Quaderni di Azimuth 2012 7

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A S S O C I A Z I O N E

I T A L I A N A

GUIDE E SCOUTS d’EUROPA CATTOLICI DELLA FEDERAZIONE DELLO SCAUTISMO EUROPEO

Marilinda Fanti

I VALORI DEL GUIDISMO

QUADERNI DI AZIMUTH ON LINE

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uaderni di Azimuth on line è una collana di testi ad

esclusivo uso delle Capo e dei Capi dell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici, per lo svolgimento delle attività associative. E’ disponibile mediante download dal sito dell’Associazione. Ogni diritto di pubblicazione è riservato agli autori e all’Associazione.

Supplemento ad Azimuth n. 4/2012 (ottobre 2012). Direttore Responsabile: Giuseppe Losurdo Direttori: Maria Sanchez e Pietro Antonucci A cura di Pier Marco Trulli Collaborazione grafica: Donegrafica


Marilinda Fanti

I VALORI DEL GUIDISMO CONVEGNO 100 ANNI DI GUIDISMO Treviso, 26 febbraio 2011

QUADERNI DI AZIMUTH ON LINE

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I Valori del Guidismo Abbiamo seguito alcuni momenti dello sviluppo del guidismo, sviluppo legato ad alcune figure centrali per la storia dell’AGI in Italia ed in particolare alla figura di Anna Feder. Se siamo qui oggi però è perché quel guidismo, pensato da BP, poi da sua sorella Agnese e dalla moglie Olave, non si è ancora spento. Non solo, ma continua ad entusiasmare moltissime ragazze in tutto il mondo. Sull’attualità del metodo scout sono stati scritti molti testi, anche da illustri pedagogisti, che hanno riconosciuto nella struttura dello scoutismo una risposta alle esigenze più attuali dei nostri ragazzi, viste da diversi punti di osservazione. Potremmo ad esempio parlare di “Identità e Narcisismo”: il pensiero dei ragazzi spesso si identifica nell’idea che “io sono ciò che decido”; spesso l’immagine di sé è ciò che guida le scelte di un giovane, per cui non si chiede più “chi sono?”, ma “chi devo essere per essere accettato?” Di fronte a questa realtà sicuramente non nuova, ma particolarmente presente in questi giorni, lo scautismo propone delle scelte controcorrente, ma che aiutano il ragazzo a ritrovare sé stesso: se da una parte l’uniforme permette di togliere valore al vestire, all’aspetto esteriore e quindi ognuno scopre che può valere non per come si veste o come lo vedono gli altri, ma per chi è davvero, la pista, le prove di classe, l’autoeducazione a cui porta lo scoutismo fanno sì che ognuno riscopre il valore di sé stesso in quanto persona singola, capace di scelte autonome. Altro aspetto che caratterizza i giovani d’oggi potrebbe essere una sorta di “coscienza assediata”, cioè l’incapacità dei giovani di mettere ordine fra tanti dati scomposti. Non riuscendo a dare ordine a ciò che vive, creando una priorità di valori, il giovane tende a banalizzare tutto, ponendo tutto allo stesso livello e passando da una facile ironia ad un disimpegno di fronte a qualsiasi scelta. Lo scautismo pone invece dei chiari paletti e un preciso riferimento a dei valori attraverso la Legge. La legge scout è un insieme di 10 articoli che propongono atteggiamenti positivi, non ci sono divieti ma atteggiamenti chiari concreti e vivibili. In un periodo in cui è difficile per i ragazzi, anche in famiglia, trovare paletti fermi, la legge scout aiuta il giovane a mettere ordine dentro di sé, ad avere un riferimento concreto.

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Proprio per questa assenza di riferimenti, diventa molto facile sopravvivere, non scegliere, né in ambito lavorativo, né in campo affettivo: tutto è vissuto nell’immediato senza capacità di progettazione. La cultura della sopravvivenza è una delle caratteristiche più negative dei giovani d’oggi, poiché li porta a vivere senza scelte, senza motivazioni e quindi ad una cultura della non vita. Anche a questo aspetto lo scoutismo contrappone delle scelte fortemente attuali, portando ogni singolo giovane a prendersi delle responsabilità, ovviamente adatte all’età, che lo aiutano a vivere nel concreto, imparando fin da piccolo a scegliere, e portandolo via via a responsabilità sempre più impegnative fino alla scelta del servizio, del vivere per gli altri. Dall’attenzione agli altri del favore, agli impegni di ciascuno in squadriglia e nella BA e poi, ma anche nella fatica della strada e nel giocare la propria vita con uno spirito di servizio, il ragazzo scopre che anche la fatica può essere qualcosa per cui vale la pena di vivere e che dà gioia. Certamente è un concetto oggi “fuori moda”, ma che diventa importante proporre proprio di fronte al vuoto nel quale vivono non solo i ragazzi ma le stesse famiglie. Ma se ci pensiamo bene tutta la proposta scout, se vissuta fino in fondo, è una proposta che si contrappone allo spirito di sopravvivenza, perché propone al giovane esperienze straordinarie, vissute con un entusiasmo che oggi non è facile veder brillare negli occhi dei giovani Ultimo aspetto presentato come attuale e che vivono spesso i giovani è il fascino dell’irreale: viene dato credito a ciò che si crede reale ma in realtà non lo è. Ciò che io ritengo reale, ma in realtà non lo è, può catalizzare molto spesso la vita di un ragazzo per un tempo lunghissimo, non facendolo mai crescere, ma portandolo a vivere un’esistenza in un mondo falso. Spesso i ragazzi seguono non progetti, ma sogni attorno ai quali costruiscono dei castelli destinati a crollare gettandoli nel fallimento e nell’insuccesso.

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La concretezza della proposta scout, che si contrappone all’irrealtà e al sogno di una vita vissuta su mondi irreali e informatici, si presenta ancora una volta come incredibilmente attuale. In modo particolare la vita di Sq, in cui mi relaziono concretamente con gli altri e non via computer, telefonino o web, l’esperienza concreta del costruire tutto ciò che mi serve durante un campo estivo, il valore della strada, con la fatica che entra concretamente dai piedi, sono solo alcuni degli esempi che rendono lo scoutismo un’esperienza concreta, vera e reale che permette di scoprire nelle situazioni più tangibili il valore di una persona. Potremmo continuare con altri esempi, validi sia al maschile che al femminile, ma la domanda a cui oggi vogliamo dare una risposta non è se lo scoutismo ha senso di esistere, ma se il Guidismo può rispondere, oggi come un tempo, ad un’esigenza di educazione al femminile e, ancora prima, se questa esigenza è sentita ancora ai nostri giorni. Veniamo sicuramente da un periodo in cui l’omologazione ha tentato di appiattire le differenze di sesso, in nome di un’uguaglianza a tutti i costi fra uomo e donna, per cui la donna doveva per forza fare tutto ciò che faceva l’uomo, per potersi sentire realizzata. Gli anni del femminismo hanno sottolineato proprio un’omologazione a tutti i costi, che ha rischiato per molto tempo di appiattire e addirittura di negare le evidenti differenze fra uomo e donna, sia in ambito biologico che in ambito psicologico, cognitivo e relazionale. Ora molte di queste posizioni sono state riviste anche in diversi ambiti educativi, dove viene proposta un’educazione non più generica, ma attenta anche al diverso modo di essere uomini e donne. Sempre più infatti si mira ad un’educazione che aiuta i giovani a vivere la loro vita, valorizzando un modo di essere specificatamente maschile o femminile. La stessa scuola, che negli anni ’70 ha portato alla abolizione delle classi divise per sezioni, oggi, nelle ultime “Indicazioni nazionali” per l’istruzione ai vari livelli, ribadisce l’importanza di educare i ragazzi, sperimentando “diversi ruoli e diverse forme di identità”(1), fra le quali viene indicato esplicitamente l’essere “maschio o femmina”, favorendo un’educazione alle differenze di genere, in un rispetto reciproco dei ruoli, superando anche gli stereotipi.

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E’ di pochi anni fa (2007) il primo convegno internazionale, tenuto a Barcellona proprio sulla necessità di recuperare un’educazione separata per sesso, con la presenza di ben 600 esperti. Le conclusioni a cui è arrivato questo convegno sono che “le attuali conoscenze in ambito antropologico e di neurobiologia confermano la necessità di tener conto delle differenze di genere nel processo di apprendimento e che l’educazione separata ottiene buoni risultati sia in ambito didattico sia in ambito relazionale” (2). Nel 2° congresso internazionale sull’educazione differenziata promosso a fine aprile 2009 a Roma dalla E.A.S.S.E. (European Association Single Sex Education) sul tema “Modelli di scuola nel XXI secolo”, viene ribadito con forza che è all’interno della proposta dell’educazione differenziata per ragazze e per ragazzi che la differenza fra ragazzi e ragazze nel modo di apprendere appare notevole. Il convegno accenna, ad esempio, ad una maggior riflessività femminile, contrapposta al gusto per l’azione e la competizione dei maschi, aspetti ben noti a B.-P. già 100 anni fa…! Ma lo stesso convegno afferma anche che “tenere conto di questi dati, spesso fa la differenza. E’ stato ribadito che occorre una specifica formazione dei docenti alle tematiche della valorizzazione delle specificità femminili e maschili. La semplice separazione dei sessi non è di per sé sufficiente a garantire una reale educazione differenziata” (3). Proprio sulla base di questa affermazione, ci poniamo quindi una domanda: il guidismo può rispondere in modo “competente” e attuale a questa esigenza di educazione al femminile, dal momento che si pone come metodo strutturato, finalizzato proprio ad un’educazione attenta a questi aspetti? Forse oggi parlare di classi “omogenee” può anche non avere senso, da certi punti di vista, (e non è certo questo l’ambito in cui discutere sulla realtà scolastica italiana) poiché ragazzi e ragazze sono abituati a stare insieme fin da piccoli, ma proprio per questo può essere interessante offrire altri momenti solo al femminile (e di conseguenza anche solo al maschile), in cui ci si confronta con persone simili per sesso. Appare quindi particolarmente importante e attuale, secondo noi, che l’evoluzione del modo di guardare alla donna sia sostenuta anche da un’azione educativa.

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Essere donna oggi, non è facile! Alla donna viene chiesto tutto ciò che viene chiesto anche ad un uomo… e certamente molto di più! Proprio per questo diventa ancora più importante educare la ragazza alla gestione della propria femminilità in un ambiente, nel quale possa confrontarsi con chi vive la sua stessa realtà di donna. Ciò non significa non potersi confrontare con l’altro sesso, ma avvicinarsi a questo coscienti di un proprio valore, di una propria potenzialità, non vissuta in modo istintivo, ma costruita da un’educazione attenta e competente. E’ vero, come affermato nel convegno citato prima, che non basta dividere ragazzi e ragazze per ottenere una utile azione educativa al maschile e al femminile, ma proprio per questo diventa fondamentale l’azione di agenzie educative che credano nelle potenzialità di una ragazza, diverse, o meglio complementari, a quelle di un ragazzo e sappiano svilupparle e potenziarle nel modo migliore, secondo un preciso progetto educativo. In questa ottica si può collocare allora l’azione di un guidismo vissuto in maniera separata dallo scoutismo Diventa fondamentale infatti per noi, in una realtà come quella odierna, che tende a creare una identità di genere più sulla base di stereotipi che di effettive potenzialità, educare le ragazze a conoscersi davvero, uscendo da luoghi comuni o da atteggiamenti mentali che portano la donna a conquistare dei ruoli più per credenze e idee condivise già nell’antichità, che per il suo reale valore. Come scrive Anna Feder in una lettera alle scolte, con un’attualità incredibile che sottolinea uno degli aspetti più profondamente femminili del guidismo, questo metodo educativo, diverso dallo scoutismo, è una chiamata alla nostra vocazione di madri: l’essere scolte e poi capo è un modo per “proteggere ogni vita che cresce, nel guidarla sulla strada che riteniamo migliore, che abbiamo personalmente sperimentato come migliore, nel tempo, con pazienza” (4) Il termine stesso con cui BP ha voluto chiamare queste ragazze, “guide”, riprende la scelta di fare di queste giovani le donne di domani, che nella società sono chiamate spesso a “guidare” la famiglia, l’ambiente lavorativo, la società, in maniera concreta e attenta, con quella sensibilità, ma anche con quella concretezza che è tipica del genio femminile.

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Vedremo più avanti, nell’intervento di Nicoletta, in che modo il guidismo può rispondere alle esigenze della donna di oggi. Per ora ci limitiamo a sottolineare come per noi rimanga fondamentale e attuale un’educazione al femminile, che possa permettere ad una ragazza di essere se stessa, di scoprire i suoi veri “talenti”, le sue potenzialità, in un confronto con altre ragazze che vivono la stessa ricerca e con attività pensate in maniera più attenta alle sue reali esigenza. Il Guidismo a nostro avviso riesce ad educare una ragazza a quelle attenzioni che vengono richieste poi, ad una donna, nella sua vita di ogni giorno di madre, sposa e lavoratrice: lo spirito di servizio, ma al tempo stesso di avventura e di gioco, per affrontare con serenità le difficoltà della vita; l’essenzialità e la disponibilità a incontri sempre nuovi, apprese nella fatica della strada, senza però perdere di vista la direzione giusta; il valore del silenzio e della solitudine che sempre la strada fa vivere ad una scolta, importanti come momenti di ricarica nelle diverse situazioni di fatica che la vita ci fa incontrare; ma anche la capacità di ripartire sempre con autonomia, senza paura degli imprevisti e con quella grinta nel far fronte alla fatica, che il guidismo abitua una guida ad affrontare e che non sempre la società propone oggi ad una ragazza. Per questi motivi il guidismo rimane per noi la scelta che condividiamo e sosteniamo, fatta 30 anni dalla nostra Associazione e che oggi ci pare più che mai attuale nella scelta di contrapporre ad una educazione svolta insieme, un’educazione separata, ma volta al vivere meglio insieme. Ecco perché, secondo noi, ha senso oggi “festeggiare” i cento anni di un’intuizione ancora così attuale e centrale in ambito educativo! B.-P. aveva davvero guardato lontano quando si era accorto della necessità di differenziare il metodo pensato per i suoi scout da quello chiesto da quel piccolo gruppetto di ragazze ben determinate! NOTE 1 - “Indicazioni per il curriculo per la scuola dell’Infanzia e per il primo ciclo d’istruzione” Roma 2007. 2 - www.farfamiglia.it/documenti/Basta%20con%20le%20scuole%20miste.pdf 3 - http://www.educaciondiferenciada.com/oh-torna-leducazione-differenziata/ 4 - Anna Feder “Condividere” – Treviso 1989.

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QUADERNI DI AZIMUTH ON LINE 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.

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