CARNET DI MARCIA 2010 5

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CarnetdiMarcia Rivista mensile, dicembre 2010 • n. 18, anno XXXIV • Sped. in abb. post. Art. 2, Comma 20/c, Legge 662/96 Filiale di Padova • ISSN 1127-0667

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Scout d’Europa

PER SCOLTE E ROVER

Confronto

SALE IN ZUCCA Basta che sia vero pag. 10 - 11

VITA DA ROVER... VITA DA SCOLTA Confronto pag. 24 - 25

CADENDO DA CAVALLO... Amore a confronto pag. 16 - 17

CUSTODI DELLA TERRA Parola agli altri pag. 26 - 27


CAPITOLO

INCHIESTA

Sommario Carnet di Marcia ∙ E - 2010 Parole all’immagine.........................................................3 Editoriale Cum-frontiamoci...............................................................4 Sale in zucca “BELLO COME…”.............................................................6 Basta che sia vero….....................................................10 Conosciamo meglio Pierre Teilhard de Chardin........12 Cadendo da cavallo... infuocando il mondo Amore a confronto . .......................................................16

IMPRESA

Treppiedi, una proposta I jeans strappati… .........................................................18 Apertamente TE STAI DENTRO CHE... ................................................20 Giocare il gioco Il tuo autoroscopo...........................................................22 4 C.i.T.................................................................................23

RUBRICHE

Vita da Rover... vita da scolta Confronto..........................................................................24 Custodi della terra La parola agli altri...........................................................26 Scienza dei boschi Tutti a nanna....................................................................28 Vita associativa Settimane Sociali dei Cattolici......................................30 Piano redazionale 2009 - 2012........................................................................31 L’altracopertina Riflettendo sul confronto... ...........................................32

SCOUT D’EUROPA Rivista mensile Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici della Federazione dello Scautismo Europeo. Anno XXXIV • n. 18, dicembre 2010 - Carnet di Marcia per Scolte e Rover Direttore Responsabile Giuseppe Losurdo Direttori Michela Bertoni, Gipo Montesanto REDAZIONE DI CDM Coordinamento redazionale Tullia Di Addario, Giorgio Sclip Casella email della redazione

cdm@fse.it RESPONSABILI RUBRICHE • APERTAMENTE: Vania Ribeca. • CADENDO DA CAVALLO...infuocando il mondo: Don Fabio Gollinucci e fra Basito. • SALE IN ZUCCA: Monica D’Atti, Aline Cantono di Ceva ed Elena Pillepich. • VITA DA ROVER, VITA DA SCOLTA: Elena Bratti, Paolo Morassi. • CUSTODI DELLA TERRA: Marco Fioretti. • SCIENZA DEI BOSCHI E OCCHIO!: Marco Fioretti. • TREPPIEDI, UNA PROPOSTA: Commissari di Branca • L’ALTRACOPERTINA: Giorgio Sclip In redazione anche Elena Bratti, Micaela Moro, Gipo Montesanto, Carla Palermo. Hanno collaborato in questo numero: Aline Cantono di Ceva, Tullia Di Addario, Giorgio Sclip, Don Fabio Gollinucci, Micaela Gentilucci, Nicola Pozzobon, Elena Pillepich, Gipo Montesanto, Vania Ribeca, Marco Fioretti, Monica D'Atti, Andrea Di Cristina. Progetto grafico simone.salamone@email.it Direzione, Redazione e Amministrazione Via Anicia 10 • 00153 Roma Aut. del Tribunale di Roma n. 17404 del 29/09/1978 • Sped. in abb. post. Art. 2 Comma 20/c, Legge 662/96 • Fil. di Padova ISSN 1127-0667 Stampa T. Zaramella - Selvazzano PD

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anoscritti e foto, anche se non pubblicati, non si restituiscono, salvo diverso accordo precedente con la Direzione. Tutti i collaboratori hanno la responsabilità e conservano la proprietà delle loro opere. La riproduzione di scritti comparsi in questa rivista è concessa a condizione che ne venga citata la fonte. Chiuso in Redazione DICEMBRE 2010

Ringraziamo tutti coloro che ci hanno scritto e che ancora non vedono pubblicato su questo numero il loro contributo! Tranquilli, sarete sul prossimo!! 2

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Parole all’immagine

“Non soltanto io non esisto di fatto per me solo, ma io stesso non posso pormi, in quanto io, senza formarmi, senza realizzarmi insieme con gli altri.� (K. Jaspers)

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Editoriale Tullia Di Addario............................................................................................

Cum-Frontiamoci Tranquilli: sarò breve. Tu lo sapevi da cosa nasce la parola “confronto”? Io no, anche se una certa idea me l’ero fatta e, nella mia personalissima ricerca etimologica, non ero poi arrivata troppo lontana dalla verità. In effetti non ci vuole questa grande scienza infusa (con buona pace degli studi classici e della mia autostima): si intuisce facilmente che ci sia in mezzo la fronte di qualcuno... Ebbene sì, il termine “confronto” deriva dal latino e significa letteralmente “con la fronte”, “mettere a fronte” quindi, per estensione, possiamo affermare che possa voler intendere riscontro di una cosa di fronte ad un’altra, e, infiocchettando un po’ il concetto, incontro con le fronti per un’azione comune, fatta guardandosi negli occhi. Non di fianco, non di spalle, ma di fronte, “mettendoci la faccia”.

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Facendo appello a lontane reminescenze linguistiche, e compiendo un ulteriore volo di fantasia, sono andata oltre e ho cercato di vedere se questo termine riusciva a trasmettermi qualcosa di più, se il suo significato poteva essere più pregnante. Ho così pensato che si potrebbe individuare nella preposizione “cum” l’esigenza di esprimere qualcosa di più, un’aggiunta, un mettere insieme due o più teste per ottenere qualcosa che sia qualificante, migliore. Hai letto lo scorso numero di CdM? Da quella lettura a mio giudizio è emerso chiaramente che la nostra esistenza assume un valore speciale solo se posta in relazione all’altro. Riflettendo sul tema del “confronto” con questo numero si può fare un ulteriore passo avanti: non solo esistiamo perché ci sia una relazione, ma se si vuole crescere davvero, e in questo modo diventare migliori, è indispensabile confrontarsi, portare sul tavolo opinioni differenti o comunque non perfettamente collimanti (ma è davvero possibile che due o più individui condividano le stesse medesime posizioni? E che è? Siamo tutti cloni?) per arrivare ad un’idea finale che accolga il meglio, magari con il contributo di tutti. Non è un’operazione tanto semplice, e l’articolo di Monica in “Sale in zucca”ne mette in evidenza tutti i rischi. Ma che cos’è la vita senza un po’ di “sale”? Non avevamo parlato, qualche tempo fa di “Sfide”? Buona strada

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Sale in Zucca Aline Cantono di Ceva...........................................................................

“BELLO COME…” Intervista a Matteo Miceli, velista, detentore del record del mondo di traversata dell’Atlantico in solitaria su Biondina Nera, un catamarano di 6 metri non abitabile (senza cabine!).

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interviste - “Ciao Fra!” - “Ciao Gio!” - “Non sai cosa è successo ieri a scuola!!” - “Oddio! Cosa?” - “È arrivato uno nuovo… è fantasticoooo!!” - “Uno nuovo? Fantastico?! Come?!” - “Hai presente Carlo? Bhe! Più alto! Moro come Luca e bello come Brad Pitt!!”

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on so te, ma io m’imbatto spesso in questo tipo di conversazioni, dove per descrivere qualcuno o anche se stessi, per essere maggiormente chiari, vengono usati paragoni e fatti raffronti. “Più di…”, “Meno di…”, “Uguale a…” danno al nostro interlocutore un’idea precisa di chi o di che cosa stiamo parlando. L’essere umano è un essere relazionale perché ha bisogno dell’altro e del confronto per prendere coscienza di chi egli sia (e per “altro” non intendo solo i propri simili). Se dovessi scegliere un’immagine che rappresenti l’essenza dell’Uomo, a me viene subito in mente l’acqua… l’acqua ha bisogno di un contenitore per trovare una sua forma e non andare dispersa… similmente io: l’Altro, dandomi dei limiti, mi circoscrive, mi definisce, mi racconta… scopro i margini della mia pazienza, della mia tenacia, della mia forza di volontà; capisco quanto posso essere disponibile, gentile, attenta, accogliente; individuo chiaramente cosa tollero, cosa amo, cosa non sopporto… Se litigo con qualcuno, imparo fin dove arriva la mia capacità di perdonare. Se prendo un impegno, verifico a che punto

è il mio livello di responsabilità. Se un desiderio tarda a realizzarsi, apprendo il grado raggiunto dalla mia voglia di lottare. Se un dolore mi soffoca, identifico la quantità di speranza che ho nel cuore. Se compio un’impresa estrema, mi accorgo delle frontiere a cui il mio corpo e la mia mente possono spingersi. Sta a me decidere se andare oltre i miei confini e traslocare in un recipiente più grosso o ridimensionarmi… Matteo Miceli è uno che di limiti se ne intende, li ha tracciati e superati; il faccia a faccia con l’oceano e con se stesso è il suo lavoro.

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Sale in Zucca Cosa impari dal confronto con il mare?

Innanzitutto il Rispetto, che è rispetto per la natura, per l’ambiente e quindi della vita in generale; e poi l’Umiltà, che si traduce nell’affrontarlo con la consapevolezza di non poterlo comunque mai dominare: io non sarò mai più forte del mare, posso solo regolare meglio le vele… L’oceano è un maestro che insegna ad essere autosufficiente, a sapersela cavare…

Non sei stanco di metterti alla prova? Ripetere imprese già tentate e vinte può ancora insegnare qualcosa di nuovo?

La mia prima impresa è nata per gioco e per gioco mi sono messo alla prova nelle successive, ciò che mi anima è una grande passione. Non ho provato mai la noia della ripetitività perché ogni situazione è sempre diversa, io sono diverso, il mare è diverso e diversa è la barca che è in continua evoluzione tecnica e poi c’è l’inarrestabile ricerca di se stessi.

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interviste La solitudine dell’Oceano e il poter contare solo su te stesso ha cambiato il tuo rapporto con gli altri?

Ho imparato a relazionarmi con le persone in un’altra maniera, forse più autentica, senza la finta mediazione della televisione, per esempio, e senza farmi coinvolgere troppo dalle mode… Dietro ad ogni traversata c’è comunque tanto lavoro di preparazione in team: i successi sono il frutto della collaborazione tra progettista, strutturista, chi fornisce i materiali per l’allestimento e la costruzione della barca e l’università che, con il CNR (Centro Nazionale di Ricerca), mi aiuta mettendomi a disposizione i risultati degli studi sull’elettronica a impatto zero, utilizzando fonti di energia alternativa come sole o vento mediante pannelli ed eliche: le fatiche sono affrontate insieme e condivise. Poi c’è il desiderio di trasmettere questa mia passione per il mare e l’ecologia: ci sono gli incontri con i ragazzi nelle scuole, i progetti con i disabili, la voglia di testimoniare ciò che amo, l’importanza di avere un obiettivo e dell’applicarsi per raggiungerlo.

Quest’estate è partita ufficialmente la campagna che ti condurrà, insieme a Tullio Picciolini, a tentare di riprendervi il record mondiale, strappatovi dai francesi nel 2007, di traversata atlantica, sempre su Biondina Nera, ma in doppio. Non più solo ma in compagnia… cosa cambia?

La traversata in solitaria è molto diversa, non riusciresti mai a fare ciò che realizzi in doppio… per superare alcuni limiti devi necessariamente fare affidamento su di un’altra persona.

Matteo per il 2012 ha in mente un giro del mondo in solitaria in Class 40, senza scalo e senza assistenza. Partenza e arrivo a Roma. Primo al mondo a far leva solo sugli elementi naturali utilizzando una barca eco-compatibile, a impatto zero, per dimostrare che è possibile agire nel pieno rispetto della natura. Per seguire la sue straordinarie imprese: www.matteomiceli.com ed il suo libro “Oceano a mani nude” ed. Nutrimenti. E - 2010

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Sale in Zucca Monica D’Atti.................................................................................................

Basta che sia vero…

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atemi dire che sono diventata un po’ allergica alla parola confronto, o meglio lasciatemi dire che ci vado, come si dice, “con i piedi di piombo”. Lasciatemi dire del tempo perso a cercare inutili confronti con chi aveva tanto tempo da perdere e nessun sogno da realizzare. Non sto cercando un confronto; voglio solo raccontare la storia di una sofferenza personale e di una vita all’eterna ricerca di un bandolo, di un capo dell’aggrovigliata matassa nel quale si avvolge e si perde il confronto, tra nodi e fili interrotti. Cosa serve il confronto se non per camminare insieme a un altro o a tanti altri; per vivere e crescere insieme e realizzare un progetto (mi piace di più la parola sogno) comune? Non raccontatemi che il confronto serve solo per sentire un po’ cosa hanno gli altri da raccontare e poi a fine serata, o incontro, o meeting, ciascuno se ne torna a casa sua, tra i suoi stracci, uguale a prima. Così non mi serve, grazie. Il Signore non mi regala il tempo della mia vita per gettarlo in emozionali riunioni dove ciascuno dice che cosa di bello ha fatto, oppure racconta la sua barzel-

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letta preferita e tutti rispondono “wow!”, stile incontro auto-motivazionale americano. E così poi pensa di essersi confrontato. Ugualmente soffro e ho imparato ad evitare (appena posso) i finti confronti con falsi portatori di idee. Non sempre te ne accorgi, o almeno spesso non subito, ma ci sono tanti portatori di non-idee. Ci sono portatori insani di non-pensiero che affollano il mondo e propagandano il proprio sotto vuoto con modi affabili e convincenti. Ti propongono il confronto con le loro non-idee convincendoti che, solo perché sono espresse con parole, sono frutto di pensiero. Le peggiori dittature nascono da queste non-idee proposte in modo seducente; idee stupide che generano tragedie, persecuzioni, malvagità: pensate alla storia degli ultimi cento anni… Nessuna delle persone che hanno portato avanti queste non-idee erano interessate a un confronto. Non volevano confrontarsi con la Verità, ma solo succhiare la tua anima… magari proponendoti all’inizio, con fare mellifluo, un confronto. Ma, senza arrivare a casi così esemplari ed eclatanti, tanti portatori di non-pensiero affollano quotidianamente il nostro mondo, vicino e lontano. Perché dobbiamo perdere tempo a confrontarci con loro? Questa è una domanda che mi pongo. Tu che leggi te la sei mai posta?


Sei interessato a confrontarti con chi ha nonidee camuffate da idee? Magari la risposta buona potrebbe essere: “Sì, bisogna confrontarsi sempre, perché ci può essere sempre del buono, e se non c’è da parte di chi si confronta con te puoi metterlo tu e insegnargli”. Bravo. Allora devi essere forte, molto forte. Devi avere idee maturate dal tempo, dalle esperienze personali, nell’onestà e nella preghiera, con disciplina morale e fatica. In questo modo, se non arriverai a un vero confronto, almeno potrai favorire la crescita di altri e questo è un bel servizio. Poi a volte ti capiterà di avere un vero confronto, con persone che hanno fatto Strada, che hanno maturato scelte e sono in cammino. Tutti noi siamo in eterna crescita (anche se tanti purtroppo, però, a un certo punto si fermano). Sei disposto a capire veramente quanto un’idea di un altro possa essere buona o cattiva, quanto bene o quanto male in termini assoluti possa generare e a confrontarti con lui sottolineando le cose che

hai pensato (le vere idee, quelle che richiedono tempo per essere articolate, a volte anche anni)? E così vedere quanto di buono e di cattivo c’è nel tuo pensiero, e cosa del tuo pensiero e di quello dell’altro può essere messo insieme per fare un passo insieme nella buona e giusta direzione? Sei disposto a non limitarti a un rapporto rapido e leggero con chi ha un’idea volante da lanciare per essere simpatico, o alla moda, o politicamente corretto? Sai che per fare questo ci vuole una profonda onestà intellettuale che si raggiunge dopo aver annullato ogni approccio relativistico o utilitaristico? Infatti se una idea è giusta non importa quanta fatica ti può costare per realizzarla o mantenerla, o quanti vantaggi o svantaggi te ne potranno derivare. Non importa se sarai meno simpatico o se dovrai fare delle scelte o rinunce collegate. Questo vale per te e per la persona con la quale ti confronti. Se tutti e due avrete chiaro le regole di questo “gioco” allora tante cose potranno nascere. Altrimenti sarà solo tempo buttato via. E uno scout deve essere economo anche in questo senso. Monica D’Atti

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Sale in Zucca Elena Pillepich...............................................................................................

A proposito di

CONFRONTO… Conosciamo meglio Pierre Teilhard de Chardin.

“Credo che l'Universo è un'Evoluzione. Credo che l'Evoluzione va verso lo Spirito. Credo che lo Spirito si compie in qualcosa di Personale. Credo che il Personale supremo è il Cristo-Universale” (Teilhard de Chardin “In che modo io credo”, 1934)

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arie-Joseph Pierre Teilhard de Chardin nacque nel castello di Sarcenat nei pressi di Orcines (Puy-de-Dôme), quarto degli undici figli di Emmanuel, naturalista, e Berthe-Adèle de Dompierre d'Hornoy, pronipote di Voltaire. Fino all'età di undici anni visse in famiglia fino a quando, nel 1892, entrò in un collegio di gesuiti dove svolse gli studi letterari, filosofici e infine matematici fino all'anno 1899 12

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allorché prese la decisione di entrare nel noviziato della Compagnia di Gesù. Negli anni della prima guerra mondiale militò nelle trincee sul fronte franco-tedesco dove fu nominato caporale e seguì per tutto il corso della guerra gli spostamenti del suo reggimento in qualità di barelliere. In quel periodo Teilhard maturò la vocazione religiosa, lesse Dante e scrisse una serie di saggi.


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'esperienza della prima guerra mondiale fu molto importante per la genesi del suo pensiero. Di quel periodo furono anche lo scambio epistolare con la cugina Margherita e la redazione di un diario che, oltre ad altri scritti, costituirono il primo abbozzo del suo pensiero scientifico-teologico maturo. Sempre a questo periodo è da situarsi il suo Inno alla Materia:

“Benedetta sii Tu, universale Materia, durata senza fine, etere senza sponde, triplice abisso delle stelle, degli atomi e delle generazioni, Tu che eccedendo e dissolvendo le nostre anguste misure ci riveli le dimensioni di Dio”. Nel 1918 pronunciò i voti solenni. Nel 1919 ottenne i diplomi in geologia, botanica e zoologia per la laurea in “Scienze Naturali” alla Sorbona di Parigi, seguì i corsi di paleontologia umana. Nel 1920 terminò la tesi di laurea e ottenne l'incarico del corso di paleontologia e geologia all'Istituto Cattolico di Parigi. Nel tentativo di conciliare la teoria evoluzionista e la dottrina del peccato originale, espresse opinioni non conformi alla dottrina ufficiale della Chiesa in un documento inviato ad alcuni teologi di Lovanio. I superiori del suo ordine, con un provvedimento disciplinare, lo costrinsero a dimettersi dall'insegnamento di materie filosofico-teologiche, lo invitarono a non pubblicare più nulla su questi temi e gli imposero il trasferimento in Cina, dove si era già recato nel 1923 per conto del “Museo di Storia naturale di Parigi”, e dove rimase dal 1926 al 1946 dando anche un contributo alla scoperta dei resti del cosiddetto “uomo di Pechino” o Sinantropo. Nel periodo cinese fece più volte ritorno in Europa e in Francia e si recò varie volte negli Stati Uniti, in Sud-Africa e nell'isola di Giava, ma fu bloccato a Pechino dal 1939 al

1946 per lo scoppio della seconda guerra mondiale. Nel 1940 fondò l'”Istituto di Geobiologia di Pechino” e nel 1943 fu tra i fondatori della rivista “Geobiologia”. Nel 1946 ritornò a Parigi dove fu nominato direttore di ricerca al “Centre national de la Recherche scientifique”. L'anno dopo ebbe le prime avvisaglie dei disturbi cardiaci che lo condussero alla morte. Gli venne proposta una cattedra al Collège de France; nel 1948 si recò a Roma per chiedere l'autorizzazione delle autorità della Chiesa a proporre la sua candidatura ad una cattedra al Collège de France, ma l'autorizzazione gli fu rifiutata e fu invitato a lasciare la Francia. Si trasferì a New York nel 1951 dove fu nominato collaboratore permanente della “Wenner-Gren Foundation for Anthropological Research”, una fondazione di ricerche antropologiche per cui si recò due volte in Africa (Sud-Africa e Rodesia), nel 1951 e nel 1953. Fu promosso al grado di ufficiale della Legion d'Onore nel 1947 ed ottenne una cattedra all'Institut de France nel 1950. Stabilitosi definitivamente negli Stati Uniti, vi morì pochi anni dopo, nel 1955. Pochi giorni prima di morire, in una sua ultima lettera del 30 marzo 1955, esprimeva l'idea di volere scrivere un saggio, “Umanesimo e umanesimo”, in cui avrebbe espresso l'idea che ciò che fino ad allora si era chiamato “umanesimo” e che aveva le radici in Grecia, abbandonare definitivamente e essere soppiantato da un nuovo umanesimo, ispirato non più all'uomo armonicamente sviluppato, ma all'uomo pienamente evoluto che si eleva al di sopra di sé per raggiungere il suo vero fine nell'essere sovra-umano. La pubblicazione dei suoi scritti innescò immediatamente accese polemiche; poi, soprattutto a partire dagli anni Sessanta, il suo pensiero cominciò a diffondersi, subì le prime accuse di panteismo che lo posero fuori dall'ortodossia E - 2010

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Sale in Zucca cattolica. Le reazioni delle gerarchie della Chiesa cattolica non tardarono a manifestarsi di fronte ad un pensiero così controcorrente e innovativo rispetto alla tradizione. Si rinunciò tuttavia a mettere all'”indice” le sue opere e il Vaticano trovò più opportuno optare per un più moderato “monitum”. Infatti non erano ancora stati pubblicati i primi volumi, che già nel 1958 il Padre Generale Janssens dovette comunicare alla Compagnia di Gesù che un decreto del Sant'Uffizio imponeva alle congregazioni religiose di ritirare le opere del gesuita da tutte le biblioteche. Nel documento si può leggere come i testi del gesuita “racchiudono tali ambiguità ed anche errori tanto gravi che offendono la dottrina cattolica” per cui si imponeva al clero di allertarsi per “difendere gli spiriti, particolarmente dei giovani, dai pericoli delle opere di P. Theilard de Chardin e dei suoi discepoli”. Tuttavia, poco dopo, Papa Paolo VI, in un discorso sui rapporti tra scienza e fede, si riferì a Teilhard come ad uno scienziato che, proprio nello studio della materia, era riuscito a “trovare lo spirito”, e come la sua spiegazione dell'universo manifestasse, anziché negare, “la presenza di Dio nell'universo quale Principio Intelligente e Creatore” (“Insegnamenti” IV, 1966, pp. 992-993). Ancor più recentemente il cardinal Ratzinger, poi papa Benedetto XVI, in “Principi di Teologia cattolica” del 1987 ammise che uno dei documenti principali del Concilio Vaticano II, la “Gaudium et Spes” fosse fortemente permeata dal pensiero del gesuita francese. Benedetto XVI inoltre ha affermato che quella di Teilhard fu una grande visione per cui alla fine avremo una vera liturgia cosmica, e il cosmo diventerà ostia vivente: è l'idea della noosfera.

[William Blake - L’Onnipotente 1794]

“Chiedersi se l’universo si sviluppa ancora significa decidere se lo spirito umano è, o non è, tuttora in corso di evoluzione. Ora, a questa domanda io rispondo senza alcuna esitazione: Sì.” 14

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La scienza di fronte a Cristo. Credere nel mondo e credere in Dio traduzione di Annamaria Tassone Bernardi Gabrielli Editori, 2002

• Il fenomeno umano Alla sua morte le sue pubblicazioni scientifiche, che ammontano a 250, furono ripubblicate in 11 volumi mentre Jeanne Mortier si incaricò della pubblicazione delle sue opere complete. Tali pubblicazioni che vanno dal 1955 al 1976 constano complessivamente di 13 volumi:

• Anche all’occhio del semplice biologo, nulla più dell’epopea umana somiglia a una Via Crucis. • Da un punto di vista evolutivo, l’uomo ha cessato di muoversi, se mai si fosse poi mosso. La fede ha bisogno di tutta la verità. • Quanto a me, chiedo a Dio di farmi morire, almeno in senso metaforico, sul ciglio di una strada. • Una religione che viene giudicata inferiore al nostro ideale umano, per quanti siano i prodigi che la circondano, è una religione perduta. • Cristo non è un accessorio in più aggiunto al Mondo, un ornamento, un re come lo consideriamo, un proprietario. Egli è l’alfa e l’omega, il principio e la fine, la pietra delle fondamenta e la chiave di volta, la Pienezza e colui che sazia. • Le analisi della Scienza e della Storia sono molto spesso esatte; ma non tolgono assolutamente niente all’onnipotenza divina, né alla spiritualità dell’anima, né al carattere soprannaturale del Cristianesimo, né alla superiorità dell’Uomo sugli animali. • Nessuno come l’Uomo chino sulla Materia comprende quanto Cristo, grazie alla sua Incarnazione, sia interno al Mondo, radicato nel Mondo fin nel cuore del più piccolo atomo. • Noi cristiani non dobbiamo avere paura o scandalizzarci a torto dei risultati della ricerca scientifica.

Edizioni Queriniana ,1995 • L’apparizione dell’uomo Il Saggiatore, 1979 • La visione del passato Il Saggiatore, 1973 • L’ambiente divino Edizioni Queriniana, 1994 • Il futuro dell’uomo Il Saggiatore, 1972 • L’energia umana Edizioni Pratiche, 1997 • Il posto dell’uomo nella natura Il Saggiatore, 1970

• La scienza di fronte a Cristo.

Credere nel mondo e credere in Dio

Edizioni. Il Segno dei Gabrielli, 2002

• La mia fede

Edizioni Queriniana, 1973

• Le direzioni del futuro Edizioni SEI, 1996

• La vita cosmica

Il Saggiatore, 1970 e 1982

• Il cuore della materia

Edizioni Queriniana, 1993

• Realizzare l’uomo

(lettere 1926/52) Il Saggiatore, 1974. E - 2010

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Cadendo da Cavallo... don Fabio Gollinucci......................................................................................

Amore a confronto

Luca 7, 36-50 Uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!”. Gesù allora gli disse: “Simone, ho da dirti qualcosa”. Ed egli rispose: “Dì pure, maestro”. ”Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?”.

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Simone rispose: “Suppongo sia colui al quale ha condonato di più”. Gli disse Gesù: “Hai giudicato bene”. E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: “Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco”. Poi disse a lei: “I tuoi peccati sono perdonati”. Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: “Chi è costui che perdona anche i peccati?”. Ma egli disse alla donna: “La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!”.


infuocando il mondo

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Luca vuole sottolineare anche il diverso modo di pensare, nei confronti della donna, da parte di Simone e da parte di Gesù: Simone vede in questa donna soltanto una peccatrice mentre Gesù guarda al suo pentimento e vede in lei riconoscenza ed un grande amore. Simone ha certamente una grande stima di Gesù ma non prova, nei suoi riguardi, alcun senso di riconoscenza e di gratitudine a differenza della donna. Come mai questo? Simone, il fariseo, riteneva di essere una persona giusta, un uomo dabbene e senza peccati. Credeva di essere a posto davanti al Signore e di non aver bisogno di alcun perdono; faceva qualche opera buona ed osservava tutte le leggi. Non ha bisogno di Gesù, che è venuto a portare la salvezza a tutti, e perciò non prova alcun senso di riconoscenza verso di lui. La donna, invece, riconosce la gravità del suo peccato; è pentita e crede in Gesù: sa che Gesù può perdonarla e restituirle la serenità e la pace e perciò dimostra amore e riconoscenza verso di lui. Senza dire una parola, piange e Gesù, che legge nei cuori, sa che cosa la peccatrice vuole e le dona il perdono e la pace. Il peccato è il male più grande che affligge ciascuno di noi: ci rende tristi e toglie dal nostro cuore la gioia che ci viene dall’amicizia con Dio. Nessuno può dire di essere senza peccato e di non aver bisogno di essere perdonato. Ma Gesù è venuto per guarirci da questo grande male. Egli ci perdona e ci restituisce la pace: è necessario però che noi abbiamo fiducia in lui, GI OG I NO R PE O QUESTO VANGEL non rifiutiamo un confronto sincero con lui e ? Vangelo rché? e a questa pagina di Pe nt a? con gli altri nella verità fro nn di do o a ov ell pr qu sa di Co • ondo? rtamento veri che ci sono nel m ggiamento e il compo po tte i per giungere a riconol’a ov ce nu di e i i m nt ta sa i o Co • alizzan ello spreco? Mi scand qu scerci peccatori e aftto tu é ? rch pe sù a Ge M • parole di ’atteggiamento e alle all ? o fidarci alla sua bontà rlo isc di ag a re e cio fac com e Io m • tto ai rché? Co o da Gesù anche rispe ato/a dal Padre? Pe at ov on e misericordia. pr rd ap pe a un nn no do so lla Io • ” de

olte persone invitavano Gesù in casa propria ed egli non rifiutava mai l’invito perché ogni incontro era una buona occasione di far conoscere il Padre e portare la salvezza a tutti, senza distinzioni. Se possiamo dire che c’era in lui una qualche preferenza, questa era certamente per i poveri e i peccatori, cioè i più bisognosi. Quel sabato invece venne invitato da un ricco fariseo, di nome Simone, il quale, come tutti gli ebrei, considerava motivo di grande merito, davanti a Dio, avere a tavola un maestro di passaggio. Durante i banchetti, poi, era usanza lasciare aperta la porta di casa e perciò i vicini ed i passanti potevano entrare a curiosare, come quella donna, conosciuta da tutti come una peccatrice, che si avvicina a Gesù e perfino si accoccola ai suoi piedi, li profuma e inizia a piangere. I due personaggi più importanti di questo racconto, Simone e la donna, hanno la possibilità di vivere un momento di confronto con Gesù anche se la relazione con lui si rivela completamente diversa. Anzi, Gesù stesso mette a confronto i due modi opposti di approccio all’ospite di riguardo e maestro sapiente. Rimproverando Simone di non averlo accolto con i gesti che invece ha compiuto la donna, Gesù mette in evidenza le diverse motivazioni della loro presenza in quella casa. Come sempre Gesù guarda al cuore delle persone e alle loro profonde intenzioni per fare verità, l’unica che libera davvero e fino in fondo. Ma nel suo racconto

lta • E qual è la mia sce poveri?

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a confronto allo “spr

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Treppiedi... Gipo Montesanto...........................................................................................

I jeans str appati, il gr ande impasto e l’ospite segreto… Autenticità e autorealizzazione sono le parole d’ordine della nostra epoca.

Sii te stesso, non ti svendere a nessun padrone. Rifiuta di essere un ingranaggio di un sistema che ingoia e divora tutto e tutti. Lascia perdere tutti i codici che vogliono livellarti e abbandònati all’immediatezza, all’impulso, all’estro della tua costellazione, senza sensi di colpa. Sii te stesso. È la cultura individualistica della nostra epoca. La stessa cultura del consumismo estremo; la stessa che rende capo di alta moda un paio di jeans strappati, ricamati o ingioiellati. Proprio quei jeans che all’inizio erano un simbolo del disprezzo del lusso perbenista. Hanno perso la loro carica di protesta e sono ridotti a moda. Sii te stesso, sii autentico. Parole sante… e poi però basta un cantante famoso e i ragazzi sono lì, in masse sterminate, al concerto in cui magari non si sente nulla, però ci si incontra in tanti, in una squallida liturgia di massa per esorcizzare solitudini nascoste. 18

CarnetdiMarcia

C’è anche una falsa autenticità. È strano come i ragazzi ed anche noi scout vogliamo diventare noi stessi, rifiutando ogni inquadramento casermesco, ogni codice, ogni distintivo. Però dai dark, ai punk, agli emo, ai truzzi, si assiste al ritorno delle divise e al bisogno di mimetizzarsi in un gruppo. L’altra grande parola dei nostri giorni è l’autorealizzazione. Sei tu che devi costruirti, gli altri – i genitori, gli insegnanti, i tuoi capi scout – possono fare ben poco. Autorealizzazione:

parola magica che mette il destino nelle tue mani. Niente intruppamenti, il primato è sempre nell’individuo. In questa parola, autorealizzazione, c’è anche una bella dose di ambiguità. Si possono far passare come autentiche, forze che costruiscono la personalità e il carattere, ma anche forze opposte, distruttive. Siamo tutti un grande impasto di bene e di


una proposta di chi li esercita, ma di coloro che ne sono i destinatari. La medicina non è nata perché i medici si realizzino, ma perché chi è malato possa essere curato e guarito! Non si mette al mondo un figlio solo per sperimentare l’emozione della maternità o della paternità.

male, di positività e negatività, e per questo bisogna saper discernere tra ciò che ti autorealizza e ciò che invece ti distrugge. «Non mi sento realizzato» dice a volte l’impiegato che sta tutto il giorno tra le scartoffie, il bancario che non fa altro che incassare assegni, emettere fatture, saldare conti, valutare percentuali. «Non mi sento realizzata». È la signora che pianta in asso marito e figli per cercare altre emozioni che la realizzino finalmente. “Se tante persone divorziano oggi non è perché ognuno pensa prima alla propria realizzazione personale che al destino della coppia? Il valore dell’Io, la preoccupazione per il proprio futuro come individuo prevalgono su valori come la fedeltà o il senso della famiglia” (R. Rémond). Lo stesso concetto di autorealizzazione, può risultare quindi equivoco se pieno solo del senso esclusivo che oggi si vuole dargli. Lo studio, il lavoro, i ruoli familiari non esistono in funzione

Care Scolte e cari Rover, vi sembrano cose tanto distanti dalla vostra vita di tutti i giorni? Dalle cose con le quali ci confrontiamo quotidianamente? Eppure il Papa proprio due anni fa ci aveva rivolto delle parole preziose nella Lettera sul compito urgente dell’educazione. Ci ha scritto che siamo noi gli artefici della nostra crescita morale, culturale e spirituale. E in questo non siamo soli. Ci sono vicini non soltanto i nostri genitori, i nostri amici, gli insegnanti, i sacerdoti, i capi scout, ma soprattutto quel Dio che ci ha creato e che è l’ospite segreto dei nostri cuori. Egli orienta al bene la nostra libertà, che spesso sentiamo fragile e incostante […] di Lui, anzitutto, ci possiamo fidare. Il Papa ci ha chiamato artefici e noi lo siamo davvero in una maniera speciale. Abbiamo la bella opportunità di vivere questo quotidiano confronto nella dimensione che sentiamo più nostra: quella scout. Il nostro metodo, quello delle terze branche, ci offre delle occasioni speciali sulla Strada, confronto con noi stessi e con i nostri limiti; nella Comunità, confronto con gli altri e con i loro limiti; nel Servizio, confronto con gli altri e con i loro bisogni. Qui inizia il bello… ma è la parte difficile, direte voi! Ed è proprio per questo che l’abbiamo scelta. Chi di noi vuole perdersi un’occasione così bella, proprio perché difficile? Gipo Montesanto, Comm. Naz. Rover E - 2010

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Apertamente Vania Ribeca..................................................................................................

Te Stai Dentro, Che Qua Fuori È Un Brutto Mondo!

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redo che una delle difficoltà maggiori dello scautismo sia nel confronto al di là delle porte delle nostre sedi. Una volta tolta l’uniforme, che in qualche modo durante i sabati e le domeniche passate in unità ci rende unici, forti, quasi invincibili, ci sembra di essere soli, incompresi, quasi ridicoli a credere nel messaggio di Cristo, nel bene e negli uomini. Fuori ci sono tanti a non pensarla come noi e farsi un segno di croce senza vergognarsi tra amici e coetanei sembra una libertà irraggiungibile. Eppure non può essere solo un fazzolettone a renderci saldi nelle nostre convinzioni… dobbiamo sforzarci di raggiungere ogni giorno maggiore consapevolezza di noi stessi, delle nostre scelte, affinchè possiamo camminare a testa alta prorpio grazie a quello in cui crediamo. E questo coraggio non nasce né dall’arroganza, né dalla paura, ma semplicemente da un sereno confronto con il mondo. Nel film “Radio freccia” ad un certo punto uno dei protagonisti urla dalla strada ad un signore che si era affacciato alla finestra dopo aver sentito degli schiamazzi: “Te stai dentro, che qua fuori è un brutto mondo!”.

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CarnetdiMarcia

La frase mi fece molto ridere, amaramente ridere. È vero, a volte staremmo meglio dentro, rintanati nei nostri microcosmi, compiaciuti di noi stessi, invece di uscire e cercare il confronto con un mondo tanto diverso da noi e troppo spesso ostile. Ma è un rischio che non vogliamo correre, quello di sentirci giudicati. A scuola, all’università, sul lavoro, tra gli amici, con il fidanzato/a, in famiglia a volte, troviamo degli ambienti poco accoglienti rispetto all’argomento fede (e scautismo figuriamoci!) e siamo costretti a fare un passo indietro, a ripiegare sui nostri valori perché non siamo condivisi. Ma tutto questo non è comunque un motivo per sottrarci al confronto, rinunciare a quanto di più importante abbiamo: la nostra identità (di buoni cristiani e buoni cittadini come diceva BP). Gesù non si è nascosto, non è rimasto al sicuro nella sua casa, ma è andato per le strade ad incontrare anche quelli che poi lo hanno crocifisso. Cerchiamo nel dialogo, nell’accoglienza ma soprattutto nella testimonianza la forza di essere e restare noi stessi, anche quando l’uniforme è piegata in un cassetto.


V

i segnalo un programma in onda su MTV che si chiama MADRENATURA. Sono le storie di molti ragazzi che come noi cercano un mondo migliore, un mondo possibile. Che non hanno trovato risposte nella routine di tutti i giorni, ma non hanno perso la speranza di essere autentici. Hanno cercato una possibilità di vita “alternativa” e l’hanno trovata. “Madrenatura” racconta di ragazzi che hanno intrapreso una scelta forte e spesso difficile in relazione all’ambiente. I protagonisti di “Madrenatura” sono scappati dagli uffici, dallo smog, dalle città, dallo stress urbano per rifugiarsi nella natura in maniera piena e totale. E la loro scelta non è politica, ma è una vera e propria scelta di vita concreta, che mette in discussione gli standard a cui siamo ormai abituati e che cerca di entrare invece in contatto con una dimensione essenziale del vivere, eticamente ed ecologicamente sostenibile. I protagonisti di “Madrenatura”, si raccontano in presa diretta, senza filtri e spiegano i motivi delle loro scelte “estreme”, non co-

muni, che hanno un fascino particolare soprattutto per le nuove generazioni che accettano sempre meno una vita nel cemento, nello smog e costruita sui modelli televisivi e della pubblicità. Sono ragazzi che faticano, si sacrificano, rinunciano a cose per altri imprescindibili e affrontano tutte le difficoltà quotidiane che da un rapporto stretto con la natura, una vita costruita e plasmata secondo i ritmi dell’alba e del tramonto, delle stagioni, delle piogge. La scelta di vita di questi ragazzi non nasce da teorie filosofiche o estremismi ambientalisti, ma dalla necessità fisica di trovare una strada, diversa da quella della massa, per costruire un futuro per sè e per gli altri. I protagonisti di “Madrenatura” sono, a modo loro, dei “non bamboccioni”, che, in quanto giovani, hanno cercato una strada per crescere e l’hanno trovata in uno stile di vita diverso e a stretto contatto con la natura… incredibilmente vero… sembra la descrizione di un campo scout!! Buona strada, Vania

http://www.mtvnews.it/category/1-storie/madrenatura/

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Giocare il Gioco a cura del Mago G.........................................................................................

Il tuo autoroscopo Per diventare Qualcuno. Per fare della tua vita qualcosa di bello. Per iniziare e portare avanti grandi cose. Cose che cambiano il mondo. Un segreto: conosci te stesso. Sì, ma come? Leggi quanto segue e lo scoprirai... Per conoscere i segreti del tuo autoroscopo rispondi alle domande qui di seguito (non di fretta, ma sforzandoti di rispondere a ciascuna delle domande con un sì o con un no). Se hai potuto rispondere lealmente almeno 8 volte su 10 con un “SÌ”, allora possiedi molto bene la qualità di cui si tratta. Se hai da 5 a 7 “SÌ” possiedi solo benino tale qualità. Se hai 6 o più “NO” è perché scarseggia veramente. Nessuna esitazione allora. Mettiti presto a coltivare, per almeno un mese, o anche di più se necessario, questa famosa qualità.

Come le cinque dita della mano Si dice qualche volta che dei buoni amici si “intendono” fra loro come le cinque dita di una mano. Queste cinque dita si “intendono” così bene che formano una cosa sola, aiutandosi tra loro ogni istante. Tu fai parte di un gruppo? Cerca un pò di capire, riguardando quanto scritto sopra, se si potrebbe dire di te, e dei tuoi amici, che vi “intendete” come le cinque dita della mano...

Numero dei “SÌ”: .... Sostituendo i “NO” con dei “SÌ” diventerai capace di fare:

-.-. | --- | -- | ..- | -. | .. | - | .-

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CarnetdiMarcia

Amo organizzare feste a sorpresa per gli altri?

No

Riesco spesso ad intendermi con gli altri componenti del mio gruppo?

No

Amo “fare gruppo” con gli altri, piuttosto che voler fare tutto da solo?

No

Cedo volentieri agli altri, piuttosto che irrigidirmi nelle mie idee?

No

Sono contento quando qualcuno del mio gruppo riesce a fare qualcosa meglio di me?

No

Quando ho una buona idea a volte la lascio realizzare a un altro, anche se penso che riesca meglio a me?

No

Ho un buon dialogo con i componenti della mia unità?

No

Quando c’è stato qualche dissenso, vado “presto” a «ristabilire la pace»?

No

Penso qualche volta a pregare per gli altri?

No

Quando prego, penso che il miglior modo di fare gruppo con gli altri passi attraverso Lui?

No


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c.i.t.

4chiacchiereintenda Continua la nostra “rubrica fumetto” con le divertentissime vignette da voi realizzate... vi ricordiamo che potete mandare le vostre “4chiacchiereintenda” direttamente alla mail della redazione. Buona lettura!

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Vita da Rover... Andrea Di Cristina - Villabate 1.....................................................................

Confronto

“Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è di buono”.(1 ts 5,21)

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l passaggio consequenziale all’incontro personale con l’altro, dove avviene l’incontro di due persone con tutta la loro ricchezza e profondità, è il Confronto. È il fare il punto della situazione chiedendosi: chi sono?donde vengo?dove vado?e se è necessario alzarsi e camminare. È spaccare la corteccia dell’egoismo che ci rinchiude nel nostro piccolo io, smetterla di girare attorno a noi stessi, come se fossimo noi il centro del mondo e della vita. È avere dei momenti di silenzio, tacere di sé

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CarnetdiMarcia

è umiltà, tacere degli altri è carità, tacere in certi momenti è saggezza, tacere nell’insicurezza è prudenza, tacere quando tutto va storto è pazienza. È il luogo che ci parla e ci dà continuamente informazioni sullo stato dei luoghi e degli esseri, sulla struttura e sulla qualità delle situazioni incontrate. È il nostro intimo compagno, lo sfondo permanente sul quale tutto prende risalto;luogo della conoscenza profonda è alla base del nostro sguardo, del nostro ascolto, delle nostre percezioni. Il confronto è l’impegno ad acquisire


vita da Scolta strumenti più utili a leggere ed interrogarci sulla realtà in cui viviamo,sulla situazione attuale per constatare, se siamo realmente sinceri, che forse non è quella di chi ha trovato le risposte che sta cercando. Forse, abbiamo bisogno di una persona che ci guidi, che ci indichi dove dobbiamo cercare e cosa. Il confronto rende umili: ci mette a nudo davanti a noi stessi, mostrandoci i nostri limiti e valorizzando le nostre capacità, perché affrontandolo, come l’avventura, richiede coraggio, ottimismo, voglia di fidarsi. Il confronto silenzioso ci mette in ascolto di noi stessi, è un importante momento di verifica, deserto, dialogo con Dio, incontro con Gesù Cristo, il figlio di Dio che ha detto “Io sono la Via”. È un aprire gli occhi sulla situazione, sui fatti, su ciò che forma tendenza solida, e sottoporre tutto al vaglio della Fede. Oggi più che mai, il confronto è indispensabile per la vita degli uomini: esso ti stimola a pensare, ti serve per non sbagliare, ti dispone ad ascoltare, ti aiuta a pregare. Non devi avere paura del confronto: esso è maestro di verità, è gusto di profondità, è pace, gioia, serenità. Il confronto può essere inteso come riconoscimento di una situazione errata che segna l’inizio di una conversione interiore. L’interiorità diventa luogo decisivo per l’uomo nel cammino verso la verità, è la capacità di rientrare in se stessi, di comprendere il senso delle azioni compiute e che si compiono, perchè soltanto nell’intimo si possono valutare e giudicare. Il confronto non è fatto per chi vuole stare seduto, ma per chi ogni giorno sa ripartire su un sentiero nuovo. Siamo quindi a chiamati a vivere camminando, a camminare vivendo. La staticità è delle cose, il camminare è dell’uomo e della donna, e solo camminando la nostra ci si dischiude il senso della vita. La vita, è una Strada… Partire... da quando si nasce bisogna sempre partire, uscire dal presente, protendersi verso l’avvenire. E - 2010

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Custodi della terra Marco Fioretti................................................................................................

La parola agli altri Vi ricordate come ho chiuso il numero precedente della rubrica? Dicevo, più o meno: “nei mesi scorsi ho ricevuto diverse lettere per questa rubrica, in maggioranza di complimenti (grazie!), qualcuna di leggera critica, o meglio di frustrazione. Nel prossimo numero ne citerò qualcuna, cercando di rispondere pubblicamente, perchè c’è una cosa che mi sembra evidente, al termine di questo primo anno passato a scrivere I Custodi: fra voi che leggete ci sono già tanti che hanno già tanto interesse per questi temi, tanta voglia di fare qualcosa di concreto, tante competenze, ma anche qualche timore di essere delle mosche bianche.” Eccoci qui dunque, prima con una breve sintesi di alcune lettere che ho ricevuto, poi con mio ancor più breve commento.

Aline (redazione di CdM) molte Capo Fuoco son rimaste entusiaste e proponevano l’uso di detersivi alternativi fatti in casa (c’è chi dice che lava tutto con il bicarbonato, anche in lavatrice a costo e impatto inquinante pari a zero!!) Fabio (capogruppo) Sono da sempre attento nella cultura e nelle pratiche quotidiane a tante tecniche utili alla salute dell’uomo e dell’ambiente. Da una vita consumo cibi bio ed utilizzo detersivi più rispettosi dell’uomo e dell’ambiente ecc. Nel mio piccolo anche io cerco di diffondere le tecniche utili al bene del Creato. È solo questione di educarsi verso nuove abitudini e fare degli sforzi perché il cambiamento li richiede. Ma la parola sforzi per me non è sinonimo di punizione o peggioramento della vita, ma semplicemente impegnarsi per qualcosa di migliore. 26

CarnetdiMarcia

Beatrice (capogruppo, sposata da due anni e da poco mamma) Oggi sto ancora smaltendo la scorta di detersivi fatta a inizio matrimonio: ho imparato a sprecare molto meno i prodotti e ad abolirne tanti. Per sostituirli ho fatto diversi tentativi, finora deludenti, perché: su internet, molte discussioni sui forum non arrivano ad una conclusione completa; l’elenco degli ingredienti di detersivi e cosmetici (INCI, vedi link) spesso non è sulle etichette, quindi non sai cosa compri; alcune ricette per detersivi non funzionano: ho provato a lavare il pavimento col bicarbonato, ma probabilmente ho sbagliato la proporzione e ho dovuto risciacquarlo 5 volte prima di togliere le macchie. Per quanto riguarda acqua, cibo e bambini, continua Beatrice: in certi posti l’acqua di rubinetto non è effettivamente potabile e per comprare roba biologica dovresti fare 20 km in macchina. A volte sembra non esserci una scelta giusta: la carne già impacchettata sta dentro


un contenitore di polistirolo e la plastica, quella dal macellaio in 2 strati di carta, un sacchetto piccolo di plastica che sigillano e il sacchetto di plastica per ritirarlo... Qual è la differenza sostanziale? Non c’è!! i pannolini lavabili o completamente biodegradabili sono ancora molti difficili da trovare, bisogna sprecare tantissimo tempo per procurarseli. Eliminando i nostri acquisti inutili e abitudini sbagliate risparmiamo soldi, ma non arriviamo neanche a bilanciare gli sprechi di una coppia nelle nostre stesse condizioni. Insomma, conclude Beatrice: “se uno si impegna in scelte non ancora di uso comune, la voglia te la fanno passare... gli addetti ai lavori. Inoltre, cosa per me di scarsissima importanza, per scelte tipo chiedere di NON regalarti tantissime cose di cui non hai realmente bisogno per la casa o i figli, vieni presa un po’ come una barbona o una nemica dell’igiene. In sintesi, per “voler bene all’ambiente” bisogna diventare scemi e fare un sacco di fatica...”

E tu, come rispondi? Prima di tutto, con una precisazione e un invito: Quello che avete appena letto è una MIA sintesi, fatta col permesso degli autori, di alcune delle lettere che ho ricevuto. Per esigenze di spazio ho dovuto tagliare parecchio. Qualsiasi errore o fraintendimento che ne dovesse derivare è solo colpa mia. Questa rubrica ha probabilmente l’attrattiva della novità, ma a parte questo non è certo migliore o più importante di tutte le altre parti di Carnet di Marcia. Invito quindi tutti i lettori di farsi sentire anche sugli altri temi! A parte questo, ecco cosa ne penso. Sì, oggi fare certe cose, o anche soltanto capire dove farle (“ma dove li trovo i cibi biologici?”) è difficile e fonte, come minimo, di qualche occhiata perplessa. Ne ricevo anch’io regolarmente, in famiglia e fuori. D’altra parte Scoutismo significa proprio andare avanti prima degli altri a esplorare territori sconosciuti, quindi forse a questo non c’è rimedio per chi vuole essere Scout.

È anche innegabile che non tutti i consigli che trovate qui siano immediatamente applicabili da tutti. Per esempio, l’efficacia di un detersivo fatto a mano dipende molto anche dal tipo di pavimento su cui lo si usa. Per questo raccomandavo di provare prima su pavimenti “a perdere”, tipo quelli delle sedi. Forse l’unica tecnica valida sempre e comunque è applicare alla vita la regola dello zaino: dividine il contenuto in tre mucchi, poi conserva solo quello che serve sempre. Il modo migliore di dimezzare il proprio inquinamento da qualunque detersivo per bucato è capire che per vivere bene bastano cinque camice invece di dieci. L’arma più efficace che abbiamo è comunque l’educazione, il non rimanere chiusi in sè stessi. Beatrice lo ha scritto benissimo, quindi rilascio la parola a lei: “più di scelte e sforzi personali, la cosa più importante è la diffusione. Far capire che certe scelte e azioni non sono più retaggi di figli dei fiori o idee tipo New Age, da gente che vive facendo scelte estreme (chi ricrea villaggi nei boschi o simili) o ai margini della società, ma possono essere fatte da chiunque a prescindere da livello sociale, idee politiche, stile di vita (cittadino o campagnolo) e disponibilità economiche”. Per finire, queste e altre lettere provano che in Associazione abbiamo già sia l’esigenza sia le competenze per fare qualcosa di concreto. Anche se per stimolare la discussione ho dato più spazio alla parte (apparentemente) più critica della sua lettera, Beatrice sta facendo meraviglie come Custode, è una miniera di consigli utili e come lei lo sono Fabio e tanti altri Capi e Capo. Ora è il momento di continuare il discorso insieme sul campo. Come? Un modo è pubblicare subito sui vari siti di Gruppo esperienze e consigli concreti, un altro includere chiacchierate su questi specifici argomenti nelle prossime riunioni di branca Rover o Scolte nei vostri distretti. Altri consigli sono sempre benvenuti. Buona Custodia, Marco (marco@storiafse.net)

Etichette INCI sui detersivi: http://biodetersivi.blogspot.com/2009/02/vademecum-come-comportarsi-nei.html

Biodizionario: www.biodizionario.it/

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Scienza dei boschi Marco Fioretti................................................................................................

Tutti a nanna

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he bello farsi una dormita coi fiocchi in tenda o sotto le stelle, dopo una giornata di marcia! Vero? Certo che sì, ma solo se l’equipaggiamento “da sonno” è adeguato e usato correttamente. A meno di catastrofi, dormire e mangiare sono le uniche due cose che si fanno sicuramente in qualsiasi attività Scout all’aperto, dall’ingresso in Branco o Cerchio alla Partenza, che duri più di un giorno. Nonostante questo, capita di incontrare, lungo i sentieri o in qualche uscita, Scolte o Rover che non si sono preparati per dormire nel miglior modo possibile. A volte questo dipende semplicemente dall’aver cambiato Unità, poichè Clan e Fuochi fanno escursionismo e campi estivi in condizioni più difficili rispetto a un Riparto. Ecco allora, come al solito, qualche trucco e spunto di riflessione per aiutarvi a dormire bene.

Su cosa dormire? Attilio Grieco in uno dei suoi bei libri ricorda che per stare caldi si dovrebbe avere tanta protezione sotto quanta se ne ha sopra. In altre parole, che è inutile avere un sacco a pelo ultratecnico se ci si dorme direttamente sul catino della tenda, perchè quella vicinanza al terreno basta e avanza per perdere tantissimo calore corporeo. D’accordo, ma allora cosa usare? Il poncho, se lo avete, deve servire solo per proteggersi dalla pioggia, non certo per dormirci sopra subito dopo 2/3 ore di marcia sotto l’acqua! I materassini gonfiabili, a meno di non essere molto costosi, sono pesanti o fragili o ingombranti, o tutte e tre le cose insieme, quindi non li consiglio. Le stuoie costano pochissimo in confronto ad altri prodotti, ma non sono particolarmente calde e soprattutto vanno trasportate come si deve! Come dicevo qualche numero fa, tenerle arrotolate fuori dallo zaino NON va bene: a livello estetico/stilistico 28

CarnetdiMarcia

si sembra una pila di detriti ambulante, con ovvi danni per l’immagine propria e di tutta l’Associazione. Tecnicamente, portarle fuori significa strapparle o rischiare di cadere quando s’impigliano in qualche cespuglio, oppure inzupparle alla prima pioggia. Se volete la stuoia, mettetela arrotolata nello zaino vuoto e lasciatela espandere contro le pareti del medesimo, in modo che lasci un buco centrale per tutto il resto dell’equipaggiamento. Personalmente, comunque, consiglio i materassini autogonfiabili, caldi e molto più facili da far entrare nello zaino. Se proprio vi preoccupa il peso, compratevi un materassino cosiddetto ¾, cioè lungo abbastanza per tenerci sopra dalla testa alle ginocchia. Diversi fabbricanti hanno due modelli, uno a lunghezza intera e uno a ¾, per ogni spessore. Un materassino corto fino alle ginocchia ma più spesso tiene caldo quanto o quasi quanto uno intero ma più sottile, pur pesando 100/200 grammi in meno.

Il sacco a pelo A parità di peso i sacchi a pelo a mummia sono più caldi ma più scomodi di quelli a coperta, e quelli sintetici sono meno caldi e più ingombranti di quelli in piuma d’oca, anche se questi ultimi costano di più e perdono molto più potere isolante quando bagnati. Ma questo probabilmente già lo sapete, non vale la pena di spenderci troppe parole. Quello a cui forse non avevate pensato è quanto è importante scegliere un sacco a pelo NON troppo pesante. Nel corso degli anni ho visto diverse persone, orgogliosissime del loro sacco a pelo da Polo Nord, svegliarsi col raffreddore o peggio. Perché? Perché avevano passato metà della notte a sudare come fontane


nel sacco inutilmente pesante e l’altra metà a gelarsi con tutto il busto fuori dallo stesso sacco. Altro trucco forse non abbastanza conosciuto è che i sacchi a pelo in piuma d’oca devono stare schiacciati nel loro sacchetto il meno possibile. Idealmente, fra un’uscita e l’altra dovrebbero stare aperti, cioè ripiegati 2/3 volte in una valigia o sacca grande abbastanza da non schiacciare il piumino. Altrimenti quest’ultimo perderà molto prima il suo potere di espandersi intrappolando aria, che è poi l’unica cosa che vi tiene caldi. Per il resto, vi invito a leggere la guida sui sacchi a pelo segnalata a fondo pagina.

Occhio alla testa (e agli altri vestiti)... “Io ho un sacco a pelo con il cappuccio, quindi non mi serve mai un berretto di pile o simili per dormire”. Sbagliato! Usare un berretto di pile (che pesa circa 100 grammi) è come essersi portati un sacco a pelo molto più isolante, che però peserebbe molto di più. Con in più il vantaggio che se avete caldo potete provare a togliervi solo il berretto, anzichè scoprirvi completamente il petto. Idem per i piedi. A proposito di abbigliamento per dormire, mettiamo in chiaro un’altra cosa: non si dorme con addosso l’uniforme o altri vestiti usati durante il giorno! Può essere inevitabile durante traversate in stile sopravvivenza da commandos, l’ho fatto anch’io in casi del genere

(che non erano attività Scout!). Ma in una normale Uscita o Route non è davvero necessario. E se lo è, forse occorre rivedere il programma di quell’attività. Portarsi per dormire indumenti tipo tute che, nel caso si cadesse in acqua completamente vestiti, consentano di tornare a casa asciutti senza beccarsi polmoniti o denunce per oltraggio al pudore, va bene. Il contrario, cioè usare calze e altri vestiti del giorno per dormire, no! Puzza e, igiene a parte, è un ottimo sistema per accorciare notevolmente la vita utile sia di quegli indumenti sia di qualsiasi sacco a pelo, cioè uno spreco di soldi. Importante: sacco a pelo e vestiti da notte lavorano insieme! Non comprateli come se fossero due cose indipendenti l’una dall’altra. Cercate invece di ottenere da subito la migliore accoppiata possibile sacco a pelo + “vestiti da notte” scegliendo con cura, deliberatamente, l’uno in funzione degli altri. Questo è bene anche perchè i vestiti potranno essere cambiati a ogni uscita (tuta pesante d’inverno, magliettina d’estate), consentendo di avere un solo sacco a pelo, più leggero possibile, e senza sudare mai.

... e occhio all’acqua

Il sacco a pelo: come sceglierlo www.earthechi.it/index.php?view=article&id=80

Ovviamente, tutto quello che ho detto è vero e dormirete bene solo se tutto l’equipaggiamento per dormire sarà sempre asciutto. Dormire dentro, o con addosso, roba bagnata non è solo scomodo, può essere molto pericoloso. Sacco a pelo, materassino e indumenti per la notte dovrebbero rimanere asciutti sempre, anche in caso di caduta dell’intero zaino in un fiume. Per sapere come fare... rileggete i numeri precedenti di Scienze dei Boschi! Buona Strada, Marco (marco@storiafse.net) E - 2010

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Vita associativa Michela Bertoni.............................................................................................

Settimane Sociali dei Cattolici C’eravamo anche noi!

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nche se le Settimane Sociali dei Cattolici hanno una storia di oltre cento anni, per la nostra Associazione è stato, ad essere sinceri, una sorta di “debutto in società”. Come per tutte le cose nuove, anche noi ci siamo affacciati a questa avventura con un po’ di paura e forse anche con un po’ di pregiudizio, da buoni scout quali siamo, nei confronti di momenti che si presentano molto statici.. insomma la prospettiva di passare quattro giorni ad ascoltare relazioni, a discutere, così distanti dalla Strada, dalle tende, dallo zaino, non è che ci allietasse molto. Come al solito, quando parto tanto scettica, devo sempre ricredermi: sarà il buon Dio che mi dice che ho ancora sempre e tanto da imparare e che devo piantarla di farmi le domande e darmi pure le risposte da sola? Mah… A questo punto, direte voi, dicci almeno cosa ti ha fatto cambiare idea… o almeno a cosa è servito che tu andassi lì per la nostra Associazione.. Prima cosa: se devo trovare un nostro difetto, è che noi siamo molto autoreferenziali, e ci piace così: con l’Europa è così, con la cultura è così, 30

CarnetdiMarcia

con le altre associazioni cattoliche è così.. se bisogna fare autocritica bisogna farla in modo sincero… quindi mi è servito per apprezzare i carismi di tante altre persone che si impegnano, gratuitamente come noi, per offrire occasioni educative ad altre persone, giovani ed adulte. Seconda cosa: è un onore per noi essere stati invitati a partecipare: lo scoutismo è un metodo per educare “con la fede e nella fede” e, che ne siamo consapevoli o no, è uno dei posti (per qualcuno anche l’unico) in cui parlare di Gesù fa parte della quotidianità, in cui pregare non è un dovere ma un momento desiderato da vivere l’uno accanto all’altro, cantando o in silenzio, ma sempre in comunione. E per chi di voi ha ancora tanti dubbi, e pensa che non è in grado,da aiuto capo, di accompagnare le coccinelle o le guide nel loro percorso, riscrivo le parole di C.M. Martini* “È sempre stato mio dovere parlare della fede ed è stato il miglior modo per imparare. Spesso è sufficiente sapere ascoltare bene. Nella diocesi di Milano i giovani mi hanno molto aiutato a cercare risposte a nuove domande.


Piano redazionale Cosa abbiamo realizzato e... cosa faremo. Si impara a crede soprattutto avvicinando altre persone alla fede” (Conversazioni notturne a Gerusalemme). Terza cosa: È vero che abbiamo ascoltato tanto, ma una giornata intera è stata riservata a delle assemblee tematiche (i nostri carrefour, solo un po’.. allargati..) in cui si poteva intervenire (e lo abbiamo fatto anche noi) per dare il proprio contributo, per dare una risposta alle domande che erano state poste all’inizio, nel documento preparatorio. Interventi civili, costruttivi, esperienziali: nulla a che vedere con i dibattiti televisivi che ci vengono costantemente proposti dai media e che hanno più il sapore della rissa che del confronto: solo in un contesto costruttivo e di ascolto “Se io ho un idea, e tu hai un’idea e ce la scambiamo, torniamo a casa ambedue con due idee ciascuno” (George Bernard Shaw). Quarta cosa: il tema era “Un’agenda di speranza per il futuro del paese” e le aree tematiche: “Intraprendere nel lavoro e nell’impresa”, “educare per crescere”, “includere le nuove presenze”, “Slegare la mobilità sociale”, “Completare la transizione istituzionale”. Temi attuali, politici, che riguardano tutti e che riguardano soprattutto noi cattolici, che dobbiamo essere i primi testimoni del fatto che -riprendendo le parole del card. Bagnasco - non possiamo limitare il nostro intervento nella società al servizio della carità. Una grande sfida per tutti noi, che spesso, sfiduciati dalle notizie dei media, siamo tentati di disinteressarci di questi argomenti, che percepiamo come lontani da noi, come irraggiungibili… ma sono i nostri temi, ci riguardano eccome, e sono attuali oggi come ieri… temi da affrontare in Fuoco o in Clan!

2009

2011

√ C - IO √ D - Sogni

A - Perdono B - Tempo C - Fatica D - IO PER L'ALTRO E - Vocazione

2010

2012

√ A - Dolore √ B - Coraggio √ C - Sfide √ D - IO E L'ALTRO √ E - Confronto

A - Paura B - Libertà C - Strada

E per saperne di più e confrontarti con il mondo, continua sul sito

www.settimanesociali.it.

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L'altracopertina... di Giorgio Sclip

Riflettendo sul confronto... “In verità io ve lo dico: quella povera vedova ha offerto più degli altri” (Mc 12, 43)

Deve diventare più abituale il confronto con le condizioni di vita della gente, confronto che a volte è per noi sacerdoti motivo di un qualche imbarazzo. (Dionigi Tettamanzi)

[Dialogo tra Paperino e zio Paperone]

Nella realtà odierna l’unico modo di risolvere le divergenze è il dialogo ed il compromesso, la comprensione umana e l’umiltà. Dobbiamo capire che la pace vera nasce dalla comprensione reciproca, dal rispetto, dalla fiducia. I problemi della società umana dovrebbero essere risolti in modo umano, e la nonviolenza fornisce un approccio adeguato. (Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama)

- Forse non te ne sei mai accorto, ma con tutta la tua ricchezza non sei che un povero uomo! Noi invece siamo felici quando abbiamo i soldi sufficienti per comprarci un gelato! - Bah! Che discorsi da scemo! Nessuno è povero quando può fare ciò che gli piace, quando gli piace! E a me piace tuffarmi nel denaro! (Topolino, n° 1-XII-1972)

La sollecitudine di accostare i fratelli non deve tradursi in una attenuazione, in una diminuzione della verità. Il nostro dialogo non può essere una debolezza rispetto all’impegno verso la nostra fede. (Paolo VI)


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