Maren e dintorni 2

Page 1

Sante Gava Piergiovanni Biffis

MAREN e dintorni

2

Piccole e grandi storie di persone

2011 ________ Pagina 1


La memoria è veramente un dono prezioso e, dov'essa si trovi in difetto, manca all'uomo una sicura guida.

da “Senectute� di Cicerone

E' vietata la riproduzione salvo preventiva autorizzazione degli autori

Pagina 2


Un doveroso riconoscimento: a tutti i Marenesi per la fiducia concessa nel fornirci le notizie; a Cristina Biffis insostituibile artefice dell'uso di quell'infernale aggeggio, il computer, nell'impaginazione e nella scelta della grafica ad Andrea Gava preciso correttore di bozze agli amici: Angelo “Gianni” Buffo, Nerio Padoan, Pierina Zanardo, Roberto Spinazzè, Antonio De Luca, Giocondo Zanchetta, Livio Cescon, Stefano Da Fies, Rosanna Cuna, Bernardo Lovisotto, Pierluigi Sanzovo, Maria Grazia Bertoli, Thomas Padoan, Beniamino Zanardo per l'aiuto dato nella ricerca e agli Alpini del Gruppo Mareno per la collaborazione nella sistemazione dei Monumenti ai Caduti

Il miglior modo per comprendere una cosa è costruirla. San Tommaso

Pagina 3


Chi propone qualcosa di nuovo possiede sempre nel fondo una ironia che gli è indispensabile.

R. Dalisi

Pagina 4


INDICE Prefazione Presentazione PARTE I

PARTE II

PARTE III PARTE IV PARTE V PARTE VI PARTE VII PARTE VIII PARTE IX

Pag.

7

Pag.

9

Il tempo atmosferico

Pag.

15

La vite

Pag.

19

Cap. II

I fiumi

Pag.

20

Cap. III

Vita lungo la Piave

Pag.

26

Le Grave

Pag.

31

La Piave - Caporetto

Pag.

32

Un regalo dell'Imperatore

Pag.

36

Cap. IV

Piave ultima difesa

Pag.

41

Cap. V

Il grande fiume cambia

Pag.

53

Cap. VI

Dalla paura alla speranza

Pag.

61

Cap. VII

Il dovere verso la Patria

Pag.

80

Cap. VIII

Coraggio e creatività

Pag.

101

Cap. IX

Spensieratezza e allegria

Pag.

121

Cap. X

I nostri Campioni sportivi

Pag.

131

Cap. XI

Altre famiglie

Pag.

155

Cap. XII

I viaggi della speranza

Pag.

173

Cap. XIII

Sanità

Pag.

193

Pubblica amministrazione

Pag.

197

S.Gregorio

Pag.

201

Un Comune … mancato

Pag.

202

I cognomi

Pag.

204

I soprannomi dei Marenesi

Pag.

206

I nuovi Marenesi

Pag.

211

I cognomi più diffusi

Pag.

213

Origine dei cognomi

Pag.

215

Bibliografia

Pag.

254

Considerazioni finali

Pag.

256

Indice dei nomi

Pag.

259

Ringraziamenti

Pag.

266

Cap. I

Appendice

Pagina 5


Il sapere ben poco può nei confronti della necessità .

Eschilo

Pagina 6


PREFAZIONE Il primo libro ha incontrato il favore dei Marenesi ed è stato buon profeta l'assessore Antonio Padoan quando si augurava che al primo volume di Maren e dintorni se ne aggiungesse un secondo a completamento. Dopo lunga meditazione abbiamo deciso di riprendere il lavoro e di raccontare tante altre storie e di presentare nuovi personaggi con un secondo volume. Lo stile è lo stesso, le notizie sono vere, la descrizione è semplice e chiara e tiene presente soprattutto di Maren e i suoi dintorni. Abbiamo fatto il possibile per essere ascoltatori attenti e ricercatori precisi e raccontiamo ciò che ci è stato detto e potuto confermare. Tratteremo del tempo atmosferico che ha causato e causa ancora tanti danni al nostro quotidiano. Racconteremo dei corsi d'acqua, specialmente del Piave, fiume che ha condizionato sempre sia nel bene che nel male la vita dei nostri antenati e potrebbe condizionare la nostra anche per il futuro. Evidenzieremo alcune Famiglie che hanno vissuto sul territorio per lungo tempo. Presenteremo i cittadini ingegnosi, capaci e intraprendenti che hanno contribuito al benessere del paese. Ricorderemo il dovere verso la Patria e altre storie diverse da non dimenticare. Sono tutti argomenti interessanti che pongono al centro dell'attenzione i cittadini di Mareno. Ci auguriamo di essere stati, anche questa volta, cronisti attenti e corretti e speriamo che anche il nuovo libro, che è il completamento del primo volume, venga accolto con lo stesso interesse. Ci scusiamo per eventuali dimenticanze che non sono dovute alla nostra volontà. Gli Autori

Pagina 7


Saper ricevere con piacere il passato è vivere due volte. Da “Epigrammi” di Marziale

Pagina 8


Pagina 9


Le rughe delle vecchiaia formano le pi첫 belle scritture della vita, quelle sulle quali i bambini imparano a leggere i loro sogni. C. Gribaudi

Pagina 10


PRESENTAZIONE Quando, lo scorso anno, Sante Gava e Piergiovanni Biffis pubblicarono il loro Maren e dintorni: piccole e grandi storie di persone, si ripromettevano di “dare un’idea di com’era Mareno e il territorio di cui faceva e fa parte”; e con un’attenta raccolta di fonti, costruirono un attendibile percorso, capace di mettere in relazione le “piccole” vicende del paese con la storia generale. Il volume che adesso presentano è, in un certo senso, la continuazione del precedente; ma è anche – e ci sembra un aspetto di particolare interesse – qualcosa di nuovo. Prosegue lungo il sentiero già iniziato per quanto riguarda l’ampiezza della documentazione e la capacità di scavare nelle fonti alla ricerca del particolare inedito. Ma allo stesso tempo affronta la realtà della popolazione e del territorio di Mareno da un’angolazione più particolare, e lo potremmo definire una ricostruzione della vita quotidiana di un paese del Veneto nel corso del Novecento. Così, un importante capitolo cerca di illustrare la presenza del Piave, il grande fiume entrato a far parte del nome stesso del paese. Ci sono le vicende della Grande guerra, ma anche la vita di ogni giorno lungo il corso d’acqua. Si amplia il discorso, già iniziato nel precedente volume, sulle attività produttive; ci sono altri particolari sulle figure di combattenti; ma c’è anche molto divertimento, dallo sport agli spettacoli alla musica al ballo. Tutta una rete di attività che occupano un posto di rilievo nella vita di tutti, ma che raramente lasciano una traccia nel tempo. Gli autori hanno saputo recuperare testimonianze di vario genere e valorizzarle per lasciare un quadro vivo, capace di ridestare il ricordo di chi ha conosciuto quei momenti, ma anche la curiosità di chi è venuto dopo. Un altro interessante argomento, che occupa un consistente spazio del volume, è l’indagine sui cognomi presenti nel paese: una traccia del passato che, attraverso l’indagine etimologica, risale a un passato remoto eppure – nella successione delle generazioni – sempre presente. In qualche modo gli autori hanno tenuto presente l’osservazione di Francesco Guicciardini, che – riferendosi ovviamente a ben altro contesto – ricordava: “Parmi che tutti gli istorici abbino, non eccettuando alcuno, errato in questo, che hanno lasciato di scrivere molte cose che a tempo loro erano note, presupponendole come note; donde nasce che nelle istorie de’ Romani, de’ Greci e di tutti gli altri, si desidera oggi la notizia in molti capi (...) che a’ tempi di chi scrisse erano notissime, e perciò pretermesse [trascurate] da loro” (Ricordi, 143). Il volume che avete per le mani è così allo stesso tempo indagine e fonte storica, possibilità di ricordare, accanto alle vicende che nel bene e nel male hanno segnato le epoche, un modo di vivere che, nel tumulto del cambiamento in cui siamo immersi, si sta rapidamente perdendo. Capire l’importanza di conservarlo, e sapere come farlo, è stato l’indubbio merito degli autori. Giuliano Galletti Pagina 11


Lo storico non è colui che sa, è colui che cerca. L. Febvre

Pagina 12


PARTE I

L'approfondire: non andar sempre fino in fondo, c'è tanto in mezzo. E. Canetti

Pagina 13


La legge della storia: chi non sa che la prima legge della storia sta nel non osar dir nulla di falso? E quindi osar dire tutto ciò che è vero? Cicerone

Pagina 14


Cap. I IL TEMPO ATMOSFERICO Iniziamo con un argomento quanto mai interessante: il territorio ed il tempo atmosferico che ne condiziona la vita. I fenomeni ad esso collegati, sia gravi, gravissimi o lievi, accadono continuamente. Siamo noi a catalogarli tali dalle conseguenze che subiamo quando avvengono. Ad ogni grandinata, ondata di caldo o di freddo, o per qualsiasi altro evento tendiamo a pensare a ciò che di grave possa riservarci il futuro, magari la “fine del mondo”. Dimentichiamo sempre che “al tempo non si comanda” e che condizioni simili le abbiamo già vissute e le hanno vissute in modo peggiore i nostri predecessori. Abbiamo, oggi, tecniche di previsione dei fenomeni e siamo divenuti schiavi dei servizi di previsioni radio televisivi; il nostro comportamento poi è spesso condizionato da ciò che ascoltiamo e che magari non si avvera. Siamo un po' più protetti rispetto ai nostri antenati solo perché l'eventuale perdita del raccolto agricolo non ci porta alla fame o alla morte, considerato che, con il mercato globale e le grandi attuali possibilità dei trasporti, al massimo aumentano i prezzi e non è la stessa cosa. Alluvione

In ogni caso, pur con le nostre modernità, le “mattanze” atmosferiche ci cadono addosso come avveniva nel tempo passato, creandoci magari più danni e più distruzioni, visto che molto spesso abbiamo utilizzato il nostro territorio in modo poco rispettoso della natura. Tempo addietro non c'era possibilità di salvezza se non quella di alzare gli occhi al cielo e sperare. Oggi invece, pur non riuscendo a proteggerci dagli eventi quando avvengono, possiamo intervenire dopo nel superarli. Pagina 15


Per dare un'idea veloce di ciò che è stato, presentiamo alcuni esempi terribilmente concreti, oltre a quelli del 1° volume, descritti nei registri parrocchiali da chi ne ha subito le conseguenze. 1705 – precipitarono le grandi et eccessive stravaganze. La prima fu dell'acqua, qual fu d'una crescenza della Piave che il 4 ottobre haverebbe portato per strada una grande barca. L'anno seguente fu un freddo così crudele che fece morir quasi tutte le viti e fu così tanto da far gelare il vino nelle botti. Tempesta di polvere Gli anni posteriori poi, per il corso di cinque in sei, furono grandini così terribili che devastarono totalmente le campagne. 1714 – Principiò la mortalità degli animali bovini che durò circa cinque anni che distrusse quasi tutti gli animali e le famiglie. Altra stravaganza fu il fuoco che s'appicava da sé ai casoni di paglia e durò sino all'anno 1723. Nel 1719 è stato veduto alle hore 3 della notte circa un fuoco universale che atterrì tutta la gente. Naturalmente a noi sono giunti descritti i casi più eclatanti, i fatti gravissimi che lasciavano scie di morte e tremende paure non essendo la popolazione in grado di comprendere e difendersi. Ogni anno c'era qualcosa che non andava, ma se veniva superato con pochi danni il fatto, seppur negativo, era considerato parte della normale vita. 1724 – 25 gennaio – A perpetua memoria si scrive come il giorno antedetto è stata veduta et osservata stravaganza mirabile, cioè caldo mirabile, notoli (pipistrelli) per aria volanti, mossolini (moscerini) festeggianti. Ciò che seguirà solo Dio lo sa! 1782 – In quell'anno stesso accadde una siccità universale e straordinaria che durò dal 6 di giugno fino al 20 di settembre senza mai Pagina 16


veder pioggia. Si conservarono un po' di arbori, di piantaggioni e poca uva abbrustolita dall'eccesso di calore. La vernata susseguente fu come una primavera continua e crebbero le erbe delle quali si servirono i villici per satollar un poco l'orrenda fame. Piave in piena Ma arrivarono tante piogge e tantissimi fulmini che colpirono case e persone. Si pensa che la causa sia dovuta agli effluvii emanati dall'Etna in Sicilia trasportati sino a noi da venti continui e fortissimi che furono furiosi specialmente il dì 12 marzo 1783 da ingombrare tutta l'atmosfera visibilmente per tutta la state tanto da non vedere le montagne. Piave quasi in secca

1801 – C'è una grande carestia dovuta ad un inverno lungo e freddo e ad una prolungata siccità che ha brustolito i raccolti. Situazione che si ripete qualche anno dopo nel 1806 con una siccità tanto prolungata da bruciare tutti i raccolti. Nel 1812 arriva un freddo così intenso da far morire le piante e che continua, in alternanza alla siccità, per alcuni anni, tanto che anche Don Domenico Biffis, cappellano a Mareno, ha lasciato scritto “1817 l'anno della grande famme”. Non ci sono canalizzazioni per portare l'acqua nei campi, ci sono solo pozzi per l'acqua potabile e poco profondi, così spesso si asciugano con l'abbassamento delle vene acquifere. Insomma si era sempre in balia della natura. Anche in tempi più vicini a noi ci sono stati gravi fatti: come nel 1927 una grave siccità, nel 1929 un freddo terribile, nel 1936 e nel 1943 terremoti che fanno danni ma non vittime. Il 1938 inizia con un freddo così intenso e prolungato da portare a morte molti bambini per malattie Pagina 17


polmonari. Nel 1942 e nel 1943 un secco insistente per mesi fa perdere le foglie alle piante in agosto provocando la morte delle piante. Il dopoguerra inizia con una infestazione (non invasione) di cavallette che arreca gravi danni alle colture. Nel 1954 arriva tanta di quella neve da bloccare per parecchio tempo ogni attività. La grande alluvione del 1966 ed il terremoto del 1976 sono ancora nella nostra memoria. Quanto riportato è solo un esempio di ciò che è avvenuto e si tratta solo dei casi più gravi. In effetti ogni anno arriva qualche “stravaganza” che superiamo come fosse una cosa naturale. La nostra mente tende a guardare oltre, verso il futuro; cerca di dimenticare ciò che di grave è stato, soprattutto quanto hanno subito e patito i nostri antenati. Si spera sempre che non capiti a noi, ma la natura è libera e sempre pronta alle sorprese. Abbiamo la fortuna di aver inventato il sistema dei pozzi d'irrigazione direttamente nei campi per i periodi di siccità. Furono i F.lli Bellussi di Tezze a iniziare e un'ottantina d'anni dopo sorsero i consorzi irrigui con le canalizzazioni. Sempre i Bellussi trovano rimedio alle malattie della vite: la fillossera e la peronospora. Per proteggerci dalla grandine negli anni '60 s'inventò il sistema “per rompere” le nubi, foriere di gravi temporali, lanciando dei razzi con prodotti a base di “nitrato d'argento”. Tecnica che venne presto abbandonata per i grandi costi ed i pochi risultati. Ora si usa un metodo più moderno e più pratico, cioè: “l'assicurazione”. Se facciamo la conta di quanti e quali accadimenti avvengono ogni anno ai giorni nostri rispetto ai tempi passati, constatiamo che nulla o quasi è cambiato. Motore ricavato da una vettura Fiat 503 A Mareno, rispetto ad altre zone, si vive meglio e subiamo meno fatti gravi. Si dice che il territorio si trovi al centro di correnti d'aria che ci girano intorno e spesso ci proteggono. Auguriamoci che sia sempre così. Pagina 18


LA VITE Fino a metà ottocento la vite è stata una fonte di reddito essenziale per gli agricoltori, anche se la produzione di uva per pianta era abbastanza contenuta. Nel 1879 si propaga in Europa dalla Francia il “flagello della vite” cioè la peronospora, un fungo che colpisce la parte verde della pianta seccandola. In poco tempo il raccolto dell'uva si contrae sensibilmente ed i produttori sono impotenti di fronte ad una malattia che viene dall'America e che non conoscono; per cui non ci sono rimedi. In tutta Europa iniziano le ricerche per trovare una soluzione, ma una soluzione non si trova. Fillossera In Italia la peronospora compare verso il 1883/1885 e la sua diffusione è così rapida da provocare una grande disperazione tra i produttori di uva. Anche due fratelli di Tezze, Girolamo e Antonio Bellussi, si dedicano a vari esperimenti e dopo molte prove fallite, per caso, scoprono la strada giusta. Fanno un esperimento ed ottengono dei risultati spruzzando sulle viti della polvere di calcio. Quando poi dall'esperimento vogliono ampliare l'intervento e pompare la polvere sulle viti di un intero campo, i medici vietano agli operai di farlo perché respirare quella polvere può portare danni alla salute. Il lavoro lo portano a termine di persona e lo fanno di mattina presto quando la rugiada bagna ancora le foglie. La prova non dà evidenti risultati, ma osservando le foglie si accorgono che la polvere di calcio sciolta nella rugiada si trasforma in idrato di calcio che preserva le foglie dall'ingiallirsi e cadere. L'anno successivo 1884, dopo un nuovo esperimento su più larga scala e avuta conferma dei risultati, decidono per il 1885 di adottare il sistema nei loro vigneti. Ebbero grande successo tanto da richiamare l'attenzione del mondo agricolo che definì il procedimento “il miracolo dei Bellussi”. Anche per la fillossera, un insetto emittero della famiglia degli afidi che colpiva la vite, arrivata dall'America, si trovò il rimedio innestando le nostre viti su ceppi di viti americane.

Il rispetto dell'ambiente: abbi cura della natura; il tuo futuro dipende da essa. [Messaggio del WWF - 1980]

Pagina 19


Cap. II I FIUMI Ci sono diversi corsi d'acqua sul territorio di Mareno: sono fossi di scolo delle acque meteoriche, canali usati per l'irrigazione (come il Piavesella lungo ben 22 km) e due fiumi veri: il Monticano ed il Piave.

IL MONTICANO Il Monticano è un fiume corto, di circa 50 km, nel cui letto scorre sempre l'acqua. E' un fiume impetuoso, stretto, con molte anse e con argini rialzati. Per far rallentare lo scorrimento delle acque durante le piene e per far sì che ci sia sempre acqua sono stati costruiti, lungo il suo corso, diversi bassi sbarramenti. E' stato, nei tempi passati, un fiume pescoso, fonte di reddito e sussistenza per molte persone rivierasche, magari pescando il pesce senza i dovuti permessi o con metodi illegali. Pescatori di frodo (1929) – da “Il Gazzettino” In una delle quotidiane perlustrazioni dell'Arma venivano sorpresi i pescatori di frodo Giovanni Dal Bo' e i figli mentre stavano prosciugando un tratto d'acqua del Monticano presso Villa Paoletti. In tale modo avevano già preso una certa quantità di pesce. Il pesce fu sequestrato e i pescatori furono denunciati.

Una denuncia per furto di gelsi (1929) - da “Il Gazzettino”

Nasse per la pesca

I Carabinieri sono riusciti ad identificare l'autore del furto dei gelsi in danno delle signore Perinotto nella persona di Antonio Col di Giuseppe che venne preso e denunciato.

Pagina 20


I terreni sia a destra che a sinistra sono sempre stati, fin dai tempi antichi, adatti all'agricoltura e questo ha permesso l'insediamento di popolazioni diverse. Inizialmente il territorio era occupato da fitti boschi, ma col tempo questi si sono ridotti man mano che il terreno veniva disboscato per dar spazio alle colture. Nella zona dove il Cervada entra nel Monticano, al confine con il Comune di Vazzola, nel Medioevo c'era il bosco detto “delle Roncade”, toponimo che si trova ancora nelle mappe. L'ultimo bosco rimasto, perché protetto dalle leggi della Serenissima, è stato quello di Visnà, ampio una ottantina di km quadrati. Quando i Francesi occuparono il territorio veneto e trevigiano, vennero meno i controlli e le restrizioni e durante la grande carestia del 1802, dovuta al freddo intensissimo, si incominciò a tagliare il bosco che venne completamente raso al suolo nel giro di poco tempo. Rimasero solo alcuni alberi sparsi nelle varie proprietà che vennero definitivamente tagliati dagli Austriaci nel 1917/18. E' stato anche luogo di feroci battaglie tra eserciti diversi al tempo del Medioevo. Un esempio è ciò che è avvenuto nel 1313, periodo delle guerre tra i Trevigiani ed i Padovani contro Can Grande della Scala ed il Conte di Gorizia. (da Treviso e provincia di A.Semenzi)

Pagina 21


“CANE dalla Scala vedendo abortire le pratiche del suo caminese, favorito da Cesare, tentò aver Treviso per trattato, danneggiando il padovano; proponendosi, ottenuta Padova, impadronirsi di Treviso: di che istruiti rinovarono lega fra loro i Padovani ed i Trevisani per difendersi dal Cane, le cui arti non riuscendo, si venne alle mani. Il Conte di Gorizia alleato a Cane mosse contro i Trevisani, e di qua del Monticano ebbe luogo uno scontro in cui, inferiori di forze, i Trevisani furono sbaragliati; ma arrestandosi egli al Piave, essi fuggirono a Treviso.” Fu anche l'ultima linea di difesa dell'esercito austroungarico il 30 ottobre 1918. Oggigiorno il Monticano e la sua zona sono un ricordo vivo di com'erano le nostre campagne. E' diventato un polmone verde ed un sentiero usato da moltissime persone per le loro passeggiate. Infatti seguendo i suoi argini tortuosi, in breve tempo, si passa dalla città (Conegliano) alla campagna aperta (Soffratta). Ogni anno, in autunno e primavera, è mèta delle greggi che da secoli si spostano dalla montagna alla pianura durante la transumanza e che qui trovano erba ed acqua come da una madre generosa. Pagina 22


Nelle giornate limpide, dal ponte “Zanardo� a Soffratta, si apre agli occhi un paesaggio mozzafiato con all'orizzonte le nostre montagne, i paesi a mezza costa e i castelli di Conegliano e S. Salvatore di Susegana. Un vero scrigno di bellezza che abbiamo il dovere di tutelare ad ogni costo.

Pagina 23


IL PIAVE Il fiume, però, per eccellenza è il Piave che con il suo lato sinistro bagna il territorio a Sud di Mareno, nella odierna frazione di S.Maria del Piave. Era un fiume impetuoso con continue piene, preoccupanti alcune volte e disastrose altre. E' stato silenzioso spettatore, testimone e artefice della vita della nostra gente da sempre. Ha dato lavoro, sussistenza, gioie e dolori e le sue acque si sono più volte tinte del rosso del sangue dei caduti in diverse epiche battaglie tanto da guadagnarsi, dopo il 1917, l'appellativo di “fiume sacro alla Patria”. Denominazione e sentimenti rinforzati dopo il disastro del Vajont che ha portato le vittime di Longarone fin giù nel trevigiano. La sua storia è quanto mai singolare, spesso essenziale per le persone locali; per questo racconteremo dettagliatamente fatti ed avvenimenti per far comprendere quanto il fiume abbia condizionato la vita dei nostri avi. Tipica barca del Piave

Pagina 24


Potremo godere la vita solo quando l'universo ci sembrerĂ un parco, i fiumi e i laghi uno stagno cosĂŹ che tutti possano vivere secondo natura. Chen Pan Chiao Pagina 25


Cap. III VITA LUNGO LA PIAVE Era un fiume pieno d'acqua, rigoglioso, impetuoso. Un fiume che dava tanti pensieri alle genti locali, ma era anche fonte di vita, di commerci, di attività varie. Non aveva argini e le piene formidabili formavano sempre nuovi canali che spostavano continuamente il corso delle acque. Delle volte per contenere o deviare l'acqua si usavano delle roste in legno con possibilità di toglierle o di spostarle. La necessità di andare da una riva all'altra fa pensare che oltre al traghetto con le barche sarebbe stato opportuno costruire anche qualche ponte. Naturalmente questo è possibile solo nei periodi di “magra” e sul canale principale. Roste utilizzate a protezione

Il primo ponte, come da documenti pervenuti, venne fatto costruire nel 1226 dal Comune di Treviso a Levada di Ponte di Piave, con l'onere del pagamento di un pedaggio. Era un ponte lungo una quarantina di metri che, purtroppo, veniva distrutto ogni volta che il fiume era in piena. Nei decenni successivi fu tutto un distruggere da parte del fiume ed un ricostruire e rinforzare da parte della popolazione. C'era anche da tener presente che il fiume cambiava spesso percorso e questo spostava i confini territoriali così che gli isolotti e le costruzioni passavano sotto la giurisdizione di amministrazioni diverse a seconda che si trovassero sinistra o a destra del corso. Pagina 26


Nel 1368 avviene il distacco del territorio dell'ospedale e dell'abbazia di Lovadina che prima erano sotto Ceneda e poi sono passati a Treviso. Nel 1572 il corso principale si sposta trasferendo così dei territori e dei beni dalla riva sinistra alla riva destra nella zona di Ponte di Piave. Le continue alluvioni rendono necessarie delle opere di contenimento almeno in prossimità dei centri abitati. Discesa di legname lungo la Piave

Si legge che i Veneziani disposero la costruzione di un argine sulla riva sinistra a Ponte di Piave ed “... è proibito a chiunque di poterlo in alcun modo alterare nelle sue misure e sotto rigorose pene...” Successivamente nel 1578 si costruiscono opere a protezione di Spresiano e Lovadina. L'argine era alto 9 metri e largo alla base 6 metri e quattro nella parte alta. Anche il “Provveditor sopra la Piave” Marco Magno nel 1611 scrive da Cimadolmo al Senato della Repubblica Serenissima che “...il fiume ripidissimo della Piave è non solo veloce, ma anche cattivo, rapacissimo, che con le sue piene apocalittiche riusciva a invadere il letto di un altro corso d'acqua”. Infatti quando il fiume rompeva a Nervesa, le acque andavano giù dritte fino a Treviso e si buttavano nel Sile. In un altro dispaccio si legge: “questo fiume che per piogge e liquefazioni delle nevi si ha ingrossato hier in tal maniera che ha dato molto da travagliare, poiché minacciava gran rovina...”. Hospitale e monastero di Lovadina

Pagina 27


E' un lavoro immane e continuo tra il fare per proteggersi e la forza del fiume che cerca i suoi spazi. I passaggi o i guadi sono pochi. Uno dei più conosciuti e più trafficati è quello tra Lovadina e Maren-S.Lucia. E' talmente importante che tra la zona del Palazzon a destra e la località Talpone a sinistra (a Mareno) passano, fin dai tempi antichi, le vie verso Vienna e verso Trento. L'importanza è data dall'incrocio delle strade romane Postumia e Claudia Augusta Altinate, a cui si aggiunge, in seguito, la via Ongaresca verso nord. Passaggio del Piave di Pio VI nel 1782 Già lo storico dei Longobardi Paolo Diacono descrive, due secoli dopo il fatto, che nel 569 d.C. ci fu lì un incontro tra le avanguardie longobarde di Alboino con il vescovo di Treviso Felice, amico di S.Venanzio Fortunato. “...Alboino intanto era arrivato al Piave, ove si recò a trovarlo Felice, vescovo della chiesa trevigiana, per chiederli di poter conservare le sue mansioni nella chiesa locale; e il re, non certo famoso per la sua generosità, acconsentì alla richiesta ratificandola tra l'altro con un decreto”. Paolo I di Russia

Nel tempo a seguire ci fu un continuo via vai di gente e di personaggi famosi come il Granduca Paolo Petrovich, figlio di Caterina II e di Pietro III di Russia il 18/1/1782, Papa Pio VI in viaggio verso l'Austria il 12/3/1782, i re italici, Carlo V°, Enrico di Valois, ecc. Per il passaggio dei grandi personaggi era stato costruito un ponte mobile smontabile, in modo da essere immagazzinato e protetto dalle intemperie e dalle piene. Pagina 28


Per dare soccorso ai molti viaggiatori si costruì, nel 1009 circa, un “ospitale” ed una abbazia, che si mantenevano incassando un pedaggio per il traghetto. Pio VI L'abbazia era retta dai monaci, ma verso la metà del XV° secolo, non essendoci vocazioni in numero sufficiente, tutta la proprietà, che nel frattempo per la deviazione del fiume era passata da Ceneda a Treviso, venne data al convento delle suore di Murano. La giurisdizione del convento si allargava a tutte le chiese della nostra zona, comprese quelle di Ramera, di Cittadella, di Mareno, di Soffratta e di ciò si trova conferma nelle iscrizioni poste sopra la porta principale di ogni Chiesa. Scritta presente su tutte le proprietà dell'Abbazia di Lovadina

Le alluvioni si susseguivano continue e ogni volta venivano migliorate le opere di difesa con argini che proteggevano i centri abitati, ma erano sempre insufficienti rispetto alle necessità. Inoltre le piene lasciavano i terreni inondati per lungo tempo, che diventavano perciò fonte di epidemie e malattie di ogni genere. Anche negli anni 1825 – 1882 – 1891 e altri l'invasione ed il ristagno delle acque resero sterili i terreni costringendo migliaia di persone all'emigrazione. L'ultimo esempio è l'alluvione dell'anno 1966, che molti ricordano ancora oggi, a significare che la lotta con il Piave non termina mai. Invasione di cavallette Oggi dell'Abbazia e dell'Ospedale non resta più niente, solo il nome “Palazzon”, denominazione rimasta a ricordo dei grandi complessi. La distruzione iniziò nell'era napoleonica e terminò nel 1917/18, periodo in cui venne completamente demolito anche il convento sorto tra Pagina 29


Cimadolmo e Stabiuzzo vicino al guado della Postumia. I territori bagnati dal Piave hanno visto tutte le possibili calamità e gli abitanti le hanno vissute sulla loro pelle. Alluvioni e inondazioni, invasioni di cavallette (la più grave nel 1340), trombe d'aria, venti fortissimi accompagnati da polveri che oscuravano il sole, freddi intensi e immense nevicate, tempeste terribili, caldo all'eccesso da bruciare tutto, malattie degli animali e degli uomini, peste, colera. Ma tutto è stato superato con la forza e la caparbietà di chi vuole vivere a tutti i costi e combatte contro tutto e tutti per riuscirci. Calata dei Lanzichenecchi nel 1633 portatori della peste

La peste nella sua cruda realtà

Il più gran bene è aver fortuna, s'intende;

il secondo, non meno grande tuttavia, è avere senno. La mancanza di questa seconda dote rende vana la prima. Demostene

Pagina 30


LE GRAVE Sono un insieme di isole, all'interno del letto del Piave, formatesi con terre golenali ed hanno una estensione di circa 750 ettari. In tempi antichi vi si fermarono popolazioni diverse ed i Romani vi insediarono un presidio militare per la sosta dei viaggiatori e delle truppe nei viaggi tra Oderzo (Opitergium), Feltre e Trento. Per questo i luoghi beneficiarono del “diritto latino”, cioè gli abitanti ebbero gli stessi privilegi dei cittadini romani. Nel Medioevo i frati Benedettini e Cistercensi vi si stabilirono costruendo un convento tra Cimadolmo e Stabiuzzo, dove c'era il guado sul Piave della Via Postumia. Il convento è stato completamente raso al suolo durante la I° Guerra Mondiale. I frati trovarono che il terreno era adatto alla coltivazione della vite e piantarono i preziosi vitigni portati di nascosto dalla Francia (Borgogna e Cluny). Il territorio venne in seguito acquistato da una nobile famiglia greca, originaria di Corfù, che si era stabilita a Venezia: i Papadopoli, che diedero il nome alle grave, ancor oggi usato e riconosciuto. In tempi più vicini a noi il territorio è stato diviso in piccole proprietà agricole poi vendute. Ponte improvvisato

Ottima gente è quella che coltiva la terra [Aristotele] Pagina 31


LA PIAVE - CAPORETTO Questi fatti meritano di essere raccontati a dimostrazione della miopia degli uomini che non imparano a sufficienza, o non vogliono, dalla storia degli avvenimenti già accaduti. Siamo nel 107 a.C. e a Roma giungono notizie allarmanti. A nord, oltre le Alpi, si sta muovendo un fiume di persone nomadi dal Centro Europa verso Ovest. La migrazione è talmente ampia, circa un milione di individui, che se arriva in Italia il territorio e Roma verrebbero spazzati via. Per contenere l'avanzata a Sud, il Senato invia un esercito, che viene distrutto in un breve scontro in Carinzia (Austria). Però il fiume umano devia verso le terre germaniche e le pianure dell'Ovest. Roma invia altri due eserciti che vengono sconfitti a Nord delle Alpi. I popoli migranti sono i Teutoni, i Cimbri ed altre tribù minori che, l'anno successivo, si fermano nell'attuale territorio del Nord della Francia, Belgio, Olanda, Germania Ovest e sono sempre minacciosi, questa volta, verso i territori romani del Sud della Francia. Si decide di inviare un nuovo esercito comandato da due consoli (generali) che si odiano e che dividono l'esercito in due formazioni. Quando si tratta di affrontare i “barbari” lungo il fiume Rodano in Francia, uno marcia sulla riva destra del fiume e l'altro sulla riva sinistra. L'incontro con i nemici si tramuta nel giro di un'ora in una carneficina: tutti i romani, circa centoventimila, vengono uccisi. La battaglia non fu una vera battaglia, semplicemente i Romani furono schiacciati e superati. Invece di proseguire verso Sud i barbari a quel punto decidono inspiegabilmente di tornare indietro lasciando così ai Romani il tempo di riorganizzarsi. A Roma c'è il panico e come ultima risorsa incaricano un generale non Pagina 32


romano di nome Mario di costituire un nuovo esercito e partire per la Francia. Mario, soldato esperto, fa addestrare i suoi uomini fino alla nausea e prepara delle difese in piĂš punti dove ritiene di dar battaglia, in modo da crearsi dei vantaggi e aspetta. Quando i popoli barbari decidono di dividersi ed i Teutoni (circa 350/400.000) discendono a sud, ancora lungo il Rodano, Mario con i suoi 60.000 legionari li ferma, ne fa una strage obbligandoli a tornare indietro. A questo punto la marea umana (sempre forte di molte centinaia di migliaia di individui) si sposta in una direttrice verso Est a Nord delle Alpi. I Teutoni scendono dalla Svizzera, i Cimbri, quasi tutti, scendono dal Brennero e i restanti Cimbri con le altre tribĂš entrano dal passaggio di Caporetto. Tutti si danno appuntamento nelle pianura padana per l'anno successivo. Parte della popolazione entrata da Caporetto si stabilisce nei territori che vanno fino al Piave, gli altri si ricongiungono e affrontano nuovamente i Romani in una epica battaglia vicino ad Alessandria. Sconfitti e uccisi a centinaia di migliaia cercano di tornare

al nord, ma in Svizzera trovano le popolazioni contro cui avevano combattuto l'anno precedente che li massacrano definitivamente. Da quel momento Roma proteggerĂ il confine orientale e per i successivi 500 anni le nostre genti ebbero vita tranquilla. Con la caduta dell' Impero Romano ricominciarono i guai. La porta ad est rimase incustodita e per i 1300 anni a seguire tutti poterono passare a piacimento, lasciando continuamente le nostre genti nell'indigenza piĂš nera.

Pagina 33


Nel 1315 si stava preparando una grande battaglia tra Trevisani e Padovani contro Can Grande della Scala e gli eserciti stavano per varcare il Piave (sempre lungo l'asse Lovadina – Maren), quando: “... Avvenne in quel tempo che il Piave per grandi pioggie straripando, ruppe gli argini di Nervesa, disertò la villa di Mandre, e irrompendo per le campagne giunse a Treviso ove guastò molini, case ed altre fabbriche. Alla quale inondazione susseguendo crudele carestia, i Trevisani per evitare in seguito il pericolo di rimanere sprovvisti di pane, eressero il fondaco delle biade ove esistevano le case degli Ezzelini, e dove ora sorge il nuovo tribunale di giustizia ...”. Situazione che si ripetè anche nel 1450 e diverse altre volte nei tempi successivi. Neanche la Serenissima riuscì a fermare le invasioni, né l'Impero Asburgico, che anzi ne approfittò sempre per far passare i propri eserciti con facilità. Come nel 1505/1508 quando Massimiliano I° invase le nostre terre portando ancora una volta distruzione e morte. Quando Napoleone scese in Italia utilizzò questa via per aggredire Vienna. Consapevole dell'utilità di questo passaggio, ma anche del pericolo inverso, avvertì i suoi generali in Italia di fare particolarmente attenzione a Caporetto. Massimiliano I d'Asburgo (1459-1519)

I Francesi però non si preoccuparono delle raccomandazioni e vennero presi alla sprovvista e battuti dagli Austriaci in Friuli e cacciati oltre il Piave. Ma Napoleone batté l'esercito austriaco del Nord a Wagram in Austria e così anche l'esercito austriaco del Sud dovette ritirarsi, Oltrepassò nuovamente il Piave, sempre sulla direttrice Mareno – Lovadina, dove però venne battuto nel 1809 e perse tutti i cannoni ed i rifornimenti immagazzinati a Conegliano.

Pagina 34


E' evidente che questo continuo passaggio di truppe avanti e indietro, truppe che vivono con le risorse del territorio, sottratte alla popolazione, viene ricordato dai parroci della zona come un cataclisma di distruzione e di morte. Dopo l'era napoleonica gli Austriaci tennero il passaggio ad Est sempre aperto per un miglior controllo sul Veneto. Il Piave venne considerato come un confine territoriale da non oltrepassare se non con autorizzazione delle Autorità. Dopo la guerra del 1848 persa dai Piemontesi, gli Austriaci, dopo aver domato le ribellioni nelle nostre terre, emisero un avviso di divieto di passare il Piave verso Nord anche a coloro che facevano parte dell'esercito austriaco, ma che in quanto italiani si erano aggregati agli insorti veneti. Durante la 1° Guerra Mondiale fu proprio da quella parte che gli Austro-ungarici riuscirono a sfondare il fronte italiano. Si legge che conoscendo la storia del territorio, l'Alto Comando abbia disposto l' alleggerimento difensivo proprio in quel punto per invogliare il nemico ad attaccare e distruggerlo con le artiglierie. Ma il nemico adottò una tecnica nuova, inoltre si interruppero le comunicazioni per cui il Gen. Badoglio non poté dare l'ordine di sparare (che solo lui doveva dare) e perse tutta l'artiglieria con le conseguenze che sappiamo. La cosa infernale di queste infernali imprese è che ciascuno di questi capi fa benedire le proprie bandiere e invoca solennemente Dio prima di andare a sterminare il suo prossimo. [Voltaire] Oggi si parla della porta dell'Est come di una opportunità. I rapporti con i paesi vicini porteranno certamente dei benefici economici per il futuro. Intanto, però, è divenuta la strada da dove arrivano clandestini e non solo. Se non riusciremo a fermarli, prima o dopo ci troveremo invasi e non potremo far affidamento nuovamente sul Piave come barriera protettiva. Pagina 35


UN REGALO DALL'IMPERATORE L'Imperatore Francesco I° d'Austria (1768/1835) fu un acerrimo nemico di Napoleone e continuamente in guerra con i Francesi, compresa quella detta “di Lovadina” (1809) anche se combattuta principalmente sul Piave tra Maserada, Ponte della Priula, Cimadolmo, Mareno e Conegliano. Per ragioni politiche diede in sposa la figlia Maria Luigia a Napoleone e si alleò con i Francesi per la campagna di Russia del 1812. Il grave disastro subìto dei Francesi sul suolo russo fece sì che Massimiliano ridiventasse il nemico acerrimo di sempre e contribuisse alla sconfitta definitiva di Napoleone a Waterloo. Con i trattati del 1814/1815 Francesco I° tornò in possesso dei territori ceduti in precedenza ai Francesi e aggiunse al suo Regno anche il Lombardo - Veneto. La sua rigida cultura, impartitagli quale appartenente alla Casata Asburgica, aggiunta a quanto vissuto nel periodo napoleonico, ne fece un fautore intransigente dell'assolutismo monarchico. Perseguì ferocemente tutte le idee di rinnovamento instaurando un periodo di sanguinose repressioni coadiuvato dal Primo Ministro Metternich. Durante un viaggio nelle Province Venete, passando per Conegliano, incontrò i Rappresentanti dei Comuni locali. Tra costoro c'era il Sig. Bidoli Pietro fu Giobatta del Comune di Mareno che presentò la richiesta di costruire un altare nella Chiesa del Paese. La domanda venne accolta, anzi il costo venne assunto dall'Imperatore, che così donò l'altare al paese. Venne eretto nel 1818 con due colonne in marmo nero-greco e chiamato “altare del Crocefisso” per la grande croce centrale. E' posto vicino all'attuale fonte battesimale. ______________________________________________________________

Il tempo: immagine mobile dell'eternità [Platone]

Pagina 36


PoichÊ la guerra comincia nell'animo degli uomini, è nell'animo degli uomini che bisogna costruire la pace. [Statuto Unesco 1946] Pagina 37


La ricerca è una funzione vitale e sacra, la fonte di ogni vita superiore. P. Teilhard de Chardin

La nostra cultura è ciò che noi siamo, la nostra civiltà è ciò che noi usiamo. R.M. Mc Iver

Pagina 38


PARTE II

Per capire la storia non basta sapere come stanno le cose, ma come sono giunte a stare cosĂŹ. F. Baas

Pagina 39


La pace produce ricchezza. La ricchezza fa l'orgoglio. L'orgoglio produce la guerra. La guerra fa la povertà. La povertà fa l'umiltà. L'umiltà fa la pace. Prigioniero di guerra austriaco 1915-18 citato da P. Jahier

Pagina 40


Cap. IV PIAVE ULTIMA DIFESA A Caporetto lo sfondamento delle linee di difesa orientali innesca uno spaventoso disfacimento dell'Esercito Italiano. La forza di penetrazione degli eserciti tedesco e austroungarico è inarrestabile e porta all'accerchiamento di intere divisioni e della totalità dell' artiglieria, che non ha sparato un sol colpo. Dopo qualche giorno, quando i nemici sono arrivati nelle nostre zone, il comando italiano decide di creare la nuova linea di difesa sul Piave. BenchÊ le forze italiane siano in fase di disordinata ritirata, riescono ad attestarsi lungo l'argine destro. Il nemico, avanzato troppo velocemente, non ha gli uomini nÊ i mezzi sufficienti per tentare di oltrepassare il fiume; si accontenta, per il momento, di posizionarsi sulla riva sinistra. Inizia l'anno di invasione delle nostre terre, Mareno compreso, con tutti i danni, le angherie e le ruberie subite dalla nostra gente.

Pagina 41


E' il periodo più difficile di tutta la guerra, che i nostri paesani vivono con angoscia e rassegnazione. Al di là del Piave il morale delle truppe non è dei migliori, per cui Gabriele d'Annunzio decide di scrivere l'orazione “Alla guardia del Piave” allo scopo di incitare i soldati a credere nella vittoria finale. Ma non si può scrivere un'incitazione “maschia” a uomini rudi con un nome femminile come la Piave. Qui scatta la variazione e la Piave diventa il Piave al maschile. Adesso gli uomini possono prepararsi ad affrontare il nemico e la vittoria. “... Questo fiume, che è maschio nella tradizione dei Veneti, maschio nella venerazione di tutti gli italiani di oggi: il Piave, questo fiume è la vena profonda nel cuore della Patria. Se si spezza il cuore s'arresta.” Linea di attacco austriaca

Anche E.A. Mario (pseudonimo del maestro Giovanni Ermete Gaeta) scrisse una canzone e la musicò chiamandola “La leggenda del Piave” confermando definitivamente il passaggio al maschile del fiume: Il Piave. Nessuno si accorse allora di una incongruenza e cioè che il 24 maggio 1915 le truppe italiane non passarono il Piave, ma l'Isonzo. La canzone ebbe così tanto successo tra le truppe al fronte da veder accantonata Caduti italiani a Caporetto ogni idea di modifica. Si torna a credere nel Piave ed il Piave sembra ricambiare tanto amore aiutando i nostri soldati durante l'offensiva del ”solstizio” tra il 15 maggio ed il 30 giugno 1918. Infatti durante l'attacco austroungarico ci fu una piena Pagina 42


che tagliò i rifornimenti alle truppe passate sul Montello permettendo una controffensiva che ricacciò indietro il nemico. Arditi all'attacco Si conosce da sempre che la piena del Piave impiega 20/24 ore per arrivare a Nervesa – Ponte Priula da quando iniziano le piogge in montagna. Ma l'Alto Comando Italiano pianificò l'offensiva autunnale con inizio proprio quando le acque aumentavano di portata. Il 24 ottobre quando iniziò la battaglia, le truppe dell'Ottava Armata, che dovevano iniziare l'attraversamento del fiume da Nervesa, riuscìrono a far passare solo un migliaio di Arditi nella Piana di Sernaglia, i quali vennero quasi tutti uccisi perché armati solo di pugnale e bombe a mano. Linee di difesa austriache 1918

Il passaggio fu possibile solo un paio di giorni dopo sulle Grave di Papadopoli e la decima armata avanzò velocemente mentre i nemici si ritiravano in tutta fretta. La guerra finiva qualche giorno dopo. Il fiume Piave fu il baluardo prima e la base di partenza poi verso la vittoria, ma in cambio dell'aiuto dato richiese ai due eserciti migliaia di vittime, tanto da arrossare le acque con il sangue versato. Si meritò di essere denominato “Fiume sacro alla Patria”. Sacralità che venne confermata nel 1963 dopo i morti della sciagura del Vajont. Truppe inglesi sul Piave

Pagina 43


La Patria non è un territorio; la Patria è l'idea che sorge su quello. [G. Mazzini]

I CASI DELLA VITA La vita dura, piena di difficoltà, senza possibilità di aiuti porta anche a dei casi curiosi, se non fossero dettati dalla drammaticità. L'Italia nel 1915 entra in guerra e sulle nostre terre si riversano centinaia di migliaia di soldati provenienti da tutte le regioni. Mareno è un paese ai margini dei percorsi dei convogli militari da e verso il fronte. La guerra come tale non si sente e non si vede, si percepisce perché gli uomini vengono richiamati alle armi, devono vestire la divisa e perché arrivano le notizie nefaste delle morti in combattimento. Coloro che partono sono bocche da sfamare in meno, ma lo stesso la povertà e la disoccupazione sono imperanti con grande preoccupazione delle autorità locali e dei parroci a cui la gente si rivolge per aiuto. L'Alto Comando predispone, per possibili evenienze, delle linee di difesa con trincee, ricoveri sotterranei e opere fortificate. Per il lavoro assume personale civile e, quando si viene a sapere, i Parroci ed i Sindaci scrivono sollecitando l'assunzione di quante più persone possibile. Nel primo periodo arrivano all'Alto Comando continue lettere insistenti perché i lavori vengano ampliati e venga impiegata molta manodopera, ma col passare del tempo venendo molti uomini richiamati alle armi la situazione s'inverte. E' l'Alto Comando che ora sollecita insistentemente i Sindaci ad inviare manodopera offrendo la mezza paga anche ai ragazzi che non abbiano compiuto i 15 anni. Una delle grandi opere di difesa costruite a quel tempo è la linea di trincee fortificate a protezione di Treviso e poi verso Padova. Si scava e si scava senza tener conto delle proprietà, delle stradine che portano ai campi da lavorare, dei fossi, dei canali d'acqua. Così facendo si provocano gravi danni al territorio e Pagina 44


alla produzione agricola che cala sensibilmente e si creano attriti e risentimenti con la popolazione locale che non può andare nei campi a lavorare e per i fossi che si seccano. Con i lavori di trinceramento si presentano anche altri problemi. Di giorno si lavora per la posa di travi di sostegno del terreno e la messa in opera di tavole per i camminamenti ed i ricoveri, poi di notte c'è chi ruba le tavole ed i tronchi rovinando il lavoro diurno. L'Esercito deve emettere un comunicato che avverte i guastatori sorpresi a rubare che saranno giudicati dalle Corti militari, che si tratta di sabotaggio in zona di guerra con conseguente fucilazione. Dopo Caporetto, chi fu in grado di partire attraversò il Piave come profugo e venne inviato nelle regioni del Centro Sud. I profughi veneti non furono sempre ben accolti nei posti dove erano mandati e, benché lo Stato contribuisse al loro mantenimento, spesso le amministrazioni locali, attraverso le quali arrivavano gli aiuti, non facevano avere loro il necessario. Quando tornarono raccontarono di essere stati trattati da persone di seconda e terza serie e di aver vissuto un periodo difficile, forse più di coloro che erano rimasti. L'amaro in bocca restò per molto tempo e parecchi non dimenticarono mai.

LA TRINCEA La trincea è stata la drammatica testimonianza della Prima Guerra Mondiale. La vita in trincea, con tutto il suo orrore e ribrezzo, è stata fedelmente descritta dalle testimonianze degli ufficiali che sono riportate di seguito: "Trincea! Abominevole carnaio di putredine e di feci, che la terra si rifiuta di assorbire, che l'aria infuocata non riesce a dissolvere. Il tanfo di cadavere lo ingoiamo col caffè, col pane, col brodo" e "Il fango impasta uomini e cose assieme. Nel camminamento basso i soldati devono rimanere accovacciati nel fango per non offrire bersaglio: i bordi ineguali del riparo radono appena le teste. Non ci si può muovere. Questa fossa in cui siamo è ingombra di corpi pigiati, di gambe ritratte, di fucili, di cassette di Pagina 45


munizioni che s'affastellano, di immondizie dilaganti. Tutto è conflitto nel fango tenace come un vischio rosso". In questi luoghi il soldato italiano, dopo la tragedia di Caporetto, fermò prima e sconfisse poi l'esercito dell'impero austroungarico. La trincea creò le premesse per saldare definitivamente i primi abbozzi di solidarietà nazionale: mai come allora le genti italiane si trovarono a combattere e morire contro gli invasori con un solo sentire e per un unico ideale, la Patria. Ma come veniva realizzata una trincea? Il comandante di compagnia e i comandanti di plotone ne stabilivano il tracciato, le opere di fiancheggiamento e gli ostacoli, il profilo dei ripari, la distanza e il numero delle traverse e altre opere complementari. La trincea doveva adattarsi al terreno, seguendo un andamento irregolare. Le sporgenze lungo il percorso della trincea erano postazioni per le mitragliatrici o piccoli mortai. La larghezza della trincea doveva permettere ai soldati in completo assetto di passare senza difficoltà e la sua profondità era di circa due metri. Ogni 20-30 metri veniva scavata nella parete una nicchia ove i soldati potevano scansarsi per non intralciare il trasporto dei feriti e a volte venivano realizzati dei bunker in cemento armato. Per ripararsi dalla pioggia, dal vento e dalla neve, si adoperavano tavole rivestite di carta catramata, poi ricoperte di terra e sistemate in modo da poterle togliere con rapidità. Ad ogni tratto di 10 metri coperto, doveva seguirne uno di 20 metri scoperto. Il fondo delle trincee era coperto con tavole per evitare il formarsi di fango dovuto al passaggio dei soldati ed alle piogge. Inoltre per tenere asciutta la trincea, si provvedeva allo sfogo dell'acqua con piccoli canali in lieve pendenza. La scarpata interna della trincea, che doveva essere molto ripida, era rivestita con tavole, graticci, reti metalliche e pali. A 30 metri dalla trincea venivano posti i reticolati ed i cavalli di Frisia per ostacolare un eventuale attacco nemico. Il lavoro di costruzione delle trincee veniva fatto alternando operai con la zappa a quelli col badile posizionati ad una distanza di circa un metro e mezzo l'uno dall'altro; a seconda della situazione si lavorava sia di giorno che di notte. La trincea non conosceva ostacoli e distruggeva tutto quello che si trovava lungo il suo percorso. In questo modo venne stravolto il territorio, deviando o interrando fossi, distruggendo campi e coltivazioni, abbattendo alberi. Nel nostro territorio rimangono solo alcuni resti di trincee come quella presso la casa Doimo o quella al Borgo Malanotte. Pagina 46


MEMORIE DELL'ALTRA PARTE Riportiamo alcuni concetti, pensieri e avvenimenti lasciati scritti dal Gen. Otto Von Berndt, comandante della 29a Div. Fanteria Boema e poi sostituto comandante del 16° C.d.A. schierato a Mareno-Vazzola-Visnà e il Piave. “… prendo il comando il 31 luglio 1918 della 29 divisione e subito dopo vengo nominato comandante facente funzioni del 16 C.d.A. il cui comandante è partito per Vienna ...” Il comando che è a Villa Varda (la divisione è acquartierata a Gaiarine) viene poi trasferito a Cimetta, mentre il comando della brigata Landsturm è posto a Borgo Villa a Mareno ... A Campagna (Campagnola) – Bocca di strada – S.Fior c'è la 51° divisione Honved. A sinistra verso Vazzola – Visnà c'è la divisione Schutzen. Il 121° Rgt. Fanteria è di riserva a Soffratta dove c'è un ponte e il gruppo palloni frenati con il centro comunicazioni. Quando arrivo faccio un giro d'ispezione e constato che la linea di difesa sul Monticano, “La linea del Re”, lo è solo di nome e devo provvedere alla sua costituzione. La situazione generale non è sufficiente alle necessità. Il gruppo palloni frenati a Soffratta è composto da un solo pallone. Le truppe di riserva sono lontane dal fronte. I soldati in genere sono preparati all'attacco, ma non per la difesa, che abbisogna di una preparazione diversa.

I viveri scarseggiano ed il ricambio di vestiario non è possibile. Inoltre i ponti sul Monticano sono insufficienti al transito di un intenso traffico militare. Pagina 47


Pur avendo trattato la popolazione con accondiscendenza, lasciandola nelle proprie case, gli abitanti sono inaffidabili perché favoriscono la trasmissione di notizie al nemico... E' un lungo lavoro per preparare le difese, trovare i viveri e proteggersi da coloro che creano scompiglio nella truppa diffondendo idee disfattiste. Primi trinceramenti al Ponte della Priula

Faccio domanda al magazzino legnami di Fontanelle di materiale necessario alla costruzione di alcuni ponti e passerelle sul Monticano, ma la risposta è negativa. Il legname deve essere utilizzato solo per la costruzione di ponti sul Piave durante la prossima offensiva. Quando il 24 ottobre inizia l'attacco del nemico ordino alle riserve di avanzare verso il fronte, ma il 68 Rgt. di fanteria si rifiuta di marciare e viene disarmato e inviato dietro le linee del Monticano... Resistenti dietro le linee austriache

Tra alterne vicende il fronte si sposta con i nemici che attaccano continuamente e raggiungono prima la linea di B.go Malanotte e poi quella di Campagna (Campagnola) – Calle di Mareno. … La 29° Divisione si pone a Campagna verso Tron, ma quando il nemico arriva a Soffratta dò l'ordine a tutti i reparti di ritirarsi dietro il Monticano. Con un ultimo attacco il nemico passa oltre “La linea del Re” provocando una breccia di un paio di kilometri ...” Sono giorni in cui a Mareno c'è grande traffico con migliaia di uomini e molti mezzi che attraversano il territorio, per ritirarsi gli austriaci e per avanzare i nostri, usando i soli due ponti di Ramera e Soffratta e qualche passerella poco adatta come quella presso Villa Balbi (oggi Paoletti). Battaglia d'arresto sul Piave

Dal punto di vista militare la testimonianza del Generale è quanto mai indicativa dello stato e delle posizioni delle truppe austroungariche sul nostro territorio, nonché dei movimenti di ritiro e difesa. Non fa cenno, però, alla vita Pagina 48


impossibile imposta ai nostri paesani, che riferiscono di essere stati spogliati, armi alla mano, di tutto, ma proprio di tutto: viveri, vestiario, legname, mobili, ecc., lasciando loro l'alternativa se morire di fame subito o lentamente. Meno male che è durata un solo anno. Un anno maledetto!

Foto a sinistra: Le nostre truppe oltrepassano il Piave Foto a destra: Pattuglia di Bersaglieri con mitragliatrice raffreddata ad acqua Foto sotto: Monete di occupazione austriache

ALDILA' DEL PIAVE e i casi di barbarie – Gazzettino 1/11/1918 Zona di guerra del 30 Ottobre “Stamane alle ore 5 mi recai oltre il Piave. Confermo la desolazione dei luoghi rioccupati. Susegana è completamente distrutta. Il castello dei conti Collalto è danneggiatissimo; la scuola italiana dei bombardieri è apparentemente intatta, ma dentro

Pagina 49


i baraccamenti sono semi distrutti. Conegliano ha subito gravi danni prodotti nel passato inverno dalle truppe germaniche. Ieri mentre ferveva il combattimento per le vie di Conegliano e mentre i battaglioni d'assalto aggiravano e annientavano i mitraglieri austriaci che resistevano sopra la piazza, la comparsa improvvisa del tricolore sopra la fontana nel Nettuno decideva gli Austriaci alla ritirata. La popolazione che è festante per l'arrivo degli Italiani è in condizioni tristissime, affamata, misera. Oggi a Soffratta di Mareno di Piave nostre piccole pattuglie hanno trovato un unico borghese, che vi era restato e che immediatamente volle partire e passare sulla sponda destra del Piave. Egli è Sante Roma negoziante di coloniali, sali e tabacchi. Incurante del cannoneggiamento e della battaglia volle assolutamente passare il Piave alla sponda destra. Si segnalano casi di barbarie degli austriaci. Sopra l'argine sinistro del Piave si trovò il cadavere di un ardito straziato. Seguiranno altri particolari. (E.M. Zaroni)

1918 – MORTE A TRON Il bambino si chiama Tonino, ha 10 anni e abita in centro a Mareno. Non sa che la guerra sta finendo, che gli austroungarici si stanno ritirando, che gli inglesi e gli italiani stanno avanzando. La mattina del 29 ottobre 1918, insieme alla sorella di qualche anno più anziana, partono a piedi per andare a S. Maria a trovare il cugino Beniamino dall'Armellina. Lungo il percorso incontra soldati che vanno non sa dove, altri che passano in senso inverso; sente anche spari provenienti da non molto lontano. Nel pomeriggio, dopo aver giocato e corso con Beniamino, ripartono per rientrare a casa, decidendo di cambiare strada. Pagina 50


Fanno delle viuzze secondarie e sbucano sulla via distrettuale vicino a Villa Donà delle Rose e pensano di procedere verso Tron, asilo Pio X° e fino a casa. A differenza della mattina trovano che tutto è calmo, non sentono spari e non ci sono soldati. Perciò è con grande sorpresa che si trovano davanti ad un fatto irreale, pauroso per dei bambini. All'altezza della Villa nel fossato che costeggia il muro di cinta vedono una lunga fila di soldati austriaci morti, messi in fila come stessero riposando. La sorpresa, la paura e l'emozione faranno sì che non se ne dimenticherà mai per tutta vita. Quando, più avanti negli anni, verrà chiamato al servizio militare partirà e farà il proprio dovere, ma avrà sempre un rifiuto innato per la guerra e le sue conseguenze.

UN CASO DRAMMATICO DEL 1918 A Ramera, nell'attuale via Balbi che corre alla base dell'argine sinistro del Monticano c'è una abitazione (tutt'ora esistente) in cui nel lontano 1918 abitava la famiglia Sanson. Uno dei figli di nome Francesco, ma conosciuto e chiamato Piero, aveva sposato Natalina Giuseppina De Pasqualin di Refrontolo e aveva avuto 6 figli: cinque maschi e una femmina. Scoppiata la 1° Guerra Mondiale nel 1915 Francesco-Piero ed il figlio più anziano erano stati richiamati alle armi e nel 1918 si trovavano con le truppe nella zona del Piave. Con l'armistizio, entrato in vigore il 4 novembre alle ore 15, la guerra era terminata. In ogni caso le truppe combattenti erano già lontane in Friuli e in Venezia Giulia, anche se sul territorio si aggiravano sbandati, disertori e finti partigiani. La vita sembrava sorridere dopo tutte le difficoltà e le angherie vissute e subìte durante l'invasione e la gente festeggiava benché con l'ansia e la

Pagina 51


speranza di aver notizie e veder tornare a casa salvi i propri cari. Quel giorno, l'8 Novembre, Giuseppina Natalina era in cucina a casa. La stanza era posta sul retro dell'abitazione, rivolta verso nord, dove oltre la stradina c'era un piccolo vigneto ed un prato con una mucca al pascolo. A pensarci è strano che dopo tutte le rapine austriache ci fosse ancora una mucca al pascolo. Ma, come ha lasciato scritto Don Amerigo Garbuio parroco di S.Michele di Piave e alloggiato profugo presso la canonica di Vazzola “... si lasciò in tutte le famiglie soltanto una vacca, con l'onere tassativo, di fornire il latte ogni mattina ai sigg. ufficiali germanici...”. Questa disposizione però era stata in seguito superata da nuove regole essendo venuta meno la disponibilità di carne per le truppe. In ogni caso la mucca c'era e pascolava poco distante dalla casa. Natalina Giuseppina era seduta in cucina vicino alla finestra e stava coccolando il figlio di 5 anni che teneva in braccio e magari stava sognando il ritorno dei suoi famigliari sani a salvi. Persa nel gioco e nei suoi sogni non si accorse di morire e le sue speranze e i suoi desideri forse continuarono nella sua mente anche nella nuova dimensione. Era successo che qualcuno dalla zona dei S. Fritz aveva sparato un colpo di fucile. Il proiettile aveva colpito di striscio la mucca e deviando la traiettoria era entrato attraverso il telaio della finestra e colpito Natalina alla tempia uccidendola all'istante. Giovanni Il figlio Giovanni non più trattenuto cadeva pesantemente a terra riportando una ferita alla fronte la cui cicatrice si vedrà per sempre. Il marito ed il figlio maggiore, raggiunti dalla notizia, poterono rientrare solo a funerali celebrati. Non restò loro che piangere sulla sua tomba. Ironia della sorte: i guerrieri tornano dalla guerra salvi e a casa trovano morta la persona cara che era rimasta ad attenderli. Non si è mai saputo chi ha sparato né perché.

La vita? Coloro che vengono non sanno nulla della venuta, coloro che se ne vanno non sanno nulla della loro partenza. E allora cos'è? [Lieh-Tze]

Pagina 52


Cap. V IL GRANDE FIUME CAMBIA La guerra finisce e restano i danni da riparare. Anche gli argini del Piave devono essere rifatti o riaggiustati. Inizialmente si impiegano i prigionieri di guerra, poi anche le truppe alpine. La vita sul fiume, tornato tranquillo, riprende con il solito traffico di barche, con i traghetti, con la rivitalizzazione dei porti di approdo per le persone e per le merci. Dura poco però la ritrovata lenta vita fluviale. Nuove esigenze sul territorio sfruttano in modo esasperato ciò che il Piave può dare: l'acqua. Si iniziano a costruire dighe e centrali elettriche; alla fine se ne conteranno più di cento che utilizzano gran parte dell'acqua e poi l'agricoltura che con le nuove canalizzazioni, ben 37, si beve il resto. La vita delle persone scorre nella quotidianità. Anche i fatti di cronaca, i furti, gli incidenti e quant'altro, si susseguono continuamente ben riportati nella sezione cronaca dei giornali. Più avanti presentiamo alcuni esempi. E' anche il periodo in cui si scava per recuperare le salme dei caduti che ancora vi si trovano sepolti e si lavora per bonificare il greto dal materiale bellico abbandonato. E' un lavoro pietoso che rinnova continuamente il sentimento di rispetto e di sacralità dei luoghi, anche se molti se ne dimenticheranno. Pagina 53


Negli anni 1943/1945 vi si nascosero i “partigiani” quelli veri e quelli dell'ultimo minuto e purtroppo qualcuno dimenticò che i luoghi meritavano rispetto. Non è stato un bel periodo. Troppi aguzzini e morti inutili. Troppo sangue versato in nome di una appartenenza sociale e politica. Il “fiume sacro alla Patria” è stato vilipeso e dissacrato ed i fatti sono rimasti indissolubilmente impressi nella memoria delle persone. Dissacrazione che continua anche ai giorni nostri con comportamenti poco consoni messi in atto da individui e da gruppi con nessuna sensibilità. Il letto del fiume deve essere rispettato in memoria di tutti i caduti per la giusta causa, alcuni dei quali probabilmente vi sono ancora sepolti. Dopo il prelievo di tutta la sua acqua il Piave si può considerare morto come fiume, che vive solo nella mente delle genti rivierasche. E' certamente un fiume generoso che favorisce la produzione di diversi prodotti agricoli e ci dà elettricità in abbondanza, In effetti fa di tutto e bene tranne che fare il fiume. Non scorre, non si gonfia, esonda raramente, è stato addomesticato e imbrigliato e non mormora più. Porto sul Piave Ma è proprio vero? Non è che il Piave così storpiato, quasi cancellato, ci riservi per il futuro, magari prossimo, delle sorprese? Non è che amareggiato vorrà farci vedere che è ancora attivo e può far danni come nel 1966? Museo ritrovamenti del Porto di Lovadina

Ne è convinto il presidente del Comitato Imprenditori Veneti “Piave 2000” Diotisalvi Perin, che durante una conferenza-dibattito tenutasi a Pagina 54


Susegana il 14 maggio 2010 l'ha spiegato, supportato da valenti tecnici e specialisti e immagini filmate. Lo stato d'incuria del greto del fiume “...intasato da una fitta boscaglia e da importanti depositi alluvionali che ne diminuiscono sensibilmente la portata d'acqua potrebbe innescare un grande disastro se si verificasse una piena tipo 1966”. Ancora fluviale Man mano che diminuisce la capacità di portata tanto più aumenta “il rischio di un'ineluttabile disastro per i comuni rivieraschi”. Quando il 4/11/66 le acque scavalcarono la diga e allagarono la piazza di Nervesa, le Autorità decisero di minare l'argine sinistro tra Colfosco e Ponte Priula per salvare Treviso da una alluvione. Per fortuna la portata diminuì e l'argine venne sminato. Qualche anno fa venne presentato ai Comuni della zona tra Ponte Priula e Cimadolmo, un piano per la realizzazione di grandi “casse di espansione” da costruirsi sopra il livello del terreno con argini alti 10/12 metri. Si può solo immaginare cosa succederebbe al nostro territorio se un argine per qualsiasi motivo cedesse (vedi quanto successo in Ungheria ai giorni nostri). Per fortuna da un po' di tempo non se ne parla più. Il Piave è il nostro fiume e ci auguriamo e speriamo che la disattenzione con la quale lo trattiamo non ci venga rinfacciata un giorno né se ne paghino le conseguenze. Pagina 55


Riportiamo alcuni fatti letti su “L'Azione” e su “Il Gazzettino” degli anni '20 e '30 per far conoscere uno spaccato di cronaca locale di quei tempi. Anche allora, come ai nostri giorni, succedeva di tutto.

NOTIZIE DA “L'AZIONE” Anno 1914 Vengono eseguiti i lavori sull'argine del fiume Monticano a San Michele di Ramera. L'impresa è la ditta Bettini di Padova che occupa 300 operai di Mareno e dei comuni limitrofi. I lavori sono stati caldeggiati e sostenuti dal sindaco cav. Mantese e hanno dato pane a molti indigenti. Anno 1920 - Durante la festa di tutti i Santi viene inaugurato il Monumento ai Caduti di Mareno di Piave su disegno del prof. arch. Luigi Candiani di Vazzola e realizzato dallo scultore Giuseppe Zanette di Vittorio Veneto. - I ladri entrano nella canonica di Ramera dove asportano oggetti per un valore di poco superiore alle 3000 lire. - In occasione della visita pastorale del Vescovo, vennero consacrate le nuove campane della chiesa di Mareno, fuse dalla rinomata ditta De Poli di Vittorio. Anno 1921 - Domenica 6 marzo vi fu l'adunata di tutte le socie del Circolo Femminile e si tenne per l'occasione una conferenza sulla stampa buona. - Nella parrocchia di Ramera si raccoglie tra le famiglie il denaro per la costruzione del Monumento ai caduti. Il Comitato venne presieduto dal mutilato e valoroso Capitano Olindo Celotti. In pochi giorni si raccolgono 17.000 lire ed il lavoro venne affidato al valente artista Vittorio Celotti di Conegliano. - Il giorno sacro a Maria Assunta in cielo, vennero inaugurate le campane della chiesa di Ramera, lavoro eseguito dalla premiata fonderia De Poli. - A Soffratta il 30 ottobre è stato inaugurato il grandioso Monumento ai Caduti opera geniale dell'arch. Candiani. Presenziano il Vescovo, il Sindaco di Mareno di Piave Avv. Polacco, l'architetto Candiani, il parroco Don A. Sartori e molti altri. Anno 1922 - Venne compiuto un furto nella chiesa di Ramera. Si asportarono parecchi oggetti sacri e si scassinò una cassetta con l'offerta dei fedeli. In sacrestia vennero rubate posate, biancheria, masserie e un orologio a pendolo. - Lutto profondo a Mareno di Piave per la scomparsa di suor Concetta, al secolo Angela Miazzo, Superiora dell'Asilo.

Pagina 56


NOTIZIE DA “IL GAZZETTINO” Contro il padre spara 4 colpi di rivoltella (1926) Verso le quattro del pomeriggio di ieri a mezzo dell'auto del Sig. Peccolo veniva trasportato al nostro Ospedale certo Marion Pietro, di anni 60, il quale presentava parecchie ferite da arma da fuoco. Venuti a conoscenza del fatto ci siamo recati all'ospedale e dal Marion stesso abbiamo ricevuto il seguente racconto: “Me ne venivo da Conegliano dove ero stato al mercato quando giunto nei pressi della tenuta Wiel in località Campagnola di Mareno di Piave sentii dire di una sciagura successa al Ponte della Crevada. Mi voltai per ritornare sui miei passi e mi vidi di fronte mio figlio Paolo di anni 24, che senza dubbio doveva seguirmi. Paratomi dinanzi mi disse che aveva bisogno di parlarmi. Cosa vustu, gli chiesi; al che mi sentii rispondere: Voio schei. Gli feci notare che non aveva nessun diritto di chiedermi denaro, che egli aveva già avuta la sua parte. Mio figlio senza profferir parola estrasse di tasca una rivoltella e mi sparò contro 4 colpi. (due pallottole hanno colpito di striscio la spalla ed un fianco, le altre due sono penetrate nella regione auricolare e nel collo senza che si riscontri fuoruscita dei proiettili). Appena compiuto il delittuoso atto il Paolo Marion si presentava alle carceri giudiziarie dicendo al capoguardia: vegno dentro, go copà me pare. Un nuovo fabbricato ed un nuovo ponte (1929) Dopo lunghe ad attive pratiche con il Ministero competente, svolte per opera solerte del nostro Podestà, vennero iniziati i lavori di un fabbricato scolastico alla località Sega, affidati all'impresario sig. Giovanni Giacinto Granzotto di S.Lucia di Piave, nonché del ponte sul Monticano in Soffratta (ponte Zanardo) sotto l'impresa dell'Ing. Aldo Albini di Venezia. Venne così occupata la maggior parte degli operai disoccupati del Comune. Auto contro una carretta (1929) Nel tragitto dal nostro paese verso Tezze nella curva Camatta, il Sig. Aldino Serafini urtava con la propria auto la carretta dei F.lli Zanella di Vazzola. La carretta finì nel fosso laterale riportando vari danni mentre le persone rimasero completamente incolumi. L'auto ebbe diverse avarie e la moglie del Sig. Serafini, che era a bordo, riportò leggere abrasioni al viso. Due arresti (1929) L'Arma procedeva l'altro ieri all'arresto di Olinto Zambenetti traducendolo a Conegliano per scontare la pena relativa ad un vecchio furto di frutta pel quale non aveva ancora saldato il conto con la giustizia. Poi arrestava anche Umberto Garlant perché inadempiente all'ammenda inflittagli per contravvenzione ai regolamenti di pulizia stradale.

Pagina 57


Si ribalta colla moto (1929) Il commerciante Antonio Pillon di anni 28 di Mareno di Piave se ne veniva in motocicletta da S.Vendemiano quando giunto nei pressi di Fossamerlo si vide attraversare la strada da un uomo. Il Pillon per evitare di investirlo si ribaltava riportando nella caduta ferite varie alla regione orbitale destra. A mezzo di un'auto venne trasportato all'Ospedale dove riceveva pronte cure dal Dr. Fabbris che lo giudicò guaribile in una settimana. Era senza porto d'armi (1929) Mentre il maresciallo Valentini con il milite Cestaro erano in servizio verso la località Campagna la loro attenzione venne attratta dallo sparo di alcune fucilate in un campo vicino. Corsi sul posto scorsero un cacciatore che alla loro vista tentava di darsi alla fuga. Fu preso, fermato e identificato per il contadino Marcon Giuseppe fu Luigi al quale venne sequestrata l'arma ed inoltrata la denuncia al Pretore perché sprovvisto di porto d'armi. Il contadino vigile (1929) Un colpo mal riuscito può dirsi quello tentato da Agostino Da Re fu Cesare di Cappella Maggiore che cautamente si era avvicinato all'abitazione del contadino Lovisotto di Ramera per appropriarsi di una bella tacchina. Il Lovisotto per un po' lasciò fare ma quando vide l'altro tentare di svignarsela con la preda, lo rincorse e lo raggiunse per consegnarlo alla Benemerita di Conegliano. Morsicata da un cane (1929) Purtroppo persiste la cattiva abitudine di lasciare vagare i cani senza museruola ed anche l'altro giorno veniva morsicata Vaccari Vittoria in Cettolin. Del fatto se ne è subito occupato la Benemerita che ha elevato contavvenzione a carico del proprietario del cane il Sig. Alessandro Dotta Arresti per multe (1930) In seguito a mandato dell'Autorità giudiziaria la Benemerita traduceva a Conegliano Giobatta Maccari di Luigi, Marina Gandin fu Angelo e Giustina Cenedese fu Giobatta inadempienti al pagamento delle multe di L.1600, 416, 416 rispettivamente, applicate agli stessi per inosservanza alla legge sulla fabbricazione degli spiriti (grappa) ed ora tramutate nella corrispondente detenzione.

Solidarietà sociale: per quanto riguarda la carità se è giusto che, caduto, un uomo debba trovare una mano amica che lo sorregga, è altrettanto giusto che nessun uomo debba essere portato in braccio eternamente. [Th. Roosevelt]

Pagina 58


UN IMPRENDITORE ANOMALO Siamo nel giugno del 1934. E' il periodo in cui si sistemano i monumenti ai caduti in guerra e si costruiscono “i Parchi della Rimembranza”. Anche a Mareno si decide di costruirne uno. Le idee sono tante, alcune grandiose, ma la disponibilità finanziaria limitata, per cui bisogna trovare delle soluzioni compatibili. Si pensa di costruire il Parco nello spiazzo vicino alla chiesa, così si può sistemare anche il terreno pieno di buche ed erbacce e creare una piazza che Mareno non ha mai avuto. Fatto e approvato il progetto dell'Ing. Emilio Ziliotto viene emanato il bando per l'assegnazione dei lavori. Il Podestà aprendo le buste delle offerte le considera troppo onerose. Perciò s'inventa una soluzione alternativa. In paese ci sono molti braccianti poveri che non riescono a mettere insieme un pasto giornaliero decente e per dimenticare bevono e sprecano anche quel poco che guadagnano mettendo le famiglie in gravissime difficoltà. Il Podestà chiama un suo conoscente, aiutante muratore, Maccari Paolo detto “Calca”e gli propone di formare una forza lavoro con i disoccupati del paese. A capo della squadra mette un muratore capace incaricato dal Comune e assicura loro una paga minima, due pasti al giorno e buoni per la spesa per le famiglie, così ci sarà da mangiare anche per le mogli e i figli. La squadra di lavoratori si chiamerà “Impresa Calca” ed il lavoro verrà portato a termine con una spesa inferiore alle offerte pervenute in municipio. Ma soprattutto con i soldi pubblici (parecchi anche di privati compresi quelli dell'ex Podestà) si aiuta la gente povera dando lavoro e cibo. Dopo la II° Guerra Mondiale “Calca” Maccari si perde nell'alcool e farà il barbone girovago chiedendo l'elemosina. A casa del Podestà, memore della vecchia amicizia, si fa vedere qualche volta sempre accolto con un pasto caldo e con rispetto. “Calca” accetta il cibo, ma chiede di fare qualche lavoretto in cambio. Per questo in un angolo del cortile ci sono sempre dei pezzi di legno che lui taglia pronti per la cucina economica. Ognuno sapeva che era un gioco, ma era salva la dignità. Un giorno, verso la fine degli anni 50, “Calca” si addormentò sui binari del treno a Conegliano; fortuna vuole che il treno si fermasse in tempo procurandogli solo un taglio sul naso. Dal caso nacque la diceria che “Calca” aveva fermato il treno con il naso. Non se ne rese mai conto. Morì in solitudine il 4 agosto 1962. Pagina 59


La fame: è una cosa umiliante, orribile, è una necessità vergognosa lottare per vivere. Soltanto per vivere. [Curzio Malaparte]

Pagina 60


Cap. VI DALLA PAURA ALLA SPERANZA La guerra finisce ufficialmente con il mese di Aprile 1945; Mareno, che è liberata dalla Brigata Piave, conta quattro caduti partigiani: i due f.lli Conti Agosti Giuseppe “Claudio” e Luigi “Tiberio” caduti a Refrontolo il 4/10/1944, Marco Stival “Mario” caduto a Gorgo il 19/4/1945 e Barro Attilio “Ardito” caduto a Monfalcone il 12/4/1944. Ufficiosamente però continua perché ci sono troppi rancori, vendette, conti in sospeso da regolare e gli ammazzamenti continuano ancora per un po' di tempo. Inoltre è difficile calmare gli animi e molti approfittano della situazione d'impunità per rubare, rapinare, uccidere. Tessere annonarie Anche il C.L.N. (Comitato Liberazione Nazionale) emana un ordine del giorno “preoccupato dell'aumento del banditismo fa voti perché non solo sia aumentata la sorveglianza della Forza Pubblica, ma perché i colpevoli catturati siano sollecitamente ed esplicitamente puniti”. In una relazione si legge: “Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza svolsero con graduale efficacia continue azioni per trovare armi. Non vennero scovati nascosti cannoni e carri armati come accadde in alcuni fienili dell' Emilia e Romagna, ma anche nella nostra provincia vennero rastrellati: mitragliatrici, mortai, armi anticarro, fucili, pistole, bombe e grandi quantità di esplosivi”. Battitura del grano Pagina 61


La fame regna sovrana soprattutto nelle città, meno nelle campagne. Per fortuna arrivano derrate alimentari dall'Argentina e dagli U.S.A. Mareno, paese di campagna, vive una situazione abbastanza tranquilla. Nelle scuole si distribuiscono gratuitamente la cioccolata ed il latte in polvere donati dagli U.S.A., mentre a casa si cerca di far produrre ogni fazzoletto di terra per incrementare la disponibilità di cibo. Le viti coltivate col sistema “alla bellussera” (sistema messo a punto dai Bellussi di Tezze molti anni prima) producono quantità, anche se di scarsa qualità. Inoltre sono sostenute dai “morer” (gelsi) le cui foglie vengono usate per allevare i “cavalieri” (bachi da seta), che sono un'altra fonte di reddito. Tra i filari si semina di tutto: grano, granoturco, patate, fagioli, orzo, avena e tante zucche da mangiare e da dare ai maiali. Trebbiatura Si fa anche un po' di rotazione delle colture, ma la coltivazione è sempre troppo intensiva ed i terreni si impoveriscono. Dato che non ci sono ancora i concimi chimici si usa esclusivamente il letame, che non sempre è sufficiente perché le stalle sono ancora abbastanza vuote. Nell'insieme però a Mareno non va troppo male. Le autorità nazionali e locali, che devono pensare a dar da mangiare a tutti, per disporre di derrate sufficienti creano degli ammassi obbligatori dove i produttori agricoli devono far confluire i beni prodotti che vengono pagati a prezzo calmierato. E qui s'innesta una vera e propria guerra tra i produttori che nascondono i prodotti e le autorità che li cercano e li sequestrano. La stessa cosa avviene per i distillatori abusivi (quasi tutti in campagna) e i “dazieri” che, seguendo gli odori pungenti emessi dalla grappa, trovano facilmente i nascondigli e i depositi. Pagina 62


Anche il Prefetto invia una circolare ai Sindaci: “ … Siano controllati i ristoranti, pasticcerie e bar, i negozi alimentari, centri nevralgici della borsa nera; si proceda a visita improvvisa alle stalle e ai granai, per verificare l'esattezza delle denunce e si chieda l'ausilio della forza pubblica ogni volta sia necessario ...” Per dar la possibilità a tutti di sopravvivere, vengono emesse le tessere annonarie, cioè tessere composte da tagliandi staccabili in cui c'è scritta la quantità e il tipo di merce acquistabile in un determinato periodo. Viene anche indirizzato un appello dal CLN provinciale: “Agricoltori, dai dati in nostro possesso risulta che solo pochissimi fra di voi hanno provveduto a portare il frumento ai granai del popolo e che molti non hanno ancora denunciato il raccolto effettuato. Non possiamo pensare che dopo la liberazione voi vogliate sabotare il regime democratico liberamente voluto dal popolo. Voi sapete bene che noi abbiamo precise notizie sulla quantità di grano prodotta e su quella che deve affluire ai granai del popolo ...” Inoltre manca il denaro contante per i pagamenti. Gli alleati emettono allora una moneta provvisoria chiamata AM-Lire, mentre alcune banche emettono dei piccoli assegni circolari da utilizzare come moneta spicciola. Questo sistema verrà utilizzato anche negli anni 70 quando verrà meno, per qualche anno, la disponibilità delle monete metalliche. E' emessa anche una sottoscrizione di Buoni del Tesoro quinquennali al 5%. Alla chiusura dei termini risultano sottoscritti nella provincia di Treviso più di settecento milioni di lire. Pagina 63


Giorgio Cedolin, che fu in seguito Direttore Generale di Cassamarca, contribuisce all'opera di propaganda con diversi sonetti, tra cui questo: I DOVERI DE ANCUO Tornar a costruir su le rovine, semenar par i campi el novo gran, verzar da novo fabriche e oficine, serar in cheba qualche fiol d'un can!

Butar mitra e pistole nei canali, par no rifar monae che s'ha za fato e n'à portà tanti dolori e mali!

Molarghe con le ciacole cretine in un sforzo comun darse la man mostrar al mondo che, fra tante spine, rifiorisse l'Italia de doman!

Ofrir a tuti libertà e lavoro a giutar le finanze de lo Stato sotoscrivendo ai “Boni del Tesoro”!

E' anche il periodo in cui gli uomini tornati dalla guerra trovano i posti di lavoro occupati dalle donne. Iniziano le proteste e le contestazioni davanti agli uffici pubblici perché le donne vengano licenziate e diano il lavoro agli uomini. Ma l'U.D.I. (Unione Donne Italiane), che aveva appena ottenuto che le donne potessero votare per la prima volta nella storia, si oppone energicamente dichiarando che la parità tra uomo e donna era stata conquistata e guai a chi la modificava o tentava di farlo. Sfilata della Brigata Piave Lentamente si riparte, ci sono difficoltà, c'è da ricostruire un tessuto sociale, da distribuire in modo più equo la ricchezza. Ma lentamente si riparte. Con la fine della guerra e l'occupazione alleata arrivano anche da noi nuove idee sulla vita, si scopre che ci sono mondi e modi di vivere diversi e soprattutto ci sono tante novità e possibilità da cogliere, basta avere coraggio ed iniziativa. I nostri giovani si svegliano dal torpore di una tradizione immobile con coraggio e molta iniziativa entrano nel nuovo mondo con una creatività mai supposta in precedenza. Sono bravi, volonterosi e con una frenesia del fare che porterà in pochi anni cambiamenti radicali e ricchezza per tutti. Pagina 64


BOMBE A MARENO La notte del 28 febbraio del 1944 all'improvviso si sentono scoppi di bombe che cadono lungo la strada Conegliano-Vazzola. Svegliate di soprassalto, ma già attente per la paura delle conseguenze, le persone si affacciano alle finestre delle case per vedere cosa succede, pregando in cuor loro per la salvezza. Il frastuono dura poco, poi tutto tace. Il resto della notte è passato in chiacchiere e ad auto convincersi della fortuna avuta, cercando di indovinare cosa mai sarà successo di grave e a chi. La domanda principale che ognuno si pone è: perché? Che c'era da bombardare su questa strada dove non passa mai nessuno straniero? Non avendo risposte esaurienti, si accetta l'idea che qualcuno avesse segnalato il passaggio di una colonna di tedeschi. Ma non era vero. Chi ha rischiato la vita di molti con una notizia fasulla? Non si è mai saputo. Il giorno dopo gli adulti si affannano a cercare risposte da adulti, mentre i bambini si riuniscono e partono in esplorazione delle buche provocate dalle bombe cadute nei campi a lato della strada tra il Centro e Vazzola. Viene spontaneo ai ragazzini il gioco della guerra saltando da una buca all'altra e nella ricerca delle schegge metalliche. All'ora di pranzo sono tutti a casa contenti di aver vissuto un'avventura. A Campagnola invece cadono 9 bombe in mezzo ad un gruppo di case provocando danni a parecchie abitazioni, ma non vittime. Una addirittura, ritenuta scoppiata, esplode più tardi, mentre un'altra cade nella stalla della Famiglia Padoan Giuseppe tra le 18 mucche, per fortuna senza esplodere salvando così la vita delle 22 persone presenti e degli animali. A ricordo dello scampato pericolo il giorno 28 gennaio di ogni anno ci si trova e si prega presso il rinnovato capitello posto al centro del borgo.

Pagina 65


… E A TREVISO E' il Venerdì Santo del 1944. Sono le tre del pomeriggio e gli adulti riposano mentre i bambini, che non volevano andare a letto neanche a forzarli, stanno giocando senza far rumore per non essere sgridati. All'improvviso vengono scossi da un forte e continuo rumore e dal tintinnio dei vetri delle finestre. Spaventati corrono a svegliare gli adulti superando la paura di prendere magari qualche ceffone. Invece vedono facce preoccupate e allarmate e sentono parlare di aerei, di bombardamenti, di pericolo. Quando il rumore finisce e cala un silenzio irreale, tutti escono ad incontrare le persone del vicinato, a parlare, a chiedersi dove può essere avvenuto e con quali conseguenze. Sono ore di grande tensione in attesa dell'arrivo di notizie certe e cioè che il bombardamento, un grande e disastroso bombardamento aveva colpito Treviso. Un rifugio antiaereo colpito Si saprà poi che la città era stata distrutta e c'erano circa dove sono morte 80 persone 2000 morti. Tutto è avvenuto perché l'aviazione americana voleva distruggere il deposito merci della stazione ferroviaria ma ha colpito il centro della città.

NOMINATIVI PER RAPPRESAGLIE E' stata trovata la copia di un documento rintracciato presso gli uffici dell'ex Comando tedesco a Treviso (l'originale si trova a Padova presso l'Istituto Veneto per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia). L'elenco comprende una serie di nominativi di diversi comuni da prelevare quali ostaggi per ritorsione agli attacchi partigiani. Non porta la data, ma è presumibile sia dell'agosto 1944, considerato che è citata una persona impiccata il 12 settembre. Nella lunga lista dei paesi e delle persone c'è anche il Comune di Mareno di Piave e due nominativi: 1° Don Venier Lopatto, 2° Dr. Signori (il nostro medico condotto). L'elenco presenta parecchi errori per cui si pensa che l'iscrizione di don Venier Lopatto, che a Mareno non è mai stato e non è conosciuto, sia un errore o dell'informatore o di chi ha materialmente scritto il nome. Pagina 66


TEDESCO A PRANZO Siamo ai primi di Aprile del 1945. I tedeschi si stanno ritirando in gruppi compatti, in colonne armate, ma ci sono anche singoli che cercano di unirsi ai camerati delle unità più numerose. La casa di Angela è chiusa per paura degli sbandati armati e dei malandrini che approfittano del momento per rubare e rapinare. Dentro ci sono solo le donne che si impauriscono tremendamente quando si presenta davanti alla porta un soldato tedesco pesantemente armato. Costrette ad aprire la porta restano in attesa silenziose, quando il tedesco ordina da mangiare, pretendendo una tavola apparecchiata con tovaglia e tutto il resto. La tavola viene preparata e servito quel po' di cibo che c'era. Il tedesco, appoggiata la mitragliatrice sul tavolo, inizia a mangiare. Una delle donne gli versa un bicchiere di vino rosso e una goccia cade sulla tovaglia. Il tedesco si fa buio in faccia e smette di mangiare come colpito da una folgorazione e avvicina la mano alla fondina della pistola. La donna più anziana, la signora Giuseppina, interviene per smorzare la tensione che si era improvvisamente creata, dicendo “evviva, è segno di buona fortuna”. Al che il tedesco s'incupisce ancor di più e arrabbiato risponde: ”Nein, nein evviva. Nein fortuna, cambiare subito tovaglia!” Cambiata la tovaglia e finito di mangiare il tedesco in silenzio si alza, prende le sue armi e se ne va tra il sollievo delle donne, che solo allora percepiscono appieno di essere state vicino alla morte per una macchia di vino rosso sulla tovaglia. Che brutti tempi!

MORTE SUL CARRETTO Una sera di luglio 1944 all'imbrunire un gruppo di bambini si sta attardando a giocare nella “baorchetta” in via Molino quando all'improvviso, come in un film dell'orrore, dall'oscurità della stradina che arriva da Soffratta spunta un carretto trainato da una persona con la schiena curva. Avanza lentamente, con fatica e si avvicina sempre più. La vista di questa figura è tanto surreale da impressionare i bambini che si portano vicino al muro, dove c'è un affresco della Madonna, cercando istintivamente un po' di sicurezza. Quando il carretto passa i bambini vedono che sopra è distesa una persona morta ed un brivido corre lungo le loro schiene. Sguardi impauriti e poi, passato il carretto, via di corsa ognuno a casa propria a raccontare. Hanno saputo poi che si trattava di Piacentin Guerrino, morto per esalazioni di gas in un pozzo in costruzione dov'era sceso per salvare un amico. Nel 1948 gli sarà concessa la Medaglia d'Argento al Valor Civile. Per i bambini era passata la morte. Che paura!

Pagina 67


DRAMMATICO IMPREVISTO 13 gennaio 1946. In un campo adiacente via Roma vicino alla casa della famiglia Buffo, quattro o cinque persone stavano sudando molto nel compiere un lavoro duro e snervante. Dopo aver tagliato un grande albero, si stavano cimentando nel togliere il ceppo (la zhocca). Pala e “sapon” (piccone) e tanta fatica. Durante il lavoro passa e si ferma un giovanotto conosciuto e considerato un ex partigiano di nome Scudeller Desiderato di Giovanni e Speranza Rosa di anni 22, ma chiamato Pilato, che prospetta di completare il lavoro con facilità usando dell'esplosivo. Pensando a tutto il lavoro faticoso risparmiato l'idea viene accolta favorevolmente. Preparato lo spazio e messa la mina Pilato si accorge di avere solo miccia a lenta combustione, il che significava perdere tempo. Un altro ragazzo presente si offre di fornire della miccia “rapida” e corre a casa a prenderla. Come facesse ad averla è sempre rimasto un mistero. Completato il lavoro viene dato il grido “tutti al riparo” e Pilato accende la miccia pronto ad allontanarsi. La miccia è però talmente rapida da provocare lo scoppio immediato della mina uccidendo Pilato sul colpo e ferendo altre persone presenti. Un ragazzino di nome Dino sente il botto e dopo un po' si convince di andare a vedere cosa è successo, ma fatti pochi metri da casa in Borgo Molino, incrocia un carretto, con un giovane morto sopra, in viaggio verso il cimitero e momentaneamente fermo nel cortile di casa Meneghin. Il trauma lo ha accompagnato per tutta la vita. Vedere la morte in diretta è stato un grande dolore per i presenti, ma anche per tutto il circondario.

FIORI E FUMO Il bambino Giacomino quella sera del 1948 è felice: papà è tornato presto dal lavoro e può dedicargli un po' più di tempo per giocare. Ma papà ha una cosa urgente da fare e va in giardino e toglie tutti i fiori a campanelle. Il bambino sorpreso gli chiede come mai rovina i fiori così belli e la risposta è: “ho saputo che con le foglie di questi fiori si può fare un'erba da fumare e la Guardia di Finanza è in giro alla ricerca di queste piante. Meglio togliere tutto e mettere fiori diversi”. Il bambino pensa un po' e poi sbotta tra sé e sé: averlo saputo prima non avrei usato per fumare quelle orrende e disgustose foglie di fico arrotolate nella carta gialla a buchi usata per i cavalieri (bachi da seta). Si verrà a sapere in seguito che quelle non erano piante incriminate, ma solo delle ”belle di notte” belle e innocue. Non si finisce mai di imparare! Pagina 68


ERNESTO RACCONTA ... E' una piccola storia ma ancora vivida nella mente di chi la racconta, anche dopo tanti anni. “Un giorno dell'anno 1948 stavo nel campo, in via Ungaresca Sud, con i miei genitori ed altre persone per dei lavori, quando nel campo vicino di proprietà della Parrocchia di Ramera giungeva un grosso trattore con le ruote di ferro. Ero bambino e vedere un trattore e così grande era una novità che mi emozionò moltissimo. Arare la terra con l'aratro a mano trainato dai buoi era faticoso e la terra smossa era abbastanza superficiale, mentre con il trattore era possibile girare la terra più in profondità. Stavo a guardare meravigliato quando dal suolo spuntarono delle ossa umane e lo scheletro di una mano con un grande anello d'oro. Il lavoro si fermò immediatamente ed il trattorista De Stefani (conosciuto da tutti come Zhitera) chiamò il mezzadro Armellin che a sua volta avvertì il parroco di Ramera. C'era parecchia gente e tutti a discutere ammirando l'anello fino quando arrivò un rappresentante della Curia che prese la decisione di far proseguire l'aratura. Alla fine del lavoro diverse ossa affiorarono dal terreno e parecchi anelli d'oro vennero recuperati. Si disse che il campo era stato un vecchissimo cimitero della locale comunità dipendente dall'Abbazia di Lovadina, ma sull'avvenimento calò il silenzio. E gli anelli?; li ho visti e poi non se ne parlò più. E le ossa? Il giorno dopo non c'era più niente ...”

EL MORER DEE ANIME El “Morer dee anime” era il mitico e storico albero che fu impiantato in mezzo al bivio tra la via 4 Novembre e la via verso il Monticano e la villa Paoletti detta proprio Via Morer delle Anime. In mezzo al fogliame era stato posto un piccolo capitello dedicato a S. Antonio. L'albero era vecchio, ma con un folto fogliame, punto caratteristico e amato dai paesani. Purtroppo nel 1966 è stato abbattuto e con esso è morta un po' di storia locale.

Pagina 69


UNA LUNGA STORIA …. I ponti di Soffratta Si può far risalire l'inizio di questa lunga storia al 1900, anno più anno meno, quando una bambina scivola nel Monticano e muore annegata. Zanardo Mansueto 1914 – Artiglieria da montagna

Tamburini Maddalena vedova Zanardo, nonna di Pierina, e alcune amiche piantano un albero di “Carpen” sul luogo dell'incidente e vi pongono un piccolo capitello, dedicato alla Beata Vergine, in memoria della bimba morta e a protezione di coloro che vivono lungo le rive del fiume. L'albero, esistente ancor oggi, è segnato nella cartografia come “Punto Mappale”, mentre l'icona religiosa, purtroppo, negli ultimi anni è fatta segno di continui atti di vandalismo. In questo punto c'è un guado ed una passerella utilizzati da sempre dagli abitanti della riva Nord del Monticano e un'altra passerella ed un altro guado sono posizionati un po' più a sud alla fine della via “dei Camilli”. Sono passaggi importanti per gli abitanti del luogo che vengono rinforzati e utilizzati anche dagli Austro-ungarici per il passaggio delle truppe verso il fronte del Piave. Nel 1918 vengono distrutti per proteggere la ritirata lungo la “Linea del Re”. Finita la guerra i guadi e le passerelle sono nuovamente ricostruiti e usati fino al 1929 quando si costruisce il ponte (Zanardo) in muratura, dopo un lungo conflitto di competenze e di diritti, veri o presunti, durato diversi anni. Via del Chilo

Proprietario dei terreni, attorno alla zona dove dovrà sorgere il ponte, è Paoletti Giacomo il cui figlio è anche Segretario locale del partito al governo. Paoletti Giacomo aveva già fatto costruire una strada alla base dell'argine del Monticano su terreno suo (strada a cui è dato il nome di “via del Chilo” perché gli operai che l'avevano costruita erano stati pagati con un chilogrammo di farina per ogni giornata di lavoro) e voleva che il ponte fosse costruito sulla sua proprietà per poter incassare un pedaggio dai fruitori del ponte stesso. I fratelli Mansueto e Guerrino Zanardo

Pagina 70


La situazione è grave perché i poteri contro cui ci si batte sono forti e determinati. Ma i due fratelli Zanardo Mansueto e Guerrino sono persone volitive e, con l'aiuto dei vicinanti, ingaggiano una strenua difesa nel non voler pagare un pedaggio iniquo. Trovano un alleato altrettanto forte e volitivo nel Podestà che interviene facendo spostare il ponte di pochi metri al di qua dell'albero di “Carpen”, fuori dalla proprietà Paoletti, e fa in modo che la via “del Chilo” diventi pubblica. Il ponte finalmente viene realizzato ed è tanto solido da resistere alle cariche di esplosivo messe dai partigiani nel 1945 ed a tutte le piene impressionanti degli anni a seguire. Anche dall'altra parte della via “dei Camilli” sono ripristinati il guado e la passerella, poi viene costruito un ponte in legno con il contributo degli abitanti della zona, che verrà chiamato il “pont dall'Ava” per il maggior contributo dato da questa famiglia. Nel 1962/1963 il ponte in legno è sostituito da quello attuale in muratura. Nel 1970 (delibera del 24/2) si dà mandato per la realizzazione di un nuovo ponte da posizionarsi tra i due esistenti, che dovrebbero essere Uno dei progetti del nuovo ponte distrutti. I progetti sono diversi e ce n'è uno che prevede anche la modifica del letto del Monticano togliendo due curve. Questa volta a guardia del fiume c'è Pierina la figlia di Zanardo Mansueto, che sfoderando la grinta del padre e dello zio si oppone tanto energicamente, coadiuvata dagli uffici preposti come il Genio Civile, il Magistrato alle acque ecc, che il progetto viene definitivamente abbandonato.

La questione dei ponti sarà finalmente finita?

Pagina 71


Classe 1942/43 della scuola di taglio e cucito presso l'Asilo di Mareno di Piave con l'insegnante Suor Adalgisa

1947/48: classi terza e quarta elementare a Tron in via Distrettuale con la maestra Francesca Da Fies. L'edificio è stato venduto quando venne costruita la nuova scuola elementare di Campagnola

Pagina 72


1939 – classe quinta scuola elementare capoluogo con il maestro Giulietto Donato Pagina 73


Particolare mappa territorio trevigiano edita da Pieter Mortier, Amsterdam 1704 Pagina 74


PARTE III

Tu sei sempre oltre il mio pensiero, cosa posso dire di te? M. Bedil

Pagina 75


Il perfetto storico è colui nella cui opera sono mostrati in miniatura il carattere e lo spirito di un'epoca. Th. Macaulay

Pagina 76


Cap. VII

Pagina 77


Pagina 78


Il 55° Reggimento Fanteria, il 7° Reggimento Alpini, l'8° Reggimento Alpini e il Battaglione Artiglieria Alpina “Conegliano” sono i reparti dove è confluita la maggior parte dei giovani militari del nostro territorio.

Pagina 79


IL DOVERE VERSO LA PATRIA Alcuni esempi conosciuti:

ZANARDO CARMELO Richiamato in guerra nel 1943, viene mandato in Jugoslavia a Pola con il 74° Rgt. Fanteria e poi trasferito a Zara nel 291° Rgt. Fanteria. Il 10/09/1943 viene preso prigioniero dai tedeschi e inviato a Bigac in Croazia, poi a Spalato e quindi a Crimin in Croazia, sempre a piedi con lunghe marce di centinaia di chilometri. Le scarpe non adatte e consunte gli procureranno ferite e menomazioni che gli renderanno la vita difficile. Inviato al lavoro coatto dai tedeschi, durante il brillamento di mine per lavori stradali si rovina un piede. La mancanza di medicinali e l'impossibilità di cure adeguate fanno sì che le ferite s'infettano. Pensa di dover morire, ma un amico lo aiuta a tenere le ferite pulite e lavate e dopo parecchio tempo supera la crisi. Appena si sente abbastanza bene in salute fugge dal campo tedesco e si rifugia presso i partigiani jugoslavi, che lo inviano in Serbia presso un campo di raccolta a Cralievo. Preso in consegna dagli Alleati rientrerà a casa nel novembre del 1946. Gli verrà concessa la Croce per Meriti di guerra.

SALVADOR VITTORIO Richiamato per la seconda volta è assegnato al 7° Rgt. Alpini della Cadore. Per necessità contingenti viene inviato in zona di guerra col 3° Rgt. Alpini e poi in seguito è assegnato al 5° Rgt. Alpini in Val Camonica. Parteciperà a tutte le battaglie sostenute dal Reggimento fino alla fine della guerra. Gli verranno conferite la Medaglia d'Oro e la Croce di Cavaliere di Vittorio Veneto.

Pagina 80


BIFFIS ANTONIO Richiamato in servizio nel 1939 è assegnato all'VIII Reggimento Genio Trasmissioni. Nel 1941, promosso Sergente Maggiore, viene mandato in zona di guerra. L'anno successivo è aggregato alla spedizione italiana in territorio russo A.R.M.I.R. e parte per il fronte. Gli viene conferita la Croce per Meriti di Guerra e mandato nelle retrovie per un periodo di riposo. La fatica, il freddo e le privazioni ne minano il fisico ed è ricoverato in un ospedale da campo prima e poi inviato all'ospedale militare di Leopoli in Ucraina. Dopo un periodo di cure riparte per il fronte e durante il viaggio viene raggiunto dall'ordine di ritirata. Con difficoltà riesce a rientrare in Italia e menomato dell'udito da un orecchio. Torna a casa, ma la gravità dello stato di salute lo fa ricoverare subito dopo presso l'ospedale di Persiceto (BO) per le cure adeguate. L'8 settembre 1943 lo coglie di sorpresa, In Ucraina verso il fronte russo ma scappa dall'ospedale, si rifugia in montagna e si aggrega alle forze partigiane locali. Dal 1944 al 1945 farà parte della Brigata “Martiri della Libertà” di Mirano nel veneziano. Finita la guerra riprende il lavoro presso la Banca Cattolica senza mai dimenticare le persone da aiutare. Per la sua opera riceverà diverse onorificenze.

POLACCO VINCENZO Assegnato al 71° Rgt. Fanteria (62a centuria) viene poi trasferito nell' 80° Rgt. Fanteria della 1° Brigata Speciale al di là dell'Adriatico con la nave “Verona” che viene affondata l'11 Maggio 1918. Considerato disperso è proposto per la medaglia al valore.

Pagina 81


BIFFIS GINO GIUSEPPE Nel 1937 parte volontario e frequenta la Scuola Allievi Sottufficiali di Rieti. Promosso Sergente Maggiore nel 1940 viene inviato alla Scuola centrale del Genio di Civitavecchia per il corso guastatori ed è poi assegnato al 5° Battaglione Guastatori. E' inviato in zona di guerra in Jugoslavia e poi in Albania dove si guadagna la Croce al Merito di Guerra. L'8 settembre 1943 si sottrae alla cattura da parte dei tedeschi e si aggrega ad un comando italiano operando in clandestinità. Alla fine del conflitto resta nell'Esercito e viene assegnato a vari reparti. Nel 1947/49 fa parte della Delegazione Italiana per la delimitazione del confine con la Jugoslavia. In seguito verrà mobilitato durante la grave crisi sul confine Orientale e mandato con le truppe d'arresto in prima linea. La crisi con Tito si sgonfia per l'intervento degli alleati e le truppe possono rientrare nelle caserme. Continuerà la carriera militare fino alla pensione.

CARPENE' FERRUCCIO Nasce a Revine Lago nel 1920 e arriva a Mareno di Piave nel 1938. Quando è richiamato il 9/3/40 viene aggregato al 58° Rgt. Fanteria della divisione Piave. E' inviato in zona di guerra a Cattaro in Montenegro, poi, dopo essere stato assegnato alla 285° Compagnia, è trasferito il 19/4/42 a Podgorizza. Il 10/9/43, a seguito dell'armistizio, entra in clandestinità e passa con i partigiani montenegrini contro i tedeschi. Preso prigioniero è internato nel campo di prigionia di Scutari e trasferito poi al campo di Tirana in Albania. Evade il 30/8/1944 e si aggrega ai partigiani albanesi fino alla fine della guerra. Rientra in Italia il 15/1/1945 ed è alloggiato presso il campo Tuher a Brindisi prima di essere congedato il 25/8/1945, quando può finalmente tornare a casa.

Pagina 82


BENVENUTI POMPEO Nato il 27 giugno 1920 è richiamato l'1 febbraio 1940, assegnato al 5° Rgt. Artiglieria contraerea e subito dopo inviato in zona di guerra a Durazzo in Albania. Il 14 maggio 1941 parte per la Russia con il Corpo di spedizione italiano e aggregato al 19° gruppo artiglieria contraerea 75/46. Al momento della ritirata il reparto riesce a sganciarsi dalla linea del fronte e Pompeo ripercorre il tragitto inverso rispetto a quello di diversi mesi prima, con grandi difficoltà ed un po' di fortuna. Finalmente torna a casa salvo benché con i due piedi mezzi congelati; menomazione che si porterà per tutta la vita. Durante il periodo buio del 1944/45 si vede, un giorno, piombare a casa alcuni scalmanati delle camicie nere, forse di Conegliano, che gli chiedono notizie di suo cugino Foscan Egidio. Egidio era da tempo passato con i partigiani e Pompeo certamente non sapeva dove fosse. Ma gli sgherri non gli credono e cominciano a bastonarlo incuranti del suo stato di menomazione fisica. Non avranno risposte perché risposte non ce n'erano e Pompeo, dopo aver vissuto il periodo tremendo della Russia, si ritrova quasi ucciso di bastonate da gente che avrebbe dovuto rispettarlo. Foscan Egidio

ZAMBENEDETTI DOMENICO Arruolato nel 31° Reggimento Fanteria viene mandato subito nel 1921 in Slesia. Durante un aspro combattimento il giorno 11 Maggio 1921 viene ferito gravemente e congedato per le gravi ferite che lo rendono invalido per tutta la vita.

Pagina 83


TEO GIUSEPPE Classe 1917, viene arruolato nel 7° Reggimento Alpini della Brigata “Cadore”. Allo scoppio della II° Guerra Mondiale è inviato al confine francese per tutto il periodo della “campagna”. Apertosi il nuovo fronte nei Balcani è mandato con tutta la Brigata in Albania e poi in Montenegro. Durante tutto il conflitto seguirà le sorti della Brigata Cadore e sarà congedato nel settembre del 1945. Riceverà due Croci al Merito di Guerra (Regio Decreto 1729 del 14/12/1942). Nel 1957 si trasferisce da S.Pietro di Feletto a Mareno presso i suoceri dopo che, qualche mese prima, erano morti i suoi due giovani cognati Francesco e Antonio Fedato in un gravissimo incidente stradale. Fatalità volle che, scendendo per la strada Corbanese – Conegliano con la loro motocicletta, in una serata buia e molto nebbiosa i due fratelli andassero a sbattere contro un motorino incidentato poco prima e lasciato per terra in mezzo alla carreggiata stradale. Non ci sono parole per descrivere il dolore causato ai famigliari e ai paesani. Erano alpini anche loro come da tradizione di famiglia.

PIACENTIN GIUSEPPE All'apertura delle ostilità della I° G.M. viene richiamato ed inquadrato nell'80° Rgt. Fanteria. Per questioni di riorganizzazione passerà poi al 16° Rgt. Fanteria l'8/10/15. Il 23/10/15 durante un furioso combattimento è ferito gravemente. Porterà per sempre i segni delle ferite. Dichiarato inabile verrà congedato con onore e sarà autorizzato a fregiarsi del d'istintivo d'onore. (D.M. 1917).

Pagina 84


DAL CIN ANGELO Nel 1915 all'inizio del conflitto viene inquadrato nel 7° Reggimento Alpini, Divisione Cadore. Mandato al fronte sul Monte Antelao, combatte con il 7° tutte le battaglie sostenute dal Reggimento. Il 10 Settembre, durante una furiosa battaglia a Lentiai, viene preso prigioniero ed inviato in Austria. E' spostato in diversi campi di prigionia tra continue privazioni e sofferenze e finalmente rientra in Italia il 13 Gennaio 1919. Appena rimessosi in salute riprende il servizio presso il deposito del 7° a Tai di Cadore prima di essere congedato. Gli verrà concessa la Medaglia d'Oro e la Croce di Cavaliere di Vittorio Veneto.

VENDRAME ELIO Nato il 18/11/1915 viene arruolato nel Rgt. Sanità della Divisione Sassari e poi richiamato il 22/5/1940. Dopo breve preparazione è inviato in Jugoslavia e nel 1942 parte verso il fronte russo prima nel 151° Rgt. Fanteria Tagliamento, poi è inquadrato nel 163° Rgt. e infine nella nuova 63° Bgt. A.A. Fanteria, reparto sanità. Purtroppo mancano i trasporti e così il reparto viene fatto viaggiare su camion con le insegne delle Camicie Nere e quindi additato per quello che non era. Durante la ritirata dal Don e a seguito di un fatto d'arme avvenuto tra Getrude e Ischerwiowo il 22/12/1942 viene dato per disperso. Notizie giunte in Italia successivamente riportano che sia stato preso prigioniero e che sia morto 8/8/1943 di denutrizione e malattia in un campo di prigionia russo. Si presume non essendoci dati ufficiali certi.

Pagina 85


GAIOT SEBASTIANO E' richiamato in servizio il 19 Maggio 1943 e assegnato al 12° Reggimento Bersaglieri a Reggio Emilia. Segue i corsi di addestramento prima di essere inviato oltremare, quando la notte tra l'8 ed il 9 di settembre 1943 la caserma viene circondata da truppe tedesche bene armate ed equipaggiate. Tutto il reparto viene disarmato e deportato in Germania dopo alcuni giorni durante i quali tutti i soldati vengono ammassati a Mantova senza mangiare nè bere. In Germania presso lo stalag XI°B a Witzendorf e poi ad Hannover è qualificato I.M.I. (Italiani Militari Internati) e viene mandato al lavoro coatto sempre in regime di scarsità di cibo e di mancanza di medicine. Sollecitato ad entrare nel costituito nuovo esercito della R.S.I. non accetterà mai e le sue condizioni di vita verranno peggiorate ancora di più. Liberato dagli americani il 10 di Aprile del 1945 sarà rimpatriato solo il 3 settembre 1945. Mandato in licenza pagata per due mesi rientra al reparto presso il Distretto Militare di Treviso il 3 di Novembre e posto in congedo illimitato il 15 Novembre successivo. Riceve la Croce al Merito di Guerra (Regio Decreto n.1729 del 1942 e Decreto n.571 del 1951), ed è altresì autorizzato (Legge n.907 del 1977 – brevetto n.1307) a fregiarsi del Distintivo d'Onore di Volontario della Libertà. Il 23 Novembre 2010, dopo tanti anni, gli viene conferita una nuova Medaglia d'Onore in base alla nuova Legge 296 del 2006, medaglia consegnata dal Prefetto di Treviso alla presenza delle Autorità preposte, del Sindaco di Mareno Tocchet Eugenio e dell'Assessore Battistella Attilio. Si completa così una vita militare sofferta, ma vissuta con la ferma volontà di mantenere fede “con onore” alla scelta fatta: essere coerente. Pagina 86


MORAS ANGELO Nel 1934 è assegnato al 3° Reggimento Artiglieria Alpina, Gruppo Conegliano, nella 15° Batteria. Quando nel 1939 è richiamato in servizio è inviato a Durazzo in Albania. La vita è dura perché in pratica manca tutto. Armi adeguate, vestiario contro il freddo, cibo sufficiente. Quando rientra in Italia il 25 Luglio 1940, viene assegnato al Gruppo Val Tagliamento e poi al Centro truppa di Osoppo. Altri due fratelli vengono richiamati e così Angelo, in base a disposizioni di legge, viene congedato il 6 marzo 1942. Dai suoi ricordi: “Ero partito con altri due fratelli. Nani, che faceva il cuoco negli zappatori, è stato poi deportato in Germania come prigioniero, dove riuscì a conquistarsi la fiducia delle donne del paese che gli procuravano il vestiario per i nostri prigionieri. Io avevo una mula, sulla quale caricavo gli attrezzi del mestiere e sempre davanti a tutti, insieme ai commilitoni preparavamo le strade ed i passaggi per l'esercito. Eravamo i primi ad essere mandati in prima linea ma non eravamo attrezzati per il freddo, nei magazzini non c'era niente, nè scarpe nè vestiario. Avevamo in dotazione l'obice 75/13, uno Skoda austroungarico, preda bellica della prima Grande Guerra, che veniva scomposto in 7 parti e trasportato dai muli e dagli artiglieri alpini. Anche le munizioni erano trasportate a soma ed ogni mulo portava quattro cassette. E' stato un periodo duro e sofferto.

BALDISSIN ANTONIO Il 31/05/41 è richiamato in servizio come allievo della Terza Legione della Guardia di Finanza e inviato in zona di guerra a Osilnica in Jugoslavia. Il 4/06/42, durante un attacco alla sua caserma da parte di irregolari titini, viene ferito gravemente e muore poco dopo.

Pagina 87


DAL CIN GUERRINO Arruolato il primo di febbraio del 1940 viene inviato in Croazia con il Reggimento Cavalleria Saluzzo della 1° Divisione Celere. L'8 settembre 1943 è preso prigioniero dal Tedeschi a Fiume e dopo una lunga marcia fino a Trieste è internato in Germania. Liberato dagli Inglesi passa nel settore americano dove viene curato e quindi rimpatriato e congedato il 27/09/45.

DAL POS SANTE E' richiamato in servizio il 6 Gennaio 1943 e assegnato prima al 72° Rgt. di Fanteria, poi al 71° Rgt. Fanteria e quindi al Gruppo Artiglieria Divisionale. Il 15 Aprile 1943 parte per la zona di guerra in Serbia, dove l'8 Settembre 1943 è fatto prigioniero dai tedeschi ed internato in Germania, prima a Bonn poi nel campo n. 6c a Dusseldorf. Liberato dalle truppe inglesi verrà rimpatriato il 16 settembre 1945. Otterrà la Croce d'Oro al Merito interalleato e il Diploma d'Onore al combattente per la libertà d'Italia 43/45, firmato dal Presidente Sandro Pertini.

La qualità dell'eroe: credo che ciò che fa eroi gli eroi sia la loro eccezionale capacità di amare e di devozione a qualcosa. Solo chi sa fare grandi sacrifici sa amare davvero. Chou Chuan Pagina 88


Altri caduti di Mareno di Piave GUERRA 1915 – 1918 AMBROSSO NATALE di Luigi; soldato del 55° reggimento fanteria, nato a Santa Lucia di Piave il 25/12/1891, morto il 3/11/1915 nell'ospedaletto da campo n° 110 per ferite riportate in combattimento sul monte Sabotino, sepolto a Oslavia (GO) – sacrario militare. BARRO LUIGI di Carlo; soldato 13° reggimento bersaglieri, nato il 24/2/1888 a Mareno di Piave, morto il 5/4/1918 in prigionia per malattia a Zabenicca (Srebrenica – Bosnia). BARRO MARIO; sottotenente, morto a Trieste il 26/11/1918. BASSO MARIO; soldato, morto sul monte San Michele il 2/11/1915. BENEDET GIOVANNI di Pietro; soldato 7° fanteria nato il 4/10/1896 a Codognè, morto il 21/9/1918 in prigionia per malattia, sepolto a Innsbruck nel cimitero militare “AMRAS”. BONAS ARTURO GIROLAMO di Antonio; caporale 85° reggimento fanteria, nato il 21/8/1893 a Mareno di Piave, morto il 24/5/1916 in Vallarsa per ferite riportate in combattimento. BORNIA LUIGI di Pietro, soldato 18° fanteria, nato il 25/10/1893 a Mareno di Piave, morto il 30/12/1915 nell'ospedale da campo n° 14 per malattia a Chieti. BOTTECCHIA PIETRO di Benedetto; soldato 5° reggimento Genio, nato 11/9/1896 a Mareno di Piave, morto il 17/8/1917 nell'ospedale da campo n° 0105 per infortunio per fatto di guerra. BOZZETTO FIORAVANTE di Pietro, MEDAGLIA D'ARGENTO AL VALOR MILITARE, soldato 115° reggimento fanteria, nato 29/1/1891 a Mareno di Piave, disperso il 10/10/1916 sul medio Isonzo. BUFFO ANTONIO di Nicolò; soldato 261° reggimento fanteria, nato il 30/07/1893 a Mareno di Piave, morto il 17/11/1918 nell'ospedale da campo 204 per malattia. BUFFO LUIGI di Giacinto; soldato 160° regg fanteria nato il 28/2/1898 a Mareno di Piave, morto il 18/8/1917 sul medio Isonzo per ferite riportate in combattimento. BACCICHETTO PIETRO di Ernesto; soldato 275° fanteria, nato l'8/2/1886 a Mareno di Piave, morto il 12/1/1918 in prigionia per malattia. Sepolto a Monaco nel cimitero militare d'onore. CANCIAN ANGELO di Antonio, sergente del deposito mitraglieri nato il 25/12/1889 a Conegliano, morto a Brescia il 15/9/1918 per malattia, sepolto a Brescia – sacrario militare. CAPRA AGOSTINO di giovanni Battista; soldato 57° reggimento fanteria nato il 13/6/1893 a Mareno di Piave, morto il 12/10/18 sull'altopiano di Asiago per infortunio per fatto di guerra. CASAGRANDE CANDIDO di Domenico; soldato 212° reggimento fanteria nato il 26/5/1895 a Mareno di Piave morto il 28/8/1917 sull'Altipiano della Bainsizza per ferite riportate in combattimento. CASAGRANDE GIORDANO di Fiorin Antonio; soldato 37° reggimento fanteria nato il 6/5/1884 a Mareno di Piave, morto l'11/4/1917 sul medio Isonzo per ferite riportate in combattimento. CATTELAN ENRICO di Ferdinando, soldato 266° reggimento fanteria, nato il 21/5/1896 a Mareno di Piave, morto il 22/9/1918 in prigionia per malattia.

Pagina 89


CESCHIN ANGELO di Pietro, soldato 68° reggimento fanteria nato il 9/12/1892 a San Vendemiano, disperso il 25/5/1917 sul monte Santo in combattimento. DAL BO' GIUSEPPE di Pietro, soldato 19° reggimento bersaglieri, nato il 15/3/1889 a Mareno di Piave, morto il 18/9/1917 in Valsugana per ferite riportate in combattimento DALL'ARMELLINA ANTONIO di Giobatta; soldato 6° reggimento artiglieria pesante campale nato il 2/9/1884 a Mareno di Piave, scomparso in prigionia. DALL'ARMELLINA CLEMENTE di Stefano; caporale 2° reggimento granatieri nato il 24/1/1890 a Mareno di Piave, morto il 30/5/1916 sull'altopiano di Asiago per ferite riportate in combattimento. DALL'ARMELLINA FERDINANDO; soldato, morto il 20/11/1915 sul monte Sabotino. DALL'ARMELLINA LUIGI di Giuseppe; caporal maggiore della 647° compagnia mitraglieri, nato il 23/9/1883 a Mareno di Piave, morto il 2/9/1917 sull'altipiano della Bainsizza per ferite riportate in combattimento. DASSIE' DOMENICO di Giovanni; soldato 9° reggimento artiglieria da fortezza nato l'8/11/1897 a Mareno di Piave, morto il 10/09/1918 sul monte Grappa per ferite riportate in combattimento. DAL CIN ANGELO di Filippo, caporale 41° reggimento artiglieria da campagna, nato il 15/12/1895 a Mareno di Piave, morto il 2/6/1917 sul Carso per fatto di guerra. DA ROS GIOBATTA; soldato, morto a Mira il 5/12/1918 DE NADAI GIOVANNI BATTISTA di Domenico; soldato 26° reggimento fanteria nato il 15/5/1891 a Mareno di Piave, morto il 30/10/1915 nel settore di Tolmino per ferite riportate in combattimento. DE RONCHI PAOLO; soldato, morto l'8/9/1917 sul Monte Santo. FOSCAN GIUSEPPE di Luigi; soldato 158° reggimento fanteria, nato il 27/6/1888 a Mareno di Piave, morto il 2/9/1917 sul monte Corno per ferite riportate in combattimento. FURLAN CARLO di Antonio; soldato 71° reggimento fanteria, nato l'8/4/1895 a Mareno di Piave, morto il 21/11/1918 a Trieste per malattia. FURLAN EMILIO di Antonio, soldato 71° reggimento fanteria, nato il 29/11/1896 a Mareno di Piave, morto il 21/10/1916 a Roma per ferite riportate in combattimento, sepolto a Roma nel sacrario militare del Verano. GAIOT GIOVANNI; soldato, morto in val Posina il 15/7/1916 LORENZET ERNESTO; soldato, morto il 23/10/1915. MANENTE BORTOLO di Agostino; caporal maggiore 115° reggimento fanteria nato il 10/1/1891 a Santa Lucia di Piave, morto il 16/12/1916 sul medio Isonzo per ferite riportate in combattimento. MARCON ANGELO; soldato, morto ad Asiago il 24/8/1915. MARCON ANTONIO di Giovanni, soldato 8° reggimento bersaglieri, nato il 22/7/1897 a Mareno di Piave, morto il 20/5/1918 in prigionia per malattia. Sepolto a Bucarest nel cimitero militare italiano “GHENCEA”.

Pagina 90


MENEGHIN GIOVANNI di Antonio; soldato 116° reggimento fanteria, nato il 2/4/1887 a Vazzola, morto il 18/12/1917 in prigionia per malattia. Sepolto a Monaco nel cimitero militare italiano d'onore. NARDO AUGUSTO di Paolo; soldato 8° reggimento cavalleggeri, nato il 25/3/1897 a Mareno di Piave, morto il 16/5/1918 a Torino per malattia, sepolto nel sacrario Gran Madre di Dio. PADOAN GIACOMO; soldato, morto a Parma il 18/11/1918. PASE GIUSEPPE di Antonio; caporale del 55° reggimento fanteria nato il 20/9/1890 a Mareno di Piave, scomparso im mare l'8/6/1916 in seguito ad affondamento di nave al largo di Valona (Albania). PELLIZZON GIOVANNI di Eugenio; capitano 55° reggimento fanteria nato il 6/2/1890 a Mareno di Piave, scomparso l'8/6/1916 in seguito ad affondamento di nave al largo di Valona (Albania). SALVADOR DOMENICO; soldato, morto a Nervesa l' 8/10/1917. SALVADOR PAOLO; soldato, morto in prigionia il 24/11/1918. SERAFINI FRANCESCO di Giuseppe, soldato 79° reggimento fanteria nato il 28/4/1896 a Mareno di Piave, morto il 7/7/1916 nell'ospedale di guerra n° 55 per ferite riportate in combattimento. SERAFINI UGO; soldato del 2° reggimento genio, nato il 28/9/1885 a Mareno di Piave, morto il 9/9/1915 nell'ospedale da campo n° 231 per malattia. SCUDELLER DOMENICO di Francesco; soldato 2° reggimento granatieri, nato il 28/7/1891 a Mareno di Piave, scomparso in prigionia. TOMASELLA ANTONIO di Tiziano; soldato 69° reggimento fanteria nato il 13/8/1889 a Mareno di Piave, morto il 21/12/1915 sul medio Isonzo per ferite riportate in combattimento. TONINI GIOVANNI di Angelo; soldato 27° reggimento artigleria da campagna, nato il 20/8/1879 a Mareno di Piave, morto il 20/4/1918 in prigionia per malattia. TONON LUIGI; soldato morto l'11/10/1916 VALERI ERMINIO; soldato, morto a Mareno di Piave il 16/8/1916 ZANCHETTA LUIGI; caporal maggiore 159° reggimento fanteria, nato il 30/11/1890 a Mareno di Piave, morto il 16/6/1916 sull'altopiano di Asiago per ferite riportate in combattimento. ZAIA GIOVANNI di Luigi; soldato 7° reggimento alpini nato il 4/8/1882 a Cordignano, morto il 24/11/1918 a Barletta per malattia. ZANETTI BRUNO di Giuseppe; soldato 7° reggimento alpini, nato il 29/7/1898 a Mareno di Piave, morto il 18/1/1919 a Mantova per ferite riportate in combattimento. GUERRA 1940 – 1945 CAPRA EGIFRIDO; guastatore di marina; morto in Corsica il 23/11/1943. DAL CIN ANGELO, morto in Grecia il 2/1/1941. FANTUZ ARZIERO; soldato, morto in Germania il 17/1/1945 LOT BENVENUTO; soldato, nato a Mareno il 16/4/1914, morto a Saarburg il 15/9/1944. MOMI AUGUSTO, morto il 15/4/1941 a Mesalitres. Pagina 91


PADOAN ARGENTINO; nato il 10/12/1912 a Mareno di Piave, morto il 31/03/1945 a Morsciansk (Russia), campo 64, sepolto a Morsciansk. DISPERSI IN RUSSIA ALGEO FORTUNATO; nato a Mareno di Piave il 3/11/1921, disperso in Russia il 15/8/1943 ANTONIAZZI ATTILIO;fante, nato a Mareno di Piave il 6/1/1913, disperso in Russia il 17/12/1942 BARDIN GIOVANNI; fante, nato a Susegana il 21/9/1922, disperso in Russia il 17/12/1942 BOS EMILIO; nato a San Vendemiano il 26/9/1921, disperso in Russia il 31/1/1943 BOZZETTO MARIO; nato a Mareno di Piave l'11/4/1921, disperso in Russia il 31/1/1943 CAMATTA GERVASIO; bersagliere, nato a Mareno di Piave l'11/8/1922, morto il 20/2/1943 nell'ospedale n째 1691 a Volsk (Russia), sepolto a Volsk (Russia). CAPRA GUERRINO, alpino, nato a Mareno di Piave l' 8/1/1920, disperso in Russia il 31/1/1943 CELOTTO GINO; autotrasportatore, nato a Mareno di Piave l' 1/1/1922, disperso in Russia il 2/2/1943 DAL BIANCO ANTONIO, artigliere alpino, nato a Mareno di Piave il 10/9/1922, morto il 4/4/1943 a Kirsanov (Russia), ospedale 5951, sepolto a Kirsanov (Russia). DA RE FRANCESCO, alpino, nato a Mareno di Piave il 5/2/1915, disperso in Russia il 31/1/1943. DA RE GIUSEPPE, artigliere, nato a Mareno di Piave il 31/3/1917. FRARE AURELIO; bersagliere, nato a Mareno di Piave il 13/2/1914, disperso in Russia il 19/12/1942. LOVISOTTO ERMINIO; fante, nato a Mareno di Piave il 26/11/1921, disperso in Russia il 23/1/1943. MOSCHETTA LODI; artigliere alpino, nato a Mareno di Piave il 10/3/1922, morto l'11/3/1943, sepolto a Viasnik (Russia). PERUCH GIOVANNI, fante, nato a Mareno di Piave il 27/6/1920, disperso in Russia il 22/12/1942. PERUZZA MASSIMO; fante, nato a Mareno di Piave il 16/8/1922, disperso in Russia nel Gennaio 1943. PIACENTINI GIOVANNI, bersagliere, nato a Mareno di Piave il 27/11/1921. PIAI BRUNO; artgliere alpino, nato a Mareno di Piave il 3/12/1919, disperso in Russia il 31/1/1943. PADOVAN ARGENTINO; fante, nato a Mareno di Piave il 10/12/1912. PASE PIETRO, artigliere, nato a Mareno di Piave il 18/1/1914, disperso in Russia il 16/1/1943. PECCOLO AUGUSTO, aviatore, nato a Mareno di Piave nel 1918. POLESE ENRICO; artigliere, nato a Cimadolmo il 17/3/1921, morto il 26/12/1943 a Uciostoie (Russia), campo 56, sepolto a Ucistoie (Russia). SACCON GIACOMO, alpino, nato a Mareno di Piave il 2/12/1922, disperso in Russia il 26/1/1943. SOLDERA LUIGI, bersagliere, nato a Mareno di Piave il 19/9/1913, disperso in Russia il 9/12/1942. Pagina 92


TOMASELLA AGOSTINO; artigliere, nato a Mareno di Piave il 20/1/1914, disperso in Russia il 12/1/1943 TOMASELLA RINO; fante, nato a Mareno di Piave il 18/11/1915, disperso in Russia il 31/1/1943 I seguenti nominativi, pur essendo inseriti nella lapide in ricordo dei dispersi in Russia, risultano dagli archivi del ministero della difesa essere sepolti in Italia: DA ROS EMANUELE; alpino, nato a Mareno di Piave il 4/11/1919, morto il 24/12/1942, sepolto a Santa Giustina (BL) cimitero comunale. DA ROS ANTONIO; alpino, nato a Mareno di Piave il 26/11/1921, morto il 24/12/1942, sepolto a Cargnacco (UD) – sacrario militare.

... di San Michele di Ramera GUERRA 1915 – 1918 ALGEO LUCIANO di Davide; soldato del 22° reggimento fanteria nato il 27/01/1884 a Mareno di Piave, distretto militare di Treviso, morto il 9/1/1916 a Muscoli, frazione di Cervignano del Friuli (UD) nell'ospedaletto da campo n° 67 per malattia, sepolto presso il sacrario di Redipuglia (GO). BET MARIANO di Vittorio; soldato 748° compagnia mitraglieri, nato l'8/9/1897 a Mareno di Piave, morto il 20/05/1917 sul monte Vodice per ferite riportate in combattimento. BIN ANGELO; soldato 94° reggimento fanteria, nato l'8/6/1881 a Mareno di Piave, disperso il 15/8/1917 sul campo di battaglia. BAZZO NATALE di Pietro ; soldato 36° reggimento fanteria, nato l'1/6/1887 a Santa Lucia di Piave, morto il 25/7/1916 in Val d'Assa per ferite riportate in combattimento. CALIMAN PIETRO di Antonio; soldato 116° reggimento fanteria, nato il 10/09/1896 a Mareno di Piave, morto il 15/3/1918 in prigionia per malattia. GARLANT ROCCO di Giovanni; soldato 2° reggimento granatieri, nato il 1/6/1894 a Santa Lucia di Piave, morto il 28/6/1916 sul Monte Sabotino per ferite riportate in combattimento. DAL CIN GIUSEPPE di Domenico, caporale 117° reggimento fanteria, nato il 27/8/1898 a Mareno di Piave, morto il 4/11/1917 sul Piave per ferite riportate in combattimento. FIORIN GIOVANNI fu Abramo; morto il 16/3/1916 a San Dona' di Piave (VE), sepolto nel sacrario militare di Fagare'. GARDENAL ANTONIO fu Bartolomeo; soldato 29° reggimento fanteria nato il 25/5/1883 a Mareno di Piave, morto il 17/4/1916 sul monte San Michele per ferite riportate in combattimento. MARCON LUIGI di Giuseppe; soldato 84° reggimento fanteria, nato il 20/10/1893 a Mareno di Piave, disperso il 10/7/1915 in Libia in combattimento. PAPA GIOVANNI di Domenico; soldato 80° batteria bombardieri, nato il 26/2/1897 a San Vendemiano, morto il 30/3/1918 sul campo per ferite riportate in combattimento.

Pagina 93


PANDIN GIOVANNI BATTISTA di Pietro; soldato 27° reggimento fanteria nato il 23/6/1886 a Santa Lucia di Piave, morto il 6/1/1919 a Brescia per malattia. PALADIN DOMENICO di Giovanni; nato nel 1892 a Mareno di Piave morto il 23/9/1918, sepolto a Pinerolo nel cimitero comunale. POLO ANTONIO fu Giuseppe; caporal-maggiore del 48° reggimento fanteria nato il 26/12/1891 a Santa Lucia di Piave, morto il 25/5/1917 sul Carso per ferite riportate in combattimento. POSSAMAI AUGUSTO di Giobatta; soldato 98° reggimento fanteria nato il 21/8/1888 a Cison di Valmarino morto il 13/6/1918 in prigionia per malattia, sepolto a Colonia nel cimitero militare italiano d'onore. SCOTTA' GIOVANNI di Antonio; soldato 2° reggimento artiglieria da Campagna, nato il 24/01/1898 a Mareno di Piave, morto il 31/12/1918 all'Aquila per infortunio SCOTTA' LINO di Antonio; soldato 25° reggimento fanteria nato l' 1/5/1899 a Mareno di Piave, morto il 4/2/1919 sulla nave “Presidente Wilson” per infortunio. ZANARDO ANGELO fu Giovanni; soldato 12° reggimento fanteria nato il 17/11/1887 a Mareno di Piave, morto il 18/10/1918 a Cento (FE). ZANARDO VITTORIO fu Giovanni; nato il 13/5/1893 a Mareno di Piave, morto il 7/3/1918 in prigionia. Sepolto a Berlino nel cimitero militare d'onore “Stahndorf”. ZANARDO LUIGI di Giuseppe; soldato del 26° reggimento fanteria nato il 28/11/1890 a Susegana, morto il 21/10/1915 nel settore di Tolmino per ferite riportate in combattimento. ZANARDO FRANCESCO di Giovanni; soldato 115° reggimento fanteria nato il 14/5/1889 a Mareno di Piave, morto il 25/8/1915 sull'altopiano di Asiago per ferite riportate in combattimento. GUERRA 1940 - 1945 PERUCH LINO di Andrea; soldato, nato a Mareno di Piave il 23/11/1921, morto il 27/7/1942, sepolto a Bari nel sacrario militare dei caduti di “Oltremare”.

… di Santa Maria del Piave GUERRA 1915 – 1918 AMADIO GIUSEPPE di Angelo; soldato 15° reggimento fanteria, nato il 5/7/1883 a Conegliano, morto il 2/11/1918 a Pasian di Prata (PN) per infortunio per fatto di guerra. CAIS PIETRO di Luigi; soldato 19° reggimento fanteria, nato l'11/10/1886 a Santa Lucia di Piave, disperso il 18/11/1915 sul monte San Michele in combattimento. CALIMAN PIETRO, soldato del 116° reggimento fanteria, nato il 10/9/1896 a Mareno di Piave, morto il 15/3/1918 in prigionia per malattia.

Pagina 94


CANCIAN PIETRO di Antonio; caporal maggiore 19° fanteria nato il 6/7/1881 a Conegliano, morto il 4/2/1916 nell'ospedaletto da campo n°79 per ferite riportate in combattimento. CATTELAN ENRICO di Ferdinando; soldato del 266° reggimento fanteria, nato il 21/5/1896 a Mareno di Piave, morto il 22/9/1918 in prigionia. DALL'ARMELLINA PIETRO di Vittorio, soldato 16° batteria bombardieri, nato il 10/2/1898 a Mareno di Piave, morto il 15/9/1917 nell'ospedaletto da campo n° 0123 per malattia. MOMI ERNESTO di Angelo; soldato 115° reggimento fanteria, nato l'8/1/1890 a Fontanelle, distretto di Treviso, morto il 16/8/1916 sul monte San Marco per ferite riportate in combattimento. PADOVAN GIUSEPPE di Vittorio; soldato 7° reggimento fanteria, nato il 28/3/1895 a Mareno di Piave, morto il 23/4/1918 in prigionia per malattia. PALADIN DOMENICO di Giovanni, nato a Mareno di Piave nel 1892, morto il 23/9/1918, sepolto nel cimitero comunale di Pinerolo. PRIZZON ANGELO di Pietro; caporale 115° reggimento fanteria, nato il 29/11/1890 a Mareno di Piave, morto il 19/1/1916 nell'ospedale da campo n° 044 per malattia. PRIZZON GIUSEPPE di Pietro; soldato 55° reggimento fanteria nato il 30/9/1889 a Mareno di Piave, scomparso in mare l'8/6/1916 in seguito ad affondamento di nave al largo di Valona (Albania). RONCHI PAOLO di Angelo Michele; soldato 214° fanteria nato il 26/2/1898 a Mareno di Piave, disperso il 4/9/1917 sul monte San Gabriele in combattimento. VENDRAME PIETRO di Antonio; caporal maggiore 115° fanteria nato il 23/6/1890 a Cimadolmo, morto il 16/6/1917 sul medio isonzo per ferite riportate in combattimento. ZANARDO ANGELO di Giovanni; soldato 12° reggimento fanteria nato il 17/11/1887 a Mareno di Piave, morto il 20/9/1918 a Cento (FE) per malattia, sepolto a Casale Monferrato – sacrario militare ZANARDO VITTORIO; nato il 13/5/1893 a Mareno, morto il 7/3/1918 in prigionia, sepolto nel cimitero militare italiano d'onore “ STANDHORF”. GUERRA 1940 – 1945 CASONATO LUIGI; nato a San Polo di Piave il 29/11/1920, morto il 24/6/1942, sepolto in Italia. FORNASIER ANGELO; nato a Mareno di Piave il 16/7/1911, morto l'1/11/1944, sepolto a Francoforte nel cimitero italiano d'Onore. MOMI ERNESTO; nato il 27/9/1917 a Oderzo, morto il 15/4/1941 a Giormi (Africa). Sepolto a Bari nel sacrario militare dei caduti d'Oltremare. PIAI GUIDO; nato a Mareno il 31/3/1920, morto il 25/4/1944, sepolto ad Amburgo nel cimitero militare italiano d'Onore. DISPERSI IN RUSSIA BORIN GIUSEPPE; nato a Vazzola il 18/2/1922, morto il 31/3/1943 in prigionia a Uciostoie (Russia), sepolto a Uciostoie (Russia).

Pagina 95


BOS EMILIO; nato il 26/9/1921 a San Vendemiano, disperso in Russia il 31/3/1943 PIAI BRUNO; nato a Mareno di Piave il 31/12/1919, disperso in Russia il 31/1/1943 POLESE ENRICO; nato a Cimadolmo il 17/3/1921, morto in prigionia a Uciostoie (Russia) il 26/12/1943, sepolto a Uciostoie.

… di Soffratta GUERRA 1915 - 1918 BORNIA GIOVANNI di Giuseppe; soldato 115° reggimento fanteria nato il 24/02/1890 a Mareno di Piave, morto il 19/9/1916 nell'ospedaletto da campo n° 121 per ferite riportate in combattimento. Sepolto nel sacrario militare di Oslavia (GO). BIN GIUSEPPE di Giovanni; soldato 26° regg fanteria nato 9/6/1891 a Susegana, disperso il 30/11/1915 nel settore di Tolmino in combattimento. BOSCARIOL GIOVANNI di Pietro; soldato 55° reggimento fanteria nato il 15/1/1890 a Mareno di Piave, scomparso l'8/671916 in seguito ad affondamento di nave al largo di Valona (Albania). CAMATTA ANGELO di Francesco; sergente 160° compagnia mitraglieri, nato il 22/7/1885 a Vazzola, morto l'8/7/1919 a Padova per malattia, sepolto a Padova nel tempio della Pace. CAMATTA ANTONIO di Gioacchino; soldato 49° reggimento fanteria, nato il 14/11/1894 a Mareno di Piave, morto 2/10/1918 nell'ospedaletto da campo n° 12 per malattia. CAMATTA DAVIDE di Angelo; soldato 2° reggimento fanteria nato 15/11/1898 a Mareno di Piave, morto il 13/4/1917 ad Udine per malattia. CAMEROTTO ANTONIO di Giuseppe; soldato 19° reggimento bersaglieri nato il 19/2/1897 a Mareno di Piave, morto il 23/9/1918 in Val Raccolana per ferite riportate in combattimento. CARNIELLI LUIGI; morto il 29/12/1916, sepolto nel sacrario militare di Oslavia. COROCHER GIACOMO di Luigi; soldato 5° compagnia sussistenza, nato il 16/2/1891 a Mareno di Piave, morto il 2/6/1917 a Verona per malattia. DE GIUSTI PIETRO; morto 28/5/1916 sepolto a Santo Stefano di Cadore cimitero militare. DE GIUSTI LUIGI; nato il 22/2/1882 a San Vendemiano, morto a Milovice il 7/2/1918, sepolto nel cimitero militare italiano di Milovice DE STEFANI FIORAVANTE di Giovanni; soldato del 115° reggimento fanteria, nato il 31/10/1890 a Cimadolmo, morto il 13/8/1916 nell'ospedaletto da campo n° 125 a Vipulzano per ferite riportate in combattimento, sepolto nel sacrario militare di Oslavia. FRARE FRANCESCO di Luigi; soldato 72° fanteria nato il 7/3/1896 a Mareno di Piave, disperso il 19/11/1916 sul Monte Pasubio in combattimento. GARBET OSVALDO; morto il 10/03/1916, sepolto a Milano, sacrario militare di S. Ambrogio. LOVATELLO FRANCESCO; soldato 55° reggimento fanteria nato il 9/2/1887 a Cimadolmo, scomparso in mare l'8/6/1916 in seguito ad affondamento di nave al largo di Valona (Albania). Pagina 96


MAZZER GIOVANNI di Pietro; soldato 6° reggimento bersaglieri, nato il 18/4/1893 a Mareno di Piave, morto il 22/11/1915 ad Oslavia per ferite riportate in combattimento. MILANESE GIUSEPPE di Luigi; caporal maggiore 2° reggimento granatieri, nato il 6/9/1885 a San Polo di Piave, morto il 13/11/1917 sul Piave per ferite riportate in combattimento. Sepolto nel sacrario militare di Fagarè. MILANESE LUIGI di Luigi; soldato 36° reggimento fanteria nato il 7/7/1887 a San Polo di Piave, morto il 22/7/1918 un prigionia per malattia. Sepolto a Bucarest cimitero militare “GHENCEA”. POLACCO ANTONIO di Bonaventura; sottotenente di complemento 244° compagnia mitraglieri, nato il 30/6/1883 a Mareno di Piave, morto il 20/8/1917 in prigionia per ferite riportate in combattimento. SCHINCARIOL LUIGI di Antonino; sergente 31° reggimento artiglieria da campagna, nato il 21/2/1894 a Conegliano, morto il 24/1/1916 sul Medio Isonzo per ferite riportate in combattimento. SPERANZA PIETRO di Isidoro; soldato 2° reggimento fanteria nato il 16/8/1897 a Mareno di Piave, morto il 4/1/1918 in prigionia per malattia. SPINAZZE' FRANCESCO di Pietro; soldato 43° reggimento fanteria, nato il 26/2/1883 a Vazzola, morto il 13/11/1915 nell'ambulanza da montagna n° 59 per ferite riportate in combattimento. SPINAZZE' LUIGI di Lorenzo; soldato 254° reggimento fanteria, nato il 15/8/1890 a Fontanelle, scomparso in prigionia. TARZARIOL ANTONIO di Innocente; soldato 5° reggimento fanteria, nato il 10/10/1895 a Conegliano, morto il 26/1/1917 sul Carso per ferite riportate in combattimento. VENDRAME LUIGI MICHELE di Cesare; soldato 27° reggimento fanteria nato il 4/7/1898 a Mareno di Piave, morto il 21/6/1918 a Casa Nuova per ferite riportate in combattimento. VETTOREL GIUSEPPE di Giosuè; caporal maggiore 55° fanteria, nato l'11/4/1891 a Mareno di Piave, scomparso l' 8/6/1916 in seguito ad affondamento di nave al largo di Valona (Albania). GUERRA 1940 – 1945 LOVATELLO GIOVANNI; soldato nato il 25/6/1923 a Mareno di Piave, morto il 19/4/1944, sepolto a Francoforte nel cimitero militare italiano d'onore. STELLA PAOLINO; soldato, nato il 25/1/1912 a Susegana, morto il 20/3/1943 in Croazia. ZANCHETTA LORENZO; soldato, nato il 28/7/1917 a Mareno di Piave, morto il 24/5/1944 a Orbke (Germania), sepolto ad amburgo nel cimitero militare italiano d'Onore. ZAVA GUERRINO; sergente maggiore, nato a Vazzola il 1/2/1913, morto il 12/12/1941, sepolto a Bari nel sacrario Militare dei caduti d'Oltremare.

L'onore è la stima che gli altri hanno di noi, è la stima che noi abbiamo di noi stessi con la percezione della nostra dignità. E' la forza che hanno i veri uomini nel non aver paura. Come scriveva Tacito: “Honesta mors turpi vita patior” – Una morte onorevole è migliore di una vita di vergogna.

Pagina 97


Eroismo: al figlio che si lamentava di avere una spada troppo corta, la madre spartana rispose: e tu avanza di un passo. Plutarco

Se vuoi la pace: sia ben chiaro che qualsiasi tipo di pace la diplomazia riesca a raggiungere si fonda sulla forza che deve essere sempre pronta e disponibile. R. Nixon

Pagina 98


PARTE IV

Né oggi né mai la ricchezza basta a conferire classe ad un uomo; ma oggi più che mai la povertà lo declassa. Ch. Mauras

Pagina 99


L'ambito dei mutamenti spontanei dei bisogni è generalmente ristretto

[‌]

E' un produttore che di regola inizia il mutamento economico e i consumatori, se necessario, sono da lui educati. S.A. Schumpeter

Pagina 100


Cap. VIII CORAGGIO E CREATIVITA' Anche a Mareno migliorano le condizioni di vita dei paesani. Lentamente ma in modo progressivo aumentano i beni disponibili e le capacità finanziarie della gente. Di pari passo anche le esigenze aumentano e si cercano beni e servizi di ogni genere anche quelli che a Mareno non ci sono. Da qui inizia la grande avventura di coloro che cogliendo le nuove opportunità date dalle richieste della gente si prestano a soddisfarle. Dal Cin Giuseppe

Dall'Armellina Guerrino

Sono aperte attività di ogni genere comprese quelle del trasporto, essenziale per far circolare le merci prodotte o richieste. La conseguenza è che i servizi si moltiplicano e con essi il benessere. Gaiotto Dino e Fernando Inizia quello che è comunemente chiamato il “boom economico” che ha stravolto, in meglio, la vita di tutti noi, portando un giro d'affari sempre più intenso che ha dato ricchezza al paese intero. Scottà Antonio e Dino

Spinazzè Aldo

Dopo i primi autotrasportatori che aprono il mercato e si ingrandiscono assumendo personale e autisti, altri di nuovi se ne aggiungono. Tarzariol Angelo Autisti che lavoravano come dipendenti si mettevano “in proprio” acquistando il camion e gestendo il trasporto merci come “padroncini”. Alcuni di loro sono: Dall'Armellina Guerrino “Rino” nel 1954, Antonio Scottà nel 1954, Aldo Spinazzè nel 1963, Scottà Bernardino “Dino” nel 1968, Tarzariol Angelo “Gino” nel 1970, Gaiotto Dino nel 1971 ed il fratello Ferdinando “Nando” nel 1972, Dal Cin Giuseppe “Pejo” nel 1972. Pagina 101


A cui si aggiungono, alle esistenti, nuove officine meccaniche, come quelle dei fratelli Comin Bruno e Arduino nel '68 e di Cecchetto Giovanni e poi Denis nel '85. F.lli Comin

Cecchetto Giovanni e Denis

Zanette Renato

Nel 1964 apre un nuovo negozio di parrucchiere: Zanette Renato, prima in via Conti Agosti e poi in via Verri nell'attuale sede, ma anche le donne hanno dei desideri, venuti magari guardando le dive del cinema o le signore della città. Brugnera Orsolina Scardanzan

Scudeller Maria

Sono desideri dell'apparire, del somigliare, del proporsi o del sentirsi diverse. Ecco allora il successo delle parrucchiere come: Brugnera Orsolina Scardanzan (forse la prima), Scudeller Maria dal 1948, Dotta Giuliana dal 1959 e diverse altre. Dotta Giuliana

In casa, anzi in quasi tutte le case, ci sono i giardini con i fiori e sono fiori diversi per tutte le stagioni. Quando Vendrame Giuseppina apre un negozio di fioreria a Mareno nel 1958 tutti i suoi amici le dicono che la decisione è sbagliata. Vendrame Giuseppina Chi comprerà fiori a Mareno di quei tempi? Invece, passato un primo momento difficile, anche la fioreria funziona e vende. Nel 1982 cederà il negozio a Breda Annamaria. Ongaro Breda Annamaria Si aggiungeranno, anni dopo, le sorelle Fagaraz Lia, Cristina, Carla e di seguito nel 1987 Buffo Vanda e Maria Paola. Fagaraz Lia, Cristina e Carla

Buffo Vanda e Maria Paola

Pagina 102


E le abitazioni? La gente che sta un po' meglio e ha più disponibilità finanziarie tende a fare migliorie anche nelle abitazioni o a costruirne di nuove. Aumentando il lavoro nell'edilizia aumentano anche gli addetti ai servizi, come gli idraulici: Dalla Libera Angelo dal 1956, Dal Col Luigi dal 1961, Campagnolo Gino dal 1963, Tomasin Roberto dal 1966, Ottavian Luciano dal 1981 e altri. Sotto: Dal Col Luigi e Dalla Libera Angelo A sinistra: Campagnolo Gino, Tomasin Roberto, Ottavian Luciano

Qualche attività chiude per anzianità dei titolari o mancanza di ricambi: il negozio di coloniali di Zanin Angelo di via Calmessa o la falegnameria dei F.lli Dal Bianco Pietro e Giuseppe specialisti costruttori di botti e mastelli (unici a Mareno). Coloniali Zanin Ma molte altre aprono, sembra un fiume in piena. Ogni idea è buona e ogni operatore, desideroso di inserirsi nel giro d'affari, si specializza nella produzione o nella vendita di prodotti utili. Bottificio Dal Bianco

Prende vita un mercato ampio e con scelte, le più fantasiose, dai pavimenti in gomma, alla galvanica dei F.lli Bottecchia, ad una nuova edicola di Marcon e poi di Nadal e Fantuzzi a Bocca di Strada e altri ancora. Galvanica Bottecchia

Quando affrontate un problema per quanto complicato possa sembrare, convincetevi semplicemente che siete in grado di risolverlo. J. Moscovich Pagina 103


NEGRONI GUGLIELMO Si narra che nei primi anni venti il Conte Camillo Negroni di Firenze, raffinato gustatore, avesse l'abitudine di chiedere al barman del Caffè Casoni, il “solito” e cioè un cocktail fatto da un Americano con l'aggiunta di gin. Nacque così l'aperitivo Negroni. Negli stessi anni il giovane Guglielmo Negroni, grazie agli studi conseguiti a Brescia e poi alla Scuola Enologica di Alba, fonda nel 1919 l'industria Liquori Negroni a Treviso, poi trasferita ed ingrandita a Villorba. L'Azienda, che dirige per quarant'anni, si amplia continuamente inserendo nella propria produzione altri distillati di grande qualità, come l'aperitivo OLD 1919 rimasto un pezzo storico. Nel 1967 a Mareno viene aperta la Distilleria Negroni e a Villorba restano l'imbottigliamento e la commercializzazione. La trasformazione porta poi l'azienda nel 1993 alla Venegazzù Spa di proprietà della Famiglia Palla, che l'ha rilanciata sul mercato con un notevole progetto originale di ampie dimensioni valorizzando tutti i prodotti storici della distilleria.

DALL'ARMELLINA ETTORE Ettore, conosciuto dagli amici come “Bacco”, si diploma in enologia a Conegliano nel 1968. Inizia la sua esperienza nel ramo vinicolo in Emilia Romagna per un anno e poi per cinque anni all'Astoria di Polegato. Apre un piccola attività di imbottigliamento artigianale a Mareno in Via Liberazione, assumendo un cantiniere e producendo vini rossi e bianchi del territorio. Aggiunge poi anche i vini frizzanti e spumanti. Il mercato è favorevole e diverse aziende produttrici richiedono l'imbottigliamento. Incrementa così la capacità di stoccaggio e assume altro personale anche per la parte amministrativa. Amante dell'innovazione coglie il momento favorevole ed esporta in molti paesi del mondo compresi la Cina, gli Stati Uniti, l'Argentina e molti altri, ma soprattutto in Germania dove va, oggi, gran parte del prodotto finito. Ha la fortuna di avere accanto a sé la moglie Gloria, che lavora in azienda, ed è aiutato da una decina di dipendenti per una produzione annua di 15.000 ettolitri di vino con una commercializzazione di circa 30.000 ettolitri per circa 6 milioni di bottiglie. L'azienda si trasforma e prende il nome di Vinicola CIDE (Centro Imbottigliamento Dall'Armellina Ettore). Da un paio d'anni la direzione tecnica passa nelle mani di un altro giovane marenese, l'enologo Bruno Cecchetto. Pagina 104


POSSAMAI RENZO Da ragazzi era il più maturo ed il più saggio di tutti così da prendersi, da subito, responsabilità tanto in politica quanto nella Latteria di Mareno. Fa esperienza iniziando a lavorare nel 1960 come dipendente amministrativo presso la ditta Ceschelli di Susegana, ma già nel 1971 è parte del progetto GICO nato da un'idea di Luigi Ongaro. Nel 1981 collabora alla costituzione della ESSE4 e l'anno successivo, lasciata la GICO, si dedica alla LASA, sempre come amministratore, fino al 1987, quando, insieme a Francescon Amedeo ed altri soci, fonda la MACH con sede a Ramera, che si trasferirà poi per motivi di spazio a Conegliano. Nel frattempo è sorta a S. Vendemiano la LOTUS insieme a Dal Pos Giorgio e a Francescon Amedeo. Sembra che tutto sia tranquillo, invece le attività fervono, i capannoni ingrandiscono, gli spazi aumentano, come pure aumentano le maestranze, segno della vitalità e capacità degli amministratori.

SOLIGON ADRIANO e SPAZIANO ANNA Sono giovani, hanno una licenza di ambulanti e tante idee per la testa. Perciò, quando si presenta l'occasione nel 1964 di aprire un negozio a Bibione, lo fanno sperando di riuscire a farcela. Diverse concomitanze favorevoli ed il duro lavoro dei due giovani, uno sempre in giro per mercati e l'altra sempre in negozio, permettono di guardare avanti con speranza. Dopo 20 anni rientrano a Mareno dove costruiscono e aprono nel 1984 un negozio di pelletterie e valigerie e borse che dà loro molte soddisfazioni.

Pagina 105


CELEBRIN GIORGIO e CAMAROTTO VITTORIA Quando Celebrin Giorgio e Camarotto Vittoria nel 1978 si trasferiscono da Musile di Piave a Mareno è per costruire e aprire un bar e pizzeriaristorante, un posto di ristoro denominato “La Villa”. Dopo tre anni di intenso lavoro e raggiunto un buon avviamento, decidono di affittare il locale e tornare al proprio paese per aprire una nuova attività. Nel 1991 riprendono in mano il ristorante, che nel frattempo aveva perso parecchia clientela, cambiano il nome in “Number One” e ripartono a lavorare sodo. Ricostruiscono la fiducia dei clienti, che tornano numerosi ed il locale ridiventa il punto di riferimento delle famiglie. Nel 1997 l'attività passa al figlio Lino che cambia nuovamente nome al locale, chiamandolo “Capsicum”.

VIEZZER GIOVANNI e GINO Giovanni, dopo varie esperienze di lavoro, si mette in proprio a Bocca di Strada con un lavoro artigianale abbastanza nuovo per quei tempi, il 1967: la posa di pavimenti in legno, moquettes e linoleum. Data la novità è un azzardo investire in questo settore, ma la costanza premia e quando nel 1982 si trasferisce da Bocca di Strada a Ramera nella nuova zona industriale, può ben farlo con una nuova società insieme al fratello Gino. La situazione attuale premia la costante volontà e la professionalità.

DAL BIANCO FERDINANDO I genitori sono Ferdinando e Peruch Augusta ed hanno sette figli: 6 maschi e una femmina. Tutti insieme lavorano la terra in parte di proprietà ed in parte di altri proprietari. Dopo la II° Guerra Mondiale, negli anni 50, alcuni dei figli arrotondano le entrate, come tanti altri giovani, andando a segare l'erba in montagna. Un po' alla volta portano dei prodotti agricoli, che producono, e li vendono nei paesi di montagna dove trascorrono parte dei mesi estivi. Il commercio si allarga nel tempo tanto che si rende necessario un magazzino che aprono a Cittadella nel 1950. L'attività si sviluppa lentamente e ormai occupa tutto il loro tempo allargando la zona dal Bellunese al Cadore. Nel 1956 si trasferiscono nell'attuale sede in via Conti Agosti a Campagnola, dove realizzano anche le loro abitazioni e nuovi magazzini. Pagina 106


TONON FRANCESCO Sono in arrivo le novità e all'osteria si trovano aranciate, cedrate e la gassosa in bottigliette con un tappo a palla. Francesco intuisce che anche le famiglie potrebbero bere bibite se portante a casa e nel 1954 apre una rivendita che copre tutte le esigenze: dall'osteria, al bar, alle famiglie. All'inizio non è facile; bisogna che le famiglie accettino la novità: bere a casa quello che si trova all'osteria o al bar. Ma i tempi stanno velocemnte cambiando e così anche questa nuova attività commerciale trova il suo spazio. Il primo deposito si trovava dove c'era la carrozzeria Vendrame (a fianco della rivendita di giornali Fagaraz) che si era trasferita a Calle di Mareno. Quando Carmelo Da Re nel 1970 sposta la sua officina dall'altra parte della strada, Francesco vi trasferisce il deposito ed il negozio. L'attività passa poi alla figlia Franca ed al marito Pedà Vincenzo e nel 1988 cambia nuovamente la sede quando viene acquistata la distilleria Vendrame a Soffratta.

GIACOMIN EGIDIO e PATRIZIO Egidio inizia il lavoro edile di impresario in proprio a Mareno nel 1963 e dopo qualche anno costruisce un magazzino-deposito per i materiali di lavoro in via S. Lorenzo. E' un uomo gentile e volonteroso e si dedica anche all'associazionismo interessandosi di volontariato aiutando gli altri nel limite del possibile. Quando va in pensione, il figlio Patrizio, non volendo seguire le orme paterne, fonda la Edilgi Company e inizia nel 1989 un tipo di lavoro nuovo: stampaggio di materie plastiche. Ristruttura il vecchio magazzino e amplia di anno in anno il giro d'affari che continua ancor oggi con soddisfazione.

Pagina 107


COLLET E PASE Tentano la via dell'America e partono per Caracas in Venezuela dove trovano altri italiani tra cui Giuseppe (Beppino) dalla Cia, anche lui di Mareno. Dalla Cia G. Il primo a partire è Elio Pase nel 1954, seguono poi nel 1956 Domenico e Giovanni (Gianni) Collet. Non sono soddisfatti della vita all'estero e decidono di rientrare in Italia: Elio nel 1961, Domenico e Gianni nel 1964. Cercano di mettere a frutto quanto imparato ed aprono tutti insieme una carrozzeria specializzata nella riparazione di camion, che verrà definita “La carrozzeria dell'autotreno”. E' essenziale la collaborazione di ottimi diversi operai, quali: Ronchi, Padoan, Marcon, Dal Cin, Tomasi, Dall'Armellina. Oggi la carrozzeria, completamente ristrutturata, ripara quasi esclusivamente autovetture. I soci fondatori non ci sono più, ma i figli di Elio, Sergio e Candido, portano avanti l'attività con competenza e affidabilità, mentre il fratello Walter segue la sua strada in Polizia.

Collet Domenico

Collet Giovanni

Pase Elio

DE MARTIN ILVO Arriva da Gaiarine e apre un negozio di ottico in via Conti Agosti a Calle di Mareno nel 1974 e si trasferisce poi in Piazza Municipio nel 1990. Nel 2005 va in pensione e lascia l'attività al figlio Elvis.

Pagina 108


ZORGNO MARIO Apre una carrozzeria a S. Maria del Piave nel 1976 e dopo qualche anno si trasferisce a Ramera nella zona industriale chiamandola “La perfetta”. Ama lo sport e s'interessa soprattutto di ciclismo. Dopo la morte nel 2000 di Gino Bartali prende contatti con la moglie Adriana ed il figlio Andrea e fonda con alcuni amici la società “Unione ciclistica Ramera Gino Bartali, che comprende ragazzini esordienti dai 7 ai 12/13 anni. Andrea Bartali e la mamma Adriana Diversi atleti, passata l'età, sono confluiti in altre squadre maggiori.

Andrea Bartali resterà sempre vicino alla Società, che lo iscrive come socio onorario, e verrà spesso a Ramera agli incontri societari e agli incontri con gli atleti.

Pagina 109


BASEI GIUSEPPE-ANTONIO C'è da inventarsi un mestiere in un periodo difficile e Giuseppe inizia a vendere formaggi. L'idea è di portare la merce direttamente presso il compratore sperando che la vendita possa essere soddisfacente. E' il periodo (il 1935) in cui la gente si sposta poco e la vita sociale si svolge prevalentemente nelle aie e nei borghi. Viaggia in bicicletta con ampi portabagagli carichi di pezze di formaggio e piano piano si fa conoscere. E' aiutato dalla moglie Zava Carlotta e quando inizierà ad aprire un banco presso i mercati di Vazzola e poi di Conegliano e Pieve di Soligo ci sarà anche la giovanissima figlia Gioconda. Passata la guerra riprende l'attività con un furgone e l'aiuto anche dei figli Agostino e Giuseppe che nel 1947 subentreranno nel commercio continuando una tradizione ormai ampiamente radicata. Ampliano l'attività con il commercio all'ingrosso fornendo formaggi di ogni tipo. Giuseppe

Gioconda e Agostino al banco

Sono conosciuti dappertutto tanto che si è creato un modo di dire: “dire Basei significa dire formaggio”. Anche i nipoti Renzo, Antonio, Gian Marco e Roberto seguono dal 1970 il lavoro dei genitori e dei nonni e per vederli all'opera basta andare al mercato di Conegliano dove hanno un banco in via Settembre ed uno in Piazza Calvi.

Banco a Vazzola - 1986 I nipoti Renzo, Antonio, Gianmarco, Roberto

Pagina 110


SOSSAI GILDO e ALDO Più di una storia.....pare una favola Paolino Sossai e Assunta Marcon, i genitori di Gildo, Aldo, Carla e Ida, si trasferiscono nel 1957 da S. Lucia di Piave a Mareno, tra disagi e notevoli sforzi economici, come mezzadri della famiglia Camerotto proprietaria di un negozio di tessuti, Gildo, il più anziano dei figli, inizia a lavorare ed imparare il mestiere presso Luciano Mazzer di S. Vendemiano, che gli insegna le tecniche di lavorazione ed assemblaggio dei metalli e gli trasmette i segreti di una vita di lavoro sui metalli. E' un inventore Gildo ed il lavoro di routine gli sta stretto. Così accetta la richiesta di un amico di fare dei serramenti in metallo, anziché in legno, per la sua nuova casa. Gli mette a disposizione uno spazio in garage e le attrezzature necessarie. Da qui nasce l'attività dei Sossai, prima in modo artigianale e poi in forma industriale ponendo in essere le continue ed innovative idee di Gildo. Il fratello Aldo, che dopo il militare è entrato in Polizia, alla scadenza della ferma non rinnova il contratto decidendo di aiutare il fratello nella nuova avventura. L'anno in cui inizia la trasformazione del lavoro dei F.lli Sossai è il 1978. Ai serramenti si aggiungono la costruzione di macchine pulitrici per pannelli per l'edilizia e un sistema di serramento perfettamente isolante usando un prodotto della Alusuisse. Net Center – Padova

L'azienda si ampia con la realizzazione di vetro facciate (il primo lavoro è il municipio di S.Vendemiano nel 1986), completando con tecniche d'avanguardia ed invenzioni innovative una produzione serramentistica che viene esportata in decine di paesi in tutto il mondo dalla Russia all'Australia. SUN Princess

Nel 1994 entrano nel primo progetto nel settore navale, quello per la realizzazione degli involucri di vetro della Pagina 111


“SUN Princess” la più grande nave passeggeri dell'epoca. Seguono poi una serie di altre grandi navi costruite a Monfalcone e a Nagasaki in Giappone. Le attività che in un primo momento erano divise: Somec, Solal, Soglass, Soframe, Sotrade vengono raggruppate sotto il marchio Sossai Group nel 2003 con quartiere generale a S. Vendemiano in un'area di 35.000 Mq di cui 16.000 coperti. Il motto è rimasto immutato : “E' e resta sempre lo stesso”. Un giorno Aldo viene a sapere che un vescovo proveniente dal Brasile sta cercando presso le parrocchie di Sarano e S. Lucia di Piave dati sulle origini della mamma nata Sossai. Dopo l'incontro con il prelato gli nasce l'idea di approfondire la situazione e conoscere quanti Sossai sono partiti negli anni come emigranti. Costituisce un gruppo di lavoro che per una decina d'anni con molto zelo e molta pazienza, raccoglie dati e contatta persone soprattutto nel Lazio ed in Brasile dove sono andati la maggioranza dei Sossai. Finalmente riesce ad organizzare un incontro tra le varie famiglie e nell'ultima settimana di luglio 2010 le fa arrivare (circa 500 persone) a S. Lucia e a Mareno per una festa del “ricordo”. Dopo viaggi, incontri pubblici con autorità varie e assaggi dei prodotti locali la festa, perché è una vera festa, si conclude sabato sera 31 luglio presso L'Oasi a Mareno ed il giorno dopo a S. Lucia di Piave presso la Filanda con una cena ed un pranzo di addio tra canti, abbracci, e tanta commozione. Un incontro veramente festoso e molto, molto struggente. Jewel Tower - Dubai

Dal Negro – Treviso

ENI – Roma

Pagina 112


Sapphire & Diamond Princess – Cruise Ship Giappone

TONON BENITO Dopo aver lavorato per parecchi anni in diverse aziende Benito decide nel 1972 di mettersi “in proprio” nel campo della maglieria con l'aiuto della moglie. Nel ramo ci sono già diversi produttori e tutti ben inseriti nel mercato, ma decide lo stesso di tentare la sorte. Apre un laboratorio di maglieria come “terzista” producendo prima per diverse aziende locali e poi anche per stilisti ben conosciuti nel mondo intero. Al giungere dell'età pensionistica liquida l'azienda e cede l'uso del capannone al nipote Angelo che vi installa una produzione di minuterie metalliche. Una decina di anni dopo la produzione verrà trasferita in via Roma. Pagina 113


I CUGINI BACCICHETTO Natale Baccichetto figlio di Narciso e di Zanardo Catterina e Giuseppe Baccichetto figlio di Giovanni e Dotta Scolastica sono cugini e originari di Calle di Mareno. Non amano la vita contadina della famiglia e decidono di cambiare mestiere. Natale (1899/1966) apre un'osteria ed un negozio di alimentari (un casoin) lungo la via Distrettuale a Mareno, che è una zona lontana dal centro del paese e verrà denominata “Località Baccichetto”. Tanto l'osteria quanto il negozio sono gli unici della zona e si sviluppano in modo soddisfacente così da divenire un buon punto di incontro per gli abitanti locali. Sarà anche consigliere comunale dal 1964 fino alla morte nel 1966. Alla sua morte le attività passeranno attraverso diverse proprietà e oggi sono chiuse. Natale e Giuseppe Giuseppe (Bepi) invece apre nel 1905 un'osteria ed un negozio di alimentari (un altro casoin) a Ramera nel Borgo Bet. In seguito trasferirà i negozi nelle case Dalto sempre partendo in bicicletta da Calle di Mareno dove abitava, in attesa di trasferirsi nuovamente anche con l'abitazione nel 1928 in un edificio che sta costruendo di fronte alla Chiesa sempre a Ramera. Gli imponenti funerali di Narciso

Diventa un riferimento rinomato in quanto in osteria si serve anche da mangiare e le ricette del “Baccalà” e “dell'Agnello Pasquale” diventano famose in tutto il circondario. L'attività viene ceduta nel 1956, alla morte di “Bepi”, prima a Salvador Eugenio e poi venduta a Dotta Sergio. Bepi e la moglie Fanny Pinarello hanno sei figli tra cui Pietro (sua figlia Flavia sarà Sindaco a Mareno nel periodo 1990/1994) e Narciso che nel 1945 entrerà come dipendente in Municipio diventando, insieme a Mario Celotti e Alfonso Rech, uno degli artefici della ricostruzione dell'anagrafe comunale bruciata nel 1944 nel rogo del Municipio. Segue anche le attività dell'Asilo e sarà sempre punto di riferimento per i più deboli. Narciso muore all'improvviso a cinquant'anni nel 1961 lasciando nello sconforto non solo la famiglia, ma anche tante altre persone. Pagina 114


I paesani addolorati seguiranno numerosi le sue esequie con sentito e commosso affetto. Sua figlia Pia vincerà un concorso e sarà assunta in Municipio nel 1961, dove resterà fino alla pensione nel 1992. “Casoini” e osterie a Mareno loc. Baccichetto e Ramera ora chiusi

Pia sposerà un giovane di Cimadolmo di nome Walter Donadello, un ragazzo cresciuto senza la mamma, morta prematuramente, ma di carattere socievole e disponibile. Nella sua vita giovanile ha saputo crearsi simpatie e consenso, tanto che, divenuto adulto, è stato eletto Sindaco di Cimadolmo dal 1964 al 1970. Tra le persone che l'hanno seguito da giovanetto ed apprezzato da adulto c'è un personaggio, Giulio Savoini, che merita di essere ricordato.

SAVOINI GIULIO E' stato un personaggio a Cimadolmo. Possessore di un molino e di una attigua segheria era conosciuto da tutti per le sue doti di umanità e di uomo moralmente retto ed è nominato Podestà proprio nel periodo peggiore della nostra storia, cioè durante il 2° conflitto mondiale e la guerra partigiana. In paese c'erano i tedeschi e l'organizzazione “Todt” mentre a qualche centinaia di metri entro il Piave si muovevano gruppi di partigiani irrequieti e spesso inaffidabili. In mezzo la popolazione inerme ed il Podestà, cioè Savoini Giulio, a creare equidistanze e difficili equilibri per evitare sanguinose ritorsioni da una parte o dall'altra verso la popolazione. Tra i partigiani operavano persone di nazionalità russa e slava poco inclini al compromesso. Spesso di notte uscivano dalla zona del Piave e, uno in particolare, si presentava a casa Savoini armato di mitragliatore e bombe a mano minacciando di morte i famigliari e obbligando Giulio a consegnare ogni volta (spesso) viveri e denaro disponibili. Partigiano russo operante nel Piave – foto del 1945

Gli sforzi di Giulio non sono sempre andati a buon fine e purtroppo ci sono stati dei fatti deprecabili e delle uccisioni che non ha potuto evitare. A fine guerra, però, gli abitanti gli riconobbero gli sforzi fatti, nel limite della sua difficile posizione, per tenere il paese fuori dai guai anche rischiando la vita e non perse mai la loro riconoscenza ed il loro rispetto.

Pagina 115


TONON GIANFRANCO E EVARISTO Verso la fine degli anni '60, Gianfranco Tonon inizia l'attività di lavorazione del ferro e dopo pochi anni coinvolge nell'impresa anche il fratello Evaristo. Come tutte le attività che nacquero in quegli anni, la loro sede si trovava presso la propria abitazione in via Traversa a S.Maria del Piave. Gianfranco e Evaristo

Dato il poco spazio a disposizione, agli inizi si occupano di produzione di carpenteria leggera e di piccoli manufatti. Poi agli inizi degli anni '70, la loro attività si amplia a seguito del coinvolgimento nel progetto di costruzione di un nuovo villaggio nell'Alpago ideato dal Geom. Candiani di Vazzola. L'attività è ormai avviata e nel tempo si ingrandisce. La sede presso la loro abitazione diventa insufficiente e quindi agli inizi degli anni '80 viene costruito un nuovo e più grande capannone a Mareno di Piave a fianco del campo sportivo dove l'attività si trasferisce. Dopo circa un ventennio, Gianfranco ed Evaristo dividono la ditta e così nascono la Steel & Service di Tonon Michele e la CMT di Tonon Christian. Entrambe le nuove società si trasferiscono in nuovi e più capienti capannoni nella zona artigianale di Ramera e sono ora guidate dai figli Michele e Christian. La Steel & Service oltre alla carpenteria metallica si occupa di lavorazione dei metalli con macchinari ad alta tecnologia come il taglio di precisione ad acqua mentre la CMT continua nella produzione di carpenteria con l'ausilio di modernimacchinari come l'isola robotizzata per la saldatura dei metalli. Una costruzione del progetto nuovo villaggio nell'Alpago

RIVENDITE GIORNALI A Bocca di Strada la rivendita di Marcon Angelina aperta nel 1968 e ceduta a Nadal Maddalena e Fantuzzi Silvestro passa nel 2008 a Zanin Reginetta. In via Tariosa Valentini Caterina nel 2006 cede la gestione del negozio a Vettori Pietro. In centro Fagaraz Danilo, subentrato alla madre Sanson Maria nel 1983, muore e lascia la gestione ai fratelli che hanno l'aiuto di Zanchettin Ivana.

Pagina 116


PIBIGAS A Mareno nel 1954 avvengono due fatti che hanno entusiasmato i cittadini. Il primo è l'arrivo della televisione che permette di vedere i campionati del mondo di calcio. Non era mai successo prima. La novità ha tenuto la gente con gli occhi incollati al televisore dell'osteria “dalla Tina” nella sua vecchia sede per settimane. Tanto interesse forse dipendeva più dalla novità che dal calcio. Il secondo fatto è la venuta di un elicottero dell'ENI che è sceso nello spiazzo accanto al municipio (ancora libero). Che emozione! Centinaia di persone a vedere un elicottero che non si sapeva cosa fosse e come facesse a stare fermo in aria. Faceva pubblicità al gas “Pibigas” da usarsi, con delle bombole, quale nuovo combustibile pulito per cucinare in casa. Era la rivoluzionaria trovata per sostituire la cucina a legna con dei fornelli più piccoli e maneggevoli. E' stata anche la grande occasione delle industrie Zoppas per aggiornare la produzione con i nuovi elettrodomestici: prima il fornello a gas, poi il frigo e quindi la lavatrice e altro ancora. Era iniziata l'era del consumismo. Autogiro anno 1860 circa

BUON CUORE E MODESTIA E' un giorno d'estate degli anni '60 verso sera e un ragazzo, nel fare un giro in bicicletta per le strade del paese, si trova davanti ad un incidente stradale. Il luogo è all'incirca di fronte all'attuale negozio di mobili Bof e l'incidente è accaduto ad una persona anziana che è caduta da un motorino. Si avvicinano diverse persone volonterose di aiutare e tutte discutono per capire cosa è successo e per tranquillizzare il ferito disteso a terra che continua a lamentare dolori in diverse parti del corpo e specialmente a una gamba. Tutti hanno qualcosa da dire e proposte da fare, ma in effetti nessuno sa Pagina 117


cosa fare. Si consiglia di portare la persona presso qualche abitazione vicina per fargli bere qualcosa che “lo tiri su”, finché una voce si alza tra tutte consigliando il ricovero in ospedale a Conegliano. Non si è ancora abituati agli incidenti stradali considerato che i mezzi motorizzati erano pochi; non c'era neanche la mentalità dell'andare all'ospedale, posto pensato solo per casi terminali. In ogni caso l'idea piace e dopo un attimo di silenzio sono tutti convinti di far portare il ferito al Pronto Soccorso (solo nominarlo faceva pensare alla morte certa). Finalmente la decisione è presa e i presenti tirano un sospiro di sollievo perché finalmente sanno cosa fare di concreto. A questo punto si pone un altro problema: come fare per il trasporto? Il 118 non c'era, l'ambulanza non c'era, il Pronto Soccorso stesso è qualcosa di lontano, conosciuto per sentito dire. Non fa parte della vita quotidiana, ma solo dell'immaginario. Finalmente una persona prende la bici e va a chiamare un conoscente possessore di una autovettura che finalmente dopo una mezz'ora arriva, mentre il ferito a terra continua con insistenza a lamentare dolori. Nel frattempo si è fermata altra gente e tutti hanno qualcosa da chiedere o da dire creando una grande confusione. Arrivata la vettura il proprietario mette in chiaro che andare a Conegliano e tornare è un costo che non intende accettare e non acconsente a che il ferito venga caricato. La gente comincia a guardarsi in faccia ma nessuno si offre di pagare il viaggio ed intanto il ferito continua a stare per terra e a lamentarsi dei dolori. Il ragazzetto vedendo tutto questo, impressionato dal sangue, dai lamenti, dalla confusione e dall'incertezza generale trova il coraggio di dire a voce alta “cosa state aspettando, che muoia?” Probabilmente non viene neanche sentito. Dopo altro tempo d'attesa senza saper cosa fare si avvicina una persona con fare deciso. Alcuni lo conoscono e lo informano dell'accaduto. Poi valutata la situazione chiama il proprietario della macchina e con fare perentorio gli dice: “trasporta il ferito immediatamente all'ospedale e quando torni vieni da me che ti pagherò le spese”. Così fu fatto e la persona generosa, si seppe dopo, si chiamava Feltrin Ugo. Il giovanetto non si dimenticò mai l'accaduto né la persona generosa e rimase molto amareggiato quando, qualche giorno dopo, lesse l'epigrafe della morte del ferito dell'incidente. Parecchi anni dopo il giovanetto, diventato adulto, ebbe modo di incontrare il sig. Ugo Feltrin e, venendogli in mente l'episodio vissuto tanti anni prima, gliene accennò. La risposta è stata “è passato tanto tempo ed i ricordi si sono sbiaditi, in ogni caso è stata una decisione doverosa”. Si capiva però che il ricordo era ancora vivo nella sua mente, ma non amava parlarne. E' stata una doppia lezione di vita, di generosità e di modestia che non sono mai state dimenticate.

Pagina 118


PARTE V

E' mio convincimento che non sia possibile trattare delle cose pi첫 serie del mondo se non si apprezzano le pi첫 divertenti. W. Churchill

Pagina 119


Non furono la politica nĂŠ l'economia a produrre le prime unioni di gruppi distanti e disparati, ma la festa sportiva. J.Ortega y Gasset

Pagina 120


Cap. IX SPENSIERATEZZA E ALLEGRIA Il periodo difficile non è ancora finito e ci sono grandi difficoltà a ripristinare la normalità. Il cibo scarseggia e le autorità tentano di controllare il mercato delle derrate alimentari, magari operando con requisizioni. Il mercato nero fiorisce e prospera dato che i produttori agricoli consegnano ai consorzi obbligatori solo la metà circa delle produzioni. Lentamente però, pur con tutte le difficoltà, si costruisce una vita più accettabile. In campagna è migliore che in città. D'altra parte anche alla fine della Grande Guerra e nel periodo della ricostruzione si è cercato di costruire la vita tentando di dimenticarne, almeno per qualche momento, le difficoltà con feste da ballo e proiezioni cinematografiche. Dal “Il Gazzettino” del 1930 si apprende: “Spettacoli Benefici. Stasera sabato, alle ore 8, sarà qui dato un grande spettacolo cinematografico all'aperto, accompagnato da scelta orchestra, a favore dell'Opera Nazionale Ballila. A beneficio dello stesso Ente domani domenica saranno dati vari spettacoli cinematografici continuati, dalle ore 16 in poi, nel cine Italia. Pure alle ore 16 e sempre a favore del Dopolavoro, nella sala Gualuppa s'inizierà un grande festival le cui danze saranno ritmate da scelta musica. Nel corso del ballo sarà disputata una gara di valtzer, dotata di ricchi premi. Funzionerà un servizio buffet.”

A Mareno non c'era la sala cinematografica, ma giravano dei cinema itineranti, accompagnati da orchestrina, che funzionavano all'aperto. Quando la guerra finisce si pensa a dare una mano a chi ha meno. Per aiutare i bambini poveri di Conegliano le parrocchie organizzano degli incontri tra questi e le famiglie dei paese vicini, Mareno compreso. Nelle domeniche i bambini, fatti giungere in corriera, vengono ospitati dalle famiglie per tutto il giorno in modo che possano mangiare a sazietà. Le persone, poi, venuto meno il pericolo della guerra, tendono a

Pagina 121


ricercare la gioia di vivere organizzando posti per ballare, sagre paesane in nome dei Santi protettori, feste di borgata e familiari. E' un modo per uscire dagli schemi della dura vita giornaliera. A Soffratta nella zona “Valdoni” d'inverno si allagano dei terreni con lo scopo di prendere le anitre selvatiche di passaggio, poi si è scoperto che quando ghiacciava era possibile pattinare o meglio “slittolar” perché i pattini non c'erano e si usavano zoccoli di legno con delle grosse brocche metalliche sotto la suola. Era molto divertente e la cosa è durata fino agli anni 60. Ernesto Da Fies nel “mastel” nel Crevada

D'inverno si ripristina la tradizione del “Panevin”. E' l'occasione per bruciare le sterpaglie ed i rovi, ma è anche un'altra occasione per stare insieme e cantare, mangiare “pinza” e bere “vin brulè”. A un certo punto tanta frenesia allarma le autorità, che considerano questo comportamento generale irriguardoso verso coloro che non se lo possono permettere e sono tanti. Inoltre pensano non sia adatto al momento in cui stanno rientrando i prigionieri di guerra bisognosi di tutto, dai vestiti alle cure mediche. Quelli che arrivano dalla Germania e dalla Russia sono in condizioni pietose e il loro Pagina 122


reinserimento nella vita sociale è più difficile, In un primo momento le Autorità d'occupazione vietano i permessi. “...Malgrado la fame si ballava quasi ovunque, in città (dove funzionavano diversi ritrovi) ed i campagna, sebbene i Comitati di Liberazione fossero contrari a tanta baldoria. Anche perché la maggior parte della popolazione, passato il primo momento di euforia, aveva ben poca voglia di divertimenti, che erano quindi esclusivi di chi non aveva subìto lutti, di chi aveva disponibilità finanziaria e dei soldati alleati che di preoccupazioni non ne avevano. Dopo alcuni mesi le concessioni dei permessi per organizzare feste e balli vennero revocate dal comando militare alleato”. Ma col tempo tutto si aggiusta e malgrado i sacrifici la ripresa prosegue per il coraggio e la volontà di molti. La gioia di vivere non si può fermare e finalmente la gente è libera di ridere. Si riorganizzano le vecchie sagre o se ne organizzano di nuove : In piazza a Mareno, a S. Maria del Piave, al Borgo Carnielli, a Ramera, a Bocca di Strada, a Borgo Cittadella, a Soffratta, in via Biffis. Musica, balli, giostre, giochi, incontri culinari; un grande passo in avanti verso un futuro migliore.

MUSICA MAESTRO ... La banda di Mareno ha radici negli anni 20, anche se il primo gruppetto di suonatori si riunì tra gli anni 1910 e 1912 sotto la direzione di Serafini Ugo, che moriva durante la Grande Guerra. Dopo il primo conflitto mondiale i superstiti del gruppo anteguerra (tra cui Dall'Armellina Beniamino, Foscan Cesare, Foscan Battista, Perencin Francesco e altri) si ritrovarono e ripresero a suonare nelle feste, nelle cerimonie e nelle sale da ballo fino agli anni trenta. Di questa attività abbiamo trovato notizie ne “Il Gazzettino” del tempo. Peruzza Vittorio

La Banda rinasce il 1° Aprile 1950 su iniziativa di Perencin Francesco e di Peruzza Vittorio (1913/1950), eletto Presidente del gruppo, con la partecipazione di alcuni vecchi suonatori della vecchia banda ed il Maestro Gobbo Guerrino. Pagina 123


Sospende nuovamente l'attività nel 1963 dopo le presidenze di Dall'Armellina Beniamino, Foscan Ferdinando, Lot Antonio, Maestro Dario Ernesto. Banda a Redipuglia Dall'Armellina Beniamino

Riprende a suonare con la denominazione di Corpo Musicale di Mareno nel 1972 per iniziativa di alcuni appassionati tra cui Dotta Giannino. Presidente viene eletto il suonatore tra suonatori Frassinelli Renzo, che nel 1987, andato in pensione il Maestro Gobbo, si affida al nuovo Maestro Pavan Vittorino, il quale introdurrà uno stile di musica più consono ai tempi. Inoltre aprirà nel 1989, con la collaborazione del Comune, le porte alla nuova Scuola di Musica. 1952 il Presidente Foscan Ferdinando

Altri presidenti si susseguono: Gasparini Roberto, Carnielli Natalina, Dalla Cia Carlo; oggi il Corpo Musicale continua a suonare con il Maestro Trivillin Dario ed il Presidente De Luca Antonio. Il Presidente Frassinelli Renzo Il Corpo Musicale nel 25° anniversario dalla costituzione (1997)

Pagina 124


Gasparini Roberto

Corpo Bandistico anni '80

Carnielli Natalina

Corpo Musicale anni '90 Dalla Cia Carlo

De Luca Antonio

Corpo Musicale 2010

Pagina 125


NOVITA' MUSICALE Un giovane cantautore, diciottenne o poco più, di Mareno di nome Stefano Dall'Armellina, si presenta al festival voci nuove “Città di Vittorio Veneto” vincendo il premio della critica per l'anno 1989. E' l'inizio di una carriera musicale fitta di soddisfazioni e di premi vinti che lo porta a suonare e cantare anche in grandi manifestazioni quali Castrocaro e Sanremo Famosi. Di successo in successo, dieci anni dopo nel 1999, vince il premio “Città di Recanati” con un brano “FIATO CORTO” che diventerà, in seguito, un album molto apprezzato. Collabora con grandi artisti e professionisti compreso Roberto Vecchioni che presta la sua voce in un brano. Concerto a Conegliano

Seguiranno collaborazioni importanti ed ulteriori premi e nuovi album che proiettano Stefano nel mondo professionistico della musica a pieno titolo.

Pagina 126


DINAMIK … CHE SORPRESA! Alcuni giovani attivisti della parrocchia di S.Maria del Piave nel 1962 s'inventano un giornalino che porta nelle case gli avvenimenti locali. Il nome della pubblicazione è tutto un programma dato che si riferisce al particolare campanile della chiesa, infatti si chiama “El Mezo Campanil”. A questa iniziativa si aggiunge poi la collaborazione per far rinascere la sagra paesana che era stata sospesa tempo prima benché fosse una tradizione di vecchia data. Non contenti ed infervorati dalla voglia del fare, alcuni anni dopo, nel 1971, costituiscono una società “La Dinamik” con lo scopo di porsi al centro delle attività ludiche-sportive del paese. Canzian Giannantonio Al primo presidente Canzian Giannantonio si susseguono altri responsabili tra cui Dassiè Ennio, Zanchetta Giocondo ed ora Pasin Marco. Ennio Dassiè Con tanto lavoro e tantissima dedizione riescono a costituire un gruppo sportivo, una squadra di tennis e una squadra di karate, contribuendo anche all'organizzazione di molti incontri sportivi, tra cui gare ciclistiche e incontri di boxe, nonché mostre di vino molto apprezzate nell'ambito della rinnovata sagra paesana. Sono ancora in attività con nuovi giovani e nuova grinta. Zanchetta Giocondo

Pagina 127


Pesca a premi e mostra del vino

TRA I DUE CAPITELLI DI VIA BIFFIS Iniziata a metà degli anni '80, non è una sagra ma una festa di borgata pensata e sempre organizzata da Renzo Dalla Colletta con la collaborazione di molti amici che coinvolgono tutte le famiglie della borgata. Ogni famiglia prepara dolci e panini che vengono disposti su una lunga tavolata allestita lungo la via. Lotteria e musica allietano la serata.

Pagina 128


SAGRA DI MARENO Non è dato sapere quando è nata la “sagra” in piazza a Mareno. I ricordi sono che nel secondo dopoguerra si è cominciato con poche giostre e delle bancherelle di dolci, per arrivare, alcuni anni dopo, ad avere una “sagra” ampia e rinomata che riempiva tutta la piazza di gente e richiamava qualche migliaio di persone. Alcuni ragazzi del bar “soto el castagner” in gita Era ed è sempre stata una tipica “sagra” di paese con giostre e bancarelle che finiva con i fuochi d'artificio. All'inizio e per diversi anni gruppi di giovani preparavano

e gestivano uno o due bar sotto una tenda con tavoli piantati per terra. Con i soldi guadagnati vendendo bibite i giovani organizzavano gite per tutti i volontari che partecipavano alla gestione del servizio. I bar del centro del paese poi si organizzavano per offrire da mangiare,fagioli freschi e giovani polletti, per la gioia di molti commensali. In seguito si è costituita un'associazione per i festeggiamenti, ma il periodo d'oro era passato ed ora è rimasta una sagra contenuta. Sagra anno 1954 con in prima fila la signora “Tina” in Zandonadi

Pagina 129


Quando mi capita di ridere, di scherzare, di giocare, allora mi sento uomo Plinio il Giovane

Chi non ama le donne, il vino e il canto, pazzo è davvero e degno di compianto.

attribuito a

Pagina 130

Martin Lutero


Cap. X I NOSTRI CAMPIONI SPORTIVI Nel periodo del ventennio lo sport era considerato un'attività essenziale per far crescere i giovani sani e disciplinati con lo scopo di avviarli poi alla vita militare. Era un obbligo indirizzare i giovani alle attività sportive, soprattutto quelle più adatte alla preparazione “premilitare”. A Mareno, benché la propaganda del partito fosse costante, i giovani avevano poco entusiasmo a partecipare creando malumore negli organi politici. Per evitare che venissero prese delle sanzioni, pericolose a quel tempo, intervenne il Podestà a risolvere la questione. Fece preparare il “campo solare”, cioè il terreno a fianco dell'Asilo, installò un sistema di illuminazione a spese proprie e convocò i giovani del paese. Trovò con loro una soluzione che rese soddisfatti un po' tutti prendendo in mano la gestione sportiva e tacitando con la sua autorità i componenti del partito. Campo solare poi divenuto campo sportivo Il campo solare l'anno successivo venne trasformato in un vero campo sportivo con una baracca palestra attrezzata per l'atletica. Baracca adibita a palestra

Il sabato pomeriggio i ragazzi andavano a marciare per un po', poi si dedicavano all'atletica preparandosi per gli incontri intercomunali e mandamentali. Oltre alle gare di atletica c'era chi si dilettava a correre in bici e chi a giocare a bocce in gare competitive a premi. Era un modo per uscire dai borghi e dalle case per incontrarsi e conoscersi e parlare; l'unica possibilità di passare un po' di tempo in modo diverso.

Pagina 131


Arrivo delle manifestazioni ciclistiche nel circuito di Mareno e il grande interesse dei paesani (1983)

Superga 1949 La fine del “Grande Torino�

Pagina 132


Campo sportivo (da “Il Gazzettino” - 1930) Siamo lieti di pubblicare una lettera scritta al sig. Antonio Biffis, nostro Podestà: Ill.mo Sig. Podestà di Mareno di Piave, l'Ente sportivo di Treviso dà notizia delle disposizioni da Lei prese per dotare codesto campo sportivo degli impianti e degli attrezzi indispensabili per l'atletica leggera. Per quanto Lei ha fatto Le esprimo il mio vivo e cordiale compiacimento. Saluti, Il Segretario.

Inaugurazione del campo sportivo (da “Il Gazzettino” - 1930) Coll'intervento delle maggiori autorità sportive della Provincia e fra l'entusiasmo di una enorme folla Mareno ha domenica solennemente inaugurato il suo campo sportivo. Alle 11, accolte al loro arrivo dal Sig. Antonio Biffis, dal segretario politico sig. Paoletti, arrivarono le molte autorità. Dopo che la Banda di Mareno ebbe eseguiti gli inni della Patria, le Autorità si recarono a visitare il campo. Esso sorge su un'area ceduta gratuitamente per 6 anni dal conte Giovanni delle Rose. E' delle dimensioni di metri 130 per 45 ed è dotato di una palestra coperta riccamente fornita di materiale atletico, di un magnifico rettilineo in terra battuta per i 100 metri, di due pedane per i lanci, di tre per i salti e di un completo impianto elettrico di illuminazione. Tutto il campo è cintato. Dopo un vermut d'onore in Municipio le Autorità si riunirono in casa del Podestà per un pranzo, che questi volle signorilmente offrire a spese proprie. Le gare, tutte magistralmente combattute, furono : Corsa 100 mt., 200 mt., 400 mt. e 1000 mt., salto in lungo, getto del peso, giavellotto, salto in alto, sollevamento pesi, tiro alla fune. Alle gare parteciparono il Dopolavoro di Treviso (ferrovieri) e il Dopolavoro di Mareno di Piave. La brillante manifestazione si concluse con la premiazione dei vincitori e con alcune parole di ringraziamento del sig. Paoletti.

Lo sport a Mareno, dopo il periodo bellico, arriva nelle case a mezzo della radio. Il ciclismo soprattutto per le appassionanti imprese di Bartali e Coppi. Anche il calcio è vissuto con emozione specie dopo la tragedia di Superga, dove muoiono tutti i campioni del Grande Torino in uno spaventoso incidente aereo. A dire il vero anche le radio erano poche, ma il passa parola era sufficiente per ritrovarsi il pomeriggio attorno alla radio a casa di chi l'aveva per ascoltare l'arrivo dei giri d'Italia e di Francia muniti di quaderno per segnare arrivi e classifiche e per ascoltare le radiocronache delle partite di calcio. Era emozionante, molto emozionante. L'avvento della televisione nel 1954 poi portò a tener incollati estasiati ai pochissimi schermi i tifosi sempre in numero maggiore. Pagina 133


Poi qualcuno pensa di portare il ciclismo ed il calcio anche a Mareno e coinvolgere i giovani in attività concrete correndo sul campo. Sono stati dei buoni profeti e se oggi in Paese abbiamo diverse società rappresentanti delle molteplici discipline sportive, lo dobbiamo a coloro che hanno iniziato, creduto e operato intensamente per raggiungere brillanti risultati. Un grazie a tutti.

SPORT ANTICO E POPOLARE: LE BOCCE Gara di bocce (da “Il Gazzettino” - 1929) “L'Unione Magistrale dopolavoro, ha indetto per domenica prossima alle ore 15 presso l'Osteria Peruzza in località Borgo Chiesa, una gara di bocce, a terne, con ricchi premi in denaro. In caso di cattivo tempo sarà rimandata alla domenica successiva.” Anno 1972 Vittoria al Trofeo “Carpenè Malvolti” presentazione coppa al bar sede con Dal Cin Aristide

La Società Bocciofila Serena nasce nel 1959 per volontà di alcuni appassionati, con sede presso il bar “da Aristide”. Nei primi anni 70 il bocciodromo viene ammodernato e coperto e la Società prende il nome definitivo di Unione Bocciofila Marenese; da questo momento l'attività agonistica si allarga a tutti i livelli: locali, nazionali e internazionali, per merito principale dei propri giocatori e di presidenti volonterosi. Pagina 134


Nel 1999 la sede viene trasferita nella struttura privata del bar “Dalla Vedova”, mentre per le gare più importanti è usato il bocciodromo di Cordignano. Solo nel 2009 potrà prendere possesso della nuova realtà realizzata nello spazio del Palazzetto dello Sport. In tutto questo lungo periodo sono aumentati i soci giocatori, si sono alternati diversi presidenti, si sono formati dei campioni che hanno raggiunto traguardi agonistici di grande rispetto. Anno 2006 - Esibizione maglia iridata e medaglia d'oro al rientro dai Campionati Mondiali di Wenzhou (Cina) insieme al Presidente Giuseppe Garbet e al Presidente Provinciale Paolo Tortato

I Presidenti che tanto hanno dato per il successo societario: • • • • • • • • • •

1959-1967 1968-1974 1976- 1982 1983-1988 1989-1990 1991-1993 1994 1995 1996 1997-2010

Foscan Natale Marcon Silvano Zanchetta Franco Marcon Silvano Pasqualetto Mario Zanchetta Franco Antoniazzi Graziano Da Ros Renzo Dario Pietro Giuseppe Garbet

Totale anni 9 Totale anni 7 Totale anni 7 Totale anni 6 Totale anni 2 Totale anni 2 Totale anni 1 Totale anni 1 Totale anni 1 Totale anni 14

2009 – Campionati Mondiali femminili con Chiara Soligon e Ilenia Pasin e la responsabile nazionale Italiana Iosella Lombardi e il Presidente G. Garbet

Squadra vice campione d'Italia categoria A: Zanchetta Mauro - Soligon Franco Trevisanato Giancarlo - Gava Flavio

Pagina 135


Tra i campioni Ilenia Pasin nata a Conegliano nel 1978. Nel 2001 entra a far parte del gruppo della Bocciofila Marenese e con i suoi movimenti eleganti ha conquistato dirigenti e tecnici della Federazione che l'hanno battezzata la “libellula del volo”. Il palmares invidiabile: -

8 titoli Italiani nelle varie specialità 1995 miglior giocatrice alla rassegna Umbria Giovani 1995 debutto in serie A con la Società Pievigina 1996 premio Marche miglior giocatrice d’Italia 1996 debutta in Nazionale con la Francia 1997 prima classificata ai World Games formazione a coppie in Finlandia 1998 prima ai campionati mondiali a coppie 1998 seconda ai campionati mondiali di Tiro progressivo 2000 seconda ai campionati mondiali di Tiro progressivo 2001 seconda ai World Games di Tiro progressivo 2002 prima ai Campionati Mondiali in Tiro progressivo 2002 stabilisce il nuovo record mondiale nel tiro progressivo (42/45) 2004 prima ai Campionati Mondiali in Tiro progressivo a Duisburg (Germania) 2005 prima ai World Games di Tiro progressivo 2006 prima ai Campionati Mondiali di Wenzhou Cina nel Tiro progressivo 2006 terza ai Campionati Mondiali di Wenzhou Cina nel Tiro in staffetta con C. Soligon 2008 stabilisce il nuovo record Mondiale nella specialità di tiro in staffetta con Chiara Soligon (Chivasso - TO) 2009 seconda classificata ai mondiali di tiro progressivo disputati a Bevagna (PG) 2009 terza classificata ai mondiali di Tiro in staffetta con C. Soligon a Bevagna (PG)

Altra campionessa è Chiara Soligon nata a Conegliano nel 1989. Definita l'erede di Ilenia Pasin, è dal 2006 punta di forza della Nazionale Italiana. I suoi successi: – – – – – –

2004 Titolo Italiano nella specialità Individuale Femminile (Saluzzo CN) 2005 seconda classificata ai campionati Italiani specialità combinato (Pinerolo CN) 2005 seconda classificata ai campionati Italiani Individuali Femminili (Pinerolo CN) 2006 terza ai campionati mondiali di Wenzhou Cina nel Tiro in staffetta con I. Pasin 2008 Stabilisce il nuovo record Mondiale nella specialità di Tiro in staffetta con Ilenia Pasin (Chivasso TO) 2009 terza ai Campionati Mondiali di Bevagna (PG) nel Tiro in staffetta con Ilenia Pasin

Terna Campione d'Italia categoria B con Roberto Magnan, Mario Pasqualetto e Walter Olivato con il Consigliere Federale Giorgio Marian e le campionesse Ilenia Pasin e Chiara Soligon

Pagina 136


E VIA COL VENTO … IN BICICLETTA La corsa ciclistica (da “Il Gazzettino” - 1927) “Domenica 4, organizzata da questo circolo sportivo, si effettuerà un'importante corsa ciclistica sul percorso Mareno-Vazzola-Conegliano da ripetersi 3 volte per un totale di 60 kilometri. La corsa è per corridori di V° categoria, ma è pure libera a tutti i non tesserati, che potranno ritirare il patentino all'atto della partenza. Ricchi premi sono in palio”. L'attività agonistica riprende negli anni '50 con delle corse a premi sul circuito in centro a Mareno organizzate dal gruppo sportivo Juvesport (nome derivato dal latino “gioventù sportiva”) 1952 Gino con Toni Bevilacqua Gino in fuga al Giro del Piave sotto l'occhio vigile di “Nino Pasqualin” e Giannino Dotta

Si mette in mostra un giovane corridore Salvadoretti Domenico (detto Gino) che corre per circa quattro anni con le maglie di diverse squadre tra cui “U.C. Trevigiani” e la “Stella Veneta”, vincendo parecchie corse tra cui, nel 1953, il Campionato Veneto-Coppa Italia a cronometro (medaglia d'oro) in squadra con Vanzella Giuseppe, Favero Vito, Visentin Ezio. 1957 – Mariotto della U.C.T. vincitore circuito Juve Sport 1952 – Toni Bevilacqua campione del mondo incontra gli amici di Mareno

Pagina 137


Ma la più grande corsa fu organizzata il 19 marzo 1961 da un gruppo di giovani che si formò per l'occasione. Fu una gara, per la categoria professionisti (un criterium degli assi), vinta dallo spagnolo Miguel Poblet. 1961 – Circuito degli “Assi”: arrivo

Il gruppo si costituì in società e continuò la sua attività fino al 1982 quando passò l'onere e l'organizzazione della Kermesse di S.Giuseppe il 19 Marzo al Gruppo Sportivo Pedale Marenese meglio organizzato. Nel tempo a seguire non si contano le gare vinte, le manifestazioni organizzate e le partecipazioni sportive. E' un lavoro continuo, professionale che porta alla Società moltissimi iscritti. Nel tempo cambia denominazione, cambiano anche i presidenti, ma la volontà resta intatta ed i risultati arrivano copiosi. La Società G.S. Pedale Marenese viene fondata il 17/10/1973 e primo presidente è Da Re Avellino. Diventa G.S. Pedale Marenese Tenuta S.Anna nel 1978 con primo presidente Padoan Nerio. Si modifica poi nel 1983 in G.S. Pedale Marenese mobili Dall'Armellina. Padoan Nerio Allievi – Tenuta Sant'Anna

Alcuni avvenimenti importanti e successi riportati sono: 1986 - Categoria Allievi – vinto il “Titolo Italiano” a cronometro a squadre. In squadra c'era Silvestrin Flavio. 1988 - Durante una gara per allievi vinta da Zanella Mauro muore in un incidente Marchet Giuliano socio e moto staffetta. 1991 - Arrivo e partenza di una tappa del giro d'Italia; la Marina RomeaMareno-Agordo. Pagina 138


1999 - La societĂ colleziona il maggior numero di vittorie: ben 82 nelle varie categorie. 2000 - Vinto il Campionato Regionale Veneto Esordienti su strada con Modolo Sacha. Modolo Sacha, professionista dal 2009 2003 - Modolo Sacha vince il Campionato Prov. Allievi. 2004 - La societĂ vince il Campionato Veneto per squadre giovanili. Gandin Stefano 2010 - Vince il Campionato Provinciale Gandin Stefano e Casagrande Ezio vince il Campionato Italiano su strada per dilettanti. Casagrande Ezio

L'attivitĂ e l'impegno profusi dai dirigenti e dagli atleti vengono premiati: 1987 - la Stella di Bronzo ricevuta dal CONI e consegnata all'ex presidente Padoan Nerio. 1994 - Benemerenza di Bronzo dalla F.C.I. 2008 - Stella di Bronzo dal CONI. 2009 - Benemerenza d'Argento dalla F.C.I. Ciclismo amatoriale 1973

Mirko Lorenzetto, professionista dal 2005

Pagina 139


UNA NOVITA' … VOLLEY MARENO Il Volley Mareno nasce nel 1988 e subito annovera tra le sue file una ventina di atleti in due sezioni maschile e femminile. E' diretto dall'ideatore Peruzza Antonio primo Presidente e in carica ancora ai giorni nostri. Oggi la Società, a seguito del grande, continuo e competente lavoro svolto dai dirigenti tutti, vanta un'importante numero di atleti suddivisi nei vari campionati di: Mini Volley, Under 12-13-1416-18, Campionati di 3° divisione e serie C. I traguardi raggiunti sono ragguardevoli e le soddisfazioni immense. Quest'anno 2010 la squadra della 3° divisione femminile è stata promossa alla 2° divisione, mentre la squadra della serie C femminile è stata promossa in B2. E' un buon auspicio per le squadre dei più giovani e del minivolley che avranno modo di ispirarsi ai bravi e alle brave atlete maggiori. La squadra con l'allenatore Fabio Berardi

Pagina 140


Squadra con l'allenatore Antonio Prizzon

Squadra con l'allenatore Antonio Toniolo

I Mini con l'allenatrice Alessia Muffato

Pagina 141


UN'ALTRA NOVITA' … IL PATTINAGGIO A ROTELLE

Lo Skating Club Don Bosco di Mareno nasce come attività ricreativa nel 1991 grazie all'impegno di una ex atleta Marika Zanella, ancor oggi allenatrice della società. Tutto si consolida poco dopo quando il papà Loris Zanella diventa il primo presidente e resta in carica fino al 2000. Tanto il Presidente Pierantonio Miotto, succeduto a Loris Zanella dal 2000 al 2006, quanto l'attuale presidente Pippo Nasisi hanno con vigore e concretezza creato, coadiuvati dai consiglieri societari e dalle allenatrici, una organizzazione di primaria importanza che continua a portare ampi consensi ed eccellenti risultati. Nel 1999, per attirare un maggiore numero di atleti e coinvolgere un più ampio seguito di spettatori, la disciplina del pattinaggio viene rivoluzionata con l'introduzione del pattinaggio artistico e con la nascita dei gruppi di spettacolo. Luana e Marika Zanella A Marika Zanella, si aggiunge la sorella Luana che a soli 19 anni sarà la più giovane allenatrice federale e porterà a vittorie impensate le giovani allieve del Club.

Pagina 142


Le vittorie alle competizioni sono molte e tutte di grande prestigio: 2007 Titolo Italiano FIHP vinto dal quartetto promozionale composto da: Elena e Nicole Dalle Crode, Michela Perin, Valentina Rubino. 2008 Campionato Europeo di pattinaggio artistico medaglia d'oro vinta ad Hanau (Germania) dal quartetto cadetto composto da: Giulia Barel, Maria Elena Nasisi, Silvia Scardanzan, Samuela Tomasella. 2009 Campionato Europeo di pattinaggio artistico medaglia d'oro vinta dal quartetto cadetto: Marta Piccin, Giulia Barel, Maria Elena Nasisi, Samuela Tomasella. L'allenatrice è Luana Zanella. ”Pippo” Nasisi 2009 Vinto il primo premio alle Zecchiniadi di Monza. 2009 Campionato Italiano atleti singoli A.I.C.S. con 4 medaglie d'oro, una d'argento e una di bronzo. 2010 Campionato Italiano, medaglia di Bronzo del quartetto divisione nazionale. 2010 Campionato Europeo a Nantes in Francia vinta la medaglia di Bronzo dal Gruppo Cadetto. ←Hanau Germania – Campionato Europeo Pattinaggio Artistico '08 Reggio E. – Campionato Europeo Pattinaggio Artistico '09 →

Pagina 143


ED UN' ALTRA ANCORA ... ONLY DANCE E' un'idea, nata nel 1980, di Cuna Rosanna quella di aprire una scuola di danza classica e moderna a Mareno. All'inizio sembrava un azzardo parlare qui di un'attività pensata e vista come prerogativa di una certa classe sociale delle grandi città, invece l'idea ha funzionato. Con tanta costanza e tanta passione delle dirigenti, della allenatrice e di tutte le giovani allieve si è proceduto con un lavoro capillare e determinato che ha permesso di raggiungere risultati interessanti ed inaspettati. La maestra e attuale Presidente Battistuzzi D.

Dopo Cuna Rosanna la presidenza è passata a Battistuzzi Daniela, già insegnante qualificata, che ha continuato nel doppio ruolo di presidente ed allenatrice meritandosi prestigiosi riconoscimenti. Qualche esempio del ricco carnet di premi vinti: 1997 - 1°premio concorso internazionale “Non solo jazz” a Roma. 1998 - 1°premio rassegna danza classica “Agon” a Torino. Giada Dall'Antonia - Arianna Maronese - Cinzia Perencin 1998 - 1° premio con il balletto “Keep the faith” a Roma. Gruppo propedeutico Pulcini 3-5 anni

2001 - 1° premio per la coreografia “Matrix” e 1° premio per la coreografia “The time” al concorso internazionale di Praga, 2° premio con il balletto “Matrix” al concorso interPagina 144


nazionale di Rimini, 3° premio concorso internazionale “Non solo Jazz” a Roma, coreografia “Matrix”. 2002 - 2° premio con il balletto “The Moviment” concorso “Agon” a Torino. 2004 - Riconoscimento prestigioso alla maestra Battistuzzi D. a Bruxelles. 2004 - 2° posto al concorso internazionale “Città di Palmanova” per gruppi Jazz under 18, coreografia “Oriental”, 3° posto. coreografia “Matrix”, 2° posto danza classica, coreografia “Banditen-Galop”, 2° posto per Eleonora Cescon sezione solisti Jazz over 16, coreografia “Il mio pensiero”, 3° posto per Giada Dall'Antonia con la coreografia “Hello”. Giada Dall'Antonia 2007 – 3° premio concorso internazionale “Dance gran prix” a Barcellona, 1° premio al concorso nazionale “Cup Athleta”, coreografia “Rondò-Mozart”, 3° premio danza moderna coreografia “Matrix Reloaded”, 1° posto a Giada Dall'Antonia coreografia “Hello” sez. solisti, 2° posto ad Arianna Maronese sez. solisti, coreografia “Tarantola d'Africa”. Olto Aurora

2008 - 2° premio per Aurora Olto come solista al 26° Trofeo internazionale di danza a Lignano, 1° premio “Csen Veneto al concorso Funk/hip.hop, 2° premio concorso dance contest funk. Nei diversi anni di attività le atlete hanno vinto parecchie borse di studio. Pagina 145


MARIO GAVA … TENNISTAVOLO (Ping Pong) Club G.A.R. Ramera La Parrocchia è sempre stata il centro della vita religiosa e sociale di Ramera ed in occasione del patrono San Michele Arcangelo oppure di altre importanti festività religiose, la comunità si ritrovava ad organizzare momenti di vita in comune. Prima del 1969 non esisteva un'associazione vera e propria che si occupasse delle attività ricreative; solo in quell'anno nasce il Club G.A.R. giovani attivisti rameresi. Festa di primavera

Già da subito la vitalità dei giovani rameresi diede vita a tutta una serie di attività che si sono via via sviluppate nel corso degli anni. Si realizzarono così la raccolta del ferro vecchio, gare di pesca sportiva nel fiume Monticano, gare podistiche, gite e poi dal 1986 anche il Grest. 1975 - Inaugurazione 1° Mostra vino rosso

Ma la manifestazione più importante era la sagra del Patrono che si teneva e si tiene tutt'ora nel mese di Settembre. Nel piazzale della chiesa arrivavano le giostre, si montava il palo della cuccagna, si organizzavano giochi vari e nel 1975 venne inaugurata la 1° edizione della Mostra del Vino Rosso. I giovani sempre portatori di nuove idee e smaniosi di nuove realizzazioni costruirono un campo da tennis che venne inaugurato nel '77. La cuccagna

Pagina 146


Agli inizi degli anni '70 il Club G.A.R. promuove la pratica dello sport del tennistavolo, più comunemente noto col nome di ping pong. L'animatore è Giuseppe Bet, prematuramente scomparso a pochi giorni dalle nozze a seguito di un incidente stradale. La sede dove si svolgono le gare è presso la vecchia chiesa di Ramera, ormai in disuso da anni, in cui vennero installati alcuni tavoli e realizzato un impianto di illuminazione. Tra gli atleti che ormai partecipavano ai vari tornei in provincia e anche fuori, ce n'era uno di promettente, Mario Gava che venne notato da un allenatore della società trevigiana Duomofolgore, Giancarlo Furlanetto. Così Mario Gava continuò la sua attività sportiva in questa Società che nel mese di aprile 1976 partecipò ai Campionati Italiani che si tenevano a Rimini. 1971 - Torneo di tennistavolo all'interno della vecchia chiesa

Mario Gava in coppia con Stefano Dotto vinse il titolo italiano del doppio nella categoria Allievi. 1976 – Mario Gava e Giuseppe Bet con la targa dell'Amministrazione Comunale come miglior sportivo dell'anno

L'attività del Club G.A.R è continuata fino al 2001; molti degli ex iscritti al G.A.R. sono entrati a far parte dell'Associazione Noi Oratorio di San Michele di Ramera che ha ripreso l'organizzazione di eventi ricreativi. Pagina 147


BEPI ROS …. LA ROCCIA DEL PIAVE Bepi Ros nato a S. Maria del Piave nel 1942 è stato uno dei più grandi pesi massimi nella storia della boxe italiana. Primo classificato nei campionati mondiali militari nel 1963 e 1964, è medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Tokio sempre nel 1964. Le vittorie si susseguono di continuo e così conquista i primi posti nei campionati italiani dei pesi massimi fino al 1973 quando finalmente viene indicato quale sfidante per il titolo europeo. 1936 – Incontro di box a Conegliano con arbitro Primo Carnera Purtroppo erano tempi in cui dettavano legge nel mondo della boxe europea le organizzazioni inglese, tedesca e spagnola ed un italiano non aveva spazio per emergere. Se poi era Bepi Ros, già inviso anche al nostro mondo giornalistico sportivo (vedi il giornalista Rai Paolo Rosi) non c'era via di scampo. Non vinse l'europeo ma conquistò lo stesso tanto affetto e popolarità. Bepi col fratello Ernesto che diventerà Campione Italiano dei Pesi Medi. Primo Carnera – campione del mondo 1933/34

Quando si ritirò dalla competizione agonistica tornò nel suo bar a Susegana sempre ricordato da tanti suoi fans. Pagina 148


IL CALCIO … CHE PASSIONE! Squadra Lega Giovanile di Conegliano con diversi giocatori di Mareno, il Presidente Luigi Bertoli e l'accompagnatore Beniamino Zanardo - 1949/50

Il Calcio è sempre stato uno sport molto seguito e praticato. Anche a Mareno erano tanti coloro che seguivano dai giornali e dalle radio le notizie riguardanti le grandi squadre, poi passavano il tempo libero magari calciando in campetti improvvisati tra i campi. Luigi Buffo, Luigi Bertoli, Franco Bozzetto Beniamino Zanardo che con altri amici hanno costituito la A.C. Marenese a Mareno nel 1964

Solo negli anni '50 qualcuno pensò di costruire una realtà che desse ai giovani delle opportunità concrete. S'iniziò inserendo giocatori promettenti in squadre esistenti nelle cittadine più grandi come a Conegliano o a Vittorio Veneto. Poi ci fu chi pensò di costruire una organizzazione anche a Mareno al seguito dei successi ottenuti già nel ciclismo. Il progetto sostenuto da parecchi appassionati venne realizzato nel 1964 con la costituzione della A.C. Marenese e con l'elezione del primo Presidente Bozzetto Franco.

Pagina 149


Squadra anno 1970 con allenatore Nadal Sergio e Presidente Buffo Luigi

A.C. Marenese - primi anni '70

La Società, negli anni successivi, si trasformò diverse volte e si susseguirono parecchi Presidenti e molti appassionati amministratori che portarono la squadra a ben figurare. Purtroppo gli anni sono passati e le persone interessate non ci sono più e il materiale trovato, per presentare in modo adeguato lo sport che ha fatto sognare tanti giovani Marenesi, è poco. Pubblichiamo quello che ci è pervenuto.

BET ALDO Bet Aldo nasce a Mareno di Piave il 26/3/1949 ed inizia la sua avventura calcistica entrando giovanissimo nelle squadre giovanili dell'Inter nel 1967 per passare poi alla Roma allenata da Helenio Herrera nel ruolo di “Stopper”. Con la Roma vince la Coppa Italia nel 1968/69, quindi passa al Verona ed infine al Milan, dove resta per Pagina 150


quattro stagioni vincendo la Coppa Italia nel 1976/77 ed il Campionato Italiano 1978/79. Gioca anche con la Nazionale Under 21 nel 1969/70 ed in quella maggiore nel 1971. Chiude la carriera nei primi anni 80. CASAGRANDE FRANCESCO Nasce a Mareno di Piave il 2/7/1953 e la carriera di calciatore, nel ruolo di centrocampista, inizia a Vittorio Veneto nel 1970. Nel 1972 passa al Clodia Sottomarina e, dopo tre campionati, va al Monza dove vince il Campionato C1 nel 1975/76 e la Coppa Anglo Italiana nel 1976. Con il Cagliari, dove gioca per quattro stagioni, conquista la serie A. Sarà anche con la Fiorentina e la Sampdoria, dove vince la Coppa Italia nel 1984/85, e poi con altre squadre minori fino al ritiro nel 1989.

Sopra: 1983 - La Marenese con l'allenatore Nadal Sergio e il Presidente Buffo Angelo “Gianni” A destra: Squadra ai giorni nostri

Pagina 151


ANCHE … IL CALCIO A 5

Tonon Angelo

Prima Quadra

Era chiamato “calcetto” perché considerato uno sport minore per pochi amatori. Sono state sufficienti però poche persone e tanta passione per renderlo uno sport di pari dignità degli altri.

A Mareno s'inizia a parlare di Calcio A5 quando nel 2003 alcuni amici capeggiati da Tonon Angelo decidono di fondare una Società e di inserirsi nelle gare ufficiali. E' uno sport nuovo, ma i consensi arrivano quasi subito.

Under 21

Giovanissimi

Il “Mareno Calcio A5” si trova a competere, da subito, con una formazione di Conegliano “Il Gruppo Fassina Calcio A5”, dando vita a delle entusiasmanti partite finché i Presidenti delle due Società nel 2005 non decidono di unire i loro sforzi per creare una unica Società ben organizzata e Pagina 152


diretta: “Società Gruppo Fassina calcio A5” con presidente TONON ANGELO e Vice Presidente ZANETTE GIOVANNI. I risultati sono eccellenti e si vedono subito: 2005/2006 - 3° posto Campionato Nazionale - Serie B - Girone B 2006/2007 vincono il Campionato Nazionale e vanno in Serie A2 2008/2009 arrivano al 4° posto in classifica 2009/2010 arrivano al 5° posto in classifica e vincono la COPPA ITALIA di Serie A2 La nuova Società crea al suo interno vari settori: - La Prima squadra A5 denominata “Gruppo Fassina Calcio A5” - La Squadra Amatoriale maschile “Atletico Mareno” - La Squadra Amatoriale femminile “Futsal Woman Mareno” - Il Settore Giovanile con un numeroso gruppo di giovanissimi appassionati e vivaio, si spera, di futuri campioni. Sotto : squadra dei Pulcini

Il corpo è la casa e la corazza dell'anima. Esso va perciò temprato e indurito come l'acciaio. Pagina 153

Jean Paul


La Squadra Amatoriale Femminile e quella Maschile

I piccoli Amici con l'allenatore Silvio Rocca

Nell'esercizio dello sport sono posti in germe i principi che costituiscono la base ed il punto di partenza di ogni ordinamento razionale. P. de Coubertin

Pagina 154


Cap. XI

ALTRE FAMIGLIE

“ DIGNITAS ” da un pensiero di Varrone – A.D. 71 a.C. (Marco Terenzio Varrone – 116/27 a.C. - Biografo di Pompeo Magno)

E' un sentimento intensamente personale ed estremamente privato, pur estendendosi a tutti i parametri della vita di un uomo. E’ il grado di onorabilità di un singolo essere umano; riassume l’essenza di un uomo in quanto individuo. E’ il totale del suo orgoglio, della sua integrità, la sua parola data, il suo sapere, il suo valore di essere umano. E’ la vittoria di un uomo sull’estinzione del suo essere fisico. E’ l’unico modo che un uomo ha per vivere al di là della morte. Se un uomo dice di fare delle cose…deve farle, in caso contrario la sua “dignitas” verrà meno. Perciò deve trovare dentro di sé la forza per tener fede alla parola data. La forza di essere uomo.

Pagina 155


Discendenza nobiliare: “Per me ognuno discende da le scale di casa sua� E. Petrolini Pagina 156


FAMIGLIA CONCINI Il libro “Famiglia Concini”, autorizzato dal Curatore Concini generale Guido, riporta che “ Al 1240 risale l'inizio della stirpe e la descrizione è stata limitata all'anno in cui è stato possibile documentare la storia della Famiglia attraverso l'esame di infiniti documenti conservati negli archivi in Toscana. Resti comunque ai posteri della Famiglia l'esempio di rettitudine, dignità, decoro, operosità ed amor di patria dei progenitori”. Le Signorie di Toscana sono state: Castello della Penna, Terranova, Talla, Catenaja, Montegiovi, Baghena. Tutte queste famiglie si sono estinte; l'ultima nel 1640. Della Linea Toscana molti componenti arrivarono ad ottenere prestigiosi incarichi in Firenze nella conduzione della vita cittadina, come senatori della Repubblica Fiorentina e nell'esercito come generali. Tra i più importanti fu certamente Concino Concini, che merita una nota a parte per la particolarità della sua vita e della sua morte. Della linea originaria era però partito nel 1365 Giovanni Battista che prese dimora prima a Milano e poi nel Trentino, dando origine alla Linea Trentina e al ramo Trentino ancor oggi esistente con alcuni componenti. Anche qui vari componenti assursero ad importanti incarichi, come Corrado che nel 1414 fu Consigliere personale dell'Imperatore Massimiliano I°. Abitarono in diversi castelli e località e diedero origine a diversi rami: a Casez, S.Zenone, Romeno, Tajo, Tuenno, Calliano, Bergamo e Friuli, Austria, Germania, Lavis e Conegliano. Casa Concini a Conegliano Acquisiscono nobiltà anche in Trentino che trasmetteranno al ramo veneto. Pagina 157


Il primo Concini che giunse nel Veneto dal Trentino fu Nob. Giovanni di Carlo che, completati gli studi giuridici, si trasferì come notaio presso la famiglia dei Conti di Collalto a Susegana nel 1702. Il figlio Nob. Giovanni Andrea, dopo la laurea in Legge presso l'Università di Padova, si trasferì a Conegliano dove ebbe incarichi nel governo della città e fu rappresentante per la Serenissima Repubblica Veneta a Crema, Brescia, Padova e Udine. Villa Tiepolo a Vazzola

Il figlio nob. Francesco Carlo fu deputato presso la Serenissima e poi deputato nominato dal governo austriaco per la Provincia di Treviso. Fu anche direttore delle Opere Pie e del Monte di Pietà di Conegliano. Sposò la nobildonna Camilla dei Malanotti e andarono ad abitare nella loro villa a Tezze di Vazzola. Erano anche proprietari della Villa Tiepolo in centro a Vazzola che vendettero a Don Agostino Polacco di Soffratta nel 1836. Morì nel 1864 lasciando la moglie in “confusione mentale” tanto che in pochi anni dissipò tutto il patrimonio di case e di 900 campi di terra organizzando feste dispendiose. Si dice che le carrozze in attesa di entrare in villa Malanotti facessero la coda fino a S. Maria. Capitello Madonna della Salute a Soffratta Camilla visse gli ultimi anni in povertà presso il nipote Don Firmino Concini parroco a Soffratta. Il loro figlio Nob. Giovanni Domenico fu diplomatico a Madrid e decorato da Re Ottone I° di Grecia. Rientrato a Conegliano fu sindaco per 5 anni e poi eletto deputato a Roma per tre legislature. Pagina 158


Lo zio Nob. Antonio, ingegnere laureato a Padova, andò a vivere a Vazzola per poi ritornare a Conegliano dove morì nel 1867. Ebbe 14 figli tra cui Don Firmino Concini che fu Parroco a Soffratta dove costruì la chiesa, il capitello della Madonna della Salute e la casa (ora locanda del cavaliere) dove fondò il centro studi astronomici. Due sorelle di Don Firmino si accasarono a Mareno: Nob. Carolina sposò Bonaventura Polacco di Soffratta e Nob. Luigia sposò Giovanni Biffis di Mareno. Nel libro di famiglia sta scritto che “nei matrimoni veniva ricercato non tanto il benessere e il denaro, quanto l'onore delle famiglie con cui i Concini o le Concini s'imparentavano. Infatti il motto di Famiglia recita “Per la Famiglia Concini un solo sistema di vita vigeva: era quello dell'onore!”

Casate imparentate con i Concini

Pagina 159


UN DRAMMA PARIGINO CONCINO CONCINI (1569-1617) Primo Ministro di Stato – Gentiluomo di Corte – Favorito della Regina – Marchese d'Ancre – Maresciallo di Francia – Governatore di fatto della Nazione durante l'infanzia di Luigi XIII Re di Francia Concino Concini nasce nel 1569 a Firenze. Ha studiato all'Università di Pisa ed è considerato uno dei più celebri esponenti della Linea Toscana della Famiglia Concini. Quando Maria de' Medici sposò Enrico IV, Re di Francia, Concino si trasferì a Parigi e dopo aver sposato una amica della Regina di Francia fu nominato Primo Scudiere della Regina e poi ottenne la carica di Primo Gentiluomo di Camera ed il Governatorato di Amiens. Nel 1613 fu nominato Maresciallo di Francia e la conquistata potenza e di conseguenza la ricchezza gli portarono anche l'invidia di parecchi cortigiani, compresa quella del Principe di Condè cugino del re e una rabbia feroce di altri che volevano le sue ricchezze. Nella ricerca di un alleato che potesse aiutarlo si adoperò perché fosse nominato Primo Segretario di Stato il Vescovo Richelieu (1585-1642 - è il periodo in cui Alessandro Dumas colloca le avventure di d'Artagnan e i 3 moschettieri). Ma il vescovo, che sarebbe diventato Cardinale, si guardò bene dallo schierarsi, considerato che il Re stava morendo, che il figlio sarebbe diventato il nuovo re alla maggiore età di 16 anni, poco tempo dopo, che il giovane era debole e influenzato dai consiglieri interessati e contrari al Concini. Si trattava di attendere un po'. Infatti quando Luigi XIII salì al trono cedette alle insistenze dei consiglieri a lui vicini e acconsentì a che il Concini venisse ucciso. Cardinale Richelieu Il mattino del 24 aprile del 1617 Concino Concini verrà atteso fuori casa e ucciso e tutte le cospicue sostanze sequestrate e distribuite tra i congiurati. Il cardinale di Richelieu ha lasciato scritto: “Il corpo venne tumulato nella chiesa di S. Germain l'Auxerrois sotto l'organo. Ma il giorno dopo il corpo fu tratto dal sepolcro e trascinato per le strade di Parigi, mentre un forsennato gli strappava il cuore dal petto lo arrostiva e se lo mangiava. Il corpo venne poi portato sul Pont-Neuf e appeso per i piedi a una forca. Gli recisero il naso, le orecchie e le parti genitali, gettarono le budella nel fiume. In quel momento io passavo di lì e vidi”. Poi lo tolsero dalla forca e lo trascinarono ancora per le strade di Parigi e alla fine lo bruciarono. Ripresero poi quanto restava e lo riportarono sul Ponte dove lo bruciarono ancora prima di buttare le ossa nella Senna. La famiglia venne completamente distrutta. Cosa può fare l'odio e l'interesse. Pagina 160


FAMIGLIA BIFFIS E' un periodo di guerre continue tra la Serenissima, la Spagna, la Francia e l'Impero Asburgico. In più ci si mettono i Turchi che dall'Istria ogni tanto vengono a far razzie e distruggere i territori fino al Livenza e oltre. Famiglia Biffis fu Giovanni – foto del 1920 Siamo nel 1490 circa (anno più o anno meno) quando un giovanotto di nome Pietro Biffis arriva a Mareno da Bergamo, territorio della Serenissima e vi si stabilisce. Come e perché non è dato di sapere, ma è certo che diventa proprietario, nel tempo, di diversi appezzamenti di terreno anche a Ceneda e a Colle Umberto. I figli che conosciamo con certezza sono Antonio e Gerolamo. Antonio è tanto ben introdotto nella vita locale da essere chiamato nel 1568 a testimone e garante, insieme alla moglie Bona, al battesimo di due gemelli di una famiglia altolocata. Il fratello Gerolamo e i suoi figli invece si sentono abbastanza forti da entrare in causa nel 1562 con una potente famiglia di S.Cassian (vicino Cordignano) di parroci e notai. La causa passerà in appello nel 1565 e poi nel 1568 presso la Corte della Serenissima a Venezia. Abitazione – foto del 1901 La vita della famiglia poi rientra nella normalità. La terra non è sufficiente per dar da vivere decentemente a tutti e così i più intraprendenti si danno alla vita ecclesiastica o intraprendono altre attività e se ne vanno in altri paesi. La famiglia originale è sempre la stessa, quella di Mareno, ed il cognome resta immutato perché nel frattempo le parrocchie si sono dotate di anagrafe e tutto resta scritto. In Lombardia, nei periodi precedenti, le anagrafi, i dialetti o le storture nello trascrivere a mano gli atti pubblici fanno sì che alcuni rami perdano la “S” finale, così che oggi li ritroviamo come “Biffi”. Pagina 161


La filanda di metà '800

A Mareno viene costruito pezzo per pezzo il borgo della famiglia. Tra la metà e la fine del settecento un ramo si trasferisce prima a Conegliano poi a Treviso dove acquista dei mulini nella attuale zona della pescheria. L'attività va bene tanto che nel 1825 il proprietario chiede alle autorità il permesso di ampliare la costruzione. Oggi i mulini non ci sono più. Un figlio parteciperà alle guerre d'indipendenza nelle file dell'Esercito sabaudo. A Mareno si cerca di ampliare le entrate di famiglia creando una filanda. Altra filanda viene aperta a Susegana. Nel 1827, rientrando da un giro d'affari a Pieve di Soligo, il titolare della filanda Pietro Antonio ed il figlio Angelo vengono uccisi nella zona di Colfosco e buttati nel fiume Lierza. Planimetria dei mulini Biffis a Treviso datata 1825 Un discendente diventerà professore di matematica, capostipite di un ramo di laureati. La vita è difficile e qualcuno non ce la fa a sopravvivere. Un componente di nome Santo, ammalato di “pellagra”, si uccide. Suo fratello Giovanni invece vende il suo pezzo di terra e di casa e parte per l'Argentina con la sua famiglia nel 1889. Si saprà della loro esistenza solo nel 2004. L'incontro con un nipote, l'Ing. Fernando, è stato molto commovente. Ha così scoperto dopo tanto tempo di avere una storia centenaria alle spalle alla quale far riferimento. Ognuno cerca una propria vita, chi nella Chiesa: Don Domenico – cappellano a Mareno, erige il primo Albero Genealogico dei Biffis. Don Andrea – parroco a Costa di Conegliano, scultore, ha regalato le due statue di S. Pietro e S. Paolo alla chiesa di Mareno che si trovano sulla Pagina 162


facciata principale. Inoltre ha donato la chiesetta dell'asilo Pio X° e la statua che si trova sul tetto, e altre sculture. Suor Bertilla – Madre generale economa dell'Ordine delle Giuseppine. e altri religiosi meno conosciuti. Chi studia s'inserisce nel mondo del lavoro e dell'insegnamento, qualche esempio: Prof. Pietro – matematico e autore di libri sull'argomento. Dott. Andrea – rinomato oculista Prof. Girolamo – professore di arti matematiche. Ing. Silvio – esperto in elettricità. Progetta e realizza l'illuminazione di Venezia per la visita del Re, che gli regalerà un orologio d'oro con dedica. Ing. Ferdinando – laureatosi a Zurigo a 20 anni – esperto in idraulica. Progetta e costruisce per la S.A.D.E. un canale lungo una cinquantina di chilometri tra Ala di Trento e Verona per portare l'acqua alle centrali di Chievo e Bussolengo. E' conosciuto ancor oggi come Canale Biffis. Dirigerà poi le filovie di Mestre. Mel (BL) 1929 – La maestra Marina Biffis con la classe del mattino. Nel pomeriggio insegnava alle donne del paese e la sera agli uomini

Chi continuerà a vivere con i proventi della terra, altri prenderanno altre strade e si dedicheranno ad altre professioni. Partendo hanno tutti lasciato il Borgo di Mareno che è rimasto, nel tardo ottocento, proprietà del ramo di Giovanni, da cui discendono il Prof. On. Pietro, primario urologo dell'Ospedale di Treviso e parlamentare a Roma, e Antonio che è stato Podestà a Mareno per oltre 10 anni. Pagina 163


Un altro ramo, quello di Giuseppe, acquista casa, a metà ottocento, a un centinaio di metri dal borgo. Una sua figlia Marina insegnante sposerà Antonio, il Podestà, unendo i due rami. La famiglia ha sempre avuto un credo: Dignità e rispetto con onore.

FAMIGLIA DE COLLE Il Capofamiglia è Giuseppe nato a Zovello in Friuli nel 1876. Arriva a Mareno nel 1911 quale insegnante delle Scuole Elementari trasferito da Paularo Carnico (UD). L'abitudine di insegnare sempre alle quarte classi elementari lo fa conoscere da tutti come “il Maestro di quarta”. Andrà in pensione nel 1952. Sposa la Sig.ra Maddalena De Crignis, che avendo seguito dei corsi di medicina a Padova, inizia ad esercitare la professione di Levatrice come libera professionista. Acquistato un terreno lungo la via Roma costruiscono una abitazione che oggi è di proprietà della famiglia Scottà. Una delle figlie, Maria, farà l'insegnante per lunghi anni sempre a Mareno, mentre il figlio Antonio sposerà Candida Vendrame (per gli amici Dida) figlia di Antonio Vendrame titolare della omonima distilleria, ora chiusa.

Pagina 164


FAMIGLIA POLACCO Famiglie

Polacco

e

Botteri - anno 1922

Il primo rappresentante conosciuto della famiglia è Giovanni Battista Scaciot (Scaczot) che ha preso dimora a Pordenone verso la metà del 1500. Proviene dalla Polonia e così verrà soprannominato “il Polacco”. Il primo dato certo risale alla nascita di Giovanni Maria nel 1632 sul cui documento è scritto per la prima volta il cognome “Polacco”, che resterà ai discendenti. Muore nel 1708. Diploma di laurea in Giurisprudenza 1870

Giovanni Maria si trasferisce a Vazzola ed un suo figlio, il quinto di dieci,di nome Alvise Filippo, emigra a Venezia. Alvise Filippo, nato nel 1674, torna a Vazzola dove sposa nel 1700 in prime nozze la nobile Apollonia Biadene e poi, rimasto vedovo, sposa Anna Maria Marchi. Un suo discendente Alessandro nato nel 1801 e suo figlio Agostino (diventerà sacerdote) acquistano casa Tiepolo a Vazzola dai Nob. Malanotti-Concini; così il palazzo prenderà il nome “Palazzo Tiepolo-Malanotti-Polacco”. Pagina 165


Dopo vari passaggi per eredità il palazzo verrà venduto all'Istituto delle Suore di Carità e alla Parrocchia che ne faranno un asilo, l'attuale asilo. Prima elementare scuola di Soffratta - 1929

Un altro figlio di Giovanni Maria chiamato Bonaventura si stabilisce a Soffratta dove nascono ben 15 figli. Tra questi Giovanni Battista (1808-1888) che diventerà Assessore del Comune di Mareno di Piave. Giovanni Battista ha 6 figli tra cui Bonaventura (1844/1901) che si laurea a Padova e diventa Notaio. Sposa la nobildonna Carolina Concini (avranno ben 16 figli) sorella di Don Firmino Concini, abate a Soffratta, e sorella della nobildonna Luigia Concini che è sposa di Giovanni Biffis di Mareno di Piave. Esercita la professione di notaio prima a Cencenighe nel bellunese e poi ad Agordo, infine a Conegliano. Casa Polacco a Soffratta La maestra Amalia nel centenario

Uno dei figli Luigi diventerà un eroe di guerra, meritandosi diverse onorificenze al valore e morirà nel 1949 con il grado di Ten. Colonnello del glorioso 7° Rgt. Alpini. Un altro figlio Antonio diventerà Ufficiale dell'Esercito e cadrà combattendo sull'Hermada l' 8/7/1917. Diverse figlie diventeranno maestre e due di loro Lucia (1884/1974) e Amalia (1891/1996) saranno maestre insegnanti conosciute, apprezzate e indimenticate per molti decenni a Mareno di Piave.

Pagina 166


FAMIGLIA MESIRCA Per introdurre la Famiglia Mesirca necessario ricordare la Famiglia Mantese. Giuseppe Mantese

è

Mesirca Antonio

Mantese Giuseppe nasce a Col San Martino nel Comune di Farra il 14/10/1848. Sposa Maria Scrizzi di Vittorio Veneto, mentre suo fratello Girolamo sposa la sorella della cognata Giuseppina Scrizzi. Famiglie Mantese e Mesirca

Acquistano villa Lavezzari ed altre proprietà a Mareno e vengono a stabilirvisi nel 1877. Mantese Giuseppe, che diventerà Sindaco di Mareno dal 1899 al 1916, ha quattro figlie: Eufemia che sposa il Dr. Corradini Giovanni. Clelia che sposa il Conte Mario Agosti ed i cui figli Giuseppe e Luigi verranno uccisi nel 1944. Villa Mesirca Angolo confine con la proprietà Mesirca dov'era il vecchio Municipio bruciato

Angelina che sposa il Prof. Piero Brisotto, il cui figlio dr. Giuseppe, medico a Mareno con studio nella Villa Mantese a Tron, morirà in un incidente stradale con la moto vicino a Roma nel 1982. Eleonora che sposa il dr. Antonio Mesirca nel 1920 venendo ad Pagina 167


abitare a Mareno nella villa in Centro di fronte all'attuale Municipio. Hanno 4 figli Domenico 1921/1979, Luigi 1923/1937, Maria 1926 e Giuseppe 1930. Nel 1945 il dr. Mesirca diventa amministratore della tenuta del Conte Rambaldo di Collalto di Susegana e si stabilisce stabilmente a Mareno fino al 1964, quando, nominato Presidente del Consorzio Lattecaseario della Provincia di Treviso, va ad abitare in città fino alla morte nel 1970. La villa Mesirca è stata venduta al Dr. Bonotto Luigi di Tezze di Vazzola ed ora è abitata dalla figlia e dalla sua famiglia.

FAMIGLIA SERAFINI Serafini Domenico

Serafini Guglielmo

Arriva a Mareno, probabilmente da Conegliano, nel tardo 1700 Gregorio figlio di Girolamo e nipote di Angelo. Girolamo è padre di 10 figli tra cui Gregorio a sua volta padre di 7 figli. Dati precisi si sono trovati sull'annotazione di nascita, presso i registri parrocchiali di Mareno, dei figli di Gregorio tra cui Luigi nato nel 1814 e deceduto nel 1878. Palladino Carlo Casa Serafini

Venendo a Mareno Gregorio acquista la casa (che si trova sulla curva di via Liberazione) che ancor oggi appartiene alla famiglia. Si suppone, da ritrovamenti fatti durante dei restauri, che la casa fosse parte di un complesso monacale più ampio che arrivava fino a Borgo Villa non più esistente da qualche secolo. Ha anche proprietà terriere che gli permette di vivere agiatamente e gli permette di far studiare qualcuno dei figli. Luigi è

Pagina 168


padre di 6 figli tra cui Domenico (1849/1931) che a sua volta ha 8 figli e tra questi Guglielmo (1876/1949) che, completati gli studi, trova occupazione presso il Tribunale di Treviso, diventando Cancelliere. La figlia Maria sposerà Palladino Carlo (1915/2000) che sarà prima Direttore della Ragioneria di Stato di Treviso e poi Ispettore Generale sempre della Ragioneria Generale di Roma. Guglielmo ha un cugino Francesco che aprirà una officinacarrozzeria a Calle di Mareno; attività seguita anche dai figli prima di chiudere e trasferirsi altrove.

WIEL (ora VIEL) Dalla cartografia (la Kriegskarte di Von Zach 1798/1805) del catasto veneziano disegnata per scopi militari da Anton Von Zach risulta che la proprietà (l'attuale villa Viel) era di proprietà dei Martignoni (famiglia tipica delle province venete, ma con diramazioni nel milanese e nel comasco, dove si trova un documento certo del 1600 di Camillo Martignone; le denominazioni Martignon, Martignoni e Martignone sono derivazioni dialettali del cognome Martinus). Particolare di villa Viel

In seguito, verso la metà dell'800, in un appunto si trova scritto “villa Wiel” a dimostrazione che era passata da un proprietario all'altro. Si diceva che la famiglia Wiel provenisse dall'Austria. Almeno un ramo dei Wiel è originario di Modena, famiglia nobile dotata di stemma. Altre Ville appartennero ai nobili Wiel: a Meduna di Livenza, a Oderzo e a Negrisia.

Pagina 169


Già dopo la Prima Guerra Mondiale la denominazione si era trasformata in “Villa Viel”, nome che ha mantenuto fin ai giorni nostri, anche se la proprietà è stata trasferita più volte ed ora è della famiglia Dall'Armellina Bruno e Armando. La villa e le pertinenze sono state utilizzate diverse volte come sedi militari: dai Francesi, dagli Austriaci, anche nella Prima Grande Guerra come sede di un battaglione, e nella Seconda Guerra Mondiale da un reparto autieri della X Mas.

Particolare della carta topografica militare austriaca di A. Von Zach (1798/1805) Pagina 170


PARTE VII

Due strade si aprivano nel bosco e io presi la meno frequentata; fu questo che cambiò tutto. R. Frost

Pagina 171


La fatica di vivere: cosa devo fare cosa si può fare in questo mondo? Voltare le spalle avvilisce adattarvisi è duro. Izumi Shikibu

Emigrazione: nei processi di mobilitĂ internazionali, che assimilano il lavoratore alla merce, il paese esportatore di manodopera, mentre sul breve tempo guadagna, alla lunga perde. F. Dassetto

Pagina 172


Cap. XII I VIAGGI DELLA SPERANZA E' il capitolo in cui abbiamo raccolto le notizie dei nostri concittadini che sono emigrati in America a simbolo e ricordo anche di tutti quelli che sono andati in giro per il resto del mondo. Data la vastità dell'argomento e la scarsità di dati certi, ci siamo limitati a tre grandi paesi: l'Argentina, il Brasile e gli Stati Uniti d'America. Anche se in Australia ci sono diversi Marenesi tra cui Fantuz Vittorio partito negli anni '60. Una considerazione va fatta sulle cause e sulle motivazioni per le quali questi nostri emigranti lasciarono l'Italia. Sicuramente erano persone molto motivate e che volevano cambiare radicalmente la loro vita lasciandosi alle spalle una società povera e senza prospettive. Inoltre avevano un minimo di disponibilità economica sufficiente per potersi permettere il costo del viaggio, dei documenti necessari ed il sostentamento durante il primo periodo di permanenza in un paese dalla lingua e dai modi di vita completamente diversi. La loro speranza era quella di poter essere finalmente padroni della propria vita. Tutte le loro terribili fatiche e le difficoltà che hanno superato, hanno portato benessere nel nuovo paese dove si sono insediati e poi con le rimesse anche all'Italia. Si sono anche integrati bene visto che sono diventati cittadini laboriosi e capaci tanto da divenire parte integrante dei nuovi Stati. A loro dobbiamo un grande riconoscenza. Pagina 173


VERSO L'ARGENTINA L'Argentina è stata un'importante mèta per l'emigrazione dall'Europa fin dagli inizi dell'800. Il primo flusso degli italiani ebbe inizio intorno agli anni '30 dell'800 e fu caratterizzato dall'arrivo di emigranti provenienti soprattutto dalle regioni del nord Italia, Liguria, Piemonte, Lombardia e interessati al traffico commerciale. Poi arrivarono anche gli esuli politici sopratutto dopo il 1848; primo fra tutti Giuseppe Garibaldi. A partire dal 1853 quando l'Argentina divenne una repubblica federale, il Governo iniziò un imponente progetto statale di colonizzazione agricola che attirò una moltitudine di europei con la prospettiva di poter acquistare i lotti fondiari messi a disposizione. Ma fu una legge del 1876 che dava in assegnazione a titolo gratuito oppure a costo molto contenuto nuove terre che dette lo spunto a partire in cerca di fortuna a moltissimi italiani in particolare dal sud Italia. L'unico obbligo che avevano era quello di risiedervi e di coltivare la terra. Buenos Aires anno 1885: primo Hotel de Inmigrantes

Per i nostri migranti si poteva così avverare il sogno di essere proprietari, decidere del proprio futuro e non essere più considerati servi. La ragione che spinse i migranti a partire, oltre alla prospettiva appena citata, fu senza dubbio il peggioramento delle condizioni di vita in Pagina 174


Italia che si può sintetizzare in questa frase che Edmondo De Amicis raccolse dalla voce di un emigrante: “Di peggio di come stavo non mi può capitare. Tutt’al più mi toccherà di far la fame laggiù come la pativo a casa”. E questa situazione sarebbe diventata ancora più grave se la pressione demografica non avesse trovato sfogo nell’emigrazione. Il viaggio era un’esperienza traumatizzante e non solo per quei contadini che non avevano mai visto il mare. Nel 1888 sul piroscafo “Matteo Bruzzo”, partito da Genova per il Brasile, morirono 18 emigranti per mancanza di viveri mentre altri 27 morirono per asfissia nel 1889 sul “Frisca”. Nello stesso anno, un giovane medico, Teodoro Ansermini, che prestava servizio sulla nave “Giava”, in viaggio per Buenos Aires, rilevò l’assenza di pulizia, l’affollamento dei malati in uno spazio troppo ristretto, la mancanza di acqua e aria. Durante la navigazione, vi furono ammalati di tifo, di vaiolo, di difterite. Tutte queste storie vennero portate all'attenzione generale della pubblica opinione nel 1889 da Edmondo de Amicis, con la sua opera “Sull’oceano”. Anche cittadini marenesi vi andarono, ma ci sono dati certi solo di Giovanni Biffis partito da Genova il 10/02/1889 con il piroscafo “Matteo Bruzzo”. Sbarco di migranti Tutto passò nel dimenticatoio fino al 2004, quando un discendente di Giovanni, l'Ing. Fernando, contattava lo scrivente incuriosito dallo stesso cognome trovato in Internet. La sua venuta a Mareno è stata fonte di grandi emozioni e lacrime di gioia. Solo in questa occasione infatti ha potuto conoscere le origini della Famiglia e la sua lunga storia. I numerosi migranti che regolarmente ed in numero sempre crescente arrivavano in Argentina, costrinsero il Governo dello Stato di Buenos Aires ad istituire nel 1854 un'apposita Commissione per Pagina 175


l'emigrazione e poi nel 1857 a costruire un primo centro di accoglienza. Verso la fine dell'800, la crisi economica frenò i nuovi arrivi e così nel 1891 arrivarono in Argentina circa 16.000 migranti mentre ne tornarono in Italia quasi 60.000. Agli inizi del '900 questa tendenza cambiò nuovamente ma il numero maggiore di italiani proveniva adesso dalle campagne della Calabria e della Sicilia. Nel 1906 venne costruita una vera e propria cittadella distinta dal resto di Buenos Aires destinata a ricevere i migranti. In questo complesso si trovava il desembarcadero l'imbarcadero, l'Oficina de trabajo l'Ufficio del lavoro, l'Hospital l'ospedale, la Direzione amministrativa ed infine l'Hotel de Inmigrantes, la casa dove i migranti venivano alloggiati. Hotel de Inmigrantes - Dormitorio

In Argentina, a differenza di altri paesi, l'emigrante veniva sottoposto ai controlli burocratici e sanitari direttamente a bordo della nave appena giunta dall'Europa. Subito dopo l'arrivo, una Commissione medica visitava i passeggeri per verificare l'assenza di malattie contagiose o invalidanti e ne controllava i documenti. Una volta adempiute le formalità, l’emigrante poteva trovare una sistemazione temporanea presso l’hotel degli emigranti che costruito con criteri moderni per i tempi poteva alloggiare quasi 4000 persone contemporaneamente. Il periodo massimo era di cinque giorni, ma poteva aumentare in caso di malattia o di mancanza di opportunità di lavoro. Nel centro le donne erano divise dagli uomini, sbrigavano i consueti lavori domestici e si prendevano cura dei bambini. Gli uomini invece si recavano all’Oficina de trabajo, l'Ufficio del lavoro per cercare e valutare le eventuali proposte di lavoro. Pagina 176


L’Oficina de trabajo forniva agli emigranti una formazione professionale, le indicazioni sulla reale disponibilità di posti di lavoro e quelle necessarie per raggiungere la nuova destinazione. A partire dal 1913 l’Ufficio del lavoro creò un’esposizione con le nuove macchine agricole disponibili sul mercato. Hotel de Inmigrantes – le cucine

Hotel de Inmigrantes – sala esposizione macchine agricole anno 1915

Nello stesso periodo fu allestito anche un ufficio di collocamento per le donne che si occupò di organizzare corsi di economia domestica. L’Hotel de Inmigrante, l'Hotel per gli emigranti rimase in funzione fino agli anni 50 del '900 e negli anni successivi alla sua chiusura si iniziò a pensare di creare un museo dedicato all’epopea dell’emigrazione. Nel 1990 il complesso fu dichiarato Monumento storico di interesse nazionale e il grande edificio dell’hotel divenne la sede definitiva del Museo, Archivo y Biblioteca de la Inmigración - Museo, Archivio e Biblioteca dell'Immigrazione. Famiglia di emigranti

Pagina 177


VERSO IL BRASILE La prima emigrazione dei Veneti verso il Brasile risale al 1875 e si stanziò negli stati di Rio Grande do Sul, Santa Catarina, Paranà, Espirito Santo e soprattutto nella cosiddetta “zona di colonizzazione italiana” ubicata nel nord est di Rio Grande do Sul. Com’è noto, le cause principali del fenomeno migratorio furono la miseria, la fame e l’emarginazione delle classi rurali dell’epoca, assieme al sogno di poter diventare proprietari della terra, anche se probabilmente bisogna mettere in conto lo spirito di avventura, quell’attrazione verso il nuovo e il lontano che da sempre ha agito sull’umanità. La traversata atlantica nel fondo delle stive delle navi, nella famosa “terza classe”, è diventata una epopea ancora oggi presente nella memoria collettiva e che si tramanda in episodi struggenti nei ricordi dei vecchi e nella copiosa letteratura popolare. Allo stesso modo rimangono nella storia le inenarrabili condizioni all'arrivo in Brasile, l'insediamento nelle terre assegnate e le lotte della prima generazione dei nostri emigranti per disboscare a braccia la montagna, per difendersi dagli animali feroci, dai serpenti, dagli indios, dalle malattie e per costruire dal nulla strade e abitazioni. Si può solo immaginare cosa significò per quelle persone l'aver tagliato i ponti dietro di sé, vendendo le loro povere cose prima di partire dall’Italia. Le tracce di questi primi arrivi si trovano ancora oggi nei nomi di molte località, come Nova Milano, Garibaldi, Nova Bassano, Nova Brescia, Nova Treviso, Nova Venezia, Nova Padua, Monteberico etc. mentre in periodi caratterizzati dalla xenofobia, altri paesi come Nova Vicenza e Pagina 178


Nova Trento hanno cambiato i loro nomi originari in quelli brasiliani di Farroupilha e Flores da Cunha. Tale xenofobia del governo centrale arrivò al punto che, negli anni della Seconda Guerra Mondiale, fu proibito, pena l’arresto, di parlare la lingua veneta. La stragrande maggioranza dei primi migranti, era composta da contadini che portarono nel nuovo territorio le colture e i metodi agricoli tipici delle loro zone di provenienza. Si impose su tutte la coltura della vite che ancor oggi rappresenta la maggior fonte di ricchezza dello Stato brasiliano del Rio Grande do Sul. A Nova Padua, nei pressi di Caxias, il monumento all’immigrante, è rappresentato da una vera e propria “caliera de la poenta”, come si vede nella foto a lato. Andando per le campagne si trovano ancora antichi strumenti dell'800 che da noi sono quasi scomparsi. Ancora al giorno d'oggi, l’alimentazione nelle campagne è sostanzialmente quella tradizionale veneta a cui si è aggiunto il “churrasco”, sorta di carne alla brace. La religione è intensamente sentita, perché il clero cattolico e le organizzazioni religiose hanno accompagnato, fin dal primo momento, le sorti degli emigranti. Famiglia sul piroscafo in partenza

In anni recenti, nei villaggi dove non vi era un parroco stabile, si poteva assistere alla riunione delle famiglie in un capannone che fungeva da chiesa, dove si celebravano i riti religiosi sotto la guida di quello che viene chiamato il “prete laico”. Pagina 179


Solo da qualche decennio, da quando sono ripresi i contatti effettivi con l’Italia, si sta risvegliando nei discendenti di quei nostri antenati la ricerca delle proprie origini. Il fenomeno che più colpisce in queste comunità veneto - brasiliane è quello del mantenimento a tutti i livelli, anche dopo un secolo, della propria lingua di origine, il veneto, spesso con una vitalità maggiore di quella esistente nella nostra regione. Viaggio in nave Questo fatto ci consente di ricostruire dopo tre o quattro o anche più generazioni, la lingua dei nostri nonni e bisnonni, soprattutto per gli aspetti orali non documentati come la pronuncia e l’intonazione, o per l’uso di certi proverbi, modi di dire, canti dell’epoca. Le prime generazioni affrontarono sacrifici enormi, abbandonate nelle foreste e costrette a sopravvivere in condizioni drammatiche, hanno resistito a denti stretti con dignità e coraggio malgrado le umilianti e brucianti condizioni di inferiorità dando un contributo di progresso al paese che li ha accolti. Essi hanno conservato nel cuore il ricordo ed il mito della madre patria e questo li ha aiutati moralmente a vivere ed a sopravvivere. In alcuni paesi si trovano i simboli veneti come la già citata ”caliera” della polenta, la carriola, la gondola veneziana o il leone di S. Marco che nel simbolo del Municipio di Octavio Rocha, nel Rio Grande do Sul, tiene stretto nella zampa il grappolo d’uva al posto del libro tradizionale. Quelle persone, fin dal secolo scorso hanno alleviato la nostra pressione demografica, reso un servizio storico all’Italia e dopo la Seconda Guerra Mondiale, con le loro rimesse hanno aiutato l’economia del nostro paese.

Pagina 180


Sono insomma nostri parenti, gente che ha sofferto moralmente e materialmente l’emarginazione secolare e dalla quale abbiamo anche qualcosa da imparare o da reimparare: quei valori che oggi in gran parte si vanno dimenticando. Per tutti questi motivi noi dobbiamo onorare questo debito secolare, storico, morale e politico con i discendenti dei nostri emigranti. Anche da Mareno di Piave molte famiglie partirono verso il Brasile; interi gruppi familiari, spesso con figli in tenera età, come ad esempio le tre famiglie Lovat da Ramera (in totale 21 persone) che vi arrivarono nel dicembre del 1888. Rintracciare i nomi di chi è partito non è facile anche perché l'archivio comunale è andato distrutto con l'incendio della sede municipale avvenuto alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Le fonti sono state allora le varie associazioni di emigranti che si sono costituite nel tempo e che hanno creato degli archivi utilizzando le liste dei passeggeri delle navi. I dati non sono sicuramente completi ma danno l'idea del fenomeno e delle sue caratteristiche. I nominativi che è stato possibile trovare in questi archivi sono elencati nella tabella che si trova nella pagina seguente. Pagina 181


Generalità BORNIA Vincenzo BREDA Maria BORNIA Luigi BORNIA Angelo BORNIA Adelaide BORNIA Ernesto BORNIA Elisa BORNIA Vittorio BORNIA Abele BORNIA Antonio MARCON Angela BORNIA Fedele BORNIA Luigi BORNIA Desiderio BORNIA Matilde o Maddalena BORTOLETTO Antonio BORTOLETTO o BORTOLET Giovanni BORTOLETTO Angela BORTOLETTO Francesco BORTOLETTO Maria BORTOLETTO Pierina BORTOLUZZI Giuseppe CIA Antonia detta Codolo CALIMAN Agostino BARIVIERA Elisabetta CALIMAN Osvaldo DA RE Maria CALIMAN Luigi Amadio CALIMAN Domenico CIMOLARI Anna CAMATTA Luigi detto Garbet LONGO Regina CAMATTA Antonio CAMATTA Carolina CAMATTA Giuseppe CAMATTA Teodoro CAMATTA Pietro CAMATTA Domenico PIN Maria CAMATTA Luigi CARNIEL Pietro CENDRET Maria Luigia CARNIELLI Francesco CARNIELLI Giovanni CARNIELLI Domenico CARNIELLI Angelo CARNIELLI Giuseppe CARNIELLI Luigi Eugenio CATTELAN o CATELLAN Michele DAL BO' Antonia o Anna CATTELAN Luigi CATTELAN Maria Maddalena CATTELAN Giocondo CATTELAN Giuseppina CISERA Angelo Giuseppe

anni

9 7 6 4 3 2 1 35

data/posto arrivo/nave

Generalità

anni

data/posto arrivo/nave

S.Paolo – 01/11/1888

COLOMBERA Pietro ZAGO Antonia COLOMBERA Angelo Giuseppe COLOMBERA Giovanni COLOMBERA Celeste COLOMBERA Maria DAL BIANCO Giovanni BASEGGIO Paola DAL BIANCO Angelo DAL BIANCO Antonia DAL BIANCO Irene DAL BIANCO Luigi DAL BIANCO Linda DAL BIANCO Giovanni DAL BIANCO Dante Luigi DAL BIANCO Guglielmina DAL BIANCO Giulia Catterina DAL BIANCO Paolo CETTOLIN Maria DAL BIANCO Giuseppe PERUZZA Catterina Marina DAL BIANCO Paolo DAL BIANCO Giovanni DAL BIANCO Regina DAL BIANCO Angela DAL BIANCO Graziosa DAL BIANCO Arcangela DAL BIANCO Maria FOSSALUZZA Appolonia Angela DALL'ARMELLINA Giovanni detto Pagot FALCHETTO o FALCHET Agnese DALL'ARMELLINA Angela Oliva DALL'ARMELLINA Andrea detto Pagot BIASI Regina DALL'ARMELLINA Antonia Maria DALL'ARMELLINA Luigi DE NARDI Antonio detto Vedovot DONADELLO Giuseppe SARTORI Anna DORIGHET Francesco detto Lovat DORIGHET Agostino detto Lovat FALCHETTO Angelo FURLAN Arcangela o Angela FALCHETTO Regina FALCHETTO Beniamino FALCHETTO Luigia CANCIAN o CANZIAN Regina FALCHETTO Giuseppe BUFFO Luigia FALCHETTO Giovanni Angelo GAIOTTO Pietro BOSCARIOL Teresa Maria detta Brao FURLAN Costante

29 25 7 9

S.Paolo – 28/01/1895

Espirito Santo – 24/03/1888

1 2 5 6 S.Paolo – 19/04/1888 6

Rio Grande do Sul

51 52 18 21 80 59 53 20 12 27 17 16 25 21 1

Vitoria – 1888

Vitoria – 06/02/1895 Nave Rosario

Vitoria – 06/02/1895

Sconosciuto 51 21 19 16 12 10 44

Espirito Santo - 28/02/1888 Nave Mayrink

S.Caterina – 12/02/1878 Rio Grande do Sul

13 15 6 Sconosciuto

Pagina 182

S.Paolo – 21/05/1892 43 18 1 4 6 8 10 12 14 16 Rio Grande do Sul

28 24 2 59 59 29 29 35 34

31 25 3 0 21 57 28 24 3

Espirito Santo - 29/11/1891 Nave Mayrink Vitoria – 20/03/1888 Nave Mayrink

Sconosciuto Rio de Janeiro – 25/12/1888 Nave Canton Sconosciuto Vitoria – 25/09/1891 Nave Brasil

Vitoria – 25/09/1891 Nave Brasil Sconosciuto Sconosciuto


Generalità

anni

data/posto arrivo/nave

LOVAT Francesco detto Dorigo MASET Luigia detta Zambon LOVAT Teresa LOVAT Regina LOVAT Marco Mario LOVAT Agostino Luigi LOVAT Giacomo detto Dorigo CELOT Modesta LOVAT Angelo LOVAT Giovanni LOVAT Oliva LOVAT Emilia Antonia LOVAT Giuseppe Bortolo LOVAT o LOVATTO Luigi detto Dorigo SARTORI Regina LOVAT Maria LOVAT Luigia LOVAT o DORIGHETTO Giovanni LOVAT Angelo LOVAT Natale LOVAT Pietro Paolo LOVAT Costante LOVISOTTO Arcangelo SPERANZA Marianna MARCON Vincenzo detto Vidot MARCON Luigi detto Vidot MARCON Maria MASET Ferdinando MINET Giovanni BASEI Cristina Angela MINET Lucia MINET Luigia Maria MINET Teresa MINET Pietro Antonio MINET Anna Carla MINET Elisabetta PELLIZZON Gioacchino MENEGHINI Filomena Giuseppina Vittoria PERIN Angelo CALIMAN Anna PERIN Luigi PERIN Domenico PERIN Pasqua PERIN Giovanni PERIN Pietro SCOTTA' Maria Luigia PERIN Domenica PERIN Antonia Pasqua PERIN Giuseppe PERIN Giacomo PERIN Vittoria

51 46 17 14 7 5 47 40 13 11 9 5 1 45 42 21 19 15 13 11 7 3

Rio de Janeiro - 13/12/1888 Nave Frisia

22

47 41 12 11 9 8 7 4

36 32 8 4 3 2 42 40 12 8 6 2 0

Generalità

PERIN Nicolò o Nicola TONON Caterina PERIN Antonio Giuseppe PERIN Agostino PERIN Eugenio Rio de Janeiro - 13/12/1888 PERIN Angelo Nave Frisia PERIN Luigi Simone PERIN Giovanni PIASENTIN o PIACENTIN Sante PIASENTIN Giacomo PIASENTIN Pietro Giovanni Rio de Janeiro - 13/12/1888 MODOLO Pasqua Nave Frisia PICCIN Amedeo Adamo PICCIN Gio Batta PICCIN Zaccaria SCUDELLER Antonio SCUDELLER Giovanni detto Checchino TOLDO Giuseppe TOMASELLA Costante Sconosciuto TOMASELLA Giacomo TOMASELLA Giovanni Sconosciuto TOMASELLA Giuseppe TON Giovanni Sconosciuto LORENZON Maria Espirito Santo – 24/03/1888 TON Giuseppe BRESSAN Celeste TON Carmela TON Giovanni ZANCHETIN Angelo CATTELAN Lucia ZANCHETIN Giovanni Sconosciuto ZANCHETIN Maria Dicembre 1882 ZANCHETIN Ferdinando ZANCHETIN Giuseppe ZANCHETIN Pietro ZANCHETTA Silvestro Michele ZAMBENEDETTI Giuseppe detto Zaccariot Espirito Santo – 27/12/1888 BARRO Catterina Angelina Nave Adria ZAMBENEDETTI Elisabetta ZAMBENEDETTI Sebastiano Pietro ZANARDO Marco BASSET Regina ZANARDO Teresa Pagina 183

anni

data/posto arrivo/nave

40 Espirito Santo – 27/12/1888 33 Nave Adria 9 7 6 4 3 1 24 S.Paolo – 08/10/1887 20 19 55 S.Paolo

Sconosciuto Sconosciuto Sconosciuto S.Paolo

Sconosciuto 30 Espirito Santo - 31/10/1892 Nave Mayrink 3 1 Rio de Janeiro - 12/03/1891 Nave Florio

27 26 Sconosciuto Sconosciuto

27 22

S.Paolo – 30/03/1892


Alla fine di queste pagine dedicate all'emigrazione, è bene parlare anche di cosa è avvenuto dopo l'insediamento dei marenesi in Brasile. La prima generazione si è guadagnata faticosamente da vivere giorno per giorno disboscando e lavorando la terra che gli era stata concessa. Gerson Camatta

I loro figli e nipoti hanno migliorato il proprio benessere e raggiunto posizioni importanti e di prestigio nella società brasiliana. Un esempio per tutti è quello di Gerson Camatta nipote di Antonio Camatta che partito da Soffratta è arrivato a Vitoria nel mese di febbraio 1895. Gerson Camatta ha iniziato la sua attività come giornalista e poi si è dedicato alla politica; è stato Governatore dello Stato di Espirito Santo ed è tutt'ora Senatore. Il forte legame che lo unisce con Mareno di Piave, lo ha portato a ritornarvi più volte e nell'agosto del 1992 ha inaugurato la sede municipale appena ristrutturata assieme all'allora Sindaco Antonio Cancian. Un'ultima considerazione viene spontanea osservando la fotografia di Beniamino Falchetto: con la sua famiglia originaria di Ramera è arrivato in Brasile nel 1891 quando aveva pochi mesi di vita ed è vissuto fino all'età di quasi 98 anni. Beniamino Falchetto In questa immagine carica di significati sono presenti tre secoli: il 1800 quando è nato, il 1900 quando è vissuto ed il 2000 che per noi lettori deve essere ricordo e memoria del giusto valore che dobbiamo dare al nostro tempo. Pagina 184


VERSO GLI STATI UNITI D'AMERICA Dal 1892 al 1954 oltre dodici milioni di immigrati sono entrati negli Stati Uniti attraverso Ellis Island, una piccola isola situata nel porto di New York che nel 1890 il presidente Benjamin Harrison designò come sede della prima stazione di immigrazione. Prima del 1890, i singoli stati e non il governo federale, regolamentavano l'immigrazione. Dal 1855 al 1890 la stazione di ingresso per gli immigrati nello Stato di New York era Castle Garden e in quel periodo entrarono circa otto milioni di persone, soprattutto dall'Europa settentrionale e occidentale. Questi prime persone provenienti da nazioni come l'Inghilterra, Irlanda, Germania e paesi scandinavi, costituirono la prima ondata di immigrati che si insediarono negli Stati Uniti. Durante tutto l'800 ma specialmente nella seconda metà del secolo, l'instabilità politica, le leggi restrittive religiose ed il peggioramento delle condizioni economiche in Europa alimentarono la più grande migrazione umana nella storia del mondo e così ben presto divenne evidente che Castle Garden non era attrezzato per gestire il numero crescente di immigrati in arrivo ogni anno. Il governo federale intervenne allora costruendo una nuova stazione di immigrazione a Ellis Island che venne aperta il 1 gennaio 1892. Lo sbarco degli immigrati ad Ellis Island La prima persona che transitò ad Ellis Island il 2 gennaio 1892 fu Annie Moore, una ragazza di 15 anni, irlandese, accompagnata dai suoi due fratelli. Pagina 185


La sera del 14 giugno 1897 un incendio distrusse i fabbricati di legno ad Ellis Island; nel giro di tre anni furono ricostruiti in muratura a prova di fuoco ed aperti il 17 Dicembre 1900. I passeggeri che arrivavano nel porto di New York non appena sbarcati venivano trasportati ad Ellis Island, dove sarebbero stati sottoposti ad una visita medica e giuridica. Se i documenti erano in ordine e lo stato di salute ragionevolmente buono, l'ispezione durava relativamente poco. Agli immigrati veniva assegnata una Inspection Card con un numero e poi si passava nella Sala di Registrazione dove bisognava aspettare il proprio turno per essere interrogati dal Funzionario. Operazioni di controllo sanitario sui nuovi arrivati

I medici esaminavano ciascun migrante e marcavano sulla schiena con del gesso coloro per i quali occorreva un ulteriore esame per accertarne le condizioni di salute che poi venivano portati nell'ospedale dell'isola. Per queste persone si apriva un lungo periodo di quarantena che spesso finiva con il ritorno nel proprio paese. Un altro esame che veniva fatto era quello legale: i Funzionari americani controllavano la nazionalitĂ e cercavano di capire gli orientamenti politici dell'immigrato. Sala di registrazione Pagina 186


Dalle statistiche ufficiali risulta che praticamente quasi tutti gli immigrati si poterono stanziare negli Stati Uniti; solo il due per cento fu respinto per motivi sanitari o giuridici. Durante i primi anni del 1900, i funzionari dell'immigrazione pensarono erroneamente che l'onda di picco di immigrazione fosse già passata ma in realtà questa continuò ad aumentare toccando il numero di 1,25 milioni di arrivi nel 1907. Questi massicci arrivi resero evidente che gli edifici erano insufficienti per tutte le necessità e pertanto ne vennero costruiti di nuovi e furono ampliati quelli esistenti. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale e con l'entrata nel conflitto degli Stati Uniti, l'immigrazione diminuì fortemente. In quel periodo e fino al 1920, Ellis Island divenne un luogo di custodia per gli stranieri sospettati di attività antiamericana. Dopo tale data Ellis Island tornò ad essere la stazione di ingresso per gli immigrati. Le conseguenze dell'arrivo nel Paese di questa enorme massa di stranieri, fu la nascita nella società e nella politica statunitense di posizioni che cercarono di limitare questi ingressi con leggi restrittive come la Chinese Exclusion Act oppure come quella che prevedeva l'obbligatorietà di un contratto di lavoro per entrare nel paese e una prova di alfabetizzazione. Poi negli anni 1921 – 1924 venne emanata una norma che prevedeva delle quote di ingresso in base alla nazionalità. Refettorio

Dopo la Prima Guerra Mondiale, gli Stati Uniti cominciarono ad emergere come una potenza mondiale e le ambasciate presenti in tutto il mondo rilasciavano il visto di ingresso nei rispettivi paesi di origine . La documentazione necessaria veniva completata presso l'ambasciata o il Pagina 187


consolato così come la visita medica, rendendo di fatto inutile la struttura di Ellis Island. Dopo il 1924, le uniche persone presenti ad Ellis Island erano quelle che vi lavoravano e i rifugiati di guerra o gli sfollati. Ellis Island è rimasta aperta fino a novembre del 1954 quando venne ufficialmente chiusa. Nel 1965 il presidente Lyndon Johnson dichiarò Ellis Island Monumento Nazionale al pari della Statua della Libertà. Nel 1984, Ellis Island ha subito un importante restauro che l'ha trasformata in un Museo con quasi 2 milioni di visitatori l'anno. Ellis Island come si presenta al giorno d'oggi

Per Ellis Island sono passati anche diversi marenesi e tra questi troviamo alcuni personaggi che sono già stati trattati nel libro “Maren e dintorni”: Barro Giuseppe e Dotta Eugenio. Barro Giuseppe arriva a New York il 18 agosto 1913 ma subito dopo, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, ritorna in Italia per arruolarsi nel Corpo degli Alpini e muore in un'azione bellica l'11 settembre 1916 sul monte Cristallo. Gli venne conferita la medaglia di bronzo alla memoria. Dotta Eugenio arriva a New York il 15 settembre 1914 e dopo la fine della Prima Guerra Mondiale ritorna in Italia dove si sposa ed inizia la sua attività di commerciante e di esercente di un'osteria. Finita la seconda guerra mondiale, nel 1946, viene nominato Sindaco dal Governo Militare Alleato fino alle prime libere elezioni che si sono tenute il 20 ottobre 1946 e sicuramente la sua esperienza americana e la conoscenza della lingua inglese hanno contato per la sua designazione. Il Museo di Ellis Island ha registrato i nominativi delle persone che sono arrivate e li ha resi disponibili sul suo sito internet. In questo archivio sono stati trovati i nomi dei marenesi che sono Pagina 188


arrivati negli Stati Uniti d'America e che riportiamo nelle pagine seguenti. Guardando questo elenco, una considerazione viene spontanea riguardo alle vicende della famiglia di Zanardo Vincenzo e di sua moglie Biffis Elisa; vicende che sicuramente hanno vissuto molte altre famiglie che sono arrivate negli Stati Uniti. Zanardo Vincenzo arriva a New York il 21 dicembre 1903 mentre sua moglie con quattro figli in tenera età, Pietro di anni 9, Caterina di 7, Oliva di 5 e Palmira di 2, lo raggiunge quattro anni dopo il 21 gennaio 1907. La nave che li ha trasportati negli Stati Uniti partì dal porto di Le Havre in Francia. Fanno riflettere le dure condizioni di un viaggio di quasi due mesi e delle novità che investirono questa donna e i suoi figli trasportandola, non solo fisicamente, in un mondo nuovo e completamente diverso dalla società contadina in cui aveva vissuto fino ad allora. Sette anni più tardi ritroviamo ancora Biffis Elisa, che dopo essere rimpatriata, affronta di nuovo il viaggio verso gli Stati Uniti con al seguito i suoi figli a quali nel frattempo se ne erano aggiunti altri due, Bernardo di 4 anni e Augusto di 3.

Ellis Island nel tardo '800

Pagina 189


Marenesi partiti per gli Stati Uniti Generalità

età anni

data arrivo

nave

porto di partenza

BACCICHETTO Giovanni

24

23/10/1920

Rochambeu

Havre

BARRO

Giuseppe

23

18/08/1913

America

Genova

CATTELAN

Domenico

22

19/05/1921

Giuseppe Verdi

Genova

COLLET COLLET

Giovanni Angela

33 24

09/05/1905 09/05/1905

L.Aquitaine L.Aquitaine

Havre Havre

DALL'OGLIO

Giovanni

27

29/12/1904

Città di Torino

Napoli

DOTTA

Silvio

23

16/04/1911

La Touraine

Havre

DOTTA

Antonio

31

01/06/1912

La Provence

Havre

DOTTA

Eugenio

18

15/09/1914

Re d'Italia

Genova

MARCHESIN

Lorenzo

19

12/05/1912

La Savoie

Havre

TONON

Pietro

31

09/05/1905

L.Aquitaine

Havre

ZANARDO ZANARDO ZANARDO ZANARDO ZANARDO ZANARDO

Vincenzo Elisa nata Biffis Pietro Caterina Oliva Palmira

31 31 9 7 5 2

21/12/1903 21/01/1907 21/01/1907 21/01/1907 21/01/1907 21/01/1907

Città di Milano La Gascoigne La Gascoigne La Gascoigne La Gascoigne La Gascoigne

Genova Havre Havre Havre Havre Havre

ZANARDO

Antonio

28

25/05/1894

Dania

Havre

ZANARDO

Pietro

16

01/06/1912

Le Provence

Havre

ZANARDO ZANARDO

Bernardo Girolamo

18 16

15/11/1913 15/11/1913

Saint Louis Saint Louis

Southampton Southampton

ZANARDO ZANARDO ZANARDO ZANARDO ZANARDO ZANARDO

Elisa nata Biffis Caterina Oliva Palmira Bernardo Augusto

38 14 13 9 4 3

15/09/1914 15/09/1914 15/09/1914 15/09/1914 15/09/1914 15/09/1914

Re d'Italia Re d'Italia Re d'Italia Re d'Italia Re d'Italia Re d'Italia

Genova Genova Genova Genova Genova Genova

ZANCHETTA

Pietro

24

12/11/1920

Belvedere

Trieste

Pagina 190


PARTE VIII

Il sapere è un mutar d'ignoranza, è passar ad un altro stato di ignoranza uguale. Lord Byron

Pagina 191


La cultura è quel che resta all'uomo del suo passato, ancora operante nel presente, per modellare il futuro. S. Myres

Pagina 192


Cap. XIII SANITA' … Si è raccontato… Arriva a Mareno nel 1890 il nuovo medico condotto: il dr. Cavarzerani, Trova casa presso la famiglia Biffis, apre lo studio e sposa la figlia più grande. I marenesi, persone semplici abituate a parlare sempre in dialetto, hanno qualche difficoltà di comprensione quando qualcuno parla usando una terminologia più sofisticata. Si ricorda da tanto tempo che durante il primo periodo di esercizio medico andò dal dottore Bepi: Il dottore Bepi Il dottore Bepi

- Dimmi Bepi cosa succede? - Sior dottor ho un gran mal de panza - Cosa hai mangiato? - Le soite robe, un poco de poenta e fasioi, dea ua e poche nespoe ciote dall'albero Il dottore - Credo sia una grossa costipazione, predi un'oncia di olio di ricino e domani vieni a trovarmi per dirmi se va meglio Il giorno dopo Bepi torna dal dottore. Il dottore - Allora Bepi come va oggi? Hai evacuato? Bepi ci pensa un po' e risponde: - No sior dottor Il dottore, preoccupato e non trovando altra soluzione dice: - La cosa è seria, prendi un'altra oncia di olio di ricino e domani torna da me Bepi va a casa e la mattina successiva torna dal dottore: Il dottore non si perde in chiacchiere e chiede subito: - Allora hai evacuato? Bepi ci pensa su un momento poi farfuglia vergognoso: - No sior dottor Il dottore sempre più preoccupato gli dice: - Prendi un'altra oncia di olio di ricino e se non funziona ancora provvederò diversamente Bepi ascoltando il dottore si rannuvola, pensa per un po' all'olio di ricino e poi chiede titubante al dottore: - Sior dottor cossa vol dir evacuare? Il dottore - Ah! sei andato al cesso? Bepi sorride un poco vergognoso per aver capito e sbotta: - Ah sior dottor ho c—à anca l'anima. Pagina 193


MEDICI DI MARENO Dott. Peruzza Sergio dal 1984 (oggi Primario geriatria Osp. Conegliano)

Dott. Bressan Loredana dal '92 (Medicina complementare–alternativa) Dott. Maset Sara dal 1987 (Neuro psichiatria infantile Ospedale di Belluno)

Dott. Buffo Marika dal 2006 (Pediatria Ospedale di Treviso)

Dott. Bet Elisa dal 2008 (Ginecologia Ospedale di Pordenone)

MEDICI U.S.S.L. Dott. Scatolini Antonio dal 1982 Dott. Cal Giuseppino dal 1984 Dott. Patera Carlo dal 1994 Dott. Forest Mirella dal 1994 Dott. Panucci Aldo dal 1994 Dott. La Rocca Mario dal 1997 Dott. Berardino Loredana dal 2002

Visita medica: l'impotenza della medicina avanzava vestita di bianco. [Th. Bernhard] Pagina 194


VETERINARI Dott. Musi Luigi dal 1938 al 2001 Dott. Falzoni Carlo dal 1968 Dott. Brino Antonio dal 1979 Dott. Mangiameli Giuseppe dal 2002 al 2006 Dott. Garziera Mascia dal 2008

MEDICI ODONTOIATRI Dott. Sanfiorenzo Fiorenzo da 1978 per alcuni anni Dott. Barra Augusto dal 1978 Dott. Furlan Remo dal 1988 Dott. Targa Fabio dal 1994

Potere medico: l'ordine ha smesso di dare ordini; emana ricette. [Bruckner / Finkielkraut]

Pagina 195


ODONTOTECNICI Prizzon Giuseppe dal 1987 Dentalab snc di L'Abbate Alessandro e Peccolo Roberto dal1988

NUOVA FARMACIA

Dott. Vigilanti Cama Clementina dal 1986 vecchia sede

sede attuale

LEVATRICI De Crignis Maddalena Breda Angela Perissinottto Augusta dal 1949 al 1959 Serafini Nazzarena dal 1950 al 1961 Patella Alessandra dal 1959 fino alla chiusura della condotta e trasferimento del servizio all'ospedale

Un medico veramente abile cura i disturbi quando non vi è alcun segno di malattia; in questa maniera le malattie non compaiono mai [Huai Nan Zi, testo cinese, 200 a.C.]

Pagina 196


PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Celotti Mario

Favero Luisa

Rech Alfonso

De Nadai Graziella

Baccichetto Narciso

Marcon Giuseppe

Zandonadi Pasquale

De Zotti Bruno

Baccichetto Maria Pia

Sonego Leonida

Armellin Lino Attorbo Roberto Bonancin Amelia Borelli Roberto Bortolotto Antonio Capra Elvio Cojutti Michela Corte Patrizia De Giusti Pietro De March Mara De Piccoli Maria Facchin Giuseppe Fagnol Anna Carla Favaro Fabrizia Freschi Luciana Gaiotto Edda Lovat Valter Luca Anibale Luca Giuseppe Marcon Luigi Marcuzzo Anna Mattiuzzo Miriam Meneghel Stella Meneghin M. Teresa Menegon Emanuela Milani Stefano Mischis Isabella Montesel Maria Moro Emanuela Pin Rosa Spinazzè Lino Zamuner Dolores Zanin Noemi

Cingolani Francesco Pagina 197

Corrocher Dino


I ceppi dell'umanitĂ tormentata sono fatti di carta bollata F. Kafka

Bianco Serena Borean Egidio Carnielli Laura Casagrande Ampelio Ceotto Rita Fabris Nada Fantuz Chiara Longo Sara Merz Lorena Nadal Lidia Pavan Daniele Tomasella Elisabetta Zaia Maria Luisa Zanardo Ennio Zanardo Luigi

Sartor Paolo

Favero Marcello

Ciprian Antonietta

Piccin Silvia

Gava Sante

Bozzetto Luigina

Zanardo Rosalia

Dall'Armellina

Antonio

Capraro Mauro

La burocrazia è la cristallizzazione del personale dirigente, che esercita il potere coercitivo e che a un certo punto diventa casta. A. Gramsci Peruzza Francesco Inizia nel 1931 come agente Imposte di Consumo (dazio), successivamente passa all'Ufficio di Collocamento. Entrambi gli uffici erano situati all'interno del Municipio. Va in pensione nel 1972.

Il burocrate fa parte di una organizzazione che non può correggere il proprio comportamento imparando dai propri errori. M. Crozier Pagina 198


PARTE IX APPENDICE e CURIOSITÀ VARIE

La stagnazione è morte. Occorre progredire, progredire sempre. H. Ford

Pagina 199


La nostra cultura è la somma che include il sapere, le credenze, l'arte, la morale, le leggi, i costumi ed ogni altra capacità ed abitudine acquisite da un uomo come membro della nostra società . E.B. Tylor

Pagina 200


S. GREGORIO S. Gregorio è il Santo il cui corpo fu donato dal Papa Alessandro VII nel 1666 al Sig. Gregorio Lavezzari fu Giovanni-Paolo di Venezia, “Segretario della Repubblica Veneta con molte aderenze a Roma” (come lasciò scritto nelle memorie don Francesco Graziani parroco di Mareno). Il sig. Lavezzari portò le spoglie a Mareno presso la sua villa e le pose in una teca nell'oratorio pubblico fatto costruire nella sua proprietà, dedicato a S. Carlo Borromeo. Quando morì nel 1685 lasciò un testamento, ancora conservato nell'Archivio di Stato, in cui disponeva che per onorare il Santo si dovevano celebrare delle messe tutti i sabati e le feste di precetto. Capitello in Villa Lavezzari

Qualora nel tempo ciò non fosse avvenuto, le spoglie sarebbero dovute andare presso la chiesa di Tezze e poste in un altare per la venerazione dei fedeli. Tutto funzionò per 176 anni anche se la villa passò prima alla famiglia Da Fre di Conegliano e poi alla Famiglia Mantese (oggi di proprietà della famiglia di Aldo Dall'Armellina). Nel lungo periodo la celebrazione delle messe venne meno e così il 9 agosto 1834 i fedeli di Tezze chiesero che il testamento venisse onorato. Dopo aver ottenuto tutti i permessi necessari, il 29 aprile del 1861 il corpo del Santo venne traslato a Tezze con una processione solenne. E lì è tutt'ora. Chiesa di Tezze

L'uomo e l'ambiente: ciò che ci unisce all'ambiente è un'identità. Un'identità non originaria né esclusiva, pure un'identità che non possiamo lasciar perdere per non scomparire a nostra volta. [V. Mathieu] Pagina 201


UN COMUNE … MANCATO In questi ultimi anni si è assistito ad un fenomeno che via via è cresciuto preoccupando le istituzioni: la richiesta dei comuni confinanti col Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige di cambiare regione. Questo cambio porterebbe notevoli vantaggi economici in quanto le regioni a statuto speciale hanno dei consistenti benefici fiscali che consentono di avere molte più risorse finanziare di quelle a statuto ordinario come il Veneto. Tezze – Borgo Bellussi anni '30

Per dirla con lo storico napoletano Giambattista Vico (1668/1744), la storia si ripete e infatti un caso analogo è successo attorno agli anni '50 anche a Mareno di Piave. In quell'anno per iniziativa dei possidenti Ing. Antonio Bonotto, Dott. Gino Bonotto, i fratelli Bellussi e il sig. Camerotto di Tezze di Piave assieme al sig. Vendrame di S.Lucia di Piave, si tentò di costituire un nuovo comune che avrebbe dovuto comprendere il territorio di Tezze (comune di Vazzola), S.Maria del Piave (Comune di Mareno di Piave) e la zona delle grave in comune di S.Lucia di Piave (si diceva che avrebbe aderito in seguito anche San Michele di Piave). Il nuovo comune doveva avere almeno 3.000 abitanti così come prevedeva l'art. 33 del T.U. Legge comunale e provinciale del 1934. I fautori dell'iniziativa promettevano che la nuova sede municipale sarebbe sorta a spese dei privati, tra Tezze e S.Maria del Piave, lungo la via Colonna. Inoltre agli abitanti di S.Maria del Piave sarebbe stato assegnato il Vice sindaco e una congrua rappresentanza consiliare. Per rendere maggiormente allettante la proposta, essendo il territorio ricco e abitato da persone benestanti, si andava dicendo che le imposte e le tasse sarebbero state fortemente ridotte in quanto non vi sarebbero stati poveri da sostentare. Pagina 202


L'operazione presentava tutti i caratteri della convenienza economica per le famiglie della nuova entità comunale. Questa situazione preoccupò molto il Sindaco di Mareno di Piave, Giuseppe Manfrenuzzi, il quale nella riunione del Consiglio comunale del 28/05/1950 precisò che la proposta doveva essere rivolta a tutte le famiglie di Mareno di Piave in quanto non esisteva legalmente la frazione di S.Maria del Piave e che la stessa rientrava come località del territorio di Mareno di Piave. Inoltre, a suo dire, la grande maggioranza degli abitanti di Mareno di Piave era contraria allo smembramento del territorio comunale. Tutte queste considerazioni vennero trasmesse al Prefetto di Treviso e alla fine l'iniziativa non venne portata a termine. Paesaggio delle grave del Piave

Pagina 203


I COGNOMI Ognuno di noi è conosciuto col suo nome e cognome ma mentre il nome rappresenta la nostra parte più personale, il cognome è la nostra “carta d'identità” nei rapporti con gli altri. Queste due parole sono intimamente legate alla nostra personalità fin dalla nostra nascita ed il loro suono ci accompagna quotidianamente. Il nome è il risultato della scelta dei nostri genitori, scelta che nella maggioranza dei casi è dettata dalla tradizione o dal particolare momento culturale in cui siamo nati. Basti pensare che solo qualche decennio fa era consuetudine dare il nome del nonno paterno al nipote, oppure il caso dei nomi di persone, luoghi o paesi famosi. Per il cognome la cosa invece cambia perché ce lo portiamo dietro generazione dopo generazione magari senza sapere la sua origine e quale sia il suo significato. Oggigiorno ai nostri cognomi e nomi se ne sono aggiunti tanti altri: quelli delle famiglie che da diverse parti del mondo sono emigrate a Mareno di Piave. Al tempo dei Romani i componenti delle famiglie patrizie venivano chiamati utilizzando il prenomen, il nomen ed il cognomen. Il prenomen veniva scelto tra una ventina di forme come Caio, Cesare, Lucio, Tiberio, il nomen indicava la gens, quel gruppo di famiglie che avevano discendenti comuni mentre il cognomen indicava concretamente le caratteristiche della famiglia di appartenenza sottolineandone le qualità morali, le caratteristiche fisiche oppure l'attività svolta. Il resto dei cittadini romani e degli schiavi si accontentava del nome datogli alla nascita accompagnato dal patronimico ad esempio Lucio di Tiberio = Lucio figlio di Tiberio. La caduta dell'Impero Romano portò ad un drastico cambiamento perché i popoli germanici usavano solo il nome personale e questo rendeva molto difficile inquadrare il singolo individuo nella sua etnia. Dopo l'anno mille, le nuove condizioni sociali ed economiche cambiarono le cose e per meglio identificare le persone si usò il cognome che indicava l'appartenenza alla famiglia. Questa modalità divenne definitivamente prassi ufficiale col Concilio di Trento (1545 – 1563) in cui fu stabilito che nelle Pagina 204


parrocchie dovevano essere tenuti i registri delle nascite, delle morti, dei battezzati, dei matrimoni e successivamente anche quello dei cresimati. La disciplina che studia tutte le molteplici sfaccettature linguistiche, patrimonio della nostra cultura formatosi nei secoli, si chiama onomastica. Il cognome a volte è frutto di un soprannome nato da una caratteristica fisica (Barbon = persona con barba e baffi), da un particolare luogo di provenienza (Padovan proveniente da Padova) oppure da un mestiere (Sartor = sarto), ma le origini sono sicuramente molte altre. Gli studiosi hanno inquadrato i cognomi in categorie che si rifanno alla tradizione. La tradizione classica fa riferimento a quei cognomi derivati da nomi latini ad esempio Cesaro o Cesar da Cesare; per quanto riguarda i cognomi veneti, è scarsamente rappresentata. La tradizione religiosa, al contrario di quella classica, è un filone piuttosto consistente; infatti sono diffusissimi i cognomi derivati dai nomi di Santi come Andrea, Antonio, Giovanni, Marco, Michele, Pietro. La tradizione letteraria medievale dei cicli epici e cavallereschi, come quelli che narrano le gesta di Carlomagno e dei suoi paladini, fa nascere cognomi come Paladin e Galiazzo. I nomi germanici sono una parte consistente dei cognomi veneti come Berto, Girardi, Mazzon, Vendrame. Altra categoria è quella dei toponimi e degli etnici e in questo caso la storia dei cognomi assume la doppia valenza di indicare i luoghi di provenienza italiani, con cognomi come Trevisan, Visentin, Veronese, Bressan, Carnielli ed esteri come Albanese, Cattelan. Rari invece sono quelli composti da imperativi, che invece erano di uso comune e popolare nel Medioevo come Amadio che significa amare Dio. I cognomi derivati da mestieri come Sartor, Bottan, Favero, Segato o cariche come Conte, Contin, Frare sono invece molti. Altra categoria è quella dei cognomi che prendono il nome da piante e da animali come Fava, Ceolin, Cagnin, Gallon. Per concludere ci sono i cognomi che fanno riferimento a qualità fisiche e morali come Grando, Magro, Battaglia, Martorel. Nelle pagine seguenti c'è una serie di dati e di curiosità con la speranza che una sempre maggiore conoscenza serva a far crescere la nostra comunità.

Pagina 205


I SOPRANNOMI DEI MARENESI Nella comunità marenese, almeno fino alla generazione precedente alla nostra, il soprannome era comunemente usato da tutti per distinguere le famiglie che avevano lo stesso cognome. Molto spesso il soprannome era più conosciuto del cognome “ufficiale” e nel 1800 era frequente trovarlo nei registri della parrocchia e del comune. Il soprannome aveva origine da particolari caratteristiche fisiche (Giacomazzi detto gambalonga, persona longilinea), caratteriali (Zanchetta detto martorel, persona irrequieta, rapida) oppure da mestieri o attività (Sossai detto pegorer, conduttore di pecore). Spesso indicava anche il luogo di provenienza come la famiglia Dall'Armellina detta Pagot che significa originario dell'Alpago (BL). Di seguito sono elencati i soprannomi che venivano usati per distinguere le famiglie marenesi: alcune come i Dorigo non sono più presenti a Mareno di Piave, altre invece sono arrivate. • • • • • • • • •

• •

• •

Baldessin detto Polet, deriva dal nome personale Polo Barri detto Mussa, deriva dal termine dialettale mùs, mussa = asino, asina Basso detto Marcon, deriva dal nome personale Marco Bazzo detto Vigo, soprannome che è anche un cognome presente nel nord Italia Benedet detto Zaja, deriva dal termine slavo zajc = lepre Bon detto Ghea Boscariol detto Brao, deriva dal termine dialettale brào = furbo Brait detto Molo Breda detto Bredariol, diminutivo del cognome ad indicare un fisico piccolo e minuto, deriva dal nome di località come Breda di Piave (TV) detto Michelin, deriva dal nome personale Michele Caliman detto Zan, deriva dal nome personale Zan = Giovanni Camatta o Camata detto Camatel, diminutivo del cognome ad indicare una persona piccola, minuta detto Garbet, deriva dal termine dialettale garbeto = brusco di carattere detto Perin, deriva dal nome personale Pero = Pietro detto Pittan o Pitan, soprannome che è anche un cognome presente in provincia di Treviso Capra detto Rui, deriva dal termine dialettale rui = rivo, rivolo, canaletto Carbonier detto Lot, deriva dal nome personale medievale Lotto Pagina 206


• • • • • • • • • • • • • • •

• • • • • • • • • • •

Casagrande detto Barbier e Barbieri, soprannome che deriva dal mestiere svolto, il barbiere detto Biasi, deriva dal nome personale Biagio detto Fiorin, deriva dal nome personale Fiore detto Nadalet, diminutivo del cognome, deriva dal termine dialettale Nadal = Natale detto Tiberio, deriva dal nome personale Tiberio Cenedese detto Fora, dal termine dialettale fòra = forestiero, venuto da fuori Ceschin detto Zottin, dal termine dialettale zòt = zoppo, claudicante Checchino detto Saccon, deriva dal nome di località come Saccon di S.Vendemiano (TV) Cia detto Codolo Colla detto Sartori, è un soprannome che indica il mestiere di sarto Colombera detto Perin, deriva dal nome personale Pero = Pietro Corbanese detto Nascimben, deriva dal nome personale Nascimbene Cozzi detto Stagnin, deriva dal termine dialettale stàgnin = stagnino Da Re detto Bisteca, dal termine dialettale bìsteca = bistecca detto Titoea e detto Imbrosia Dal Bianco detto Fior, deriva dal nome personale Fiore detto Masteler, deriva dall'attività di costruzione di botti, tini e mastelli Dal Cin detto Agnolet, deriva dal nome personale Agnolo forma dialettale di Angelo Dal Col detto Geromel Dall'Anese detto Zima, deriva dal termine dialettale zìma = cima Dall'Antonia detto Cabarlon, potrebbe derivare dal cognome Caberlon diffuso nel comune di Foza (VI) Dall'Armellina detto Battaglia, indica una persona dal carattere combattivo detto Pagot, indica la provenienza dalla località dell'Alpago (BL) detto Penacio, deriva dal termine dialettale penàcio = pennacchio Dall'Ava detto Marson, deriva dal termine dialettale marsòn = ghiozzo, pesce d'acqua dolce Dalla Vedova detto Battistuz, deriva dal nome personale Battista Dal Mas detto Scalot Dal Pos detto Poser, soprannome che è anche un cognome veneto De Giusti detto Castaldin, deriva dal termine castaldo = amministratore dei beni del padrone, signore De Lorenzi detto Peziot, potrebbe derivare dal termine dialettale pèza, pezòt = pezza De Luca detto Roman, indica la provenienza dalla città di Roma De Nardi detto Vedovot, deriva dal termine vedovo De Nardo detti Camillo e Camio, deriva dal nome personale Camillo De Stefani detto Zitera, potrebbe derivare dal termine zìtera = musica della Val Resia in Friuli De Zotti detto Saeze e Salezze, deriva dal termine dialettale saèz = salice Pagina 207


• • • • • • • • • •

• • • • • •

• • •

• • • • • • • •

Dorigo e Dorighet detto Lovat, deriva dal termine dialettale lovàt o lovato = lupo, lupacchiotto Dorighetto detto Moret, dal termine dialettale mòro = scuro Facchin detto Sasset, deriva dal termine dialettale sassèt, = sassolino, piccola pietra Falchetto detto Biot Fagaraz detto Cop, deriva dal termine dialettale còp = tegola, coppo Foltran detto Baldissar Foscan detto Foscanet, diminutivo del cognome ad indicare una persona piccola, minuta, deriva dal termine latino fuscus = scuro di capelli o carnagione Franceschet detto Faè, deriva dal nome dell'omonima località di Oderzo (TV) Furlan detto Neno, deriva dal nome personale Eugenio Gandin detto Casagrande e detto Sartor, in questo caso i soprannomi sono addirittura due: il primo Casagrande evidentemente non era sufficiente ad individuare la famiglia e quindi se ne è aggiunto un secondo Sartor derivato dal mestiere di sarto Garbet detto Ciabarin Gava detto Badet, soprannome che deriva dal cognome Bazzet Giacomazzi detto Gambalonga, soprannome per indicare una persona longilinea, alta Giacomelli detto Burelo Lorenzon detto Carbonera, deriva dal termine carbone e riferito al mestiere di carbonaio oppure di venditore di carbone Lot detto Carbonier e Carbonico, soprannome per indicare il mestiere di carbonaio detto Sgriz Lovat detto Dorigo, deriva dal nome personale Odorico Marchesin detto Moro, deriva dal termine dialettale moro = scuro di capelli Marcon detto Bozzon, deriva dal nome germanico Bozo oppure dal termine dialettale bozon = bottiglia grande detto Vidot, deriva dal nome personale Vido = Vito detto Basso, deriva dal termine dialettale bàs = basso, piccolo di statura detto Patria detto Sabolin Maset detto Zambon, deriva dal nome personale Zan = Giovanni e bòn = buono Mazzariol detto Tottolo Mazzer detto Galet, deriva dal termine dialettale galèt = galletto Mazzon detto Basset, deriva dal termine dialettale bàs = basso, piccolo di statura Meneghin detto Bozzui detto Parussolo, deriva dal termine parussòl = cinciallegra, piccolo uccello Mescolotto detto Polpa Michielon detto Marcon, deriva dal nome personale Marco Modolo detto Zanchetta, deriva dal termine dialettale zànco = mancino Momo detto Bottan, deriva dal nome dell'attività di riparazione e vendita delle botti Pagina 208


• • • • • • • • • • • •

• •

• • • • • •

• • •

Nadal detto Olivo detto Nadalon, deriva dal termine dialettale Nadàl = Natale Pasqualot detto Salatin, deriva dal termine saladino Pellizzon detto Sonador, deriva dal termine dialettale sonadòr = suonatore Peruzzetto detto Urban, deriva dal nome personale Urbano Pillon detto Barel, deriva dal nome personale medievale Barella Ponas detto Portan Saccon detto Cinto Salvador detto Tiraca, dal termine dialettale tiràca = bretella Salvadoretti detto Zanin, deriva dal nome personale Giovanni Sartor e Sartori detto Tizianel, deriva dal nome personale Tiziano Schincariol detto Ros, deriva dal termine dialettale ròs = rosso Scottà detto Pagos, soprannome che è anche un cognome presente in provincia di Treviso detto Pase, deriva dal termine latino pax, pacis = pace Scudeller detto Checchino, deriva dal nome personale Francesco detto Zuel, deriva dal nome di località come Zuel in comune di Cison di Valmarino (TV) oppure Zuel di Cortina d'Ampezzo (BL) Soldera detto Bozzon, deriva dal nome germanico Bozo oppure dal termine dialettale bozòn = bottiglia grande Sossai detto Gallozza, potrebbe derivare dal termine gallo oppure dal dialettale galòssa = galoscia detto Pegorer, Pegoreron, Pegoreret, deriva dal termine dialettale pegorèr = conduttore di pecore Tonon detto Tononet, diminutivo del cognome ad indicare una persona di corporatura piccola Vaccher detto Zambon, deriva dal nome personale Zan = Giovanni e bòn = buono Zago detto Meneguz, deriva dal nome personale Domenico Zambenedetti detto Zaccariot, deriva dal nome personale Zaccaria Zambon detto Perinot, deriva dal nome personale Pero = Pietro detto Panegasser, dal termine dialettale panegàsa = passero Zanardo detto Boer, deriva dal nome dialettale boèr = conduttore di buoi detto Cabarlon, potrebbe derivare dal cognome Caberlon diffuso nel comune di Foza (VI) Zanchetta detto Fossa, deriva probabilmente da nomi di località detto Martorel, deriva dal termine dialettale martorèl = donnola ad indicare una persona dal carattere irrequieto o rapida detto Murer, deriva dal termine dialettale murèr = muratore detto Zancheton, accrescitivo del cognome, deriva dal termine dialettale zanchèta o zànco = mancino Zandonadi detto Marmin detto Pasqualin, deriva dal nome personale Pasquale Zanette detto Badulin Zuccon detto Biot. Pagina 209


Come si può notare molti soprannomi sono anche dei cognomi che a volte si scambiano tra loro come nel caso di Carbonier / Lot e Lovat / Dorigo. Questa usanza ormai è praticamente scomparsa ma restano nella memoria tutti gli appellativi che nel passato identificavano con precisione ogni singolo individuo che in questo modo veniva reso unico rispetto agli altri componenti della famiglia e della comunità.

Non vi è peggior morte che perdere il centro della propria vita, quello, cioè, che fa di noi ciò che veramente siamo. [E. Hemingway] Pagina 210


I NUOVI MARENESI A partire dagli anni ottanta, dopo secoli di sola economia rurale, le nuove prospettive economiche cambiano radicalmente la struttura della comunità marenese. Questi cambiamenti non hanno interessato solo le nostre abitudini di vita ma hanno portato tra noi anche molti cittadini stranieri, manodopera necessaria per questa nuova economia. Il grafico mostra sinteticamente la suddivisione dei cittadini stranieri alla data del 1 luglio 2010.

THAILANDIA MAURITANIA ETIOPIA SVIZZERA BELGIO TUNISIA INGHILTERRA REP. CECA CUBA GAMBIA PORTOGALLO ECUADOR COLOMBIA POLONIA BRASILE BANGLADESH GHANA BOSNIA ERZEGOVINA MACEDONIA INDIA CINA ALBANIA 0

20

40

60

80

100

unità espresse in centinaia

Pagina 211

120

140

160

180


Col passare degli anni, alcuni stranieri hanno maturato i requisiti per diventare cittadini italiani come previsto dalla legislazione. La tabella riportata qui sotto, ci mostra i “nuovi marenesi” divisi per nazione di nascita.

USA UNGHERIA SVIZZERA SPAGNA SENEGAL PERÙ MOLDAVIA LETTONIA GRAN BRETAGNA GERMANIA COLOMBIA ARGENTINA THAILANDIA BOSNIA YUGOSLAVIA RUSSIA POLONIA BRASILE ALBANIA ROMANIA REP. DOMINICANA CROAZIA MAROCCO 0

1

2

3

4

5

6

7

8

Unità espresse in decine

Nel solco della tradizione secolare della Repubblica di Venezia che ha sempre accolto genti di paesi diversi per cultura e religione, anche queste nuove famiglie sono benvenute nella nostra comunità a condizione però che condividano i valori portanti della convivenza civile. L'integrazione non è cosa facile né sarà possibile a breve termine ma deve essere fortemente sostenuta da tutti a cominciare dalla scuola. Le prossime generazioni di vecchi e nuovi marenesi porteranno nuovo sviluppo e benessere solo se avranno saputo conoscersi, rispettarsi ma sopratutto avere ideali comuni. Pagina 212


I cognomi più diffusi: Zanardo Zanchetta Marcon Dall'Armellina Casagrande Tonon Lovisotto Modolo Dal Cin Brugnera Dalla Cia Bozzetto Cattelan Dal Bianco Da Ros Padoan Furlan Saccon Cescon Schincariol Battistella Tomasella Zanin Zanella Pase Salvador Basei Nadal Sossai Breda Canzian Cal Pin Da Re Dal Pos Montesel Lot Mazzer Santin Spinazzè

148 125 119 93 80 80 78 73 71 67 65 64 63 63 62 54 52 48 46 43 42 41 41 40 39 39 38 38 38 36 36 35 35 34 34 33 32 32 32 32

Vendrame Piai D'Altoè Antoniazzi Bornia Fornasier Bof Dario Fantuz Facchin Franceschet Salamon Dall'Antonia Gava Casonato De Luca Doimo Giacomin Modolo Padovan Sanson Sartor Zago Capra Feltrin Foltran Lovat Marcuzzo Ongaro Possamai Venturin Zava Bet Cancian Dal Bo De Nardo Nardin Perin Ros Zandonadi

Pagina 213

31 30 29 27 27 27 26 26 26 25 25 25 24 24 23 23 23 23 23 23 23 23 23 22 22 22 22 22 22 22 22 22 21 21 21 21 21 21 21 21


Zanette Capraro Cecchetto Dall'Ava Fontana Milanese Fagaraz ScottĂ Camatta Corrocher Masier Moret Piccin Prizzon Scudeller Tomasi Trentin Marson Maset Perencin Peruzzetto Algeo Basset Bazzo Carnielli Collodel Feletti Lorenzet Mazzariol Pasqualetto Zanetti Antiga Baccichetto Bassetto Cattai Dal Borgo Gandin Giacomazzi Peruzza Rizzotto Roveda Tarzariol Zanchettin Bortoluzzi Bottecchia Dal Col Dassie

21 20 20 20 20 20 19 19 18 18 18 18 18 18 18 18 18 17 17 17 17 16 16 16 16 16 16 16 16 16 16 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 14 14 14 14

Garlant Lorenzetto Samogin Vazzoler Vidotto Basso Bon Brino Camerin Campagnolo Chinazzi De Giusti De Martin Olto Manfrenuzzi Miotto Rossetto Sperandio Armellin Barro Boscariol Buffo Castagner Colombi Da Dalt Dalla Torre Dalle Vedove De Nadai De Stefani Del Pio Luogo Gallonetto Ghirardi Luca Mariotto Zambon Amadio Bernardi Bottega Ceotto Dotta Garbet Gardenal Granziera Maccari Piccoli Pradal Rossi Pagina 214

14 14 14 14 14 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 11 11 11 11 11 11 11 11 11 11 11 11


ORIGINE DEI COGNOMI MARENESI Adamo cognome presente in sud Italia, deriva dal nome personale Adamo col significato di terra da cui è nato l'uomo Agabito cognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale medievale Agabito Agnoletto, Agnolet cognome veneto, deriva dal nome personale Agnolo = Angelo che significa messaggero di Dio Albanese cognome presente in sud Italia, indica una provenienza dall'Albania Albasini cognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal termine albasia = bonaccia ad indicare una persona bonacciona Alberghetti, Alberghini cognome presente in Emilia Romagna, potrebbe derivare dal nome longobardo Aliberg composto dai termini alia = straniero e bergo = riparo Albrizio cognome presente in Puglia, potrebbe derivare dal nome medioevale Alberigus o Albritius Alfonso, Alfonsetti cognome comune in tutta l'Italia, deriva dal nome spagnolo Alfonso che significa nobile, valoroso Algeo cognome veneto, deriva dal nome personale Alceo Allini cognome presente in centro e nord Italia, deriva dal nome personale Allino Alpago cognome veneto, deriva dal nome dell'omonima località del bellunese Altinier cognome veneto, deriva probabilmente dal nome della città di Altino (VE) Amadio cognome veneto, ispirato dalla devozione cristiana col significato “che ama Dio” Amati cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale Amato che significa protetto da Dio Ambrozzo cognome veneto, deriva dal nome personale Ambrogio che significa immortale Ametrano cognome campano, deriva probabilmente da nomi di località come Mitrano (BR) Ancidei cognome marchigiano, di significato ignoto

Andidero cognome presente in sud Italia, di significato ignoto Andreetta, Andreatta, Andreazza, Andreello, Andreon cognome veneto, deriva dal nome personale Andrea che significa uomo Angelino cognome presente in Piemonte, Campania e Puglia, deriva dal termine latino angelus = messaggero Ante cognome pugliese, di significato ignoto Antiga cognome veneto, potrebbe derivare dal termine antico oppure dal nome della località di Antiga in comune di San Pietro di Feletto (TV) Antonel, Antoniol, Antoniolli, Antoniazzi cognome veneto, deriva dal nome personale Antonio Apigalli cognome presente in Toscana, Veneto e Friuli, di significato ignoto Aratano cognome presente in Liguria, Piemonte e Veneto, di significato ignoto Arcangeli cognome presente nel centro Italia, deriva dal nome personale medioevale Arcangelus che significa capo supremo degli angeli Argenta cognome presente in centro Italia, potrebbe derivare dal termine argento, dal nome personale medievale Argento oppure dal nome di località come Argenta (FE) Arghittu cognome sardo, potrebbe derivare dal termine agretto = aspro, acidulo oppure da arga = birbante Arman cognome veneto, deriva dal nome personale germanico Hariman o Hardman = Armanno o Ermanno che significa uomo libero Armellin, Armellino cognome veneto, potrebbe derivare dal nome medievale Armelinus, dal termine dialettale armelin = albicocca oppure dal termine latino armilla = braccialetto Artelesa cognome presente in Lombardia e Veneto, di significato ignoto Artico cognome presente in Veneto e Friuli, potrebbe derivare dal nome personale germanico Harto Astolfoni cognome presente nel nord Italia, deriva dal nome germanico Astolfo che significa lupo forte, valoroso Avanzi cognome presente nel centro e nord Italia, potrebbe derivare dal nome personale medioevale Avanzio che significa guadagno o accrescimento

Pagina 215


Babolin cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale veneziano babuin = persona che non mantiene le promesse Baccari cognome presente nel Lazio, potrebbe derivare dal nome medioevale italiano Baccario Baccichetto, Baccichet, Bazzichetto cognome veneto, potrebbe derivare dal nome slavo Bacich registrato a Pirano fin dal 1500 Badanai cognome presente nel nord Italia, deriva dal termine dialettale badanai = frastuono, rumore Bagarolo cognome veneto, deriva dal termine dialettale baghero o bagaro = monetina veneta Bagatin cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale arcaico bagatin = moneta corrispondente ad un dodicesimo di soldo veneto Baggio cognome presente in Veneto e Lombardia, deriva dall'omonima località di Milano Bagni cognome presente in centro Italia, potrebbe derivare dal nome di località contenente la parola bagno o bagni come Bagno a Ripoli (FI) o Bagno a Vignoni (SI) Balbinot cognome veneto, potrebbe derivare dal termine latino balbus = balbuziente Baldan cognome veneto, potrebbe derivare dal nome di origine longobarda Baldus oppure da nomi medioevali di origine germanica come Ubaldo o Teobaldo Baldassar, Baldasso, Balzarini cognome veneto, deriva dal nome medioevale Baldassarre Baldissin, Baldo cognome presente nel nord Italia, deriva dal termine longobardo baldo che significa coraggioso Balliana cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale bajar per indicare un modo di parlare forte Ballini cognome veneto, deriva dal termine dialettale bàla = palla, balla Ballotto cognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal termine gallico ballot da cui il vocabolo balo = tormento, capace di provare odio oppure derivare da soprannomi legati al vocabolo ballo Balsadonna cognome veneto, di significato ignoto Balzan cognome presente in Veneto e Lombardia, potrebbe

derivare dal nome medioevale Balzanus oppure dal termine balzano = stravagante, bizzarro Barattin cognome veneto, potrebbe derivare dal nome dell'attività di commercio o baratto svolta dai mercanti Barazza cognome veneto, deriva dal termine friulano baràz = zolle erbose, cespugli, rovo Barbacetto cognome presente in Veneto e Friuli, deriva dal termine friulano barbacèit = terreno incolto Barbati, Barbato, Barban, Barbares, Barbaresch, Barbaresso cognome presente in tutta l'Italia, potrebbe derivare dal termine latino barbatus = barbuto oppure dal termine dialettale veneto di origine longobarda, barba = zio Barbera, Barbieri, Barbiero, Barbirato, Barbirotto cognome presente in tutta l'Italia, deriva dal mestiere di barbiere che nell'antichità era una specie di medico Barbon cognome veneto, dal termine dialettale barbòn = persona con barba e baffi Bardin cognome veneto, diminutivo del nome personale di origine germanica Bardo Barel cognome veneto, potrebbe derivare dal nome medioevale Barellus o Barella Bariani cognome presente nel nord Italia, deriva dal nome di località come Bariano (BG), Bariana di Garbagnate Milanese (MI) o Castelnovo Bariano (RO) Bariviera, Barriviera cognome veneto, deriva dall'antico termine dialettale baroèro = soldato a piedi, ribaldo, sbirro Barra cognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal termine barra, sbarra Barranca cognome presente in Sardegna, Lazio, Calabria, Sicilia e Piemonte, deriva dal nome di località come Barranca in comune di Acquedolci (ME) Barone cognome presente in tutta l'Italia, deriva dal termine germanico baro = uomo libero e guerriero valoroso Barro, Barri, Baro cognome veneto, deriva probabilmente dal nome personale di origine germanica Baro Barrocu cognome presente in Sardegna, deriva probabilmente dal termine dialettale barroccu = pantano Barzotto cognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale Barzo

Pagina 216


Palazzo Pellizzon Basei, Baseotto cognome veneto, deriva dal nome Basilio in greco basileios = regale Basso, Bassetto, Basset cognome veneto, deriva dal termine basso = persona di bassa statura Bassan, Bassani cognome presente nel centro-nord Italia, dovrebbe derivare dal nome di localitĂ come Bassano (AN), Bassano Bresciano (BS), Bassano del Grappa (VI), Bassano Romano (RM) Bastianello cognome veneto, deriva dal nome Bastiano, diminutivo di Sebastiano che significa venerabile Battaglia cognome presente in tutta l'Italia, deriva dal termine battaglia per indicare una persona con spirito combattivo o che aveva partecipato a fatti d'arme Battistin, Battiston, Battistella, Battistuz, Battistuzzi cognome veneto, deriva dal nome personale Battista abbreviazione di Giovambattista che significa Dio ha avuto misericordia Battel, Battello cognome presente in Veneto, deriva probabilmente dal nome personale Giobatta contrazione di Giovambattista che significa Dio ha avuto misericordia Bazzacco cognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal nome personale di origine germanica Badizo

Bazzo cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale bazo = colore baio oppure da barza = vascello da carico veneziano Beccaro cognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale beccà ro, bechèr = macellaio Bechevolo cognome veneto, di significato ignoto Beghetto cognome veneto, deriva dal termine bega = alterco oppure dal nome personale Bega Bellandi, Bellantoni, Belli, Bellè, Bellena, Bellese, Bellobuono, Bellotto cognome presente in tutt'Italia, deriva probabilmente dal termine bello Bellun cognome veneto, potrebbe indicare la provenienza dalla città di Belluno Beltrame, Beltramini cognome veneto, deriva probabilmente dal nome medievale germanico Beltrame o Beltramo che significa corvo risplendente Benedet, Benedetti cognome veneto, deriva dal nome personale Benedetto che significa consacrato, protetto, benedetto Benedos cognome veneto, deriva dal termine ben-ne-duce = ci guida bene, probabilmente dato ai capi milizia o di partito Benincà cognome veneto, deriva dal nome personale medioevale Benencasa o Benincasa Benvenuti cognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal nome medioevale Benvenutus che significa venuto a proposito Bergamo, Bergamaschi cognome presente nel nord Italia, potrebbe indicare una persona nata o proveniente da Bergamo oppure derivare dal termine bergamino = mandriano Bermani cognome piemontese e lombardo, potrebbe derivare dal nome Abramo oppure dal termine bramare = desiderare Bernabe' cognome presente in centro e nord Italia, deriva dal nome personale Bernabè o Bernabeo variante di Barnaba Bernardi, Bernardel cognome presente nel nord Italia, deriva dal nome personale germanico Bernardo che significa forte come un orso Berno cognome veneto, potrebbe derivare dal nome medioevale Bernus o Berno. Dal termine germanico bern = orso

Pagina 217


Bertacco, Bertazzon cognome presente nel nord Italia, deriva da nomi come Roberto, Alberto o Umberto Berti, Berto, Berton, Bertoni, Bertucci, Bertuol cognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome medioevale Berto col significato di illustre, famoso oppure da nomi come Adalberto, Giselberto Bertoli cognome presente nel nord Italia, deriva dal nome medioevale Bartolus, Bertolus o Bortolus = Bartolomeo Bertuol cognome veneto, deriva dal nome Bertoldo che significa illustre e potente Bessegato cognome veneto, deriva dal nome della località di Bessica in comune di Loria (TV) Bet cognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale Betto oppure dal termine dialettale bet = pettirosso Betto, Bettiol, Bettoli cognome veneto, deriva dal nome personale di origine germanica Betto oppure la contrazione di Benedetto che significa consacrato, protetto, benedetto Bianco, Bianchi, Bianchin, Dal Bianco, De Bianchi cognome presente in tutt'Italia, indica una persona con capelli, barba o pelle chiara Biasi, Biasetto, Biasini, Biasiato, Biasuzzi, De Biasi, De Blasi cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Biasi = Biagio che significa balbuziente Bigongiali cognome toscano, deriva dal termine dialettale bigone = bigoncia, vaso di legno utilizzato durante la vendemmia Biffis cognome veneto, potrebbe derivare dal termine longobardo biffa = segno di confine Bigaran cognome veneto, potrebbe derivare dal termine veneziano arcaico bigaran = pane di grande qualità Bignù cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale bignucolo = bernoccolo, foruncolo, bubbone Bin, De Bin cognome veneto, deriva dall'accorciamento di nomi come Albino, Bernardino Bincoletto cognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale Bico Biolghini cognome presente in Lazio, deriva dal termine italiano antico biolca = misura di superficie Biondo

cognome presente in Veneto e Sicilia, deriva da soprannomi originati dal fatto di avere i capelli biondi e la carnagione chiara Birilli cognome presente in Lazio, deriva dal nome personale Bero Biscaro cognome veneto, potrebbe derivare dal termine bischero o biscaro oppure dal nome germanico Wiscard Biserni cognome presente in Toscana ed Emilia Romagna, deriva dal nome della località di Biserna in comune di S.Sofia (FO) Bisol cognome veneto, deriva dal termine dialettale biso = grigio Bisotti cognome lombardo, deriva dal termine dialettale biso = grigio Bisson, Bissoni cognome veneto, deriva dal termine dialettale bìssa = biscia, serpente Bit cognome veneto, di significato ignoto Biz cognome presente in Veneto, potrebbe derivare dal nome germanico Bizzo Blangiforti cognome siciliano, potrebbe derivare dal termine dialettale branci forti = mani forti oppure dal nome francese Blanchefort Boccato cognome presente nel nord Italia, potrebbe essere legato alla parola bocca, come caratteristica fisica o uso oppure come provenienza da un luogo posto allo sbocco o alla bocca di un fiume, valle Boem cognome veneto, ad indicare una persona proveniente dalla Boemia Bof, Boffo cognome veneto, deriva dal nome medievale Boffus oppure dal termine boffo = gonfio usato nella Valsugana Boldo, Boldrin cognome veneto, deriva da nomi come Uboldus o Ramboldus che significa pronto, ardito d'ingegno Bologna cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome dell'omonima città Bolzan cognome veneto, deriva dal nome di località come Bolzano, Bolzano Vicentino (VI) o Bolzano di Belluno (BL) Bombini cognome presente in Puglia, deriva dal nome dialettale bommìne = bambini

Pagina 218


Bon, Bonacin, Bonotto, Bonutto cognome veneto, deriva dal nome medioevale Bono oppure dal termine dialettale bon entrambi col significato di persona buona Bonaldo cognome veneto, deriva dal nome medievale Bonaldus che significa buono, di buon carattere Bonanni cognome presente in centro Italia, potrebbe derivare dal nome augurale Bonusannus = buon anno Bonato cognome veneto, potrebbe derivare dal nome medievale Bonatus Bonicelli cognome presente nel nord Italia, deriva dal nome latino Bonus Bonifacio cognome presente in tutta l'Italia, deriva dal nome medievale Bonifatius = buona fortuna Bonivento cognome veneto, potrebbe derivare dal nome medioevale Bonevento Boranga cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale borànga = buco, caverna Bordonaro cognome siciliano, deriva dal termine dialettale burdunaru = mulattiere Borean cognome presente in Veneto e in Friuli, potrebbe derivare dal nome della località di Boreana in comune di S.Vito al Tagliamento (PN) Borga cognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal termine borgo = villaggio oppure dal nome di località come Borga località di Recoaro Terme (VI) Borin, Burin cognome veneto, deriva dal nome medioevale Borinus. Dal termine tardo latino borinus = settentrionale, che proviene dal nord Bornia cognome veneto, potrebbe derivare dal termine italiano antico bornia = fandonia Borrasso cognome presente in Campania, potrebbe derivare dal nome normanno Bourachot oppure dal nome arabo Bourach Borro, Boro cognome presente in Piemonte, Liguria e Lazio, potrebbe derivare dal nome medioevale Borro, Borronis oppure dal termine borro = grande fossato Borsato cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale borso = sporgente oppure da borsa per indicare un fabbricante di borse o un cassiere Borsoi cognome veneto, potrebbe derivare dall'antico nome

Villa Mesirca

personale Bursa oppure dal nome della località di Borsoi in comune di Tambre (BL) Bortoluzzi, Bortoletti, Bortolin, Bortolon, Bortolot, Bortolotto, Bortolozzo, Bortot cognome veneto, deriva dal nome personale Bortolo Bos cognome presente in Lombardia e Veneto, potrebbe derivare dal nome personale Boso Boscarato, Boscaratto, Boscariol, Boscatto, Bosco cognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal termine dialettale boscaròl = boscaiolo oppure ad indicare una persona proveniente da una zona boscosa Bossi cognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal nome personale germanico Bosso. Dal latino buxus = bosso Botta cognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal nome medievale Bottus. Dal termine buttis = botte ad indicare una persona tozza e corpulenta Bottecchia, Botteon, Bottan cognome veneto, potrebbe derivare dal nome medievale Bottus = vasetto, termine che indica una persona tozza e corpulenta oppure dal nome del mestiere di costruzione, riparazione o vendita delle botti Bottega cognome veneto, potrebbe derivare dal termine bottega = stanza aperta sulla strada dove si espongono o vendono merci

Pagina 219


Bottolo cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale botol = tutolo della pannocchia di mais Bove cognome presente in Lazio, Campania e Puglia, deriva dal termine bove = bue Bozzetto, Bozzi, Boz, Bozzon cognome presente in Veneto e Friuli, potrebbe derivare dal nome germanico Bozo Bozzoli cognome presente nel mantovano e nelle aree limitrofe, potrebbe derivare dal nome dalla località di Bozzolo (MN) Braga cognome diffuso nel nord Italia, potrebbe derivare dal vocabolo medievale braca = calzoni Bragagnolo cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale bragagna = barca e rete da pesca oppure dallo stesso termine col significato di patteggiare il prezzo Brait cognome presente in Veneto e Friuli, potrebbe derivare dal termine longobardo braida = pianura Brancher cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale brancàr = prendere, catturare Bravo cognome presente in tutta l'Italia, potrebbe derivare dal termine bravo = mercenario Brasolin, Brisolin cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale bresòla = braciola oppure dal nome Brosolin diminutivo di Ambrogio Breda cognome veneto, potrebbe derivare dal nome di una località come Breda di Piave (TV) Brera cognome lombardo, deriva dall'omonima località in comune di Milano. Brera antico termine del dialetto milanese con origine dalla voce longobarda brayda = campo erboso Brescacin cognome veneto potrebbe derivare dal nome della località Brescanzin in comune di Vittorio Veneto (TV) Breseghello cognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località Brisighella (RA) Bresil cognome veneto, di significato ignoto Bressan, Bressaglia cognome veneto ad indicare persona originaria di Brescia o del suo territorio Brillante cognome campano, deriva dal termine brillante = diamante sfaccettato

Brino cognome presente in Piemonte e Veneto, potrebbe derivare dal nome medioevale Brina Brisotto cognome veneto, potrebbe derivare dai nomi personali Alberico o Fabrizio Brizzi cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome medioevale Britius Broggi cognome presente in Lombardia, deriva dal nome Ambrogio Brollo cognome veneto, potrebbe derivare dal termine broglio = territorio di caccia, territorio chiuso Brugnera cognome veneto, potrebbe derivare dall'omonima località in provincia di Pordenone oppure dal termine brugna = prugna Brun, Brunello, Brunetta cognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale medievale Bruno oppure è riferito ad una persona con capelli o carnagione scura Buchreiter cognome di origine germanica, di significato ignoto Buffo cognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal nome personale registrato a Venezia nel 1050 oppure dall'antico verbo veneto bufàr = sbuffare Buffon, Buffoni cognome presente in Veneto, deriva dal nome personale medievale Bufone Bulegato cognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località di Bulegato in comune di Scorzè (VE) Bunone cognome siciliano, di significato ignoto Buonocchio cognome veneto, potrebbe derivare dai termini buono e occhio ad indicare la capacità di valutare bene le cose Buoro, Buriola cognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal termine veneziano arcaico buora o buoro = borea, vento freddo del nordest oppure dal greco bothros = burrone, fossa Buosi, Busatto, Buso cognome veneto, deriva dal nome personale germanico Boso Buscato cognome veneto, potrebbe derivare dal termine buscare = prendere, procurarsi oppure dal nome della località di Busco in comune di Oderzo (TV) Busolin, Busetto, Busetti cognome veneto, deriva dal termine dialettale busolìn o busètto = piccolo buco

Pagina 220


Buzzo Contin cognome doppio. Buzzo deriva dal nome latino Butius e Contin dal nome medioevale Conte o per il fatto di essere collegati ai Conti, per servizio o atteggiamento Cacciatore cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine cacciatore Cacioppo cognome siciliano, potrebbe derivare dal termine spagnolo cachopin = persona che camminando sbatte gli zoccoli Cadamuro cognome veneto, significa letteralmente casa di muro, cioè murata Cadeddu cognome sardo, deriva dal termine dialettale cadeddu = cucciolo di cane, cagnolino Cagnin cognome veneto, deriva dal nome medievale Cane Cagol cognome lombardo, dal termine dialettale cagòla = pallina di sterco Caiazzo cognome presente nel sud Italia, deriva dal toponimo Caiazzo (CE) oppure dal termine calabrese cajazzu = uomo spregevole Cais cognome veneto, deriva dal termine callis = le piccole strade strette fra le case oppure una forma dialettale derivata dal nome latino Caius Cal, De Cal cognome veneto, deriva dal latino callis = calle, strada stretta. Indica anche un terreno diviso dalla centuriazione romana oppure strada

Paesaggio via Monticano

Calabretto, Calabrese cognome presente nel centro sud d'Italia, deriva dall'antico nome del Salento chiamato in epoca romana Calabria o Messapia oppure dal nome della regione Calabria Calamia cognome siciliano, deriva dal greco ta kalàmia = le canne Caldart cognome veneto, deriva dal termine Cal d'Art = sentiero e Ardo, nome di due torrenti che scorrono nella provincia di Belluno oppure dal nome della località Kaltern - Caldaro in provincia di Bolzano Calderon cognome presente nel sud Italia, è di derivazione spagnola oppure legato al mestiere di calderaio Callegari, Callegher cognome veneto, deriva dal nome di mestiere calegàro = calzolaio. Dal latino caliga = calzatura Calogero cognome presente in sud Italia, deriva dal termine greco kalogheros = bel vecchio Calonego cognome veneto, deriva dal termine dialettale calònego = canonico Calvaruso cognome siciliano, deriva dal nome dell'omonima località in provincia di Messina Calvi cognome presente in tutt'Italia, deriva dal latino calva = cranio, da soprannomi legati alla forma della testa oppure a caratteristiche fisiche Cama cognome siciliano e calabrese, deriva dal termine dialettale cama = melma di palude Camata, Camatel, Camatta cognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal termine ca matta, casamatta = opera di fortificazione militare oppure dal nome di località come Bartelle-Camatta di S.Benedetto Po (MN) o Camatta frazione di Pavullo nel Frignano (MO) Camello cognome presente nel centro e nord Italia, potrebbe derivare dal cognome tedesco Kamel, da quello di origine celta Camelian oppure dall'arabo Kamel Camerin cognome veneto, potrebbe derivare dal greco kamatos = fatica Camerotto, Camarotto cognome veneto, deriva dal termine dialettale veneziano camaròto = persona destinata al servizio del capitano e degli ufficiali nelle navi mercantili Camillo, Camilotto cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Camillo Cammi cognome presente nella provincia di Piacenza, potrebbe derivare dal nome latino Cammius

Pagina 221


Cammilleri cognome siciliano, deriva dal termine dialettale camillero = portantino o lettighiero Campagna, Campagnolo cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome delle molteplici località chiamate campagna, campagnola oppure ad indicarne la provenienza Campana, Campanella cognome presente in tutt'Italia, deriva da un soprannome legato al mestiere di campanaro, di produttore di campane oppure dal nome di località come Campana (CS) Campeol, Campeotto cognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località Campea nel comune di Miane (TV) Campodall'orto cognome veneto, potrebbe derivare dal nome di una località di provenienza. Registrato nel XVI secolo a Corbanese località di Tarzo (TV) Cancellier cognome veneto, potrebbe derivare dal nome della professione di cancelliere Candotti cognome friulano, deriva dal nome personale Candido Cancian , Canzian cognome veneto, deriva dal nome personale Canziano martire cristiano venerato ad Aquileia Cappellazzo cognome veneto, deriva dal termine dialettale capèl = cappello Capra, Capraro cognome presente nel nord Italia, deriva dal termine capra ad indicare un allevatore dell'omonimo animale oppure persona cocciuta Caregnato cognome veneto, indica la provenienza dalla località di Caregna (TN) Carion cognome presente in Veneto ed Emilia Romagna, deriva dal nome latino Carius Carlet, Carli cognome veneto, deriva dal nome personale Carlo Carnielli , Carniel, Carnio, Carnelos cognome veneto, ad indicare una persona nativa o proveniente dalla Carnia Carobolante cognome veneto, potrebbe derivare da Corbolant, antico cognome di Colle Umberto (TV) documentato nel 1337 oppure da Corbola, località in provincia di Rovigo Carpenè cognome veneto, deriva dal termine dialettale carpèn = carpino. Dal nome latino carpinus Carpitella cognome siciliano, potrebbe indicare la provenienza

da un luogo dove ci sono alberi di carpino, avere un fisico resistente come il legno di carpino oppure da carpita = panno ruvido Carraro, Carrer cognome veneto, deriva dal termine dialettale caràro o carèr = costruttore di carri Caruso cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine caruso = ragazzo, garzone Casagrande cognome presente nel centro e nord Italia, indica una persona che abitava o proveniva da un edificio grande. Veniva dato ai trovatelli Casalini cognome presente nel centro e nord Italia, indica una provenienza da aree di campagna Casarin cognome veneto, deriva dal termine dialettale relativo al mestiere di casàro = produttore di formaggio Casetta cognome presente in Piemonte e Veneto, diminutivo di casa forse ad indicare una famiglia che abitava in una casa di piccole dimensioni Casonato cognome veneto, deriva dal termine dialettale casòn = tipica casa veneta col tetto ricoperto di paglia Cassarà cognome siciliano, potrebbe derivare dal nome di località come Cassaro (SI) oppure dal mestiere di costruttore di casse Cassin cognome veneto, deriva dal nome personale Cassio Castagna, Castagnino, Castagnotto cognome presente in tutt'Italia, deriva da soprannomi legati al mestiere di raccoglitore o di venditore di castagne oppure da un nome di località come Castagneto Carducci (LI) Castagner cognome veneto, deriva dal termine dialettale castagnèr = albero di castagno Castelli cognome presente in tutt'Italia, deriva dal fatto di abitare o lavorare in un castello Casti cognome sardo, deriva dal termine dialettale casta = razza, stirpe Castiglion cognome veneto, deriva probabilmente dal nome di località come Castiglione delle Stiviere (MN) Cataldo cognome presente in Sud Italia, deriva dal nome medievale Cataldus Catana cognome siciliano, deriva dal nome Catana così come era chiamata anticamente Catania

Pagina 222


Cattai cognome veneto, deriva dal verbo dialettale catàr = trovare, cacciare oppure dal nome personale latino Cataius o Cattaius Cattel cognome lombardo, deriva da nomi personali come Catterina o Catterino Cattelan, Catelan cognome veneto, ad indicare una persona nativa o proveniente dalla Catalogna, regione della Spagna Cau cognome sardo, deriva dal termine dialettale sardo cau = gabbiano, ma anche torsolo Cavallin cognome veneto, deriva dalla parola cavallo. Inteso come allevatore o chi si occupa dei cavalli, cavaliere Cavazza cognome presente nel nord Italia, deriva dal nome medievale Cavatia, Cavazia oppure dal termine medievale cava = fossato, luogo basso, valle Cecchetto, Ceccon, Ceschin cognome veneto, dal nome medievale Cecco abbreviazione di Francesco Celebrin cognome veneto, deriva dal termine celebre = famoso Celotto, Celotti, Celot, Cellot cognome veneto, potrebbe derivare dal nome dialettale Micelot = Michele, dal latino cellarius = cantiniere oppure da nomi di località come Cella località di Ovaro (UD) Cenedese cognome veneto, ad indicare una persona nata o preveniente da Ceneda località di Vittorio Veneto (TV) Ceolin, Ceolotto cognome veneto, deriva dal termine dialettale zèola = cipolla Ceotto cognome veneto, deriva dal termine dialettale cèo = piccolo, ragazzino Cendron cognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località di Cendon in comune di Silea (TV) oppure dal termine dialettale cendre = cenere Cerinato cognome presente in Veneto e nelle Marche, di significato ignoto Ceron cognome veneto, deriva dal termine dialettale ceron = raccoglitore di cera Cerri cognome presente nel centro e nord Italia, deriva da un soprannome dell'albero cerro, tipo di quercia oppure dal nome di una località come Cerro Maggiore (MI) Cervi cognome presente nel centro e nord Italia, dovrebbe derivare dal cognomen latino Cervius

Cesaro, Cesar cognome in tutt'Italia, dovrebbe derivare dal cognomen latino Cesar = Cesare Cesca, Ceschin, Ceschel, Cescon cognome veneto, deriva dal nome personale Francesco o Francesca Cesco Bolla cognome doppio. Deriva dal cognome veneto Cesco derivato da Francesco e Bolla derivato da nomi germanici come Bolland = terra, patria o Bolo = amico Cester cognome veneto, deriva dal termine dialettale cestèr = fabbricante di cesti Cettolin cognome veneto, deriva da nomi personali come Felicetto, Simoncetto Checchi, Checchino cognome presente in Toscana, Emilia Romagna e Veneto, deriva dal nome personale Francesco Chiapinotto cognome veneto, potrebbe derivare dal vocabolo germanico klappa = trappola o da quello latino medioevale clapare = catturare oppure dal dialettale sciapin = schiappa, persona che fa male qualsiasi cosa Chiaradia cognome veneto, deriva del nome medioevale Claradeus, = illuminato dalla Luce Divina, chiaro in Dio Chies cognome veneto, persona nata o proveniente da Chies d'Alpago (BL)

Pagina 223

Casa via C.Agosti


Chiesurin cognome veneto, deriva dal termine dialettale chiesurin = podere recintato Chin cognome presente in Veneto e Lombardia, di significato ignoto Chinazzi, Chinellato cognome veneto, deriva dal nome personale Francesco Chiparo cognome siciliano, di significato ignoto Chizzolini cognome lombardo e veneto, potrebbe derivare dal termine lombardo arcaico chissolì o chissolin che significa chiocciolina, ma che assumeva, nel mantovano, veronese e bresciano, il significato di focaccia o schiacciatina Cibinel cognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale Cherubin Cicuto cognome friulano, deriva dal nome personale Francesco Cigaia cognome veneto, di significato ignoto Cillo cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome greco Cilla oppure dall'aggettivo greco kyllos = storpio, monco Ciminata cognome presente in Sicilia e Lombardia, potrebbe derivare dall'omonimo nome di località in comune di Rossano (CS) Cimitan cognome veneto, riferito alla località di Cimetta in comune di Codognè (TV) Cimolato cognome veneto e lombardo, potrebbe derivare dal termine cimare = tosare la lana, tagliare le punte Cinotti cognome veneto, deriva dal nome medievale Cino Ciprian, Cipriani cognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nome personale Cipriano. Dal greco Kypros = Cipro Ciribolla cognome emiliano, di significato ignoto Cirillo cognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nome personale Cirillo Cisera cognome veneto, di significato ignoto Cisotto cognome veneto, deriva dall'abbreviazione di nomi come Narciso, Tarciso Citron cognome veneto, potrebbe derivare dal termine francese citron = limone

Coan cognome veneto, potrebbe derivare dal termine latino cauda = coda Codognotto cognome veneto, deriva dal termine dialettale codognòt = abitante od oriundo di Codognè (TV) Colasuonno cognome pugliese, deriva dal nome personale Nicola Colla, Colet, Collet, Colletta, Coletti, Colladon, Collodel, Collodet, Collot, Dalla Colletta, Della Colletta, cognome veneto, deriva dal nome personale Nicola Colle, Dal Col, De Colle cognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare da uno dei tanti nomi di località con la parola colle ad indicare una zona collinare di provenienza come Colle Umberto (TV) Collatuzzo cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale Nicola Colmagro cognome veneto, di significato ignoto Colmaor cognome veneto, deriva probabilmente dal nome dell'omonima località in comune di Tarzo (TV) Colomban, Colombo, Colombi cognome veneto, deriva dal nome personale Colombanus = Colombano. Dal latino columbus = colombo Colombera cognome veneto, deriva dal termine dialettale colombèra = ricovero per piccioni Comello cognome friulano, potrebbe derivare dal nome personale Giacomo oppure dal nome di una località come l'area del Comelico, in friulano moderno Comieli o Cumieli Comin cognome veneto, deriva dal nome personale Giacomo Concas cognome sardo, deriva dal termine dialettale conca = testa Consorti cognome presente in centro Italia, deriva dal termine medioevale consorte = compagno di squadra, appartenente allo stesso gruppo Conte, Conti, De Conti, De Conto, Lo Conte cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome medievale conte, per il fatto di essere al servizio presso questo nobile oppure per un atteggiamento distaccato, altero. Dal latino comes = compagno Conzon cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale conzàr = aggiustare Coppola cognome campano presente in tutt'Italia, deriva dal termine dialettale coppola = berretto

Pagina 224


Asilo S.Pio X°

Coral cognome veneto, deriva dal termine dialettale coràl = corallo Corazzol cognome veneto, potrebbe derivare dal termine corazza Corbanese cognome veneto, indica il luogo di provenienza, Corbanese in comune di Tarzo (TV) Cornello cognome lombardo, deriva probabilmente dal nome della località di Camerata Cornello (BG) Corocher, Corrocher cognome veneto, potrebbe derivare dal nome di località Col Rocher a Scomigo in comune di Conegliano (TV) oppure provenire dalla città di Zara in Istria dove è documentato nel secolo XII Corso cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Corso diminutivo di Bonaccorso = buon soccorso, buon aiuto Corte cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine medioevale corte = organizzazione agraria Cosaro cognome veneto, deriva dal termine tedesco kaiser = imperatore Cosmo cognome veneto, deriva dal nome personale Cosimo

Cossio cognome friulano, deriva dal termine dialettale cos = gerla, cesto Costabel cognome piemontese, potrebbe derivare dal nome di località Costabella in comune di Pramollo (TO) Costacurta cognome veneto, deriva dal termine costa = terreno in pendenza e curta = corta, piccola Costalonga cognome veneto, deriva dal termine costa = terreno in pendenza e lunga = lunga, grande Costantin, Costantini cognome veneto, deriva dal nome personale Costantino Costarelli cognome presente in centro e sud Italia, deriva dal nome di località contenente il nome costa Cotticelli cognome campano, deriva dal termine cotta = vestito Covello, Cozzi cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Iacopo Covre cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale covrir = coprire oppure dal latino cuprum = rame Cozzuol cognome veneto, deriva dal nome della località di Cozzuolo in comune di Vittorio Veneto (TV) Crapanzano cognome calabrese e siciliano, dovrebbe provenire dalla Catalogna, regione della Spagna Cremesini cognome veneto, di significato ignoto Cremona, Cremonese cognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal nome della città di Cremona Crosato cognome veneto, potrebbe derivare dal termine latino crux = croce oppure dal termine dialettale crosato = panciotto Cristofoli cognome friulano e veneto, deriva dal nome personale Cristoforo Culotti cognome siciliano, deriva dal termine medioevale francese culot = basso di statura Cuna cognome pugliese, potrebbe derivare dal nome di una località oppure dal termine latino cuna = culla Cuppone cognome presente in sud Italia, potrebbe derivare da nomi di località come il monte Cuppone (CS) oppure da nomi germanici come Koppon o da cognomi slavi o albanesi come Kuppen o Kuppon

Pagina 225


Cucciol cognome veneto, di significato ignoto Cuch cognome veneto, deriva dal termine dialettale cuch = cuculo Curci cognome presente in sud Italia, deriva dal termine dialettale curciu = piccolo, basso di statura Curtolo cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale cùrtolo = martello usato dai calderai oppure da curto = corto, basso Cusin cognome veneto, deriva dal termine dialettale cusìn = cugino Cuzziol, Cuzzuol cognome veneto, deriva dal termine dialettale cuzàrse = accovacciarsi oppure cuzzo = cuccia per animali Da Broi, Dal Broi cognome veneto, deriva dal termine brolo = area recintata vicino alle abitazioni dove si coltivavano verdure e frutti Da Fies cognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località di Fies in comune di Dro (TN) Da Frè cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale fre = frate oppure dal nome personale Alfredo Da Lozzo cognome veneto, deriva dal nome della località di Lozzo di Cadore (BL) Da Pian cognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale pian = terreno pianeggiante Da Re cognome veneto, soprannome riguardante il “re” di un mestiere, della casa o delle feste popolari. Presente a Onigo di Fregona (TV) a partire dal 1600 Da Riol cognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località tedesca Riol Da Rodda cognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località Rodda nel comune di Pulfero (UD) Da Ronch cognome veneto, potrebbe derivare da nomi di località come Ronco all'Adige (VR) Da Ros, Da Rios, De Ros cognome veneto, indica una persona dal colorito, dai capelli o dalla barba di colore rosso. L'evoluzione del cognome Da Ros inizia con De Rubro nel XIII secolo, poi diventa Zuan Rosso nel XVI secolo, Zan Ros in quello successivo e poi Za Ros fino a Da Ros Da Ruos cognome veneto, potrebbe derivare dal termine cimbro roush = cavallo

Da Soller cognome veneto, deriva dal nome della località di Soller in comune di Cison di Valmarino. Dal latino solarium = casa rurale Daccò cognome lombardo, potrebbe derivare dal termine dalla corte. Da cortese = a servizio presso la corte di qualche signore oppure da un nome di località come Corte (PD) D'Agostin, D'Agostini, D'Agostino cognome veneto, deriva dal latino Augustus = consacrato agli auguri Dal Bello cognome veneto, deriva dal nome medievale Bellus Dal Ben, Del Ben cognome veneto, deriva dal termine dialettale bèn = bene oppure dal nome personale Bene Dal Bo' cognome vento, deriva dal nome bò = bue indica la persona che lo alleva o che ne è il proprietario Dal Borgo cognome emiliano e veneto, potrebbe derivare da nomi di località come Borgo Valsugana (TN) o quartieri di una città detti anche borghi Dal Cin cognome veneto, deriva dal nome personale Cino. Potrebbe inoltre derivare dal nome D'Alcino registrato a Sarmede nel XVI secolo Dal Cortivo cognome veneto, deriva dal termine dialettale cortivo = cortile Dal Magro cognome veneto, potrebbe derivare da una caratteristica fisica = persona magra, minuta Dal Mas cognome veneto, deriva dal nome personale Tommaso Dal Molin cognome veneto, deriva dal termine dialettale molin = mulino Dal Piva, Piva cognome veneto, deriva dal termine dialettale piva = cornamusa Dal Pos cognome veneto, deriva dal termine dialettale pos = pozzo Dal Puppo, Del Puppo cognome presente nel nord Italia, deriva probabilmente dal nome latino gens Pupia Dal Secco, Secco cognome veneto, deriva probabilmente dal dialettale sec = secco, magro Dalessandro cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale Alessandro Dalla Cia cognome veneto, deriva dal nome personale Lucia

Pagina 226


Dalla Lana cognome veneto, deriva dal termine lana Dalla Nora cognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale Nora Dall'Acqua cognome presente nel nord Italia, deriva dal termine acqua Dall'Agnol, Dall'Agnola cognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal nome medievale Agnolus = Angelo Dall'Ava cognome veneto, deriva dal termine antico ava = nonna Dalle Crode cognome veneto, deriva dal termine dialettale crode = roccia, rupe Dalle Molle cognome veneto, deriva dal termine mola ad indicare probabilmente un fabbricante di ruote per arrotini Dalla Pace, De Pace, Pace cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome medievale Pace Dalla Rovere cognome presente nel nord Italia, deriva dal termine rovere = quercia Dalla Torre, La Torre, Torresan, Torresin, Torrisi, Turrini cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine torre Dalla Valle, Valle cognome presente in tutt'Italia, ad indicare una persona proveniente da una valle Dalla Vedova, Dalle Vedove, Vedovato cognome veneto, deriva dal termine vedova Dall'Anese cognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località di Borgo Anese in comune di S.Pietro di Feletto (TV) Dall'Antonia cognome veneto, deriva dal nome personale Antonia Dall'Armellina cognome veneto, potrebbe derivare dal nome medievale Armelinus, dal veneto armelin = albicocca oppure dal latino armilla = braccialetto Dall'Olio cognome presente in Lombardia ed Emilia Romagna, dovrebbe derivare dal nome del fiume Oglio, che sbocca nel fiume Po nelle vicinanze di Mantova D'Altoè, Altoè, Da Dalt, Da Dalto, Dalto, Toè cognome veneto, indica il luogo di provenienza Toè Basso e Toè Alto, località in comune di Vittorio Veneto. Dal termine dialettale da alt = di sopra Damian, Damiani cognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nome personale Damiano

Casa via Ungheresca Sud

Damo cognome veneto, deriva dal nome personale Damo = Adamo D'Angelo cognome veneto, deriva dal nome personale Angelo Daniel, Daniotti cognome veneto, deriva dal nome personale Daniele Dardengo cognome veneto, deriva dal nome personale Ardengo Darin cognome veneto, deriva dal termine dialettale rin = torrente Dario, Dariol cognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nome personale Dario D'Arsiè, Dassiè cognome veneto, deriva dal nome della località di Arsiè (BL) Dazzi cognome presente nel nord Italia, deriva dal nome personale Azzo oppure Baldazzo De Bastiani cognome veneto, deriva dal nome personale Sebastiano De Battista cognome presente in tutt'Italia deriva dal nome personale Battista De Bona cognome veneto, deriva dal nome personale medievale Bono o Bona

Pagina 227


De Bortoli cognome veneto, deriva dal nome personale Bortolo De Carli, De Carlo cognome veneto, deriva dal nome personale Carlo De Cecco cognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal nome personale Cecco diminutivo di Francesco De Coppi cognome veneto, deriva dal nome personale Giacobbe col significato di colui che segue Dio De Demo cognome veneto, deriva dal nome personale Nicodemo De Felip, De Filip cognome veneto, deriva dal nome personale Filippo De Francesch cognome veneto, deriva dal nome personale Francesco o Francesca De Gasperin, Di Gasparo cognome veneto, deriva dal nome latino Gaspar o Gasparus = Gaspare De Giorgio cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome Giorgio che significa agricoltore De Giusti, Giust, Giusti cognome veneto, deriva dal nome personale medievale Giusto. Dal latino iustus = giusto De Lorenzi cognome presente in Lombardia e Veneto, deriva dal nome personale Lorenzo De Luca, De Lucca cognome veneto, deriva dal nome personale Luca De March, De Marchi, De Marco cognome veneto, deriva dal nome personale Marco De Martin, De Martin Pinter cognome veneto, deriva dal nome personale Martin = Martino De Mirto cognome presente in Puglia, potrebbe indicare la provenienza dalla località di Mirto (ME) De Nadai cognome veneto, deriva dal nome personale Nadal = Natale De Nardo, De Nardi cognome veneto, deriva dal nome personale Nardo diminutivo di Bernardo, Leonardo De Nes cognome veneto, di significato ignoto De Pecol cognome veneto, deriva dal termine dialettale pecòl = gambo, picciolo De Piccoli, De Pizzol cognome veneto, dovrebbe derivare dal termine piccolo o pÏzzol = basso di statura oppure piccolo di corporatura De Piero, Del Piero cognome veneto, deriva dal nome personale Piero diminutivo di Pietro

De Pin cognome veneto, deriva dal nome personale Pino De Pollo cognome veneto, deriva dal nome personale Polo diminutivo di Paolo De Ronch, Ronchese, Ronchetti, Ronchi cognome veneto, deriva dal termine dialettale ronco = terreno da dissodare, sterpeto De Rosa, Della Rosa, Rosa cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale Rosa De Salvador, Salvador, Salvadoretti cognome veneto, deriva dal nome personale Salvatore col significato di colui che salva De Santis cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Santo che significa santo, venerato De Stefani, De Stefano cognome veneto, deriva dal nome personale Stefano De Toffoli, Toffanello, Toffoli, Toffolon cognome veneto, deriva dal nome personale Tofolo = Cristoforo De Vecchi, Dal Vecchio, Vecchio cognome veneto, deriva dal termine vecchio De Vettori, Vettori, Vettorel cognome veneto, deriva dal nome personale Vettore. Dal latino victor = vincitore De Vico cognome presente nel centro e sud Italia, deriva dal termine latino vicus = borgo, villaggio De Vidi, De Vido cognome veneto, deriva dal nome personale Vido = Vito De Zan, De Zanet cognome veneto, deriva dal nome personale Zane = Giovanni De Zotti, Dal Zotto cognome veneto, deriva dal termine dialettale zot = zoppo Degli Effetti cognome presente nel Lazio, di significato ignoto Dei Negri, Negro, Nigro cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine latino nigrum = nero ad indicare una persona scura di carnagione Dei Svaldi cognome veneto, deriva dal nome personale Svaldo = Osvaldo Deidda cognome sardo, deriva dal termine dialettale idda = paese, cittĂ Del Frari, Frare cognome veneto, deriva dal termine dialettale frare = frate Del Longo, Longhin, Longo, Slongo cognome veneto, deriva dal termine dialettale longo = persona alta e magra

Pagina 228


Del Pio Luogo, Del Pio cognome veneto che veniva dato ad un bambino allevato in orfanotrofio Delfino cognome ligure, deriva dal nome personale Delfino Della Giustina cognome veneto, deriva dal nome personale Giustino. Dal latino justus = giusto Della Libera, Dalla Libera cognome veneto, deriva dal nome personale Libera Della Lucia cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale Lucia Della Putta cognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale puta = bambina Delmestre cognome friulano, potrebbe derivare dal nome della località di Mestre (VE) ad indicarne la provenienza Delmonte cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine monte, montagna ad indicare il luogo di provenienza Dentale cognome campano, di significato ignoto D'Errico cognome diffuso nel sud Italia, deriva dal nome personale medievale Ericus Di Carlo cognome veneto, deriva dal nome personale Carlo Di Crescenzo cognome campano, deriva dal nome personale Crescenzo

Di Dio cognome diffuso nel sud Italia, deriva probabilmente dal nome dato ai bambini abbandonati Di Donè, Didonè, Donè cognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale Donà = Donato Di Forte cognome diffuso nel sud Italia, deriva dal nome personale Forte Di Gaetano cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome della città di Gaeta (LT) e dal nome personale Gaetano. Dal latino Caietanus = nativo, oriunda di Gaeta Di Lenardo, Lunardelli, Lunardi cognome veneto, deriva dal nome personale Leonardo Di Liberto cognome diffuso nel sud Italia, deriva dal nome personale Liberto Di Maria cognome diffuso nel sud Italia, deriva dal nome personale Maria Di Marzo cognome pugliese, potrebbe derivare dal nome del mese di marzo dedicato al dio della guerra Marte oppure ai nati in quel mese Di Meo, Mei cognome diffuso nel centro e sud Italia, deriva dal nome personale Bartolomeo Di Monaco cognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal termine monaco Di Pasquale cognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nome personale Pasquale che significa nato il giorno di Pasqua Di Pietrantonio cognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nome personale Pietro che significa pietra, roccia e Antonio Di Rienzo cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale Lorenzo Di Somma, Somma cognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal termine sommo, somma = località elevata, altura Di Terlizzi cognome diffuso nel sud Italia, deriva dal nome della località di Terlizzi (BA) Dia cognome siciliano, di significato ignoto Diaferia cognome pugliese, di significato ignoto Dionese cognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale Dionisio

Villa Mantese

Pagina 229


Dissegna cognome veneto, deriva dal nome personale medievale Boninsegna Doimo cognome veneto, deriva dal termine latino dominus = signore, padrone Domenin, Dominin cognome veneto, deriva dal nome personale Domenico Donadel, Donadello, Donadon cognome veneto, deriva dal nome personale Donato Donnarumma cognome presente nel sud Italia, deriva dal latino domina o dominus = signora, padrona o signore, padrone e da Rumma = Domenica Dose cognome friulano, deriva dal termine dialettale dose = doge Dotta cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dotto = persona colta oppure dal nome femminile longobardo Otta Dottor cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale dotòr = medico, dottore Dri cognome friulano, deriva da nomi personali come Federico, Enrico od Odorico Drusian cognome veneto, deriva dal nome personale Drusiano Eliotro Palatini cognome doppio. Eliotro è di significato ignoto mentre Palatini è presente nel nord Italia e deriva dal termine palatino = soldato romano Epifani cognome pugliese, deriva dal nome personale greco Epiphanios Ermetici cognome lombardo, deriva dal nome personale Ermete Eusebione cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Eusebio col significato di religioso, pio Esposito cognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nome Expositus dato ai bambini abbandonati, esposti normalmente davanti a luoghi di carità, come sagrati delle chiese o monasteri Evangelisti cognome diffuso nel nord Italia, deriva dal termine evangelista nato per indicare i quattro autori dei vangeli Fabris, Fabbro, Fabbroni cognome diffuso nel nord Italia, deriva dal termine latino faber = colui che ha costruito Facchin cognome veneto, deriva dal nome longobardo Facco

Fadel, Fadelli cognome veneto, deriva dal nome personale Bonfa. Dal latino bonifatus = buon fato, destino Faganello cognome veneto, dovrebbe derivare dal cognomen latino Faganus Fagaraz cognome veneto, deriva dal termine dialettale faghèr = faggio Falchetto cognome veneto, deriva dal nome personale medievale Falco Falci cognome diffuso in tutt'Italia, potrebbe deriva dal termine medievale falcio = esattore Faldon cognome veneto, deriva probabilmente dal nome personale Faldo Faliero, Falliero, Falleri cognome presente in Veneto, Basilicata, Toscana e Umbria, potrebbe derivare dal nome personale Faliero oppure dal termine dialettale calabrese falieru = bugiardo Famà cognome siciliano, deriva dal nome personale greco Phamias Fanni cognome sardo, potrebbe derivare dal nome personale Vanni oppure dal nome latino Fannius Fanti, Fantin, Fantinel cognome diffuso nel centro e nord Italia, deriva dal termine fante, fantin = ragazzo, bambino Fantuz, Fantuzzi cognome veneto e friulano, deriva dal termine dialettale friulano fantuz = piccolo bambino Faraon cognome veneto, deriva dal nome faraone riferito al re d'Egitto. Questo nome era molto conosciuto per i racconti della Bibbia Farina cognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal termine italiano farina anche in relazione al mestiere di mugnaio, fornaio Fasanelli cognome pugliese, potrebbe derivare dal nome della località di Fasano (BR) Fastidio cognome presente in Basilicata, di significato ignoto Fattorel cognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal termine fattore = amministratore di un'azienda agricola Fava, Favalessa cognome veneto, riferito ad una persona che si nutriva spesso di questo ortaggio Favara, Favarel, Favaretto, Favaro, Favero, De Faveri, Del Favero cognome veneto, deriva dal termine dialettale faver o favro = fabbro

Pagina 230


Fedato cognome veneto, deriva probabilmente dall'italiano antico fedato = insozzato, sporco Fedrigo cognome veneto, deriva dal nome personale germanico Federico o Federigo Feletti, Feletto, Felet, Fellet cognome veneto, friulano ed emiliano, deriva dal nome di località come S.Pietro di Feletto (TV). Il termine feletto potrebbe derivare dal latino filices e filictum = luogo pieno di felci Felline cognome pugliese, deriva dal nome dell'omonima località oppure dal termine latino figlina = fabbrica di terrecotte Feltrin cognome veneto, ad indicare una persona nativa o proveniente da Feltre (BL) Fenu cognome sardo, deriva dal termine dialettale fenu = erba di palude Feri cognome toscano, deriva dal nome personale Fero Ferrari, Ferrieri cognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal termine dialettale ferraro = fabbro ferraio Fievoli cognome presente in Veneto e nelle Marche, potrebbe derivare dal termine fievole = debole Fighera cognome veneto, deriva dal termine dialettale figo = fico oppure fighera = albero di fichi Filipazzi, Filipetto, Filippin cognomi presenti nel nord Italia, deriva dal nome latino Philippus = Filippo Finocchiaro cognome siciliano, deriva dal termine finocchio Finotto cognome veneto, deriva da Fino accorciamento di nomi come Serafino Fioramonti cognome presente in Piemonte e nel Lazio, di significato ignoto Fisichella cognome siciliano, deriva dal termine latino fisicus = aiutante di un medico Fiore, Fiori, Fiorese, Fiorin, Fiorot, Fiorotto cognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nome personale Fior o Fiore Flaborea cognome veneto, deriva dal termine latino flabra = raffica di vento Focardi cognome toscano, deriva dal nome bizantino Foca Fogliano cognome diffuso in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome dell'omonima località presente in varie parti d'Italia oppure dal nome latino gens Folia

Foglietta cognome diffuso in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome latino Folius o Folia oppure dal termine foglia Folegotto cognome veneto, deriva dal termine dialettale folega = folaga, uccello simile all'anatra Folgosi cognome veneto, di significato sconosciuto Follina cognome veneto, deriva dal nome della località di Follina (TV) Foltran cognome veneto, indica una persona proveniente da Feltrano o Feltro antico nome di Corbanese (TV) Fontana cognome veneto, indica una persona che abita vicino ad una fontana oppure dal nome di località come Fontane di Treviso, Fontanelle (TV) Forcellini cognome lombardo, deriva dal termine forcella che sta ad indicare un passo di alta quota Forest cognome veneto, deriva dal termine dialettale forèst = straniero, forestiero Forlico cognome veneto, di significato ignoto Forlin cognome veneto, deriva dal nome della città di Forlì Fornasier, Fornea, Forner, Fornaro cognome veneto, deriva dal termine dialettale fornasièr, fornèr = fornaio

Pagina 231

Chiesa di S.Maria del Piave


Forni cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine forno, luogo dove si prepara e cuoce il pane Foscan cognome veneto, deriva dal nome personale Fosco. Dal latino fuscus = fosco, scuro di capelli o carnagione Fossaluzza cognome veneto, di significato ignoto Fracas, Fracassi cognome friulano e veneto, deriva dal termine fracasso ad indicare una persona che ama far rumore Fragasso cognome presente nel centro e sud Italia, deriva dal nome personale Fracasso o Fracassa Franceschet, Franceschin cognome veneto, deriva dal nome personale Francesco Franzè, Franzin cognome veneto, deriva dal termine dialettale Franza = Francia Franzoi cognome presente in Veneto e Trentino, potrebbe derivare dal nome tedesco Franz = Francesco oppure dal termine dialettale franza = Francia Frassinelli, Frasson cognome veneto, deriva dal termine dialettale fràssen = frassino Freddo cognome presente nel nord Italia, deriva dall'accorciamento di nomi personali come Manfredo, Goffredo, Alfredo Fregonas, Fregonese cognome veneto, persona nativa o proveniente da Fregona (TV) Freschi, Fresch, Freschet cognome presente nel nord Italia, deriva dal nome Fresco accorciamento di Francesco Frison cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale friso = fregio, decorazione oppure per indicare la provenienza dalla regione dei Frisoni, l'attuale Olanda Fullin cognome veneto, deriva dal termine follare = infeltrire la lana Fuliotto cognome veneto, di significato ignoto Fumagalli cognome lombardo, deriva dal termine dialettale fumagalli = ladro di polli Furlan, Furlanis cognome veneto, deriva dal termine dialettale furlàn = persona nativa o proveniente dal Friuli Fuser cognome veneto, deriva dal mestiere chiamato fusaro o fusar. Il fusaiolo è un piccolo strumento, tondo,

bucato nel mezzo che si mette nel fuso Gabana cognome presente in Lombardia, Veneto e Friuli, potrebbe derivare dal nome della località di Gabana in comune di Abbiategrasso (MI) Gabrieli cognome presente nel nord Italia, deriva dal nome medievale Gabriello Gaiot, Gaiotto, Gaiotti cognome veneto, deriva dal nome personale Gaio Galiazzo cognome veneto, deriva dal nome personale Galeazzo Galet, Gallo, Gallon, Gallonet, Gallonetto cognomi presenti in tutt'Italia, deriva dal termine gallo per indicare persone che allevavano quegli animali o riferito ad un tratto della personalità anche in senso ironico Gallinaro cognome veneto, deriva dal termine dialettale galinàro = venditore ambulante di galline Gambarotto cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine gamba Ganci cognome siciliano, deriva dal nome di località Gangi (PA) Gandin cognome veneto, deriva del nome germanico Gando Gangemi cognome siciliano e calabrese, deriva dal termine arabo haggam = chirurgo, barbiere Garampelli cognome lombardo, di significato ignoto Garbin, Garbet cognome veneto, deriva dal nome del vento di libeccio garbin ad indicare una persona pungente oppure dal veneto garbeto = brusco di carattere, austero Gardenal cognome veneto, deriva dal termine dialettale gardenàl = cardinale oppure persona al servizio di tale prelato Garofalo cognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome longobardo Garolf oppure dal termine dialettale garofalo = garofano Gasparini, Gasperini cognome veneto, deriva dal nome personale Gaspare uno dei tre Re Magi Gattel, Gatti, Gatto cognomi presenti in tutt'Italia, deriva dal nome dell'omonimo animale con probabile riferimento alla furbizia ed astuzia tipica del gatto Garatti cognome lombardo, deriva dal nome della località di Carate Brianza (MB)

Pagina 232


Gemignani cognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal nome personale Geminiano Geniola cognome abruzzese, di significato ignoto Gentili cognome presente nel nord Italia, deriva dal nome medievale Gentile Geraci cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale Cirillo che significa re, signore Gerardini, Gerardo cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale germanico Gherardo o Gerardo col significato di forte, valoroso con la lancia Gerlin cognome veneto, deriva dal termine dialettale zèrlo = gerla Gerotto cognome veneto, deriva dal nome personale Ruggero Ghizzo cognome veneto, dovrebbe derivare dal nome personale medievale Guizzo oppure Ghezzo Ghezzi cognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare Mareno di Piave Centro culturale dal nome personale medievale Ghezzo oppure dal Garau termine dialettale lombardo ghezz = ramarro ad cognome sardo, potrebbe derivare dal nome personale Gherardo oppure dal termine basco garau = indicare una persona scattante, veloce Ghin grano cognome presente nel nord Italia, deriva da nomi Gardiman come Arrigo, Federico cognome veneto, deriva dal termine guardamano = Ghirardi, Girardi manopola per proteggere la mano cognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal Garlant nome personale Ghirardo. Dal tedesco Gherardo col cognome veneto, deriva dal termine lombardo garla significato di forte, valoroso con la lancia che corrisponde al veneto sgherla = gamba storta Giabardo Garziera cognome veneto, deriva dal nome personale tedesco cognome veneto originario di Sandrigo (VI), potrebbe derivare dal termine garzo = cardo, vegetale Gebahard Giacca usato per cardare la lana oppure dal nome della cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine località di Garziere in comune di Santorso (VI) giacca Gatica Giacobbi, Giacomazzi, Giacomin, Giacomini, cognome emiliano, di significato ignoto Giacomel, Giacometti, Giacoppo, Giacuz, Gaudenti Giacuzzo cognome presente nell'Italia settentrionale, potrebbe cognomi presenti in tutt'Italia, derivano dal nome derivare dal nome medioevale Gaudenzio ebraico Giacobbe o Giacomo col significato di Dio è Gava, Gavasso il mio protettore cognome veneto, deriva dal termine gaba o gava = Giaiotto torrente, canale, scolo d'acqua cognome friulano, probabile variante di Gaiotto Gavazzi Giandon cognome lombardo, deriva dal termine dialettale cognome veneto, deriva dal nome personale Gianni gavazza, gavazzo = baldoria Giangravè Gavioli cognome presente in Friuli, di significato ignoto cognome presente nel nord Italia, deriva dal nomen Gibin latino Gavius o dalla Gens Gavia cognome veneto, potrebbe derivare dal nome Gazzarin cognome veneto, deriva dal termine gazzarra = grido, personale tedesco Gibo strepitio Pagina 233


Giotto cognome presente nel centro e nord Italia, deriva da forme diminutive medievali come Ambrogiotto, Angiolotto Girolami cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Girolamo che significa colui che ha il nome sacro Girotto cognome veneto, deriva dal termine dialettale giro = ghiro Giubilato cognome veneto, deriva dal termine giubilo = esultanza Gnes cognome veneto, di significato ignoto Gobbato, Gobbi, Gobbo cognome presente nel nord Italia, deriva dal termine gobbo Godeas cognome friulano, deriva dal nome della localitĂ di Godia in comune di Udine Golfetto cognome veneto, deriva dal nome personale Golfo Gottardo, Gottardi cognome presente in Trentino ed in Veneto, deriva dal nome personale Gottardo Gozzo cognome veneto, dovrebbe derivare dal nome personale medievale Gozo oppure dal termine gozzo ad indicare una caratteristica fisica Grando cognome veneto, deriva dal termine dialettale grando = persona grande, di statura elevata Granziera cognome veneto, deriva dal termine dialettale granziero = fattore di una grangia. La grangia o granza era un'organizzazione dei monaci benedettini Granzotto cognome veneto, deriva dal termine dialettale grĂ nzoto = abitante di una localitĂ detta Granza Grassi cognome veneto, deriva dal termine grasso = persona di corporatura robusta oppure benestante Grattepanche cognome di significato ignoto Grava cognome veneto, deriva dal termine dialettale grava = luogo ghiaioso Grespan cognome veneto, ad indicare una persona nata o proveniente da Crespano del Grappa (TV) Gri cognome friulano, potrebbe derivare dal nome della localitĂ di Gris (UD) Grigio cognome veneto, potrebbe derivare dal termine

italiano grigio Grillo cognome presente in tutt'Italia, deriva probabilmente dal nome dell'omonimo animale Groppo cognome presente nel nord Italia, deriva probabilmente dal termine longobardo Krupfa = collina Grosso cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine grosso ad indicare una persona dal fisico grosso, grande Gualuppa cognome veneto, di significato ignoto Guerrieri cognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal termine guerriero = uomo d'armi, soldato Gugel cognome veneto, di significato ignoto Guseo cognome presente nel nord Italia, di significato ignoto Guarneri cognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nome germanico Guarnerio Guarnuto cognome siciliano, dovrebbe derivare dal nome medievale Guarino Guzzo, Guzzonato cognome veneto, deriva dal nome medievale Guzzo Iannelli cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale Giovanni col significato di grazia del Signore Ianotto cognome presente nel centro Italia ed in Sicilia, dovrebbe derivare dal nome personale Giano Igne cognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale Igne oppure dal nome della localitĂ di Igne in comune di Longarone (BL). Dal latino ignis = fuoco Impiombato Andreani cognome doppio. Impiombato cognome presente nel sud Italia, deriva dal termine siciliano nchiummatu = sdegnoso, altero, ubriaco mentre Andreani probabilmente dal nome personale Andrea Inferrera cognome siciliano e calabrese, deriva dal termine ferrera. Dal latino ferraria = miniera di ferro o luogo dove si lavora il ferro Introvigne cognome veneto, deriva dal termine latino vinea = vigna ad indicare la provenienza da un luogo con viti Iorio cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale Giorgio col significato di agricoltore

Pagina 234


Isolini cognome presente nel nord Italia, deriva dal termine isola. Dal latino insula che significa terra circondata dal mare Italia cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome Italia Iulio cognome veneto, deriva dal nome personale Giulio Ivan cognome presente nel nord Italia, deriva dal nome personale Ivano Izzo cognome presente nel sud Italia, deriva probabilmente dal nome personale medievale Izzo oppure dal termine italiano antico izzo = egiziano, arabo Kunz cognome di origine germanica, di significato ignoto La Porta cognome presente nel sud Italia, deriva dal termine porta ad indicare la provenienza dalla porta di una città o di un paese La Rocca cognome presente nel sud Italia, deriva dal termine rocca = fortificazione Lacopo cognome calabrese, deriva dal nome personale Iacopo Lambertini cognome presente nel nord Italia, deriva dal nome personale germanico Lamberto Lambiase cognome campano, deriva dal nome della località Lampasi in comune di Zambrone (VV) Latteo cognome siciliano, deriva dal termine latte Lavano cognome campano, di significato ignoto Lavina cognome veneto, potrebbe derivare dalla parola italiana lavina = frana di sassi o neve, dal termine latino labina = frana oppure dal nome personale Lavina Lazzaretti, Lazzarin, Lazzarotto, Lazzer cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Lazzaro Leanza Trentanove cognome doppio. Leanza è presente nel sud Italia e potrebbe derivare dal nome medievale femminile Allegranza mentre Trentanove potrebbe indicare l'appartenenza a qualche consiglio formato appunto da 39 componenti Lecca cognome sardo, ad indicare probabilmente una persona golosa Lemma cognome presente nel centro e sud Italia, deriva dal nome personale Guglielmo

Interno chiesa di Soffratta

Lettig cognome friulano, di significato ignoto Levada cognome presente in Veneto, Trentino, Lombardia, potrebbe derivare da nomi di localitĂ presenti in comune di Ponte di Piave (TV) o in comune di Casatenovo (LC) Liessi cognome veneto, deriva dal nome della localitĂ di Liessa in comune di Grimacco (UD) oppure dal nome personale Alessio Limantri cognome siciliano, deriva dal termine dialettale mandra = stalla Linossi cognome friulano, deriva dal nome personale Lino Linotti cognome veneto, deriva dal nome personale Lino Lisetto, Lisi cognome presente nel centro e sud Italia, deriva dal nome personale Aloisio Lixi cognome sardo, deriva probabilmente dal termine latino lix = cenere Lizzit cognome friulano, deriva dal nome personale Lizio oppure dal termine dialettale liz = liccio, parte del telaio per tessere Lombardo cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale medievale Lombardo

Pagina 235


Longari cognome presente nel nord Italia, deriva dal termine lungo. Dal latino lungus = lungo, slanciato, alto Loprese cognome calabrese, deriva probabilmente dal termine latino presbiter = prete Lorenzon, Lorenzonetto, Lorenzet, Lorenzetto, Lorenzi cognome veneto, deriva dal nome personale Lorenzo Lot cognome veneto, deriva dal nome personale Lotto a sua volta diminutivo di Angelotto, Michelotto e Bertolotto Lovat, Lovatto, Lovatello cognome veneto, deriva dal termine dialettale lovàt o lovato = lupo, lupacchiotto Lovisotto, Lovisetto cognome veneto, deriva dal nome personale medievale Alovisius forma arcaica di Luigi Luca, Lucchetta, Lucato cognome veneto, deriva dal nome personale Luca Lucchese, Luchese cognome veneto, persona nata a Lucca o proveniente dai suoi dintorni Lunardelli, Lunardi cognome veneto, deriva dal nome personale Lunardo forma dialettale di Leonardo Luvison cognome veneto, deriva dal nome personale Aloisio Luciani cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Luciano Maccari cognome presente nel centro nord Italia, deriva dal nome Macario o Maccario. Dal greco Makarios = felice, beato Maggi cognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome Maiolus, dal culto tributato ai Re Magi oppure dal nome dato ai trovatelli nati in maggio Magoga cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale magòga = gabbiano Magro cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine magro Maguolo cognome veneto, potrebbe derivare da una forma dialettale del nome personale Ermagora Malnasi cognome veneto, di significato ignoto Manca cognome sardo, deriva dal termine dialettale manka = mancina, sinistra riferita all'uso della mano Mancin, Mancini cognome lombardo, potrebbe derivare dal fatto di essere mancino oppure dal nome Manzino

Manente cognome veneto, deriva dal termine medievale manènte = contadino obbligato a rimanere nel fondo in cui era nato e lavorava Manfè cognome veneto, deriva dal nome personale Manfredo oppure dal termine manfede = anello nuziale Manfredi, Manfredini, Manfrenuzzi cognomi presenti in tutt'Italia, deriva dal nome personale germanico Manfredo Mangione cognome presente in sud Italia, deriva dal termine mangiare Maniero cognome veneto, deriva dal termine germanico mag = forza, potere e harja = esercito Manna cognome presente nel sud Italia, deriva dal termine Alemagna, antico nome per indicare la Germania Manno cognome sardo, deriva dal termine dialettale mannu = grande, alto Mansotti cognome veneto e friulano, deriva dal termine manzo oppure dal nome personale germanico Manzo Mantese cognome veneto, deriva dal termine dialettale mantese = mantice Manzato cognome veneto, deriva dal nome di origine germanica Manzo Maraga cognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località di Marega in comune di Bevilacqua (VR) oppure dal termine mariga, meriga = capo del comune o della villa, messo comunale Marano cognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome di località omonime come Marano (UD), Marano di Napoli (NA) o Marano sul Panaro (MO) Marchese, Marchesin cognome veneto, deriva dal termine marchese = nobile feudatario Marchet, Marcon, Marcuzzo, Marcucci, Marchi, Marchini, Marchioli cognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal nome personale Marco col significato di dedicato a Marte Marchioni cognome veneto, deriva dal nome maschile Melchiorre Maresio cognome veneto, deriva dal nome della località di Mares in comune di Ponte delle Alpi (BL) Marian cognome veneto, deriva dal nome maschile Mariano riferito al culto di Maria Vergine

Pagina 236


Mariconti cognome lombardo, deriva dal nome personale tedesco Margundis Marin, Marini cognome veneto, deriva dal nome personale Marin = Marino Marion, Mariotto, Mariottel cognome veneto, deriva dal nome personale Mario Marletta cognome siciliano, deriva dal termine francese marlet diminutivo di merle = merlo Maronese cognome veneto, ad indicare una persona proveniente dalla località di Maron in comune di Brugnera (PN) Marongiu cognome sardo, deriva dal termine dialettale marra = zappa Marson cognome veneto, deriva dal termine dialettale marsòn = ghiozzo, pesce d'acqua dolce Marsura cognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località di Marsure in comune di Aviano (PN) o Povolertto (UD) Martin, Martina, Martini cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Martino Martorel cognome veneto, deriva dal termine dialettale martorèl = donnola ad indicare una persona irrequieta o rapida

Paesaggio via delle Chizze

Mascellani cognome emiliano e lombardo, potrebbe derivare dal termine mascella. Dal latino maxilla Massarotto, Massarutto cognome veneto, deriva dal termine dialettale massaro = agricoltore, mezzadro Mascolo cognome presente nel centro Italia, deriva dal termine dialettale mascolo col significato di virile Maschietto cognome veneto, deriva dal termine maschio Maset, Masetto cognome veneto, diminutivo dialettale di Maso a sua volta derivato da Tommaso che significa gemello Masier, Masiero, Masini cognome veneto, deriva dal termine dialettale masièr, masièro = mezzadro, colono Maso, Masselli, Masut cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome del luogo di provenienza maso = podere, azienda agricola oppure dal nome Maso diminutivo di Tommaso che significa gemello Mastrocicco cognome presente nel centro Italia, deriva dal termine mastro = maestro e dal nome personale Cecco derivato da Francesco Mattarollo cognome veneto, deriva dal termine dialettale mataràn = gioviale Mattiuz, Mattiuzzo, Mattiuzzi cognome veneto, deriva dal nome personale Matteo Mauro cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale Mauro Mazzalovo cognome veneto, deriva dal termine dialettale mazza e lovo che significa ammazza lupo Mazzariol, Massariol cognome veneto, deriva dal termine dialettale mazariòl = spirito, folletto Mazzer, Mazzero cognome veneto, deriva dal termine dialettale mazèr = mazziere, chi batte con una mazza oppure chi le costruisce Mazzon cognome veneto, derivato dal nome germanico Mazzo Mazzucco cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale mazzucco = testa oppure mazzùch = zuccone, testa dura Meghini cognome presente in Veneto, Toscana e Marche, di significato ignoto Meloni cognome presente in centro Italia e Sardegna, potrebbe derivare dal termine melone

Pagina 237


Menegaldo, Menegazzi, Meneghel, Meneghin, Menegon, Menegoni, Meneguz cognome veneto, deriva dal nome personale Menego a sua volta diminutivo di Domenico, col significato di servo di Dio, nome che veniva dato spesso ai bambini nati di domenica Menia Cacciator cognome doppio. Menia di significato ignoto e Cacciator deriva dal termine cacciatore Menini cognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale medievale Menno oppure dal nome dialettale Menin derivato da Domenico Mennella cognome campano, deriva dal termine dialettale menna = mammella oppure dal nome personale Domenico Merante cognome calabrese, deriva dal termine italiano antico almirante = ammiraglio Merle cognome presente in Toscana e Lombardia, potrebbe derivare dal termine merlo Merotto cognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale Imerio Merz cognome trentino, deriva dal termine tedesco märz = mese di marzo Mescolotto cognome veneto, deriva dal termine mescola = mestolo Mestrinaro, Mestriner cognome veneto, ad indicare una persona nata o proveniente da Mestrino (PD) Metellini cognome presente in Veneto,Trentino e Friuli, deriva dal nome latino Metello. Dal termine metellus = mercenario Miceli cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale Michele Michelet, Michelin, Michieletto, Michielin, Michielon cognome veneto, deriva dal nome personale Michele Miglioranza cognome veneto, deriva dal nome personale medievale Migliore Milanese, Milani cognome veneto, persona nata a Milano o proveniente dai suoi dintorni Milillo cognome pugliese, deriva dal nome della località di Melilli (SR) Milone cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome di origine greca Milo

Minatel, Minel, Minetto cognome veneto, deriva dal nome personale Mino Minolfo cognome lombardo e siciliano, deriva dal nome longobardo Minulfo Minuzzo cognome veneto, deriva da nomi come Firmino, Guglielmino Miotto cognome veneto, deriva dal nome personale Mio che è documentato a Padova nel XIV secolo Miraval cognome veneto, potrebbe derivare dal termine valle oppure dal nome della località di Miravalle in comune di Molinella (BO) Mirò cognome presente in Toscana e nel nord Italia, di significato ignoto Miuzzo cognome presente in Veneto,Trentino e Lombardia, di significato ignoto Modanese cognome veneto, ad indicare una persona nata a Modena o proveniente dai suoi dintorni Modolo cognome veneto, potrebbe derivare dal nome longobardo Modolf oppure dal termine dialettale mudolo = rospo Mogno, Mognol cognome presente in Veneto e Friuli, potrebbe derivare dal termine dialettale mognòl = tutolo di granoturco per indicare una persona magra e sparuta oppure dal nome personale Ammonio Molini, Molino cognome presente in tutt'Italia, per indicare la provenienza da una località dove esisteva un mulino Molinari, Molari cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine latino molinarius = addetto al mulino, mugnaio Mollica cognome presente nel sud Italia, potrebbe derivare dal termine latino molicula = piccola quantità Momesso cognome veneto, deriva dal nome personale Momo, Momi = Gerolamo, Girolamo Momi, Momo cognome veneto, potrebbe derivare dal nome Girolamo Monaco cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine monaco Monaia cognome presente in Veneto, Lombardia e Piemonte, potrebbe derivare dal nome della località di Monaio in comune di Ravascletto (UD) Mondin cognome veneto, deriva probabilmente dal nome personale Raimondo

Pagina 238


Monestier cognome veneto e trentino, potrebbe derivare dal nome della località Monastier (TV) Monosi cognome pugliese, deriva dal nome greco classico Minos Montagner cognome veneto, ad indicare una persona originaria o proveniente dalla montagna Montesel cognome veneto, deriva dal termine dialettale montesèl = piccolo monte Moras, Morassi, Moret, Morelli, Morello, Mores, Moro, Mori, Moriconi, Moretto, Moretti, Moretton cognomi presenti in tutt'Italia, derivano da moro, soprannome di una persona di carnagione e con capigliatura scura. Moras è anche un nome personale friulano Moschet, Moschetta cognome veneto, potrebbe derivare dal nome femminile Moschetta oppure essere riferito al termine mosca Moz cognome veneto, potrebbe derivare dal nome germanico Mozo, da quello friulano Moz oppure dalla forma accorciata di nomi come Giacomozzo, Adamozzo Mozzato cognome veneto, deriva dal termine mozzo = tagliato Mufato cognome veneto, potrebbe derivare dal termine muffa oppure dal verbo camuffare = mascherare, travestire Munerotto cognome veneto, deriva dal termine latino molinarius = addetto al mulino, mugnaio Muolo cognome pugliese, deriva dal termine dialettale muollo = molle, cedevole Murer cognome veneto, deriva dal termine dialettale murèr = muratore Murru cognome sardo, deriva dal termine dialettale murru = grigio Muscari cognome calabrese, potrebbe derivare dal termine muscari = pianta della famiglia delle Liliaceae Naccari cognome veneto, deriva dal nome personale germanico Nadker Nadal, Nadalin cognome veneto, deriva dal dialettale nadà l = giorno di Natale. Il nome veniva spesso dato ai bambini nati il 25 dicembre, giorno di Natale oppure nei giorni immediatamente vicini

Naibo cognome veneto, deriva dal termine italiano antico naibi = carta da giuoco Nanni cognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal nome personale Giovanni Nardelotto, Narder, Nardese, Nardi, Nardin, Nardini cognome veneto, deriva dal nome personale Nardo, forma accorciata di Bernardo, Leonardo Nart cognome veneto, potrebbe derivare da nomi personali come Leonardo, Bernardo Nasato cognome veneto, deriva dal termine naso Nasisi cognome siciliano, potrebbe derivare dal nome della localitĂ Naso (ME) Nave cognome presente in Veneto, Trentino e Friuli, dovrebbe derivare da nomi di localitĂ come Nave di Fontanafredda (PN) o Nave S.Rocco (TN) Neghina cognome presente in Lazio, di significato ignoto Nicastro cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome dell'omonima localitĂ in provincia di Catanzaro. Dal latino neo castrum = nuovo castello , fortezza Niccolai cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Nicola

Vigneto e mongolfiera

Pagina 239


Niero cognome veneto, deriva probabilmente dal nome personale Raniero Netto cognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale nèto = pulito, a posto Noale cognome veneto, deriva dal nome della località di Noale (VE) Nobile cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine nobile ad indicare un appartenente alla nobiltà oppure una persona nobile nei suoi comportamenti Novello cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine novello = nuovo, giovane Obici cognome presente in Emilia Romagna, potrebbe derivare dal nome della località Obici in comune di Finale Emilia (MO) Oian, Oliana cognome presente in Veneto e Friuli, potrebbe derivare dal nome della località di Ogliano in comune di Conegliano (TV) oppure dal nome personale Giuliano, Giuliana Olto cognome veneto, di significato ignoto Olivato, Olivotto, Livotto cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine oliva Olivieri, Oliviero cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Oliviero Omiciuolo cognome veneto, deriva dal termine omicciolo = uomo di costituzione piccola Omodei Salè cognome doppio presente in Veneto e Lombardia. Omodei deriva dal nome personale medievale Homodeus col significato di uomo dedicato a Dio mentre Salè è un cognome piemontese Ongaro cognome veneto, deriva da ongaro = appartenente al popolo degli Ungheri oppure dalle caratteristiche fisiche come gli ungheresi Orazio cognome presente nel centro Italia, deriva dal nome personale Orazio Orlando, Orlandini cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Orlando Orrù cognome sardo, deriva dal termine dialettale orrù = rovo Oselladore cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale oselador = cacciatore di uccelli

Osellame cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale osel = uccello Osservanza cognome campano, di significato ignoto Ottavian cognome veneto, deriva dal nome personale Ottaviano Padoan, Padovan, Padoin, Pavan cognome veneto, ad indicare una persona nata a Padova o proveniente dai suoi dintorni Pagin Valente cognome doppio. Pagin è tipico del veneto e deriva dal latino pagus = villaggio mentre Valente è presente nel sud Italia e deriva dal cognomen latino Valens Pagliara cognome presente in sud Italia, deriva dal termine paglia Pagliuca cognome presente nel sud Italia, deriva dal termine dialettale pagliuca = pagliuzza probabilmente ad indicare un fisico secco, minuto Pagot, Pagotto cognome veneto, deriva dal termine dialettale pagòt o alpagòt = persona proveniente dall'Alpago, zona in provincia di Belluno Paier cognome veneto, deriva dal termine dialettale paièr = pagliaio Paladin, Palladino cognome presente in Veneto e nel sud Italia, deriva dal nome personale Paladino Palermo cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome dell'omonima città Palestini cognome presente nelle Marche e Abruzzo, potrebbe derivare dal termine geografico Palestina, regione del medio oriente Palisi cognome presente in sud Italia, potrebbe derivare dal nome della località come Pala Pirastu in comune di Alghero (SS) Palma cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale medievale Palma Palmano cognome friulano, potrebbe derivare dal nome personale Palma oppure dal nome di località come Palmanova (UD) Palù cognome veneto, deriva dal termine dialettale palù = palude, ristagno d'acqua Palugan cognome veneto, deriva dal nome della località di Palugana in comune di Ospedaletto Euganeo (PD)

Pagina 240


Paesaggio via delle Chizze

Pancot cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale pan e cot = pane cotto ad indicare un fornaio, panettiere Pandin cognome veneto, deriva dal nome germanico Pando Panizzon cognome veneto, deriva dal nome medievale personale Panizo Pansolin cognome veneto, deriva dal termine dialettale pansa = pancia Pantanali cognome friulano, potrebbe derivare da nomi di località che fanno riferimento a terreni paludosi, pantani Panucci cognome calabrese, deriva dal nome medievale personale Panuccius Panzarino cognome pugliese, potrebbe derivare dal termine dialettale panza = pancia Paoletti, Paolin, Paulin cognome veneto, deriva dal nome personale Paolo Papa cognome veneto, deriva dal termine dialettale papa = appellativo di vescovi, patriarchi e anche sacerdoti. Cognome presente dagli inizi del XVII secolo a Collalbrigo località di Conegliano (TV) Papais, Papes cognome presente in Friuli e in Veneto, potrebbe derivare dal nome medievale Papo

Paquola cognome veneto, di significato ignoto Paradiso, Paradisi cognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome personale medievale Paradiso Parpinel cognome veneto, potrebbe derivare dai nomi personali Pero = Pietro e Pinello = Pino Parussolo cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale parussol = cinciallegra, piccolo uccello Pascolo cognome friulano, potrebbe derivare dal termine pascolo Pascon, Pasqual, Pasqualetto, Pasquali, Pasqualin, Pasqualotti, Pasquot cognome veneto, deriva del nome personale femminile Pasqua o maschile Pasquale che veniva dato ai bambini nati nel giorno di Pasqua Pase, Pasin cognome veneto, deriva dal nome personale Pase a sua volta derivato dal latino pax, pacis = pace Passon cognome friulano, potrebbe derivare dal termine dialettale passon = pascolo oppure dal nome della località di Passons in comune di Udine Pastore cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine pastore = conduttore di pecore Patera cognome pugliese, potrebbe derivare dal termine patera = piatto usato nell'antichità per bere oppure dal greco medievale pateras = padre, prete Patri cognome presente in Liguria e Piemonte, deriva dal termine patria Patrizi cognome presente nel centro Italia, deriva dal nome personale Patrizio Patton cognome trentino, potrebbe derivare dal nome della località di Patone in comune di Isera (TN) Peccolo cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale pecol = picciolo Pedà cognome calabrese, potrebbe derivare dal termine greco paidì = bambino Pedata cognome campano, deriva dal termine pedata = orma del piede, colpo dato col piede Pedde cognome sardo, potrebbe derivare dal termine dialettale peddi = pelle Pederiva cognome veneto, deriva dal termine dialettale pederiva = ai piedi della riva oppure dal nome di

Pagina 241


località come Pederiva di Biadene (TV) o Pederiva (VI) Pederzoli cognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal nome personale Pietro Pegoraro cognome veneto, deriva dal dialettale pogoraro, pegorèr = pecoraio Pelà cognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal termine dialettale pelà = persona calva, privo di capelli Pelizzotti, Pellizzar, Pellizzon cognome veneto, deriva dal termine dialettale pelìza = pelliccia Pelos cognome veneto, potrebbe derivare dal nome dell'omonima località di Vigo di Cadore (BL) oppure dal termine dialettale pelòs = persona pelosa Pepe cognome presente in sud Italia, deriva dal nome personale Giuseppe Perchinelli cognome presente nel nord Italia, di significato ignoto Perencin, Perenzin cognome veneto, deriva probabilmente dal nome veneto medievale Pero = Pietro oppure dal nome longobardo Perinza Perin, Perinotto, Perissinotto cognome veneto, deriva dal nome dialettale personale Pero = Pietro col significato di roccia, pietra Perocco, Petris, Pierotti cognome veneto, deriva dal nome personale Pietro col significato di roccia, pietra Persello cognome friulano, potrebbe derivare dal nome della località di Pers in comune di Majano (UD) Peruch cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale perùch = erba del prato oppure dal nome personale Pietro Pestrin cognome veneto e friulano, potrebbe derivare dal termine dialettale pestrinèr = lattaio Peterle cognome veneto, deriva dal nome personale cimbro Peterle = Pierino Pettenò cognome veneto, deriva dal termine dialettale pètena = pettine Peruzza, Peruzzetto, Perazzetta cognome veneto, deriva dal nome maschile Peruzzo Perrone cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale medievale Perone Pessot, Pessotto

cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale pès = pesce oppure da spezhòt = proveniente dalle spèzhe, fondi agricoli divisi e distribuiti in lotti più piccoli dalla Repubblica di Venezia nel XVIII secolo Petralia cognome siciliano, potrebbe derivare dal nome di località come Petralia Sottana o Petralia Soprana entrambe in provincia di Palermo Pezzutto cognome veneto, deriva dal nome personale friulano Pez Piacentin, Piasentin cognome veneto, deriva dal termine dialettale piasentìn = nato o proveniente da Piacenza Piaser cognome veneto, deriva dal termine dialettale piasèr = piacere Piai, Piaia cognome veneto, deriva dal termine dialettale piai = terreno in declivio, costa di monte Pibiri cognome sardo, deriva dal termine dialettale pibiri = pepe Piccamiglio cognome lombardo, dovrebbe derivare dal termine dialettale pica miglio = becca il miglio Picciau cognome sardo, deriva dal termine dialettale pici = pece oppure dal nome personale Bastiano o Sebastiano Piccin, Piccini, Piccinin, Pizzin, Pizzinato, Pizzioli cognome veneto, deriva dal termine dialettale pizìn = piccolo, esile Piccoli, Piccolo cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome medievale Picolo o Picolotus con riferimento alla statura bassa Pierobon cognome veneto, deriva dal nome personale Pietro col significato di roccia, pietra e dal termine dialettale bon = buono Pietrella cognome presente in centro Italia, deriva dal nome personale Pietro col significato di roccia, pietra Pignatelli cognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal termine dialettale pignatta = pentola riferito a chi le fabbrica o le vende Pilan cognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località di Pila in comune di Porto Tolle (RO) oppure dal termine pila = mortaio Pilato cognome presente nel sud Italia, potrebbe derivare dal termine pelato = calvo, privo di capelli oppure dal nome personale Pilato

Pagina 242


Pili cognome sardo, deriva dal termine dialettale pilo = capello, pelo Pilla cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome medievale Pilla Pillon, Pillonetto cognome veneto, deriva dal termine dialettale pilòn = pestello, mortaio Pilosio cognome friulano, deriva dal termine peloso Pilot, Pilotto cognome veneto, potrebbe derivare dal nome maschile medievale Piloto oppure dal termine dialettale piloto = pilota Pin, Pinese cognome veneto, deriva dal nome personale Pino oppure dal nome germanico Pipino Pinto cognome presente nel sud Italia, deriva dal termine dialettale pinto = dipinto, colorito Pinton cognome veneto, deriva dal termine dialettale pinta = misura di capacità dei liquidi Piovesan, Piovesana cognome veneto, ad indicare una persona nativa o proveniente da Piove di Sacco (PD) Pippolo cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale Filippo Piras cognome sardo, deriva dal termine dialettale pira = pera Piroddi cognome sardo, dovrebbe derivare dal termine dialettale che indica un piccolo albero di pere Piscedda cognome sardo, deriva dal termine dialettale pischedda = forma di formaggio Piselli cognome presente nel centro Italia, deriva dal termine pisello Pizzaia, Pizzo, Pizzuti cognome veneto, deriva dal termine dialettale pizzo = estremità, punta Podda cognome sardo, deriva dal termine dialettale podda = farina Pol, Poletto, Polo cognome veneto, deriva dal nome personale Polo, forma dialettale di Paolo Polacco cognome veneto, indica la provenienza dalla Polonia Polese, Poles, Polesel, Polesello, Pollesel cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale pòlese = cardine di porte e finestre oppure potrebbe indicare la provenienza dalla città di Pola

Tramonto

Pollastri cognome presente nel centro e nord Italia, potrebbe derivare dal termine che indica un allevatore di polli Poloni cognome lombardo e veneto, deriva dal nome personale Apollonio Pontini cognome veneto, dovrebbe derivare dal cognomen latino Pontinus Popesso cognome friulano, di significato ignoto Porcedda, Porceddu cognome sardo, deriva dal termine dialettale porcu = maiale, porco Portello cognome veneto, dovrebbe derivare dal nome medievale portello che veniva dato alle contrade Poser cognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale tedesco Poso oppure dal nome della località di Posa in comune di Castelcucco (TV) Posocco cognome veneto, deriva dal nome personale germanico Poso Possagno cognome veneto, deriva dal nome della località di Possagno (TV) Possamai cognome veneto, deriva dal termine dialettale posamai = riposa mai e quindi è riferito ad una persona sempre attiva

Pagina 243


Pozzobon cognome veneto, deriva dal nome di una località così chiamata per la presenza di un pozzo ricco di buona acqua potabile Pradella, Pradelle cognome veneto e lombardo, potrebbe derivare da nomi di località come Pradelle in comune di Caprino Bergamasco (BG) Prantl cognome presente in Trentino Alto Adige, di significato ignoto Prataviera cognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località di Prataviera in comune di S.Stino di Livenza (VE) Pretto cognome veneto, deriva dai nomi medievali germanici Adelprecht = Adalberto e Albrecht = Alberto Prezzavento cognome siciliano, dovrebbe derivare da un soprannome riferito ad un marinaio bravo nel valutare correttamente i venti Priolo cognome siciliano, potrebbe derivare dal nome della località di Priolo Gargallo (SR) Priulla cognome siciliano, di significato ignoto Privato cognome veneto, deriva dal termine dialettale preve = prete Prizzon cognome veneto, deriva dal nome personale Prizio Proietti Refrigeri cognome doppio. Proietti è presente nel centro sud Italia e deriva dal dialettale proietto = trovatello, bambino abbandonato mentre Refrigeri è un cognome presente nel Lazio Prudenzano cognome pugliese, potrebbe derivare dal cognomen latino Prudentius Puddu cognome sardo, deriva dal termine dialettale puddu = gallo Puglisi cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome della regione Puglia Pulit cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale pulìt = bene Putzu cognome sardo, deriva dal termine dialettale putzu = pozzo Quadretti cognome veneto, potrebbe derivare dal termine latino quadrum = appezzamento di terreno di forma quadrata

Quaglio cognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale quàia = quaglia Rado cognome veneto, deriva dal termine germanico rado = consiglio Ragni cognome presente nel centro nord Italia, potrebbe derivare dal nome Ragnfred in uso presso i Franchi o dal nome normanno Ragnar Ragogna cognome presente in Veneto e Friuli, deriva dal nome della località di Ragogna (UD) Raimondi Cominesi cognome doppio. Raimondi è presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale germanico Raimondo che significa protezione divina mentre Cominesi è presente in Lombardia e potrebbe derivare dal nome personale Giacomo Ramanzin cognome veneto, deriva dal termine ramanzino = colui che trasporta con la slitta Rangrazio cognome veneto, di significato ignoto Rasera cognome veneto, potrebbe derivare dalla parola rasiera = lama per piallare oppure dal termine dialettale larese = larice Rastelli cognome presente in Toscana ed Emilia Romagna, deriva dal termine rastrello = attrezzo agricolo Ravagnin cognome veneto, ad indicare una persona nativa o oriunda da Ravenna Ravi Rifici cognome doppio. Ravi è presente nel centro nord Italia e deriva dal termine rapa mentre Rifici è un cognome presente in Sicilia di significato ignoto Rech cognome veneto, potrebbe derivare dal nome medioevale germanico reh = capriolo Redio cognome veneto, potrebbe derivare dall'espressione Dio è il Re Refrontolotto cognome veneto, deriva dal termine dialettale refrontolòt = abitante di Refrontolo (TV) Remondi cognome presente in Lombardia ed Emilia Romagna, deriva dal nome medievale Remondus Renò cognome pugliese, deriva dal cognome francese Renaud Reolon cognome veneto, potrebbe derivare dal termine regolo = piccolo uccello oppure dal latino regulus = piccolo re

Pagina 244


Reschitz cognome friulano, di significato ignoto Ricci, Rizzo, Rizzotto, Rizzetto, Rizzi cognome veneto, deriva dal termine dialettale rizo o rìz = persona ricciuta, dai capelli ricci Riedi cognome veneto, di significato ignoto Rizzardo, Rizzardini cognome presente nel nord Italia, deriva dal nome personale Rizzardo Rizzardi Soravia cognome doppio. Rizzardi è presente nel nord Italia e deriva dal nome personale Rizzardo mentre Soravia è di significato ignoto Rigo, Righi cognome veneto, deriva dal nome Arrigo a sua volta dal nome germanico Enrico oppure da nomi come Amerigo, Federigo, Oderigo o simili Riva, Rivetti cognome presente nel nord Italia, deriva dal nome di località come Riva del Garda (TN), Riva di Pinerolo (TO), Riva di Solto (BG) oppure anche dal vivere nei pressi della riva di un fiume, lago Robazza cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale robassa = cosa di poco valore Roberti cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale germanico Roberto. Dai termini longobardi hroth = fama, gloria e bertha = famoso, illustre Rocchi, Rocco, Roccon cognome veneto, deriva dal nome personale Rocco

Roder cognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale ròda = ruota Rodighiero cognome presente in Lombardia, di significato ignoto Roman cognome veneto, ad indicare una persona nata a Roma o proveniente dai suoi dintorni oppure che si è recata in pellegrinaggio in quella città Rosada cognome veneto, deriva dal termine dialettale rosada = rugiada oppure derivato dal nome personale Rosa Ros, Rossi, Rossetti, Rossetto cognomi presenti in tutt'Italia, derivano dal termine rosso ad indicare una persona col colore dei capelli, della barba o della carnagione rosso Rosolen, Rosolin cognome veneto, deriva dal nome antico Gerusalemo = Gerusalemme Rottura cognome calabrese, di significato ignoto Roveda cognome veneto, deriva dal latino robus = rovo Rovolon cognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località Rovolon (PD) Rubbino cognome siciliano, deriva da nomi personali come Cherubino Rubert cognome veneto, deriva dal nome personale germanico Roberto Rubino cognome presente nel sud Italia, potrebbe derivare dal nome medioevale Rubinus. Dal termine rubino = pietra, cosa preziosa Ruggiero cognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome di origine longobarda Rogerius o Rugerius col significato di lancia gloriosa Rui cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale rui = rivo, rivolo, canaletto Ruoso cognome veneto, deriva dal termine dialettale ruos forma arcaica di ròs = rosso oppure dal nome personale Rosa Russo cognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome medievale Russo ad indicare una persona con i capelli rossi Sabatino cognome presente in sud Italia, deriva dal nome medioevale Sabatus o Sabbatus oppure dal latino gens sabatina

Soffratta ponte “Zanardo”

Pagina 245


Saccon, Sacconi, Sacco, Sacchet cognome veneto, potrebbe derivare dal nome di località come Saccon di S.Vendeminano (TV) oppure dal termine dialettale saco = insenatura, via senza uscita Saccuta cognome siciliano, deriva dal nome personale sacco diminutivo di Isacco Sacilotto cognome presente in Veneto e Friuli, potrebbe derivare dal nome della località di Sacile (PN) Salamon cognome veneto, deriva dal nome personale Salamone documentato a Venezia dal 1152 Salatin cognome veneto, deriva dal nome del sultano Saladino Salmasi cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale salma = misura di capacità e di superficie Saltalamacchia cognome presente nel sud Italia, potrebbe derivare dal termine saltalamacchia = brigante Salton cognome veneto, potrebbe derivare da una località omonima in comune di Tarzo (TV) oppure dal latino saltus = bosco o podere Salvi cognome veneto, dovrebbe derivare dal nome medioevale Salvus Samassa cognome veneto, deriva dal termine dialettale veneziano samassa = tipo di salatura per conservare il pesce di mare Sambugaro cognome veneto, potrebbe derivare dal nome della località di Sambugaro in comune di Nanto (VI) Samogin cognome presente in provincia di Treviso di significato ignoto Sandre, Sandrin cognome veneto, deriva dal nome personale Sandro Sanna cognome sardo, deriva dal termine dialettale sanna = zanna, spunzone Sanson cognome veneto, deriva dal nome personale Sansone col significato di piccolo sole Sant, Santin, Santini cognome veneto, deriva dal nome personale Santo che significa sacro, venerato Santantonio cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale Santo unito con Antonio Santolin cognome veneto, deriva dal termine dialettale sàntolo = padrino

Santoro cognome presente in sud Italia, deriva dal nome medioevale Santorus, a sua volta derivato da Sanctorum Omnium (Ognissanti), nome a volte dato ai bambini nati in quel giorno Sarcinelli cognome veneto, deriva dal termine saracino = musulmano, pagano, infedele Sari cognome presente nel nord Italia, deriva dal nome personale Saro Sartor, Sartori cognome veneto, deriva dal termine dialettale sartòr = sarto Sarzetto cognome veneto, deriva dal nome della località di Sarzè in comune di S.Nazario (VI) oppure dal termine sarzì = rammendare Sasso cognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal termine sasso = roccia, rupe oppure dal nome personale germanico Sahso = Sassone Savian, Saviane cognome vento, potrebbe derivare dal nome personale medievale Savianus oppure dall'omonima località nell'Alpago (BL) Saviano cognome presente in sud Italia, potrebbe derivare dal nome della località di Saviano (NA) Savino cognome presente in sud Italia, potrebbe derivare dal termine latino sabinus (del popolo dei Sabini) o dal nome Savinus che ne è derivato Savoldelli cognome lombardo, deriva dal nome personale medievale Savoldo Scalese cognome presente in sud Italia, potrebbe derivare dal nome dell'omonima località come Scalea (CS), Madonna della Scala (BA), Santa Maria la Scala (CT), Scala (SA) Scalini cognome presente in Emilia Romagna e Toscana, deriva dal termine scala ad indicare una salita ripida Scandiuzzi cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale arcaico usato per indicare una persona allegra Scaramuzzino cognome calabrese, deriva dal nome medievale Scaramuccia Scarciotta cognome siciliano, di significato ignoto Scardanzan cognome presente in Veneto e Trentino, deriva probabilmente dal termine dialettale scardenza = credenza

Pagina 246


Scarpa cognome veneto, deriva dal termine scarpa per indicare un calzolaio Scarpellini cognome presente nel centro e nord Italia, deriva dall'esercitare il mestiere di scarpellino Scatolini cognome presente nel Lazio ed in Umbria, deriva dal termine scatola oppure dal nome germanico Scato Schiavon cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale sciàvo = slavo, oriundo dalla Slavonia l'attuale Croazia Schievenin cognome veneto, potrebbe derivare dal nome personale Stievenin = Stefano oppure dall'omonima località del comune di Quero (BL) Schincariol cognome veneto, deriva dal termine schincare = incrinare, guastare la punta della penna Schioser cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale scios = lumaca Schipilliti cognome presente nel sud Italia, deriva probabilmente dal greco skopelos = scoglio oppure dall'omonima località nell'isola di Skypelos o Skopelos nell'arcipelago delle Sporadi nel mar Egeo Scialdone cognome campano, deriva dal nome arabo Haldun Scodro cognome veneto, deriva dal nome della località di Skodra l'attuale Scutari in Albania Scomparin cognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale che indica una persona con corporatura esile, gracile Scottà cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale scotà = bruciato, scottato Scotton cognome veneto, potrebbe derivare dal nome Francesco oppure dal termine dialettale scòtton = colui che produce le ricotte Scrassigna cognome ligure, di significato ignoto Scramuzza cognome veneto, potrebbe derivare dal nome medievale Scaramuccia Scudeler, Scudeller cognome veneto, deriva dal termine dialettale scudeler = persona che fabbrica scodelle o altri recipienti simili Sebben, Sebenello cognome presente in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, deriva dal nome personale Nascimbene Secco, Sech

cognome veneto, deriva dal termine dialettale sech = magro Sera cognome presente in tutt'Italia, deriva probabilmente da un nome personale medievale che finisce in -sera ad esempio Baldassera Serantoni cognome veneto, deriva dal termine medievale sere = persona di riguardo a cui è stato aggiunto un nome personale, in questo caso Antonio Serra cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine serra = catena di montagne, altura Secolo cognome veneto, deriva probabilmente dallo sloveno Sekli diminutivo di Francisek = Francesco Segalina cognome veneto, deriva dal termine segalina = paglia di segale Segat, Segato cognome veneto, deriva dal termine dialettale trentino segàt = segatore di legname Seminara cognome calabrese e siciliano, deriva dal nome della località di Seminara (RC) Senigaglia cognome veneto, deriva dal nome della località Senigallia (AN) Serafin, Serafini cognome veneto, forma dialettale del nome Serafino col significato di bruciare, ardere Sernagiotto cognome veneto, deriva dal nome della località di Sernaglia della Battaglia (TV)

Giardino

Pagina 247


Serrajotto cognome veneto, di significato ignoto Sessolo cognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale sessola = barca veneziana a fondo piatto o attrezzo in legno per prendere la farina oppure per svuotare l'acqua dal fondo della barca Sgarlata cognome siciliano, deriva dal termine dialettale sgarlatu = colore rosso molto vivo Sgobaro cognome friulano, deriva dal termine gobba oppure dal verbo sgobbare Signorotto cognome veneto, deriva dal termine medievale signorio = possessore di un dominio Silotto cognome veneto, deriva probabilmente dal nome del fiume Sile che scorre in provincia di Treviso Silvestrin, Silvestrini cognome veneto, deriva dal nome personale Silvestro. Dal nome latino Silvester =dei boschi Simeoni, Simeone, Simionato, Simon, Simoni cognome veneto, deriva dal nome Simion = Simone o Simeone col significato di Dio ha ascoltato Smiraglia cognome presente nel sud Italia, deriva dal termine miraglia = ammiraglia Soldà cognome veneto, deriva probabilmente dalla termine dialettale soldà= soldato ad indicare un passato militare Soldan cognome veneto, deriva dall'italiano antico soldano = sultano ad indicare una persona ricca Soldera cognome veneto, deriva dal termine latino solidum =terreno solido e compatto Soligo, Soligon cognome veneto, deriva probabilmente dal nome di località come Pieve di Soligo, Farra di Soligo oppure dal latino solivu = luogo bene esposto al sole Solimeno cognome campano, deriva dal nome medievale Solimanus, versione italiana del nome ebraico Salomone = uomo di pace Somera cognome veneto, deriva probabilmente dalla località omonima nel comune di Vittorio Veneto (TV) oppure dal latino summus = sommo Sommariva, Somariva cognome presente nel nord Italia, formata dalle parole somma e riva ad indicare la parte più alta di una riva o pendio Sommaro cognome friulano, di significato ignoto

Sonego cognome veneto, deriva dal nome della località di Sonego in comune di Fregona (TV) Sordon cognome veneto, deriva dal termine dialettale sordo = persona che non sente bene Sorgon cognome veneto, deriva dal nome della pianta di sorgo Sorrentino cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome di località come Sorrento, Sorrenti, Sorrentini Sossai cognome veneto, potrebbe derivare dal nome dell'omonima località bellunese alle pendici del monte Nevegal oppure dal nome latino Sossius Sotgiu cognome sardo, deriva dal termine dialettale sotzu = fattore, capo dei braccianti Sottana cognome veneto, deriva dal termine dialettale sottano, sottana = che sta di sotto Sovegni cognome veneto, di significato ignoto Spadari cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine spada ad indicare chi fabbricava dette armi, chi le portava oppure chi era abile nel suo maneggio Spagnolo, Spagnol cognome veneto, indica probabilmente una persona proveniente o che si è recata in Spagna Spampinato cognome presente in Veneto e Sicilia, deriva dal termine spampanato = sfogliato Spanalatte cognome siciliano, di significato ignoto Sparviero cognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome dell'omonimo uccello rapace Spaziano cognome campano, deriva dal nome della località laziale di Spaziano Specie cognome presente in Veneto ed Emilia Romagna , deriva dal termine latino species = bellezza. splendore Sperandio cognome veneto, deriva dal nome personale Sperandio = colui che spera in Dio Speranza cognome veneto, deriva dal nome personale maschile e femminile Speranza Spessotto, Spezzotto cognome veneto, deriva dal termine dialettale spessegon = frettoloso Spezzano cognome calabrese, deriva dal nome di località

Pagina 248


Stefanello, Stefani, Steffan cognome veneto, diminutivo del nome personale Stefano col significato di corona Stella cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome personale femminile Stella Stival cognome veneto, deriva dal termine dialettale stìval = stivale Storer cognome veneto, di significato ignoto Stragà cognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale striga = strega, stregato Strazieri cognome emiliano, deriva dal termine dialettale straz = straccio ad indicare il mestiere di straccivendolo o rigattiere Stuani cognome lombardo, deriva dal termine dialettale stua = stufa, caldaia Subiaco cognome laziale, potrebbe derivare dal nome della località di Subiaco (Roma) Sultato cognome veneto, di significato ignoto Suman Paesaggio fiume Monticano cognome veneto, deriva probabilmente dal nome del monte Summano che si trova presso Schio (VI) come Spezzano Albanese o Spezzano della Sila Surrenti entrambe in provincia di Reggio Calabria cognome siciliano, deriva dal nome della località di Spina Sorrento (NA) cognome presente nel sud Italia, deriva dal termine Tabacchini spina = pensiero, cruccio, preoccupazione cognome presente nel sud Italia, deriva Spinazzè probabilmente dall'arabo tabbah = cuoco cognome veneto, potrebbe derivare dal termine Tadiotto dialettale spinaz = buco inferiore della botte cognome veneto, deriva dal nome personale Taddeo Spinella, Spinelli Tagliamento cognome presente nel sud Italia, potrebbe derivare cognome veneto, deriva dal nome del fiume dal nome personale medievale Ospinello oppure Tagliamento che scorre in Friuli essere un diminutivo del nome Spina Taiariol Spironelli cognome veneto, deriva dal termine dialettale taìaro cognome presente in Veneto e Friuli, di significato = tiglio ignoto Tallerico Spitoni cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome cognome presente nel centro Italia, deriva dal ostrogoto Atalarico termine dialettale pita = gallina oppure piton = Tamai tacchino cognome veneto, potrebbe derivare dal termine Spricigo medievale tam majus = grande così oppure dal nome cognome presente nella provincia di Treviso, deriva della località di Tamai in comune di Brugnera (PN) dal termine dialettale spissego = pizzico Tardivel, Tardivo Spolaor cognome veneto, deriva dal termine dialettale spòlar cognome veneto, diminutivo dialettale dal latino tardivus = tardivo = riavvolgere la spola Tasca Staiano cognome campano, potrebbe derivare dal nome latino cognome presente nel nord Italia, potrebbe derivare dal nome latino Tascus Staianus

Pagina 249


Tasin cognome trentino e veneto, potrebbe derivare dal nome personale germanico Tasso o Tassone oppure dal termine dialettale tasin col doppio significato di pastore (per il trentino) e di merciaio ambulante (per il veneto) Taurian cognome friulano, potrebbe derivare dal termine latino taurus = toro Tegolotti cognome veneto, deriva dal termine dialettale tega = baccello oppure sberla Tennani cognome della provincia di Rovigo e di Ferrara, potrebbe derivare dal nome della città tedesca di Rotenhan oppure da Tenhan cognome tedesco Teo cognome veneto, deriva dal nome personale Teo Terzariol, Tarzariol cognome veneto, deriva dal termine dialettale tèrzariol = terzarolo, vela piccola di una nave Tesauro cognome presente in Sicilia e Campania, deriva dal termine italiano antico tesauro = tesoro Tessari, Tessarollo, Tesser cognome veneto, deriva dal termine dialettale tèssaro = tessitore Tiezza cognome veneto, deriva dal nome di località come Tezze in comune di Vazzola (TV) oppure Tezze sul Brenta (VI). Dal termine dialettale tèza = fienile Tilaro cognome siciliano, deriva dal termine dialettale tilaru = telaio Tinazzi cognome veneto, deriva da nomi personali come Alberto, Benedetto che diventano Albertino, Benedettino e poi Tino Tintinaglia cognome veneto, deriva dal termine tinto = dipinto Titton, Titonel, Titon cognome veneto, deriva del nome Tita = Battista col significato di immergere nell'acqua, battezzare Tocchet cognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale tòc = pezzo, parte Todesco, Todeschini cognome presente in tutt'Italia, deriva probabilmente dal termine tedesco = persona proveniente dalla Germania o dal nord Europa Toldo cognome veneto, deriva dal nome personale Bertoldo Tomaciello cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale medievale Toma variante di Tommaso Tomasella, Tomasi, Tomasin, Tomè, Tomio cognome veneto, deriva dal nome personale

Tommaso che significa gemello Ton, Tonello, Tonetto, Tonin, Toniolo, Tonon cognome veneto, deriva dal nome personale Tono o Tonio = Antonio riferito al culto dell'omonimo Santo di Padova Torcia cognome presente in tutt'Italia, deriva probabilmente dal termine torcia Tosel, Tosi cognome veneto, deriva dal termine dialettale toso = ragazzo Tossut cognome friulano e veneto, deriva dal nome personale Tommaso Tosto cognome presente nel sud Italia, deriva dal termine dialettale tosto = duro, sfrontato Tovenati cognome veneto, deriva probabilmente dal nome della località di Tovena in comune di Cison di Valmarino (TV) Trabucco cognome presente in sud Italia, deriva dall'italiano antico trabucco = trabocchetto Traina cognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal nome latino Trainus Travagin cognome presente in Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli, potrebbe derivare dal termine dialettale travaijn = operaio addetto allo spostamento dei prodotti Trentin cognome veneto, ad indicare una persona nata a Trento o proveniente dai suoi dintorni Trevisan cognome veneto, ad indicare una persona nata a Treviso o proveniente dai suoi dintorni Trinca cognome veneto, deriva dal termine italiano trinca = fune da vela Trionfo cognome presente nel nord, centro e sud Italia, deriva dal termine trionfo = gioco di carte e moneta napoletana oppure dal nome personale Trionfo Tronchin cognome veneto, deriva dal termine italiano tronco = interrotto, spezzato Trubian, Turbian cognome veneto, deriva probabilmente dal nome dell'omonimo borgo di Vittorio Veneto (TV) Tubia, Tubiana cognome veneto, deriva dal nome personale Tobia Tumminello cognome presente in sud Italia, deriva dal nome personale Tommaso

Pagina 250


Ulliana, Uliana cognome veneto, deriva dal nome personale Ulian = Giuliano. Dal nome latino Iulius col significato di sacro, dedicato a Giove Vacca cognome presente in tutt'Italia, deriva dal termine vacca = mucca ad indicare spesso il proprietario di questi animali oppure una persona che li custodiva Valacchi cognome presente in Toscana, potrebbe derivare dal termine valacchi = antico popolo che viveva tra l'Ungheria e la Romania Valas cognome presente in Veneto e Friuli, potrebbe derivare dal nome di località di Valas in comune di S.Genesio Atesino (BZ) Valdemarca cognome veneto, deriva dal nome della località di Valdemarca in comune di Arcugnano (VI) Valentini cognome veneto, deriva dal nome personale Valentino. Dal verbo latino valere = stare in buona salute Valeri cognome veneto, deriva dal nome personale Valerio. Dal nome latino Valerius che significa essere forte, sano Vandelli cognome emiliano, deriva dal nome medievale tedesco Wando Vanfretti cognome veneto, di significato ignoto Vanin, Vannini cognome veneto e toscano, deriva dal nome personale Vanni = Giovanni col significato di Dio ha avuto misericordia, è stato propizio Vanzella cognome veneto, deriva dal nome personale medievale Diolavanzi = che Dio lo faccia crescere bene Vardanega cognome veneto, deriva dal termine longobardo warda = posto di guardia, vedetta Vaser cognome presente nel nord Italia e nel Lazio, di significato ignoto Vastola cognome campano, di significato ignoto Vazzoler, Vazzoleretto cognome veneto, persona nata a Vazzola (TV) o proveniente dai suoi dintorni Vendrame, Vendramelli, Vendraminetto, Vendramini cognome veneto, deriva dal nome personale medievale Vendrame a sua volta derivato dal germanico Winidram

Paesaggio campestre

Venerandi cognome veneto, deriva dal nome personale Venerando. Dal latino venerandus = degno di venerazione, rispetto Venturin cognome veneto, diminutivo del nome personale Ventura Verme cognome presente in Piemonte e Sicilia, potrebbe derivare dal nome medievale Verme Vermiglio cognome toscano, deriva probabilmente dal termine vermiglio = rosso acceso Verniari cognome italiano, deriva dal nome personale Varnerio Veronese cognome veneto, persona nata a Verona o proveniente dai suoi dintorni Vetralla cognome presente nel centro Italia, potrebbe derivare dal nome della localitĂ di Vetralla (VT) Vibbani cognome presente in Veneto, di significato ignoto Vicco cognome presente in tutt'Italia, probabile modificazione del cognome Vacca per eliminarne l'accezione dispregiativa

Pagina 251


Vicentini, Visentin cognome veneto, ad indicare una persona nata a Vicenza o proveniente dai suoi dintorni Vidali cognome veneto, deriva dal nome personale Vidal = Vitale. Dal nome latino Vitalis che significa avere vita, pieno di vita Vidor cognome veneto, deriva dal nome della località di Vidor (TV) Vidotto, Viotto cognome veneto, deriva dal nome personale Vido = Vito col significato di vita spirituale, eterna Viel cognome veneto, deriva probabilmente dal termine dialettale vièl = viale oppure dal nome personale Vio = Vito col significato di vita spirituale, eterna Vigilianti cognome presente nel sud Italia, deriva dal termine vigilante = sentinella, guardia Vincenzi cognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal nome personale Vincenzo che significa vincere il male, le avversità Viezzer cognome veneto, potrebbe derivare dal nome germanico Vezelo Villanova cognome veneto, deriva dai termini latini villa = campagna, podere e nova = nuovi insediamenti oppure da nomi di località come Villanova in comune di Sernaglia della Battaglia (TV) Vinci cognome presente in tutt'Italia, deriva probabilmente come contrazione di nomi medievali quali Vinciguerra, Vinciprova Vinera cognome veneto, deriva probabilmente dal nome della località di Vinera in comune di Vittorio Veneto (TV) oppure dal latino vinaria = cantina Viro cognome presente nel sud Italia, potrebbe derivare dal termine latino vir = uomo Vissà cognome veneto, deriva dal nome della località di Vissà in comune di Tai di Cadore (BL) Vitagliano cognome presente nel sud Italia, deriva dal nome personale Vitaliano Vitiello cognome campano, deriva dal nome personale Vito col significato di vita spirituale, eterna Vivian cognome veneto, deriva dal nome personale Viviano Vizzotto cognome veneto, deriva dal termine arcaico vizzo = avvizzito, floscio Volatile

cognome presente in Sicilia e Campania, cognome che veniva dato ai trovatelli Volontè cognome lombardo, deriva probabilmente dal termine dialettale volontè = volontario o volenteroso Volpe cognome diffuso in tutt'Italia, deriva dal nome dell'omonimo animale Voltarel cognome veneto, deriva dal termine dialettale volta, voltar = curva, svoltare Votta cognome presente in tutt'Italia, potrebbe derivare dal termine botta = colpo, percossa e stivaleto dal donna oppure dal nome personale tedesco Botta Wieser cognome trentino, deriva dal termine tedesco wieser = prato Zaccaria, Zaccaron, Zaccariotto cognome presente in tutt'Italia, deriva dal nome Zaccaria col significato di Dio si è ricordato Zago cognome veneto, deriva dal termine dialettale zago = diacono, sagrestano o chierichetto Zaia cognome veneto, deriva probabilmente dal termine slavo zajc = lepre Zaina cognome presente nel nord Italia, deriva dal termine zaina = paniere, cesto Zambenedetti cognome veneto, deriva dai nomi Giovanni e Benedetto Zambianchi, Zamperla, Zangrando, Zanibellato cognome veneto, deriva dal nome Giovanni col significato di Dio ha avuto misericordia, è stato propizio Zambon cognome veneto, deriva dal nome composto Zan-Bon = Gian-Buono oppure dalla contrazione del nome Zan-Battista = Gian-Battista diventato Zamba o Zambo Zampini, Zamponi cognome presente nel centro e nord Italia, deriva dal termine gamba, zampa Zampieri cognome veneto, deriva dai nomi Giovanni e Pietro Zanaia cognome veneto, deriva dal nome personale Zane = Giovanni Zanardo cognome veneto, deriva dal nome composto ZanNardo = Gian-Nardo Zanatta cognome veneto, deriva dal nome Zan o Zane = Giovanni col significato di Dio ha avuto misericordia, è stato propizio

Pagina 252


Paesaggio fiume Monticano

Zanchetta, Zanchettin, Zanco, Zancan, Zancaner cognome veneto, deriva dal termine dialettale zàncheta, zànco = persona mancina Zanda cognome sardo, deriva dal termine dialettale zanda = papavero dei campi Zandonadi, Zandonà, Zandonella cognome veneto, deriva dal nome composto ZanDonado = Gian-Donato Zanella, Zanellato, Zanette, Zanetti, Zanusso, Zanin, Zanon, Zaninotto cognome veneto, deriva dal nome Zan o Zane = Giovanni col significato di Dio ha avuto misericordia, è stato propizio Zanghierato cognome veneto, di significato ignoto Zara cognome veneto, potrebbe derivare dal nome della città di Zara oppure dal termine italiano antico zara = gioco che si faceva con tre dadi Zardetto cognome veneto, deriva dal nome personale Zardo = Rizzardo col significato di forte, potente Zarro cognome campano, deriva dal termine dialettale zarro = piccolo ostacolo, inciampo Zaupa cognome veneto, deriva dal termine dialettale vicentino zaupa = gioco che si fa con un piede solo

Zava, Zavan cognome veneto e trentino, potrebbe derivare dal nome della località di Zava Pergine Valsugana (TN), dal termine dialettale veneziano zavajar = barattare oppure dal termine friulano zava = rospo Zen cognome veneto, deriva dal nome personale medievale Zeno Zennaro cognome veneto, deriva dal nome personale Gennaro. Dal latino Ianuarius = gennaio, nome che veniva dato ai bambini nati in quel mese Zidda cognome sardo, deriva dal termine dialettale zidda = focolare Ziliotto, Zilli cognome veneto, deriva dal nome personale Zilio = Egidio Zoppas cognome veneto, potrebbe derivare dal termine dialettale zòpa = zolla oppure dal termine zoppo ad indicare un difetto fisico Zorgno, Zornio cognome veneto, potrebbe derivare dal nome germanico Zorn col significato di furioso Zorzal, Zorzetto, Zorzi cognome veneto, deriva dal nome personale Zorzè = Giorgio col significato di agricoltore Zuccaro cognome presente nel sud Italia, deriva dal termine zucchero ad indicare una persona dolce di carattere Zuccon, Zuccolotto cognome veneto, deriva probabilmente dal nome medievale germanico Zucco oppure dal termine zucca Zuliani cognome veneto, deriva dal nome personale Zulian = Giuliano. Dal nome latino Iulius col significato di sacro, dedicato a Giove Zumbo cognome calabrese, deriva dal termine dialettale zumbo = bernoccolo

Il fiume se ne andava fra le erbe, riversandosi per la valle fredda, ridente al luccichio variopinto di fiori Tertulliano

Pagina 253


Bibliografia Mario Bernardi – Angelo Corazza Ponte di Piave – Una città sul fiume Angelo Maschietto

Tezze di Piave

Ass.Cultura - Vazzola

Siamo Passati – Vazzola, Visnà, Tezze

Don Rino Bruseghin

Mareno di Piave

Alessandro Marzo Magno

Piave – cronache di un fiume sacro

Maria Teresa Furlan

Le Grave di Papadopoli

Antonio Soligon

Palazzo Tiepolo in Vazzola

Giancarlo Bardini

Parrocchia di S.Martino Vescovo - Visnà

Pier Paolo Cervone

Vittorio Veneto – l'Ultima Battaglia

Mario Altarui

Treviso nella resistenza

Mario Altarui

Treviso nel fuoco

Mario Altarui

Treviso Postbellica

Giunti

Storia Illustrata della 2°Guerra Mondiale

A.Mondadori Storia

La Grande Guerra racconti

Carlo Meregalli

Grande Guerra sul Piave

Ist.Storia Risorgimento Tv

Storie della Grande Guerra volume 1 e 2

G.D. Sheffield

Storia fotografica 1° G.M.

Ten.Col.lo E. Glaise Horstenau

Dal Piave al crollo

Paolo Pozzato - Tibor Balla'

Il Piave – l'ultima battaglia della G.G.

Ist. Geografico De Agostini

Aerei della 2° G.G.

Ist. Geografico De Agostini

Come funzionano gli aerei

Ist. Geografico De Agostini

Armi da Guerra

Ernesto Brunetta

1945 – La Cartiera Burgo

Richard Banson – Richard Platt

Disastri

Vallardi

Il Grande Libro della Storia Pagina 254


Sossai Fratelli

La Famiglia Sossai

Piergiovanni Biffis

La Famiglia Biffis

Gen. Guido Concini

La Famiglia Concini

Casimiro Polacco

Notizie sulla Famiglia Polacco

Ist. Geografico De Agostini

Enciclopedia Medica

Mondadori

I Giganti n.17

Tarcisio Zanchetta

S.Maria di Lovadina

Giuliano Simionato

La Comunità Cristiana di Lovadina

G. Simionato – A. Sartoretto

Storia millenaria di Lovadina

Jean Raspail

Il Campo dei Santi

Il Gazzettino

Archivio

L'Azione

Archivio

I. Azzalini – G.Visentin

Conegliano

Associazione Emigranti

Archivi

Comune di Mareno

Archivi

Parrocchia di Mareno

Archivi

Ido Da Ros

Bepi Ros – La roccia del Piave

Parrocchia di Sarano

Archivio Don Noè Tamai

Luigi Nardo

Dizionario Italiano-Veneto

Eugenio Dal Cin

Cognomi di Susegana e di Cappella Maggiore

Emilio De Felice

Dizionario dei Cognomi Italiani

UTET

Dizionario Storico Etimologico

A. Semenzi

Treviso e sua provincia

Voglio che tutto ciò che mira a stabilire rapporti intellettuali e a liberare le menti si diffonda nelle moltitudini e passi dall'una all'altra bocca. F. Bacone Pagina 255


CONSIDERAZIONI FINALI Il secondo libro è terminato e come nel primo volume si racconta di noi, del nostro paese, della nostra storia, delle tradizioni, del nostro modo di vivere, conquistati in tremila anni di vita. Abbiamo costruito poco alla volta la nostra casa culturale aperta alle idee del singolo, alla libertà dell'essere persona, del creare, inventare, costruire. La nostra identità di veneti l'abbiamo realizzata nei secoli e la possiamo sintetizzare con questi brevi tratti: – la cultura del lavoro, inteso come sostentamento, difficile nel passato per la spaventosa povertà delle nostre campagne; se non c'era lo si cercava emigrando in giro per il mondo. – il ritmo antico delle stagioni e del tempo, dove la vita era scandita tutto l'anno dal sole e dalla luna, dalle feste religiose; una partecipazione ed uno scambio continuo tra noi e la natura. – l'ambiente, una realtà da far produrre per sfamare le molte, a volte troppe, bocche delle famiglie contadine; ma anche un amore per il bello, l'orto, i fiori e gli animali che avevano il nome di persone. – la religione, che univa col suo sentimento tutti quanti, anche quelli che durante il giorno bestemmiavano Dio e la Madonna, ma che poi si riconciliavano pentiti; dove l'inferno ed il paradiso erano la punizione ed il premio per ogni azione quotidiana. – l'autocompiacimento e l'orgoglio per il risultato del proprio lavoro. – la memoria, che unisce i vivi ai trapassati; il ricordo della famiglia e degli eventi che hanno spesso tragicamente segnato la storia. – il senso di pietà e solidarietà che ha creato nei nostri giorni una grandissima rete di volontariato. – la nostra lingua, il dialetto con le sue innumerevoli varianti; un suono che naturalmente ci tranquillizza e ci dà il senso di sicurezza e di appartenenza alla nostra comunità. Ma con l'immigrazione e la globalizzazione la realtà è cambiata radicalmente e spesso ci si trova spaesati perché abbiamo perso quei punti di riferimento che sono stati appena ricordati; non abbiamo più coscienza della Pagina 256


nostra identità veneta. Tutte le società hanno come riferimento valori condivisi ed un sistema di relazioni che garantisce l'identificazione dei singoli nei princìpi comuni. Nel 1973 lo scrittore Jean Raspail scrisse che “la radicalizzazione delle comunità straniere presenti sul nostro territorio, la forte pressione psicologica delle associazioni umanitarie, l'estremizzazione da parte di alcuni esponenti religiosi, il falso buonismo delle coscienze, il rifiuto di affrontare la verità, indeboliscono le nostre difese. Chi può pensare, se non ponendo la testa sotto la sabbia come uno struzzo, che l'attuale equilibrio possa durare a lungo?” Nella situazione attuale, possiamo pensare che sia un nostro diritto vivere nel modo che ci siamo costruiti e chiedere a coloro che vengono da noi di essere ospiti rispettosi? Se gli stranieri non vogliono adeguarsi ed integrarsi, come molti dimostrano di non voler fare, perché devono restare imponendoci le loro regole? A Stoccolma è di gran moda una maglietta che i ragazzi musulmani portano con la scritta “2030 poi prendiamo il controllo”. Se non affermeremo con forza i tratti della nostra cultura, i nostri figli e nipoti vivranno in una situazione esplosiva, che porterà alla cancellazione della loro identità. Lo scrittore russo Aleksandr Zinoviev ha lasciato scritto che: “...i nove decimi dell'umanità aspettano il momento opportuno per gettarsi contro di noi occidentali. Quanto ci vorrà? Una, due o tre generazioni?” E' ciò che vogliamo? Non sarebbe bene prendere coscienza dei fatti e decidersi ad intervenire con fermezza da subito prima che sia troppo tardi, aiutando chi si vuole integrare ed allontanando gli irriducibili? La nostra cultura millenaria ha sempre accolto bene tutti quelli che si riconoscevano nei valori della società veneta, che si arricchiva anche col loro apporto.

Concludendo questo nostro lavoro, vogliamo ribadire che ora più che mai è importante assumersi l'impegno per consolidare la nostra identità; il Veneto è stato ed è terra di frontiera ma la sua gente, noi, è uscita sempre a testa alta dalle molteplici sfide a cui è stata sottoposta.

Sono convinto che una pace nel mondo tra gli uomini non è possibile se non vi è pace tra le religioni. H. Kung Pagina 257


UNO STILE DI VITA Non Importa: L'Uomo è irragionevole. Illogico, egocentrico: non importa, amalo! Se fai del bene, ti attribuiranno secondi fini egoistici: non importa, fai del bene! Se realizzi i tuoi obbiettivi, troverai falsi amici e veri nemici; non importa, realizzali! Il bene che farai verrà dimenticato: non importa, fa del bene! L'onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile: non importa, sii franco e onesto! Quello che per anni hai costruito può essere distrutto in un attimo: non importa, costruisci! Se aiuti la gente, se ne risentirà: non importa, aiutala! Dà al mondo il meglio di te, ti prenderanno a calci: non importa, dà il meglio di te!

Madre Teresa di Calcutta

Pagina 258


Indice dei nomi A Agosti conte Giuseppe Agosti conte Luigi Agosti Giuseppe Agosti Luigi Agosti Mario Albini Aldo, ingegnere Alboino, re longobardo Algeo Fortunato Algeo Luciano Amadio Giuseppe Ambrosso Natale Ansermini Teodoro Antoniazzi Attilio Antoniazzi Graziano Armellin Lino Attorbo Roberto B Baccichetto Flavia Baccichetto Giovanni Baccichetto Giuseppe Baccichetto Maria Pia Baccichetto Narciso Baccichetto Natale Baccichetto Pietro Badoglio Pietro, generale Baldissin Antonio Bardin Giovanni Barel Giulia Barra Augusto Barro Attilio Barro Giuseppe Barro Luigi Barro Mario Bartali Andrea Bartali Gino Basei Agostino Basei Antonio Basei Gian Marco Basei Gioconda Basei Giuseppe Basei Renzo Basei Roberto Basso Mario Battistuzzi Daniela Bazzo Natale Bellussi Antonio Bellussi Girolamo Benedet Giovanni Benvenuti Pompeo Berardino Loredana Bernardi Fabio Bertoli Luigi Bet Aldo

Bet Elisa Bet Giuseppe Bet Mariano Bevilacqua Toni Biadene Apollonia Bianco Serena Bidoli Pietro Biffis don Andrea Biffis Andrea, oculista Biffis Angelo Biffis Antonio Biffis Antonio Biffis Antonio Biffis suor Bertilla Biffis don Domenico Biffis Elena Biffis Ferdinando Biffis Fernando 114 Biffis Gerolamo 114 Biffis Gino Giuseppe 114 Biffis Giovanni 115,195 Biffis Giovanni 114,195 Biffis Girolamo 114 Biffis Marina 89,114 Biffis Pietro 38 Biffis Pietro, medico 87 Biffis Pietro Antonio 92 Biffis Santo 143 Biffis Silvio 193 Bin Angelo 63 Bin Giuseppe 186 Bonancin Amalia 89 Bonas Arturo Girolamo 89 Bonotto dott. Gino 109 Bonotto ing. Antonio 109,133,137 Bonotto Luigi 110 Borean Egidio 110 Borelli Roberto 110 Borin Giuseppe 110 Bornia Giovanni 110 Bornia Luigi 110 Bortolotto Antonio 110 Bos Emilio 89 Boscariol Giovanni 144,145 Bottecchia F.lli 93 Bottecchia Pietro 19 Bozzetto Fioravante 19 Bozzetto Franco 89 Bozzetto Luigina 83 Bozzetto Mario 192 Breda Angela 140 Bressan Loredana 149 Brino Antonio 150 Brisotto Giuseppe 63 63 165 165 165 59 31 92 93 94 89 173 92 135 195 195

Pagina 259

192 147 93 137 163 196 39 160 161 160 81 133,161 159 161 160 187 161 160,173 159 82 157, 159, 164 160,173 161 161 159 161 160 160 161 93 96 195 89 21 21 166 196 195 95 96 89 195 92 96 103 89 89 149 196 92 194 192 193 165


Brisotto Piero Brugnera Orsolina Scardanzan Buffo Angelo Buffo Antonio Buffo Luigi Buffo Maria Paola Buffo Vanda C Cais Pietro Cal Giuseppino Caliman Pietro Camatta Angelo Camatta Antonio Camatta Davide Camatta Gerson Camatta Gervasio Camerotto, famiglia Camerotto Antonio Camerotto Vittoria Campagnolo Gino Can Grande della Scala Cancian Angelo Cancian Antonio Cancian Pietro Candiani prof. Luigi Canzian Giannantonio Capra Agostino Capra Egifrido Capra Elvio Capra Guerrino Capraro Mauro Carlo V° d'Asburgo, re Carnera Primo Carnielli Laura Carnielli Luigi Carnielli Natalina Carpenè Ferruccio Casagrande Ampelio Casagrande Candido Casagrande Ezio Casagrande Francesco Casagrande Giordano Casonato Luigi Caterina II° di Russia Cattelan Enrico Cavarzerani Francesco Cecchetto Bruno Cecchetto Denis Cecchetto Giovanni Cedolin Giorgio Celebrin Giorgio Celebrin Lino Celotti Mario Celotti Olindo, capitano Celotti Vittorio, scultore Celotto Gino Cenedese Giustina Ceotto Rina Ceschin Angelo

165 102 151 89 89, 149,150 102 102 94 192 93,94 96 96,182 96 182 92 111 96 106 103 24 89 182 95 58 127 89 91 195 92 196 31 148 196 96 124,125 82 196 89 139 151 89 95 31 89,95 191 104 102 102 66 106 106 114,195 58 58 92 60 196 90

Cescon Eleonora Cingolani Francesco Ciprian Antonietta Cojutti Michela Col Antonio Collalto Rambaldo, conte Collet Domenico Collet Giovanni Comin Arduino Comin Bruno Concini Antonio Concini Carolina Concini Concino Concini Corrado Concini don Firmino Concini Francesco Carlo Concini Giovanni Andrea Concini Giovanni Battista Concini Giovanni di Carlo Concini Giovanni Domenico Concini Guido Concini Luigia Coppi Fausto Coroccher Dino Corocher Giacomo Corte Patrizia Cuna Rosanna D D'Annunzio Gabriele, scrittore Da Fies Ernesto Da Re Agostino Da Re Avellino Da Re Carmelo Da Re Francesco Da Re Giuseppe Da Ros Emanuele Da Ros Giobatta Da Ros Renzo Dal Bianco Antonio Dal Bianco Ferdinando Dal Bianco Giuseppe Dal Bianco Pietro Dal Bò Giovanni Dal Bò Giuseppe Dal Cin Angelo Dal Cin Angelo Dal Cin Angelo Dal Cin Aristide Dal Cin Giuseppe Dal Cin Giuseppe Dal Cin Guerrino Dal Col Luigi Dal Pos Giorgio Dal Pos Sante Dall'Antonia Giada Dall'Armellina Antonio Dall'Armellina Antonio Dall'Armellina Armando Dall'Armellina Beniamino

Pagina 260

145 195 196 195 23 166 108 108 102 102 157 157,164 155,158 155 156,164 156 156 155 156 156 155 157 133 195 96 195 144 44 122 60 138 107 92 92 93 90 135 92 106 103 103 23 90 85 90 91 134 93 101 88 103 105 88 144,145 90 196 168 52, 123,124


Dall'Armellina Bruno Dall'Armellina Clemente Dall'Armellina Ettore Dall'Armellina Ferdinando Dall'Armellina Guerrino Dall'Armellina Luigi Dall'Armellina Pietro Dall'Armellina Stefano Dalla Cia Carlo Dalla Cia Giuseppe Dalla Colletta Renzo Dalla Libera Angelo Dalle Crode Elena Dalle Crode Nicole Dario Ernesto Dario Pietro Dassiè Domenico Dassiè Ennio De Amicis Edmondo De Colle Antonio De Colle Giuseppe De Colle Maria De Crignis Maddalena De Giusti Luigi De Giusti Pietro De Giusti Pietro De Luca Antonio De March Mara De Martin Elvis De Martin Ilvo De Nadai Giovanni Battista De Nadai Graziella De Pasqualin Natalina De Piccoli Maria De Ronchi Paolo De Stefani Fioravante De Zotti Bruno De' Medici Maria Delle Rose Giovanni Donà dalle Rose Donadello Walter Dotta Alessandro Dotta Eugenio Dotta Giannino Dotta Giuliana Dotta Scolastica Dotta Sergio Dotto Stefano Dumas Alexandre E Enrico di Valois Enrico IV F Fabris Nada Facchin Giuseppe Fagaraz Carla Fagaraz Cristina Fagaraz Danilo Fagaraz Lia

168 90 104,108 90 101 90 95 126 124,125 108 128 103 143 143 124 135 90 127 173 162 162 162 162,194 96 96 195 124,125 195 108 108 90 195 53 195 90 96 195 158 133 53 115 60 186 124,137 102 114 114 147 158 31 158 196 195 102 102 116 102

Fagnol Anna Carla Falchetto Beniamino Falzoni Carlo Famiglia Papadopoli Fantuz Arziero Fantuz Chiara Fantuz Vittorio Fantuzzi Silvestro Favaro Fabrizia Favero Luisa Favero Marcello Favero Vito Fedato Antonio Fedato Francesco Felice, Vescovo Feltrin Ugo Fiorin Giovanni Forest Mirella Fornasier Angelo Foscan Battista Foscan Cesare Foscan Egidio Foscan Ferdinando Foscan Giuseppe Foscan Natale Francesco I°, imperatore Francescon Amedeo Frare Aurelio Frare Francesco Frassinelli Renzo Freschi Luciana Furlan Carlo Furlan Emilio Furlan Remo Furlanetto Giancarlo G Gaeta Giovanni Ermete Gaiot Giovanni Gaiot Sebastiano Gaiotto Dino Gaiotto Edda Gaiotto Fernando Gandin Marina Gandin Stefano Garbet Giuseppe Garbet Osvaldo Garbuio don Amerigo Gardenal Antonio Garibaldi Giuseppe Garlant Rocco Garlant Umberto Garziera Mascia Gasparini Roberto Gava Flavio Gava Mario Gava Sante Giacomin Egidio Giacomin Patrizio Gobbo Guerrino

Pagina 261

195 182 193 34 91 196 171 116 195 195 196 137 84 84 31 118 93 192 95 123 123 83 124 90 135 39 105 92 96 124 195 90 90 193 147 44 90 86 101 195 101 60 139 135 96 54 93 172 93 59 193 124,125 135 146,147 196 107 107 123


Granzotto Giovanni Giacinto Graziani don Francesco H Harrison Benjamin Herrera Helenio K Klemens von Metternich L L'Abbate Alessandro La Rocca Mario Lombardi Iosella Longo Sara Lopatto don Venier Lorenzet Ernesto Lorenzetto Mirko Lot Antonio Lot Benvenuto Lovat Valter Lovatello Francesco Lovatello Giovanni Lovisotto Erminio Luca Anibale Luca Giuseppe Luigi XIII, re M Maccari Giobatta Maccari Paolo detto Calca Magnan Roberto Malanotti Camilla Manente Bortolo Manfrenuzzi Giuseppe Mangiameli Giuseppe Mantese Angelina Mantese Antonia Mantese Clelia Mantese Eufemia Mantese Girolamo Mantese Giuseppe Marchet Giuliano Marchi Anna Maria Marco Magno Marcon Angelina Marcon Angelo Marcon Antonio Marcon Assunta Marcon Giuseppe Marcon Giuseppe Marcon Luigi Marcon Luigi Marcon Silvano Marcuzzo Anna Marian Giorgio Mario, generale romano Marion Pietro Maronese Arianna Martignone Camillo Marton Bruno Maset Sara Massimiliano I째, imperatore

59 20 183 150 39 194 192 135 196 68 90 139 124 91 195 96 97 92 195 195 158 60 61 136 156 90 22 193 165 165 165 165 165 165 138 163 30 116 90 90 111 60 195 93 195 135 195 136 36 59 144,145 167 79 192 37,155

Mattiuzzo Miriam Mazzer Giovanni Mazzer Luciano Meneghel Stella Meneghin Giovanni Meneghin Maria Teresa Menegon Emanuela Merz Lorena Mesirca Antonio Mesirca Domenico Mesirca Giuseppe Mesirca Luigi Mesirca Maria Miazzo Angela suora Michela Perin Miguel Poblet Milanese Giuseppe Milanese Luigi Milani Stefano Miotto Pierantonio Mischis Isabella Modolo Sacha Momi Augusto Momi Ernesto Montesel Maria Moore Annie Moras Angelo Moro Emanuela Moschetta Lodi Muffato Alessia Musi Luigi N Nadal Lidia Nadal Maddalena Nadal Sergio Napoleone Bonaparte Nardo Augusto Nasisi Maria Elena Nasisi Pippo Negroni Camillo Negroni Guglielmo O Olivato Walter Olto Laura Ongaro Breda Annamaria Ongaro Luigi Ottavian Luciano Otto von Berndt, generale Ottone I, re di Grecia P Padoan Argentino Padoan Giacomo Padoan Giuseppe Padoan Nerio Padoan Thomas Padovan Argentino Padovan Giuseppe Paladin Domenico Palla, famiglia

Pagina 262

195 97 111 195 91 195 195 196 165 166 166 166 166 58 143 138 97 97 195 142 195 139 91 95 195 183 87 195 92 141 193 196 116 150,151 37,39 91 143 142 104 104 136 145 102 105 103 49 156 92 91 67 138,139 3 92 95 94 104


Palladino Carlo Pandin Giovanni Battista Panucci Aldo Paoletti Giacomo Paoletti Paolo Paolo Diacono Paolo Petrovich, granduca russo Papa Giovanni Pase Elio Pase Giuseppe Pase Pietro Pasin Ilenia Pasin Marco Pasqualetto Mario Pasqualin Nino Patella Alessandra Patera Carlo Pavan Daniele Pavan Vittorino Peccolo Augusto Peccolo Roberto Pedà Vincenzo Pellizzon Giovanni Perencin Cinzia Perencin Francesco Perin Diotisalvi Perissinotto Augusta Peruch Augusta Peruch Giovanni Peruch Lino Peruzza Antonio Peruzza Francesco Peruzza Masimo Peruzza Sergio Peruzza Vittorio Piacentin Giuseppe Piacentin Guerrino Piacentini Giovanni Piai Bruno Piai Guido Piccin Silvia Pietro III°, zar Pillon Antonio Pilosio Gloria Pin Rosa Pinarello Fanny Pio VI, papa Polacco don Agostino Polacco Alessandro Polacco Alvise Filippo Polacco Amalia Polacco Antonio Polacco Bonaventura, notaio Polacco Giovanni Battista Polacco Giovanni Maria Polacco Lucia Polacco Luigi Polacco Vincenzo Polese Enrico

166,167 94 192 72 133 31 31 93 108 91 92 135,136 127 135,136 137 194 192 196 124 92 194 107 91 144 123 56 194 106 92 94 140 196 92 192 123 84 69 92 92 95 196 31 60 104 195 114 31 156,163 163 163 164 97,164 157,164 164 163,164 164 164 81 92

Polo Antonio Possamai Augusto Possamai Renzo Prizzon Angelo Prizzon Antonio Prizzon Giuseppe Prizzon Giuseppe R Rech Alfonso Richelieu, Cardinale Roma Sante Ronchi Paolo Ros Bepi Ros Ernesto Rosi Paolo Rubino Valentina S Saccon Giacomo Salvador Domenico Salvador Eugenio Salvador Paolo Salvador Vittorio Salvadoretti Domenico San Carlo Borromeo San Venanzio Fortunato Sanfiorenzo Fiorenzo Sanson Francesco detto Piero Sanson Giovanni Sanson Maria Sarton don Angelo Sartor Paolo Savoini Giulio Scaczot Giovanni Battista Scardanzan Silvia Scattolini Antonio Schincariol Luigi Scottà Antonio Scottà Bernardino Scotta' Giovanni Scotta' Lino Scrizzi Giuseppina Scrizzi Maria Scudeller Desiderato detto Pilato Scudeller Domenico Scudeller Maria Serafini Aldino Serafini Angelo Serafini Domenico Serafini Francesco Serafini Francesco Serafini Girolamo Serafini Gregorio Serafini Guglielmo Serafini Luigi Serafini Maria Serafini Nazzarena Serafini Ugo Serafini Ugo Signori dott. Gino

Pagina 263

94 94 105 95 141 95 194 114,195 158 52 95 148 148 148 143 92 91 114 91 80 137 20 31 193 53 54 116 58 196 115 163 143 192 97 101 101 94 94 165 165 70 91 102 59 166 166,167 91 167 166 166 166,167 166 167 194 91 123 68


Silvestrin Flavio Soldera Luigi Soligon Adriano Soligon Chiara Soligon Franco Sonego Leonida Sossai Aldo Sossai Carla Sossai Gildo Sossai Ida Sossai Paolino Spaziano Anna Speranza Pietro Spinazzè Aldo Spinazzè Francesco Spinazzè Lino Spinazzè Luigi Stella Paolino Stival Marco T Tamburini Maddalena Targa Fabio Tarzariol Angelo Tarzariol Antonio Teo Giuseppe Tomasella Agostino Tomasella Antonio Tomasella Elisabetta Tomasella Rino Tomasella Samuela Tomasin Roberto Tonini Giovanni Toniolo Antonio Tonon Angelo Tonon Benito Tonon Christian Tonon Evaristo Tonon Franca Tonon Francesco Tonon Gianfranco Tonon Luigi Tonon Michele Tortato Paolo Trevisanato Giancarlo Trivillin Dario V Vaccari Vittoria Valentini Caterina Valeri Erminio Vanzella Giuseppe Vendrame Antonio Vendrame Candida Vendrame Elio Vendrame Giuseppina Vendrame Luigi Michele Vendrame Pietro Vettorel Giuseppe Vettori Pietro Vico Giambattista

138 92 105 135,136 135 195 111 111 111 111 111 105 97 101 97 195 97 97 63 72 193 101 97 84 93 91 196 93 143 103 91 141 113,152 113 116 116 107 107 116 91 116 135 135 124 60 116 91 137 162 162 85 102 97 95 97 116 21

Viezzer Gino Viezzer Giovanni Vigilanti Cama Clementina Visentin Ezio Von Zach Anton W Wiel, famiglia Z Zaia Giovanni Zaia Maria Luisa Zambendetti Domenico Zambendetti Olindo Zamuner Dolores Zanardo Angelo Zanardo Augusto Zanardo Beniamino Zanardo Bernardo Zanardo Carmelo Zanardo Caterina Zanardo Catterina Zanardo Ennio Zanardo Guerrino Zanardo Luigi Zanardo Luigi Zanardo Mansueto Zanardo Oliva Zanardo Palmira Zanardo Pierina Zanardo Pietro Zanardo Rosalia Zanardo Vincenzo Zanardo Vittorio Zanchetta Franco Zanchetta Giocondo Zanchetta Lorenzo Zanchetta Luigi Zanchetta Mauro Zanchettin Ivana Zandonadi Pasquale Zanella Loris Zanella Luana Zanella Marika Zanella Mauro Zanette Giovanni Zanette Giuseppe, scultore Zanette Renato Zanetti Bruno Zanin Angelo Zanin Noemi Zanin Reginetta Zanzotto Andrea Zava Carlotta Zava Guerrino Ziliotto Emilio, ingegnere Zorgno Mario

Se si vuole conoscere tutto, alla fine non si sa niente. J.Matte Blanco

Pagina 264

106 106 194 137 167,168 167 91 196 83 59 195 94 187 149 187 80 187 114 196 72 196 94 72 187 187 71 187 196 187 94 135 127 97 91 135 116 195 142 142 142 138 152 58 102 91 103 195 116 57 110 97 61 109


LA LIBERTA' La libertà è il potere che appartiene all'uomo di fare tutto ciò che non lede i diritti altrui; essa ha il suo fondamento nella natura, la sua regola nella giustizia, la sua salvaguardia nella legge. Il suo limite morale è in questa massima: non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.

Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1793 – art. 6 Pagina 265


RINGRAZIAMENTI

Regione del Veneto

Comune di Mareno di Piave

Banca Prealpi Credito Cooperativo

UniversitĂ degli Adulti di Mareno di Piave

Tutti i concittadini che hanno avuto fiducia in noi fornendoci foto e notizie utili

Pagina 266


Pagina 267


Pagina 268


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.