CarnetdiMarcia Rivista mensile, ottobre 2011 • n° 15, anno XXXV • Sped. in abb. post. Art. 2, Comma 20/c, Legge 662/96 Filiale di Padova • ISSN 1127-0667
2011
Scout d’Europa
PER SCOLTE E ROVER
io per l'altro
SALE IN ZUCCA CHIARA LUBICH pag. 12 - 15
VITA DA ROVER... DA SCOLTA Fabrizia, Roviano 1 S'Elia pag. 24 - 25
CADENDO DA CAVALLO... Ho dato la mia vita per te pag. 16 - 17
SCIENZA DEI BOSCHI Che tempo fa? ... pag. 28 - 29
CAPITOLO
INCHIESTA
Sommario Carnet di Marcia ∙ D - 2011
SCOUT D’EUROPA
Parole all’immagine.........................................................3
Rivista mensile Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici della Federazione dello Scautismo Europeo. Anno XXXV • n° 15, OTTOBRE 2011 - Carnet di Marcia per Scolte e Rover
Editoriale Per te che sei l’altro.........................................................4 Sale in zucca “Due non è un buon numero…”....................................6 Io x gli altri = … ............................................................10 CHIARA LUBICH..............................................................12 Cadendo da cavallo... infuocando il mondo Ho dato la mia vita per te...............................................16
IMPRESA
Treppiedi, una proposta IO PER L’ALTRO… questione di stile!..........................18 Apertamente Anche i più grandi hanno bisogno degli altri.............20 Giocare il gioco Il tuo autoroscopo...........................................................22 4 C.i.T.................................................................................23 Vita da Rover... vita da Scolta Fabrizia, Roviano 1 S'Elia...............................................24
RUBRICHE
Custodi della terra Facciamo tre mucchi... in casa!...................................26 Scienza dei boschi Che tempo fa? Tempo di sicurezza...............................28 Vita associativa Cent’anni portati bene!..................................................30 Piano redazionale 2009 - 2012........................................................................31 L’altracopertina Riflettendo sulle relazioni..............................................32
Direttore Responsabile Giuseppe Losurdo Direttori Michela Bertoni, Gipo Montesanto REDAZIONE DI CDM Coordinamento redazionale Tullia Di Addario, Giorgio Sclip Casella email della redazione
cdm@fse.it RESPONSABILI RUBRICHE • APERTAMENTE: Vania Ribeca. • CADENDO DA CAVALLO...: Don Fabio Gollinucci. • SALE IN ZUCCA: Monica D’Atti, Aline Cantono di Ceva ed Elena Pillepich. • VITA DA ROVER, VITA DA SCOLTA: Elena Bratti, Paolo Morassi. • CUSTODI DELLA TERRA: Marco Fioretti. • SCIENZA DEI BOSCHI E OCCHIO!: Marco Fioretti. • TREPPIEDI, UNA PROPOSTA: Commissari di Branca • L’ALTRACOPERTINA: Giorgio Sclip Hanno collaborato in questo numero: Aline Cantono di Ceva, Tullia Di Addario, Giorgio Sclip, Don Fabio Gollinucci, Micaela Gentilucci, Elena Pillepich, Vania Ribeca, Marco Fioretti, Monica D'Atti, Fabrizia (Roviano 1 - S'Elia). Progetto grafico simone.salamone@email.it Direzione, Redazione e Amministrazione Via Anicia 10 • 00153 Roma Aut. del Tribunale di Roma n. 17404 del 29/09/1978 Sped. in abb. post. Art. 2 Comma 20/c, Legge 662/96 Fil. di Padova ISSN 1127-0667 Stampa T. Zaramella - Selvazzano PD
M
anoscritti e foto, anche se non pubblicati, non si restituiscono, salvo diverso accordo precedente con la Direzione. Tutti i collaboratori hanno la responsabilità e conservano la proprietà delle loro opere. La riproduzione di scritti comparsi in questa rivista è concessa a condizione che ne venga citata la fonte.
Chiuso in Redazione OTTOBRE 2011
Ringraziamo tutti coloro che ci hanno scritto e che ancora non vedono pubblicato su questo numero il loro contributo! Tranquilli, sarete sul prossimo!! 2
CarnetdiMarcia
Parole all’immagine
“Attenzione, maneggiare con cura.…” Non è mica robetta da due soldi, eh. Quello che ti sto offrendo è il mio cuore. Quindi, caro mio, vedi di entrare in punta di piedi… Sii delicato, come se io fossi un pezzo di fragile vetro. Non fare rumore, con le tue supposizioni e le tue chiacchiere. Ascolta. Se serve, resta in silenzio. Accarezza delicatamente le corde della mia anima, come fosse un vecchio strumento di un certo valore. Sii un abile restauratore e ricomponi i pezzi di un giovane cuore ferito. Scaldami con un tuo abbraccio sincero, rinfresca la mia anima stanca con una risata cristallina. Piangi con me. Accetta i miei limiti ma non assecondarmi se sbaglio, non ho voglia di perdermi ancora… E per ultimo amami, amico mio, amami come ameresti te stesso…
D - 2011
3
Editoriale Tullia Di Addario............................................................................................
Per te che sei l’altro
T
i esporrò una metafora davvero poco originale. Ne sono consapevole, ma è senza dubbio quella che coglierai immediatamente, proprio perché più vicina alla tua e alla mia esperienza. Non è un caso che il logo che ci ha accompagnati durante questo triennio in vista del nostro Campo Nazionale abbia fatto riferimento alla stessa immagine. Il rapporto con gli altri, così come tanti altri valori sui quali spesso ci soffermiamo a ragionare, è una strada. Una strada che può andare verso il basso o rimanere pianeggiante, ma che può anche salire verso la meta, quella vetta che sarà indubbiamente difficile da scalare, ma che, ne siamo sicuri, garantirà aria pura ai nostri polmoni, acqua di sorgente, fresca e incontaminata per dissetarci, bosco ombroso e ricco di creature selvatiche a cui non siamo abituati e, non ultima, piena soddisfazione per aver realizzato qualcosa, per aver portato a termine un obiettivo. La metafora è facile. Te la illustro solo pro-forma, ma sono sicura che tu l’abbia già colta e sviluppata. Due anni fa abbiamo riflettuto sul concetto di identità, abbiamo sollecitato la continua ricerca e scoperta di noi stessi; capire chi siamo non è mai un percorso facile, ma può in qualche modo essere paragonato all’inizio di un sentiero di montagna: quando è importante concentrarsi per imboccare la via giusta, quella che poi non ci costringa a tornare indietro o a lunghe
4
CarnetdiMarcia
e perigliose deviazioni. Una volta compreso chi si nasconde in noi, abbiamo decisamente “imboccato”il sentiero giusto. Un anno fa, poi, siamo passati alla relazione, al rapporto con gli altri, alla riflessione sul fatto che la nostra esistenza non avrebbe molto senso se non correlata a quella di altri. Proprio come quando, una volta preso il giusto sentiero, la strada comincia a salire, a presentare difficoltà sempre maggiori, difficoltà che affrontiamo molto più facilmente con l’aiuto dei nostri compagni di cammino, quando c’è chi ci tende la mano per superare più agilmente il guado del ruscello o chi ci conforta nella scelta della direzione giusta quando il sentiero non sembra più tanto chiaro (il che accade sistematicamente…). Con questo numero iniziamo ad affrontare la terza tappa di questo nostro percorso: io per l’altro, ossia la dimensione del servizio, uno degli elementi fondamentali del nostro metodo. Così come una faticosa ed impegnativa ascesa alla vetta non ha molto senso se non si arriva alla cima, alla croce che spesso svetta sulla valle, al rifugio che accoglie l’escursionista, alla lapide che ricorda la semplicità dell’uomo di fronte alla grandezza di Dio e della natura, così la nostra esistenza non ha nessun significato e perderebbe molto della sua bellezza se non posta in relazione con e soprattutto per l’altro. Del resto lo sapeva bene il nostro caro, saggio B.P:
“Una volta che tu sia giunto ad una posizione che ti permetta di rendere servizio agli altri, sei arrivato al gradino più alto della scala che porta al vero successo… cioè la Felicità.” Che altro dire? Mai augurio e saluto è più calzante: Buona strada, Tullia
D - 2011
5
Sale in Zucca Aline Cantono di Ceva...................................................................................
“Due non è un buon numero…” Dalla Clausura: intervista a Sr Fulvia.
“All’improvviso ho realizzato che 2 persone non bastano… se si è soltanto in due e una perde la testa, rimani da solo… due non è un buon numero…” “Io non credo che il futuro sia nella coppia; la coppia non basta ci vuole un appoggio” 6
CarnetdiMarcia
interviste Se non fosse che siete impossibilitati a rispondermi in tempo reale accetterei scommesse su chi secondo voi ha pronunciato queste due frasi… posso fare qualche ipotesi: Potrebbero esser state dette da un musulmano poligamo… Anzi… da un marito che tenta disperatamente di giustificarsi dopo esser stato beccato dalla moglie con l’amante… Sbagliato!
E, siate onesti, chi non ha mai avuto la tentazione di dare buca quella domenica che c’era da fare servizio con gli anziani? E chi non si è mai fatto negare al telefono per non parlare con quella zia rompiscatole e logorroica? “Non ne posso più…ora mi trovo un lavoro e vado a vivere da solo!”… l’ho detto solo io ai miei? Già… perché la realtà è questa: stare con gli altri a volte è faticoso, essere “per” l’altro può diventare pesante e diciamocelo chiaro: ci si può pure stufare!
Allora si tratta del Presidente dell’Ordine degli Psicologi all’ultimo Convegno sulla Terapia familiare… E invece, ancora no: non ci siamo! Potrebbero essere le considerazioni di una Capo Fuoco al momento della costituzione delle Equipes per la Route… Figurati! Ah! Il mio amico che ha elaborato la seguente teoria: per prendere la sufficienza bisogna copiare la versione non solo dal compagno di banco ma da più persone possibile… Nada! Decisamente acqua! Vabbè… mi fermo qua altrimenti utilizzo tutte le pagine di questo numero di CdM… E svelo l’arcano: “About a boy” anno 2002, basato sul romanzo di Nick Hornby con Hugh Grant…ebbene si! Sono le parole tratte da un FILM! Precisamente pronunciate da un dodicenne affaticato dal suo rapporto con la madre single… e sarà proprio questa sensazione di non farcela che farà scattare in lui la molla che lo spingerà a cercarsi un amico a cui appoggiarsi… un amico un po’ (im)maturo che, dalla convinzione individualistica e autosufficiente che ogni uomo sia un’isola a sé, arriverà a capire che in effetti, sotto l’oceano, le isole sono collegate! Vi lancio una provocazione: quante volte, chi è in una relazione seria, si è stancato dell’ennesimo litigio e ha meditato di buttare all’aria tutto? D - 2011
7
interviste
Fulvia è stata Capo Fuoco con me nel 2000. Oggi è una monaca di clausura. Come puoi aiutare gli altri standotene chiusa in un monastero? Sono davvero chiusa in un monastero? Che strano! Non ho mai questa impressione! Di chiusura intendo! Quante volte incontro persone che vivono nel loro mondo fatto di egoismi o di relazioni virtuali, che si chiudono con un click, ascolto la sofferenza di persone sole, rapite dalle logiche del successo e dell’apparire e vedo la chiusura, parlo con giovani dallo sguardo spento e dai desideri assopiti dietro la luce liquida di un monitor, vedo un universo stretto in piccole cose, giornate dissipate dove l’Altro e gli altri sono i grandi assenti… No, chiusa non mi sento davvero! Il servizio è il vero luogo di apertura, è la porta attraverso la quale far entrare, accogliere e ospitare l’altro, è il passaggio che mi fa accedere all’oltre il mio limite. Forse abbiamo un po’ tutti la convinzione che aiutare gli altri, soprattutto i più poveri e deboli, significhi, secondo l’invito evangelico, “dare il pane agli affamati”, dunque spendersi in attività a servizio dell’uomo emarginato, del povero, del più sfortunato, dell’ “affamato” appunto. Ma, mi chiedo, quanti tipi di fame vive l’Uomo 8
CarnetdiMarcia
oggi? C’è fame di pane, c’è fame di casa, c’è fame di salute, di benessere, di lavoro… e questa fame si vede! E poi c’è della fame invisibile: c’è fame di compagnia, di amicizia vera, c’è fame di ascolto, di comprensione, c’è fame di accoglienza, di silenzio, c’è fame di rispetto, c’è fame di affetto, c’è fame di attenzione, di cura, di benevolenza, c’è fame di abbracci, c’è fame di pace, di unità, c’è fame di calore, di tenerezza, c’è fame di speranza, di perdono, di preghiera… c’è tanta fame di Dio. C’è fame di un luogo ospitale in cui poter sostare un attimo e riposare con la consapevolezza di essere voluti bene; questo luogo è il cuore di un altro che si presta, fa spazio in sé per lasciare che “chi ha fame venga” “chi è affaticato e oppresso” vi riposi. In monastero, aiutare gli altri si fa anche così, offrendo se stessi, così per come si è. Accogliendo, ascoltando, ospitando il disagio e la fatica di tutti, portandoli con sé, nella vita quotidiana. E le povertà da accogliere sono infinite; quelle che popolano il cuore della donna e dell’uomo di oggi sono tante, dolorose, a volte insopportabili nella solitudine. Ma “la vita dell’uno è legata alla vita dell’altro” (Gen 44,30). Questo è il segreto di ogni vocazione e di ogni servizio: riconoscere il legame, farsi prossimo.
Sale in Zucca
Non è un po’ troppo facile occuparsi degli altri rimanendo a “debita distanza”? La distanza si annulla: nell’istante stesso in cui una sofferenza viene conosciuta e confidata diventa anche mia, niente mi è estraneo; se è genuinamente umano, mi appartiene. Non è forse ciò che sperimentiamo nelle amicizie e nei legami più profondi d’affetto e d’amore? Ecco, è proprio così: la storia dell’altro mi appartiene, non c’è distanza, non c’è giudizio, la porto in me, la gioisco o la soffro insieme. E questo… non è affatto facile!
Meglio soli che male accompagnati? Sì e no! Direi “soli mai… e male accompagnati neppure”! Da soli non si può e male accompagnati si soffre. Credo che una cosa importante da cui guardarci sia quella di non essere noi i cattivi accompagnatori degli altri! E se fossi io la cattiva compagnia, colei che invece di promuovere il bene per l’altro è opportunista, cura i propri interessi, travestendoli di perbenismo e di buone azioni, ma solo per farsi bella agli occhi degli altri? Che orrore! Imparare a camminare guardando non solo al nostro ombelico ma al bisogno del fratello, alla sua fame, è la Strada da percorrere. Su questa strada ci aspetta, anzi, ci precede il Signore. Non lasciamo solo l’altro e non facciamoci cattivi compagni di viaggio!
“Sopportare” l’altro sempre come si fa? Proprio non lo so! Eppure vivo in una Comunità di sorelle dove PER SEMPRE vivrò, in cui PER SEMPRE ho promesso di servire il Signore vivendo PER SEMPRE in perfetta vita comune … Proprio non lo so! Intanto io decido di “portare” l’altro ogni giorno, consapevole che c’è un Altro che sempre porta e sopporta me! Il sempre si costruisce così, ogni giorno, confidando sulla fedeltà di Dio. Certamente la relazione è un rischio e devo volerlo correre: nell’amicizia, nel fidanzamento, nel matrimonio… nella relazione con Dio o ci giochiamo tutto, con tutto noi stessi, rischiando per l’altro e con l’altro, o rimaniamo in panchina, eterni indecisi, spettatori di una vita che desideriamo ma che mai sarà nostra. Il rischio della relazione è il rischio della vita: spendersi per gli altri è scoprire con gioia che l’altro non è minaccia alla mia vita, ma dono; non è ostacolo, ma opportunità; non è nemico, ma occasione di libertà! Che idea grande ha avuto il Signore Gesù nell’inventare la fraternità apostolica cui si ispirano tutte le comunità cristiane e la Chiesa (il Fuoco… il Clan?)! Lui sapeva che da soli non ce l’avremmo fatta ed ecco l’idea geniale: la relazione comunitaria, la vita fraterna, la comunità apostolica, la Chiesa! Forse dovremmo imparare a dire grazie! L’altro è indispensabile per me. Senza… mai! alinecantono@libero.it D - 2011
9
Sale in Zucca Monica D’Atti.................................................................................................
Io X gli Altri = … Trattasi di funzione matematica, moltiplicazione per l’esattezza. Il risultato è sempre indeterminabile. Qualcuno la definirebbe una operazione imperfetta, dall’esito troppo incerto per essere affrontata razionalmente, per essere quindi considerata. E infatti molti la evitano, anche per tutta la vita. Chi, con coraggio o incoscienza, ne accetta la sfida e ne cerca il risultato rimarrà sempre, ogni volta, sorpreso, quasi esterrefatto. Vedrà che il risultato non sarà mai uguale anche se non si sono cambiati i fattori. Vedrà come mille variabili incalcolabili e potentissime intervengano all’improvviso a cambiare un esito che si considerava ormai certo, data anche magari una certa espe10
CarnetdiMarcia
rienza acquisita. E vedrà che, se sarà docile alla meraviglia e quindi capace di osservare e “conservare” nel proprio cuore ciò che accade, il risultato sarà affascinante. Io moltiplicato gli altri. Io che mi metto in rapporto con altri in modo dinamico, attivo, producendo un effetto moltiplicativo. Noi, tra scout, lo chiamiamo servizio. Sappiamo, per averlo vissuto anche solo da poco tempo, che è un cambio di stato. Dall’essere solo io all’essere qualcosa di oltre. Oltre l’io e oltre gli altri. Perché tutto si gioca su un rapporto che produce sinergia e dove le due parti non saranno mai più le stesse. Vediamo come le parti già si modificano nel primo attimo dell’incontro, con
il primo sguardo, la prima mano tesa, il primo sorriso e da una semplice funzione aritmetica si passa a un’iperbole. Cambio io e cambiano gli altri e ciascuno diventa qualcosa di più e poi, insieme, ancora di più. Avete presente la moltiplicazione dei pani e dei pesci? È circa così. Si mettono in gioco cinque pani e due pesci e viene fuori l’imprevedibile. E allora cosa fai? O scappi per la paura di un miracolo così grande e potente o entri nel gioco e da lì, se lo hai capito, non ne esci più. Perché credimi, questo è l’unico gioco che funziona veramente; è l’unica “operazione” che ha senso. Non saranno infatti calcoli di uguaglianze tra dato e ricevuto, non saranno calcoli in euro, o in azioni fatte e contropartite ricevute, a dare un senso alla tua vita. Gli altri, se non entri con loro in un rapporto di vera moltiplicazione, non potranno darti niente e anche loro non avranno niente e tutto resterà uguale a se stesso, immobile e squallido. L’unica cosa che non sarà mai in perdita e non avrà mai il segno negativo è ciò che avrai moltiplicato nel servizio. Ciò che avrai gratuitamente dato. Lì dove non ti aspettavi niente. Lì dove sei andato solo perché ti chiamava il cuore o sentivi che era da fare, o ti ci sei trovato in mezzo e hai detto sì. Lì dove non hai pensato: “non tocca a me”. Piccole cose o grandi. Un bagno da lasciare pulito, una persona a cui fare compagnia, un’unità scout da guidare, una famiglia da crescere… una Nazione da custodire… fino a dove può arrivare questa moltiplicazione? E quanto facilmente può cadere in sottrazione, divisione, se non stai attento, se non giochi pulito, se non dai veramente, ma solo per salvare le apparenze, solo per farti vedere, solo perché gli altri pensino bene di te. Forse c’è sotto sotto un segreto in questa formula della moltiplicazione, un reagente non troppo matematico ma neanche sconosciuto che deve essere manipolato con Fede. Lo conosci anche tu, sai che si chiama Provvidenza. Arriva
quando meno te la aspetti, ma arriva solo quando veramente stai moltiplicando; non innesca la reazione che devi far partire tu (i cinque pani e i due pesci), ma la porta a buon fine quando tu sei già sceso in campo. Così, senza paura e con un briciolo di Fede puoi diventare un abile matematico e un geniale chimico cogliendo le occasioni nei luoghi dove sei, con le persone che incontri, nei tempi delle tua vita, nei modi migliori di cui sei capace. Ti basterà vivere mettendo insieme con generosità te e gli altri e ammirare il risultato della moltiplicazione imperfetta che travalica ogni logica. Monica D’Atti D - 2011
11
Sale in Zucca Elena Pillepich...............................................................................................
A proposito di io per l’Altro…
“Che tutti siano uno" Gv 17,21 per queste parole siamo nati, per l’unità, per contribuire a realizzarla nel mondo”
N
CHIARA LUBICH
asce a Trento il 22 gennaio 1920, seconda di quattro figli. La madre è fervente cattolica, il padre socialista. Il fratello Gino è fra le fila dei partigiani. Poco più che ventenne, insegna alle scuole elementari ed inizia gli studi di filosofia all'Università di Venezia, spinta da un'appassionata ricerca della Verità, quando durante la seconda guerra mondiale, sul crollo di ogni cosa, comprende che solo Dio resta: Dio che è Amore. La sua vita si trasforma. Risponde al suo Amore scegliendolo come unico Tutto: è il 7 dicembre 1943, data che segna convenzionalmente gli inizi del Movimento che nascerà. Il 13 maggio 1944 12
CarnetdiMarcia
Trento è colpita da uno dei più violenti bombardamenti. Anche casa Lubich è gravemente lesionata. Mentre i familiari sfollano in montagna, Chiara decide di rimanere a Trento per non abbandonare la nuova vita nascente. È tra i poveri di Trento che inizia quella che Chiara definisce "una divina avventura". Condividono con i poveri tutto ciò che hanno. In piena guerra, viveri, vestiario e medicinali arrivano con insolita abbondanza, per le molte necessità. Sperimentano l’attuarsi delle promesse evangeliche: "date e vi sarà dato", "chiedete e otterrete". E nel testamento di Gesù "che tutti siano uno", trovano il perché della loro vita: "eravamo nate per l’unità,
per concorrere a realizzarla nel mondo". Tra le macerie abbraccia una donna impazzita dal dolore, che grida la morte dei suoi 4 figli. Avverte la chiamata ad abbracciare il dolore dell'umanità. Dall’incontro, nel 1948, con Igino Giordani, deputato, scrittore, ecumenista, padre di 4 figli, il Movimento nascente ha una sua nuova apertura sul sociale, sulla famiglia e poi sul mondo ecumenico, tanto che Giordani viene considerato coofondatore. Dopo i tragici fatti della rivoluzione ungherese del 1956, Chiara Lubich raccolse l'appello di papa Pio XII, che chiedeva che il nome di Dio ritornasse «nelle piazze, nelle case, nelle fabbriche, nelle scuole», facendo nascere i Volontari di Dio, laici che si impegnano a vivere in modo radicale la spiritualità evangelica dell'unità. Pochi anni dopo, nel 1962, papa Giovanni XXIII diede la prima approvazione al movimento; tuttavia gli statuti vennero approvati solo nel 1990 da papa Giovanni Paolo II. Contestualmente all'approvazione degli statuti, l'ordine otteneva dal papa il raro privilegio di poter essere perpetuato, in futuro, sempre da una donna. Nel 1964 fondò la cittadella di Loppiano nelle colline del Valdarno, presso Firenze, prima di una serie di cittadelle in vari paesi del mondo. Tali comunità vivono la spiritualità dell'unità in tutti i momenti della vita. Nel 1966 diede vita al Movimento Gen (Generazione Nuova), rivolto ai giovani. Per l’impatto con la sofferenza della Chiesa dell’oltre cortina, nell’incontro con chi era riuscito a fuggire, la spiritualità dell'unità si diffonderà
in tutto l’Est europeo sin dagli anni Sessanta. Da quel piccolo gruppo nasce e si diffonde un movimento di rinnovamento spirituale e sociale chiamato Movimento dei Focolari. Pur essendo una realtà unica, per la varietà delle persone che lo compongono (famiglie, giovani, sacerdoti, religiosi e religiose di vari istituti, e vescovi), si snoda in 18 diramazioni, di cui 6 movimenti ad ampio raggio: Famiglie Nuove, Umanità Nuova, Movimento Parrocchiale, Movimento Diocesano, Giovani per un mondo unito, Ragazzi per l'unità, e molteplici realizzazioni tra cui il progetto per una Economia di comunione in cui sono impegnate oltre 750 aziende. 26 le cittadelle di testimonianza, case editrici, periodici in varie lingue, più di 1000 opere e attività sociali. Con la diffusione mondiale del movimento, crollano nazionalismi e razzismi - pur a dimensione di "laboratorio" - anche nei punti caldi del mondo, come Medio Oriente, Balcani, Congo, Burundi e Irlanda del nord. "Lo sviluppo del Movimento dei Focolari getta ponti tra le persone, le generazioni, le categorie sociali e i popoli, in un’epoca in cui le differenze etniche e religiose conducono troppo spesso a conflitti violenti": è la motivazione del Premio Unesco ’96 per l’Educazione alla Pace. Questo contributo è riconosciuto anche da altri premi internazionali, come il Premio Diritti Umani ’98, e da cittadinanze onorarie conferitale da città come Buenos Aires, Roma, Firenze. E’ per l'impatto con il dramma della miseria alle periferie di una metropoli come San Paolo, durante un viaggio in Brasile, nel 1991, che Chiara dà il via al progetto dell’Eco-
Io sono nella misura in cui dico "sì" al progetto di amore che Dio ha per me.
D - 2011
13
Sale in Zucca
nomia di Comunione, che ispira ora la gestione di centinaia di aziende nel mondo e fa intravedere una nuova teoria economica. Viene presentata in convegni promossi da numerosi atenei e organizzazioni internazionali, come a Strasburgo, in occasione del 50° anniversario del Consiglio d'Europa, dove Chiara stessa è invitata ad intervenire. Dal 1997 al 1998 si dedicò ad aprire nuove prospettive per il dialogo interreligioso: fu invitata a parlare della sua esperienza interiore in Thailandia a 800 tra monache e monaci buddisti; a New York a 3.000 musulmani neri nella moschea di 14
CarnetdiMarcia
Harlem, ed in Argentina alla comunità ebraica di Buenos Aires. Il 2 novembre 2006, all'età di 86 anni, venne ricoverata per un paio di mesi al Policlinico Gemelli di Roma per un'infezione polmonare acuta. In quell'occasione papa Benedetto XVI le inviò la sua benedizione, assicurandole la sua preghiera. Il 13 marzo 2008 chiese e ottenne di essere dimessa per poter tornare nella sua casa a Rocca di Papa, dove si è spenta serenamente il giorno dopo, all'età di 88 anni. Elena
Sale in Zucca Passo di seguito una rapida rassegna di alcune testate giornalistiche apparse il giorno dopo la sua morte il 15/03/2008: Chiara incarnazione di un «cristianesimo mite» (Osservatore Romano) che ha creato una «famiglia con i confini del mondo» (Il Sole 24 ore), scaturita «dalle macerie della guerra a un’umanità senza confini» (l’Unità). Sorprende la forza umana e spirituale che sgorga da colei che appare come «una piccola grande donna […] una protagonista della storia che propone un cristianesimo mite, aperto e solidale» (il Giornale). «Chiara Lubich, però, era un vulcano […] la sua testimonianza evangelica doveva essere declinata in ogni ambiente, per fare ritrovare tutti attorno al “focolare”. Il fuoco dell’amore per il prossimo la scaldava. Era il suo motore» (Il Messaggero). Un «Fuoco evangelico», un «Carisma fecondo» sottolinea l’Avvenire, mettendo in rilievo come l’ideale dell’unità, rivelato da Chiara, abbia tessuto legami di comunione con uomini e donne di diverse culture, confessioni e fedi religiose. «Una vita per gli altri. Una lunga esistenza spesa per intero a praticare il dialogo […] facendo tesoro del Vangelo e del testamento di Cristo. Chiara Lubich, una piccola, grande donna che ha sparso nel mondo il seme della fratellanza» (Corriere della Sera). «Santa Chiara», titola a grandi lettere il Liberal, che ravvisa che Chiara «è stata come le montagne del suo Trentino: tutta protesa verso l’alto […] e questo le ha permesso di entrare in contatto con tutti: credenti non credenti, cristiani e musulmani, ricchi e poveri. Un dialogo che è una risposta attuale a questa nostra società lacerata»: «La Lubich una maestra del dialogo tra religioni» (la Repubblica) «che apre nel Movimento i dialoghi prospettati dal Concilio Vaticano II. Si riveleranno vie privilegiate per contribuire a comporre in unità la famiglia umana. Si sviluppa il dialogo a tutto campo che mira ad approfondire la comunione, a sanare le divisioni e a suscitare la fraternità» (Osservatore Romano). D - 2011
15
Cadendo da Cavallo... don Fabio Gollinucci......................................................................................
Ho dato la mia vita per Te (Gesù x me -> io x te)
16
CarnetdiMarcia
Vangelo di Giovanni, cap. 3 Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: "Signore, tu lavi i piedi a me?". Rispose Gesù: "Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo". Gli disse Pietro: "Tu non mi laverai i piedi in eterno!". Gli rispose Gesù: "Se non ti laverò, non avrai parte con me". Gli disse Simon Pietro: "Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!". Soggiunse Gesù: "Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti". Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: "Non tutti siete puri". Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: "Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica.
infuocando il mondo
I
l capitolo 13 del vangelo di Giovanni introduce il “libro della Passione” dove l'evangelista racconta gli ultimi momenti della vita di Gesù: l'ultima cena, il discorso di addio, la passione, la morte, la risurrezione. Dobbiamo ricordare che il quarto vangelo è scritto (e quindi va letto) a due livelli: uno più storico-narrativo e uno più spirituale. Ma queste due dimensioni non sono mai separate: esistono contemporaneamente e si illuminano a vicenda: gli avvenimenti storici trovano senso nella fede in Gesù, mentre la sua parola si realizza nella storia attraverso l'incontro delle persone reali e gli intrecci della loro vita concreta (compreso il peccato, la malattia, la morte). Quella sera, nel cenacolo, Gesù celebra la sua ultima pasqua con i suoi, mentre è già proiettato al giorno seguente quando sulla croce, portando a termine la sua missione, dirà “tutto è compiuto”. Questa parte della vita di Cristo viene indicata da Giovanni come l'ora: è giunto il momento di andare fino in fondo senza fermarsi, di perseverare con fedeltà. Gesù che aveva dimostrato in mille modi, con segni e prodigi la sua compassione per l'uomo, la sua vicinanza ai peccatori, la sua attenzione agli ultimi, in questa ora decide di amare i suoi fino in fondo. Questa intenzione di Gesù è visibile già la sera prima, attorno a quella mensa dove Giuda, il traditore non viene smascherato ed espulso, ma è oggetto di amore ancora più intenso e speciale da parte di Gesù che gli dedica la cena pasquale per mezzo del tradizionale gesto di offrire il pri-
mo boccone. Con la lavanda dei piedi ai discepoli, diventa chiaro che Gesù non scherza. La sua proposta non è dottrina, filosofia o ideologia, ma vita vissuta. Il maestro che lava i piedi ai discepoli, il più grande ai più piccoli, è assieme simbolo è realtà già in atto di un modo nuovo di servire. Non più doveri, obblighi e privilegi ma libertà di amare tutti e ognuno senza porre limiti, condizioni o distinzioni di persone. Con quel gesto Gesù comunica in modo particolare ai suoi (ai discepoli di ieri, di oggi e di sempre) che da quando è scattata la sua ora, noi possiamo avere “la vita per sempre in comunione col Padre”. Ma questo può avvenire solo se ci lasciamo lavare i piedi. Infatti, con la sua morte, Gesù ci può purificare totalmente. Non c'è più alcun dubbio: l'apostolo deve soltanto lavare i piedi/servire, come Gesù ha fatto ai suoi discepoli. Ogni abuso di potere da parte di chi ha avuto la missione di annunciare il Vangelo va contro lo stile e l'intenzione del Maestro. Dallo scandalo di quel gesto da schiavo che sorprende anche Pietro e i più intimi, possiamo tutti ripartire chiedendoci: ma l'ho capito questo Gesù? Se la risposta è dubbiosa, non preoccuparti, sei sulla buona strada. Solo chi è pieno di sé non è capace di accogliere il dono e farsi servire. don Fabio Gollinucci
GI
QUESTO VANGELO PER NOI OG
ché? Quali sentimenti suscita in me? Per o? viv la e Com lo? nge Va di ina • Cosa mi comunica questa pag che lava i piedi ai suoi discepoli? o gesto? • Quale parola mi comunica Gesù itiche, ecclesiali, derivano da quest pol , iali soc , rie ita un com ali, son itaria, sul • E quali implicazioni per ere Scolta/Rover, sulla vita comun ess ro ost o/n mi sul ù Ges di e stil o • Quale luce getta quest Servizio? D - 2011
17
Treppiedi... Michela Bertoni.............................................................................................
IO PER L’ALTRO…
questione di stile!
...Divenendo Rover–Scout, sai che doni tutto te stesso a Dio, alla Chiesa, alla Patria, all’Europa e al Prossimo, che dovrai essere sempre pronto a Servire?
...Sei pronta a fare della tua vita un “mettersi al Servizio” di coloro che la Provvidenza porrà sulla tua Strada, con generosità, con umiltà, con disinteresse ?
18
CarnetdiMarcia
una proposta
S
e stai leggendo questo articolo, è probabile che tu non abbia ancora pronunciato queste parole, ma di certo le avrai sentite… sono quelle della Partenza! Non potevo non partire dal finale dell’avventura in Clan e in Fuoco, perché su quel momento si gioca la vera scelta: quella di vivere secondo uno stile personale, autentico e fedele ai valori che tutto il percorso educativo offerto dallo scoutismo, da quando si hanno 8 anni in poi, seppur con parole, simboli e modalità diverse, propone. Le capacità e i talenti, riconosciuti tramite le specialità, diventano per l’R-S opportunità di dono e di valorizzazione degli altri. La capacità di essere leader diventa la possibilità di essere capo. L’essere responsabili di qualche cosa non è motivo di vanto ma opportunità di essere utili. Sacrificarsi per gli altri è possibilità di spostare, allargandoli, i confini della propria capacità di amare. L’essere fedeli al Vangelo non è qualcosa da ostentare o che ci pone su un gradino più alto, ma Strada di felicità su cui invitare altri a camminare. Essere per gli altri non è né semplice né immediato, e si costruisce lentamente, deve essere vissuto e sperimentato, deve sedimentare per bene nella testa e nel cuore. È per questo che per l’R-S, non è più occasione fugace, né atteggiamento riservato al solo tempo libero... essere per gli altri è uno stile che entra nelle relazioni (affettive, di amicizia, di lavoro)... per renderle più profonde e più libere. Madre Teresa di Calcutta scrive:
“...Di sicuro, l’amore si esprime in primo luogo nello stare con qualcuno, piuttosto che nel fare qualcosa per qualcuno. Bisogna tenerlo sempre presente, perché è facile farsi prendere dalle troppe cose che possiamo fare per gli altri. Se le nostre azioni non nascono prima di tutto dal desiderio di stare con una persona, si riducono davvero solo ad assistenza sociale. “
parola Servizio con cose da fare: riunioni, tende da montare, cambuse da gestire ecc... Domani, che forse la vita non ci consentirà magari di identificarli con queste azioni, ma che forse ce le presenterà con altre forme ed altri ambiti, sapremo dire sì mantenendo fermi gli stessi valori e la stessa energia? E soprattutto mantenendo fermo lo sguardo su coloro a cui volgiamo le nostre azioni? Ho fiducia che la risposta è un sì, un sì che vuole e può, nell’era della precarietà, essere ancora “se piace a Dio, per sempre”.
Questo forse è il pericolo più grande che possiamo correre, noi che spesso identifichiamo la
Michela Bertoni, Comm.ra Naz. Scolte D - 2011
19
Apertamente Vania Ribeca..................................................................................................
Anche i più grandi hanno bisogno degli altri. Vi riporto di seguito le parole che il padre di Amy Winehouse ha pronunciato in occasione del funerale della figlia, morta, come voi tutti sapete a soli 27 anni.
A
volte non vogliamo vedere quello che più ci fa male, quello che ci mette di fronte alle nostre responsabilità e fingiamo o peggio ci convinciamo, che tutto vada bene piuttosto che affrontare un problema che ci pare dentro insormontabile. Certe scelte nella vita non sono condivisibili, nemmeno se sei 20
CarnetdiMarcia
Amy Winehouse. Il sacrificio di persone che non hanno trovato aiuto è un prezzo troppo grande da pagare per il nostro egoismo. L’altro ha bisogno di noi, il Signore ci ha messo sul cammino con altri per aiutarci, rallegrarci insieme. Eppure a tutti i livelli (nella politica, nello spettacolo, tra le persone comuni) ce ne dimentichiamo.
Non si può camminare e non accorgersi di chi ci passa accanto, magari non ha voce per gridare, non ha mani per attirare l’attenzione, non ha gambe per fuggire. Noi possiamo essere la sua voce, le sue mani, le sue gambe. Noi dobbiamo esserlo. Vania
Non sono bastati i soldi, non è bas
tato il successo, non è bastato il tale nto a salvarla. Cercare colpevoli a tragedie avvenute non ser ve, bisogna capire cosa ha portato a tanto. Certo non sapremo mai cosa sia accaduto davvero a que sta ennesima “star maledetta” che cade vittima dei suoi stessi disagi, ma la storia non cre do sia molto diversa da quella di mo lti ragazzi suoi “sconosciuti” coetanei. Quello che lei aveva in più , rende solo il tutto ancora più tris te. “Amy era la figlia, amica e membro della famiglia piu’ straor dinaria che abbia mai avuto. Parlero ’ a lungo del suo fantastico recupero. Di recente Amy si era inn amorata di Reg. Lui l’aiutava con i suoi problemi ed Amy stava progettando il loro futuro insieme. Era piu’ felice, lo era da qualche ann o a questa parte. Noi tutti ricordiamo la straordinaria serata al 100 club su Oxford Street, la sua voce era eccezionale, la sua presenza e il senso del ritmo erano perfetti. Mi disse che si stava molto, molto divertendo. L’ultima volta che mi chiamo’ aveva appena ritrovato una scatola di vecchie foto di famiglia e mi invito’ ad andarle a vedere. Parlavamo almeno 3 volte al giorno ed era molto entusi asta. Tre anni fa, Amy vinse la sua dipendenza dalla dro ga, i medici dissero che era imposs ibile ma lei ci riusci’ davvero. Provo’ duramente a gestire il suo alcolismo e visse un periodo di ast inenza di ben tre settimane. Disse: “Papa’ ne ho avuto abbastanz a del bere, non posso piu’ stare a gua rdare la tua espressione e quella della famiglia”. Non era dep ressa. Incontro’ Janis e Reg il venerd i’ ed era di buon umore. Quella notte era nella sua stanza suonava la batteria e cantava. Poi che’ era tardi la sua guardia del corpo le disse di fare silenzio e lei lo fece. La guardia la senti’ camminare per un po’ e quando ando’ a controllarla pensava dormisse. Tor no’ poche ore dopo quando realizz o’ che non respirava e chiamo’ aiuto. Sapere che non era depressa e che se ne è andata via felice ci fa sentire meglio. Mi trovavo a New York con mio cugino Michael quando ho saputo e subito ho detto che avrei voluto una fondazione in onore di Amy Winehouse, qualcosa che aiuti cio’ che amava: bambini, cavalli, ma anche coloro che sono devastati dall’abuso di sostanze. In questa nazione se non puoi ricorre ad una clinica di riabilitazione devi aspettare 2 ann i per avere aiuto. Con il contributo di Keith Vaz MP, stiamo cercando di cambiare le cose. Buona notte angelo mio, sogni d’oro. Mamm a e Papà ti ameranno per sempre tantissimo. D - 2011
21
Giocare il Gioco a cura del Mago G.........................................................................................
Il tuo autoroscopo Per diventare Qualcuno. Per fare della tua vita qualcosa di bello. Per iniziare e portare avanti grandi cose. Cose che cambiano il mondo. Un segreto: conosci te stesso. Sì, ma come? Leggi quanto segue e lo scoprirai... Per conoscere i segreti del tuo autoroscopo rispondi alle domande qui di seguito (non di fretta, ma sforzandoti di rispondere a ciascuna delle domande con un sì o con un no). Se hai potuto rispondere lealmente almeno 8 volte su 10 con un “SÌ”, allora possiedi molto bene la qualità di cui si tratta. Se hai da 5 a 7 “SÌ” possiedi solo benino tale qualità. Se hai 6 o più “NO” è perché scarseggia veramente. Nessuna esitazione allora. Mettiti presto a coltivare, per almeno un mese, o anche di più se necessario, questa famosa qualità.
Come la viola o come la rana Sai perché la viola, questo "insignificante" piccolo fiore, si è resa così celebre? È perché fa tutto ciò che può per non farsi notare, nascondendosi sotto le foglie; ma il suo profumo la tradisce. La viola non è come la rana della favola: quest'ultima infatti si gonfia fino a scoppiare perché vorrebbe rassomigliare ad un bue. Lascio parlare gli altri invece di parlare sempre io?
Sì
No
Riconosco facilmente che un certo numero di compagni della mia età sono migliori me?
Sì
No
Mi rallegro quando davanti a me si parla bene dei miei compagni?
Sì
No
Cerco in generale di lasciare la parte migliore o i ruoli più interessanti ai miei compagni?
Sì
No
Accetto con facilità le osservazioni e le critiche?
Sì
No
Quando si discute, riconosco volentieri che ho torto anche se sono in gioco le mie idee?
Sì
No
Mi sforzo di «non fare lo spaccone» davanti agli altri?
Sì
No
Quando mi applico al mio dovere è per far piacere al buon Dio e ai miei genitori e non, in primo luogo, per farmi notare?
Sì
No
Quando mi si dice che sono intelligente, o svelto, o altre cose di questo genere, ho l'abitudine di pensare che il complimento è per il buon Dio, che ha fatto tutto ciò in me?
Sì
No
Cercando di fare della mia vita qualcosa di bello, ho abbastanza buon senso per comprendere che vi arriverò facendo molto bene le piccole cose di ogni giorno, e non sognando azioni straordinarie?
Sì
No
Numero dei “SÌ”: .... 22
CarnetdiMarcia
Sostituendo i “NO” con dei “SÌ” diventerai: ..- | -- | .. | .-.. | .
4
c.i.t.
4chiacchiereintenda Continua la nostra "rubrica fumetto" con le divertentissime vignette da voi realizzate... vi ricordiamo che potete mandare le vostre "4chiacchiereintenda" direttamente alla mail della redazione. Buona lettura!
D - 2011
23
Vita da Rover... Fabrizia, Roviano 1 - S'Elia............................................................................
M
i presento, sono Fabrizia e faccio parte del Roviano 1 S'Elia ormai da 14 anni, e, arrivati quasi al termine dell'anno, sento il bisogno di ringraziare pubblicamente il mio gruppo perchè non mi ha mai dato tanto come in questo periodo. Mi sono trovata dentro una situazione difficilissima da affrontare, forse la più difficile di tutta la mia vita... tanto da pensare di abbandonare il Cerchio (sono aiuto capo ormai da tre anni), ma poi mi sono detta: "è veramente ciò che desideri?" e la risposta è sempre stata la stessa "NO"...non riesco ad abbandonare tutto quello in cui ho creduto, anche se non avevo forze fisiche, nessuno e dico nessuno mi ha mai impedito di organizzare anche uno stupido gioco per quelle coccinelle che si chiedevano per 24
CarnetdiMarcia
vita da Scolta quale motivo non fossi più lì con loro a danzare e cantare fino a che non ho avuto la forza di raccontare quello che stavo passando. I loro abbracci, le loro lacrime e il loro affetto mi hanno fatto capire che quello che stavo facendo era la cosa giusta... mi stavano ripagando di tutto quello che avevo fatto per loro e con loro,senza dimenticare l'appoggio di tutti i capi e della Pattiglia direttiva del cerchio (Cecilia, Lavina e Francesca). Quando sono entrata nel gruppo scout avevo solo 8 anni e non sapevo nemmeno cosa stessi facendo, ma sapevo che era qualcosa che mi avebbe portato lontano... e bè dopo 14 anni posso dire che di strada ne ho fatta ma non sono ancora stanca... i miei scarponi sono ancora pronti per essere indossati, il mio zaino è ancora pronto per essere riempito e il mio fazzolettone è pronto per seguirmi in altre mille avventure!... Con gli scout sono cresciuta, sono cresciuta cadendo su prato fino ad arrampicarmi sulla montagna... sono cresciuta sotto una tenda bagnata dalla pioggia... sono cresciuta passo dopo passo e questo lo devo solo ed esclusvamente a tutto il mio gruppo, alle mie Capo Fuoco e a tutti quelli che hanno lasciato il segno!... Roviano è un paesino piccolissimo, ma ha una grande voglia di divertirsi e gli Scout danno questa possibilità... per me gli Scout sono e saranno sempre un punto di riferimento e non dimenticherò mai le esperienza che ho affrontato, che sto affrontndo e che affronterò... perchè si sa... UNA VOLTA SCOUT SEMPRE SCOUT!... Concludo semplicemente dicendo grazie a tutti e intonando il ritornello della canzone del centenario del guidismo che racchiude in poche parole tutto quello che provo: "ECCOMI PER SEMPRE DIRÒ ECCOMI... PER SERVIRE IN OGNI ATTIMO, PER DIRE SEMPRE SÌ... ECCOMI PER SEMPRE DIRÒ ECCOMI...OGGI E DOMANI, OLTRE I CONFINI, LUNGO UNA STRADA CHE MAI FINIRÀ!"... grazie davvero di cuore! Buona Strada, Fabrizia D - 2011
25
Custodi della terra Marco Fioretti................................................................................................
Facciamo tre mucchi... in casa!
26
Nei numeri scorsi di questa rubrica ho parlato di come essere buoni Custodi riducendo lo spreco di acqua, energia, detersivi e altre cose, nella vita di tutti i giorni. Stavolta ho appena letto una cosa
che mi ha fatto venir voglia di parlarvi di un altro tipo di spreco, che spesso è all'origine degli altri ed è talmente diffuso in certe zone da aver dato origine... a una nuova professione!
A quanto pare, dice un articolo della BBC (http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/magazine/8201900.stm), le nuove case costruite negli Stati Uniti sarebbero mediamente tre volte più grandi di quelle costruite negli stessi anni in Inghilterra. Immagino che lo scarto con quelle italiane non sia molto diverso, ed è questo che mi ha dato l'ispirazione per i Custodi. Se avete sentito parlare anche solo una volta di crisi immobiliare negli Stati Uniti, saprete già che parecchie di quelle case nuove ed enormi sono ancora invendute (cioè inutili) o già pignorate, cioè inutilizzate. Comunque non è di questo che voglio parlare. Uno dei motivi per cui tante persone comprano o vorrebbero comprare case grandi è perché sono convinte di avere davvero bisogno di tutto quello spazio per contenere oggetti. Quell'articolo mi ha fatto ricordare tutti gli americani che ho visto, sia nei film che di persona, parcheggiare l'auto fuori del loro garage personale perché il garage stesso era letteralmente pieno fino all'orlo di roba. Oltreoceano il problema è
diventato talmente comune da aver fatto nascere una professione altamente specializzata: il decluttering specialist, cioè lo specialista che (a pagamento, s'intende) elimina il disordine e la confusione in casa dei suoi clienti, riconoscendo e buttando il superfluo e sistemando come si deve il resto. Non sto scherzando, è davvero un lavoro. Al momento in cui scrivo Google dà 300mila risultati di questo tipo! Pagandoli, questi professionisti vi aiutano a, per esempio (cito da un sito a caso):
CarnetdiMarcia
• Riprendere
il controllo della vostra vita e dell'ambiente che vi circonda. • Organizzare la casa nel modo più efficiente. • Mettere la casa in ghingheri per fare buona impressione su aspiranti compratori. Capito l'argomento? Qui non si parla dei tradizionali robivecchi, che si portano via su richiesta quello che voi avete deciso di non volere più in casa. I maestri del decluttering sono figure
al confine fra colf e psichiatri: in realtà, più che fare ordine, loro devono curare i loro clienti dalla dipendenza da “roba”, decidendo al posto loro cosa serve e cosa no. A parte facili battute sui “soliti Americani”, il problema è serio e non è certo limitato all'America. Forse da noi non ci sono ancora tanti specialist (ehi, ecco un lavoro!), ma basta cercare “self storage” in Italia per scoprire che gli Italiani che non sono certo milionari, ma hanno comunque tanta di quella roba da non sapere dove metterla in casa, non sono pochi. Riempirsi la vita di oggetti inutili ha impatti diretti su tanti tipi di spreco. Se non si sa fare a meno di quel che non serve, col tempo ci si convince di aver davvero bisogno di una casa più grande del necessario, o almeno del loculo “self storage”. Anche ignorando quei costi, lasciarsi sommergere da quello che non serve significa spendere più tempo, soldi ed energia (elettrica e non) per tenere tutto pulito e in ordine.
roba fosse in un solo mucchio, quanto sarebbe grosso? E se per magia sparisse da casa ora, che differenza farebbe nella vostra vita? Se avete qualche oggetto intorno che non vi serve davvero, liberatevene al più presto: è uno dei regali più belli che potreste farvi. Soprattutto se, anziché buttarlo via o riciclarlo, troverete qualcuno che ne ha effettivamente bisogno. Quando vi hanno insegnato a fare lo zaino, quasi sicuramente vi hanno spiegato la regola dei “tre mucchi”: dividere il contenuto dello zaino in roba che serve sempre, roba che serve qualche volta e roba che potrebbe servire, e dalla prossima Uscita portarsi solo il primo mucchio. Fatene una regola anche in camera e in casa vostra, sempre, ovviamente senza farne una scusa per ricomprare tutto ogni pochi mesi! Guadagnerete tempo, spazio ed energia per fare e vedere le cose importanti.
Sì, ma a me cosa importa? Probabilmente a questo punto molti tra Scolte e Rover staranno pensando “sì, ma tutto questo non mi riguarda di certo! Magari li avessi certi problemi, cioè una villetta all'americana e/o una macchina tutta mia con il relativo garage!” Sicuri che non vi riguardi? Per saperlo, vi sfido a guardarvi intorno, nella vostra camera o in casa vostra, e a rispondere a questa domanda: a parte i libri e gli oggetti che hanno un vero valore affettivo, quanto di quello che avete intorno non viene usato da almeno un anno? Se tutta quella
Continuano ad arrivare segnalazioni utili per tutti i Custodi! Stavolta Simone, R-S del Catania 1, ci segnala un sito sul riciclaggio che usa spesso per le attività di clan: http://ioricreo.altervista.org/. Simome propone anche la costruzione di panchine con pallet: http://palletecologico.wordpress.com/2010/05/03/comecostruirsi-una-panchina-con-dei-pallet/. Da chi verrà il prossimo suggerimento?
Angolo dei lettori
Buona Custodia, Marco, marco@storiafse.net D - 2011
27
Scienza dei boschi Marco Fioretti.............................................................................................
Che tempo fa? Tempo di sicurezza
Il tema è quello del tempo atmosferico in montagna, e dei pericoli connessi all'ignorarlo o sottovalutarlo. Certo, lo sappiamo che “non esiste buono o cattivo tempo, solo buono o cattivo equipaggiamento”, ma questa non è mai stata una scusa per l'ignoranza o l'incoscienza. In quell'equipaggiamento deve esserci anche la conoscenza di tutte le componenti dell'ambiente in cui ci muoviamo! Dal punto di vista della sicurezza, sugli eventi atmosferici è infatti necessario portare sempre con sè, e saper usare, due tipi ben distinti di informazioni: • Che tempo farà: se si sa prima possibile che, con buona probabilità, il prossimo temporale arriverà domani pomeriggio, proprio quando la tabella di marcia del Campo Mobile fatta a casa prevede l'attraversamento del valico più ripido ed esposto dell'intera provincia, forse, accelerando, si farà in tempo a passarci prima della pioggia. In caso contrario, avremo più tempo per studiare un'alternativa 28
CarnetdiMarcia
Stavolta per Scienza dei Boschi mi “limito” a fare una sintesi e recensione di un bell'opuscolo (vedi link a fine articolo) che mi ha segnalato Michela. Lo faccio perché l'argomento è uno essenziale, su cui tutti noi dobbiamo, in generale, essere più preparati possibile, senza scuse; e perché quel particolare opuscolo, grazie al progetto e al sito Web da cui proviene, spiega le cose in maniera sintetica e chiara.
• Sapere cosa non fare quando, nonostante le previsioni, ci si trova in mezzo a un bosco o su una cresta durante un temporale.
Il volantino di cui parlo, scaricabile da Internet, si chiama “Il tempo in montagna e i pericoli connessi ” e contiene, certo senza essere completo, buone informazioni di entrambi i tipi. Anche soltanto usarlo come base per un quiz, per vedere quanti Rover o Scolte collezionano risposte sbagliate (e quante) potrebbe essere un'attività interessante. Per quanto riguarda le previsioni, c'è nel volantino una serie di consigli di “Auto Previsione” da non sottovalutare.Vi troviamo, per esempio, regole su come fare previsioni in base all'osservazione dei venti in alta quota, cioè di come si muovono nel corso della giornata le nuvole più alte. Altri consigli spiegano come interpretare le indicazioni dell'altimetro. A quei suggerimenti voglio aggiungerne solo uno, frutto di qualcosa che ho visto durante l'ultima uscita. I componenti miniaturizzati, elettro-
nici e non, che fanno da bussola e altimetro in certi modelli di orologioni da polso “avventurosi” o anche negli altimetri digitali più economici non sono sempre il massimo della precisione e dell'affidabilità. Io ho visto personalmente la bussola di uno di questi oggetti indicare come Nord una direzione ad almeno 60 gradi da quella segnalata, in perfetto accordo, sia dalla mia vecchia bussola con l'ago che... dal Sole. Insomma, se usate questi accessori, benissimo, ma fatelo sempre con equilibrio, cioè ragionando su quanto vi dicono, cercando conferme indipendenti e tarandoli il più spesso possibile. Altre cose da conoscere, se parliamo di meteorologia e sicurezza, sono la temperatura percepita, cioè quella effettivamente “sentita” e subita dall'organismo e i fattori meteo che possono renderla molto diversa dalla temperatura reale fornita da previsioni e termometri e i relativi effetti sulla salute. Nel volantino c'è anche questo. Per quanto riguarda gli errori da evitare in caso di maltempo, la cosa è ancora più semplice: imparate e fate imparare a memoria la parte “COSA FARE IN CASO DI TEMPORALI” del volantino. Qui non ho spazio per ripeterla, anche se è breve, ma non ha importanza, tanto non sarebbe possibile spiegare le stesse cose in modo più sintetico e chiaro. Insomma, leggetela! Sul sito Web da cui proviene il volantino c'è poca roba, almeno al momento in cui scrivo. Però sono comunque informazioni non ignorabili, non solo sui pericoli del tempo ma sulla sicurezza in montagna in generale. Ora che ci penso, far leggere sito e volantino anche a tutti i Genitori di Riparti, Branchi e Cerchi potrebbe anche essere utile per farsi meno preoccupazioni e acquisti più sensati. Per esempio, la sezione del sito sulla montagna in estate dice, fra le altre cose, “Il 75% degli incidenti estivi sono causati da scivolamento su pendio”. Questa frase mi piace molto! Non perché sia sadico, ma perché è una conferma, proveniente da esperti, di cose che ho già scritto in queste pagine. Tradotto in consigli per gli acquisti, quel-
la frase significa infatti, più o meno: “secondo gli esperti, è molto meglio spendere soldi su scarponi di qualità che facciano sempre presa, anzichè su zaini talmente grossi che potrebbero farti perdere l'equilibrio”. Spero che queste poche citazioni vi abbiano fatto capire quanto è importante scaricare quel volantino, distribuirlo a tutti i membri del vostro Gruppo (suggerirei a partire dai Capi Squadriglia...), studiarlo con la massima attenzione e ripassarselo regolarmente. C'è solo una cosa, importantissima, da non dimenticare: questo opuscolo è nato in Friuli-Venezia Giulia. Di conseguenza, molti dei contatti che contiene sono di poca o nulla utilità per chi fa escursionismo in altre zone d'Italia. Sta a ogni Clan e Fuoco costruire (e condividere!) elenchi dello stesso tipo validi per le zone che frequentano abitualmente, e tenerli costantemente aggiornati. Contatti a parte, è possibilissimo anche che in alcune parti d'Italia qualcuno dei suggerimenti per l'auto previsione meteorologica non siano validi o utili come nell'area per cui sono stati scritti. Non perché siano sbagliati, semplicemente perché le caratteristiche geografiche e meteo della zona in cui vi trovate potrebbero essere molto diverse. In tal caso, sta a voi scoprire e seguire i consigli validi per quella zona. Magari andando anche a cercarli in mezzo a proverbi e altre tradizioni popolari locali. Buona Strada, Marco, marco@storiafse.net
________________________________________ Progetto Montagna Amica e Sicura: www.montagnamicaesicura.it il volantino del progetto http://www.montagnamicaesicura.it/pdf/ tempo%20in%20montagna_esec_alta.pdf D - 2011
29
Vita associativa Tullia Di Addario............................................................................................
Cent’anni portati bene!
C
ome molti (ma soprattutto molte) di voi sapranno bene, il 1 - 2 e 3 luglio 2011 ha avuto luogo a Soriano, nel sempre piacevole contesto della base nazionale, l’incontro per celebrare il Centenario del Guidismo. Sono stati tre giorni davvero entusiasmanti per le quasi cinquecento persone presenti (coccinelle, scolte, capo, ma soprattutto guide) grazie all’atmosfera di vera gioia e condivisione che, nonostante il più intenso nubifragio che si sia abbattuto sulle colline viterbesi negli ultimi cento anni (appunto!), si è venuta spontaneamente a creare. Anzi, come ha detto Maria Luisa in occasione dei saluti finali, è stata proprio la pioggia, fortunatamente limitata solo al giorno del sabato, a farci vivere più intensamente questo incontro. Per bambine e ragazze di oggi è stata certamente un’occasione forte ed esaltante, da non dimenticare, tale da consentire nuove conoscenze, scoperte interes-
30
CarnetdiMarcia
santi, conferme sempre rincuoranti; per le capo, più o meno giovani, ma sempre giovanili, è stata l’occasione forte e generosa che ha consentito loro di rincontrare e riabbracciare le bambine e le ragazze di una volta. Momenti di preghiera, nel ricordo di chi ha camminato davanti a noi su questa Strada, momenti di coinvolgente allegria, laboratori appassionanti e stimolanti, nonché le tipiche attività delle nostre branche hanno scandito i ritmi di queste giornate, davvero ben preparate da chi ha lavorato, davanti e dietro le quinte, da tempo per questo evento. Quando, in fase di chiusura, tutte insieme abbiamo intonato il canto preparato appositamente per l’incontro, “Eccomi… per sempre”, con le note salivano in cielo anche il sorriso delle coccinelle, lo sguardo pieno di vita delle guide, la voce salda delle scolte, la commozione… delle capo. Tullia
Piano redazionale Cosa abbiamo realizzato e... cosa faremo.
2009 2011 √ C - IO √ D - Sogni
√ A - Perdono √ B - Tempo √ C - Fatica √ D - IO PER L'ALTRO E - Vocazione
2010
2012
√ A - Dolore √ B - Coraggio √ C - Sfide √ D - IO E L'ALTRO √ E - Confronto
A - Paura B - Libertà C - Strada
D - 2011
31
L'altracopertina... di Giorgio Sclip
Riflettendo sulle relazioni... “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.” (Gv 15, 13)
Perché la solitudine è così terribile? Perché noi, come individui isolati, non esistiamo. La nostra lingua, le nostre emozioni, il modo di comportarci, le mete, le speranze le prendiamo dai genitori, dai maestri, dagli amici, dagli altri. Viviamo nella nostra comunità come il bambino nel ventre della madre, fuori c'è il deserto, l'esilio: trovarsi fra gente che non conosci e che non ti conosce, che non ami e che non ti ama, a cui non sai cosa dire e che non ha nulla da dirti. (F. Alberoni, Corriere della sera, 1 nov. 2010)
Tutto il problema della vita è questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri. (C. Pavese, Il mestiere di vivere) I legami fra una persona e noi esistono solamente nel pensiero. La memoria, nell'affievolirsi, li allenta; e, nonostante l'illusione di cui vorremmo essere le vittime, e con la quale, per amore, per amicizia, per cortesia, per rispetto umano, per dovere, inganniamo gli altri, noi viviamo soli. L'uomo è l'essere che non può uscire da sé, che non conosce gli altri se non in se medesimo, e che, se dice il contrario, mentisce. (M. Proust, Alla ricerca del tempo perduto)