Mazzini e il movimento operaio in Italia

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Marco Martini

Mazzini e il movimento operaio in Italia

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“Mazzini e il movimento operaio in Italia”, Pietrasanta (LU), 14/04/05. Relazione del Prof. Maurizio Degl’Innocenti, Università di Siena. Giornata di studio all’interno del seminario di storia del risorgimento “Mazzini e l’Europa”. Il termine “socialismo” nasce in ambiente inglese nel primo ‘800 e rappresenta una tendenza in contrasto con la libera concorrenza teorizzata da Adam Smith nel Saggio sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni. Nella libera concorrenza si premia sempre il prodotto migliore a prezzo minore; è la teoria di Smith, ma anche di Bentham, detta utilitarismo. La ricchezza di una società deriverebbe dalla ricerca della ricchezza individuale. Tale liberismo non tenne conto delle larghe fasce di pauperismo che si stavano creando, non tenne conto dello sfruttamento del lavoro minorile e femminile. In quest’ottica si sviluppa il pensiero socialista in Inghilterra, inizialmente con Robert Owen, teorico del cooperativismo, che propose la formazione di cooperative autogestite dagli operai. Fra il 1838 ed il 1848 si forma in Inghilterra il movimento cartista: fu un’esperienza che ebbe breve durata, chiedeva il suffragio universale e i diritti del popolo, stabiliti appunto in una “Carta del Popolo”.In Francia l’esperienza socialista risente della Grande Rivoluzione. Parigi, prima della rivoluzione bolscevica del 1917, è sempre stata, per antonomasia, la patria della Rivoluzione. L’esperienza giacobina sopravvive in Francia in tre gruppi di rivoluzionari: 1) il primo è quello dei saintsimoniani; di fronte alle sacche di miseria e di povertà, bisogna abbattere tutte le classi di parassiti, quali nobili e militari, per fondare la società sulle scienze, sulla tecnica, su tutti quelli che lavorano, poiché solo coloro che lavorano e producono sono veri “industriali” (cfr. Claude-Henri de Saint-Simon, Catechismo degli industriali). Negli anni ’20 e ’30 dell’Ottocento il termine “socialismo” si diffonde proprio grazie ai saintsimoniani. SaintSimon propone quindi una collaborazione tra operai e scienziati, fra pratica e teoria, al fine di migliorare la società; 2) il secondo gruppo di rivoluzionari fu quello facente capo a Fourier. I fourieristi delle piccole comunità, delle cooperative dette “falansteri”, che poi fallirono; 3) il terzo gruppo è quello di Cabet, teorico del comunismo e dell’uguaglianza assoluta, in base alla quale ognuno doveva avere secondo i propri bisogni. Teorizzò l’abolizione della proprietà privata. L’Ottocento consegna alla storia una categoria fino ad allora sconosciuta, quella dell’associazione. Tale categoria è sempre presentata in antitesi al disordine liberista del capitalismo.Scopo dell’uomo è la fraternità, l’associazione, questo è insito nella natura umana, per Mazzini. Il fine ultimo, per la religiosità mazziniana, è la fraternità, non il regno dei cieli: il Dio di Mazzini non è trascendente (cfr. G. Mazzini, Apostolato popolare, Londra, primi anni ’40). Istruzione e educazione sono per Mazzini fondamentali per educare il popolo alla libertà, per consentirgli di scegliere per il bene, per la libertà e per la lotta per la libertà. In questo senso è fondamentale il ruolo degli intellettuali. La massima mazziniana “Pensiero ed Azione” è del 1836 e risente del socialismo francese di Fourier. Questo è il progresso, per Mazzini. Tuttavia per Marx, Cabet, Fourier il progresso implica una rottura totale con il passato, mentre per Mazzini il progresso è un’evoluzione moderata del passato, che non viene eliminato. Per Mazzini la nazione italiana esiste da quando esiste una lingua comune. In questo senso Mazzini, già nel 1831 parla di “Giovine Italia”. Mazzini data con l’origine delle lingue volgari e con Dante la nascita della lingua italiana e, di conseguenza, della nazione italiana. Mazzini, a differenza di Marx, parla di “popolo”, in senso di unità e di patria, non di “classe”, come Marx. Mazzini non introduce quindi delle divisioni nel popolo, a differenza di Marx. Mazzini, a differenza di Marx e dei socialisti utopisti francesi, sostiene che prima c’è il dovere di tendere alla fraternità, in seguito ci sono i diritti.Nel 1846 Mazzini scrive La democrazia in Europa, in cui denuncia che l’uguaglianza dei diritti teorizzata dalla borghesia non trova un riscontro reale, ma resta legata all’astratto. Condivise con Saint-Simon l’associazionismo, al fine di costruire una società armonica. Respinse la gerarchia saintsimoniana di scienziati, tecnici, operai, perché tale gerarchia avrebbe un fine materiale, quello della maggiore produzione. Saint-Simon, per Mazzini, confonde il fine con il mezzo: il fine dev’essere la fraternità universale. Questa è la dimensione spirituale mazziniana, riassumibile nella massima “Dio e Popolo”, ignota a Saint-Simon, che, anche se da socialista, si pose un obiettivo funzionalistico, quello della maggiore produzione industriale. Saint-Simon è infatti noto anche come il fondatore del funzionalismo. Il fine di Saint-Simon è quindi materialistico, non spirituale. Mazzini condivide invece con Fourier che il fine di una società debba essere l’associazione armonica senza conflitti, ma respinge invece la componente sensitiva ed istintiva, la sua avversione al matrimonio in favore della libera convivenza (la famiglia era fondamentale per Mazzini, intesa come primo nucleo della patria). Tale visione di Fourier è per Mazzini animalesca e degradante per lo spirito umano. Mazzini respinge invece pienamente la tesi di Cabet circa

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l’abolizione della proprietà privata e l’uguaglianza sociale indifferenziata. L’associazionismo operaio si costituisce alla Prima Internazionale (1864), con sede a Londra. Mazzini vede positivamente l’associazionismo operaio per arrivare all’unità della Repubblica. Per Mazzini l’associazionismo è quindi prima all’interno della nazione, solo in seguito si può allargare a livello internazionale. Per Marx, invece, associazionismo è tra operai di tutti i paesi, proletari di tutti i paesi, come era emerso nel 1848 con il Manifesto del partito comunista. Marx, a differenza di Mazzini, tende alla socializzazione di tutti i mezzi di produzione e di scambio.Su questi temi si scontrano Marx e Mazzini nel 1864, alla I Internazionale, in cui prevale nettamente la linea di Marx. Le prime associazioni operaie in Italia sono quelle a cui si dedica Mazzini. Tali associazioni erano volontarie e su basi mutualistiche. Sono le “Società Operaie di Mutuo Soccorso”, costituite da cattolici, moderati e soprattutto mazziniani. Tali associazioni si svilupparono in Italia sulla base di un reciproco aiuto, finalizzato però alla fraternità universale; il pensiero mazziniano, dopo il 1864, è ormai in crisi anche in Italia, in cui permangono gli ultimi residui. Tuttavia le società operaie mazziniane contribuirono a far crescere la democrazia, ad esempio con l’idea, per ora solo teorizzata, del suffragio universale.

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