Per una storia dell'antisemitismo: "Shoah" o "Olocausto"?

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Marco Martini

Per una storia dell’antisemitismo: “Shoah” o “Olocausto”?

Edizioni ISSUU.COM


1 Per una storia dell’antisemitismo: “Shoah” o “Olocausto”? Il termine “antisemitismo” è entrato nell’uso negli ultimi decenni dell’Ottocento; gli ebrei, nel corso della loro plurimillenaria storia emigrarono fin dal VI sec. a. C., rimanendo sempre legati agli ideali di fedeltà tradizionale della loro legge (Torah) ed alla promessa divina di essere ricondotti in Palestina, l’antica terra dei padri. Presso i greci ed i romani, nonostante il loro monoteismo, gli ebrei furono tollerati. Con Costantino la situazione cambiò: i cristiani accusarono gli ebrei di essere un popolo “deicida”, in pratica di avere ucciso Cristo, figlio di Dio. La diaspora degli ebrei nel mondo sarebbe quindi, in quest’ottica, la giusta punizione. Fino a tutto il ‘700 gli ebrei furono ghettizzati e perseguitati nell’Europa cristiana, mentre furono tollerati in Oriente, in paesi quali la Cina e l’India, ed anche presso i musulmani. Nel Medioevo cristiano gli ebrei furono perseguitati: basti pensare al Concilio lateranense IV emanato dal papa Innocenzo III nel 1215, con il quale i giudei furono rinchiusi nei ghetti con la sola possibilità di limitarsi al commercio: da qui l’accusa di usurai; è bene ricordare che l’obbligo portare segni distintivi, come una ruota gialla nel loro abbigliamento, risale proprio al Concilio lateranense IV. Nel corso della peste nera, soprattutto nella Francia del sud, gli ebrei vennero considerati responsabili di spargere il germe del morbo avvelenando i pozzi, e per questo vennero arsi vivi sui roghi. Nella “Cattolicissima Spagna” del 1492 furono sconfitti gli arabi a Granada, ma anche 100000 ebrei furono espulsi dal Paese; e nel ‘500, con Filippo II di Spagna, furono perseguitati non solo i “moriscos” dell’Andalusia, cioè gli arabi battezzati, ma anche i “marranos”, gli ebrei convertiti al cattolicesimo. Gli ebrei vengono quindi perseguitati dal monarca spagnolo non per motivi religiosi, ma esclusivamente per “ragioni” razziali, per il solo fatto di “esistere come ebrei”: alla base di quest’azione vi era la convinzione che la purezza della fede doveva coincidere con la limpieza de sangre (“purezza di sangue”), con una discendenza, cioè, non contaminata da sangue saraceno o ebraico. Nello stesso ‘500, in Inghilterra William Shakespeare dà alla luce Il mercante di Venezia, il cui protagonista, Shylock, è l’ “idealtipo” del giudeo, immorale ed avido di denaro. In seno alla Controriforma cattolica, il papa Paolo IV Carafa nel 1555 creò il ghetto di Roma, un quartiere in cui gli ebrei dovevano vivere segregati, separati dai cristiani; ma anche il mondo protestante si macchiò di intolleranza e di antisemitismo: gli Stati tedeschi luterani espulsero gli ebrei, che furono invece maggiormente tollerati nei Paesi calvinisti. Intorno alla metà del ‘600, ed esattamente nel 1648-49, la persecuzione antisemita trova tragici esempi nella Polonia Sud- Orientale: molti ebrei furono costretti ad emigrare e furono perseguitati in una forma non diversa da quella nazista; si può infatti parlare di una “pre-shoah”. Ma per chiarire questa vicenda è necessario contestualizzare la Polonia di quegli anni, che ha una potenza militare superiore a quella della Russia zarista, estendendo il suo dominio fino all’Ucraina ed a Kiev. Il contadino ucraino medio odiava l’esattore delle tasse polacco, che spesso era ebreo, al servizio dell’aristocrazia terriera polacca, classe sociale sviluppatasi fin dal ‘400, con la dinastia degli Jagelloni. Si diffonde l’idea che l’ebreo fa gli interessi dei signori polacchi. Si scatena una sorta di “guerra santa” contro gli ebrei nella campagne del Dnjepr e del Dnestr. I reparti militari cosacchi ed i tartaro-turchi della Crimea si uniscono per combattere la nobiltà polacca: siamo nel 1648 e si è appena concluso il più grande conflitto religioso del secolo e della storia moderna, la guerra dei trent’anni, con la pace di Westfalia. Vengono saccheggiati negozi e case degli ebrei, ci si trova di fronte ad un vero e proprio eccidio di massa. Molti ebrei vennero scorticati vivi e molti bambini furono uccisi nel grembo materno. Molti bambini furono arrostiti vivi per poi essere portati alle madri, molte donne furono violentate davanti ai loro mariti, a molte donne fu aperto il grembo gravido e fu inserito un gatto vivo per poi ricucire il grembo; a queste donne venivano amputate le braccia per impedire che potessero estrarre il gatto. Moli ebrei furono sepolti vivi e molti bambini furono gettati nei pozzi il 10 luglio 1648, giorno in cui furono anche uccisi molti ebrei a Nemirov, in piena Ucraina, e centinaia di donne furono violentate, come testimoniano le Cronache del ghetto 1


2 di Varsavia. Molti ebrei, in quel giorno, si gettarono nel fiume per salvarsi la vita, ma si esposero al fuoco dei fucili cosacchi; 12000 ebrei fuggirono sui carri, gettando dai carri libri sacri ed oggetti vari, compresi i generi alimentari, per fuggire più velocemente; molti fuggirono a piedi, separandosi dalla famiglia, per poi morire comunque, inseguiti dai cosacchi. Ne Il libro delle lacrime si trovano nomi di persone, cittadine e date di questo massacro del 1648-49 (Nemirov, Tulcic, Polonja, Public, Marresha, Belzesh, Polanska sono i nomi delle principali cittadini vittime di questi massacri). Un massacro fu fatto a Lublino, ove è presente la più grande scuola taludica del mondo; 10000 famiglie ebree furono massacrate a Minsk, mentre a Vilnius molti ebrei furono fucilati dai lituani, che si comportarono in modo più spietato dei cosacchi. Solo alla fine del ‘700 e nel primo ‘800, durante la Rivoluzione francese ed il primo Risorgimento, gli ebrei furono riabilitati. Nel contesto, infatti, del “dispotismo illuminato” l’imperatore d’Austria Giuseppe II nel 1781 emanò una “patente di tolleranza” per gli israeliti, mentre la Rivoluzione francese pronunciò nel 1791 la piena equiparazione degli ebrei agli altri cittadini. In Russia invece, l’assassinio dello zar Alessandro II compiuto da un anarchico alla fine dell’Ottocento causò un’ondata di persecuzioni e discriminazioni verso gli israeliti. Alla fine del secolo, in Francia il “caso Dreyfus”, il capitano ebreo accusato ingiustamente di spionaggio a favore della Germania ed in seguito riabilitato, fu un altro esempio di antisemitismo, contro il quale si levarono le voci di Marcel Proust e di Emile Zola, quest’ultimo con il noto “J’Accuse”, la lettera pubblicata su “L’Aurore”; ma è bene ricordare anche che celebri scrittori come Jules Verne si schierarono invece contro Dreyfus. La shoah, cioè l’ “annientamento” degli ebrei d’Europa conobbe, nel primo ‘900, l’emissione delle leggi di Norimberga in Germania (1935), delle leggi razziali e del “Manifesto della razza” in Italia (1938) fino alla “soluzione finale” nei campi di sterminio. Pochi anni dopo, nel 1952, l’Unione Sovietica di Stalin si fece promotrice di una vasta campagna antisemita; gli ebrei vengono esclusi dall’editoria, dalla cultura, dalla medicina; molti medici ebrei vengono uccisi, l’ebreo diventa il simbolo del capitalista, avido di denaro e per sua natura “controrivoluzionario”. discriminati anche nell’U.R.S.S. di Breznev, negli anni ‘70. La “shoah” non fu quindi un olocausto: non si trattò infatti di un sacrificio finalizzato, ma di un genocidio folle e brutale, e per questo la categoria “shoah” sembra la più appropriata per definire tale sterminio.

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