“ la Vita è una tela che ci disegna prima ancora che i nostri passi conoscano la luce. Quando questo accade, lei ci passa i colori, lasciandoci tra le mani del tempo il compito di continuare a riempire ciò che oggi è bianco e che domani lo sarà di nuovo. E quello che ci rende speciali è il coraggio di desiderare ogni giorno una nuova tinta.
La Couleur D'un Poème E raccontarla… “
EDIZIONI ACCADEMIA BARBANERA
€ 10,00
LA COULEUR D’UN POÈME Volume I a cura di Maria Grazia Vai ImmagineArte I EDIZIONE 2016 ISBN 978-88-99692-02-5 EDIZIONI “ACCADEMIA BARBANERA” Piazza S. Giovanni, 8 01024 CASTIGLIONE IN TEVERINA (VT) C.F. 90049460562 P.I. 01585170564 I.S.B.N. N. 99692 C.C. Postale n. 11763687 abi/cab 07601 14500 IBAN IT 18 A076 0114 5000 0001 1763 687 www.accademiabarbanera.it e-mail Presidente: n.barbanera@virgilio.it Tel. 0761948586 Fax 0761948481 Cell. 3293864466
In copertina “ Il canto degli alberi luce “ 2015 - Acrilici su tela, 100 x 100 di LIA FANTONI
“ Inchiostri d’Autore “
La Couleur d’un Poéme
L’evento culturale “La Couleur d'un Poème” nasce con l’intento di promuovere la poesia italiana contemporanea in lingua e in vernacolo, divulgare la bellezza della natura e dell’universo in 17 sillabe, quella che gli antichi maestri giapponesi chiamarono haiku, nonché l’estro creativo espresso attraverso la pittura. Il tutto per un fine sublime, ovvero quello di destinare parte dei proventi dell’iniziativa alla Fondazione Francesca Rava N.P.H. Italia Onlus.
La Fondazione aiuta l’infanzia in condizioni di disagio in Italia e nel mondo, tramite adozioni a distanza, progetti, attività di sensibilizzazione sui diritti dei bambini, volontariato, e rappresenta in Italia l’organizzazione umanitaria internazionale N.P.H. Nuestros Pequeños Hermanos (I Nostri Piccoli Fratelli), fondata nel 1954 da Padre W. B. Wasson, che da allora salva migliaia di bambini orfani e abbandonati nelle sue case e ospedali in America Latina. La Couleur d'un Poème nasce, si trasforma e cresce, prende forma e colore e da’ vita e spessore a queste pagine, a questa raccolta d’arte ispirata e dedicata all’unione delle parole ai gesti, affinché nulla rimanga statico ma acquisti dinamicità e voce. E sguardo vigile -e partecipe verso coloro che sono meno fortunati di noi.
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La Couleur d’un Poéme
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La Couleur d’un Poéme
Il vento Soffia il vento In un dolce sentire, che si libera nell’aria, costante. Ottave di una dolce melodia, che si libera nel cielo in tutta la sua potenza e accompagna i desideri e i sogni, di un giovane, che torna. Torna A sentire il mondo, nella sua eterna bellezza, della natura; dell’animale; dell’uomo. Trasportato, ora qua ora là, di foglia in foglia verso l’infinito, nel vento suo amico, unito, assemblato, fuso, con il muto, esistere.
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L’indomani, quando partiremo una volta di più con i sensi avvinghiati al fondo degli occhi ci sarà, dentro un sole inquieto, la rivoluzione delle notti, il caldo peccato delle mani che ricercano un’etica del contatto. Poiché più che con lo sguardo urge sentirci vicini di corpo: accatastati dentro le pieghe del tempo che si fa nostro dilatando i suoi spazi e ricordi fino a essere un oltre senza dimensione: il luogo in cui i gesti di ieri non hanno data certa, gli esiti di oggi sono amplessi di decenni riflessi nei sogni e nei venti. A questi due custodi d’aria volgiamo il capo convulsamente desiderando che si fondano in un intenso respiro.
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La Couleur d’un PoÊme
Prima neve in Brianza Nevica allegre tortore intirizzite cercano precari rifugi tra tetti imbiancati e fragili foglie ubriache di freddo. Una frotta di anatroccoli Indifferenti alla gelida acqua del lago in fila, come ubbidienti scolaretti navigano placidi verso riva per il giusto riposo tra spogli canneti. Una giovane e beffarda luna violando le regole ed i colori della sera svela la magia di case e sentieri adagiati in collina. Sui rami penduli, lucenti aghi di cristallo sembrano danzare come festosi burattini. Volute di intenso fumo liberano l’antico e aspro odore di legna bruciata che furtivo si spande in un silenzio irreale alimentando remoti e infantili stupori
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Pochi passi Quasi autunno nelle impronte bagnate sulle maioliche del pavimento Pochi passi prima della notte un ultimo sguardo alla finestra ed un’altra stella nel cielo dei gatti
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L’albero della vita Canta o Terra intorno al tuo albero con lo scroscio delle tue acque sorgive, anime di popoli e flutti di storia sulla tua pelle solcata dall’aratro e dalla spada, dove maestosi giganti ti cingono i fianchi e stanno a guardia di te, che solo alla luna sospiri gli immensi silenzi e i turbamenti del cuore. Canta o Terra intorno al tuo albero che spinge i suoi rami verso il cielo oltre le nubi opache e insipienti e sottoterra artiglia le radici nell’antro degli antichi miti dove il fuoco forgiava le nuove ere dei titani e degli eroi. Canta o Terra queste mie parole così consunte e fragili in questa stagione stinta di foglie morte, vèstile con i colori della vita e la leggerezza dei sogni, e il tuo albero bucherà le nuvole e germoglierà nell’azzurro infinito.
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Timida brezza Un sospiro sospeso tra pianto e sorriso, una brezza dell' anima che si scioglie nel sole, il tuo sguardo pungente che fa breccia nel cuore. Dissetarsi con gocce di fresca rugiada e penare e gioire rasentando la strada ai confini del bosco dove l'ombra e la luce giocan tiri mancini ed ogni passo conduce ad universi cugini, ubriachi di sole o di freddo dolore, cosÏ diversi e vicini in un gioco oscillante tra immoti silenzi e sabba assordanti. Un sorriso accennato, la magia seducente di un gesto abbozzato, sicure promesse d’ un cielo stellato.
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Se la notte divora suggestioni smarrite, se la forza dei sogni da vigore alla vita, se la morsa del tempo dilaga al risveglio, rinnoviamo il contatto con la terra perduta, ritroviamo nell’aria grande fonte di vita, è il parto di nubi che ci toglie la sete, è la brezza dell’anima che mitiga il sole in questa landa infuocata.
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Clessidra veneziana Cristalli di buranesi lucerne! Froge di forge, incatenate Ire! E il soffio del vetraio poi le spire v’infuse… ossidi e cromature alterne. Tu porti nei tuoi due seni le eterne correnti agli atomi… sabbiose mire del tempo oscuro. Misurarlo e dire di più non sai. Ma ben misuri il verme dell’esistenza ebbra: sì. Ma di mali! Eppure così idiotamente cara a quello che perduta ancor non l’abbia. Rabbrividisco al contemplarci uguali… Perché tu scorri: ma nessuno impara che strisciamo sul vetro e siamo sabbia.
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E mi sorprende il mare Attraversa il ventre una scossa di vento un sentiero di sabbia una scia di sole e mi sorprende il mare l'onda che lambisce le pieghe del cuore le stende azzurrando l'abbagliante baratro e salando quelle ore sapide di immenso raccolgo gocce di pioggia attraverso le ciglia sfere multicolore irrorate di quel raggio sole che irrompe tra nuvole e cielo e divento liquida attraverso i pori della pelle scopro di non avere piĂš confini
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L’età del tramonto Diventi vecchio si placa il tuo spirito guerriero entri in disarmo o antico condottiero. Adesso sembri alquanto rassegnato poiché dal final destino ti senti come assediato. Pensi troppo spesso all’ultima meta di quel giorno funesto in cui la tua anima sarà quieta. Ma prima di arrivar al passo estremo finale il tuo corpo precario di mille acciacchi sarà la capitale. Diventerai un peso per figli e per parenti una casa di riposo accoglierà i tuoi lamenti. Che brutta l’esistenza se arriva in tal prigione vedrai passare il tempo e te ne farai una ragione. L’età del tuo tramonto diventa una tristezza che ti lacera il cuore a ricordar giovinezza. Inutilmente sentirai scorrere le ore un desiderio ti invade di bramosia d’amore. Mendicare affetto è cosa assai sgradita o pover’uomo cosa rimane di ciò che fu la tua vita? Cerchi appena una carezza, una lieve attenzione ma la speranza fugge e perdi ogni illusione.
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La vanità del cielo Abiterà nel silenzio la tua voce lieve come una foglia regalata alla terra. Avranno un sapore nuovo le tue mani mentre carezzano respiri di vento e cullano sogni e cuori nell’incessante palpitare di stelle su cui si posa la notte. Tutto si compie in un bagliore di luna che attarda il giorno come un rimpianto abbandonato su un ramo sgualcito. Intanto piovono pensieri nudi nel trascinare stanco di un sofferto perdono. E mi abbandono allo scivolare del tempo mentre s’affollano alla mente letargiche sembianze di parole.
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Irrequietezza d’amore Timido viso nascosto da rossore gli occhi s’abbandonano lungo i cieli. Rimani negli angoli di vita, ti poni un giaciglio nei freddi inverni il cuore non batte al fragore del vento una porta cigola nelle tenebre s’affolla l’anima. No codesto cuore non udire la sua voce, nel mancato abbraccio due amanti nell’irrequietezza della vita. Foglie scivolano sul selciato nei giardini lontani ove un silente s’incammina nel buio. Spoglia è l’intento di te che non v’è più cagione nel domare l’anima repressa di espresso ancorato amore. Disperata voce la luna s’adagiò nel riflesso del mare.
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Cacciatrice di colori All'alba, per armi solo acquerelli, alla cinta una fionda di sogni di bimba. Scivolo piano, scivolo via. Il buio alle spalle, nel silenzio di casa, gli occhi spalanco incantata sul cielo. La fionda in alto levata, ormai sono in volo. Miro lassù, mio è quel rosa, che dilagando profuma e accarezza i ricordi. Piroetto beata nell'azzurro di pervinca e genziana, timide guardie di prati ai confini del cielo. Mi tuffo nel vivo turchese di pietra preziosa, con filo d'oro ad anello intorno al mio cuore. Colpo su colpo mi avvito e cado in picchiata, ora amaranto di frutta matura nel verde di rami novelli. Col timido giallo, che da est parla piano, mi sporco i capelli, le mani, la faccia. Colpo su colpo intingo la fionda, che splende e riluce d'arcobaleno. Colpo su colpo coloro le case, i borghi, le strade, le fonti, le piazze. Plano leggera all'uscio di casa. Scivolo piano, scivolo lesta in punta di piedi, la fionda nascosta nel cuore, spalanco le finestre ai colori. "Ecco, pronto il caffè"
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Tracce (S. Margherita Staffora) Oggi ho ascoltato a lungo le pietre sudate di miseria. Hanno voce rauca di sete e polvere dentro percorsi brevi già evocati e voli infranti senza scampo fra gli spazi stretti o larghissimi. Hanno perduto i muri la pena della storia in un arco a vista e la porta blasè. Solo le pietre dure del selciato straziano a narrare la fatica della legna nella valle lo scalpitio di mucche dentro la stalla il sacrificio partigiano al colle la miseria senza denti per il pane. Batte il cucchiaio dentro scodelle vuote il sole s’accascia e piano muore ancora in orizzonti terrestri.
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Misera povertà Guardare impotenti quella misera povertà, in un mondo d’infanzie rubate, di fiori recisi, di abbandoni: fame, freddo, paura, odio. Per tutto il non amore lontano tu vivi in un mondo indifferente urlando il tuo dolore, verso l’umana crudeltà. Corpi che giacciono a terra sfiniti, mamme denutrite: larve umane i loro corpi dalla fame straziati. Là dove scompaiono i colori tra sogno e destino aggrappato, tu lontano vivi e guardi oltre i confini del tuo mondo, con lacrime di un pianto disperato. Nessuno al superfluo avrà diritto, finché tu uomo vedrai, non odierai ed amerai dolcemente accarezzando quel viso per vedere negli occhi non una lacrima ma un sorriso.
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Apriti cielo, Moebius ti colora Apriti cielo ha sbrigliato i miscugli oltre i confini reali dell’irreale Gir, il principe delle visioni. E’ una freccia ritorta con piumaggi di vento la sua anima gremita di luci; è un cavallo sfrenato il suo corpo che serpeggia tra cortine di nubi, assomiglia a un delfino il suo viso e si lancia e scavalca quelle onde di stelle. Tripudio di trasfigurazioni in passaggi sincronici questo viaggio è energia che srotola morte in vita pensiero puro di prestanza che mescola l’uno nel rosso il due nel deserto il duemila nel mille e in tremila, ieri con oggi, domani con forse. Rassicura l’incerto e abbatte i confini e le rocche Moebius nello spazio maestro di puro pensiero vestito un’ ultima fuga costellazione punto interrogativo.
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Fiori appassiti Il filo della memoria mi riporta a ricordi sbiaditi che ripercorrono la mia storia cosparsa di fiori appassiti. Storie finite in rancori, storie finite senza un motivo, per lasciare il posto a nuovi amori e farti sentire ancora un po’ vivo. Ora un silenzio ondulato riempie le mie giornate e mentre tramonta un sole malato vedo nel cielo due stelle argentate. Ascolto assorta il canto dei grilli nell’aria tiepida di fine maggio e mi appresto ai sonni tranquilli di chi pensa d’esser stato saggio. Sembra così sopito il dolore per troppe perdite e delusioni e torna il ricordo incolore di tante dolci, vissute emozioni.
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Tracce Linee oblique si incrociano, sussultano, si sdoppiano. Corrono parallele nel rosa dell’alba gravida di vento. Ghiribizzi variegati solcano tutto il cielo, possedendolo. Qua, nel grido assurdo del giorno che nasce, stempero ansie antiche. Voglio leggere tracce di bene nei geroglifici del cielo ogni istante piÚ chiaro.
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Su della una melodia sera separato, solitario, in un’ora abbuiata e la luce la luce allontanata è brusìo del frangente sconosciuto/sfaccettato. essere distante da te monotono flusso sera d’ombra flessa su scogli spugnosi e disegno latenti immagini e ti scorgo quasi di carne nel trastullo di alghe giorno rotolato nel gioco risaputo d’un granello di sabbia martoriato / con me l’indolenza del sole intristito vagare su una spiaggia di saleRompere il mio tramonto e con te nel fragore dell’alba scoprire anfratti giocare nell’attimo arrestato in sguardi complici d’intesa tu guadi la distesa increspata verso un raggio che ti illumina il viso / sorriso che smorza il timore del nuovo mattino si arricciola sulla rena un’onda tersa, svanisce ritorna sempre più chiara.. ri-nasce la nostra avventura
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Con levità di piuma Il soffio incostante del vento nei giardini d’autunno mulina le foglie e le confonde. La scia d’un volo alto nel cielo pare esile traccia di un sospiro passeggero che muove per un istante pensieri, ricordi, emozioni. Il tepore di un respiro disegna nel gelo dell’aria volute trasparenti: quasi delicati messaggi segreti che si stemperano piano, senza alcun rumore. Un bisbigliare sommesso rivela intimi dialoghi d’amore e il leggero sfiorarsi di labbra si fa turbamento impudico di passioni latenti. Con levità di piuma si adagiano lenzuola candide nel talamo dei sogni.
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Esisterà un istante rubato al mondo in cui ti racconterò dei miei segreti in cui io e te ci rispecchieremo per separarci ti racconterò di quando io decisi di essere in te e fu indicibile, lieve, della natura del blu oltremare dove pensi di cercare ed invece vieni trovato
Di scintille violette vestita come una piuma sul petto mi perdo nel tuo sguardo di immenso celato fatto di notte e silenzio.
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Inverno Sbiadiscono i segni del tempo dal viso dietro i vetri appannati di un bar del centro.
Novembre 2014 Su ogni petalo una emozione nel bocciòlo la tua giovinezza.
Senza fine E’ sera tramonta il cuore tra fili d’argento. E così un attimo di vita si spegne in eterno.
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Anima persa Seduta sulla sponda del letto ti strofinavi la mano sulla bocca, e ridevi; come una bimba sorpresa, a rubar le caramelle pettinavi incerta e tremante i capelli canuti e rannicchiata su te stessa, stringevi tra le mani i freddi piedi rinsecchiti la luce filtrò poi improvvisa fra le imposte e sbigottita udisti le tortore sugli alberi tubare la tua memoria inaridita frastornata da schegge di pensieri distorti si rifletteva anche sugli occhi silenti che guardavano ormai, senza veder più niente e solo quando, le lunghe dita della brezza ruppero la tremolante ragnatela la tua anima si proiettò sul soffitto dissolvendosi in mille rivoli di luce rosa.
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Di sera, nel mio orto, a primavera La luna disegnava nella quiete d’un’erma sera l’ombra del carrubo e Zefiro portava chiacchiere degli ulivi oltre la rete. Ma dal cancello aperto nella mente entravano i ricordi scalzi, stanchi e dolenti, chiedendomi un’amaca e una coperta per potersi scaldare. Sedendo ho offerto l’ombra del carrubo come coperta bruna e ho sospeso quattro arpe fra gli ulivi ché portassero al cuor le ninne nanne erranti nel chiarore della luna; chiudendo gli occhi è giunto il tuo profumo. Quando mi stendo sotto l’ombra, a sera, carezzati da Zefiro che arpeggia arie di primavera, i ricordi raccontano la storia d’un’ombra su una barca che nel lago del cuor lenta veleggia trasfigurando in sogno la memoria.
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La Couleur d’un Poéme
Così conto i giorni Per sopravvivermi ti ho forgiata come un'arma, come una freccia al mio arco, come una pietra nella mia fionda. Pablo Neruda Mi hai insegnato ad amarti, lunghe colline ondulate verso il rosaio senza spine ho vissuto i miei anni migliori. Corse sulla battigia e risa, mani strette guardando l’orizzonte finché la luna si concede al giorno. Oggi ho imparato il cinismo del falco - il canto scende lento nella notte il tempo non fa sconti alle menzogne e leggero bussa il vento all’innocenza portando via il coraggio dei giorni smarriti nel campo di primule viola, appassite nell’ora del commiato triste. Così conto i giorni dell’autunno - l’anima si scuote quando è viva e m’accorgo che la strada sale verso l’ignoto, l’età non concede tregua ai tormenti dell’anima, oggi la cetra tace alla carezza lieve del vento.
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Ti ricordi In idillio si sono perduti i tempi in lampi di sentimento sono svaniti gli abbracci. Ti ricordi il mattino d'agosto l'erba arsa dal sole ogni effimero tramonto dissolto... Ti ricordi il fiume vicino al canneto il tuo sorriso piĂš limpido della luna... ...madreperla di stelle sopra il litorale tra le barche... E ti ricordi la notte avvolta dall'ombra dei pioppi come una dama da un mantello di seta e corolle... Eravamo lĂŹ, passaggi di stagioni, insieme ogni fiore raccolto, insieme.
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Il Karensansui
(giardino di pietra giapponese) Catartico è il respiro sopra il letto dell’anima incorporea, secchi rintocchi di cristalli di oro, sospese luci abbacinate d’altro. Cade la luna sul Karensansui, le intercalate distanze annulla. E’ soffio inspirato dell’Ignoto. Il vuoto cela l’Armonia sublime.
S’aggruma il sole e si arenano i cerchi. Sfrigola l’onda e macina la chiglia il battello l’aria sfoca. e alla furia del vento l’anima solca l’oltretempo.
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Petali di bagliore Un soffio d’ali, tra le nubi bianche, rincorre il cielo aperto. Profondo è il respiro del vento tra il grano appena maturo, dove, tra il rosso dei papaveri in fiore, c’è il caldo abbraccio dell’amore. Aliti filtrati di luce disegnano, sui colli, castelli arroccati. Voli di farfalle sussurrano baci sui germogli nutriti di raggi di sole. Arde il tramonto dopo il giorno e saranno piccoli petali di bagliore a tramutare i pensieri in parole. Il sospiro dell’anima esulta sulle ragioni di ogni cuore quando, a volte, un sogno impossibile lo vedi realizzare con stupore.
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La Couleur d’un Poéme
Il Rosolaccio Come giovane Atlante si spinge il rosolaccio scarlatto verso il Sole sulle quadrighe, reggendo la rossa corolla fra l’erba, gli ulivi, e le spighe.
La Musa Mi invitano ai vernissage mi parlano del libro mi porgono le carte. Ciascuno intende l'arte proprietà da coltivare e vende merci rare, le sue rape e le sue viole. Ma la Musa guarda altrove folgorando se Dio vuole.
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Per sempre al mio fianco Poi si strappò il Cielo, voragine inversa sfilò l’ultimo respiro liberando l’anima Il vento del Tempo divelse i minuti, migrò il dolore da seme a frutto Ora rivesto di suono la tua voce perduta, di freschi colori il volto sbiadito, inspiro il ricordo ma è lama ogni sospiro Su fragile spalla di fuoco perenne arde paterna l’impronta, orme indelebili avvolgono orfani passi a confortare il cammino Per sempre resterai gemma di luce al mio fianco, per sempre, ancora più uniti
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La Couleur d’un Poéme
I confini In un tempo sospeso, immersa fra terra e cielo, fin dove evapora la mente umana, letti di torrenti e di fiumi mi depositeranno nell’arca divina, scaglie di sole e sciami di stelle mi deporranno nel grembo della verità. I confini si scioglieranno come neve al sole, non avrò più bisogno di lucerne, sarò vestita di un alone di luce e avrò occhi limpidi di Pasqua.
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Frammenti Cos'è il tempo… frammenti polvere e terra un movimento oscillante nel cielo nero in bilico ad afferrare un chiarore un briciolo di sapore dolce che incanta e inchioda l'amaro ma com'è il tempo accorgersi che tutto è niente se la luce si attenua e spegne ma dove sarà il tempo oltre noi dentro nella parte di velluto del cuore non ruvidi pensieri ma posare e proteggere il sentire e tra le labbra sfiorare sapor di malinconia vivi il tuo tempo ora anche quando è solo respiro.
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Notte di stelle Al respiro del vento, ai sospiri dell'anima ecco sorgono e danzano le parole in questa notte di stelle. L'occhio dolente del poeta di luce si abbaglia; inseguendo l'anima del mondo, prove di libertĂ tenta, impara a strappare sogni al cielo. Danzano immagini morte danzano ricordi, danza l'amore rinchiuso in oblio; la felicitĂ fragile, le cose segrete dell'anima, danzano. E sfuggono i fili del tempo dalle mani delle Parche, passato e futuro anteriore infranti, storditi da troppa inattesa Bellezza.
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Briciole di cuore Mi trova l’alba, prima rosa che fiorisce nella nebbia del mattino, sui gradini della nostra casa al mare a raccogliere disperse briciole di cuore, lucciole smarrite nel buio della tua disperata lontananza. E il tuo sorriso, finestra spalancata in quel tenero chiarore, mi cade d’improvviso fra le ciglia, si dissolve nel lento frusciare delle foglie di corbezzolo in fiore sotto il cielo inargentato dell’ultimo tramonto, quando la spuma accarezza la sua spiaggia e scioglie il suo dolore. E ti ascolto, amore mio, in quel lento vagar d’onda che tu chiamasti vita, misterioso incanto che distilla la tua assenza immensa e mi scorre fra le braccia quando si fa sera nel deserto sconfinato della mia anima.
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E’ così lieve questa notte la carezza del mare quando le onde cullano il silenzio ed il cuore si aggrappa alla parola che pronuncia dolcemente il tuo nome e mi porta lì, dove ti trovi, in quel palpito lontano che sfoglia i battiti fra due ali di rondini che si incrociano nel sogno azzurro di un manto infinito di stelle.
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Mille strade Ho percorso mille strade della vita cercando una luce da guardare ho attraversato crinali d’esistenza in cerca di un amore da abbracciare ho scalato i monti per avvicinar le stelle e scoprir due occhi in cui annegare. Ma ora che l’aurora ha illuminato il cielo e non scorgo più la stella che cercavo a bordo di un convoglio di tristezza miro la strada per non smarrir la meta. Non vedo più la stella che guidava i passi ma credo che sia lì, a volare in mezzo al cielo. E ora che senza stelle non riesco più a volare plagio l’albero che lascia andar le foglie ma tiene le radici per nutrirsi ancora. Mi nutro anch’io di te che sei volata in cielo e nell’intima speranza di ritrovarti in sogno ti abbraccio, stella che mi portasti al mondo. Era estate, Mamma, lo ricordo ancora, ricorderò il tuo amore che mi ha dato vita e anche se i miei giorni saranno senza stelle lo custodirò per sempre dentro il cuore mio.
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Quale Vita Non so quale vita muove la vita dei sogni quel gioire dei lembi avvolgenti lo spazio immateriale fumati di violazzurro come dopo i temporali Non so quale pittore tracciato abbia il disegno onirico mischiato i colori perchĂŠ si possa vedere dormendo altri mondi nelle pupille sfilare
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Clochard Il cielo sulla pelle. Occhi pieni di stelle. Segni di bufera sul corpo e nella mente. Temprato guerriero dallo spirito ribelle. Notte scura, un cartone e un pizzico di luna. Cuore in affanno, briciole d’amore e tanta sfortuna. Selvaggio destino. Pioniere di lotte senza fine. Sguardo di miele, parole soffocate e gelide mani per non dimenticare. Ombra di nuvola sui marciapiedi di città . Unico e degno maestro di tanta dignità .
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A mio Padre Non mi ha detto cosa fare: mi è bastato osservare le sue mani che plasmavano la vita. Non mi ha detto come vivere le ore: mi è bastato osservare il fluire del suo tempo. Non mi ha detto che mete raggiungere: mi è bastato camminare al suo fianco. Non mi ha descritto il colore del cielo: mi è bastato osservare i suoi limpidi occhi. Non mi ha regalato venali beni: mi è bastato apprezzare ogni suo valore. Non mi ha detto come colorare il cuore: i colori della sua anima hanno dipinto il mio universo. Non mi ha indicato le stelle nella notte: mi è bastato seguire il suo sguardo osservare l'infinito, limpido, orizzonte. E, prendendomi per mano, senza pronunciare inutili parole, mi ha indicato le strade della vita accompagnandomi tra le stelle dell'universo, che brillavano illuminate dal suo nobile cuore. Grazie Papà
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Les racines de l’âme Dans la nuit enchantée, quand la plupart des mortels laissent tomber au pied du lit leurs rostres pointus et Morphée imprime sur leurs visages une enfantine candeur, quand s’éleve le concerto des battements du coeur, qu’il est merveilleux de contempler le ciel.
Le radici dell’anima Nella notte incantata, nell’ora in cui i più dei mortali lasciano cadere ai piedi del letto gli aguzzi rostri e Morfeo imprime sui loro volti un fanciullesco candore, quando s’ode il concerto dei battiti del cuore è meraviglioso contemplare il cielo.
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La Couleur d’un Poéme
Seulement dans cette onirique heure de calme illimité on peut percevoir les légères vibrations des racines de l’âme.
Solamente in quell’onirica ora d’illimitata quiete si possono percepire le lievi vibrazioni delle radici dell’anima.
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Se l'amore può finire Ora che è arrivato il tempo, alle parole che un giorno dicesti e non compresi ripenso. Di ognuna io mi rammento... Dicevi: se l'amore può finire, non amarmi adesso che i destrieri alati attraversano il cielo nel fulgore dell'aurora; serba il tuo amore per quando le ombre agli occhi tuoi stanchi incerte renderanno le fattezze del mio viso, così che tu possa riconoscerlo alla carezza della mano. Dicevi: se l'amore può finire, non amarmi adesso che la certezza del tempo a venire fa di ogni luogo un campo-base per conquistare la vetta; la stazione di posta di un lungo viaggio.
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Serba la tua tenerezza per quando faticoso si farà il cammino. Allora, soltanto il desiderio di bagnare ancora le labbra alla sorgente delle trascorsa felicità riuscirà a guidare i miei passi. Fa in modo che anche nella luce vacillante del tramonto nessuna notte possa uccidere la speranza di veder sorgere l'alba. Guarda! Siamo ancora qui: noi due come allora. Per un'alba ancora. Insieme.
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Un ricordo Quando anch’io diventerò un ricordo vorrei essere un ricordo buono come quell’albero là lungo il pendio da dove si contempla la campagna. Come l’incavo nella grande roccia dove ti trova il sole e non la bora per riscaldarti e farti compagnia nei giorni gelidi senza sorriso. O la capanna fragile di frasche da mani rudi fatta d’illusioni dove asciugare bene le ferite senza la compassione di nessuno. Soltanto essere per te l’immagine che ti dà cuore quando sei sfinita il nido con amore preparato il filo che anche al buio ti guida.
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La Couleur d’un Poéme
Solitario viaggiare su altri richiami Il limite è lo spazio su cui il tempo si poggia Le stagioni si mischiano, fluttuando sull’inconsistenza umana Siamo briciole d’infinito nel cielo che non ci contiene
Il mio vivere arrogante le timidezze profonde che abbracciano silenzi sussurrati di parole Ho disprezzato l’eco della mia poesia incompleta smorzando sillabe, masticando versi, rincorrendo Bacco per un bicchiere di vita
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Letti di foglie Corre la via sfila sfugge rincorre sprazzi di vita insegue volture. Letti di foglie secche accartocciate crepitano al passaggio di imberbi in corsa. Lieto l'andare le gote imporpora il riso fa abbondare dai labruzzi dischiusi.
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La Couleur d’un Poéme
Ė quando sera accende i lumi al borgo Ė quando sera accende i lumi al borgo che mi sovvien vaghezza d'amore e di ricordi. Così da me si parte, come suole chi va provando asprezza, lo spirto mio che scorgo ramingo, crudo, nudo, abbandonato. Certo più spoglio adesso del dì in cui sono nato, esposto alla sassata e allo strale di chi ride d'amore e del suo male.
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Sono entrata nella tua vita Sono entrata nella tua vita come un fulmine, come un’accetta, come il cappio di una corda; come una carezza, come un sospiro di vento, come un bacio; infrangendo le onde del mio mare in tempesta, rompendo i tuoi abbracci con mille carezze.
L’Acqua L’acqua viene a cancellare le attese più aride e scioglie i nodi di pigrizia. Ora tutto è pulito e fluido e non ci sono più attese. Non avrò bisogno di lacrime: la mia anima si è fatta già liquida.
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La Couleur d’un Poéme
Il canto delle conchiglie Il mio essere ostrica e perla il dorso incollato alla roccia lo schiaffo delle onde e le ginocchia raccolte a proteggere il viso. All’unisono il lamento e il canto la carezza e l’urlo del cuore. Ruvida poesia vivere e morire quanto costa esistere frantumare gli attimi e sopravvivere “dentro”.
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Respiro di vento Ogni giorno si consumano parole Perdendosi in rivoli muti Dove schiocca la pioggia. Quanta solitudine nella mente Di un tempo che si è smarrito. Sono solo un respiro del vento Che accarezza le foglie morte. Breve pulsare di una stella Come battito di cuore Negli ultimi attimi che scemano la notte. Marinaio che scruta i sogni Percepisco la raffica assopita Che soffia alle parole Il senso taciuto.
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La Couleur d’un Poéme
Acquerello M’adagia leggera quel letto di erba novella rugiada in stupita speranza margherita di petali al sole ascoso profumo di viole dondolando di steli nel vento un’ebbrezza dimentica al giorno tenerezza di un tempo fanciullo perso in nuvole vagabonde di viaggio a giocare di forme e colori e sentire di Vita nell’aria Armonia dispiegare di velo a dissolvere come acquerello dolcemente in occhi di cielo.
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Io e te indivisibili Bisbigli di luce tra le dita dell’anima. Occhi sospesi tra la voce del vento. Un ti amo afferrato tra le onde del mare. Due mani che si cercano tra le vele di un sogno. Io e te…indivisibili.
Pensieri sparsi Amo il sole perché la luna mi rattrista. Pensieri sparsi nella notte dove traboccano emozioni senza fine. Di quelli che sussurri soltanto perché sono troppo grandi da spiegare. La luna è quella parte di me nascosta che nessuno può vedere e trovare, nemmeno…a volerla cercare.
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La Couleur d’un Poéme
Velleità presaga Al risveglio pochi istanti estinguono la capacità di ricordare il sogno, di ripercorrerne a ritroso l'incorporeità delle trame e i processi dei pensieri ridivengono riottosi sudditi della meccanica fine, asserviti loro malgrado, all'ineluttabilità del ticchettio, liberi solo di far roteare un'iridescente trottola mnemonica o di muovere sulla scacchiera del poi col piglio d'una velleità presaga. Ma l'incedere verso un dove nell'inesplorato divenire è sempre sovrastato dall'insonnia delle costellazioni che rifulgono ed opprimono di lontananze estreme, e nelle tasche? Nelle tasche ancora la moneta del tempo, che tintinna eternamente tra il prima e il poi
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Gocce d’illusione Luci spente abbagliano i pensieri di quest’orfano esistere. Senza brama di tempo gocce di pioggia cadono lente Tenute in equilibrio sulle ciglia del giorno da palpebre dischiuse Un repentino imbrunire -solo un timido battito d’ali acerbeUn sigillo d’attimi intriso d’illusioni quel declinare di sole in una magrezza di pensiero.
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Van Gogh Un 30 marzo coincidente con una morte antecedente Sarà pure un caso, ma ha dato via a un genio incompreso e snobbato Grazie alla sua virtù, ha dipinto paesaggi, vite e ritratti mai malfatti ma di meraviglia in più Tra pennellate di colori armoniosi, vivaci e gioiosi ti cattura lo sguardo in un azzardo accendendo il sentimento in un momento Nell’abbassar del sole spiccano in primo piano figure con una certa mole La patata oggetto di natura morta non è di scorta ma pasto quotidiano elemento sacro e non mondano.
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I tonfi cadenzati delle grucce I tonfi cadenzati delle grucce amiche strascichi o sussurri di passi consueti passi che non sentono la voglia della resa tra voci lievi di saluti noti espandersi nel farsi della sera gradita veste che traspare e dĂ respiro al tepore di un' incerta primavera. Poi smarrirsi poi svanire. Cessano una sera... FinchĂŠ altro suono il battere di un bastone lento che viene da una strada piĂš lontana diventa conosciuto amico col cenno arguto di un saluto e dura ogni giorno che non piove poi si attutisce a darti il senso di un sorriso del tempo che si spegne e del morire. E gli anni scorrono veloci come grani dei rosari tra le dita o piĂš veloci come ruote sulle strade un po' sterrate e i colpi dei bastoni saranno o sono i nostri,
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chissà se dietro i vetri c'è chi ascolta, sempre più vuoti gli spazi delle case. E batti più forte perché l'eco nel vuoto possa ricordare le storie della gente che ha vissuto avuto e dato.
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La luna rapita Un pozzo triste ha nascosto la luna. L'ha strappata giù dal cielo senza drammi, coperta d'acqua stantia ed antica, come il letto morboso di un infermo. Ora spoglia è la notte, mutilata, come la cella di un condannato tace. Troppo buio tutto insieme può accecare, tutta sola che può fare una scintilla? Nemmeno un brillio, pagliuzza d'oro nell'abisso cupo, basso, soffocante, nemmeno una campana a festa suona, nemmeno un fiore insiste sui binari. E la luce è lì, vive nell'acqua marcia, nascosta, violata, corrotta, appare differente dal ricordo che offriva. Le stelle, sole, non bastano alla notte.
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Sogni Non ne vorrei più I sogni sono come comete Baluginano e rendono assetati A volte scompaiono all’orizzonte Mi aggrappo a pensieri lucidi Mi soffermo Mi lascio condurre ma il cuore vuol tornare a rincorrere sogni
Parole senza suono Sono grida soffocate le parole senza suono Nascono dal profondo salgono non si fanno sentire graffiano Si tingono di rosso Muoiono nel silenzio del rumore altrui.
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L'aquilone e il vento Nell'unione tra il vento e l'aquilone l'amplesso dona al filo brevi spasmi e il salire nel cielo senza stelle dipende dal resistere tenace E la mano che trattiene lo innalza, contraddizione limite di un viaggio, mentre il vento che segue la corrente è il letto e il fiume di una stessa forza ma se spezzi il legame che lo guida volare potrà essere un cadere l'equilibrio precario dell'abbraccio nell'infinito le ali fa tremare Ed io che dalla sabbia unisco sguardo al volo che conferma le illusioni mi chiedo se il mio camminare i mondi sia libero o c'è un filo che lo guidi.
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La Couleur d’un Poéme
Non odi i passi Solo la notte avrà memoria di queste veglie stellate se tu prendi commiato dalla riva e non odi i passi che giungono alla presenza del cuore. Anche l’onda trascina la lontananza dalle terre: ogni ombra è insonne sulla porta. Altri sono venuti a chiedere ginepri e sogni lungo il fiume quando l’acqua era orfana di canti e tu alle brevi estati davi ascolto tra i cortili. Il nostro fiume non vive in questo verde putrido che separa villaggi dai sentieri se di nascosto portano ancora la luna saracena a frantumare gli specchi della notte. Mi riconosco in questo esilio caro e so del guizzo atteso che misura ogni passo nell’eternità della parola. Ma non sei tu che in ogni stagione annunci l’albero azzurro e lo deponi a filo d’acqua nello sguardo dei bambini; non sei tu, Madre, che dalle rive svegli l’illusione consegnandola a maree che hanno il seme della terra?
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Dicono che un giorno torneremo con i nostri cappotti di papaveri a riempire il cielo di colori, ancora i gatti ai davanzali a respirare una stagione intera. Un giorno.
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Inquinamento Incombe la mano nera sopra i bimbi seduti su un prato di verde sfumato, raccolgono fiori, colori che ricordano il giallo del sole e l'arancio degli agrumi. All’orizzonte mattoni dalle finestre strette, come sfondo un cielo striato di grigio. Lo sguardo innocente è immerso nella natura ancora ignaro di quella cupa vicinanza.
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Nel silenzio avvolgente Sapeva d' inverno la pioggia sul muro con gli echi nel vento portati lontano l'erba bagnata respira di nuovo si affaccia la sera su vetri parlati su versi abbracciati alle gocce la flebile luce saluta la notte nel silenzio avvolgente accompagnato al tempo sapeva d' inverno la pioggia sul muro sapeva di noi.
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La Couleur d’un Poéme
L'esilio di Lilith I tuoi ripudi come i trionfi sembrano grandi nell'ombra. Folle e discinta, ghermita dai rovi, tu aduni la canaglia alle crepe della terra; quel chiaroscuro spiega tempeste a chi ti amò senza crear dolore... Gusci di lune che non mostro costole e rotte al tuo cannocchiale disseminati dall'altra civetta vedranno i Colori di domani. Lassù rinunci sul greto del vento, dei fiori plastici della mia infanzia: girandole si vorrebbero demoni.
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Sub-limine La notte condensa pensieri in attesa sui cordoli del cuore sguardi infermi depredati dagli spigoli di un cielo anemico riflessi in maschera d'acqua e sale sopra specchi impalliditi tra le mani lontano tra dissolvenze imprecise partirò verso l'esilio dei miei sogni stordito dal silenzio degli amici nell'infinito assente barattato al vento come rantolo scagliato dentro vuoti a perdere dove l'anima deflora denudando le sue spine
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La Couleur d’un Poéme
Memorie Sfoglie intessute d’oro - l’albero forgia e un vento triste miete doni sospesi d’aura soffusa - poi lentamente cuce una greve coperta per la fredda stagione. Di silenzi ovattati il mio sguardo tace e attende - una folata: sospirano leggeri gli alberi stanchi, un grigio passero si leva - palpito d’ali memore d’altri tempi.
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Francesca (Ode a Paolo a Francesca) Sfogliasti la mia storia senza saper di me ma per diletto e nei miei occhi leggesti del tuo pianto. Spogliasti il mio destino sui piedi nudi scivolò il castigo e io con lui vagai tra i cerchi ardenti. Mai fu condanna più invisa della spada la malasorte mi avvolse col suo manto eppur la morte mi cinse all’Amor forte. Mai fu condanna vittoria sull’eterno come dei nostri corpi rappresi in un sol bacio. Uniti nel peccato finché Amor sia assolto dal Creato.
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Profundis E ogni momento E ogni istante Quel vuoto candido Seppur a volte ancor t'aspetto Oramai non ha più senso sperare Tocca solo vivere vivere vivere e celare l'amarezza dietro un sorriso pagliaccio
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Quando Quando diventerò vecchia non avrò più fretta, dimenticherò il canto degli orologi, avrò un sorriso rassegnato sospeso da tempo, in pausa tra le rughe. Sarò spensierata come bambina, senza doveri, scadenze, apparenze, passerò le notti scrivendo poemi drogata soltanto di odore d'inchiostro. Vivrò gustando ogni aurora, assopita e pigra al lento risveglio, racchiusa in un fiore nell'appassire ricorderò le fragranze, d'amore follie. Verrò liberata da ogni prigione, una fragile conchiglia trasportata dal fiume, una sposa fedele di malinconia aleggiante al vespero nel silenzio d'assenze. Una fanciulla adornata con trecce d'argento sorpresa dall'arrivo dell'ultimo domani.
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La Couleur d’un Poéme
Il presente è con voi E ciò che si apre un pensiero udito da lontano. Poi salta su un'isola di sole, lì le ginestre hanno linfa di velluto e addolciscono allodole di vita. Tra le querce e parchi sostano giorni pieni come altalene solo protesi e turbini di calde luci su voci taciute e freschi volti di pace già si aprono alla nuova alba fraterna, ad ora ad ora, un'insegna bianca, impala l'elica del vento leggera. Ripalpita il cuore l'infanzia di un volto fatto mito. Il presente è con voi, si ridesta dal cielo come parole lungo il tempo nutre con mano sentita e protesa tutta ad un abbraccio.
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Pensieri e parole nel canto dell'amore In silenzio restano i pensieri avvolti tra le pieghe della mente come rondini in volo. Tempeste di luci e fragili armonie a cancellare le rughe nel cuore. Vorrei arcobaleni, sorrisi, colori e squarci di azzurro e dolci lacrime tramutare in rugiada. Vorrei la luna e le stelle le nuvole e il mare il sogno e la magia Vorrei averti ora tu che sei poesia tu che sei vento che accarezza la nuda pelle con te respiro le mie emozioni dai vita alla mia vita Amami in questa notte cosparsa di stelle come se tu fossi il mare e io l'onda che ti abbraccia Io che ho amato tutto ciò che sei stato oltre la distanza oltre l'assenza.
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La Couleur d’un Poéme
Orme e tracce Ancora qui, rasente al velo della finestra un alveo di cenere come crosta del tramonto si lacera e imprime a tratti, spezzoni, sfumature, smunti nidi di fiamme in un cielo corrucciato. Svaria la cartilagine sfocata della luce, sbuccia tagli di confluenze rade e stinte dove sconfinano lingue fuggiasche, deragliate di nubi, filigrane ritorte e propaggini di smagliature risicate fosche, di frastagli bruniti. S’impigliano in un margine oscuro dell’anima le orme silenziose dei rimpianti consunti, le tracce dimesse delle occasioni perdute, degli appuntamenti mancati, le attese umili dei sogni lasciati in disparte.
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Desio e sentimento SÏ com'io presto volsi al mio desio tanto lesto fu l'amar sentir del suo vano incanto suo che allor mi pose il passo a terra e di sotto il cielo terso e la nuda carne sopra il sasso che volto spense e di noi l'ombra poi dipinse Eppur di tanto disilluso verso fece presa il cuor Che a nulla arrende esso e sempre accende il senso Pur di ciò che alla mente fugge e nelle notti il corpo strugge SÏ che compresi che tra desio e sentimento molto conta quel che muove il sangue e porta all’anima tormento
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La Couleur d’un Poéme
Oltre la scogliera Di sale e acqua è il mio paese, scivola il richiamo sulle onde, fra Gog, Magog e Terra di Cina dal Prete Gianni, Africa o Turchia, è il Mare la salata terra mia. Un vaso di Pandora, di sorprese non margini, confini, solo sponde, la stirpe di pirati a me vicina Lercari, predatori, bucanieri! Son colmi di ricordi i miei forzieri. D'infanzia la casa mai la stessa, per il mondo col padre marinaio seguito da mia madre piratessa. Se cortile, comignolo o granaio non ebbi, sin da bimba, per radice le stelle riflesse all'infinito sul nero specchio d'acqua trapuntato. A me il veliero al mare consacrato! Ogni giorno veleggio e son felice.
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Antico sapor di un ricordo Malinconico scorri meriggio di fine inverno tra lo scoppiettar del fuoco nel camino e il dolce profumo di crostate di mele e cannella dall’antico sapore. Dai vetri appannati stupita osservo leggiadri fiocchi di neve coprir basole antiche sul sentiero del mio giardino. Una leggera coltre or imbianca le viole appena sbocciate a cancellar l’odore dell’assopita primavera che già timida inebriava l’aria e l’anime. Dall’umile tinello giunge l’eco della tua voce e nel dolce tuo ricordo mi abbandono.
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La Couleur d’un Poéme
Solo tu Mentre scrivo io sogno e le parole sono pioggia e vento disegnate altrove, in altri mondi, terre silenti, mulini ad acqua dove si macina grano d’oro... Mentre io scrivo parlo a voce soffusa a bisbigli, a brividi di pampine altre io grido a squarciagola a canto d’opera, a canzone... e quando io scrivo per te ti vedo e sento, ti odoro, ti accarezzo i versi sono le mie mani sui capelli neri sul tuo collo di alabastro, sui seni e la mia poesia diventa solo tua, sei tu.
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Ramo di neve Aromi, nel tramonto. La lacrima muore cercando il suo sole, la pelle di luce, un pizzico di brace sulla pira fumante. Tu, respiro di paglia, marcisci nell’aria ferma, sul silenzio duro, uno stupore sgomento d’ignara fortuna. Le ceneri al vento prendono forma e sostanza, sulla metafora d’amore, i frammenti della memoria nella nostalgia della vita. Tu, secca foglia morta, crepiti sul ramo di neve, sull’estasi del cuore, una libertà di pietra nell’ombra torta e dissolta. Volute, nel fumo.
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La Couleur d’un Poéme
Queste parole Che sono queste parole troppo normali per accreditarsi poetiche troppo ingenue per dotti e filosofi che sono mentre ci navigo dentro o forse ci annaspo cercando un senso che sfugge oltre ogni scoglio raggiunto che lascia i suoi segni di rughe e ti dice «È solo il tuo tempo che passa.» Che sono queste parole senza neanche un po' di musica a darle colore così tristi e con così voglia di vita mentre ci affogo dentro gli anni passati non cambieranno il futuro non saranno maestri dalla finestrella filtra un raggio ancora bambino di primavera ormai stanca d'attesa sgorgano le parole e prendono il sopravvento le lascio fluttuare le ascolto scrivendole al loro servizio l'ultima è più incerta resto solo a guardarle.
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Mondo Antico Danzavano gli elementi sul telaio antico, le sue tessere erano metafora del pensiero, era imprimere su tela, disegni dettati dalla fantasia. Il frumento disteso sull’aia, rilasciava il suo frutto, e ad ogni colpo di bastone riempiva le tele. Voci accorate di strilloni, agli incroci delle strade, che con enfasi ripetevano il titolo di testa. Strette di mano importanti come carte bollate, suggellavano contratti, guardandosi negli occhi sinceri, e questo bastava agli uomini d’onore. Mondo antico, quando i sentimenti non mutavano come le stagioni, un rimprovero insegnava a vivere, ed uno schiaffo aveva un sapore correttivo. Un rigo di rimpianto, solca delicato i miei pensieri piÚ reconditi.
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Ci sono meraviglie di risvegli Sfuggivo il tatto delle mani e rabbrividivo il tepore acre dell'amore che disteso accanto alle mie gambe si raggomitolava sul mio ventre -aveva pelle di stagioni avversementre le scoscese salite si confondevano ai miei occhi e si raggrinziva la notte e rovesciava il mare. L'amore ha sempre loculi di morte nelle smarrite sere senza note e fende con la pioggia improvvisa i fianchi doloranti dei vinti. Ci sono meraviglie di risvegli e sogni dimenticati altrove, se le lenzuola intrecciano i respiri nell'ora che si corica l'attesa. Nell'infinito precipitiamo ancora senza vedere dove si rinnova il volo quando le foglie di una nuova primavera riparano le inevitabili cadute -il vuoto a volte, inghiotte le innegabili memorie-
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Una volta a novembre Accadde una volta a novembre che brividi e ancora brividi brulicassero sotto foglie fradice di voglie e spoglie del timor di venti e d'altro In quel mentre mi sorpresi viva terra, terra di tutti e di lutti terra di gioie di nessuno Durò poco e poi di nuovo un mare campato per aria, sfuggito alle mappe di un dio distratto come d'altronde era logico essere anche a novembre.
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La Couleur d’un Poéme
Non amo la notte Potrei amarti, notte se il lume delle stelle non pronunciasse parole troppo note a me che cerco buio e vuoto e nudità.
Le foglie blu dell’Universo Dentro i miei occhi cicatrici sempre aperte nascono astri splendenti mentre respiro dalle narici avide voragini il faticoso Me Stesso. Un vento di foglie blu mi aiuta e mi avvolge. Introspezione. Scopro l’Universo.
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Il respiro del sole La Primavera che sboccia riempie l’aria di profumi intensi e danze di fiori, la Primavera brulica del cinguettio di piccole vite è l’alba di germogli che brillano di un sole nuovo. L’Estate si accende di una chioma folta e un respiro vigoroso in un arcobaleno di odori intensi, l’Estate è il sole che suda la terra dona i suoi frutti e regala i suoi sapori. L’Autunno porta i colori del sole per illuminare il raccolto di lune fredde, l’Autunno ruba il rosso al tramonto crea giochi di luce e ombra che bagnano d’oro le foglie. L’inverno spoglia i rami di ogni cosa e mostra il suo scheletro luccicante di brina, l’inverno è il vento che gela il sole concilia i sogni, rinnova i pensieri e anela alla vita.
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Sono rimasto (vuoto di acqua e di carta) Sono rimasto vuoto di acqua e di carta nel mio paese ridotto a cenere d'inchiostro dove le parole fendono l'aria sotto buie volte sono tornato verso boschi incendiati e declivi dove da una torre osservo la strada chiusa della tua fuga e scrivo in brutta copia dei tuoi occhi mentre fuori portano via le stelle tra un irreale sentore di settembre e il fumo opaco della ferrovia
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Voce del tuo silenzio stamattina ho ascoltato poesia perché tutti ascoltavano qualcos’altro stamattina ho sentito la voce del tuo silenzio oh amore stamattina il tuo silenzio ha risuonato in me ho voluto cantare ho voluto gridare sembra che in questo momento tu stia zitto sembra che tu non sia ma in realtà nessuno ti sente nessuno ti ascolta
GLAS TVOJE TIŠINE (lingua madre Bosniaca)
jutros sam osluškivao poeziju jer svi osluškuju nešto drugo jutros sam čuo glas tvoje tišine o ljubavi jutros je tvoja tišina zvučala u meni htio sam pjevati htio sam vikati čini se da u ovaj čas ti šutiš čini se da te nema a ustvari nitko te ne čuje nitko te ne sluša 94
La Couleur d’un Poéme
tutti gridano e urlano con vuoti giganteschi titoli la vittoria le conquista la ricchezza il benessere il terrorismo le armi la guerra e portano la bandiera “pace” sulle finestre l’arcobaleno girato al contrario e nessuno vuole sentire il silenzio di te oh amore
svi viču galame praznim ogromnim naslovima pobjeda osvajanje bogatstvo blagostanje terorizam oružje rat i nose zastavu “mir” po prozorima duga okrenuta naopačke i nitko ne želi čuti tišinu tebe o ljubavi
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Con la sua dolce tristezza lei t’afferra Come una sirena con gl’occhi di cristallo ammalia e tra le trame misteriose della nebbia che la fascia col rosso infervorato del sorriso gli uomini che inciampano ingoia e poeti un po’ sfigati al mondo li rivomita E’ così che la malinconia funziona quando il gioco disonesto ai suoi mesti seguaci intona e a chi di una carenza una virtù ha tratto e si lamenta ma intanto nella cella colla bruma sguazza Come se il sole valesse poco più di un fico secco con la sua dolce tristezza lei t’afferra e ci riesce e al muro di cartone ben presto ti ritrovi quello che con la depressione il suo misero confine si spartisce Ma anche se ancora Ami quel ruolo che credi così saldamente tuo presto t’accorgerai che la Gioia vale molto più di miliardi di vagoni di parole sfavillanti ma scritte tra la nebbia
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La Couleur d’un Poéme
Il mondo dell’incomparabile Rompere il fruscio dei giardini dell’anima anche se incolti con promesse colorate come gialli tulipani d’inverno. Il sole, una goccia d’oro che si scioglie nell’attesa dell’Eternità. Basta un tocco leggero che risuona, un gong che risveglia i mille colori del buio, il sospiro lungo e doloroso di un sax, di un organo le fughe che toccano il sublime. Dell’umanità non va colto solo ciò che appare ma nel tempo dell’attesa tendere a nuove strade…. C’è una meravigliosa innocenza nell’avere bisogno uno dell’altro.
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Notte di San Lorenzo Notte di stelle cadenti. Notte di sogni sfumati. Notte dove fioriscono le passioni e si oscurano gli amori. Notte dove l’occhio inquieto fissa le tenebre e si perde in un cielo ferito perché Silvia non è guarita è stata derisa dal vile e perfido male. Notte di stelle cadenti. Notte malsana. Notte violata. Notte dalle trecce lucenti non più gaia in questa torrida estate perché l’amore ha conosciuto il dolore che lentamente carezza il fiume dell’amarezza.
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Mestiere quotidiano Sostenere con levità smatassando ogni filo e lasciare che il vento sollevi nuvole libere già pronte e generose, trasparenti e timorose per le vastità da attraversare, o gonfie d’ira per temporali da tempo compressi. Sostenere i temporali delle nuvole non è facile: i lampi saettano dentro lacerando delicati luoghi dell’anima o strati spessi e opachi. Sostenere saldi il boato del tuono e cercare la scintilla che lo genera poiché è la luce adamantina che scava approdi su cui appoggiare la mano aperta all’altro.
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Di un cielo che è altrove È l’ora del sonno docile e immaturo, quando la sera disperde i bagliori e congeda silente gli affanni senza spasmi, senza timori. È l’ora in cui il cielo è un rifugio, un velo cinereo dove insabbiare lo sguardo carezza languida per logorare un tempo ancorato all’assenza. Potrai percepire la mia ombra sfuggente, luce vibrante di un astro in caduta libera che vomita singulti d’illusione. Parole che ascoltano ancor prima di dirsi appena più abbozzate della bruma notturna. Partirò, senza memoria né volontà, senza chieder nulla all’oblio degli occhi altrui quasi a simulare un ottimismo che non ha pena né pace quasi un’attesa che si dimentica da sé. Partirò. Domani. Dovunque, ma altrove. Saranno polline e salsedine di una vita ancora indenne. Dovunque ma altrove. Come l’eco di un pianto smarrito.
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Soltanto un fiore com’è vago il colore di questa spoglia vita il piacere e il dolore nella sfida più ardita e quanta gelosia ti scorre fra le dita per l’arcana bugia l’afrore adesso scocca come impura magia carnoso dalla bocca e l’effimera pace l’anima ormai mi tocca sopra un cuore che giace rorido d’aureo pianto riscopro ciò che piace in un supremo canto entrambi siamo preda perduti dentro un manto perché nessuno leda questo vivido lume che l’infinito arreda
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forse giunta da un nume nei valli e sulle cime tra le disciolte brume tu languida e sublime ma cos’è poi l’amore delirio delle rime solo soltanto un fiore
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Sulla via del ritorno Il segno bianco della strada scorre avanti, con lo sguardo lo rincorro; mi accompagna il ricordo. Ti porto con me in formato ridotto, nascosta nelle pieghe del vestito, oppure nel portafogli, tra gli euro. Ti sento a volte muover nel taschino della camicia, quello contro il cuore da cui fai capolino e mi sorridi. Mi mandi un bacio, soffiando dal palmo quello che vi hai lasciato con le labbra. Mi piace quando appari dietro me, mi accarezzi le spalle e mi sussurri: amor mio, ti amo. Ed io ti rispondo: anch’io, non vedi? Ti porto con me.
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Prospettiva Questa sera è un involucro di parole taciute, telo leggero di foglie e di abissi. Aspra eco di un sogno. E cerco spazi nello sguardo della luna per misurare il mio volo; intravedo da qui un intervallo di libertà, un palmo di cuore, il tuo, nudo nucleo di verità. Ho bisogno di quest'inverno per rinascere, di questo silenzio che è vento, rifugio, mutamento.
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Mille solitudini Si spoglia l’abisso di ogni contorno visibile, dei miei discreti passi sul mondo; piaghe profonde nelle carni marine e sanguina l’universo con tutte le sue stelle. Rosa nella tempesta, infinite solitudini dei limiti incompresi e pulsano i sensi con i loro sospetti, pullula la nebbia di sagome indefinite. Creature immobili nei loro sogni e incubi in attesa di seguire la scia delle stelle.
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L’ambiente umano L’autunno è troppo caldo affinché il bosco incominci a dissolvere nel rosso. Strisciando in strami d’oro, il passo muove un frullo d’ali recise. In punta alla falesia il mare è un susseguirsi di figure che sventolano appese a un fil di luce tirato fra grigi tetti d'ardesia. Gli scogli riprendono fiato, i gabbiani si inchiodano al vento, l’afa affumica i pini ed io, che non voglio smarrirmi dietro opache finestre, a modo mio, santifico la festa, poiché temo il non vivere piuttosto che la morte. Dalla cresta del monte, felice d'esser solo, osservo un peschereccio immobile per tutto il pomeriggio. A tratti i campanacci delle auto sovrastano il ronzio dei motorini, ma tutto resta piccolo e distante e non può fingersi altro.
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Ho visto le stelle Senza nuvole in cielo, quella sera d'agosto, ho visto le stelle. Un papavero rosso danzava nel vento, tra spighe dorate, fiordalisi e lavanda. Al chiaro di luna splendevan le stelle, filavano leste dall'alba al tramonto. Un gatto elegante, col fiore all'occhiello, oziava sui tetti col naso all'insù. Contava le stelle, luminose, lucenti, più belle. Un tantino sbadato, defilato nell'ombra, con fare sornione, provava a afferrarle. Ma, al terzo salto, sconsolato sbottò: sembravan farfalle!
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Così indolente silenzio Così indolente silenzio al provato sguardo del tempo mostra la strada inerte fra ville e giardini, nella memoria grappoli di glicine acceso sbiadiscono oggi nel ricordo, incolpevoli attori del presente. Eppure l’estate è alle porte con l’ardore mai spento di colori che il tempo ed il male mi dannarono a scordare. Riavrò forse speranza nello scendere ancora le strade tortuose dei sobborghi, ricerca di altro glicine acceso per altri occhi, per altri cuori Certo in un’altra estate.
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e fu tempo di andare e fu tempo di andare a un batter dʼali si mosse il vento lo aiutò alla rapida salita in un cielo che a lungo aveva atteso il volo.
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Il campo di papaveri Languida la sera ci sorrideva; moriva, tra i papaveri, il tramonto distillando fra riverberi rossi goccia a goccia l’ultimo caldo abbraccio. Di corolle armonia a lambire il cielo vibranti arpeggi fra le onde del tempo - prodigio che sfumava lentamente indugiavano al confine dei sogni. Nel tenue chiarore, ancora riflessi infuocati avvolgevano l’anima… e si tramutava l’essenza: noi rossi papaveri fra i papaveri, immersi in una folle sarabanda con gli occhi a bere luce e colore, - pellegrine ombre avvolte di magia in quell’ardente fuoco bruciavamo.
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La Couleur d’un Poéme
Solitudine M’insegui inesorabile, come la mia ombra. Parole, fatti attutiti, perché fuori dall’essere. Parte di me sanguina, altra si fa corteccia. Quante aurore, quanti tramonti, hanno trovato e lasciato lo stesso. Speranze come stelle in cielo, spazzate dall’unico sole. Un fiume cullato dal suo stesso andare. Un vento che non si può fermare. Una folla deserta, un fuoco di ghiaccio. Un corpo che vive, con l’anima morta.
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Sognando Non conosceva orizzonti, se non le nebbie degli amori. Fingendo d’esser stupito, sognava, sognava l’eternità.
Fu Fu tempo effimero, ma letale, deformante. Simile ad un lampo che percorse il mio lembo. Caddi senza udir, senza guardar che ciò che ebbi amato mi consumò. Divenni cenere tra e ombre, svanendo nel Di.
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La Couleur d’un Poéme
Mare nostrum Ode a te culla liquida dei sognatori, “musa” di pittori e narratori, “terra promessa” pei gabbiani e i pescatori! Ode a te Specchio silente di ribelli e di pionieri, “Caronte” pei gommoni di stranieri! Turbato è il tuo frenetico pulsare dalle scorie della centrale nucleare. Ode alle risa spumeggianti dei bagnanti! Ode al solletico che Grecale e Maestrale saggian sull’innocenza dell’onda. Mute e sorde sono le coscienze degli impavidi timonieri notturni. Ode a te, Mare Nostrum, ode al tuo improvvisarti pentagramma di coro a più voci, cassa di risonanza di nenie veloci, strada maestra della speranza, monito vibrante a evitar la mattanza.
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Palpito alla vita Lo specchio riflette ciò che vedi oltre il confine del tempo. L’iride degli occhi penetra attraverso il cristallo trasparente di un vetro fragile, che si apre ad un meraviglioso paesaggio, scolpito nelle pupille sbocciate alla vita. Si apre l’estasi dell’onda che si infrange, con violenza, sulla roccia erosa dal vento che parla una lingua a noi sconosciuta. Il cielo e il mare si uniscono come sposi davanti all’altare, con la promessa racchiusa nelle mani calde d’amore. La terra accoglie il ruscello che scende dal monte, disseta l’arido suolo, dove piedi nudi calpestano ombre di piante innalzate verso il sole divino. La linfa vitale scorre nelle vene del mondo, ogni piccola cosa vive nel battito del giorno che si offre alla sera.
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La Couleur d’un Poéme
Grammi di luce Il mio essere felice sale, mi prende le braccia e la mente, la mia bocca si distende, i miei occhi rimbalzano la luna, mi godo ciò che fa male, in questa morte apparente, dalla quale nessuno mi difende, e dove non vi è uscita alcuna, se non nel passo iniziale. Qui, in questa notte tenebrosa, mi godo della vita una porzione, aspettando che un dio si riveli, e mi indichi la porta sul retro, per sfuggire dall’inferno, in cui la mia volontà scabrosa, puttana della situazione, si mostra senza veli, con le mani piene di vetro, e io li, davanti, fermo, aspettando che mi accarezzi, e che l’ago finisca il lavoro, come vetro tagliente, che mi squarta in pezzi, la mia felicità risiede nel foro, di cui il mio braccio è cliente.
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Aspetto che salga il paradiso, e da mortale divento eterno, come le lacrime che rigano il viso, di un uomo all’angolo della strada, nella quale un soffio di vita si dirada, e il sangue cola lento in un tombino.
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La Couleur d’un PoÊme
Lo stesso vestito Cara amica mia l'ho sentito il tuo dolore trapassarmi il fianco e fermarsi nello stomaco come una lancia sanguinante. Li ho visti i tuoi occhi spenti e la tua voce gridare al vento muta. Ti ho vista persa, mentre con le unghie cercavi un appiglio per non cadere nelle fauci del'inferno. L' ho visto il tuo passo silente nell'erta via della sofferenza, perchĂŠ sai le madri che piangono un figlio hanno tutte lo stesso vestito!
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Il volo In questa notte di primavera giunge melodico il canto dell'usignolo Vola gioioso, vola laggiù dove il vento porta il profumo di radici le albe si uniscono ai tramonti il sole brucia i fili d'erba le notti si colorano d'argento gli sguardi si perdono nell'infinito i sogni restano sogni. Vola gioioso, vola laggiù e scruta i suoi scritti dimmi quanti “ti amo” ha giurato ascolta le sue parole ripetute a orecchi innamorati scopri i suoi arcani srotola i papiri del suo cuore e portameli tutti in volo con mestizia li custodirò e in silenzio ascolterò la melodia del tuo dolce canto.
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La Couleur d’un PoÊme
E tutto mi parlava di poesia Un quadro di inusuale bellezza veleggiava nel cielo. Colori tenui in un tramonto rosso si tenevano per mano, per esaltarne tutta la pienezza e il vento li cullava piano piano. Ma il crepuscolo ormai fra le sue spire avvolgeva il chiarore e gli ultimi trilli e voli articolati salutavano il giorno che partiva. Nel mare,non distante, alla deriva svanivano i riflessi ed i colori. Sugli scogli,offuscati dalla sera, planavano i gabbiani e in controluce dal molo si staccava una lampara. Ombre e luci, spioventi dai lampioni, rapite al fremito di fronde accanto, creavano fantastiche illusioni. E tutto mi parlava di poesia.
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Dolce e amaro il rimpianto Dolce e amaro il rimpianto quando ti assale nei tuoi momenti più intimi alla ricerca di una felicità ormai perduta. E’ come se il miele per una strana combinazione degli opposti si tramutasse in fiele. Il passato ormai è perduto il futuro è incerto ed il presente scorre via velocemente. Eppure quella scintilla di felicità non si è mai spenta e ci conduce oltre i vicoli stretti e bui del tempo e dello spazio nell’estasi di una contemplazione senza fine.
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La Couleur d’un Poéme
L’ultimo campo di grano L’anima mia è preda dell’immensa pianura, è nelle spighe di grano che il vento tortura. L’anima mia è presa da campi di luce estesi scivolanti contro colline; di verde tenero, di giallo accesi. L’anima mia si dirama in viottoli ciechi gridanti a quel cielo d’eterno, che respinge a terra anche gli echi. L’anima mia come un mare senza confini, col vessillo dell’infinito ma tra gambi di grano chini.
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Femminicidio Tra le pagine stropicciate nell’abbecedario della tua vita le parole che come rose ti sbocciavano dal cuore nascondevano il tormento delle spine. Nelle notti nere di corvo perfino Dio pareva scomparire. Avresti voluto invece una ad una strapparle dagli steli. Illuminare i labirinti abietti con l’effluvio vellutato di boccioli variopinti. Annullare il turbine violento celato tra le secche di un animo brutale che odiava te perché eri... la parte migliore di sé. Ora sei nel Vento. E nell’abisso di occhi che non si sono spalancati nel vedere.
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La Couleur d’un Poéme
Vuoto Vuoto il pensiero Vuoto il vivere Vuoto l’incantesimo Come foglia d’autunno mi stacco dal ramo, volteggio tra crepuscoli e rugiade, alla ricerca di nuovi sentimenti. Nulla appare scontato tutto è un susseguirsi di considerazioni. L’amore elargito, è nel cielo, nuvola bianca che si aggrega alle altre, ed insieme formano cirri di solidarietà. L’incantesimo si ripresenta, ora è difficile dissiparlo non si può gettare dalla rupe la vita, perché è un dono. Si anima, il desiderio di esistere e… ritorna il pensare, che mi avviluppa tra le sue spire.
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Un merlo (il ricordo) Mi aspetti sull'indice alzato del noce che tende al Maestro un merlo alla conta del cielo, il taglio del ricordo è a far nascondino di una campana bambina e il suolo rosso di un centro al contrario è il paese di nubi che stringe su un filo d'Arianna.
Antologia di ieri Mi racconti il mare nel cesto d'Inverno, una foto in apice è antologia di ieri scivola velo di sale. Viene, ora - e nell'ora che scende una poiana a sorseggiare il cielo, ali a far l'amore con le nuvole.
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La Couleur d’un Poéme
La notte sull’Alzaia La notte sull'alzaia è pura luce di faville di grano e viburno in fiore e i tuoi occhi da gufo che leggon le stelle. Perdiamo la via del ritorno, restiamo scintille. Trote iridescenti ci inseguono, bagliori di lucciole crepitano nel vuoto, sciami di falene mulinano sul nostro capo come fossimo globi di fuoco. Ciò che ai più è vietato la follia lo concede a priori. Confondere rami e radici, stravolgere la nomenclatura dei fiori. Ritrovarsi a testa in giù, a ingozzarsi di stami e pistilli, una linfa che scorre copiosa dove il tempo ha già messo i sigilli.
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Orme Tra i versi, la preghiera dell’albero che innalza i rami spogli al cielo un sogno di peonia a vestire la terra di colore il volo del cormorano in ritagli d’azzurro spazio. Tra i versi, gli sguardi dell’essere, luce di lanterna a rischiarare grigi cappotti d’ombra, impressioni colme di silenzio su bianca sponda.
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La Couleur d’un Poéme
Distese di libertà Anime galoppanti, sulle dune di un palcoscenico arido. Deserti che fioriscono, portano la quiete nell’intento degli eventi. Al di là dell’orizzonte, scorci di paesaggi tribali sorprendenti. Tra folate di vento, giunge l’eco, in un germoglio di luce. Si può morire per un attimo davanti all’immenso. Valori ascetici canalizzati in quella soave qualità, dove la natura risana le ferite della stessa terra.
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Bouquet di amori Amore, bugiarda persuasione tinta di passione, mi hai preso per mano e accompagnato per sentieri senza futuro. Illusioni alimentate da sguardi languidi e ingannevoli, sirene incantatrici che hanno inebriato la mia anima. Ammaliato da un bouquet di amori variopinti, profumato di sogni, di speranze, e gettato via in un prato di gramigna e tarassaco.
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La Couleur d’un Poéme
Profonde stanze d’oceani Sogni e realtà spazi d’oceani si sono confusi nel semicerchio delle lampade, polveri imbrunite nei ripiani dell’aria risorgono scintille in fondo al giorno - strani effetti di materia estatica le sedie immobili nell’ultima posa al germogliare di sigilli Stagioni sono passate dalle porte non volate più via dal calore vermiglio - un’ala di tenerezza, prigioniera scava riverberi nella stanza apparecchiata d’amore
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L’angolo degli acheni E quando pensavo alle conchiglie sull’albero, la luna che d’argento accoglieva i rami, perché i corvi mangiavano le voci. E quando pensavo alle gazze ladre senza ali spose dei falchi, promesse di prati gialli, di girasoli bruciati. E quando mi avete tagliato i capelli, sono urla di boccioli che le rose decapitano, come mani che hanno d’acqua le rughe sulla pelle, torrenti in piena che devastano il sangue, dentro, dove luna d’argento non poteva amare albero nudo del giardino. Il cielo non può regalare luce agli scheletri dell’inverno, non può donare ristoro alle bocche tagliate, come di porcellana i frammenti, se insieme fossero ritratto di un mosaico, -tra i rifiuti - dimenticati, forse l’invisibile bambola che sorride ed è dipinta sarebbe pallida come le stelle.
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La Couleur d’un Poéme
È stata proibita, come il fiore al sole, la luna all’angolo degli acheni, dove bianca è la mano della notte fin sui veli che lascia la brina sui licheni. Proibita come la bambina, di porcellana, senza colore di papavero sulle labbra, tra i dimenticati, -all’angolo degli acheni-.
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tra haiku e poesia Vita Vago tra i frutti di bosco. Non coglier la mora amara è un futile sforzo.
Natale Guardo scendere il nero di una neve che non cade.
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La Couleur d’un PoÊme
Le note Sussurra il vento una melodia di canto perduto. Stagioni offuscate, poi si manifesta l’incanto del sole. Calore e raggi di vita penetrano nella madre terra. Suona una campana nel giorno di festa. Sono note, che ricordano, versi di amore e poesia. Ora riposano, nello scrigno del tempo passato.
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I pagliacci dagli occhi d'ambra Fuggo sogni e brandelli di carne che ancora ansimanti mi sfiorano ogni notte la pelle: sono i resti degli angeli che non volano; sono gli scarti di un amore ripudiato. Li puoi vedere ai margini delle strade che sopravvivono al loro destino; creature astratte; mostruosi pagliacci dagli occhi d'ambra... Sono loro mimetizzati tra “muralesâ€? scoloriti, vetri taglienti e miasmi neri: sono rifiuti non concepiti eppur partoriti dalle tenebre delle nostre coscienze. Ăˆ questo, ti dico, l'unico inferno dal quale si può vedere, alzando gli occhi, un paradiso abitato da soli demoni.
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La Couleur d’un PoÊme
Rinascere Cade la luna, immerso tra le oscure onde per profondi abissi. Cade il sole, Irradiato fra i roventi raggi per tempi infuocati, e prosciuga, il viso e il petto dall'essenziali acque; ardire per l'ultimo soffio, dal fuggente affaccio dell'istanza; dalla stanza incatenato. Salvarsi, scavare in profondo, l'amare; ultimo e maestoso spazio di infinite volte celesti.
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Il peccato originale Se fosse vento la passione che peccaminosa ci avvince la tempesta travolgerebbe l’indecisione che non sceglie approdo illuminando con la saetta il desio e la rotta e deliberando col tuono la risolutezza necessaria al naufragare nel nirvana della beatitudine Ove nell’estro che ci colse armonizzeranno l’anime terse nude Assolte
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La Couleur d’un PoÊme
Sembianze Voli lontani rotanti nell’aria secca e grezza, come fluttuanti pensieri di sogni, di volti, di castelli solitari e regge festanti. Semplici trilli in brumose e opache ore, come luccicanti fessure di palude schiumosa. Nel tempo vischioso di oggi, procedere antico di nuove avvizzite sembianze.
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Porte Socchiuse Vieni a me, Pittore. La mia casa palpita di sogni dissolti nell’arte e di poesia gli occhi la rinfrescano di lacrime verdi d’assenzio invecchiato all’ombra dei miei segreti. Dipingerai per me? Ritraimi in versi sull’anima smarritasi ormai mille e una volta nelle fredde albe di delirio. Guardami. Ho la pelle di una libellula e mani d’inchiostro e labbra umide di disinganno. Osservami adesso scarmigliata mentre l’ultimo fremito di desiderio nasconde i miei anni alle tue iridi asciutte.
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La Couleur d’un Poéme
Dipingimi ora prima che la notte si svegli del tutto prima che il mare smetta di respirare prima ch’io possa ricordare il mio nome. E poi amami come gli Olimpi t’insegnarono un tempo le dita morbide di colori inattesi e odore di tela e antichi amori tra i capelli scomposti.
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Graffi Quanti graffi nel cuore delle donne! Fiumi di dolore sgorgano da occhi segnati, seppure dolci. Graffi di soprusi atavici, di ferite di parole, di speranze disilluse. Graffi su ali braccate in volo, sanguinanti, su sogni strappati e dispersi. Graffi che lacerano l'anima con sordi lamenti e fiotti di pianto che solcano il viso. Graffi su creature inermi, abbandonate, svuotate del piĂš grande bene, che trascinano il peso di anni bui e, accarezzate dal vento, si muovono verso un raggio di luce.
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La Couleur d’un Poéme
Io mi ribello Ho sognato un bambino sognare. Alla porta del cuore ho avvertito il suo sogno bussare. Non chiedeva un giocattolo nuovo né un pupazzo di neve. Nel suo letto di piaghe aspettava il sorriso di mamma e il tinnìo dei sonagli alle slitte di Babbo Natale. L’ha aspettato per giorni e per ore: per un’ultima notte, stanotte. Quando il suono si è udito, (era già mezzanotte,) ha potuto socchiudere gli occhi e dormire per sempre appagato. Sul cuscino ha lasciato, trattenuto dal blu delle ciglia, uno sguardo dorato e un sorriso. Si combattono al mondo battaglie e si sparge del sangue innocente e per niente e si perde una guerra ogni volta che sul letto di un bimbo che soffre si abbandona la lotta e si lascia che vinca la morte.
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Benvenute Abbiamo soffiato i sogni verso l’orizzonte accompagnati dal canto delle nuvole poi il cielo ha donato le ali agli angeli e sono arrivati ad illuminare i nostri giorni a mutare il clima delle stagioni. Il cuore si è trasformato in un attimo benedetto i loro abbracci portano vita come l’acqua di fonte, la loro vivacità calore come la stella madre dell’esistenza: occhi magici mi guardano nel profondo dell’anima. Dormite petali di rosa al riparo delle mie mani ruvide perché posso assorbire i lividi e tramutare le parole aride in palloncini colorati, ho visto l’emozione cancellare la stanchezza del tempo… lacrime di gioia in ogni battito di ciglia in ogni principessa letta in favole bambine. Dormite petali di rosa, tranquillamente, la luce non manca come la promessa di un papà che allontana il buio.
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La Couleur d’un Poéme
Tempo di vendemmia Dai suoi bordi vedo un campo nostalgico del verde di ieri, già penetrato da erpici e aratri , mostrare il suo manto scuro di terra, fruttuoso e fremente. Gli uccelli, migranti perenni, coprono il cielo e le zolle in attesa di braccia feconde. Rondini tardive pronte a partire nell’azzurro macchiato di storni. Odo ritmi di corvi e cornacchie e cori di tàccole in gruppo. Qua e là macchie gialle di linaiole e iperici stellati e azzurri spruzzi di cicorie appagate nei giorni piovosi. Api e vespe ronzanti incollate a fitti grappoli d’acini tersi . Sullo sfondo, isolati o schierati, ulivi fan mostra di verdi frutti d’oro liquido generoso gonfi.-
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Tra respiri interrotti Con le mani dal gusto amaro strappo falsi sorrisi da labbra mute di un viso disegnato da cicatrici, Prendo a schiaffi il cuore facendolo impallidire e lacero la pelle come stoffe consumate al vento vestendomi di dolore. Non ho avuto pietĂ nemmeno per le mie ossa, scricchiolano tra respiri interrotti come una vecchia altalena di ferro arrugginita dal troppo gelo. Ora addormento sotto le palpebre l'intero cosmo e mi domando dove sia finito Dio.
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La Couleur d’un Poéme
Guardare le navi passare Nel buio della notte guardare le navi passare. Luci irreali nel silenzio lontano, sul mare nero come il cielo. Scivolano piano sull’acqua, splendenti come alberi di Natale. Sono città che solcano gli oceani, viaggi che non conoscono fine, vite sospese nel tempo. E’quasi un brillar di illusioni, è come una festa continua a cui non ti senti invitato. E’ solo un passaggio fugace che presto scompare dagli occhi.
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La Couleur d’un Poéme
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Campi dorati accarezzano un'ombra un uomo solo.
Splendono in alto i frammenti del sole dell'altra estate.
Luce di notte bianche, cangianti nel blu brillan le stelle.
Tra lievi brezze ardono silenziose le foglie ambrate.
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Chiuse nel gelo aspettano le gemme quiete e silenti.
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Gocce di pioggia incastrate nel cielo quiete e silenti.
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Sole di nebbia: un fragile candore carezza il cielo.
Rosso, risplende in un mare dorato un papavero.
La Couleur d’un PoÊme
Dopo la pioggia si spargono nell'aria ebbri profumi.
Freddo nel campo, azzurro di rumori grigio di canti.
Bianco mattino: il sole gira e inganna immobile e alto.
(Bici - Haiku )
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Al crepuscolo un sogno si dissolve stanco del giorno.
Il vento soffia sulla superficie di una terra arsa.
Foglie argentate sussurrano segreti fin dentro l'aria.
Due ruote gonfie sfioran l'asfalto, allegre, lei nel mio cuore.
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Mare in tempesta la pioggia si confonde sulla scogliera
Scirocco intenso gli alberi profumati di mareggiata
Stenta la luna fra le nuvole il gatto sul muraglione
Il giorno nuovo le mille incarnazioni di una rosa
Il gatto dorme la nebbia si dissolve sulla pianura
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La Couleur d’un PoÊme
Fine settembre, l'ultima illusione cade dai rami.
Riflessi d'acqua, sulle onde marine danzano specchi.
Alba d'argento, nei palazzi di vetro ancor si sogna.
Di plenilunio si riempie la notte, oro di luna.
Notte che guardi tra galassie lontane, occhi di stelle.
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tralci di vite abbarbicate ai pioppi per non smarrirsi
verso le stelle senza pensare al dopo va l’altalena
sul ghiaccio vivo vacilla l’equilibrio d’ogni certezza
lievi nel vento volando si perdono piume e ricordi
viale d’autunno passatoia di foglie al mio tramonto
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La Couleur d’un PoÊme
siedo al tramontopersino il vaso rotto contiene luce
in lontananza i miei sogni distorti dalla calura
il cielo terso e del fiore strappato solo l'odore
a perdifiato la cicala sul ramo prepara il giorno
passi di bimbotra i papaveri accesi l'ultimo sole
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Fuga di passi su un sudario di foglie - la notte, un addio
Incauto sarto scuce il filo del mare un motoscafo
Gocce di pioggia scivolano sul vetro - brevi rimorsi Scampata alle api si china una genziana - vergine triste Su spruzzi d'acqua s’erge il corteo nuziale - danza di svassi
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La Couleur d’un Poéme
Veglia la strega sul segreto del bosco. Succo di more
E’ primavera. La nobile fragranza di rose in fiore
Il tordo si posa sul ramo di sambuco. Pranamasana
Café Le Dome, la couleur d’un poème, deux Arabesques
Perla di fiume sacro dono di ceto, lusinga di re.
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Rosso fogliame incendiando il giorno ravviva i cuori
Complice luna Declamando la sera versi di amanti
Notte profuga Pulviscolo di stelle Brulica vita
Incauti passi Nascosti tra i rami restano canti
Ai rami nudi sillabando amore il lago tace
‘
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La Couleur d’un Poéme
Raggi di sole carezzano tiepidi il nuovo giorno.
Lungo il faggeto bùbola la civetta un grillo canta.
Pioggia scrosciante sui coppi del casale -è primavera!Fermenta il mosto: di vivace anidride botti ricolme.
Lungo il Tamigi notte senza la luna abbaia un cane.
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Aghi di ghiaccio. Piegato dalla neve un pino bianco.
Pronto a scattare s’acquatta tra l’erbetta, il gatto grigio.
Brezza di terra gonfia la bianca vela notte di luna.
Dopo la pioggia l’arcobaleno splende. Cielo sereno. Brace d’inverno, tepore dal camino. Caldi pensieri.
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La Couleur d’un Poéme
fra bionde spighe fragili cuori rossi sono sbocciati
nubi riflesse su bolle di sapone iridescenti
cerchi sull’acqua specchio di sassi neri gocce di pioggia
infrange l’onda il retino trattiene solo stupore
ben allineate riposano sui fili come mollette
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Pianto d’autunno s’accasciano i pensieri come le foglie.
Fragrante orchidea brivido sulle ali del mio pensiero.
Il tuo profumo nelle mie lacrime - tra fiori di lillĂ .
Bianco velo di lino sfumare entro maree di luna.
Tramonto estivo dora i fluidi fianchi di verdi colline.
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La Couleur d’un PoÊme
Notte di luna. Tra i ricami del lago giocan le stelle.
Danza il ruscello mentre scende dal monte guardando il cielo.
Sul ramo in fiore cinguettio di passeri. Concerto al sole.
Gocce di mare diamanti sul mio corpo: gronda l'estate.
Boccioli in fiore tra sterpaglie e abbandono. Vince la vita.
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bubola un gufo al suo quarto di luna fa eco il silenzio
oltre il balcone giĂ cadono le foglie si ricomincia
di nuovo nebbia sembra sia ancora autunno il primo febbraio
si rompe il cielo sui petali di luglio nuvole irose
nero l'airone al termine del cielo fa presto sera
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La Couleur d’un PoÊme
obi di seta il glicine profuma le ciocche scure
di giorno in giorno aspettando la pioggia fiorisce il melo
scura la notte il cantare del grillo mi rasserena
luna d'inverno frantumata dal ventoscivola in mare
pioggia di maggio un profumo di rose subito dopo
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occhi bambinicolorano le stelle oltre il soffitto
fuori nel parco fioriscono ciliegipiccoli sogni
stelle filanti lettini allineatispunta un pagliaccio di luna nuova veste la primaveraleggiadre voci
fiori crescononel giardino d'inverno l'arcobaleno
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La Couleur d’un Poéme
Indugia il sole. L’orizzonte una lama che taglia l’alba.
Il tempo bianco stende un muto velario. L’anima è neve.
Nebbia d’autunno trafigge la lampara. Naufraga il mare.
Ai bordi d’ombra si trastulla il tramonto. Vagano i sogni.
La luna piena vibra voli d’aprile, insetti amanti.
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Fiori nel campo ogni soffio di vento muta la vita.
Stelle cadenti anime impaurite senza una meta.
Si leva l'alba, sulla sponda del fiume un pescatore.
Veli di nebbia celano la montagna nell'infinito.
Sotto la neve impronte di un tempo senza memoria.
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La Couleur d’un PoÊme
sui fili d'erba le lacrime appese dalla rugiada
petali in terra il profumo di rosa resta nel cuore
strada deserta nella pozza gelata si specchia l'alba
notte di pena come solo compagno l'eco del cuore
un lampo rosso tra foglie ingiallite l'ultima mela
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strada di casa sui ricordi d’infanzia la prima neve luna crescente una coppia di anziani conta le stelle guizzo di luce una stella cadente solca la notte
algida luna dell’usignolo il canto non ti commuove?
senza rumore un narciso sconfigge l’ultima neve
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La Couleur d’un Poéme
Sul davanzale becchetta un passerotto briciole amiche. Rosseggia l’olmo nel silenzio di nebbia, porta d’autunno. Gocce sottili arpeggiano nel vento, canto d’autunno. Morbida coltre di candore silente ammanta i clivi. Veglia la luna sulla tiepida notte, sogno di stelle
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La Couleur d’un Poéme
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La Couleur d’un Poéme
Sentemente L'odio, l'amore, so' forte sentemente che da quanno l'omo esiste ma 'sto monno fanno parte de 'l core de la gente magara rintanate giù ma 'l fonno. Poe 'n giorno t'arrovellano la mente e la notte te le trove pure 'n sonno avoja a di' nun me ne frega gnente e 'l penziero dentro al capo tuo è tonno. A la fine, però, sbòttano de fòra e devi cercà de daje 'na carmata 'l cervello scoppia, l'anema s'accòra e prima che combine quarche cazzata 'l sentimento hae da reprime come 'na sora che ne la vita de clausura è 'mpegnata.
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Vita finita E’ tristi u sudu stamatina, a llu dàrigu e da marina na carretta è affunnèata, chjina e genti disperata. Quattru zìnzudi e ffujuti, n’cerca e vita su ppartuti pochi a rriva su arrivèati, affunnèati i spurtunèati. E du mèari su anninnèati, allu dàrigu su rraghèati vita mera chi finisci, dua vuccuna ppe lli pisci. Ne nna tomba, ne nnu juru, ne nna scritta u muru muru, ppe ssa spurtunèata genti, èrani pòvari senza nenti. Jìani ‘ncerca de la vita, de la vita ch’è ffinita, cancellati e sup’a terra ppe lla tinta, sporca guerra.
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La Couleur d’un Poéme
Piccirìgliu meu
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(Ad un bambino autistico) U guard’assettàtu sup’a rrina, nte mani na paletta e fogghj sicchi, fogghj ca u mari porta, fogghj ca u ventu hjuhhja. Cull’occhj’i percia una pe’ una, ma n’e guarda, tutt’i palori me’i senti, ma non l’arricchja. Fermàu a venticata di penzeri e nto silenziu a na vota si chjudìu. Ma u silenziu non si pot’arricchjàri, si poti sentiri comu nu profumu e i mbasciati du cori gliaìntr’arrivanu. Aiutu cerca nte pertus’ill’anima, ma non a ttia e continua a guardari gli fogghj, senz’u sorridi ma senza manc’u ciangi. Fuju pemmu l’abbrazzu, ma non mi guarda ntall’occhj, pari na barca ngagghjata nto jacciu ca senti vuci annegati nto tempu. Nto tempu e nto spaziu, intra e fora, prim’e doppu.
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L’urdema fenestra Abballe alla parte vecchia egliu paese meo ‘ndo a nebbia profuma e caminu e le luci so sulu un lumicinu, comme pe magia m’aretrovo circondatu da un munnu che ea datu pe sparitu. Muri vécchi, case aroccate, eppure quanti suuri so custate, e drendo e’ femmene che aspetteno i maritu pe magnà tutti ‘nzunu comme se usa a Santu Itu. E’ quasi ora. A luce gialla ‘egliu lampione fa comparì i mulu straccu morto che sòna sopre agli sérgi pe tené svigliu i padrone che gli sta a cavagliu tuttu storto. E’ ora. A campana ‘e Santu Biasu arepete l’ore lente pigliate dagli secoli passati e portate ammézzo a tanta gente; tutti areconosceno stu sono soprattutto pe ì alla chiesa enanzi a Geso Cristu a chiedegli perdono. E’ passata l’ora. S’è fattu tardi e dovemmene areì me brucia drendo. ‘Nze sente più gnente apparte i vénto. I péi senne vao, ma i core aremane finu all’urdema luce eréto alle persiane.
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La Couleur d’un Poéme
I Metituri Già su n’dù locu e nunnè jiòrnu ancora pì meti allu friscu rà matìna, ‘nnànti cù ì favuci tagghjìnu ù grènu e l’avutri appressu à priparè à lighèna. Chjìchèti metinu à grazia rì Diu sulu ogni tantu addririzzinu à schkìna, cù sulu vasciu à fatighè jiè ricrìu cà teninu l’aiùtu rì vicini. Ma cumi ù tempu passi e jìddru crìsci ròliri a’ grera à meti sempi vasci, scinninu ì’ sururi e senu ì selu eddrà cantè ‘ncumìncinu ì zichèli. Alla cuntrùra ‘nù scìati chjiù nisciùnu s’ammuccinu allu friscu i’ patruni, ca mò ‘ndà l’aria c’è nà vampa ì sulu e loru sempi à meti cumi ì muli. Roppu ch’attacchèti su lì gregni cunzeti beddri tutti à cavagghjiùni, fimmini e gommini s’asciuttinu ì surùri e guardìnu rirènnu ù sulu mori.
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Er poeta e er regazzino a Pasolini Ner mentre un pallone annava a raccoje ‘n pò ‘nqiueto un regazzino smicciò n’ omo scrive ‘na frase ar tavolo der bar Necci ar Pigneto e meravijato curioso je chiese: “So ‘n sacco de vorte che qui te vedo chino a riempì sti foji co’ parole e scarrabbocchi sei sempre penzieroso e ciai stanchi l’occhi ma che lavoro fai? me sembri ‘no scribbacchino”. “Ciai raggione fijo bello si te paro strano mentre l’antri giocheno a scopone e beveno piano a me piace osservà e scrive su sto ‘nfame monno, su la natura, li sentimenti, su la vita da quanno se nasce a quanno è finita e su l’ingiustizzia che nun cià mai fonno”. Er pischello ar dunque je prese ‘na penna e disegnò un core poi agnede da li compagni sua, felice a giocà. Er poveta co’stupore a penzà rimase a quer fiore e su ‘a pura bellezza che tutti ciavemo avuto a quell’età.
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La Couleur d’un Poéme
Er sogno sfranto Er giorno ch'aspettava, mo è arivato: - Stanotte è quella giusta -, j'hanno detto. La madre se lo tiene stretto ar petto, se parte pe 'sto viaggio disperato. Er mare fa paura, s'è gonfiato, nun serve pregà Cristo o Maometto, quell'onna nun cià còre né rispetto, er sogno der futuro è sprofonnato. Nun sente più chi piagne e se dispera, nun cerca più la madre... nun je manca: er silenzio ha stroncato la bufera. Mo, finarmente, c'è arivato a tera... cià un orsacchiotto su 'na bara bianca... faceva dodici anni a Primavera.
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Setembar A sun nà a setembar Sono nato a settembre e mé padar e mio padre al si arcorda incora se le ricorda ancora li man bröti dla Fariöla le mani consumate della Ferioli cla agà purtà a fa vedar che gli ha portato a vedere al mé cör il mio cuore acsè piculen da fà gni voja ad sigà. così piccolo da far venire voglia di piangere. Mé madar l’ans’ne gnan acorta d’averam regalà a la campagna e sul in sogn, cla not lè i gh’à cuntà cl’eva més al mond un fjöl ingenuv cuntaden malmes ma cun la pel da poeta.
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Mia madre non s’è nemmeno accorta d’avermi regalato alla campagna e solo in sogno, quella notte le hanno raccontato che aveva messo al mondo un figlio ingenuo contadino malmesso ma con la pelle da poeta.
La Couleur d’un Poéme
Or carpügnà Chì ’nscima suta ’l tecc ’n finiströ a sbarlüsa: giügatlón, al sùl a fà la vègia sü framblin da védar, d’or carpügnà, a la bassura, l’ǜltim sparlón sa slengua sü na gamba da bianca giascia déntar na buta voia. Tarabàculi par i pé, barlèsc ’n tavlin carulà… Lassass andà a cula vus suturna e fà gnì not par sentila tüta: scatulin dla mǜsica in surdina… Smicià int al tirèt di sogn, fai sǜ int la garza dal temp par güstaj ’mè giandlin giüscent; fiurón dl’età bèla rimirà da scundón… chì,’nscima, tra fargüjin ad lüna, int al mè tanabüs suspes tra ’l passà, l’incö e ’l cel.
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La fioca Al ciel l’è gris at fioca e ‘na paliva dasi dasi pock par vota la tèra tûta as quercia cum’è un matalîn soûta ‘na querta fora mâ i-eûcc e rus al nasîn dock finésctar e un camîn dock finésctar sû un mund tût biânck sânza picai e sânza sânt e un camîn par a scavdé c’al brüsa el fûma tût al dé e sû scta turta tûta at pâna chì ca scerca e chì sa sfâma chi e lâ un quai üsclîn in scerca d’una fargûia o d’un granîn e talment c’al safta sû scta tuvâia cun i scianfît tûta quânta la ricâma
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La Couleur d’un Poéme
Nun tinni iri Taliami… E riri… Taliami ora rialami duci paroli e stuta l’ummira ca sfascia u cori scorda u duluri muzzica u sciato ca sciancatu m’nvesti e accarizzami chianu nu’nnaviri prescia a notti è longa nun tinni iri stammi vicinu e taliami ancora.
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Lassum ul tèmp Pelegreen senza sòsta hoo vagaa in del sentee del tèmp, fin al calà di umber soeu i tramunt di câmp de sera, senza mai truà ‘l tèmp per ‘na preghiera. Adèss, che soeu la vita el ralenta ‘l pass, me ritroeuvi cunt i sacocc pièn de sàss e cunt i pè dènter scarpùni impregnaa da la palta de toeutt ul tèmp sprecaa. La lüna stasera l’è ‘n spècc, me vardi, vedi i mè pecaa, dimm nò che l’è tardi. Me se streng la gula, senti un gruppon. Lassum ul tèmp per dumandà perdon. Lassum ul tèmp, prima de l’ultim fia, de pagà toeucc i debit di mè pecaa.
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La Couleur d’un Poéme
Parfomm antigh Al parfomm d’la fèsta L’é stampè in ti mi arcord. Udour antigh C’a vrév am parvadéss ancaoura. Quand da fangén Am’zdeva tèrd la matéina, con l’udour avoulzant dal ragò in cotùra e dal gnichèr d’la tèvla in dov, mi medar pighé, la tirèva la spoija con fèr ritmè, regùler, automatic. Abilitè fata par dal braza forti, par palè arfinè, e par chi porta, cumpagna a mé da sampar, la tajadèla in tal cor.
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Aregòrdi O pâ vêi o fêo xêuo scentòu inta macàia da stæ ónde émmo smarîo pe de lóngo a speànsa do teu ritórno... Monto a crénn-a da scugêa e te vegnŷo a çercâ. In sciô pròu azerbòu 'na brancâ de crôxe arenbæ a-a solitûdine da gêxa. Da-a resàcca do mâ a teu vôxe câa: “Asùccala cómme a vêgne a vìtta!” Bocón amâo da colâ magheu ciantòu int'na göga do cheu. Dàggo recàtto a-o mandìllin de tæra... sciâto o dô. Ti me ninâvi in scöso... e frigio o màrmou. Ti me portâvi inte l'òrtixeu co-i garlézzi di roscigneu... e alêugo e scioî. Ti me porzéivi frûti dôsci pægi a l'amê scìnn-a a quànde ò lasciòu o nîo pò-u gîo da vìtta. “Savéilo òua ónde te finîa!”. Açéndo o lumìn... m’arecovio in pitìn. Sò che zóbbo ciù peu ascâdâ a-a manêa de vége arénte a-o fogoâ aregòrdi che mai poriö scordâ. Te dìggo quéllo che penso: “N'é pasòu do ténpo!” Reciòcca l'ôa, a l'aregorda o disnâ. Finísciu l'òraçión, vàddo vîa pe màn a-a teu filozofîa: “Asùccala cómme a vêgne a vìtta!”
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La Couleur d’un Poéme
Er Giocatore Guarda come cambia er gioco, er tempo come si fosse n’accanito giocatore che sopra ar tavolino da le carte e a ogni giro le mischia e le ritira, facennole uscì e rientrà ner mazzo seconno come ‘n testa je riggira. Così er tempo modifica la gente su sta’ tera, che quanno ariva è vivace e divertente, poi, quanno se ne deve anna’, nun è più gnente, e ner mentre che ie fa sto’ aggiustamento je cambia l’aspetto momento pe’ momento. Nun me pensavo che potesse succede, ma pure pe’ te le carte so’ cambiate: me te ricordo quann’eri regazzina ch’er viso tuo se illuminava co’n soriso ar solo core appresso a ‘na palletta o a pettinà li ricci de ‘na pupazzetta. Puro co’ te er tempo ha giocato co’ le carte mischianno er mazzo sopra ar tavolino pe’ fa’ sparì quer ber visetto biricchino. Te li te ricordi poi li primi incantamenti, quanno er core te scoppiava drento ar petto pe’ ‘na passione così intensa e così ardente che solo a quindici’anni fa st’effetto? Er primo bacio che te diedi sulla bocca sfioranno quelle labbra vellutate me venne da penza’ che fosse er paradiso, così fremente, callo e appassionato che pe’ tutta la vita nun l’ho più scordato.
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Quant’acqua è mulinata a ponte Mollo e quante carte ha mischiato er giocatore, ma co’ la giovinezza che ce girava ‘n testa nun c’era er tempo da pensa’ che puro a noi sarebbe arivato‘sto momento, andove che dopo de esse’ stata mamma, nun contenta, sei diventata pure nonna. Quante carte è riuscito a cambia’ sto giocatore co’ tutto er tempo che cì’avuto pe’ gioca’, però nun gne so’ abbastati tutti st’anni pe’ potemme leva’ da drento ar petto ‘na cosa che pe’ te conservo come ‘n fiore e che ar monno de più bello nun ce sta: è ‘n sentimento che ariscalla er core più de’ la legna drento ar focolare, e si lo voi sape’, se chiama sempre amore.
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La Couleur d’un Poéme
Ierisi tu Jieri drì steta e nunn’avìiu sonnu mi mindu a caminè pì munz’a via cà luna po’ mi parinu chjiù granni chjiazz’e vaneddri rì Murenu mejiu. Vacanti su lì vij senza passanti camingu e ajintra sentu n’emuziuna, cumi si jissi pì scuntrè n’amanti, pigghjiri ù friscu gunu allu barcunu. P’à Pagghjiarina scingu e cu ‘tì vigu guna chi t’assimigghji gocchji bruni, à stessa risa e po’ quannu mi guardi stù coru mi lu rici cà sì tuni. Ohi quantu tempu beddra cumi stej? tenisi puru tu i capiddri jianchi, fermiti què cu mia fin’à crej cà rì ti senti ù coru nun mi stancu. U’nomu tojiu jiè scrittu ajintr’ù coru mò nun fè affinta ca sumu scanusciuti t’agghjiu pinzetu sempi gogni gura jiè beddru ù nomu tojiu: giuvintuta.
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ImmagineArte
Comme ‘o mare Cumm' è niro ‘stu mare chesta sera, me pare assaje cujeto, nu raggio argiento l'accarezza e stu spettacolo annanze a mme fa sta zitta ll'anema. Me scippa ll'uocchie 'a luce 'e chesta luna ca veco ‘n coppa, ‘n cielo, chieno 'e tante stelle. Io cammino 'n coppa 'a riviera e vveco 'e vvarche d'e piscature chiene 'e rezze chesta sera, pare dormono cujete 'n coppa a ll'acqua. St'aria càvera è 'na carezza ‘n copp'a faccia ca me sconceca stu core, pare ‘na voce ca sento, comma vulesse parla' stu viento. Vularrìa sèntere overo 'e pparole d'o viento, ca saccio ammiscate e sperdute pè ll'aria. Suspirano appriesso a mme, ca parlo ’e pparole d'a notte, ca so ddoce e so amare. ‘E penzo tutte e juorne: so' pparole d'o core, quanno penzo a tte.
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La Couleur d’un Poéme
Il Distacco 70x100x3, Acrilico su tela 193
ImmagineArte
Marée D’Amour 80x60 Smalto su legno
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La Couleur d’un Poéme
Galassie 80x80, Olio su tela
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ImmagineArte
Araba Fenice 70x100, Tecnica mista con legno su tela
Il canto degli alberi luce Acrilici su tela, 100x100
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La Couleur d’un Poéme
Khaos 5 35x50, Tecnica mista su tela 197
ImmagineArte
Origini 60x80, Olio su tela
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La Couleur d’un Poéme
Airone bianco 54x35, Acrilico
Tigre Bianca 60x50, Acrilici su tela
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ImmagineArte
L’uomo e il tempo 43x32, Tecnica mista (Tempere; pastelli a cera; pennarelli; evidenziatori)
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La Couleur d’un Poéme
“ la Vita è una tela che ci disegna prima ancora che i nostri passi conoscano la luce. Quando questo accade, lei ci passa i colori, lasciandoci tra le mani del tempo il compito di continuare a riempire ciò che oggi è bianco e che domani lo sarà di nuovo. E quello che ci rende speciali è il coraggio di desiderare ogni giorno una nuova tinta. E raccontarla… “
Poemes Ambrosini Nicola Annunziata Pierpaolo Avallone Corrado Baldassarre Diego Balossini Annamaria Barletta Agostino Barea Tommaso Barone Annamaria Barracato Antonio Barzaghi Anna Benatti Graziella Beratto Alessandra Bianchi Claudio Bicchierri Antonio Bobbi Anna Laura Boldi Milena Bordone Sabrina Bottaro Giovanni Braccini Fabiano Brancaleoni Katia Brancati Francesco Bugli Mario Cardella Santi Catalano Pietro Cecchini Lorella Checco Iolana Clelia Ciminari Monia Colazzo Cinzia Colombo Carla Colombo Lge Maria Corbetta Carola Cordella Maria Felicita Costanzo Alessandra Cossa Carmelo Crippa Ada
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Crotti Osvaldo D‘Alessio Gaetano D‘Aprano Salvatore De Fanis Mario De Rosa Mario De Stefano Nadia Del Vecchio Milena Detti Furio Diotallevi Anna Donà Franca Errera Bartolomeo Ferrari Therry Filomena Pasquina Fioroli Angelo Fleri Pierangela Flussi Cattani Giacomo Frassi Maria Grazia Frontini Carlo Fornasari Fiorenza Fuina Oliviero Angelo Galilea Benito Gallo Marise Gini Manola Giordano Nicola Guidolin Giuseppe Industria Nunzio Infante Maria Teresa Izzo Cristina Kostka Izabella Teresa La Manna Carmelina Lazzeri Daniela Lazzerotti Bruno Ledda Alessandro Lercani Linda Lo Bono Rosaria Lo Curzio Santo
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Ludovici Sandra Maffezzoli Luigi Magagna Brunella Magi Manuela Magnasco Claudia Manduca Luca Maritan Sonia Massaro Roberto Franjo Matanović Mignosa Tiziana Milano Migliarini Rosanna Monetti Salvatore Moreal Liliana Nappi Marella Nava Eros Odino Giovanni Onidi Stefania Pace Aurora Paganelli Maurizio Palmas Aldo Parravicini Enrico Patti Angie Penso Mara Perin Puppi Orsolina Perrucci Francesco Piccinno Claudia Piovesan Mara Piras Matteo Pittalis Paola Puschietta Silvana Quartu Maria Chiara Rega Emilio Riccardi Sualen Ros Nicolina Ruffo Rosanna Sain Gaia Rossella Sancino Elisabetta
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Santarelli Anna Scalandra Lucia Grazia Serra Sante Stanzione Rita Spurio Giorgia Teldeschi Beatrice Tesone Vincenzo Testa Massimiliano Tinè Giancarlo Tonioni Moreno Tremolada Ambra Manuela Valente Maria Laura Velia Aiello Vettorello Rodolfo Vincenzi Ivan Vinci Marco Zilio Mara Zoppi Mariella
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Haiku Alunni Scuola Media Guido Gozzano Asprea Pasquale Bigotto Roberto Braccini Fabiano Bramanti Carlo Bregoli Fabrizio Boscolo Maria Chiara D‘Amico Valeria Fornaroli Laura Gumina Gabriella Meneghin Paola Messelodi Claudia Rattaggi Alba Sain Gaia Rossella Sale Caterina Salvaggio Carmelo Tavernati Andrea
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Tezze Nadia Timo Roberto Valente Maria Laura Valentini Amelia
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Vernacolo Barbanera Pietro Canino Angelo Catalani Gaetano De Paolis Guido De Rosa Mario Gallo Angelo Gentiletti Luciano Giovanardi Vanni Massara Mary Musetta Giacomo Pettineo Calogero Sala Enrico Serra Sante Solari Andreina Staffa Alvaro Terminiello Gianni Tomasino Gabiella Coleurs Cacciatore Anna Rita Colombo Carla Cinelli Antonio Carcagni Tiziana Fantoni Lia Fiorentini Claudio La Neve Marcello Meneghin Paola Ottone Giada Odino Giovanni
Finito di stampare nel mese di Maggio 2016 per conto di Accademia Barbanera Printed in Italy
“ la Vita è una tela che ci disegna prima ancora che i nostri passi conoscano la luce. Quando questo accade, lei ci passa i colori, lasciandoci tra le mani del tempo il compito di continuare a riempire ciò che oggi è bianco e che domani lo sarà di nuovo. E quello che ci rende speciali è il coraggio di desiderare ogni giorno una nuova tinta. E raccontarla… “
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