Tempo, movimento ed anima in Aristotele, Agostino, Kant

Page 1

Marco Martini

Tempo, movimento ed anima in Aristotele, Agostino, Kant

I

Edizioni ISSUU.COM


ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI - PALAZZO SERRA DI CASSANO - VIA MONTE DI DIO, 14 - 80132 - NAPOLI - ANNO ACCADEMICO 2002/03- CONFERENZA DEL PROF. VINCENZO VITIELLO (UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SALERNO) DI LUN. 10/3/03 (h. 17,30/19,00). TEMA DEL SEMINARIO: IMMAGINI DEL TEMPO: TEMPO, MOVIMENTO ED ANIMA IN ARISTOTELE, AGOSTINO, KANT Bibliografia fondamentale. E’ questo un argomento di filosofia teoretica. Il testo di riferimento, per Aristotele, è la Fisica, l. IV, capp. 10/14. Si tenga presente che Aristotele articola la sua filosofia in modo più sistematico, rispetto a Platone, anche se Platone dimostra il suo rigore teoretico nelle 9 ipotesi del Parmenide sull’Uno che “è” e “non è” al tempo stesso, nel medesimo “istante”. Anche nel Timeo (37c-38c) Platone dimostra tale rigore, quando parla del Demiurgo che opera nell’ “istante”. L’Uno non ha parti, non ha figure, è l’immagine che non ha immagine, è l’eterno. Il tempo è “immagine sempre essente dell’eterno”, per Platone ed anche per Agostino: il tempo è ciò che è stato, ciò che è, ciò che sarà. Anche per Kant il tempo è “la forma a priori del senso interno” (cfr. inizio dell’ ”Estetica Trascendentale”, parte prima della Critica della ragion pura). Aristotele, nel IV° libro della Fisica, cap. 10°, nega la realtà ontologica del passato e del futuro, definendoli rispettivamente come il “ciò che non è più” ed il “ciò che non è ancora”. Il presente è invece definito da Aristotele come “ciò che è diverso dal passato e dal futuro”, ma Aristotele non arriva a negare il presente, come invece farà Agostino, che definirà il presente come “ciò che tende a tradursi necessariamente in passato”. Il presente, per Aristotele, è l’ “ora”, il nun. Se dividiamo il presente in segmenti, il primo segmento è uguale all’ultimo: non c’è quindi differenza tra l’infinito passato e l’infinito futuro. Il nun è la misura del tempo, ma non è tempo, misura l’estensione del tempo, ma non è estensione. Il tempo, come misura dello spazio, viene trattato prima dello spazio: lo spazio è il luogo (topo ) in cui avviene il movimento, inteso anche come mutamento. La numerazione del tempo, ossia il movimento, è per Aristotele operata dalla mente, intesa come anima. L’uno è il “limite”. Nel 1710 Vico, nel De antiquissima italorum sapientia parlerà del “conatus”, il “punto metafisico” che è l’origine di ogni punto, sia in senso geometrico (come immagine), che fisico (come occupante spazio). Nel III° libro della Fisica Aristotele definisce il tempo anche come “atto incompiuto”, “potenza che è in potenza”, costruire, quindi, in opera: l’Atto è perciò unione di potenza ed atto. Il giovane Hegel riprenderà la definizione aristotelica del movimento affermando che l’Assoluto è “l’identità dell’identità e della non-identità”. Dopo aver trattato il problema del tempo in Aristotele, è necessario affrontare questo tema in Agostino, nucleo fondamentale per comprendere Kant. Agostino, come si è detto, nega il tempo nelle scansioni di passato, presente e futuro, tuttavia l’uomo usa il tempo come memoria ed estensione, come “distensio animae”. Il presente raccoglie in sé passato, presente stesso e futuro come immagini: il passato è ciò che non è più, il presente è ciò che tende a tradursi immediatamente in passato, il futuro è ciò che non è ancora. Il passato è ricordo, il futuro è attesa, e quindi, sul piano metafisico-ontologico, non esistono. Agostino nega l’identità, l’unità tra essenza ed esistenza, pensiero ed essere, nega quindi il “cogito, ergo sum” cartesiano, perché il “tempo immagine” non è il “tempo reale”. Kant infine nell’ ”Estetica Trascendentale” toglie al tempo ogni dimensione storica, facendo quindi un’operazione opposta a quella di Vico: per Kant il tempo è la forma a priori, la condizione dell’esperienza, del senso interno, viene pertanto prima della storia, nel senso che rende possibile la storia, e prima ancora rende possibile il pensiero ed il numerare aritmetico. Non posso concepire


2

infatti la dimensione numerica senza il tempo, ed il tempo è determinato dal movimento, ma non è possibile il movimento senza lo spazio: ecco che spazio e tempo sono quindi le forme a priori, rispettivamente, del senso esterno e del senso interno. Nell’ “Analitica Trascendentale” Kant parla dello schematismo trascendentale e definisce il tempo come la condizione che rende possibile il “riempimento” delle “categorie vuote” con l’empiria, che in altro modo rimarrebbe “cieca”. I fenomeni pertanto scorrono nel tempo ed hanno bisogno dello spazio.

12 CATEGORIE < = = = SCHEMATISMO TRASCENDENTALE = = = > EMPIRIA || || \ / \/ TEMPO (SUCCESSIONE) || || \ / \/ SPAZIO

Bibliografia fondamentale. -Aristotele, Fisica, III, IV (10-14); -Kant I., Critica della ragion pura (“Estetica Trascendentale” ed “Analitica Trascendentale”); -Platone, Parmenide; -Platone, Timeo (37c-38c); -Vico G. B., De antiquissima italorum sapientia.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.