AZIMUTH Rivista mensile Novembre 2010 • N. 16 • Anno XXXIV Sped. in A.P. Art. 2 Comma 20/c Legge 662/96 • Filiale di Padova ISSN 1127-0667
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Scout d’Europa
In questo numero UNA PERSONA SPECIALE PERCHÉ L’APARTITICITÀ LA SEDE, STRUMENTO EDUCATIVO QUALI STRADE PER LA PROTEZIONE CIVILE SUBIACO, USCITA DI SPIRITUALITÀ
Editoriale SCOUT D’EUROPA Rivista mensile Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici della Federazione dello Scautismo Europeo ANNO 34 • N. 16 – NOVEMBRE 2010 Azimuth per Capi n. 4/2010 DIRETTORE RESPONSABILE Giuseppe Losurdo DIRETTORI Pietro Antonucci e Marialuisa Faotto LA REDAZIONE Responsabili delle rubriche: Giocare il Gioco: Giuliano Furlanetto Cittadini degni del Vangelo: Laura Castellani Nelle Sue mani: Fabio Sommacal Lavori in corso: Maria Sanchez Orizzonte Europa: Loriana Pison e Vincenzo Daniso Regionando: Marco Fedrigo Radici: Attilio Grieco Nello zaino: Pier Marco Trulli In bacheca: Massimiliano Urbani Hanno collaborato con scritti: Aldo De Menech, Don Francesco Cassol, Sergio Colaiocco, Liana Baso, Marco Basile, Silvia Sancilio, Andrea Padoin, Alina D’Addario, Alessandro Barbaro, Agnese Paola Chimento, Attilio Grieco, Andrea Perissinotto, Loriana Pison, Nicola Loro, Valentina Basso, Don Florian Kolfaus, Giuseppe D’Andrea, Elisa Colasanti, Luca Allulli, Franco Viggiani, Massimiliano Urbani, Pier Marco Trulli Hanno collaborato con immagini e foto: Giuliano Furlanetto, Andrea Padoin, Attilio Grieco, Alberto De Marchi, Floriana Costa, Giovanni Biancolini, Arianna Pace, Paola Calselli, Silvia Fanetta, Rosario Aiello, Francesco Fricano, Lorenzo Hofer, Michael Rudelli, Gipo Montesanto, Federica Marchioni, Mica Roncade Loghi: Luciano Furlanetto e Ellerregrafica Progetto grafico: Ellerregrafica Coordinamento di Redazione: Pier Marco Trulli Segreteria di Redazione: Silvia Dragomir E-mail di Redazione: azimuth@fse.it Direzione, Redazione e Amministrazione: via Anicia, 10 - 00153 Roma Autorizz. del Tribunale di Roma n. 17404 del 29.09.1978 - Spedizione in abb. post. art. 2 comma 20/c legge 662/96 da Filiale di Padova Stampa: Tipografia T. Zaramella real. graf. Snc, Selvazzano (PD) Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non si restituiscono, salvo diverso accordo precedente con la Direzione. Tutti i collaboratori hanno la responsabilità e conservano la proprietà delle loro opere. La riproduzione di scritti comparsi su questa rivista è concessa a condizione che ne venga citata la fonte. Rivista associata all’Unione Stampa Periodica Italiana STAMPATO SU CARTA ECOLOGICA Chiuso in redazione il 3 ottobre 2010
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“Siate preparati” Pier Marco Trulli Redazione di Azimuth
“Il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri, cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto non l’avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire, potrete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di avere fatto del vostro meglio. “Siate preparati” così, a vivere felici e a morire felici. Mantenete la vostra Promessa di Scouts, anche quando non sarete più ragazzi, e Dio vi aiuti in questo. Il vostro amico, Baden Powell of Gilwell”.
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ueste parole, che costituiscono la parte finale dell’ultimo messaggio agli Scouts di B.-P., sono un patrimonio prezioso per tutti coloro che hanno vissuto, anche per poco tempo, l’esperienza scout. Spesso però ci si sofferma sulle prime due frasi, che aprono orizzonti autentici di felicità e di impegno, mentre quelle seguenti restano un po’ in ombra, forse per quella difficoltà che abbiamo noi uomini del nostro tempo a ragionare della morte. Eppure, anche queste parole sono cariche di significato nella loro semplicità, e ci appaiono anche molto attuali. È esperienza comune infatti confrontarsi continuamente con colleghi, amici, conoscenti che manifestano insoddisfazione per la propria vita, che non riescono a fare o ad avere tutto quello che vogliono. In un mondo in cui tutto è possibile e si può avere tutto, senza apparentemente neanche pagare, l’illusione ottica è ancor più forte e funesta per chi la insegue, abbagliato, vivendo male il presente e scansando, come fosse il peggior nemico, qualsiasi ragionamento sul senso della propria vita. In Scautismo per Ragazzi B.-P. invita gli Scouts ad essere preparati per la vita, nello spirito e nel corpo. Nel suo ultimo messaggio ci spiega che non è solo per la vita che dobbiamo prepararci, ma anche per quel momento che non sappiamo quando arriverà, ma ci sarà. Queste parole ci sembrano veramente adatte anche alla storia
IN QUESTO NUMERO che vi raccontiamo nelle prossime pagine, l’incredibile morte di Don Francesco Cassol, Parroco di Longarone e Assistente Ecclesiastico del Distretto Belluno – Trentino Alto Adige. Più forte del dolore c’è però la consapevolezza del bene fatto, del “meglio” cercato e offerto, della felicità contagiosa di una vita piena e di un tempo non sprecato. Sempre B.-P., in “Scautismo per ragazzi”, specifica che l’essere preparati significa tenersi “...sempre pronti, in spirito e corpo, a compiere il vostro dovere. Siate preparati nello spirito, avendo costretto voi stessi alla disciplinata obbedienza a qualsiasi ordine ed anche per aver riflettuto in anticipo su ogni incidente o situazione che possa presentarsi, in modo da sapere la giusta cosa da fare al momento opportuno ed essere decisi a compierla. Siate preparati nel corpo, per esservi resi attivi, forti e capaci di fare la cosa giusta nel momento opportuno, e farla”. Questa preparazione, come credo tutti abbiamo sperimentato, è utile per la vita, nel nostro lavoro, in famiglia, in unità, con gli amici. Ma vista con gli occhi delle cinque vergini sagge della nota parabola di Matteo (cfr. Mt 25, 1-13) è utile anche – o forse soprattutto – per il momento finale, quello dell’incontro con lo Sposo: “Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa … Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”.
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niziamo questo Azimuth con un articolo su Don Francesco Cassol, Assistente Ecclesiastico della nostra Associazione tragicamente scomparso a fine agosto per un incredibile incidente nelle campagne pugliesi.
Oltre al ricordo del suo Commissario, riportiamo un suo breve scritto sul volontariato, che crediamo sia un bel modo per apprezzarne la carica umana e la coerenza del suo ministero sacerdotale. In “Cittadini degni del Vangelo” ospitiamo una riflessione sulla scelta dell’apartiticità della nostra Associazione. In “Giocare il gioco” le Branche ci propongono alcuni contributi sulla Sede, vista quale strumento educativo. Nella rubrica speciale sul centenario del guidismo trovate un confronto tra le Norme Direttive AGI e la realtà odierna, mentre in “Radici” viene celebrato il centenario dello scautismo nautico. “Lavori in corso“ ci offre lo stato dell’arte sui rapporti con la Protezione Civile, “Orizzonte Europa” prosegue nel racconto delle esperienze di scautismo in Bosnia, “Regionando” ci presenta l’esperienza dell’Uscita di Spiritualità a Subiaco dello scorso settembre, ed infine “Nello zaino” propone un contributo originale sulla possibilità di utilizzo di internet nelle attività scout. Chiude “In Bacheca” con numerose notizie e informazioni. Buona lettura! AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 4/2010
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NELLE SUE MANI
Una persona
SPECIALE Aldo Menech Commissario del Distretto Belluno, Trentino A.-Adige
Diamo spazio a quest'articolo sulla vicenda di Don Francesco Cassol solo ora, in quanto la sua drammatica morte ci ha colto con il precedente numero già chiuso ed in stampa.
È
il 22 agosto, come ogni domenica mattina dopo aver partecipato alla S. Messa con la famiglia si ritorna a casa per il pranzo. Anche questa domenica la Messa è stata celebrata da uno solo dei due “parroci in solido” a cui è stata affidata la cura pastorale della Parrocchia di Longarone (dal codice di Diritto Canonico 517-§1: “Quando le circostanze lo richiedono, la cura pastorale di una parrocchia, o di più parrocchie contemporaneamente, può essere affidata in solido a più sacerdoti, a condizione tuttavia che uno di essi ne sia il moderatore nell’esercizio della cura pastorale, tale cioè che diriga l’attività comune e di essa risponda davanti al Vescovo”).
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La mia prima notte all’aperto, la prima di tante. Ricordo ancora la trepidazione, a farmi piccolo nel sacco pelo, il recitare le preghiere della nonna e poi, dopo un po’, l’alzare lo sguardo. Le fronde che fanno da tetto all’improvvisata capanna lasciano intravedere larghi prati di cielo. Stupendo. Immenso. Da togliere il fiato.
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Apparentemente tutto scorre come ogni domenica, ma ancor prima di iniziare a pranzare il telefono squilla… la notizia che viaggia via etere è delle più assurde; don Francesco Cassol, che come aveva sottolineato il suo collaboratore durante l’omelia, “anche in questo fine settimana è impegnato altrove”, è morto, colpito da un colpo di fucile nella Murgia Barese durante un Raid Goum. Murgia Barese? Raid Goum? Morto? Non ci si può credere e come non posso farlo io non lo possono fare un infinità di altri Capi Scout e non solo che iniziano così un tam tam telefonico, non per avere conferma dell’accaduto, conferma che nel frattempo è
stata data anche dai telegiornali, ma per cercare disperatamente una smentita. Chi era don Francesco? Don Francesco Cassol, bellunese, era entrato fin da piccolo negli scout dell’ASCI per poi aderire all’Agesci del gruppo Belluno 1. Sacerdote dal 1983, fu cappellano, parroco, insegnante di religione all’istituto magistrale: la stima dei Vescovi succedutisi nella diocesi dolomitica lo portarono ad incarichi a livello diocesano che svolse con passione, ma sempre, come attirato da una calamita, teso al contatto diretto con la gente più che al lavoro in ufficio. È stato assistente della Zona di Belluno dell’Agesci, vice assistente dei giovani e dei ragazzi dell’Azione Cattolica, assistente diocesano degli universitari. Da circa un anno il Vescovo gli aveva affidato la Guida Spirituale del Distretto FSE di Belluno-Trentino Alto Adige. Ma permettetemi ora una biografia più personale: don Francesco era un Prete, uno di quei Preti a cui la sedia stava stretta e pure scomoda. Un prete che non perdeva occasione per stare con i giovani, un prete che le sue Vacanze estive le impegnava nelle più disparate attività: una settimana di ritiri spirituali in Africa
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ad una Comunità di suore missionarie, la visita panna, dormiremo all’aperto? coi freddo? sui sassi? a tutti i Campi Scout a cui lo invitavano (ma- con le bestie feroci? (allora avevo parecchia fantasia gari anche solo mezza giornata, ma un giro tra e già mi vedevo attaccato dai lupi)”. gli angoli delle Squadriglie lui desiderava poPoi la sera che scende veloce, le ombre che si allunterlo fare, non disdegnando assolutamente la gano e le paure che avanzano minacciose. Infine, dopo possibilità di fermarsi a dormire in tenda), una la cena e i canti attorno al fuoco, ci si ritira nel sacco settimana di ritiro spirituale a pelo. La mia prima notte all’acon i Goumier… Ormai da diperto, la prima di tante. Ricordo anversi anni dedicava una setticora la trepidazione, a farmi piccolo Ho dormito ancora tante mana a tale esperienza che, nel sacco pelo, il recitare le preghiere come lui diceva, gli permetteva volte all’aperto, e tante della nonna e poi, dopo un po’, l’aldi “purificarsi”, ma che in queancora ne dormirò se Dio zare lo sguardo. Le fronde che fanno sta occasione le è stata fatale. me lo concederà. E ogni da tetto all’improvvisata capanna La sua missionarietà ed umavolta, anche se stanco, lasciano intravedere larghi prati di nità lo faceva sentire molto vialzo per poco gli occhi cielo. Stupendo. Immenso. Da tocino alla spiritualità di Charles alle stelle. Ne hanno gliere il fiato. E resto lì a guardare, de Foucauld e questa sua sembisogno gli occhi. Ne ha e a pensare, e a pregare. E corro da plicità disarmante, affiancata ad bisogno la mente. una stella all’altra e cerco di andare una intelligenza e cultura non Ne ha bisogno il cuore. più oltre e intuisco che c’è nel cielo comune, lo rendeva quella perqualcosa di grande e di vero. Ho sona speciale che tanto ha dato dormito ancora tante volte all’asia in Parrocchia che nello Scouperto, e tante ancora ne dormirò se tismo. Ebbene, il corpo di don Francesco Cassol Dio me lo concederà. E ogni volta, anche se stanco, è morto a 52 anni nella Murgia, in provincia di alzo per poco gli occhi alle stelle. Bari, assassinato dal colpo di fucile sparato da Ne hanno bisogno gli occhi. Questi occhi che di un bracconiere, la notte tra sabato 21 e domegiorno indugiano sui libri, sulla strada che corre venica 22 agosto 2010, ma quanto da lui umanaloce e di sera si fissano sul vorticoso ed ebete caleimente fatto vivrà per sempre nelle persone che doscopio della TV; questi poveri piccoli occhi hanno hanno avuto la fortuna di poterlo conoscere ed bisogno di un cielo stellato, di un “oltre”, di un “al apprezzare. Di seguito un suo ricordo della sua di là” che faccia alzare sereni lo sguardo. “Se guarprima notte in tenda all’età di 15 anni. deremo sempre per terra finiremo per credere in “Dovevo avere attorno ai quindici anni. Improv- essa”. Ne ha bisogno la mente. Questa mente capace visamente, mentre salivo con gli altri scout il monte di grandi pensieri che vola più in alto del nostro raTalvena il capo riparto ci dice: “Bene, prepariamo il gionare e ci precede e ci dice “vieni senza paura”; fuoco e le capanne per la notte!“. Una semplice frase, questa povera piccola mente che scruta il mistero coi tono di chi sta dicendo la cosa più semplice del dell’uomo e di Dio ha bisogno di un cielo stellato per mondo, che al momento mi ha fatto correre un bri- essere certa che non è un inseguire i fantasmi il penvido giù per la schiena: “Ma come, dico a me stesso sare all’amore, alla pace, al destino dell’uomo. mentre con la piccola roncola taglio i rami per la caNe ha bisogno il cuore. Questo cuore che batte per nulla e per nulla si ferma; questo povero piccolo cuore che desidera dare vita al mondo intero e vorrebbe scaldare il ghiaccio del Polo e nutrire il bambino del Ghana ha bisogno di un cielo stellato che dica che è vero, siamo tutti fratelli. Ho dormito ancora tante volte all’aperto, e tante ancora ne dormirò se Dio me lo concederà. E ogni volta, anche se stanco, alzo per poco gli occhi alle stelle. Come Distretto Scout avremmo piacere di raccogliere suoi scritti e foto per pubblicare un libretto a sua memoria: chi avesse del materiale che può essere utile a tal riguardo, è pregato di inviarmelo alla casella postale diemmealdo@gmail.com.
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Volontariato: la scelta personale, una risorsa per tutti
Dare una mano o... lavarsene le mani?
Don Francesco Cassol
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azione dei volontari e in particolare a coloro che operano a favore delle persone in difficoltà è portatrice di alcuni grandi valori etici che tornano a vantaggio di tutta la comunità. Il volontario, quando svolge la sua azione a favore di qualcuno, non dà solamente una mano a colui che viene aiutato, ma offre qualcosa anche a tutta la comunità. La sua azione cioè, mentre è concentrata e impegnata in una direzione ben precisa, suscita degli echi anche in tutto l’ambiente circostante. Per usare un’immagine: più che pensare a una freccia che raggiunge un bersaglio preciso, immaginiamo un sasso in uno specchio d’acqua che, colpendo un punto, genera una serie di cerchi che si diffondono tutt’intorno. L’azione del volontariato, in altre parole, ha da dire qualcosa a tutti e non solo a coloro che sono i primi destinatari della sua azione. I valori etici di cui è portatore il volontario sono qualcosa che riguarda e interpella tutta la comunità. Non possiamo certo analizzarli tutti per questo ne scegliamo alcuni fra i più significativi.
L’azione del volontariato, in altre parole, ha da dire qualcosa a tutti e non solo a coloro che sono i primi destinatari della sua azione. I valori etici di cui è portatore il volontario sono qualcosa che riguarda e interpella tutta la comunità. Il volontario è uno che scruta nelle pieghe della propria vita e della comunità di cui fa parte per scoprire i segni del nuovo che avanza e per “dare la sveglia agli altri”. Non lo fa mettendosi a cantare o scuotendoli con forza, ma alzandosi per primo e cominciando la nuova giornata, sicuro che il suo esempio sarà contagioso. Ci vorrà tempo, ma non gli importa.
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La solidarietà è un pezzo del continente, una parte della Il primo e fondamentale valore del volontario terra. Se una zolla viene portata via dall’ onda è la solidarietà, che qualcuno preferisce chiadel mare l’Europa ne è diminuita come se un mare condivisione. Giovanni promontorio fosse stato al suo Paolo II così la definisce: “deposto, o una magione amica, o terminazione a impegnarsi per la tua stessa casa. Ogni morte Qualche anno fa ho il bene di tutti perché siamo di un uomo mi diminuisce, perchiesto ad una volontaria: tutti responsabili del bene di ché partecipo dell’umanità. E «Ma chi te lo fa fare?». «È ciascuno”. Il volontario si sente così non mandare mai a chiedura», mi ha risposto, ma responsabile delle sorti di chi dere per chi suona la campana: è una sfida troppo grande, ha attorno, partecipe delle Essa suona per te”. L’azione del troppo bella e gioie e delle sofferenze di chi volontario quindi è un invito a affascinante per condivide con lui lo stesso cielo tutti a non chiudere le porte a arrendersi». e la stessa aria, le stesse gioie e chiave, ad interessarsi del vile stesse ansie che la vita a tutti cino, a credere nel fondamenreca. Il volontario ha scritto neltale legame che tutti ci unisce. l’animo “I care”, “mi interessa, mi sta a cuore”; non può vivere chiudendo gli La gratuità occhi e fingendo di non vedere la sofferenza e Un secondo valore che ogni azione dei volontari la necessità accanto alla sua porta. Il volontario propone è la gratuità. “Si può dare di più” diceva crede che noi uomini siamo legati e sente sua una fortunata canzone di qualche anno fa. Si la riflessione di J. Donne riportata nel frontepuò dare di più dell’obbligatorio, del dovuto, spizio del capolavoro di Hemingway: “Nessun dello scontato. C’è in questo valore qualcosa di uomo è un’isola, intero in sé stesso. Ogni uomo straordinario: non tutto si compra, non tutto ha un prezzo. Nel bellissimo film “Miracolo a Milano” di Vittorio De Sica c’è Totò il buono che, uscito dall’ orfanotrofio, percorre la città salutando tutti con un sereno e solare Buongiorno. Le reazioni sono infastidite. “Scusi, ma lei mi conosce?” gli replica seccato un passante. “No”. “Ma allora cosa vuol dire con questo Buongiorno?”. “Voglio dire veramente Buongiorno”. Lì volontario è uno che, con la sua azione, dice “Buongiorno”: al di là della conoscenza, dei legami e delle convenienze fa “qualcosa in più” per un mondo in cui “Buongiorno” voglia dire veramente “Buongiorno”. L’azione del volontario trabocca al di là dell’ovvio, del necessario, del dovuto. Si racconta che nell’Ottocento un marocchino del deserto è stato invitato in Francia. Ha visitato la splendida Parigi ma è rimasto estasiato di fronte a una cascata in un parco della campagna. “Andiamo” gli ha detto dopo un certo tempo l’amico che l’accompagnava. “No, aspettiamo ancora un po’”. “Che cosa?”. “Che finisca”. Quale stupore quando l’amico gli ha detto che quell’ acqua non sarebbe mai finita, perché sgorga notte e giorno. Gli pareva impossibile che ci fosse un posto in cui l’acqua continua a scorrere. Ecco l’azione dei volontari: una cascata che va al di là dell’ obbligo e del “si deve fare”. Un traboccare di gratuità che genera stupore.
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continuamente combattuta; “non c’è più niente da fare” una tentazione che viene rigettata giorno dopo giorno. Chi opera negli ambiti quali la tossicodipendenza o con i carcerati, si ostina, nonostante tutto (e le sconfitte sono tante e pesanti) a credere nell’uomo e nella sua possibilità di cambiare. Qualche anno fa ho chiesto ad una volontaria della Comunità di Landris: “Ma chi te lo fa fare?”. “È dura”, mi ha risposto, ma è una sfida troppo grande, troppo bella e affascinante per arrendersi”. Solidarietà, gratuità, profezia, fiducia nell’uomo nonostante tutto; modi diversi per declinare un unico verbo: amare.
La profezia Il profeta è colui che sa guardare un po’ più in là. Quando vado ogni anno a camminare con alcuni amici in zone disabitate, dormendo sotto il cielo stellato, non abbiamo nessun orologio. La mattina, per alzarci per tempo, si guarda ad est e si cerca di vedere quando il cielo comincia impercettibilmente a cambiare colore. È il segno che sta per venire giorno. Ci vuole però un occhio fine e una certa esperienza (è già capitato che qualcuno nel cuore della notte abbia svegliato gli altri convinto che fosse quasi giorno!). Il volontario è uno che scruta nelle pieghe della propria vita e della comunità di cui fa parte per scoprire i segni del nuovo che avanza e per “dare la sveglia agli altri”. Non lo fa mettendosi a cantare o scuotendoli con forza, ma alzandosi per primo e cominciando la nuova giornata, sicuro che il suo esempio sarà contagioso. Ci vorrà tempo, ma non gli importa.
Per ulteriori notizie su Don Francesco e sulle iniziative in sua memoria, consigliamo una visita ai seguenti indirizzi web: http://www.altramurgia.it/ index.php?option=com_content&task=view&id= 222&Itemid=265 http://www.altramurgia.it/index.php?option=co m_content&task=view&id=223&Itemid=265
La fiducia nell’uomo, nonostante tutto C’è un aspetto infine che caratterizza l’azione dei volontari che operano con persone che “hanno sbagliato”. Chi aiuta persone che possiamo definire “sfortunate” compie un nobile gesto, segnato da solidarietà, gratuità, profezia. Ma chi aiuta qualcuno che ha sbagliato, che “se l’è voluta”, dimostra una cocciutaggine nel credere nell’uomo nonostante tutto. Non c’è mai la parola “basta”; “troppo tardi” è un’espressione AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 4/2010
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CITTADINI DEGNI DEL VANGELO
Apartiticità: il perché di una scelta Sergio Colaiocco
L’azione educativa dell’associazione percorre, quindi, un sentiero stretto: vuol riuscire a suscitare “l’attaccamento alla comunità” senza che questo significhi appartenenza o attaccamento ad un singolo partito o movimento.
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na scelta educativa che rende unica la nostra associazione: limite o punto di forza per formare cittadini degni del Vangelo? All’educazione politica sono dedicati alcuni passaggi delle Norme Direttive “l’Associazione, conscia della necessità di una educazione integrale dei giovani, li stimolerà e li aiuterà a formarsi una visione cristiana dei problemi politici e sociali, per responsabilizzarli nella costruzione di una «città terrena» a misura d’uomo”.1 L’Associazione, pertanto, non ritiene, come pensano alcuni, che essere un buon cittadino significa, solo, compiere il proprio dovere nel proprio ambito lavorativo, essere onesti. L’associazione invece, ritiene, facendo proprio l’insegnamento di Baden-Powell, che per “essere un bravo cittadino non ci si può limitare ad osservare le leggi, fare il proprio lavoro ed esprimere la propria scelta politica, lasciando poi che siano altri ad occuparsi del benessere della nazione” è necessario, invece, suscitare un “attaccamento attivo”2 alla comunità. Aggiunge poi B.-P: “il movimento scout è apolitico, per quanto riguarda la politica di partito… è al senso dello Stato, piuttosto che alla politica di partito, che vogliamo preparare i nostri ragazzi”.3 Seguendo,quindi, Baden-Powell anche l’Associazione ritiene di dover “proclamare la sua assoluta indipendenza dai partiti e dalle organizzazioni politiche”.4 L’azione educativa dell’associazione percorre, quindi, un sentiero stretto: vuol riuscire a suscitare “l’attaccamento alla comunità” senza che questo significhi appartenenza o attaccamento ad un singolo partito o movimento.5
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Abbiamo la stessa fede, proponiamo gli stessi valori ma possiamo dividerci su quale sia lo schieramento che meglio, in un dato momento storico, porta avanti i valori che tutti professiamo, cioè che, meglio, raggiunge il bene comune.
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Identità di valori ma diversità di scelte Una delle ragioni di fondo di una educazione non partitica è legata alla consapevolezza che ad una uguaglianza di valori professati possono corrispondere più opzioni partitiche.6 Abbiamo la stessa fede, proponiamo gli stessi valori ma possiamo dividerci su quale sia lo schieramento che meglio, in un dato momento storico, porta avanti i valori che tutti professiamo, cioè che, meglio, raggiunge il bene comune. D’altronde nessun movimento politico è stato, o potrà mai, esser portatore unico dei valori della nostra fede; fede e politica hanno ambiti diversi, seppur non slegati tra di loro. Al Capo, come cittadino elettore, spetterà optare al momento del voto indicando quale schieramento, secondo la sua valutazione, in un determinato contesto storico, prospetta il migliore di progetto di sviluppo della società dal punto di vista delle scelte economiche, sociali, di politica estera, ecc. Se, quindi, anche secondo l’insegnamento del magistero della Chiesa, ad una uguaglianza di valori cattolici possono esistere una molteplicità di scelte partitiche, si rivela coerente,efficace e anche attuale, educare ad un
attaccamento attivo alla comunità civile e al senso dello Stato evitando di diventare “una associazione pre-politica”.7 Educare per modelli Dice Baden-Powell: “il successo nell’educazione del ragazzo dipende in larga misura dall’esempio personale del Capo… Il Capo tiene in mano una leva possente per il loro sviluppo, ma al tempo stesso si addossa una grande responsabilità. Essi sono pronti a cogliere le sue più piccole caratteristiche, siano esse virtù o vizi”.8 Lo scoutismo ha un preciso concetto di educazione e di educatore; vale la pena qui di ricordarlo: BP ha in mente un concetto di educazione non autoritario, ma autorevole, che si sviluppa per emulazione di un modello autentico. Se, quindi, l’educazione scout e un’educazione per modelli è evidente il rischio di imitazione da parte del ragazzo anche delle scelte politiche del Capo. Ogni Capo è chiamato, infatti, ad educare essendo d’esempio ma evitando di sponsorizzare uno specifico programma partitico proprio per evitare il rischio di una adesione solo per emulazione dal Capo.
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Quindi è anche da questa caratteristica, propria dello scoutismo di Baden-Powell, che deriva l’assoluta riservatezza che l’Associazione chiede ai Capi nel manifestare la propria adesione concreti a partiti o movimenti politici “per il rispetto della libertà9” di ognuno.
trina sociale – le proprie scelte politiche non vincolando e non costringendo alcuno su posizioni precostituite da altri. Ad ognuno è garantita massima libertà nella scelta ed è richiesta prudenza e riservatezza su i temi partitici nell’ambito delle attività e delle iniziative associative. Esclusività dell’azione Queste infatti, sono sempre educativa solo finalizzate a quanto previAlla base dell’apartiticità vi sto dallo statuto cioè ad eduIl successo è, infine, anche la scelta della care secondo il metodo scout,10 nell’educazione del e mai a impegnare e coinvolnostra associazione di essere ragazzo dipende in larga gere chicchessia su scelte poliun’associazione esclusivamisura dall’esempio tiche concrete. mente educativa. personale del Capo… Il Ancora pochi anni fa il ConÈ una scelta che vuole esCapo tiene in mano una siglio Nazionale dell’Associasere rispettosa della libertà di leva possente per il loro zione ha approvato una moogni individuo e anche della sviluppo, ma al tempo zione nella quale ha ribadito responsabilità primaria della stesso si addossa una le ragioni della priorità dell’afamiglia, nella consapevolezza grande responsabilità. zione educativa nella nostra che si debba operare con la Essi sono pronti a azione associativa: “Consapevoli massima prudenza, evitando cogliere le sue più piccole della identità e delle caratteristiche coinvolgimenti a fini che non caratteristiche, siano esse che abbiamo voluto dare alla nostra sono quelli strettamente provirtù o vizi (B.-P.) Associazione riteniamo estraneo ai pri fissati nello Statuto. nostri compiti – che sono squisitaNon vi è, pertanto, alcuna mente educativi – emettere comuintenzione di vivere lo scoutinicati stampa o aderire pubblicasmo come un’isola felice lasciando fuori della porta i problemi della mente a iniziative o comitati essendo atti di questo tipo, diversi dalle finalità statutarie”.11 società in cui viviamo. È, invece, piena la consapevolezza che è compito e dovere di ogni cittadino, e quindi anche di ogni socio maggiorenne, contribuire a determinare il futuro della società. Questo, però, non è compito dell’associazione che lascia liberi tutti di operare, in piena libertà – seppur nell’alveo dell’insegnamento del magistero della Chiesa e della dot-
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vedi Norme Direttive associative, pag. 28. Vedi Taccuino, pag. 77. 3 Vedi Taccuino, pag. 77. 4 vedi Norme Direttive associative, pag. 28. 5 Vedi anche “Presentazione e progetto educativo”della U.I.G.S.E.-F.S.E. (Approvato dal Consiglio Federale il 25 agosto 2005) al paragrafo 1.4.5.Dimensione civica: “L’Unione Internazionale proclama la sua assoluta indipendenza dai partiti e dalle organizzazioni politiche, questo le consente di affermare con maggiore forza la necessità generale di una educazione civica dei giovani, che lo scoutismo deve praticare secondo i principi definiti da Baden-Powell, e più in particolare, in ciò che la 2
riguarda, di una educazione europea ed internazionale che essa intende promuovere secondo i propri scopi specifici”. 6 vedi “Nota dottrinale circa l’impegno dei cattolici in politica”, Congregazione per la dottrina della Fede del 24.11.2002. 7 Vedi “Relazione al ventennale dei Commissari Generali” in Azimuth, 1996, n. 3, pag. 37. 8 Vedi Suggerimento per l’educatore scout, pag. 23. 9 vedi Norme Direttive associative, pag. 28. 10 Vedi art. 1 dello Statuto: l’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici è sul piano nazionale un movimento educativo che ha lo scopo di formare buoni cristiani e buoni cittadini secondo il Metodo autentico e nello spirito del movimento scout ideato e realizzato da Lord Robert Baden-Powell, interpretato cattoliticamente ed armonizzato con l’indole della gioventù italiana nello spirito della fraternità europea. 11 Vedi Atti del Consiglio Nazionale del 12 marzo 2005, in Azimuth, maggio 2005, in occasione della consultazione referendaria sulla fecondazione artificiale.
L’angolo della Scouting CARTONCINO-INVITO alle attività di Branca per nuovi soci
PER NUOVE COCCINELLE (cod. 200047)
PER NUOVI LUPETTI (cod. 200046)
PER NUOVE GUIDE (cod. 200099)
PER NUOVI ESPLORATORI (cod. 200098)
Cartolina invito con allegato un foglio con disegni da ritagliare e incollare per la costruzione di un biglietto “pop-up” da personalizzare. AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 4/2010 13
Giocare il gioco
La sede di Cerchio Liana Baso
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el Cerchio la Coccinella trova la Famiglia Felice, una piccola comunità dove è coinvolta in un’attiva vita nell’ambito dello Scoutismo. Per facilitarle il senso dell’appartenenza, il Cerchio s’identifica con un nome particolare attinente all’ambiente del Bosco. La Cocci quindi, dopo un breve periodo di accoglienza, viene inserita in Sestiglia tenendo presente:
• la diversa età; • la classe frequentata; • il sentiero da percorrere; • il carattere differente; per darle la possibilità di collaborare con le altre e far emergere le qualità di ognuna. È da ricordare comunque che la sestiglia non viene riconosciuta come unità staccata, ma in funzione del Cerchio stesso proprio perché le Coccinelle devono sentire lo spirito di Cerchio vissuto nel grande gioco, leale e sereno della Famiglia Felice. Tutto ciò ha bisogno però di un luogo, quindi di un ambiente materiale dove ritrovarsi per sperimentare alcune attività. La Sede si colloca perciò come uno degli elementi a cui si dovrebbe provvedere per avviare l’attività Scout, in un quartiere o in una parrocchia: sia essa grande o piccola, in cantina o soffitta ma, senz’altro necessaria!
La Sede, strumento educativo
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bbiamo da poco ripreso le nostre attività e abbiamo già accolto, o stiamo per farlo, nuovi ragazzi e ragazze nelle nostre unità. La prima accoglienza l’abbiamo fatta con il nostro sguardo ed il nostro sorriso, ma forse dovremmo chiederci anche come li accogliamo fisicamente, in quali luoghi, con quali ambienti. Spesso siamo così abituati alle nostre sedi da non renderci conto che il luogo è veramente importante ed è un vero e proprio strumento educativo, con le caratteristiche e le particolarità specifiche delle sei Branche. Peculiarità che contraddistinguono la sede del Riparto da quella di Fuoco o da una Tana di Branco, ma che tutte si unificano nell’unico scopo di crescere Buoni Cristiani e Buoni Cittadini. Oltre ad alcuni contributi inediti (tra cui una tesina di Brevetto, debitamente sintetizzata), troverete alcuni articoli già pubblicati su questa rivista che ci sono sembrati particolarmente validi e meritevoli di essere riproposti. L’archivio della nostra Associazione è infatti una vera miniera di conoscenze metodologiche, di esperienze e di idee da mantenere vive, anche recuperando articoli già pubblicati, oppure appunto dando spazio a significativi elaborati per il Brevetto. È bello infatti, seguendo i passi di chi ci ha preceduto, riscoprire cose che hanno tuttora una grande forza pedagogica e un notevole vigore e slancio educativo. Buona lettura! LA REDAZIONE
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Giocare il gioco
Per l’allestimento e per creare uno spazio piacevole ci si organizza con l’aiuto dei genitori che possono intervenire nel recupero (o rimessa in opera) di tavoli, sedie, panchine, piccoli armadi-comodini, pannelli per i muri, mensole, e con la partecipazione delle Coccinelle, a cui si offrirà di curare in modo fantasioso e creativo l’abbellimento degli stessi oggetti. Nella sede poi vengono realizzati gli angoli, come punti di riferimento delle sestiglie, per raccogliere lavori, materiale per giocare... con la Capo e gli aiuti che indirizzano la trasformazione e la strutturazione delle zone spaziali. La sede inoltre occorre che diventi luogo dove si può fare ciò che altrove non è opportuno svolgere, qui si gioca, canta, grida, danza, corre, salta, si eseguono attività grafiche-pittoriche-manipolative, si usano chiodimartello, seghetto, taglierina e si elaborano le prime esperienze di attività drammatica (le scenette!). A questo argomento B.-P. dedica la seguente esplicitazione: «... Per sede intendo non una grande aula scolastica prestata per l’occasione nella quale una volta alla settimana si tiene mezz’ora d’istruzione...; un posto dove essi possano recarsi, ... e trovare lavoro e divertimenti interessanti, molte svariate attività ed una atmosfera limpida e gioiosa» (L.d.C. pag. 39). Con l’idea della Sede si può ben dire che B.-P. ha dato la possibilità al Metodo di usufruire di un ulteriore elemento che risponde con grande puntualità ai bisogni, ai desideri e alla
tendenza d’incontrarsi in un luogo speciale solo per... Coccinelle... L’atmosfera di fiducia, di libertà si instaura anche con questa modalità, nella condivisione di uno spazio comune da vivere. In questo luogo inoltre ci s’incontra in occasione di momenti importanti quali: • il Consiglio della Grande Quercia, che riunisce le Coccinelle che hanno fatto la Promessa, per prendere decisioni particolari o per discutere argomenti più importanti (difficoltà d’inserimento di una bambina, la mancata puntualità, il Favore di Cerchio, ecc...); • il Consiglio dell’Arcobaleno, composto dalla Capo e Vice di ogni Sestiglia e dalle Coccinelle che passeranno al Riparto, per attività che facciano leva su interessi, attitudini e capacità da mettere poi a disposizione delle altre sorelline. Come Capo educatori, possiamo aiutare le bambine che entrano nel Cerchio offrendogli anche un luogo comune, la sede, dove fare memoria delle esperienze attuate per mezzo del Metodo Coccinelle.
utto ciò ha bisogno però di un luogo, quindi di un ambiente materiale dove ritrovarsi per sperimentare alcune attività. La Sede si colloca perciò come uno degli elementi a cui si dovrebbe provvedere per avviare l’attività Scout, in un quartiere o in una parrocchia: sia essa grande o piccola, in cantina o soffitta ma, senz’altro necessaria!
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La Tana è la Sede del Branco Marco Basile Roma 5
La Tana e la Giungla ome tutti sappiamo, il Branco non si riunisce in una Sede, in una stanza, o in una sala, ma come i lupi ha una propria Tana, e già questo dice molto su quanto debba essere forte l’atmosfera Giungla in questo luogo. Ciò naturalmente non vuol dire, come ci ricorda B.-P. nel Manuale dei Lupetti, che la Tana debba essere scavata chissà dove, piccola e mal illuminata, deve essere invece sicura ed accogliente per far entrare ancor di più i Lupetti nell’ambientazione Giungla; quante volte sarà capitato anche a voi di osservare le facce stupite dei Cuccioli la prima volta che entrano in Tana, gli occhi che non sanno dove guardare e le domande che dopo un attimo di imbarazzo vi assalgono: “cos’è questo?”, “perché quello?”, “a che serve quel altro?”. I Lupetti apprendono con gli occhi, questo si sa, e la Tana ci permette di fargli vedere quello che solitamente invece gli raccontiamo attraverso la Storia Giungla o gli diciamo con il linguaggio Giungla. Diversi possono essere i modi o le attività per amplificare in Tana la naturale atmosfera Giungla del Branco, vi segnalo quelle secondo me più efficaci: • potremmo disegnare su una parete della tana i Vecchi Lupi o ancora meglio una scena della Storia Giungla, ad esempio l’ammissione di Mowgli, che oltre ad essere molto suggestiva con la luna, la rupe ecc. ci permette di raffigurare Akela, Bagheera, Baloo e Fratel Bigio, e volendo anche Shere-Khan, non in modo astratto come poster su una pa-
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I Lupetti apprendono con gli occhi, e la Tana ci permette di fargli vedere quello che solitamente invece gli raccontiamo attraverso la Storia Giungla o gli diciamo con il linguaggio Giungla. Una sede rappresenta per prima cosa un naturale punto di ritrovo, ma se per ogni Vecchio Lupo diventa un laboratorio di idee e per ogni Lupetto la cameretta che si condivide con gli altri Lupetti del Branco allora diviene spontaneo ritrovarsi in Tana per divertirsi insieme agli altri. La Tana quindi non sarà solo luogo d’appuntamento ma luogo di preghiera del Consiglio di Branco (da cui nasce la F.F.) di gioco, di condivisione di momenti allegri, di appuntamenti con genitori o altri capi…
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rete, ma in un contesto che i Lupetti conoscono bene, e allora ogni volta che guarderanno il disegno chissà che non ripensino alla loro ammissione e si rivedano in Mowgli che gioca con i sassolini alla luce della luna); avere in tana un cestino con su scritto “TANA DI TABAQUI” gli farà ricordare che razza di tipaccio egli sia più di quanto non possiamo fare noi a voce; si potrebbe adibire uno spazio della tana per gli avvisi di Cacce o attività particolari per genitori e Lupetti, con sopra un disegno di Chil che invita ad avere sempre occhi e orecchie ben aperti, questo può essere un modo per rafforzare la figura di Chil come messaggero, per ricordare la seconda massima, e può servire come incentivo per far entrare i genitori in Tana; una cartina della Giungla su una parete della Tana oltre ad essere per noi un buon punto di partenza per dei giochi aiuta i Lupetti a seguire meglio la Storia Giungla soprattutto in brani molto movimentati, tipo la Caccia di Kaa oppure i Cani Rossi ; è chiaro che i Vecchi Lupi non hanno un posto della Tana riservato a loro perché devono stare in mezzo ai Lupetti, però in occasioni particolari come ad esempio una Rupe del Consiglio oppure il momento della Storia Giungla, è bene che Akela stia in un posto adeguato; ho visto alcune Tane in cui sono riusciti a costruire una vera e propria Rupe, e il solo fatto che Akela si sieda in quel posto fa capire ai lupetti la solennità del momento; Presentare le prove della Pista con un cartellone adeguato può servire al nostro scopo: in questo modo i Lupetti vedranno la loro personale Pista e si sentiranno gratificati da una “zampata” dei Vecchi Lupi ogni volta che avranno superato una prova, mentre saranno spronati a migliorare là dove ancora non sono riusciti a superarla.
La Tana e il Gioco Tutti noi sappiamo che il Gioco è il primo educatore dei nostri Lupetti e B.-P. sottolineava che tutto deve essere fatto attraverso il Gioco ma nulla per Gioco. Sarà però capitato anche a voi di imbattervi in una giornata piovosa che stravolge la
riunione di Branco accuratamente preparata e vi obbliga a rimanere tutto il tempo in Tana con i Lupetti che non vedono l’ora di correre fuori incuranti della pioggia; in questi casi si vede se la Tana per i vostri Lupetti è un rifugio accogliente o è invece come la capanna di Messua per Mowgli. Per permettere ai Lupetti di giocare in Tana dobbiamo creargli un ambiente adatto che sia: • con una buona illuminazione (ad esempio le lampade al Neon sono molto pratiche perché possono essere ben protette con lampadari poco voluminosi; non sarebbe male tenere anche una lampada di emergenza in caso di improvvisa mancanza di luce, in commercio ve ne sono di abbastanza economiche); • con un riscaldamento adatto (ma attenzione che in Tana non faccia troppo caldo, per non far sudare i lupetti e prevenire eccessivi sbalzi di temperatura con l’esterno); • pulito e in ordine (i bambini non fanno troppa attenzione all’ordine e alla pulizia, quindi possiamo sfruttare l’ evidenza che se la Tana è pulita e ordinata si ha più spazio per giocare); • con arredi essenziali (in Tana non occorrono molti arredi, quelli che ci sono devono essere pratici e robusti; per quanto riguarda gli armadietti con il materiale dei VVLL e quello dei giochi, è bene predisporre un luogo ben preciso della Tana esterno agli spazi del Branco, al fine di evitare di dover disturbare un’attività per prepararne un’altra). In poche parole, un ambiente a misura di Lupetto. Anche se non sembra, la Tana può ofAZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 4/2010
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Giocare il gioco frire diversi spunti per far giocare il Branco e, non a caso, in varie riviste e pubblicazioni associative si trovano molte attività che si possono adattare ad ambienti chiusi; la Tana infatti anche se non permette ai Lupetti di sfogarsi fisicamente, favorisce l’attenzione e la precisione nei movimenti; è chiaro che non potremmo pensare di organizzare un grande gioco tipo “roccaforti” o “alce rossa”, ma piccoli giochi, giochi F.F. , giochi tecnici e giochi Giungla possono ben riuscite ed essere ugualmente utili. La Tana e la Famiglia Felice “Il grande principio per occuparsi di un Branco di Lupetti e che è suscettibile di attrarre i bambini e correggere i loro difetti, è quello di riunire i Lupetti in una Famiglia Felice: non una famiglia, ma una Famiglia Felice”; in questo noto passo del Manuale dei Lupetti, B.P. ci indica il tono con cui dobbiamo portare avanti ogni nostra attività, facendo nascere nei Lupetti il gusto e il piacere, di stare insieme. La Tana come l’abbiamo fin qui descritta aiuta sicuramente a far nascere e sviluppare la Famiglia Felice nel Branco, a condizione che la Tana stessa venga realmente vissuta dal Consiglio di Branco e da tutti i Lupetti. Una sede rappresenta per
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prima cosa un naturale punto di ritrovo, ma se per ogni Vecchio Lupo diventa un laboratorio di idee e per ogni Lupetto la cameretta che si condivide con gli altri Lupetti del Branco, allora diviene spontaneo ritrovarsi in Tana per divertirsi insieme agli altri. La Tana quindi non sarà solo luogo d’appuntamento ma luogo di preghiera del Consiglio di Branco (da cui nasce la F.F.) di gioco, di condivisione di momenti allegri, di appuntamenti con genitori o altri capi… La Tana e Vita di Fede Non si può portare avanti una proposta educativa in Branco senza essere in armonia con il Padre, è quindi compito di tutti i Vecchi Lupi far sviluppare nei Lupetti quella Fede che gli è già stata donata dal Signore. In Branco non c’è l’ora di religione ma si cerca di fare formazione spirituale in ogni momento; la formazione cristiana dei Lupetti avviene attraverso tutte le esperienze che si vivono in Branco e sfruttando ogni mezzo che il metodo mette a disposizione; questo perché come sappiamo i lupetti non comprendono facilmente concetti astratti, e anche l’idea di un soprannaturale può risultare poco chiara. È molto importante che il Branco sia inserito in un ambiente di preghiera dove si “giochi” la
Giocare il gioco parola di Dio e si viva l’anno liturgico e i sacramenti, ecco alcune idee per far diventare la tana un luogo d’incontro con il Signore: Angolo della preghiera: per evitare una eccessiva confusione tra i cartelloni che si utilizzano per presentare le varie attività si può adibire una parete della Tana esclusivamente alla Pista bianca; su questa parete si collocano le preghiere che mano a mano vengono presentate in Branco (Padre Nostro, Ave Maria, Preghiera del Lupetto, Preghiera del Branco… e l’Angelus che può essere recitato tutti insieme alla fine della riunione domenicale), c’è una cartina della Palestina (che ha la stessa funzione della cartina della Giungla, cioè far visualizzare ai Lupetti gli episodi della vita di Gesù e servire come spunto per vari giochi), un crocifisso (magari fatto da qualche lupetto), la palma che si prende a Pasqua, disegni raffiguranti Gesù o S. Francesco…; in più si possono applicare, come sfondo della parete, dei cartelloni o dei fogli di carta crespa colorati che cambiano rispecchiando il colore liturgico della settimana; Presepe e Via Crucis: l’attività del Branco segue di pari passo l’anno liturgico, quindi si possono sottolineare i momenti più intensi e
significativi lanciando delle attività più impegnative e che richiedono più tempo del solito (suddividendo il lavoro in più riunioni), come appunto può essere la costruzione di un presepe in Tana per prepararsi bene al Natale o la rappresentazione della Passione di Gesù per Pasqua; in entrambi i casi si può dare particolare peso ai Lupetti del Consiglio d’Akela; Cassetta di Gesù: si può lasciare in Tana una cassetta, tipo quella per la posta, in cui ogni Lupetto può mettere le intenzioni di preghiera che vuole proporre a tutto il Branco, si possono far leggere queste preghiere alla fine della riunione di Branco o come preghiere dei fedeli durante la S. Messa (è importante lanciare questa attività in modo adeguato perché i Lupetti, pur spinti dalla loro semplicità e spontaneità, comprendano l’importanza di ciò che stanno facendo). Cassetta B.A: in ogni buon Branco non può certo mancare la cassetta delle B.A, strumento indispensabile per la formazione del carattere di ciascun individuo ma ancora più determinante nel mantenimento della Famiglia Felice. Un buon Branco si riconosce dal tipo e dalla quantità di Buone Azioni che compaiono nella cassetta.
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La Sede di RIPARTO Silvia Sancilio
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olto spesso non ci rendiamo conto del ruolo nodale che la Sede esercita nell’ambito del nostro educare e quindi siamo portate a vederla soltanto come un luogo riparato dove fare la Riunione quando piove o quando fa molto freddo o un magazzino. È vero, la Sede è questo, ma anche molto di più! Residenza riconosciuta Sulle porte delle nostre Sedi c’è sicuramente un’insegna che comunica a coloro che passano avanti che quel luogo è un punto di ritrovo di persone che credono in un ideale e vivono con un determinato stile, quindi un luogo abitato dove, cosa molto importante, ciascun membro occupa un proprio posto. Le Guide in questo modo possono identificarsi e sentire di farne parte ed è quest’ultima per loro un’esigenza molto importante. Ambiente di amicizia e di accoglienza Nel quale nascono legami e si vivono rapporti; è il luogo dove ci si ritrova (riunione di Riparto, di Sq., di Alta Sq., di Corte d’Onore, di Consiglio Capi, di Consiglio di Sq.), dove si conoscono persone nuove, dove si fa Comunità, dove ci si incontra per costruire, progettare, lavorare e godere della reciproca amicizia. La Sede diventa così l’ambiente dove le Guide si sentono perfettamente a loro agio, dove si sentono accettate e comprese. Casa su misura Perché? Perché le Guide occupano uno spazio, uno spazio non standardizzato o preconfezionato, ma uno spazio che loro costruiscono, arricchiscono, variano a seconda delle loro esigenze, rendono funzionale e soprattutto personalizzato! Sì, entrando per la prima volta in una sede di Riparto è facilissimo rendersi conto da chi è abitata! Ogni angolo di Squadriglia ha le proprie peculiarità: il simbolo dell’animale di
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La Sede quindi è simile ad una casa, ma a differenza di essa non vi abitano i genitori. Per le Guide ciò significa sentirsi libere di parlare e di esprimersi per poter trovare la propria identità. Infatti questa è l’età in cui le ragazze vivono rapporti conflittuali in famiglia, dove si sentono ancora considerate bambine; hanno quindi bisogno di affermarsi in un ambiente che è a loro dimensione e di mettersi in discussione con persone della propria età. Devono cominciare e provare le ali, a vedere cosa sono capaci di fare da sole, di mettersi alla prova, di socializzare con coetanee, di capire il vero significato dell’amicizia.
Giocare il gioco Squadriglia, il Guidone nel portaguidone e deriosare ecc. Ed è anche il luogo dove i genitori si informano per iscrivere i loro figli, quindi gli angoli funzionali, estrosi, spogli, vissuti, ordinati, disordinati ecc. La realizzazione dell’an... è importante che sia sempre in ordine e golo infatti permette di far pulita; ricordiamoci infatti che correre la loro fantasia per arla Sede è il biglietto da visita redarlo e rinnovarlo, questo del Gruppo! La Sede quindi è Quel capo che sia simile ad una casa, ma a diffeperché è per le guide il loro riuscito a trovare una punto di riferimento. renza di essa non vi abitano i Sede e sia riuscito ad genitori. Per le Guide ciò signiAmbiente di trapasso delle fica sentirsi libere di parlare e attrezzarla, ha già fatto nozioni di esprimersi per poter trovare metà del suo lavoro. È il luogo dove durante la la propria identità. Infatti que(B.-P.) riunione di Squadriglia avviene sta è l’età in cui le ragazze viil trapasso delle nozioni, dove vono rapporti conflittuali in fale Guide imparano a fare comiglia, dove si sentono ancora considerate bambine; hanno quindi bisogno munità, a progettare imprese o ad ideare B.A. e dove nasce di affermarsi in un ambiente che è a loro dilo spirito di Squadriglia e mensione e di mettersi in discussione con il simbolismo che vi è lepersone della propria età. Devono cominciare gato. È molto significativo e provare le ali, a vedere cosa sono capaci di trovarvi un Albo d’oro fare da sole, di mettersi alla prova, di sociamesso a far bella mostra lizzare con coetanee, di capire il vero signidi sé e continuamente agficato dell’amicizia. Tutto questo si può giornato, dove è narrata realizzare in un ambiente pedagogitutta la storia della Squacamente adatto e che lo Scoutismo chiama Sede. La driglia dagli albori fino al presente! nostra Sede non è organizzata proprio così? Casa aperta Beh, rimbocchiamoci le Un luogo dove posmaniche ed iniziamo a lavosono entrare persone rare! L’esempio dobbiamo a chiedere informadarlo noi! zioni, a cu-
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La Sede degli
ESPLORATORI
Andrea Padoin
“Alcuni Riparti la chiamano pomposamente ‘Base’ o ‘Quartier Generale’. Altri hanno conservato il vecchio termine meno misterioso di ‘Sede’. Poco importa, purché vi sia il medesimo spirito...”. (J. Garbit, Michelino delle Gazzelle) La Sede sprone dell’Avventura all’aperto Avventura Scout si vive pienamente all’aria aperta, a contatto con i mille ambienti che la Natura ci sa offrire spesso anche dietro l’angolo: il prato, il bosco, la montagna, il fiume, il lago... nell’ambiente naturale realizziamo a pieno il Metodo, superiamo l’incertezza e la paura di ciò che ci sta intorno, e soprattutto riscopriamo ogni giorno di quanto grande e meraviglioso sia il Creato nel quale ci è dato di vivere. Ma per vivere bene l’avventura della Squadriglia è necessario fermarsi a progettare, a programmare, ed è necessario dotarsi di un’attrezzatura specifica che ogni Squadriglia deve avere e mantenere efficiente nel tempo. Ecco così la necessità di avere una Sede, di Riparto e soprattutto di Squadriglia.
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La Sede e la Squadriglia La Sede è il luogo nel quale i ragazzi si ritrovano per le loro riunioni; se partiamo dall’idea che in seconda Branca il gruppo fondamentale è la Squadriglia, la nostra Sede dovrà essere anzitutto l’insieme degli Angoli delle singole Squadriglie, dove ci si possa incontrare e sentire a casa propria, o forse meglio. In Sedi piccole si tende ad assegnare uno spazio dell’unica stanza a ciascuna Squadriglia, magari una porzione di parete e uno spazio a ridosso del muro, mentre si dovrebbe tendere per quanto possibile a realizzare veri e propri angoli separati per garantire ai ragazzi di poter lavorare indisturbati dagli altri. Ogni Angolo dovrebbe essere realizzato interamente dalle mani dei componenti la Squadriglia e – in un attento equilibrismo tra tradizione e innovazione – si dovrebbe garantire ad ogni generazione (ogni 4 o 5 anni) la possibilità di rimetter mano al mobilio e alla manutenzione (pittura murale, im-
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Una volta un Esploratore del mio Riparto ha voluto organizzare la sua festa di compleanno in Sede. Ci abbiamo pensato un po’, ed in effetti abbiamo capito che forse la Sede era il luogo “più suo” che avesse, più della cucina di casa, più del salotto dove papà guarda la TV...
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pianto elettrico, ecc.), senza che l’angolo diventi un museo che non rappresenta più gli attuali occupanti. Se dopo aver suddiviso gli Angoli non rimane altro spazio per una riunione comune nella cosiddetta Sede di Riparto, poco male. Questo spingerà noi Capi a limitare al massimo i momenti in cui i ragazzi fanno qualcosa “tutti insieme”, al chiuso, e ci spingerà fuori, o ci spronerà a far lavorare più in autonomia le Squadriglie. Eh sì, perché non c’è avventura senza autonomia, e non c’è “sentiero” senza autonomia. Anche il trapasso delle nozioni dovrebbe avvenire all’interno della Squadriglia, ed ecco che un angolo accogliente e attrezzato assolve fantasticamente a questo compito. La sede è uno strumento educativo Vale solo la pena che accenni a vari spunti educativi raggiungibili attraverso una buona gestione della Sede: la sua pulizia e il suo ordine educano i ragazzi meglio di cento rim-
brotti di mamma o papà, il suo arredamento artigianale stimola i ragazzi al gusto del lavoro finito e li allena alle “mani abili” (che ai nostri giorni non guasta affatto...), un tavolo attorno al quale sedersi educa i ragazzi alla democrazia, alla partecipazione, li aiuta a rinforzare il loro carattere perché se può essere facile per i più timidi rimanere in ombra in un’attività di Riparto, questo è molto più difficile quando il gruppo è piccolo e ognuno ha il suo ruolo. Un buon Angolo di Squadriglia, organizzato e in ordine, è il segnale che gli incarichi e i posti d’azione funzionano, ed è un occasione esso stesso per farli funzionare: in quei Riparti le cui sedi sono troppo piccole per avere il materiale di Squadriglia negli angoli, si assiste normalmente ad una difficoltà del magazziniere a lavorare bene, e a trasmettere le sue competenze al resto della Squadriglia. Un Angolo poi in cui ci sia un’unica porzione di parete disponibile non potrebbe contenere trofei, foto, pannelli sulla Legge o sul Morse, e così via... tutte cose che creano nei ragazzi il senso dell’appartenenza, e fanno percepire la Sede, l’Angolo, come uno spazio veramente loro. Festa di compleanno in sede: è possibile? Una volta un Esploratore del mio Riparto ha voluto organizzare la sua festa di compleanno in Sede. Ci abbiamo pensato un po’, ed in effetti abbiamo capito che forse la Sede era il luogo “più suo” che avesse, più della cucina di casa, più del salotto dove papà guarda la TV... Se oltre alla “Sede di Squadriglia” poi abbiamo anche uno spazio di Riparto, quello è il posto giusto per stimolare il senso di appartenenza al Riparto, direi al Gruppo intero: un angolo con il crocifisso o un’immagine mariana, la raccolta degli scudi dei Campi Estivi, e poi … poi tante altre cose... c’è solo da sbizzarrirsi. Un’ultima idea: perché non lavorare con i ragazzi per dare una “ambientazione” alle Sedi? Perché non stimolare le Squadriglie a ricostruire il loro angolo come un... maniero medievale, o come la cabina di una nave o ancora come uno chalet di montagna? Un po’ di tavole, seghetti e traforo, pirografo e pittura, un po’ di cuoio di riciclo, qualche bel tronchetto portato a casa dal Campo Estivo... la vostra “Base” cambierà da così a così, i ragazzi vi lavoreranno con slancio e il risultato, siatene certi, sorprenderà anche voi! AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 4/2010
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Sede fuori,
SEDE DENTRO Alina D’Addario
Sede fuori i vediamo davanti alla sede...”. Quante volte avrete sentito (e detto) questa frase? Essa racchiude un significato che va al di là dello stretto valore letterario. Mostra, infatti, l’importanza che ha la Sede per le nostre ragazze come punto di riferimento, come luogo di appuntamenti... “Passo un attimo in Sede e poi torno a casa…”. Altra frase emblematica per chi ha la fortuna di avere un luogo aperto, sempre disponibile per l’incontro (piazzale della Parrocchia...), vicino alla propria Sede. Tutto ciò per dire che l’importanza di un luogo privilegiato di incontro, di scambio anche al di là della specifica attività di Branca è estremamente importante per creare quel clima di sorelle-amiche senza il quale è difficile avere un vero Fuoco. Dalla grande città al piccolo paese avere un luogo d’incontro fa la differenza per le Scolte o per le Capo Fuoco. L’occasione per scambiarsi due parole al di fuori della riunione, di notare un particolare abbigliamento che può essere indicativo di uno stato d’animo, di proporre una partita di pallavolo può valere molto. A volte nelle nostre vite di donne super organizzate, divise fra mille impegni scanditi da una perfetta organizzazione di orari è importante lasciare dello spazio libero per tali momenti. “... Ma non è tutto oro ...”. Riuscire a portare fuori ciò che siamo riuscite a creare dentro e fuori fedeli alle proprie scelte. Altro, dunque, dal bivaccamento davanti ad un monumento della piazza principale o ad un locale con video-giochi... So, per esperienza, che anche all’interno delle sedi capita che ci sia un quotidiano stazionamento di ragazzi e ragazze senza uno scopo preciso, magari fra le casse del campo da mettere in ordine e le igloo messe ad asciugare dalla scorsa uscita. Se può essere vero che, come potrebbero pensare i genitori, sono sempre più protetti in sede che per la strada è anche altrettanto vero che la sede proprio perché rappresenta un luogo privilegiato va vissuto come tale. Allora la sede Scolte sarà sempre aperta (con l’autorizzazione della Capo Fuoco che ha le chiavi!) per quelle Scolte che devono preparare una parte della riu-
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Ricordo un anno in cui, dopo estenuanti trattative, riuscii a far cambiare il colore con cui le Scolte semplici intendevano ridipingere il nuovo armadio da arancione a rosso, ma quale occasione migliore per fare un discorso sul fuoco e sulla sua simbologia? L’occasione per trovare un cambiamento, una miglioria anche alla Sede più perfetta non vi mancherà di certo, ma sarà anche il pretesto per lavorare fianco a fianco con le nuove ragazze, per mettere a frutto le mille energie di sedicenni con un’esperienza di Capo o vice Capo squadriglia alle spalle.
Giocare il gioco nione, un cartellone del prossimo Capitolo o studiare le cartine dell’Uscita per tutto ciò che sia programmato e a conoscenza della Capo. Sede dentro Può sembrare strano aver cominciato dal fuori per poi passare all’interno, cioè a quello di cui sarebbe, forse, più canonico parlare. Come ogni Sede anche quella delle Scolte rispecchia l’andamento del Fuoco; sarà lo specchio, per così dire, della Comunità. E allora non potranno certo mancare i cartelloni con i risultati delle attività svolte (Capitoli, Inchieste...) perché è sempre importante che ogni lavoro svolto abbia un’applicazione pratica; anche ciò che possiamo chiamare chiacchierate possono essere schematizzate su un foglio che ci permetta di evidenziare gli obiettivi raggiunti, le opinioni raccolte, le mete che traiamo dal confronto. La Carta di Fuoco sarà ben in evidenza, decorata o costruita nei modi più originali che le scolte possono inventare. Certo non dovrà essere un bel quadro statico poiché ricordiamoci sempre che è qualcosa di vivo che cambia e muta nel tempo. La presenza di una biblioteca con testi di e su Santa Caterina, sussidi vari, testi di B.-P. sarebbe uno stimolo importante alla lettura e alla consultazione continua di scritti che sono utili alle scolte anche
per il loro servizio. Panche, tavolino etc... sono utili ma, spazio permettendo, sarebbe importante che ci fosse sempre uno spazio per fare danze, giochi di movimento, prove di espressione che sfati una buona volta il luogo comune della riunione solo attorno ad un tavolo! La Sede e le Scolte semplici Questo strano accostamento ha la precisa giustificazione il fatto che le scolte semplici, dopo il passaggio dal Riparto, entrando in una nuova Sede debbono sentirsi accolta dalla nuova Comunità e quale sistema migliore di mostrare, anche praticamente, questa accoglienza se non quello di mettergli martello e pennello in mano e dare loro la possibilità di modificare e abbellire la sede di Fuoco?! Ricordo un anno in cui, dopo estenuanti trattative, riuscii a far cambiare il colore con cui le Scolte semplici intendevano ridipingere il nuovo armadio da arancione a rosso, ma quale occasione migliore per fare un discorso sul fuoco e sulla sua simbologia? L’occasione per trovare un cambiamento, una miglioria anche alla Sede più perfetta non vi mancherà di certo, ma sarà anche il pretesto per lavorare fianco a fianco con le nuove ragazze, per mettere a frutto le mille energie di sedicenni con un’esperienza di Capo o vice Capo squadriglia alle spalle. Tutto ciò servirà a valorizzare le competenze delle Scolte semplici, ad impegnarle in attività in cui si sentono abili e, soprattutto, ad entrare in un nuovo metodo senza traumi ma evidenziando la continuità che contraddistingue il metodo scout. È chiaro che alle Scolte si deve dare, anche sotto il profilo tecnico o dell’abilità manuale, e chiedere di più. Perciò, anche per risolvere il problema dello spazio di cui si parlava, si potrebbe andare al di là del semplice panchetto proponendo la costruzione di cassapanche da sfruttare come ripostiglio per il materiale di Fuoco. Abolire i tavoli regalati dalla zia che cambia casa e costruire una struttura mobile che possa essere di poco ingombro e così via sbizzarrendo la fantasia per migliorare la propria sede.
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La Sede
del CLAN
Alessandro Barbaro
«Un Clan che non abbia una Sede propria vede diminuire di molto le proprie possibilità. Il Capo Clan deve fare ogni sforzo per assicurare al Clan un ambiente anche piccolo, ma accogliente ed aperto dove i Rovers si ritrovino volentieri per le attività settimanali ed anche al di fuori delle riunioni» (Norme Direttive di Branca). Il. Luogo di Pentecoste per andare sulla strada verso il successo el Roverismo la sede di Clan è uno degli strumenti per poter applicare in modo efficace il metodo Rover. Sul piano educativo, la Sede può essere vissuta sotto i seguenti aspetti: • Aspetto religioso: Come gli apostoli si sono ritrovati in casa di Maria per ricevere lo Spirito Santo prima di: “...Andare per il mondo a testimoniare Cristo presso tutti gli uomini”, così la sede di clan può essere il luogo dove i Rovers si ritrovano anche a meditare, ad affrontare tematiche di carattere religioso in appositi capitoli di Clan. • Aspetto comunitario: La sede di Clan è il luogo dell’accoglienza, dell’incontro e della condivisione delle gioie e delle difficoltà di tutti i fratelli rovers; è il luogo dove si saldano le amicizie e dove si progetta con l’aiuto del capo, la propria vita. • Aspetto tecnico: La sede è un laboratorio di idee dove ogni rovers esperimenta in modo autonomo le proprie abilità affinando le proprie capacità, manuali in quanto si misura con la realtà delle piccole cose materiali: piccole cose che rendono sempre di più adulti ed autonomi i giovani rovers (opere di muratura, di impianti elettrici, termici o sanitari, aspetti burocratici e
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La sede è il luogo della memoria storica della vita del Clan; che salda il presente con il passato che mostra ai Novizi la Strada già tracciata da coloro che hanno già vissuto il Roverismo raggiungendo felicemente la Partenza. Pertanto il Clan dovrà provvedere, tramite la suddivisione di incarichi ad aver cura ed ad abbellire la Sede come se fosse casa propria.
Giocare il gioco legislativi connessi alle bollete dei servizi presenti nella sede). • Aspetto storico-culturale: La sede è il luogo della memoria storica della vita del Clan; che salda il presente con il passato che mostra ai Novizi la Strada già tracciata da coloro che hanno già vissuto il Roverismo raggiungendo felicemente la Partenza. Pertanto il Clan dovrà provvedere, tramite la suddivisione di incarichi ad aver cura ed ad abbellire la Sede come se fosse casa propria. Sarà cura del capo clan inserire la sede: • Nella programmazione della vita di Clan con lavori periodici che tendano a mantenere in efficienza i locali: tinteggiature interni ed esterni, riverniciature, abbellimenti, costruzione di depositi di legna o del materiale di clan, lavori di muratura quali il rifacimento di intonaci, apprestamento di pareti in carton gesso etc. • Nella Carta di Clan: come punto di crescita personale attraverso la definizione dell’apporto materiale che ogni rovers deve fornire alla sede affinché ognuno lasci la propria traccia riconoscibile. La Struttura ed il Tono della sede di Clan de-
vono essere sobri ed improntati all’essenzialità nello stile dell’Uomo dei Boschi: ecco che il materiale principale deve essere il legno sia come mobilia sia come aspetto strutturale. Gli spazi all’interno della sede, indipendentemente dalla grandezza, devono richiamare gli aspetti educativi elencati all’inizio dell’articolo, si devono quindi riconoscere: • Lo spazio dell’accoglienza: l’ingresso con l’effigie del Clan, la forcola, ed un appendiabiti; • Lo spazio dell’incontro: il tavolo con le sedie richiamanti i temi delle comunità storiche principali: gli apostoli, i cavalieri della tavola rotonda, i pionieri del West e ad un avventuriero romantico qual è il Rovers mal si addicono le tematiche moderne o post moderne improntate ad una realtà tendenzialmente Noire. • Lo spazio conviviale: non devono mancare in qualche apposita credenza dei motivi gastronomici per una serena e morigerata allegra convivialità; • Lo spazio della Storia: con i quadri che mostrano con grafici, dipinti o fotografie, le imprese del Clan con i relativi eroi partecipanti; • Lo spazio spirituale: ultimo ma primo come importanza che ricordi che il centro di qualunque momento della vita di Clan è Gesù Cristo o del suo primo rover... San Paolo. In conclusione la sede di clan è il luogo della riflessione, dell’accoglienza, dell’incontro: per ogni rover è il luogo di arrivo e di partenza per “...Lasciare lì qualcosa ed andare via!”
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GUIDE
Guidismo 1945.
E OGGI?
Agnese Paola Chimento Capo Fuoco Vicenza 3
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n occasione del centenario del Guidismo che ci apprestiamo a ricordare, ho pensato, sfogliando alcuni documenti che mi sono stati donati, di divulgare alcune tracce lasciate dalle Capo che in Italia fondarono l’AGI, in particolare le Norme Direttive pubblicate nell’anno 1945. Una parte è dedicata a delineare un ritratto della Capo Unità, all’epoca definita indistintamente Capo Riparto, e delle peculiarità che ella doveva avere per essere investita del suo incarico. Leggere quelle righe così nette e precise mi fa pensare all’impegno che si chiede alla Capo d’oggi, alcune frasi suonano provocatorie in questi tempi di crisi d’identità, in particolare quella Cristiana, ancor di più Cattolica. La Capo è ancora oggi la prima testimone visibile e credibile della possibilità di vivere nella vita di tutti i giorni ed in piena serenità quanto indicato nel Magistero della Chiesa, prima di tutto per una scelta personale e poi anche per coerenza rispetto ad un servizio educativo cui è chiamata ad impegnarsi, servizio che la pone necessariamente in relazione anche con le famiglie delle ragazze che le vengono affidate e che le richiede quindi estrema trasparenza.
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Viene da pensare a due citazioni in queste situazioni: a) Baden Powell, “Lo Scout è un credente ed io ripudio ogni forma di scautismo che non abbia alla base la religione”; b) il Vangelo di Matteo, “Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare”. Approfondire la propria fede è molto importante, tanto più se si ha la responsabilità di essere d’esempio alle più giovani. Molte volte le Capo non hanno un’Assistente Ecclesiale che le segua e si trovano ad affrontare senza adeguata preparazione la società, che oggi giustifica e promuove diversi comportamenti dichiaratamente non cattolici. La necessità di avere Capo formate a volte sembra dover essere superata dall’esigenza di non chiudere un’Unità. La disponibilità richiesta e che si doveva garantire in termini di tempo dedicato al Guidismo ora è spesso suddivisa tra un impegno come Scolta ed uno come Capo. Certo, il ritmo delle riunioni indicato da Vera Barclay (quattro a settimana) forse non sarebbe mantenuto più da nessuna, e questo denota un’evoluzione dello stesso Guidismo. Però, pur non essendo possibile rendere standard il numero delle ore di servizio di cui una persona deve disporre per poter assumere l’incarico di Capo, quello che è certo è che il tempo… bisogna averlo! Le ragazze, le loro famiglie, le Scolte che ci vengono affidate in staff, la Direzione di Gruppo, la formazione permanente sono tutti “elementi” cui dobbiamo dedicare il tempo giusto, pena il rischio di chiudersi in se stesse o di smarrire il senso di ciò che stiamo facendo. La Socia dirigente doveva lavorare su se stessa e garantire un alto livello di qualità
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per la sua Unità, la sua vita privata era la continuazione dell’impegno ad essere Capo, non aveva un’identità tolta l’uniforme e nemmeno un’identità virtuale in cui fare amicizia online, disegnandosi un profilo facilmente consultabile da tutti. Non era possibile essere Capo solo con la buona volontà, si dovevano raggiungere degli obiettivi e conseguire delle capacità tali da esserne all’altezza, gli stessi
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che oggi sono richiesti nei vari Sentieri alle ragazze. Sentiamoci dunque Capo in cammino, cogliamo l’occasione di questo Centenario per riscoprire la nostra identità (rileggendo gli scritti di B.-P., le cerimonie della Partenza e dell’investitura da Capo, l’I.P.I.S.E.) e per chiederci se stiamo mantenendo la direzione giusta, che possa consentirci di trasmettere in maniera fedele il Guidismo a chi verrà dopo di noi.
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Norme direttive
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ono socie dirigenti le Commissarie di qualsiasi grado e le Capo Riparto. Ogni Riparto è comandato e diretto da una Capo Riparto designata od effettiva. Capo Riparto designata, per essere autorizzata a dirigere un riparto (di coccinelle, di guide o di scolte) la candidata deve soddisfare i seguenti requisiti: a) Morali: essere Cattolica e praticante, Italiana ed avere 21 anni almeno (19 per le coccinelle). Posizione sociale e carattere personale, che garantiscano una buona influenza sulle ragazze, e fermezza di propositi sufficienti per operare con impegno e perseveranza. Attestato della Dirigente del Riparto-Scuola in cui la candidata si è formata, che certifichi le sue qualità morali e la sua attitudine al comando. Fornire due lettere di presentazione di due persone conosciute, di cui una, possibilmente, di un Sacerdote (per quelle che non provengono dalle Guide). a) Materiali: Essere libera di consacrare al Riparto almeno due ore alla settimana, una giornata al mese per un bivacco e ogni anno 6 – 8 giorni per un campeggio od accantonamento. Non avere infermità incompatibili con la vita attiva ed all’aria aperta. Possedere le pubblicazioni sociali dell’AGI ed “Il Sistema delle Squadriglie” di R. Philips. Aver letto “Giovani Esploratori” di Baden Powell (o il libro dei lupetti per le CR di Coccinelle) e la
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pubblicazioni di Vera Barclay. Poter prendere parte ad un Campo Scuola. a) Tecniche. Essere Guida di 2° Classe. Aver frequentato un Riparto di Guide per tre mesi, o seguito un corso di formazione elementare di CR. Aver sufficienti cognizioni di vita domestica e Pronto Soccorso da potere assicurare il benessere delle Guide nelle passeggiate ed al campo. NB Date le difficoltà dell’inizio, in mancanza di persona completamente idonea, è lasciato al prudente giudizio della Commissaria Regionale domandare al Commissariato Centrale dispensa parziale da queste condizioni purchè la candidata sia persona religiosa, competente, di pieno affidamento morale, conosca ed apprezzi la Legge e le Direttive dell’Associazione. La nomina vien fatta dal Commissariato Centrale su proposta delle Commissarie e della Direttrice del Riparto (quando il riparto sorge presso un’Istituzione) alla quale verrà allegata la domanda della candidata e le due lettere di presentazione. Capo Riparto effettiva, oltre i requisiti precedentemente indicati la candidata dovrà: • Aver diretto un Riparto per almeno un anno, con soddisfazione della sua Commissaria. • Aver partecipato ad un campo scuola. • Aver subito le prove di I classe (salvo nodi e segnalazioni per le Coccinelle). • Aver risposto soddisfacentemente per iscritto ad un questionario inviato dal Commissariato Centrale.
RADICI
CENTO anni di Scautismo Nautico Attilio Grieco
“I
l periodo più bello della mia giovinezza fu quello in cui, da esploratore nautico, andai, con i miei quattro fratelli, al mare, intorno alle coste dell’Inghilterra. Non per questo noi potevamo essere dei veri Scouts Nautici, perche infatti questi non erano stati ancora “inventati”; avevamo una barca a vela di nostra proprietà sulla quale vivevamo in crociera con qualsiasi stagione e con ogni tempo; trascorremmo così un bel periodo accettando sia la buona che la cattiva sorte”. Così Baden-Powell ricorda la sua esperienza, quando navigava sulle coste e sui fiumi inglesi, accampandosi, pescando, cucinando, osservando la natura, il mare. Ognuno aveva un incarico preciso sotto la guida di Warington, il maggiore dei fratelli, che successivamente fece carriera nella marina mercantile britannica. Forte di queste esperienze, fin dagli inizi B.P. pensò di organizzare anche una specializzazione nautica per gli Scouts. Già nel 1909 ebbe luogo un campo, con un centinaio di Scouts, lungo le rive del fiume Beaulieu, a Buckler’s Hard, il luogo dove erano state costruite le navi dell’ammiraglio Nelson. In questo campo, che fu il terzo diretto personalmente da B.-P.1,,era a disposizione dei partecipanti il veliero Mercury, che consentì loro di effettuare attività che furono un primo inizio di Scautismo Nautico. Dopo il campo B.-P. pubblicò un opuscolo, Sea Scouting for Boys, dove lanciò l’idea dello Scautismo Nautico e annunciò di avere chiesto a suo fratello Warington di scrivere un manuale specifico per gli Scouts Nautici, manuale che fu pub-
blicato nel 1911. Dopo preparativi e prove, gli Scouts Nautici (Sea Scouts) fecero la loro comparsa ufficiale in Inghilterra nel 1910, con una uniforme particolare e delle regole specifiche che furono presto copiate dalle altre associazioni scouts del mondo. Quattro anni dopo, al momento dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, l’Ammiragliato britannico chiese agli Scouts Nautici di assicurare la sorveglianza delle coste per permettere così di arruolare i guardiacoste sulle navi da guerra. Ogni Squadriglia era responsabile di sei miglia di costa e con ogni tempo, pioggia, sole, neve o tempesta, gli Scouts sorvegliavano le barche da pesca, esaminavano i documenti delle barche che attraccavano, controllavano i permessi dei marinai, rispondevano alle chiamate della Marina; facevano il loro rapporto su ogni nave che appariva all’orizzonte. Gli Scouts Nautici impegnati in questo servizio furono circa 23.000. Per cinque anni, ogni giorno e ogni notte, questi ragazzi fecero passare i loro messaggi lungo tutte le coste britanniche. Lo Scautismo Nautico oggi è diffuso in tutto il mondo. Nella sola Europa conta circa 60.000 iscritti, dove le nazioni con il maggior numero di Scouts Nautici sono l’Olanda, la Gran Bretagna, la Finlandia, la Svezia. 1 Il primo campo era stato quello di Brownsea nel 1907 e il secondo fu realizzato a Humshaugh nel 1908.
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LAVORI IN CORSO
Quali strade per la Protezione Civile Andrea Perissinotto Commissione Protezione Civile
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a Commissione Protezione Civile si è insediata nel primo Consiglio Nazionale ed ha iniziato subito a lavorare sul compito che gli è stato affidato, ben espresso nella mozione assembleare che cita: “L’Assemblea esprime l’intenzione di collegare l’associazione e/o i suoi soci alla Protezione Civile a livello nazionale, impegna, pertanto il Consiglio Nazionale a cercare le forme e le modalità ritenute più opportune attivandosi concretamente per raggiungere l’obiettivo entro la fine del 2010”.
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LAVORI IN CORSO
All’interno della commissione sono stati chiamati a collaborare anche due capi esperti, esterni al consiglio nazionale, Moris Danieli che aveva già svolto un lavoro sulla Protezione Civile e Franco Viggiani coordinatore responsabile dell’intervento nell’emergenza Abruzzo. La nostra preoccupazione è stata quella di cercare un interlocutore all’interno della protezione civile per capire bene come dovevamo muoverci. Abbiamo incontrato un funzionario della Protezione Civile e un funzionario della Regione Lazio, ai quali abbiamo sottoposto dei quesiti, come ad esempio quali sono i criteri per collegarsi alla Protezione Civile, quali le modalità e se il nostro Statuto (articolo 2/3) è in linea con la normativa vigente nella PC. È richiesto, infatti, che all’interno dello statuto sia espressamente scritto che l’Associazione operi con i suoi soci all’interno della Protezione Civile, svolgendo attività di prevenzione, formazione e sicurezza, e nel caso di calamità naturali possa intervenire con un congruo numero di persone. Per la protezione civile è fondamentale avere soci competenti ai quali affidare incarichi specifici, ciò vuol dire che nell’emergenza non si possono coniugare attività scout a interventi specifici. La Protezione Civile dopo il terremoto in Abruzzo, sta rivedendo alcuni aspetti organizzativi al suo interno, ad esempio prima erano convocate tutte le associazioni volontarie accreditate in Protezione Civile, adesso il rapporto è cambiato, si cercano persone maggiorenni e competenti. A questo punto le strade per collegare la nostra Associazione alla Protezione Civile sono due, una comporterebbe una variazione dello statuto per uno scopo che non è il nostro, il fine della nostra associazione è quello, infatti, di formare buoni cristiani e buoni cit-
tadini, che possano portare il proprio contributo in caso di necessità con spirito di servizio e attraverso una specifica pedagogia. Un’altra possibilità è di fondare un’associazione parallela, coordinata dal Direttivo della nostra associazione alla quale chi vuole può aderire, tenendo conto delle potenzialità e dei numeri della nostra associazione, composta di capi che dedicano il loro tempo alla formazione dei ragazzi/e attraverso campi estivi e invernali, attività di branca, campi di specializzazione che non potrebbero fare in caso d’intervento per calamità. L’argomento non è per niente di facile comprensione e realizzazione, la commissione ci sta lavorando, e visto la sua complessità, per una decisione finale si andrà oltre ai termini indicati dall’assemblea (fine anno 2010), spetterà poi al consiglio nazionale approvare o no le eventuali proposte e fare la scelta più giusta. Con queste poche righe abbiamo cercato di riassumere il percorso fatto fin qui dalla commissione. Faremo tutto il possibile per dare una risposta capillare ed esauriente alle tante domande che sono emerse, facendo del nostro meglio.
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ORIZZONTE EUROPA
Il lavoro estivo della
Pattuglia Europa Loriana Pison Pattuglia Europa
“L’
uomo multiculturale costruirà il mondo.” (Leonardo Da Vinci). Questa frase trovata incisa in un monumento della piazza di Sarajevo ci ha colpito quando ci siamo recati in quel luogo per conoscere i giovani di alcune parrocchie desiderosi di entrare nel grande gioco dello scoutismo. Siamo andati per capire e per portare la nostra testimonianza e torniamo arricchiti di qualcosa di nuovo. Colpisce la forte presenza, nella stessa città, di molte etnie e di molte religioni, i colori vivaci dei vestiti di alcuni e i più dimessi di altri, le gonne lunghe e lo chador delle donne di religione musulmana e le minigonne di altre, la chiesa cristiana accanto al minareto, il suono delle campane e la preghiera del muesim, lo yogurt di un caffè e la birra di un altro. Non abbiamo però incontrato religioni ma uomini e donne con un’identità culturale e religiosa. In questo contesto abbiamo conosciuto quei ragazzi che poi hanno potuto essere accolti nei nostri campi estivi in Italia. È necessario camminare accanto, essere uomini e donne di frontiera e di comunione, creare spazi vitali di dialogo vero dove l’unico e comune Dio possa entrare ed abitare. Ci siamo quindi attivati – ad inizio estate – per accogliere oltre 80 giovani della Bosnia-Erzegovina; i capi che si sono resi disponibili all’accoglienza hanno potuto incontrarsi per una giornata di formazione interculturale. Il cammino verso gli scambi e i gemellaggi, accogliere o partire, richiede conoscenza dell’altro, della sua cultura, della sua fede. La diversità culturale tra i due
paesi, il modo di organizzare, di relazionarsi con gli altri, si sono subito fatti sentire ma non ci hanno scoraggiato, abbiamo capito che soltanto uscendo dal proprio punto di vista per capire la diversità e farsi capire può permettere di far germogliare qualcosa. Ed è così che Damjan, Dajana, Sebastian, Josipa, Zana e Igor hanno cacciato con il Branco di Padova e volato con le coccinelle di Roncade (TV). I capi e le capo italiani hanno aggiunto tre posti a tavola in più, hanno spartito cibo e attività, preghiere e giochi e nello stesso tempo si sono arricchiti della loro diversità e della luce di felicità dei loro occhi. Grazie a tutti e Buona strada!
a laicità come spazio etico in cui tutte le religioni possano essere capite e rispettate, L’ascolto dello straniero come premessa per immaginare la pace. Costruire un mondo differente da quello della sorda intolleranza richiede un lungo cammino. È necessario partire ora”.
“L
(Enzo BianChi)
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Questa e le altre foto della stessa rubrica si riferiscono alla partecipazione di ragazze e i ragazzi bosniaci alle attività di alcuni Gruppi FSE.
ORIZZONTE EUROPA
Accogliere... Nicola Loro Akela Padova 4
“L
uppi, luppi, luppi!”… si sentiva a volte gridare alle V.d.B. del Branco “Liana Gigante” del Gruppo Padova 4^. No, non è un errore di ortografia, ma la pronuncia un pochino errata dei tre ragazzi della BosniaErzegovina, che, come spugne, erano desiderosi di saperne di più su questo Scautismo Cattolico che la loro Diocesi vorrebbe promuovere anche nel proprio territorio. Non avevano la più pallida idea di cosa esso fosse, né tantomeno di cosa fosse il Lupettismo. Per cui Igor, Damjan e Sebastian, assieme al loro inglese più o meno avanzato, si sono buttati a capofitto all’interno della Giungla, alle prese con uniformi, chiamate, Grandi Urli, alzabandiera, Sestiglie, racconti e molto altro ancora. Nonostante le difficoltà legate alla lingua, sono passati da essere il primo giorno dei semplici osservatori, al diventare parte integrante dello staff di Vecchi Lupi in brevissimo tempo. Damjan, seminarista ribattezzato Baloo, dava una mano per le attività di “pista bianca”; Igor, altresì chiamato Phao, il più desideroso di imparare, era un preziosissimo elemento in tutti i settori; mentre Seba-
stian (Jakala), con la sua chitarra, era sempre pronto ad abbellire i momenti di canto e di Famiglia Felice. Speriamo che questa settimana di condivisione non resti un “bel momento passato assieme”, ma che il buon Dio li aiuti a portare nel loro paese questa bellissima esperienza che è lo Scautismo. Di cui, a sentir loro, in Bosnia ce n’è tanto bisogno.
What’s “bubamara”? Valentina Basso Capo Cerchio Roncade 1, TV
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a prima cosa da fare è imparare le lingue, per non finire come la sottoscritta ad usare i soliti termini per esprimersi. Ma non temete, se la voglia di comunicare è alta non ci sono ostacoli linguistici che tengano! E’ quello che è accaduto durante il Volo Estivo, tenuto dal 22 al 28 agosto 2010, dai due Cerchi del gruppo Roncade 1°, con la partecipazione di Dajana, Zana e Josipa, tre ragazze dalla Bosnia-Erzegovina. Ebbene sì, sono venute da lontano per respirare a pieni polmoni una ventata di gioia della Famiglia Felice delle Coccinelle, o in bosniaco “bubamara”. Volevo condividere con voi le emozioni che abbiamo passato in questa settimana, a partire
dalle prime ore dove tutte noi cercavamo di farci capire, e di capire al meglio quello che volevamo dirci. Ma appena ci siamo viste, è scattata una vera sintonia grazie al sorriso che caratterizzava il volto di queste ragazze. I primi giorni sono corsi veloci, sia perché noi Capo eravamo prese dall’organizzare i due Cerchi, ma anche perché cercavamo di far capire in poco tempo quello che potevamo alle ragazze, quasi in maniera automatica. Ma con lo scorrere del tempo i nostri animi si stavano avvicinando, forse grazie alle risate, alle trecce fatte sulle teste di tutte le coccinelle, la collaborazione nella preparazione delle attività, i canti imparati a memoria cantati con un sorAZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 1/2010
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riso sulle labbra. I giorni scorrevano veloci ed i momenti insieme cominciavano ad avere tutt’altro sapore. Imparavamo ogni minuto in più a conoscerci e a stare insieme. È stata un’esperienza che ha arricchito tutte noi, abbiamo imparato cos’è l’accoglienza e la condivisione, cosa da non sottovalutare specialmente come nozione per le bambine, che ogni giorno si trovano di fianco a persone con culture diverse, ma non sempre sanno apprezzarne i lati positivi. Speriamo di aver seminato in loro in questa settimana il seme dell’accoglienza e dell’apertura verso il prossimo. Ci siamo lasciate con la promessa di rivederci in un futuro prossimo, magari proprio li a Sarajevo, dove loro sono tornate per diffondere il messaggio scout e chissà che anche li si
apra un’altra grande famiglia scout, che sappia guardare alle difficoltà del suo popolo e mettere come obiettivi il miglioramento delle singola persona.
La Chiesa in Europa ieri, oggi e domani Don Florian Kolfaus
“S
e si negano valori provenienti dalla legge naturale iscritta nel cuore di ogni essere umano, si negherà tra poco la sua dignità”. Con la caduta del muro di Berlino nel 1989 si vive, in modo ancora più profondo, nella comunità dei fedeli. La Chiesa di Cristo è cattolica, universale, senza frontiere, aperta a tutte le culture e a tutti i popoli. Questa esperienza della Chiesa nel vivere una vera fratellanza senza discriminazioni è un contributo essenziale che i cattolici possono dare al lavoro politico dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa. La Santa Sede – Osservatore in tutte e due le realtà politiche – è esperta nel dialogo tra le culture e tra le religioni. Inoltre essa – nel campo della politica – non difende, come giustamente fanno tutti gli altri Paesi, interessi nazionali, ma i diritti dell’uomo stesso. L’unità della Chiesa – al contrario di un isolamento o di una concentrazione egoistica su se stessa – stimola l’impegno per gli altri. In questa linea bisogna vedere anche lo scautismo cattolico che ha una forte dimensione internazionale. I fratelli scout di tutti i
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Paesi – membri della stessa Chiesa – vivono in modo particolare l’amicizia e la solidarietà allargata anche a tutti gli uomini appartenenti al nostro continente. Gli stessi scouts, grazie all’esperienza di quest’unità nella fede, si impegnano – senza interessi egoistici – per gli altri che hanno bisogno del loro aiuto. La verità in Europa Quando si riflette sul ruolo del cristianesimo in Europa, si notano, non senza rammarico, tendenze anti-cristiane che negano o relativizzano l’influsso positivo dei credenti sulla cultura e sulla vita sociale del continente. Basta ricordare le discussioni sulle radici dell’Europa o la sentenza della Corte di Strasburgo sul crocifisso. Ci si chiede perché non si vuole sentir parlare di Dio nei parlamenti, perché si vuole escludere dallo spazio pubblico il simbolo centrale del cristianesimo, perché non si accettano – nonostante la tolleranza verso tutto e tutti – interventi di cattolici convinti nei dibattiti politici. Alcuni pensano che non si possa privilegiare una certa religione. Altri temono che la
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neutralità dello Stato potrebbe essere minacciata. Si dimentica, però, che la società, l’insieme di tutti i cittadini, non si identifica con lo Stato. Una società non è mai neutrale e non deve esserlo. Un piccolo esempio: non tutti gli italiani vanno ogni domenica a Messa e non devono essere obbligati a farlo, ma tutti godono della protezione della domenica; tutti sono contenti che non si lavora il giorno di Natale e durante le altre feste religiose nel corso dell’anno. Se ci fosse davvero una neutralità assoluta concernente le religioni, non ci dovrebbe essere nessuna festa! Sorprende che il messaggio cristiano di un Dio che è Amore e il suo simbolo – Gesù crocifisso per salvare gli uomini – disturbi alcuni dei nostri cittadini. Il
grande pericolo per le nostre democrazie non è il cristianesimo, ma il relativismo, un’ideologia che nega ogni valore assoluto. Tutto è, appunto, relativo: l’epoca, il luogo, la cultura, la mentalità. In altre parole, il vero e il bene non esistono più. Il Cardinale Ratzinger, poco prima della sua elezione, ha parlato della dittatura del relativismo. Questa dittatura minaccia oggi alcuni insegnamenti della Chiesa, domani però minaccerà tutti i diritti umani. Se si negano valori provenienti dalla legge naturale iscritta nel cuore di ogni essere umano, si negherà tra poco la sua dignità. Colui chi promuove oggi l’aborto, comincia domani a pensare alla possibilità dell’eutanasia. La società moderna critica spesso i cattolici di essere dogmatici, cioè persone con cui non si possono negoziare certe posizioni. Magari fosse così! Dobbiamo rimanere fermi nel difendere la vita e la dignità umana. Certo, dobbiamo anche trovare il modo giusto per presentare bene la verità affinché possa essere accettata più facilmente. Questo è il ruolo del dialogo – non relativizzare la verità e trovare compromessi falsi, ma presentarla adeguatamente.
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Uscita di SPIRITUALITÀ Giuseppe D’Andrea Commissario Regione Ovest
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i è svolta nei giorni 10/11/12 Settembre l’uscita di spiritualità organizzata dalla regione Ovest. Il tema, partendo da quello nazionale “Buoni Cristiani e buoni cittadini?”, era: “spogliarsi e rivestirsi di nuove vesti”. Il filo logico della riflessione partiva da una parabola, quella cosiddetta dei talenti; siamo abituati a pensare ai talenti come le nostre qualità personali. Nell’incontro abbiamo visto altri due punti di vista importanti: la paura di gestire le proprie ricchezze e la necessità di coerenza tra quanto ho ricevuto e quanto sono chiamato a dare. Il giorno successivo, visitando il Sacro Speco, abbiamo incontrato e cercato di capire chi, nella vita monastica, aveva trovato un diverso equilibrio tra il mondo e le cose. È stata anche un’occasione importante per apprezzare quel luogo anche da un punto di vista artistico. Saliti al convento di S. Biagio, abbiamo applicato quell’ora et labora che i Benedettini hanno portato in tutta Europa, fino a farne la base culturale comune. Lavori semplici forse faticosi, ma cer-
tamente vissuti in allegria e spirito di comunità. Dunque, partiti dal domandarci quale fosse il nostro rapporto con le cose, avevamo apprezzato chi delle cose si è spogliato per dedicarsi completamente a Dio, ci mancava di capire come dare ordine e sbocco alle tensioni che sentivamo dentro; ed è arrivata la Lectio Divina di Suor Maria sull’incontro di Zaccheo con Gesù; nel suo trepidare ed agitarsi per incontrare Gesù, in quell’imperativo dolce che lo chiamava perché doveva ospitare Gesù in persona. Ed ecco il senso compiuto della nostra riflessione: • capire il valore e l’importanza delle cose, non per possederle o peggio farsi schiavo di loro, ma per investirle e svilupparle a vantaggio della comunità, restituendo al Signore quanto Lui si aspetta da noi per le capacità che ci ha dato • spogliarsi del superfluo, rimanendo nel mondo • rispondere alla chiamata. Al prossimo anno.
Essenzialità batte Pigrizia... 15 a 0! Elisa Colasanti Frosinone 2
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i questi tempi certi risultati non sono da sottovalutare, soprattutto se poi la Nazionale di calcio fa clamorosamente fiasco nella competizione mondiale per eccellenza… meno male che c’è il campionato allora! E quest’anno, come di consueto, proprio il nostro campionato ci ha offerto una bella sfida giocata sul campo della nostra crescita spirituale! Eh già, perché dopo le tanto agognate ferie dal lavoro e non solo, si riprende lo zaino
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per una nuova avventura… ma che fatica ricominciare! Le questioni lasciate irrisolte dopo i campi sono rimaste tali… i Capi che scarseggiano….la Parrocchia che già ci vorrebbe tutti presenti ed attenti con le nostre uniformi lustrate a dovere… insomma è il caso di fare il pieno prima di ripartire!!! Ed allora ecco già bella e pronta un’uscita che chiede solo la nostra partecipazione (anche i manicaretti però non sono mancati,
REGIONANDO
grazie a Gina!); un’occasione per recuperare tempi e spazi che ci appartengono e che troppo spesso riempiamo di ogni genere di attività! Insomma un fine settimana per guardarsi un po’ dentro e fare il punto della situazione; per fare ciò non c’era posto migliore di quello dove S. Benedetto, allontanandosi da ogni mondanità, si è ritirato in silenziosa preghiera! È un luogo dove, per l’asperità e l’essenzialità che lo contraddistinguono, si avverte subito una, o meglio, LA PRESENZA discreta e silenziosa di Colui che ha chiamato il Santo alla sua vocazione, mettendolo a dura prova nel suo eremo! Nel deserto e nel nulla della grotta ci sono ancora i pochi oggetti di cui Benedetto si serviva e che rappresentano l’unico contatto col mondo esterno. A questo giovane il Signore ha parlato in un dialogo intimo e fittissimo e ne ha fatto un suo discepolo, un uomo che (paradossalmente, per chi non ha fede!), forte dell’esperienza della privazione, ha poi inviato per il mondo a diffondere il Suo messaggio! Ed ecco allora che questa uscita è stata un po’ un riprendere, nel nostro piccolo, l’esperienza di Benedetto: mettersi in ascolto di quello che Gesù ci diceva, accoglierLo nel nostro intimo, ridurLo ad essenza della nostra esistenza superando la pigrizia, il superfluo della comodità di una domenica passata in poltrona, spogliandoci di ogni incarico, di ogni idolo che governa la nostra frenetica quotidianità e da cui siamo attratti per varie ragioni! Ci siamo messi, nel silenzio della nostra anima, all’ascolto della Sua parola ed abbiamo poi condiviso i nostri limiti nel possesso dei nostri pensieri e delle nostre idee, nella pochezza di sentirsi migliori di chi ci è vicino: abbiamo miscelato le nostre essenze in un ritmo naturale scandito dalla
preghiera e anche dal lavoro come la stessa regola benedettina (ora et labora) c’insegna! Un lavoro però che, prima di essere remunerativo, è essenziale per la comunità, connaturale ad essa e, naturalmente, congeniale per noi scout! Infatti saliti dal Sacro Speco alla Comunità di San Biagio, le Suore ci hanno accolto con un gesto che, riportato alla nostra quotidianità, è ormai scontato e quasi superfluo... ci hanno dato da bere acqua fresca! L’acqua, una risorsa essenziale per il nostro organismo, che oggi noi diamo per illimitata! È dopo di ciò ci siamo rimboccati le maniche e raccolto, spaccato e accatastato la legna; un gesto di grande semplicità e, al tempo stesso, di grande utilità per la Comunità. Un po’ come quando mettiamo davvero a disposizione i nostri talenti per la crescita comune! E non sono mancati nemmeno momenti di svago: la sera infatti abbiamo potuto assistere ad un concerto di musica classica! Un’esperienza, dunque, che ha permesso ad una quindicina di capi, dalla più giovane di 20 anni al più esperto di cui non diciamo l’età, dai più vicini alla più lontana, di incontrarsi, confrontarsi e ritrovarsi in piena serenità, di vivere tre giorni dai ritmi essenziali alla presenza invisibile dell’unica inesauribile risorsa, a cui attingiamo in continuazione per superare piccole e grandi difficoltà: Colui che ci guida e ci rinfranca nella preghiera! Un’occasione di riscoperta che penso possa essere utile non solo a noi addetti ai lavori, ma anche ai genitori dei nostri ragazzi! Dunque una carica e tanti spunti da maturare durante l’anno nei nostri gruppi, per poi, perché no, rivederci alla prossima sfida post-vacanziera e metterli insieme!
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OpenStreetMap: quando
il gioco diventa realtà Luca Allulli Mantide Cibernetica, Roma 21
“Leoni: per il San Giorgio avete scelto l’impresa di topografia. Che cosa avete realizzato?” “La mappa della zona compresa fra Campo Rotondo e il Fosso della Morena. Abbiamo mappato 2 mulattiere, 4 sentieri, un torrente, i limiti del bosco, il fontanile, le linee elettriche, la ferrovia…” “E voi, Pantere?” “Noi ci siamo concentrati sul nostro quartiere, aggiornandone la cartografia. Abbiamo corretto 2 sensi unici, il nome di una strada e un incrocio; abbiamo aggiunto i semafori, l’edicola e, soprattutto, 8 nuove vie…”
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i è sempre piaciuta la topografia. Quando ero Esploratore mi divertii un mondo a realizzare, come parte di un’impresa per il San Giorgio, un rilevamento topografico dei ruderi di un’antica abbazia. Un’impresa entusiasmante, ma apparentemente irripetibile, o quasi: a chi non lavora in un istituto cartografico molto difficilmente capita l’occasione di creare una mappa. O, almeno, così stavano le cose fino a poco tempo fa. Perché oggi possiamo utilizzare le nostre capacità e mettere le nostre conoscenze topografiche a servizio degli altri, contribuendo a costruire una mappa: della nostra città, della nostra regione, dell’intero pianeta Terra. Come? Con uno strumento che si chiama OpenStreetMap.
Un po’ come Google Maps Tutti conoscono Google Maps, tutti lo usano per cercare le strade, calcolare i percorsi, guardare la Terra dall’alto o dal piano stradale. Google Maps è uno strumento straordinario, per giunta gratuito. OpenStreetMap vuole essere qualcosa di simile: se visitate il sito http://www.openstreetmap.org vi troverete di fronte un’interfaccia cartografica che assomiglia molto a quella di Google Maps. Con due differenze, però: le mappe di OpenStreetMap sono “disegnate” dagli utenti stessi e sono liberamente utilizzabili da chiunque. Non solo gratuita: una mappa libera Quest’ultima differenza è sostanziale. Quando usiamo Google Maps, Google ci fornisce gratuiFigura in alto nella pagina seguente. In questa zona OpenStreetMap è ancora nettamente incompleto, ma ha diversi elementi (limiti del bosco, sentieri, fosso e curve di livello) che su altre mappe non sono riportati.
Un esempio di zona molto ben mappata su OpenStreetMap: sono visibili, tratteggiate, anche le strade in costruzione, a differenza di quanto riportato su Google Maps.
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tamente la licenza di visualizzare le mappe sul suo sito; la proprietà di tali mappe rimane tuttavia di Google. Non possiamo però fare altro, come salvarle ed usarle in un secondo momento, oppure sfruttarle per fornire un servizio di calcolo del percorso. Se scopriamo un’inesattezza non possiamo correggerla. E se un giorno Google decide di non offrire il servizio,
con le sue mappe avremmo chiuso per sempre. Veniamo invece al concetto di licenza libera. Immaginiamo di crearci una nostra piccola mappa, fatta in casa, del nostro quartiere per esempio, e di pubblicarla su un sito. E immaginiamo di pubblicarla con una licenza che permetta a chiunque non solo di visualizzare la mappa, ma anche di salvarla e di riprodurla, magari in una versione modificata. Una licenza del genere (che permette di usare, modificare e ridistribuire una proprietà intellettuale) è detta, appunto, una licenza libera. E ora facciamo un altro passo con la fantasia. Immaginiamo di aprire agli utenti di tutto il mondo la possibilità di modificare la nostra piccola mappa: tanti piccoli contributi rilasciati tutti con la stessa licenza libera. Proprio così nasce OpenStreetMap! Il concetto di licenza libera è stato inventato un paio di decenni fa nel campo del software: da uno sforzo volontario di singoli individui, di intere comunità, e perfino di aziende sono nati celebri programmi liberi come Linux, Mozilla Firefox e Openoffice.org. Proprio per il loro carattere “aperto” i programmi con licenza libera sono detti open source. Successivamente sono state create altre opere libere:
Come modificare una strada in OpenStreetMap.
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enciclopedie (come la celebre Wikipedia), disegni, addirittura qualche libro e, per l’appunto, mappe. Contribuire a OpenStreetMap Come contribuire a OpenStreetMap? Per prima cosa occorre registrarsi gratuitamente al sito. A questo punto sarà disponibile una pagina di modifica delle mappe. Ad esempio, a volte capita che il nome di una via contenga un errore di battitura: potremo selezionare la via e modificare il nome. Attenzione, però. Quando modifichiamo OpenStreetMap non possiamo “sbirciare” altre mappe, perché rischieremmo di farne una copia non autorizzata, violandone la licenza e mettendo a repentaglio la sussistenza stessa di OpenStreetMap, che potrebbe a buon diritto essere citata in giudizio. Ma veniamo alla parte più interessante: aggiungere qualcosa di nuovo alla mappa. Normalmente ci sono due modi per farlo:
Usando un GPS. I GPS di tipo escursionistico (si vendono nei negozi di articoli sportivi, ma è sufficiente un telefono cellulare con GPS integrato e un apposito programmino) sono in grado di memorizzare la traccia del percorso compiuto. E’ anche possibile creare dei waypoint, ossia dei punti degni di nota (inizio e fine di una strada, fontanile ecc.). Tornati a casa scaricheremo le tracce sul nostro PC: potremo sovrapporle alla mappa di OpenStreetMap e “ricalcarle” per creare nuovi oggetti su OpenStreetMap. Attraverso le immagini aeree di Yahoo Maps. Anche Yahoo ha delle immagini aeree come Google Maps, anche se spesso con una risoluzione inferiore. E le ha messe a disposizione degli utenti di OpenStreetMap, con il permesso di “ricalcarle” per creare le mappe. Non temete: non è necessario essere bravi in disegno per creare le mappe. Per immet-
4. Uno screenshot tratto da "http://maps.refuges.info/" http://maps.refuges.info/, sito che attinge dati da OpenStreetMap per rendere disponibile una mappa di tipo escursionistico. Sono evidenziati in modo particolare i diversi tipi di sentieri e di strade non asfaltate, le curve di livello, e quant'altro può essere di interesse per chi pratica trekking.
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NELLO ZAINO Un altro esempio di uso specialistico dei dati di OpenStreetMap: OpenSeaMap, la carta nautica libera ("http://openseamap.org/" http://openseamap.org/). Gli Scout Nautici sono serviti.
tere una strada è sufficiente creare il punto di partenza, una serie di punti intermedi, fino al punto di arrivo, come in un percorso rettificato. Un automatismo chiamato renderer si occuperà di trasformare questa sequenza di segmenti in una bellissima strada sulla mappa, con la corretta notazione topografica a seconda dalla classificazione della strada: autostrada, carrareccia, sentiero e così via. È possibile disegnare oggetti di ogni tipo e dimensione: oggetti puntiformi come fontanili o negozi, lineari come fiumi, strade e linee elettriche, bidimensionali (aree) come parcheggi, cimiteri e boschi. Scautismo e OpenStreetMap B.P. era entusiasta delle nuove tecnologie quando queste avevano un carattere tecnico e venivano impiegate con spirito pionieristico (rileggete il paragrafo sugli “Scout dell’aria” in Scautismo per Ragazzi). Spingere i ragazzi a contribuire ad OpenStreetMap, magari nel corso di un’impresa di Squadriglia, potrebbe essere un modo nuovo e attraente per mettere in atto le loro conoscenze topografiche, al servizio della comunità (anche questa è una B.A.), con la dovuta attenzione ai particolari in modo che il risultato sia un lavoro ben fatto (cura della scelta dei waypoint, corretta calibrazione del GPS ed eventuale correzione di errori di misura, corretta classificazione degli oggetti creati, completezza della copertura dell’area mappata, ecc.).
OpenStreetMap ha un grande vantaggio rispetto agli altri: la mappatura non si limita alle strade percorribili dalle auto, ma si estende a tutto ciò che è di interesse per gli utenti, ivi compresi i sentieri e gli altri oggetti che si trovano in campo aperto. Aggiungendo a questo il fatto che la NASA ha reso disponibili i dati altimetrici di tutto il pianeta, per cui è possibile visualizzare le curve di livello su OpenStreetMap, le mappe libere si stanno avvicinando sempre più ad una versione semplificata delle tavolette IGM! In una chiacchierata ho introdotto OpenStreetMap ai ragazzi del nostro Riparto. Erano molto interessati, ed un Caposquadriglia ha proposto un ulteriore metodo per creare oggetti, il metodo classico degli scout: attraverso la misurazione di azimuth e distanza a partire da punti di riferimento già presenti sulla mappa. Un approccio validissimo, a patto che le misurazioni siano molto precise. Concludo accennando al fatto che OpenStreetMap si è rilevato di grande aiuto per la gestione dell’emergenza terremoto ad Haiti. Non esistendo mappe commerciali di buona qualità dell’isola, i volontari si sono cimentati in un’opera di mappatura a partire da foto aeree e rilevamenti tecnici offerti da enti pubblici e dai militari USA, ed includendo informazioni essenziali sulla percorribilità delle strade, sulla localizzazione dei campi di accoglienza e delle risorse.
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SPECIALE BASE DI SORIANO
Il nuovo alzabandiera
della Base di Soriano Franco Viggiani Incaricato Nazionale alle Basi Associative
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orse qualcuno dei capi, delle scolte e dei rover che hanno frequentato nel periodo estivo la nostra base Brownsea di Soriano nel Cimino avrà notato che la struttura del primo alzabandiera non c’era più e che al suo posto era sorta un’altra struttura installata un po’ più a monte di fronte al palco. Dopo 10 anni di “onorato servizio” l’antenna costruita dal gruppo di Fossalta era stata corrosa dagli agenti atmosferici e purtroppo rischiava di cadere, creando anche problemi di sicurezza. Si è perciò deciso con rammarico (la costruzione era molto bella) di demolirla e di sostituirla con un’altra altrettanto imponente; si è subito pensato di coinvolgere nel progetto e nell’esecuzione i gruppi dell’Associazione, lanciando un concorso tra le terze branche che rispondesse ad un capitolato tecnico appositamente studiato dal responsabile delle Basi associative. Il concorso purtroppo ha suscitato l’interesse di pochi gruppi ed alla fine solo il RM46 ed il RM21 hanno presentato un progetto entro i termini previsti. La commissione giudicatrice ha valutato però che le proposte presentate non fossero soddisfacenti ed ha quindi deciso di riaprire i termini del concorso, nella speranza di avere altri progetti più validi esteticamente; nonostante questa decisione non si è ottenuto alcun nuovo progetto da parte dei gruppi, ed allora su im-
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pulso dello scrivente, in qualità di responsabile associativo. è stata costituita un’apposita pattuglia per la progettazione e l’esecuzione del nuovo alzabandiera. Questa pattuglia, formata dall’incaricato, Alberto Mazza, Sandro e Marcello, ha preparato più progetti, li ha sottoposti al giudizio del Consiglio Direttivo che ha scelto quello poi realizzato. L’opera è stata così realizzata dalla suddetta pattuglia, cercando ancora una volta di coinvolgere le terze branche della Regione Lazio ed ottenendo la collaborazione per poche ore di solo 2 clan, il RM21 ed il RM25 (forse sarà il caso di meditare su questo fatto...). Il lavoro è stato completato nell’arco di quattro mesi, da aprile ad agosto 2010, in tempo per essere utilizzato dallo staff dei campiscuola della Branca Esploratori. Le caratteristiche dell’opera meritano una spiegazione approfondita, che aiuti a comprendere la tecnica con cui è stata progettata e costruita. Il progetto Il capitolato della nuova struttura è stato preparato in modo che fossero garantite condizioni di agibilità, durata e stabilità oltre che di una forma caratteristica delle costruzioni scout. Per la durata si è ricorso ad un legno di abete lamellare BS14 (questa sigla indica una scala di durezza del legno: 14 significa una durezza abbastanza elevata) ed ad un fissaggio di base tramite inserimento delle assi in strutture metalliche, fissate a plinti di cemento per evitare il contatto diretto tra il legno ed il terreno vegetale. Anche l’inserimento delle travi di base nelle strutture metalliche è stato protetto tramite rivestimento bituminoso del legno e poi sigillatura con stucco al silicone delle fessure tra il metallo ed il legname, per evitare le infiltrazioni idriche nelle basi. Questi accorgimenti, uniti al trattamento super-
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ficiale annuale con apposite vernici delle strutture lignee ed al serraggio biennale dei dadi e bulloni di collegamento delle travi, garantiscono alla costruzione una durata di almeno 20 anni. Per la stabilità si è garantito alle aste portabandiera (alte 14,5 mt.) un ancoraggio solido e sicuro al terreno tramite una struttura reticolare dotata di un’adeguata elasticità su tutti i lati e di una stabilità garantita dalla presenza dei contenitori metallici di base collegati ai plinti nel terreno. Il collegamento tra le travi è stato realizzato con barre filettate, bulloni, rondelle e dadi zincati, che danno garanzia di una tenuta meccanica sicura. La piattaforma sistemata a 4,5 mt. di quota è stata calcolata per sostenere il peso di 10 persone. Ma è sull’agibilità che l’alzabandiera ha il suo punto di forza. Le aste portabandiera sono state dotate alla base di cerniere e collegate posteriormente ad apposite aste con funi di servizio in modo che, in caso di necessità manutentive o di riparazione, possano essere messe a terra e poi rialzate. Questo sistema permette di raggiungere in sicurezza tutte le
parti della struttura. Oltre a ciò è stata realizzata una piattaforma a quota 4,5 mt., accessibile tramite gradini laterali e botole, in modo da poter utilizzare le aste, dotate di sagole posteriori oltre che di quelle principali anteriori, anche per una cerimonia di alzabandiera con un numero limitato di persone (3040) da effettuarsi nell’area posteriore. In definitiva, la nuova struttura permette di tenere la cerimonia dell’alzabandiera sia per grandi raduni nella parte frontale che per una o due unità nella parte opposta. La realizzazione Come detto la costruzione ha richiesto 4 mesi di lavoro da parte della pattuglia, per un totale di circa 400 ore di lavoro di 1 persona con un costo di materiali limitato. La maggior parte del lavoro è stata sostenuta con passione e competenza da Marcello e Sandro cui va la nostra gratitudine per l’impegno dimostrato in ogni condizione climatica. Bisogna essere grati anche ad Alberto Mazza per tutte le soluzioni tecniche suggerite e realizzate per ottenere un’opera solida e funzionale. La posizione della struttura è stata spostata rispetto a quella precedente più in alto in modo da essere speculare a quella del palco: ciò permette, in caso di adunate associative di carattere nazionale, di utilizzare tutta l’area tra i due manufatti per più tipi di cerimonia (ad esempio issa bandiera e S. Messa) con spostamenti limitati. L’alzabandiera è stato anche dotato di altoparlanti, da utilizzare durante le attività cerimoniali di grandi dimensioni. AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 4/2010
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in Bacheca
Atti ufficiali Il Consiglio Direttivo, nelle riunioni del 15 luglio 2010 e del 17-18 settembre 2010, ha nominato: Vice Commissaria della Regione Nord: Nicoletta Scattolin; Vice Commissario della Regione Est: Fabio Francesconi; Vice Commissaria della Regione Ovest: Laura Casiccio; Vice Commissaria della Regione Sud: Cristina Raimondi; Commissario del Distretto Calabria: Massimo Pannuti; Commissario del Distretto Puglia: Giuseppe Pellegrino Commissaria del Distretto Toscana: Stefania Morganti; Capo Branco: Paride Fuschi (Spoltore 2); Capo Riparto Esploratori: Giuseppe Scrima (Palermo 6); Capo Clan: Paolo Fedrigo (Trieste 1); Giovanni Staderelli (Misilmeri 2); Capo per l’Assistenza Religiosa: don Fabio Menghini (Grosseto 1) Ha concesso L’IPISE ad Aldo Carandino (Villabate 1); Ha riconosciuto e registrato il Gruppo Cerignola 3 “San Francesco d’Assisi”. Ha infine deliberato che per il 2011 l’Associazione elargirà un contributo ai Gruppi de L’Aquila corrispondente all’importo del loro censimento. Commissariato Nazionale Il 18 e 19 settembre si è riunito a Roma il Commissariato Nazionale al quale, per la prima volta, hanno partecipato Commissari delle nuove Regioni associative. Come al solito tanti gli argomenti all’ordine del giorno: si è iniziato con un confronto
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a cura di Massimiliano Urbani Segreteria Nazionale
con la commissione “sfide educative” del Consiglio Nazionale alla quale, tra l’altro, è stato chiesto di approfondire la figura del Capo nell’attuale contesto sociale anche in funzione delle chiacchierate comuni alle Branche da tenere nei Campi Scuola. E’ stato fissato per fine novembre 2011 un Incontro formativo Nazionale per i Commissari Regionali e di Distretto, per una prima verifica sull’andamento delle nuove strutture e per uno scambio su alcuni argomenti che ogni Regione approfondirà in questa prima fase di avvio. Dopo una disamina dell’andamento dei Campi Scuola, nel corso della quale i Commissari alle Branche si sono scambiati impressioni ed esperienze, è stata fatta una revisione di tutto il lavoro del Commissariato ad un anno dal suo insediamento in relazione anche al tema del triennio e di quello che le Branche hanno in programma quest’anno. La Commissaria Generale ha poi presentato le attività celebrative del centenario del Guidismo. Nella mattinata di
domenica vi è stato un interessante scambio sulle nuove modalità di sinergia tra Commissari Nazionali, Regionali e Commissari e Incaricati di Distretto. Dopo un’attenta analisi della stampa associativa (in particolare Azimuth), la riunione si è conclusa con la programmazione delle prossime attività. Modifiche alle norme direttive Rammentiamo che è possibile consultare il testo completo delle modifiche alle Norme Direttive entrate in vigore il 31 marzo u.s. sul sito dell’Associazione, partendo dal menù “Consultare” -> “Documenti“ -> “Statuto associativo”. In ogni caso un opuscolo con le Norme Direttive aggiornate sarà prossimamente inviato a tutti i Capi Gruppo e a tutti i Commissari. Approfittiamo per ricordare che sullo stesso sito e nella stessa sezione “Consultare” -> “Libri e riviste” si trovano gli indici delle riviste associative più vecchie ed è possibile sfogliare o scaricare i numeri più recenti.
in Bacheca Censimento 2010 È con piacere che segnaliamo che al termine dell’inserimento dei dati dei censimenti 2010, l’Associazione registra un incremento degli iscritti pari allo 0,9% rispetto al censimento del 2009 attestandosi a 19.239 soci. Inaugurata l’effige di “Maria Regina delle Guide e degli Scout” Padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, ha presieduto sabato 21 agosto alla cerimonia di inaugurazione della Effige della Beata Vergine Maria “Regina delle Guide e degli Scout” apposta a Nazareth nel Porticato della Basilica dell’Annunciazione. All’evento hanno partecipato 350 Guide e Scout cattolici di 27 Gruppi Scout di Israele e della Autorità Palestinese e 61 Scout italiani, adulti e giovani, della Compagnia di San Giorgio, AGESCI ed FSE. La cerimonia è proseguita con stipula di un patto di fraternità che ha dato vita a “Terrasanta Overseas Scout Fellowship” una rete di solidarietà ed amicizia tra gruppi scout italiani e di terrasanta. L’Effige è stata realizzata per iniziativa della Compagnia di San Giorgio con il contributo di AGESCI, FSE e MASCI.
La Compagnia è da diversi anni impegnata nella promozione della presenza scout in Terra Santa con l’organizzazione di campi, viaggi, corsi di formazione, iniziative di solidarietà a favore delle opere cattoliche. L’Effige è stata realizzata dalla “Vecchia Deruta”, azienda specializzata in ceramica artistica, ispirandosi alla Madonna Sistina di Raffaello, oggi conservata a Dresda; accanto alla Vergine, sono raffigurati San Giorgio ed una guida ed uno scout in uniforme con un vessillo con il motto evangelico Estote Parati. Prima del suo trasferimento in Terra Santa, l’Effige è stata benedetta nella Porziuncola in Assisi domenica 23 maggio, festa di Pentecoste, da Padre Massimo Lelli, Rettore della Basilica di Santa Maria degli Angeli, presenti 300 guide, scout e dirigenti AGESCI ed FSE di Umbria, Lazio e Toscana, oltre ai soci della Compagnia. GMG 2011 L’UIGSE-FSE, su proposta dell’Associazione spagnola, ha raccolto l’invito a far partecipare Scolte, Rovers e R-S come volontari alla GMG 2011 che si svolgerà a Madrid dal 16 al 21 agosto 2011. Sarà un’occasione unica d’incontro con Scolte e Rovers di altre Associazioni della nostra Unione Internazionale e con altre migliaia di giovani che vogliono vivere con intensità questo importante evento ecclesiale.
I Rover e le Scolte saranno impegnati, come volontari, nell’accoglienza nei vari luoghi di soggiorno dei pellegrini che raggiungeranno Madrid. Questo non impedirà la partecipazione alle catechesi ed ai principali eventi in programma. Il soggiorno sarà in un campo internazionale, organizzato dall’UIGSE e dall’Associazione spagnola. I volontari dell’UIGSE (quindi anche il nostro contingente) , saranno iscritti direttamente presso il comitato organizzatore della GMG (quindi non è necessario iscriversi tramite le Diocesi italiane). Oltre ai Clan ed ai Fuochi, il nostro contingente sarà formato anche da R-S che fin da ora invitiamo a dare disponibilità (in particolare in questo momento si ricerca la disponibilità a partecipare a interpreti e medici). Giornata della legalità Sul numero precedente abbiamo dato ampio risalto al supporto fornito nella realizzazione della “Giornata della legalità”, organizzata dalla “Fondazione Giovanni e Francesca Falcone” in occasione dell’anniversario della strage di Capaci avvenuta il 23 maggio 1992. Dalla stessa “Fondazione” abbiamo ricevuto la seguente lettera, che volentieri pubblichiamo:
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esidero ringraziarVi vivamente per l’appoggio dato alla Fondazione in occasione della manifestazione per il 18° Anniversario della Strage di Capaci. Questo cammino che abbiamo iniziato assieme ormai da tanti anni sta producendo tra i giovani grande sensibilità facendo crescere il loro senso della legalità. Il 23 Maggio è stato grazie anche a Voi una giornata di grande valore sociale vissuta dai giovani con gioia ma anche nel pieno rispetto delle regole della convivenza civile. La memoria di un giorno tanto tragico per la nostra città è servita per fare dire ai ragazzi “No alla mafia” ed a qualsiasi altro malaffare. Cordialmente Prof. Maria Falcone
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Editoriale Siate preparati............................................. 2 In questo numero........................................ 3 Nelle Sue Mani Una persona speciale ................................. 4 Dare una mano… o lavarsene le mani?....... 7 Cittadini degni del Vangelo Perché l’apartiticità ................................... 10 Giocare il gioco La Sede di Cerchio.................................... 14 La Tana è la sede del Branco..................... 16 La Sede di Riparto..................................... 20 La Sede degli Esploratori........................... 22 Sede fuori, sede dentro ............................. 24 La Sede del Clan....................................... 26 Da cento anni Guide… Guidismo 1945. E oggi?............................ 28 Radici Cento anni di scautismo nautico............... 31
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Lavori in corso Quali strade per la Protezione Civile ........ 32 Orizzonte Europa Il lavoro estivo della Pattuglia Europa........ 34 Accogliere… ............................................ 34 What’s “bubamara”? ..................................35 La Chiesa in Europa – ieri, oggi e domani.... 36 Regionando Uscita di spiritualità.................................. 38 Essenzialità batte pigrizia.......................... 38 Nello zaino OpenStreetMap: quando il gioco diventa realtà .................. 40 Speciale Base di Soriano Il nuovo alzabandiera della Base .............. 44 In bacheca Atti associativi .......................................... 46
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