La Couleur d'un Poéme " Inchiostri d'Amore "

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LA COULEUR D’UN POÈME Volume II a cura di Maria Grazia Vai ImmagineArte II EDIZIONE 2017 ISBN 978-88-99692-24-7 978-88-88539-98-0 EDIZIONI “ACCADEMIA BARBANERA” Piazza S. Giovanni, 8 01024 CASTIGLIONE IN TEVERINA (VT) C.F. 90049460562 P.I. 01585170564 I.S.B.N. N.8 978-88-99692-24-7 C.C. Postale n. 11763687 abi/cab 07601 14500 IBAN IT 18 A076 0114 5000 0001 1763 687 www.accademiabarbanera.it e-mail Presidente: n.barbanera@virgilio.it Tel. 0761948586 Fax 0761948481 Cell. 3293864466

In copertina “ Ho paura di dimenticare “ acrilico su tela alta, 60x60 di ANNA RITA CACCIATORE


La Couleur d'un Poème “ Inchiostri d’Amore “



Profumo di Poesia Siamo lo sguardo che rincorre il sogno nei passi del cielo. Quella mano che, anche quando resta muta, rimbomba nella vita che prolunga la sua corsa. E’ proprio questo quello che noi Poeti E Artisti ci adoperiamo a fare: essere vento nel tatto della vita, e sentendoci da questa sfiorare, credere d’essere l’infinito tra le sue dita, sporche di sassi e foglie. Possiamo essere la tinta che più ci piace, da quella chiara a quella più scura. Il ritmo che più ci fa sentire liberi. L’abito, l’accessorio o anche solo il tessuto o la tela che crediamo possa mettere in risalto tutta la nostra bellezza. O lo strumento che più ci incanta. Possiamo essere il conforto tra le braccia d’una solitudine o la solitudine stessa. Il sorriso dopo la tempesta, il grigio d’un cielo, la voce dell’arcobaleno. Possiamo essere ciò che vogliamo per un tempo indecifrato, quando proprio il tempo - quello di ogni giorno - ci obbliga ad essere persone sulle labbra, i seni, o le ginocchia dell’esistenza. E ogni volta è come se ricominciasse. D’accapo La nascita, la durata, l’arrivo, la fine e poi di nuovo inizio, con un particolare che ci rende presenti e veri; un volo che racchiude tutto, anche il cielo che c’osserva. E delle stelle, noi: il profumo vivo tra i colori di una poesia...

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La Fondazione L’evento culturale La Couleur d'un Poème nasce con l’intento di promuovere la poesia italiana contemporanea in lingua e in vernacolo, divulgare la bellezza della natura e dell’universo in 17 sillabe, quella che gli antichi maestri giapponesi chiamarono haiku, nonché l’estro creativo espresso attraverso la pittura. Anche per questa edizione il tutto ha un nobile fine, ovvero quello di aver destinato parte dei proventi dell’iniziativa alla Fondazione Francesca Rava N.P.H. Italia Onlus per l'Ospedale Saint Damien, il più grande pediatrico dei Caraibi e centro di riferimento per tutta l’isola, voluto da Padre Rick come esempio di struttura sanitaria da primo mondo, reso possibile in un paese del quarto mondo come Haiti. Realizzato su progetto tecnico italiano e grazie al determinante contributo della Fondazione Francesca Rava - N.P.H. Italia Onlus, nel 2006, ha preso il posto del vecchio Ospedale Saint Damien a Petionville, che era operativo dal 1988. Obiettivi: Assistere gratuitamente i bambini che non possono trovare salvezza per alcune patologie in nessun altro luogo con una struttura all’avanguardia in termini di attrezzature, staff e servizi.

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Emilio Tadini Un capolavoro raccontato da Melina Scalise “ La camera da letto di Emilio Tadini “

L’opera di Emilio Tadini La Camera da letto è una delle opere più interessanti della sua produzione artistica e senza ombra di dubbio tra le più affascinanti. E’ stata realizzata nel 1993 anno in cui Mondadori, negli Oscar Narrativa, pubblicava la traduzione di Luigi Schenoni di Finnegans’ Wake (La veglia di Finnegans- 1939), ultimo romanzo di James Joyce. Non è un caso. Tadini era un attento studioso della letteratura. Questo romanzo, ritenuto, ancora

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oggi, tra i più emblematici e rivoluzionari, ricco di neologismi, significati nascosti, metafore e riferimenti simbolici, credo che sia stato per lui fonte di grande riflessione e ispirazione. Sul grande letto che lo domina ho infatti scoperto che la scritta “Many NamEs at DiSJ.inteD TIMes” è tratta dal quarto capitolo di Finnegans Wake dedicato al personaggio femminile Anna Livia Plurabelle. Umberto Eco descrisse Tadini, “un pittore che scrive e uno scrittore che dipinge” e questo quadro, “La camera da letto”, può essere ritenuto un omaggio critico all’ultimo romanzo di Joyce in cui Tadini manifesta una capacità di commistione tra i due modelli espressivi, figura e scrittura, eccezionale e straordinaria: una sorta di capolavoro di sintesi linguistica e semantica. Sempre Eco definì l’ultimo libro di Joyce un “romanzo aperto” e oserei dire che anche il quadro di Tadini è un quadro dai molteplici significati: “un’opera aperta”. Finnegans’ Wake è un flusso di coscienza tra i più complessi e intraducibili della storia della letteratura tanto che per alcune traduzioni, furono impegnati scrittori, linguisti e semiologi inglesi, irlandesi (come Joyce), russi, francesi e italiani. La storia si svolge in camera da letto. Il personaggio principale, Humphrey Chimpden Earwicker, si addormenta e inizia una sorta di odissea onirica degna dei più alti insegnamenti di Freud e dei filosofi di riferimento del tempo. La grande tela tonda scelta da Tadini per “La camera da letto”, così come quella del romanzo di Joyce diventa dunque lo spazio in cui si sviluppa il racconto esistenziale di ognuno di noi come inseriti in un eterno presente. Chi guarda il quadro di Tadini si trova completamente inserito nel suo quadrante come piaceva a Tadini che diceva di amare dipingere grandi tele perché si sentiva un tutt’uno con l’opera. Tutti i personaggi dalle grandi teste volgono lo sguardo all’osservatore senza abbandonarlo mai e lo catturano. La percezione di questo gioco di sguardi fa diventare il loro tempo e il loro spazio quello di chi li guarda. Si è dentro la storia. E quella storia si impone con un’urgenza interpretativa. Vi troviamo continui rimandi, tra parole e le figure, al mondo delle relazioni, riferimenti filosofici da Spinoza a Deleuze, da Nietzsche a

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Wittgenstein a Freud, nonché riflessioni su la “distanza”, a cui lo stesso Tadini dedicò un saggio (La distanza-Einaudi 1998). Tra questi, il concetto di “volontà di potenza” di Nietzsche da cui Tadini era affascinato, ovvero al bisogno del “superuomo” di avere una continua necessità di rinnovamento, reso possibile dalla capacità di assumersi la responsabilità e la leggerezza della creazione, dove il ripetersi, il ritorno, è intrinseco al processo creativo. Questo spiega perché “nello spazio dell’uomo”,nella stanza nella stanza, Tadini inserisce sì l’uomo che fugge, ma anche il suo guardare indietro. Tutto ruota attorno al grande corpo della donna-culla. Le figure maschili volgono a lei in direzione antioraria, mentre le donna ha lo sguardo in senso orario. Esiste quindi un chiaro riferimento temporale che richiama il senso del ritorno e di un “eterno ritorno” che però qui non ha un ripetersi uguale, ma molteplice: nel quadro di Tadini, come nel libro di Joyce. Non c’è un ritorno all’uguale, ma al diverso alla Deleuze che Tadini aveva sempre come fonte di ispirazione. Esiste in pratica per Tadini un ripetersi circolare che riguarda il ripetersi in sé, ma nella ripetizione nasce la differenza e quindi il molteplice. Un po’ come dire, riferendoci all’opera La camera da letto il ciclo del sonno e della veglia si ripetono, ma mai è identico ciò che si ripete, così come il ciclo della vita e della morte. Tadini tradusse Gilles Deleuze e questa frase tratta dalla sua traduzione di Differenza e ripetizione di Deluze per edizioni di Giuseppe Guglielmi e Raffaello Cortina è esplicativa: “ L’arte riproduce esteticamente le illusioni e le mistificazioni che nascondono l’essenza di questa civiltà, in modo che si possa almeno esprimere la Differenza”. La camera da letto di Tadini è l’esaltazione di questa differenza.

Melina Scalise Testo estratto dal saggio critico La camera da Letto di Melina Scalise; per il testo integrale www.melinascalise.com

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Poèmes 11



E giorno E giorno, dolce tramonto e lievi suoni teneri accolgono la notte. E luna, tremule stelle e disegni celesti accompagnano raccolti il giorno. Silenzi, rumori e luce diffusa tocca il mare per disegnarlo nel buio profondo. Scogli, pioggia e chiarore scosceso tacciono dolci tra minute parole. Sente che festa la luna orgogliosa e il sole coperto riposa soave. Attenzione al tempo dietro cui astuto l'uomo reo bisbiglia, chĂŠ il suo genio latente verso il suo simile il dito dirige.

Emanuele Alessio 13


Amor amando Ti prego resta, resta ancora per molto dentro l'anima. Lasciamoli fare l'amore fino all'ultimo battito Non mi lasciare illusa che i nostri sentimenti non siano mai esistiti, che i nostri occhi non si siano amati, parlati boccheggiando amore. Un amore cosÏ remoto quasi reminiscente nella mente relegato nell'anima. Ed ella se ne andò come la rugiada del mattino lasciando i nostri cuori bagnati dai sentimenti.

Ana Maria Andruscka 14


La mia stagione naviga il tramonto Quando, privi di calendario, ti appaiono frammenti di lontana memoria i tuoi giorni, inesorabili, cavalcano il tramonto. Sorpreso, ti lasci andare a improbabili sogni, chiedi qualche certezza ad una societĂ che indifferente, disinvolta e veloce non offre rifugi nĂŠ conforto. Come riflessi in uno specchio e sopravvissuti al saccheggio del tempo affiorano lusinghe e inganni di una vita. Cosciente, attendi quel tiepido soffio che indulgente, premuroso come alle ultime stanche foglie, annuncia la prossima resa. Un soffice grembo di terra paziente, attende le esangui spoglie per donarle puntualmente al respiro dell'ultimo vento.

Corrado Avallone 15


Ricami d’autunno Una ragnatela … una foglia, il colore del tempo di giallo vestito, scivola e muore nel richiamo dei sensi. Oceani di rossi colori dilagano, davanti agli sguardi, bagnati di fredda rugiada che cattura impronte di luce. Orlata di gocce ragnatela agghindata in controluce il cielo ricama, più non è insidia. Svetta l’ultimo fiore carico di ritardate speranze che tiepido sole accontenta ed abbraccia con amorevoli raggi.

Maria Luisa Bandiera 16


Carnevale Folate di vento scuotono livide le vie macchiate di minuscoli cerchi. Gettano nei nostri occhi in festa (soli senza maschera) polvere di un solo colore. E’ già lontana l’allegria.

Anita Barbaglia

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Cornovaglia Le coppie di fulmari rasentano gli scogli e carezzano ignari muri di sassi spogli. Ogni prato rasato è morbido tormento, è il fieno sfacciato cresciuto controvento. Respiro d'una vita, ritmo della marea che s'alza inviperita e scende e si ricrea. E si scaglia ogni sera un mare disperato contro la roccia nera, crollando senza fiato. Corvi neri di pece ciarlano in adunanza sul bruno della specie, abbozzando una danza, orfani di foreste spaziano gli occhi in cielo, brindano e fanno festa volando con buon zelo.

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Cornovaglia Scendon le mucche al mare ricche di folto pelo in dubbio se brucare ignorando mare e cielo, o provare a librarsi dentro le nubi spesse evitando d' urtarsi con sterne assai dimesse. Costa di Cornovaglia vive di vita varia, priva di boscaglia, la roccia assai precaria muta il suo muso nero per alimentar musei talvolta il cimitero.

Agostino Barletta 19


Il bacio di luna Il vento si ripara da foglie da eterna clorofilla, l’eco delle tue labbra sono il frutto languido delle afonie passionali. Siediti sul mio letto nel mare agitato della mia vita, scorri attraverso le anse bagnate da rugiada; i tuoi occhi accolgono le mie stanche ossa nella culla dell’amore baciami or al tramonto sulla riva del mio mare, la luna ombreggia nei tuoi capelli fluttuano nelle alte maree dinanzi al suo riflesso soggiogandomi nelle tue carnose labbra nel bacio dell’anima.

Graziella Benatti 20


Il filo rosso Ho visto cattedrali inutili, crollare su lacrime amare e scuse futili. Ho visto capanni vecchi e fatiscenti riparare malati e resistere ai venti piĂš devastanti: lunghi anni senza rimpianti. Non dunque le pietre toscane o le ambre orientali, Ma il Miele Scarlatto che gli diede i natali.

Benedetti Alice 21


La fortezza Dal cancello ti spio. Seduta nel chiostro, hai un libro tra le mani. Attorno a te una fortezza: il monastero. La pace e il silenzio regnano in giardino. Solo la tonaca si agita, animata dal vento. Il viso è sereno, immune da tormenti e dolori. Pochi metri ci dividono. Tu e io, eppur così distanti. Chi più fragile e schiava? Chi più coraggiosa e libera? Alzi gli occhi, ci guardiamo per un istante. Mi giro, torno ai miei conflitti.

Mara Benedetti 22


Hai strappato la mia collana di perle Hai strappato la mia collana di perle, il tuo dono di nozze, e frammenti di luce hanno imbrattato la terra inghiottiti dalla paura. Sprofondati nell’abisso credevano morta la vita agonizzando tra gocce di rugiada. Ma carezze di sole e di abbracci hanno acceso speranze. le speranze i sogni. i sogni la vita. Ho raccolto le lacrime e le ho affidate al Signore del mare. Ho ricevuto in dono tenerezza dentro conchiglie incrostate di sale. E le spine del cuore come aghi di orefice hanno infilato infinite collane di perle d’amore e di luce. E la terra si è adornata di nuova bellezza, ancora.

Mirella Bolondi 23


Esploratore esigente Scopritore di melodie speciali, nel bosco dei violini vo ascoltando dall’anima dei tronchi il pulsare di suoni e vibrazioni, sentendomi talvolta, per incanto, radice tra le altre grandi radici. Cercatore di qualità nascoste, scivolo tra la gente che frettolosa vagola in città, per scovare nel torrente dei volti la grazia confidente d’uno sguardo, un sorriso che inviti all’amicizia. Esploratore attento ed esigente di stile e d’eleganza mi trovo invece spesso a distillare complicati concetti, ingarbugliati come rami di salici piangenti arruffati dalla furia dei venti. Ma raramente avverto volteggiare un pensiero sublime, un canto che si ammanti di bellezza, parole che disvelino emozioni: ali leggere per volare su, verso l’ebbrezza alta delle stelle.

Fabiano Braccini 24


La lacrima del faro Città marinara, ode soltanto voci del mare, non teme niente... neanche le onde che stringono i golfi, dove i castelli cantano ancora di amori lontani, dove negli anni i piedi nudi delle donne al fiume a lavare, fremevano di piaghe e malanno, nemmeno il sole poteva fermare i dialoghi delle comari che diventavano sempre più acuti perché veramente vissuti… tutto è al suo posto, la collina dà quiete al frangersi delle onde marine sugli scogli…e mentre si odono i bimbi nelle piazze giocare scalzi con un pallone, lassù, nel buio dei palazzi, c’è chi si ama senza pudore, chi si odia per amore, chi sorride alla libertà del desiderio…ma, dove ogni gemma vive nelle urla dei mercati che diventano più forti mischiandosi al suono di campane quotidiane, la mano romana che ha costruito quel ponte, già sa che sta reggendo l’arcata ristrutturata dal medioevo, e sta urlando all’era moderna di stare attenta alle voci che si chiamano… un battito appena ed è l’impulso sciroccale umido che risale dal mar ligure a dare il primo soffio del tormento umano… lampi e tuoni assordanti gridano ai bacini torrentizi di scivolare verso il mare, stringersi con forza per non trattenere quella che per tutti è chiamata “sorgente di vita” ma che in pochi minuti diventa “male corporale “…

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è lei l’acqua, il nostro bene mescolato al fango dell’oscurità umana, chiama rinforzi, con la voce dell’onda urlando… Bisagno! Leira! Polcevera! come fossero Dei della natura uniti per punire chi la natura non l’ha preservata… La città lanterna cade nell’incubo. Il nulla è dominato dalla valanga d’acqua, il cuore umano non sente più niente, è solo con sé stesso, la paura lo assale…non esistono case, non ci sono più strade, quei sacchi che chiudono le porte diventano scalini su cui potersi appoggiare… solo un pensiero avvolge la mente - la speranza di non incrociare il proprio amore tra le braccia del fiume in piena, o il proprio figlio inabissato nei terreni inariditi che, prima protetti dall’Appennino, vengono ora rapiti dal mare No…non c’è ancora spazio per il dolore, l’individuo, con la sua maglia impregnata di vita, deve prendere tutti i suoi sogni, lanciarli alla luna, in attesa che lei possa ridarglieli con un bacio di luce… - è il momento dell’umanità che si stringe in una sofferenza così forte da bagnare anche la palpebra di lacrima che, scivolata ormai nel cuore, lava le ferite… e accoglie il giovane altruismo… barriera dello sconforto umano.

Sabina Bucci 26


La promessa Come acrobati del nostro sogno ogni giorno oscilliamo sospesi nel circo della vita pronti a solcare il mare di ricordi ora mi sento pronta e un po’ meno sola con il coraggio di sempre continuerò a volare in strada girerò quel polso per assaporare ogni curva là dove soffia il vento seguirò le tue tracce in sella al mio destino e raggiungerò l’orizzonte per sentirti a me vicino d’ora in poi te lo giuro verserò solo lacrime di pioggia questa è la mia promessa questo è il mio dono d’amore che mi permette di vivere ancora

Giuseppe Callini 27


Un istante prima Quel giorno il sole bruciava l’erba assetata di piogge che dissolvono l’afa negli spazi del cielo grigio, e le ombre s’incontravano lungo linee diritte a disegnar paure di antichi anfratti. Fu il solco che separò la notte dall’alba, pagine bianche di un libro già scritto ma non letto, oltre la luna il sole si nascose, ed il grano cessò di maturare per le stagioni distorte e s’arrese alla gramigna risorta; forse lo sgomento del futuro già presente svelava realtà concepite nelle notti d’inverno, sotto coperte intrecciate di lane grezze soffocavano i lamenti delle viscere, ma la mente si ribellava ai sogni infranti, quasi il domani s’allontanava lungo argini indefiniti, l’acque che bevevo erano lacrime mie. Un istante prima di gridare il mio nome stringesti forte la mano a legare per sempre le radici col tempo infinito nel silenzio dei fiati delle pietre. 28

Pietro Catalano


Sublimi estasi Sublimi estasi voli di uccelli rapidi intrecciano. Solfeggio le note del tuo amore scolpendo rari marmi. Cerco l’oro alchemico nelle pieghe della mia anima. Bevo vini pregiati un sorso per volta come nella vita. Dolci sussurri sfumano oltre. Sublimi estasi voli di uccelli‌ rapidi sfrecciano.

Antonio Cinelli 29


C'è solo una piccola fessura dove possono fiorire ali. Un po’ più su dello sterno…avviene un contrasto di gelo Il sangue pietrifica In un suono muto È quello è il dolore più dolce da sopportare.

Notte tu sei amica, la mia quiete, il mio dolore, sei il cristallo inghiottito dal vento. Io un pettirosso impaurito, lascio cadere gocce di neve e sangue. La mia casa è un canto notturno così simile al mio. Perdonatemi voi tutte stelle, stelle di silenzio...

Irene Coco 30


In un anno l’amore Il pallido sole, nel cielo grigio di gennaio, viene offuscato dai ricordi peggiori di un anno trascorso. Non è il sole d’agosto, che rischiara i pensieri e fa tornare la voglia di vivere la vita come se non l’avessimo mai vissuta. Febbraio con quel suo giorno d’amore, ed io non ci ho mai creduto... Perché mai dovrebbe esserci un giorno per festeggiare chi è innamorato? L’amore va celebrato tutti i giorni, tutte le ore, tutti i minuti che si trascorrono con la persona amata. Torna lentamente, con la sua aria frizzante marzo, la primavera ritorna a vivere, decorando l’azzurro cielo coi suoi colori, che non saranno mai più belli di te, davvero. Arriva luglio, col suo caldo sole, quell’aria che sa d’amore facendoti battere forte il cuore. Arriva l’aria caotica di settembre, i primi freddi d’ottobre e la pioggia di novembre, ho capito che l’amore va avanti dopo l’autunno e continua anche dopo dicembre.

Aurelia Colletti 31


Slacciami il tempo Slacciami il tempo liberalo da quel silenzio ho sciolto le mie parole in calici di respiri ho malinconia di un desiderio in un palmo di mano slacciami il tempo come una veste che mai piĂš trattengo nuda sfioro un calore che stringe l'anima slacciami il tempo non piĂš giorni o notti senza luce ma addormentata in un sogno che non vuole fuggire slacciami un tempo che voglio lasciare scorrere. come un'onda calma che bagna vita.

CĂ rola Corbetta 32


Nebbie E scese come nebbia su di noi questo mancarsi a dismisura, questo non capirsi oltre i muri della ragione. Mi guardo attraverso lo specchio del tempo e sei li, fantasma dei miei giorni, inafferrabile padrone dei miei sogni che non riflette immagine alcuna, se non quella di un’anima stanca. Luce non trapassa da cuore a cuore se dai all’amore il tempo di morire. E come nebbia scese su di noi.

Agata Corsino 33


Io adoro Adoro chi ha il mare nei capelli, chi parla alle stelle, chi di notte scrive canti alla luna Chi ha occhi lucidi immersi di incanto, chi danza con il cuore con la rabbia nell'anima ed i pugni chiusi, chi ama la follia perchĂŠ Cielo e Nuvole folli sono Adoro chi vive, sapendo di vivere...

Simone Cumbo 34


Seduto, sul bordo della vita Mi sono seduto sul bordo della vita, con i piedi a penzoloni, ho guardato l'infinito respirandone il suo intenso, delicato, profumo. Un infinito luminoso e denso, abilmente distillato, come gocce d'infinito nelle quali, mani sapienti, hanno affidato all'universo: il calore tenue delle stelle, il colore intenso dei tuoi occhi, il delicato calore del tuo cuore, il dolce aspetto del tuo viso. L'infinito che respiro è come alito di vento che mi porta oltre l'orizzonte e mi ricorda che alla sera della vita ciò che conta è aver, con gioia, amato.

Gaetano D’Alessio 35


Preghiera ( Ai miei figli ) Accarezzami i giorni, piano, come fa la neve agli alberi mentre già troppo lunga si è fatta la sera uggiosa e sono polvere di stelle io in un cartoccio stinto ché è un abito troppo stretto questo che va mordendo i fianchi che ti hanno dato la vita Luce nuova portami in dono alle guance umide di sale ingabbiate nel pallore di un ossequioso silenzio dinanzi a morte ingorda di sogni troppo brevi, di gambe e braccia troppo corte per affrontare un viaggio senza certezza di approdo. È un bubbolio incerto il suono dei miei giorni, mentre mugghia il mare, assecondando il vento nel lavorio costante di maree. Ho nostalgia di abbracci forti a trattenere il pianto, stanca di lune mozze ti grido la mia preghiera. Raccolgo le mie stelle a sera cadute dentro un pozzo da cui fuggono rane.

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Tesso un ordito fine, ricco di organza e mussolina, accostolando i sogni tuoi alteri e dissipando il male che ti inganna, sul capo mio raggomitolerò il cielo. Ti ho dato le radici, a Dio farti le ali.

Valeria D’Amico 37


L’ultimo spolverio di luce ambrata Il cielo imbruna, lento e malizioso, e si china a pennellare carezze indaco e malva al mare che, languido, rallenta il suo respiro. Tenue, l’ultimo spolverio di luce ambrata incipria il cuore dei sognatori di un velo sottile. Malinconia. Qui si ferma il poeta. A riposare il cuore, sorseggiando senza fretta l’alito dell’infinito; seduto su un vecchio muretto di pietra, le gambe penzoloni sulla vita. Un vecchio ulivo contorto si protende, silenzioso, a cingerlo in un abbraccio. … qui si emoziona! E si sperde, nel festoso carosello delle rondini sul mare, svelto ad afferrare parole e colori per una nuova tela. Si addentra infine, incosciente e stolto, tra le pieghe del proprio silenzio. E si trafigge di sogni.

Vincenzo D’Ambrosio 38


Osa Soffia sulle parole, fà che si acquietino per poi riconoscersi nei brevi, veloci, slabbrati, morsicati, refoli del delirio che ci coglie. Adorna il mio collo con collane di ebbre promesse; consegna parole nuove al desiderio le dimenticherò tra queste lenzuola. Osa, affinché sia marea la passione che giunge. Dimentica Amore e Virtù, qui innalza il suo eterno, solenne, pagano inno la Vita.

Mirta De Ritz 39


Castelluccio A chi lungo la tortuosa strada percorra il tratto del fiume si presentano agli occhi i vecchi diroccato ruderi di questo paese antico come braccia bruciate e monche che protese verso il cielo son in una invocazione di giustizia e di vendetta. Ancor v’è la porta merlata e se ti arrischi a salir lassù ricevi una straordinaria emozione … ti sembrerà di staccarti dalla terra e rimaner sospeso a mezz’aria tra mare e cielo in compagnia di pietrificati uomini in un mondo fermatosi nel tempo. All’ora del delizioso tramonto sembra ancor sentire lo stridere del ponte levatoio calato per far passar gioiose donzelle dirette ad attingere acqua alla fresca madre fonte. Ma a poco a poco sembra anche veder lungo la strada e nei vani vuoti e sgangherati uomini e donne fissi a guardarmi come un intruso con curiose espressioni.

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Cast Il tutto riprende un aspetto vivo e i ruderi risorgono con la fantasia che va a ripopolar questi resti altrimenti abbandonati da secoli. Va sempre più intensificandosi il color dell’azzurro cielo e giù all’orizzonte si tingon di rosso sole e mare. Man mano che il mattutino astro scompar dietro agli alti monti tinge d’un dolce color corallo un paesaggio ameno e fantastico ove si può udir la calma orchestra soave e giuliva di trilli e gorgheggi che saluta l’inizio della ormai giunta nottata … e la fine d’un sogno ad occhi aperti.

Angelo Di Luca 41


Vedremo insieme Vedremo insieme le luci di un nuovo giorno e rinasceremo con loro; le nostre labbra ricorderanno i baci della notte mentre brinderemo all’amore. I nostri occhi saranno un unico arcobaleno e l’universo non basterà per contenerne la gioia. - Io ti amo, tu mi ami – saranno il solo nostro cibo. Dopo la prima conosceremo altre notti così: sotto il cielo limpido della primavera, sotto i tuoni e i fulmini dell’inverno. La nostra casa sarà un’eterna isola dell’amore dove i gabbiani saranno le nostre carezze. Amarci per essere felici, questo solo conterà per noi e il freddo e la morte non ci faranno più paura.

Anna Diotallevi 42


Dice cose il giorno Mi dice cose, questo giorno che a sentirlo mi fa rumore di ricordi un poco di nostalgia discreta e poi l’elegia d’un tramonto malinconico nei rossi che imbrattano la sera la sinfonia dei grilli e quel profumo di glicini e ginestre che mi fa dolce l’aria, di pioggia appena puntinata di foglie verdi aperti i palmi e la gola bianca ad ingoiare cielo come se non ci dovesse essere un domani.

Franca DonĂ 43


Nell’angolo della casa (piangendo) Nell’angolo della casa come tante altre sere consumo le mie amarezze. Voci piene di rabbia aggrediscono le pareti. Occhi impauriti lo sguardo si confonde nelle luci spente. Spento è il cuore di un bambino. Mi sento solo. Qualche scambio di parole e poi… niente. Troppe volte sono rimasto con nulla tra le mani. Nell’angolo della casa come tante altre sere aspetto chi, per un giorno ha cercato di amarmi.

Fabio Fusi 44


Giraluna E viene dal mare lenita la furia di tutti i dispersi: rosa non muore l'ennesima donna che lascia il segno... si volge all'occhio (giĂ colmo della luna) e un'altra voce getta al non ritorno.

Aurora Rovi d'acciaio graffiarono la strada, rimase il tempo a nutrire la leggenda; la vendetta apparente di una strega, il suono del respiro e il vano bando. CosĂŹ dal fuso non seguĂŹ il filare Aurora ma l'umile incanto del sonno.

Nicola Giordano 45


Elementi I

Donaci la quiete dei tuoi millenni di letargo, acqua, l’accumulo del riposo, la conservazione delle forze. La donna in fila col bollettino in mano si morde a sangue il labbro, è snervata dalle impazienze: riprendere i figli a scuola, improvvisare un pasto ed altri picchi nella mente sbalestrata. E la sera poi, non ritrovare l’auto nel parcheggio, preferire l’ipotesi del furto alle amnesie. II

Donaci lo slancio dei tuoi rami, il risveglio delle foglie, legno, la crescita serena che la luce affina, il ristoro assorbito e diffuso dalle profondità. Il ragazzino con l’occhio mezzo – di pesce lasciato da giorni nella cesta – è gravido del suo niente, attinge a linfe eteree, a volontà assorte di erigersi sulle sue radici cave, morte. III

Donaci il miracolo delle tue accensioni, la perseveranza dell’ardore, fuoco, l’incoercibile giocondità delle vampe, la festosa consumazione. Il ragazzo per scaldarsi tracanna un vodka – Martini dietro l’altro, arriccia il labbro al naso nel deglutire, o si cala, s’infarina d’un tiro: vive euforie da cerino. Ma è lì – in quella giostra di luci e volti senza destino – che vorrebbe bruciare: d’un amore infinito, immortale. 46


IV

Donaci la pazienza delle tue gestazioni, il faticato raccolto, terra, l’umiltà del tuo livello, la concretezza dei tuoi cicli. Il sangue che non torna le scombina gli alti piani. Portare a maturazione, che comporta? Discendere le scale? È retrocedere insomma questo avanzare? S’insinua galeotta nella mente l’idea che la natura non contempla se non in forma d’accidente: nodo in luogo di ramo, icasticamente. V

Donaci la resistenza ai martellanti colpi, il rinculo dall’incudine, metallo, l’ostinato e sereno restare d’un pezzo davanti al più bieco disprezzo. Ma poco basta al nostro vaso di ferro farsi terracotta, segnarsi di crepe o sbreccarsi - di volta in volta - che la vita urta e frattura: è lei la sostanza più dura.

Carlo Giacobbi 47


Invenzioni C'è perizia e magnificenza e cura nei segni nella caducità , ultimo respiro per le foglie. C'è un disegno vivo e divino in quelle linee secche che con ogni luce sanno dispiegare eleganza, ad ogni incedere di stagione ogni tratto di sangue ogni cambio d'umore ogni scorrere e morte. Sono fitte, incessanti lampi improvvisi colore che avvolge sugli occhi, precise invenzioni liberi uccelli nell'aria, dolci e sgualciti silenzi sul filare del vento.

Vanni Giovanardi 48


Orione e Cassiopea Cercherò la luce iridescente d’Orione e Cassiopea nel budello nero e cavo di notti illuni e bianche perché vegli su di me e sulle carni stanche. Cercherò il raggio illuminante d’Orione e Cassiopea per le viscere disperse ventre caldo ed accogliente nel fondo siderale del mio calice piangente. Cercherò Orione e Cassiopea…

Nunzio Granato 49


Silenzi Il silenzio mi colma la mente mi pressa i pensieri rimessi e taciti Il silenzio abita le stanze vuote ma non abbandonate. Il silenzio aspetta il mio ritorno sa d’appartenermi. Il silenzio tiranneggia è sempre con me sottile, inesistente un compagno che mi parlerà quando sarò sola. E’ così denso da far rumore come i grilli nelle sere settembrine come cicale nelle controre d’agosto. Il silenzio ha mille voci che parlano insieme, impazzite come frequenze radio sovrapposte. Il silenzio non riesci a fermarlo sfugge, striscia scalpita, scivola avanza, indietreggia galoppa. Il silenzio gravita sulle palpebre chiacchiera col respiro s’adagia sul cuore. Il silenzio è una coperta stesa sul rumore assordante della fretta.

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Silenzi Nel silenzio ritrovo cose perdute pensieri smarriti sorrisi dell’anima. Ritrovo i miei anni che il tempo impaziente mi ruba ogni giorno.

Rosalba Griesi 51


A un figlio In nessun tempo incontrerai spirito sì vibrante e autentico quanto il cuore di un cane, né animo dalla costanza e virtù a lui pari; di rado troverai uomo vestito a festa, che in forza di ragione tronfio si asterrà, altero, dal rivolgerti il dito, replicando: "In verità ti avevo avvisato…"; e finanche l’amore, di speranza barlume in un mondo fallace, nell’istante in cui ti renderai ridicolo sovente si vergognerà di te. Giammai, tuttavia, tu non smarrir fiducia nell’essere umano, eppur diventa selettivo. Ti amo.

Massimiliano Guerrini 52


Storie di sogni Tra i fogli di carta che volano le primule nane che sbocciano e le rose che mi sorridono; tutto mi sembrava dimenticato in una goccia di pianto mai scesa dai miei occhi gli occhi del cuore nei quali è impresso il dolore mortale e la sofferenza calata in una realtà frenetica, irrefrenabile. Il tempo sembra si sia d’ improvviso fermato e senza alito di vita senza ombra di pensiero e con nuvole di idee che offuscano la mia mente penso e rifletto … tra le cascate di sogni e le valli di speranza. Osservo i sogni e le speranze intrappolati nei ricordi d’ infanzia tra la pioggia che cade e il sole che nasce. Desidero arrivare a sfiorarli, mi sembrano tanto lontani quanto vicini. La mente è l’ ostacolo di me stessa, ciò che è artefice del mio successo e del mio fallimento. E mentre l’ immensità sale dalle punte dei piedi e alimenta lo spazio vitale, ho voglia di tuffarmi per l’ ultima volta nel mare dei sogni.

Valeria Iengo 53


Forse a primavera Ti scrivo, amore, perché il canto della mia sola voce fatica ad arrivare fino a te tra le piogge d’autunno e le spire dei venti tramate di foglie e di sorrisi a stenti. Ma credimi, non serve pensare ad un colore, in questa meraviglia che ho d’intorno io li vedo tutti e profuman come frutti di un bosco a pieno giorno. Ed è con quel sapore in bocca, ch’io sono qui, fermo, felice di pensare che passerà l’inverno e di pensarti ancora, così, come ti ho dentro. Ho chiuso in questo scrigno, sulle calde scie d’inchiostro, le lacrime di un sogno che ha un futuro solo nostro e non può guerra, né tristezza, né stagione o dì che muoia, sfibrar questa sua bellezza e questa mia profonda gioia. Affido al tempo la voce del cuore così che, viaggiando, ti possa arrivare e quand’anche la pace, tornerà a prometterci una vita vera torneranno i fiori a germogliare luce e ci ritroveremo, forse a Primavera.

Alessandro Inghilterra 54


Quando parla l’anima E la neve continua a cadere sulla mia pelle. L’inverno incalza. Le notti scorrono tra i silenzi dei miei perchÊ. E il giorno, quello che vorrei non arrivasse mai, mi porta al posto di sempre. E mentre cerco tra fogli di carta, libri e giornali; compari tu. Chiedo al tempo di farne ricordi, ma il tempo, sordo e beffardo non sente. Mi rimane un foglio bianco preso a caso sul quale si sciolgono i pensieri che esplodono dalla mia anima.

Gino Iorio 55


La barca Vedevo una barca che galleggiava sul mare, brillava, sotto i raggi solari, dondolava impercettibilmente, a ricordare il lento scorrere del tempo. Gradualmente, ma inesorabilmente scivolava, verso la corrente, dove il borbottio dell'acqua era piĂš intenso, dove niente poteva fermare l'ondata travolgente; sommersa, affondava senza lottare, senza opporre resistenza, arrendendosi all'evidenza, senza nĂŠ piĂš un dopo nĂŠ un prima, solo la fine.

Annunziata Labarile 56


Dramma Sei troppo arida. Non basteranno fiumi di piogge per concludere un bagno idratante. Stai affogando. La tua pelle a scaglie ha coperto stantii fiori di fango che sanno di fumo. Non hai molto tempo, è questo il dramma, per capire i sogni sacrosanti della vita.

Franco Lanucara 57


Noi Abbracciami fammi illudere che sia ancora amore, quell'amore desiderato cercato temuto quell'amore che brucia dentro e toglie il fiato quell'amore che ancora vive e che ancora vivrĂ oltre Noi Rimani qui nell'anima mentre il tuo respiro accarezza la nuda pelle lascia che questa notte diventi poesia. Noi amanti in lenzuola umide di sole al loro primo arcobaleno.

Daniela Lazzeri 58


Legna verde Come pesa sulle spalle la legna secca degli anni, sottobosco del tempo trascorso esposta all’incendio dei tramonti ed ai fuochi dell’ultima passione. Non proverei stupore, né rimorso se diventasse cenere all’istante ma aspetterei paziente l’occasione per l’ultimo volo insieme, grigie spirali dello stesso fumo. Sarà come un soffio d’amore più fresco del vento che a marzo semina fiori profumando l’aria e spinge le nuvole più in alto nei leggeri pascoli del cielo. Come rimpiango ora il tempo della legna verde che si beveva il sole a primavera nei giorni dello studio e dell’attesa, le strade larghe, aperte a tutti i sogni.

Giuseppe Leccardi 59


Acre vendemmia d’amore Grappoli d’uva i suoi sogni appesi ai tralicci della vita. Attesa era la vendemmia d’amore, di grappoli rossi, dolce nettare degli Dei , baci rubati carezze sfiorate, tra i vigneti incantati, in un tramonto che l’alba mai vide. Ubriaca di speranza riempì i calici dei suoi occhi di gocce di acre vino. Pianse lacrime di pura illusione.

Rosaria Lo Bono 60


Notte Oscura Cos'è che vuoi nascondermi stanotte, tu, infinito ciel notturno? Fonte d'ispirazione per coloro che, nutrendosi di parole, vivono d'inchiostro.

Nuvolosa notte Rapita dall'immensitĂ di questo cielo, rimango ad ammirar le nuvole, che al rivestirlo ti rendono, oh notte, immensa di poesia, piena di mistero.

Arianna Itzel Lucas Cazorla 61


Sincerità Accompagni espressioni di lealtà creando non muri ma autenticità afferri le parole una ad una dipingendole di armonia ciascuna. Nasci dal cuore non nella mente il tuo candore rassicura il presente chi ti avvicina mai sarà incoerente. Doni alla vita quella freschezza tal quale un’eterna fanciullezza se ricercarti ovunque è verità averti nel cuore è serenità.

Maria Luisa Luraghi 62


Io sono donna Io sono donna generata dal battito d’ali di farfalla nell’orizzonte dell'anima, venni da un’assenza per piantare l'amore in un paese deserto Sono una donna, un prodotto di varie civiltà esito di un lampo di luce in secoli d’oscurità. Sono una donna, non posso sopportare le tue prigioni Oh! uomo ingannevole e falso.

I am a woman I am woman from the butterfly flaps In the soul’s horizon, came from absence To plant love in a desert country I am a woman from a mix of civilizations From a flash of light from ages of darkness I am a woman, can’t stand your prisons Oh! man of deception and fakeness

Sonya Maddouri - Tunisia 63


E poi piÚ nulla Del suo pallore fece nebbia tra gli oleandri e polvere di distanza, nei paralleli viaggi oltre il vero che non giungevano all'unisono mai paralleli. Ma di un amore ricordò la trama, sfuggente oscillazione di intricati fili e di fuochi tra le nubi e di spari nei pensieri e di sangue tra le pietre echi di disturbate voci e di passi veloci oltre il canneto e la paura sulla pelle e poi solo le stelle nel buio di un respiro arreso che dalla bocca si condensa inerme e poi piÚ il nulla -e poi, il niente-

Manuela Magi 64


Il vento delle foglie morte Molesto mi è il ricordo di noi due; non voglio ritornare nei luoghi di confine tra la follia e la ragione, follia di spensierata fanciullezza che ha presagito ad una conseguente pazzia, Ricordarti ora mi è fatale. Anni or sono, che ferite di ginocchia sanguinanti mi hanno fatto sentire solo ora quel dolore; Quanti bei pomeriggi passati assieme, che bei giorni d'inverno svegli all'alba; Albe, che profumavano di latte caldo; Quanto amore sentivo per te che mi donavi calore paterno, quanto freddo sentii per te quando spazzato fosti dal vento delle foglie morte. Si, molesto mi è il ricordo di noi due di quel tempo andato, come molesto mi è adesso questo tempo di disagio, che aspetta solo di essere spazzato via da quello stesso vento che ti fece volar via.

Maurizio Leonardo Muscuso 65


Ho bussato alla tua porta Ho bussato sbandato alla tua porta come un’onda nella rada scampata alla bufera. Nel cesto vuoto il profumo degli ulivi le lettere non scritte, le radici, il sogno disperato di un ritorno il bacio di mia madre, il saluto degli amici. Ho bussato con coraggio alla tua porta chiedendo in prestito una mano senza domandare altro. Mi sono volto indietro e ho scorto la mia ombra salpare incerta, contro il vento. Ho bussato invano alla tua porta chiusa dietro a un muro di silenzi ma non te ne farò una colpa. Mi chiedo invece dove sia finito il sole se mi rimanga il fango per dimora. Oggi io abito il mio nome e un sorriso a denti stretti è il mio portone. Domani radunerò i miei stracci e andrò a bussare al mare. Per riprendere il mio cuore ancora vivo dopo il temporale.

Dario Marelli 66


Lieben E’ folle il vento scivola lento precipita piano in ogni spira accoglie nel suo grembo anime distanti trafitte nel centro la spada ha colpito e batte ancora forse è amore i sensi tremano sto vivendo nuovamente

Sprofondare Scivoleremo lungo i nostri corpi sarà un lento ondeggiare in un mare d’intenti penetreremo fino a raggiungere l’intimità nascosta della pelle nell’infinito crocevia inciso nei sensi vivremo una realtà irreale e ci immergeremo nell’essenza nata in acqua e vento

Elisabetta Mattioli 67


Il nascondiglio del riccio La pioggia incessante oscura il cielo d’autunno come un sipario cala sul finale di un soprano, l’universo intero imita l'eleganza del riccio come un velo che cela l’identità di un sorriso. Forse tutti cerchiamo un nascondiglio dentro un libro inseguiamo il sentiero incantato sotto il mantello disperdiamo le grida là fuori dietro l’uscio dimentichiamo chi muore. Difendiamo solo un po’ d’intimità il tempo scorso sul volto di una donna afferiamo quel momento spensierato del passato ma anche i discorsi del vento, e forse capiremo. Che siamo già prigionieri di un mondo capovolto del volo incerto di una farfalla, radente un fiore, che cade, in equilibrio sull’ultimo battito d’ali, dove parole sfioriscono su labbra incollate. Non posso guardarla morire… l’anima sanguina se non posso salvarla, il gusto salato delle lacrime affonda nel guanciale che toglie il respiro nel buio del dolore. Poi il silenzio di quel pensiero cala le palpebre sono quella farfalla, non posso librarmi, d’un tratto tutto sembra perso… ma come una preghiera spunta un raggio di sole.

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Il nascondiglio del riccio Dipingo un sogno con l’alba dell’autunno foglie dorate hanno tessuto grandi arazzi da camminare sotto filari fiammanti ci fan l’inchino alberi saggi conducono tutti in quello stesso lago di stelle. Io indosso i colori sgargianti di un’amazzone in volo per mostrare al mondo che esiste quel luogo avvolto di pace, musica e magia celeste dove si ode il canto melodioso del cosmo.

Sonia Maritan 69


Come alta Marea Come alta marea, l'onda di vita viene a sussurrarti, amore, le cose che non ti ho mai detto. l'Insonne firmamento si specchia dolcemente dentro il lago dove le nostre voci si persero nel doloroso giorno del distacco. Ora brucio castelli di ricordi che tornano ad imporsi nell'umida sera di febbraio.

Amai il sole

Amai il sole quando vidi il tuo volto nel giardino di marzo raccogliere amarezza e solitudine. Amai i sogni quando mi hai regalato quegli attimi d'eternitĂ che ho racchiuso dentro l'anima. Amai la vita quando divenisti cielo e terra, universo senza tempo e fermasti la passione sulle rive deserte delle nostre anime.

Antonella Modaffari Bartoli 70


Una foto ormai antica Silenzio. Penombra. La tua voce che m’affianca Scorre lenta nella mente una foto ormai antica di lui che l’abbracciava di lei che lo amava di un film in bianco e nero d’una mano accompagnata ad un whisky di alcol vero. Poi la fine E' l’inganno quella pagina non letta la tua strada desolata la mia bocca da sfamare. Rimani tu, solo tu, maledetta tentazione.

Ylenia Monelli 71


... bohémien cuore mio A te mi rivolgo ti imploro bohémien cuore mio ... fidus achates prezioso rubino ... irrora le psichedelie del sole con neroli di zagare ... scandisci l'afflato dell'esistenza perché si consumi con più tenue vigore ... fuga il momento della postrema tenzone ... il fato getta melma sulla cortina della vita ... è quasi utopia mettere ordine tra le memorie del passato calcolare le impervie salite sul golgota le rinunce dall'aroma di assenzio gli affetti perduti intrecciati nei fluidi arabeschi del tempo ... poi capire che tu bohémien cuore mio ... fidus achates prezioso rubino caldissimo amore ancor brami...

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... bohémien cuore mio stasera sono sbigottito anodino nel fragore del silenzio … le dita si protendono verso labbra sorridenti ... un'epifania trascendente tra evanescenti filigrane di stelle ... tento di risvegliare i secondi sopiti nel Lete aspettando il ritorno di baci eclissati nello scrigno degli anni ... smarriti tra risacche d'oblio ... bohémien cuore mio fidus achates prezioso rubino come metafisico glissando di un'arpa via è svanita la bohème con la sua verde età folle gitana ... che fortuna averla però con variopinto delirio libata!

Mauro Montacchiesi 73


Avremo cuori d’uragano Cara è la notte agli assenti, quando un pianto antico si confonde alla voce grave del mare. È ferocia d’onde a frantumare il cuore, ma non torneranno nelle case bianche gelide di vento e di silenzi, abitano il freddo della terra in un’attesa di cielo. Porti di nebbia si nascondono fra le rive abbandonate e una luna infinita appare sulla desolata solitudine della notte. Non c’è più rotta che conduca a casa e sugli alberi delle navi all’ancora il tempo ha ammainato vele madide di dolore. Alla mia nostalgia manca quella terra lontana consacrata a memorie d’altri giorni e sola rimane la muta tristezza di un silenzio. Naufraga il cielo in un presagio di mare mentre nelle case abbandonate gli assenti hanno ancora addosso il profumo del vento. Tenera è la luce delle stelle che affiorano da un altro tempo e ogni sera recita il suo rosario per contemplare il mistero di un dolore antico. Forse un giorno avremo cuori d’uragano per farci onda e navigare sull’azzurra immensità del mare.

Rita Muscardin 74


Solitudine Sarà la solitudine A legare i nostri baci Nel sentiero di una vita Che poserà una parola Su una panchina d’amore Bruceranno i nostri ricordi Tra il fuoco di un tramonto, legati ad un gabbiano che trasporterà le gocce del nostro ieri sugli arenili del domani Una poesia vestita d’inverno Attende la tua presenza, rimarrà li, sola col suo canto di penna fra la rugiada di un bacio fermo alle porte della gioventù.

Monica Nannicini 75


Sulle strade di Mogadishu Striscio affamato nei vicoli sabbiosi, alla ricerca di pezzo di pane e di uno sguardo d'amore rabbioso, tra gli edifici bianchi lacerati dai proiettili, tra corpi e anime morte distese lungo la strada. Dietro a me quindici anni, davanti a me solo la fuga nel deserto infuocato, nella memoria i racconti di amici, chiusi in gabbie o nelle buie stive di fetidi barconi. E il mare... il mare aperto che ci accoglie con le sue onde altissime, il mare della vera speranza. Cosa canterĂ di me il profeta lebbroso venuto dalla savana nelle sue litanie di sofferenza? Forse i gemiti della fame e delle infamie subite prenderanno forma grazie alla sua voce.

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Sulle strade di Mogadishu Canta per me saggio Griot, per l'ultima volta ricordami ai miei cari, raccogli le mie urla, il dolore e le lacrime che spargerò sul mio cammino.

Daniele Neri 77


Tempo disperato Si sgretolano i sogni - come rocce sotto la pioggia del tempo e dal vento sferzate - senza apparente lamento. Son le gole senza piÚ grida o voce. Una tempesta di sangue ha coperto le mie ultime speranze di vivere senza nemici e senza vanaglorie. Le bocche indifferenti han vomitato fuoco e morte per giorni e giorni e giorni. Poi nei campi il silenzio: ampio sudario a coprire le infamie delle genti. Le donne e gli uomini sono tornati alle case. Circondati dall’odio, han scavato trincee insormontabili.

Giovanni Odino 78


Mutazione Tu che dormi ora sprofondando in uno specchio di immagini, tu che respiri mentre vibrano le labbra di temute parole e suoni che escono di getto. Si stacca un pezzo di me e scivola nel vuoto senza forma, nello scorrere dell’acqua densa come lava nel tramutarsi incessante di stelle e rumori. Friabili profili stringo tra le dita schiacciato è il tempo dalle sue infantili movenze. Ma mi trascino lenta percorrendo il profumo, l’eco delle onde del mare; frantumandomi in versi di buio in gocce di immobile silenzio.

Aurora Pace 79


Parlava di gatti, angeli e sogni Era bello sentire la sua voce. Quella sera, a tratti friniva la cicala, tra i bagliori dorati del tramonto, scampanellava un assiolo. Parlava di gatti, angeli e sogni. Intanto, s'imbruniva il cielo, potevamo contare le stelle. Al chiaro di luna ascoltavo le sue parole. Lontano cantava il mare, nell'aria era forte il profumo dell'asfodelo.

Aldo Palmas 80


Presto il sentiero del mattino Presto il sentiero del mattino avrà nuova luce e il passo incerto della notte non cercherà sostegno al mio fianco. Come ogni giorno mi vestirò di sonno e di speranza lungo il viale che vede l’aurora già ansiosa ed il tramonto che ancora paziente attende il suo momento. Come ogni giorno il silenzio di occasionali brevi presenze sarà compagno e viatico al mio consueto, gravido ancora di emozione antica. E violerò i cancelli odiati del letargo per consegnarmi alla vita, la mente stordita ed il cuore dai lampi violenti del sole. E ti vedrò.

Enrico Parravicini 81


Barconi di speranza Barconi carichi di speranza arenati su coste disgraziate, affondati in mari impetuosi. Barconi carichi di giovani vite spezzate da certezze mai arrivate, da sogni infranti su quegli stessi scogli, in fondo al mare.

Cecilia Passeri 82


La bramosia Per noi, che guardavamo da valle verso l’alto, la cima del monte c’appariva bella, sobria e maestosa: eccitante desiderio appagante all’istante l’erta salita… Ma lassù, sopra la vetta, ci siamo tutti tuffati, rammaricati, nella più profonda indifferenza.

Giovan Pietro Passoni 83


Mi amerò È giunta l’ora attesa dell’essere, sarò nuda a me stessa per buttar giù via il mio malessere. Non guarderò più indietro ai miei sbagli, li lascerò andar via con i lor pesanti bagagli. Sarò una nuova creatura, libera dalla costrizione di non essere, libera dalla sublime apparenza, appunto apparenza. Sarò volo libero di gabbiani, laddove nessuno sparo potrà ferire, nel deserto dove tutto tace, per ritrovare dentro di sé la sua essenza. Adesso sono qui ed è già leggerezza e di colpo va via il temporale. Adesso sono il mio presente e Di colpo cadono giù le maschere di carnevale. Nel viaggio della vita mi son scordata di me, l’errore più grande che potessi fare per portarti via con me. Per amare dovrò imparare ad amarmi. È una promessa che farò a me stessa Quella di amarmi. Mi amerò.

Serena Pellerone 84


Queste sere Hanno sogni sbiaditi queste sere, hanno dolcezza stanca di tramonto; strisciano indolenti per adagiarsi fra ricordi fievoli che sfumano in dissolvenza come echi lontani. Hanno il sapore amaro delle attese, si consumano in momenti irreali che si arrendono alla solitudine. Sere di clessidre vuote di tempo ricamano speranze arrese agli anni dove galleggiano musiche antiche. A volte risplendono di luce illudendomi che sia ancora giorno ma declinano lente verso il buio. Siamo soli che piano si spengono.

Mara Penso 85


Continuerai a spargere viole Nuvola mi appari ritrovata amica di tempi leggiadri. Fresca nel tuo divenire composta nel tuo proseguire. Eleganza di giovane pantera riscopro nel tuo sorriso, saggezza di vita sulla tua bocca. Lentamente ti osservo ingoiando calore nel tuo fraterno abbraccio. Ora so quanto sole hai diffuso penetrando coi tuoi raggi l'altrui malinconia. Ancor lunga è la strada ma non ci sarà resa nei tuoi occhi. Spavalda continuerai a spargere viole.

Mirella Pescosolido 86


Trespolo Per darti “un’altra vita” mi vestirei da eremita solo per te in questa sera ricca di menzogne indossando la maschera del finto viandante così da catturare il tuo spirito Mi nutro della speranza di rivederti per un attimo nell’ombra e leggerti negli occhi il tedio delle tenebre e la nascita del riverbero Nel pianto ti riascolto mia musica del cosmo così ad ogni singhiozzo ti parlo senza parole seduto sui gradini del rimpianto in fisima affacciato al balcone del tempo [Tutte le notti] Nel cielo farcito di perle policrome guardo la bighe cariche di pensieri fuggire nei prati della malinconia Per tamponarmi l’anima malata di dolore non mi privo di raccogliere e annusare i fiori della memoria Così con le dita premo il pulsante del cuore risvegliando la tua stella senza veli e fingo la felicità di attenderti fino [alla prossima alba]

Lorenzo Piccirillo 87


La leggerezza dell’essere A spasso fra vecchie mura, le antiche leggende rivivono nello sguardo attento che scusa la storia. Si mostra fiero il panorama, con fili d’erba distesi al sole, come girasoli esposti alla luce. Recinti di ginestre si arrampicano sui pendii di verdi vallate, e nella spianata del pascolo, lo spirito si riposa, nell’abbraccio materno della natura. Muore nell’ombra, il solitario bosco, sulle rocce che avanzano intimorite, nel mare freddo del nord. A spasso per il mondo, vive spensierata, la leggerezza della libertà.

Mara Piovesan 88


Felicità Felicità, ti cercai nel volto materno, frugai in mille cuori, guardai, perplesso, le meraviglie del Mondo, vagabondai per terre lontane. Amai scoprire il profumo nei colori, nelle arcane camelie. Niente fermò l’anima mia, niente le fu sorella e amica. Felicità, un dì giungesti a me con passo lieve e con l’amore negli occhi. In quegli occhi ritrovai me stesso, anima meravigliosa. Felicità, amai il mio andare, il mio soffrire, la mia solitudine e la mia intensa gioia che mi fanno vivere e morire mille volte. Felicità che alita e passa.

Natale Porritiello 89


Imbrunire Il mare sembrava coperto di polvere d’oro, e dita rosse pian piano tiravano a sé quel lenzuolo leggero, finché il rosa sfumava d’azzurro e di bianco, come un olio dolce e odoroso, e la luna, sempre più coraggiosa, invadeva la scena di luce tremante. Lontano, la sagoma scura di terre indistinte sfumava il perfetto chiarore, e nulla poteva scalfire la pace ondulata che apriva le ali sull’acqua velata. E tutti i dolori restavano a fondo nel mare infinito, coperto di polvere d’oro.

Antonella Proietti 90


Ancora un giorno Mandami un segno domattina, all’alba, un refolo di vita ancora non appassita, il platano in cortile ha altre foglie da offrire agli sbadigli delle nuvole. Saprò che ci sarai ancora un giorno, che il sudario riposerà nel giaciglio, saprò che il sole penetrerà i nevischi della notte e apparirà ancora intatto. Non posso perdere ora il tuo sorriso, così ubriaco di te e del tuo candore, così drogato dalle tue dolci verità, così seviziato dai tuoi baci amari. Ora che nel morbo lenta ti consumi si sgualcisce il telo delle memorie, la candela lacrima sul ferro sacro, la sua fiamma erode i miei pensieri. Resistono quelli intrisi di polvere delle scintille nel gelo dei gennai o di serate graziate dal tuo respiro a muovere lieve il dondolo del cuore. Mi resta il tuo profumo di lavanda, quella vestaglia appesa di cotonina, qualche bottone scucito dall’inverno di una fiaba che voglio rammendare. Ti chiedo ancora un giorno, per ascoltare il battito del tuo silenzio.

Flavio Provini

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Ri-tornare All’altare del bagno in mano lo spazzolino, davanti uno specchio rotto e piastrelle riflesse su altre piastrelle. Al collo la collana di pietre false non porto, il rosario del tras-andato che non uso. Vapore acqueo ridisegna il giorno col suo cuore morto, ri-delineato sul vetro opaco. Finalmente sera. Ma… Anche nell’oggi alla sua fine (sempre) mi sciacquo il volto con lacrime di coccodrillo. Dio, forse Lui capirà.

Giulia Quaranta Provenzano 92


Un susseguirsi É sui semi gettati sulle fertili zolle che la vita rinasce a primavera ed è al calar della sera che la notte riabbraccia le sue stelle ed allontana il giorno. É tutto un alternarsi, un susseguirsi di riso e pianto nel gioco della vita. Sono le rocce erose a raccontare il delirio del mare quando alterna le onde, quando il vento risponde e gioca con i marosi a rimpiattino. É il canto dei ruscelli a sostituire le ugole degli uccelli canterini quando in autunno se ne vanno via. Ed in montagna l’immacolata neve assorbe il sole e fuga la foschia. E poi è sui magici sogni che la mente, quando smarrisce della gioia il canto, che ritrova la volontà e il vigore. Ed è soltanto il tempo che spartisce per suo diletto felicità e dolore.

Maria Chiara Quartu 93


Un giorno Un giorno, quando smetterò di amarti, la notte di Capodanno di un anno ancora incerto, quando, infilata nella bufera di una pelliccia piangerai un valzer di donna sola ˗ quella notte allora voglio essere un vecchio. Un giorno, quando smetterò di amarti, il primo giorno di un anno ancora incerto, quando un abito stanco di balli scivolerà dalla tue spalle ˗ quel giorno allora voglio essere un vecchio. Un giorno, quando smetterò di amarti, un mattino imbiancato di neve di un anno ancora incerto, quando il tuo maglione bianco volerà sopra il mare che fissa la gente ˗ quel mattino allora sarò un vecchio.

Stanislaw Raginiak 94

Polonia


Un giorno

(versione in lingua madre) Kiedyś, gdy ciebie kochać przestanę, w noc sylwestrową któregoś roku, gdy w futra wciśnięta zamieć samotnej kobiety zapłaczesz walcem - to w tamtą noc chcę być starcem. Kiedyś, gdy ciebie kochać przestanę, pierwszego dnia któregoś roku, gdy zmęczona tańcem suknia z twoich ramion opadnie - to tego dnia chcę być starcem. Kiedyś, gdy ciebie kochać przestanę, w śnieżny poranek któregoś roku, gdy biały twój sweter uniesie się nad wpatrzonym w ludzi morzem - to tego poranka będę starcem.

Stanislaw Raginiak

Polonia 95


Come, di notte, il lampo Come, di notte, il lampo a rischiarare il buio, a rivelare il segreto celato nel grembo delle cose. Come il vento, che suscita i flutti dal profondo e in altissima spuma sullo scoglio li frange. Come rombo di tuono a squarciare la quiete, come vampa di sole sulla pelle riarsa. Così, così l’amore mio per te.

Stefania Raschillà 96


Tra le mani di Andersen Soffierò sulla carta e voleranno farfalle fluttuanti nella magia delle stelle… Lucciole in fondo alla valle… Soffierò sulla carta, sui ritagli tra le mie dita, vedendoli ergersi, nello stropiccìo lieve, vibranti e inebriati di vita… Nel silenzio dell’uditorio libererò l’anima di questi fogli: li svestirò della pena di ieri, darò ali che con gli occhi non cogli. Svelerò la bellezza stasera, che risiede nel tuo immaginare… Oltre il divario tra sogno e realtà, al di là d’ogni terra e del mare.

Sualen Riccardi 97


Porto in me Porto in me, stasera, tutto il dolore del mondo, la struggente solitudine di questa terra trafitta. Porto in me il figlio della grande sofferenza, il frutto dei giorni di trepida attesa. Figlio mio, intimo del mio intimo, ti chiamo, ti invoco da spazi lontani. Quando verrai alla luce dell’amore? Ho attraversato col cuore immense distese e spazi infiniti e l’anima mia ancora non è stanca di viaggiare, ancora vorrebbe racchiudere in sé l’universo e partorirlo alla vita. Fermati, stasera, cuore mio, altrimenti mi scoppierai tra le mani. Fermati, riposati. Ancora oltre non andare.

Maria Ruoppolo 98


Il sole d’Agosto Trascinata nella normalità straordinaria di una nuova dimensione, l’anima sogna. L’istinto naturale giudicherà questo mio sentire. Celebro con leggerezza il tragitto delle impressioni. Essenza nella mia essenza, sospiri di seta, parole fiorite, gesti inattesi penetrano il pensiero sui legami uniti dalla consapevolezza di vivere. Nei giorni della luna sotto i larici in silenzio rinasco come primula, il sole d’agosto.

Lucia Grazia Scalandra 99


Vite sospese Distaccata consegna da ignota mano a serbatoio di fumo, statica culla glaciale di muta attesa a presunto sorgere. Oblio conservato, dove nulla trapela, scosta ogni traccia d’essenza pulsante. Perfino la speranza rimane immobile, nudità imbalsamata in greve sospensione. Assente ogni istante, memoria, emozione, percezione sensoriale. Per decisione altrui sosta indefinita d’impulso vitale. Vitrificata illusione di tepore materno, rispettoso tragitto nel sole di domani. “ Ad ogni embrione crioconservato “

Monica Schiaffini 100


La mia Quercia La mia Quercia ha radici infinite il suo cuore pulsa d’amore, i suoi rami, braccia di fuoco, hanno sostenuto il mio cammino su questa rossa e argillosa terra… Sotto quell’albero all’ombra dei ricordi ho scritto il racconto della mia vita! Velato e profondo amore nei sogni eri la mia speranza, mia la forza e mio il coraggio. Storie infinite di pagine vuote, di libri mai pubblicati si fondono nei miei ricordi, con fare sicuro mi accompagnasti negli anni, e intanto veloce, la mia vita scorreva tra sogni infranti e speranze perdute… Ora non trovo più la mia ombra e nell’ultimo scatto, al tramonto dei tuoi giorni, ho traghettato la tua anima verso ignoti sentieri!

Nunzia Schiavano 101


E’ là …all’ombra dei rami del noce, che mi attardo quando nel meriggio il sole già splende alto. Null’altro cerco che un po’ di riposo da donare a me stessa. Mi diletto ad ascoltare ciò che intorno dicono tra loro i rondinotti, mentre è pace quella che avverto. Scemano così gli uragani del cuore, mentre affiorano in superficie ad uno ad uno ricordi di un tempo lontano che si fa nuovamente vicino. E rivedo il suo volto, e mi par di sentire la sua voce,

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il suo ridere fragoroso. Avverto il tocco lieve della sua mano che mi accarezza, e ancor mi par che tutto ricominci. Ma giunta è già la sera. E un velo improvviso cala su quel volto a me, sì, tanto caro. Come vorrei non svanisse nel nulla ancora una volta. Come vorrei tornare ai giorni lontani, a quel giorno in cui gli raccontai, trepida e timida, d’essermi innamorata. Ma è ora. Il buio avanza intorno, così nel mio cuore.

Isabella Scotti

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Immagini Immagine del vento che s' infila fischiando lungo i pendii del monte e scende a valle rotolando. Immagine del cielo che si fa scuro in volto e lascia presagire acqua in abbondanza. Immagine dell'anima mia che si rattrista quando il sole scompare e cede alla tempesta. Immagine del tempo: tuoni, lampi e scoppi; il cuore trepidante sussurra il suo timore.

Marcello Signorini 104


Cielo politico Un’infinita distesa blu sovrasta la minuta esistenza mia l’insieme scrutando, dalla sua età impossibilitata di accorgersi dei particolari come me piccoli, impercettibili; per questo con essa permalosi potremmo essere senza nulla in lei suscitare, così come un comprensivo approccio. Incantevole la sua infinitezza ma scontato limitarsi a starla a guardare.

Alessio Spetale 105


Bagnati fradici di tenerezza Io vado a diluirmi nella pioggia, a sciogliere ogni nodo dei pensieri in gocce di virginea lucentezza che sappia accarezzare la mia fronte come facevi tu quando piangevo di gioia inesprimibile e dolore. Non voglio che il riparo di un ombrello mi faccia separare dalla fonte prodiga e magnifica del cielo. Voglio poter bagnarmi d'innocenza se il cielo mi concede questa grazia e bere lentamente alla sorgente la vena antica dell'umanitĂ nel battito di luce che un tempo diede vita a questo mondo e ancora e sempre ci rischiarerĂ . Scenda sugli spigoli la pioggia e sulla terra sia una pioggia buona che ci regali gocce di virtĂš cosĂŹ da farne un fiume di saggezza per poi bagnarci l'anima e la fronte e uscirne fradici di tenerezza

Rosanna Spina 106


Figli Di Madre Natura L’ombra del roseo tramonto scende nell’animo afflitto della mia malinconia. L’istante gela l’ardente spirito al suo nascere, e una crescente, penosa sofferenza mi lacera il cuore. L’angoscia primordiale della morte penetra questo tragico silenzio cosmico, e il nulla sprofonda nell’infinito vuoto, rendendo il mondo un insignificante accadimento. Tutto mi pare assurdo, inutile, vano. Nulla può placar la mia angoscia. Avvolto in un alone di sbiaditi colori, e offuscato da fantastiche visioni, cerco invano la ragione dell’esistenza. Tu, piccola, fraterna creatura, vittima della presunzione dell’uomo che, di fronte agli accessi dell’egoismo, muta i valori della Vita rendendoli ipocriti ed inconsistenti… Dimmi… quale tragica esistenza è la nostra? Il senso delle cose… della vita, della morte, dell’inizio, della fine… tutto ciò che cerchi lontano è intorno a te, …è l’energia invisibile che tutto crea, tutto trasforma e tutto distrugge… È il mistero che si cela in Madre Natura.

Francesco Squillace 107


Tendere d’aria sospesa Se poi sentissi tendere tutta l’aria sospesa -ne tocco il fruscio e sotto l’ala ricamo finestre e arcani m’abbraccianose ora quieta mi plasmo agli estremi del tempo da incantesimo in parole radici tu argine e solco in acque d’attesa discendi lo sguardo in questa lucida oscurità alfabeto al pensiero, fiorisci densità al pioggiare di ogni terra che ci appartiene valicata legata saldata, di pietra erosa da un bacio.

Rita Stanzione 108


Il fiume della vita Rotolo lungo la mia strada fino al prossimo inciampo come il sasso di fiume che scende a valle, suo malgrado. Sbatto di qua e di lĂ inerme, mi sgretolo e assumo forme nuove. Mi fermo e improvvisamente riparto sospinto dalle correnti. Mi espongo ai raggi del sole mentre una parte di me è sommersa nell’acqua e poi via, di nuovo verso altri lidi e spiagge e secca e derive. Non pongo resistenza ma proseguo il mio cammino, felice di essere quel sasso che il fiume trasporta al suo destino.

Antonella Tissot 109


Le tue mani vedono Con leggerezza tutto sfiori in te vibra il percepire del vedere. SÏ i tuoi occhi luminosi ma senza luce trasmettono emozioni all’animo palpitante. Suoni, profumi sono per te essenziali, ti accarezza il vento mentre respiri il mare. I tuoi pensieri lambiti da un gabbiano in volo e tu ascolti le onde danzare. Sguardo assente in questo mondo buio per i tuoi occhi ma non certo per il cuore, vedi con gli occhi dell’amore.

Augusta Tomassini 110


Speranze Piegata, accartocciata guardi con occhi attaccati al muro di bozze, la mia acacia setacciata con l’orgoglio di chi coglie il mondo chi coglie il vento chi cammina accasciata con la sagacia appiccicata delle storie rubate chiavi, dell’ignoto impresso sull’argilla fresca fino a fiorire un giacinto sulla gramigna. Follie di foglie follate dal vortice perverso dell’osceno universo, cantato dai poeti e mentre sfogli le tue pagine ingiallite, il libro si chiude. La tua acacia accasciata in fondo al giardino le tue foglie setacciate nell’angolo del prato la tua gramigna ramificata abbracciata alla terra sono le tue speranze abbarbicate.

Ombretta Mariotti Torti 111


Milano Sto venendo a Milano Per sentirmi dentro di te Per poterti sfiorare Per camminare tra le tue paure Sto venendo a Milano Senza un perché Perché sei superiore Per un sano meccanismo del mio cuore Sto venendo a Milano Per vederti per caso Da sola Correre a prendere il tram Perderlo E io lì Spuntare dietro il vagone arancione Con le braccia aperte E tu lì Spuntare dietro il vagone arancione Con un sorriso gioioso e stupito Corrermi incontro E abbracciar con la mano il mio dito.

Matteo Tripepi 112


Aliante Esili come ali di farfalla volteggiano i pensieri, petali variopinti e lievi sul nero della mia notte. Inseguo le aeree correnti, calde invisibili strade divine, aliante io che canto muto una speranza nel vento.

Ultimo pensiero Lontano il binario oscilla nell’onirico notturno ed il treno dei pensieri danza su prati di smeraldo. Inseguo la gioiosa traccia di un ultimo pensiero, folgore di pura luce.

Giulia Vannucchi 113


Il primo brivido Mi rimangono fili di parole passeggiate di fiori nelle mani del tempo parlato ai tuoi occhi. Conosco i colori delle stagioni grevi il passo del fiume rigoglioso agli argini e l'acqua che bagna i respiri sul fieno. Il diario racconta le nostre poesie dei baci slacciati sulla camicia bianca della sera seduta al tuo fianco sugli scalini pieni dei nostri discorsi della malinconia di un ramo appeso al cielo e di una finestra che si affaccia sul grano. Saremo promesse di una primavera che tarda aspettando le rondini al nido l'arcobaleno di un ricordo che si accende sulle gote. Io sarò ghiaccio che si scioglie ai rami dove tu raccoglierai il primo brivido.

Raffaele Ventola 114


Panta Rhei (tutto scorre) Corrono furtive le nuvole, veloci a nascondersi oltre l’orizzonte dove i pensieri le inseguono cambiando nome. Così non ci si bagna mai due volte con la stessa acqua: il lesto divenire modifica il colore del fiume, non si può sfiorare due volte la stessa forma: si riscalda e si raffredda in una costante e rituale trasformazione. I nostri sogni inseguono altre illusioni per salire, per immergere il viso nella fonte della vita. Passano come messaggi senza codice le saette dalla coda appuntita, dai riflessi affilati. Noi cerchiamo di intuire la strada migliore, il sentiero giusto… ma tutto scorre, in realtà l’acqua non è mai la stessa l’aria si raccoglie e si disperde il fuoco trasporta la luce verso il buio. L’occhio percorre la strada del pensiero, rapidamente, prima che il vento sciolga tutte le nuvole del cielo.

Ivan Vincenzi 115


Le parole così elevate Salendo quella valle avresti udito fruscii e suoni in lontananza s’inseguono per poi perdersi lanci una voce e l’eco ti risponde Sarà per questo tremito di foglie e mite l’aria che si stende e ti trasporta in tutto questo immenso Le parole che sfuggono e che ritornano sospese come polvere impalpabile da mare a mare come a una bottiglia tra onde abbandonata lascerò il pensiero Che qualcuno lo trovi e lo rilegga o più lo strappi o bruci nel fuoco che riscalda per ritornare ancora come cenere che aria disperde nel turbine che vola Né come pietra scagliata per colpire Mai come cappio per imprigionare Così elevate sempre per darne almeno un senso.

Barbara Zasso 116


Mareggiata d’agosto Ultimi giorni d’agosto, scampoli di un’estate che finisce. Passato il temporale della notte s’è gonfiato il mare, senza vento. Onde lunghe e possenti s’infrangono a riva con fragore, sassi che corrono e si ritirano, nell’aria pulviscolo di gocce. Respiro a fondo l’odore del sale, nel sole mi lascio catturare; nella schiuma che invade la spiaggia anch’io mi perdo, con lo sguardo e il pensiero.

Mariella Zoppi 117



Poèmes Chambre à Coucher 119



Mi serbo ancora Mi serbo ancora la sediola piccola che dal tempo di guerra fino ad oggi mi è rimasta nel cuore e nella stanza e nel suo legno di castagno grezzo rileggo la perizia delle mani di un padre premuroso in un frangente di povertà pervaso. Oggi la paglia un po’ si è sbriciolata per l’età, ma le traverse sono ben fissate, di legno rinsecchito in legno fresco, e resistono agli anni. Il suo colore nelle stagioni andate si è nutrito di polvere e tristezza come i nostri sogni di giovinezza abbandonati. La osservo questa seggiola, invecchiata insieme a me, senza dire parola, eppure so per certo che vorrebbe somigliar la sorella che Van Gogh dipinse nella camera da letto. Vorrebbe i suoi colori della gioia, quelli freschi di un giorno soleggiato, vorrebbe una compagna, un letto e quadri alla parete e un tavolino e ancora un caldo assito e imposte alla finestra. E il mio sguardo si fissa e anch’io la vedo con i colori giusti, quelli che nascondono miseria e sofferenza.

Pietro Baccino 121


Solo la fanciulla Ardente il meriggio di festa. La stanza nella penombra dormiva. Solo la fanciulla vegliava nel gioco suo di tacchi e fruscii, pose allo specchio e cassetti dischiusi sulle vite lontane‌ Invocava il volo del tempo: che rapida la noia dell’ultima infanzia sparisse.

Anita Barbaglia 122


Divertissement ovvero La stanza di Giulia Un vociare sommesso dietro a quell'uscio, se lo apri : “Attento, tra i piedi lesto io sguscio! “ Cala il silenzio una sguardo in tondo, non vola una mosca il quel piccolo mondo. Seri e compunti, ognuno al suo posto orsetti e conigli troverai tosto. Immobili, seri non muovono un baffo, ma appena ti giri ti fanno sberleffo. Chiudendo la porta li ho visti, non vista, di giochi e scherzetti fare la lista. Orsi e conigli gran capriole, il letto e il tappeto diventan aiuole. Tante farfalle sul muro dipinte muovon le ali, non sono più finte. I cavalli di carta sgroppan felici nitrendo e sbuffando: “Ecco gli amici ! “ E' un gran girotondo tra risa e saltelli le bambole vociano: in aria i cappelli ! Il cane di pezza abbandona il cuscino, scodinzola allegro a quel grasso topino. Topino rosato dal grosso pancion, un fischio potente gli lancia il bastone. Potessi lasciare di adulto la veste e con pupazzi fatati far delle feste. Questo è soltanto per cuori bambini che sognano e volano con orsi e gattini. La stanza di Giulia è un mondo fatato uguale per forma ad ogni gioco inventato. A quell'uscio ritorno ogni volta bambina quando volavo e sognavo con l'orsa Cristina.

Alessandra Beratto 123


Il ritorno del passato Un riflesso allo specchio nella camera da letto. Una riflessione su quello che siamo sulla spalla destra una mano, è il passato che bussa alla porta del tuo cuore, vorrebbe entrare, vorrebbe ricordarti quanti ti hanno fatto del male. Ma con lo sguardo pieno di coraggio cerchi di dimenticare, ma impedirlo è inutile. Il passato ritorna investendoti con tutta la sua forza. Non c’è niente che riesca a smussare gli angoli del passato. Ritorna nella camera da letto, sta lì ad aspettare di vederti perso nei pensieri sdraiato sul letto.

Aurelia Colletti 124


Nuda sul tuo letto Attraverso i chiaroscuri della notte che nulla lasciano intendere se non la mia follia, tu, mio dolce amore doneresti le tue labbra al mio ventre? E se nuda sul tuo letto io non fossi altro che bellezza e macerie di questo mio corpo che ancora ti brama, che delirio sarebbe per me se tu cercassi altri mari. E resto qui‌nuda sul tuo letto.

Agata Corsino 125


La piega dei sogni Ti guardo a sorpresa immagine occhio svelto alla rassegna di ieri. Tenerezza mi chiami un caos di parole unite dalla forza la potenza dei ricordi. Nel buio i colori si accendono tutto vive come una storia nuova su fogli volanti, di fantasia Che sia pazzia la mia? Il fiato si adagia un lembo di terra carpisce il percorso, osservandomi tra case, voci non sentite ma scritte sul filo di un discorso appena sbavato d’inchiostro, prima che tutto svanisca oltre il cammino quotidiano del nulla. Solo qui ritrovo me stesso una sfumatura leggera tra la piega dei sogni.

Chiara Marinoni 126


Domandi ancora Furtivamente entrata nella mia vita, e mai fuggita, sei tornata stasera. Immobile seduta sulla sponda del letto guardi il mio cuore: domandi ancora, come facesti allora, se l’abbandono è amore.

Dalla finestra Un nastro di brezza entra dalla finestra socchiusa, passa sui corpi accaldati, li avvolge, si adagia nelle valli, scorre intorno ai monti, si insinua negli anfratti, anima la foresta e quieta la marea che tutto aveva invaso. Quasi immobile, nel tentativo di non perdere un mondo appena scoperto, mentre il refolo ridisegna sulla pelle il muoversi concentrico delle labbra in cerca di me, riascolto le parole rimaste intrappolate nelle pieghe delle lenzuola.

Giovanni Odino 127


Voci nel buio Tornerò a vivere ancora se avrò sepolto gli scheletri delle mie notti senza luna, rannicchiati in un vano buio della stanza esposto al tremolio di finestre sul passato trattenuto a stento da persiane socchiuse. Lì nell’armadio freme un ossario, io credo, così continuo e lacerante è il ticchettio sulle ante e sui cassetti zeppi di ricordi ubriachi della naftalina a tenerli vegeti. Sono suoni striduli e confusi che sembrano ronzii, gemiti nel ventre di questa camera isolata nel limbo di un piano senza tempo. Ma dal letto io decifro bene quelle voci, memori di parole non dette all’opportuno, o votate al vezzo facile delle polemiche, o disperse presto nella cenere dell’oblio e di promesse non mantenute quando dovevo, di tradimenti per poca fede o troppa foga, di perdoni negati al lume della ragione, di tentennamenti codardi su scale a sbalzo o di movenze facili su soffici moquette. Le più dolorose sono sale su bruciature dell’anima, sirene spiegate sull’angoscia per un amore troncato a mezza via, oppure consumato da nugoli di carezze pudiche e sprazzi di voluttà troppo passeggeri.

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Voci nel buio Non lascerò gli scheletri assordarmi oltre, sgretolerò il cartongesso tra vita e nulla! C’è aria tersa oltre la stanza dei lamenti, già intravedo nuove albe dove altri sogni volano liberi per campi su covoni al sole; allungherò braccia avide, affilerò artigli a carpire il loro corso prima che la moria dell’ozio e la pioggia acida delle paure li pieghino sotto zolle d’aridi rimpianti… e allora la mia stanza profumerà di pace.

Flavio Provini 129


Sguardi La camera da letto è un’esistenza intera un sogno impastato di reale: un giaciglio racchiude la città intreccia storie incide alfabeti nuovi. Sguardi simultanei acciuffano transiti attingono a fonti di colore, adagiati su più piani, lembi di materia afferrano. In cerchio s’inscrivono l’estro, il tratto obliquo. Una dimensione altra scavalca ogni recinto di abitudine. Mille proiezioni d’anima convivono nel mistero di una camera da letto.

Anna Santarelli 130


Sopra un cielo di vetro Nel buio ove consumo il mio finito andare stanno sogni bambini e il conto delle ore giuste per il sonno, una stanza di luce con specchi come quadri, bianche pareti a contrastar la notte. E fra coltri pesanti, vasti cuscini nascondo i miei pensieri liberi, antidoto alla vita. Non avventure esotiche - già la vita è imprevisto solo un lento, sicuro incedere sopra un cielo di vetro sulla trasparenza di una scÏa, come una chiocciola che bacia il suo cammino.

Antonella Santoro 131


La camera da letto Sonni di un bimbo che fu, navigando nel mare della fantasia, dentro un luogo e fuori da esso. Immagini, percorsi di vita vissuta e perduta. Folli giostre e paure, armenti di schiavitĂš soggiogate. Giochi animati e proibiti. Ritratti lasciati lĂŹ, dimenticati. Rincorrendo la via della vita con fare giocoso. Burlandosi degli schemi e dei preconcetti. CosĂŹ semplicemente vivendo e sognando.

Oliva Tentori 132


L'evoluzione del pensiero Volitivo quel pensiero che misterioso impaurisce come l'immensità di una stanza d'apparenza quell'io riflessivo che rappresenta il mondo in tutta la fermezza d'una sostanza l'essenza delle parole generate nell'apparente quiete sono una forma di linguaggio immortalato tra il vuoto indifferente ed il momento circostante stanco e solo in cerca di riposo il corpo si divide in testa e gambe l'una vaga a copiare idee e l'altra frenetica si muove autonomamente tra le cose senza logica in cerca d'una fuga si adagiano le case sopra un letto preparato per la notte in prospettiva aperta e pronta a contenere ogni respiro negli spazi vuoti mentre una ventata di colore fa riflettere di quella realtà poco più in là …

Pier Quirica Tola 133



Langue Vernaculaire 135



Un amur cal dura amo’ “ Un amore duraturo“

Ul suree dala cà vegia in di dopumesdi calt e pien da su L'era ul nost castel incantaa e l'antica pulvera sulevada in scintill d'or la sa trasfurmava perchè l'era illuminada dai raag dal su ca sinfilavan in di spacadur di cuup e creavan miragg in da l'aria afusa A ghevun pagura a sfiuras chepagura ul batit a mitraglia di nostrar cor al sa sentiss pagura per i nost prim basit. A l'è sta subit un amur grand e limpid e vurevum, cume du sbarbatei guardas sempar in di occ cun un amur limpid, da bagait cal meteva ados un po da tremarela si perchè nun du puerit ghevun " vinticinc an in du" sevum amò... bagait e cume bagait vurevun sugnà ! Al resist amò l'amur ca sera pizà alura anca se incoo ghem da sicur pusee da centcinquantan in du l'è amo insci e al va avanti ancamò ! Un ragg da suu, una nivura da scintil da pulvera dora un amur ca dura, ssss, parla no, forse l'è un miracul!

Renato Arosio 137


Moŕe “Madre“ Quand eŕ vent cep dŕa pŕüma u bugia eŕ föje növe dŕa ciŕéxa lgéŕe cum’ina ciüma e a sent sunè ŕa campana dŕa géxa a l’uŕa deŕ meśdì, a t’porl cume se t’fusci sempŕe qui, peŕ dite ancuŕa, moŕe, tüt eŕ ben ch’a t’vureiva aluŕa e ancö. U zé l’è ceŕ e a sö che l’oŕia amixa a m’porta suvŕa ŕ’j’oŕe d’i tanci agni bŕüxoi queŕa tó bela vux, moŕe, che t’dŕömi suta ŕa tó cŕux. Mi a cŕed pŕópi che moi peŕ mi u i saŕà dumàn na giurnò senza eŕ tó paŕóle an ment, queŕe che ancuŕa a sent quande ch’a sógn de štŕenżi ŕa tó man. E tüci i dì u s’ pósa ŕa matîn u ruscignö ans’ŕa rama lì davxîn e u canta na canzòn pŕópi per ti tüta a muntè e caŕè, ch’a cûna eŕ cö e pöi a lascia an giŕ, quand l’è partì, queŕa bŕoxa ch’a rešta dóp eŕ fö.

Pietro Baccino 138


Una antiga cantone “Un’antica canzone” Torrende unu muntone de lughes ispartinas a tracchiddare a boche bassa sutta sa grosta dae su dolore, una manadas de peraulas giate a s’imprestu a sa ponidura de su fumu ‘e sa pipa. Fiat bellu su mussittu ghirau comente sa brente de barca cuatu vicinu a su zerànio. S’ojos meos non connòsche sa meraviza de su tempu chi iscùrre tra sos raighinas ifferchios in sa lontanàntzia, fortzis sa cuntentesa chi bantzica a issa fra sois cordas bocales comente su mare chi affochiza si puru su sole unu pacu irrìe a isso. Cara a mie s’attonada de s’Ave Maria intro unu iscussurare tremulosu ‘e ales sentza sciuma ne undas. Naviga a bela una antica cantone supra sos piseddos chi juchende a cuba-cuba

Stefano Baldinu 139


E ancora cercu “E ancora cerco” Cercu libertà no munnu ‘ncatinatu, cercu a verità no munnu avvilinatu, cercu giustizia no munnu senza onuri, cercu na carizza no munnu senza amuri. Crirevu na tanti valura ma viru sulu disprezzu, circavu l’orizzonti ma trovu un muru davanti, speravu no progressu ma purtù tanta miseria. A generari odiu si cogghi sulu violenza, a siti di ricchizza fa perdiri ogni misura. Unn’è chiù l’umanità u rispettu, u sintimentu? Aspittavu l’alba e viru sulu tramunti, unni fineru l’aspettativi du Signuri di quannu creò stu munnu? Ni priricò fratellanza e germogliò prepotenza, ni parrò di vita e avemu siminatu morti. Si pirdemu i speranzi ogni cosa diventa cinniri.

Antonio Barracato 140


Tèrã raìs e sèner “Terra radici e cenere” Tèrã òs e bròche, tèrã smargàj e stròpe Tèrã óngiã a óngiã, sfrànzã a sfrànzã Tèrã dürã de giàs, tèrã zà ödã al pàs Tèrã föc e àrzen, tèrã raìs e sèner De té disaró l’ensòme lesér tra le àlbere, dei nìgoj grìs de róndene, el nàser silensiùs de le semènse scampàde a j-öcc ingórcc de le tupìne, le céze a brìze, róse de quadrèj coi cadenàss zà rözen ai cancèj, le capèle d’umbrìã de le piòpe enzönöciàde tra bràs nücc de fòje, le nòcc striàde de siète e bènole d’arzènt smaltàt sö le schéne dei pès de rözàde d’ór sö le talamóre Tèrã ràs.cc e crùs, tèrã fiùr e urtìgã Tèrã sènsã ùs, tèrã gramégnã e spìgã Tèrã mà de prédã, tèrã sguànze de néf Tèrã spisigòt de vènt, terã a fìl de réf Terã fòsã e cünã, terã lensöl de négher sö l’öltem spècc de lünã terã raìs e sèner.

Fabrizio Bregoli 141


La scighera a Milan “La nebbia a Milano” Sira d’autunn a Milan … per i strad bagnaa e luster l’umid impatacca la pell, la scighera la sconfond la vista, la pana i veder di finester. Compagn d’ona bella dòna vestida de vell, che la fa vedè sì e nò el sò còrp armonios, Milan, con la scighera, el da spazzi a l’emozion … e ’l colpiss el tò vess curios. Meneman te vee vesin a on canton, on negòzzi, on lampion, la vista la se s’ciariss, el tolber el va in nient, la realtà la ciappa forma. Ti t’el see cosa gh’è là in fond a la via? Milan, con la scighera, l’è fantasia, armonia … l’è legria, malinconia … l’è magia … de la soa poesia. Compagn d’ona bèlla dòna Milan … l’è de amà.

Alberico Contursi 142


Ad Aylan Ciangji lu cori meu lacrimi amari Si jarz’o celu un gridu a vuci rutta Sbattutu i l’unda nta na ribb’e mari Staci nu figghjoleddu a facci sutta E’ mortu ma ddormentatu pari Cu l’unda chi lu mbrazza e si rintana Pietusa poi lu torn’a ccarizzari Si senti di luntanu na campana Nu toccu forti chi sapi di scornu Di genti chi si gir’e ll’attru latu Lu strazziu dura sulu pe nu jornu All’arba appressu è già dimenticatu Nti st’occhji toi sbarrati di la morti Nc’è tutt’un mund’i peni e patimenti Dormi nucenti ca la to mala sorti E’ monitu futuru pe la genti Dormi nucenti non ti risbigghjari Ca nsiem’a ttia la speranza mori Nnegasti nta lu fundu di lu mari Pe curpa di persuni senza cori Dormi nucenti dormi senza chjantu Non nci fu nuddu mi ti ten’a manu Moristi cu l’occhji chin’i schjantu Riposa in paci angelu sirianu

Rocco Criseo 143


Figghiu miu “Figlio mio” Arruspigghiati figghiu miu ru me cori, nà stu lettu mortu un ti pozzu taliari, susiti accumincia a caminari comu fici Lazzaru quannu u Signuri u fici arruspigghiari. U ruluri è troppu forti nà stu pettu comu a chiddu ra Maronna pu Signuri, arrubbatu fusti mancu pi tia era l'ura ri dù jornu a me vita è nà turtura... Comu mi pozzu arrisittari u cori si nt'ha ricchi un sentu c'hù a to risata, e manca a carizza chi mi facevi ca matinata. I vasati ca mi ravi chiddi un mi pozzu scurdari... NO! Un mi pozzu cunzulari u me cori affunnò nt'ho mari, figghiu miu cu tia iu vogghiu stari... Vena pigghiami sangu miu senza ri tia iu nenti viu, tuttu scuro addivintò na me vita puru u suli s'accupò senza ri tia un vivu NO!!

Marianna Fici 144


Duci profumi ‘U cori ‘ndavi aliti fragili e trmuri chi sfujunu ‘o misteru du penzeru. ‘U rumuru chi ‘u scote non è ‘u cantu du jornu chi s’astuta, ma l’addiu di mumenti chi si sciogljunu Ìnta passaggi ‘i ventu e ‘i buferi. Si sciogljunu speranzi e turbamenti ‘nta nu presenti chi metti ‘nzemi ‘u tuttu e ‘u nenti. Affundanu ‘nt’a l’ura, nto specchjiu Silenziusu du tempu. Jeu vivia l’incantu di sonni mei comu sillabi scanditi ‘nto silenziu comu gocci tornati pemmu ‘u dissetanu, perdute ‘nta buchi ‘i pertusi segreti. Nu profumu ‘i zagara veni fora da ‘u lagu da menti, zampilla tra limuni e gersomini, supra ‘a nuvoli fermi, sbucati tra penzeri chi valanu. Sentu vicina ‘a luci di stiglji e avvertu ‘nfiniti ‘i silenzi, lapruti oltri ‘i murmurii, oltri ‘i rispiri. Cogljiu allura ‘i penzeri duci, abbandonati supa ‘a riva du jumi meu e attraccu l’anima a sentimenti novi, chi parranu ‘i fidi e ‘i speranza.

Emilia Fragomeni

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‘e pietre da ‘nciampo “ Le pietre da inciampo “ M’era già capitato de vedenne quarcuna ma te giuro, nun ne capivo tanto, poi ‘n giorno ciò avuto ‘a fortuna de sape’ che d’erano ‘ste pietre da ‘nciampo. Cianno l’aspetto come li nostri sampietrini ma sopra so’ de metallo ottonato e ce so’ scritti li nomi, le date e li destini de perzone deportate, mai più tornate. Erano ebrei, zingari o minorati che pe’ le leggi nun erano de la razza pura ne li campi de sterminio venivano mannati lascianno a casa disperazzione e paura. Er tempo daje e daje s’è portato via li ricordi de quer periodo nero de la storia tanta gente mò penza solo a li sordi e de li crimini de guera nun cià più memoria. Pe’ questo ‘nvece de fa ‘n solo monumento sé penzato de mette ‘ste pietre scritte davanti a le loro case come documento de ‘na traggedia, tra le più brutte. Così quanno uno passa lì vicino distratto da li penzieri sua ‘n gran quantità la mente pare ‘nciampà su quer sampietrino e se riassapora er valore de ‘a nostra libbertà.

Angelo Gallo 146


Er peso de la vecchiaja “ Il peso della vecchiaia “ Ariva ‘n giorno che te senti vecchio, t'accorgi che la vita se n'è annata: lo vedi ‘na matina, ne lo specchio, mentre tocchi la testa scapijata. L'occhi fisseno er viso e li capelli, la pelle rinzecchita.... che dolore! La mente t'ariporta all’anni belli, e ‘n brivido te scenne fino ar còre. Hai inteso dì:- E' diventato 'n peso, come se fa a tenello....... va curato.Parole maledette..... t'hanno steso: te vonno sbatte drento a 'n penzionato. Nell’occhi tui nun brilla più er soriso, te senti che ciai l’animo svotato; 'sto fatto t'ha corpito all’improviso, è annato dritto ar còre...... l'ha spezzato. Er vecchio s'avvilisce......mòre drento si nun je fai sentì la tenerezza. Je basta poco pe campà contento: l’affetto de ‘no sguardo e..... ‘na carezza.

Luciano Gentiletti 147


L’è al mè sanguv “ E’ il mio sangue “ L’è al mé sanguv ca vé szò da luntan, da la fümana el riva fin in pet al fiadàr sütil dli piupeeri, l’è al mè star sintà chè, strach in sal sbarlumar dli raisz, smort in sli sabii pistadi dai sturlu, gnu a bcar pröm dla lusz. L’è al mé cör specià in dal supiar dli rubinii quand l’è aftöm, cas colga a vardar vers al mar, che quand al möcia an po’d sul as met a ciamar sira. L’è la furma dli lanchi, vujuszi e tastadi dal vent, cme dulsesi o piaszér da strüsiar, l’è al tuar, sliberà cuntr’al ciel dal taszéer ca fa i ondi quand al Po, addrè da li bochi saradi sa sluntana.

Vanni Giovanardi 148


Quantu famigghi… Quantu famigghi… n cursa pi lu munnu cu pi li strati e cu nveci pi lu mari figghi scurdati misi sempri n funnu animi persi stanchi di scappari. Quantu famigghi… n cursa pi li strati stori dannati n cerca di sarvizza figghi cunfusi troppu dispirati ca pi la vita cercunu cirtizza, Quantu famigghi… n cursa pi lu mari occhi nnurbati di lu troppu suli cercunu terri unni ripusari supra varcuna chini comu muli. Patri pirduti ca nun hanu paci sempri di vardia ccu lu sciatu n cori chini di scantu muti senza vuci pirchì lu sanu ca cu parra mori. Matri di figghi stritti nta li vrazza ccu l’occhi sazzi di troppu tirruri cianciunu peni pi tutta na razza cianciunu muti chini di duluri. Figghi jttati pi lu munnu persu scuntunu curpi di na mala sorti cercunu paci e un munnu diversu senza lu scantu di na brutta morti. Quantu famigghi… n cursa pi la vita cu l’occhi chiusi cercunu la luci cu stringi cruci rutti nta li jta cu stringi i renti pi nun fari vuci.

Gaetano Lia

149


Eroine de a me infansia “ Eroine della mia infanzia “ Nuvoa de ombre e ucie, el sol che mete a riposo e a una. Profumo de avanda sirconda man paide, che eappende ricordi su a profonda inea del tempo. Nei angoi soitari de armadio i oci dee bamboe i rispecia rissoi de riso. El tempo gà sostituio i corpisini de ceramica co maschere de polvere, che ancora i custodisse i me sogni de fantoina. E eroine de a me infansia e domanda ancora na’ vaisa de abrassi.

Elena Maneo 150


Vecchiaia Cala la sabia dentro la clessidra, sempre più grando xe 'l mucio de soto: el tempo passa, via la vita scampa e no se sa quanta che 'ncora resta... Intanto un pensa e 'l volessi 'ver fato tante più robe, tanto più importanti, ma la vita ga dà quel che ga dà senza mai tignir conto nè dei sogni nè de quel che per un saria stà giusto. Come un fiume in piena ela la passa e la strassina via tute le robe che ne sta 'torno, quele che, magari, le ne iera più care, che lassar voludo no gavessimo noi mai... Indrio la lassa qualche pentimento, qualche rimorso, tante delusioni per i castei in aria che, sognando, costruido gavevimo su, in alto, framezo dele nuvole. Ne resta una "esperanza humilde"1: de poder viver tranquili ancora un pochi de ani, senza pesar sule spale a nissun, savendo 'ncora dir chi che noi semo e senza 'ver massa magagne 'dosso. 1) Dalla canzone "Volver" di Le Pera-Gardel

Mario Manfio 151


Canaria sulitaria Canaria sulitaria Che vaje vulanno Sola ‘ncop’ ‘a neva. I’ nun ‘o saccio! Tu! chi vaje truvanno. Po èssere quaccuùno Ca nun te scarfa ‘o core? O staje fujenne A nnu viécchio anmmore Ca ta lasciato ‘O gelo dinta ‘o core? Canaria sulitaria Comma nu sciore Vaje cercanno ‘o sole Ma comm’ ‘è a séra ‘O sole è cupo, è scuro Ntramente t’accumpagna ‘Na verità amara, ‘E n’ombra sfucata d’ammore. Ntra a passione e ‘o dulore ‘A bellezza e a dannazione Trasuta dinta ‘o core. T’aspetta nu tramonto Addeventato cennere. Canaria sulitaria Nun se cancellano ‘e ricorde ‘E chelli carezze rialate ‘E chella storia scritta cu ‘e lacrime.

Agostino Marano 152


Al me’ bell marinar In dal fiur di tò vint ann, oiase t'hee navigaa in curiandui d'acqua salada t'hee cunfida a l'unda dal mar i tò penser, piase', pagur. In dal silenzi da la nòcc la dulza e fresca brezza marina la carezzava la tua nustalgia. Cun la lùna curiusa remava 'l tò cor al pensava al duman. Ql sù al lùsiva so' l'unda t'hee sugnaa i culur da l'amur al calur da latua cà la tua mama cul lum pizz. Quant almar al faseva i schiribizz la fiamèla dal camin i uraziun par al tò destin. Un leger ventisèll sgarbiava i ricamm al messagg dal mè cor l'era un vol da gabian. E mì visin al tò timun da spunda in spunda setada in sù la riva a famm ninà da l'unda. Sintì la vus dal mar e al cant d'un pescadur inumidimm le ciglia. Al tò rspir d'amur o marinar scultà in una cunchiglia.

Patrizia Ortalli

153


Ammucciuni Ammucciuni saziaiu u disiu e senza parrari m’inni fuiu. Ammucciuni stutaiu u duluri chiurennu fora l’arsura. Ora nun riri cchiù la luna e chiana e scinni senza dunarimi sciatu.

Sciavuru Miii… chi sciavuru ca sentu d’aranci e di limuni sciavuru di mari ie tardi, minnagghiri lestu ca casa minni vogghiu iri nveci mi fermu a taliari lentu u mari e sta terra mia e cchi duci cumpagnia chi duci silenziu sintitimi lassatimi minnivaiu sulu quannu veni u scuru.

Calogero Pettineo 154


I dòn del la bügàda “ Le donne del bucato “ Rivaven de matina prèst soeu i sò carètt udurûs de fen südaa, purtaven segioeun e mastèj pien de ümûr del sògn e de la nòcc. Mument de bügada, soeu l'argin del fioeum, per i sò man ross de tramunt che bateven pagn soeu scagn de legn. Mument de cânt e de vûs piegaa dal pees de preucüpazzion cunfidaa che scureven via lavaa cui pagn, almenu fin a sira.

Enrico Sala 155


Domàn “ Domani “ Ciù no témmo l’invèrno fêo co-o seu sciòu de zêo. Abrascâ de sô scôro l'ùrtimo inbàtto ch’o s’arénba a-e ràmme. S’amòrte l’anscjêtæ do domàn e n’eugiâ co-a coæ de zugâ a l’abrànca ’n èrto xêuo de séunni ingiarmòu de coî in scê âe in libertæ. O gh’a faiâ a inbarlugâ l'éndego do mæ çê? De segûo o me portiâ a vegiâ in sciâ segrétta sciô a-o resciöo da primavéia s’a se descceghiâ de de la di rastélli pe inprovizâ i bersò. Quêta alantôa saiâ a séia inta càmea lùvega ónde a coæ d’infinîo a s’inlarghiâ fêua da-e miâge de prîa.

Andreina Solari 156


Resta sulo ‘o silenzio “ Resta solo il silenzio “ A sera ‘o sole scenne e zitto more, e ‘stu silenzio ca mo vene cca me bussa pe’ ‘nu poco ‘e cumpagnia, senza respiro e senza avè pietà. Allora int’ ‘e ricorde d’ ‘o passato torna a truvarme ‘na malincunia ca sbatte forte int’ ‘a ‘sta vita mia, e guardo ‘a notte ‘a fora ca stantemente me saluta ‘o cielo. Ferma aspetto a ‘sta fenesta ca scura, speranno ca cagnasse ‘stu silenzio e ‘sta paturnia ca m’atregne ‘o core. E vulesse ca scuppiasse ‘na tempesta ca me purtasse ‘e vvoce ‘e chistu munno, ‘e strille d’ ‘a gente ’a cchiù felice, l’addore ‘e tutt’ e sciore ‘e chesta terra. E invece cca me resta sulo ‘stu silenzio ca magna e me fa a piezze chiocca e pietto, areto a ‘sta settezia sulitaria ca cerca int’ ‘a tristezza chella smania ca m’afferra e nun dà arricietto.

Gabriella Tomasino 157


Asselùte trìdece anne Iève rose sènza spine; nu giacìnde prefemàte; da la tèrre du ciardìne, calecànde appène nate... Ma u serrìse ha sparessciùte da la vocca dòlgia so. Cudde puèrche l’ha velùte nonostànde chidde “no”! S’ha pegghiàte la necènze de n’ingènua pecciuèdde; sènza dange ndutt’adènze, l’ha stetàte a cchèdda stèdde... Asselùte trìdece anne; stèv’o mmègghie de l’ètà. Che cchidd’ècchie azzùrr’e ggranne, ièdde ha vvist’osscenetà... Ha seffìirte la violènze de nu bbrutte cremenàle; ha patùte la nzestènze de n’abbùse sessuàle... Mò da case cchiù nonn-èsse; sola sole se ne stà. Chiànge sèmbe; stà deprèsse... Iè deffìggele a scherdà! Iè nu stèle ormà spezzàte ca stà quase pe merì. Ma a stu fiòre calpestàte, stà cì u vole fà uarì! 158

Emanuele Zambetta


‘Na foja secca “ Una foglia secca “ ‘Na foja secca, morennose de freddo, entra ‘n casa e se mette vicino ar caminetto. Je dico:” Statte attenta che si caschi mori de corpo tutta ‘na fiammata!” Ciaveva tanto freddo che manco m’ha sentito. Ha fatto ‘na fiammata e se n’è annata. E’ mejo provà er freddo più tajente c’ avvicinasse troppo e nun sentì più gnente.

Massimo Zona 159



俳句 161



spiaggia deserta sull’altalena oscilla solo la neve a mani nude i rami dell'acero sotto la luna viale di foglie frastagliato dai passi il tuo respiro senza l'ombrello un gatto si ripara tra i tulipani ancora pioggia – sui boccioli di rosa parla il silenzio

Elisa Allo 163


Sole flebile fiori di rosmarino fuori al balcone Cirri invernali della forma del vento il pino solo Via vai d'api anche il mio sguardo indugia sopra i susini Scirocco freddo si fonde con la notte la mareggiata Calma di pioggia il vecchio contadino brucia le stoppie

Pasquale Asprea 164


un cielo sgombro mostra rossi bagliorirondini in volo l’ultima rosa s’apre al tiepido solefine novembre prato di nebbie a nasconder la terra silenti spazi volano i sogni fuori e dentro le notticantano i grilli frizzante l’aria già si cheta l’estateuva matura

Maria Luisa Bandiera 165


mare in burrascaun granchio si nasconde sotto lo scoglio il pesco in fiore un cane che rincorre l'ombra d'un corvo nebbia al tramontoil cigolio di una bici sul marciapiede calze bucate e tutta questa neve che cade lenta brilla alta all'alba la stella del mattino cosĂŹ la brina

Marina Bellini 166


Fili argentei tra i radi capelli. Passano gli anni. La nebbia dorme tra umide campagne. Quadro surreale. Versi poetici su delicate rime. Arcobaleni. Sulle colline, vigneti vendemmiati. Sorseggia Bacco. Sempre piĂš soli. Sommersi da errori. Irta salita.

Osvaldo Crotti 167


Giorno di vento remano lungo il fiume ombre di pioppi Sfugge al cipresso l’ombra lunga che corre sul prato verde Scende da un ramo color foglia d’autunno il pettirosso Giorno di luce corrono lungo il viale le foglie rosse Edera verde foglie di faggio rosso silenzio e neve

Lida De Polzer 168


tra luna e nembi eteree suggestioni in chiaroscuro come rondini trasmigrano emozioni foglie nel vento vespro sul mare illumina silenzio divino incanto frusciante brezza ascosi nel roseto bisbigli giochi stelle cadenti in notturno di chopin rugiada ai sogni

Therry Ferrari 169


Danzano allegre Due nuvole nere Sole in cielo. Passi di uomo Sul pelo dell’acqua Ombre cinesi. Una farfalla Si posa su una palma Tacco dodici. Mare in tempesta Contro scogli di sabbia Ultima spiaggia. Balconi in fiore In pieno centro città Arte moderna.

Giorgio Franceschelli 170


Gravido il ramo nella corteccia reciso sanguina gemme. Fuochi accesi I tramonti bruciano gli orizzonti. Lieve in tonfi d’aria volteggiano le foglie morte Fiocco di luna sospeso su nel cielo bruno scheggiato Scudisci di sole Sferzano i campi Striano le valli.

Rosalba Griesi 171


Ebbra di sole s’avventa la farfalla Sulla corolla. Volo d’alcioni Bel gioco d’aquiloni Privi di fili. Ormai perduta. L’ombra refrigerante del ramo morto. Un caldo vento. Rivivo le carezze della tua mano. Corre il tempo… direzione autunno. È già tramonto.

Agostino Marano 172


a piedi nudi fioriscono ricordi tra i fili d’erba vitigni spogli come corpi abbracciati senza riparo svegliati è l’alba sulle risaie colme si specchia il cielo ultimo bacio tra l’odore di pioggia il treno fischia fior di gaggia profuma di frittelle la primavera

Paola Meneghin 173


Lago d'inverno nel profumo dell'onda l'ultimo abbraccio. Alba invernale tra i sentieri dorati d'un calicantus. Vibra un ricordo nella luce tremula di tarda estate. Cala la notte sorseggiando ricordi da un nero caffè. Viaggi celesti sogni indomiti in occhi d'acquamarina.

Claudia Messelodi 174


Suoni dal vento, portano tra le nubi voci lontane. Luna bizzarra ti osservo pensando. Anima in fiamme. Occhi di luce, come ombre sottili trovano gioia. Scorri veloce, tra le incerte rive del tuo mistero. Scrivo un'idea un pensiero fremente, sogno vissuto.

Daniele Neri 175


fiore di pescogira le spalle nude al freddo inverno il tempo scorrericordi di un’estate nel cono d’ombra a vele tesela barca senza ormeggio verso il tramonto patio stellatobiancheggia il glicine a fine autunno ultime fogliesi sono arrese all’alba sotto la pioggia

Doris Pascolo 176


Il plenilunio evapora oltre i binari e mi sento orfano. Nell’imbrunire vorrei inseguir velieri tra i fiordi del mai. Chiaro di luna. Siamo viandanti persi nel sogno di un clown. Rubiamo all’alba l’istante rosa della rivoluzione. La notte è un lupo che ha il grigio dei baci mai dati nel sangue.

Nicola Perasso 177


Cadono foglie ognuna ha un suono adagiandosi Vento d’autunno – si frantuma sul lago la luna piena Vecchio sentiero appoggiato al bastone glicine in fiore Mais steso al sole nude mani sgranano rosari antichi Convalescenza un po’ di ombretto rosa e un bucaneve

Nazarena Rampini 178


Spade di luce trafiggono il buio Lembi di vita. Io vi rivedo Casa bianca di sole, rami di pesco. Foglie giovani primavera, sono qui verde l’anima. Canta il fiume musica passeggera Dov’è la pace? Dentro il buio, ditemi se ci sarà un altro giorno.

Ivana Saccenti 179


Vento sul golfo S’affaccia la ginestra oltre lo scoglio Resta la sera un castello di sabbia Bassa marea La nevicata sorprende il villaggio Ancora dorme Timidi passi di una danza amorosa Alba sul pesco Rosa antico spolvera il tramonto Nebbia sul lago

Rita Simonetta Sarchi 180


Un bucaneve fa quasi capolino neve si scioglie Tiepido sole annuncia primavera gemme di vita Acqua del fiume va scivolando lenta pace dovunque Gocce rugiada si posano su rosa rosso vermiglio Luna sorride mentre gatto miagola notte di stelle

Isabella Scotti 181


Veli azzurrisull'acqua dello stagno le libellule. Cade la foglia ubriaca di freddoĂˆ qui l'inverno. Bacia la foglia un refolo di ventofesta nel bosco. Salti nell'acquadanzano i salmoni a nuova vita. Mille colorila farfalla sui fiori danza la vita.

Nadia Tezze 182


spiaggia deserta solo nelle conchiglie l’eco d’estate grappoli viola il glicine abbraccia la vecchia porta neve d’autunno il sole è nascosto dentro i cachi luna e afa il profumo del mare non ha colore bordo di stradaa sera un papavero dondola esausto

Roberto Timo 183


tagete in fiore non ha eguali nel camposembra vantarsi cade una foglia non si addormenta solaeccone un’altra senza remore la magnolia d’inverno osa svestirsi mi volto indietro bambini che giocanola mia estate persino il fiore rinasce in primaverasa cosa fare

Antonella Tissot 184


lungo i filari riflessa in ogni acino la luna piena edera nera abbarbicato al cuore il tuo ricordo sull’erba incolta le gocce di rugiada con dentro il sole primo gennaio‌ nella penna i pensieri dell’anno scorso ultimo bacio i fiori di sambuco mossi dal vento

Maria Laura Valente 185


Nell’ombra azzurra uno spicchio di luna veglia sul mare. Tramonto rosso sull’oro delle foglie, passo d’autunno. Sui nudi rami scintillio di ghiaccio rispecchia il sole. Scabra la roccia come scrigno racchiude ginestre d’oro. Dita di neve come mani artigliate solcano il monte.

Amelia Valentini 186


vibra una foglia svela un vento nascosto nella calura copre la luna la notte resta sola nuvola nera nasce una gemma accanto a foglie secche ancora appese il vento scuote le fiamme dei giardini spegne due foglie il ramo spoglio ora è ancor piÚ vuoto senza il passero

Walter Viaggi 187


pesa la neve come pesano gli anni su spalle stanche echi del legno passeggiano sui venti sono scoiattoli mani sbucciano spicchi di vita amara scende il nevischio tremano i pioppi... si fissa luce fredda vuoti infiniti. pressa l'anima la morsa del dolore beffardamente

Mara Zilio 188


brusio lontanoda galassie remote suono di stelle vento di borail bianco delle onde sul blu del mare vento d’aprilenuovo fruscio di foglie nuovi scompigli sole di marzodonne che sorridono chiome al vento neve intatta soltanto i miei passigrande silenzio

Mariella Zoppi 189



Couleurs 191



Matteo Bona

Naturally regained

Primer fotografico e lavorazione digitale, 37x45

193


Anna Rita Cacciatore

Ho paura di dimenticare Acrilico su tela alta

194


Antonio Cinelli

Petrol pomp

100x100 acrilico e olio su tela

195


SimonaDeArcangelis

Prisma di luce, acrilico a spatola

AnnaMaria DeBellis

196

Desti-Nation, acrilici su tela


Lia Fantoni

La luce rivelata 60x180 acrilici su tela 197


Giuliano Giuliani

Paola Meneghin

198

China Girl, olio e acrilico

Sandy, Acquarello e matite


Sergio Riviera

Gran Canyon

Acrilico, iuta, cartone canettato, lamine d’oro e d’argento

199


Mariella Zoppi

Lunaria

30x45, Inchiostri

200


“ …la Vita è una tela che ci disegna prima ancora che i nostri passi conoscano la luce. Quando questo accade, lei ci passa i colori, lasciandoci tra le mani del tempo il compito di continuare a riempire ciò che oggi è bianco e che domani lo sarà di nuovo. E quello che ci rende speciali è il coraggio di desiderare ogni giorno una nuova tinta. E raccontarla… “

Maria Grazia Vai

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Alessio Emanuele Andruscka Ana Maria Avallone Corrado Bandiera Maria Luisa Barbaglia Anita Barletta Agostino Benatti Graziella Benedetti Alice Benedetti Mara Bolondi Mirella Braccini Fabiano Bucci Sabina Callini Giuseppe Catalano Pietro Cinelli Antonio Coco Irene Colletti Aurelia Corbetta Càrola Corsino Agata Cumbo Simone D’Alessio Gaetano D’Amico Valeria D’Ambrosio Vincenzo De Ritz Mirta Di Luca Angelo Diotallevi Anna Donà Franca Fusi Fabio Giordano Nicola Giacobbi Carlo Giovanardi Vanni Granato Nunzio Griesi Rosalba Guerrini Massimiliano

Poèmes

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Iengo Valeria Inghilterra Alessandro Iorio Gino Labarile Annunziata Lanucara Franco Lazzeri Daniela Leccardi Giuseppe Lo Bono Rosaria Lucas Cazorla Arianna Itzel Luraghi Maria Luisa Maddouri Sonya (Tunisia) Magi Manuela Maurizio Leonardo Muscuso Marelli Dario Mattioli Elisabetta Maritan Sonia Modaffari Bartoli Antonella Monelli Ylenia Montacchiesi Mauro Muscardin Rita Nannicini Monica Neri Daniele Odino Giovanni Pace Aurora Palmas Aldo Parravicini Enrico Passeri Cecilia Passoni Giovan Pietro Pellerone Serena Penso Mara Pescosolido Mirella Piccirillo Lorenzo Piovesan Mara Porritiello Natale Proietti Antonella

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Provini Flavio Quaranta Provenzano Giulia Quartu Maria Chiara Raginiak Stanislaw (Polonia) Raschillà Stefania Riccardi Sualen Ruoppolo Maria Scalandra Lucia Grazia Schiaffini Monica Schiavano Nunzia Scotti Isabella Signorini Marcello Spetale Alessio Spina Rosanna Squillace Francesco Stanzione Rita Tissot Antonella Tomassini Augusta Torti Mariotti Ombretta Tripepi Matteo Vannucchi Giulia Ventola Raffaele Vincenzi Ivan Zasso Barbara Zoppi Mariella

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Poesia e tema La Camera Da Letto Baccino Pietro Barbaglia Anita Beratto Alessandra Colletti Aurelia Corsino Agata Marinoni Chiara Odino Giovanni Provini Flavio

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Santarelli Anna Santoro Antonella Tentori Oliva Tola Pier Quirica

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Vernacolo Arosio Renato Baccino Pietro Baldinu Stefano Barracato Antonio Bregoli Fabrizio Contursi Alberico Criseo Rocco Fici Marianna Fragomeni Emilia Gallo Angelo Gentiletti Luciano Giovanardi Vanni Lia Gaetano Maneo Elena Manfio Mario Marano Agostino Ortalli Patrizia Pettineo Calogero Sala Enrico Solari Andreina Tomasino Gabriella Zambetta Emanuele Zona Massimo Haiku Allo Elisa Asprea Pasquale Bandiera Maria Luisa Bellini Marina


Crotti Osvaldo De Polzer Lida Ferrari Therry Franceschelli Giorgio Griesi Rosalba Marano Agostino Meneghin Paola Messelodi Claudia Neri Daniele Pascolo Doris Perasso Nicola Rampini Nazarena Saccenti Ivana Sarchi Rita Simonetta Scotti Isabella Tezze Nadia Timo Roberto Tissot Antonella Valente Maria Laura Valentini Amelia Viaggi Walter Zilio Mara Zoppi Mariella

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Couleurs Bona Matteo Cacciatore Anna Rita Cinelli Antonio De Arcangelis Simona De Bellis Anna Maria Fantoni Lia Giuliani Giuliano Meneghin Paola Riviera Sergio Zoppi Mariella


Finito di stampare nel mese di Luglio 2017 per conto di Accademia Barbanera Printed in Italy




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