Genius loci: la Grecia

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GENIUS LOCI

L’anima di un luogo, un luogo dell’anima: la Grecia



Table of Contents Genius loci p.4

La Grecia, finalmente! p.6 Zen alla greca p.7 Quid tibi visa Chios p. 9 A moment of peace. p.11 Karpathos, l’isola che non c’era. p.12 Human factor- il fattore umano p.15


GENIUS LOCI

«Un luogo non è mai solo quel luogo. Quel luogo siamo un pò noi. In qualche modo, senza saperlo ce lo portavamo dentro…e un giorno per caso ci siamo arrivati.» Antonio Tabucchi

Per

gli

antichi

i

luoghi

avevano un’anima. Boschi, fiumi, monti erano popolati da divinità, e da ninfe che ne prendevano i diversi nomi. Ma anche i miti di fondazione, che consacravano un luogo ad una divinità, o gli attribuivano tratti particolari ( come ad esempio,per restare in Grecia, Efesto e l’isola di Lemno, o Teseo, Arianna e l’isola di Naxos)conferivano identità ad un luogo. Il confluire di energie che ne derivava,

e che alcuni luoghi possedevano in diversa misura, era rappresentato con una divinità, il Genius Loci.Oggigiorno gli architetti hanno ripreso il concetto, e definiscono “genius loci” quel quid che caratterizza un luogo, che gli conferisce carattere distintivo, nel bene e nel male. Di fronte a tanti luoghi impersonali, periferie brutte e senz’anima, o non-luoghi, come gli aeroporti, pressochè identici ovunque, siamo colpiti dai luoghi con anima.

A volte quest’anima si intuisce facilmente, è evidente e chiara, bella come il cielo di un’isola greca (ma forse, questa che vediamo non è solo una patina artificiale, una trappola per turisti?ameno in certe isole, più note…)A volte è chiara si, ma in negativo. Ricordo ad esempio, visitando la città di Pola/Pula in Croazia, bellissima con i suoi resti romani così intatti, di aver sentito distintamente la tristezza di un luogo che ha visto tensioni etniche, massacri,numerose vicissitudini belliche.


GENIUS LOCI Karpathos, Votsalakia

A volte invece i luoghi emanano una energia fortissima, quasi mistica. O forse , come dice Tabucchi nella citazione che apre il post, arriviamo in luoghi che sono un po’ noi. Che ci assomigliano, la cui anima risuona con la nostra in maniere imperscrutabili. E’ forse per questo che ho messo una immagine di Delfi, l’ombelico del mondo secondo gli antichi. Quando l’ho vista per la prima volta l’ho “sentita”.

Camminando su per la salita, fermandomi davanti alle iscrizioni delle poleis più importanti, e davanti al tesoro che gli Ateniesi dedicarono dopo la battaglia di Maratona, era come se vedessi sfilare davanti ai miei occhi la storia greca, sentissi i passi di tutti coloro che da ogni dove venivano, dopo viaggi faticosissimi, a chiedere aiuto al Dio o a ringraziare: una sensazione così forte da darmi un senso di vertigine.

Pola, tempio di Giove


LA GRECIA,FINALMENTE!( ovvero, in viaggiopost-covid) Dove andro',e' ancora un segreto. Ma una cosa è certa: in Grecia. Ho vinto le paure, quella sindrome da

capanna che ha preso molti, me compresa, con il Covid. Ho deciso per una isola nuova, mai vista prima: una (piccola) nuova avventura.

Era ora! Da quando questo tsunami universale ha sconvolto le nostre vite ( e purtroppo tante ne ha portate via, anche vicino a me), ho guardato tante volte foto, video, ho ricordato e sognato. "I tramonti spettacolari, i cieli turchesi, le case dai muri imbiancati e dagli infissi dipinti d’azzurro, le chiesette che svettano candide sul mare “ G. Ieranò, Arcipelago, Einaudi E ancora il blu del mare, dalle mille sfumature. Quell’aria sempre un po’ scombinata, rilassata, felice anche del poco. I frutti di una terra piena di sole, il profumo del vento, il suono delle onde. Insieme con una storia millenaria, con i più bei racconti di dei ed eroi, quella letteratura speciale e splendida che insegno per tutto il resto dell’anno. Nell’isola di queste immagini un personaggio quantomeno singolare, Cristoforo Buondelmonti, nel secolo dell’Umanesimo fece naufragio, su una nave di pirati. Questa cosa mi incuriosisce e mi diverte: l’isola in questione, un piccolissimo arcipelago sconosciuto ai più (per fortuna), è veramente l’ultimo posto in cui si penserebbe che un italiano possa finire. Nel ‘400, poi! A proposito di arcipelago: la parola , curiosamente, non è greca classica. Si tratta della storpiatura della espressione Aigaion Pelagos («Mar Egeo») che i veneziani , occupato l’Egeo nel ‘200, sentivano pronunciare dai greci . “Il termine è passato poi a designare qualsiasi costellazione di isole. Ma, nelle sue prime attestazioni, esso è legato al mare greco di cui indica anche la supremazia su tutte le acque del mondo”. (G. Ieranò,Arcipelago, Einaudi) Questa spiegazione si trova sotto la voce Archipel dell’ Encyclopédie di D’Alembert e Diderot (1751).

Non dico dove andrò: lascio però un pesante indizio.Questa volta risalirò proprio alle origini… Egeo, “Arcipelago”, arrivo! Finalmente…


ZEN ALLA GRECA

ZEN ALLA GRECA Inspira..uno, due, tre, quattro…espira, lentamente.. Libera la mente. Lascia andare, dolcemente, respiro dopo respiro. Lascia andare i pensieri negativi… Una seduta di meditazione zen? Macché. Sto mondando la βλητα, la vlita. L’ho imparato dalle donne greche, che sedute tranquille eseguono questo movimento monotono e ripetitivo, che libera la mente e rilassa, insegnando la quiete e la lentezza. Ricordo di averne vista una a Fourni, nel piccolo e sperdutissimo villaggio di Chrisomillia,”at the end of the world”(la vedete in una delle foto). Seduta sotto un albero centenario, nella frescura dell’ombra estiva, aveva appena raccolto l’amaranto, una erba che cresce selvatica o si può coltivare (sia per le foglie che per i semi). Da noi non usa, e non si trova mentre chi conosce bene la cucina greca l’avrà assaggiata, con il nome di vlita o più probabilmente di horta,bollita e condita in agro con sale e limone.Buonissima…


ZEN ALLA GRECA

ZEN ALLA GRECA

Nei miei vagabondaggi greci (dove non manca mai in tavola,come si vede da una foto),l’ho cercata, per coltivarla nell’orto . Ho trovato i semi in un piccolo vivaio a Karpathos e da allora è stata mia. Cresce a dispetto di tutto, basta seminarla una volta e la si ritrova anno dopo anno.. è in pratica una infestante. Ma solo guardando le donne che la mondano foglia a foglia, lentamente, ho capito come si prepara. E non solo. Ho capito che la meditazione non si fa solo seduti in posizione yoga. Che liberare la mente si può fare anche mondando la vlita (o i fagiolini,se preferite). È uno zen bellissimo e molto speciale, uno zen alla greca. Uno,due,tre,quattro…espira…


Quid tibi visa Chios, Bullati, notaque Lesbos, quid concinna Samos? …maiora minorave fama? (Che ti è sembrato di Chio,Bullazio,e della famosa Lesbo, che cosa della elegante Samo…migliori o peggiori della loro fama?)

QUID TIBI VISA CHIOS?

Quante volte, leggendo (e facendo leggere questa epistola di Orazio, ho pensato a Chios, l’isola che gli antichi ritenevano avesse dato i natali ad Omero. Quante, quante volte ho desiderato vederla. Quante volte ho pensato: ma sarà meglio o peggio della sua fama? (come per Samo, che conosco e amo, e come per Lesbo, ancora nei miei sogni) Il momento è arrivato.L’ho vista, l’ho conosciuta, l’ho girata in lungo e in largo per venti giorni. Mi sono bagnata nelle sue acque turchesi e cristalline, da nord a sud, da est a ovest. Ho bevuto caffè in villaggi e paesini improbabili, ho comprato pomodori in un negozietto di un paese che sembrava uscito dalla penna di Tolkien.Blu intensi. Scorci mirabili. Una intera sinfonia di verdi, verdi, verdi, a perdita d’occhio. Una storia complessa e affascinante. Ma soprattutto, profumi. Perché Chios è una isola fragrante…dalla masticha ai mandarini, dall’origano ai dolci di rose, fino alle spezie di un negozietto in città, lascia una scia olfattiva indimenticabile.


QUID TIBI VISA CHIOS? Bullazio, il destinatario della lettera oraziana, viaggiava, con la fatica che ciò comportava per un romano, per fuggire da se stesso? In quella epistola Orazio sembra farci capire che bisogna prima di tutto imparare a stare bene dove si vive, anche nel posto più oscuro del mondo, coltivando la serenità dell’animo; e che non si deve rinviare la gioia ,sperando ch’essa si trovi di là del mare. Altrimenti viaggiare serve solo a cambiare orizzonte, non animo: “caelum, non animum mutant qui trans mare currunt”

(mutano cielo, non animo coloro che corrono al di la’ del mare) Parole sagge, molto sagge.

Io credo che viaggiare sia bellissimo, a patto che non serva solo a fuggire; ma sia piuttosto un allargare i propri orizzonti, un incontro con persone e abitudini, un modo per crescere e imparare, un aprirsi alla bellezza. A questo punto non mi resta che rispondere a Orazio; perché quella epistola, come ogni classico, e’ stata scritta anche per me. Quid mihi visa Chios? come mi è sembrata Chio? Bella.Bella.Bella.


A ΜΟΜΕΝΤ OF PEACE

ZEN ALLA GRECA

Sono le sei di pomeriggio, e decidiamo di usare l’ultimo scampolo di giornata per andare a visitare una spiaggia che si trova in fondo all’isola di Fournoi: Vlichada. O piuttosto, quella che pensiamo sia Vlichada.. perché non esiste alcuna indicazione. La strada si biforca, o meglio “triforca”. Davanti e a destra siamo già stati, e dunque imbocchiamo la stradina di sinistra, immersa nella quiete della macchia mediterranea. Pochi minuti, e l’asfalto si interrompe per fare posto ad uno sterrato. Brevissimo,per fortuna nostra e dell’auto a noleggio. Parcheggiamo. Davanti a noi due costoni di roccia abbracciano letteralmente il mare. Silenzio…solo il rumore delle onde che si infrangono sui sassolini che compongono la spiaggia. La luce è dorata. Alcune tamerici, come sempre qui, creano ombre che si sono già allungate.Solo altre due persone, silenziose e lontane. Mi siedo sui sassi, di fronte al mare che ha il colore del blu, del turchese, il verde riverbero delle tamerici e la limpidezza del cristallo. Appoggio la schiena allo zainetto, chiudo gli occhi e ascolto. Il vento, il mare, il mio respiro che lentamente si fa più profondo e lento. Un profondo senso di pace pervade il mio corpo e la mia mente. Minuti magici, uno straordinario senso di comunione con la natura che qui è potente, è assoluta, è vera. Mi alzo, e scelgo dei sassolini candidi, piccoli, levigati. Sette. Li porterò via; li porterò con me. Li toccherò a casa ogni volta che ne sentirò il bisogno: chiuderò gli occhi e rivivro’ il profumo del mare.


Karpathos, l’isola che non c’era

Ho amato tanto Karpathos. La sua luce, quell’aria spettinata dal vento, la sua natura aspra e grandiosa, il colore del mare, la sua autenticità. La prima volta che ci sono stata-quasi vent’anni faera davvero autentica e di una bellezza un po’scontrosa.


Karpathos, l’isola che non c’era

L’arrivo in aeroporto fu memorabile.Beh,

Anche

aeroporto

grossa…Si

memorabile: ma al bar La Corte, nello splendore

scendeva dall’aereo e a piedi ci si muoveva

luccicante del mattino, la pace e il paese appena

verso quelli che avevano tutta l’aria di stazzi

sveglio sono sempre

per il bestiame: due recinti, uno per chi

l’anima.

arrivava e uno per chi partiva. Poi una

E poi, il mare e i paesaggi: su per la costa est con la mitica Samurai, un catorcio rifilatoci dell’altrettanto mitica signora Gatoulis, ogni giornata era una avventura. Achata, Kira Panagia, la splendida Apella, la mia amata Agios Nikolaos con la sua taverna , il pesce appena pescato e le foglie di cappero in insalata.E ancora, le sere a Finiki scavalcando la montagna da Menetes al versante Ovest, con il sole che si tuffa in mare e l’inquietante (per me almeno) isola di Kassos avvolta nella foschia, il vento che fischiava nella Jeep e fungeva da phon naturale per i miei capelli. E una notte, sulla strada da Arkasa a Menetes, lo spettacolo straordinario di una Via Lattea che dava i brividi e le vertigini : un cielo ricolmo di stelle luminosissime che ti facevano sentire un puntino nell’universo.

è

una

parola

specie di cucinotto dove si attendevano i bagagli caricati su un’Ape che tre ne teneva e due ne perdeva per strada. Gli occhi sbalorditi di chi arrivava per la prima volta (della serie: ma dove diavolo sono finito?) gli anni successivi, mi divertivano molto..e probabilmente

erano

uguali

ai

miei

quell’anno ormai lontano. La strada dall’aeroporto a Pigadia non è molto bella: lì l’isola è arida e battuta dai venti. Poche sterpaglie giallastre ..curve..solo il cielo aveva un blu strepitoso. Non si immaginavano i boschi, i pini, il profumo della macchia mediterranea, gli scorci vertiginosi di blu.

il

paese,

seppur

grazioso,

non

è

stati un balsamo per


Ho tanti ricordi meravigliosi di un’isola che ho frequentato per dieci anni almeno. E voglio tenerli così..senza albergoni, con la spiaggia di Diakoftis che era rosa e restava un segreto per pochi, prima che i social la mostrassero a tutti. Non credo che ci andrò ancora,anche se non si può mai dire mai. Ma la tengo negli occhi ..e nel cuore.


Human factor- il fattore umano Tra i ricordi più belli della mia vacanza in Grecia ci sono le persone. Tornando dal piccolo paradiso segreto di Fournoi pensavo a quanta serenità si può avere in un luogo così sperduto e dove, apparentemente, non c’e nulla.Forse non ci sono cinema e centri commerciali; forse l’evento più significativo è l’arrivo del ferry da Atene. Ma il sorriso delle persone, i tempi rilassati, senza fretta, senza orologio, mostrano una qualità della vita che spesso a noi manca.Mi ritorna in mente il gestore di una delle due spiagge attrezzate di Fourni, Psili Ammos. La postazione è comodissima: un grande e fresco ombrellone di canne, e, se non bastasse, l’ombra delle onnipresenti tamerici con annesso concerto di cicale(che in greco hanno lo stupendo nome onomatopeico di τζιτζικια-zizikia);due lettini, un grande tavolino in legno e due sedie da regista, per chi non volesse star sdraiato. Il tutto gratuito con una consumazione. Che però non è necessario fare subito; il gestore appunto, nel suo inglese stentato ma espressivo, ci dice di fare con calma: quando vogliamo, basta chiamarlo. Nel frattempo lui si affanna avanti e indietro con un cestello del ghiaccio e una pinza, a rinfrescare le bibite e i caffèfreddo che si fossero riscaldati. Mai visto prima.


Human factor All’ora di pranzo decidiamo di mangiare qualcosa e di bere un bicchiere di vino. Non c’è gran scelta: ha solo un Macedonico rose’, che ovviamente prendiamo. Squisito: e poi, vuoi mettere il piacere di un brindisi di fronte al mare? Alcuni giorni dopo, stessa scena: e stavolta chiediamo direttamente il macedonico rose’. Ma il gestore sopraggiunge festante con una bottiglia di bianco. “E’ buono, è biologico- dice- lo fa un mio amico e me lo manda da Atene via ferry” . “Ve lo faccio assaggiare…se poi non vi piace non lo pagate” . Eccolo, il fattore umano. Quello che rende Fourni unica (oltre al mare, al cielo, alla luce, al pesce, ai tramonti dorati…) A proposito…il vino era buonissimo!


GENIUS LOCI LA GRECIA

Scritto e realizzato da MARIALETIZIA MANGIAVINI


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