l'attività economica: anche il diritto e la politica, cioè la scienza dell'amministrazione dello Stato, rientrano, per Croce, nell'economia; lo Stato non ha quindi un carattere etico, ma utilitaristico, economico, come affermava Machiavelli. Croce si dimostra pertanto vicino a Machiavelli, ma lontano, in questo caso) dalla concezione hegeliana di "Stato etico", espressa da Hegel nell'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio. Croce concorda con Machiavelli anche sull'autonomia della politica. La forma ideale di Stato, per Croce come per Hegel, è la monarchia costituzionale liberale, e non la repubblica (a differenza, quindi, di Machiavelli), in politica, e liberista in economia (a differenza, in questo caso, di Hegel, che aveva condannato l'egoismo delle società liberali di tipo lockeano). Si consideri quindi il presente schema: ECO OMIA = AZIONE VOLITIVA INDIVIDUALE = =DIRITTO, POLITICA => STATO UTILIT ARlSTICO, NON ETICO.

6. Le attività pratiche dello Spirito:

h) etica.

L'etica è per Croce sempre un'azione della volontà, ma a differenza dell'economia, il fine è universale, e non individuale. Questo fine universale trascende le singole azioni etiche, non è quindi utilitaristico, ma è la vita reale dello Spirito stesso, è la Libertà. In questo caso Croce. riprende una tesi hegeliana. L'etica crociana, come etica della libertà, culmina nella radicale condanna morale del fascismo, negazione di ogni libertà, e di ogni regime autoritario, ed è proprio questo il motivo della rottura tra Croce e Gentile. Croce condanna ogni regime autoritario e totalitario, compresi quelli d'ispirazione marxista, come quelli filosovietici. Croce prende le distanze dalle tesi schilleriane e romantiche dell' etica come "anima bella" e sostituisce la "religione della libertà", unica religione civile di ogni uomo libero. Il bello ed il bene appartengono a categorie diverse, secondo Croce, a differenza delle tesi romantiche e schilleriane. Si consideri quindi il presente schema: ETICA = AZIONE VOLITIVA UNIVERSALE = VITA DELLO SPIRITO = LIBERTA' (condanna di ogni dittatura).

7. La storia come pensiero e come azione.


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La concezione storica crociana è espressa in Teoria e storia della storiografia e ne La storia come pensiero e come azione (I 938), In questa seconda Croce afferma che la storia è la vera conoscenza della realtà, la vera "sintesi a priori" tra intuizione e categoria, è la vera conoscenza dell'universale concreto, e la conoscenza storica "è tutta la conoscenza": Croce fonda così lo "Storicismo assoluto", La storia si differenzia dalla cronaca, che è semplice narrazione di fatti, la storia non biasima e non loda, ma è la vera, imprescindibile forma di conoscenza del reale: si notano qui gli influssi vichiani, mazzinianÌ, hegeliani, risorgimentali, La storia, qualsiasi storia, è inoltre per Croce "sempre storia contemporanea" perché è giudizio storico che rivive e si attua nella vita presente dello Spirito (il giudizio storico risponde sempre ad un bisogno pratico attuale), nel tempo presente, nello Spirito del Tempo (è questa una posizione che riprende la tesi hegeliana dello Zeitgeist = Spirito del tempo), La storia si esplica in maniera circolare come lo Spirito (Croce ha una visione ciclica, circolare, quindi della storia, come i Greci, e non lineare, come era invece quella di Agostino), La storia implica quindi la coincidenza tra storia e filosofia, giudizio storico e giudizio filosofico: la filosofia è la giustificazione razionale immanente alla storia, grazie alla quale i fatti rivivono e si animano nella vita presente dello Spirito, La storia ha inoltre un valore catartico perché stimola ad agire: conoscere storicamente il passato significa riscattarsi da esso, La storia implica inoltre il nesso tra pensiero ed azione, perché la conoscenza storica è, al tempo stesso, stimolatrice di azione e stimolata dall'azione stessa, Croce afferma che ogni filosofia che non si risolve nella storiografia è morta: la filosofia illumina i dati storici, Una filosofia astratta dai fatti storici è negata da Croce, la vera filosofia è riflessione sulla storia, è quindi storiografia (si nota qui l'influsso vichiano del "verum et factum convertuntur"). La vera filosofia è storiografia e quindi filosofia della storia: Croce ha così fondato il Neoidealismo come storicismo assoluto, Si consideri la seguente mappa concettuale: STORIA = CO OSCENZA DELL'UNIVERSALE = > SEMPRE STORIA CO TEMPORANEA = GIUDIZIO STORICO CHE SI ATTUA NEL PRESE TE = > F~OSOFIA (PENSIERO) + STORIA (AZIONE) ID. GIOVANNI GENTll.,E E IL NEOIDEALISMO COME "ATTUALISMO". 1. Vita ed opere. Giovanni Gentile nacque a Castelvetrano, in Sicilia, nel 1875, Fu allievo di Donato Jaia alla "Scuola Superiore Normale" di Pisa, che gli fece amare il pensiero di' Spaventa, da cui il suo Attualismo prenderà le mosse, Dopo aver insegnato alcuni anni nei licei, divenne docente alle Università di Palermo, Pisa, ove successe a Jaia, e Roma, Collaborò con Croce alla rivista "La Critica", ma, a seguito dell' adesione di Gentile al fascismo, si ruppe tale collaborazione, Divenne Senatore del regno d 'Italia e, nel 1922, ministro della Pubblica Istruzione: a lui si deve la riforma scolastica italiana, che si dimostrò validissima, anche se Gentile, in proposito, proseguì il disegno di riforma progettato da Croce. Gentile aderì al fascismo, ma prese le debite distanze di fronte al delitto Matteotti Ideò e collaborò all'Enciclopedia Treccani (prende il nome dal senatore che aveva fondato l'Istituto Treccani), che ancora oggi costituisce un punto di riferimento utile di consultazione per tutti gli italiani. Vide nel fascismo l'espressione della razionalità e dello spirito e rimase fedele al fascismo anche dopo la caduta di Mussolini (25 luglio 1943), durante la Repubblica di Salò, el 1944 venne ucciso da ignoti, probabilmente comunisti, davanti alla sua casa di Firenze. Le opere di G~ntile sono numerosissime. La "Fondazione Gentile" ne ha approvato una edizione completa in 55 volumi, divisi m:

a) opere sistematiche (voli, ]/9); b) opere storiche (volI. ] 0/35); c) opere varie (volI. 36/45); d) frammenti (voli. 46/55); e) un epistolario in vari tomi, Le sue opere teoretiche più importanti sono L'afta del pensiero come atto puro (1912); La riforma della dialettica hegeliana (1913); Sommario di pedagogia come scienza filosofica «1913-14); La


lO

teoria generale dello Spirito come atto puro (1916, è questa l'opera che ebbe maggior successo divulgativo); Sistema di logica come teoria del conoscere (1917-22, è questa l'opera considerata dagli studiosi come la più profonda del pensiero gentiliano); Discorsi di religione (1920); Filosofia dell 'arte (1931). 2.La riforma della dialettica hegeliana Come Croce, anche Gentile considera Hegel come suo maestro, ma il torto di Hegel per Gentile, fu quello di aver prodotto, a causa dei residui del platonismo che Hegel si porta dietro (cfr. Rapporto dello scetticismo con la filosofia, in cui esalta il Parmenide di Platone,) una "dialettica del pensato", che distingue il mondo reale, gli oggetti, dal Pensiero, dall'Idee. La revisione della dialettica hegeliana costituisce il cuore del sistema gentiliano. Gentile distingue in proposito due forme di dialettica: a) quella antica, di derivazione platonica; b) quella moderna, di derivazione kantiana ed hegeliana. La dialettica antica è per Gentile negativa perché Platone considerava le Idee come oggetti separati dal pensiero e condizionanti il pensiero, è quindi una dialettica del pensato; b) la dialettica moderna è una dialettica del pensare, un'attività del pensiero che pensa, senza condizionamenti esterni, a differenza della dialettica antica, in cui il pensiero era condizionato dalle Idee. Le due dialettiche sono assolutamente inconciliabili. La dialettica moderna trova in Hegel la sua più matura realizzazione, ma in Hegel permangono, afferma Gentile, residui di platonismo, come Hegel stesso aveva affermato e come si è già detto. E' fondamentale, per Gentile, fondare una dialettica del pur pensare, del pensante, cioè del soggetto che pensa. Nessuna realtà è tale se non nell'atto in cui viene pensata, conoscere significa ricondurre tutto all' Atto del Pensiero: è questo il eoidealismo che Gentile intende come Attualismo. L'atto del pensiero è un atto creatore nel senso che pone gli oggetti, siano questi l'io, gli altri individui, Dio o la natura, che per il soggetto esistono solo in quanto vengono pensati: è quindi il Pensiero che pone il molteplice, lo pone come attività pratica, come prassi. A questa importanza della prassi era, per Gentile, arrivato anche Marx, che tuttavia non ha capito che a fondamento della prassi vi è il Pensiero. Ogni oggetto non è altro che un pensiero realizzato, concretizzato, che viene proiettato fuori dall'Io pensante. In questo modo Gentile supera la dialettica antica, la dialettica di Platone, che era una dialettica del pensato, in quanto separava le idee dalla realtà. Così Gentile riforma la dialettica hegeliana come identità di reale e razionale .. Il pensiero in atto è Universale, Trascendentale, Assoluto. Con l'atto universale e creatore del Pensiero, il singolo soggetto supera la propria universalità e si pone come Universale. Quello gentiliano è un sistema monistico che riconduce ogni realtà al soggetto pensante: niente esiste al di fuori del soggetto pensante. Nell'atto del Pensiero vi è la vera libertà del soggetto, che è una libertà assoluta, creativa, mentre gli oggetti del pensiero, come gli altri individui, Dio, la natura, gli stessi errori, sono necessari all'attività pensate del soggetto. Questo Soggetto Assoluto, Universale, Trascendentale è chiamato anche Autoctisi. La riforma della dialettica hegeliana consisterà quindi nell' eliminare ogni residuo di platonismo, per farne una "dialettica del puro pensare". Croce si era già mosso in questa direzione, riducendo la dialettica allo Spirito, ma aveva introdotto il "nesso dei distinti" che Gentile non accetta, perché per Gentile non esistono "categorie" e "gradi" dello Spirito, lo Spirito è uno solo, Atto Puro, ed in esso si risolve tutta la realtà: nasce cosÌ l'Attualismo. Si consideri il seguente schema riepilogativo: DIALETTICA ANTICA (PLATONE) PENSIERO UMANO / < = = PE SARE (IDEE); DIALETTICA MODERNA (KANT, HEGEL): PENSIERO < = = > PE SARE CROCE: PE SIERO CO CATEGORIE E GRADI, COME "NESSO DEI DISTINTI"; GENTILE: PE SIERO COME ATTO PURO, UNICO, UNITO (SE ZA DISTINZIONI).

3. Teoria generale dello Spirito come atto puro. Lo Spirito è per Gentile Atto Puro, Autoconcetto: lo Spirito pone sé stesso, in primo luogo, e pone gli oggetti, in un secondo momento, che riassorbe interamente in sé. Non ci sono molte realtà da comprendere, ma una sola, pur nella sua molteplicità di momenti: lo Spirito stesso, il pensiero stesso. Afferma Gentile in proposito: "II pensiero non conosce se non


Il

realizzando sé stesso, e quel che conosce non è altro che questa stessa realtà che si realizza". L'unico, vero concetto è il soggetto stesso, che è Pensiero, Spirito, Atto Puro, quindi "Auto concetto", che si auto pone e si autoconosce: conoscendo sé stesso, il soggetto conosce l'oggetto, perché l'oggetto è immanente allo Spirito, che è il soggetto stesso. Conseguentemente a ciò Gentile risolve anche il rapporto tra forma e contenuto: la forma è il soggetto, il contenuto è la materia, l'oggetto, l'esperienza: l'Attualismo di Gentile è anche un assoluto formalismo, perché il contenuto è riassorbito interamente nella forma. Mediante l'Attualismo Gentile spiega anche il male e l'errore, che sono ciò che lo Spirito si trova davanti come negazione di sé, ma lo Spirito nega questa negazione, ed in questo consiste la vita dello spirito; il male e l'errore sono quindi "l'interna molla onde lo Spirito progredisce". L'errore è superato dall'atto del Pensiero e ricondotto al Pensiero. L'errore ed il male sono quindi momenti del vero che possono essere ricondotti al vero, e questo vale sia in sede teoretica che pratico-morale. Il male e l'errore sono quindi il "combustibile" di cui ha bisogno la fiamma dello Spirito per bruciare, non sono realtà separate dal Pensiero, dalla Verità, dallo Spirito, dali' Assoluto, ma momenti della vita dello Spirito (corrispondono alle "negazioni determinate" della Fenomenologia dello Spirito). Lo Spirito è quindi, oltre che Autoconcetto, Atto Puro e Forma Assoluta, anche Bene e Verità. Anche la atura è considerata un oggetto, che viene riassorbita nell'Io. Si consideri la seguente mappa concettuale: SPllUTO=PE SffiRO=ATTOPURO=AUTOCO CETTO=SOGGETTO=FO~=BENE=VERO OGGETTO = CONTENUTO = MALE = ERRORE = ATURA = STORIA = => SPllUTO,VERO

4. Sistema di logica come teoria del conoscere. La riforma gentiliana della dialettica hegeliana implica quindi tre momenti: 1) il soggetto pone sé stesso, altrimenti non ci sarebbe chi pensa (coscienza di sé); 2) il soggetto pone l'oggetto, altrimenti non ci sarebbe niente da pensare (coscienza dell' altro): 3) soggetto ed oggetto sono immanenti allo Spirito (coscienza di sé, che è anche coscienza dell'altro), che è la vera realtà del pensiero, perché "niente è reale fuori del pensiero" (Gentile riprende qui la tesi hegeliana per cui" Tutto ciò che è reale è razionale e tutto ciò che è razionale è reale"). Sono, questi 3 momenti, Soggetto, Oggetto, Identità di Soggetto ed Oggetto, o Tesi, Antitesi, Sintesi. Di conseguenza, osserva Gentile, riprendendo una tesi vichiana, la storia del mondo non è altro che la rappresentazione empirica dell'eterna vittoria dello Spirito sulla Natura, del Bene sul male, è quindi una "storia ideale eterna", natura e storia, in quest'ottica, coincidono (si nota come l'Attualismo gentiliano prenda qui le distanze dallo storicismo crociano e riprenda invece il pensiero fichtiano per quanto concerne la riconduzione del male e dell'errore al bene). Ai tre momenti dello Spirito, Gentile fa corrispondere rispettivamente l'arte (che è il momento della soggettività astratta ed isolata, è puro sentimento ineffabile, Gentile ha una concezione romantica dell'arte come pura soggettività), la religione (che è il confronto con l'oggetto, in cui Dio viene concepito come realtà esterna al soggetto, ed in tal senso la religione nega l'autosufficienza del Pensiero, che sarebbe "etero-ctisi", cioè "creato da altro", da Dio) e la filosofia (o scienza, che è la sintesi dei due momenti precedenti, è "autoctisi", cioè autocreazione, autocoscienza che ritorna in sé riconducendo a sé la realtà che ha posto in un primo momento, in questo senso la Filosofia come Pensiero è Assoluto, è espressione dell'Assoluto): in quest' accezione Gentile concepisce la dialettica come Hegel, come sintesi degli opposti, e non come nesso dei distinti, prendendo così le distanze da Croce. A Croce, che aveva accusato gentile di aver prodotto un "assoluto mistico", in quanto riassorbe tutto nel Pensiero Indistinto, Gentile rispose polemicamente negando i distinti di Croce: non esistono categorie all'interno dello Spirito, ed il nesso crociano dei distinti è per Gentile solo un'astrazione di parole. Nelle pagine conclusive del Sistema di logica come teoria del conoscere (1917-22) Gentile risponde ad alcune obiezioni alla sua filosofia, che era stata accusata di panteismo, sostenendo che per i panteisti Dio, che è Spirito, è nella Natura, mentre per l'Attualismo la religione, come si è visto, non è spirito, ma oggettività. Anche se fortemente attaccata, quest'opera è stata considerata dagli studiosi la più profonda del pensiero gentiliano. A quanti lo avevano accusato di aver prodotto una


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"filosofia teologizzante", Gentile rispose testualmente: "E perché no? (. ..). L'importante è pensare: il pensare è la virtù maggiore, diceva Eraclito (... ). Il pensare è vivere vita immortale". Se essere "teologi", affermava Gentile, vuoi dire divinizzare il pensiero, come aveva fatto Eraclito, allora l'Attualismo può essere considerato una "filosofia teologizzante". Si consideri la seguente mappa concettuale: l)SOGGETTO < = = > SOGGETTO, ARTE; 2)SOGGETTO = = > OGGETTO (ANCHE COME NATURA, MALE, ERRORE, RELIGIONE); 3)SOGG. + OGG. = SPIRITO (INTESO COME SOGGETTO CHE TUTTO PONE, FILOSOFIA). STORIA = SPIRITO = = > ATURA; => ATURA = STORIA PANTEISMO: SPIRITO = DIO = ATURA; ATTUALISMO: RELIGIONE = OGGETTO, SPIRITO = PE SIERO.

5. Filosofia e storia. Gentile, nonostante le distanze di cui abbiamo parlato, concorda con Croce e con Vico sulla sintesi di storia e filosofia, che coincidono e s'identificano in un unico circolo: non si può filosofare senza conoscere la storia e l'unica filosofia possibile è una filosofia della storia, afferma Gentile in totale antitesi con la cultura positivistica. Ogni sistema filosofico esprime la spiritualità del Pensiero, l'assolutezza del Pensiero in un determinato periodo storico: in tal senso la filosofia coincide con la storia di un particolare momento e la storia coincide con la filosofia: la storia è quindi storia della filosofia, del pensiero, e la filosofia è quindi filosofia della storia. L'Attualismo, con Gentile, si pone quindi anche come "filosofia autoritaria del Pensiero", che domina e riassorbe gli errori dei diversi sistemi filosofici. In questo senso Gentile nega la distinzione tra "res gestae" (la storia che si fa) e "historia rerum gestarum" (la storia che si pensa). Condivide anche la tesi crociana della storia come storiografia. Anche Gentile afferma, come Croce, la perenne contemporaneità della storia, ma in modo diverso da Croce: la contemporaneità della storia in Gentile si comprende solo tenendo presente il Pensiero come Atto. Il Pensiero, come Atto Puro, è sempre, è quindi eterno e fuori dal tempo e dalla storia, fuori dalle scansioni temporali di passato, presente e futuro, ma il tempo, la storia, per svolgersi, ha bisogno del Pensiero: il Pensiero come Spirito possiede la totalità del tempo al suo interno, in modo tale che sia il passato che il futuro siano ugualmente presenti nello Spirito, che contiene in sé ogni possibile tempo, per cui ogni scansione del tempo è sempre presente nello Spirito; in questo senso si spiega per Gentile la contemporaneità della storia.

6. La politica. Gentile riprende Hegel anche sul piano politico e si oppone alla visone crociana dello Stato liberale: lo Stato gentiliano è uno Stato etico, incarnazione dello Spirito, è uno Stato potente, che elimina ogni distinzione tra privato e pubblico, in quanto la sfera privata non deve frenare l'attività dello Stato. Lo Stato è dotato di una sua immanente etica che non ha niente fuori di sé o sora di sé: la morale, cioè la ricerca del bene, e la libertà, hanno senso solo all'interno dello Stato (si notano qui echi fichtiani de Lo Sfato commerciale chiuso per quanto riguarda l'idea dello Stato forte, che riassorbe le singole libertà individuali riconducendole alla Volontà dello Stato). Lo Stato gentiliano è uno Stato etico perché educa gli individui alla libertà, che è solo quella dello Stato, non quella individuale. Lo Stato gentiliano è inoltre corporativo e protezionistico in materia economica, come quello fascista. Gli individui non hanno senso come individui isolati (come aveva affermato anche Aristotele nella Politica), ma solo se collocati e riassorbiti in uno Stato; gli individui, considerati come esseri isolati, sono relativi, solo lo Stato è un Assoluto etico. L'individuo ha quindi senso solo in quanto fa parte di un" oi", di una comunità. Pur riprendendo la concezione dello Stato etico hegeliano, Gentile afferma che famiglia, società civile e Stato non sono momenti distinti, ma son o un "tutt'uno" che è lo Stato stesso. I lavoratori, divisi per mestiere, lavorano per lo Stato, superando il sindacalismo socialista, che poneva invece un'antitesi ali interno dello Stato con la lotta di classe, e superando l'egoismo dello Stato liberale, che è individualistico, e non corporativo, non pensa al bene


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dello Stato, ma persegue solo il bene privato. Questo è lo Stato etico teorizzato da Gentile e identificato nel corporativismo fascista. Come Hegel, anche Gentile afferma che i rapporti internazionali possono essere risolti solo con la guerra .

..


ARTE =

= > INTUIZIONE Il

< = = > ESPRESSIONE

Il

Il

(presente in tutta l'umanità, in quantità maggiore o minore, ma non solo nei geni)

Il

Il Il \

Il Il \

/

V FORMA

/

V < = = > CONTENUTO

Il

Il

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Il

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V

V

IMMAGINE < = = > SENTIMENTO

Il

Il \ /

V SINTESI A PRIORI ESTETICA

Il

Il \ /

V VALORE UNIVERSALE DELL'ARTE => = > UNO < = = > TUTIO~ SPIRITO = ARTE =>ARTE =/= ARTISTA => =>SPIRITO => artista => ARTE; ARTE =/= GENERI LETTERARI (LOGICA); ARTE => LINGUAGGIO (ESPRESSIONE)~ ARTE =l= GRA.M:MATICA (LOOICA).


CROCE: IL NEOIDEALISMO COME STORlCISMO ASSOLUTO (MAPPA CONCEnvALE)

DIALETTICA HEGEUANA = SINTESI DEGLI OPPOSTI (bello/brutto; vero/falso; utile/dannoso; bene/male) DIALETTICA CROCIANA=SINTESI DEGLI OPPOSTI+NESSO DEI DISTlNTI(fantasia/intelletto; economia/etica)

ATTIVITA' DELLA VITA DELLO SPIRITO

VITA CIRCOLARE DELL' ASSOLUTO

SINTESI DEGLI OPPOSTI

TEORETICA 1-7ESTETICA 1-7LOGICA

PRATICA

bellolbrutto vero/falso

1-7ECONOMIA 1-7ETICA

\

"""

utile/dannoso bene/male

+

NESSO DEI DISTINTI fantasia/ intelletto economia! etica

/

V

STORIA

"

"" """

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LOGICA = PENSIERO + NOlvfE

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V

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V

STORIA = FILOSOFIA + STORIA-7CONTEMPORANEITA' Il Il Il PERENNE DELLA STORIA \

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STORIA

=

/

V

PENSIERO + AZIONE

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/

V FUNZIONE ETICA E CATARTICA DELLA STORIA

\

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/

V

CONDANNA RADICALE DEL FASCISMO


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