la Cattedrale - progetto di tesi

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la Cattedrale

Riqualificazione e valorizzazione dell’ex concimificio F.I.M. a Porto Sant’Elpidio

Relatori: Alessandro Massarente Filippo Boschi Correlatore: Gianluca Minguzzi

Laureanda: Maria Ricci

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la Cattedrale

Riqualificazione e valorizzazione dell’ex concimificio F.I.M. a Porto Sant’Elpidio

Università degli studi di Ferrara | Corso di Laurea Magistrale in Architettura | a.a. 2016/2017 Relatori: Prof. Alessandro Massarente, Prof. Filippo Boschi Correlatore: Prof. Gianluca Minguzzi | Laureanda: Maria Ricci





“ ...ed ecco nel ricordo ora mi appare netta e decisa l’immagine di quel muro rosso di mattoni, alto, con i cocci di vetro sopra, lungo e dritto. Così come si presentava sulla sinistra appena svoltato l’angolo, scavalcando il binario della ferrovia. Dietro in alto si intravvedevano gli edifici della fabbrica dei concimi, chiusa al nostro sguardo; non avevamo mai visto entrare o uscire nessuno dal cancello di ingresso dirimpetto al passaggio a livello, ma la sapevamo viva e pulsante. Una città nella città, dalle forme bizzarre e monumentali, con le torri alte di mattoni, e gli archi arditi voltati nell’ombra. ”


ABSTRACT QUADRO CONOSCITIVO 1

Cattedrali del mare

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Lu Pòrtu de Sallupìjo

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Storia del concimificio

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Criticità e opportunità di trasformazione

1.1 Tra terra e mare: i luoghi sospesi 1.2 Le archeologie industriali nelle Marche I concimifici 2 Territorio adriatico 2.1 La città adriatica Gli elementi costitutivi 2.2 Inquadramento territoriale 2.3 Relazioni di scala vasta

3.1 La città dell’ex F.I.M. 3.2 Contesto urbano 3.3 Contesto paesaggistico 4.1 Analisi storica 4.2 Caratteri morfologici dell’area produttiva 4.3 La Cattedrale: caratteri compositivi e ricadute in ambito progettuale 4.4 Il frammento

5.1 Il vuoto urbano e le barriere infrastrutturali Il lungomare sud 5.2 L’erosione costiera e la perdita della naturalità La proposta del Masterplan Area Nord 5.3 La bonifica 5.4 Spazi in attesa Le previsioni di Piano 5.5 I vincoli 5.6 Proprietà e progetti


Indice

PROGETTO 6

Strategie urbane

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6.1 La ricucitura del tessuto La viabilità e il nuovo fronte verso il mare 6.2 La rinaturalizzazione costiera 6.3 Il parco urbano litoraneo 6.4 Polarità culturali 6.5 L’ecosistema natura, turismo, cultura

Frammenti ricomposti 7.1 Longitudinalità e trasversalità 7.2 Il nuovo borgo tra memoria e natura 7.3 Volumi industriali

Nella rovina 8.1 Il dialogo con la rovina 8.2 La Cattedrale 8.3 Il recupero strutturale

Elaborati di progetto 9.1 la Cattedrale 9.2 Tavola 1 9.3 Tavola 2 9.4 Tavola 3 9.5 Tavola 4 9.6 Tavola 5 9.7 Tavola 6 9.8 Tavola 7 9.9 Tavola 8 9.10 Tavola 9 9.11 Tavola 10 9.12 Tavola 11

BIBLIOGRAFIA FONTI



Abstract

Una Cattedrale giace abbandonata lungo la costa di una piccola località balneare del Fermano, un oggetto scomodo, che con la sua imponenza, severità e stato di degrado, sembra essere radicato da sempre al suolo ma al contempo alieno rispetto a ciò che lo circonda. Nell’ambito delle aree produttive dismesse, numerosi sono i monumenti del lavoro e della cultura che costellano le coste italiane, ultime testimonianze di luoghi di culto laici e simboli di collettività; frammenti che, spesso ridotti alla veste di affascinanti rovine, si trovano ad essere collocati in spazi di confine, paesaggi indecisi tra la città ed il mare, tra l’uomo e la natura. Caso esemplare è quello dell’ex concimificio F.I.M. a Porto Sant’Elpidio e della sua Cattedrale, edificio fatiscente che domina su una grande piattaforma inedificata posta in forte continuità con la città da un lato, ma al contempo isolata da questa dall’invadente infrastruttura ferroviaria, e con il sistema del lungomare dall’altro. L’abbandono della fabbrica e le innumerevoli problematiche costiere e urbane diventano motivo per riflettere sulla riqualificazione di un’ex area industriale dismessa in un centro costiero che avverte

la mancanza di una propria forte fisionomia ed identità, segnato dalla presenza di luoghi che attendono da tempo una rigenerazione e con importanti problematiche di gestione e salvaguardia dell’ambiente costiero. La riqualificazione si propone come intervento di ricucitura di tale vuoto urbano sospeso tra la costa e la città. Partendo da un ripensamento morfologico del tratto di waterfront, l’ex area dismessa diventa palcoscenico di una ritrovata naturalità e di un modo originario di vivere la spiaggia; natura che dialoga e va ad arricchire spazi culturali, creativi e turistici, in un ecosistema che, connettendosi e coinvolgendo gli altri “spazi in attesa” della città, punta a divenirne un possibile volano per il rilancio urbano, turistico ed economico. La rovina, protagonista del nuovo scenario ed emblema dell’intreccio tra elemento naturale ed antropico, si trasforma in un involucro di pregio per la collocazione di eccellenze nell’ambito culturale, turistico e ristorativo, e quindi elemento nodale dell’intreccio tra storia, memoria, cultura, creatività e natura.


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Cattedrali del mare

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Cattedrali del mare

1.1 Tra terra e mare: i luoghi sospesi Una parte cospicua del patrimonio di archeologia industriale, intendendo con tale termine quel complesso di segni lasciati dal processo di industrializzazione sul territorio e sedimento dei rapporti sociali e umani, ruota intorno a quella che viene definita l’unità di reti e relazioni per eccellenza: il Mediterraneo. Le “Cattedrali del mare” o “Cattedrali laiche del lavoro e della cultura” rappresentano le ultime tracce di quegli insediamenti industriali sorti lungo il paesaggio costiero. <<...spesso queste cattedrali sono oggi rovine, perchè non è stato possibile trovare per loro una soluzione semplicemente monofunzionale. Di fronte alla dimensione di questi “pachidermi” a volte non sono bastate le destinazioni esclusive ad attività produttive, culturali o residenziali.>>1 Tale riflessione fa comprendere quindi come questi monumenti, caratterizzati da una grande carica metafisica e figurativa e che giacciono in stato di abbandono e spesso di totale isolamento, attendano un processo di consapevole recupero che sia non solo in grado di tener conto di aspetti meramente funzionali, ma anche di ripensare criticamente questioni relative all’integrazione con il contesto urbano, al disinquinamento e al rispetto morfologico dei luoghi in cui sorgono. Particolarmente fragile è infatti l’ambito nel quale questi siti si trovano ad essere collocati; luoghi di confine, linee labili ed in continuo mutamento, a metà tra la terra e l’acqua. L’intreccio fra la città ed il mare, pur rapportandosi questo in maniera differente ai vari siti, rappresenta quindi una variabile dalla quale una futura azione di recupero non può assolutamente prescindere.

Mappatura di alcune “Cattedrali” poste lungo le coste adriatiche. Rielaborazione del diagramma da CALZOLAIO F., Cattedrali dell’archeologia industriale costiera, Edigraf, Venezia, 2006

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CALZOLAIO F., Cattedrali dell’archeologia industriale costiera, Edigraf, Venezia, 2006


Mappatura delle principali archeologie industriali nella regione Marche. Rielaborazione del diagramma tratto da MONTI A., BRUGE’ P., Archeologia industriale nelle Marche: l’architettura, 2003

1.2 Le archeologie industriali nelle Marche Focalizzandoci sulla regione adriatica ed in particolar modo la regione Marche, è possibile notare un patrimonio industriale molto ricco ed estremamente diversificato: l’architettura industriale marchigiana tra Ottocento e Novecento, infatti, è formata da cartiere, filande, concerie, fornaci per mattoni, industrie chimiche, fabbriche di macchine agricole, localizzate in maniera diffusa sull’intero territorio. Alla grande diversificazione di produzione, si affianca un’altrettanta vastità di caratteri

costruttivi e tipologici che caratterizza i manufatti di ciascun gruppo produttivo.2 Volendo prendere in considerazione i siti dismessi (o “cattedrali”) presenti lungo il paesaggio costiero, se ne presenta una sintetica selezione e schedatura, che non intende essere una catalogazione rigorosa o completa, ma una presentazione dalla quale poter dedurre analogie o differenza rispetto al sito in questione. 2

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MONTI A., BRUGE’ P., Archeologia industriale nelle Marche: l’architettura, 2003


Cattedrali del mare

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Esempi di alcune aree industriali dismesse lungo la costa marchigiana, e i tre concimifici

I concimifici All’ interno di questa breve schedatura relativa alle aree industriali dismesse collocate lungo la costa marchigiana, è possibile individuare la presenza delle tre grandi emergenze industriali nate per la produzione di perfosfati e concimi chimici, e ad oggi tutte in attesa di un’opera di riqualificazione: l’ex Montedison di Falconara Marittima, l’ex deposito Montecatini di Porto Recanati, e l’ex F.I.M. di Porto Sant’ Elpidio, il nostro sito di intervento. Questi tre grandi stabilimenti sono la testimonianza dell’ importanza rivestita dall’industria chimica della regione

Marche, ed esempi dell’architettura dei “grandi spazi”, che ha visto una progressiva evoluzione morfologica della semplice “fabbrica” in funzione dello sviluppo dei processi produttivi e dell’aumento degli impianti. Le loro grandi dimensioni, quindi, insieme ad un efficiente sistema di trasporti, essendo tutte e tre le aree localizzate sulla costa, parallele alla linea ferroviaria e alla Strada Statale 16, hanno fatto si che divenissero importanti punti di riferimento capaci di servire non solo localmente, ma anche alla scala intercomunale e regionale.

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Cattedrali del mare

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Territorio adriatico

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Territorio adriatico

2.1 La città adriatica L’intervento di recupero del sito in questione e in generale di tali archeologie, non può prescindere innanzitutto da una comprensione attenta del contesto territoriale ed urbano nel quale si trova ad essere inserito. Analizzare il sistema paesaggio-città nel quale queste emergenze si collocano, significa capirne le criticità, la ricchezza di relazioni, ed il ruolo che andrà a rivestire all’interno di una futura azione di riqualificazione. Le “cattedrali” sopra analizzate rappresentano delle eccezionalità all’interno di quella che viene comunemente definita “città adriatica”, descritta come una lunga conurbazione lineare <<che attraversa con modi più o meno continui cinque Regioni: il Veneto, l’Emilia, le Marche, l’Abruzzo ed il Molise >>1. Elementi costitutivi Tale modello di sviluppo urbanistico si è imposto con facilità anche lungo la costa marchigiana ed è caratterizzato da costanti infrastrutturali ed insediative ben precise. Il tessuto urbanistico continuo concentrato intensamente lungo la costa in maniera del tutto indifferenziata, risulta infatti segnato longitudinalmente dalle ossature infrastrutturali dell’ Autostrada A14, della strada statale SS16 e della linea ferroviaria, limiti importanti che rendono particolarmente difficoltoso qualsiasi tentativo di rapporto trasversale con il sistema dell’entroterra. Un reticolo viario, quest’ultimo, costituito da un sistema “a pettine” di valli, crinali e fiumi, lungo il quale si concentrano alcuni insediamenti caratterizzati da una bassa densità, a causa della maggiore attrattività della costa che ha comportato nel corso del tempo lo svuotamento di popolazione e forza economica dell’interno.

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Sistema longitudinale Conurbazione lineare della cittĂ continua| Il sistema infrastrutturale

Sistema trasversale Sequenza delle vallate a pettine| Comuni dell’entroterra

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Territorio adriatico

Sistema costiero Le unitĂ fisiografiche

La costa adriatica marchigiana

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Costa sabbiosa di Pesaro, (PU)

Spiaggia di Mezzavalle, Monte Conero, Ancona (AN)

Ed è proprio la costa a rappresentare la criticità più importante e fragile all’interno di tale modello insediativo continuo. La costa marchigiana rappresenta infatti, da un lato, un’unità morfodinamica estremamente complessa. Con i suoi 173 km di estensione, si presenta prevalentemente rettilinea, con lunghe spiagge sabbiose o ghiaiose, interrotte a metà dalla grande discontinuità morfologica del promontorio del Monte Conero. Questo dà vita a due tratti con andamento estremamente diverso: quello settentrionale orientato da nord-ovest a sud-est, e quello meridionale da nord-nordovest, fino a Pedaso, e a sud-sud-est fino alla foce del Tronto. La maggior parte delle spiagge risulta essere di tipo

Costa con falesia attiva, Pedaso, (FM)

ghiaioso-sabbioso, e sono collocate in corrispondenza delle piane alluvionali dei fiumi principali, mentre alla base delle numerose falesie arretrate, che corrono parallelamente alla linea di riva attuale, sono presenti fasce litorali più strette. La complessità del paesaggio costiero marchigiano è evidente anche nella sua classificazione in ben 27 Unità Fisiografiche2 effettuata dal “Piano di Gestione Integrata delle aree costiere”3, prova della estrema diversità morfologica di ciascun tratto costiero e della necessità di ricercare, approcciandosi progettualmente a tale paesaggio, lo specifico genius loci, comprendendo le peculiarità proprie del luogo e reinterpretandole in base alle differenti esigenze e vocazioni.

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Territorio adriatico

Spiaggia di Civitanova Marche, (MC)

Spiaggia di Porto San Giorgio, (FM)

Spiaggia di San Benedetto del Tronto, (AP)

Tuttavia l’intensa attività insediativa, prevalentemente turistica, che ha caratterizzato queste coste balneari⁴, spesso non ha tenuto conto nè delle specificità paesaggistiche di ciascun luogo, nè del rispetto dell’uso del suolo, dell’acqua e del territorio inteso come risorsa. Il risultato è oggi la riduzione di molti siti naturali, l’artificializzazione quasi completa di intere spiagge, ed ecosistemi alterati o distrutti. Oltre a questo, il turismo di massa e la conseguente creazione di strutture balneari e ricettive hanno causato una pesante monotonia e ripetitività di scenari, non riuscendo a trovare quel

giusto equilibrio di relazioni tra terra e mare, tra natura e costruito che è proprio del paesaggio costiero.⁵ 1 2

BIANCHINI C., La città medio-adriatica,articolo presente in “Meridiana”n.45, 2002 Definizione di Unità Fisiografica da Art.2, L.R. 15/04 “Per Unità Fisiografica si intende quel tratto di litorale dove i materiali che formano o contribuiscono a formare la costa presentano movimenti confinati al suo interno, o hanno scambi con l’esterno in misura non influenzata da quanto accade alla restante parte del litorale.” 3 Il “Piano di Gestione Integrata delle aree costiere” è stato adottato dalla Regione Marche con la delibera amministrativa del Consiglio Regionale n.169 il 02.02.2005, allo scopo di promuovere la tutela e la razionale utilizzazione della zona costiera e delle sue risorse. 4 FERNE’ E. (a cura di), Nuovi paesaggi costieri-dal progetto del lungomare alla gestione integrata delle coste, Centro Stampa Regione Emilia Romagna, 2007. 5 Ibidem pag.13 “Il turismo di massa e la balneazione, così come i lavori di ripulitura e modellamento delle spiagge, sono attività dannose per gli ecosistemi costieri e con effetti di banalizzazione sul paesaggio.”

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regione : Marche

provincia: Fermo

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comune: Porto Sant’Elpidio


Territorio adriatico

2.2 Inquadramento territoriale Porto Sant’Elpidio rispecchia perfettamente le caratteristiche territorali precedentemente illustrate: seconda città della Provincia di Fermo, situata lungo la costa a 100 km a sud di Ancona, si contraddistingue per una conformazione urbanistica estremamente allungata, con un tessuto che si è sviluppato longitudinalmente alla costa seguendo i due principali assi viari:

la Strada Statale 16 Adriatica e la linea ferroviaria adriatica. Anche dal punto di vista funzionale, che verrà approfondito successivamente, la città mostra i tipici connotati della piccola-media località turistico balneare, settore ancora in via di sviluppo, con un’economia tuttavia trainata dall’attività calzaturiera delle piccole-medie imprese.

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Emergenze naturalistiche

1. Parco naturale regionale del Conero 2. Riserva naturale regionale Sentina

Aree balneari

Diagramma spostamenti turismo auto

1. Distretto di Ancona ( Portonovo, Sirolo, Numana) 2. Distretto di San Benedetto del Tronto ( S. Benedetto, Grottammare) 3. Porto Recanati 4. Potenza Picena 5. Civitanova Marche 6. Porto Sant’Elpidio 7. Porto San Giorgio 8. Pedaso

2.3 Relazioni di scala vasta Non rappresentando una forte e consolidata realtà turistico balneare, la città registra importanti flussi di spostamenti in uscita da parte dei cittadini verso località balneari maggiormente attrezzate e consolidate, come il distretto di San Benedetto del Tronto, oppure verso realtà maggiormente naturalistiche ed incontaminate, come il complesso del Monte Conero. Questi due distretti rappresentano sicuramente i poli balneari più rilevanti della costa sud delle Marche, in grado di attrarre gran parte del flusso turistico a discapito delle piccole e medie realtà balneari che sono comprese fra di essi.

La città di Porto Sant’Elpidio, tuttavia, pur non rappresentando un’emergenza rilevante dal punto di vista turistico, ha in sè la non trascurabile caratteristica di rivestire una posizione intermedia tra i due poli attrattori e naturalistici, se consideriamo le importanti emergenze naturalistiche del Parco regionale del Monte Conero e la Riserva regionale della Sentina, di Ancona e San Benedetto del Tronto; di conseguenza la città rappresenta una potenziale e rilevante cerniera di connessione (turistica e naturalistica) tra i due distretti sopra citati.

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Territorio adriatico

Diagramma vocazioni province Fermo -Macerata

Diagramma infrastrutture auto-province Fermo-Macerata

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Lù Pòrtu de Sallupìjo

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Lù Pòrtu de Sallupìjo

3.1 La città dell’ex F.I.M. La città di Porto Sant’Elpidio rappresenta un caso urbano molto più complesso ed instabile di quanto non appaia. Questa realtà territoriale, infatti, vede convivere in maniera quasi totalmente indipendente e separata gli ambiti che la caratterizzano: quello urbano e quello costiero. Il tessuto urbano, estremamente denso lungo l’arteria stradale SS16 e rarefatto verso le colline dell’entroterra, si arresta bruscamente a ridosso della linea ferroviaria, limite fisico e funzionale che lo separa dalla costa e dal lungomare. D’altra parte la fascia litoranea da anni si rapporta con un progressivo assottigliamento e perdita di naturalità e spazi verdi, a causa dell’incessante azione erosiva del

mare. Due contesti quindi, urbano e paesaggistico, che faticano a relazionarsi, e che si rapportano l’uno con problemi di frammentazione, scarsità di funzioni attrattive e presenza di spazi degradati, e l’altro con fenomeni erosivi e di stagionalità. A cavallo fra questi due sistemi si colloca l’ex concimificio dismesso, una grande piattaforma inedificata a metà fra la terra ed il mare, dominata dallo scheletro della Cattedrale. Analizzare quindi il tessuto urbano ed il litorale, significa analizzare il fronte ed il retro del nostro sito in oggetto, e comprendere come questi ambiti possano relazionarsi e trovare un punto di incontro nell’area stessa.

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Assonometria zone di interesse città di Porto Sant’Elpidio

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Lù Pòrtu de Sallupìjo

3.2 Contesto urbano Analizzando il tessuto urbano di Porto Sant’Elpidio, è possibile operare una subdivisione dello stesso in sei sottozone, o quartieri; tali aree, sviluppatesi longitudinalmente lungo le infrastrutture a partire dal nucleo originario del borgo marinaro, hanno visto un sempre maggiore aumento demografico e acquisito una

crescente autonomia e ricchezza di servizi e funzioni attrattive. Alla formazione di questi nuovi quartieri, si è affiancato tuttavia un impoverimento progressivo del Centro città, che a causa anche della presenza di spazi abbandonati e in attesa di riqualificazione, si è trasformato da centro propulsore a periferia urbana.

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a_ quartiere Fonte di Mare

La zona Fonte di mare costituisce il limite nord della città , a confine con il fiume Chienti; in questo contesto si collocano edifici di notevoli dimensioni, come la Multisala o l’ex area industriale Ligmar, che emergono all’interno di un paesaggio rurale e poco urbanizzato.

camping la Risacca

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Lù Pòrtu de Sallupìjo b_ quartiere Marina Picena

L’area Marina Picena segna l’inizio del lungomare della città; il tessuto urbano a ridosso della costa risulta compresso tra le infrastrutture della ferrovia e della

Residence Holiday

litoranea, mentre il restante si attesta perpendicolarmente alla SS16. L’emergenza paesaggistica più rilevante è quella della Pineta.

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Villa Baruchello


c_ quartiere Corva Il quartiere Corva risulta essere la zona piĂš indipendente dal resto della cittĂ a causa della sua posizione collinare. A ridosso della Strada della Corva che si connette perpendicolarmente alla SS16, si colloca il Santuario di Santa Maria. Santuario di Santa Maria

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Lù Pòrtu de Sallupìjo d_ zona artigianale

calzaturiera. Il tessuto è segnato dalle emergenze architettoniche del calzaturificio Loriblu e dal Diamond Palace.

La zona artigianale è collocata nelle vicinanze del casello autostradale, nell’area sud della città, ed è costituita dalle molteplici piccole e medie industrie a prevalenza

Calzaturificio Loriblu

Centro congressi Diamond Palace

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e_ quartiere Faleriense

Il quartiere Faleriense segna la parte terminale della cittĂ , confinante con il fiume Tenna. Sviluppatosi maggiormente nell’ultimo ventennio, è stato segnato da una crescita

Teatro delle Api

urbana incontrollata anche a ridosso della costa; il quartiere beneficia tuttavia della presenza di numerosi servizi.

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Camping Le Mimose


Lù Pòrtu de Sallupìjo f_ quartiere Centro

Il quartiere Centro rappresenta il nucleo originario della città. Sviluppatosi a partire dal borgo marinaro, si è successivamente ampliato attestandosi lungo la SS16 e nei pressi dell’ex concimificio F.I.M. Ad oggi, tuttavia,

L’ex silos e l’area ferroviaria

risulta essere la zona con più criticità a causa della presenza di importanti spazi da anni in attesa di riqualificazione: la Piazza Garibaldi, il Cineteatro Beniamino Gigli, l’ex mercato coperto, l’ex Campo sportivo Orfeo Serafini, l’ex silos, e l’ex F.I.M.

Ex Cineteatro Beniamino Gigli

Ex campo sportivo Orfeo Serafini

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Waterfont

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Lù Pòrtu de Sallupìjo

3.3 Contesto paesaggistico Gli 8 chilometri di costa di Porto Sant’Elpidio, delimitati a nord e a sud rispettivamente dai fiumi Chienti e Tenna, rappresentano una unità ambientale estremamente fragile ma anche diversificata. Pur essendo segnata in tutta la sua lunghezza dalla strada litoranea e dal percorso ciclopedonale che ne rappresentano la continuità infrastrutturale, mostra caratteri differenti procedendo da nord a sud.

Analizzando il litorale della città, infatti, è possibile individuare la presenza di quattro “sistemi di lungomari”: quattro diversi paesaggi che mutano per il progressivo incremento di tessuto urbano a ridosso del litorale da un lato, e decremento di aree verdi dall’altro, per l’assottigliamento della fascia costiera dietro l’azione erosiva del mare, e per la scomparsa di strutture balneari.

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I. Paesaggio agricolo Il primo tratto di lungomare, è caratterizzato prevalentemente da aree non urbanizzate. La strada ciclopedonale e la litoranea sono state recentemente realizzate in questo tratto, connettendosi con il sistema infrastrutturale di Civitanova Marche.

Schema morfologico - ferrovia - strada litoranea - tessuto agricolo con frammenti urbani - spiaggia

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Lù Pòrtu de Sallupìjo

II. La pineta La pineta, recentemente riqualificata, è la presenza più importante del tratto nord della città. Al suo interno si collocano percorsi ciclopedonali che si connettono al resto del lungomare.

Schema morfologico - ferrovia - tessuto urbano bassa densità - strada litoranea - tessuto pineta compatto con percorsi ciclopedonali interni - spiaggia

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III. Lungomare del centro Lungomare centro della città , caratterizzato da edifici prevalentemente residenziali che si affacciano sulla litoranea. Ciclabile e pedonale si affiancano a quest’ultima e sono costeggiate dall’altro lato da un sistema di verde attrezzato. La spiaggia inizia a risentire di medi restringimenti.

Schema morfologico - ferrovia - tessuto urbano bassa densitĂ - strada litoranea - percorso ciclopedonale - tessuto verde attrezzato - stabilimenti balneari - spiaggia

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Lù Pòrtu de Sallupìjo IV. Lungomare Faleriense Zona maggiormente colpita da fenomeni erosivi. Il tessuto urbano aumenta, la ciclabile e la litoranea hanno dimensione ridotta e la spiaggia è compressa dietro l’azione del mare. Il sistema verde presente a nord diminuisce fino a scomparire.

Schema morfologico - ferrovia - tessuto urbano compatto ad alta densità - strada litoranea - percorso ciclopedonale - stabilimenti balneari - spiaggia

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Storia del concimificio

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Storia del concimificio

4.1 Analisi storica All’interno di questo contesto territoriale si inserisce il sito dell’ex concimificio; una realtà industriale la cui fondazione e successiva attività hanno influenzato in maniera rilevante sia lo sviluppo urbanistico della città negli anni ‘20, sia la sua configurazione attuale. In origine Porto Sant’ Elpidio nasce come piccolo centro di smistamento costiero: un minuscolo borgo, sorto quasi per caso, e così denominato poichè creato in prossimità di un attracco che la città di Sant’Elpidio a Mare, collocata nell’ entroterra, aveva lungo il litorale.1

La tratta della sciabica, 1919

Il “Porto” di Sant’Elpidio, ha rappresentato quindi per moltissimo tempo, per la precisione fino al 1955, anno in cui ottenne l’indipendenza, la porta di tale città murata, la valvola di regolazione del flusso di ossigeno della vita economica e sociale. Fino alla fine dell’ ‘800, quindi, il porto è sostanzialmente un borgo marinaro, un paese di pescatori, caratterizzato da alcun tipo di insediamento industriale. Dopo un periodo di crescita demografica relativamente rallentata, il primo impulso ed occasione importante di crescita viene fornita dall’inaugurazione della ferrovia, nel 1863.


“Senza troppe cerimonie, colla solita modestia, il 9 luglio si inaugurò ufficialmente a Sant’Elpidio a Mare la Fabbrica Interconsorziale Marchigiana di Concimi, magnifica affermazione di solidarietà e di organizzazione data dagli agricoltori delle Marche...”3

La Fabbrica Interconsorziale Marchigiana di Concimi e Prodotti Chimici, comunemente chiamata F.I.M., nasce per iniziativa dei Consorzi marchigiani e, in particolare, del Consorzio Cooperativo di Fermo. “ Nelle Marche qualche passo verso la diffusione dei fertilizzanti era stato fatto, ma i consorzi agrari dovevano confrontarsi direttamente con l’industria chimica privata: in particolare prima con la Società Marchigiana di Concimi e Prodotti Chimici, attiva dal 1906 a Porto Recanati.”2 La F.I.M. quindi rappresenta uno dei due soli stabilimenti di concimi aperti dalla Federconsorzi, basato esclusivamente su risorse finanziarie locali, nonostante servisse un ambito vasto come quello regionale. Considerata l’importanza dello stabilimento, varie furono le localizzazioni alternative proposte, come la città di Pedaso, poco a sud di Porto Sant’Elpidio, e Senigallia.

I motivi principali che spinsero a scegliere il Porto come localizzazione definitiva furono in primis la vicinanza alla ferrovia e al mare; in secondo luogo la presenza di facilitazioni fiscali da parte della Provincia di Ascoli Piceno. L’ultimo, e forse più determinante motivo, fu la fortissima volontà da parte dei 1200 portesi di incentivare la produzione industriale nel proprio territorio, e che, ottenuta l’autorizzazione per l’edificazione della fabbrica, contribuirono collegialmente alla sua costruzione. Fu così che il 9 Luglio 1911 viene inaugurata la fabbrica di perfosfato che, una volta a regime, avrebe raggiunto la capacità produttiva di circa 1200 quintali di perfosfato l’anno.

Locandina dell’inaugurazione della Fabbrica di Perfosfato

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L’officina meccanica della Fabbrica

Promotori, Prefetti e Direttori presenti all’inaugurazione della “Nostra Fabbrica di perfosfato”, 1919

Reparto d’insaccaggio


Fin dalla sua costruzione la F.I.M. contava due linee di produzione dei perfosfati, ed una ausiliare di acido solforico. Lavorazione 2 Questa seconda lavorazione invece muoveva dalle piriti, che venivano arrostite in un grande forno a combustione continua, ottendendo così anidride solforosa. Quest’ultima faceva poi precipitare il composto nell’impianto di acido solforico a camere a piombo che, insieme alle torri di condensazione e di recupero dell’acido nitrico, costituivano la parte più complessa dello stabilimento.4

Lavorazione 1 Consisteva nella trasformazione del fosfato di calcio in fosfato bicalcico, attraverso la mescolanza con l’acido solforico. Il processo utilizzava come materia prima la fosforite di importazione nordafricana, che veniva scaricata dapprima direttamente nel concimificio utilizzando un piccolo molo in legno, e successivamente tramite la linea ferroviaria, trasportando il materiale che veniva depositato presso il porto di Ancona.

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Vista aerea del concimificio. In primo piano il viale pedonale di accesso al concimificio.

In primo piano i binari per il trasporto della fosforite all’interno dell’area


All’inizio lo stabilimento era qualcosa di estraneo alla città e alla gente del posto: vuoi per l’isolamento fisico dovuto alla pericolosità delle lavorazioni che si svolgevano all’interno dell’area, vuoi per la natura della proprietà stessa, estranea all’ambito locale. Con il passare del tempo tuttavia, e con l’entrata in scena di un Direttore maggiormente carismatico (Antonio Guizzi), la fabbrica instaurò un legame sempre più forte con il piccolo borgo marinaro, fino a diventare parte di esso e ad influenzarne lo stesso sviluppo urbanistico: a breve, infatti, l’esiguo nucleo iniziale del paese iniziò ad espandersi, stabilendo una nuova area a sud dell’abitato originario. La fabbrica diviene autosufficiente, un paese nel paese, ed acquista un ruolo centrale nella vita della città, scandendo con la sua sirena il ritmo del tempo di lavoro ad intervalli regolari. Diviene luogo di ritrovo per feste popolari,

come la “Festa de nuja”, che chiamava a raccolta non solo tutta la città ma anche rappresentanze dei paesi limitrofi. Anche dopo aver subìto importanti danni in seguito ai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale, continuò a svolgere un ruolo essenziale, adattandosi a base militare per i soldati delle truppe alleate.5 Il declino della FIM ha inizio a partire dall’entrata in scena fra le aziende di produzione di perfosfati della Montecatini (mutata poi in Montedison dopo essersi fusa con il gruppo Edison) che, con l’apertura del grande impianto di Marina di Montemarciano, alterò profondamente il quadro, creando una propria autonoma organizzazione di distribuzione. Il gruppo della Federconsorzi perse progressivamente autonomia e, a partire dagli anni Venti, anche la produzione dei perfosfati perse centralità, sostituita dai concimi composti.

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Storia del concimificio

Si giunge così alla chiusura definitiva dell’impianto nel 1988. Si apre a questo punto una lunghissima battaglia legata in particolar modo alla bonifica del concimificio, gravemente inquinato dai residui delle lavorazioni scaricati nel suolo dalla FIM per quasi ottant’anni, e alla riqualifica dei singoli edifici. Durante tutto questo tempo lo stabilimento, da luogo simbolo della città, si trasforma in oggetto estremamente scomodo, fatiscente ed abbandonato a sè stesso, senza che Comune, Provincia e Proprietà siano riusciti a trovare un accordo per la riqualifica dell’area e un progetto idoneo di rigenerazione. Tutto questo fino al 12 Aprile 2008 quando si dichiara, su accordo del Comune e della proprietà, di procedere alla demolizione dell’intero stabilimento, ad eccezione della Cattedrale e della palazzina uffici, edifici sui quali era stato apposto un vincolo storico architet-

tonico. La demolizione ha determinato quel vuoto urbano, singolare e denso di suggestione, che conosciamo oggi, contribuendo ad isolare ulteriormente l’area dal resto della città. La Cattedrale, ridotta a scheletro sorretto da una struttura metallica,poichè privata sia della copertura sia di tutta la struttura di pregiata carpenteria lignea che caratterizzava il suo interno, è oggi un affascinante quanto inquitante fantasma che giace a pochi metri dal mare, a ricordo di un passato industriale ormai perduto. 1 ROSSI L., TOMBOLINI G., VERDUCCI C., Porto Sant’Elpidio, gli uomini, le storie, gli ambienti, Trentatrè Edizioni Fermo, 1992 2 CHIAPPARINO F., La FIM di Porto Sant’Elpidio: dall’età giolittiana al periodo tra le due guerre, da Proposte e Ricerche, n.47, anno 2001, pag. 70 3 L’Agricoltura, Macerata, Luglio 1911 4 CALZOLAIO F., Cattedrali dell’archeologia industriale costiera, Edigraf, Venezia,pag.94 5 Marcianesi S., Cuini C., Porto Sant’Elpidio, dalla fine dell’800 agli anni 60, Andrea Livi Editore, Acquaviva Picena, 1998

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4.2 Caratteri morfologici dell’area produttiva Il concimificio, pur essendosi sviluppato in un arco temporale ed essendo stato sottoposto ad aggiunte

e sottrazioni di volumi eterogenei fra loro, presentava tuttavia caratteri peculiari e comuni.

Longitudinalità e trasversalità L’area era caratterizzata dalla presenza di numerosi manufatti a spiccato sviluppo longitudinale, paralleli alla linea ferroviaria che tramite binari interni trasportava la materia prima all’interno dell’area, ed attraversati da altri in senso trasversale.

Varietà edilizia Il complesso era costituito da un’estrema varietà tipologica e dimensionale declinata nei diversi fabbricati nello sviluppo planimetrico, nelle coperture e nelle aperture, conseguenza delle numerose addizioni e demolizioni alle quali l’area è stata soggetta nel corso degli anni.

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Il concimificio dopo la dismissione.

I portici di collegamento fra i vari fabbricati.


Connessione e separazione Ampi spazi porticati costituiti da una serie infinita di pilastri connettevano i fabbricati, mentre un alto muro di mattoni isolava e cingeva l’intera area del concimificio.

Colore Il laterizio, materiale tradizionale da costruzione, con il suo colore rossastro accentuato dai residui delle lavorazioni effettuate nell’area rappresentava l’elemento unificatore di tutti gli edifici.

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Muro di mattoni di delimitazione dell’area.

La fabbrica e il colore rossastro del mattone faccia a vista.


4.3 La Cattedrale: caratteri compositivi e ricadute in ambito progettuale Il più aulico complesso fra gli edifici che componevano il concimificio è la Cattedrale, un manufatto in mattone faccia a vista visibile da tutta la città, della quale domina il fronte mare. All’interno del ciclo di produzione dei fosfati, la Cattedrale ospitava una delle principali fasi di lavorazione: la parte inferiore dell’edificio veniva utilizzata infatti per lo stoccaggio delle ceneri risultanti dalla combustione della pirite, mentre superiormente, montate su pilastri a 3 metri da terra e sostenute da una fitta travatura lignea, erano

collocate le torri di Glover, volumi cilindrici necessari per la miscelazione dell’anidride solforosa con i vapori della nitro. Furono proprio le loro dimensioni, 10x10x40, a determinare la forma della stessa Cattedrale. Analizzando il materiale fotografico, attuale e passato, ed il rilievo geometrico, precedente e successivo alla demolizione del 2008, è stata possibile l’individuazione di alcuni elementi e caratteri compositivi, ordinati nelle tre categorie di ritmo, forma e complessità, e che sono risultati in seguito interessanti per le ricadute in ambito progettuale.

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Storia del concimificio

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Storia del concimificio

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Storia del concimificio

RITMO ORDINI APERTURE I due lati lunghi dell’edificio sono caratterizzati da tre ordini di ampie aperture ad arco, con quelle superiori di minori dimensioni, che donano serialità e pulizia compositiva all’intera facciata.

SCANSIONE DELLE PARASTE I tre ordini di aperture sono rafforzati dalla scansione regolare della costolonatura della muratura continua portante, che corrispondeva all’interno alla griglia strutturale dell’edificio.

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FORMA STRUTTURA BASILICALE Il senso di longitudinalità del complesso era accentuato dalla suddivisione dello spazio in due navate, completate da un porticato esterno. A tale orizzontalità si contrapponeva un nartece, elemento di testata trasversale al quale corrispondeva in alzato uno spazio a minore altezza rispetto al resto della fabbrica.

VERTICALITA’ La monumentalità e lo spiccato senso di verticalità dell’edificio, determinate dalle dimensioni del manufatto, erano accentuate internamente dalla mancanza di qualsiasi solaio e struttura di orizzontamento.

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Storia del concimificio

COMPLESSITA’ VARIETA’ DI APERTURE Al rigore e alla semplicità delle aperture ad arco, collocate sui due prospetti lunghi dell’edificio per favorire la ventilazione trasversale interna, si affianca la presenza di numerose altre tipologie quali finestre termali, gelosie in mattoni, ed oblò.

STRUTTURA LIGNEA PUNTIFORME VS MURATURA CONTINUA L’involucro esterno in muratura, massivo e rigoroso, si contrapponeva internamente ad un virtuosismo strutturale generato dalla presenza di una complessa struttura puntiforme lignea di capriate e puntoni verticali ed inclinati, che avevano lo scopo di scaricare il peso dell’intera copertura sui pilastri in muratura che raggiungevano in altezza solo il primo dei tre livelli della costruzione.

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4.4 Il frammento Analizzando ed osservando questo singolare manufatto che giace a pochi metri dalla costa, ci si accorge di come questo non possa essere ricondotto alla semplice veste di rovina industriale, e di come i suoi significati e potenzialità siano da ricercare oltre lo scheletro metallico e le rosse mura diroccate. La Cattedrale rappresenta infatti un frammento, non solo architettonico ma anche e soprattutto simbolico del ruolo che un’area industriale rilevante come la F.I.M. ha rappresentato in passato per il borgo di Porto Sant’Elpidio,

il centro urbanistico e propulsore della vita di città, luogo custode dell’identità e dell’autonomia del paese. La demolizione e le lunghe vicende legate alla bonifica e alla riqualificazione dell’area stessa, hanno distrutto solo apparentemente tali significati, trasformando la Cattedrale in una presenza ingombrante e scomoda. Questa rovina possiede ancora la potenzialità di trasformarsi nuovamente in luogo propulsore e simbolo di questa città adriatica, e riappropriarsi della veste di Cattedrale laica del lavoro.

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CriticitĂ e opportunitĂ di trasformazione

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Criticità e opportunità di trasformazione L’area dell’ Ex F.I.M. è collocata nella zona Centro della città, e confina a nord con un’ area residenziale di proprietà privata,a est con il terreno di proprietà del Demanio pubblico su cui insiste la strada litoranea via Faleria, a sud con un terreno di altra proprietà e con il sottopassaggio carrabile della ferrovia che unisce via Pesaro con la SS16, e ad ovest con la linea ferroviaria. Per poter tracciare le linee guida strategiche e determinare un possibile approccio progettuale alla rigenerazione dell’area in questione, si è scelto di effettuare un’analisi, individuando i punti di debolezza ed opportunità del sito e di ciò che lo circonda e, per ciascuno di tali aspetti, l’eventuale azione strategica risolutiva.

Si sono così fissati 5 elementi di criticità ed opportunità, riguardanti gli aspetti infrastrutturali, quindi ferrovia e strada litoranea che cingono l’area, problematiche paesaggistiche, il litorale e l’erosione costiera, la contaminazione del suolo dell’ex concimificio e le azioni di bonifica, la questione degli spazi del centro città che attendono da tempo un’azione di riqualificazione, ed infine l’ultimo progetto di recupero dell’area proposto dalla società proprietaria del sito, cercando di coglierne aspetti positivi e negativi, ed utilizzandolo come metro di paragone per volumetrie realizzate ed approccio progettuale.

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5.1 Il vuoto urbano e le barriere infrastrutturali L’Ex F.I.M. rappresenta un grande vuoto all’interno del tessuto urbano di Porto Sant’Elpidio, una piattaforma inedificata rispetto alla quale la città stessa si è tenuta a debita distanza. Il nuovo tessuto residenziale infatti, ad eccezione di alcuni frammenti isolati che si interrompono bruscamente a ridosso dell’area, si è sviluppato lontano dal sito, vuoi per la pericolosità delle sostanze rilasciate in seguito alle lavorazioni che si svolgevano all’interno, vuoi

per la presenza delle infrastrutture della linea ferroviaria e della strada litoranea. Tali barriere, infatti, cingono il fronte ed il retro del concimificio, evidenziando ancor di più la separazione fra sistema urbano e paesaggistico. La ferrovia, realizzata a metà ‘800, ha rappresentato da sempre, come in altre città della costa adriatica, la barriera a causa della quale la città ha faticato a svilupparsi e a rapportarsi in maniera armonica con il litorale.

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Criticità e opportunità di trasformazione

Vista dei pochi frammenti residenziali collocati a nord del concimificio.

Aree private ed abitazioni che segnano l’inizio dell’insediamento urbano lungo la costa sud, dopo la grande l’interruzione rappresentata dalla F.I.M.

La linea ferroviaria sul lato ovest del concimificio. In primo piano la vista dell’antico accesso pedonale, realizzato prima della costruzione dela ferrovia, che consentiva un collegamento diretto tra la città ed il litorale.

Il sottopasso ferroviario, collegamento diretto tra il piazzale della stazione e l’ex campo sportivo Orfeo Serafini.

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Il lungomare sud Il lungomare Faleria, realizzato nel 2004, si configura come ulteriore barriera rispetto al fronte mare: dimensionalmente ridotto, a causa anche della volontĂ di preservare la strada di percorrenza carrabile e la fascia di parcheggi, risulta inoltre

carente di ampie aree verdi, attrezzate e non, di servizi, e di zone di aggregazione in grado di garantire una fruizione della zona litoranea in modo continuo e non solamente durante la stagione estiva.

La strada carrabile litoranea sul lato est del concimificio.

La ciclabile

- parcheggi - litoranea

- ciclabile - pedonale

- spiaggia libera

La passeggiata pedonale

- mare 80


Criticità e opportunità di trasformazione

5.2 L’erosione costiera e la perdita della naturalità Il litorale di Porto Sant’ Elpidio, come emerso dalle analisi precedenti, rappresenta un sistema estremamente fragile, costantemente minacciato dall’attività erosiva, la quale si è intensificata a seguito della realizzazione di opere di difesa artificiali nei Comuni confinanti e di alcuni interventi dannosi compiuti nella parte sud del litorale. Tale tendenza ha comportato non solo il progressivo assottigliamento del litorale, ma anche la distruzione dell’ecosistema costiero.

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In generale la tendenza erosiva dei litorali nasce dalla pretesa di imporre interventi rigidi, legati alla crescita incontrollata di strutture balneari e ricettive, in un paesaggio estremamente delicato e in continuo mutamento, “Al naturale carattere dinamico dell’equilibrio di una spiaggia si contrappone la pretesa di una rigidità che ne rappresenta al contrario il fattore primario di destabilizzazione e, al limite, di scomparsa”.1 Il progressivo arretramento della linea di costa si ha generalmente in prossimità delle foci fluviali e delle coste basse, a causa appunto della maggiore concentrazione di interventi antropici lungo questi tratti. Lungo la costa marchigiana i primi fenomeni di erosione si hanno a partire dall’800 ma, fino alla prima metà del ‘900, sono rimasti molto

contenuti e localizzati, anche perché compensati da apporti solidi fluviali a mare. In risposta a questo, successivamente, i primi interventi di protezione realizzati (scogliere radenti) hanno provocato riflessioni, scalzamenti ed erosione della spiaggia, estendendo il fenomeno erosivo anche nei tratti di litorale sottoflutto. 2 Compaiono per questo motivo, nella prima metà del ‘900 le prime sporadiche opere di difesa del litorale, consistenti soprattutto in pennelli e scogliere foranee parallele e vicine alla riva. Quindi oltre al contributo offerto dai fenomeni naturali (per il clima divenuto gradualmente più secco) sono i fattori antropici quelli che hanno perturbato maggiormente l’ambiente, inducendo le più evidenti variazioni allo stato dei fiumi e, conseguentemente, all’ equilibrio del paesaggio costiero.

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Criticità e opportunità di trasformazione

A livello regionale, in base al Piano di Difesa della costa, la Regione Marche sta effettuando varie opere per ovviare al problema erosivo, in particolare utilizzando il metodo dei ripascimento. “L’uomo di sostituisce alla natura, dando alla spiaggia quei sedimenti di cui essa abbisogna per non mutare una determinata condizione di equilibrio”. 3 Questo metodo tuttavia non può rappresentare un intervento definitivo, in quanto le spiagge necessitano di continui ricambi di materiale che viene preso in carico dal moto ondoso. Nel tratto di litorale a sud di Ancona, due sono sostanzialmente le tipologie di ripascimenti che sono stati effettuati:

- INTERVENTO 1: Ripascimenti con sabbia di origine sottomarina Comuni di: Fermo, Civitanova, Pedaso,Campofilone, Massignano, Cupramarittima, Grottammare - INTERVENTO 2: Ripascimenti con sabbia e ghiaia di origine alluvionale Comuni di: Sirolo, Numana

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Nello specifico il litorale di Porto Sant’Elpidio risulta essere caratterizzato da una grande varietà morfologica: sabbia, ghiaia e ghiaia limosa. Grazie ai fiumi Chienti e Tenna la spiaggia risulta avere un’alimentazione naturale e ricambio di materiale sufficiente, tanto che all’interno del Piano di Difesa della costa si indicavano come suggerimenti progettuali esclusivamente opere di ripascimento con sabbie e ghiaie da prendere dalla vicina Unità Fisiografica 19 (tratto meridionale di Civitanova Marche). A causa tuttavia di interventi realizzate sia a nord sia a sud

della città, come inserimento di scogliere emerse nei comuni di Civitanova Marche e Porto San Giorgio, l’attività erosiva sul litorale, non ancora protetto da interventi artificiali, si è intensificata progressivamente nel corso degli anni, ed unita alle continue mareggiate, che si verificano prevalentemente in periodo invernale, ha danneggiato e ridotto drasticamente la linea di costa, già fragile e precaria naturalmente. Nel 2003 il Comune ha incaricato una Società di redigere un piano per la salvaguardia del litorale, cosistente in due interventi.

1_ LE BARRIERE SOFFOLTE Le barriere soffolte o scogliere parallele sono strutture modulari in c.a. che sono state posizionate parallelamente alla linea di costa a partire dalla foce del fiume Tenna fino all’altezza dell’ex F.I.M. Non essendo state collocate ad un’altezza idonea, tuttavia, le barriere si sono assestate sul fondale, non riuscendo a garantire il dissipamento dell’energia del moto ondoso ma, anzi, accentuandone gli effetti durante le mareggiate invernali.

2_ I PENNELLI DI SCOGLI I pennelli o frangiflutti sono elementi trasversali alla linea di costa che sono stati inseriti in prossimità della foce del fiume Tenna e della zona nord (Fosso di Castellano). Tali opere, realizzate per contrastare l’eccessivo trasposto longitudinale di sedimenti, hanno determinato in realtà pesanti accumuli di ghiaia nella parte sud, e restringimento della linea di costa nel lato nord.4

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CriticitĂ e opportunitĂ di trasformazione

La spiaggia davanti l’ex F.I.M. dopo una mareggiata invernale

Situazione del lungomare sud dopo la mareggiata di Novembre 2014


La proposta del Masterplan Area Nord Per far fronte alla problematica erosiva e alla progressiva perdita della naturalità, l’Amministrazione Comunale ha proposto un piano di risanamento e valorizzazione della porzione nord del waterfront elpidiense, in corrispondenza della pineta, anch’essa zona che è stata soggetta nel corso degli anni ad un arretramento importante della linea di costa. All’interno di tale piano si propone un risanamento costiero tramite un’azione di rispascimento con materiale sabbioso e ghiaioso, da prelevare dai vicini fiumi Chienti e Tenna.

Si individua inoltre una fascia di tutela consistente in un sistema dunale, come zona di ripopolamento faunistico e di rinaturalizzazione, ed un’area pineta di uso pubblico (sistema retrodunale) che rappresenta la difesa a terra della costa dall’erosione marina. Si prevede inoltre la realizzazione di una zona parco ( Parco Urbano Litoraneo P.U.L.), che costituisce il naturale proseguimento e consolidamento del prima citato sistema dunale, da estendere fino alla zona del parco fluviale.

1_ SISTEMA SPIAGGIA DUNE 1 ENEA-Elementi di Gestione Costiera, Erosione costiera, lo stato dei litorali italiani, pag.30 2 LEGAMBIENTE, Dossier spiagge indifese, 2015 3 Ibidem 4 POST-IT, “Quanto ci costa salvare la costa?”, articolo del 18-11-13, rivista online

2_ SISTEMA PINETA

3_ SISTEMA PARCO URBANO LITORANEO (P.U.L.)

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Criticità e opportunità di trasformazione

5.3 La bonifica Il grave inquinamento chimico dell’area causato dai residui delle lavorazioni viene accertato sin dal Marzo 1988 dal Servizio Multizonale di Sanità Pubblica della Provincia di Ascoli Piceno e da una serie di atti e azioni successive, di carattere tecnico, amministrativo, civile e penale, che conducono al censimento della F.I.M. all’interno dell’anagrafe dei siti inquinati della Regione Marche, e che portano alla condanna del direttore della F.I.M. Nel 1995, al fine di promuovere le azioni necessarie alla messa in sicurezza dell’area, la F.I.M. predispone, a mezzo della società COMIN, un progetto di bonifica che viene approvato con deliberazione della Giunta Regionale il 15 luglio 1996. L’andamento dei lavori di bonifica, iniziati nel novembre 1996, fa registrare ritardi e negligenze imputabili all’impresa esecutrice e alla proprietà dell’area. Successivamente, dopo una temporanea interruzione dei lavori, la F.I.M. rende nota la propria disponibilità a riprendere e a finanziare le attività connesse alla bonifica dell’area, mediante una più estesa ed

accurata campagna di indagini ed analisi e una revisione sostanziale del progetto di bonifica, in sintonia con le nuove disposizioni sopravvenute in materia di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati per effetto del D.Lgs. 5 febbraio 1997 n.22 (Decreto Ronchi) e del D.M. 25 ottobre 1999 n.471 (regolamento di attuazione). Nel 2001, alla luce delle nuove analisi condotte, viene presentato il nuovo progetto di bonifica elaborato dalla Società Ecology System, la quale si occupa della redazione del Piano di Caratterizzazione (P.d.C.), approvato con atto della Giunta Comunale n. 210 del 25/07/2001. Tra il 2002 e il 2006, dopo verifiche effettuate al progetto preliminare, i lavori di risanamento vengono sospesi a causa di ulteriori indagini ed accertamenti degli inquinanti presenti in situ. Nel Luglio 2007, mediante Delibera della Giunta Comunale viene approvato “……ai sensi e per gli effetti dell’art.5 del DM 25 Ottobre 1999, n.471, l’allegato progetto definitivo di bonifica dell’area ex FIM, prevedendo il mantenimento dell’edificio denominato “la Cattedrale”………”.1

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Il progetto di bonifica approvato suddivide i volumi e gli spessori dei terreni contaminati, così come previsto nel Piano di Caratterizzazione dell’area, in base alla preponderante presenza negli stessi degli scarti di lavorazione del ciclo produttivo. In particolare sono state individuate le seguenti matrici a cui sono associati range di concentrazione dei vari elementi chimici: - ceneri di pirite - biacche di piombo - pirite - residui di lavorazione - terreno con inquinanti Il progetto ha come scopo la rimozione completa dei rifiuti e dei terreni contaminati dal sito, con lo scopo di ridurne la concentrazione secondo quanto richiesto dal D.M. 471/99 nei limiti dei “Valori di concentrazione limite accettabili nel suolo e nel sottosuolo”, e privilegia tecniche che prevedono

il trattamento degli agenti contaminanti in situ con possibilità di recupero o riduzione dei rischi derivanti dal trasporto e smaltimento finale in discarica. Nel Settembre 2011 l’attività di bonifica è stata temporaneamente sospesa in attesa di verificare alcuni aspetti riguardanti il vecchio piano di caratterizzazione ambientale del sito fino al 2012, quando viene stesa un’ulteriore indagine di fattibilità geologica. Nel 2013 vengono effettuate altre attività di tipo geologicoambientale (l’esecuzione di n.6 nuovi sondaggi ambientali strumentati a piezometro di controllo della falda acquifera, n.93 scavi con benna meccanica, l’esecuzione di un rilievo geoelettrico e di un rilievo topografico). Da tale indagine è emerso un nuovo orizzonte stratigrafico costituito da ghiaie cementate di natura parzialmente antropica distribuite in maniera molto caotica e difficilmente “modellabile”. Di conseguenza è stato ritenuto necessario effettuare, a seguito del nuovo strato scoperto, nuove altimetrie, sezioni e profili per la redazione di alcune varianti al piano definitivo.

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Criticità e opportunità di trasformazione In data Aprile 2016 è stata quindi approvata la Variante al Progetto Definitivo di Bonifica. Le operazioni di bonifica riguardano il risanamento di suolo, delle acque di falda e delle murature della Cattedrale e della palazzina uffici.

- BONIFICA DELLE MURATURE Il progetto di bonifica si occupa anche della ristrutturazione e bonifica delle porzioni contaminate delle strutture edilizie vincolate dalla Soprintendenza, la Cattedrale e la palazzina uffici. Le murature devono essere bonificate dalla contaminazione di metalli pesanti presenti negli strati superficiali ( di spessore 9mm sulla faccia interna e 6mm sulla faccia esterna), tramite il trattamento di sabbiatura a secco.

- BONIFICA DEL SUOLO La bonifica del suolo prevede l’asportazione di un volume di circa 64.668 m3 tramite operazioni di scavo. Tale volume, una volta eseguita la vagliatura, sarà poi soggetto da un lato ad un’operazione di smaltimento diretto per la parte caratterizzata da contaminanti non pericolosi (stimata circa 23.240 m3.), e la restante ad un trattamento di stabilizzazione ed inertizzazione (circa 10.000 m3).

- BONIFICA DELLE ACQUE La bonifica in questo caso prevede il trattamento delle acque di processo e quelle contaminate prelevate dal sottosuolo com impianto chimico-fisico con due differenti interventi: attivo, costituito da sistemi di emungimento e depurazione della falda, e passivo con barriera permeabile reattiva. Dopo il trattamento si prevede, per le acqua di processo, il riutilizzo e/o scarico in pubblica fognatura, mentre per le contaminate seconde la nella stessa unità fisiologica.

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Criticità e opportunità di trasformazione

5.4 Spazi in attesa

Come già accennato all’interno dell’analisi dei quartieri che compongono il tessuto urbano, la zona centrale della città nella quale si colloca il sito in oggetto, risulta essere problematica a causa della presenza di “spazi in attesa”: queste non sono altro che aree degradate, un tempo luoghi

di svago, sport, lavoro, e ora aree caratterizzate da una carenza di qualità dello spazio pubblico e dall’ assenza di funzioni appetibili. Luoghi indecisi, frammentati, che attendono da anni un progetto comune di recupero e di ripensamento funzionale ed infrastrutturale.

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Piazza Garibaldi e l’ex Cineteatro Beneamino Gigli Piazza Garibaldi rappresenta il primo grande caso emblematico e tutt’ora non risolto della città, e si presenta come un semplice luogo di passaggio e svincolo per chi è diretto verso il lungomare o la SS16, e spazio di posteggio. Nata originariamente come grande vuoto segnato dall’emergenza architettonica della Torre dell’Orologio e del primo Albergo Marittimo, si trasforma nei primi del ‘900 in vero e proprio fulcro del centro cittadino con la costruzione di ulteriori volumetrie e del Cineteatro Beniamino Gigli: realizzato nel 1932, si tratta di un edificio in stile liberty. Negli anni ‘60 del Novecento la piazza viene ulteriormente

Vista aerea della Piazza, 1960

arricchita dalla costruzione del Palazzo Municipio ad opera dell’architetto Paolo Castelli; un interessante edificio dalle reminescenze razionaliste, caratterizzato da un accentuato orizzontalismo e volumetrie nette. Tali opere, tuttavia, entrarono negli anni in contrasto con le volontà e politiche di cambiamento del “borgo marinaro”. Gli edifici, prima lustro della piazza e del centro, vennero chiusi e abbandonati in stato di degrado, e le pressanti azioni di rinnovamento sfociarono nella demolizione del Municipio. Il solo Cineteatro Gigli venne salvato grazie all’apposizione di un vincolo storico-architettonico da parte della Provincia.


Vista attuale Piazza Garibaldi.

La Piazza, sulla destra il Cineteatro Gigli.


Ex campo sportivo Orfeo Serafini Lo storico campo sportivo “Orfeo Serafini” ha rappresentato per cinquantanni il teatro di importanti eventi sportivi in città: dal dopoguerra fino agli anni ‘90 infatti è stato punto di riferimento e motivo di aggregazione sociale per

Entrata del campo sportivo, 1950

molti appassionati di sport. Demolito nel 1995, è stato poi adibito a grande parcheggio improvvisato e spazio per ospitare occasionalmente eventi musicali e fiere.


Criticità e opportunità di trasformazione

Vista attuale del parcheggio realizzato sull’ex campo sportivo.

L’ex Orfeo Serafini, sullo sfondo la Cattedrale.


Il Centro Culturale “La Piccola” e l’Ex silos L’area della stazione, vicinissima alle altre “zone in attesa” e a meno di 500 metri dall’Ex F.I.M. è caratterizzata da un edificio dismesso, l’Ex deposito del Consorzio Agrario Marchigiano, e da una serie di spazi in parte adibiti a sale

Vista della stazione.

produzione musicale, sale prove e studio di registrazione, collocati all’interno di un giovane centro culturale denominato “La Piccola”.


Centro Culturale “la Piccola”.

Vista sud dell’ex silos.


L’area e le previsioni di Piano Dalle Norme Tecniche di Attuazione del Comune di Porto Sant’ Elpidio si evince che l’area in oggetto viene denominata APT 2, ossia Area di Progetto prevalentemente turistica e alberghiera, “le Aree Progetto prevalentemente turistiche e alberghiere riguardano le aree di più intensiva trasformazione turistica, finalizzate alla riqualificazione e al potenziamento delle funzioni turistico – ricettive.” Nello specifico l’area è divisa in due sub-comparti: il primo (sub–comparto A) è relativo alla vera e propria area dismessa e alla fascia di terreno sottostante; il secondo (sub–comparto B) è relativo all’area dell’ex campo sportivo Orfeo Serafini. Quest’ultimo subcomparto risulta poi molto importante in quanto si inserisce e si integra all’interno del “Piano particolareggiato PDRU1area ex-Orfeo Serafini e Piazza Garibaldi”, che si occupa del ripensamento viario e funzionale delle zone critiche del centro. PDRU 1A Zona soggetta a Piano di ristrutturazione urbanistica

In particolare è stata già approvata, con una Deliberazione Consiliare n. 118/2014, una Variante al Piano Particolareggiato (già esso stesso variante al P.R.G. vigente del 1999) che prevede nello specifico: - la ristrutturazione con ampliamento di entrambi gli edifici sul fronte ovest della piazza - il miglioramento della viabilità sul comparto ad est della ferrovia - il mantenimento della struttura del mercato coperto esistente - restauro dell’Ex cineteatro B. Gigli Alla luce di questo, la riqualificazione dell’ex concimificio non può non inserirsi all’interno di un globale intervento di ripensamento, infrastrutturale e funzionale, di tutte le aree che caratterizzano la zona centro della città.

PDRU 1B APP 1 Zona soggetta a Piano di Area progetto destianata a spazio ristrutturazione urbanisticapubblico, servizi e attrezzature

ZF Zona ferroviaria

APP 2 Area progetto destianata a spazio pubblico, servizi e attrezzature

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APT 2 Area progetto prevalentemente turistica e alberghiera


Inoltre,nonostante la denominazione di area idonea ad ospitare funzioni turistiche e ricettive, all’interno del P.R.G. vengono previsti molteplici usi potenzialmente adatti alla luce di un’azione di riqualificazione del sito; questo aspetto mette in evidenza il possibile carattere di polifunzionalità dell’ex concimificio, data anche la sua superficie di sviluppo particolrmente estesa.

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5.5 I vincoli

Vincolo storico-architettonico La Cattedrale e la palazzina uffici sono stati esclusi dall’azione di demolizione avvenuta nel 2008 grazie all’apposizione di un vincolo architettonico. Per l’applicazione del vincolo, si è fatto riferimento alla legge 1089/39 (sostituita successivamente con le norme del D.lgs 490/99 (Testo Unico) e con il D.Lgs n.42 del 2004) in base alla quale sono tutelate le cose, immobili e mobili, che presentano interesse artistico, storico, archeologico e etnografico, con esclusione delle opere la cui esecuzione non risalga ad oltre cinquant’anni. In data 23 febbraio 1996, il Soprintendente regionale, effettua un sopralluogo all’interno del complesso FIM nel corso del quale viene effettuata un’accurata ispezione dei luoghi e di tutti i manufatti. Con nota in data 14/03/1996 (ribadita in data 12/05/2001) la Soprintendenza Regionale per i beni architettonici e per il paesaggio delle Marche dà comunicazione dell’avvio del procedimento per la conservazione e la tutela (ai sensi della L1089/39), del complesso dell’Ex FIM, manifestando l’interesse storico artistico dell’organismo edilizio esistente, quale esempio di “archeologia industriale”, richiedendo contestualmente l’invio di documentazione alla conclusione del procedimento di vincolo. Il provvedimento formale di vincolo viene emesso dal Soprintendente in data 29 agosto 2001 e notificato al Comune l’11 settembre 2001.

Gli effetti del vincolo prevedono quindi che: 1. Il bene sotto tutela non può essere demolito o modificato senza l’autorizzazione del Ministero.

2. Non può essere adibito ad usi non compatibili con il suo carattere storico od artistico oppure tali da creare pregiudizio alla sua conservazione o integrità.

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Criticità e opportunità di trasformazione

Vincolo paesistico L’area FIM, oltre ad essere soggetta a vincolo storicoarchitettonico, ricade interamente in ambito tutelato quale zona di particolare interesse ambientale. Tale vincolo viene apposto sulla base della legge Galasso (legge 431/85)1 che fa rientrare fra le zone di particolare interesse ambientale anche i territori costieri che rientrano in una fascia di 300 m dalla linea di battigia. In conseguenza del vincolo si è reso necessario stabilire da parte della Provincia, che è competente in materia di protezione delle bellezze naturali, delle precise prescrizioni da osservare in sede di progettazione architettonica:

Oltre a questo, il comune di Porto Sant’Elpidio è dotato dal 1998 di Piano Regolatore Generale adeguato al Piano Paesistico Ambientale Regionale, e quindi il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica è, per delega della Regione, di competenza del Sindaco, che la rilascia previo parere di una commissione edilizia.

1. Il restauro della Cattedrale 2. Il contenimento, per quanto possibile, delle altezze dei nuovi fabbricati 3.L’uso di materiali tradizionali o comunque consoni al contesto ambientale 4. La riduzione delle dimensioni delle quinte edificate 5. La tutela delle maggiori visuali panoramiche 6. L’opportuna piantumazione delle aree libere

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Il PPAR è stato adottato dalla Regione Marche nell’ottobre del 1987 ed approvato nel dicembre 1989, ed individua ambiti territoriali e tematici di rilevante valore ambientale, stabilendo, per ciascuna categoria, gradi di tutela distinti tra: -tutela integrale, che prevede l’inedificabilità e la tutela della naturalità dei luoghi; -tutela orientata, che consente limitati interventi di modificazione dello stato dei luoghi -norme specifiche, differenziate in rapporto agli specifici valori tutelati. Il piano paesistico prevede però esenzioni per particolari ambiti quali tra l’altro: -le aree urbanizzate -le zone di espansione disciplinate da strumenti urbanistici attuativi (piano particolareggiatio di lottizzazione) approvati. In relazione a questo, il PRG vigente di Porto Sant’Elpidio prevede, per la porzione che corrispondeva alla parte edificata dell’area F.I.M. l’esenzione delle prescrizioni base di cui all’art. 32 del PPAR, individuando la stessa tra le zone diversamente denominate dal PRG vigente ma con i requisiti delle zone di completamento. Mentre per la residua parte a sud viene confermata la tutela integrale con la possibilità di realizzare parcheggi, impianti sportivi, ricreativi.

1 La legge Galasso è sostanzialmente un ampliamento della legge 1497/39, sostituita con le norme del D.lgs 490/99 (Testo Unico), che va a tutelare le bellezze naturali quali: -immobili aventi cospicui caratteri di bellezza naturale: -ville, giardini e parchi che si distinguono per la loro non comune bellezza -complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto di valore estetico e tradizionale -bellezze panoramiche considerate come quadri naturali -punti di vista o di belvedere dai quali si goda lo spettacolo di queste bellezze La legge non prevede l’inedificabilità delle aree soggetto a vincolo, ma ne tutela la salvaguardia dei valori paesaggistici prescrivendo l’obbligo di sottoporre i progetti degli interventi di trasformazione al preventivo esame degli enti competenti, per il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica. 2“Art. 3 – Efficacia del Piano Le disposizioni del presente Piano si distinguono in: […] c) Prescrizioni di base sia transitorie sia permanenti, immediatamente vincolanti per qualsiasi soggetto pubblico o privato, e prevalenti nei confronti di tutti gli strumenti di pianificazione e programmazione vigenti (art.10, comma 2 e comma 3 dellaL.R. 8 giugno 1987 n.26). Restano comunque salve le disposizioni più restrittive, ove previste dagli strumenti urbanistici vigenti e da leggi statali e regionali. Le prescrizioni di base permanenti, indicate per alcune delle categorie di paesaggio, debbono essere assunte come soglia minima ed inderogabile anche in sede di adeguamento degli strumenti urbanistici generali.”

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Criticità e opportunità di trasformazione

5.6 Proprietà e progetti L’ambito dell’APT 2 è attualmente di proprietà della ditta FIM S.p.A., una società con sede a Castelfidardo. Nel corso degli anni, in concomitanza con i vari progetti di bonifica effettuati, sono state avanzate numerose proposte di recupero dell’area, nessuna delle quali tuttavia si è mai trasformata in piano di recupero concreto. In data Luglio 2015 è stata presentata un’ipotesi progettuale da parte della società F.IM.A. Engineering, secondo la L 457/78 in Variante al P.R.G. vigente: tale variante propone di estendere in parte l’area edificabile, comprendendo quindi alcuni spazi esterni alla recinzione metallica che delimita la Cattedrale oggi, e soprattutto un aumento importante delle volumetrie residenziali. Come risulta visibile dallo schema assonometrico sottostante, la proposta progettuale presenta alcuni aspetti discutibili relativi sia a scelte di composizione urbanistica, che a scelte di tipo funzionale.

Il progetto si basa sulla creazione di un nuovo cluster residenziale, sviluppato in modo piuttosto seriale prevalentemente nella parte nord del sito, servito da un’area commerciale a ridosso della linea ferroviaria: un grande parco viene poi collocato nella parte sud del concimificio, non trovando nessuna integrazione nè con la nuova zona edificata, nè tantomeno con il litorale. Il fulcro del progetto è rappresentato infine dalla Cattedrale, trasformata in grande hotel turistico. Pur presentando aspetti positivi, come la grande presenza di verde pubblico e la centralità data al frammento, nella proposta si legge un intervento disgregato nelle sue parti e poco attento alle necessità di integrazione con il litorale e con gli spazi urbani. Lo stesso insediamento vede una separazione netta tra volumetrie residenziali e spazi commerciali, mentre la scelta di trasformare la Cattedrale in grande struttura ricettiva appare discutibile, soprattutto alla luce della presenza di tre importanti residence e camping già collocati lungo la costa della città.

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- Il progetto prevede: A) il “cluster� residenziale 23500 mq B) l’area commerciale 4500 mq C) la ricostruzione della Cattedrale e la riconversione in struttura ricettiva 5000 mq D) il grande parco a sud, distinto dalla zona edificata 26320 mq E) la zona parcheggio 9100 mq

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CriticitĂ e opportunitĂ di trasformazione

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Strategie urbane

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Strategie urbane

6.1 La ricucitura del tessuto L’ipotesi di progetto parte dalla determinazione di precise azioni strategiche in risposta alle criticità precedentemente individuate. Il superamento dell’isolamento del sito, il vuoto sospeso fra il sistema urbano da un lato ed il sistema paesaggistico dall’altro, si attua attraverso un’azione di ricucitura, infrastrutturale e compositiva. La litoranea carrabile, da arteria di traffico intenso che impedisce attualmente una connessione fisica e visiva cittàmare, viene totalmente pedonalizzata ed integrata ad un progetto di trasformazione del lungomare. Per garantire una continuazione della percorrenza dell’area, si ipotizza la realizzazione di una nuova infrastruttura carrabile, in adiacenza alla linea ferroviaria, che va a collegarsi con le

esistenti Viale Mameli a nord e via Pesaro a sud. Le zone parcheggio, che rafforzano la barriera litoranea, sono soggette anch’esse ad arretramento e posizionate a ridosso della nuova strada di percorrenza. La doppia infrastruttura viene quindi superata con la realizzazione di un nuovo sottopasso ciclopedonale: tale collegamento viene collocato in corrispondenza dell’antico accesso pedonale all’area, e trasformato in asse che segna il rinnovato ingresso ad un diverso paesaggio naturale recuperato. La ricucitura del sito avviene anche longitudinalmente, con la creazione di un nuovo quartiere residenziale e turistico, che verrà in seguito approfondito, in linea con la configurazione estremamente allungata dell’area e dell’impianto urbanistico della città.

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La viabilità e il nuovo fronte verso il mare La facciata marittima viene ridefinita da una nuova sezione paesaggistica: il lungomare, da spazio di passaggio urbanizzato, privo di aree di sosta, zone verdi e punti panoramici, torna ad acquisire l’originale funzione di passeggiata urbana naturalistica. Il fronte mare viene

- parco - ciclabile - pedonale

inoltre trasformato in un asse di percorrenza differenziato e polifunzionale, dotato di numerose attrezzature, servizi ristorativi, sportivi, zone di sosta,e proponendosi quindi come spazio di fruizione continua, non limitato esclusivamente alla stagione estiva balneare.

- spazi ristorazione - servizi igienici - attrezzature sportive - spiaggia libera attrez- zone aggregazione zata 110

- mare


Strategie urbane

6.2 La rinaturalizzazione costiera Alla riprogettazione del lungomare, si affianca un’opera di ripristino del sistema naturale di difesa dall’erosione costiera. Tramite l’arretramento della litoranea si definisce una nuova sezione del litorale, il quale viene risarcito attraverso un’azione di ripascimento con materiale sabbioso e ghiaioso prelevato dai vicini fiumi Chienti e Tenna. “Il ripascimento, quindi, consiste sostanzialmente nel riportare nella zona degli arenili materiale, della stessa tipologia, colore e granulometria di quello costituente la spiaggia, che la dinamica fluviale non è in grado di apportare”. 1 Sull’esempio di progetti e proposte, come il già citato Masterplan Area Nord, si propone la creazione di una nuova sezione ambientale costituita da tre sistemi naturali. A partire

dal litorale, troviamo un cordone dunale di difesa a terra dall’erosione costiera, rafforzato da una bassa vegetazione di piante e arbusti. A continuazione di questo sistema dunale, viene posta una fascia di pineta ad uso pubblico (sistema retrodunale) posta a cavallo della passeggiata litoranea, che rafforza il cordone dunale e si pone in forte continuità con il parco urbano, l’ultimo dei tre sistemi naturali. Questo è costituito da piante e arbusti tipici della macchia mediterranea, creando una grande varietà di episodi naturalistici a ridosso del lungomare e arricchendo zone di sosta e aggregazione. 1 Fernè E. a cura di, Nuovi paesaggi costieri-dal progetto del lungomare alla gestione integrata delle coste, Centro Stampa Regione Emilia Romagna 2007

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Arbusti urbani

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Piante e arbusti parco litoraneo

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Vegetazione dunale

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Strategie urbane

6.3 Il parco urbano litoraneo Il parco litoraneo si pone come sistema non estraniato ed indipendente rispetto al nuovo quartiere che viene a crearsi, ma al contrario punta ad affermarsi come naturale proseguimento dell’insediamento stesso, dialogando con il costruito. Longitudinalmente, il percorso ciclopedonale si articola in modo sinuoso all’interno della vegetazione mediterranea, raccordandosi a sud con le aree private non urbanizzate, e a nord con l’area dell’ex Orfeo Serafini, trasformata in arena naturale per sport ed eventi.

Trasversamente viene invece segnato da percorsi di attraversamento e di accesso alla spiaggia, rafforzati dalla presenza di strutture leggere, in legno e facilmente removibili, contenenti attrezzature a servizio della spiaggia libera (bike rental, servizi igienici, ristoranti, solarium naturali). L’elemento verde diventa materiale principale e portante di progetto, utilizzato come massa per delineare spazi o schermare il costruito, e come filtro leggero per arricchire lo spazio urbano.

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6.4 Polarità culturali A questa strategia ambientale si affianca un piano funzionale che guarda al coinvolgimento degli “spazi in attesa” della città, in una generale opera di ripensamento del quartiere centro. Con riferimento al P.R.G. e alla luce delle analisi precedenti relative all’individuazione delle emergenze e carenze funzionali del tessuto urbano, il progetto fa della polifunzionalità culturale il suo fulcro. Ampliando lo sguardo sulle generali esigenze a livello territoriale, si ha avuto modo di osservare come la Provincia di Fermo, e quindi la città di Porto Sant’Elpidio, abbia come settori trainanti l’industria manifatturiera ( calzaturiera, industria del cappello ecc.) e turistica, sebbene ancora vincolata ad un’idea tradizionale, balneare e poco esperenziale. Particolarmente forte è la carenza di strutture culturali per la divulgazione e lo sviluppo delle ricchezze del territorio, come le tipicità in

ambito ristorativo, le risorse ambientali, e gli investimenti in spazi lavorativi innovativi, rivolti soprattutto alla popolazione giovanile e al sostegno dei settori dei prodotti BBF (calzature, cappello e abbigliamento). La Provincia quindi, ponendosi secondo studi effettuati all’ultimo posto nelle graduatorie regionali per valore aggiunto e occupazione generati dal settore culturale, si sta attivando per il potenziamento delle cosidette “Industrie culturali e creative”1. Cultura che viene declinata in molteplici settori: industriale, ambientale, turistico, educativo. 1 “Per “industrie culturali” si intendono quelle che producono e distribuiscono beni o servizi che, quando vengono concepite, sono considerate possedere un carattere, un uso o uno scopo specifici che incorporano o trasmettono espressioni culturali, quale che sia il loro valore commerciale.Oltre ai settori tradizionali delle arti (spettacolo dal vivo, arti visive, patrimonio culturale – incluso il settore pubblico), questi beni e servizi comprendono anche film, dvd, video, televisione e radio, videogiochi, nuovi media, musica, libri e stampa”. Definizione estrapolata da Agenda Digitale Europea per la Cultura, 2010

Incidenza del sistema produttivo culturale in termini di valore aggiunto e di occupazione nella provincia di Fermo e nelle Marche.

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Strategie urbane

Alla luce di questo, il tema culturale diviene il trait d’union nella riqualificazione dell’ex concimificio e dei restanti “spazi in attesa” della città, per i quali si ipotizza una rifunzionalizzazione con attività teatrali, musicali, sportive ed artistiche. La ricucitura funzionale di tali zone si completa inoltre con la riqualificazione dei percorsi pedonali di collegamento con la Stazione e con Piazza Garibaldi, ed un’ipotesi di attivazione di un servizio di navetta pubblica.

A) La nuova F.I.M. B) Piattaforma sportiva e arena eventi C) Teatro e mercato coperto D) Stazione E) Sale musica e registrazione F) Spazi culturali G) Fermata navetta pubblica

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6.5 L’ecosistema natura, turismo, cultura Nello specifico il progetto si pone come nuovo sistema in cui la cultura si declina in molteplici settori: cultura dell’industria (coworking, laboratori artigianali), cultura del turismo (alloggi turistici leggeri), cultura artistica e didattica (sale eventi, sale espositive, museo, biblioteca), cultura enogastronomica (ristoranti), cultura ambientale (giardino didattico, acquario virtuale). In questo nuovo ecosistema, gli elementi che lo caratterizzano interagiscono e si influenzano, secondo una strategia progettuale a larga scala, declinata poi a livello architettonico, che cerca di combinare i temi della storia e del passato con una “nuova industria”, produttrice di idee e cultura, e con una visione paesaggistica, naturale e non più antropizzata. Il concimificio passa per la possibilità di creare un punto di contatto tra due realtà profondamente diverse in uno spazio soglia, in un luogo che rappresenta un ambito in continuo mutamento. Insediamento e costruito progressivamente si fondono con il paesaggio e la natura, creando un unico nuovo sistema che rompe la monotona concezione urbanistica spiaggia/città.

- Il progetto prevede: A) l’area residenziale e turistica 9276 mq B) l’area commerciale 2789 mq C) la Cattedrale della cultura 2650 mq D) l’area culturale, didattica, e lavorativa 6463 mq E) il parco del mare 44530 mq F) la zona parcheggio 7838 mq

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Strategie urbane

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Frammenti ricomposti

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L’impianto urbanistico di progetto si basa su una duplice direzionalità, coerente con lo sviluppo dell’impianto industriale presistente e in generale con la maglia urbanistica caratteristica della città adriatica.

A partire dalla giacitura orizzontale della Cattedrale, si sviluppa l’intero insediamento che, come detto precedentemente, si ricollega ai frammenti residenziali collocati a nord e a sud dell’ex concimificio. Sempre per fasce orizzontali decrementa,

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Frammenti ricomposti

7.1 Longitudinalità e trasversalità dal tessuto urbano esistente al litorale, la densità edilizia di progetto, in modo da facilitare il dialogo e l’incontro con la naturalità del parco litoraneo e della spiaggia. Il tessuto longitudinale viene tagliato in senso ortogonale,

riprendendo la giacitura trasversale del frammento della palazzina uffici, da assi di connessione fisici e relazionali tra gli elementi di progetto. Lungo di essi e nei punti di intersezione strategici, si collocano zone di aggregazione, spazi commerciali e collegamenti con la città oltre la ferrovia.

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LongitudinalitĂ

Spiaggia

Insediamento

Tessuto urbano

-Bar -Servizi -Attrezzature sportive -Zone di aggregazione

-Residenze -Residenze turistiche -Parco del mare

-Parcheggi -Strada carrabile -Ferrovia -Tessuto esistente

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Frammenti ricomposti TrasversalitĂ

Acquario virtuale Laboratori didattici Museo della memoria

Cattedrale Sala eventi e esposizioni Coworking

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Spazi commerciali Ristorazione Zone di aggregazione


7.2 Il nuovo borgo tra memoria e natura Il nuovo insediamento turistico e residenziale esprime, dal punto di vista compositivo e materico, la volontà di conciliare e combinare l’immagine di borgo urbano con la tradizione della casa mediterranea. I moduli, a due e tre piani, compongono linearmente il quartiere, riprendendo il ritmo e la regolare scansione compositiva della facciata della Cattedrale; serialità che si interrompe in corrispondenza dei punti di collegamento con il litorale, segnati dalla presenza di piazze di sosta ed aggregazione sulle quali si affacciano le testate commerciali dell’insediamento, distinte dal resto nelle dimensioni e nel basamento. Il laterizio, richiamo materico e cromatico alla memoria e alla tradizione costruttiva del luogo e dell’area industriale, va a costituire l’involucro urbano del

nuovo borgo. All’interno dei portali in mattoni è inserita l’anima mediterranea del quartiere, in pietra bianca e vetro. Questo fronte si articola e mostra elementi e dettagli che richiamano gli archetipi della stagione mediterranea: pergolati, terrazze e setti murari in laterizio, naturali proseguimenti della scansione modulare dell’insediamento, disegnano ampie corti, transizioni graduali tra l’interno e l’esterno delle abitazioni che si fondono e dialogano con il paesaggio naturale. La differente percezione dei due fronti è accentuata inoltre dalla diversificazione di aperture e schermature, più strette e con elementi “bow window” sul lato urbano, e più ampie, con terrazze praticabili ed elementi frangisole verticali sul lato mare.

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Frammenti ricomposti

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Vista est



7.3 Volumi industriali L’edificio allungato collocato a ridosso della nuova infrastruttura carrabile segna longitudinalmente il confine ovest dell’area, e cita nelle sue forme volumi tipicamente industriali. I due blocchi che lo costituiscono sono distinti sia funzionalmente, in quanto legati al piano terra l’uno alla parte prettamente commerciale dell’insediamento e l’altro alla Cattedrale, sia morfologicamente, nella differente scelta di coperture ed altezze ( copertura piana due piani e monofalda a tre piani). Su tale differenziazione tuttavia prevale la longitudinalità dell’edificio, accentuata dalla scelta materica: un elemento

basamentale in pietra bianca, sul quale poggia un importante blocco a sbalzo in laterizio. Il rivestimento in pietra sale e caratterizza la testata del volume, avvolta dall’involucro in laterizio; questa rappresenta l’elemento portante dell’edificio, in quanto punto di partenza del collegamento fisico aereo con la Cattedrale. L’edificio si configura come vero e proprio bordo, permeabile al piano terra grazie al portico, il cui sviluppo continua idealmente con i setti di delimitazione della zona parcheggio, e che coincide al piano primo con la galleria di distribuzione degli spazi lavorativi.

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Frammenti ricomposti

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Sezione prospettica



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Nella rovina

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Nella rovina

8.1 Il dialogo con la rovina

All’interno di questo nuovo insediamento, la Cattedrale rappresenta il fulcro e l’intervento esemplificativo. Le modalità di approccio progettuale ad essa si sono basate sulla comprensione e riflessione circa i concetti di frammento e rovina, stato in cui la Cattedrale attualmente si presenta. “...la rovina, quale relitto di un naufragio avvenuto in un tempo indefinito, ci costringe ad un dialogo con l’alterità...manufatto morto, senza funzione, nella rovina si palesano invece forme nuove, atemporali, si conservano una miriade di segni di un tempo divenuto materia, e che in essa si deposita e si mostra” 1. “L’assenza-mancanza per crollo o azione del tempo o altro, di alcune parti o interi elementi, possono portare a immaginare inedite trasformazioni del manufatto o trasfigurazioni implicite alla natura stessa dell’edificio.”2 Alla luce di questo, si è scelto di adottare un approccio progettuale che mira da un lato alla conservazione della percezione dello stato di rovina, e dall’altro al recupero progettuale e strutturale. La rovina viene preservata nel suo involucro, sostenuto internamente da una maglia strutturale in acciaio e vetro, che rappresenta idealmente la trasposizione dell’attuale fatiscente carpenteria metallica esterna, e richiama al contempo l’articolata struttura lignea di un tempo. Il nuovo intervento non si pone tuttavia come monolitico intervento di saturazione dello spazio interno all’involucro della Cattedrale, ma piuttosto come serie di spazi che si relazionano sfruttando la verticalità della struttura, doppi volumi ed elementi vetrati, che consentono di continuare a far percepire la rovina come tale, la stratificazione dei suoi segni e delle sue tracce. 1 UGOLINI A., “Ricomporre la rovina”, Alinea Editrice, Perugia, 2010, pag. 17 2 UGOLINI A., “Ricomporre la rovina”, Alinea Editrice, Perugia, 2010, pag. 70

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8.2 La Cattedrale Con il nuovo intervento, la Cattedrale non solo rinasce strutturalmente nella nuova veste di rovina recuperata, ma mira a porsi come intervento esemplificativo dei temi (funzionali, paesaggistici) inseriti a macro scala all’interno dell’area. Ciascun piano della Cattedrale andrà quindi ad ospitare un’eccellenza funzionale culturale: ambientale,

educativa, industriale, ristorativa. La nuova rovina rinasce architettonicamente e funzionalmente come Fabbrica in cui i temi del passato, della storia e della memoria, si mescolano in maniera innovativa con i temi funzionali della cultura e della creatività, e con quelli paesaggistici della natura, dell’ambiente e del mare.

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8.3 Il recupero strutturale

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LIBRI Archeologia industriale Calzolaio F., Cattedrali dell’archeologia industriale costiera, Edigraf, Venezia 2006 Chiapparino F., L’archeologia industriale nelle Marche in Proposte e Ricerche, n.52, 2004 Chiapparino F. a cura di, Il patrimonio industriale nelle Marche, Crace, Città di Castello 2011 Monti A., Brugè P., Archeologia industriale nelle Marche: l’architettura, Ancona 2003

Cultura progettuale Augè M., Rovine e macerie. Il senso del tempo, Bollati Boringhieri, Torino 2004 Di Domenico G., L’idea di recinto. Il recinto come essenza e forma primaria dell’architettura, Officina Edizioni, Roma 1998 Fiorucci M., Baraldi R., Mario Botta: architettura e tecnica, Clean 1993 Hertzberger H., Lessons for Students in Architecture, 010 Publisher, Rotterdam 2009 Irace F., Giò Ponti: la casa all’italiana, Mondadori Electa, Milano 1988 Norberg-Schultz C., Louis I. Kahn, idea e immagine, Officina, 1987 Ugolini A., Ricomporre la rovina, Alinea Editrice, Perugia 2010 Ungers O. M., Architettura come tema, Electa, Milano 1982

Inquadramento territoriale Barbieri P., Hyperadriatica: Venezia, Ascoli, Pescara, Lits, Trento 2009 Barbieri P., OP Adriatico 1, Lits, Barcellona-Trento 2008 Martellini L., Porto Sant’Elpidio: un tipico esempio di sviluppo edilizio, L’Universo, Firenze 1972

Costa Carlotti P., Nencini D., Posocco P., Mediterranei traduzioni della modernità, FrancoAngeli, 2014 Fernè E. a cura di, Nuovi paesaggi costieri-dal progetto del lungomare alla gestione integrata delle coste, Centro Stampa Regione Emilia Romagna 2007

Turismo Berriolo G., Sirito G., Spiagge e porti turistici, Hoepli, Milano 1972 Coccia L., Architettura e turismo, Francoangeli, Milano 2002 Coccia L., D’Annuntiis M., Oltre la spiaggia: nuovi spazi per il turismo adriatico, Quodlibet, Milano 2002

Sito di progetto Chiapparino C., La F.I.M. di Porto Sant’Elpidio: dall’età giolittiana al periodo tra le due guerre,Proposte e Ricerche, n.47, 2001 Marcianesi S., Cuini C., Porto Sant’Elpdio, dalla fine dell’800 agli anni 60, Andrea Livi Editore, Acquaviva Picena 1998 Rossi L., Tombolini G., Verducci C., Porto Sant’Elpidio, gli uomini, le storie, gli ambienti, Trentatrè Edizioni, Fermo 1992

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Bibliografia TESI E PROGETTI Bonifica Direttore lavori Dott. Binotti, Progetto definitivo per la bonifica dell’area ex F.I.M., EcoElpidiense s.r.l., 2016

Sito di progetto FIMA Engineering, Progetto di recupero di un’area degradata: Ex F.I.M., Porto Sant’Elpidio 2015 Sagripanti S., Spazio pubblico e rovina industriale. La suggestione della memoria per il recupero dell’identità, PoliMi 2012 Scandolo P., Tartuferi A., Progetto di riqualificazione e recupero dell’area industriale ex F.I.M., IUAV Tavoletti M., Stage sull’ex F.I.M. di Porto Sant’Elpidio: progetto di riqualificazione e recupero, Politecnico di Torino 2002

Inquadramento territoriale Corsaro E., Dismissione: da anomalia a regola, Tesi di dottorato, Università di Camerino 2009-2010

Turismo e costa Bovara A., Architettura instabile. Spiaggia e costruzione di spazio collettivo, Tesi di dottorato, Università di Camerino 2014

Riferimenti progettuali Barber P., Fleet Street Hill, Londra Ferrater C., Palau congressos de Catalunya, Barcellona Guerri D., Biblioteca Comunale, Pesaro Kahn L., Phillips Exeter Academy Library, Stati Uniti Lacaton e Vassal, Fond Régional d’Art Contemporain, Dunkerque Mortemard B., Francoise Sagan Multimedia Library, Parigi Ponti G., Villa Marchesano, Bordighera Utzon J., Fredensborg Houses, Danimarca

ARTICOLI Inquadramento territoriale Bianchini C., La città medio-adriatica, Meridiana n. 45, 2002

Bonifica Legambiente, Spiagge indifese, Dossier, 2015 Resto del Carlino, Ex F.I.M.: quale futuro?, 7 Giugno 2001

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FONTI CARTOGRAFICHE Rilievo estratto da FIMA Engineering, Progetto di recupero di un’area degradata: Ex F.I.M., Porto Sant’Elpidio, 2015

FONTI ICONOGRAFICHE Immagini tratte da: Calzolaio F., Cattedrali dell’archeologia industriale costiera, Edigraf, Venezia, 2006 Direttore lavori Dott. Binotti, Progetto definitivo per la bonifica dell’area ex F.I.M., EcoElpidiense s.r.l., 2016 FIMA Engineering, Progetto di recupero di un’area degradata: Ex F.I.M., Rilievo fotografico, Porto Sant’Elpidio, 2015 Rossi L., Tombolini G., Verducci C., Porto Sant’Elpidio, gli uomini, le storie, gli ambienti, Trentatrè Edizioni, Fermo, 1992

FONTI WEB http:// www.elpinet.it Informazioni e dati ufficiali inerenti a temi di turismo e cultura

http://www.provincia.fermo.it/servizi-on-line/urbanistica Informazioni relative a industrie culturali

http://www.legambientepse.org/

Articoli relativi al sito di progetto e alle spiagge

http://www.ambiente.marche.it/Territorio/Paesaggio/PPARPianoPaesisticoAmbientaleRegionale.aspx Informazioni relative alla costa marchigiana

http://www.cuoaspace.it/2015/10/industrie-culturali-e-creative-icc-in-sinergia-col-turismo-nuove-opportunita-dicrescita.html Informazioni industrie culturali

http://www.ambiente.marche.it/

Informazioni relative al territorio e alla pianificazione

http://www.patrimonioindustriale.it/

Informazioni relative all’archeologia industriale

http://www.cattedralidelmare.it/

Informazioni relative alle cattedrali della costa adriatica

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Fonti

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