Tomasini (Inail): “Come innovare la spesa pubblica ict per dare migliori servizi ai cittadini” www.agendadigitale.eu /procurement/tomasini-inail-come-innovare-la-spesa-pubblica-ict-per-dare-miglioriservizi-ai-cittadini/ Il messaggio è chiaro: l’ICT non è più un centro di spesa strumentale al funzionamento della Pubblica Amministrazione, ma rappresenta la condizione abilitante per un rinnovamento delle PA. Sono ormai un lontano ricordo gli interventi lineari sull’allocazione delle risorse, è necessario scegliere, individuare le priorità e finanziare solo quanto necessario per realizzarle. Quando parliamo di spesa ICT, ovviamente, non intendiamo solo tecnologia, ma anche organizzazione, processi e, soprattutto, servizi ai cittadini. Se crediamo che la PA sia a servizio della collettività e ne intendiamo sostenere il processo di modernizzazione, la spesa informatica non va tagliata, ma qualificata. Spendiamo troppo o troppo poco? Probabilmente meno di tanti altri paesi dell’UE ma piuttosto che aumentare la spesa dobbiamo metterci nell’ottica di ridurre gli sprechi e, soprattutto, di spendere meglio nell’innovazione digitale. E’ chiaro a tutti che non possiamo più permetterci di frammentare la spesa, è chiaro a tutti che la PA deve essere vista come un’unica organizzazione. Non voglio riprendere il tema soffermandomi sugli elementi qualificanti che hanno orientato l’intervento legislativo, prima, e il Piano Triennale per l’informatica nella PA , poi, ma vorrei fare alcune considerazione su quanto, a mio avviso, rappresenta la svolta essenziale e su quanto, sempre a mio parere, rappresenta l’aspetto più delicato da affrontare. La svolta: la definizione di un indirizzo comune, di uno scenario di riferimento, di uno strumento che indirizzi i progetti di innovazione e di digitalizzazione della PA.Il Piano Triennale, offre l’occasione di ridurre gli sprechi, di razionalizzare e non replicare gli investimenti, di adottare soluzioni comuni per servizi trasversali, di migliorare i servizi e di creare sinergia in ottica di ecosistema aumentando l’efficacia complessiva della PA. La razionalizzazione della spesa è, si, un finalità del piano ma del piano bisogna cogliere la sua qualità fondamentale: quello di uno strumento indispensabile per mettere l’IT pubblico a servizio dei cittadini. Il punto di partenza è il Piano ma avere un piano non è sufficiente ed è qui che passo all’aspetto delicato da affrontare. Cogliere da questo piano solo l’aspetto della razionalizzazione della spesa sarebbe riduttivo, così come concentrarsi esclusivamente sulla “bella strategia” sarebbe un’altra occasione sprecata. Bisogna procedere con piani operativi di realizzazione e con un controllo sull’avanzamento del portafoglio complessivo delle iniziative. La valutazione del risultato andrà fatta esaminando non solo gli aspetti tecnologici, ma anche quelli organizzativi e di cambiamento. Portare a termine un progetto solo dal punto di vista tecnologico non è un risultato, così come spendere poco non è un risultato. Il digitale consente di liberare risorse. La valutazione è corretta, tuttavia, bisogna essere consapevoli che non esiste l’innovazione a “costo zero” e che, solo facendo investimenti e individuando bene gli ambiti su cui farli, si potranno recuperare risorse. È sbagliato dire che spendiamo poco o spendiamo tanto, va bene riqualificare la spesa riducendo la spesa corrente a favore degli investimenti ma, è anche vero che, nel contesto attuale, ci troveremmo a spendere di più nel breve, per garantire parallelamente continuità al preesistente e investimenti nel nuovo, con l’obiettivo, poi, nel medio termine, di ridurre la spesa corrente a vantaggio della spesa in innovazione. A proposito dei progetti di sviluppo vorrei fare una considerazione sulla valutazione dell’efficacia e la valutazione dei costi. Se intendiamo spendere bene è necessario controllare l’attuazione del progetto non in termini di rilascio in produzione ma di effettivo utilizzo di quanto sviluppato. E’ qui che gli Organi di indirizzo devono scendere in campo con modelli attuativi chiari e senza compromessi e con modelli di controllo che consentano di superare le abitudini delle organizzazioni. Le autorità di regolazione rappresentano un volano di trasformazione solo se riescono a incidere sull’organizzazione del lavoro della PA. Se, da un lato, le amministrazioni pubbliche hanno difficoltà a cambiare le abitudini organizzative e, dall’altro, le “regole non digitali” continuano a essere in vigore, al costo dell’IT bisogna aggiungere quello del mantenimento
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