CARNET DI MARCIA 2007 2

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Rivista mensile, maggio 2007 • n. 2 anno XXXI • Sped. in abb. post. Art. 2, Comma 20/c, Legge 662/96 • Filiale di Padova • ISSN 1127-0667

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Carnet Marcia di

B 2007

SCOUT D’EUROPA


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SOMMARIO Con uno scatto... a risposta dalla Pattuglia Foto

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By Luigi e Tullia Vivere alla grande, grazie alle piccole cose

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Speciale incontro redazione Istruzioni per aspiranti giornalisti...

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Vita da Rover, vita da Scolta Uscita di Fuoco 4-5/11/2006 Un’esperienza indimenticabile Anch’io Scolta d’Europa A spasso nel tempo

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Cadendo da cavallo... infuocando il mondo Pronti a partire?

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Corner... l’angolo dello sport Il calcio è un gran gioco ma...

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Sentieri d’Europa Il rito e la fede della Chiesa

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Sms... Ke passione!

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Inviati in Cile Talca, 9 febbraio 2007

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Sale in zucca Cucù e Ciarlatani De Libertate disputandum est Finti ribelli

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ApertaMente La strada del Signore degli Anelli

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L’altracopertina Riflettendo sulle piccole cose...

Rivista mensile Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici della Federazione dello Scautismo Europeo Anno XXXI • n. 2, maggio 2007 Carnet di Marcia per Scolte e Rovers

Treppiedi, una proposta Concorso canoro

Tips and Tricks & Ricordando... Come e perché riscoprire e salvare la storia dell’Associazione

SCOUT D’EUROPA

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Direttore Responsabile Solideo Saracco Direttori Michela Bertoni, Pietro Antonucci REDAZIONE DI CDM Coordinamento redazionale Tullia Di Addario, Luigi Ingrassia Responsabili rubriche L’ALTRACOPERTINA: Giorgio Sclip APERTAMENTE: Francesco e Laura Licenziato, Martino Piovesan ed Elena Pillepich CADENDO DA CAVALLO... INFUOCANDO IL MONDO: Don Fabio Gollinucci e Fra’ Basito CORNER... L’ANGOLO DELLO SPORT: Carla Palermo, Tina Di Bari e Demetrio Gajo SALE IN ZUCCA: Monica D’Atti e Aldo De Menech SENTIERI D’EUROPA: Massimiliano Pastore e Massimiliano Pietrantoni TIPS & TRICKS: Marco Lucidi TREPPIEDI, UNA PROPOSTA: Commissari di Branca In redazione anche Enrico De Micheli, Elena Bratti, Micaela Moro, Gipo Montesanto, Serena Adinolfi, Don Paolo La Terra Hanno collaborato in questo numero: Tullia di Addario, Luigi Ingrassia, Marco Fioretti, Riccio Misterioso, Denisa Collaril, Mariantonietta, Clan Emmaus, Carla Palermo, Don Stefano Caprio, Andrea Padoin, Lorenzo Cacciani, Monica D’Atti, Giorgio Sclip, Elena Pillepich Progetto grafico Ellerregrafica Direzione, Redazione e Amministrazione Via Anicia 10 • 00153 Roma Aut. del Tribunale di Roma n. 17404 del 29/09/1978 • Sped. in abb. post. Art. 2 Comma 20/c, Legge 662/96 • Fil. di Padova ISSN 1127-0667 Stampa ADLE Edizioni • Padova Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non si restituiscono, salvo diverso accordo precedente con la Direzione.Tutti i collaboratori hanno la responsabilità e conservano la proprietà delle loro opere. La riproduzione di scritti comparsi in questa rivista è concessa a condizione che ne venga citata la fonte. Chiuso in Redazione il 27 aprile 2006

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Con uno scatto... a risposta dalla Pattuglia Foto “...Un

nodo che cos’è se non una semplice corda che si piega, si stringe, si accorcia per essere utile?!? E noi che cosa siamo se non semplici strumenti della volontà di Dio?!? Forse potrà sembrare che foto e testo di questo numero siano dissonanti... ma se li leggiamo con il cuore e se lasciamo risuonare dentro di noi le parole di Averardo Dini, tutto sembrerà suonare meravigliosamente all’unisono...” (Foto e testo di Micaela Moro)

BASTA (Averardo Dini) Basta un fiocco di neve per far nascere un fiume. Basta una goccia d’acqua per forare una pietra. Basta una stella per illuminare il cielo. Basta un fiore per rallegrare il deserto. Basta un sorriso per dar vita all’amicizia. Basta un “sì” per consegnarsi alla persona amata. Basta una lacrima per cancellare una montagna di peccati. Basta uno spicciolo per far grande il tesoro. Tu sei un Dio straordinario, Signore, perché giudichi grande e meraviglioso ciò che è piccolo e ordinario; perché niente misuri con il metro e con la stadèra, ma solo e sempre in base al silenzioso e nascosto battito del cuore. Aiutami, Signore, ogni giorno a donarti sempre il meglio di me, anche se è poco, dal momento che non mi chiedi di fare cose straordinarie, ma soltanto che faccia le cose ordinarie con un cuore straordinario. Carnet di Marcia b•2007

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by Luigi e Tullia Vivere alla grande, grazie alle piccole cose TULLIA DI ADDARIO

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tiamo vivendo proprio alla grande in questi anni. Chi non vive alla grande, è come se non vivesse davvero. Forse è un po’ difficile stare al passo con i tempi, assicurarsi che gli investimenti che facciamo rientrino davvero nelle nostre possibilità, ma che vuoi: certi vantaggi richiedono pur dei piccoli sacrifici. Vuoi mettere vivere in una casa super accessoriata, trascorrere le vacanze di Natale a New York (solo nella Grande Mela sanno davvero dare colore a questa festa) o indossare vestiario molto “fashion”? Sì, va bene, costa qualcosa in più, ma non c’è storia… e poi c’è la possibilità che la nuova moda duri fino al termine della stagione! E l’amore? Ah l’amore deve essere solo quello con la A maiuscola, un amore che fa girare la testa ogni giorno, che stravolge e può anche far soffrire, ma almeno fa sentire vivi. Potrebbe anche essere un amore non eterno, l’importante è viverlo appieno,

totalmente, perdendo la ragione ed il senso delle cose. Questo è il vero amore, magari breve, ma intenso. Si potrebbe continuare all’infinito. A tutti noi può capitare di ascoltare e di fare discorsi di questo tenore. Certamente ci arricchisce e ci fa star bene fare un bel viaggio, comprare un abito “speciale”, acquistare l’ultimo ritrovato tecnologico per rendere più moderna la nostra vita, vivere un’intensa storia d’amore. Ma è il tipo di aspettativa che può darci la cosiddetta “fregatura”; la delusione è sempre dietro l’angolo, la frustrazione è in agguato, la sconfitta è implacabilmente amara. Ambire a cose grandi è un ottimo atteggiamento di vita (non puntiamo a diventare santi?), ma è una gran bella risorsa anche saper apprezzare e valorizzare le piccole cose. Saper gioire delle piccole cose dà più sapore alla vita di ogni giorno, ci consente di vivere

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l sorriso delle persone che incontriamo ci fa sentire accettabili e in un mondo in cui si è ancora capaci di sorridere, un mondo in cui ci si diverte e si è sereni. L’abbraccio di chi ci vuol bene e quello di una persona a noi cara ci fa comprendere quanto sia sempre vivo e grande il nostro bisogno di sentirsi amati. Però… mi vien da pensare. Eppure S. Francesco nella sua preghiera semplice chiede a Dio: “Fa o Signore che io cerchi di amare più che di essere amato”. E dal canto “S. Damiano” mi ripercorrono lungo la schiena come un brivido le note e le parole: “nella vita semplice… troverai la Strada e le cose semplici sono quelle che alla fine sono le più grandi!”

Forse non troverete “grossi cambiamenti” su questo numero di CdM: i contenuti sono pressappoco sempre quelli che ci accompagnano lungo il nostro cammino di Rover/Scolta. Ma qualche piccolo cambiamento siamo riusciti nel nostro piccolo a farlo anche noi! Buona Strada! Luigi.

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by Luigi e Tullia

serenamente, anche quando siamo in attesa di realizzare il grande evento che, per ovvie ragioni, non può capitare proprio tutti i giorni. Si tratta di un semplicissimo calcolo pratico e matematico: sono infinitamente maggiori le possibilità di lasciarsi sorprendere da un cielo azzurro, un albero in fiore, un sorriso di uno sconosciuto, un cornetto alla crema! Questo numero è dedicato alla riscoperta delle piccole cose che possono migliorare la nostra giornata, la nostra vita. Non perdiamo l’occasione di riflettere su questo tema; noi ci abbiamo provato con i nostri ed i vostri contributi. Buona lettura. E l’amore? In realtà è un altro discorso (ne parleremo tra qualche numero), ma credo che anche un amore quotidiano, sereno, fondato sul rispetto e la costanza possa far battere il cuore, magari non ogni giorno, ma certamente molto, molto, ma molto spesso.

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Servizio

Concorso canoro

Strada

treppiedi una proposta

i riparte anche quest’anno con il concorso Canta che ti passa; siamo oramai pronti alla pubblicazione del nuovo canzoniere di Branca Rover e, visto il successo del concorso e la qualità delle incisioni che abbiamo ottenuto, rilanciamo ancora l’iniziativa cosicché potremo avere sempre più canti incisi e utili al trapasso della tradizione ed all’apprendimento di nuovi canti. Contemporaneamente alla grande impresa dell’Euromoot 2007, contestualmente al centenario della nascita dello Scoutismo, rilanciamo quindi il Concorso Canoro a livello nazionale per 9 validissimi motivi: 1) Si crea e consolida una tradizione canora in Clan; 2) Si consolida e non si disperde il vasto repertorio della canzone popolare e tipica del Rover ovvero l’uomo della Strada (ricordate gli hobos d’America che durante il periodo della grande depressione giravano in modo avventuroso lungo le strade degli “iu es ei” ed hanno contribuito a divulgare i canti della povera gente dando speranza a chi viveva una vita di stenti?); 3) Cantare crea Comunità, crea Strada, crea Servizio; 4) Si può uniformare un certo repertorio di canti Rover evitando mille interpretazioni; 5) All’Euromoot i nostri Clan possono divulgare anche la nostra tradizione canora; 6) Si conosce e si apprezza la tipologia del canto Rover in Clan; 7) Si amplia con altri canti il bagaglio attuale ricercandolo… per la Strada; 8) Dimmi come canti e ti dirò che Rover sei; 9) ULTIMO MA NON ULTIMO... il Rover sorride e canta anche nelle difficoltà. Vi ricordiamo di riporre cura nelle incisioni in quanto tra i tanti canti arrivati abbiamo dovuto selezionare solo quelli con una resa audio buona altrimenti la realizzazione di un CD Canti risulta opera assai difficile. Vi ricordo le regole: • Possono partecipare tutti i Clan sia in forma singola che aggregati per interclan distretto o anche in sinergia con Fuochi. • I canti non devono essere quelli già inseriti in compilation (che potete leggere sotto). • Entrano in graduatoria le unità o gruppi con almeno 5 canti incisi. • I parametri di giudizio sono gli stessi che potrete verificare sotto utilizzati nel precedente concorso. • In palio al vincitore c’è sempre una tenda Igloo tre posti da Alpinismo. • In palio ai secondi e terzi classificati una copia del nuovo canzoniere di Branca e di tutti i sussidi pubblicati. • I CD o File vanno consegnati all’incaricato di Distretto e fatti pervenire tramite gli Incaricati regionali alla PN di Branca. • La scadenza ultima del concorso è il 30 marzo 2008. Animo ragazzi e davvero un caloroso Buona Strada Cantando... PN Branca Rover 6

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3. Risultati VINCITORE: Interclan Longarone

Polpet. 2° e 3° CLASSIFICATI PARIMERITO: Interclan Friuli e Clan di Trieste. Meritano una menzione di onore anche: Clan di Pescara , Clan “La Nuova Strada”, Clan Campania, Clan “Le Nuove Dimensioni”. I PREMI: Al Clan Vincitore andrà come previsto una tenda igloo 3 posti . Ai Clan secondi classificati parimerito andranno una copia (per Clan) del nuovo canzoniere di Branca Rover. La premiazione avverrà all’Euromoot. 4. Compilations Sono stati individuati i seguenti 10 canti meritevoli di essere inseriti su un CD: CANTO

UNITÀ

1 Madonna degli scouts

Interclan Longarone Polpet

2 Signore delle cime

Interclan Longarone Polpet

3 Canto Clan Kumbaja

Clan Trieste

4 La Mula di Parendo

Clan Trieste

5 È l’ora dell’addio

Clan Pescara

6 Il richiamo della Strada

Clan Pescara

7 Si va

Interclan Friul

8 Il battaglion d’Aosta

Interclan Friul

9 Stelutis Alpinis

Interclan Friul

10 Scende la Notte

Interclan Friul

Ci sarebbero altri 10 canti che meriterebbero una migliore incisione audio e chiederemo ai Clan di Pescara, TV2 ,della Campania e Meolo di reincidere detti brani utilizzando una migliore struttura di registrazione …COMUNQUE TUTTI BRAVI. Un forte Tralalla ai vincitori e un grosso Buona Strada a tutti!!!

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treppiedi una proposta

Relazione sul Concorso Canta che ti passa 2006-2007 Ebbene si è concluso il primo step di una grande impresa canora di espressione di branca che comunque continuerà anche per altri due anni, con tematiche e modalità diverse, ma con le medesime finalità e con l’impresa ardita di costituire, chi lo sa, una grande corale nazionale di branca e, soprattutto, realizzare una compilation che ci permetta di cristallizzare registrazioni utili a tutta la branca per non disperdere tradizione e per fornire insieme al nuovo canzoniere uno strumento utile alla tecnica del canto in terza Branca. Bravi, Bravissimi a tutti i Clan che hanno aderito a questa prima parte del concorso. Su incarico di Pietro Antonucci si è costituita la favolosa Commissione di Espressione per ascoltare i canti inviati dai Clan, indicare un vincitore e selezionare una serie di Canti per creare una prima compilations. Ecco i risultati di questo primo concorso: 1. Partecipanti a canti Hanno partecipato a questo primo concorso, inviando tramite cd o via e-mail una serie di registrazioni di canzoni facenti parte della tradizione Rover, Scout e popolare, 15 Clan e un Fuoco (in sinergia con un Clan) per un totale di circa 45 canti registrati. 2. Criteri di giudizio Nel valutare i canti si è tenuto presente: Esecuzione: tecnica vocale, intonazione, tempo. Interpretazione: spirito adeguato per il canto realizzato. Attinenza alle fonti (testo) e qualità audio della registrazione. Il numero di canti (organicità della raccolta). Il numero di canti selezionati per la compilation.

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Speciale Incontro Redazione

Istruzioni per aspiranti giornalisti... ELENA PILLEPICH

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are Scolte e Rover aspiranti giornalisti, sono stata incaricata dalla redazione di questa rivista di istruirvi per i vostri numerosissimi futuri articoli nella rubrica a voi e per voi dedicata: Vita da Rover, vita da Scolta! Per aiutarvi a scrivere i vostri articoli pensate sempre che non state scrivendo un diario personale, ma che qualcuno, che quasi sicuramente non vi conosce e molto probabilmente non conosce neanche il luogo dove si svolge la vostra splendida avventura, lo leggerà. A chi legge non interessa il resoconto dettagliato della vostra uscita, particolareggiato da orari di treni, dal menù dei pasti o dai titoli delle canzoni cantate; al lettore interessano i vostri sentimenti, le vostre emozioni, il perché di determinate scelte, il cammino comunitario e personale

intrapreso per giungere a quella meta. Pensate che dovete far venire la voglia di fare anche ad altri la vostra stessa esperienza! Per aiutarvi in questo certamente non facile compito, usate qualche stratagemma: inserite nel vostro articolo foto, disegni, fumetti, date libero spazio alla vostra fantasia! Insomma scrivete poco, ma di effetto! Se usate il computer potete creare delle didascalie da allegare alle vostre foto! Se non siete bravi in questo, non preoccupatevi: vi verremo incontro noi e il nostro abile grafico. Voi mandate le vostre foto o i vostri disegni numerati, e con lo stesso numero numerate la frase o parte del racconto che volete sia inserita all’interno della didascalia. Noi di Carnet di Marcia abbiamo pensato di proporvi come esempio la nostra ultima riunione di redazione.

Diamo inizio ai lavori, ci siamo tutti? Cosa abbiamo per primo nel programma di questo incontro?

…le ore passano ma l’entusiasmo per questo tipo di servizio non passa: “Ehi, interessante questo articolo, me lo fai vedere bene? È una bella idea da proporre in unità per una discussione appassionante!”

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Certo che dopo cena chi prende la chitarra per riposare un po’ dopo tutto questo lavoro a tavolino trova sempre degli adepti! Tutti insieme, perché è sempre più bello dividere le gioie con chi ci sta accanto! E cosa c’è di meglio di una

bella cantata? Vogliamo che il nostro lavoro sia come un canto all’unisono e quindi essere un filo di collegamento fra tutti. Aspettiamo anche il tuo contributo! Forza allora, perché questa nostra rivista porti armonia e gioia in tutti i Fuochi e Clan d’Italia! E non dimentichiamoci di chi ci guida da lassù! Il nostro servizio sia sempre messo nelle mani di nostro Signore affinché ci guidi lungo i sentieri della vita! Buona Strada a tutti! La redazione di Carnet di Marcia


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Tips and Tricks Ricordando... Come e perché riscoprire e salvare la storia dell’Associazione MARCO FIORETTI

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a nostra Associazione ha appena compiuto trent’anni. In tutto questo periodo ogni Gruppo, inclusi quelli più giovani, ha vissuto tantissime esperienze e avventure che sarebbe meraviglioso conoscere, condividere e conservare prima che sia troppo tardi. Sì, è vero, qualche gruppo ha già pubblicato riassunti di alcuni punti importanti della sua storia su Internet, ma quasi tutto è ancora sparpagliato nella memoria di qualcuno, negli annuari delle Unità o in qualche soffitta. Cioè sconosciuto. Sarebbe un vero peccato perdere memoria della nostra storia, soprattutto oggi che con Internet è facilissimo lavorare insieme anche senza incontrarsi mai. È per questo motivo che alcuni mesi fa ho creato, in spirito di servizio verso la nostra Associazione, StoriaFse.net, un portale Web dedicato esclusivamente a ricostruire la storia completa di ogni singolo Gruppo o Unità degli Scout d’Europa Italiani, dalla nascita a oggi. Tutti i soci presenti e passati dell’Associazione, senza limiti d’età, sono invitati a partecipare: nessuna

storia è irrilevante. Su StoriaFse.net potete già trovare Lupetti che raccontano le loro prime Vacanze di Branco fianco a fianco con Capi che spiegano come sono nate alcune attività di Formazione Capi. Che aspettate a imitarli? Non abbiate paura, non occorre quasi nessuna conoscenza informatica: bastano l’accesso a Internet, un indirizzo email valido e qualcosa da raccontare (importante: per aggiungere le proprie storie o commentare quelle già inserite occorre registrarsi sul sito). Ecco alcuni suggerimenti se credete di non avere nulla di interessante da raccontare: alcuni argomenti ottimi sono la vostra prima Route, Uscita o raduno Scout, oppure i momenti più belli o difficili del Servizio o della vostra “carriera” come Capi di Sestiglia, Sq. o Unità. Anche il semplice ricopiare da vecchi Quaderni di Caccia le relazioni già esistenti sarebbe un’ottima (e utilissima) idea! Pubblicare un pezzo, anche piccolo, di storia di un Gruppo potrebbe essere un’attività o impresa Scout vera e propria in qualunque Branca. Tutti questi comunque sono soltanto suggerimenti. Per saperne di più o chiedere ulteriori spiegazioni basta seguire dalla home page i link alle Domande Più Frequenti o a come aggiungere articoli, oppure scrivere a marco@storiafse.net. Buona Strada e arrivederci su StoriaFse.net!

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Vita da Rover, Vita da Scolta Uscita di Fuoco 4-5/11/2006

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rima uscita dopo la mia salita al Fuoco “Aurora”, ed eravamo in otto: Rosanna, Linda, Irene, Silvia, Sibilla, Lorena, Gisella e Annandrea. Tanti autobus, poca la strada a piedi in questa uscita che aveva come meta l’Abbazia benedettina di San Martino delle Scale, fondata dal Papa San Gregorio Magno nel VI sec. Tanto il freddo, anche se eravamo in accantonamento, ed un po’ di “paura” all’idea di dormire vicino ad un cimitero. C’era buio al nostro arrivo e la strada era deserta. Dal momento in cui si aprì il cancello ci vollero non più di cinque minuti per arrivare al centro che ci accoglieva, in una stanzona che somigliava tanto a un’aula universitaria con accanto una stanzetta meno fredda dove sistemarci per la notte. La sera abbiamo preso parte ad una veglia durante la quale ciascuna di noi doveva identificarsi in alcuni oggetti che rappresentavano i nostri difetti: • Una biglia per chi pensa di non aver bisogno di niente e nessuno; • Una foglia secca per chi pensa di essere stato abbandonato; • La sabbia per chi ha una fede poco stabile; • Una pietra per chi rende difficile il cammino degli altri; • Degli aghi di pino per chi ha paura di amare e di lasciarsi amare. Ognuna di noi prese uno degli oggetti dal tavolo – quello in cui si raffigurava – e lo pose al centro di un cuore fatto di cartoncino. Durante quella veglia ascoltammo anche una canzone, E ti vengo a cercare di Franco Battiato, che ci

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accompagnò per tutta la durata della veglia. Una semplice cena francescana e poi in Chiesa, dove ci confessammo a turno, mentre le altre cantavano per colmare il profondo silenzio che c’era lì dentro e accompagnarci nella preparazione alla confessione. Prima di dormire, una serie di foto e filmini fatti da Silvia, fotografa ufficiale del nostro Fuoco, e le nostre prime riflessioni sulla

Vita da Rover, Vita da Scolta

giornata. La mattina seguente il risveglio fu “pesante”… non c’era molta voglia di alzarsi. Rosanna era già pronta e il tempo scarseggiava, così, dopo esserci preparate e aver fatto colazione, uscimmo fuori. C’era molto freddo, anche se non come la sera precedente. Dopo la preghiera delle Lodi, ci dedicammo a un’attività tanto particolare quanto significativa chiamata Lectio Divina. In poche parole dovevamo leggere, capire e riflettere su una parabola del vangelo, in quel caso su la parabola del figlio prodigo (Lc 15, 11-32), e devo dire che ci dette da pensare più di quanto mi aspettassi e che, inoltre, le conclusioni cui ognuna di noi arrivò erano molto simili. Dopo quest’ interessante attività ci recammo in Chiesa per la S. Messa, ma prima un giovane monaco ci parlò di San Benedetto da Norcia e della vita dei monaci. I canti in gregoriano e il suono dell’organo, uno dei più armonici e maestosi della Sicilia, erano per me nuovi, ma io non vi feci quasi caso, mi parve una Messa perfettamente normale e molto sentita. Il momento più divertente dell’uscita fu il pranzo. Non solo fu la prima volta per me che cucinavo con la trangia, ma durante la preparazione della pasta arrivò per sbaglio una pallonata che colpendo il pentolino fece schizzare dell’acqua bollente addosso alla povera Annandrea; per farsi perdonare, i colpevoli, dei Rover di Palermo anche loro in uscita, ci portarono dei dolci. Dopo il pranzo, fortunatamente concluso senza altri problemi, Linda ci insegnò a fare dei fermafazzolettoni, attività pratica, utile e piacevole. In generale fu una bella uscita, completa e interessante.

Riccio Misterioso • Misilmeri 1

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Vita da Rover, Vita da Scolta Un’esperienza indimenticabile

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uest’anno ho partecipato al C.O.S. della Regione Campania tenutosi a Eboli il 18 ed il 19 novembre del 2006: è stata un’esperienza indimenticabile. Quando la mia Capo Fuoco mi ha comunicato che dovevo partecipare, non ci volevo andare perché avevo paura di non trovarmi bene. Ma, una volta arrivata al punto d’incontro, (la Capo mi ha accompagnato di persona per evitare che fuggissi!) mi sono detta tra me e me :”forza e coraggio”. Dopo averci fatto conoscere, i Capi campo, per farci diventare un gruppo solo, ci hanno consegnato un foulard blu uguale per

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tutti: eravamo tanti e, devo dire la verità, e stata una cosa inaspettata e anche un po’ strana in quanto, essendo da sola nel mio “Fuocherello”, non ho mai fatto un campo con cosi tanta gente. Come prima tappa ci siamo fermati in un convento di clausura e la prima persona che ha testimoniato cosa significhi servire è stata una suora. Dopo il colloquio, e dopo esserci rifocillati, ci siamo incamminati verso il campo base. La strada è stata faticosa e difficile, piene di salite (solo salite!!), ma alla fine siamo arrivati: l’importante è non mollare! I Capi ci hanno divisi in tre gruppi e, mentre abbiamo cenato, abbiamo preparato il fuoco di bivacco. La serata è trascorsa velocemente; c’è stata anche un’altra testimonianza di Servizio: un


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ragazzo che è andato in Africa e si è messo a disposizione delle persone più deboli: anche questo è Servizio perché servire non significa soltanto aiutare, ma anche, se c’è ne bisogno, portare un sorriso sulla bocca di chi soffre, magari, un po’ di serenità nel cuore di un bambino. La Domenica è passata ancora più velocemente della notte precedente: nella mattinata abbiamo ricevuto altre due testimonianze, una di Servizio extrassociativo prestato alla “mensa dei poveri”, l’altra fatta da un ex scout, che, pur non appartenendo più all’Associazione, continua nella sua vita a prestare Servizio. Questo campo mi ha fatto crescere di più rispetto agli altri campi sia come persona sia come Scolta. Ho conosciuto altri ragazzi come me, con

alcuni di loro sono rimasta in contatto, ma soprattutto ho colto il vero significato della parola SERVIRE. Questa parola si può interpretare in tanti modi e può avere tanti significati, ma solo uno è quello giusto: aiutare, mettersi a Servizio, a disposizione dell’altro, di chiunque altro perché questi è, per noi, la personificazione di Cristo. Questa esperienza mi ha fatto, così, capire l’importanza della gratuità del Servizio la cui la vera ricompensa è quel sorriso che l’altro ti dona perché ti riempie veramente il cuore di gioia. Grazie!

Denisa Collarile • Gruppo FSE Santa Maria C. V. III S. Simmaco

Vita da Rover, Vita da Scolta Carnet di Marcia b•2007

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Vita da Rover, Vita da Scolta Anch’io Scolta d’Europa

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nch’io come voi son Scolta europea, che venga da uno stato, un principato o una contea. Anch’io come voi mi sento un po’ strana, parlando una lingua che non è quella italiana. Anch’io come voi son meravigliata e resto muta, scoprendo le culture di una terra sconosciuta. Anch’io mi accorgo delle tante diversità, che implicano rispetto, comprensione e lealtà. Ma che sian 10, 100 o 1000, bianche, nere o gialle ciò che ci accomuna è quello zaino sulle spalle è la promessa, indelebile, incisa dentro al cuore, sono i canti, i balli, la gioia e il nostro amore. L’amore che ci unisce e che grida da lontano che sento, che vedo e che mi dà la mano. E in attesa di viver le avventure più belle …apriamo la Strada, in marcia sorelle!!!

Mariantonietta • Fuoco “Crux” Gruppo San Ferdinando 1

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Le prime Piccolo rotte… della Pattuglia Novizi

A spasso nel tempo

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Sicilia; foto che fanno vedere la straordinaria bellezza della natura e che ci hanno fatto pensare perché la bellezza si può trovare anche dietro la casa di ognuno di noi, basta saperla apprezzare. Infine, dato che le altre stanze erano in restauro, ci siamo spostati direttamente nell’ultima stanza da visitare. Stanza ricca di documenti antichi, risalenti a prima dell’unità d’Italia, che ci hanno, forse, fatto sentire infinitamente piccoli messi di fronte all’immensità della storia. A fine visita, dopo i consueti saluti, ci impegnavamo col custode a ritornare quanto prima per altri annedoti e storie di mare. Uscendo dal museo, all’esterno, percepivamo una diversa atmosfera che ci faceva notare ancor di più la quasi irreale esperienza che avevamo appena vissuto. Queste emozioni provate ci spingono con ancor più interesse a proseguire nel nostro cammino di scoperta. Seguiteci nelle prossime rotte…

Vita da Rover, Vita da Scolta

l noviziato del Clan Emmaus ha iniziato il suo cammino di scoperta del mondo nautico con la visita al Museo Navale di Palermo; cammino che toccherà via via altri aspetti di questo mondo da noi ancora da scoprire; sarà molto importante per la formazione di noi novizi - Rover nautici. Ed ora cercheremo di trasmettervi le sensazioni da noi provate nelle ampie stanze del museo. Che dire, entrando siamo stati subito accolti dal custode, un anziano di bell’aspetto grandi baffi, capelli totalmente bianchi, occhi particolarmente espressivi, una giubba di colore blu con grandi bottoni in cuoio; si vedeva subito che avrebbe avuto molto da raccontarci. La nostra visita era quindi iniziata... nella prima stanza caratterizzata da un profumo strano. Ci hanno colpito a primo impatto dei veri e propri motori navali, dei cannoni del 1700 utilizzati dai Borboni e una ricostruzione di un postale di quel tempo che, come ci ha spiegato la guida, era essenziale per spedire i pacchi che da Palermo venivano trasportati a Napoli e da lì smistati in tutto il mondo. E in questa stanza i motori, i cannoni e il postale trasmettevano una voglia di scoperta e di progresso, che da sempre caratterizza l’uomo. Nello spostarci nella seconda stanza, si è quasi avvertito un cambiamento di atmosfera, dovuto forse al fascino che quel luogo stava esercitando su di noi. Si sono subito notati i modelli in scala di galeoni, come l’Amerigo Vespucci, e galere, che ci davano anch’essi una sensazione di una vera voglia di progredire. Sono risaltate ai nostri occhi anche le varie foto di molti porti, maggiori e minori, della

Clan Emmaus • Palermo 12 Carnet di Marcia b•2007

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Cadendo da Cavallo... infuocando il mondo

Pronti a partire? LUIGI INGRASSIA

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l Getsemani Gesù disse ai discepoli: “Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”. La prima richiesta che Gesù fa a coloro che desiderano seguirlo nel suo cammino, che lo porterà nel corso delle ore successive a vivere tutto il mistero della Sua Passione, Morte e Risurrezione è una richiesta di collaborare con Lui, “preparandoci con Lui” vegliando e pregando con Lui. Devo dire che l’ascolto di Dio da parte dei discepoli non avvenne allora e probabilmente non avviene ancora adesso... alle Sue ripetute chiamate di collaborazione e di preparazione interiore (in occasione dei tanti momenti forti della nostra vita, come ad esempio per una GMG, per il giorno della firma del nostro impegno sulla carta

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di Clan/Fuoco, o per esempio, come in questi giorni in preparazione all’Euromoot...) la nostra risposta risulta essere simile a quella dei discepoli: una bella dormita! Guardate un po’ cosa c’è scritto nel Vangelo di Matteo: Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: “Così non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. E noi? Cosa avvertiamo in questo periodo di vacanze in vista dell’Euromoot e dei campi estivi? Pur essendo pronto lo Spirito, restiamo lì sopraffatti dalla debolezza della nostra carne. Forse qualcuno di noi riuscirà a vivere questo evento come un singolare inizio di un cammino spirituale, di una personale “partenza”. All’Euromoot sentiremo ripetere ancora il motto che già avete avuto modo di “orecchiare”: “Surgite, eamus”. “Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina”. Disse Gesù ai discepoli che si erano addormentati... poco prima che venisse la Sua ora. In queste parole raccogliamo il messaggio di quale sia e di come grande sia la nostra chiamata ad alzarci e andare. La partenza di Rover e Scolte sulla quale ci sarà data occasione di meditare nel corso dell’Euromoot è un momento importante forse quanto quello che accadde in quella notte al Getsemani ai discepoli. Chi può dirlo? Ciascuno di noi è chiamato a vivere pienamente il Vangelo nelle proprie case, nelle proprie parrocchie, nelle associazioni, nei posti di studio e di lavoro... e forse in alcuni casi ciò che ci aspetta appare proprio come una via crucis, piena di difficoltà, di prove, di probabili insulti e


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Quei discepoli, meno di due mesi dopo, avrebbero ricevuto nel giorno della Pentecoste lo Spirito Santo e avrebbero dato inizio alla predicazione del Vangelo e alla loro missione. L’augurio è che, dopo una nostra eventuale dormita, ciascuno di noi possa ritrovarsi di nuovo insieme, dopo l’Euromoot, all’inizio dell’anno Scout a sentire forte la necessità di mettere in moto la propria missione. L’Euromoot sarà solo l’inizio... sarà la partenza... da lì si comincia tutti a dare tutto per la predicazione del Vangelo e per vivere il Vangelo. Durante quest’ultimo mese riusciremo a vegliare, a tenere gli occhi aperti e il cuore palpitante per vivere il momento di questa Partenza con le giuste forze? Non lo so. Personalemte credo che l’estate, il mare, i bagni ci porteranno a fare una bella dormita! Ma so di certo che il Signore sarà con noi in ogni caso e, se solo noi lo vorremo, tornerà a moltiplicare le nostre modeste forze con il dono del Suo Santo Spirito.

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Cadendo da Cavallo... infuocando il mondo

derisioni, di sacrificio... Si è vero! Ma dietro l’angolo è anche la rinascita e la gioia della Risurrezione! È la meravigliosa scoperta del senso pieno della vita e la tranquillità che sanno darci il sapere che la morte e il sacrificio sono solo un passaggio stretto e difficile, rappresentano solo una porta stretta. I discepoli furono scelti da Cristo e da Questi ricevettero il dono dello Spirito Santo e ciò nonostante non si fossero adeguatamente “preparati” al loro futuro di Chiesa. Rileggendo il Vangelo, cosa sarebbe avvenuto dopo il richiamo di Cristo ad alzarsi? Surgite, eamus? Cristo sarebbe stato consegnato ai pagani e ai peccatori, sarebbe stato offeso e colpito e frustato e umiliato per poi essere crocifisso come uno dei peggiori criminali, per poi risorgere e tornare tra quei discepoli per dare loro un mandato. Sì proprio a loro... a quei “discepoli che si erano addormentati” e che nei momenti successivi lo avrebbero tradito, dimenticato, abbandonato. Che si dispersero impauriti di quanto stava accadendo. A loro, proprio a loro, Cristo affida il compito di costituire la Sua Chiesa.

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Corner... l’ angolo dello sport Il calcio è un gran gioco ma... CARLA PALERMO

2 Febbraio 2007: Ucciso per un colpo all’addome l’Ispettore Capo F. Raciti nel corso degli incidenti scoppiati all’esterno dello Stadio Massimino di Catania.

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a violenza negli stadi non è una novità. Se ne parla nel 2007 così come se ne parlava trent’anni fa. Oggi però, rispetto ad alcuni decenni addietro, ci si rende conto di come questo processo di abbrutimento non coinvolga più piccole frange di tifosi, bensì l’intero mondo del pallone: dai delinquenti che vanno allo stadio per scannarsi in nome di una maglia che per il suo valore appare sempre più sbiadita, ai dirigenti che corrompono gli arbitri per portare a casa tre punti la domenica, ai giornalisti che per vendere qualche copia in più non esitano a creare dal nulla “casi” più o meno scottanti. PER FARE IL PUNTO… B.P. DICEVA: Cos’è lo sport? Per me consiste nel partecipare individualmente e in modo attivo al gioco, invece di essere semplicemente uno della folla degli spettatori . Guardare soltanto diventa tedioso […]1

B.P. DICEVA: Il calcio fu considerato per molti anni uno sport particolarmente sano […] Non v’è nulla di meglio per acquistare salute e forza, energia e coraggio, disciplina e buon umore, e soprattutto per imparare la grande lezione di giocare il gioco generosamente per la gloria della propria squadra, e non per la propria. OGGI AVVIENE: che vengono meno giorno dopo giorno quei valori che legano un tifoso alla propria squadra. Emergono i “gruppetti di facinorosi”, quelli che occupano curve e tribune intere ed impongono la loro logica di “fede nella violenza” con cori e parole d’ordine. Sono eserciti che compattano e che comandano. Gruppi che, dietro i loro simboli e il loro linguaggio, mascherano unicamente la vocazione alla guerriglia sportiva.

OGGI AVVIENE: Che un gran numero di spettatori gravita sugli spalti e chiude la porta al buon senso come se le leggi non esistessero più, un universo di amorevoli figli di famiglia che una volta in curva si trasformano in pazzi indemoniati, di giocatori che celebrano senza pudore la loro disonestà.2 Gruppo di Ultras, scortati dalla polizia.

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PIERRE DE COUBERTIN (colui che ebbe il merito di aver riportato in vita un’istituzione importante come i Giochi Olimpici) DICEVA: “Lo sportivo deve accettare il verdetto della competizione, non può eluderlo con considerazioni più o meno menzognere. Le cifre del risultato sono là a insegnargli il culto della verità. Finché la gara dura potrà altresì imparare a non scoraggiarsi, acquisendo la virtù dell’autocontrollo”.3 D’altra parte de Coubertin era tormentato da un timore ricorrente, cioè che la civiltà sempre più in fermento del suo tempo potesse spingere gli adepti dello sport e i loro agenti verso forme di frenesia capaci di allontanarlo da quella saggezza da ‘Impero del mattino calmo’ che lui aveva sempre vagheggiato per la sua creatura. A distanza di circa settant’anni dal giorno in cui egli affidò alle stampe questi pensieri,

non si può certo dire che si trattasse di timori infondati. Ed infatti OGGI AVVIENE: Che una nuova scritta offensiva contro l’ispettore Raciti appare per le strade della Capitale. Questa volta e’ apparsa la frase “Filippo Raciti assente” scritta con una bomboletta di vernice spray di colore nero. B.P. (contro tale degenerazione) AVREBBE DETTO: Lasciate il mondo un po’ migliore di come lo avete trovato. E quando sarà la vostra ora, potrete morire sereni nel pensiero che avrete fatto del vostro meglio.

Corner... l’ angolo dello sport

Sana esultazione.

1Baden

Powel, La Strada verso il Successo Accursio Sabella 3Roberto L. Quercetani, Pierre de Coubertin 2Giornalista

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Sentieri d’ Europa Il rito e la fede della Chiesa DON STEFANO CAPRIO

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ella diocesi che ci ospiterà a Levoãa, all’Euromoot, si pratica una tradizione liturgica diversa da quella a cui siamo abituati nei nostri paesi di tradizione occidentale e “latina”: è infatti una comunità cattolica di rito bizantino-slavo, che vale la pena di conoscere più da vicino. Il territorio orientale della Slovacchia, insieme a una parte dell’Ucraina, dell’Ungheria e della Romania, fa parte di quella realtà storica detta chiesa uniate, così chiamata in quanto si richiama al decreto di unione (“Unio” in latino) tra cattolici e ortodossi, approvato nel lontano Concilio di Firenze del 1439. In quell’occasione solo una parte, purtroppo, delle chiese orientali ortodosse accettarono di realizzare nella pratica l’unione raggiunta, che permetteva a ciascuno di conservare le proprie antiche tradizioni: si tratta appunto degli “uniati”, ortodossi che riconoscono l’unità con il Papa di Roma e l’intera Chiesa Cattolica, senza modificare il proprio rito e i propri usi. Nella nostra tradizione occidentale, invece, tutti i riti locali furono unificati poi dal Concilio di Trento nel XVI secolo, tranne poche eccezioni (come il rito ambrosiano di Milano, più vicino ai riti orientali). Nelle Chiese Orientali, in realtà, si conservano e praticano ancora molti riti e molte tradizioni, che hanno origine dall’organizzazione della Chiesa nei primi secoli del cristianesimo, quando le culture principali erano quella latina, quella greca e quella siriaca, insieme a espressioni locali più circoscritte etnicamente (i copti d’Egitto, gli

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territorio dei Balcani, tra i popoli dipendenti dalla giurisdizione politica ed ecclesiastica di Costantinopoli, soprattutto i popoli slavi orientali (macedoni, serbi, bulgari, slovacchi, russi e ucraini, ma anche non slavi come romeni e ungheresi), che hanno usato la nuova lingua slava (inventata dai missionari Cirillo e Metodio). Si tratta quindi per noi di un’occasione per gustare della bellezza di una tradizione e di un modo di vivere la fede antico e sempre nuovo, con i suoi canti e le sue icone, la ricchezza della poesia e dei gesti espressivi, che sanno creare un’atmosfera particolarmente adatta a farsi coinvolgere dall’iniziativa di Dio, che ci chiama a trasformare il nostro cuore non solo nel momento della preghiera, ma in tutta la nostra vita.

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armeni, i maroniti del Libano e altri). A partire dal VI secolo si affermò principalmente il rito bizantino di lingua greca, che si era sviluppato intorno alla Chiesa patriarcale di Costantinopoli, capitale dell’Impero Romano d’Oriente (impero bizantino). In esso si ritrovano le forme comuni della fede e della preghiera cristiana: l’ascolto della Scrittura, i Sacramenti, la comunione eucaristica dei fedeli ecc., espresse con accenti di particolare solennità, tipica della corte imperiale, e di notevole profondità mistica, corrispondente alla grandiosa esperienza monastica che si andava sviluppando in quei secoli in Oriente. Anche in Italia abbiamo testimonianze dirette di questa cultura liturgica e spirituale, evidenti in tante chiese e monasteri, soprattutto nelle famose basiliche di Ravenna, sede dell’esarcato bizantino. Il cristianesimo bizantino si è poi esteso soprattutto al

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SMS... ke passione! Volevamo sapere da voi “quali sono quelle ‘piccole cose’ capaci di rendervi felici? Quelle cose semplici che, se vi capitano, sono in grado di cambiarvi la giornata?” LUIGI INGRASSIA

Il sorriso e gli occhi grandi d un bambino... Con la sua dolcezza e ingenuità sono capaci d trasformare le giornate... Prendete le coccinelle...arrivi ad attività un pò giù a causa della brutta giornata, e con un sorriso sono capaci d rendere migliore la giornata!Martina

di mano, l’incontro con una persona che non vedevo da tanto, accendere la radio e trovare una canzone per me importante, una telefonata inaspettata. guardare per caso nella cassetta della posta e trovare una lettera per me, svegliarmi e trovare la mia sorellina accoccolata accanto a me, ricevere un

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Un sorriso... - Lontra Spensierata Il sorriso dolce e tenero di un bimbo, un abbraccio silenzioso ma pieno di affetto, uno sguardo carico di mille parole, una stretta

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Un semplice sorriso è un buon inizio giornata!o una semplice carezza x esprimere l’affetto k si prova verso l’altra persona!TERESA rc 4 Da un anno a questa parte basta poco per esserlo.mi sveglio guardo fuori e sono felice,incontro persone e mi sento felice...meglio dire,ho la felicità negli occhi,e tutto grazie all’amore,non è meraviglioso?!? la cosa che più di tutti mi rende felice è ricevere un mega abbraccio da mio fratello più piccolo! LC

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A CURA DI

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sms da qualcuno che non sento da tempo. Sono queste le piccole cose che migliorano una mia giornata,che la rendono degna di essere vissuta col sorriso sulle labbra. Alice RM16

sono siciliana, e credo che il sole sia la+magica fonte d buonumore.. se la mattina presto dalla finestra vedo la strada asciutta e un sole ke promette d splendere vivace, x me qlla è già una giornata-sì! Miriam Misilmeri2 Cose semplici come piccoli gesti anche da parte di sconosciuti che ti fanno sorridere e ti cambiano la giornata. Tasso esilarante Guidonia 1


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Nonostante 14anni d scautismo la cosa che più m affascina è la brace che arde alla fine del fuoco d bivacco la sera al campo...rimarrei ore a guardarla...Dà,Rg4 Un dono di compleanno imprevisto da parte di 2 persone speciali... In generale,ti rendono felici queste cose soprattutto se sono fatte davvero col cuore. Un CR Mi rende felice ricevere un semplice sorriso ke spesso vale più di molte parole, mi rende felice l abbraccio o lo sguardo di una mia

coccinella.. Sempre belli xkè innocenti e infine... Mi rende felice il RENDERE FELICE! Stella PE9 Beh sicuramente mi rende felice partire super entusiasta x un campo mobile, e sono altrettanto felice quando torno stanco ma tanto pieno di nuova energia da spendere Michele polpet1 Per essere felici basta ricevere un sorriso e magari anche donarlo. Eleonora

SMS... ke passione!

Bene siamo giunti al momento di darvi indicazioni sui prossimi SMS che desideriamo da voi. Siete sul treno di ritorno dall’Euromoot? Siete tornati a casa dal campo mobile? Vogliamo sapere in una frase la cosa che assolutamente non dimenticherete mai più! Sarà veramente così…e noi vi aiuteremo pubblicandola sul prossimo CDM dopo l’Euromoot… SMS direttamente al n. 320 4397168 oppure se avete molto più da dire su questo argomento inviate una email dal vostro pc all’indirizzo di posta elettronica: redazionecdm@libero.it o spediteci la vostra corrispondenza ed il vostro materiale fotografico all’indirizzo: Redazione di CDM c/o “Guide e Scouts d’Europa Cattolici”, Via Anicia, 10 • 00153 Roma.

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Inviati in Cile Talca, 9 febbraio 2007

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a Treviso ci é giunto l’invito a recarci in Paraguay presso la nostra missione diocesana di San Juan de Ñeembucu: don Franco, direttore dell’ufficio missionario diocesano, faceva visita ai nostri conterranei di lì, per cui ci si offriva la possibilitá tanto di visitare quella terra quanto di fare il bilancio del nostro primo anno di missione. Abbiamo subito accettato di buon grado e così, il 22 novembre, siamo sbarcati all’aereoporto di Asuncion per un viaggio in Paraguay e Argentina. All’aereoporto, il bus ci ha accompagnato in centro attraverso bei quartieri residenziali costruiti e curati con buon gusto. Poi, lasciata Asuncion in corriera, attraversiamo il paese verso l’est. Cinque ore di un piatto assoluto attraverso una grande pianura ci conducono a Ciudad del Este. Nei dintorni di Ciudad del Este andiamo a conoscere Itaipù, la “pietra che canta”. Si tratta della centrale idroelettrica più grande del mondo. In questo lembo di terra si incontrano tre stati (Paraguay, Brasile e Argentina) ciascuno con la rispettiva città di confine (Ciudad del Este, Foz do Iguaçu e Puerto Iguazu). Un autobus urbano fa la spola scavalcando le frontiere. Ma è una cosa incredibile! Migliaia di persone a piedi, in auto, in bus. Colonne di gente ci costringono a spendere quasi un’ora per percorrere un chilometro. Dopo la bolgia, l’autobus entra in terra brasiliana e in pochi chilometri siamo in Argentina a Puerto Iguazù. Troviamo una cittadina prettamente turistica cresciuta a fior di banconote lasciate dai turisti nordamericani ed europei venuti fin qui per le famose Cataratas de Iguazu. È qualcosa di stupendo girare per questo angolo del pianeta: il rio Iguazù attraversa una zona di isolette e dopo un gran salto continua il suo viaggio. Il risultato sono 275 (!) cascate, un fronte di 2,5 km di incredibile acqua scrosciante che salta nel vuoto per 72 metri. Ricorderete che il film “Mission” comincia con le immagini della scalata di una cascata e continua con le vicende delle reducciones

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gesuitiche. Ebbene questo é il luogo. Il tempo delle reducciones durò poco più di un secolo e vide protagonisti i guaranì autoctoni e quei missionari gesuiti (ma anche francescani, dominicani e altri) inviati a far conoscere Gesù in queste nuove terre. Il governo, le regole, la vita, la religiosità erano guaranì, i gesuiti vi innestarono il Vangelo e le conoscenze tecniche europee. Rientrati in Paraguay dopo la breve parentesi argentina, abbiamo raggiunto i nostri trevigiani. Siamo arrivati a Tacuaras camminando zaino in spalla sotto un sole torrido. Qui vivono Graziella e Lucia, due cooperatrici pastorali con del coraggio da vendere. A un’ora di fuoristrada (quando non piove altrimenti non si passa) c’è don Giuseppe, parroco di San Juan de Ñeembucu; ad altre due ore don Paolo, parroco di San Miguel. Tutti vicini e lontani allo stesso tempo. La loro missione è ben diversa dalla nostra primariamente perché sono impegnati nella pastorale, nella cura della vita delle parrocchie, secondariamente perché si tratta di un ampio territorio povero e totalmente rurale. Sono stati giorni di grande amicizia e di continuo scambio e verifica di quello che stiamo facendo. Per noi sono stati anche giorni ricchi di Messa e preghiera che talvolta qui in Cile si fanno mancare (mica è così facile in Talca trovare una chiesa aperta e una Messa!). Come dicevamo parlando assieme Francesca e Graziella, la missione è una scelta nostra, anche i nostri genitori hanno accettato di mettersi dentro questa missione volendo vederla, sentirla, provarla. Per questo l’aspetto più importante è stato vivere 15 giorni assieme condividendo tutto. Le due settimane tanto attese se ne sono andate in un attimo, come tutte le cose belle. Alberto non riuscirá mai a esprimere loro tutta la gratitudine per aver deciso di affrontare il viaggio più lungo della loro vita per stare vicini a noi. E chissà che, rimosse le titubanze del prima ora, non si fermino.


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Sale in Zucca Cucù e Ciarlatani …L’Appartenenza non è un insieme casuale di persone, non è un consenso ad una apparente aggregazione, l’appartenenza è avere gli altri dentro sé…

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a frase è tratta da una canzone di Giorgio Gaber, ma credo che ci possa servire per riflettere un momento sull’attuale culto mediatico dell’appartenere. La riflessione è sollecitata da un Rover (Giorgio) che ci ha scritto sul tema dell’appartenenza e dell’informazione, ricordandoci che tre mesi fa gli organi di stampa hanno effettuato uno sciopero togliendo le firme degli autori dai servizi TV e Stampa; la cosa che ha colpito Giorgio è stata proprio questa, perché un organo di informazione, che dovrebbe dare essenzialmente informazioni, ritiene di scioperare tagliando le firme? Allora le Opinioni sono più importanti della notizia stessa, allora basta togliere l’autore per disorientare il lettore/teleradiospettatore; basta togliere l’autore e la notizia non è più buona, non serve, non riusciamo più ad orientarci… Giorgio ha spinto il paradosso, evidentemente, ma non possiamo non evidenziare che siamo pieni di

giornali e di organi di informazione che ci chiedono, spingono, pretendono una appartenenza di Idee, di opinioni, di adesione. Ora si sa che la giovinezza è piena di fugaci adesioni, di feroci, ma veloci passioni, di entusiasmi facili, ma di difficile persistenza, insomma è la giovinezza e allora perché chiedere di più? Il problema però, a guardarlo bene, è che questo culto sta permeando tutti, giovani e meno giovani. Senza però l’entusiasmo, senza però la passione, ma solo per comoda presa di posizione; capire un problema (di qualsiasi problema si parli) è difficile, riusciamo in maniera velocissima ad avere una opinione sul problema, più o meno autorevole, ma comunque ce ne sono per tutti i gusti e quindi ci risparmiamo la fatica di informarci chiedendo a noi stessi il minimo: una banalissima adesione. In effetti è davvero più semplice, faccio un esempio banalissimo ed anche un po’ cretino. Qualcuno di voi ha capito mai qualcosa sui nostri conti pubblici? Attenzione non pretendo cose difficili, ma semplicemente come siamo messi: bene… male… così e

così… o malissimo! Solo per ricordarci la difficoltà che affrontiamo ogni qual volta siamo interessati ad un approfondimento… Credo che la nostra unica risorsa possa essere la domanda, la curiosità, la giocosa voglia di capire e di farci sì una opinione, ma con i nostri mezzi; Oscar Wilde scriveva una cosa del tipo: …Le Risposte sono capaci di darle tutti; per fare delle vere domande ci vuole un genio… Quindi continuiamo a domandarci, e a domandare, ascoltare il nostro prossimo non fermarci al contatto , approfondire i rapporti, declinare davvero l’appartenenza in amore. …Avere gli altri dentro sé… forse è un modo per rimanere svegli, per tenere alta la nostra sensibilità e non lasciarsi andare al torpore di una comoda ma assai futile adesione. Buona Strada Pietro Antonucci & Giorgio. La email dove inviare i contributi è: redazionecdm@libero.it citando nell’oggetto: “cucù e ciarlatani” P.S. Sono molte le vostre email giunte sul tema della comunicazione e vi chiediamo ancora di segnalarci argomenti e tematiche che vi saltino agli occhi: la rubrica è VOSTRA!!!

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Sale in Zucca De Libertate disputandum est ANDREA PADOIN

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n film. Visto con quelle apparecchiature semiprofessionali dotate di jog-shuttle che ti permettono di fare le moviole, di arrestare le immagini, di ritornare indietro alla velocità voluta e poi di schizzare alla scena successiva in un lampo. Cosa vedo? Una giornata della mia vita. Tutta, dal mattino, quando mi alzo dal letto (o fouton, o cuccetta, o branda o... abbiamo detto che siamo liberi, no?) alla sera quando mi corico. Sminuzzo il film in ogni singola azione svolta: prendo la scatola dei biscotti dall’armadietto, scaldo il latte nel microonde, mi vesto, metto le scarpe, mi trucco (beh, spero non molto, giusto un filo di eyeliner attorno all’occhio, per accentuarne la profondità...), esco, cammino (come cammino?), entro in un luogo... Per ogni azione metto il fermo immagine e mi chiedo quali processi mentali me l’hanno fatta fare: perché in quel modo, perché lì, in quel momento, semplicemente quali scelte ho fatto. Nuova scena: in una libreria. Sto comprando un libro che si intitola “Eredi” (l’autore non ve lo dico) che parla di tutte quelle belle storielle che danno da lavorare ai giornalisti quando non c’è nulla di meglio da dire, tipo Erika e Omar, o – qualche anno prima – Pietro Maso. Tutta bella gente, giovani liberi, persone normali, che un giorno si svegliano e decidono di massacrare la propria famiglia. Io sono lì in libreria che sfoglio le pagine del libro, ed intanto penso al film, e penso a voi. Che - a parte pochi sparuti casi - non avete voluto mandare i vostri commenti al mio primo papocchione sulla libertà; forse perché non lo avete letto (CdM, si sa, viene usato spesso solo per accendere il fuoco in uscita), o forse perché avete preferito astenervi. Bravi, per me 26

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meglio così, con tutte le cose che ho da fare, un marasma di email non lo avrei gradito. Forse avrei potuto creare un blog, con un bel forum, molto più alla moda. Così davo la possibilità a tutti di entrare anonimamente, vedere se qualcun altro faceva il primo passo, ed eventualmente andargli dietro con qualche timida affermazione. E poi sul blog ci possiamo iscrivere con i nick-name più impensabili, e così l’anonimato è assicurato. E finisce tutto a tarallucci e vino, con “Titty89” che saluta tutte le amiche incontrate domenica fuori dal Planet e “RoccoTheBest” che finisce con un fragoroso Forza Roma. Oppure potevo lasciarvi un numero di cellulare; con un po’ di fortuna, aiutato magari dalle promozioni dei periodi natalizipasquali-ferragostani, avrei ricevuto una marea di sms. È finita l’era di quelli contratti (quando anche si scriveva anke)... adesso col T9 non serve più. E spesso neanche ci


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la Philip Morris o la Nestlè. Oppure non scegliere significa “rimanere coinvolti”, o peggio: essere conniventi... mai sentito parlare di Omertà? Uno di voi mi ha scritto: “Io mi sento LIBERO a comprare un nuovo telefonino, [...] o a comprare qualsiasi altra cosa che vorrò comprare. Ma non per seguire una stupida moda, semplicemente perché quelle cose mi piacciono”. Va bene. Non ho mai detto che nel 2007 uno debba restare senza telefonino. Basta che abbia scelto se gli serve (banale, vero?) e quanto è disposto a spendere per le funzioni di cui intenderà fruire (lo facevo notare all’esploratore quattordicenne che aveva installato il navigatore satellitare...). [...] Così tra questa Immensità s’annega il pensier mio: E il naufragar m’è dolce in questo mare. Quali strumenti abbiamo per scegliere? Perché gira e rigira – ve l’avevo detto la prima volta, yawn, che noia – sempre qui torniamo: volevamo parlare di Libertà vera, no? Allora parliamo di scelte. Vi immaginate a passare una giornata “sperimentale” e a chiedervi per ciascuna azione che fate o decisione che prendete quale sia stata la modalità della scelta? Niente jog-shuttle, tutto in presa diretta. Tutto in real time. Quando una scelta è presa, non si torna indietro, è tardi. Ed è inutile. Chiedetelo ad Erika e Omar. Come facciamo a scegliere? Con quale approccio ci chiediamo quale strada prendere ad un bivio? E soprattutto: come facciamo a riconoscere i bivi anche laddove ci sembra che la strada sia una sola, mentre in verità sono (almeno) due? Non è che forse per sapere quale strada prendere, dobbiamo sapere dove vogliamo andare? Non è che forse per sapere quali scelte fare, dobbiamo sapere chi vogliamo essere? A tutti coloro che vogliono la Libertà di essere ciò che vogliono, buona Strada. Il mio indirizzo lo conoscete. Non fate i pigri. Prima scherzavo: vi leggo volentieri, e di solito rispondo... liberamente.

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accorgiamo che con tutte le parole belle estese mandiamo 2 sms invece che uno, con buona pace di chi ha inventato il sistema per raddoppiare i profitti. Invece ho deciso di aprire una casella email, dove uno mi scrive e non sa se e cosa qualcun altro mi abbia scritto. Forse più che chiederci che cosa sia la libertà, dovremmo prima chiederci se ci serve. Perché mi dà l’idea che a molti di noi in fin dei conti non serva. Siamo assuefatti da ciò che ci viene proposto, senza porci il problema se è ciò che vogliamo. Siamo pronti a spendere qualche soldino ogni settimana per la schedina, ma forse non ci siamo mai chiesti se ci interessa veramente fare 13; siamo pronti a fumarci qualcosa di forte per restare in compagnia, ma forse non ci siamo mai chiesti se quella è la compagnia che veramente vogliamo; siamo pronti a rimodernare completamente il nostro guardaroba intimo perché altrimenti l’ultimo jeans a vita bassa comprato non rende... Ancora? Ma sì... siamo pronti a dichiararci cattolici, ma in fondo un po’ xenofobi; siamo pronti ad ascoltare uno che dalle pagine di CdM ci fa la paternale sulla Libertà... (Ora ho finito; scusate, ma dovevo almeno toccare tutti e 5 gli scogli... ‘dice niente?). In fin dei conti questa è la libertà che ci fa stare caldi sotto le coperte, senza scoprirci i piedi. La volta scorsa scrivevo che io sono libero perché scelgo. Ok, ma perché scegliere è sempre così importante? Non potrebbe essere più semplicemente che “oggi voglio restare spento”? E se vi dicessi che “restare spenti” significa aver scelto? Cioè significa aver scelto di non scegliere? Non voglio fare sofismi, credetemi. Non ne ho bisogno. Voglio solo ribadire che - a seconda di come vediamo le cose - nella vita siamo condannati ad una continua scelta, oppure siamo liberi di scegliere continuamente. Se non lo facciamo, qualcun altro lo fa per noi. Ad esempio la Nike, la Motorola, la Rizzoli, Mediaset, oppure (salgo un po’ di tono così accontento nerd, geek e compagnia bella) la Monsanto,

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Finti ribelli LORENZO CACCIANI

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ggi, dopo tanto tempo, mi è ritornata l’angoscia nel cuore.. I funerali del poliziotto ammazzato per svolgere il suo dovere di ordine pubblico da un gruppo di ragazzotti ribelli che per non so quale ragione forse si trovavano là nemmeno per vedere la partita. Le parole del collega, della figlia e della moglie non hanno fatto altro che spiegarci che splendida persona poteva essere quest’uomo, impegnato nel lavoro come servizio allo Stato, quindi a tutti noi, e alla famiglia. Più volte il collega poliziotto ha ricordato che, tornando a casa, non facevano caso alle lievi ferite riportate dalla “giornata di lavoro” allo stadio perché nonostante tutto credevano in quello che facevano. Attività come il servizio ai terremotati, nella zona delle Marche e dell’Umbria nel ’97, o quando andammo a

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Lourdes con il Clan per metterci a totale servizio degli ammalati giorno e notte, mi hanno dato quella gioia che nonostante il freddo, nel primo caso, e la pioggia nel secondo, non hanno scalfito neanche per un po’ quella felicità che ancora oggi mi porto dentro. Mi chiedo come questi uomini del servizio pubblico, tutte le domeniche, vadano incontro a questa specie di barbarie sapendo anche cosa li aspetti, ma soprattutto al fatto che quello che fanno lo giustificano con il loro credo e cioè con la convinzione che quello che fanno è per il bene di tutti… Noi come la pensiamo in merito? Ci siamo fatti un nostro punto di vista? Per quanto mi riguarda, il calcio occupa uno degli ultimi posti nella classifica dei pensieri, ma sapere che le famiglie che


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passamontagna: guardate cosa sono capaci di sfidare questi uomini. Provate solo per un attimo a immedesimarvi nei panni della moglie e dei figli. Se qualcuno vuole essere un vero ribelle, impugni il coraggio per essere pronto ad amare chi ti sta di fronte. Solo l’amore vince e con esso l’atteggiamento che ci conduce a fare qualcosa di concreto nel segno dello stesso. Viva la voglia di provare a riuscirci, viva la speranza che per poter cambiare qualcosa bisogna che prima cambiamo noi. Lui, il poliziotto, c’è riuscito.

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Sale in Zucca

vivono nei quartieri limitrofi agli stadi vivono nella paura, che quando c’è la partita escono, ma vanno il più lontano possibile o se qualcuno deve ritornare alla propria abitazione lo fa quando tutto è tranquillo, o durante la partita o dopo due ore dal fischio del termine mi getta nel più profondo sconforto. Ma come si fa a vivere così? Così facendo anche noi abbiamo la nostra piccola Bagdad, qualche morto ci scappa e se poi provi ad andare indietro nel tempo ti accorgi che da qualche d’una si passa a qualche decina… Eppure questi uomini dell’ordine pubblico queste domande se le saranno anche fatte, ma nonostante tutto sono lì, a compiere il loro dovere. Vorrei dire una cosa a quei “finti ribelli” che si nascondono anche dietro ad un

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ApertaMente La strada del Signore degli Anelli MONICA D’ATTI

La Via prosegue senza fine Lungi dall’uscio dal quale parte. Ora la Via è fuggita avanti, Devo inseguirla ad ogni costo

Rincorrendola con piedi alati Sin all’incrocio con una più larga Dove si uniscono piste e sentieri. E poi dove andrò? Nessuno lo sa.

I

l Signore degli Anelli è un’epica della strada. Tutto il libro si sviluppa in cammino, ogni personaggio ha la sua strada da percorrere, con un destino che lo aspetta in fondo. La strada è un gioco, all’inizio. Una Via che parte dall’uscio di casa. Si va per curiosità, per vedere gli Elfi e per accompagnare un amico che deve fare una consegna, che deve portare un Anello in un posto che sembra non tanto lontano. È l’occasione per un’avventura. Addio a voi, mio atrio e mio braciere, Il vento può soffiare e la pioggia cadere Ma prima della rugiada, che l’alba fresca bagna, Noi marcerem pei boschi e sull’alta montagna. A Gran Burrone, ove sono gli Elfi intenti all’opre, In radure che un fine velo di nebbia ricopre, Arriverem attraverso lande deserte e brughiere, E da lì poi dove andrem, nessuno può sapere. Davanti a noi i nemici e dietro lo spavento, Il nostro letto sarà sotto il cielo e nel vento, Fino al giorno in cui con la stanchezza in volto, Il viaggio sarà finito, ed il compito svolto. Dobbiamo andare. Dobbiamo andare! Prima che l’alba incominci a spuntare!

È una strada gioiosa e giocosa che scorre fluida sotto i piedi. Lo zaino è leggero e la compagnia è piacevole. È una strada che non tarda a svelarsi: i primi incontri, le prime paure e la fatica. Il primo sollievo, calore e protezione, si trova nella casa di Tom Bombardil. È un rifugio per il pellegrino, è finalmente un posto sicuro dove fare sosta. È un regalo inatteso, così come spesso è la vera ospitalità. Chi di noi ha provato il freddo e la paura di certi cammini sa quanto importante sia trovare un rifugio alla fine. Il cammino nel Signore degli Anelli è scandito da una serie di luoghi accoglienti ai quali mai più ormai gli stanchi camminatori speravano o pensavano di arrivare. Il senso e il valore dell’ospitalità è chiaro. Sacri sono i viaggiatori per l’ospite e i viandanti trovano ristoro anche per lo spirito. È una strada che si fa in compagnia, in comunità, dove ciascuno porta la sua saggezza, allegria e forza. È una strada che si divide: come spesso nella vita, arriva il momento in cui bisogna anche andare da soli. Strada che mette alla prova ogni singolo. La strada di Frodo con il suo servitore e amico Sam e con l’ombra di Gollum a consumare le coscienze; la strada di 30

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Pipino e di Merry che si “scoprono” oltre i confini della Contea; la strada di Gandalf il Grigio che diventa il Bianco; la strada di Grampasso e della profezia che lo accompagna; di Legolas e Gimli, ultimi rappresentanti di un mondo ormai destinato a scomparire, che trovano in quest’ultima avventura la fratellanza perduta dai loro popoli; di Boromir, che si riscatta nel suo atto finale. È una strada che ha una fine e un ritorno. Sottesa è la chiara speranza che c’è un bene che vince sempre e un male che dovrà prima o poi soccombere. Ma questo accadrà quando tutti avranno concluso il loro cammino. Voi, fratelli e sorelle scout, trovate delle assonanze in tutto questo? Voi che fate strada e siete su uno dei mille cammini che la vita apre davanti, vedete qualcosa di familiare? Io sì ed è per questo che mi è piaciuto condividerlo.

Quando lessi il SdA avevo 14 anni. Da allora ha fatto parte di me. Solo dopo ne ho compreso i motivi. Questo cammino epico, dalla progressione faticosa e tragica ma anche gioiosa, curiosa, penso rappresenti, come un archetipo, la nostra avventura umana (e magari anche, riducendolo, la nostra avventura scout). L’avventura di noi, paurosi, ma affascinati dal cammino, incerti, ma con un destino che ci precede e con una mano invisibile che ci guida verso la conquista di quel bene che solo noi possiamo perdere, che solo con la nostra insipienza ed arroganza potremo farci sfuggire. O voi che errate nel paese oscuro, Non disperate! Benchè d’aspetto cupo e duro, Ogni bosco finisce Ed il sole apparisce: Il sole dell’alba, il sole del vespro, Il giorno che nasce o che muore grandioso, Poiché il bosco svanisce ad ovest o ad est....

Buona Strada

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F

issa le cose, leggi le cose: non temere di perdere tempo a passeggiare lungo il mare o a guardare in un microscopio la struttura armoniosa dell’infinitamente piccolo. L’intuizione di Dio, la fede in Dio nasce proprio là, in quel segno che ti è davanti... (Carlo Carretto • Il deserto nella città)

I

l futuro si costruisce un giorno per volta (D. Acheson)

H

o scoperto il segreto del mare meditando su una goccia di rugiada. (Gibran)

l’ ALTRACOPERTINA di Giorgio Sclip Riflettendo sulle piccole cose...

G

uardo nei campi brulli le stoppie aride e nel canneto osservo levarsi un vol...la mia tendina chiara spicca tra gli alberi, nella radura erbosa mi scaldo il the...trattiene il respiro ogni cosa intorno a me, il fuoco che miro mi raccoglie tutto a sé... marcio col zaino in spalla per valli insolite, divido il pane e l’acqua con un fratel. La gente che vedo mi ridà il saluto, le cose in cui credo son concrete accanto a me... (Carnet di marcia)

S

emina, semina: l’importante è seminare, poco, molto, tutto il grano della speranza... Semina le più piccole cose, i nonnulla. Semina e abbi fiducia: ogni chicco arricchirà un piccolo angolo della terra. (anonimo)

D

iamo tutto per scontato. Ci pare di avere, chissà da dove e perché, una sorta di diritto a tutto. Tutto ci pare dovuto e non ci meravigliamo più di trovarci davanti a qualcosa di piacevole, di necessario come il cibo: spesso senza che neppure che ce lo siamo guadagnato. Avere da mangiare in tavola è diventata una cosa ovvia, almeno in Occidente. Non è una sorpresa di cui ringraziare qualcuno. E così si mangia, si mangia, ci si rimpinza come degli automi, magari guardando la televisione o leggendo il giornale... (T. Terzani – Un altro giro di giostra)

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“ ”

Il Regno dei Cieli si può paragonare a un granellino di senapa... esso è il più piccolo di tutti i semi ma , una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero... (Mt 13, 31-32)

L

a “route entra dai piedi”, si dice nel gergo Scout. Ed è varo. Dai piedi, cioè dall’esperienza vissuta con pazienza e con pienezza, entra nella persona qualcosa di grande e di vero , qualcosa che resterà per sempre e che, nei giorni comuni e monotoni, terrà vivo il desiderio, la ricerca, le tensione verso le “grandi cose”, godute e conquistate sulla Strada. (Spiritualità della Strada • G. Basadonna)

C

olui che non rimane piccolo, perde la sua grandezza. (S. Francesco di Sales)


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