CARNET DI MARCIA 2008 2

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Rivista mensile, aprile 2008 • n. 2 anno XXXII • Sped. in abb. post. Art. 2, Comma 20/c, Legge 662/96 • Filiale di Padova • ISSN 1127-0667

Carnet Marcia di

B 2008

SCOUT D’EUROPA


SOMMARIO SCOUT D’EUROPA

Con uno scatto... a risposta dalla Pattuglia Foto

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By Tullia e Giorgio Il calore della piccola fiamma

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Treppiedi, una proposta Siamo messi male... o no? Amori difficili Speciale Fra Basito

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Vita da Rover, vita da Scolta Caduta di un confine, caduta di un muro

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Porgerla! Ma è solo la guancia? O la forza del perdono?

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Campo Invernale Gennaio 2008

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Per Anthony Forsythe

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Le chiamano morti bianche

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Cadendo da cavallo... infuocando il mondo L’uomo nuovo... con tanto affetto

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Corner... l’angolo dello sport Voglia di vivere...

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SMS... ke passione!

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Sale in zucca Libertà, ultimo round

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Cucù e ciarlatani • Avatar

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ApertaMente Scusa ma... parlami d’amore

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L’altracopertina Riflettendo sull’affettività...

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Rivista mensile Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici della Federazione dello Scautismo Europeo Anno XXXII • n. 2, aprile 2008 Carnet di Marcia per Scolte e Rovers Direttore Responsabile Solideo Saracco Direttori Michela Bertoni, Pietro Antonucci REDAZIONE DI CDM Coordinamento redazionale Tullia Di Addario, Giorgio Sclip Responsabili rubriche L’ALTRACOPERTINA: Giorgio Sclip APERTAMENTE: Francesco e Laura Licenziato, Martino Piovesan ed Elena Pillepich CADENDO DA CAVALLO... INFUOCANDO IL MONDO: Don Fabio Gollinucci e Fra’ Basito CORNER... L’ANGOLO DELLO SPORT: Carla Palermo, Tina Di Bari e Demetrio Gajo SALE IN ZUCCA: Monica D’Atti e Aldo De Menech SENTIERI D’EUROPA: Massimiliano Pastore e Massimiliano Pietrantoni TIPS & TRICKS: Marco Lucidi TREPPIEDI, UNA PROPOSTA: Commissari di Branca In redazione anche Enrico De Micheli, Elena Bratti, Micaela Moro, Gipo Montesanto, Serena Adinolfi, Don Paolo La Terra Hanno collaborato in questo numero: Gipo Montesanto, Clemente Brunetti, Tullia Di Addario, Pietro Antonucci, Michela Bertoni, Giacomo Cuttin, Giacomo Palumbo, Clan Tuaregh, Don Fabio Gollinucci, Carla Palermo, Grillo Sparlante, Francesco Licenziato, Martino Piovesan, Giorgio Sclip Progetto grafico Ellerregrafica

R

ingraziamo tutti coloro che ci hanno scritto e che ancora non vedono pubblicato su questo numero il loro contributo! Tranquilli, sarete sul prossimo numero!!

Direzione, Redazione e Amministrazione Via Anicia 10 • 00153 Roma Aut. del Tribunale di Roma n. 17404 del 29/09/1978 • Sped. in abb. post. Art. 2 Comma 20/c, Legge 662/96 • Fil. di Padova ISSN 1127-0667 Stampa ADLE Edizioni • Padova Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non si restituiscono, salvo diverso accordo precedente con la Direzione.Tutti i collaboratori hanno la responsabilità e conservano la proprietà delle loro opere. La riproduzione di scritti comparsi in questa rivista è concessa a condizione che ne venga citata la fonte. Chiuso in Redazione il 26 marzo 2008

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Con uno scatto... a risposta dalla Pattuglia Foto Testi a cura di Gipo Montesanto

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amore è quando la ragazza si mette il profumo, il ragazzo il dopobarba, poi escono insieme per annusarsi. (Martina, 5 anni)

L’

amore è la prima cosa che si sente, prima che arrivi la cattiveria. (Carlo, 5 anni)

L’

amore è quando esci a mangiare e dai un sacco di patatine fritte a qualcuno senza volere che l’altro le dia a te. (Gianluca, 6 anni)

L’

amore è quando qualcuno ti fa del male e tu sei molto arrabbiato, ma non strilli per non farlo piangere. (Susanna, 5 anni)

L’

amore è quella cosa che ci fa sorridere quando siamo stanchi. (Tommaso, 4 anni)

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uando nonna aveva l’artrite e non poteva mettersi più lo smalto, nonno lo faceva per lei anche se aveva l’artrite pure lui. Questo è l’amore. (Rebecca, 8 anni)

L’

amore è quando mamma fa il caffè per papà e lo assaggia prima per assicurarsi che sia buono. (Daniele, 7 anni)

L’

amore è quando mamma dà a papà il pezzo più buono del pollo. (Elena, 5 anni)

L’

amore è quando il mio cane mi lecca la faccia, anche se l’ho lasciato solo tutta la giornata (Anna Maria, 4 anni)

Foto di Clemente Brunetti

N

on bisogna mai dire “Ti amo” se non è vero. Ma se è vero bisogna dirlo tante volte. Le persone dimenticano. (Jessica, 8 anni)

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by Tullia e Giorgio

Il calore della

piccola fiamma

TULLIA DI ADDARIO

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a parola“Affetto” suscita calore. Direi di più: è una parola “morbida”, di quelle che sanno dare tenerezza, coccole e carezze, ma anche misura e sobrietà; non c’è dubbio, una gran bella parola: positiva, ricca di sfumature, e tutte prive di aspetti negativi. In effetti questo termine accoglie diversi significati: l’amore materno/filiale, il rapporto di amicizia, ma anche la parte più serena e confortante di quella gamma di sentimenti, a volte turbinosi, che tanto interessa ragazzi e ragazze in età di Scolte e Rover (e perché no?, anche qualcuno ben più “grandicello”). È proprio a questo ultimo aspetto che spesso ci riferiamo quando, in Terza Branca, parliamo di Affettività. Una parola piuttosto

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comoda, sicura, che non compromette troppo, una sorta di «Ti voglio tanto bene, ma non mettiamola troppo sull’intenso, ché mi tocca fare l’uomo dei boschi/la donna di carattere e non è il caso di perdersi in mollezze e smancerie…». Non raccontiamoci storie: uno degli argomenti su cui Scolte e Rover preferiscono discutere è l’amore, e non solo quello spirituale. Tutti noi abbiamo avuto ed abbiamo domande, dubbi e anche certezze sul sesso, sulle dinamiche di una coppia, sul nostro eventuale futuro di madri e di padri. A volte può sembrare che ci si voglia nascondere dietro termini innocui, come affettività, per evitare di osservare la questione dal punto di vista che


effettivamente interessa i ragazzi. Ed è giusto affrontare tali questioni, domandare e cercare risposte. Parlare di affettività significa anche questo, non è solo un termine prudente: non è così che si affrontano gli “scogli”. Anche parlando di affettività chiamiamo le cose con il loro nome: questo numero è dedicato ai sentimenti che proviamo quando siamo vicini a coloro che nella nostra vita “contano qualcosa”, compresi coloro per cui “batte il nostro cuore”. C’è quindi una ragione, non solo perbenista, che spinge a parlare in termini di affettività e non esclusivamente di amore dei sensi, ed è così semplice, da essere addirittura banale: perché la nostra sfera affettiva non si identifica solo con quei sentimenti che così efficacemente descrive la poetessa Saffo (VII-VI sec. A.C.)

minuto, se non viene alimentato, rischia di spegnersi; l’affettività è quella fiamma pilota che non si spegne mai, che in alcune occasioni sa anche dare la grande fiammata, ma ci assicura in ogni istante un calore costante e sicuro.

by Tullia e Giorgio

….Scuote l’anima mia Eros, come vento sul monte che irrompe entro le querce; e scioglie le membra e le agita, dolce amara indomabile belva. Ma a me non ape, non miele; e soffro e desidero. (trad. di S. Quasimodo) La nostra capacità di amare, in fondo lo sappiamo bene, non si limita solo a questo tipo di sentimento; comprende qualcosa di molto più vasto e appagante. Non è sempre facile scorgerla già a sedici anni, ma è così! E non è necessario, per essere davvero felici, sentire la schiena continuamente percorsa dal brivido della passione. La fiamma dell’Eros fa molta luce, fa ardere il nostro essere, ma è un fuoco fatuo, che dopo qualche Carnet di Marcia B•2008

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treppiedi una proposta

PIETRO ANTONUCCI

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herry Turkle, considerata il Sigmund Freud dei nostri giorni, sostiene che noi giovani di oggi, dei tempi di Internet, siamo abituati ad avere personalità multiple, che abbiamo perso completamente il senso della privacy, che siamo più interessati alle chiacchiere che al pensiero profondo, e se qualcuno le fa notare il suo pessimismo, risponde piccata che al massimo può essere definito

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Strada

...o no?

Servizio

Siamo messi male...

Comunità

puro realismo. La professoressa tuttavia sono 20 anni che studia presso il MIT di Boston l’impatto che le nuove tecnologie hanno sulla psiche, quindi forse le va dato qualche credito in più. La signora, ha scritto anche dei libri, io sto leggendo il primo e sembra davvero interessante; la cosa che mi incuriosisce molto è questa “diagnosi” feroce che determina il fatto che quando ci si abitua a pensare che la propria identità sia mutevole, allora Internet diventa un luogo dove la molteplicità è una virtù e non più una menzogna. Sostanzialmente si sta perdendo il concetto di autenticità, non importa più se una cosa sia autentica o falsa, se sia reale o simulata, si finsce con non prestare più attenzione alla differenza e quindi tutto assume un contesto reale o, paradossalmente, tutto è Falso, ma senza drammi, senza nessun apparente problema.


stato spaventato dal rischio che il progresso tecnologico portava in sé nelle nuove generazioni e il suo lavoro, il suo servizio, ha avuto sempre come ispiratore “la salute” fisica, mentale, etica e morale del ragazzo. Ora credo sia importante in questo mondo ritrovare il gusto di una corretta affettività fatta di relazione vera, di confronto e non mascherata da congegni che nascondono e relegano le persone dietro un PC, incapaci di comunicare. L’affettività definisce i sentimenti e le emozioni proprie dell’uomo nell’ambito della sue relazioni sociali, in particolare di quelle familiari, sentimentali e amicali caratterizzate da una particolare intimità. Questo è la prima cosa che si trova su internet se digitate Affettività, ma non vi si può trovare altro che una definizione; per trovare il resto occorre guardare negli occhi un’altra persona ed amarla… Lo Scout è amico di tutti e fratello di ogni altro Scout. BP, in Strada verso il successo, esplicita ancor meglio il concetto scrivendo: Come Rover tu riconosci che gli altri sono come te figli del medesimo Padre e perciò non tieni conto delle differenze di opinione, di sesso, di casta, di religione, o di nazionalità. Sopprimi i tuoi pregiudizi e cerca ciò che in loro è di buono. Uno sciocco qualsiasi può criticare i tuoi difetti. Se tu arrivi a praticare questo amore per gli uomini contribuirai a realizzare la vera pace internazionale e la buon volontà, che altro non è che il regno di Dio sulla Terra. La domanda allora è: L’uso del PC, di Internet, del telefonino, in che modo influenzano la mia espressione dell’affettività?? Il tema è interessante vero? Proviamo ad approfondirlo in Clan e chissà che non riusciamo a smentire la scienziata del MIT…

treppiedi una proposta

La Turkle, nella sua disamina, sottolinea un’altra preoccupante anomalia: la perdita da parte dei giovani della percezione della privacy; la definisce una svolta generazionale anomala e preoccupante. I giovani non si preoccupano più delle intrusioni nella propria privacy, pensando che ai tempi di Internet le informazioni debbano essere libere. Sono molto più disponibili a “denudarsi” on line piuttosto che confrontarsi in maniera diretta. L’essere visto, ascoltato e la potenzialità comunicativa, Cellulari inclusi, non fanno altro che generare ed aumentare tale fenomeno. La vergogna non esiste più, d’altronde si fa fatica a darle torto quando osserviamo quello che succede in TV nei Reality o in altre situazioni di Cronaca. Lo scenario sembra davvero preoccupante, ma la reazione corretta non è bruciare la tecnologia, non è la classica frase stavamo meglio quando stavamo peggio, anzi. Occorre reagire dinamicamente, arrivare ad una piena conoscenza della tecnologia per ottenere il massimo da essa senza infatuazioni, conoscere meglio per capire cosa sia in grado di fare per me senza esserne innamorati, ma utilizzando tali strumenti in maniera appropriata. Nella sua trattazione la Psicologa coglie un aspetto davvero stimolante: arriva a definire i PC, Internet, i Robot: “oggetti evocativi” definendo la Tecnologia come elemento rivelatore degli aspetti tristi delle nostre relazioni umane. Sostanzialmente l’affidarsi alla tecnologia, sia esso un Robot che assiste gli anziani (in Giappone ne stanno sviluppando molti), o un Avatar (leggete Cucù e Ciarlatani per sapere cos’è, anche se credo che solo io non ne sapessi nulla), potrebbe essere un segnale forte di una reale problematica di relazione, di una difficoltà oggettiva di esprimere la propria affettività con un simile, e ci si rifugia così in simulazioni e alchimie digitali. Baden Powell, più volte 100 anni fa, era

Buona Strada, Pietro RYS Continua a pag. 10 Carnet di Marcia B•2008

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Speciale Frate Basito

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’è una novità nella Mitica Pattuglia Nazionale Branca Rover, una vera novità: abbiamo un nuovo Assistente spirituale di Branca. Allora facciamo tre cose in una: La prima è ringraziare Don Robert per la sua Testimonianza e la gioia che ha saputo donarci in questi anni di Strada insieme e continuiamo a considerarlo sempre con noi! La seconda è ringraziare e presentare Frate Basito per la sua disponibilità e per quanto ha fatto e quanto farà per noi e con noi. La terza è ringraziare il Signore che sempre ci assiste donandoci dei meravigliosi compagni di marcia. Per conoscere meglio il nostro nuovo AS credo che la cosa migliore sia affidarci alle sue parole. Avevamo chiesto al nuovo assistente un articolo di presentazione, ma l’interessato ha abilmente “girato” la richiesta a suoi conoscenti. Sono pervenuti moltissimi contributi e ci scusiamo per non avere offerto il debito spazio a tutti. Raccogliamo le “descrizioni” più indicative. Era un giorno come tanti altri e quel giorno lui chiamò e disse: “Occorre

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scrivere una paginetta su cdm per presentare il nuovo Assistente Nazionale Branca Rover”. Allora il seminatore uscì a seminare e sparse e-mail a destra e a sinistra: a chi lo conosceva da tempo e a chi da poco, a chi è Scout, a chi lo è stato e a chi neanche sa cosa sia lo Scoutismo... e fece loro questa domanda: “Voi, chi dite che sia fra Basito?” Molti semi portarono frutto e risposero così: • Senza dubbio fra Basito è un tipo strano e stravagante, ma proprio questo è il tratto peculiare che lo fa notare d’impatto a tutti. La forza d’animo è grande, direi grandissima, e viene dalla consapevolezza di non essere solo, ma con lo Spirito Santo. Persona sempre disponibile, ha un difetto nell’essere alle volte dispersivo nei giri di parole, ma comunque ti conduce a Cristo, anche se sembra di parlare di tutt’altro... forse proprio perché Cristo è nella nostra vita tutto il tempo... • È un uomo capace di entrare nel cuore dell’altro attraverso semplici parole, attraverso il costante sorriso nei suoi occhi e attraverso la gioia di vivere che sembra dominarlo. Umile e paziente, accoglie tutti come un dono, tanto che è pronto a donare a sua volta se stesso a chiunque incontri lungo il cammino. Un ottimo compagno di Strada in grado di farti aprire gli occhi sulle meraviglie dell’essere Scout per se stessi, per gli altri e con gli altri... • A prima vista, magari a causa della sua capigliatura un po’ originale, può sembrare un tipo strano e un po’ particolare, ma se lo si conosce si capisce subito che grande persona sia, una persona tutta da scoprire: ha una forte spiritualità e profondità, una meravigliosa capacità di ascoltare e capire le persone “al volo” sapendo sempre cosa dire e consigliare. Personaggio on the road, molto alla mano, ti mette a tuo agio in ogni occasione, forte della sua esperienza di vita conosce il mondo reale pur “non essendo del mondo”. • È un prete che si dedica a Dio. A Lui dà la


• È un Padre che con le sue “prediche” e con le sue parole arriva sempre al cuore! • Penso sia un uomo alla ricerca della Verità, un uomo che a contatto con altri uomini cerca di intravedere lo Spirito di Dio che è sempre vivo e sempre presente in ciascuno di noi, ma che purtroppo non riusciamo a scorgere. È stata una “presenza” in “ascolto” desiderosa di “conoscere”, di “apprendere”, di “trasmettere” quello che ha dentro; non si è imposto, non ha fatto nessuna forzatura impositiva della sua persona nonché del ruolo che in quel momento era stato chiamato ad assolvere; si è fatto accogliere, fiutare, gustare mantenendosi sempre un passo dietro allo Staff Capi dai quali appunto voleva apprendere e capire di che pasta sono fatti questi benedetti Scout d’Europa... Allora i redattori di cdm gli dissero: “Senti cosa dicono, non rispondi nulla?” Ma il nuovo Assistente non disse nulla. Allora con insistenza gli chiesero: “Chi sei? Poiché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?” Rispose: “Io sono VENTO – come è scritto nel vangelo di Giovanni – il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”. Carnet di Marcia B•2008

Speciale Frate Basito

maggior parte del suo tempo e per questo si dedica a tutti gli altri che gli domandano un aiuto soprattutto spirituale. Sa perdere tempo nel dialogo con Dio e per questo anche con i fratelli. Ha una grande responsabilità, quella di condurre la sua comunità verso traguardi di santità, e in questo è aiutato alla grande dallo Spirito Santo che è il segreto della sua vita. • È una di quelle persone con cui la mamma non mi avrebbe mai lasciato giocare quando ero bambino. Ha i capelli lunghi e la barbona ispida, si veste sempre di grigio ed è un po’ incosciente visto che si imbarca in imprese di cui non conosce quasi nulla e che lo coinvolgeranno sempre e comunque ben più di quanto possa immaginare. E, come se non bastasse, quando parla della sua passione più grande ha uno sguardo un po’ spiritato. Basito è incosciente perché non ha idea dello spettacolo che lo attende: l’unico pericolo che corre è quello di non venir più lasciato tranquillo da noi. Basito ha l’incoscienza di chi sa fidarsi, di chi è pronto ad esplorare e di chi è capace di scoprire. E la sua passione più grande è far conoscere Gesù alla gente, il che spiega lo sguardo spiritato che aveva quando lo vidi spaventare una famigliola chiedendo loro a gran voce “Secondo voi quante volontà aveva Gesù?”. L’ho visto cinque minuti dopo ammaliare la stessa famigliola con la sua voglia di comunicare qualcosa che, come l’avventura in cui si sta lasciando coinvolgere, sarà sempre più grande di quanto si possa intendere. Basito è una di quelle persone con cui lascerei giocare i miei figli, se fossi padre. • È un eclettico amico che stupisce colui il quale si avvicina alla Fede con i suoi profondi credo. Ha il potere di raccontare Nostro Signore provocando intensi pensieri e riflessioni. • È la gioia in persona, un vulcano di felicità che esplode quotidianamente e che rivela un’interiorità piena di sorprese • È un consacrato e un sacerdote convinto della propria scelta di vita, nella ricerca continua verso la perfezione evangelica, principalmente attraverso la comunione e la missione. • È un frate pazzo... per Gesù! • È una persona fuori dal comune che infonde sicurezza e saggezza.

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Servizio

Amori difficili

Strada

Comunità

MICHELA BERTONI

treppiedi una proposta

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uando ho chiesto a mio marito di comprarmi il libro da cui ho tratto gli spunti che seguono, a dire il vero si è un po’ spaventato. Considerato che era meno di un anno che ci eravamo sposati, comprare un libro dal titolo “Amori difficili”, obbiettivamente, suonava male. Verificato che non era un manuale per le crisi del settimo mese, si è tranquillizzato. Il libro, scritto da uno psichiatra e da una psicologa (T. Cantelmi, R. Barchiesi) cerca di analizzare quali sono le fragilità delle relazioni interpersonali ai tempi di oggi. Il sogno di ognuno è probabilmente quello di stabilire relazioni solide ed entusiasmanti, ma per costruirle è necessario essere pronti a resistere a quelle spinte narcisistiche che la società ci propina con la pubblicità, con i media, con la proposta del mito del successo identificato con la realizzazione professionale (e soprattutto individuale). Ancora, esiste una spinta a cercare sempre più spesso sensazioni forti, estreme e talvolta pericolose, che magari esaltano nel breve, ma lasciano vuoti dopo poco (o comunque alla ricerca interminabile di altri eventi sensazionali). A fronte di queste proposte di vita (in cui ognuno basta a se stesso), fior di studi di psicologia confermano che l’uomo non può vivere senza relazioni, che una vita senza affetti segna di più di una vita senza tutti i comfort. “Incontrare un altro essere umano è il senso della nostra capacità affettiva (e della sessualità) ma ancora non l’esaurisce completamente”. Cosa vuol dire tutto ciò? Che l’uomo e la donna sono più che esseri sociali, e possono andare oltre ed accedere a concetti quali l’amore, la bontà, possono trascendere dall’immediato per perseguire dei valori spirituali. Quindi l’altro non è qualcuno che riempie un vuoto, non è qualcuno che mi serve, è qualcuno insieme a cui costruisco qualcosa e grazie al quale posso ampliare la mia vita. E da credenti, da Scout, possiamo vedere nell’altro ed insieme all’altro l’immagine di Dio, che ci ha ama a tal punto da farci “ a sua immagine e

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somiglianza” nonché creatori, insieme, di nuova vita. Per vivere tutto questo, però, ci vuole il coraggio di scegliere liberamente e la forza della responsabilità: la responsabilità di chi insieme all’altro guarda non solo all’oggi, ma anche al futuro, la libertà di chi si apre a orizzonti di vita più ampi oltre a quelli dell’immediato. Sgombriamo anche il campo dalle facili illusioni: le relazioni non sono perfette solo quando la si pensa esattamente nello stesso modo e quando ci si comporta nello stesso modo. Le crisi e le difficoltà sono qualcosa a cui non dobbiamo sottrarci, ma che possiamo affrontare: la precarietà, il disimpegno, l’immaturità, il tradimento sono “cose che possono succedere” ma non solo: sono anche punti di partenza per approfondire, valutare, ripartire e talvolta amare anche di più. La tua esperienza nel Fuoco ti aiuterà a migliorare ed ampliare il tuo modo di vedere e vivere le relazioni con gli altri, sperimentando cosa significa gestire un conflitto (di vedute, s’intende!) o una discussione, apprezzando i punti di vista degli altri come una ricchezza e non come un intralcio.. e piano piano potrai intuire che tra la il punto di vista femminile e quello maschile non dobbiamo stabilire quale sia il migliore in assoluto, ma come è possibile integrarli per crescere. E se tu, la Scolta prossima alla Partenza, aspiri a diventare una donna in grado di tessere relazioni credibili nel mondo, certo questo non sarà frutto della casualità, ma di una riflessione che merita un certo spazio, di un cammino grazie al quale avrai scoperto la tua identità per donarti nella relazione. Perché… “Non si costruisce niente di buono a casaccio. Per fare una casa ci vuole un progetto. Per fare una strada, una tavolo, un tema ci vuole un progetto… è possibile che soltanto per vivere possa essere sufficiente andare avanti alla giornata, raccogliendo e seguendo quello che volta per volta ci suggeriscono i nostri desideri e le proposte che troviamo in giro? Evidentemente no: per vivere ci vuole un progetto di vita. Per vivere bene ci vuole un progetto buono”.


Vita da Rover, Vita da Scolta

Caduta di un confine, caduta di un muro

S

arrivavano, più forti che nel resto dell’Italia, gli echi dei conflitti nell’ ex Jugoslavia. È sempre stato un territorio con comunità differenti, ben distinte e mai amalgamate tra loro; a dividerle fisicamente magari solo il muro o il cortile di una casa, ma bastava il ricordo di mezzo secolo di incomprensioni e violenze reciproche per non salutarsi nemmeno. Ognuno ha sempre tenuto vivo il ricordo delle violenze subite, ritenendole peggiori di quelle sopportate dagli altri. Questo ricordo ha rovinato i rapporti tra due comunità per troppo tempo. Dimenticare no, non sarebbe giusto nei confronti di chiunque ha sofferto e magari è morto, ma andare avanti sì, andare oltre, ragionare in moto tale che la storia passata non influisca in modo negativo su quella futura; far sì che le generazioni future, ma è bene includere già la nostra, facciano tesoro degli errori di chi le ha precedute per non ripeterli. Questo processo è iniziato, con eventi su scala nazionale ed europea, ma anche con semplici domeniche d’attività tra lupetti delle associazioni italiane e lupetti delle associazioni slovene, i cui genitori, magari, si sono parlati per la prima volta dopo anni. E dopo capita di essere alla cerimonia della caduta di un confine tra nazioni per un’Europa più grande, ti soffermi a guardare il distintivo “Scout d’Europa” sulla tua uniforme, e lo senti veramente tuo. Buona Strada.

Giacomo Cuttin

Carnet di Marcia B•2008

Vita da Rover, Vita da Scolta

e ci avete incontrato ai campi scuola o in qualche incontro nazionale, avrete notato che, noi Scout di Trieste, abbiamo sempre cucito il distintivo dell’Italia sopra quello dell’associazione. Molte volte c’è stato chiesto perché lo portiamo sempre, e non solo per gli incontri internazionali come l’Eurojam o l’Euromoot. La risposta è sempre la stessa: “Noi viviamo a cavallo di un confine, abitiamo a meno di cinque chilometri da un’altra nazione, e molte volte capita di andarci a fare attività”. Il confine di cui parlo è quello tra l’Italia e la Slovenia, caduto alla mezzanotte dello scorso 21 dicembre. Qui la storia, quella con la S maiuscola, non è solo scritta sui libri; è sui volti dei nostri nonni, sulla bocca dei nostri genitori e nella mente di noi ragazzi. A Villa Opicina, dove ha sede il Trieste 1, appena fuori Trieste, si è combattuta l’ultima battaglia della seconda guerra mondiale tra alleati e tedeschi sul suolo italiano; sempre qui c’è stato il primo braccio di ferro tra alleati occidentali e blocco sovietico, per chi poteva vantare maggiori diritti su questo territorio: è stato il primo braccio di ferro della guerra fredda, molto prima della divisione tra Germania Est e Germania Ovest, molto prima della costruzione del muro di Berlino. Allo stesso tempo, questo territorio è stato, durante gli anni ’70 ed ’80, il valico più aperto di tutta la cortina di ferro. 16 anni fa la Slovenia stava combattendo per la sua indipendenza. Qui

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Porgerla! Ma è solo la guancia? O la forza del perdono?

Vita da Rover, Vita da Scolta

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icono che l’espressione con il quale Gesù, mite e umile di cuore, ci ingiunge di porgere l’altra… a chi ci ha percossi sulla prima, ha un significato profondo; non ho dimenticato cosa, ma ora ci arriviamo. I santi l’hanno praticato alla lettera, e hanno fatto bene, perché, a pensarci, la logica del cristianesimo è l’amore, e quello è scontato e non tanto. Chi ama è capace di questo e d’altro. Si dirà che è diverso il caso quando davanti a noi c’è l’avversario, il nostro “nemico”. Ma non possiamo dimenticare allora la distinzione tra il cristiano e il fariseo. Se il nostro amore si ferma agli amici, non abbiamo capito niente. Il cuore del cristianesimo è letto da san Paolo come evento dell’amore di Dio per gli uomini nel loro peccato, nel loro essere nemici di Dio (Romani 5,8-11). Proprio l’amor di Gesù nel suo commovente detto io ti perdono. La forza del porgere l’altra…, non è solamente quella che si deve porgere e a cui noi andiamo incontro, nonostante ogni suo sentimento e a cui continuiamo a volere

Carnet di Marcia B•2008

bene. Il perdono è costitutivo dell’identità di cristiani. Ciò significa che Gesù lo ha fatto, anche noi lo faremo. Insultato, non rispondeva; schiaffeggiato, non reagiva, interrogato da Pilato, taceva. L’altra guancia è la risposta giusta, era scontato no? Ma non solo questo, la guancia può essere anche il silenzio, tacere all’insulto, allo schiaffo, alle domande pungenti. La guancia è anche l’autocontrollo di se stessi verso l’altro. L’apparente debolezza segnala, in chi perdona anche il nemico, una perfetta adesione alla “debolezza della croce”, dove l’amore appare disarmato, donato perché da quel dono l’uomo infelice e peccatore entri nel grembo della grazia. Che belle parole!?! Scrivimi per scrivermi: ottimismoacolazione@hotmail.it

Giacomo Palumbo • Volpe allegra Gruppo Scout mons. Onofrio Giglio San Giuseppe Jato 1


Campo Invernale Gennaio 2008

È

anche in alcuni singolari luoghi... guardate questo presepe allestito nell’ingresso principale di una Chiesa!

A Mussomeli abbiamo potuto visitare lo splendido castello di Manfredi Chiaramonte ancora in ottime condizioni nonostante i suoi 700 anni...

Vita da Rover, Vita da Scolta

ormai nostra consuetudine svolgere un breve campo mobile di 3 giorni durante le vacanze natalizie. Anche quest’anno ci siamo messi in cammino per conoscere nuovi luoghi. Durante il Campo, fra l’altro, abbiamo salutato Marco (Pedro per gli amici) che al termine della cerimonia della partenza ha lasciato il nostro Clan. Pedro è stato per tutti noi un esempio e ha lasciato delle splendide tracce da seguire per vivere con intensità ed impegno il nostro Roverismo. Il Campo si è svolto quasi ad anello percorrendo le strade che uniscono i paesi di Campofranco e Sutera conosciuta come “città presepe” perché una bellissima rocca che si erge in mezzo al paese, le conferisce quell’aspetto tipico e gli abitanti ogni sera animano il “presepe vivente”. Nella foto che segue, la rocca è tutta avvolta dalla nebbia. Il cammino è prosegutio per ulteriori 16Km da Sutera a Mussomeli, dove abbiamo incontrato tutta gente calorosa ed affettuosa... molto accogliente e generosa; ci hanno ospitato nei locali della Chiesa di Cristo Re e siamo passati

Poi, ancora qualche altra decina di Km per raggiungere Acquaviva ed il suo scalo ferroviario per il rientro a casa. Buona Strada!

Clan Tuaregh, PA 8 Carnet di Marcia B•2008

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Vita da Rover, Vita da Scolta


Le chiamano morti bianche...

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nthony Forsythe è cresciuto nel gruppo Scout Roma XXV dove ha servito anche come Capo Riparto. Attualmente faceva servizio come aiuto Capo Riparto nel gruppo Roma 64. Pensando a Anthony non si può che paragonarlo ad un alpino in marcia in montagna: con passo dinoccolato, cadenzato, ma che caparbiamente vuole raggiungere la meta. Anthony se n’è andato la notte del 10 Dicembre mentre svolgeva il suo lavoro travolto da un treno. Mancherà di lui la gioia, la pazzia, il suo modo di essere al di sopra delle righe, ma soprattutto ci mancherà lui.

Vita da Rover, Vita da Scolta

uesti giorni (dicembre) è stato un susseguirsi di notizie riguardanti infortuni e morti sul lavoro. A dire la verità fa sempre impressione, soprattutto nel caso degli operai nelle acciaierie di Torino. Però, a parte lo sgomento iniziale, la cosa poi si attenua, nella speranza che questo non accada più, ma soprattutto che gli organi preposti si adoperino perché siano rispettate le regole. Questa volta no! Questa volta, purtroppo, sono stato colpito direttamente. Questa volta uno dei “miei” ci ha rimesso le penne! E allora viene da domandarsi se è vero che il lavoro nobilita l’uomo, oppure dobbiamo prendere questo detto come una presa in giro, come “l’Arbait macht frai” all’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz. Come si può morire mentre uno dovrebbe rendersi libero e nobilitarsi? È vero che oramai non c’è più nulla da stupirsi: persone che non sanno più quale sia il giorno e la notte, che lavorano dalle 12 alle 15 ore in fonderia, che lavorano di notte sui binari senza segnalazione (e vengono presi in pieno dal treno in corsa). L’indignazione iniziale piano piano scema per ritornare poi tutto normale perché l’unica logica valida e quella di produrre nonostante tutto e nonostante tutti. Anthony questa notte (10 Dicembre) ci ha lasciato. Ripenso alle accese discussioni in Clan o a quando ha suonato la chitarra al mio matrimonio, ripenso alle uscite, ai campi mobili o quando mi ha chiesto la partenza e al giorno che l’ha presa. Penso ai suoi cari e penso che non si può morire così (mi verrebbe da dire per 1000 euro al mese), non è giusto! E penso come purtroppo siamo fragili e come è strana la vita, ieri stavamo intonando tutti insieme “ 8 calici, 16 fette, siam le orde maledette….” Sotto un cielo stellato e oggi stiamo piangendo un amico, un fratello. Buona Strada Anthony.

Francesco Licenziato Carnet di Marcia B•2008

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cadendo da cavallo... infuocando il mondo

L’uomo nuovo... con tanto affetto DON FABIO GOLLINUCCI

U

no dei mali più frequenti e dannosi per la nostra fede è la lettura distratta e superficiale della Parola di Dio. Certamente intendo dire la parola scritta nei libri che raccontano le due Alleanze. Ma mi riferisco anche, e particolarmente, a quella Comunicazione continua di Dio che avviene in tante forme nel nostro vivere comune e quotidiano e che nasce dalla Sua volontà di donarsi per entrare in relazione con noi. Ed è solo per mezzo di Gesù, l’uomo nuovo, che noi possiamo incontrare il Dio-Padre totalmente coinvolto nella storia del mondo a tal punto da reintegrare tutta l’umanità nel Suo progetto d’amore: è la divinizzazione dell’uomo. Così l’uomo rinnovato diventa spirituale perché vive ripieno dello Spirito di Dio in tutto il suo essere, fino a rendere simile a Cristo ogni suo pensiero e sentimento, ogni suo volere ed agire. Ascoltate in che modo S. Paolo si rivolge ai cristiani di Tessalonica: Siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura delle proprie creature. Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete

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Carnet di Marcia B•2008

diventati cari. (1Ts 2,7-8) Dal modo di esprimersi di Paolo risalta tutta la forza trasformante della presenza di Dio in lui che gli permette di vivere le sue relazioni umane e il suo servizio apostolico con una profondità di amore e un coinvolgimento umano ed affettivo totale. Non ci sono in lui relazioni a metà o riguardanti solo alcuni aspetti della sua umanità. La sua predicazione propone l’adesione all’uomoGesù, adesione che lui per primo vive in una tale conformità con il Maestro, da permettergli di dire: Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. (Gal 2,20) E allora, come mai per tanto tempo nella via cristiana, c’è stata una scissione tra corpo e anima, tra sentimenti e volontà, tra ragione e fede, tra amore e sesso… tale da rendere pesante, disumana ed infine intollerante la proposta di vivere secondo il vangelo? E come si è arrivati a disintegrare l’uomo a tal punto da portarlo a vivere l’adesione a Cristo come un soffocamento dello slancio naturale di essere se stessi con tutto il cuore e con tutta l’intelligenza, ma anche con tutto l’affetto e tutto il corpo? E oggi possiamo dire: che fatica per uscire da questo dualismo, da questa


stessi per gli altri. E non è forse questo il dono pasquale di Gesù risorto: lo Spirito che rompe le ultime difese e roccaforti del cuore umano per lanciarlo verso incontri pieni di gioia e così amare sempre più autenticamente? Chi si lascia coinvolgere in questo dinamismo divino-umano sta mettendo le basi di un mondo nuovo. E nasce una comunità dove ci si perdona, perché non si ha più paura di condividere anche la propria fragilità; dove ci si serve gli uni gli altri non per forza, ma con affetto fraterno; dove si fa strada insieme portando i pesi gli uni degli altri.

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cadendo da cavallo... infuocando il mondo

divisione così radicata culturalmente ed esistenzialmente in noi! Eppure la liberazione dall’immagine distorta di Dio e dell’uomo arriva proprio attraverso il corpo di Gesù e le sue relazioni affettuose con uomini e donne di ogni tipo. Il suo tocco della mano, mentre guarisce, comunica vicinanza, compassione e condivisione soprattutto del dolore. Il suo sguardo entra nel cuore e tocca profondamente, muovendo sentimenti e volontà alla conversione, alla ricerca di amore vero e stabile, a fare ordine nelle proprie intenzioni per essere liberi nelle scelte e coerenti nelle azioni pratiche. Ma anche ad osare relazioni nuove e vere, senza paura di perdersi e perfino di dare se

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corner... l’angolo dello sport

Voglia di vivere... CARLA PALERMO

A

100 chilometri da Berlino e a 60 da Dresda è stato costruito, adiacente la nuovissima pista del Lausitzring, un circuito della lunghezza di 2 miglia che permette con facilità alle autovetture di raggiungere picchi di oltre 370 km/h. È proprio all’interno di tale circuito che, in una corsa a pochi giri dal termine, nel pomeriggio di sabato 15 settembre 2001, ha avuto luogo il terribile incidente del pilota italiano Alex Zanardi. Alessandro Zanardi nasce con la passione per i motori nel sangue, frequenta così le corse, inizia a gareggiare sui kart e segue con passione tutti gli avvenimenti legati a questo sport. La sua classe indiscussa pian piano emerge, ottenendo nel tempo ottimi risultati come i 3 Campionati Italiani, il titolo Europeo di kart e l’ingresso di diritto in Formula 3. Pur senza possedere grandi possibilità economiche (il padre è idraulico e la madre una valente artigiana camiciaia), Alex Zanardi riesce ad entrare in Formula 1.

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Dopo svariate vicissitudini che lo hanno poco favorito per gran parte della sua carriera sportiva, Alex viene chiamato in America per correre nella Serie Cart con la Reynard Honda. Dopo le prime corse, arriva la trasferta europea sul circuito tedesco del Lausitzring. È il 15 settembre del 2001: Alex è in testa, mancano solo 13 giri alla fine quando decide di fare un rabbocco di carburante. Durante il rifornimento, riceve schizzi di benzina sulla visiera, ma nell’atto di detergerla, perde il controllo della vettura la quale, dopo un testa e coda, rientra trasversalmente sulla pista nel momento in cui sopraggiunge la vettura del pilota italocanadese Tagliani. L’urto è violentissimo, la monoposto di Zanardi viene tranciata in due. Il pilota bolognese è in condizioni disperate e, per bloccare l’emorragia, i medici devono amputagli gli arti inferiori. Fuori pericolo, Zanardi, con un’incredibile forza d’animo, tenacia e grande determinazione, decide che per lui la pista


non sarebbe stata solo un ricordo. Il pilota, dotato di un carattere di ferro, non senza fatica, si è adattato a quelle brutte (ma per lui salvifiche) protesi e il suo sorriso è tornato a splendere sulle piste, con grande gioia degli appassionati e di chi lo ha sempre amato. Il mondo intero si commuove il giorno in cui, aiutandosi con le sue protesi, a distanza di soli tre mesi dall’ incidente, si

alza orgoglioso in piedi per ricevere il Casco d’oro di Autosprint. Ora, grazie ad enormi sacrifici, è tornato a correre come si era prefissato, così come il suo carattere nobile ed il suo amore per la vita e lo sport gli avevano suggerito. Per tutte le sfortunate vittime di incidenti analoghi al suo, per i loro amici e familiari, e per chiunque ami lo spirito sportivo, Alex Zanardi è un esempio e un punto di riferimento.

(da “ilgiornale.it”)

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corner... l’angolo dello sport

«È importante lavorare assaporando il gusto di ciò che fai. Il sacrificio passa inosservato se fai le cose con slancio ed entusiasmo.» (Alex Zanardi)

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SMS... ke passione! Avevamo chiesto... quali sono quelle cose che riescono a risvegliare i vostri sentimenti, che risultano essere per voi particolarmente interessanti ed emozionanti... quelle che, ad esempio, cercate più di tutto nel vostro partner? Ecco le vostre risposte... • Il mio ragazzo è il mio contrario. Ci compensiamo! In lui ho trovato il sorriso! Non l’ho cercato. Mi è stato donato...:-) vane • Cerco condivisione di ideali,rispetto,unità di idee ma anche diversità di opinioni,voglio essere con lui una coppia mantenendo integre le nostre diversità e peculiarità di individui

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unici..voglio essere appoggio del mio appoggio.con lui voglio guardare al Signore, e voglio che mi aiuti a nn distogliere lo sguardo..un continuo divenire d’amore...il nostro amore nel Suo amore...buona strada,m.e. • Cerco dolci parole sussurrate, cerco un sorriso, cerco il sentire “sono con te” ... Cerco una persona che mi

faccia sfiorare il cielo con un dito verso l’infinito amore... Cerco una persona innocente, serena. Cerco una persona speciale... Un Grazie dal kr1... Vincenzo. • Sincerità..diversità da come sono io o mi stuferei subito no?conflitto,sano conflitto e un pò di linearità k non guasta.. buona strada VaLeRiA


• Nella mia fidanzata cerco semplicità...dolcezza...amore.. .deve essere in grado di farmi tornare il sorriso cn 1 semplice carezza!!! tutto questo l’ho già trovato...in 1 Guida!!! Dany89 • Tutto ció ke cerco in una donna l’ho trovato in Maria Giovanna(la mia ragazza):affinità artistica ed intellettuale, condivisione ed impegno socio-politico, identico percorso spirituale e,dulcis in fondo,bellezza splendente(sua). Grazie Signore! +Paolo Del Prete+

desideri e concretezza, d legami e relazioni, d apertura a ciò k n conosciamo e k ci aspetta.Sil • il mio raga è Scout anke lui(anke se agesci)siamo gli opposti cn tnt cose in comune..lui sa farmi ridere,fare strada cn me,vivere smpr una nuova avventura e nn far sparire mai la magia:ogni cosa é unica,cm agli Scout,ke purtrp x motivi diversi entrambi dovremo lasciare,ma semel Scout,semper Scout!Gemma

sentito la chiamata del Signore all interno dl gruppo Scout Misilmeri l fse. il mio nome è Pino Pomi.seminarista di 2 anno. • In lei cerco il vero ed unico motivo per andare avanti e creare una famiglia francesco rc 4 • Essere semplicemente cm si è schiettamente aprire la propria personalità all’occhio dell’altro che a sua volta si presenta cm libro aperto... Ciò che più apprezzo

SMS... ke passione!

• Salve.Sn un seminarista di • Le cose importanti di un palermo.E ho il piacere di partner sono davvero tante, comunicare a tutta l ma l’essenziale è che sappia associaz.che ho sempre apprezzare TUTTO ciò che incontra con il sorriso sulle labbra, la gioia nel cuore e un pensiero di ringraziamento a Dio.....tutto il resto sarà di conseguenza e per forza bello!! Valentina • Le cs+importanti ke cerco nella mia partner sn:la solarita la gioia x la+semplice cs.l’entusiasmo x le cs nuove e soprattutto la comprensione d 1silenzio...luca • Il partner (k n ho) è la persona k mi supporta e mi aiuta a conoscermi e ad esprimermi al meglio d me; con la quale costruire un cammino semplice d

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sale in zucca

Libertà, ultimo round GRILLO SPARLANTE

C

on un pizzico di rammarico concludo con questo intervento la mia presenza su Carnet di Marcia. Dopo un primo periodo in cui qualcuno di voi (mica tanti, sapete…) ha trovato il coraggio di scrivere al Grillo Sparlante, da un po’ di tempo tutto tace, e la mia casella di posta (che non poteva che essere su Libero…) rimane lì, con gli stessi messaggi di sempre… Eppure l’invito

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sull’ultimo CdM mi sembrava abbastanza chiaro: avete parlato di queste ormai famose “regole del gioco” in Clan o in Fuoco? Avete fatto un sondaggio in Unità per capire da che parte state? Eh, sì, cari miei, perché ciò che segue in questo articolo vi stupirà abbastanza… (dite la verità: discorsi come questo ne fate ben pochi con i compagni di classe, di corso, con gli amici del calcetto del giovedì o con la compagnia del sabato sera, eh?) ma senza un accurato “punto della Strada” fatto in precedenza, sarà difficile capire in che modo il nostro cervello va sempre tenuto in funzione… beh, di che vi stupite? Era questo il terzo punto sul quale eravamo rimasti in sospeso la volta scorsa, no? La verità, cari miei, è che per ottenere il nostro risultato, ovvero per essere persone libere e felici, è necessario lottare, faticare, stancarci, a volte arrabbiarci, ma soprattutto impegnarci. Non sto dicendo nulla di diverso


Bernard Shaw definiva così gli Scouts parlava anche di noi… [Tranquilli: G.B.S. era un amico di B.-P., e gli piaceva stuzzicarlo; poi la storia si ripete e…]. Di chi o cosa dobbiamo fidarci? Fidiamoci dell’Idea di uomo o di donna che vogliamo diventare. Dobbiamo partire da qui: proiettiamo in avanti con gli anni la nostra vita e guardiamoci. Per farlo, se ci può aiutare, prendiamo anche la vita di qualcuno che stimiamo, presente o passato: analizziamola, vediamo che cosa c’è di tanto particolare. La vita di un eroe, di un santo, di un luminare. Se la sua biografia è giunta fino a noi, significa che ha qualcosa da raccontare, e quel qualcosa può tornarci utile nel valutare il nostro personale punto della Strada. Poi spingiamo le nostre prospettive più in là. Ci sarà un momento, per ciascuno di voi, in cui chiederete la Partenza dal Clan o dal Fuoco. Nella cerimonia che sancisce quel momento, ad un certo punto il Capo Clan consegna al Partente un simbolo molto forte: un’accetta. Le parole che accompagnano questo gesto sono altrettanto potenti: “Ricevi questa accetta… quando la Strada non c’è: fattela!”. Se viene detto questo ad un Rover che parte, è perché ci si attende da lui che sappia quale sia la Strada da seguire, e che, se ad un tratto l’itinerario non è chiaro, egli comunque sappia qual è la direzione da prendere. Di chi o cosa si fida un R-S? Semplice: di sé stesso! Ricordate quando la scorsa volta vi scrissi che sono un RoverScout, cioè un uomo libero? Ebbene, sono libero perché so quali sono i paletti che segnano la mia Strada verso la Felicità. Non c’è neve alta che tenga, o groviglio di rovi o boscaglia che cresca che non mi permetta di sapere qual è la Strada da seguire, e così la mia accetta torna buona. Sono libero due volte, in verità. (Eh, vabbé, adesso quelli che hanno chiuso CdM prima, adesso staranno Carnet di Marcia B•2008

sale in zucca

da quanto affermava quel “vecchio imperialista britannico” (come qualcuno lo definiva simpaticamente negli anni Sessanta) che normalmente chiamiamo B.-P.: nessuno è riuscito mai a rendere l’idea meglio di come abbia fatto lui: siamo su una canoa, il torrente è impetuoso e ci sono un sacco di scogli: siamo veramente sicuri che lasciarci navigare dalla corrente sia la scelta giusta? Ma soprattutto: se lo facciamo, siamo sicuri che questa sia Libertà? Ma qui sorge un altro problema: cosa capita se poi alla fine ci accorgiamo che abbiamo lottato per la parte sbagliata, che abbiamo faticato per ottenere un risultato che non è quello che volevamo? Vale la pena saperlo subito da che parte andare, per evitare fatiche inutili o addirittura controproducenti… E come si fa? Beh, volete la verità? La vera verità? Bisogna fidarsi. Ecco, l’ho detto. Mi dovreste pagare… queste sono cose che uno che le sa non le va a dire al primo che passa… Di qui passano generazioni di filosofi, di teologi, di scienziati… Dobbiamo fidarci, cioè guardarci intorno, ragionare, meditare, valutare, e poi capire da che parte sta la strada verso la Felicità. È una strada già segnata, per quanto stretta essa possa essere, e perciò già percorsa da altri prima di noi. Esattamente quelli di cui dobbiamo fidarci… Bella storia… alcuni di voi a questo punto avranno chiuso la rivista indignati… Tranquilli, la riapriranno fra qualche minuto, diamo loro il tempo di rimuginarci un po’ sopra. Anzi, fatelo tutti, chiudete CdM, e se non avete ancora fatto il famoso “punto della Strada”, fatelo ora. Ci siete? Continuiamo? Scusate se vi tratto da “bambini vestiti da cretini, accompagnati da cretini vestiti da bambini”… siete tutti dei nostri, no? Allora quando George

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meditando di chiuderlo definitivamente… ma fate uno sforzo, continuate a leggere…) La prima libertà mi viene dall’essere cosciente di esserlo. Cioè dal sapere quale gioco sto giocando e quali ne siano le regole: con questa coscienza posso raggiungere “le infinite rastremature dell’Essere”, come direbbe un amico poeta. È un po’ la libertà rappresentata dalla forcola. Come Rover o Scolte sappiamo che dinanzi a noi, in qualsiasi momento, si apre un bivio; questa cosa non ci deve spaventare, ci deve lusingare: è questa consapevolezza che ci fa liberi. La seconda libertà è quella che completa la prima; senza di essa, la prima non ci porterebbe da nessuna parte, ci lascerebbe a galleggiare in un mare senza vento, forever… Questa seconda libertà è data dal nostro sapere qual è la Strada

giusta! Tra tutti quei bivi che di volta in volta ci si possono aprire dinanzi, noi sappiamo quale direzione seguire! Come facciamo a saperlo? Torniamo a dove eravamo rimasti prima, ai miti, gli eroi, i santi… Si è mai sentito di un eroe diventato tale perché ha mancato di parola? O perché ha rubato? Di un santo diventato tale per essere stato sleale con i suoi compagni, o per essersi lasciato pigramente vivere? La risposta è così semplice da essere – anche questa – straordinariamente banale: un Rover, una Scolta, un R-S sa sempre qual è la cosa migliore da fare. Magari non sempre ci riesce, ma sempre sa distinguere i paletti che segnano la sua strada. Ok, anche Hitler si fidava di sé stesso, e aveva i suoi bei paletti davanti. Ma ve l’ho chiesto subito: che tipo di uomo, che tipo di donna volete essere? Io, per

sale in zucca

Cucù e Ciarlatani

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Avatar

I

n origine Avatar era (a dire il vero lo è ancora) il termine con cui la religione induista indica l’assunzione di un corpo fisico da parte di Dio, o più semplicemente uno dei suoi molteplici aspetti; nel linguaggio Bit o digitale Avatar sta per trasposizione della persona nel mondo virtuale di Second Life, un software, un programma, un’altra dimensione, una grande Bolla Virtuale in cui ognuno può ridisegnarsi una esistenza e produrre, costruire, vendere, comprare e chissa cos’altro ancora. Secondo gli ideatori vivere a tutti gli effetti una seconda vita totalmente virtuale, e allora ecco che 4 anni fa circa comincia silenziosamente a gonfiare questa bolla che

Carnet di Marcia B•2008

cresce di adepti e si moltiplica tanto che molte compagnie cominciano ad entrarvi con store virtuali, con palazzi interi , con centri, catene alberghiere che aprono su Second Life. Sembrava un fenomeno davvero incontrollabile, gli ideatori parlano di 8 milioni di resident (così si chiamano gli utenti) nel 2007. 8 milioni di persone che passavano due, tre ore al PC cercando di essere ciò che non erano, cercando di apparire, cercando a tutti i costi una nuova vita. E allora si leggeva di senatori che aprivano uffici elettorali, di grandi case sportive che aprivano store, di società che reclutavano personale su second Life. Ultimamente il trend sembra

cambiato: i mega store sono disabitati, i palazzi vuoti, le grandi compagnie fanno marcia indietro, e quello che per molti sembrava essere un mercato lentamente, ma inesorabilmente, si è dimostrato un retrobottega, un qualcosa dove abbandonarsi alle più truci perversioni. Sembra infatti che Second Life non sia più quel mercato scintillante che si prospettava, quel mondo di opportunità tanto decantato, sembra sia limitato per sistema a 50-100000 utenti collegati in contemporanea (altrimenti crolla il sistema), e per lo più intenti al gioco d’azzardo ed alla pornografia... C’è dunque una buon notizia: La bolla si è sgonfiata… Buona Strada Pietro RYS


il_grillo_sparlante@libero.it

sale in zucca

mio conto, dei paletti me li sono messi davanti. La prospettiva (tecnicamente si direbbe: la fuga) che si vede da qui è di un lungo sentiero che porta proprio dove vorrei arrivare. Sono quei paletti a rendermi libero. Li ho messi io, nessun altro. Sono quelli che mi liberano dal giudizio degli altri, dall’essere sleale, egoista, dal cercar battaglia ad ogni piè sospinto, sono quelli che mi invitano a rispondere con un sorriso piuttosto che con un grugnito, che mi tengono lontano da ciò che considero miserevole, che mi spronano a cercare l’altro, ad aiutarlo. Con questi paletti non c’entrano le consuetudini, le bigotterie, la

retorica, le belle facciate; sto parlando di paletti che costano sudore, fatica, forse sangue se servirà… A suo tempo mi chiesi se con i paletti che lo Scautismo mi stava dando potevo segnare il sentiero che volevo, quello che mi portava ad essere l’uomo che volevo essere. Mi accorsi che quei paletti erano “del tipo giusto”. Non ne scartai neanche uno. Me ne servivano altri, però. Continuo la mia ricerca, continuo a fidarmi. Continuo anche a sbagliare… sono libero, no? “Nella vita non è importante il luogo in cui ti trovi, ma la direzione lungo la quale ti stai muovendo” scrisse una volta B.-P. A questo punto lascio a ciascuno la propria ricerca. Queste forse non sono cose che si discutono con i compagni di classe, di corso, con gli amici del calcetto del giovedì o con la compagnia del sabato sera… Dedico queste riflessioni a coloro che stanno friggendo in cerca di una risposta, sicuro che la troveranno, liberamente.


ApertaMente

Scusa ma... parlami d’amore

D

a diverso tempo in televisione, sui giornali, sui mass media, ci viene detto e ridetto in tutti i modi che in Italia si legge sempre di meno, anche tra i giovani. In questi ultimi anni, però, ci sono state delle novità, soprattutto per alcuni autori. Tra questi la più famosa è sicuramente J.K. Rowling con il suo Harry Potter, fenomeno a carattere mondiale. In Italia il caso più eclatante è sicuramente quello di Federico Moccia. Alzi la mano chi non ha mai letto un suo libro... o almeno non ne ha mai sentito parlare! Si è fatto conoscere e vedere fin troppo negli ultimi tempi, questo autore è dappertutto e la sua storia è frutto di un passaparola talmente diffuso che il titolo del suo primo libro “Tre metri sopra il cielo”, è diventato una espressione comune nel gergo quotidiano di molti di noi. Ebbene sì! Pure noi come Step, Babi, Gin, Niki, Olly, Pollo, Lally, Pippy..., anche se l’adolescenza (ahimé) l’abbiamo passata da tempo, siamo divertentemente diventati due “Mocciosi”. Il motivo di questo successo sta probabilmente nel raccontare storie d’amore pulite, come tutti vorrebbero vivere, delle moderne favole, dove ci si riconosce nelle pene e nelle gioie dei protagonisti, anche se il contesto ed alcune situazioni appaiono a volte forzate ed opinabili. L’ambiente di azione fa solo da sfondo alle storie che si raccontano, nelle

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quali l’unico protagonista, a dirla come Fiorello, è quel sentimento struggente e mieloso che si chiama Amore. Forse per questo Federico Moccia ha avuto così grande successo. Raccontare l’amore dal punto di vista dei ragazzi, facendo parlare loro, mettendo in risalto le allegrie e i dolori adolescenziali, ridando importanza alla parola amore per quello che a questa età emotivamente significa. Lasciando da parte le mercificazioni e le deviazioni di questi tempi, in cui la reale percezione è completamente traviata da cose che non centrano nulla. Nelle storie di Step, Babi, Niki e degli altri protagonisti, un po’ tutti ci siamo riconosciuti. Nel nostro caso, ad esempio, ci hanno fatto rivivere dei momenti passati e poi perché, tutto sommato, anche noi crediamo che non ci sia cosa più bella che “soffrire” per amore, quell’amore con la A maiuscola. A far da contraltare a Moccia è intervenuto Muccino. Ammettiamo: non abbiamo letto il suo libro. Ma se il suo film è trasposizione fedele del testo, ci troviamo un contesto completamente differente. Alla maniera dello “io so, che tu sai, che io so”. Innanzitutto il protagonista Sasha è uno sfortunato pazzesco, è “bello e dannato”, è figlio abbandonato di persone tossicodipendenti ospiti di una comunità, è


innamorato di Benedetta da sempre, ma lei non lo sa. Si abbandona ad un circolo vizioso modello sesso, droga e rock n’roll. Il contesto sembra essere completamente assurdo e l’amore è sinonimo di depressione. C’è un po’ di tutto, come in un minestrone: la tossicodipendenza, il tema dell’abbandono, l’amore, la dissolutezza, il gioco d’azzardo, psicofarmaci, presunti assassini, sesso facile... Può essere un contesto reale? Si, forse nel Bronxs! La differenza tra i due scrittori riteniamo sia proprio questa. Il raccontare l’amore in maniera diversa: una in modo semplice, probabilmente scontato, ma di grande appeal e un’altra in modo più complesso e di difficile riscontro nel mondo reale. E voi “Mocciosi”... che ne pensate? BIBLIOGRAFIA Federico Moccia, Tre Metri sopra il cielo (ed. Feltrinelli) • Federico Moccia, Ho voglia di Te (ed. Feltrinelli) • Federico Moccia, Scusa ma ti chiamo amore (ed. Feltrinelli) • Silvio Muccino, Carla Vangelista, Parlami d’amore (ed. Rizzoli)

ApertaMente

Francesco Licenziato francescolicenziato@tiscali.it Martino Piovesan mpiovesan@yahoo.com

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L’

uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non si incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente. (Giovanni Paolo II)

G

li innamorati abbracciano l’un l’altro ma soprattutto abbracciano ciò che vi è tra l’uno e l’altro. (Kahlil Gibran)

Q

uando un uomo è innamorato, si mostra come dovrebbe sempre essere. (Simone de Beauvoir)

l’ALTRACOPERTINA di Giorgio Sclip Riflettendo sull’affettività...

H P

a il diritto di criticare solo chi ha il cuore pronto ad aiutare. (William Penn)

er capire il cuore e la mente di una persona, non guardare ciò che ha raggiunto, ma ciò a cui aspira. (Kahlil Gibran)

C

hi ama mette ogni cosa in relazione alla persona amata. (E. Hohenemser)

L’

amore è qualcosa che si deve imparare, e che va messo alla prova. Per amare si richiede fatica e costanza. (Gerhard Bergmann)

A

mare non vuol dire impossessarsi di un altro per arricchire se stesso, bensì donarsi a un altro per arricchirlo. (Michel Quoist)

Q

uando vi amate non dimenticate Dio. Dio è all’origine della vostra vita e del vostro Amore, e vi segue con tenerezza nella vostra storia di Amore. (Tobia)

P

iù importante della reciproca comprensione è la reciproca fiducia. (Marie von Ebner Eschenbach)

G

li affetti del cuore sono divisi come i rami del cedro; se l’albero perde un ramo forte, soffre ma non muore. Riverserà tutta la sua vitalità nel ramo accanto così esso crescerà e colmerà lo spazio vuoto. (Kahlil Gibran) 28

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Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna, ecco tuo figlio!. Poi disse al discepolo: Ecco tua madre!

(Gv 26-27)

L

a bellezza si rivela a noi seduta sul suo trono di gloria; ma noi ci accostiamo a lei in nome della lussuria, le strappiamo la sua corona di purezza e inquiniamo la sua veste col nostro operare il male. (Kahlil Gibran)

N

on lasciare che la tua fantasia sia guidata dall’occhio, ne che la tua volontà sia determinata dalla fantasia. Fa in modo che il tuo intelletto sia moderatore tra l’occhio e la fantasia. (F. Quarles)

S

e vuoi conservare per tutta la vita l’affetto di qualcuno, non prenderlo mai per scontato. (R. Bach)


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