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AZIMUTH Rivista mensile • Ottobre 2012 • N. 16 • Anno XXXVI • Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/AN/2012

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Scout d’Europa

In questo numero NELLE SUE MANI Il ruolo dell’assistente Padre Sevin “Venerabile” OLTRE LE SFIDE DEI TEMPI Consumo ergo sum? GIOCARE IL GIOCO l nuovi Commissari alle Branche RADICI Baden, Don Andrea Ghetti ORIZZONTE EUROPA Nuovi incarichi in Federazione Adalbertus 2012 NELLO ZAINO Due o tre cose sulla “Tesina di Brevetto”


Editoriale SCOUT D’EUROPA Rivista mensile Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici della Federazione dello Scautismo Europeo ANNO 36 • N. 16 – OTTOBRE 2012 Azimuth per Capi n. 4/2012 DIRETTORE RESPONSABILE Giuseppe Losurdo DIRETTORI Pietro Antonucci e Maria Sanchez LA REDAZIONE Responsabili delle rubriche: Oltre le sfide dei tempi: Pier Marco Trulli, Stefano Bertoni Giocare il Gioco: Michela Bertoni Radici: Attilio Grieco Lavori in corso: Paolo Morassi Orizzonte Europa: Loriana Pison, Vincenzo Daniso Regionando: Marco Fedrigo Nello zaino: Pier Marco Trulli In bacheca: Massimiliano Urbani Coordinamento di Redazione: Pier Marco Trulli Segreteria di Redazione: Silvia Dragomir E-mail di Redazione: azimuth@fse.it Hanno collaborato con scritti: Pietro Antonucci, Maria Sanchez, Don Paolo La Terra, Attilio Grieco, Pier Marco Trulli, Stefano Bertoni, Sergio Colaiocco, Cristina Breda, Giuliano Furlanetto, Luvi Cantono di Ceva, Fabio Sommacal, Aline Cantono di Ceva, Paolo Morassi, Michela Bertoni, Alessandro Baliviera, Marco Sebastiani, Claudio Favaretto, Comunità MASCI Belluno, Nicoletta Orzes, Stefano Ziggiotti, Andrea Padoin, Massimiliano Urbani Hanno collaborato con immagini e foto: Gipo Montesanto, Paolo Morassi, Micaela Moro, Federica Marchioni, Pier Marco Trulli Loghi: Luciano Furlanetto e Ellerregrafica Progetto grafico: Ellerregrafica Direzione, Redazione e Amministrazione: Via Anicia, 10 - 00153 Roma Autorizz. del Tribunale di Roma n. 17404 del 29.09.1978 Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/AN/2012 Stampa: Tipografia Nonsolostampa (AN) Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non si restituiscono, salvo diverso accordo precedente con la Direzione. Tutti i collaboratori hanno la responsabilità e conservano la proprietà delle loro opere. La riproduzione di scritti comparsi su questa rivista è concessa a condizione che ne venga citata la fonte. Rivista associata all’Unione Stampa Periodica Italiana Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 17404 del 29/09/1978 STAMPATO SU CARTA ECOLOGICA Chiuso in redazione il 31 ottobre 2012

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Non chi comincia ma quel che persevera...  Maria Sanchez e Pietro Antonucci Commissari Generali

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ono ancora vivi e forti i ricordi dell’assemblea in tutti noi, per chi c’era e anche per chi non ha potuto esserci. Siamo alle porte di un nuovo anno Scout, e ci sembrava giusto rilanciare insieme la riflessione che ci ha guidato in questo ultimo anno. Il lavoro svolto dai gruppi sulle 4 tematiche (Famiglia, Lavoro, Missionarietà ed Educazione) è stato notevole, e dopo la riflessione assembleare è corretto ritornare a voi Capo e Capi di tutti i gruppi con il materiale raccolto, proprio per rilanciare con forza questi tre anni che ci aspettano. La Chiesa Italiana ha definito il decennio 2010-2020 il decennio dell’educazione: dieci anni per riflettere ed interiorizzare il valore umano e sociale dell’educazione. Don Niccolò Anselmi, responsabile nazionale della Pastorale Giovanile, nel salutare al termine del suo mandato rilancia proprio questi temi in una proposta con 4 schede, rimettendo al centro i luoghi dell’educazione, la famiglia in primis e tutte le altre agenzie educative, con i consigli pastorali e gli organismi di partecipazione, gli operatori dell’educazione, insegnanti, educatori e formatori, la vita e la vocazione dei giovani, il motore interiore dell’Eucarestia. La cosa che colpisce è anche il titolo di queste schede, indicate come spunti per l’avvio della riflessione. Ci sentiamo molto vicini a questa sensibilità e le nostre tematiche traguardano proprio l’obiettivo di rileggere con spirito costruttivo la nostra azione educativa. Dobbiamo continuare a riflettere su questi temi, avendo la capacità di fare rete, di mutuare esperienze e buone pratiche tra Gruppi, tra Distretti, tra Regioni: in una parola creare su questi temi una forte connessione associativa. Non ci sembra infatti opportuno fermarci ed aspettare che la prossima assemblea ci sproni in tal senso.


È importante in questo momento proprio mettersi in ascolto e osservare il mondo intorno a noi. B.-P. sviluppò l’idea Scout proprio da una attenta analisi delle condizioni sociali, culturali ed economiche dell’Inghilterra, osservò i ragazzi e cercò di comprenderne i bisogni dichiarati e latenti. Sono le molle primordiali che ci hanno spinto in questo anno a promuovere questa riflessione, senza mai lasciare la nostra specificità educativa, anzi facendone ora il nostro primario obiettivo, come risposta concreta alle esigenze e sfide educative, riscoprendola, dando maggiore spinta e migliore cultura metodologica. Consapevoli anche, citando sempre don Niccolò, ”che ciò che rende eternamente nuova l’opera evangelizzatrice della Chiesa è l’azione dello Spirito Santo; è necessario oggi mettersi in ascolto della volontà di Dio, fare ad ogni livello un discernimento comunitario per capire, guidati dai nostri pastori, quali strade pastorali percorrere”.

Utilizziamo questi tre anni, allora, proprio per incrementare la nostra cultura educativa con programmi di formazione che rispondano alle esigenze locali, ma sempre con una attenzione a queste tematiche quanto mai necessarie nel contesto sociale in cui operiamo. Ciascuna Regione/Distretto/Gruppo avrà la possibilità di definire il percorso di avvicinamento, ma tutti ci ritroveremo ancora per tornare a rifare il nostro punto nave e definire la rotta. Sulla nave scuola più bella, l’Amerigo Vespucci, vige da decenni un motto che da il titolo a questo articolo. Crediamo che questo ben esprima lo spirito che in questi tre anni vi invitiamo ad avere: perseverare e continuare nella ricerca e nella riflessione educativa, guidati dal nostro motto “Preparati a Servire”. E l’augurio a tutti voi, a tutti noi, è di riuscirci davvero. Buona strada.

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Il ruolo dell’assistente nel gruppo e nell’unità  Don Paolo La Terra Assistente Regione Sud

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rattare in poche righe il ruolo dell’assistente in un gruppo Scout e in una unità è senz’altro una impresa ardua, bisognosa di molto più approfondimento. La sinteticità, tuttavia, potrebbe avere il pregio di indicare in modo agile alcune coordinate utili per un inquadramento più preciso di questo tema, oggi più che mai rilevante nella vita e per la vita dell’associazione. Per questo motivo, ho pensato di suddividere questo breve contributo in tre parti, nella speranza che serva, come un aperitivo, a fare venire la voglia di pietanze più succulente. L’assistente nella tradizione dello scautismo cattolico italiano Nello scautismo cattolico italiano ci sono due “frasi celebri” molto importanti che definiscono il ruolo dell’assistente. La prima è: “Il capo è un assistente col cappellone e l’assistente è un capo con la tonaca”; la seconda è: “Il capo e l’assistente sono due teste sotto lo stesso cappellone”. È significativo notare che in tutti e due i casi l’assistente viene considerato nella sua relazione col capo. Se si guarda bene, la prima frase ha a che fare con l’essere dell’assistente: si tratta di un presbitero chiamato esercitare il suo ministero pastorale attraverso gli strumenti messi a disposizione dal metodo Scout,

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che deve quindi conoscere e saper utilizzare adeguatamente. La seconda frase, invece, riguarda il fare dell’assistente: solo nella sintonia e nella efficace attivazione della complementarietà dei rispettivi ruoli, il capo e l’assistente potranno riuscire a conseguire i traguardi postulati dall’educazione secondo il metodo Scout. In quest’ottica, l’assistente deve svolgere il suo ruolo, cioè “assistere”, rispettando e promuovendo la responsabilità dei capi laici all’interno di una feconda relazione con essi, mentre, d’altra parte, una sua presenza significativa nell’ambito delle attività del gruppo Scout non può prescindere da una adeguata conoscenza del metodo, in generale, e delle singole metodologie di branca, in particolare. Uno sguardo realistico alla situazione Volendo dare uno sguardo realistico alla situazione, mi sembra che attualmente siano identificabili tre tipologie di assistenti. La maggioranza degli assistenti sono parroci che si sono ritrovati un gruppo Scout in parrocchia, e che per senso del dovere e ammirevole zelo pastorale cercano di seguirli come possono, magari assicurando una presenza nei momenti celebrativi più significativi della vita del gruppo o delle unità. Ci sono anche – seppure molto inferiori di numero – quei presbiteri che hanno conosciuto lo scautismo nell’ambito del loro ministero pastorale, lo hanno apprezzato, se ne sono in qualche modo innamorati, e lo hanno scelto come tratto connotante del loro servizio educativo, senza nulla togliere alle esigenze e ai doveri del loro ministero di parroci o assimilati. In questi il dovere si è trasformato in... piacere. Ci sono, infine, quei presbiteri che sono nati dallo scautismo, che nello scautismo hanno fatto il discernimento della loro vocazione sacerdotale e che a livello quasi cromosomico vivono il loro servizio pastorale con un imprinting che – lungi da chiusure autoreferenziali – li connota nella vita e nel ministero. Tutte e tre le tipologie appena descritte,


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però, sono accomunate da un elemento determinante: il tempo che manca. Se, da un lato, è vero che troviamo sempre il tempo per ciò che ci piace, dall’altro è anche vero che la vita delle parrocchie è diventata, oggi, talmente frenetica al punto che il parroco – normalmente solo - fatica spesso a prendersi adeguatamente cura già solo della “pastorale ordinaria” (liturgia, catechesi, sacramenti, ecc.). Ovviamente, chi ne fa le spese sono le associazioni presenti in parrocchia, e in particolare gli Scouts: la presenza di capi laici autonomi e non “prete-dipendenti” (mi si lasci passare l’espressione), infatti, da un lato tranquillizza il parroco, perché “c’è chi ci pensa”, mentre dall’altro fa spesso sentire il gruppo – a partire dai capi – senza una adeguata “assistenza” spirituale e non pienamente inserito nel tessuto vivo della parrocchia, con il risultato di una vita spirituale vissuta... al ribasso. Alcuni suggerimenti pratici In presenza di questa situazione, occorre, da un lato, continuare a promuovere una “misura alta” dell’azione educativa secondo il metodo Scout, che ha nella dimensione spirituale uno degli elementi più importanti; dall’altro, è necessario riuscire ad ottimizzare il tempo limitato e accrescerne la qualità, intervenendo sui moltiplicatori, cioé sui capi. Se questo è vero, vuol dire che l’assistente: • dedicherà particolare sollecitudine alla direzione di gruppo e alla formazione capi di gruppo, curandone, in stretto collegamento con il capo gruppo, il percorso di formazione; • aiuterà i capi del gruppo a maturare la necessità di approfondire la conoscenza della fede, affinché essi, attraverso i mezzi del metodo, riescano a far passare ai ragazzi la spiritualità, strutturando percorsi che abbiano come obiettivo l’incontro comunitario e personale con Cristo; l’assistente non è il “professionista del sacro”, da un

lato, e dall’altro, la sua assenza non vuol dire che non possa esserci un percorso spirituale di buon livello nelle unità; se avrà tempo a disposizione – oltre quello dedicato alla direzione di gruppo e alla formazione capi – sarà importante che partecipi alle riunione delle staff delle singole unità, se non sistematicamente, almeno nei momenti più importanti della programmazione; se in gruppo sono presenti le terze branche, cercherà di seguirle con un occhio particolare, non solo perché molti Rover e Scolte sono inseriti nelle staff di unità, ma anche perché la fase della crescita rende fruttuoso un contatto personale che si evolva – a Dio piacendo – in un percorso di accompagnamento spirituale; cercherà di essere presente nei momenti più importanti della vita del gruppo e, se possibile, delle unità: Pane e Perdono solo l’assistente li può amministrare...; cercherà di approfondire – per dovere, per piacere o per passione – la conoscenza del metodo Scout, sia nel trapasso delle nozioni che avviene all’interno del gruppo e delle staff di unità, che andando a frequentare il campo programmato annualmente dall’associazione per assistenti e capi gruppo, oppure – e questo sarebbe il massimo – iscrivendosi ai campi scuola associativi come allievo, per imparare il metodo “dal di dentro”.

Ovviamente questi suggerimenti vanno mediati con le realtà concrete di gruppi, unità ed assistenti, in una tensione continua a rendere sempre più lo scautismo una scuola di vita, proiettata nell’orizzonte della santità. AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 4/2012

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Padre Sevin proclamato “VENERABILE”  Attilio Grieco

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l 10 maggio 2012, il Santo Padre Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante le virtù eroiche del Servo di Dio Jacques Sevin. È stata la prima tappa verso la beatificazione di uno dei fondatori dello scautismo cattolico, che ora può essere invocato come “Venerabile”. Gli studi e la vocazione sacerdotale Dobbiamo a questo gesuita francese se il nostro scautismo è fedele sia alle intuizioni di Baden-Powell che alla spiritualità cattolica. Nato a Lille nel 1882, Jacques Sevin sentì la vocazione religiosa all’età di 13 anni e a 18 anni, a settembre 1900, entrò nella Compagnia di Gesù. Ma nel 1901 la legge di soppressione delle congregazioni religiose in Francia lo costrinse ad emigrare in Belgio. Nel 1903 ottenne il diploma di inglese, che poi perfezionò con ripetuti soggiorni estivi in Inghilterra. “Senza saperlo, mi stavo preparando allo scautismo”, scrisse anni dopo. Quando nel 1913 la rivista dei Gesuiti, Études, pubblicò due articoli del padre Caye, molto critici verso lo scautismo, chiese e ottenne di andare in Inghilterra per verificare personalmente la situazione. A Londra incontrò il cardinale Bourne, Primate di Inghilterra, e il 20 settembre ebbe un incontro personale con Baden-Powell. Lo Scautismo Il 2 agosto 1914 Sevin fu ordinato sacerdote, ma lo scoppio della Prima Guerra Mondiale lo bloccò nel Belgio occupato dai tedeschi. Nel 1916 fu incaricato dell’insegnamento al liceo di Mouscron, dove fondò un Riparto Scout clandestino, intitolandolo a Santa Teresa del Bambin Gesù alla quale era molto devoto. Quando i tedeschi chiusero la scuola, Sevin si dedicò a riordinare i suoi numerosi appunti sullo Scautismo. Prese corpo così il libro Le Scoutisme, étude documentaire et applications, che vide la luce nel 1922 e che è rimasto un testo fondamentale per lo scautismo cattolico. Il 25 luglio 1920, insieme ad alcuni promotori di gruppi di Scouts cattolici, fra cui l’abate Cornette e Édouard de Macédo, Sevin fondò la “Fédération Catholique des Scouts de France” e ne di-

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Preghiera per ottenere la beatificazione del padre Jacques Sevin S.J. O Dio, Tu hai messo nel cuore del tuo servo Jacques Sevin il desiderio ardente di “spendersi fino in fondo” per amor tuo e dei giovani; così tu hai voluto far crescere nel seno della Chiesa Cattolica i giovani legati attraverso il mondo dalla Promessa e dalla Legge Scout. Tu gli hai ispirato la fondazione dell’Istituto della Santa Croce di Gerusalemme, per l’estensione del tuo Regno e la salvezza dei giovani e del mondo intero. Donaci lo stesso amore generoso nella preghiera, nell’accoglienza e nel servizio dei giovani, per condurli fino a Te. E se ciò Ti è gradito, degnati di glorificare quaggiù il tuo servo Jacques accordandoci per la sua intercessione le grazie che da Te imploriamo. Amen


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venne Commissario Generale. Il distintivo fu una croce di Gerusalemme, simbolo dell’universalità della Redenzione, caricata da un trifoglio, in quanto all’epoca in Francia il giglio rappresentava un simbolo politico. Pochi giorni dopo Sevin si recò al primo Jamboree Mondiale a Londra, dove ebbe l’occasione di incontrare il conte Mario di Carpegna, fondatore dell’A.S.C.I., e Jean Corbisier, fondatore degli Scouts cattolici in Belgio. Insieme costituirono l’“Office International des Scouts Catholiques”. L’opera del padre Sevin Nel 1922 Sevin frequentò un corso a Gilwell Park, al termine del quale Baden-Powell gli concesse il brevetto di Deputy Camp Chief (4 tizzoni) per la Branca Esploratori. L’anno successivo ottenne quello di Akela Leader (4 tizzoni) per la Branca Lupetti. Già dal 1921 il padre Sevin aveva aperto un campo scuola fisso a Chamarande, dove rilasciava dei brevetti con la stessa validità di quelli di Gilwell. Nel 1924 Sevin lasciò l’incarico di Commissario Generale per occuparsi della formazione dei Capi. Grazie alla sua opera infaticabile, Chamarande fu il vero fulcro dello scautismo cattolico in Francia. Però nel 1933 la direzione nazionale dell’associazione lo invitò a ritirarsi dall’incarico di Commissario alla Formazione Capi. Il commento di Sevin fu: “Dopo avere vissuto la mistica dello Scautismo, siamo entrati nella politica dello Scautismo”. Sevin si ritirò ma, sollecitato da una Capo, Jacqueline Brière, maturò il progetto di una congregazione religiosa con una spiritualità ispirata a Sant’Ignazio, a Santa Teresa d’Avila, a Santa Teresa del Bambin Gesù. Nel 1944 nacque così l’”Institut de la Sainte Croix de Jérusalem”, congregazione femminile contemplativa e missionaria per l’educazione e l’evangelizzazione dei giovani. Nella notte tra il 19 e il 20 luglio 1951 il padre Sevin tornò alla Casa del Padre. Il suo corpo riposa a Boran-sur-Oise, poco distante da Parigi.

L’interpretazione cattolica dello Scautismo Il padre Sevin interpretò cattolicamente il pensiero di Baden-Powell, ripensando i valori e i simboli del metodo Scout, con l’intenzione di immettere lo scautismo nella vita della Chiesa come strumento di apostolato e come mezzo per meglio servire Dio, la Chiesa, il prossimo. Sevin adottò interamente lo scautismo di Baden-Powell fino nei più piccoli dettagli, senza modificare nulla, ma sapendo dare un significato squisitamente cristiano a tutto il metodo Scout. Con il padre Sevin, ad esempio, la Squadriglia diventa una comunità di fratelli Scouts il cui significato è dato da Cristo, la Buona Azione viene sviluppata in senso cristiano, il servizio non è più filantropico ma diviene il dono di sé a immagine di Cristo servitore. Il padre Sevin ideò un cerimoniale per i momenti importanti della vita Scout, rivide la Legge Scout interpretandola cattolicamente e radicandola nel Vangelo, analogamente fece con la Promessa, compose i tre Principi a completamento della Legge, ideò la Preghiera Scout (che per noi è la Preghiera della Guida), la Preghiera del Capo e numerosi canti Scout (Canto della Promessa, Signor fra le tende schierati, O Vergine di Luce, La leggenda del fuoco, ...). In questo modo il padre Sevin diede allo scautismo una dimensione eminentemente cristiana. Lo scautismo cattolico che viviamo nella nostra Associazione è quello definito dal padre Sevin. Baden-Powell apprezzò molto l’opera del padre Sevin, tanto che affermò: ”La migliore realizzazione del mio pensiero è ciò che ha realizzato questo religioso francese”. Anche se il padre Sevin dovette affrontare molte difficoltà per far accettare le sue idee, la sua opera è poi stata pienamente apprezzata dalla Chiesa, tanto che nel 1998 Giovanni Paolo II ebbe a dire: “L’incontro fra il metodo Scout e le intuizioni del padre Sevin sj ha consentito di elaborare una pedagogia basata sui valori evangelici, in cui ogni giovane è condotto a coltivare e sviluppare la propria personalità, mettendo a frutto i talenti che porta in sé”. AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 4/2012

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La storia di Chiara Corbella Petrillo

Con le lucerne accese, aspettando lo Sposo  Pier Marco Trulli

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uò la storia di una donna morta giovanissima dirci che la vita è un dono meraviglioso? Può dirci che seguire Cristo anche nella sofferenza ci porta nella luce? Sì, anche se a prima vista questa storia ci colpisce e d’istinto ci viene da pensare che sia troppo, anche per noi che ci diciamo cristiani. La storia di Chiara, di suo marito Enrico e di suo figlio Francesco (ma anche dei fratellini già in cielo Maria e Davide), nel giugno scorso ha sorpreso migliaia di persone, a Roma e in tutta Italia, e ha circolato velocemente sul web e sulle televisioni. Lei, 28 anni, è morta per un carcinoma alla lingua, scoperto quando era al quinto mese di gravidanza. Forse era ormai tardi per le cure, forse no, di certo lei ha deciso di posticiparle a dopo la nascita di Francesco. L’ha fatto con gioia, dicendo il suo “Eccomi” ancora una volta, pensando prima di tutto al bene della creatura che portava in grembo. Conoscevo Chiara indirettamente, perché amici comuni me ne avevano parlato prima che la storia prendesse quella piega drammatica che poi l’ha consegnata all’eternità. Ho

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conosciuto Enrico due settimane dopo il funerale di Chiara, chiamato a fare il padrino del figlio di suoi amici. Posso dire che mi hanno raccontato ed ho visto persone normali, appassionate della vita, sensibili ed equilibrate. Con una luce dentro gli occhi che ti scalda e ti fa ringraziare Dio per tutto quello che hai avuto. Che ti fa dire, come ha detto frate Vito nella sua omelia al funerale di Chiara, “questa mattina stiamo vivendo quello che duemila anni fa visse il centurione, quando vedendo morire Gesù disse “Costui era veramente figlio di Dio”. Ma a questo momento finale, a questa fede che pare stratosferica, Chiara c’era arrivata invece pian piano, “seguendo la regola appresa ad Assisi dai francescani che tanto amava: piccoli passi possibili”. La regola delle tre P, che l’ha preparata all’incontro con lo Sposo, come nel passo delle dieci vergini, non senza dolori e sofferenze, ma anche con tante gioie. Un intreccio fittissimo e non scindibile. Come quando, dopo l’incontro a Medjugorje, si sono sposati, e dopo pochi mesi hanno scoperto di aspettare una bimba. E poi quando hanno saputo che, per una malformazione, la bambina non sarebbe vissuta a lungo. Hanno scelto di farla nascere lo stesso, e hanno gioito per ogni momento di vita di Maria, celebrando il battesimo ed accompagnandola nella sua “nascita in cielo”. Ecco come Chiara descrive quei momenti: “Quando aspettavo Maria, se avessi abortito, non


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penso che avrei ricordato il giorno dell’aborto come giorno di festa. Invece ricordo la gioia di quel momento, quando è nata. Alle mamme vorrei dire che conta il fatto di avere avuto il dono del figlio, non il tempo che ci è riservato di stare con lui”. Dopo qualche mese, Chiara è di nuovo incinta. Questa volta è un maschietto, ma anche in questo caso, le ecografie non danno riscontri rassicuranti: il bimbo nascerà senza gli arti inferiori. Alla fine della gravidanza, nuovi esami fanno capire che anche per Davide la vita sarà breve. Ed anche in questo caso i due genitori assistono alla nascita, al battesimo e ad un’altra salita in cielo. Il resto è noto. O forse no: perché Chiara, che è morta “non solo

serena, ma felice”, nelle parole di frate Vito, ha sempre avuto un pensiero per gli altri. Arrivando a fare un nuovo pellegrinaggio a Medjugorje, quando già la sentenza definitiva era stata scritta, assieme alle famiglie degli amici, a tante giovani coppie e bambini. Pur con grande fatica, ma Chiara voleva “aiutare gli altri ad accettare il dolore, a capire ai piedi della Madonna il senso della vita qui su questa terra”. Chiara ed Enrico hanno dato concretezza agli inviti di Giovanni Paolo II ad aspirare alla santità, a quella “misura alta della nostra vita quotidiana”. A quel papa erano molto legati, tanto da fare proprio il suo motto di affidamento a Maria: “Totus tuus”. Il Cardinal Vallini, presente alla celebrazione, l’ha definita “una seconda Gianna Beretta Molla”, riferendosi alla mamma milanese proclamata santa qualche anno fa. “La vita è come un ricamo di cui noi vediamo il rovescio, la parte disordinata e piena di fili” ha proseguito il cardinale. “Di tanto in tanto, però, la fede ci permette di vedere un lembo della parte dritta. Io non so cosa ha preparato Dio attraverso questa donna, ma è sicuramente qualcosa che non possiamo perdere, e ci ricorda di dare il giusto valore a ogni piccolo o grande gesto quotidiano”.

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OLTRE LE SFIDE DEI TEMPI

Consumo, ergo sum?  Stefano Bertoni

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risi: mai come in questi anni, e sempre più via via che il tempo passa senza riuscire a vederne l’uscita, questo termine ha ormai invaso i discorsi e i pensieri di tutti. Sono arrivati tanti duri colpi, e in questa situazione la famiglia si è confermata il principale baluardo della società italiana, il più importante ammortizzatore contro la crisi. Uno studio di Federdistribuzione stima in circa il 20% in più l’aumento del prelievo fiscale negli ultimi anni, per un impatto medio di circa 1.200 euro annue a famiglia. In questo contesto la “spending review” molte famiglie italiane l’hanno già fatta da tempo, prima ancora di sapere cosa significasse tale espressione. Non è stata una scelta tra diverse opzioni possibili, ma semplicemente una necessità imprescindibile: quando nelle case entrano meno soldi e crescono le preoccupazioni per

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il futuro, tagliare e razionalizzare le spese diventa una necessità. Viene in mente in proposito un’intervista del 2009 al cardinale Dionigi Tettamanzi, ex arcivescovo di Milano. Nella consapevolezza delle difficoltà che si stavano vivendo, colpiva l’accento del Cardinale nell’individuare le opportunità dei cambiamenti in corso, più che i rischi di tale situazione. L’uscita dal tunnel della crisi potrebbe significare anche l’imbocco di nuove strade, con una segnaletica fatta non solo dai numeri, dagli indicatori economici, ma innanzitutto dal rigore dell’etica, come invocato proprio in questo periodo di fronte ai nuovi scandali recenti sulle spese facili e vergognose di numerosi politici. Al contrario, la crisi può far avvicinare a stili di vita in cui riprendano centralità termini come sobrietà e solidarietà, che forse un po’ tutti avevamo smesso di declinare. Secondo il cardinale Tettamanzi la sobrietà è “una virtù preziosa per ricondurre il nostro comportamento quotidiano alla “giusta misura”. E una via privilegiata che conduce alla solidarietà, alla condivisione vera e concreta di tutto ciò che è necessario per vivere secondo la dignità umana, che appartiene a tutti senza alcuna discriminazione. Chi è sobrio vede anche l’altro”.


OLTRE LE SFIDE DEI TEMPI

Sobrietà non significa o non è esclusivamente astensione o riduzione dai consumi, né il calcolo esasperato di tutto quanto si potrebbe evitare di avere e di comprare. La sobrietà è uno stile di vita complessivo: nelle parole, nell’esibizione di sé, nell’esercizio del potere, nei comportamenti quotidiani. Ai livelli più alti si è agito senza tener conto che dietro alla compravendita e alla speculazione sulle materie prime, sui titoli e sui prodotti finanziari c’erano sempre delle persone concrete, delle famiglie e dei lavoratori che da quei beni si aspettavano un vantaggio economico. E invece spesso hanno trovato imbrogli e ingenti perdite di denaro. Una parte di responsabilità è certo anche di quelle persone e famiglie che si sono lasciate attrarre dal guadagno facile, da ottenere non con il lavoro, ma con l’azzardo. Magari per sostenere e incrementare uno stile di vita al di sopra delle proprie possibilità, di certo uno stile di vita non sobrio. Ecco perché oggi si sente sempre più pressante l’esigenza di tornare al fondamento etico dell’economia, e rimettere al centro del sistema la persona umana nella totalità dei suoi valori. Una visione dell’uomo che vive, lavora e desidera solo l’atto del consumo, come di fatto si stava sviluppando fino alla crisi attuale, era una visione perdente, all’interno della quale si stava assistendo allo snaturamento della sua dignità. Nell’intervista il cardinale Tettamanzi sottolinea come l’uomo sia stato creato da Dio per amare, non certo solamente per consumare, e come esso debba consumare per vivere, non vivere per consumare. Non si mira però ad una sobrietà che si contrapponga all’idea del consumo: si deve piuttosto perseguire un atteggiamento che aiuti l’uomo a divenire responsabile anche nell’atto del consumo. “La sobrietà è la via che rende le persone responsabili nel consumare per quello che si può, per quello che serve, per quello che è utile”.

Sulla stessa lunghezza d’onda una recente omelia di mons. Vincenzo Pelvi, Ordinario militare per l’Italia, per la festa di S. Matteo, Patrono della Guardia di Finanza. Partendo da un’analisi del brano evangelico della chiamata di Matteo da parte di Gesù, mons. Pelvi ricorda che “la ricchezza è simile a un serpente: se uno non sa prenderlo a distanza, sospendendo la bestia per l’estremità della coda, questa si avvicinerà alla mano e la morderà. Non chi ha e conserva, ma chi dà agli altri è ricco... Una concezione consumistica della vita è sempre apparentata con una visione individualistica che blocca la persona nella soddisfazione privata ed egoistica, che non migliora il mondo ma sfrutta la ricchezza a proprio vantaggio” . Forse la crisi attuale, senza negare i problemi ad essa connessi, ci sta offrendo l’occasione per prendere il serpente nella maniera giusta.

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OLTRE LE SFIDE DEI TEMPI

Cosa chiede l’Associazione ai suoi Capi?

ANDARE A VOTARE  Sergio Colaiocco

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ei prossimi mesi andremo a votare, in più occasioni. Per iniziare a riflettere, ecco un contributo che ci ricorda la posizione dell’Associazione e quella della Chiesa. Rispondere alla Chiamata al servizio di Capo è certamente una forma di testimonianza delle proprie scelte, della propria scala di valori e quindi, in senso lato, una scelta indirettamente politica. Potrebbe, allora, sorgere il dubbio circa la coerenza di una linea associativa che da un lato rifugge da pubbliche prese di pozione partitiche ma che, dall’altro, chiede ai Capi l’adesione ad una ben determinata scala di valori, cioè ad ideali ben chiari, ad una ben precisa antropologia. Questa è un’apparente ambiguità, su cui è bene soffermarsi. Sappiamo che non esiste una educazione neutra; educare vuol dire proporre un cammino, tracciare una strada, dare un senso al fare quotidiano, dare all’azione del giovane un perché, un pensiero. Questa linea, questo cammino, tutto il senso della no-

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stra azione educativa, ha alla base il nostro essere credenti ed il proporre, quindi, la visione sull’uomo del Vangelo. Tra le molteplici visioni sull’uomo, frutto del pluralismo etico contemporaneo, essere Capi in Associazione richiede un’adesione ad una matrice valoriale ben determinata, che è quella cattolica. In questo senso, e solo in questo senso, sembra corretto affermare che rispondere alla Chiamata al servizio di Capo è una scelta, indirettamente, politica. Se, invece, si intende l’espressione scelta politica in senso stretto – cioè la legittima libertà di impegnarsi pubblicamente nelle iniziative, azioni e strategie che meglio possono raggiungere, secondo il proprio criterio, le esigenze del bene comune – allora la scelta politica, diretta e pubblica, è impegno diverso, e non compatibile, con la scelta di essere Capi in associazione. L’esercizio del diritto di voto Ogni socio maggiorenne contribuirà, nei momenti elettorali a “dire la sua” su quale sia in concreto il programma partitico che meglio può realizzare, secondo le sue valutazioni, il bene comune. Si tratterà, comunque, sempre di scelte personali, mai collettive, ed è proprio grazie a questa impostazione che “nelle elezioni di tutti questi anni l’Associazione non ha dovuto scegliere, perché noi riteniamo che le scelte a livello politico spettino ai singoli adulti, nella loro responsabilità di persone mature” (Relazione al Ventennale dei Commissari Generali, in Azimuth n. 3/1996). È utile, forse, aggiungere che “la coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie a tali contenuti. Quando l’azione politica viene a confrontarsi con principi morali che non ammettono deroghe, eccezioni o compromesso alcuno, allora l’impegno dei cattolici si fa più evidente e carico di re-


OLTRE LE SFIDE DEI TEMPI

sponsabilità. Dinanzi a queste esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili, infatti, i credenti devono sapere che è in gioco il bene integrale della persona. È questo il caso delle leggi civili in materia di aborto e di eutanasia... dell’embrione umano... della famiglia, la libertà di educazione per i genitori per dei propri figli, la liberazione delle vittime dalle moderne forme di schiavitù: si pensi ad esempio, alla droga e allo sfruttamento della prostituzione” (cfr. “Nota dottrinale circa l’impegno dei cattolici in politica”, Congregazione per la dottrina della Fede, 24/11/2002). L’imperativo categorico per i cattolici di essere cittadini degni del vangelo non limita, però, la possibilità di ognuno di ”scegliere, tra le opinioni politiche compatibili con la fede e la legge morale naturale, quella che secondo il proprio criterio meglio si adegua alle esigenze del bene comune”. Questo perché “le attività politiche mirano volta per volta alla realizzazione estremamente concreta del vero bene umano e sociale in un contesto storico, geografico, econo-

mico, tecnologico e culturale ben determinato. Dalla concretezza della realizzazione e dalla diversità delle circostanze scaturisce generalmente la pluralità di orientamenti e di soluzioni”. È quindi estraneo ai compiti della Chiesa, ed in essa dell’Associazione, ”formulare soluzioni concrete – e meno ancora soluzioni uniche – per questioni temporali che Dio ha lasciato al libero e responsabile giudizio di ciascuno”. Anche i Vescovi italiani hanno recentemente precisato che il “criterio guida” per la scelta “è l’impegno programmatico” di assicurare “il pieno rispetto di quei valori che esprimono le esigenze fondamentali della persona umana e della sua dignità”. “Fra tutti, il rispetto della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale; la tutela e il sostegno della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna; il diritto di libertà religiosa, la libertà della cultura e dell’educazione. E quindi il diritto al lavoro e alla casa; l’accoglienza degli immigrati, rispettosa delle leggi e volta a favorire l’integrazione; la promozione della giustizia e della pace; la salvaguardia del creato”. Ma, spiegano i vescovi, questi valori “non possono essere selezionati secondo la sensibilità personale, ma vanno assunti nella loro integralità”. Papa Benedetto aveva già affermato nell’enciclica Caritas in veritate, infatti, che “Non può avere basi solide una società che – mentre afferma valori quali la dignità della persona, la giustizia e la pace – si contraddice radicalmente accettando e tollerando le più diverse forme di disistima e violazione della vita umana, soprattutto se debole ed emarginata”.

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Giocare il gioco

DUE RAGAZZI (QUASI) COME NOI... Intervista doppia ai Commissari Generali  Pietro Antonucci e Maria Sanchez

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Nome

Maria Sanchez

Incarico attuale

Commissaria Generale

Nome di Totem

Nuvola Bianca

Sposato o single

Sposata

Figli

Due figli, una ragazza di 23 anni, un ragazzo di 16

Età in cui sei entrato in Associazione (nello Scautismo) e anno

Sono entrata nel 1982

Gruppo di appartenenza

Roma 11

La cosa che ti è piaciuta di più dello Scautismo

Camminare e condividere

La cosa che ti piace oggi dello Scautismo/Guidismo

L’attualità del metodo, le opportunità di crescere sviluppando quelle capacità importanti per una donna: una donna di carattere, cristiana, cittadina del mondo.

Cosa ti ha dato lo Scautismo/Guidismo per essere ciò che sei (oppure: come lo Scautismo ha contribuito nella tua educazione/vita – quali elementi del tuo carattere ricondurresti alla tua vita Scout)

Potrei fare un lungo elenco... mi ha aiutato: • capire come affrontare le difficoltà • fidarmi e ad affidarmi crescendo nella fede • capire quali erano le mie capacità • capire quali potevano essere le scelte buone per la mia vita

La tua frase tipica o la frase di B.-P. a te più cara

“Dimmi che andrà tutto bene...” frase tipica tratta da un canto scritto da una Capo per un campo scuola e la frase di B.-P. “guarda lontano, e se puoi guarda ancora più lontano”.

La tecnica o lo strumento del metodo che più ti piace

La Comunità, il gioco, l’abilità manuale

Se fossi un utensile/attrezzo saresti

Sarei una penna, cosi almeno imparerei a scrivere meglio!

Il punto della Legge più difficile e/o stimolante

La Guida ubbidisce prontamente

Datti un aggettivo secondo ognuno dei 4 punti di B.-P.

Carattere: complesso; Salute e Forza Fisica: attiva; Abilità Manuale: impegnativa; Servizio: avvolgente

L’esperienza che non dimenticherai mai

i 33 km notturni verso Czestochova Euromoot 2007

Una cosa che non credevi di riuscire a fare

Affrontare la sofferenza della malattia di un mio caro

Quali sfide ritieni urgenti nel compito educativo verso i ragazzi

La sfida più grande è quella di incontrare i giovani entrando nella loro realtà, cogliere i loro desideri e sostenerli nella realizzazione di un progetto di vita. Affiancare la famiglia, partecipare al dibattito educativo, essere testimone di speranza

Un consiglio che vorresti dare a un giovane capo

Alimentarsi bene spiritualmente

Un pregio che riconosci a Pietro

Tre pregi: La propositività, la forza interiore e la capacità di confronto

Se potessi scegliere oggi vorresti essere... ?

Ho imparato negli anni a conoscermi, ad amare ciò che mi è stato donato, mi piacerebbe solo essere più coraggiosa!

Cosa vorresti fare da grande?

Quando non avrò più impegni lavorativi, mi piacerebbe partire come missionaria... sperando che il marito mi segua!

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Giocare il gioco

Nome

Pietro Antonucci

Incarico attuale

Commissario Generale

Nome di Totem

Antilope delle nevi

Sposato o single

Sposato

Figli

Una di 6 anni

Età in cui sei entrato in Associazione (nello Scautismo) e anno

9 anni in ASCI 10 anni in FSE nel 1977

Gruppo di appartenenza

In origine Frosinone 3 ora Firenze 26

La cosa che ti è piaciuta di più dello Scautismo

La gioia di stare con i fratelli Scout all’aria aperta

La cosa che ti piace oggi dello Scautismo/Guidismo

La capacità e la forza educativa del metodo

Cosa ti ha dato lo Scautismo/Guidismo per essere ciò che sei (oppure: come lo Scautismo ha contribuito nella tua educazione/vita – quali elementi del tuo carattere ricondurresti alla tua vita Scout)

La capacità di adattamento, l’educazione all’altro, la disponibilità e l’espansività caratteriale

La tua frase tipica o la frase di B.-P. a te più cara

Vivere il grande gioco dello Scautismo e “l’essere stato capo ti sia di lode e non di condanna”

La tecnica o lo strumento del metodo che più ti piace

La strada, l’abilità manuale, la famiglia felice

Se fossi un utensile/attrezzo saresti

Questa è dura, ma ricordando mio nonno contadino direi un misto tra una vanga ed un compasso

Il punto della Legge più difficile e/o stimolante

Lo Scout considera suo onore meritare fiducia

Datti un aggettivo secondo ognuno dei 4 punti di B.-P.

Carattere: Allegro; Salute e Forza Fisica: Buona ma Calante, ahimè; Abilità Manuale: Di soddisfazione; Servizio: Stimolante

L’esperienza che non dimenticherai mai

La nascita di mia figlia Zoe

Una cosa che non credevi di riuscire a fare

Boh, tante, adesso mi viene il ricordo del terrore provato alla base del Cervino prima di iniziare la scalata, che si è ripetuto forse alla elezione a Commissario Generale e si ripete ancora... oggi!

Quali sfide ritieni urgenti nel compito educativo verso i ragazzi

La Capacità di educare dei veri “Testimoni della speranza che è in noi”, per citare San Pietro, e la capacità di formare Cittadini del nostro tempo protagonisti della vita sociale e portatori dei nostri valori. Generando quindi capacità di discernimento e di partecipazione sociale

Un consiglio che vorresti dare a un giovane capo

Di vivere con serenità il proprio servizio senza mai perdere di vista la gioia che lo Scautismo sa dare cercandola anche negli occhi dei fratelli

Un pregio che riconosci a Maria

Maria la conosco veramente da quando ero piccolo Capo Clan, poi abbiamo condiviso tanto in Commissariato come Commissari rispettivamente Rover e Scolte, e ha sempre rappresentato per me il lavorare bene insieme nella massima apertura e gioia

Se potessi scegliere oggi vorresti essere... ?

Tutto sommato mi va bene quel che sono, non nascondendo che mi piacerebbe forse avere più tempo per il mio gruppo, magari con meno responsabilità: non so, maestro dei novizi, o magari tornare alle origini e fare quello spilungone sciroccato di Kaa

Cosa vorresti fare da grande?

Non lo so, spesso si fanno tanti progetti, ma poi non siamo noi a decidere, e' sempre Lui, e questa è anche la nostra fortuna...

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Giocare il gioco

Eccomi, pronta per il nuovo volo!  Cristina Breda Commissaria Nazionale Coccinelle

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a sempre un certo effetto pensare di doversi presentare o, meglio, di dover scegliere cosa raccontare di sé a chi legge, perché non si vorrebbe mai annoiare, ma si sa di non poter inventare cose straordinarie, lontane dalla verità. Così ho pensato di iniziare da uno dei miei primi ricordi dell’avventura Scout, proprio di quand’ero Coccinella. Ricordo, infatti, che all’inizio, non ero per niente interessata a provare questa strana esperienza ma che la mia amica Barbara ha tanto insistito finchè mi ha convinto, e una domenica ho tentato. Ricordo ancora che molte cose mi sembravano strane, ma tutto sommato divertenti e che su una delle pareti della sede ho letto una scritta che mi ha molto colpito: “Qui è severamente vietato essere tristi”. Più che un divieto sembrava una promessa fatta a chi la leggeva e questa promessa si è poi rivelata veritiera. Lo Scautismo mi ha, infatti, certamente cambiata tanto nel tempo, portando serenità e gioia nella mia vita. Mi ha fatto conoscere amiche e amici che, sebbene non più Scout, fanno ancora parte della mia vita e considero un dono prezioso; mi ha aiutata a vincere tante paure e ingenuità, mi ha fatto scoprire che è molto più bello ridere insieme ad altri e che si può sorridere, anche nella fatica, ma, soprattutto, mi ha regalato tante occasioni in cui mettermi in ascolto e poter vedere i segni con i quali il Signore mi parla, portando luce nella mia vita. Ho conosciuto il servizio in Cerchio da Scolta e me ne sono innamorata; grazie alla fiducia della mia Capo Gruppo (vengo da un gruppo femminile di cui sono molto fiera!) sono diventata Capo Cerchio, poi Incaricata di Distretto e sono cresciuta non solo nel servizio, ma come persona, diventando quella che sono oggi: un’apprendista maestra (perché penso il mestiere dell’insegnante sia sempre in divenire) che vive a Treviso, appassionata di cucina e di

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bambini, con una spiccata attenzione per il mondo missionario. Quest’ultimo, infatti, è un altro aspetto importante della mia vita, perché grazie al gruppo missionario ho conosciuto il subcontinente indiano (almeno una piccola parte) e ho lasciato un pezzo di cuore laggiù, in un villaggio un po’ sperduto del Rajastan. L’India è stata un’esperienza che mi ha aperto cuore e mente e ha arricchito tanto anche il mio modo di fare servizio; anche laggiù il mio essere Scout è emerso, senza che lo volessi, nei giochi, nelle danze, nel saper far fuoco e quando sono tornata a casa ne ho compreso ancor meglio il senso e il valore. Forse, anche questa esperienza mi ha aiutata a trovare il coraggio per dire il mio Eccomi a questa nuova missione, perché così mi piace considerare il mio nuovo servizio. È un compito che certamente mi spaventa ma so che al mio fianco avrò una straordinaria pattuglia: una grande Famiglia Felice, in cui ci si conosce e si stringono legami, si scherza, si lavora, si impara a vedere la realtà da un punto di vista diverso dal proprio e si cresce. Tutto questo è sempre stata per me la pattuglia e mi auguro continui ad esserlo per le Capo che ne fanno parte. La promessa che mi era stata fatta da Coccinella, di imparare a tenere lontana la tristezza per cercare sempre la via della felicità, è stata davvero mantenuta; inizio, quindi, questo nuovo Volo, emozionata come la Coccinella di allora, ma piena di fiducia, nel Signore e nel mio prossimo, e pronta a tentare di restituire un po’ di quello che ho ricevuto. Non posso, quindi, che concludere ringraziando chi mi ha dato fiducia sia in passato sia oggi e chi mi ha insegnato tanto, testimoniandomi un servizio umile, perseverante e fatto sempre con il sorriso. Grazie di cuore a Kety e Fratel Gerardo e a Maria Luisa, Michela e Carla, che nel mio servizio da Vice ho avuto la fortuna di incontrare e conoscere.


Giocare il gioco

Una grande CACCIA  Giuliano Furlanetto Commissario Nazionale Lupetti

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n cucina, nonna Teresa stava stirando, avevo tra le mani un’automobilina gialla e mi chiese cosa avrei voluto fare da grande. La risposta venne subito: Akela! Ora a 48 anni, con i giocattoli dei figli in mano, ripenso ancora agli anni passati al Branco Stella Polare e, ringraziando il Signore per quel bel regalo, gli chiedo di darmi una mano in questa grande Caccia. A parte dei brevi servizi in Clan e da Capo Gruppo del Treviso 9, oltre ad aver giocato come Vice Commissario Generale Scout nello scorso triennio, ho avuto la fortuna di essere Vecchio Lupo dei miei Lupetti divenuti Akela e di avere, tra di loro, due Capi Gruppo. Così succede quando si ha la Grazia di essere Akela per quasi due lustri. Sempre vicino ad Akela d’Italia, sono stato per un triennio come Vice e prima per una decina d’anni tra Akela di Distretto e di Regione. Dal 1988 in staff dei Campi Scuola e dal 1991 in Pattuglia Nazionale. La mia Caccia è da 15 anni a fianco di Carla e tre figli di Terra: Matteo (13 anni), Davide (4) e Marco (2) e due figlie di Cielo: Irene e Chiara ora sulle ginocchia del Padre. Sono onorato di poter servire la comunità di Casier, dove viviamo, come bibliotecario. Qui abbiamo sviluppato degli interventi di pro-

mozione della lettura con lo scopo di rendere i cittadini più protagonisti della propria vita. Mi lasciate dirlo? La mia vita è proprio una Caccia, tosta, sotto tutti i punti di vista. Akela sta a significare colui che è solo, ma questo succede nel Branco di Lupi di Seonee. Sappiamo che Akela degli uomini non può mai essere solo. E così mi sento in ottima compagnia. Percepisco un flusso unico che parte dalla tradizione di Gilwell Park e che grazie ai miei predecessori nel lupettismo cattolico, è proseguito nei Vecchi Lupi della nostra Associazione con i quali ho avuto la Grazia di cacciare. Se da una parte questa lunga storia ti fa sentire come un nano sulle spalle dei giganti, dall’altra ti permette di apprezzare un bagaglio non solo metodologico ma soprattutto di Fede. Fissando lo sguardo si riesce a intravedere una lunga via, che parte molto lontano e che si perde nell’orizzonte della Salvezza. Il passato è strettamente legato al nostro futuro perché nessuno è un solitario, ma ce ne facciamo carico sostenuti da quei vincoli fraterni che permette ai Vecchi Lupi d’Italia di rimanere sempre all’erta e in Caccia chiunque sia il Capo del Branco. La ricchezza che è la Branca Lupetti e la Pattuglia Nazionale che ne è il motore, mi si sono figurate, in questi giorni di inizio Servizio, come un melograno. Quando si spacca, mette a disposizione i suoi succosi semi insieme dolci e aciduli. Sogno che sempre di più la ricchezza della Branca Lupetti – come i semi del melograno – possa divenire propria di tutti i Branchi del nostro Paese, come una cascata che trae la sua forza dai salti che compie tra le rocce: dai Vecchi Lupi d’Italia che si affacciano alle varie realtà Regionali e si fanno prossimi ai Vecchi Lupi di Distretto e finalmente ai Consigli di Branco. Così ci si continui a sentire tutti sotto la stessa Legge, la Legge del Branco ma soprattutto del Padre, perché sappiamo che Il Lupetto ascolta il Vecchio Lupo e abbiamo bene in mente qual è l’unico e vero Vecchio Lupo! AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 4/2012

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Giocare il gioco

Chi mi ha aiutato a crescere  Lodovica Cantono di Ceva Commissaria Nazionale Guide

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oh!...mi è stato chiesto di presentarmi... e come si fa?! Dico chi sono? Cosa faccio? Come sono? ...non so. Forse però posso dirvi chi mi ha aiutato a crescere e, ringraziandoli, raccontarmi. Così inizio da Iaia e Gaia, le mie prime Capo Cerchio, che riuscirono a conquistare in un attimo il mio cuore diffidente di bambina di famiglia Scout, e ancora sono nella mia vita... Poi c’è Francesca, la matta, prima squadrigliere insieme e poi mia Capo Squadriglia; non la Capo Squadriglia perfetta, ma capace di un entusiasmo travolgente. Claudio e Gianni, fratelli esploratori mai persi, con i quali io – Guida – ero in costante competizione... sia tecnica che intellettuale. Marta, Capo Squadriglia insieme, Scolte insieme, Capo insieme. Una sorella. Confronti continui per riuscire a “fare del nostro meglio”; negli anni abbiamo trovato un equilibrio, altre sorelle – Chiara – e siamo cresciute insieme. Claudia, la mia Capo Fuoco: divertente, tenace, solida... Capo, donna, sposa... è stata tante cose per me. E ancora Attilio, il mio Capo Gruppo: mi diede da Coccinella la specialità di Piccolo Europeo e a 24 anni il

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brevetto di Capo Riparto. Colui che il giorno che prese corpo l’idea di farmi diventare Capo Riparto a 19 anni, si presentò con un mucchio di fotocopie e un fiore. Fulvia, oggi l’incredibile suor Fulvia, suora di clausura. Una delle menti e dei cuori più aperti che conosco. che nel passarmi il suo servizio come Incaricata di Distretto di branca guide nel 2000 mi disse: “Sarai la capo del nuovo millennio!” Padre Ivan, che dire: una roccia, di quelle solide e “buffe”, come quelle a cui dava i nomi. Il suo “se puoi, devi” risuona in me come eco perpetuo e bellissimo. Poi la mia Strada continua, piena di incontri, determinanti per il passo successivo. Infiniti Grazie che richiederebbero un elenco infinito. Fino ad arrivare alla Pattuglia Nazionale, dove sono approdata coinvolta da Annarosa, mia Capo Campo al Primo Tempo: una capo fuori del mio Gruppo, fuori del mio distretto, fuori della mia regione...ma che ci stava dentro con tutti gli scarponi! Da li un coinvolgimento crescente. Da Marilù a Carla, passando per tutte quelle sorelle che desiderano come me una Buona Caccia... Grazie!... adesso ne inizia un’altra di caccia... Così arriva l’esperienza di Tracce, un servizio a volte alienante, ma vissuto in un ambiente talemente stimolante, fatto di teste e cuori, che ancora oggi sono speciali per me. Poi i Campi Scuola: l’avventure con il fazzoletto blu più belle. Il Campo Perfetto: Armonia, voglia di fare e fare sempre meglio. Incontri tra persone diverse ma tutte con un unico ideale... una specie di magia... e allora grazie agli assistenti, alle cambusiere, alle compagne di staff e per finire alle allieve, tutte, di cui a volte posso scordare il nome, ma il viso mai. Per chiudere voglio ringraziare le Coccinelle, le Guide e le Scolte che ho avuto la fortuna, l’onore e la gioia di accompagnare in questi anni. Ma l’ultimo grazie lo voglio dire a Paolo. Chiedete a lui perché.


Giocare il gioco

Con l’aiuto di Dio...  Fabio Sommacal Commissario Nazionale Esploratori

“C

on l’aiuto di Dio...” è la prima parte della promessa Scout pronunciata 28 anni fa, una domenica mattina al termine della S. Messa, nella casera “Malga Canal del Gat”, dove col mio riparto eravamo andati in uscita: lo ricordo ancora, come se fosse ieri, era metà marzo 1984 e fuori c’erano 70 cm di neve fresca, un paesaggio da favola, ma non era una favola, era tutto vero! “Con l’aiuto di Dio” è il primo pensiero, la prima preghiera che ho fatto pensando a questo triennio 2012-15 che mi vede Commissario Nazionale Esploratori, io che certo mi sento piccolo piccolo se penso ai Capi che mi hanno preceduto in questo servizio: Attilio, Ciano, Paolo, Alberto (solo per citare quelli a me più cari e rigorosamente in ordine di data del loro servizio)... Che esempi sono stati per me e per molti altri capi della nostra Associazione, e che esempi sono ancora! Ecco allora che, con l’aiuto di Dio – donatomi anche dalle persone che mi stanno accanto – mi presento: abito da sempre a Belluno, piccola cittadina delle Dolomiti. Sposato con Luisa, anche lei ingegnere come me, abbiamo due bambini: Chiara, che ormai ha 5 anni, e Andrea, di 2. Sono un libero professionista che progetta edifici e infrastrutture, ma che anche (per una grande passione educativa) ormai da anni insegna Topografia ai futuri geometri. Sono molto legato alla mia famiglia attuale, con la quale cerco di passare più tempo che posso, e a quella di origine, grazie anche a due genitori che ora svolgono magnificamente il loro servizio di nonni, permettendomi di assentarmi da casa e svolgere ora con serenità questo mio servizio, sapendo che lascio i miei piccoli in ottime mani! Entrato negli esploratori mi sono subito entusiasmato alla vita Scout, avendo la fortuna di poter vivere con la mia squadriglia tante belle avventure nei boschi vicino casa. A 18 anni, e per 10 consecutivi, eccomi col servizio di Capo Riparto, incontrando nella mia strada tanti esploratori che mi

fanno crescere come persona, come Scout, e mi donano tanta voglia di stare con loro, di stare con i giovani, di vivere per i giovani! Negli anni successivi altri incarichi: Capo Gruppo, Incaricato di Distretto Esploratori, Commissario di Distretto... ed ora eccomi qua, a guidare la P.N.E. verso l’Eurojam 2014! Già, l’EJ... solo sentito quello del 1984, porto il mio riparto da Capo nel ’94 a Viterbo, vivendo una bellissima esperienza che ripeterò nel 2003 in Polonia da Capo Bivacco! In questo triennio non ci sarà solo l’Eurojam come impegno per la Branca Esploratori, ci sono altre realtà sulle quali già ci stiamo concentrando: la vita di squadriglia (che sia un’autentica avventura!), la formazione dei Capi (perchè non si sentano mai soli, ma sostenuti da una associazione che cammina accanto a loro) e la vita all’aria aperta, nella Natura, in riva al mare o fra le montagne a me tanto care (e magari con le cime innevate come vedo dalle mie finestre per molti mesi all’anno), per poter meglio capire che siamo circondati dall’opera, dalla mano di Dio, e che a lui dobbiamo tutto: ogni nostra giornata, ogni nostra gioia, la nostra vita! Buona Caccia! AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 4/2012

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Giocare il gioco

MI PRESENTO...  Adelaide Cantono di Ceva Commissaria Nazionale Scolte

“C

iao, mi presento, mi chiamo Aline e sono...” Sono... che? Presentarsi è decisamente più facile a dirsi che a farsi!!! Forse perché non so da quale “Aline” iniziare... • C’è l’Aline con una sua storia personale: sono romana, la prima di tre fratelli e sono sposata da 2 anni con Filippo con cui vivo a Torino. • C’è l’Aline “lavorativa”: sono diplomata in illustrazione all’Istituto Europeo di Design di Roma, disegno per case editrici e siti web e a volte indosso gli scarponi anti-infortuni e la tuta di decoratrice d’interni nei cantieri. • C’è l’Aline “Scautistica”: entro nel cerchio del Rm 46 nel 1981 (31 anni fa, cavolo!) e “Parto” 13 anni dopo. Nel 1995 vengo chiamata al Roma 9 e ad una sfida esaltante: aprire un Fuoco dove non ce n‘era mai stato uno e lì mi innamoro della terza branca! Finisco anche con il ricoprire la carica di Capo Gruppo, poi la mia vita personale mi porta a prendere un paio di anni “sabbatici”... sembrava avessi “finito di fare gli Scout” e invece a sorpresa 5 anni fa torno come Incaricata Scolte della Regione Lazio e della nuova macro-regione Ovest. Ho gestito la rubrica delle interviste per Carnet di Marcia fino a ieri... e adesso eccomi qui!

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• C’è l’Aline “fisica”: alta 1,72, castana (se non mi tingo), occhi marroni, occhiali e... vabbè... sorvoliamo... • C’è l’Aline con il suo carattere: diciamo che quando mi hanno detto “Sei solare” ancora me lo ricordo e lo considero il miglior complimento! A qualcuno appaio insicura, a qualcun altro invece forte e decisa, forse perché ho bisogno di fare molte domande per capire chiaramente le situazioni e perché tentenno se non mi è chiaro dove una scelta può portare... in realtà sono una precisetta che se ha davanti un problema deve provare in ogni modo a risolverlo, avendo però prima in mano tutti gli elementi necessari per possedere una visione concreta, obiettiva e realistica della faccenda. Mi piace molto imparare a distinguere cosa fa bene e cosa fa male e adoro ascoltare i Maestri, solo quelli veri e saggi però! Come criterio per le mie scelte e valutazione del mondo uso la Bellezza, ovunque essa si trovi, palese o nascosta (miracolosamente ne ho scovata tanta anche nelle situazioni più incredibili e apparentemente tristi e dolorose!). • Ed infine c’è l’Aline che ha scoperto di essere una figlia di Dio, ed è questa quella a cui tengo di più! Poi incontriamoci e frequentiamoci che famo prima!


Giocare il gioco

A proposito del settimo articolo della Legge

Legalità: illusione o conquista?  Paolo Morassi

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orse qualcuno penserà che scriviamo questo articolo sull’onda di casi di cronaca avvenuti negli ultimi mesi. Magari proprio a quello di un politico, indagato per la sottrazione di milioni di Euro dalle casse del suo partito, relativamente al quale i media hanno un dato grande risalto al fatto che sia “proveniente dallo Scautismo”. In realtà, la scelta del tema da tirare in ballo della “legalità”, relativamente al 7° Articolo della Legge (“Lo Scout ubbidisce prontamente”) viene da più lontano, e vorrebbe proporre qualche elemento utile a discutere più ampiamente, con i Rover, di questo Articolo della Legge. Due parole però, sul caso del politico, le vorrei dire. Confesso che, in principio, mi ha dato molto fastidio il fatto che la provenienza dallo Scautismo fosse stata evidenziata in quel modo. Mi sembrava che fosse come a voler sottendere: “Visto? Anche gli Scout possono rubare come tutti gli altri!”. Ora, per essere chiari: questa affermazione, almeno a livello potenziale, è assolutamente vera! Nessuno può seriamente

pensare che la semplice appartenenza al Movimento determini, di per sé stessa, una superiorità morale! Ma quella perniciosa evidenza mi dava comunque veramente fastidio. In un secondo tempo poi, ho individuato un secondo tema, più sottotraccia, sul quale riflettere a proposito di quella insistita e fastidiosa sottolineatura. È successo quando ho sentito il segretario di quel partito dire in televisione: “Mi fidavo di lui, veniva dagli Scout!” (sintetizzo, ma assicuro che il senso era quello...). Allora mi è tornata in mente la riflessione che avevamo proposto diversi numeri di Azi-

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Giocare il gioco muth or sono, quella sul primo articolo della Legge “Lo Scout considera il suo onore meritare fiducia”, quando avevamo cercato di proporre qualche idea sul tema della “riconoscibilità” (in positivo) e dell’apprezzamento che possono derivare, nell’ambito di studio o di lavoro di ciascuno, dalle caratteristiche di affidabilità e di serietà che dovrebbero essere proprie del Rover Scout. Cerchiamo allora di fare una sintesi in tre punti: • è certamente vero che essere Scout, cioè perseguire e proporre valori come l’affidabilità, l’onore, la lealtà, ecc, non dà, “automaticamente”, una diversa statura morale rispetto alle altre persone che non sono passate dall’esperienza dello Scautismo; • è però altrettanto vero che questa esperienza propone un modello chiaro e positivo (del quale la Legge Scout è la sintesi), nel quale riconoscersi per impostare la propria vita e le proprie azioni; • infine, quello che bisogna tenere presente è che il mondo, spesso, ci chiede di riconoscere quei valori nel nostro operato Anche chi non li condivide, anche chi non ci crede, anche chi ci sfotte, è pronto a chiederci conto di quei valori che il Movimento va diffondendo come sue linee guida Magari lo fa in modo strumentale, malizioso, nel tentativo di ficcare il dito nella piaga di una nostra debolezza... Ma questo non cambia il contesto: da certi valori noi – che nel Movimento diciamo di riconoscerci – non possiamo smarcarci! Quindi: il “mondo”, quando ci identifica come

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Scout, ci chiede anche di operare come tali, cioè di rappresentare e testimoniare quei valori che il Movimento propone e diffonde. Teniamolo presente... Ed ora – anche sulla scorta di quanto appena detto – arriviamo al tema centrale di questo articolo: “ubbidire prontamente”. Insieme all’Onore, questo dell’ubbidienza è, nella Legge Scout, un concetto che più degli altri sembra proprio discendere dalle origini più profonde dello Scautismo, quelle che risalgono alla esperienza militare di Baden-Powell, ai ragazzi di Mafeking, ecc. Ma cosa può significare questo articolo, questo concetto, per noi, oggi? E per i nostri Rover? In quanto Scout cattolici, potremmo anche approfondire il tema della “ubbidienza cristiana” (ai pastori, alla Chiesa, ecc.) ma questa volta, come anticipato, vorrei invece proporre il tema della legalità. Ubbidire a chi? Alle leggi. Ma il concetto, o meglio la cultura della legalità, ovviamente non è solo questo. Ma cos’è una cultura della legalità? Non parliamo semplicemente di osservare le norme per paura della


Giocare il gioco pena. Questa non è cultura, non è scelta. Questo è: “non salto la rete, perché è elettrificata”. Ma se per caso va via la corrente... sono pronto a prendere la rincorsa! No. La legalità è qualcosa di diverso: è entrare nelle ragioni della regola, per poterne comprendere, e condividere, il senso. Allora l’ubbidire non è più individuare l’autorità e soggiacervi per paura della sanzione, ma diventa riconoscere un’autorevolezza fondata nel senso della regola, che viene compreso e fatto proprio In quel momento, l’ubbidienza diventa una scelta di libertà. A qualcuno potrà sembrare che il tema della legalità sia distante dalle proprie realtà, oppure che riguardi principalmente le realtà “difficili”. Qualcuno potrebbe pensare: “Sì, ma alla fine, i miei Rover, ragazzi di 16-20 anni, che illegalità vuoi che facciano? Piccolezze, peccati veniali...”. Attenzione, però! Non saremmo buoni Capi se ci convincessimo che i problemi dei ragazzi in età Rover non sono i problemi anche dei nostri ragazzi... È evidente che, per i Capi di diversi Gruppi che operano in realtà caratterizzate da alte criticità sociali, come emarginazione, isolamento, degrado sociale, presenza di criminalità organizzata, ecc., il tema della legalità diventa ineludibile ed allo stesso tempo altamente critico e impegnativo. Ed è fantastico talvolta leggere su Azimuth o su Carnet di Marcia delle attività e delle iniziative che si prefiggono di raccogliere anche gli Scout insieme al resto della comunità sociale, per testimoniare il proprio “no” alla malavita ed alla illegalità. Tuttavia, credo che anche nel piccolo dell’esperienza quotidiana, di noi e dei nostri Rover, esista una galassia di illegalità, delle quali talvolta è perfino difficile rendersi conto, ma che – messe una vicino all’altra – sono in grado di influire sui nostri ragazzi e di cambiarne l’atteggiamento. Sono meno evidenti e conclamate di quelle delle realtà “difficili”, ma sono altrettanto pericolose in termini di incidenza sul Carattere dei Rover! Senza voler

utilizzare toni troppo tragici o moralistici, mi sembra di poter affermare che nella realtà i nostri ragazzi, tutti i nostri ragazzi, e anche noi stessi, viviamo in una nuvola di illegalità, che è sia subita che ricercata. Quanti di noi hanno lavorato o tutt’ora lavorano in “nero”? A chi non è mai successo di vedersi proporre l’alternativa “sconto o fattura”? Quanti di noi e dei nostri ragazzi rispettano sempre i limiti di velocità e le norme del Codice della Strada? Chi non ha mai “aggirato” (eufemismo!) il copyright per un software, un film, un brano musicale? Lo ripeto: non voglio fare un discorso moralista. Sarei patetico. Però vorrei proporre a ciascuno di riconoscere oggettivamente e serenamente la responsabilità delle proprie azioni! Allora, che fare? Affrontare, prima con noi stessi e poi con i Rover, il livello di maturità e di consapevolezza del nostro senso di legalità. Costruirlo, o ricostruirlo se serve. E mantenerlo, come una cosa preziosa, aggiornarlo, vigilare su di esso. Questo è ciò che ci è chiesto come persone adulte (o che adulte lo stanno diventando, come i Rover) per confrontarci in modo serio e maturo con il settimo articolo della Legge. Se non sarà così, rischiamo che il senso di questo articolo non esca mai dalla nostra esperienza di Esploratore. E quindi non serva alla nostra vita da Rover Scout.

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Giocare il gioco

Campo Nazionale Scolte e Rover 2012

Un Made in Italy da ricordare  Michela Bertoni

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La novità del lavorare insieme, Scolondividere le emozioni, le te e Rover, e del dover sempre mosfide, i traguardi, le difficoltà tivare (all’inizio un po’ per autodied i pensieri di un’avventura fesa, poi per reale gusto del concosì intensa come il Campo NazioCAMPO NAZIONALE 2012 fronto) le affermazioni e le tradinale non sarà cosa facile e mi sono SCOLTE e ROVER zioni di branca, ci ha portato a casforzata di fare l’impossibile per “trasportare”, con le prossime righe, chi non pire quanto sia importante nella programmac’era all’interno di quei giorni. Intanto, anche zione mantenere l’attenzione sul progetto edunei timori e nelle preoccupazioni di quei mo- cativo anche nel particolare. Abbiamo scelto di motivare sempre le scelte menti. Ci siamo giocati in 9 giorni i progetti, le attività e il servizio degli ultimi tre anni, fatte (contenuti, tempi e modalità) perché così sperando di trasmettere quella passione edu- anche le Capo Fuoco e i Capo Clan avrebbero potuto crescere insieme a noi. Scegliere l’ambito cativa che ha dato alle nostre pattuglie: dell’attività (natura, civismo, espressione, canto, • una grande voglia di sognare • la forza di impegnarsi e di non acconten- spiritualità, abilità manuale) con un anno di tarsi mai delle idee iniziali, ma aspirare a anticipo significava dare la possibilità di arrivare fare sempre meglio attraverso il confronto preparati al campo – e quindi di poter realizzare con capi esterni alla pattuglia e con persone e vivere cose ancora più belle rispetto a quelle derivanti dall’improvvisazione pura. non appartenenti al mondo Scout Scoprire i gemellaggi in anticipo di oltre 6 • l’umiltà per bussare a tante porte nel nome mesi dava la possibilità di conoscersi anche a di una giusta causa • la concretezza dell’affidarsi a Dio per quella distanza (e con i mezzi tecnologici di oggi era pennellata di colore che Lui solo può dare, un peccato non farlo!); gemellarsi con una unità del proprio distretto significava creare al di là di tutti i nostri sforzi. Siamo partiti presto con la programmazione, un legame che aveva la concreta possibilità di e praticamente ogni scelta, anche logistica, è durare nel tempo, oltre l’emozione di quei stata preceduta da una riflessione pedagogica. giorni, e scoprire che si può imparare molto

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Giocare il gioco Fuoco lo spazio per poter guardare al singolo, declinando i motti in temi di marcia. Mantenere percorsi separati per Scolte e Rover è stata la conferma chiara di come questo progetto volesse valorizzare la scelta intereducativa con gli strumenti propri del metodo, ed in nessun modo cambiarli. Diversificare la proposta in 6 ambiti di attività significava testimoniare che l’intereducazione è un aspetto educativo che dobbiamo conoscere bene, perché può dare i suoi frutti in tanti contesti, a patto di farla emergere nel modo giusto – senza forzare ma sapendo riconoscerla. Ed ancora: fare acquisti responsabili, con materiali che poi fossero anche acquistabili dai Fuochi o dai Clan (e sono andati a ruba!!!) ha significato vivere i concetti di “Laborioso ed economo“ della Legge, così come proporre solo l’uso di saponi bio piuttosto che impegnarsi nella raccolta differenziata ha testimoniato la possibilità di prendersi cura dell’ambiente anche se con i grandi numeri questo può risultare

non solo da chi vive in un contesto diverso ma anche da chi è più vicino a noi. Avere a disposizione i percorsi a fine febbraio – anche se poi abbiamo continuato ad “aggiustarli” continuamente – voleva trasmettere l’idea che alla route o al campo mobile non si comincia a pensare nell’ultimo mese di attività, anzi è importantissimo creare un senso di attesa e avere già diverso tempo prima un obiettivo a cui tendere, coinvolgendo nella sua preparazione proprio le Scolte o i Rover. Pensare a motti comuni per le singole giornate di route significava sentirsi in cammino e in comunione con tutti i Rover e le Scolte del campo, pur essendo poi divisi in gruppi più piccoli, e lasciare anche a Capo Clan e Capo AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 4/2012

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Giocare il gioco più complesso. Mettersi in gioco con entità esterne come la Protezione Civile, la Direzione Forestale, l’Ente Parco delle Dolomiti Friulane, Veneto Agricoltura (Parco del Cansiglio) ci ha donato una ricchezza di confronto con altre persone che si spendono gratuitamente per il bene comune o che hanno scelto di lavorare con passione all’aria aperta e a contatto con la natura, trasmettendoci semplicità ed ottimismo. E dopo tutto questo, cosa ci portiamo a casa? Innanzitutto la conferma che la Strada è l’ambiente educativo nel quale abbiamo la possibilità di formare le nostre Scolte o i nostri Rover, e che non è possibile rinunciarvi senza snaturare il metodo. La chiara visione di quanto possa essere importante e concreto il servizio da Incaricati/e di Distretto. E soprattutto un’esperienza significativa: non una bella esperienza, ma una esperienza buona. Personalmente mi porto a casa un senso di gratitudine immenso per l’opportunità che ho avuto. Ho dato sicuramente molto, ma quello che ho ricevuto non ha né prezzo né confine. Ho avuto accanto tutti gli R/S del mio gruppo, da cui ero stata gioco forza un po’ lontana negli ultimi 6 anni, testimonianza di stima ed affetto sinceri che, da buoni friulani, hanno scelto di comunicarmi rimboccandosi le maniche. Ho avuto accanto le persone con cui sono cresciuta, da quando ero una guida fino a scegliere di essere Capo, e molte delle Scolte che ho accompagnato alla Partenza.

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Ho avuto l’opportunità di servire con tanti Capi e Capo che non si stancano mai di rispondere “Sì” al servizio, con la passione di un cuore giovane e la saggezza di chi ha fatto un po’ di Strada in più, con tanta voglia di fare le cose bene anche se costa più fatica. Ho avuto la grazia di vedere, dall’alto della collina ed ai piedi dell’alzabandiera, l’esplosione della vita e della gioia a fine campo, quando le persone non avevano alcuna fretta di tornare a casa ma anzi continuavano a danzare e a cantare, per cercare di godere di quella fraternità che avevano costruito durante il campo. Ma ho avuto soprattutto l’onore di servire in questo tempo e queste Capo Fuoco, che tutti i giorni si spendono con passione per educare le Guide di domani.


Giocare il gioco

Testimonianze DAL CANSIGLIO

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olevo ancora una volta ringraziarvi a nome di tutto lo staff del Centro Forestale di Veneto Agricoltura in Pian Cansiglio per il prezioso aiuto che i Rover e le Scolte FSE ci hanno dato nella confinazione dei viali forestali e nelle attività di bonifica della Foresta nella prima settimana di agosto 2012. Proprio per la positiva reciproca esperienza che è emersa nelle giornate trascorse insieme ci auguriamo di poter ripetere il lavoro in futuro, migliorandolo – proprio grazie a quanto fatto – nei dettagli logistici e di accoglienza e in alcune fasi operative”. DOTT.SSA ELENA PIUTTI, Ufficio educazione Naturalistica Pian Cansiglio

DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE Di generazione in generazione nostri avi sarebbero stati orgogliosi di aver prestato la loro terra per una cosa così bella”.

“I

VALENTINO E IVO, proprietari dei terreni del Campo Scolte

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Giocare il gioco

I NUMERI lte, 22 per Rover) 42 percorsi (20 Per Sco e Capi 1800 tra Rover, Scolte 50 comuni attraversati

UN PUNTO DI PARTENZA

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gni volta che mi viene chiesto: “E allora, il campo nazionale, com’è andato?” sorrido e la mia mente va a quei nove giorni che mi hanno visto tra le Dolomiti, così tante volte frequentate negli anni, ma in questa circostanza immersa in un’atmosfera di straordinaria condivisione... e immediatamente con il cuore ringrazio tutti i capi che hanno reso possibile quest’esperienza. Credo che, nell’organizzazione di eventi così grandi e con il coinvolgimento di così tante persone, ci sia il rischio di perdere di vista l’obiettivo iniziale; invece ho sempre percepito, sia nella preparazione che nei giorni di campo, il Bene Grande verso i nostri ragazzi e la voglia di lanciare loro dei messaggi concreti volti alla formazione di buoni cristiani e buoni cittadini. E guardando gli occhi di tutte quelle Scolte e quei Rover, che la mattina del 12 agosto erano nell’Area delle Cerimonie, so di poter dire che l’obiettivo è stato raggiunto, ed ora non resta, a noi Capo Fuoco e Capi Clan, rimboccarci le maniche e far si che di questa esperienza non resti solo una serie di “amicizie” in più nelle nostre pagine Facebook ma diventi un punto di partenza che ci sproni a non temere di puntare sempre più in alto nelle nostre attività”. VALENTINA, Capo Fuoco al Campo Nazionale

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Giocare il gioco R/S ALL’OPERA

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on più di 50 (compreso chi ha potuto essere presente solo un paio di giorni): questo il numero degli R/S che si è reso disponibile a dare una mano per i servizi generali al Campo Mobile Nazionale. Dopo un iniziale senso di solitudine e dispiacere nel valutare che l’interesse da parte degli R/S era cosi tiepido ci siamo subito dati da fare, ben consapevoli che avremmo fatto comunque tutti noi del nostro meglio. Se “a tavolino” i servizi da coprire si sapeva fossero già molti; distribuzione viveri, cucina, logistica, assistenza radio, vigilanza del Campo, e quant’altro, ad attività in corso, come prevedibile, le necessità si sono moltiplicate. È stato proprio in quelle occasioni che il nostro essere R/S ha messo tutti nell’atteggiamento corretto, fare ciò di cui c’era bisogno, questo senza guardarsi attorno per vedere se qualcun altro poteva fare al posto nostro. Il Campo Mobile Nazionale così come è la “Strada” è stato un opportunità che si è potuta vivere in modi diversi; da protagonisti, o da dietro il monitor di un P.C. attraverso i Social Network. Come R/S si sa il servizio è per noi uno stile di vita che va ben oltre l’Associazione, ma in quest’occasione più volte lo Scautismo ha sussurrato a tutti noi R/S presenti “Ho Bisogno di Te” e in questo periodo storico dove i Valori Cristiani vengono messi a dura prova e la passione confusa con l’interesse personale la nostra testimonianza è quanto mai preziosa. ALDO DE MENECH

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RADICI

BADEN, Don Andrea Ghetti  Attilio Grieco

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oce tonante, modi rudi, ma grande cuore, sempre di corsa e indaffarato, fu un prete capace di sognare e far sognare noi ragazzi, così lo ricordano in tanti. “Il cristiano non ha tempo libero, perché quello che ha lo mette a disposizione degli altri”. Quasi urlava mentre organizzava le sue “missioni” di solidarietà: dal Polesine all’invasione dei russi in Ungheria, dal Vajont all’alluvione nel Trentino, da Nomadelfia ai mutilatini di don Gnocchi, al rifugio in Stazione Centrale di fratel Ettore”. Così ricorda don Andrea Ghetti una persona che lo ha conosciuto. Nato 100 anni fa, l’11 marzo 1912, don Andrea Ghetti conosce lo Scautismo a 14 anni, incontrando degli Scouts mentre è in vacanza con la famiglia. Tornato a casa entra nel Milano 11° A.S.C.I. insieme al fratello Vittorio. Ma l’esperienza non dura a lungo perché il fascismo abolisce lo Scautismo e il 6 maggio 1928 il Milano 11° si scioglie ufficialmente. Però, nonostante i divieti, già domenica 20 maggio un piccolo gruppo di Scouts effettua ugualmente l’uscita domenicale e poi alcuni Scouts decidono di continuare a svolgere le attività. Andrea aderisce a queste iniziative che portano alla nascita delle Aquile Randagie, guidate da Giulio Cesare Uccellini (Kelly). Ognuno di loro utilizza un totem: Andrea assume quello di Baden, suo fratello quello di Volpe Azzurra. Nel 1937 Andrea con il fratello e in-

sieme a Uccellini si recano clandestinamente al Jamboree Mondiale di Vogelenzang, in Olanda, dove incontrano B.-P. Questi conferisce l’IPISE a Uccellini e lo autorizza a ricevere Promesse Scout anche al di fuori di una associazione organizzata. Nel frattempo Andrea ha maturato la sua vocazione religiosa e il 26 marzo 1939 celebra la sua prima Messa. Dopo l’8 settembre 1943, don Andrea fonda l’OSCAR (Opera Scoutistica Cattolica Aiuto Ricercati). Sono anni molto intensi, col rischio continuo di venire ucciso o, nella migliore delle ipotesi, finire in un campo di concentramento. Notevole e poco conosciuto è il bilancio in vite umane salvate, non senza lutti fra i membri dell’OSCAR. Dopo la fine della guerra don Andrea collabora per la rinascita dell’A.S.C.I. e si occupa in particolare del Roverismo. Il libro nel quale sono stati raccolti molti scritti di don Andrea sullo Scautismo e sul Roverismo (“Al ritmo dei passi”, ed. Ancora) è esaurito da anni, però si può trovare e scaricare facilmente da internet. Quello proposto da don Andrea è uno Scautismo esigente e selettivo. Eppure, don Andrea va riscoperto, riletto, in particolare da Capi, Rovers, Scolte, perché a lui si deve riferire chi vuole “tornare alle fonti” per vivere e proporre un Roverismo e uno Scoltismo cattolici che sappiano e vogliano andare “contro corrente”, senza inseguire una facile popolarità. Per approfondire: www.monsghetti-baden.it

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ORIZZONTE EUROPA

Nuovi incarichi nella FSE

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l Consiglio Federale, riunito il 6 e 7 ottobre a Bratislava ha eletto la nuova équipe federale che risulta così composta:

• NICOLETTA ORzES (Italia) Presidente Federale • TOMASz SzyDłO (Polonia) Vice Presidente Federale • MARTIN HAFNER (Germania) Commissario Federale • JEAN-yVES BARBARA (Francia) Segretario Federale Nell’augurare al nuovo Bureau ed alla nostra Nicoletta in particolare, un forte “Buona strada”, ringraziamo di cuore Giovanni Franchi de’ Cavalieri e zbigniew Minda per il servizio svolto negli ultimi sei anni come Presidente e Commissario Federale.

Nicoletta Orzes, Nata nel 1957 a Ponte nelle Alpi (BL), é sposata con Glauco dal 1984 e ha 2 figli Jacopo, Akela del Gruppo Lucinico 1, e Pietro che dopo la partenza Rover ha scelto il servizio extrassociativo. È medico dal 1982 e lavora all’Ospedale di Gorizia. Ha fatto la promessa Scout nel 1974 nel Gruppo Scout Polpet 1 (Belluno), dove é stata Scolta, capo Riparto, Capo Fuoco, vice capo Gruppo e incaricata di Distretto di Branca Scolte. Dal 1995 è nel Gruppo Lucinico 1 (Gorizia), dove è stata Capo Gruppo e, dal 2006 al 2009, Capo Fuoco; Commissaria Regionale del Friuli-Venezia Giulia dal 1991-1994, Vice-Presidente dal 1994 al 2000, Commissaria Generale dal 2000 al 2003. È consigliere nazionale dal 1994 ed è membro del Centro Studi e della Pattuglia Europa. È stata capo campo al Campo internazionale FSE delle XII stelle (formazione capi) nel 2010 a Colonia. Il 7 ottobre 2012 a Bratislava è stata eletta Presidente federale dal Consiglio Federale dell’UIGSE.

Nella foto qui sopra, da sinistra a destra: Tomasz Szydło, Jeanne Taillefer, Nicoletta Orzes, Martin Hafner, Yean-Yves Barbara.

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Un Campo Estivo gemellato in Slovacchia  Marco Sebastiani Roma 32

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ell’estate 2003 ho partecipato come esploratore all’Eurojam. È stata la mia prima esperienza di campo Scout internazionale, un momento estremamente positivo che ha segnato la mia vita Scout. Mi sono reso conto, soprattutto ora che sono Capo Riparto, che quell’esperienza mi ha allargato gli orizzonti ed ha aumentato la voglia di essere Scout. Perché allora non proporre al Riparto, in particolare a chi non avrebbe potuto vivere l’Eurojam, un’esperienza all’estero? Con la pattuglia abbiamo valutato che il nostro Riparto era in grado di poter vivere a pieno un’avventura di questo genere. I ragazzi sono uniti fra loro, l’entusiasmo è alto, i Capi Squadriglia ricoprono questo incarico ormai da due anni, quindi hanno esperienza sufficiente per gestire e preparare una squadriglia per un campo all’estero. La decisione era stata presa! Subito abbiamo pensato come muoverci per capire in che parte dell’Europa potevamo andare e ci è subito venuto in mente Marek, che avevamo conosciuto a Roma e che ora è Presidente e Commissario Generale dell’associazione slovacca. Mettersi in contatto con lui non è stato complicato. Le difficoltà cominciavano ora... tra l’inglese e l’italiano siamo riusciti

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a comunicare e a tracciare le linee guida per organizzare un campo insieme, cercando di andare incontro alle esigenze di tutti! Abbiamo deciso di cominciare a lavorare su due strade parallele: la programmazione del campo e delle attività e la conoscenza reciproca che i ragazzi avrebbero dovuto iniziare prima dell’incontro vero e proprio. Sul primo punto l’idea che ci ha trovato subito d’accordo è stata quella di organizzare il campo internazionale in sottocampi; questo ci ha permesso di condurre ognuno la propria vita di Riparto ma nello stesso tempo di poterci vedere tutti i giorni almeno per due attività. Queste sarebbero state in progressione, la conoscenza di persona doveva venire gradualmente e in maniera attenta. Avevamo preparato i nostri esploratori a vivere l’esperienza in spirito di fraternità: nessuno era lì per dimostrare di essere il più forte. Sul secondo punto abbiamo ritenuto che fosse importante far arrivare i ragazzi al campo con un’idea di chi avrebbero trovato davanti. Avevamo infatti avuto alcuni anni fa qualche difficoltà in un campo internazionale fatto in Italia con un Riparto polacco e uno tedesco dove, anche per il poco tempo avuto a disposizione, nei primi giorni di campo avevamo riscontrato imbarazzo e poca confidenza tra i Riparti, che non si conoscevano minimamente. La soluzione a tutto questo si è concretizzata in un gioco. L’idea, ripresa in parte dall’EuroJam 2003, consisteva in diverse sfide che ogni squadriglia del nostro Riparto doveva sostenere, in parte da sola in parte con una squadriglia Slovacca. Il tutto era organizzato su un sito internet nel quale ogni squadriglia aveva una pagina da riempire con foto, presentazioni, tradizioni di squadriglia e caratteristiche del proprio animale. Poteva inoltre aprire una sorta di chat con la squadriglia abbinata, per iniziare uno scambio in lingua inglese. Il giorno della partenza si avvicinava, il mezzo con cui saremmo arrivati a Bratislava era l’aereo, so-


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luzione nei fatti economica e sia come soldi che come tempo. All’aeroporto abbiamo trovato un Rover della pattuglia slovacca che ci aspettava insieme a Padre Milan, assistente Scout slovacco, e prendendo altri mezzi siamo arrivati al posto. In un paio di giorni i campi erano montati; le attività venivano alternate ospitando un giorno noi e un giorno loro. La mattina cominciava con l’alzabandiera con le quattro bandiere che sventolavano sia nel nostro campo che nel loro, poi la Santa Messa in rito greco o in rito romano a seconda dell’assistente che celebrava. A questo punto di solito ci separavamo per fare attività ognuno con il proprio Riparto fino a dopo pranzo, quando ci rivedevamo e proponevamo una gara del torneo di giochi di movimento, oppure un’attività più tecnica; poi di nuovo ognuno con le proprie squadriglie fino al fuoco serale, che spesso facevamo insieme. Altre attività memorabili sono state le missioni di squadriglia gemellate, con il percorso che passava per la Polonia, le buone azioni di squadriglia al Santuario di Litmanova, uno scambio di cucina, i giochi di intereducazione con le ragazze slovacche del rispettivo Riparto, che avevano il campo ad un’ora di cammino da noi, un grande gioco e un gioco notturno. Ad un certo punto del campo erano i nostri ragazzi che chiedevano di poter fare più attività con gli altri; questo era segno che il lavoro svolto dalle pattuglie stava funzionando... l’obiettivo fratellanza era raggiunto! In conclusione, credo che sia molto importante la preparazione, forse ancor più dei quindici giorni vissuti insieme, per far sì che questa esperienza funzioni. Noi Capi dobbiamo porre, fin dal lancio dell’attività estiva, i presupposti per una vera ed efficace azione educativa. Ciò

attraverso la chiarezza di obiettivi e la proposta ai ragazzi di un graduale ed efficace percorso di avvicinamento, per aiutarli a scendere in profondità nella conoscenza dei coetanei che andranno ad incontrare, in modo tale che sia nella preparazione sia al campo si passi dall’emozione al progetto. Allargare gli orizzonti, frase fatta? Forse sì, ma cosa più di un campo internazionale può metterla in pratica? Cosa più di questa esperienza può far capire ai nostri Scout e Guide che ci sono altri ragazzi in un’altra parte dell’Europa che vogliono vivere le loro stesse avventure, che passano le prove come loro per raggiungere i traguardi del loro sentiero e vogliono vivere in Cristo il loro essere Scout d’Europa?

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“Adalbertus 2012” Repubblica Slovacca  Alessandro Baliviera Villorba 1

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e ruote toccano la pista di atterraggio. Aereoporto di Kosice, Repubblica Slovacca, 24 agosto 2012. Recupero il bagaglio e mi avvio verso l’uscita, sapendo che Michal mi sarebbe venuto a prendere. Da distante intravedo un Rover con l’uniforme Scout ed un largo sorriso accogliente: è questo gesto che darà il via alla mia avventura di fratellanza Scout. Qualche mese prima il Commissario Nazionale di Branca Esploratori mi aveva proposto di collaborare alla Pattuglia Direttiva di uno speciale campo scuola che si tiene ogni anno nei paesi dell’est appartenenti alla FSE, chiamato Adalbertus e che prende il nome da Sant’Adalberto, arcivescovo di Praga martirizzato in Polonia. E quindi eccomi quì, in viaggio verso i monti di Litmanovà, un piccolo villaggio del

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nord-est della Slovacchia, famoso anche per le apparizioni della Vergine Maria avvenute negli anni 1990-1995 a due bambine del posto. Non è un luogo a noi del tutto sconosciuto, perche nel 2007 l’EuroMoot si svolse a pochi chilometri di distanza nei Monti Tatra. Adalbertus è quindi un campo scuola della Branca Esploratori a tutti gli effetti, con tempi, ritmi e proposte molto simili a quelli che si svolgono in Italia, con la particolarità che gli allievi provengono da vari paesi (soprattutto Polonia e Slovacchia), e suddivisi nel 1° e 2° tempo hanno l’opportunità di approfondire varie tematiche presentate da Capi anch’essi provenienti da varie Associazioni della FSE Tali presenze permettono di testimoniare la propria specificità scautistica e la sensibilità


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educativa tipica della propria nazione di appartenenza, lasciando agli allievi la facoltà di percepire le diverse sfumature. I ragazzi presenti ad “Adalbertus 2012” erano circa una quarantina: la maggior parte polacchi, una decina slovacchi, tre spagnoli, tre romeni e un ungherese. La Pattuglia Direttiva era formata da tre Capi polacchi, uno spagnolo, uno slovacco, il sottoscritto (italiano), un assistente spirituale polacco ed un cambusiere polacco. La presenza di Capi italiani in questo contesto, oltre allo spirito di collaborazione della nostra Associazione, si inserisce in un “appoggio” metodologico alla giovane Associazione Slovacca nata su impulso di Marek Smid, giovane Capo Slovacco che ha conosciuto lo Scautismo in Italia. Le chiacchierate presentate dall’Italia agli allievi riguardavano i seguenti temi: • l’avventura Scout; • la psicologia del ragazzo e gli strumenti del metodo; • l’educazione individuale; • il carattere; • particolarità della metodologia Scout italiana. Altri argomenti hanno riguardato approfondimenti tipici della Branca Esploratori. La lingua usata durante le chiacchierate ed i momenti in comune era l’inglese, salvo alcuni momenti dove prevaleva la lingua polacca, con il tentativo comunque di garantire delle traduzioni simultanee, al fine di permettere a tutti i partecipanti di comprendere quanto si stava approfondendo o dicendo. Non sono mancati i momenti di confronto e di scambio “culturale”: molto divertenti i fuochi di bivacco in cui si presentavano canti o giochi caratteristici della propria nazione, come il tentativo di cucinare piatti tipici di ogni Paese, oppure lo scambio di informazioni sulle bellezze naturali dei propri Paesi, la cultura, i monumenti. Sono stati giorni preziosi che mi hanno permesso di osservare molto e di riflettere su alcune situazioni. In particolare:

Mi ha colpito l’entusiasmo, la passione, l’energia con cui Marek ed i suoi giovani Capi stanno tentando di introdurre lo Scautismo nel territorio Slovacco (parallelamente si sta sviluppando anche il settore femminile). I chilometri per spostarsi, le difficoltà organizzative, le incertezze metodologiche e mille altri inconvenienti non stanno scalfendo una generosa tensione verso qualcosa di veramente importante e molto sentito. Quante volte in Italia diamo invece per scontate le nostre attività, i nostri Gruppi, ci muoviamo quasi con il “pilota automatico” e spesso con una sorta di stanchezza cronica? Mi ha emozionato la spiritualità Scout vissuta dalle Associazioni dell’Est, in particolare dai fratelli polacchi. Durante le Messe quotidiane o i momenti di preghiera e riflessione, sia i ragazzi che i Capi hanno dimostrato una partecipazione sincera, misurata, profonda, curando la liturgia, animando le celebrazioni con bellissimi canti, ogni gesto del proprio corpo dava la misura di un profondo legame con Gesù. A volte pensavo alle nostre Messe ai campi italiani... ai nostri ragazzi durante le Veglie ... non sempre il paragone reggerebbe, abbiamo molto da imparare! La Messa domenicale al Santuario Mariano di Litmanovà e la piacevole visita al campo di S.E. Padre Cirillo Vasil, hanno completato un bellissimo quadro spirituale.

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La consapevolezza che esistono differenze e modalità diverse di proporre lo scautismo, spesso riflesso della cultura, della storia o della specificità delle singole Associazioni. È proprio questo il bello della FSE, e sono proprio le differenze che arricchiscono!! Il confronto con altre realtà Associative è sicuramente stimolante ed aiuta a trovare nuovi spunti o riflettere sul proprio modo di proporre le attività. Il respiro europeo della FSE può davvero aiutare i ragazzi di oggi a sentirsi appartenenti ad una grande famiglia senza confini. Non possiamo permettere che le crisi delle borse, i commenti dei Primi Ministri o i fallimenti delle finanze pubbliche siano i soli argomenti per leggere i tempi di oggi: i ragazzi sono curiosi, hanno voglia di viaggiare, conoscere, sperimentare, formarsi e confrontarsi... lo Scautismo può essere un ottimo argomento europeo. Mi ritorna in mente la frase di Marcin Kuczaj (Capo Campo e Commissario Nazionale della Branca Esploratori Polacca) detta stringendomi

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la mano l’ultima sera: “Thank you for your cooperation (grazie per la tua collaborazione)”, ma si potrebbe tradurre anche come “... per la Vostra collaborazione”. Non è solo un gioco di parole, mi piace pensare che dietro a questa frase ci sia il riconoscimento di un importante lavoro di tutta la nostra Associazione Italiana nel saper lavorare e collaborare con i fratelli di tutta l’FSE ; magari il prossimo Euro Jamboree potrà essere una preziosa occasione per sperimentare questi valori. È l’ora del ritorno, partenza dal campo alle ore 4.00 del mattino. Mi incammino con Marek fino al villaggio di Litmanovà. Mi aspetta un taxi e poi una corriera per arrivare alla città di Kosice. Mentre attendo il volo in aeroporto, lo sguardo mi cade sul distintivo “ITALIA” cucito sulla camicia ed i pensieri volano a questi giorni intensi. Sono partito pensando di dover insegnare qualcosa... sono tornato in Italia avendo imparato molto! Grazie Europa, grazie FSE!


CURIOSITÀ

I Collezionisti Scout, appassionati di Scautismo  Andrea Padoin

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ualche tempo fa mi è capitato di far vedere ad alcuni Rover una vecchia foto di Baden-Powell con l’autografo originale del fondatore, che ho recuperato da un collezionista inglese ed ora fa bella mostra di sé tra le mie cartoline Scout. Un Rover ha esclamato: “ma allora questa foto l’ha toccata B.-P. in persona!”, lasciandomi di stucco per l’osservazione acuta, che io non avevo mai fatto. Il collezionismo di “memorabilia” Scout è proprio questo, in un certo senso: far rivivere la storia del Movimento attraverso gli oggetti che lo hanno accompagnato in questo secolo abbondante di vita. Da oltre vent’anni in Italia c’è un’associazione che mette in contatto i Collezionisti di casa nostra: si chiama AICoS, Associazione Italiana Collezionisti Scout e collega tra loro quasi 150 soci di tutt’Italia e di almeno una decina di Associazioni Scout diverse: Fse, Agesci, Cngei, Assb, Aegi, Masci, Avsc, Amis, e chi più ne ha più ne metta. L’AICoS è un luogo virtuale di incontro per gli appassionati di “storia e geografia” dello Scautismo: c’è chi raccoglie materiale sullo Scautismo italiano del passato, chi cerca di continuo nuovi contatti con Scouts e Guide delle più disparate latitudini terrestri, per scambiare un distintivo della Promessa delle isole Fiji o un libro sui Lupetti canadesi o una fibbia delle Guide tailandesi. C’è chi raccoglie documenti sulla storia del Movimento nella propria città e chi si appassiona di pins di tutto il mondo, o di adesivi, o di cartoline... il tutto con la voglia di allargare i propri orizzonti, di conoscere nuovi fratelli Scout, di scambiare con loro idee, progetti, oggetti. C’è chi ricostruisce l’evoluzione del Metodo Scout attraverso il cambio della foggia delle uniformi, attraverso la grafica delle riviste e delle pubblicazioni, attraverso la lettura di libri ormai introvabili. L’AICoS pubblica un notiziario, che ha il nome birichino di “Pellicano Pataccaro”, ma che è tutt’altro che una rivista di maniaci delle patacche. Vi si possono trovare articoli e foto sullo Scautismo ed il Guidismo

in Italia e nel mondo, sugli avvenimenti che hanno costellato la nostra storia, dai Campi Nazionali ai Jamborees, sulla vita del Fondatore, sugli illustratori Scout e sulle varie Associazioni che vivono come noi l’Avventura dello Scautismo. E poi i soci si incontrano: ne nascono sempre conoscenze nuove ed amicizie... Una volta l’anno ci si ritrova in una città d’Italia per un’Assemblea, e si pianifica la partecipazione agli incontri europei o mondiali. Insomma, niente cariatidi, piuttosto un modo diverso di vivere la fraternità Scout, senza limiti spazio-temporali. Vale la pena di venire a dare un’occhiata, c’è sempre qualcosa da imparare!

L’AICoS è presente sul web all’indirizzo www.aicos-italia.org. Il Presidente è un Capo CNGEI, il Segretario è un Capo AGESCI e la Redazione della rivista è curata da un Capo FSE e da un Capo ASSORAIDER. Per prendere contatti scrivere a segreteria@aicos-italia.org. La quota annuale è di pochi euro, e normalmente si resta stupiti per ciò che si riceve in cambio...

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Mons. Antonio Mistrorigo, vescovo emerito di Treviso

Un amico degli Scouts  Claudio Favaretto

“C

he uccello è la manlo sente non capisce proprio gusta?” Questa donulla. Così il vescovo, che mi manda spiritosa e chiese: “Cosa hanno detto?” Al Cosa sono gli Scout? improvvisa ci fu rivolta dal veche risposi. “Gheppi, nel volo Sono giovani in piedi. scovo in visita al campo della sicuri!”. Dopo aver salutato e Questa è la vostra ”Valle solitaria” che si stava spronato la squadriglia a ben missione di domani: svolgendo non lontano dal pasoperare, raggiungemmo l’angostare in piedi ed aiutare so della Mauria, nel 1964. L’aslo dei Picchi. Anche qui la pregli altri ad alzarsi. sistente ed io l’avevamo ricesentazione di squadriglia fu invuto, come si conviene, con il decifrabile, per cui dovetti spieIo vorrei che voi foste riparto schierato in quadrato. gare che il loro motto era “Alall’avanguardia nella Poi il Vescovo volle visitare il l’invito del bosco!”. Soddisfatto, vostra diocesi. campo. Era stato negli anni gioil vescovo fu accompagnato alE ricordate che quando vanili assistente Scout in una l’angolo delle Manguste che si sarò di là, guarderò parrocchia di Vicenza, per cui presentarono con un incomse gli Scout si sapeva bene come valutare un prensibile “Siamo sempre ardicomportano bene! campo. Allora le squadriglie, mentose!”. Allora, rivolto verso dopo il “crack” raggiunsero i di me, chiese delucidazioni, in propri angoli per accogliere l’ilquanto, rispetto ai primi due lustre ospite. Dapprima si presentarono i Ghep- animali, la mangusta non era certo un volatile. pi. Come si sa, il grido di squadriglia è proprio Ricordo questo episodio per far comprendere un grido, non una comunicazione, per cui chi quanto il presule fosse cordialmente vicino allo Scautismo, come dimostrò in tante altre occasioni, poiché ci venne a trovare pressoché ogni anno. Qualche anno dopo, al campo dell’”Airone”, quando mi scorse mi disse: ”Ti vedo sempre!” e mi strinse forte la mano. Monsignor Mistrorigo resse la diocesi di Treviso per un lungo periodo, dal 1958 al 1988, nel periodo storico, perciò, del Concilio Vaticano II a cui partecipò come Padre Conciliare. Fu un grande propugnatore delle idee conciliari e un fervente sostenitore della Riforma Liturgica, che anch’egli contribuì a disegnare in qualità di esperto. Ricordava con una certa fierezza che durante il Concilio nei banchi a lui vicini sedevano il vescovo Albino Luciani e il vescovo Karol Wojtyla, che sarebbero diventati da lì a poco pontefici. Proprio con Giovanni Paolo II intrattenne un bel rapporto, come dimostrano i soggiorni di quest’ultimo nel Castello di Lorenzago, pertinenza della Diocesi trevigiana. La sua cura pastorale fu rivolta soprattutto alle parrocchie,

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parecchie delle quali furono create proprio da lui, come quella di San Pio X° a Treviso, dove iniziai il mio servizio di capo. Nella sua lunga missione pastorale ha somministrato il sacramento della Cresima a migliaia di ragazzi e ragazze, ha ordinato oltre duecento tra sacerdoti e diaconi. Sensibile ai valori dell’arte, ha istituito il Museo diocesano di Arte sacra; inoltre ha riformato il seminario, ha costruito “Casa Toniolo” come sede delle associazioni cattoliche, ha edificato la “Casa del clero” per accogliere i sacerdoti anziani, ha acquistato la casa di villeggiatura di Lorenzago. Come si capisce, è stato un presule pieno di iniziative. Monsignor Mistrorigo ha avuto un’enorme importanza nella nostra storia associativa. Infatti, il 21 ottobre 1984 emanò il “Decreto di erezione in associazione pubblica della sezione diocesana degli Scouts d’Europa”. Fu, quindi, uno dei primi vescovi a riconoscere canonicamente la nostra associazione, sia pure a livello locale, in quegli anni così difficili. Il 12 giugno 2004, il “Centro studi Don Ugo De Lucchi” volle festeggiare i 50 anni di

episcopato del vescovo, invitandolo ad un incontro presso la “Casa Scout Anna e Franco Feder” a Treviso. Il vescovo esordì dicendo: “Sono contentissimo di essere qui, perché sono parente degli Scout: nonno e bisnonno!”. Dopo aver passato in rassegna alcuni dei suoi molti ricordi, Mistrorigo affermò: “Ora siamo in un periodo di magra per quanto riguarda il mondo dell’associazionismo; l’unica associazione che rimane in piedi è lo Scautismo”. Poi il vescovo ha ricordato la figura del nostro indimenticabile don Ugo De Lucchi, di cui espresse le doti, “un misto di zelo e dinamismo” e il dolore per la prematura scomparsa: “Ma dal cielo sono convinto che continui a seguire benevolo i suoi Scout”. A conclusione dell’incontro, il vescovo ha pronunciato una vivace definizione e un fervido augurio: “Cosa sono gli Scout? Sono giovani in piedi. Questa è la vostra missione di domani: stare in piedi ed aiutare gli altri ad alzarsi. Io vorrei che voi foste all’avanguardia nella vostra diocesi. E ricordate che quando sarò di là, guarderò se gli Scout si comportano bene!”. Rimase operoso anche per i lunghi anni successivi al termine del suo mandato di vescovo titolare, dedicandosi alla stesura e pubblicazione di testi di contenuto biblico e liturgico ed aiutando nell’amministrazione del sacramento della Cresima. Negli ultimi tempi aveva perso l’uso della parola, ma il suo sguardo era ancora vivo e penetrante. È tornato alla casa del Padre sabato 14 gennaio 2012. Pochi giorni dopo, il 26 marzo, avrebbe compiuto 100 anni. Grazie, don Antonio Mistrorigo, ti porteremo con noi: ci hai sempre voluto bene e ci hai aiutato nei momenti difficili e complessi della nostra storia associativa.

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Intitolata al nostro Assistente morto due anni fa la “Casera i Ronch”

Un Bivacco per Don Francesco L’articolo che segue riprende, con qualche piccolo adattamento, quanto pubblicato dalla Comunità Masci di Belluno sulla rivista “Strade aperte”.

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hiunque l’abbia provato sa bene che il cammino a contatto con la Natura è un modo per “fare strada nel cuore” oltre che nel creato. Un’idea bene espressa in un pensiero di don Francesco Cassol, il sacerdote Scout (era Assistente del Distretto BellunoTrentino) ucciso con una fucilata mentre dormiva in un sacco a pelo, per terra, all’aperto, nella notte del 22 agosto 2010, mentre partecipava ad un raid Goum, fra i luoghi deserti

del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, in Puglia. L’anno prima, nell’agosto 2009, così diceva ai partecipanti del suo Goum: “Andremo fuori per poter andare dentro; percorreremo prati disabitati e raggiungeremo confini lontani, ammirando ampi panorami per poter camminare dentro noi stessi e scoprire orizzonti interiori che non pensavamo esistessero. Buon cammino, nelle assolate Murge e nel vostro cuore”. Il cammino a contatto con la Natura spesso favorisce la meditazione e la preghiera personale; si parla di spiritualità della strada, una proposta fatta propria dallo scautismo. All’interno dello scautismo bellunese era nata e cresciuta la vocazione al servizio e al sacerdozio di don Francesco Cassol, che, negli ultimi anni, era diventato un Maestro di Cammino e spiritualità. Don Francesco era parroco di Longarone, il paese segnato dal disastro del Vajont; proprio a Longarone, il 26 febbraio 2012, nel corso della tradizionale Giornata del Ricordo (Thinking Day), le Associazioni dello Scautismo bellunese (AGESCI, FSE e MASCI), assieme alla sezione CAI di Belluno, lanciarono la proposta di intitolare alla sua memoria una casera situata nel territorio del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi: casera i Ronch, posta in un luogo isolato, sul versante Nord del monte Serva, a poche ore di cammino da Belluno. Il Comune di Belluno, proprietario di questa casera, restaurata nel corso del 2009, ha accolto in tempi rapidi questa proposta ed è stato quindi possibile, domenica 17 giugno, celebrare la cerimonia di trasformazione della vecchia “Casera i Ronch” in “Bivacco don Francesco Cassol”. Casera i Ronch è un luogo caro alla memoria della famiglia Cassol, perché, durante il periodo della Resistenza, qui trovava spesso Il Bivacco Don Francesco Cassol - Casera i Ronch si trova sul versante Nord del monte Serva, a quota 1324 m s.l.m. È raggiungibile in 2-3 ore di cammino lungo tre possibili itinerari: dal Col di Roanza (percorso veloce ma molto ripido); da Case Bortot (piacevole ma lungo); da Cajada/Casera Palughet (con pochi dislivelli).

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rifugio Francesco Casagrande, fratello di Anita, mamma di don Francesco, che scelse di dare a suo figlio proprio il nome del fratello partigiano ucciso dai tedeschi. La stessa signora Anita, di recente scomparsa, ricordava di aver passato da bambina presso questa casera delle piacevoli estati all’alpeggio. Il papà di don Francesco, Arcangelo, ricorda poi che la sua famiglia fu proprietaria di questa casera per circa tre anni, agli inizi del Novecento. Lo scopo di questa nuova intitolazione è però soprattutto quello, sull’esempio di don Francesco, di promuovere esperienze di cammino e spiritualità. I luoghi che circondano la casera ben si prestano infatti per proporre attività che facciano vivere e sperimentare la spiritualità della montagna; fra questi monti, a circa quindici anni, durante un’uscita di Alta Squadriglia, Francesco passò la sua prima ed indimenticabile notte all’aperto, esperienza ricordata anche durante un’intervista per la trasmissione televisiva “A Sua immagine”, in

qualità di responsabile diocesano del Cammino delle Dolomiti (www.camminodelle dolomiti.it), una proposta di itinerari di riscoperta di fede, arte e natura fra le Dolomiti Bellunesi. Durante questa trasmissione, don Francesco aveva risposto così alla domanda: “Perché la montagna avvicina a Dio?”. “Primo perché tradizionalmente si pensa che Dio è in cielo, quindi la montagna è salire verso il cielo, quasi arrivare a toccare Dio, non con la pretesa di Babele. Secondo perché per andare in montagna si fa fatica e la fatica purifica e aiuta a liberarsi di tante cose inutili. Terzo perché in montagna si vedono da lontano tutte le cose che normalmente occupano la nostra vita, non cose cattive, ma cose che ci ingombrano, ci riempiono; quindi staccarsi per un po’ dalle cose che quotidianamente impegnano la nostra mente e il nostro cuore aiuta a scoprire qualcos’altro di più importante”. La nostra speranza è che molti Scout, giovani e adulti, possano frequentare in futuro questo bivacco di montagna, per fare esperienze forti di cammino nel creato e nel cuore.

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Due o tre cose sulla “Tesina di Brevetto”  Nicoletta Orzes

Cosa non è: • una tesi di laurea • una ricerca “scientifica” (esperimenti, cavie, numeri e dati, ecc.) • un esercizio di bella scrittura • un esercizio di “copia/incolla” • un’enciclopedia dello Scautismo • la prova che abbiamo capito tutto del metodo Scout • la parola “fine” al proprio cammino di progressione • un atto formale per restare in Associazione Cosa è: • una testimonianza che si fanno le cose con competenza e con metodo • l’impegno a riflettere in modo personale su un determinato aspetto dello Scautismo • la dimostrazione che sappiano unire la teoria alla pratica

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• la ricerca di voler dare un contributo di crescita metodologica all’Associazione • l’esempio che non lasciamo le... cose a metà (campi scuola, progressione personale, ecc.) • la riconoscenza verso le tante occasioni di crescita metodologica, morale, spirituale che i capi “fratelli maggiori” ci hanno donato • l’impegno verso i nostri ragazzi/e e i loro genitori a fare sempre ...del nostro meglio • la volontà di appartenere e di rappresentare l’Associazione anche in modo “ufficiale” come capo brevettato • la prova che sappiamo, anche in questo, ...buttare il cuore oltre l’ostacolo quindi... Una tesina è originale, personale, breve ma non stringata, profonda ma non solo teorica, pratica ma non solo descrittiva.


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Come si fa? Fase A 1) Scegliere (o accogliere la proposta) di un argomento che possa essere di interesse specifico metodologico per quella determinata branca/situazione/ problema/necessità “storica”. 2) 1° domanda: quali sono i punti nodali “in generale” di questo argomento? (ovvero...mettere giù in modo sintetico i passaggi /interrogativi/ attività collegate allo specifico tema della tesina) 3) 2° domanda: quali sono SECONDO ME i punti nodali di questo argomento (ovvero... Cosa mi dice la mia esperienza di capo) 4) 3° domanda: come ho vissuto praticamente con la mia unità questo particolare aspetto 5) 4° domanda: cosa dicono i vari testi Scouts (libri di B.-P., sussidi associativi, ecc.) di questo argomento? 6) 5° domanda: cosa dicono i riferimenti religiosi (Bibbia, documenti conciliari, catechismo, ecc.)?

Fase B 1) Fare un indice che comprenda tutti i passaggi della FASE A (...cioè i capitoli della tesina). 2) Verificare la “partenza del lavoro” con un

capo esperto del gruppo e con l’incaricato di Distretto della propria branca. 3) Cominciare a scrivere, anche non in modo sistematico. 4) Darsi “un tempo massimo” per chiudere il tutto. 5) Verificare a metà strada la “qualità” del lavoro con un capo esperto. 6) Cercare foto, ecc. che possano arricchire lo scritto. 7) Verificare alla fine dello scritto con un capo esperto. 8) Curare l’ortografia, lo stile e la veste grafica. 9) Inviare la tesina, in formato elettronico, al rispettivo Commissario Nazionale di Branca. Qualora il Commissario Nazionale di Branca lo richiedesse come suo supporto, la tesina andrà inviata preventivamente all’Incaricato di Distretto. Nel momento in cui la tesina viene inviata al Commissario Nazionale di Branca per la sua valutazione, contestualmente va inviata in Segreteria Nazionale la liberatoria. Il Commissario Nazionale di Branca, dopo valutazione, invierà la forma definitiva della stessa in Segreteria Nazionale, decretandone il superamento. 10) Essere disponibile a correzioni, modifiche, ecc.

e infine... attendere con fiducia il nulla osta del Commissario Nazionale di Branca e presentare la domanda di brevetto! QUADERNI ON LINE Continua la pubblicazione di testi di riflessione e di strumenti concreti per le Capo e i Capi per lo svolgimento delle attività. Sul sito web dell’Associazione, nella specifica sezione “Capo e Capi – Azimuth (approfondimenti)”, troverete altri tre Quaderni on line che, ricordiamo, possono essere scaricati e utilizzati secondo necessità. In questo numero pubblichiamo una veglia sull’Eucarestia di Don Giuseppe Cavoli, già Assistente Nazionale Esploratori, e gli interventi di Marilinda Fanti e Nicoletta Orzes (da poco nominata Presidente Federale) al convegno “100 anni di Guidismo”, tenutosi a Treviso nel febbraio 2011. Buona lettura!

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La cassetta degli strumenti  Stefano Ziggiotti Meolo

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o cominciato a pensare a questo argomento quando a scuola, durante un assemblea per consegnare dei premi di poesia agli alunni, la prof per ottenere silenzio ha esordito con un “bim bum” seguito dal “crack”, dopo il quale diligentemente i ragazzi, hanno fatto silenzio. Non mi è dato di sapere se la prof avesse percorso l’avventura Scout... Questi sono i fatti che mi hanno fatto riflettere. È stato usato un metodo Scout al di fuori dell’ambiente Scout. Ma all’interno del nostro “fare Scout” come utilizziamo questi metodi? Ho osservato che certe novità non lo sono più e cose proposte rischiano di essere intrappolate in un “deja vu”. Mi spiego meglio. Vi è mai successo di utilizzare attività, simbologie, ambientazioni e mezzi che non sono della Branca in cui prestate servizio? Vi faccio alcuni esempi: • presentare e lanciare la BA ai Lupetti utilizzando il racconto dei Cavalieri e re Artù; giocare a scalpo o alce rossa in Branco • un canto tipicamente Scout, un ban, una tecnica (che non rientra nella pista Lupetto), un gioco tradizionale che usa il riparto • insegnare agli esploratori il saluto Scout incrociando il mignolo o proporre un canto tipicamente Rover;

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• Fuoco di bivacco con Lupetti e Coccinelle... • Lupetti che dormono nel sacco a pelo, in tenda... per prepararli... Qual è il rischio? Proporre l’attività in codesto modo può risolvere un problema al capo unità, privo di fantasia, perché egli può attingere velocemente ad idee... appartenenti ad un contenitore diverso. È facile prendere ciò che in prima battuta ci viene in mente e proporlo risolvendo il problema urgente “del cosa fare adesso”. Da ciò deriva una piccola forma di privazione che sicuramente verrà a galla più avanti. La privazione è quella della novità, di trovare e vivere nuove avventure ed imparare nuove tecniche, canti, ecc... Il Lupetto passato al riparto troverà prima o poi qualcosa che ha già visto e vissuto e non sarà più una novità avvincente ed entusiasmante. Un canto Scout non è più una novità se già imparato in Branco... niente di nuovo. Ma come rispondere agli esempi sopra citati? • l’ambientazione dei Cavalieri, Indiani, ecc., sarebbe preferibile lasciarla agli Esploratori; con i Lupetti usiamo invece le idee della branca: racconto dei folletti (vedi MdL), racconti di B.-P., una parabola del Vangelo. • Il saluto Lupetto non contempla l’incrocio del mignolo; sarebbe magari opportuno far


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conoscere quando i nostri Scout saranno Rover, che la storia dello scautismo passa attraverso il coraggio delle Aquile Randagie ed approfondire così la tradizione e il significato del mignolo incrociato... • se non si può farne a meno, sarebbe preferibile chiamare lo scalpo” con il nome “coda lunga” utilizzando delle strisce di stoffa. È un piccolo modo per rendere diverse le cose. Lascerei perdere Alce Rossa, secondo me non ancora adatto per i bambini, lasciamo questa novità agli esploratori.

• Qualche esempio di canto da evitare in Branco: Pim Pam, Terra di Betulla, Battaglia di Magenta (vedi Danza dei Folletti). Comunque vedete voi. Tutte cose che è possibile sostituire benissimo con la grande quantità a disposizione nella propria branca. Forse basta solo andare a caccia!!! • Fuoco di Bivacco? Ogni cosa a suo tempo altrimenti rischiamo di bruciare le emozioni! • Ricordo ancora con molta emozione la prima notte in tenda, forse perché attesa con impazienza, e voi? La preparazione sarà fatta in modo particolare alla prima uscita di squadriglia... Penso che una piccola tradizione di gruppo dovrebbe essere, come dire, sottintesa dichiarando ai capi, quali attività utilizzare. Il tutto trasmesso quando il Capo Branco/Riparto sarà sostituito e passerà le “consegne”. Quando il Lupetto diventerà novizio al riparto, sarà entusiasta del nuovo grido di squadriglia, dei nuovi canti, dei nuovi giochi, della nuova avventura. Con un po’ di attenzione riusciremo a rendere la nostra proposta più appetitosa e con maggiori novità... Utilizziamo la giusta ”cassetta degli strumenti”, con la giusta dose di fantasia e... “cum grano salis”.

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in Bacheca

Atti del Consiglio Direttivo Il Consiglio Direttivo ha proceduto alle seguenti nomine nelle riunioni tenutesi nelle varie date: 11 agosto 2012  Commissaria Nazionale Coccinelle: Cristina Breda (Treviso 8)  Commissaria Nazionale Guide: Lodovica Cantono di Ceva (Roma 46)  Commissaria Nazionale Scolte: Adelaide Cantono di Ceva (Roma 9)  Akela d’Italia: Giuliano Furlanetto (Treviso 9)  Commissario Nazionale Esploratori: Fabio Sommacal (Belluno1)  Commissario Nazionale Rover: Giuseppe Montesanto (Catania 1)  Capo Cerchio: Morales Ilenia (Reggio Calabria 4); Di Matteo Simona (Campagnano 1)

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 a cura di Massimiliano Urbani Segreteria Nazionale

Capo Riparto Guide: Colletta Marianna (Belmonte Mezzagno 1) Capo Fuoco: Gammacurta Fabiana (Roma 53); Avaltroni Maria (Chiaravalle 1)  Aiuto Capo Campo F.C. Branca Esploratori: Luca Cicutto (Udine 2), Andrea Perissinotto (Fossalta 1), Lorenzo Polito (Roma 8), Massimiliano Dirodi (Montesilvano 1), don Marco Decesaris (Terni 1)  Ha autorizzato la formazione del Gruppo FSE Montemarciano 1 San Macario

 Commissario del Distretto Campania: Delia Apicella  Commissario del Distretto Friuli Venezia Giulia: Marco Fedrigo  Commissario del Distretto Treviso Est: Massimo Perazzetta  Commissario del Distretto Treviso Ovest: Giuseppe Rossi  Incaricato Nazionale per la Pastorale Giovanile: Giovanni Franchi de’ Cavalieri  Incaricata Nazionale della Pattuglia Europa: Loriana Pison

19 settembre 2012  Commissario del Distretto Abruzzo Molise: Alfonso Diodati  Commissario del Distretto Ancona: Michelangelo Santoro  Commissario del Distretto Belluno: Laura Bof

3 ottobre 2012  Commissario del Distretto Padova: Pierfrancesco Azzi  Commissario del Distretto Pesaro: Andrea Piscopo  Commissario del Distretto Nord Ovest: Stefano Vitali


in Bacheca 13 ottobre 2012  Vice Commissaria Generale Guida: Laura Casiccio (Roma 4)  Vice Commissaria Nazionale Guide: Manuela Evangelisti (Pergine 1)  Vice Commissario Nazionale Esploratori: Lorenzo Polito (Roma 8)  Incaricato Nazionale Base Brownsea: Franco Viggiani (Roma 21)  Incaricato Nazionale Informatica: Andrea Tizian (Trevignano 1)  Incaricato Nazionale settore Audiovisivi: Sergio Colaiocco (Roma 32)  Vice Commissaria del Distretto di Ancona: Cathy Baglioni (Jesi 1)  Vice Commissaria del Distretto Friuli Venezia Giulia: Valentina Serrao (Lucinico 1)  Vice Commissaria del Distretto di Padova: Silvia Zambon (Padova 3)  Vice Commissaria del Distretto Treviso Ovest: Nicla Simonetto (Treviso 6)  Vice Commissario del Distretto Campania: Marco Nicotera (Napoli 3)  Capo Cerchio: Dassi Ilaria Giovanna (Busnago 1)  Capo Riparto Guide: Pancotti Chiara (Vimercate 1)  Capo Branco: Mangano Giuseppe (Calcinaia 1)  Capo Riparto Esploratori: D’Ancona Nicolas (Palermo 8)  Capo Clan: Pirola Massimo (Vimercate 1); D’Andrea Nicola (Cerignola 1); Broggini Stefano (Varese 3); De Felici Luca (Monteporzio 1); Lora Luigi (Padova 4).  Capo per l’Assistenza Religiosa: Caruso Fr. Gerardo (Cerignola 3); Monaco don Giuseppe (Calcinelli 1)  Il Consiglio ha infine riconosciuto e registrato il Gruppo FSE Catania 2 Santa Maria della Consolazione.

dell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici: Padre Peter Dubovsky, SJ, per la Branca Coccinelle; Don Giovanni Facchetti (Bolzano - Bressanone), per la Branca Guide; Don Fabio Menghini (Pitigliano - Sovana - Orbetello), per la Branca Esploratori; Padre Andrea Cova, OFM Capp., per la Branca Scolte; Don Claudio Barboni (Cerignola - Ascoli Satriano), per la Branca Rover.

Gruppi che più s’impegneranno nella diffusione del calendario Scout, saranno assegnati tre buoni acquisto della coop. “Scouting”. Le comunicazioni relative alle modalità di ordinazione a pagamento sono state inviate a tutti i Capi Gruppo.

Calendario Scout 2013 È stata spedita in questi giorni a tutti i Capi Gruppo la copia omaggio del calendario Scout 2013. Ricordiamo che il calendario Scout è uno degli strumenti attraverso cui l’Associazione può farsi conoscere offrendo di sé un’immagine sintetica ed accattivante. Per ciascun Gruppo, all’inizio del nuovo anno Scout, è un utilissimo mezzo di presentazione e di propaganda nei più svariati ambienti. In casa di ogni socio sarà inoltre il modo per sentirsi ancor di più partecipi e idealmente uniti alla vita dell'Associazione. Non si può infine dimenticare che esso può offrire una buona occasione di autofinanziamento. Tra le fotografie, sono pubblicate quelle vincitrici del concorso fotografico “Calendario Scout 2013” e quelle scattate in occasione del recente Campo Nazionale Scolte e Rover 2012. Anche quest’anno si svolgerà la tradizionale gara: ai

Convegno Nazionale Assistenti Si terrà dal 4 al 6 febbraio ad Assisi, presso la Pro Civitate Christiana, il Convegno Nazionale congiunto degli Assistenti Ecclesiastici dell’Agesci, della FSE e del MASCI “Adulti testimoni in un mondo che cambia. Una sfida educativa”. Le riflessioni saranno centrate sul tema dell’educazione dei formatori (Capi e Capo), con la partecipazione del Segretario Generale della CEI, S.E. Mons. Mariano Crociata e interventi di relatori di tutte e tre le Associazioni: per la FSE la comunicazione è affidata a Mons. Cyril Vasil’. È una grande occasione di crescita nel dialogo e nell’unità, a favore dei nostri ragazzi e ragazze e di tutta la Chiesa italiana. Tutte le informazioni, con la scheda d’iscrizione, sono state inviate per posta elettronica a tutti gli Assistenti ed ai Capi Gruppo e sono disponibili anche sul sito internet dell’Associazione.

Scouting Il nuovo nume ri telefono (anche fax) della Scouting soc. coop è 0498641021

Nomine Assistenti Nazionali Il Consiglio Episcopale Permanente della CEI, nel corso della riunione del 24-27 settembre 2012, ha proceduto, tra le altre, alle seguenti nomine:  Assistente ecclesiastico generale dell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici: Don Stefano Caprio (Foggia - Bovino).  Assistenti ecclesiastici nazionali AZIMUTH • SCOUT D’EUROPA 4/2012

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Editoriale Non chi comincia ma quel che persevera... .............. 2 Nelle Sue mani Il ruolo dell’assistente nel Gruppo e in Unità............ 4 Padre Sevin proclamato “Venerabile” ........................ 6 Con le lucerne accese, aspettando lo Sposo ............ 8 Oltre le sfide dei tempi Consumo... ergo sum ................................................. 10 Andare a votare .......................................................... 12 Giocare il gioco Due ragazzi (quasi) come noi.................................... 14 Eccomi, pronta per il nuovo Volo.............................. 16 Una grande Caccia ..................................................... 17 Chi mi ha aiutato a crescere ...................................... 18 Con l’aiuto di Dio ........................................................19 Mi presento... ............................................................. 20 Legalità: illusione o conquista? ................................. 21 Un Made in Italy da ricordare ................................... 24 Testimonianze ............................................................. 27 Radici Baden, Don Andrea Ghetti ........................................ 30 Orizzonte Europa Nuovi incarichi nella FSE ........................................... 31 Un Campo Estivo gemellato in Slovacchia............... 32 Adalbertus 2012, Repubblica Slovacca ..................... 34 Curiosità I Collezionisti Scouts, appassionati di Scautismo ..... 37 Compagni di viaggio Un amico degli Scouts ............................................... 38 Un bivacco per Don Francesco Cassol ..................... 40 Nello zaino Due o tre cose sulla “Tesina di Brevetto” ................. 42 La cassetta degli strumenti ........................................ 44 In bacheca .................................................................. 46

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AZIMUTH Nº 4/2012

SOMMARIO


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