Dossier Medicina

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Medicina Dossier

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BIMESTRALE DI DIVULGAZIONE SCIENTIFICA SU SALUTE E BENESSERE

Foto: Iwan Palombi

Anno 4 - Numero 8

Registrazione Tribunale di Pescara n° 1114/7 Agosto 2007 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Roma/Aut. N. 12/2008

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PAGINE DEDICATE AL

SCOPERTE SPERIMENTAZIONE DELLA PILLOLA ANTICELIACHIA

NUOVE TECNICHE PER LA PREVENZIONE

ALZHEIMER

IMPOTENZA CURARE LE DISFUNZIONI SESSUALI? OGGI SI PUÒ

ATTILIO MASERI

RINNOVIAMO IL RAPPORTO MEDICO-PAZIENTE

ESTETICA

ACCADEMIA BENÉ: APERTURA DEI CORSI PROFESSIONALI

LUCREZIA LANTE DELLA ROVERE

UNA DIAGNOSI PRECOCE PERMETTE UN PARZIALE RECUPERO

LINGUAGGIO

NUOVE SOLUZIONI PER LA BALBUZIE

FRANCO BUTTAFARRO

ULTIME NOVITÀ PER IL TRAPIANTO DI CAPELLI

VINCERE L’ANSIA


Una nuova soluzione contro il mal di schiena

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Bimestrale di divulgazione medico scientifica su salute, benessere e informazione. Iscrizione al R.O.C. numero 17206 del 15/12/2008 Anno 4 - Numero 8 Gennaio / Marzo 2010 Registrazione Tribunale di Pescara n° 1114/7 Agosto 2007 Progetto Editoriale Mario Pompilio

Direttore Responsabile Maurizio Costanzo Caporedattore Cristiana Zappoli Art Director Laura Lebro

Redazione Alessia Addari, Alessio Aimone, Lorenzo Berardi, Biagio Costanzo, Mattia Curcio, Erika D’Alberto, Carlo de Ryski, Manuela Garbarino, Andrea Giuliani, Emilia Milazzo, Cristiana Zappoli, Gianfranco Virardi, Valeria Tancredi, Marco Zappia Redazione e progetto grafico Kore Edizioni Via Paolo Costa, 28c - 40137 Bologna Tel. 051.5875433 - Fax 051.5875795 www.koreedizioni.it - info@koreedizioni.it

RDM Via S. Cresimata, 1 - 65012 Cepagatti (PE) Tel. 800.985369 - Fax 085.9152202 Ricerca iconografica Erika D’Alberto Amministrazione e pubblicità RDM di Mario Pompilio Corso Sempione, 9 - 20154 Milano Via S. Cresimata, 1 - 65012 Cepagatti (PE) P.IVA 01616240683 Tel. 085.9152202 - 347.1614708 mario@dossiermedicina.it Ufficio Stampa Studio Gallini - Comunicazione d’Impresa Via Vallazze, 11 - 20131 Milano Tel. 02.2367048 r.a. - Fax 02.70633840 Stampa La Tipografia Via Tassoni, 26/28 - 65122 Pescara Tel. 085.4214934 - 085.75234 latipografia@alice.it Distribuzione regionale e nazionale Eurostampa s.r.l. RDM La riproduzione anche parziale e sotto qualsiasi forma del materiale contenuto, anche rielaborata e diffusa sotto forma elettronica, è espressamente vietata senza l’autorizzazione scritta dell’editore. Tutti i diritti su testi, manoscritti, materiale grafico e fotografico sono di proprietà dell’editore. www.dossiermedicina.it - info@dossiermedicina.it




Sommario 10

In copertina

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Copertina /2

Lucrezia Lante della Rovere Ansia: imparare a riconoscerla

IN PRIMA PERSONA

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Al centro della ricerca il paziente

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PRIMO PIANO

Oggi è possibile curare l’impotenza

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Celiachia: nuove scoperte

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PREVENZIONE

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Quando il sesso diventa un rischio

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LINGUAGGIO

52 56 58 60 62

BENESSERE

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GRANDI AZIENDE

76 80 84 86 88 90

BELLEZZA E BENESSERE

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LA CURA DEL SORRISO

Quando si perde la memoria

Nuove tecniche per la prevenzione Genitori aiutate i vostri ragazzi Contro il torcicollo: nuove terapie

L’arte della manipolazione contro il dolore La mobilità corporea è in buone mani La salute significa trattare i sintomi

Riabilitazione: nuove tecnologie d’avanguardia Libertà in movimento

Il valore etico del benessere Ringiovanire il viso con la medicina estetica

Autotrapianto di capelli: antiaging definitivo Come prestare attenzione alla nostra pelle

Un test personalizzato per conoscere il DNA Terapia fotodinamica per eliminare l’acne Chirurgia estetica senza bisturi Il sorriso? Si può ricostruire

La prevenzione a tutte le età L’occlusione e la postura

Odontoiatria e informatica

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Guarigione veloce con il PRP



COSMOLINE è un’azienda leader nella fornitura di articoli per parrucchieri ed estetisti. Si trova a San Salvo, in provincia di Chieti, un’intera palazzina di 400mq, composta da magazzino, reception, sale corsi capaci di ospitare circa 40 corsisti. Il tutto arredato in stile minimal, sui toni del beige, giallo e acciaio. Dal 1993 l’azienda opera nel sistema della distribuzione commerciale di prodotti cosmetici professionali, con oltre 800 clienti dislocati nel centro-sud Italia (Abruzzo, Molise, Puglia, Sicilia, Umbria). Professionalità ed esperienza sono i principi che contraddistinguono un’azienda costantemente vicina al cliente. La centralità del cliente rappresenta, infatti, il principale valore etico dell’azienda. È per questo che COSMOLINE segue il cliente fin dalla progettazione e dall’apertura del suo negozio. Grazie alla collaborazione di architetti e arredatori professionisti, l’azienda offre un servizio completo e affidabile, ossia una progettazione personalizzata, una consulenza globale nell’integrazione delle aree di lavoro e un’assistenza completa in tutte le fasi della realizzazione del locale. L’azienda si occupa non solo di progettazioni ex-novo, ma anche di ristrutturazioni saloni “chiavi in mano”. Inoltre offre preventivi gratuiti e pagamenti personalizzati. La qualità è la prerogativa che muove ogni singolo progetto. Ogni componente di arredo, infatti, deve essere garanzia di un prodotto di qualità superiore ed immutabile nel tempo. Per questo COSMOLINE sceglie rigorosamente prodotti di provenienza Made in Italy. La relazione commerciale non si esaurisce con la fornitura degli articoli, bensì continua e si concentra soprattutto sul servizio, sulla consulenza e sulla formazione. Proprio in ambito formativo, l’azienda ha sperimentato da diversi anni un programma di aggiornamento che si rinnova di anno in anno, in base alle novità del mercato. Cosmoline è in grado di offrire una formazione a 360 gradi nell’estetica (massaggi, riflessologia plantare…), nel trucco (base, sposa, moda…), nella formazione stilistica nonché attraverso seminari specifici (gestionali, motivazionali, tricologici, sulle collezioni moda…). Insomma una formazione mirata con l’obiettivo di accrescere le competenze professionali dei propri clienti. COSMOLINE è ormai un punto di riferimento per il centro sud e l’affluenza di clienti, l’entusiasmo e la fiducia ricevuti, sono per l’azienda motivo di orgoglio per i risultati conseguiti e di stimolo per continui rinnovamenti.

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In copertina

A 43 ANNI È UN’ATTRICE AFFERMATA. ALLE SPALLE NUMEROSI SUCCESSI TEATRALI E CINEMATOGRAFICI. HA COMINCIATO A LAVORARE DA GIOVANISSIMA E, PER ANNI, HA CONVISSUTO CON L’ANSIA. CHE HA SUPERATO CON GLI ESERCIZI PER LA RESPIRAZIONE PRIMA E CON L’ANALISI POI di Cristiana Zappoli

L’ANSIA LASCIARSI ALLE SPALLE

LUCREZIA LANTE DELLA ROVERE Nasce a Roma nel luglio del 1966. È attrice cinematografica, teatrale e televisiva. Ha cominciato la sua carriera come fotomodella e ha debuttato sul grande schermo nel 1986 con il film “Speriamo che sia femmina” di Mario Monicelli

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C

ome tutte le storie di vita, anche la mia è stata intensa e tormentata». A parlare è Lucrezia Lante della Rovere e forse la sua, di storia, è stata più intensa di molte altre. E anche più tormentata. Fatta di senso di solitudine, paura, inquietudine. Ma anche di grandi amori, grandi passioni, soddisfazioni professionali, come si evince chiaramente dalla biografia scritta di suo pugno. Nata da due genitori di cui non è stato facile essere figlia, Marina Ripa di Meana («un’inguaribile e indomabile bambina, con una sfrenata voglia di vivere che la portava lontano da me») e Alessandro Lante della Rovere («un aristocratico squattrinato, con un gran mal di vivere, che non ci ha permesso né di comunicare né di conoscerci»), ha cercato la sua strada fin da giovanissima decidendo di intraprendere quella carriera di fotomodella che l’avrebbe portata lontano da casa e catapultata nel mondo degli adulti. Aveva 15 anni e già da allora le faceva da compagna quell’ansia che si sarebbe portata dentro ancora per tanti anni. «Pensavo che fosse una sensazione normale», spiega l’attrice. «Stavo male ma non me ne rendevo conto». Finché non si rese conto che qualcosa non andava, che quel soffrire d’ansia era una sensazione con cui non doveva per forza convivere tutta la vita. Da lì la scoperta, prima dello yoga e degli esercizi per la respirazione, e poi dell’analisi. Perché l’ansia non è una cosa che scompare da un giorno all’altro. Quando ha cominciato a soffrire d’ansia? «Ero una ragazzina ed ero molto fragile. Per molto tempo non mi sono resa conto che avevo qualcosa che non

andava. Era come se soffrire d’ansia fosse il mio stato naturale. Ero angosciata e avevo frequentemente la tachicardia. La svolta c’è stata quando ho cominciato a prendere lezioni di canto, durante le quali facevo molti esercizi di respirazione. Grazie a questi esercizi quando finivo le lezioni mi sentivo molto meglio e allora mi sono resa conto della differenza, mi sono accorta che normalmente non stavo bene». Cosa ha deciso di fare? «Inizialmente ho attraversato un periodo in cui prendevo tantissimi psicofarmaci. Successivamente mi sono aiutata con lo yoga e con le tecniche di respirazione. Mi hanno aiutato molto a prendere consapevolezza del mio corpo. Nessuno ci insegna a farlo e noi lo guardiamo come fosse un estraneo! E allo stesso modo nessuno ci insegna che le ansie si possono superare, non è necessario conviverci tutta la vita. Ho imparato a conoscere me stessa, a prendere le distanze da alcune cose, ho imparato che sono una persona emotiva che ha bisogno di tranquillità, affetto e sicurezza. Come molti di noi d’altronde». Alcuni esperti sostengono che alla radice dei problemi d’ansia, oltre al fattore biologico, ci siano condizioni di insicurezza affettiva. Lei è la prima ad ammettere che la sua famiglia non le ha dato punti di riferimento. «Non ho avuto alle spalle una famiglia solida. Credo che famiglie solide crescano figli più strutturati, meno ansiosi e meno spaventati. La mia famiglia mi ha sicuramente dato altro ma non la solidità emotiva, anzi. Sono stata “sballottata” da una parte e del-


Foto: Iwan Palombi


In copertina

TRA AMORE, TEATRO E TV

Attrice cinematografica, teatrale e televisiva, debutta sul grande schermo con il film di Mario Monicelli, “Speriamo che sia femmina” nel 1986. Unica figlia di Marina Ripa di Meana e Alessandro Lante della Rovere, con i quali ha vissuto un’infanzia abbastanza turbolenta, ha iniziato la carriera di fotomodella all’età di 15 anni. La sua vita è stata segnata da quattro amori importanti: Giovanni Malagò, da cui ha avuto due figlie (gemelle), Ludovica e Vittoria, nate nel 1988 quando l’attrice aveva solo 21 anni. Il secondo è stato Luca Barbareschi, di cui è stata compagna nella vita e spessissimo anche sul set e sul palcoscenico e al quale la lega ancora un profondo rapporto di stima e amicizia. Il terzo, Gianpaolo Tescari, con cui è stata per 6 anni. L’ultimo, Marco Tirelli, è tuttora il suo compagno. Ha lavorato con alcuni dei più importanti registi italiani, tra cui Pupi Avati, Pino Quartullo, Carlo Vanzina, Vincenzo Salemme. L’ultimo lavoro di cui è stata protagonista, diretta da Fabrizio Costa, è la fiction “Donna detective 2”, che andrà in onda su Rai1 all’inizio del 2010.

l’altra per tanto tempo, senza un reale punto di riferimento, stavo un anno con mia madre e un altro con mio padre. Questo ha sicuramente influito sul mio essere una ragazzina, e poi una donna, piena di ansie». Si è anche trovata ad affrontare il mondo del lavoro molto presto. «Quando avevo 15 anni già lavoravo come modella. Prendevo l’aereo e andavo a chilometri di distanza da casa. Fin da giovanissima mi sono trovata a dovermi gestire da sola, a non aver nessuno che mi proteggesse e mi sorreggesse e a fare i conti con chi mi doveva pagare: ero una ragazzina che aveva a che fare con degli adulti e con un mondo più grande di me. Questo ovviamente non ha fatto altro che aumentare la mia ansia. Non ero in grado di affrontare tutto questo ma a quell’età l’orgoglio e la vergogna impediscono di chiedere aiuto, non ci si vuole mostrare spaventati né fragili. A chiedere aiuto, ad ammettere che non ero ca12 Dossier Medicina

pace di fare qualcosa, l’ho imparato da grande». E infatti ha deciso di andare in analisi. «Sì, per una decina di anni. Da quando ne avevo venticinque fino ai trentacinque. Un percorso che mi ha aiutato a prendere consapevolezza di diverse cose e delle mie fragilità affettive». Che tipo di esperienza ha maturato durante questi lunghi 10 anni di analisi? «Quello dell’analisi è un percorso difficile ma è anche un bel viaggio che si fa dentro di noi, che io consiglio a tutti. Perché spesso scappiamo da noi stessi e da quello che non ci piace. Invece fare l’analisi è come mettersi davanti a uno specchio che rimanda la nostra immagine esattamente com’è, quell’immagine che spesso non vogliamo guardare. È un guardarsi dentro a fondo tutte le settimane per anni, anche nei giorni in cui non ne avremmo nessuna voglia». Come ha capito che era arrivato il momento giusto di lasciare l’analisi? «Quando ho iniziato ad acquisire più serenità e distacco da alcune cose. Quando ho imparato ad avere il controllo e la gestione di ciò che mi accadeva. Anche se, confesso, ogni tanto sono tentata di ricominciare, perché penso sia veramente un lavoro di profonda conoscenza rivolto verso noi stessi, molto importante e anche estremamente utile. La cosa interessante sarebbe andarci quando si è felici. In realtà ci andiamo sempre quando abbiamo momenti di crisi». È diventata madre di due gemelle a 21 anni, quindi molto giovane. Come ha influito questo fatto sulla sua ansia? «È strano da spiegare ma rispetto alle mie ansie le mie figlie erano un punto di riferimento, una sorta di centro di gravità che mi richiamava a sé. Sapevo che da loro prima o poi sarei dovuta tornare e che quindi non mi potevo perdere. Questo mi ha dato sicuramente serenità, come se avessi trovato un punto fermo. Però restava sempre la paura di trasmettere alle mie figlie le mie incertezze, la mia mancanza di equilibrio, le mie paure. Mi ripetevo: “cosa posso dare a loro se io sono così fragile?”. E questo senso di inadeguatezza mi riportava alla mia ansia: avevo paura di non essere una buona madre. Ero contraddittoria in quello che provavo, come d’altronde succede spesso a noi esseri umani. Addirittura, mentre vivevo queste paure, mi sentivo contemporaneamente più forte delle mie coetanee, perché ero già madre e quindi ero più completa e più adulta. Insomma, mi sentivo tutto e il contrario di tutto!». Sono tante le ragazze che, come ha fatto lei, si trovano ad affrontare il mondo del lavoro e in particolare della moda da giovanissime. E in tante si ammalano di anoressia, una malattia che, in qualche modo, è legata all’ansia di non essere all’altezza.


«NON HO AVUTO ALLE SPALLE UNA FAMIGLIA SOLIDA. CREDO CHE FAMIGLIE SOLIDE E BEN STRUTTURATE CRESCANO FIGLI PIÙ SERENI, MENO ANSIOSI E MENO SPAVENTATI


In copertina

QUELLO DELL’ANALISI È UN PERCORSO DIFFICILE MA È UN BEL VIAGGIO DENTRO DI NOI, CHE CONSIGLIO A TUTTI

«Questo è un problema molto grave perché non si fa abbastanza per prevenirlo. È come se non si riconoscesse che il problema esiste e quindi non si dà a queste ragazze il giusto supporto psicologico. Sono ragazze che hanno problemi di insicurezza e di mancanza di affetto. Si affronta il problema quando ci si trova davanti a qualcuno che è già malato». La colpa maggiore è del mondo della moda o delle famiglie? «La colpa maggiore ce l’hanno le famiglie, l’ambito in cui le ragazze si trovano a crescere. Affrontano questa nuova situazione senza gli strumenti adatti per affrontarla. È un mondo difficile dove, non va dimenticato, gira anche tanta droga. Un mondo frivolo in cui queste ragazze sono principalmente dei corpi, vengono trattate come oggetti, e alla fine della giornata di lavoro si ha la netta sensazione di essere state usate. Per una ragazzina è difficile affrontare tutto questo e la famiglia che ha alle spalle diventa fondamentale». Lei da tanti anni non fa più la modella ed è diventata un’attrice di successo. Anche nel suo lavoro, però, l’aspetto fisico conta. Il trascorrere del tempo e le conseguenze che determina sull’aspetto fisico e sulla bellezza le ha mai creato ansia? «Non credo in improbabili operazioni di chirurgia este14 Dossier Medicina

tica o nel botulino, se è questo che intende. La bellezza non è quella che risiede nel botulino, anzi, quello è l’orrore. La bellezza è uno stato di grazia delle persone. Traspare da quello che si ha dentro, dallo sguardo, dalla dolcezza. Una bella donna non è quella che non ha una ruga. Ma quella che emana una grazia particolare che la chirurgia non può regalare. Se con la chirurgia una persona può correggere un difetto che le crea un complesso, allora non sono contraria, ma ricercare l’eterna giovinezza è sbagliato, e il rischio è quello di “mostrificarsi”. Di esempi ne abbiamo parecchi. Io le chiamo “donne canotto” e le trovo bruttissime. Invece di quarantenni con le rughe non se ne vedono più…e dire che sarebbero molto più belle. Non ha senso cercare di nascondere la propria età, tanto la si capisce comunque». Oggi Lucrezia Lante della Rovere si sente bene? Ha trovato un equilibrio? «Oggi mi sento bene e la cosa che mi fa sentire meglio è sentirmi amata, avere degli affetti vicino. Mi rendo conto che il mio stare bene dipende molto dal sentirmi amata e anche dal sentirmi realizzata nel mio lavoro, cosa che mi rende motivata e soddisfatta. Anche il lavoro, in fondo, è una forma di affetto da parte della vita che permette la realizzazione personale».


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Copertina / 2

ANSIA IMPARARE IL DISTURBO D’ANSIA È ATTUALMENTE IL DISTURBO PSICOLOGICO PIÙ DIFFUSO AL MONDO. ED È, NELLA GRANDE MAGGIORANZA DEI CASI, ASSAI LIMITANTE PER LA VITA DI CHI NE SOFFRE. SOPRATTUTTO PERCHÉ SPESSO NON SI CHIEDE AIUTO E NON LA SI CURA COME SI DOVREBBE. COME SPIEGA LO PSICHIATRA GABRIELE TONELLI di Cristiana Zappoli

La cura per gli attacchi d’ansia può essere psicofarmacologica, oppure anche psicoterapica. In molti casi le due metodiche possono anche essere associate

È

sempre più elevato il numero di persone che, in tutto il mondo, soffre d’ansia e di attacchi di panico. L’ansia è senza dubbio uno dei disturbi più diffusi fra la gente: si riscontrano forme lievi e forme molto più gravi, ma in generale uno dei problemi maggiori in questo tipo di patologia è che spessissimo le persone ci convivono senza rendersi conto di aver bisogno di cure adeguate. Come spiega il Dottor Gabriele Tonelli, Medico Chirurgo specializzato in Psichiatria, da sempre sensibile a questi temi. «I disturbi legati all'ansia - spiega - pur essendo una patologia altamente invalidante, molto più anche della stessa depressione, rimangono pur sempre una delle forme di disturbo più frequentemente misconosciute. Ciò in funzione del paziente stesso, che molto spesso vive i sintomi con un forte senso di vergogna. Il che può portare a minimizzarne l'importanza. Anche se queste persone ne su-

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biscono il forte impatto sulla propria vita quotidiana». Dottor Tonelli, che differenza c’è fra soffrire d’ansia e avere attacchi di panico? «La differenza sta nel modo in cui si manifesta l'ansia. Occorre una breve premessa: l'ansia è un sintomo “trasversale”, ovvero che si può presentare sia strutturato come forma a sé stante sia associato a diverse altre manifestazioni, come la depressione o altre forme più gravi di disagio. Nel primo caso possiamo avere manifestazioni d'ansia che sono legate all’esposizione a determinate circostanze (fobie) come l'agorafobia, ovvero paura degli spazi aperti o, al contrario, la claustrofobia ovvero paura dei luoghi chiusi, la demofobia paura della folla, la fobia sociale, cioè la paura delle situazioni sociali, e molte altre. Quindi anche manifestazioni più complesse, in cui è l'ansia stessa a costituire l'essenza della malattia. Manifestazioni di questo tipo sono il Disturbo Post Traumatico da stress, che


A RICONOSCERLA

insorge in seguito ad un evento di particolare gravità e rischio per la vita, come incidenti o eventi naturali, o anche patologie più complesse come il Disturbo Ossessivo Compulsivo, caratterizzato da tendenza alla precisione, all'ordine, alla pulizia, associato alla necessità di svolgere determinate azioni ripetitive, come lavarsi le mani molte volte di seguito, ed altre. L'ulteriore classificazione delle forme d'ansia si basa, poi, sulle modalità in cui essa può insorgere. In tal caso si parla di Disturbo d'Ansia Generalizzato qualora l'ansia sia pressoché costante nell'arco del tempo e Disturbo da Attacchi di Panico nel caso che l'ansia si manifesti in maniera improvvisa, senza causa apparente, in forma acuta (parossistica)». Accade che l’ansia si tramuti in panico e che gli attacchi d’ansia si tramutino in attacchi di panico? «In realtà non è possibile fare una chiara distinzione tra le due manifestazioni, se non sulla base dell’intensità dell'ansia stessa. Nell'attacco di panico la violenza e l'imprevedibilità con cui si manifesta l'ansia spesso determina un ricordo molto angoscioso dell'evento. Tanto da determinare nel soggetto una sorta di costante senso di aspettativa, nel timore che si verifichi un nuovo improvviso attacco. Questo in molti casi fa sì che il soggetto non riesca mai a liberarsi da questa sensazione angosciosa di attesa, sensazione che finisce per costituire da sola il principale sintomo nonché il più invalidante. Mentre l'attacco di panico vero e proprio può presentarsi molto più sporadicamente». Come si manifestano gli attacchi di panico? «In genere si manifestano con la comparsa improvvisa e inaspettata di un forte stato d'ansia non legato a circostanze specifiche, spesso il primo attacco insorge, per così dire, a “ciel sereno”, e si intensifica in maniera parossistica. Può durare da pochi attimi a vari minuti e generalmente si risolve spontaneamente lasciando però una sensazione di estraneità e di timore, dovuto alla violenza dell'attacco, all'origine di quel senso di angosciosa attesa di cui parlavo prima. Mol-

to spesso la comparsa di questo attacco si associa a sensazione di morte imminente, nonché a varie manifestazioni neurovegetative come tachicardia, palpitazioni, difficoltà respiratorie, erezione dei peli, brividi, vertigini, sensazione di svenimento. Nei casi di maggiore intensità può anche essere associato alla sensazione di perdere il contatto con la realtà e con il proprio corpo (derealizzazione)». Come si cura l’ansia? «La strategia di cura dell'ansia può essere psicofarmacologica, oppure anche psicoterapica e le due metodiche possono essere anche associate. Dal punto di vista farmacologico si può adottare o una strategia a breve termine, mediante farmaci benzodiazepinici (diazepam, lormetazepam, alprazolam ecc.), che hanno il vantaggio di essere efficaci fin dalla prima assunzione. Essi, però, hanno anche lo svantaggio di non essere utili nel lungo periodo perché determinano la comparsa di fenomeni di tolleranza, ovvero l'organismo si abitua alla loro assunzione, per cui ne deve essere aumentato il dosaggio, e di dipendenza, per cui la loro sospensione può diventare problematica. In alternativa, e per trattamenti di lungo periodo, si utilizzano farmaci cosiddetti antidepressivi, in particolare quelli ad azione sulla serotonina. Una sostanza naturalmente presente nel cervello e che modula (neurotrasmettitore) le comunicazioni tra le cellule nervose. Ultimamente si sono dimostrati efficaci a tal fine anche i farmaci che agiscono oltre che sulla serotonina anche su un altro neurotrasmettitore che è la noradrenalina. Questi farmaci hanno lo svantaggio di avere, prima della comparsa dell'effetto terapeutico, un tempo di latenza maggiore, ma risultano più efficaci delle benzodiazepine ai fini di

GABRIELE TONELLI Nel 1995 si laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Bologna, specializzandosi poi in Psichiatria. Ha al suo attivo numerosissimi corsi di formazione e aggiornamento in ambito psichiatrico, in particolare adolescenziale e pre – adolescenziale. Tra i suo molti incarichi, dal 2006 svolge attività di consulenza in ambito Psichiatrico Forense per conto del Tribunale di Ferrara, del Tribunale per i Minorenni di Bologna e per il Tribunale Civile e Penale sempre di Bologna. Ha scritto numerosi articoli, l’ultimo: “Psichiatria e Valutazione dell’Handicap”, pubblicato su ww.Psychiatryonline.it

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Copertina / 2 DAP E LA PAURA DI MORIRE

Difficoltà respiratorie, aumento della frequenza cardiaca, dolori al petto, sudorazione e derealizzazione. È con questi sintomi che si manifesta il disturbo da attacchi di panico (DAP). La persona che ne viene colpita ha paura di morire, di perdere il controllo e di impazzire, percepisce che qualcosa di irreparabile sta per accadere e prova una profonda angoscia che dura pochi minuti, che sembrano interminabili. L’OMS ha calcolato che il 7% della popolazione mondiale ne soffre, mentre uno studio coordinato dall'ISS ha dimostrato che in Italia tre milioni e mezzo di persone adulte hanno sofferto di un disturbo mentale negli ultimi 12 mesi e di costoro, quasi due milioni e mezzo hanno presentato un disturbo d’ansia dei quali quasi un milione di disturbo da attacchi di panico. Il DAP colpisce la fascia sociale più attiva: compresa tra i 20 e i 40 anni, le donne più degli uomini

Le manifestazioni d'ansia sono legate a determinate circostanze, come l'agorafobia, ovvero paura degli spazi aperti, la claustrofobia, paura dei luoghi chiusi, la demofobia paura della folla, la fobia sociale, cioè la paura delle situazioni sociali, e molte altre

una risoluzione del disturbo. Un ulteriore approccio può utilizzare anche metodiche meno ufficiali, almeno in Italia, come la fitoterapia, per esempio utilizzando i Fiori di Bach, ovvero l'Omeopatia o l'Omotossicologia in associazione o meno alle metodiche sopradescritte. Per quanto riguarda, infine, le psicoterapie, esistono diversi approcci alla cura dell'ansia che differiscono soprattutto per l'essere più o meno focalizzati sul controllo/risoluzione del sintomo, ovvero sull'origine/risoluzione delle presunte cause primarie del Disturbo d'Ansia». Chi sono i soggetti maggiormente a rischio di soffrire d’ansia? «Si attribuiva una maggiore suscettibilità al disturbo d'ansia ed anche alla depressione al sesso femminile, mentre altri tipi di disturbi venivano attribuiti più facilmente al sesso maschile. Secondo il mio parere, basato sulla mia esperienza clinica, ciò non è più attuale, anche in funzione del rapido cambiamento dei valori culturali della società. Nonché dell'importanza dei flussi migratori e della contaminazione culturale che questi comportano». Qual è, secondo lei, la fascia di età più colpita? «Sempre facendo riferimento alla mia esperienza, che spazia dai bambini agli adulti, e dal confronto con quella degli altri colleghi, l'ansia può essere considerata una manifestazione che affligge più o meno indiscriminatamente tutte le fasce d'età: dal bambino, all'adolescente, all'adulto, all'anziano. Quello che differisce in tutte queste fasce d'età è la modalità in cui essa si manifesta. Il bambino ha prevalentemente manifestazioni corporee: piange, si agita, è più nervoso, rifiuta il cibo, non dorme o ha difficoltà a dormire la notte. In età scola-

re e soprattutto in adolescenza si raffinano le capacità di espressione verbale e le manifestazioni comportamentali lasciano spesso spazio alla possibilità di riferire verbalmente i sintomi, come generalmente nell'adulto. Nell'anziano, invece, si osserva spesso un mascheramento dei sintomi che possono manifestarsi più frequentemente sotto forma di disagio somatico (sintomi neurovegativi), cosa che spesso rende facile il loro misconoscimento». Ansia e depressione sono disturbi in qualche modo collegati? «Sì e no. La depressione può associarsi o meno ad un disturbo d'ansia, che in tal caso aggrava decisamente la prognosi della Sindrome Depressiva medesima. Altra cosa è la presenza di sintomi d'ansia in corso di depressione. In questo caso però non si parla propriamente di Depressione Ansiosa. Sulla possibile esistenza, poi, di un comune denominatore tra ansia e depressione è ipotizzabile ragionare in termini di continuum. Ovvero di un equilibrio complesso che vede da una parte il ruolo del cervello con i suoi neurotrasmettitori e tutti i centri di raccolta ed elaborazione delle informazioni ad origine dalle varie parti del corpo ed a sua volta reindirizzate ai vari apparati ed organi e, dall’altra, il corpo medesimo con i suoi vari costituenti, tra cui sta sempre più evidenziandosi il ruolo fondamentale, come regolatore dell'equilibrio, del sistema immunitario. In quest'ottica, credo che Ansia, Depressione e tutte le altre manifestazioni psichiche possano essere considerate manifestazioni più o meno ottimali di questo bisogno di mantenimento dell'equilibrio. Quindi, in tal senso, essere considerate come intimamente correlate». Medico Chirugo - Psicoterapeuta via Roncati 17, Bologna; via Mazzini 196 Porretta Terme; via Santorre di Santarosa 7 Rimini; via G. Leopardi 118, Udine. Tel. 0515877786 - Fax 0513370444 Cell. +393474693725 - www.psychiatryonline.it www.pol-it.org



In prima persona

IL PAZIENTE AL CENTRO DELLA RICERCA

LA MEDICINA NON PUÒ SOLO BASARSI SU CALCOLO PROBABILISTICO E DATI STATISTICI. É IMPORTANTE STUDIARE LE DIVERSITÀ. «BISOGNA CONCENTRARSI SU QUEI PAZIENTI CHE DEVIANO DAL COMPORTAMENTO COMUNE», SPIEGA ATTILIO MASERI. CARDIOLOGO DI FAMA INTERNAZIONALE di Andrea Giuliani

I

l rapporto medico-paziente deve essere impostato secondo una nuova modalità d’interazione. Bisogna curare il paziente e non la malattia. È importante umanizzare questo rapporto». A parlare è Attilio Maseri, cardiologo di fama internazionale, che da tempo ormai dedica le sue forze alla definizione di un rapporto più umano tra medico e paziente. Nato a Udine, 73 anni fa, autore di circa 500 articoli pubblicati su riviste internazionali, dal 2004 presidente della FIC (Federazione Italiana di Cardiologia), Attilio Maseri è considerato oggi uno dei più importanti cardiologi in tutto il mondo. Ha iniziato la sua carriera a Pisa, poi dal 1979 al 1991 ha lavorato a Londra. Tornato in Italia per dieci anni è stato professore ordinario di cardiologia all’Università Sacro Cuore di Roma e direttore dell’Istituto di cardiologia al Policlinico Gemelli di Roma. Dal 2001 è professore ordinario di cardiologia dell’Università Vita-Salute. «Non possiamo basarci solo sui risultati degli esami - continua Maseri - ma anche su quello che il paziente ci racconta. Per questo ha bisogno di essere consolato, confortato, rassicurato, messo al corrente delle decisioni prese». Nell’arco della sua carriera ha avuto come pazienti due Papi e tre Presidenti della Repubblica. E oggi dedica gran parte del suo sapere scientifico all’insegnamento, spiegando che l’intesa tra chi cura e chi è curato è importante, fa parte della terapia. «Durante una mia lezione agli studenti di medicina ho raccontato: “alcune volte vi troverete in difficoltà su cosa fare o non fare, mettevi nei panni dell’ammalato e

ditevi come vorreste essere trattati voi. E poi fate così”». Professore a che punto è la ricerca nel campo della cardiologia? «Rispetto ad altri paesi europei in Italia va benissimo. Bisogna comunque riuscire a porre gli obiettivi e l’attenzione su cose che non sono ancora state esplorate. È questo che ci dà probabilità di scoperte innovative, aiutandoci molto a creare nuovi bersagli terapeutici. Dobbiamo scoprire chi è a rischio e di che cosa, e poi correggere quello che non funziona. Bisogna tornare al paziente, come singolo e come insieme, e non basarsi più sulla standardizzazione e generalizzazione di un gruppo di soggetti molto ampio. È importante studiare le diversità». In che senso? «In questo momento stiamo seguendo una nuova strada: cercare di identificare nuovi bersagli terapeutici osservando quei pazienti che non si comportano come la media. Dei pazienti che noi stiamo trattando, alcuni che non dovrebbero avere problemi, perché non presentano alcun fattore di rischio, invece ce l’hanno lo stesso. E dobbiamo chiederci il perché. In altri casi, pazienti a cui abbassiamo il colesterolo, il diabete, la pressione, non rispondono ai trattamenti. Si deve capire allora dove puntare la nostra osservazione, allontanarci dal tipo di ricerca condotta negli ultimi 30 anni. Fino ad oggi abbiamo capito cos’è che in media fa bene e cosa fa male. Abbiamo fatto veramente molto. Ma addesso dobbiamo cercare di capire quei pazienti che deviano dal comportamento più comune e scoprire perché c’è questa deviazione dal

L’AMBIENTE FAMILIARE, GLI AMICI E QUELLO CHE CI CIRCONDA SONO DEI FATTORI MOLTO IMPORTANTI. LA MANCANZA DI QUESTI ELEMENTI DETERMINA CON PIÙ FACILITÀ LA FORMAZIONE DI MALATTIE CARDIOVASCOLARI 20 Dossier Medicina


comportamento atteso. Solo così si possono aprire le frontiere verso nuovi meccanismi e quindi creare nuovi bersagli terapeutici». Vuol dirci che la medicina oggi si basa solo su dati statistici e su calcolo probabilistico? «Per adesso i più grossi progressi nel campo della medicina cardiovascolare, sono stati il riconoscimento delle cause dei disturbi che portano il paziente ad avere dei problemi, e cioè che l’infarto è causato da un occlusione della coronaria. Bene, allora io la riapro e riduco l’infarto. Ma il problema è di capire quante varie cause ci sono. Quante cause ci possono portare a questa occlusione. Noi attualmente cerchiamo di ricondurle a un numero di fattori di rischio che prima o poi combinandosi hanno la probabilità di causare forti danni. Dobbiamo essere in grado di ulteriore approfondimento. Una grandissima spinta a una miglior forma di trattamento e prevenzione delle malattie può essere fatta offrendo a più persone quei trattamenti che sono adatti per loro, invece che cercare, come stiamo facendo, di trovare un comune denominatore che vada bene ad uno spettro ampio di pazienti». In che condizioni versa la sanità italiana? «Ho incominciato a fare il cardiologo agli inizi degli anni Sessanta. In quegli anni c’era la mania di andare fuori dall’Italia per risolvere i problemi di salute. Oggi, secondo me, andare all’estero non ha più senso, perché nel nostro Paese si possono avere le stesse cure che altrove. I pazienti possono trovare qui le stesse competenze che si trovano a New York, Londra o Parigi. E questo è un passo veramente grande. I cardiologi italiani hanno fatto cose veramente eccezionali cercando di ottimizzare le cure allo stesso modo in tutto il territorio dall’estreATTILIO MASERI Si è laureato in Medicina e Chirurgia all'Università di Padova. Nel 1967 è stato nominato responsabile del Centro di Ricerche Coronariche del C.N.R. dell'Università di Pisa. Nel 1979 è stato chiamato alla Sir John McMichael Chair of Cardiovascular Medicine della Royal Postgraduate Medical School dell'Università di Londral. Nel 1991 è rientrato in Italia, come Direttore dell'Istituto di Cardiologia al Policlinico Gemelli di Roma. Dal 2001 è Professore Ordinario di Cardiologia dell'Università VitaSalute San Raffaele e Direttore del Dipartimento CardioToraco-Vascolare dell'Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano. Dal settembre 2004 è Presidente della FIC, Federazione Italiana di Cardiologia

Dossier Medicina 21


In prima persona

FINO AD OGGI ABBIAMO CAPITO COS’È CHE FA BENE E COSA FA MALE. ADDESSO DOBBIAMO CAPIRE QUEI PAZIENTI CHE DEVIANO DAL COMPORTAMENTO COMUNE

mo Sud al Nord. Per quanto riguarda, invece, l’organizzazione generale della sanità italiana siamo più efficienti degli Stati Uniti, dove se non hai la carta di credito e non hai del denaro difficilmente ti curano». Professore quali sono le ultime frontiere nel campo della prevenzione? «La prevenzione si basa molto sullo stile di vita che condiziona lo sviluppo delle malattie cardiovascolari. Perché quei fattori che noi conosciamo come alterazione dei caratteri del sangue, ad esempio colesterolo, aumento della pressione arteriosa, obesità, diabete, sono una conseguenza di uno stile di vita sbagliato. Bisogna considerare, oggi, il disadattamento della persona nei confronti dell’ambiente in cui 22 Dossier Medicina

vive. Siamo dei disadattati e per compensare questo mangiamo di più e facciamo pochissima attività fisica. Una volta si mangiava per affrontare lo sforzo di un lavoro duro. Si lavorava nei campi ed era un lavoro prevalentemente fisico. Adesso invece il lavoro è mentale. Quindi non è solo un problema di qualità del cibo ma di quantità. Osanniamo tanto la dieta mediterranea, ma se di quei cibi ne mangiamo troppo cominciamo a essere in sovrappeso e questo sviluppa diabete, ipertensione, aumenta i lipidi». Quindi la prevenzione riguarda soltanto l’alimentazione? «Voglio raccontare una storia di qualche anno fa, che fece molto scalpore. C’era una comunità italiana in Pennsylvania giunta da Roseto degli Abruzzi. Studiando questa comunità di 2500 persone si sono accorti che morivano quasi tutti di vecchiaia. Hanno condotto studi per capire se avessero il colesterolo o il diabete più o meno alti e scoprirono che i loro valori non erano certamente migliori di altre persone che vivevano altrove. Si è giunti, dunque, alla conclusione che l’impostazione del loro stile di vita li portava a vivere in comunità, in stretto rapporto tra loro. Vivevano con i nonni, la sera si fermavano a chiacchierare, creando un giusto equilibrio con loro stessi, senza alcun tipo di ansie e stress. Questo era il successo della loro lunga vita. In Inghilterra, invece, hanno scoperto che nei pazienti che hanno avuto un infarto e hanno un forte supporto sociale, vivono cioè insieme a parenti e amici con cui condividono i problemi della vita, dopo cinque anni la mortalità era cinque volte inferiore rispetto a quelli che non si erano creati alcun contatto sociale. L’ambiente familiare, gli amici e quello che ci circonda è una cosa molto importante. La mancanza di questi elementi determina con più facilità la formazione di malattie cardiovascolari. Una vita serena è utile. Una vita condotta come quella dei nostri nonni aiuta a vivere meglio, perché elimina stress e tensioni». Ha più volte detto che sarebbe necessario creare un database con tutte le informazioni sul paziente. Potrebbe spiegarci meglio? «Oggi la cartella clinica dell’ammalato è scritta a mano o a macchina. Si deve pensare ormai a una cartella clinica computerizzata, formattata secondo un protocollo, che deve essere riempita in tutte le sue parti con tutte le informazioni. Una cartella sempre disponibile per tutta la vita del paziente, in modo tale che in qualsiasi ospedale si possa facilmente rintracciare la cartella e verificare quello che è gia successo. Solo così si può mettere a disposizioni dei medici un’importante e valida conoscenza dell’ammalato. La sanità italiana già ha iniziato a computerizzare schede e pratiche per questioni amministrative e burocratiche, adesso questa procedura andrebbe estesa anche a tutti i dati degli ammalati. Può aiutare a comprendere meglio e più facilmente l’evoluzione della sua malattia».



Primo piano

L’IMPOTENZA OGGI È POSSIBILE CURARE

LA NOTIZIA ARRIVA DALLA FRANCIA: POSSIAMO DIRE BASTA ALL’IMPOTENZA. MA IN ITALIA GLI PSICO-SESSUOLOGI NON SONO DEL TUTTO D’ACCORDO. «PER UNA MAGGIORE RISOLUZIONE DELLE DISFUNZIONI SESSUALI È NECESSARIO NON SOLO UN APPROCCIO DI TIPO MEDICO MA ANCHE PSICOLOGICO», SPIEGA FABRIZIO QUATTRINI, PRESIDENTE DELL’ISTITUTO ITALIANO DI SESSUOLOGIA SCIENTIFICA di Biagio Costanzo

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L

a notizia era fin troppo interessante perchè i giornali, in special modo quelli italiani, la ignorassero. Oggi è possibile guarire dall’impotenza nel 99% dei casi. Ad affermarlo con decisione è Philipe Brenot, psichiatra dell’Associazione Sessuologi Francesi che con una tale dichiarazione ha suscitato, com’era prevedibile, entusiasmi e polemiche, scatenando un vero e proprio dibattito nel Paese. Tanto che se n’è occupato persino un autorevole quotidiano francese come “Le Monde”, che di solito non si occupa di problemi inerenti al sesso. Eppure stavolta la notizia era davvero importante, per cui valeva la pena condividerla con i propri lettori. Ma a frenare il fin troppo facile entusiasmo degli scienziati d’Oltralpe, o per meglio dire, ridimensionare il tutto, ci pensano i ricercatori nostrani. Fabrizio Quattrini dell’Università degli Studi dell’Aquila e Presidente dell’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica di Roma ritiene che ci sono stati passi avanti significativi. «Sicuramente con l’avvento degli inibitori degli enzimi fosfodiesterasi di tipo 5 (PDE-5), quindi dal Viagra al Cialis e al Levitra - ci spiega - si è osservata una forte tendenza a risolvere in modo rapido il disagio riscontrato da alcuni individui durante il comportamento sessuale. Assumere una pillola alcuni minuti prima del rapporto garantendosi la funzionalità del pene, quindi la tranquillità e soddisfazione sessuali, ha permesso di ovviare ad una serie di inconvenienti relazionali, ma anche personali e di autostima». E i risultati non si sono fatti attendere. «La costante ricerca su alcuni farmaci, (gli inibitori degli enzimi fosfodiesterasi di tipo 5, PDE-5) ha migliorato sicuramente alcune caratteristiche peculiari legate alla durata dell’erezione e al tempo di risposta erettile dopo l’assunzione. Il principio attivo del Viagra (sildenafil) e del Levitra (vardenafil) ad esempio, hanno una risposta fisiologica di tipo erettile ridotta nel tempo rispetto al Cialis (tadalafil). In altre parole il Viagra e il Levitra hanno una durata di azione media di circa 4 ore, nei confronti del Cialis che invece ha una durata media di 36 ore». Ma ci sono alcune variazioni, dovuti sia alla composizione chimica che alla risposta soggettiva del paziente. «Il Viagra e il Levitra devono essere assunti preferibilmente a stomaco vuoto e non più di una volta al giorno almeno da 30 a 60 minuti prima del rapporto sessuale, mentre il Cialis può essere preso, sempre lontano dai pasti e non più di una volta al giorno, solamente 30 minuti prima del rapporto sessuale». D’altro canto essendo dei farmaci non vanno considera-

ti degli “afrodisiaci” per migliorare l’esperienza sessuale, ovvero immaginare prestazioni sessuali “eccezionali”. È necessario che questi farmaci siano sempre prescritti dal medico dopo un’attenta valutazione dello stato di salute fisica dell’individuo. Sarà importante a questo punto aggiungere, che un passo significativo, riguardo al disturbo dell’erezione, è stato certamente la possibilità di una diagnostica medico-funzionale. Oggi possibile con un’ adeguata prevenzione. Capire cioè anzitempo quanto un paziente è a rischio, oppure riconoscere se il disagio è esclusivamente di tipo funzionale, di carattere medico, o emotivo-relazionale, cioè di carattere psicologico, o addirittura di carattere misto. La notizia riportata dai quotidiani francesi, secondo cui, con le terapie a disposizione, per curare l’impotenza maschile oggi, si arrivi a risolvere il 99% delle disfunzioni sessuali, non trova del tutto d’accordo

Sono moltissimi i giovani tra i 20 e i 30 anni che si rivolgono a medici di medicina generale per curare eventuali sintomi disfunzionali. Fra questi pochissimi si rivolgono a un andrologo

Dossier Medicina 25


Primo piano QUALI SONO I FARMACI UTILIZZATI? VIAGRA (sildenafil) pillola blu funziona dopo quaranta minuti, l’effetto dura sei-sette ore. Da prendere a digiuno e lontano dall’assunzione di alcol.

CLIASI (tadalafil) pillola gialla funziona dopo un’ora e l’effetto dura 36 ore. È detta anche pillola del weekwnd e non richiede attenzione ai pasti e all’alcol.

Quattrini. «Il dato riportato dai colleghi francesi è espressione di una scienza sessuologica in continua evoluzione, quindi parlare oggi di risoluzione quasi totale del disturbo dell’erezione è, a mio avviso, riduttivo, o comunque indirizzato in modo esclusivo alle terapie farmacologiche di ultima generazione. Rimango dell’idea che la risposta sessuale maschile e femminile non può prescindere da entrambi gli aspetti medico (fisiologici) e psicologici (emotivi), quindi per una maggiore risoluzione delle disfunzioni sessuali in genere e del disturbo dell’erezione in particolare è necessario promuovere costantemente l’utilizzo di un approccio di tipo integrato medico e psicologico». Insomma, quel che lamentano gli psico-sessuologi italiani è la mancanza di un approccio complementare da aggiungere ad una terapia farmacologica. È necessario, sempre secondo i nostri studiosi, che si intervenga sulle persone con una chiara ed esplicativa educazione sessuo-affettiva, in modo da garantire una maggiore conoscenza del proprio sè corporeo e sessuale, per una minore probabilità di incorrere in disfunzionalità di tipo sessuologico. C’è la tendenza a volerlo nascondere, quanto piuttosto a volerlo negare, o comunque a volerlo relegare ad una crisi passeggera, risolvibile con l’ausilio immediato e senza tante domande con dei farmaci ad hoc. Questo approccio piuttosto superficiale, in particolar modo da parte delle giovani generazioni si è rivelato poi dannoso per il paziente stesso. Sono moltissimi, secondo le statistiche esistenti, i giovani tra i 20 e i 30 anni che si FABRIZIO QUATTRINI Psicologo, Sessuologo, Psicoterapeuta rivolgono a medici di mePsicoanalitico. Socio fondatore e presidente dicina generale per curadell’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica. re eventuali sintomi diDocente dell'insegnamento e del laboratorio sfunzionali. Fra questi di Clinica delle Parafilie e Della Devianza pochissimi si rivolgono, o presso la Facoltà di Psicologia dell'Università sono inviati dal proprio degli Studi de L'Aquila medico curante, ad un 26 Dossier Medicina

LEVITRA (vardenafil) pillola arancione è quella che ha effetto più veloce. Agisce prima del Viagra, funziona già dopo mezz’ora. Non richiede attenzione ai pasti

andrologo. E qualora questo accada l’unico approccio che viene offerto è quello farmacologico, con l’ausilio di medicine, fin troppo spesso spacciate per “pillole della felicità”, entrando in un circolo vizioso di dipendenza “psicologica” da farmaco. Ma a questo proposito Quattrini suggerisce un’alternativa. «Dalla mia esperienza di psicosessuologo sarebbe più indicata una collaborazione medico-sessuologo dove l’utilizzo del farmaco, associato a psicoterapia sessuale, può realmente migliorare gli aspetti disfunzionali diagnosticati, eludendo forme di dipendenza, innalzando la stima di sé del soggetto e aiutandolo a superare quei disagi di tipo relazionale, ovvero la paura di una donna vista e sentita costantemente più forte e disinibita». C’è una preoccupante percentuale in aumento, di giovani e giovanissimi che si rivolgono precocemente al medico, per problemi inerenti la loro potenza sessuale. Le cause possono essere molteplici e non semplicemente ascrivibili a problemi di ordine prettamente fisiologico. «Concordo con il fatto - continua Quattrini - che siano molti i giovani, ma anche i giovanissimi, che si rivolgono precocemente agli andrologi per una improvvisa disfunzione erettile. A mio avviso questo massiccio abbassamento dell’età può corrispondere ad un disagio emotivo, o comunque di bassa stima di sé dei giovani uomini, associato ad un femminile che negli ultimi 35-40 anni ha cambiato radicalmente i ruoli e i comportamenti sociali. Le donne si sono evolute, gli uomini sono rimasti fermi a guardare!». In breve, il mondo maschile deve fare i conti con un cambiamento sostanziale, nel costume, nella cultura e nella consapevolezza del proprio corpo e della propria sessualità da parte delle donne. Certi stereotipi legati al passato, sono caduti, e per fortuna aggiungiamo, inesorabilmente sotto la mannaia del femminismo degli anni ’70. E qualora comunque non vi fosse proprio una “coscienza politica di emancipazione”, c’è comunque l’ormai consolidato diritto ad una erotismo libero e consapevole, anche da parte loro, che sembra un dato ormai assodato, almeno nelle democrazie occidentali. I comportamenti che un tempo davano una sensazione di forza e sicurezza, e di conseguenza di potenza virile, oggi vengono a dir poco ridicolizzati, e gli uomini hanno dovuto cercare altre strade per “sedurre” il femminile. Data la loro età, nei giovani è possibile escludere una causa prevalentemente organica, per problemi legati ad una disfunzione eret-


tile, quanto piuttosto che s’ignori il “come” affrontare delle situazioni nuove, di fronte alle quali ci si sente impreparati. Non si tratta evidentemente, dell’atto sessuale in sè, nè della faciloneria liquidatoria da caserma, per cui è poco più di una semplice penetrazione. L’ostacolo da superare è la paura che si manifesta in vari modi: dal non essere abbastanza virili, allo stupore che si prova di fronte ad una donna ritenuta fino a poc’anzi innarrivabile, solo per fare alcuni esempi. Le sfaccettature delle paure adolescenziali riguardo alla sessualità, sono tali e tante che non a caso hanno fatto la fortuna di cineasti e scrittori mediocri. Essere convinti che sia facile risolvere tutte le paure e l’eventuale difficoltà d’erezione, semplicemente con l’assunzione di farmaci, dimostra ancora una volta, come esista il tentativo di minimizzare, e infine di rimuovere il problema, negandone addirittura l’esistenza. Ecco perchè è quanto mai necessaria un’attività di prevenzione volta ad affrontare il fenomeno fin dalla sua insorgenza. Ma c’è ancora un’ultima difficoltà da superare. L’esistenza di alcuni luoghi comuni che di fatto impediscono un sano approccio al problema. Esitono dei luoghi che possono arrecare dei danni non trascurabili. «Per la disfunzione erettile, ma per tutto ciò che riguarda la sessualità in generale – conclude Quattrini - esistono ancora oggi forti luoghi comuni, stereotipi e false credenze che, solamente attraverso una “sana” e chiara educazione alla sessualità e all’affettività è possibile cambiare. In relazione alla disfunzione erettile il luogo comune da sfatare, ma soprattutto da evitare di far rimanere costante nell’immaginario sociale collettivo, è legato allo stesso termine “impotenza”. Nonostante sia stato sostituito nel tempo dal più morbido “disturbo dell’erezione”, sembra difficile da eliminare totalmente. Rappresentare tale disagio con l’accezione forte del termine “impotenza” garantisce una visione distorta ed invalidante dell’essere umano di sesso maschile. Impotenza equivale non solo a disfunzione sessuale, ma anche e soprattutto a non essere più “potenti”, quindi capaci, sicuri, forti, in una sola parola “uomini”!” Per concludere, la strada per una sana e felice vita sessuale maschile, al di là dei facili proclami, è stata tracciata. E la soluzione del problema in fin dei conti non è poi così lontana.

33 % ha il dibate

45 % ha problemi cardiovascolari 17 % è iperteso

5% altre patologie

Essere convinti che sia facile risolvere tutte le paure e l’eventuale difficoltà d’erezione solo con l’assunzione di farmaci, dimostra e conferma, il tentativo di minimizzare il problema

SONO 3 MILIONI GLI ITALIANI AFFETTI DA PROBLEMI DI EREZIONI

2%

TRA 18 E 34 ANNI

45%

TRA 45 E 60 ANNI

53%

OLTRE I 70 ANNI

Dossier Medicina 27


Primo piano LA RICERCA È ANCORA MOLTO LONTANA DAL TROVARE LA GIUSTA RISPOSTA FARMACOLOGICA AL MORBO DI ALZHEIMER. TRATTANDOSI DI UNA MALATTIA DEGENERATIVA UNA VOLTA RISCONTRATA PURTROPPO PUÒ SOLO PEGGIORARE. SOLO UNA DIAGNOSI PRECOCE PUÒ PERMETTE UN PARZIALE RECUPERO di Andrea Giuliani

QUANDO SI PERDE

LA MEMORIA

E

ra il 1901, quando uno psichiatra tedesco di nome Alois Alzheimer sottopose per la prima volta una sua paziente, una certa Auguste D., una signora di 51 anni, ad un “nuovo” tipo di esame. Le vennero mostrati alcuni oggetti, di cui la paziente era certamente a conoscenza, e successivamente le venne chiesto di indicarne il nome. E lei non ne fu in grado. Inizialmente venne registrato come "disordine da amnesia di scrittura", ma storicamente, può essere considerato come il primo caso accertato di “Morbo di Alzheimer”. Da allora molti sono stati i passi avanti compiuti dalla scienza medica. Oggi sappiamo che si tratta di un tipo di “demenza degenerativa” fortemente invalidante, che esordisce per lo più in età senile, cioè oltre i 60 anni, anche se non sono rari i casi che si manifestano anche prima. Scientificamente rientra nel campo delle demenze, perchè si tratta di un disturbo a base organica, di alcune funzioni intellettive, quali la memoria, sia quella breve che a lungo termine, l’analisi critica, il linguaggio, e l’orientamento spazio temporale, sebbene vi sia la capacità di conservare uno stato di “coscienza vigile”. Dal punto di vista prettamente istologico (l’istologia è quella branca della medicina che studia i tessuti cellulari del corpo umano) è considerata come un “processo degenerativo” che distrugge lentamente le cellule cerebrali. Si tratta quindi di una malattia fortemente invalidante, che rende l’individuo che ne è affetto incapace di una vita normale ed indipendente. Secondo alcune statistiche, i soggetti che soffrirebbero del “Morbo di Alzheimer”, si aggirano intorno 800 mila persone in Italia, e nel mondo pare che siano oltre 26 milioni, di cui la maggior parte di sesso femminile. Per le cosidette demenze senili più in generale, i numeri sono ancora più infausti. Parliamo di una percentuale che si aggira attorno al 5% della po-

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polazione ultra sessantacinquenne, che diventa addirittura del 30% oltre gli 85 anni. È fortemente legata all’età dunque, quale unico fattore comune, ma oltre a questo, non sembra vi sia alcuna correlazione di carattere etnico o socio – economico. Il “Morbo di Alzheimer”, rientra nella categoria delle “demenze senili”, e volendo fare una classificazione più didattica, possiamo distinguerne di due tipi: quella corticale e quella sottocorticale. La “demenza corticale”, cosidetta, in cui rientra il “Morbo di Alzheimer”, consiste in una atrofia estesa della corteccia cerebrale, con sintomi quali: alterazioni della memoria, agnosia (disturbo della percezione, per cui non si riconoscono oggetti, persone, suoni, forme, odori già conosciuti), afasia (disordine legato alla comprensione e/o alla produzione del linguaggio verbale), e infine l’aprassia (inidoneità nel portare a termine un movimento volontario, un compito o un semplice gesto sebbene rimangano inalterate, sia la volontà che la capacità motoria del paziente).

LE ASSOCIAZIONI

FEDERAZIONE ALZHEIMER ITALIA Via T. Marino, 7, 20121 Milano. Tel. 02809767 email: info@alzheimer.it - www. alzheimer.it AIMA Associazione Italiana Malattia di Alzheimer. Via Ripa di Porta Ticinese 21, Milano. Tel. 0289406254 - Linea Verde: 800371332 sito web: www.alzheime - aima.it ALZHEIMER FEDERAZIONE EUROPEA Lussemburgo - 145 route de Thionvill. Tel. +352297970 - info@alzheimer-europe.org sito web: www.alzheimer-europe.org


800 mila

il numero gli italiani attualmente colpiti da demenza. Siamo il Paese europeo con l’incidenza maggiore della malattia

6 milioni

i malati di Alzheimer in tutta l’Europa. Ma si stima che raddoppieranno entro il 2050


Primo piano EMILIA ROMAGNA E LOMBARDIA IN PRIMA LINEA

La malattia di Alzheimer comporta enormi carichi di responsabilità e impegni quotidiani sulle spalle dei familiari, spesso lasciati soli dalle istituzioni. Vi sono Regioni comunque che fino ad oggi hanno messo in atto piani strategici di assistenza. In Lombardia e Emilia Romagna sono state create delle reti di supporto socio-sanitario diretto o indiretto (residenze sanitario-assistenziali o RSA; assistenza domiciliare integrata; gruppi Alzheimer territoriali; hospice per i malati terminali). Ma nel resto delle regioni italiane, soprattutto al Sud, mancano programmi di gestione clinico-assistenziale degli oltre 500mila malati di Alzheimer italiani.

La “demenza sottocorticale” si manifesta invece come una prematura diminuzione dei processi cognitivi correlata a movimenti volontari rallentati. Si riscontrano anche alcuni tratti psicologici cronicizzati, quali apatia e depressione (legata in quest’ultimo caso ad alterazioni organiche, da distinguere dalla depressione di origine “puramente” psicologica), ma con una perdita inferiore della intelligenza mnemonica e assenza dei disturbi di origine corticale accennati poc’anzi (agnosia, afasia, aprassia). Dal punto di vista prettamente sintomatologico rientrano in questa sottocategoria, oltre naturalmente al “Morbo di Alzheimer con demenza sottocorticale”, malattie come il “Morbo di Parkinson”, la Corea di Huntington, la paralisi sopranucleare progressiva, per fortuna rara, e altre patologie cerebrali non degenerative. Sebbene la classificazione di cui sopra sia stata con-

siderata fin troppo rigida essa può servire a un generale orientamento finalizzato ad una diagnosi precoce della malattia. La sintomatologia iniziale del “Morbo di Alzheimer” è di difficile individuazione, e in assenza di una diagnosi precoce si tendono a trascurare disturbi a carattere episodico, quali un’amnesia progressiva e alcuni deficit cognitivi. In principio si tratta di semplici dimenticanze che si manifestano nella vita quotidiana del paziente e riguardano due tipi di memoria: la cosidetta “on-going memory”, (dimenticare cosa si è mangiato a pranzo oppure cosa si è fatto durante l’arco della giornata), e la “memoria prospettica” (dimenticare di recarsi ad un appuntamento). Trattandosi di una malattia degenerativa progressiva, purtroppo le cose sono destinate a peggiorare e la perdita di memoria comincia a riguardare episodi del pas-

L’OMS PREVEDE NEL 2013 1,3 MILIARDI DI ULTRASESSANTENNI NEL MONDO. LA MALATTIA DI ALZHEIMER HA UNA PREVALENZA CHE CRESCE IN MODO ESPONENZIALE DOPO I 65 ANNI DAL 4% FINO AL 40% TRA GLI 85 E GLI 89 ANNI 30 Dossier Medicina


sato del paziente, e le conoscenze culturali acquisite. Cronologicamente, possiamo individuare almeno tre fasi nella malattia. La prima si manifesta con una leggera perdita di memoria, di cui abbiamo accennato poc’anzi. Nella seconda c’è un leggero peggioramento riguardo al ricordo del proprio passato e nelle più semplici azioni quotidiane. Compaiono disturbi del linguaggio, quali la comprensione di alcune parole e di alcune frasi concettuali, e la capacità di leggere e di scrivere. La memoria visiva comincia ad essere fortemente deficitaria, come l’impossibilità di riconoscere visi familiari e percorsi urbanistici (perdersi nel proprio quartiere o nel proprio paese) e di impararne anche di nuovi. L’ultima fase, la terza, è quella più invalidante e purtroppo, nello stesso tempo, quella più devastante. Il risultato è una completa dipendenza dagli altri, dovuto a difficoltà intellettive irrimediabilmente compromesse, la deambulazione diminuita, rigidità muscolare degli arti, incontinenza urinaria e fecale, ecolalia (ripetizione di parole o frasi dette da altri) oppure una ripetizione ossessiva di suoni e di gemiti o peggio ancora mutismo. E come se ciò non bastasse alta probabilità che si verifichino delle crisi epilettiche. Nell’interagire col mondo circostante possono ripetersi comportamenti “infantili” come il portare alla bocca ogni cosa, o afferrare qualunque oggetto sia a portata di mano. Si registrano anche casi di immobilismo, fino all’insorgere di piaghe da decubito, infezioni respiratorie, urinarie, sistemiche, oltre che contratture muscolari. Paradossalmente, nonostante la grosse mole di dati a disposizione, sia statistici che sintomatologici, una diagnosi certa del “Morbo di Alzheimer” è possibile solo post – mortem con un esame autoptico. Si è così accertato che la malattia è dovuta ad una larga distruzione di neuroni (cellule cerebrali) la cui causa è imputabile alla presenza di una proteina detta Beta-amiloide, che agisce come una “vera e propria colla” che unisce le varie strutture cellulari. Nel contempo si registra una diminuizione della acetilcolina, una molecola che serve a trasmettere vari messaggi tra i neuroni, e quindi alla memoria, e ad altre capacità intellettive. Di conseguenza sia la mancanza di una comunicazione infra – cellulare, dovuta all’acetilcolina, sia la presenza della Beta-amiloide, portano alla morte dei neuroni. Al momento attuale non esiste una cura definitiva per il “Morbo di Alzheimer”, ma esistono delle proposte terapeutiche che servono alla gestione clinica della malattia. Tali terapie sono volte soprattutto al contenimento dei danni neurologici, partendo da un presupposto innanzitutto farmacologico. Dal momento che si è appurato che le condizioni patologiche del paziente sono aggravate dall’assenza dell’aceticolina, si è pensato in un primo momento di re-introdurla nell’organismo del paziente, per far in

CERVELLO DI UNA PERSONA SANA Sezione di un cervello ricostruita al computer in cui si notano volumi e colori normali

CERVELLO DI UN MALATO DI ALZHEIMER Volumi ridotti e solchi molto accentuati. In colore rossoarancione, si notano i depositi di amiloide

modo che giunga a destinazione, cioè al cervello stesso. Ma questo approccio, piuttosto limitato in verità, si è rivelato poi inaffidabile, perchè tale sostanza si è dimostrata instabile e il suo effetto era troppo limitato nel tempo. L’alternativa è quindi usare degli inibitori della colinesterasi, un enzima che metabolizza l'acetilcolina, in questo modo si aumenta la quantità di acetilcolina già presente nello spazio sinaptico. Nonostante esistano delle difficoltà oggettive in una diagnosi precoce, è quanto mai necessario che si agisca al più presto quando si manifestano i primi sintomi. Un’ analisi accurata fatta a tempo debito permette tipi di intervento farmacologici e un potenziale, seppur parziale, recupero.

Dossier Medicina 31


Primo piano

CELIACHIA nuove scoperte SONO 400 I SOGGETTI CHE SONO STATI SOTTOPOSTI ALLA SPERIMENTAZIONE DEL FARMACO ANTICELIACHIA. LA RICERCA CONDOTTA DA ALESSIO FASANO PRESSO L’UNIVERSITÀ DI BALTIMORA PUNTA SULL’IMPIEGO TERAPEUTICO DELL’INIBITORE DELLA ZONULINA INTESTINALE di BiagioCostanzo

F ALESSIO FASANO Dirige il Centro Ricerca sulla Celiachia e Biologia Mucosale dell’Università del Maryland a Baltimora, ed è Direttore di Pediatria presso la stessa università. Ha ricevuto diversi premi, tra cui il Premio come Innovatore nel 2005

32 Dossier Medicina

inalmente s’intravede una speranza per i malati di celiachia: la possibilità di assumere una pillola che blocchi gli effetti nocivi di tutti i derivati del glutine, consentendo così ai pazienti di dire addio alla schiavitù di una dieta ad hoc. La notizia viene dagli States, e precisamente dall’Università di Baltimora nel Maryland, dove uno scienziato di origine italiana, (anzi ad esser precisi salernitano) Alessio Fasano, ha avviato una sperimentazione rivoluzionaria. Direttore da 15 anni del Centro di Ricerca sulla Celiachia e Biologia Mucosale, Fasano è considerato da molti come il massimo esperto mondiale nello studio della celiachia. Questa malattia consiste essenzialmente in un’intolleranza permanente al glutine, sostanza proteica presente in alcuni grani come ad esempio, il frumento, la segale e l’avena. Occore quindi prestare molta attenzione e non ingerire prodotti farinacei e suoi derivati, quali pane, pasta, biscotti e pizza, ma anche le più piccole tracce di farina da ogni piatto. Statisticamente la celiachia è una delle malattie più frequenti al mondo. Sebbene sia decisamente sottostimata, in italia si contano poco più di 55 mila casi accertati, in realtà colpisce una percentuale che sui grandi numeri ha una certa rilevanza: si parla infatti di un’incidenza dello 0.5 – 1 % della popolazione mondiale. Qualora si assumesse erroneamente del glutine, pur tenendo conto di variabili come l’età, la dieta, e la durata della malattia, la sintomatologia può variare dalla forma

classica, con tipiche manifestazioni da cattivo assorbimento intestinale, quali diarrea e perdita di peso, fino alle “forme silenti”, atipiche e asintomatiche. Gli studi condotti da Fasano hanno evidenziato come esista una stretta correlazione tra un’alterazione della barriera intestinale secondaria e una malfunzione della zonulina, una molecola che regola la permeabilità dell’intestino. Dal punto di vista genetico, la celiachia è causata da una perdita di tolleranza al glutine e ad un difetto immunitario. La ricerca quindi dovrà essere rivolta alla rimozione di almeno uno di tre fattori: il carattere genetico, il fattore ambientale scatenante, ed infine quello verso il quale si sono rivolti i maggiori sforzi, perchè considerato quello più proficuo in termini di potenziale successo, il cosidetto “difetto di barriera", la permeabilità intestinale di cui accennavamo poc’anzi. E non potevamo che rivolgerci ad Alessio Fasano quindi, protagonista di questa rivoluzionaria “scoperta” per saperne di più. Partendo da un presupposto alternativo lei ha “inventato”, la cosidetta pillola anti - celiachia. Com’è giunto a questa soluzione? Può parlarci più approfonditamente di questa sua ricerca così rivoluzionaria? «Negli ultimi anni si è registrato un notevole impulso nell’individuazione di terapie alternative alla dieta senza glutine, soprattutto grazie all’incremento del-


I NUMERI DELLA CELIACHIA il tetto di spesa in alimenti senza glutine al mese del servizio sanitario per una donna adulta 100 èa carico il tetto di spesa in alimenti senza glutine al mese del servizio sanitario per per un uomo 150 èa carico 200 sono gli euro che le famiglie spendono per la diagnosi strutture di ristorazione in Italia, alberghi, pizzerie che possono ospitare celiaci 1200 leristoranti, dei prodotti senza glutine contenuti 1736 ènelil numero registro Nazionale degli alimenti 85mila sono le diagnosi in Italia ogni anno 500 mila i celiaci in Italia che non sanno di esserlo

INTERVISTA A GAIA DE LAURENTIIS

«8 MESI PER CAPIRE CHE MIO FIGLIO AVEVA LA CELIACHIA»

L’attrice e conduttrice televisiva di successo Gaia De Laurentiis, come madre di un bambino celiaco, Sebastiano, di quasi 13 anni, è testimonial d’eccezione della campagna stampa di AIC (Associazione Italiana Celiachia), insieme a Pierluigi Collina e Daniele Bossari. La campagna Aic è stata presentata il 2 ottobre scorso all’Istituto Superiore di Sanità, per rendere noti i progressi fatti nella cura della celiachia. L’attrice ha anche altri due figli: Agnese di 5 anni ed Emma di 11 mesi. Quando ha scoperto che suo figlio era celiaco? «Molto presto, al momento dello svezzamento, perché sono subito iniziati i sintomi tipici: diarrea e vomito, occhiaie, la pancia gonfia. Purtroppo, i medici sono riusciti a capire che si trattava di disturbi legati al cibo solo dopo 8 mesi». Come è accaduto? «Mentre eravamo in vacanza in Sardegna dove Sebastiano continuava ad ammalarsi, a non dormire bene e non mangiare nonostante avesse fame, un giovane medico della Marina ebbe il sospetto che si trattasse di celiachia e ci indirizzò al Bambino

Gesù. Il gastroenterologo capì subito che cosa avesse. Eliminato il glutine, mio figlio è rinato nel giro di qualche giorno. D’altronde, 12 anni fa era tutto diverso». Che cosa era diverso? «Per esempio, prima era molto più difficile poter comprare cibo adatto per i celiaci, invece ora ci sono centinaia di prodotti. Sarei soltanto felice se potessi leggere su tutti i prodotti se contengono glutine. Spesso, infatti, c’è scritto solo “amido modificato” che, se è mais, va benissimo, ma se si tratta di grano, certo, no».

Suo figlio non si ribella mai al suo regime alimentare? «Di solito no, anche perché ci sono persino delle cose buone fra il cibo senza glutine, come per esempio la pizza o le merendine al cioccolato che piacciono anche alle sue sorelle. Solo che Sebastiano comincia ad essere grande, a uscire da solo con i suoi amici e qualche volta questi ragazzi frequentano i fast food che non sono il posto più adatto per chi deve stare attento all’alimentazione. Quando mio figlio mangia qualcosa che dovrebbe evitare, me ne accorgo subito perché gli viene la ‘faccia da glutine’: diventa pallido e nervoso, ha le occhiaie. Comunque, penso che arriverà il momento in cui anche il Mc Donald’s farà i panini per celiaci!». La dieta dei celiaci è più costosa? «Eccome! Questi prodotti speciali spesso hanno prezzi proibitivi e quindi la malattia costituisce sicuramente un grosso problema economico per molte famiglie. Un celiaco ha un sussidio di 140 euro al mese per comprare il cibo adatto, ma non si riesce mai a rientrare in questa cifra che viene superata di gran lunga”.

Dossier Medicina 33


Primo piano

LA PILLOLA ANTICELIACHIA NON SARÀ PRONTA PRIMA DI 3-4 ANNI. ANCHE SE LE SCELTE GIUSTE DI DOSI, TEMPI E SOGGETTI DA TESTARE SONO VARIABILI E POSSONO RALLENTARE IL PROCESSO DI COMMERCIALIZZAZIONE le conoscenze sui meccanismi patogenetici della celiachia. Uno dei filoni di ricerca più promettenti è quello del possibile impiego terapeutico dell’inibitore della zonulina intestinale, la famosa “pillola” di cui tanto si è parlato recentemente a livello di mass-media». Come è avvenuta la sua scoperta? «È avvenuta per caso (come spesso succede nel campo di ricerche sperimentali), mentre la sua influenza nella celiachia ha seguito un filo logico basato su evidenze biologiche che ci hanno portato a scoprire il suo ruolo nella patogenesi della celiachia». Di che si tratta, in sintesi? «La zonulina è una proteina rilasciata fisiologicamente dalla mucosa intestinale in seguito a stimoli di varia natura. Essa si lega ad un recettore specifico presente sulla superficie delle cellule epiteliali che formano la barriera intestinale, ed in tal modo attiva una serie di eventi biochimici “a cascata”, tra i quali una sorta di contrazione delle proteine dello scheletro cellulare (actina)». E qual è l’effetto finale? «Quello di aprire transitoriamente “i cancelli” posti a livello degli spazi intercellulari, consentendo così 34 Dossier Medicina

il passaggio di eventuali composti presenti nell’intestino. Il glutine introdotto con gli alimenti rappresenta un potente stimolo al rilascio di zonulina intestinale. L’aumento della permeabilità intestinale indotto dal glutine favorisce l’assorbimento dei peptidi derivanti dalla digestione del glutine stesso. Una volta superato lo sbarramento della barriera intestinale, i peptidi del glutine possono attivare, nei soggetti geneticamente predisposti alla celiachia, la reazione immunologica autoimmune che porta alla atrofia dei villi intestinali». Quali sono gli effetti tossici delle proteine del glutine nei celiaci? «Vi è quello di “scardinare la prima linea di difesa” rappresentata dalla barriera intestinale, grazie alla complicità della zonulina, in modo da arrivare più facilmente, ed in quantità maggiori, nell’arena (la lamina propria) dove si combatte la battaglia della celiachia. Questo meccanismo, tra l’altro, sembra essere importante anche in altre patologie di tipo autoimmune, particolarmente nel diabete insulinodipendente, malattia la cui comparsa è preceduta, almeno negli animali utilizzati per gli esperimenti, da



Primo piano DIAGNOSI DELLA MALATTIA CELIACA La diagnosi di malattia celiaca si basa su gastroscopia con biopsia in duodeno e sulla ricerca degli anticorpi specifici per celiachia (antigliadina, antiendomisio e antitransglutaminasi tissutale). La biopsia duodenale deve mostrare le lesioni istologiche caratteristiche per malattia celiaca e cioè l’atrofia dei villi intestinali, l’ipertrofia delle cripte e l’aumento del numero dei linfociti intraepiteliali. Lo sviluppo di tali lesioni è però un processo dinamico che può presentarsi in gradi diversi e quindi con lesioni più o meno marcate, andando da un’atrofia totale della mucosa (villi completamente scomparsi) ad una architettura intestinale normale in cui la sola anomalia misurabile è rappresentata da un aumento dei linfociti intraepiteliali. È opportuno sottolineare che le suddette alterazioni, pur essendo caratteristiche per malattia celiaca, non sono però specifiche per questa malat-

tia. Si riconoscono infatti diverse condizioni patologiche caratterizzate da alterazioni intestinali del tutto simili a queste. Per far diagnosi è perciò necessario dimostrare che il paziente sia anche positivo agli anticorpi specifici per celiachia, soprattutto antiendomisio e antitransglutaminasi tissutale. È molto importante tenere sempre a mente che sia le lesioni intestinali che gli anticorpi specifici per celiachia sono glutine-dipendenti e quindi scompaiono una volta che il paziente ha eliminato il glutine dalla dieta. Pertanto, quando si pensa che un paziente sia affetto da malattia celiaca, bisogna eseguire biopsia duodenale e bisogna ricercare gli anticorpi specifici quando il paziente sta ancora mangiando il glutine. Far iniziare la dieta aglutinata prima di aver eseguito questi accertamenti complica solo l’iter diagnostico. Non diventa infatti più possibile capire se gli accerta-

una fase di aumento spiccato della permeabilità intestinale indotto dalla zonulina». A questo punto la ricerca ha portato degli sviluppi? «Si è arrivati alla sintesi di un peptide inibitore il quale, una volta assunto per bocca, raggiunge l’intestino, blocca il recettore della zonulina e impedisce l’aumento della permeabilità intestinale indotto dalla zonulina stessa. Sulla base di una serie di evidenze sperimentali, si è pensato di introdurre l’inibitore della zonulina nel trattamento della celiachia». Su quante persone lo avete testato ? «Al momento, sono più di 400 i soggetti arruolati negli studi di questo farmaco che si è rivelato maneggevole e privo di effetti collaterali ed ha prevenuto la ricaduta clinica e la comparsa degli autoanticorpi tipici della celiachia in soggetti celiaci che sono stati esposti a grosse quantità di glutine per 3 settimane». I giornali in italia parlano di una percentuale di successo dell’85% per cento dei pazienti ai quali lei ha somministrato la pillola - anticeliachia. Quanto tempo ritiene sia necessario perchè si passi dalla fase sperimentale alla successiva fase della produzione vera e propria del farmaco? «A questa domanda è molto difficile rispondere, perchè le variabili sono tante e non del tutto scientifiche. Giusto per menzionarne alcune, la situazione economica attuale certamente non facilita investimenti in progetti che, come questi, richiedono svariati milioni di euro e tempi lunghi. Le scelte giuste di dosi, tempi, e soggetti da testare sono ancora altre varia36 Dossier Medicina

menti sono negativi perché il paziente non ha la malattia celiaca o perché la dieta aglutinata ha risolto le lesioni. Infine, è stato dimostrato che non è possibile sperare di capire se un paziente soffre o meno di malattia celiaca sulla base della risposta dei sintomi lamentati alla dieta aglutinata.

Sopra: osservazione al microscopio della mucosa intestinale con i suoi normali caratteristici villi. A sinistra: ossevazione al microscopio della mucosa intestinale piana che ha perduto i villi a causa del morbo celiaco

bili che potrebbero rallentare il processo. Comunque, nella più rosea delle ipotesi, prevedo una commercializzazione del farmaco non prima di 3-4 anni». Lei pensa che l’apporto della moderna Ingegneria Genetica e della ricerca sulle cellule staminali possa dare ulteriore vigore alle ricerche sulla etiopatogenesi della celiachia? «È possibile ipotizzare che, in una malattia in cui c’è un’aumentata distruzione cellulare e, quindi, le cellule staminali sono costrette a lavoro extra, si possa far tesoro di scoperte sulla biologia e pluripotenzialità di queste cellule. Ovviamente l’ingegneria genetica dei grani potrebbe permetterci di crearne nuovi con palatabilità e caratteristiche organolettiche simili al grano, ma senza tossicità. Vedo, però, questa strada abbastanza impervia e tecnicamente complicata, soprattutto tenendo presente che abbiamo una terapia (la dieta priva di glutine) che funziona benissimo e non dà effetti collaterali se non quelli relativi alla qualità della vita». A proposito di qualità della vita, quali sono le conseguenze psicologiche, scoperta la malattia, in un adolescente piuttosto che in un adulto? «Senza dubbio questo è il peso più grosso di cui i pazienti celiaci si vorrebbero sollevare. Soprattuto gli adolescenti, nei quali il desiderio di “amalgamarsi al gruppo per non sentirsi differenti” è molto forte e, pertanto, si sentono diversi dagli altri quando vanno fuori per una pizza e soffrono moltissimo del fatto di dover essere a dieta per il resto della loro vita».



Prevenzione

NUOVE TECNICHE per la prevenzione INFARTI CARDIACI E TUMORI. LA TECNOLOGIA HA FATTO MOLTO PER LA DIAGNOSI PRECOCE DI QUESTE DUE PATOLOGIE. IL PROFESSOR GIOVANNI USSIA, CHIURGO, DOCENTE E RICERCATORE RICORDA COME LE MODERNE STRUMENTAZIONI CONSENTANO OGGI UNA MEDICINA PREDITTIVA E PROTETTIVA SIA PER LE MALATTIE CARDIOVASCOLARI CHE PER IL CANCRO di Lorenzo Berardi

Sopra: un esempio di trombosi arteriosa che è causa di gravi patologie e colpisce frequentemente alcuni organi, quali il cuore, il cervello e gli arti inferiori. Anche in questo caso la prevenzione e la diagnosi precoce sono il miglior modo per assicurare salute e benessere. Bisogna diagnosticare le malattie quando sono al loro stadio precoce

U

na piccola sfera di cristallo troneggia al centro della scrivania nello studio bolognese del professor Giovanni Ussia. L'oggetto simboleggia il sogno di ogni uomo e di ogni medico, quello di sapere scrutare il futuro e leggervi attraverso. Un sogno, appunto. Eppure in medicina il piano della realtà si è avvicinato a quello dei desideri. Perchè le malattie che affliggono l'umanità non si possono ancora debellare del tutto, ma individuarle per tempo e riconoscere la possibilità che colpiscano soggetti apparentemente sani è possibile. «La popolazione è divisa in due grandi gruppi: un 15% di ammalati e un 85% di persone che oggi sono sane», ricorda il professor Ussia, docente di Chirurgia Generale e Toracica all’Università di Bologna. «È proprio in questo 85% che rientrano i futuri malati». La sfera di cristallo del professor Ussia è solo un simbolo, ma rappresenta la necessità di cambiare approccio che sta rivoluzionando la medicina moderna. «Fino a oggi la medicina è stata curativa – afferma Ussia – limitandosi ad aspettare la malattia per poi intervenire e curarla. Ora la medicina deve divenire predittiva, ma soprattutto protettiva». Niente stregonerie, ma uno scien-

tifico approccio predittivo supportato dalla tecnologia «per tentare di cambiare il destino di una persona e impedire che cada malata». Per arrivare a questo, alla medicina servono pionieri che sappiano dimostrare come il loro modo di vedere sia realmente utile alla gente. «Senza generare false illusioni, ma dando le giuste speranze – assicura il professor Ussia – oggi la medicina consente di avvicinarci a una predizione delle malattie e realizzare una migliore protezione o comunque di minimizzare i danni che ne deriverebbero». Davvero è già possibile individuare i soggetti apparentemente sani, ma che covano una malattia e intervenire prima che questa si manifesti? «Se individuiamo chi ci sta tirando la freccia di una malattia, da dove ce la sta tirando e che tipo di freccia sia, possiamo difenderci con uno scudo adeguato e impedire al dardo non di essere scoccato, ma di colpirci. É proprio questo lo scopo della medicina protettiva. Dobbiamo sapere che ci sarà una malattia che ci verrà addosso e porre in atto misure protettive mirate. Due sono le malattie principali per incidenza nella popolazione italiana: le patologie cardiovascolari, come l'infarto e l'ictus e le patologie tumorali come il cancro. Ebbene, oggi possiamo proteggerci in ma-

GIOVANNI USSIA Ricercatore, Docente di Chirurgia all’Università di Bologna. Ha al suo attivo 9mila interventi chirurgici. Ha fatto parte del gruppo di ricerca che ha portato all’esecuzione del primo trapianto di fegato a Bologna. Ha eseguito nel 1990 i primi interventi di chirurgia laparoscopica come colecistectomie, ernioplastiche, isterectomia

38 Dossier Medicina


COS’È INSIDEVIEW NORMALE INVECCHIAMENTO DELLE ARTERIE

ACCELLERAZIONE DEL PROCESSO DI INVECCHIAMENTO DELLE ARTERIE

5 ANNI

25 ANNI

50 ANNI

75 ANNI

INVECCHIAMENTO DELLE ARTERIE Le immagini nella parte superiore testimoniano un invecchiamento fisiologico dell’arteria in rapporto all’età anagrafica. Nella parte inferiore, invece, la parete dell’arteria ha subito un’accelerazione nel processo di invecchiamento: è indurita e ricoperta da depositi di grasso chiamati “placche aterosclerotiche”. Quanto più queste placche diventano grosse tanto più il lume delle arterie si restringe provocando una diminuzione dell’afflusso di sangue in tutto l’organismo. Il processo di invecchiamento delle arterie può essere accellerato o ritardato. Oggi sappiamo che alcune nostre abitudini possono influenzare questo processo

niera seria, scientificamente valida e facendo uso dei mezzi e degli strumenti che la moderna tecnologia ci mette a disposizione». Come e quando può avvenire il riconoscimento preventivo di una malattia? «Esistono tre fasi di una malattia. Il primo momento è quello in cui la malattia è latente e nascosta e potrebbe essere predetta attraverso lo studio genetico, ma non si può certo fare uno studio di genetica su ogni singolo individuo. Nella seconda fase, la malattia è asintomatica, cioè non ha segni, non si manifesta, ma esiste. Questo sarebbe il momento in cui noi vorremmo individuarla in quella popolazione apparentemente sana che però non va dal medico perchè non avverte sintomi. Infine vi è una terza fase che è quella sintomatica in cui la malattia dà segni di sè, si manifesta e spinge il paziente a recarsi dal medico per curarsi. Dobbiamo cercare di individuare il soggetto ammalato prima che la malattia si renda visibile. Per fare questo, oggi esistono sistemi di check-up molto sofisticati». L'infarto cardiaco colpisce in media 120mila persone all'anno solo in Italia. Per un terzo di queste persone, l'infarto è letale e la metà di chi muore non aveva avuto segnali premonitori. In questo caso, come si può curare una persona che non sa di essere malata, non presenta segni di malattia e quando ne viene colpita rischia la propria vita? «L'infarto consiste nella chiusura di un'arteria coronarica con conseguente necrosi del tessuto cardiaco che era irrorato da quella arteria e quindi, anche guarendo, quel

Insideview è il primo programma di prevenzione in Italia che, utilizzando una TAC di ultima generazione ultraveloce, può aiutare il medico a individuare potenziali patologie quando sono ancora allo stadio precoce. Con Insideview si puo’ effettuare un viaggio virtuale all'interno del corpo e, in pochi minuti, in modo sicuro, indolore, non invasivo, ottenere informazioni anatomiche dettagliate e precise. Il programma si svolge approssimativamente in 1 ora incluso il tempo speso per l'intervista medica e la consultazione con il medico dopo l'esame. Il tempo effettivo di esame è inferiore ai 10 minuti. L'esame è sicuro e indolore. Una zona di 15 cm può essere esaminata in meno di 20 secondi, e un controllo completo del corpo viene portato a termine in meno di 10 minuti. Questa straordinaria velocità permette di visualizzare organi in fasi vascolari multiple e permette di evidenziare con maggior precisione determinate eventuali anomalie, quali cancro, emboli, alterazioni articolari.

tessuto resterà morto. Se una persona sa di appartenere al gruppo di coloro che potrebbero subire un infarto è giusto intervenire con dei mezzi adeguati prima che l'infarto avvenga, perchè nel caso esso si verifichi ci sarà una possibilità su tre di morire e, anche sopravvivendo, il paziente diverrà comunque un ammalato. Occorre quindi adoperare un sistema di check up misto, formato da un'accurata visita medica, da esami del sangue tradizionali e sofisticati e dall'utilizzo delle supertac tridimensionali che consentono di guardare all'interno del cuore in maniera accurata e virtuale. Al termine di questo processo e unendo tutte le informazioni, il medico clinico è in grado di dare una valutazione esatta del rischio e proporre le misure protettive adeguate al caso per cambiare il destino della persona. Le supertac 3D sono fondamentali perché consentono di visualizzare le arterie coronariche e il loro interno senza inserire un catetere. Nessun soggetto sano, infatti, si farebbe fare una coronarografia per cui dobbiamo adoperare delle tecniche non invasive». Nel caso dei tumori, invece, si può parlare di "prevenzione"? «I tumori non si possono ancora prevenire. Tuttavia, esiste la loro diagnosi precoce come accade nello screening della mammella che non previene il cancro, ma permette di individuarlo in una fase iniziale in cui la cura è più efficace avvicinandosi al 98% di successo. Impedire che il tumore nasca è invece possibile, ma solo in alcuni casi. Ad esempio, nel tumore al colon che oggi è il secondo al mondo per ordine di frequenza.

Dossier Medicina 39


Prevenzione INDIVIDUARE I PAZIENTI A RISCHIO Calcium Score

Angiografia invasiva

R I S C H I O

0

10

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100

I cancri del colon colpiscono soprattutto le persone oltre i cinquant'anni tanto che almeno un over 50 su otto contrarrà questo tumore. Esistono numerosi programmi di screening, ma quelli attuali identificano sempre il tumore in fase precoce. La vera prevenzione è un'altra. Il cancro del colon nasce su un polipo ovvero un rigonfiamento del rivestimento interno o mucosa dell'intestino. In questa fase il polipo è ancora benigno, ma l'unico modo per impedirgli di divenire maligno è rimuoverlo. Per eliminare questo polipo dobbiamo sapere della sua esistenza individuandolo attraverso una colonscopia. Nessun soggetto sano si fa una colonscopia ed ecco che la tecnologia ci viene in aiuto consentendo di fare una colonscopia virtuale che non è efficace quanto quella tradizionale, ma ci si avvicina molto e consente di identificare la presenza di polipi per poi procedere alla loro rimozione in endoscopia. Così facendo si è visto che è possibile eliminare almeno il 90% dei cancri del colon». Quando è nata questa colonscopia virtuale? «La tecnologia è stata messa a punto alcuni anni fa e io sono stato fra i primi a lanciarla in Italia. Abbiamo fatto la prima colonscopia virtuale nel 2000. In seguito sono stati condotti degli studi di comparazione fra la colonscopia tradizionale e quella virtuale scoprendo che la capacità di diagnosi è quasi identica. Oggi l'American College of Radiology ha validato questo esame come utilizzabile anche per le procedure di screening e di diagnosi precoce del cancro del colon. Una notizia molto importante perché permette di fare la colonscopia virtuale per coloro i quali non vogliano fare quella tradizionale che resta la migliore ma è ben più invasiva». In quest'ottica è fondamentale il programma In40 Dossier Medicina

sideview 3D che lei ha contribuito a sviluppare. «Insideview 3D tiene conto di tutti questi fattori e quindi viene fatto su misura. Perchè ognuno di noi è un essere unico e irripetibile e perciò va trattato come tale, adattando ogni singola misura di prevenzione, di cura o di diagnosi. Questo fa il nostro software. Tenendo conto di tutti questi fattori eseguiamo davvero il miglior check-up possibile e possiamo farlo in diversi centri in tutta Italia. Centri che si avvalgono dei migliori specialisti e in cui il check-up prevede l'esecuzione di esami diagnostici, supertac, visita medica preliminare e conclusiva oltre ai suggerimenti terapeutici. Questi programmi sono in uso in alcune cliniche di cui una a Bologna e una a Firenze in cui lavoro io stesso. Il cuore di ogni sistema di check-up, però, resta e resterà sempre un bravo medico che utilizza strumenti, tecniche e conoscenze per il benessere del proprio paziente che intende restare sano. L'obiettivo non è curare la malattia, ma impedire che, qualora essa sia presente, si sviluppi e provochi danni sull'organismo». Quanto è durata la parte di sviluppo teorica e pratica del software? «Questo programma è stato ideato, fatto e messo a punto assieme ad alcuni specialisti americani, soprattutto grazie all'iniziativa del mio amico e collega Steve Shapiro. Le malattie sono la cosa più democratica del mondo e il dottor Shapiro ha pensato di fare qualcosa prima che i suoi pazienti cadessero ammalati. E così sono nate le prime tac 3D che poi sono state fatte anche a persone sane, in maniera ancora non del tutto scientifica e forse criticabile. Da Beverly Hills, dove lavora Shapiro, questo approccio si è sviluppato e raffinato e oggi è diffuso ovunque. In quasi tutti gli ospedali del mondo i medici incoraggiano i propri pazienti a fare prevenzione e la fanno benissimo». Lei è chirurgo, docente, ma anche ricercatore universitario. Cosa la spinge a continuare a fare ricerca medica? «Fare ricerca significa assistere il malato in maniera diversa, cercando di migliorare i mezzi per curarlo. Il ricercatore che assiste il malato è molto spesso quello che ricerca una soluzione perchè ha toccato con mano la limitatezza delle cure o delle terapie a disposizione e quindi avverte la spinta a ricercare una situazione in laboratorio proprio dalla condizione del malato. Per capire i pazienti bisognerebbe essere ammalati, per immedesimarsi nella sofferenza altrui in maniera empatica. È questo il motore che ci spinge a fare il medico o l'infermiere per aiutare gli altri, e anche chi fa ricerca medica sta seguendo questo percorso». Prof Giovanni Ussia Specialista in Chirurgia generale e toracica, Docente in Chirurgia Università di Bologna Studio in via Monte Grappa 16 Bologna tel 051 307215 email: giovanni.ussia@unibo.it n. verde per informazioni 800631330


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Prevenzione SOLDI DESTINATI ALLA SANITÀ PUBBLICA CONTINUANO A ESSERE SPESI PER LA CURA DI MALATTIE SESSUALMENTE TRASMESSE. UNA GIUSTA INFORMAZIONE POTREBBE RIDURRE IL RISCHIO DI CONTRARRE QUESTO TIPO DI MALATTIE a cura del Dottor Victor J. Rotoli

UN RISCHIO QUANDO IL SESSO DIVENTA

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e MST, acronimo di Malattie Sessualmente Trasmesse, sono quelle patologie che possono trasmettersi durante attività sessuale di varia natura. Chiamate anche malattie veneree, in questa categorie possiamo includere patologie che, seppur acquisite con diverse modalità come per esempio per via parenterale e orofecale, possono trasmettersi in maniera sporadica o occasionale anche attraverso rapporti sessuali. Nei paesi più industrializzati, intorno alla metà del secolo scorso, le migliorate condizioni socio-economiche e le conquiste terapeutiche dell’immediato dopo guerra hanno notevolmente ridotto l’incidenza delle classiche malattie veneree come la sifilide e la gonorrea, e si ipotizzava una loro graduale scomparsa negli anni futuri. Successivamente non è stato così e le malattie sessualmente trasmesse sono andate via via delineandosi e arrichendosi di patologie con caratteristiche diverse rispetto a quelle già conosciute. Nei paesi in via di sviluppo si assisteva all’espandersi di una nuova malattia venerea, l’AIDS, mentre nelle nazioni più industrializzate l’aumento, in particolare nei giovani, della promiscuità sessuale e la globalizzazione hanno aiutato a mantenere alta l’attenzione verso questa problematica. Le malattie sessualmente tra-

smesse continuano ad assorbire ogni anno ingenti risorse finanziarie destinate alla sanità pubblica.

AGENTI EZIOLOGICI MODALITÀ DI TRASMISSIONE

All’incirca 30 diversi agenti eziologici sono capaci di trasmettere le malattie veneree. Tra questi figurano virus, batteri, funghi e parassiti. Solo alcuni di questi vengono trasmessi esclusivamente per via sessuale. Neisseria gonorrea: batterio responsabile della gonorrea (chiamata anche scolo o blenorragia); Treponema pallidum: batterio responsabile della sifilide; Chlamydia trachomatis: batterio responsabile di uretriti, cerviciti e malattie infiammatoria pelvica; Trichomonas vaginalis: un organismo unicellulare responsabile della trichomoniasi; HPV (papillomavirus): alcuni ceppi sono responsabili del carcinoma del collo dell’utero mentre, altri sono responsabili dei condilomi acuminati; HSV (herpesvirus): il tipo 2 è responsabile dell’herpes genitale. Il contagio avviene fondamentalmente attraverso rapporti sessuali di varia natura, di tipo genitale, oropeniena, oro-vaginale e anale. Avviene anche per con-

CONSIGLI PER LA PREVENZIONE

Usare il preservativo durante ogni rapporto vaginale, orale e anale con un partner non abituale. Limitare il numero di partner sessuali. Recarsi da un medico appena compaiono sintomi di una malattia venerea o sussiste il sospetto di infezione dopo rapporto sessuale a rischio. Informare il partner dell’infezione. Durante l’eventuale trattamento è importante evitare rapporti sessuali non protetti. Eseguire uno screening per malattie veneree annualmente, specie in caso di nuovo partner.

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tatto diretto con liquidi infetti come sperma, secrezioni vaginali e sangue perduto da piccole lesioni, come per esempio in bocca. Ad alto rischio è considerato il coito anale, spesso responsabile di modeste lacerazioni che possono diventare porte d’ingresso per i germi. Il petting sessuale ha un certo rischio di trasmissione in caso di contatto dei genitali o eiaculazione. Alcuni microrganismi responsabili di specifiche malattie veneree vengono invece trasmessi con una certa frequenza sia per via sessuale che per via parenterale. Per esempio, il virus dell’AIDS e quello dell’epatite B, entrambi comuni ai tossicodipendenti. Queste malattie veneree possono essere trasmesse anche attraverso lo scambio di rasoi o oggetti di taglio non sterilizzati. Alcuni microrganismi come per esempio il virus dell’epatite A, dei batteri Shigella o parassiti come la Giardia lamblia e il Criptosporidium sono tutti trasmessi prevalentemente per via oro-fecale tramite ingestione di alimenti contaminati ma anche durante rapporti sessuali di natura oro-genitale e genito-anale. Il Cytomegalovirus e l’Epstein Barr responsabile della mononucleosi negli adolescenti possono essere trasmessi sia attraverso contatti sessuali che tramite un semplice bacio, dove la saliva è un veicolo di trasmissione. In generale, gli agenti eziologici responsabili delle malattie sessualmente trasmesse conoscono diverse modalità di trasmissione, anche se raramente possono includere l’utilizzo promiscuo di biancheria intima, asciugamani o articoli da toilette infetti. Al di fuori di pochissime eccezioni come abbiamo visto con la mononucleosi che si trasmette con il bacio, le malattie veneree non si trasmettono baciando un’altra persona, né bevendo dallo stesso bicchiere o stringendo la mano. L’utilizzo di bagni pubblici viene in generale considerata una pratica a basso rischio, in quanto la maggioranza dei microrganismi responsabili di malattie veneree non sopravvive a lungo all’esterno del corpo. FATTORI DI RISCHIO E PREVENZIONE

Numerosi fattori possono essere chiamati in causa come responsabile del contagio di una malattia venerea. I principali elementi di rischio sono rappresentati da particolari abitudini sessuali, come il mancato utilizzo di profilattici, rapporti non protetti con persone a rischio, un elevato numero di partner, rapporti sessuali occasionali. Non sorprende, dunque, che le malattie veneree siano più comuni tra i gruppi di popolazione maggiormente esposti a comportamenti sessuali rischiosi. Per esempio negli adolescenti, in alcune minoranze etniche e in chi è dedito alla prostituzione. Alcuni individui mostrano un’innata predisposizione biologica alle malattie veneree. Per esempio, le donne sono più a rischio degli uomini oppure i pazienti con deficienze immunitarie come i sieropositivi o quelli con tessuti genitali ancora immaturi e più recettivi come gli adolescenti. Anche un’organismo debilitato dall’uso di farmaci, droghe, tossicodipendenze e al-

colismo moltiplica le infezioni ad alto rischio e riduce le capacità di proteggersi. La gravidanza e un’igiene intima insufficiente o eccessiva aumentano la suscettibilità a questo tipo di malattie. L’esempio più noto è dato dalla candida che, normalmente presente in varie mucose dell’organismo come la bocca, la vagina e l’apparato digerente, può svilupparsi in modo anomalo e provocare infezioni sintomatiche quando le difese immunitarie non funzionano a dovere. Rapporti sessuali frequenti e non protetti possono aumentare il rischio di vaginiti anche per l’innalzamento del pH vaginale causato dalla basicità dello sperma. La sovrapposizione di più malattie veneree - per l’effetto predisponente delle stesse - è ormai nota da tempo. In donne affette da Chlamidia si stima, per esempio, un rischio 5 volte maggiore di contrarre l’HIV. Prendendo in considerazione una malattia venerea di ordine virale come l’Herpes e l’AIDS, il virus permane nelle secrezioni genitali e può essere trasmesso ai partners anche in assenza di sintomi. Da qui l’importanza del preservativo come unico ed efficace strumento di prevenzione. Questo presidio dovrebbe essere utilizzato particolarmente nel caso di un rapporto con una persona sconosciuta. Quando si riceve una diagnosi di una qualsiasi malattia venerea è molto importante avvertire subito il partner che dovrà al più presto consultare il medico per un controllo, anche in assenza di sintomi. Indipendentemente dal tipo di malattia venerea che una persona ha contratto, la diagnosi e il trattamento precoce aumentano le opportunità di cura. Un intervento tempestivo è molto importante anche perché riduce la contagiosità del paziente e migliora la possibilità di guarigione. Alla comparsa di un sintomo sospetto e del minimo dubbio circa un possibile contagio, è quindi fondamentale sospendere ogni attività sessuale, consultare un medico competente ed informare il partner. Sperare che i sintomi scompaiano o che l’infezione venerea guarisca spontaneamente è un comportamento rischioso e incosciente che può determinare ritardi nella terapia e aumentare complicanze e conseguenze sia per l’individuo in sé che per il suo partner. È da evitare altrettanto l’autoterapia farmacologia.

VICTOR J. ROTOLI Medico Chirurgo, Specialista in Dermatologia, Venereologia, Dermatologia Estetica. Membro dell'Associazione Italiana Dermatologi Ambulatoriali, Società Italiana Dermatologiae Venereologia, Associazione Europea Dermatologi e Venereologi, International Society of Plastic and Aesthetic Dermatology, European Society for Cosmetic and Aesthetic Dermatology, Società Abruzzese di Scienze Mediche

Studio Medico - Dr. Victor J. Rotoli: Specialista in Dermatologia Venereologia - Dermatologia Estetica - Laserterapia Corso Italia, 177 - 66020 San Giovanni Teatino (Ch) Tel. 085.9434001; cell. 347.6920437 E-mail: v.rotoli@inwind.it

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Linguaggio

Genitori aiutate

I VOSTRI RAGAZZI

I GENITORI HANNO UN RUOLO IMPORTANTE NEL SUPERAMENTO DELLE PROBLEMATICHE CHE PORTANO UN BAMBINO AD AVERE LA BALBUZIE O DISFUNZIONE DEL LINGUAGGIO. POSSONO AIUTARE I PROPRI FIGLI A SUPERARE QUESTE DIFFICOLTÀ E RICONQUISTARE UN PARLATO RICCO E FLUENTE a cura del Dottor Marco Santilli

C

he cosa succede se un bambino a scuola non riesce a stare attento, si distrae, perde alcuni momenti della spiegazione e non segue bene la lezione? Se lo fa perchè non ha voglia di ascoltare la maestra viene punito, ma se il problema risiede in una disabilità allora la situazione diventa complessa. Si pensi che in età scolare i bambini manifestano un tasso di incidenza del 4% della disabilità del parlato. La balbuzie può causare nella società attuale un disturbo definito di ansia sociale, rendendo difficile sia la qualità della vita sia il rapporto con gli altri ed infine estremamente complesso risulta essere l’inserimento nel mondo scolastico e del lavoro. Le persone con questo tipo di disabilità del parlato si preoccupano di una valutazione interpersonale nel contesto società. Sono di solito concentrate su loro stesse e si preoccupano soprattutto a come gli altri li vedono e pensano di loro. Questa condizione d’ansia verbale e

comportamentale nasce all’interno del mondo familiare, si trasmette poi nel mondo scolastico e diviene un sintomo che condiziona il loro rendimento. È emerso che il 16% dei ragazzi disfluenti presenta il sintomo del rifiuto scolastico e l’1% di questi ne soffre in forma grave. Le manifestazioni sono: l’assenza cronica a scuola, gli attacchi di panico, nausea, mal di testa e mal di stomaco, timidezza, irritabilità, espressione di infelicità ed aggressività. Bisogna tener presente comunque la concordanza di tratti specifici della disabilità del parlato fra parenti biologici, per stabilire se una certa condizione patologica si presenta con maggior facilità in alcune famiglie. Poca volontà di impegnarsi, reazioni aggressive, poca autostima, sono parte del disturbo del bimbo balbuziente e i comportamenti familiari incidono nel creare un quadro cognitivo-comportamentale di ansia sociale. Analizzeremo ora i modelli familiari relativi implicati in tale disabilità.

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Linguaggio BALBUZIE E MODELLI COMPORTAMENTALI FAMILIARI

MODELLO DELL'ATTACCAMENTO INSICURO-EVIDENTE

Alcuni stili educativi dei genitori possono avere funzioni moltiplicative nella balbuzie in quanto possono sviluppare ansia da prestazione nei figli. L'interazione genitore-figlio è rilevante nello sviluppo di una disabilità nel parlato come la balbuzie. È importante nella gestione delle emozioni, nello sviluppo, nell'autostima, nel percorso di crescita del proprio “io” e nel rapporto con i coetanei e i futuri partner. Lo stile nel rapporto e nell'attaccamento verso la madre, relazione madre-figlio gioca un ruolo determinante.

Si riconosce un bambino balbuziente quando mostra un atteggiamento aggressivo e rabbioso. In tale caso l’effetto moltiplicatore si annida nella relazione con i genitori fondata principalmente sulla distanza comunicativa e sull’asimmetria della comunicazione tra figlio balbuziente/genitori. La relazione quindi è rifiutata perchè il genitore non riesce a considerare le richieste emotive/relazionali del ragazzo disfluente. Questo capita nella maggior parte dei casi dove la condizione familiare presenta delle carenze da parte dei genitori a causa probabilmente del rapporto tra i coniugi stessi.

MODELLO DELL'ATTACCAMENTO INSICURO

Il bambino balbuziente risente molto di tale modello in quanto assorbe forti emozioni di separazione e avverte notevoli difficoltà nella fase di esplorazione del mondo circostante. La causa di ciò è da ritrovarsi nel comportamento genitoriale “non coerente” rispetto alle domande e agli atteggiamenti del ragazzo balbuziente. Il genitore alterna momenti di grande vicinanza, durante i quali rende sereno il ragazzo, ad altri in cui manifesta assenza, non disponibilità o impazienza.

MODELLO RELAZIONALE-DISORIENTANTE NELLE REGOLE AFFETTIVE

Il ragazzo balbuziente non riesce ad avere relazioni affettive e comunicative fino in fondo data la figura genitoriale molto attaccata su se stessa e sulle proprie problematiche. Il comportamento di ricerca nell'attenzione da parte dei genitori porta il ragazzo a sperimentare modelli disorganizzati e ansiogeni di relazione con i genitori stessi. MODELLO DELL'ATTACCAMENTO SICURO

La disponibilità comunicativa della coppia genitoriale con il ragazzo balbuziente non deve essere vista come una presenza soffocante, morbosa, assillante, ma nel momento in cui il ragazzo entra in contatto e si confronta con il mondo esterno è importante che i genitori, per non mortificare il sintomo motorio legato all’attesa, permettano autonomia di comportamento verso mondo esterno. Bisogna dare quindi accessibilità e affidabilità, che si manifestano con accudimento tranquillizzante di ansie e paure, in situazioni particolarmente avverse ma con una visione da lontano del momento psicologico-comunicativo e di esplorazione del mondo circostante. Il bambino balbuziente in questo modello sviluppa autostima e sicurezza che viene poi trasformata nel mondo emotivo-verbale così da bloccare la fluenza -motoria ed esplorativa del mondo comunicativo. Un modello di rapporto familiare genitore-figlio che sviluppi senso di autostima, autonomia e forza emotiva, può abbassare il livello di disfluenza motoria e psicologica. COME INTERVENIRE?

I modelli affettivo-relazionali incidono sulla disabilità del parlato di un ragazzo e modulano moltiplicando o meno l'ansia. Sono famiglie che hanno già un modello piuttosto irrigidito e stabile quindi molti sono i ruoli, le dinamiche, la bassa mobilità e creatività affettiva. Il terapeuta deve essere in grado di dare il via a nuovi modelli correttivi del ruolo di ciascuno dei protagonisti (quindi genitori e ragazzo) introducendo nuovi e propri elementi di gio46 Dossier Medicina


SUGGERIMENTI

1. La famiglia va aiutata a conservare e trasmettere fiducia nel progetto terapeutico e nei risultati da portare avanti. 2. Bisogna correggere convinzioni e idee sbagliate che la famiglia si è costruita sulla disabilità del parlato del figlio. 3. Nel caso i genitori manifestino rese o disinteresse alla problematica del figlio è necessario instaurare un rapporto affettivo e verbale maggiormente partecipativo. 4. È fondamentale guidare i genitori nell'intendere e stabilire un rapporto con il figlio dove si riconoscono le reali sue possibilità e le si gratificano: ciò deve avviarlo alla conquista dell'autonomia senza sostituirsi al ragazzo balbuziente.

co-affettivo relazionali. Ogni singolo membro genitoriale è determinante con i suoi messaggi comportamentali e verbali nei confronti del figlio. Una terapia che riduce ed elimina la balbuzie richiede un sapere cosciente e comune oltre che un impegno attivo per la soluzione di sintomi del problema. Non dobbiamo essere spettatori di una conquista, ma se lo si vuole, è necessario essere partecipi genitori, figlio e terapeuta. La condivisione accresce la propria capacità verbale perchè incrementa l'identità personale.

MARCO SANTILLI Responsabile del Centro Specialistico per l’eliminazione della balbuzie. Per diversi anni ha partecipato alle trasmissioni Uno mattina, TG2 Salute e Medicina 33

LA BALBUZIE SI CURA SOPRATTUTTO CON UNA BUONA TERAPIA PEDAGOGICA

Il linguaggio è una funzione mentale ma nel contempo anche atto motorio. Una modalità di espressione molto complessa, da rendere inevitabilmente insoddisfacente ogni classificazione nosografica che giunge dalla nutrita letteratura sui disordini o disturbi a esso relativi. Di fronte al pericolo dell’assolutizzazione, della riduzione, della semplificazione, la terapia che affronta la balbuzie necessita di una natura pedagogica, perché è corretto rimanere vigili allontanando etichette esclusiviste e rispettando ogni intento di semplificare e ridurre a turba le difficoltà di tale disabilità del parlato. È necessario considerare i comportamenti verbali fluidificati dallo sviluppo psicologico di un soggetto, di porre attenzione a qualsiasi manifestazione di scambio inter-personale e inter-psichico. Il linguaggio verbale e dunque anche il disagio della balbuzie è una manifestazione che deve essere letta in termini multidimensionali, poiché è il frutto delle continue interazioni dell’individuo con l’ambiente e dunque mal si addice a posizioni monodisciplinari. La terapia idonea mira a riconoscere il potenziale individuale, i molteplici rapporti tra psiche e comunicazione umana, le caratteristiche strutturali e caratteriali e il potenziale di educabilità, al fine di ottimizzare la terapia nella sua interezza. È necessaria un’analisi dell’espressività motoria al fine di avere a disposizione ulteriori informazioni dettagliate sulle difficoltà, per esempio nella occlusione verbale, nella vibratilità delle labbra, nella chiusura della bocca, nella motilità linguale, nel dinamismo respiratorio (che dovrebbe diventare negli allievi una costante che procede di pari passo alla crescita della padronanza di sé). Ugualmente valuteremo un’analisi del ritmo e della frequenza respiratoria, poiché i movimenti del corpo e le emozioni sono manifestazioni intimamente legate. La Balbuzie ne com-

promette l’equilibrio: dunque è in questa direzione che la si affronta. Una direzione che richiede una terapia che porti in equilibrio l’esperienza interiore di ogni ricerca di conoscenza ed emotività con ogni espressione dinamica e d’istantaneità del nostro corpo. Corpo come parola, parola come corpo. La sintonia della natura di un essere umano ha bisogno dei suoi tempi. Spesso chi balbetta ha una grande precocità e rapidità nella formazione dei pensieri che non corrispondono e non si armonizzano al movimento dei suoi muscoli fonatori. La velocità espressiva e motoria può essere lievemente in ritardo rispetto alla velocità di pensiero e di rievocazione del sentito e del vissuto. Spesso la balbuzie è frutto di un avanzato sviluppo intellettivo rispetto alla possibilità psicomotoria di espressione. Curare la balbuzie è portare il ragazzo, con esperienza ed adattabilità al ragazzo stesso, alla sintonia tra sviluppo organizzativo motorio ed emotivo-relazionale. Centro Specialistico per l’Eliminazione della Balbuzie/ Dott. Marco Santilli. Sede centrale: L.go S. Luca - Roma - Via Tivoli n°66 - Roma. Via La Marmora 16, Pescara. Numero verde: 800 - 090732 cell. 340-86.71.477; 347-59.42.640; 06.66192828. www.marcosantilli.it / info@marcosantilli.it

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IL VALORE DELL’ACQUA: l’idrokinesiterapia

L’idrokinesiterapia è la disciplina medica che si propone di curare i disturbi del movimento attraverso l’acqua. L’idrokinesiologia è la scienza che studia le indicazioni terapeutiche del movimento in acqua. La piscina riabilitativa è una vasca appositamente progettata per consentire il movimento terapeutico in acqua in modo confortevole e sicuro senza che sia necessario saper nuotare. Gli effetti della terapia in piscina riuniscono quelli relativi all’azione dell’acqua con quelli dell’esercizio fisico. Le proprietà fisiche dell'acqua sono ormai state riconosciute da lungo tempo come coadiuvanti e terapeutiche, nel trattamento di disturbi osteoarticolari (mal di schiena - artrosi - osteoporosi), neuromotori (paresi, malattie demielinizzanti), disturbi circolatori (insufficienze venose degli arti inferiori, arteriopatie) e ortopedici (post trauma e post intervento chirurgico ortopedico). Esistono inoltre molte indicazioni sugli effetti positivi del movimento in acqua tesi a favorire la preparazione al parto o il recupero nel postparto. La temperatura di 31-33° dell’acqua svolge un ruolo positivo su tutto il corpo umano a livello dei muscoli, delle articolazioni e del sistema nervoso. Sfruttando il principio del galleggiamento si evita di sovraccaricare le articolazioni, si rilassano i muscoli, si favorisce un più rapido recupero della forza e della resistenza e ci si muove più agevolmente anche in condizioni di sovrappeso. Inoltre la resistenza passiva al movimento opposta dall’acqua genera un benefico massaggio al corpo immerso, offrendo sollievo dal dolore e dallo spasmo muscolare. L’energia dell’acqua attraverso la spinta idrostatica permette la possibilità di caricare precocemente e progressivamente sugli arti inferiori nelle patologie ortopediche favorendo anche la funzionalità di vene ed arterie. Sul piano psicologico, la discesa in piscina è un momento fondamentale di verifica delle proprie possibilità. Il movimento in acqua contribuisce a creare un rapporto positivo con la realtà circostante a stimolare ulteriormente i propositi di miglioramento. Favorisce il raggiungimento della maggiore autonomia possibile, la ricerca di una buona qualità di vita ed infine il reinserimento nella realtà della vita sociale.

Nei PROGRAMMI RIABILITATIVI delle piscine Cidas si attuano interventi specifici in ambito rieducativi e riabilitativo a favore di: DISABILITÀ NEUROLOGICHE (emiparesi, lesioni midollari, malattie demielinizzanti, morbo di Parkinson): vengono applicati programmi terapeutici che attraverso l’elemento acqua svolgono funzioni di recupero o riabilitazione per persone portatrici di disabilità congenita o acquisite. DISABILITÀ ORTOPEDICO-REUMATOLOGICHE (lombalgie acute o croniche, lombosciatalgie, artrite reumatoide, postumi di intervento chirurgico di ricostruzione e/o protesi di anca spalla ginocchio, postumi di intervento chirurgico per lesioni traumatiche del rachide e post intervento ernie discali): si prevedono protocolli terapeutici che consentono recuperi precoci ed un miglior recupero anche nel post operatorio. DISABILITÀ MOTORIE NELLA TERZA ETÀ (sindromi ipocinetiche, postumi di prolungata immobilizzazione osteoporosi, artrosi): l’intervento riabilitativo in questi casi, assume un carattere preventivo e conservativo attraverso un percorso di tipo psicomotorio, socio-affettivo, socio-sanitario, che consente il mantenimento delle abilità residue ed il recupero del benessere.

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Benessere

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UNA FASTIDIOSA SORPRESA CHE SPESSO COMPARE AL RISVEGLIO, UNA DOLOROSA SENSAZIONE DI BLOCCO CHE RENDE IMPOSSIBILE IL MOVIMENTO DEL COLLO. UNA PATOLOGIA, QUELLA DEL TORCICOLLO, CHE SEMBRA AFFLIGGERE MOLTI E CHE SI TENDE A SOTTOVALUTARE di Alessia Addari

Contro il torcicollo

NUOVE TERAPIE

È

così che dovremmo dire addio ai finestrini aperti in auto per lungo tempo, alle finestre spalancate durante la notte e alle uscite con capelli umidi o bagnati, soprattutto in estate. Eh sì, perchè accade che il giorno successivo ci si trovi indolenziti, con quel forte dolore al collo che per giorni interi ci paralizza, impedendoci di svolgere liberamente le nostre quotidiane attività, perfino le più banali. È proprio in queste situazioni, nelle manifestazioni più acute del problema, che la necessità di intervenire si fa impellente, molto spesso ricorrendo a farmaci antidolorifici o antinfiammatori, che magari ci aiutino ad alleviare un po’ quella sensazione di blocco e di dolore. Da anni, però, una valida risposta a questa patologia arriva dalla chiropratica, che si propone come una eccellente rimedio al problema e i cui presupposti essenziali si snodano attraverso l’uso della manipolazione vertebrale per il ripristino e il mantenimento dello stato di salute, il cosidetto “aggiustamento”. «La vera differenza tra chiropratica e le altre professioni mediche sta proprio nell’utilizzo di questa tecnica – afferma il Dottor Robert Di Ubaldi, laureato presso il Life University College of Chiropratic negli Stati Uniti – assolutamente fondamentale nella nostra disciplina e cioè una specifica manovra applicata ad una articolazione al fine di ripristinarne il movimento corretto e la piena funzionalità, eliminando l’irritazione del nervo. Una volta ristabilito l’assetto corretto della colonna, il corpo è perfettamente capace di

autoguarirsi». Disciplina olistica e arte curativa, la chiropratica risulta oggi uno dei metodi di cura naturali più diffusi al mondo, oltre che la terza professione sanitaria negli Usa per numero di praticanti, che concentra la propria filosofia sul trattare le cause dei disturbi fisici anziché i sintomi attraverso trattamenti non invasivi, a basso rischio e con minima percentuale di complicanze. Fin dal 1895, infatti, Daniel David Palmer, suo fondatore, diffuse l’importanza della manipolazione della colonna vertebrale, basandosi su un assunto molto semplice: i problemi strutturali del corpo, in particolare quelli che coinvolgono la colonna spinale appunto, possono generare disfunzioni al nostro corpo e al sistema nervoso. Alla luce di quanto appena detto, Dottor Di Ubaldi, ci spiega cos’è tecnicamente il torcicollo e cosa accade quando si manifesta?

«Il torcicollo, come definizione chiropratica, è una rotazione o inclinazione delle vertebre del rachide cervicale che poi manda in contrattura la muscolatura nella zona cervicale. Sono due i tipi di torcicollo che solitamente si manifestano; il primo, quello “spasmodico”, è caratterizzato fondamentalmente da spasmi dei muscoli nella zona cervicale e solitamente riguarda il muscolo sternocleidomastoideo. La con-

ROBERT DI UBALDI Robert Di Ubaldi, Chiropratico laureato alla Life University College of Chiropratic negli USA, da più di cinque anni pratica in Italia. Dal 1991 è socio dell’Associazione Chiropratica Internazionale e di quella Pediatrica Chiropratica dal 2000


Benessere 1

Nella foto 1: si evidenzia una verticalizzazione cervicale del rachide cervicale con ernie discali a livelli C5 - C6 e C6 - C7 che fa impronta sul sacco durale provocando dolore e formicolii alle braccia. Nella foto 2 e 3, è facilmente riconoscibile un’ernia discale al C5 C6 - C7, con impronta sul sacco durale. Questa è causata dallo spostamento della giuntura in rotazione, spostamento laterale o inclinazione. Nel peggiore dei casi si può verificare l'insieme delle tre possibilità

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trattura di quest’ultimo tira il collo e la testa da un lato, causando un’infiammazione del nervo spino accessorio oppure del plesso cervicale. Nel tentativo di raddrizzare il collo, dunque, il paziente accuserà dolore dal lato in flessione, provocato dallo stiramento forzato dei muscoli in spasmo. Nella maggior parte dei casi, questo tipo di patologia riguarda una lesione proveniente dalla parte superiore del rachide cervicale. Nell’altro torcicollo, quello di tipo “non spasmodico”, la flessione del collo è antalgica, lontana cioè, dalla lesione vertebrale. In questo caso nel tentativo di raddrizzare il collo, il paziente accuserà dolore dal lato opposto e la lesione viene riscontrata nella cervicale inferiore o perfino nei dorsali superiori». Quali possono essere le cause del disturbo?

«Le cause del disturbo possono riguardare traumi d’iperestensione, come per esempio nei casi del colpo di frusta, patologia che di solito danneggia lo sternocleidomastoideo mettendolo in stiramento forzato. Il torcicollo può però anche esser provocato da distensione e rotazione del collo durante il sonno: è proprio nel dormire, infatti, che più di frequente si assumono posizioni innaturali, le stesse responsabili al nostro risveglio dei fastidiosi sintomi del torcicollo. Fondamentale, a tal proposito, la forza dei muscoli che compongono la zona cervicale: se questi, infatti, sono indeboliti, si avrà sicuramente una maggior predisposizione alla patologia. Oltre alle principali cause appena citate, una di cui si dovrebbe avere particolare considerazione è lo stress, che troppo spesso interviene provocando molteplici cambiamenti di postura e atteggiamento, causando dolori nella zona cervicale».

Quali sono le problematiche che potrebbero svilupparsi in seguito?

«I disturbi che si associano a questo tipo di patologia sono infiammazione (meglio noto come gonfiore) dei tessuti muscolari e anche discali nella zona del collo o dorsali superiori. Per una contrattura sostenuta, poi, si va addirittura incontro a stanchezza cronica poiché il mantenere una costante flessione muscolare porta a un continuo dispendio di energia (quando si gonfia il muscolo del bicipite nel braccio e lo si sostiene per 10 minuti ci si affatica). Ciò che ne consegue è dolore, per alleviare il quale spesso si ricorre ad analgesici e antinfiammatori causando però altri tipi di problemi, che potrebbero evitarsi attraverso trattamenti manuali».

Come si effettua la diagnosi e quali sono gli esami per accertarlo?

«Si inizia sempre con una consultazione nel corso della quale, attraverso test e domande relative ai disagi manifestati, si arriva all’individuazione della natura del problema. Se di competenza, dunque, si procede con una palpazione nella zona cervicale per accertare la presenza di un rigonfiamento profondo nel rachide cervicale. Nella maggioranza dei casi, durante la palpazione, il paziente lamenterà dolore, lasciando dedurre la presenza di una muscolatura spasmodica e gonfia. In presenza di radiografie, Risonanza Magnetica o TAC sarà possibile mostrare la localizzazione della patologia e improntare una terapia idonea come risoluzione del problema. Il terzo step è quello riguardante la manipolazione, al fine di correggere il problema stesso, da eseguire subito o, su indicazione del chiropratico, dopo eventuali stati di infiammazione».


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CHIROPRATICA, MEDICINA ANTICHISSIMA

La chiropratica (dal greco, chei - mano e praktikè - pratica) è un’arte manipolativa che fonda i suoi presupposti in una concezione olistica della vita e delle metodologie terapeutiche e di diagnosi da adottare in presenza di molti disturbi. Secondo tale filosofia un individuo è perfettamente sano solo in presenza di un equilibrio psico-fisico ed emozionale stabile e sereno. La chiropratica cura alcune condizioni attraverso specifiche manovre a livello vertebrale e osteoarticolare. Correggendo le relazioni strutturali anomale, il corpo è in grado di utilizzare al meglio le proprie risorse per ripristinare le funzioni normali dell’organismo: si va ad agire sulla correlazione tra le strutture scheletro-muscolari e il funzionamento dei singoli organi, specie nella relazione colonna vertebrale/sistema nervoso. Lo strumento terapeutico primario della chiropratica è la correzione specifica manuale della colonna vertebrale, bacino e in generale di tutte le articolazioni periferiche (piede, ginocchio, spalla, mandibola ecc.). In generale i chiropratici preferiscono utilizzare il termine "aggiustamento" a "manipolazione" perchè indica un'azione più specifica e controllata. Nell'ambito della chiropratica esistono varie tecniche di "aggiustamento" per la correzione dei blocchi articolari, attraverso le quali si cerca di recuperare per l'articolazione interessata il suo movimento naturale.

«BISOGNA EVITARE POSIZIONI SCORRETTE E NOCIVE AL COLLO. NON STARE AL COMPUTER TROPPE ORE E STACCARE OGNI TANTO PER STIRARE I MUSCOLI» Certificata la patologia, qual è il procedimento da eseguire?

«La manipolazione della zona cervicale dovrebbe essere il metodo adottato da qualsiasi dottore in Chiropratica. Quello che potrebbe variare è la tecnica usata per correggere il problema stesso. Si potrebbe manipolare il paziente seduto sulla sedia con varie tecniche chiropratiche (Gonstead, Cervical Chair), in posizione sdraiata sul lettino sia prono che supino, si potrebbero usare diverse attrezzature (activator, Thompson drop) oppure lo stesso lettino (Toggle Recoil). L’importante è togliere l’interferenza al sistema nervoso e ristabilire movimento e funzionalità». Quali sono le soluzioni terapeutiche proposte dalla Chiropratica?

«Accertarsi che il caso sia di competenza, successivamente correggere il problema tramite l’uso della manipolazione al rachide cervicale (oppure dorsali superiori). Se l’infiammazione è eccessiva, prima di passare alla manipolazione, bisogna sfiammare la zona». E per ciò che riguarda la fase di guarigione, di che tempi si necessita?

«Dipende sempre dal tipo di torcicollo che si presenta. Se ci si trova di fronte ad un torcicollo spasmodico basta una manipolazione e si avverte subito benessere. Con il torcicollo “non spasmodico” il paziente potrebbe richiedere una serie di manipolazioni per i danni causati al disco stesso. I problemi “non spasmodici” sono di solito cronici e bisognerebbe approfondirne le cause. Potrebbero, infatti, riguardare fattori come ergonomia, posizioni assunte nel sonno o lo stile di vita». Esiste un modo per prevenire il disturbo?

«Rinforzare la muscolatura del collo sarebbe già un buon metodo per prevenire. Assumere posizioni più corrette durante il sonno (o almeno evitare quelle scorrette) sarebbe un’altra soluzione. Se poi la postura è scorretta, bisognerebbe intervenire sull’ergonomia, la biomeccanica sia del lavoro che delle abitudini extralavorative, ed eliminare gli stress sia fisici che emotivi». Quali atteggiamenti o comportamenti evitare per non incorrere nel problema?

«Si dovrebbe evitare di assumere posizioni scorrette e nocive al collo che aggravano le contratture muscolari. Per esempio, non stare al computer per troppe ore al giorno, ma staccare ogni tanto per stirare e/o massaggiare i muscoli interessati ridando movimento e flessibilità». Ricorrere alla chiropratica è utile anche per altri problemi?

«Assolutamente sì. Noi chiropratici siamo specializzati nella cura del sistema neuro-muscolo-scheletrico, soprattutto di condizioni riguardanti la colonna vertebrale e il resto del corpo attraverso aggiustamenti specifici della colonna e delle articolazioni periferiche. Lavoriamo, inoltre, sulla prevenzione di ogni tipo di problema a livello muscolo-sceletrico, eliminando sublussazioni vertebrali, responsabili della salute debilitata. Possono, dunque, curare cefalee, sensi di nausea, cervicalgia, vertigini, dorsalgia e lombalgia vertebrale».

Dottor Robert G. Di Ubaldi, Chiropratico Via Michelangelo, 2 - 65016 Montesilvano (Pe) tel.085.4453820 - innate@micso.net

Dossier Medicina 55


Benessere QUELLA DEL CHIROPRATICO È UNA PROFESSIONE SANITARIA CHE HA PER OBIETTIVO IL MANTENIMENTO E IL RISTABILIMENTO DELLA SALUTE DELL'UOMO. IN ITALIA NON ESISTONO ANCORA CORSI DI LAUREA PER OTTENERE L’ABILITAZIONE. CHI ESERCITA NEL NOSTRO PAESE SI È LAUREATO IN UNIVERSITÀ STRANIERE. PROVIAMO A CAPIRNE QUALCOSA DI PIÙ a cura del Dottor Matteo Diquigiovanni

L’arte della manipolazione

CONTRO IL DOLORE

L

a chiropratica è una professione sanitaria riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ne ha evidenziato i benefici clinici, affermando che la sua scienza è fondata sulla conoscenza dell’anatomia umana, del sistema nervoso e della biomeccanica. Si calcola che il 70-80% degli adulti abbia sofferto almeno una volta nella vita di lombalgia o cervicalgia e sempre più italiani si rivolgono ad un Dottore in Chiropratica per risolvere i loro problemi di dolore articolare. Vari sono i fattori di rischio per il sistema neuro-muscolo-scheletrico, specialmente adesso che la vita moderna è diventata più sedentaria. Traumi e colpi di frusta; atteggiamenti posturali viziati; le troppe ore al computer; sollevare carichi in modo scorretto o praticare sport in condizioni fisiche non idonee, sono alcuni esempi di fattori che indeboliscono e privano il sistema neuro-muscolo-scheletrico del suo sano e fisiologico equilibrio. Tutto questo ha pertanto una ripercussione sulla colonna vertebrale che si irrigidisce: questa è l’unica “arma” che il nostro corpo ha per proteggersi. Irrigidendosi, infatti, si riducono tutti i movimenti reputati pericolosi, ma allo stesso tempo si induce l’insorgere di sindromi dolorose. I problemi più comuni che un chiropratico affronta quotidianamente sono lombalgie, cervicalgie e brachialgie, cefalee muscolo tensive, bulging o ernie discali, dolore del nervo sciatico.

CHIROPRATICA E POSTURA

La Chiropratica, dalle parole greche kheir (mano) e praktikos (azione), significa letteralmente “praticare con le mani”. Potremmo definirla, dunque, arte e scienza della manipolazione della colonna vertebrale. Si occupa principalmente della postura e delle disfunzioni del sistema neuro-muscolo-scheletrico, degli effetti che queste disfunzioni hanno sul sistema nervoso e delle ripercussioni sulla salute del corpo. I molteplici fattori che indeboliscono l’equilibrio del corpo provocano delle alterazioni statico-dinamiche del corpo, ovvero modificano la postura dell’individuo. Cosa si intende per postura? Una definizione corretta è: la posizione del corpo e di tutte le sue articolazioni in quell’istante nello spazio o, più semplicemente, è l’arte dello stare in piedi e del camminare. Gesti naturali, che un individuo sano in assenza di dolore compie, avvengono inconsciamente per effetto di impulsi nervosi, contrazioni muscolari e segnali propriocettivi che provegono dai nostri organi di senso. Tutte queste informazioni sono poi coordinate dal nostro cervello. Se insorgono dolori a qualsiasi distretto del corpo (es. dolore all’anca, al piede, ad un ginocchio…) lo stesso individuo diventa più attento ai suoi movimenti e modifica la sua postura per compensare un fastidio, una dolenza e ridurre i sintomi. Inconsciamente cerca la posizione meno dolorosa e più comoda, ma quella che noi reputiamo una posizione comoda può comportare lo slivellamento di una spalla, l’ingobbimento del tratto dorsale (iper-cifosi), atteggiamenti scoliotici, la rotazione del bacino. Assumiamo quindi una “postura sbagliata”. La capacità del corpo di compensare e adattarsi per funzionare al meglio e senza dolore continua fino a quando il corpo raggiunge un suo limite massimo di compensazione, poi si irrigidisce e scatta il dolore acuto. La chiropratica è la terapia che cura queste alterazioni statico-dinamiche dell’apparato musco-scheletrico e corregge la postura sbagliata ristabilendo così il nor-


MATTEO DIQUIGIOVANNI Nel 2002 il Dr. Diquigiovanni consegue la laurea con il titolo di Doctor of Chiropractic presso la University of Glamorgan. Appena laureato entra a far parte dello staff della Acomb Chiropractic Clinic, una clinica privata nella città di York (UK), struttura specializzata nel trattamento delle disfunzioni neuro-muscolo-scheletriche e posturali. Membro dell’Associazione Italiana Chiropratici e della British Chiropractic Association esercita a Bologna presso il suo studio dal 2005

male equilibrio del corpo. Quando l’integrità strutturale dell’organismo viene ripristinata, allora esso può riprendere a funzionare al meglio delle sue possibilità. Per correggere la postura sbagliata è necessario rimuovere la causa, che è spesso di origine vertebrale. Questo si ottiene mediante la manipolazione spinale, cioè agendo direttamente sulla colonna vertebrale, i muscoli e i legamenti. La colonna vertebrale, infatti, è l’apparato di sostegno, permette la mobilità di tutto il tronco e l’equilibrio ortostatico ed è l’organo protettore di parte del sistema nervoso e del midollo spinale. Come organo di sostegno e di movimento è soggetto a costanti sollecitazioni, alcune lievi come la deambulazione, altre più forti come la corsa, oppure quelle usuranti dovute ad azioni ripetitive e sotto carico (lavori pesanti o attività domestiche). Una colonna sana può compiere qualsiasi movimento e assumere posizioni fisiologiche normali senza dolore. Quando però i rapporti di normale mobilità articolare tra vertebra e vertebra sono compromessi a causa delle ripetute sollecitazioni, si sviluppa localmente un processo infiammatorio e tensioni muscolari. Ne consegue una disfunzione della colonna. I movimenti più semplici, come la flessione del tronco o la rotazione del collo per parcheggiare, risultano allora difficili e dolorosi. Un semplice gesto come girare la chiave di casa produce dolore al gomito o al braccio; anche parlare al telefono provoca dolore e pesantezza alla spalla. A livello cervicale, mal di testa e cefalee sono più frequenti e più intense, associate anche a vertigine e nausea. Le disfunzioni vertebrali alterano il corretto funzionamento del sistema nervoso, la nostra “cabina di regia”, il sistema che controlla tutte le nostre attività vitali, in quanto trasmette e riceve impulsi dalla muscolatura e dagli organi. Un esempio è il formicolio nelle gambe e nelle braccia, il senso di torpore e perdita di sensibilità nelle mani o piedi, la perdita di forza. LA MANIPOLAZIONE VERTEBRALE

La manipolazione vertebrale è un piccolo movimento preciso ed indolore esercitato su un’articolazione spinale, mediante il quale si cerca di ripristinare il naturale

e fisiologico movimento dell’articolazione. Il dottore chiropratico fa un’attenta anamnesi. Esegue poi una valutazione posturale statica e dinamica del paziente. Osserva come il soggetto sta in piedi e come deambula per ottenere informazioni preziose sulla colonna, sulle disfunzioni e gli atteggiamenti compensatori del corpo. Esegue eventuali test ortopedici e neurologici necessari. Con particolare attenzione effettua una palpazione accurata della colonna vertebrale per valutare i movimenti, le restrizioni, il tono muscolare e i punti dolorosi causa del problema. Solo allora interviene dove sussiste un’alterazione articolare, manipolando con precisione i segmenti interessati. La Chiropratica pertanto agisce su queste alterazioni e disfunzioni, individuando i punti della colonna coinvolti e, con la manipolazione, ripristina il normale movimento articolare ristabilendo una situazione di equilibrio. Il numero di sedute e i tempi necessari variano a seconda del problema del paziente e dell’età. Una volta che l’integrità strutturale è stata ripristinata, l’organismo può riprendere a funzionare al meglio. LA CHIROPRATICA IN ITALIA

In Italia la professione Chiropratica non è ancora largamente diffusa come nel resto del mondo ma, grazie al passaparola dei pazienti, sta cominciando a prendere piede anche da noi. Con la Finanziaria del 2008 (comma 355, articolo 2) è stata legalmente riconosciuta come professione sanitaria primaria. Al momento non esistono ancora corsi di laurea nel nostro paese. I chiropratici iscritti all’Associazione Italiana Chiropratici (AIC) sono professionisti abilitati da università estere a svolgere un’attività che richiede preparazione. L’iscrizione all’AIC è una tutela per il paziente che, affidandosi alle mani di un membro della AIC, sa di non incappare in falsi chiropratici privi delle competenze necessarie per svolgere questa professione sanitaria.

Il cosiddetto “colpo della strega”, che spesso si presenta in seguito ad uno sforzo fatto per sollevare pesi, provoca un forte dolore alla schiena e impossibilità di continuare a muoversi. È uno di quei problemi che la Chiropratica riesce a risolvere facilmente

Dottor Matteo Diquigiovanni, Chiropratico Via Fondazza, 29 - 40125 Bologna Tel. 051.391546 - 338.1468869 www.chiropraticadiquigiovanni.it

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Benessere

La mobilità corporea

È IN BUONE MANI

UN TRATTAMENTO OSTEOPATICO PUÒ ESSERE LA SOLUZIONE A DOLORI LOCALI O DIFFUSI. UNA TECNICA ADATTA A TUTTI E BASATA SUL DIALOGO FRA PAZIENTE E SPECIALISTA, PER GARANTIRE TRATTAMENTI MIRATI E NON INVASIVI SINO A RECUPERARE LA MOBILITÀ PERDUTA. ALLA SCOPERTA DELL'OSTEOPATIA ASSIEME AL DOTTOR FABIO GRAMELLINI di Lorenzo Berardi

D

i cosa parliamo quando parliamo di osteopatia? Di una terapia manuale che ha lo scopo di risolvere una serie di problematiche legate soprattutto all’apparato muscolo-scheletrico. Un trattamento che non sempre tratta la parte del corpo interessata dal dolore, ma può agire a distanza cercando la causa che ha determinato quello squilibrio meccanico che ha dato origine al dolore stesso. La terapia osteopatica si fonda sull’analisi del movimento sia nella sua complessità che nella sua specificità. Si valuta poi questa analisi del movimento e, attraverso test attivi e passivi, è possibile individuare quale restrizione all’interno del corpo determina un condizionamento a catena che può causare un dolore a distanza dal punto in cui è avvenuto il trauma. «Tutto dipende dalle mani, dalla tecnica e dalla conoscenza - conferma l’osteopata Fabio Gramellini -. Ma è anche fondamentale la fase di dialogo con il paziente che permette di capire quali zone del suo corpo sono state soggette di recente o in passato a traumi». Proprio da un approfondito colloquio preliminare in cui il paziente racconta al medico le sue problematiche recenti o remote, l’osteopata è in grado di trarre le proprie conclusioni. Perché, come sottolinea Gramellini: «Bisogna capire se la natura del dolore richiede la necessità di un trattamento osteopatico o meno».

In presenza di quali dolori può essere necessario rivolgersi a un osteopata?

L’osteopata valuta le condizioni del sistema muscolo-scheletrico cercando le aree di debolezza, squilibrio o eccessiva tensione. Il trattamento osteopatico è interessante anche per le donne durante i mesi della gravidanza 58 Dossier Medicina

«Dolori alle spalle, sciatalgie, formicolii alle mani, artriti. Persino i mal di testa quando sono di origine muscolo-tensiva si possono trattare con l’osteopatia. Ma anche dolori dovuti all’apparato digestivo che valgono tanto per i bambini quanto per gli adulti, in presenza di stipsi funzionali. Anche l’asma può essere trattata, così come la fascite e l’ernia al disco. Non va dimenticata l’ernia discale con tutti i sintomi a essa correlati, oppure il classico colpo di frusta. In altri casi ci possono essere precedenti traumi recenti o passati

che hanno determinato una sintomatologia dolorosa come una cervicalgia, una dorsalgia o una lombalgia interessando in seguito altre parti del corpo. Per fare un esempio, una semplice distorsione alla caviglia può avere spostato un osso del piede in una direzione non corretta. A quel punto, lo spasmo muscolare ha mantenuto l’articolazione in una posizione scorretta, con ripercussioni su altre parti del corpo». Per quali categorie di persone una terapia osteopatica può risultare particolarmente indicata?

«Il trattamento osteopatico è molto interessante anche per la donna durante la gravidanza. Questo per-


ché vi è una variazione di peso corporeo che determina una variazione di assetto funzionale nell’arco dei nove mesi per cui il corpo fa fatica a coordinarsi e a mantenere un corretto assetto, tendendo a sovraccaricare alcune zone rispetto ad altre. Inoltre una donna può avere subito in precedenza dei traumi che possono rappresentare problematiche capaci di ripercuotersi sulla sua postura durante la gravidanza». Quali sono, invece, i casi in cui l’osteopatia non può intervenire?

«Attraverso la fase di colloquio e poi di palpazione si capisce se il trauma descritto ha determinato una lesione, uno strappo o una frattura. In questi casi, la competenza non è dell’osteopata, ma del pronto soccorso o di altri specialisti». In cosa consiste un trattamento osteopatico?

«In una prima fase, si rivolge una serie di domande al paziente per sapere i traumi che ha ricevuto, sia presenti che passati, e che possono essere dovuti a incidenti o a interventi chirurgici. Ma può trattarsi anche di traumi posturali o emozionali. In seguito, l’osteopata attraverso una manipolazione preliminare dei tessuti con tecniche articolatorie, con pressioni sui tendini, sui movimenti e sulle membrane intraossee con tecniche codificate dall’osteopatia riesce a riportare l’osso in posizione neutra. Il carico e la distribuzione del peso vengono riequilibrati e, di conseguenza, anche la colonna lombare non subisce più quello stress meccanico dovuto al fatto che la caviglia determinava adattamenti nel bacino e quindi della colonna lombare che davano origine al dolore». Quali sono le differenze fra test attivi e passivi ai quali viene sottoposto il paziente durante un trattamento osteopatico?

«In un test attivo, al paziente viene chiesto di fare flessioni e alcuni movimenti determinati: questa è la parte attiva. Vi è poi la parte passiva, di palpazione, che consente all’osteopata di riconoscere con le proprie mani quali strutture dell’organismo sono interessate a questa perdita di mobilità che determina un adattamento a monte o a valle della zona interessata. In seguito il medico seguirà la tecnica appropriata per recuperare questa mobilità, la corretta funzionalità e non condizionare più la parte del corpo che si è adattata a questa situazione scorretta. Si tratta, comunque, sempre di tecniche dolci e non invasive». Quanto può durare una seduta osteopatica?

«È importante che il tessuto vada preparato a una tecnica di sblocco. Le tecniche devono essere rispettose per la fisiologia della persona e quindi è

importante che il tempo che un osteopata dedica a ogni seduta sia almeno di 40 minuti. Non si fanno miracoli in tre minuti, perché il tessuto ha bisogno di essere trattato e lavorato per un po’ di tempo così da convincerlo a tornare nella posizione corretta e funzionale senza mantenere lo spasmo di difesa muscolare dovuto alla perdita di mobilità dell’articolazione». Quanti trattamenti osteopatici occorrono per ottenere dei risultati?

«Occorrono almeno 4 o 5 trattamenti fino ad arrivare anche a 10. Ci sono comunque persone che continuano a venire da me da anni, perché il loro trauma è talmente remoto che ha determinato una debolezza in diverse zone del corpo. Per questi pazienti è necessario recuperare una corretta postura vincendo delle resistenze meccaniche e non fisiologiche determinate da squilibri muscolari conseguenti a un’articolazione che non è più nella sua posizione originaria. Questi sono casi cronicizzati che hanno bisogno di trattamenti nel tempo, perché esiste una difficoltà primitiva della struttura nell’adattarsi alla gravità e dovuta a traumi alla nascita o scoliosi».

FABIO GRAMELLINI Si è laureato in Scienze Motorie nel 2001 e nello stesso anno ha conseguito il Diploma di Osteopatia, dopo un percorso di studi durato 6 anni. Nel 2006 è diventato Bachelor of Science of Osteopathy

Il trattamento osteopatico è indicato per qualunque soggetto, oppure esistono alcune fase d’età per le quali è sconsigliato?

«L’osteopatia è indicata per tutti, ovviamente escludendo i casi di patologie, fratture o lesioni. Soltanto in presenza di un’infiammazione in corso dovuta a virus o batteri oppure di lesioni di parti del corpo, sia organiche che strutturali, occorre fare un trattamento ortopedico mirato all’immobilità e al recupero farmacologico della situazione. Nei casi in cui non c’è infezione, frattura o lesione si ricorre all’osteopatia e questo può valere per chiunque». L’osteopatia, dunque, può essere indicata anche per individui che sono ancora in fase di sviluppo osseo come bambini e adolescenti?

«Non ci sono controindicazioni per quanto riguarda l’evoluzione ossea e strutturale della persona. Per tutti valgono le stesse controindicazioni che riguardano una lesione o una patologia in corso: solo in questi casi il trattamento deve essere di diverso tipo. Discorso diverso, invece, nei casi in cui c’è un disequilibrio posturale e quindi un assetto non corretto, ci sono state cicatrici che hanno determinato delle perdite di mobilità in alcune zone del corpo, ci sono state delle infezioni che sono trascorse ma hanno determinato delle restrizioni di mobilità. In questi casi il trattamento osteopatico può andare a recuperare il movimento di quelle zone che, avendo perso la loro naturale fisiologia e mobilità, condizionano i movimenti del resto del corpo».

Dottor Fabio Gramellini, Osteopata Via Bruni, 38 - 47100 Forlì Tel. 0543.33042 - 347.2690930

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Benessere

La salute non significa TRATTARE I SINTOMI LA CHIROPRATICA È UNA SCIENZA MEDICA CHE HA I MEZZI PER AIUTARE LE PERSONE A RECUPERARE L'ARMONIA NEURO - MUSCOLO SCHELETRICA. PER DIRE ADDIO AL COLPO DELLA STREGA E NON SOLO. PAROLA DEL DOTTOR GREGORY PLOGER di V. Tancredi

È

Sono sempre di più, anche in Italia, le persone che si rivolgono ai professionisti chiropratici per risolvere disturbi alla schiena 60 Dossier Medicina

un attimo, ti pieghi a raccogliere qualcosa, un movimento brusco qualsiasi, e dalla schiena si sente partire un dolore lancinante. È quello che la vox populi chiama il “colpo della strega”, una lombalgia acuta che costringe all’immobilità per alcuni giorni. Il nome suggestivo viene per alcuni da una leggenda secondo la quale le streghe cattive si presentano anche sotto mentite spoglie. Spesso sono delle donne bellissime e gli uomini, ammaliati dalla loro bellezza, fanno il baciamano. Appena si piegano, le streghe lanciano l’incantesimo e bloccano gli sprovveduti in quella posizione. Purtroppo non ci si può consolare pensando che il fastidioso disturbo è causato (quantomeno) da una bella donna, perché in realtà l’origine più frequente del “colpo della strega” è da ricercare in un’instabilità nella struttura della schiena danneggiata, poco tonica, troppo debole, malformata, o semplicemente trascurata. Il “colpo della strega”, insieme al torcicollo, è uno dei disturbi dell’apparato muscolo - scheletrico più diffuso nella popolazione e quasi tutti sono soggetti prima o poi ad un episodio di lombalgia acuta o di torcicollo che incidono parecchio sulla qualità della vita soprattutto quando, non curati, tendono a cronicizzare, dando nascita a scompensi meccanici e nuovi problemi, alla volta di altri sistemi lontani. Tutti sanno che un disturbo cervicale può creare vertigini, nausea, e calo di vista; o che un mal di schiena può provocare stipsi, incontinenza o impotenza, per esempio. Il momento in cui si presenta un dolore può però diventare estremamente fecondo se ci si dà il tempo di chiedersi cosa quel dolore vuole indicarci, del nostro corpo, di noi stessi e della nostra vita: «I sintomi che si presentano nel nostro corpo hanno un ruolo fisiologico ben preciso ed importante. Il dolore è presente

per avvertirci che c’è un problema, e per impedire un danno maggiore che verrebbe dall’ignorare quel problema», spiega Gregory Ploger, un chiropratico statunitense che vive da 20 anni in Italia e pratica a Bologna la sua specialità che è, forse, un po’ difficile da definire precisamente. La definizione ufficiale, data dall’Associazione Americana di Chiropratica, è: “La Chiropratica è quella scienza e quell’arte che utilizza le capacità di recupero specifico del corpo e la relazione tra le strutture scheletro-muscolari e le funzioni del corpo, in particolare tra la colonna vertebrale ed il sistema nervoso, ai fini del recupero e del mantenimento della salute”. Da queste parole si intuisce come la Chiropratica sia in realtà una scienza che dà il meglio di sé in relazione alle altre specializzazioni mediche: «lavoro molto bene con le mie controparti mediche – dice il dottor Ploger che ha tre lauree e sta continuando a studiare per ulteriori specializzazioni- perché la Chiropratica è efficace anche nei confronti di quelle patologie che non sono necessariamente di natura articolare o muscolare». Anche una cefalea persistente, un capogiro, una sindrome premestruale, ad esempio, possono trarre beneficio dalla Chiropratica. Anche se non tratta queste condizioni direttamente, il chiropratico infatti corregge le disfunzioni tra nervi, muscoli ed ossa per facilitare una guarigione spontanea. L’interazione armoniosa tra il sistema nervoso, il sistema endocrino, il sistema immunitario e gli altri sistemi ci fa guarire da infezioni, mutazioni, traumi e intossicazione ogni minuto di ogni giorno. «Il chiropratico cerca di togliere rumore di fondo dalle linee telefoniche, - come metaforizza Ploger - permettendo una naturale guarigione senza interventi chirurgici e senza farmaci, quando possibile. Quando il disturbo è troppo grave o richiede una tempestiva attenzione specialistica, il paziente è indirizzato appropriata-


mente». Sostanzialmente, dunque, il dottore in Chiropratica cerca di aiutare l’organismo a recuperare l’equilibrio perduto senza soffermarsi solo sul tentativo di “spegnere” il sintomo circoscritto, ma considerando il corpo umano nella sua globalità di psiche e soma. Il chiropratico cerca le cause del problema invece di offrire un modo di nascondere o alterare i sintomi. «Qualsiasi cosa ci porta fuori dal percorso che l’evoluzione ha programmato per l’uomo, può danneggiare il nostro organismo». Spiega il dottor Ploger. «Lo stress, ad esempio, ha una funzione evolutiva molto importante, serviva all’uomo per affrontare e superare gli estremi pericoli che insidiavano la sua sopravvivenza. Quando però questo stress non è limitato nel tempo, ma cronico come avviene oggi a causa dello stile di vita moderno, ecco che la tensione si va a ripercuotere in modo assai negativo su tutto l’organismo, creando numerosi disturbi, tra i quali disfunzioni vertebrali». Il dottor Ploger descrive così il suo metodo di diagnosi e cura: «quando un paziente arriva da me, per prima cosa devo inquadrare il suo disturbo e capire se posso aiutarlo, in caso contrario lo indirizzo subito verso il medico specialista giusto. Così come tra l’altro tantissimi colleghi consigliano ai loro pazienti la Chiropratica come supporto coadiuvante alle altre terapie, per accelerare o addirittura mettere in moto il processo di guarigione. Una volta che quindi ho identificato le fonti, le cause del disturbo, provvedo ad eliminarle tramite manipolazioni o aggiustamenti vertebrali, correzione di errori posturali, insegnamento di esercizio e movimenti che favoriscono la guarigione, consigli sull’alimentazione, respirazione, riposo, su come migliorare la qualità del sonno, su come gestire lo stress, e cerco di dare un senso di responsabilità per la propria salute». Con un aggiustamento il chiropratico “sblocca” una disfunzione intervertebrale o sublussazione. Togliendo le sublussazioni, il chiropratico migliora la biomeccanica e armonizza i nervi, i muscoli e la circolazione locale, favorendo la guarigione. Data l’estrema complessità di questa scienza medica, è facilmente intuibile che il percorso di studi per diventare chiropratici è lungo e impegnativo. Solo da poco l’Italia ha cercato di mettere un po’ di ordine nella materia, dato che la mancanza di linee guida rigorose per riconoscere i veri specialisti chiropratici stava causando la solita giungla in cui era difficile poter distinguere i ciarlatani dai professionisti seri. Intanto, chi vuole laurearsi in Chiropratica deve necessariamente frequentare un’università straniera accreditata perché in Italia non esistono strutture adeguate, e svolgere un tirocinio in cliniche specializzate. Il corso di laurea in Chiropratica ha una durata media di 5 anni e le ore di teoria e pratica clinica sono circa 5000. «In America, dove ho studiato, la Chiropratica è oramai una scienza consolidata e tenuta in grande considerazione - dichiara il dottor Ploger che esercita a Bologna nello studio di via Valparaiso 1- dopo il tirocinio clinico è previsto anche

GREGORY PLOGER Chiropratico statunitense, laureatosi presso il Palmer College of Chiropractic West in California, pratica da 20 anni in Italia

il superamento di esami di stato per l'abilitazione alla professione di dottore in Chiropratica. Per fortuna le cose adesso stanno cambiando anche in Italia». Dove non c’è esame di stato, ma nella Finanziaria 2008 è stata riconosciuta la professione di chiropratico, anche se non sono state ancora emanate le linee guida. Un modo per essere sicuri di rivolgersi a specialisti laureati e adeguatamente formati è quello di consultare l’elenco degli iscritti all’AIC (Associazione Italiana Chiropratici numero verde 800017806), che garantisce che i suoi membri soddisfano i più elevati standard stabiliti dalle linee guida dell’OMS. La Chiropratica è dunque un trattamento ideale di prevenzione per mantenersi in salute perché il chiropratico, sottoponendo il sistema neuro-muscolo- scheletrico ad accurati controlli, è in grado di riscontrare disturbi occulti a livello vertebrale ancor prima che si manifestino i primi sintomi. La prevenzione naturalmente va allargata allo stile di vita nel suo complesso, dal cibo sano, all’attività fisica, alla postura corretta e al giusto riposo senza dimenticare l’importanza fondamentale di uno stato mentale armonioso e sereno. La tensione e l’irritazione costante del sistema nervoso si riflettono immediatamente sui nervi spinali che lentamente e gradualmente si allontanano dalla loro funzione“normale” e causano successivamente la patologia. La buona salute infatti dipende dall’abilità di adattare e confrontare le varie forme di stress in modo costruttivo. Un antico proverbio cinese ammonisce: “Non esisterebbero problemi gravi di salute se facessimo più attenzione ai problemi meno gravi”. Vera salute quindi, non significa semplicemente essere liberi da sintomi, bensì avere un organismo che funziona nel modo corretto, e per raggiungere questo risultato è indispensabile avere una struttura ben equilibrata.

Dottor Gregory Ploger, Chiropratico Via Valparaiso, 1 - 40127 Bologna Tel. 051.505200

Dossier Medicina 61


Benessere

RIABILITAZIONE

nuove tecnologie d’avanguardia

LA FISIOTERAPIA NEGLI ULTIMI ANNI HA RAGGIUNTO ECCELLENTI TRAGUARDI SIA NEL NOSTRO PAESE CHE NEL RESTO DEL MONDO. UN VERO “BOOM”, CULMINATO CON L’INTRODUZIONE E IL SUCCESSIVO UTILIZZO DI APPARECCHIATURE SEMPRE PIÙ ALL’AVANGUARDIA, DI MAGGIOR POTENZA E SICUREZZA, IN GRADO DI GARANTIRE ECCELLENTI PERFORMANCES IN AMBITO RIABILITATIVO di Alessia Addari

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biettivo primario è quello del recupero dell’autonomia e della funzionalità dell’apparato locomotore, perduta completamente o parzialmente in seguito ad eventi traumatici, malattie o disturbi di altra natura, attraverso programmi terapeutici di rieducazione e riapprendimento delle capacità motorie. In aumento i Centri dedicati, soprattutto in relazione alla quantità di richieste, estese a problematiche e disagi che con sempre maggior frequenza colpiscono gran parte della popolazione, sempre più orientata al raggiungimento e al mantenimento di condizioni fisiche quanto più ottimali. È proprio da questa esigenza che il Centro di Riabilitazione Fisioter getta le sue basi, ponendo al centro della propria filosofia la persona umana e i suoi bisogni, supportati da tecnologie d’avanguardia e prestazioni manuali di altissima qualità. Qualità e professionalità di un team sanitario di assoluta rilevanza e altissima formazione, per il quale la centralità del paziente e il suo supporto psi-

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cologico divengono presupposti essenziali, mai trascurati in ogni fase della terapia. È un’atmosfera familiare quella che accoglie i numerosi ospiti della struttura, la stessa intorno alla quale la Dottoressa Giovanna D’Innocenzo e sua figlia, Dottoressa Serena Columbo, Specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione, rispettivamente Direttore Generale e Direttore Sanitario - ne hanno inteso la nascita, entrambe impegnate nel garantire un ambiente confortevole, caloroso e accogliente, a testimonianza della cura e del più assoluto rispetto per la persona. Pur operando in regime privato, il Centro è accreditato dal 1981 con il Servizio Sanitario Nazionale: ciò ha consentito, dunque, di unire la sicurezza nel rispetto degli standard richiesti dalle vigenti normative ad alcuni dei privilegi del settore privato, quali l’efficienza, la grande attenzione nei confronti dell’utente e l’alto livello delle prestazioni. Tutto ciò, naturalmente, attraverso l’ausilio di una capillare rete organizzativa di circa 30 professionisti tra medici, terapisti e operatori, a cui si aggiunge il per-


sonale amministrativo e di segreteria, il cui coordinamento da parte dei due Case Manager, Monica e Pierluigi, ne garantisce l’estrema dinamicità ed efficienza, assicurandone continuità e appropriatezza nell’erogazione dei servizi e delle terapie. Sono infatti questi ultimi che, mediando continuamente tra team riabilitativo e direzione, apparato sanitario e pazienti, si collocano nell’ambito di una filosofia a visione altamente manageriale e collaborativa, finalizzata a creare maggior trasparenza, velocità e flessibilità delle prestazioni. Scopo di Fisioter è quello di accompagnare al recupero della funzionalità e dell’autonomia pazienti portatori di disabilità permanenti o momentanee, affetti da esiti di traumi, patologie muscolo-scheletriche in fase acuta o cronica o, ancora, bisognosi di terapie pre e post-operatorie, sportivi o ragazzi in età evolutiva. Ciò con l’ausilio di attrezzature tecnologicamente avanzate o tecniche di sola manualità degli operatori che, abbandonando le più desuete metodologie strumentali, personalizzano la tipologia di terapia con percorsi riabilitativi integrati, scegliendo il meglio da ogni metodica manuale a seconda delle reali necessità e problematiche del paziente, rendendoli il più possibile unici e appropriati alla patologia. Un utilizzo di strumenti, strategie e tecniche riabilitative, dunque, sempre al passo con i tempi ma di comprovata efficacia e sicurezza, grazie soprattutto alla filosofia ispiratrice della Dottoressa D’Innocenzo e della Dottoressa Columbo, che individuano come presupposto essenziale del Centro quello della formazione e del costante aggiornamento del proprio personale medico e paramedico, impegnato fin dall’assunzione in un percorso formativo professionale e personale mirato all’eccellenza. Preparazione, specializzazione sanitaria e grande umanità tra i preziosi ingredienti di uno staff preparato a comprendere e assistere i malati durante tutto il loro percor-

so terapeutico e che si alimenta grazie al contatto e all’approccio quotidiano con questi ultimi. Ricchissimo l’elenco delle prestazioni offerte dal Centro in ambito del trattamento di tutte le patologie osteoarticolari e neurologiche acute e croniche, a cui si aggiungono la rieducazione temporo-mandibolare, praticata in poche altre strutture per disfunzioni e traumi dell’apparato in questione, la riabilitazione urologica (dell’incontinenza maschile e femminile ) e una assoluta novità, la terapia con uno tra i laser più avanzati nel trattamento delle patologie osteo-articolari: il Laser YagHILT (Higt Intensity Laser Therapy), che grazie all’alta intensità è in grado di ottenere una azione biostimolante, antinfiammatoria e antidolorifica in breve tempo e con effetti prolungati, assolutamente utile per tutte le patologie dolorose dell’apparato muscolo-scheletrico. Fondamentale è la partecipazione attiva al programma riabilitativo da parte del paziente che viene reso edotto di tutte le informazioni contenute nella propria cartella clinica, soprattutto grazie a un supporto informatizzato altamente efficace ed efficiente, nel rispetto dei principi di reciproco rispetto e trasparenza. Novità di questo 2009 è l’autorizzazione da parte del Ministero per l’organizzazione di corsi E.C.M. finalizzati alla formazione del personale sanitario, traguardi di assoluta importanza che proiettano Fisioter verso ulteriori ed ambiziosi obiettivi da realizzare durante il prossimo anno, riguardanti la realizzazione di un progetto di espansione e creazione di nuovi Centri che, si spera, incontreranno identico gradimento.

Sopra, la dottoressa Giovanna D’Innocenzo e sua figlia la dottoressa Serena Columbo, rispettivamente Direttore Generale e Direttore Sanitario del Centro di Riabilitazione Fisioter

Fisioter - Fisioterapia & Riabilitazione Fisioter Sas Via Giolitti, 2, 65015 - Montesilvano Pescara tel. 085 4451155 - info@fisioter.com

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LABORATORIO ANALISI

VAL SAMBRO

Intolleranze alimentari e diete salutari Il test citotossico si basa sull’analisi della reazione che hanno i leucociti quando posti a contatto con gli estratti degli alimenti nei confronti dei quali si vuole stabilire un’intolleranza alimentare. Di questo genere è il più efficace. Come dimostra l’esperienza del laboratorio Val Sambro a Bologna

Intolleranza alimentare significa qualsiasi reazione ostile al cibo, diversa dall’allergia alimentare. Non ha un tipologia definita di sintomi, infatti si presenta in ogni paziente in modo diverso, sia per il tipo di sintomo che per il tipo di cibo che lo provoca. Al fine di evidenziare un’intolleranza alimentare esistono vari test, «però l’unico test in vitro eseguito sul sangue, che dopo anni di esperienza si è rivelato essere il più attendibile, è il Test Citossico I.B.A (Indagine Bioematologica Alimentare)», come spiega la Dottoressa Carla Marzetti, fondatrice del Laboratorio Val Sambro di Bologna, che esegue questo tipo di test. Lei ha fondato e dirige il laboratorio di analisi Val Sambro, che da anni studia le intolleranze alimentari. Può dirci qualcosa della sua ricerca? «Già venticinque anni fa avevo capito che lo studio delle allergie non bastava a rispondere in modo adeguato ai quesiti dei pazienti, quindi ho cercato qualcosa di più avanzato, prima sul mercato italiano e, in un secondo momento, all’estero, in particolare in Inghilterra, dove ho trovato il test citotossico, che viene eseguito sui leucociti, mentre si osserva al microscopio la reazione e i danni che gli alimenti possono provocare sulla loro membrana. È un test che risale agli anni Quaranta, rivisitato con nuove tecnologie. Sulle intolleranze e le allergie oggi si scrive tanto, con il risultato che c’è troppa confusione. I medici spesso non sono preparati a spiegare perché un metodo antico, che si affaccia nel panorama della diagnostica moderna, non sia stato preso con la dovuta attenzione».

Secondo lei perché succede questo? «Nonostante i miei sforzi per collaborare con strutture ospedaliere accreditate, sono ancora pochi i lavori scientifici portati a termine: appena uno su quattro, che naturalmente si è concluso con risultati favorevoli». Quali sono i luoghi comuni rispetto alle allergie alimentari? «Innanzitutto si fa confusione tra la reazione allergica e la reazione citotossica. La reazione allergica è immediata, ad esempio il ponfo, l’orticaria, l’edema, sono reazioni acute e violente. La reazione tossica invece, segue le leggi della tossicità, senza la mediazione degli anticorpi, segue le leggi del sovraccarico alimentare e della ingestione di microveleni che il nostro organismo non riesce a metabolizzare. Questo vuol dire che bisogna agire su due fronti: togliere l’alimento e nello stesso tempo equilibrare la flora intestinale. Tutti i giorni si leggono articoli infamatori su questo tipo di test, perché c’è molta confusione sulla metodica di ricerca delle intolleranze, ma l’unico test attualmente abbastanza ripetibile è il test citotossico, che ha un’attendibilità del 70-73% circa, già alta per un test di laboratorio di osservazione. Oggi non c’è nulla di migliore, è quello che risponde maggiormente alla sintomatologia della persona. Non bisogna dimenticare che chi si sottopone ad un test per l’intolleranza ha avuto reazioni avverse al cibo, reazioni di tipo gastroenterologico, come gonfiori, diaree, stitichezze, mal di testa, reazioni cutanee, reazioni di astenie croniche, e di solito ha già fatto i test allergici, che sono risultati negativi. Certo noi non abbiamo la bacchetta magica, ma in molti casi diamo risposte precise, eliminiamo gli alimenti non tollerati e le persone stanno bene». Quindi le seguite anche con una dieta su misura? «Assolutamente sì. Il test delle intolleranze alimentari va se-


guito da un professionista dell’alimentazione, un nutrizionista, un dietologo, uno specialista dell’alimentazione che sappia come agire e correggere l’alimentazione senza provocare deficit alimentari. Se, per esempio, togliamo un cereale, esso va sostituito con un altro di contenuto proteico, vitaminico o di sali minerali equivalente. Ecco che allora abbiamo un’alimentazione assolutamente bilanciata e priva di effetti drastici. Alcuni pazienti si lamentano perché da tre mesi mangiano solo riso e carote: questo è assurdo e non è certo quello che noi consigliamo. In questo campo bisogna essere professionali, studiare, documentarsi e aggiornarsi costantemente, altrimenti si rischia di gettare discredito su coloro che lavorano seriamente da anni». Che tipologia di clienti si rivolge a voi e quanto tempo comporta la consulenza? «Molto spesso chi si sottopone ad un test per le intolleranze alimentari viene accusato di avere come vero obiettivo quello di dimagrire. A questo proposito vorrei precisare che le intolleranze non fanno ingrassare. All’inizio io stessa mi ero chiesta perché, togliendo gli alimenti intollerati, favorivo una diminuzione di peso. Ma poi ho trovato subito la risposta nel fatto che l’alimento intollerato richiede una digestione molto più laboriosa, non aiuta sicuramente il processo metabolico digestivo. Anzi, quando introduciamo microveleni, il nostro organismo, che è molto più intelligente di noi, si organizza e trattiene i liquidi per diluire la tossicità, favorendo, quindi, una forte ritenzione idrica e, via via, un rallentamento del metabolismo. Com’è risaputo, il metabolismo, la serie di processi biochimici che avvengono nel nostro organismo, ha come fautore principale il fegato, il nostro laboratorio biochimico. È chiaro che un fegato intossicato è più lento di un fegato sano, così come una flora intestinale scarsa crea stitichezza, diarrea, o uno sbilanciamento dei liquidi intra e intercellulari che provoca ritenzione idrica. Togliere, quindi, gli alimenti non tollerati per applicarli in una dieta che sia ipocalorica, di associazioni alimentari o combinata, a seconda di quella che il professionista è abituato ad indicare, ravviva gli effetti della dieta e fa ottenere risultati migliori». Avete brevettato anche un kit per le allergie alimentari. Come funziona? «Il kit non viene venduto direttamente al paziente, ma ai laboratori, medici o nutrizionisti abilitati all’esecuzione del test. Noi insegniamo a leggere al microscopio e ad applicare i risultati della dieta. Inoltre facciamo formazione sia di nutrizione che di lettura al microscopio». Qual è l’età media delle persone che si rivolgono al vostro centro?

«Non c’è un’età specifica perché le intolleranze possono verificarsi a qualsiasi età a causa di uno stress, di un’influenza o di un uso smoderato di farmaci. I bambini piccoli, per esempio, spesso sono affetti da dermatiti, iperattività, specialmente per l’uso sconsiderato di additivi e coloranti, obesità, soprappeso, mal di testa, persino da disattenzione e scarso apprendimento scolastico condizionati dall’alimentazione. Molti giovani hanno sintomatologie come gastriti, coliti, cefalee, eczemi, disturbi della pelle. Donne in menopausa hanno problemi metabolici, di soprappeso, ma anche molte malattie reumatiche, come artriti reumatoidi, malattie autoimmuni, che migliorano molto con un’alimentazione corretta, in cui vengono valutate non solo le intolleranze ma, per esempio, anche il livello dei grassi con un profilo che si chiama fat profile. Il fat profile testa gli acidi grassi polinsaturi, i radicali liberi, l’età biologica e valuta, insieme ad altri parametri del sangue, le allergie sporadiche che possono intervenire anche in età avanzata». Chi viene qui fa il test e poi una dieta su misura. Ma come si conclude la procedura? «La dieta viene mantenuta per un certo periodo e poi viene eseguito un test di controllo. Il seguito dipende sempre dalla drasticità della dieta. In genere, dopo un mese e mezzo o due, richiamiamo la persona per verificare se e quando reintrodurre gli alimenti eliminati al momento del test, in modo che, pian piano, possano tornare a fare parte della normale alimentazione, anche se in misura non eccessiva».

Dottoressa Carla Marzetti


Grandi aziende

LIBERTÀ DI MOVIMENTO CHI SUBISCE UN’AMPUTAZIONE SI TROVA A DOVER AFFRONTARE UN PERCORSO PSICO-FISICO DIFFICILE. MA NEGLI ULTIMI ANNI L’ORTOPEDIA HA FATTO PASSI DA GIGANTE GRAZIE ALLA TECNOLOGIA. CHE HA PERMESSO DI CREARE PROTESI CHE CONCEDONO MOVIMENTI MOLTO SIMILI A QUELLI NATURALI di Cristiana Zappoli

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uello degli impianti protesici è un settore in continua evoluzione grazie alla tecnologia che avanza. Un argomento, questo delle protesi, che fino a qualche anno fa era poco affrontato dai media e poco conosciuto dalle persone, probabilmente perché interessa, percentualmente, una piccola parte della popolazione, ma che oggi, grazie soprattutto a personaggi conosciuti al grande pubblico, per lo più sportivi, si è guadagnato l’attenzione dei giornali e delle tv. Uno su tutti, Alex Zanardi (ma anche Oscar Pistorius non è stato da meno), ha mostrato al mondo quanto lontano si può arrivare con una protesi. Oggi molte tra le persone che hanno subito un’amputazione hanno realmente la possibilità di arrivare a condurre una vista che definiremmo normale. In Italia, oltre ai centri protesi gestiti dal Ministero della Salute, esistono strutture a capitale privato che, comunque, operano con il Servizio Sanitario Nazionale, essendo iscritte all’Albo del Ministero della Sanità. Arte Ortopedica di Budrio è una di queste strutture e opera esclusivamente in ambito di presidi ortopedici per l’amputazione, ovvero realizza protesi per arti inferiori e superiori per tutti i livelli di amputazione. Fondata negli anni Ottanta, l’azienda ha avu-

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to uno sviluppo esponenziale che, nel 2005, l’ha portata ad assumere l’aspetto attuale: un centro ortopedico specializzato nella produzione, nella riparazione e nello sviluppo delle protesi, dove lavora un team di professionisti con anni di esperienza alle spalle. A guidarlo sono attualmente quattro soci, tra loro Paolo Landini. «Arte Ortopedica - ci spiega - ha sviluppato tecniche e competenze approfondite per costruire e applicare protesi per ogni livello di amputazione o malformazione di un arto inferiore e superiore. La gamma di presidi spazia dalle protesi tradizionali alle protesi che adottano i componenti più sofisticati oggi presenti sul mercato». L’azienda di Budrio è una delle prime in Europa che ha montato ginocchia a comandi elettronici e l’unica a capitale privato in Italia a costruire e applicare protesi per arto superiore a comando mioelettrico per tutti i livelli di amputazione. «Per applicare e poi riparare certi tipi di protesi che si avvalgono di una tecnologia altamente avanzata, - continua Landini - è necessario seguire corsi di aggiornamento e avere conoscenze pregresse di un certo livello. Noi pensiamo di riuscire ad offrire ai nostri pazienti uno standard di professionalità alto nonché i prodotti migliori in commercio. Abbiamo una sede unica a Budrio, e qui vengono persone da tutta Italia». Il centro offre una struttura di 1500 mq, con quattro ampie palestre attrezzate con parallele, all’interno di due delle quali si trovano strutture con scalini e un ripiano inclinato per simulare le varie situazioni che ognuno affronta nella vita quotidiana. In questi spazi si insegna ai pazienti a usare le protesi, se ne verifica la corretta deambulazione e si fanno i testing sulla loro funzionalità. «Il nostro compito non è quello di riabilitare una persona, per quello ci sono ovviamente i medici», specifica Paolo Landini. «Noi siamo tecnici ortopedici, dobbiamo addestrare il paziente all’uso della protesi, insegnare loro come indossarla. Dobbiamo aiutarlo a


camminare o a muovere le braccia. Chi è in questa fase torna da noi tutte le volte che sono necessarie. C’è chi si adatta al suo nuovo stato velocemente e chi invece ha bisogno di tempo per imparare a vivere con il nuovo braccio o la nuova gamba. Noi siamo qui non solo per costruire la protesi per il paziente, ma anche per aiutarlo a farla propria». Oggi, al contrario di quello che accadeva fino a qualche anno fa, chi arriva in questi centri per avere una protesi è molto preparato sull’argomento. Grazie soprattutto a internet i pazienti possono reperire diverse informazioni e molti di loro hanno le idee assolutamente chiare su quello che vogliono. Lo conferma Landini: «spesso le persone arrivano da noi con richieste ben precise, vogliono ottenere il massimo. Purtroppo non sempre è possibile e non tutte le protesi sono adatte a tutte le persone. Inoltre bisogna sempre tenere presente che si parla di un arto meccanico: è vero che ti permette anche di scalare le montagne, perché c’è chi lo fa, ma non sarà mai come avere il proprio arto naturale». Resta comunque vero che oggi la tecnologia ha fatto passi da gigante. Si possono applicare protesi alle mani che hanno sensori in grado di controllare l’intensità della stretta. Un bicchiere di carta afferrato con la protesi, fino a poco tempo fa, si sarebbe rotto, ora ci sono dei sensori che automaticamente allentano la presa della mano anche senza che questa riceva impulsi dalla persona che la indossa. E vale lo stesso per la situazione contraria: quan-

do questi sensori sentono che un oggetto sta scivolando, stringono la presa per tenerlo stretto. Stiamo parlando delle ultime frontiere in fatto di protesi che però, in Italia, non vengono ancora concesse dalla sanità pubblica. «In altri paesi d’Europa – specifica Landini – se si appura che per rendere migliore la vita di un paziente è necessaria una protesi di ultima generazione gliela si concede. Da noi questo non avviene, i pazienti devono acquistala privatamente. È importante, comunque, tenere presente che tutte le nostre protesi, dalle più semplici alle più sofisticate, anche quelle comprese nel tariffario della sanità pubblica, sono protesi di altissima qualità fatte in carbonio e titanio. Quello che le differenzia è solo la tecnologia, e quindi la possibilità di fare o meno determinati movimenti». Quando si parla di protesi per gli arti si parla indirettamente di pazienti che hanno subìto amputazioni. Persone, quindi, la cui vita è radicalmente cambiata e che dovranno imparare a convivere con un handicap più o meno grave. È evidente come, per loro, una protesi voglia dire conquistare una qualità di vita nettamente migliore rispetto a quella che avrebbero senza. «Siamo consapevoli che affrontiamo quotidianamente persone che hanno subito un grave trauma. Persone che si sentono private di qualcosa, che devono affrontare una menomazione», spiega Landini. «Per questo è una preoccupazione di tutti noi rapportarci con loro in maniera umana. Noi non sostituiamo pez-

Sopra: alcuni pazienti a cui sono state applicate protesi ad una gamba provano a camminare aiutandosi con le parallele; sotto: un paziente prova la sua protesi muovendosi su un piano inclinato. Nella pagina a fianco, i laboratori dove vengono costruite le protesi


Grandi aziende

Sopra: i tecnici ortopedici dell’azienda personalizzano le protesi di alcuni pazienti basandosi sulle loro esigenze, controllando che gli aspetti tecnologici funzionino al meglio. Sotto: lo staff di Arte Ortopedica

zi a una macchina, noi lavoriamo con le persone affinché possano riacquistare serenità potendo vivere nella maniera migliore possibile. La prima cosa da fare è osservare e conoscere il paziente, le sue aspettative e le sue esigenze, in modo da cominciare a ragionare insieme a lui sul tipo di protesi da applicare e su quello che potrà riuscire a fare». Successivamente si realizza una prima protesi “a tavolino” e si comincia con le prime applicazioni in modo che il paziente prenda confidenza e si renda abbastanza indipendente. «In un secondo momento – prosegue Landini - si affronta il discorso tecnologia e l’eventualità di applicare una protesi più moderna o di ultima generazione. La cosa importante della nostra professione è capire, tra tutto quello che offre il mercato, la protesi più giusta per una persona o per un’altra. Spesso vediamo che ci sono in giro anche protesi non adeguate. Noi impegniamo del tempo a capire dove possiamo arrivare e qual è il prodotto ad hoc. È l’esperienza che ci rende in grado di fare questo. Come ho detto, spesso il paziente arriva da noi sapendo esattamente quello che vuole, noi dobbiamo capire se lo può avere oppure convincerlo che non può spiegandogli perché. Si deve creare un rapporto di fiducia tale da consentirci di dare opinioni senza che la persona che abbiamo davanti pensi che lo facciamo per vendergli una cosa invece che un'altra». Oggi in questo settore si lavora con parti modulari,

parti prefabbricate che possono essere sostituite da altre oppure integrate. Quindi capita che ad un paziente inizialmente venga applicata una protesi più semplice e, successivamente, venga cambiata con un’altra con maggiore autonomia di movimento. E affinché una protesi sia di qualità, le sue parti devono essere fatte con il top di gamma in fatto di materiali, ma deve anche essere anche personalizzata. La personalizzazione è un aspetto che sta molto a cuore al team dell’Arte Ortopedica, come specifica Paolo Landini: «una protesi per essere veramente valida deve essere adattata al paziente e alle sue esigenze. Siamo tutti diversi e tutte le amputazioni, e dunque i monconi, sono diversi. Quello che va bene per me non andrà mai bene per un altro». È evidente, quindi, che il rapporto con chi la protesi la costruisce studiandola ad personam è un rapporto che si prolunga nel tempo. Anche perché le protesi sono sottoposte spessissimo a controlli se si vuole mantenerle efficienti. «Soprattutto la parte che viene applicata al moncone va controllata spesso, perché, per esempio, il paziente può ingrassare o dimagrire. Più si mantiene efficiente la calzata della protesi più chi la indossa gode dei benefici all’uso, quando è larga non la si controlla, quando è stretta crea dei problemi al moncone». È inevitabile che i rapporti che si creano fra paziente e tecnico ortopedico non siano superficiali. «A me piace dire – conclude Paolo Landini – che in azienda abbiamo la passione per le persone, perché l’approccio con i pazienti è fondamentale. Spesso arrivano da noi persone che non hanno ancora accettato di dover portare una protesi e non hanno ancora elaborato il proprio trauma. Bisogna creare una stretta sintonia, guadagnarsi la fiducia. Solo così sarà veramente possibile aiutare loro e le loro famiglie a riacquistare la serenità perduta. Noi abbiamo la possibilità, col tempo, di alleviare le sofferenze e questo non fa bene solo ai pazienti ma fa bene anche a noi».

Arte Ortopedica Via E. Mattei, 10/12 40054 Budrio (Bo) - Tel. 051802703/ 0516920653 www.arteortopedica.com - info@arteortopedica.com 68 Dossier Medicina



Grandi aziende

IL VALORE ETICO DEL BENESSERE

NATA 25 ANNI FA, LR HEALTH & BEAUTY SYSTEM REALIZZA PRODOTTI DEDICATI ALLA BELLEZZA E AL BENESSERE. METTENDO IN PRATICA UNA POLITICA DI SOSTEGNO PER AIUTARE I BAMBINI POVERI E AMMALATI. PER QUESTO MOTIVO HA FONDATO, INFATTI, L’ASSOCIAZIONE BENEFICA “LR GLOBAL KIDS FUND” di Gianfranco Virardi

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’Azienda LR Health & Beauty Systems è stata fondata in Germania nel 1985. Attualmente è presente in 30 paesi europei, e inoltre in Australia, Nuova Zelanda e Filippine, con i suoi prodotti per il benessere e e la bellezza. Punto di maggior forza dell’azienda è l’alta qualità. «Noi offriamo prodotti di alta qualità made in Germany, - spiega Roberto Barbatiello, Amministratore unico di LR Italia - tagliando i passaggi della filiera tradizionale arriviamo al cliente finale con prodotti di altissima qualità ad un prezzo accessibile partendo dalla materia prima più costosa. Non per niente abbiamo instaurato una cooperazione con star internazionali unica nel suo genere. Si affidano alla nostra esperienza per creare esclusivi profumi, lineee profumate e prodotti di bellezza». Materie prime di ottima qualità e processi di lavorazione nel completo rispetto dell'ambiente, hanno permesso a LR, dal-

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la sua fondazione avvenuta quasi 25 anni fa, di registrare anno dopo anno costanti aumenti di vendite e di sviluppare collaborazioni con oltre 300mila partner indipendenti e qualificati. Ogni anno LR produce circa 10 milioni di prodotti per il benessere e la cura della persona. L’assortimento viene regolarmente controllato sia internamente che esternamente. «Questo per garantire ai nostri partners – prosegue Barbatiello - la miglior qualità esistente sul mercato. Noi teniamo in altissima considerazione non solo la qualità, ma anche l’innovazione del prodotto. Abbiamo infatti investito in ricerca e sviluppo: con la fondazione del nostro nuovo Comitato Scientifico abbiamo raggiunto un ulteriore know-how professionale. Materie prime innovative, analisi e studi vengono condotti con il sostegno scientifico e professionale del comitato». Tra i prodotti più innovativi di LR vanno annoverati gli ultimi nati della linea Serox, linea antiaging di ultima


Nella pagina a fianco: una foto della sede italiana di LR Health & Beauty Systems. In questa pagina: alcuni prodotti dell’azienda tedesca dedicati al benessere e alla bellezza. A sinistra: Roberto Barbatiello, Amministratore unico di LR Italia

generazione: comprende un filler e dei patch al collagene. Tra i prodotti già ampiamente conosciuti, il più famoso è certamente il Gel Aloe Vera, di cui LR commercializza quattro varianti, di cui una in esclusiva mondiale: il Sivera, l’aloe con il silicio che si ricava dall’ortica. Altro prodotto di grandissima qualità e utilità è il Colostro, «riguardo al quale – specifica Barbatiello - godiamo di anni di esperienza in più rispetto alla concorrenza che si è appena affacciata su questo mercato. Noi di LR siamo una delle pochissime aziende ad avere il Colostro liquido che viene realizzato con un procedimento particolare per mantenerne inalterate le caratteristiche». I prodotti LR a base di Aloe Vera contengono elevate percentuali di Gel di Aloe Vera Bar-

badensis Miller, che dona alla pelle una sensazione di benessere intensa ed unica, per ogni esigenza e per tutti i giorni. Già nell'antico Egitto, l'Aloe Vera Barbadensis Miller era considerata un elisir per la bellezza e l'immortalità. Fino ad oggi siamo a conoscenza di centinaia di tipi di questa pianta. Ma il gel estratto dall'Aloe Vera Barbadensis Miller è considerato come l'unico ingrediente nel suo genere. La filosofia di LR si riassume nelle parole di Roberto Barbatiello: «quello che vogliamo fare è rafforzare la consapevolezza dei nostri clienti nei confronti del benessere, affinché si sentano meglio con il proprio corpo. Non solo. Mentre i nostri prodotti della linea “Health” aiutano a sentirsi bene, i prodotti della linea “Beauty” contribuiscono a rendere l’aspetto più bello, esaltando la bellezza naturale di ognuno. In poce parole: “Feel good. Look great”». Inoltre LR non solo pensa al benessere di tutti noi, ma applica questa filosofia per dare benessere a bambini meno fortunati. Ha creato infatti “LR Global Kids Fund”, associazione benefica per dare speranza e un futuro migliore a bambini poveri o malati e per dare anche a loro una possibilità di cambiare vita. «Pensiamo anche che LR Health & Beauty Systems possa offrire una chance per cambiare la propria vita e per avere successo», precisa Barbatiello. «LR è una vera opportunità di lavoro e la possibilità per tutti, senza distinzione di sesso, religione, razza di iniziare un’attività in proprio e di crearsi la propria azienda senza investimenti. LR in quasi 25 anni di storia ha reso possibile per migliaia di persone il realizzarsi di un sogno e il raggiungimento dell’indipendenza economica». Negli ultimi 12 mesi questo sta avvenendo anche nel nostro paese dove si registra un tasso di crescita del 60% mensile. «Siamo solo agli inizi - prosegue Barbatiello - abbiamo tantissimo lavoro da fare. A tutti coloro che vogliono fare qualcosa per cambiare la propria vita o per migliorarne la qualità, consiglio di cogliere l’opportunità lavorativa che noi possiamo offrire».

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LE AZIENDE INFORMANO

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SALUTE E PREVENZIONE

COME CONIUGARE L’ECCELLENZA ALLA MEDICINA D’AVANGUARDIA

er vivere bene è fondamentale essere sani nel corpo e nella mente, piacersi ed essere in armonia con se stessi. Questo è l’obiettivo che la REM 2003 s.r.l, una società di servizi sanitari con sede ad Ancona, si prefigge per i suoi pazienti. Fiore all’occhiello della sua attività è il centro medico, dove sono presenti professionisti specializzati nei vari settori. Gli specialisti che operano in questa struttura si occupano di: Ginecologia, Neurologia, Ortopedia, Dietologia, Flebologia, Fisioterapia, Dermatologia, Psicologia, Cardiologia, Medicina dello Sport (uno dei pochi centri autorizzati al rilascio di certificati agonistici nelle Marche), Omeopatia omotossicologica, Analisi Bioenergetica. L’ambulatorio medico comprende anche un settore dedicato interamente alla Medicina Estetica (REM Medical Center), autorizzato dalla Regione Marche. Il REM Medical Center è un centro di cura e benessere realizzato per rispondere all’esigenza di rigenerare in maniera completa la mente e il corpo. È coordinato da vari specialisti che operano per fornire un servizio ottimale attraverso esperienza e tecnologia d’avanguardia. Per risolvere problemi di depilazione definitiva, macchie cutanee, couperose e per il fotoringiovanimento è im-

piegato il laser. Si eseguono inoltre trattamenti di modellamento per il corpo, adiposità localizzate e cellulite attraverso cavitazione ed elettroporazione, le ultime novità nel campo della medicina estetica. Fisiologicamente, il grasso si concentra in prevalenza in punti ben precisi (nella donna, solitamente nella regione troncaterica, ovvero nella fascia trapezoidale compresa tra fianchi e cosce). Anche in caso di piccoli accumuli adiposi è bene intervenire tempestivamente così da evitare un rallentamento della circolazione e la degenerazione della dismorfia. CAVITAZIONE La cavitazione è rivolta a uomini e donne ed è utilizzata per eliminare adipe e centimetri in eccesso, localizzati su: vita, ventre, anche, cosce, interno ginocchio, polpacci e braccia. La tecnologia ad ultrasuoni e a bassa frequenza produce "microbolle" di vuoto all'interno del liquido interstiziale che, implodendo, causano la rottura della membrana degli adipociti. Gli ultrasuoni sono delle onde con frequenza tale da non poter essere percepite dall'orecchio umano e la loro produzione avviene sfruttando un effetto conosciuto come piezoelettrico. La cavitazione non è invasiva e può essere abbinata alla mesoterapia lipolitica e a trattamenti drenanti.


LE AZIENDE INFORMANO

ALL’INTERNO DEL CENTRO SI ESEGUONO: • Ecografie: addominali, muscolo tendinee e articolari, dei tessuti molli, urologiche, ginecologiche • Elettromiografie • Ecodoppler: vascolare carotideo, vertebrale, aorta addominale e periferico • Trattamenti del viso: peeling all’acido piruvico, salicilico, mandelico; filler riempitivo; acido ialuronico, botulino e biorivitalizzazione

BIOSTIMOLAZIONE Dopo i 40 anni la produzione di estrogeni e progesterone rallenta e gli inestetismi causati dall'invecchiamento si accentuano: secchezza, perdita di tono, rilassamento dei tratti del viso. Come avviene una seduta di biostimolazione? L'introduzione del prodotto avviene per via intradermica con micropunture effettuate nei punti e nelle zone ove necessaria una maggiore riduzione delle rughe. Quali sono le zone trattate? Sul viso: fronte, zigomi, rughe nasogeniene, angolo inferiore della bocca, zona sottomentoniera, collo, décolleté. Sul corpo: braccia, mani, interno coscia, pieghe attorno al ginocchio. ELETTROPORAZIONE L’elettroporazione è la prima liposuzione chimica senza aghi, cannule o interventi chirurgici. Questo tipo di trattamento garantisce un risultato immediato, senza dolore. Consiste

nella creazione di leggeri impulsi elettrici che, attraverso uno speciale trasduttore cutaneo, aumentano la permeabilità dei tessuti alle sostanze di carattere farmacologico e cosmetico che vengono applicate. Negli strati profondi del derma, il principio attivo agisce in modo diretto sui processi di rigenerazione cutanea, portando risultati veri e duraturi. Grazie a questa metodica sono possibili trattamenti del viso e del corpo. Si può rassodare e rigenerare la pelle, con effetto lifting. Si può incrementare il tono muscolare e trattare la cellulite. REM 2003 s.r.l, inoltre, organizza convegni per medici, corsi di formazione di carattere sociale e corsi di educazione alimentare, che forniscono i principi fondamentali utili per una sana alimentazione. Assistenza e controlli costanti garantiscono un ottimo risultato per le varie problematiche che il centro gestisce.

Rem 2003 Ambulatorio Medico - 60131 Ancona (AN) VIA VALENTI GHINO, 2 - tel: 0712900617


LE AZIENDE INFORMANO

COMBATTERE LA CELLULITE

E MODELLARE IL CORPO

DI TECNICHE E TRATTAMENTI PER COMBATTERE GLI INESTETISMI DELLA CELLULITE E I CUSCINETTI DI GRASSO CE NE SONO TANTE. MA NON TUTTE SONO EFFICACI. PER QUESTO LA SCELTA MIGLIORE È AFFIDARSI A PERSONE CHE SANNO REALMENTE MODELLARE IL NOSTRO CORPO. COME GLI ESPERTI DEL MAYA CLUB - AURA SPA

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imagrire, tonificare, eliminare i cuscinetti di grasso superflui, far scomparire la cellulite. Problemi con cui la maggioranza delle donne si trova a combattere quotidianamente. Modellare il proprio corpo per renderlo più bello è un’aspirazione di molte ma, spesso, si rivela un’impresa assai ardua. Ogni giorno veniamo bombardati da messaggi pubblicitari riguardanti diete e prodotti dimagranti, che, spesso, risultano inefficaci. Vincere la guerra contro il grasso superfluo non è quindi una cosa facile, soprattutto perché per vincere la guerra e non solo una battaglia è necessario mantenere nel tempo i risultati che si riescono a raggiungere. Ma i chili di troppo non devono diventare un insormontabile peso psicologico ed è giusto fare qualcosa per migliorare la propria situazione psico-fisica. E allora perché non affidarsi alla tecnologia e alle mani di esperti massaggiatori per modellare la propria silhouette? È fondamentale, però, scegliere le

persone giuste alle quali rivolgersi, persone preparate e in grado di stimolare le motivazioni di ognuno attraverso i risultati raggiunti nel tempo, capaci di individuare un programma realistico e costruito su esigenze personali per ritrovare forma fisica, bellezza e benessere. «I percorsi devono essere stabiliti ad hoc per ogni persona». A parlare è Silvia Berzigotti titolare del centro Maya Club - Aura Spa di Pesaro, un ambiente in cui bellezza, benessere e relax si coniugano con armonia ai trattamenti estetici. «Il nostro punto di partenza è considerare “persone” chi viene da noi e quindi ascoltarle e capire le loro esigenze. Capire cosa vogliono per migliorare il loro aspetto». Si comincia, dunque, dall’ascolto. «Il secondo step - continua Silvia - per effettuare una diagnosi passa attraverso il computer». Prosegue Silvia. «Prima viene fatta un’analisi estetica globale, successivamente un esame che viene chiamato impedenziometria B.I.A, per determinare la composizione corporea (massa grassa, massa magra, fluidi….). Solo a questo punto si stabiliscono i percorsi più adatti alle esigenze di ognuno». Il concetto di peso corporeo, infatti, va considerato non solo in relazione alle tabelle standard di riferimento che si basano sul rapporto fra peso, altezza ed età, ma anche in base ai livelli di massa corporea. Cosa che si riesce a fare attraverso questo tipo di esame. I trattamenti sono dunque tanti e di diverso genere. «Generalmente – specifica Silvia – il percorso di di-

Il punto di partenza di Maya Club Aura Spa è considerare “persone” chi viene da noi e quindi ascoltarle e capire le loro esigenze. Capire cosa vogliono per migliorare il loro aspetto


LE AZIENDE INFORMANO

sintossicazione e drenaggio sono comuni a tutti, poi si prosegue agendo sul “localizzato” ovvero sulle criticità. Per esempio si intervene sulla cellulite oppure sull’atonia. Scegliendo se farlo manualmente oppure con macchinari, spesso sovrapponendo entrambe le metodologie». Indicato per soggetti che presentano ristagni localizzati o accumuli idrolipidici è, per esempio, il trattamento all’argilla bianca, che riattiva la microcircolazione vasale e linfatica, tratta le adiposità localizzate e riduce i gonfiori. Ottimo trattamento in caso non solo di adiposità localizzata ma anche di adiposità diffusa con appesantimento dell’armonia delle curve del corpo, il cataplasma alle alghe: contribuisce alla riattivazione del microcircolo e al miglioramento della trama cutanea. Contro la tanto odiata cellulite è interessante considerare anche il trattamento fatto con bende fredde rassodanti, un utilissimo bendaggio per prevenire e contrastare il rilassamento cutaneo e, appunto, gli inestetismi della cellulite. Lenitivo e rinfrescante per gambe gonfie e stanche, è ottimo per tonificare ed elasticizzare i tessuti. Nella maggioranza dei casi perdere peso è l'obiettivo principale, ma un buon programma dimagrante deve mirare anche al raggiungimento di un equilibrio estetico globale, perché solo in una situazione di equilibrio è possibile mantenere i risultati raggiunti. «Chi ha problemi legati al peso ha quasi sempre degli squilibri», spiega Silvia. La cellulite, per esempio, non è un pro-

Maya Club

blema puramente estetico come spesso si pensa, ma anche e soprattutto un campanello di allarme che denota un cattivo equilibrio delle funzioni corporee. «Per quanto ci riguarda, quindi, - prosegue Silvia - riequilibrare diventa fondamentale. Per questo facciamo del trattamento bionergetico con campane il nostro punto di forza. La nostra fonte di ispirazione è la medicina tradizionale cinese, secondo la quale l’energia circola nell’organismo ed interviene, attraverso i meridiani, per rimuovere gli ostacoli all’equilibrato fluire tra lo yin e lo yang. La salute nasce dall’equilibrio energetico tra le varie parti del nostro organismo e l’ambiente che ci circonda. Lo squilibrio energetico dovuto a un eccesso o a un vuoto di energia si manifesta anche sotto forma di inestetismo. Con questo trattamento si liberano canali energetici bloccati. In pratica si utilizzano campane di vetro che seguono la mano dell’operatrice, così si lavora sulla circolazione. Un altro trattamento molto efficace che consigliamo è il calco del corpo: serve per riportare armonia tra la parte superiore e quella inferiore del corpo. La disarmonia è spesso dovuta ad accumuli idrolipidici, adipe, tensioni muscolari, gonfiori localizzati e rilassamenti cutanei. Questo trattamento allenata le tensioni muscolari, ripristina la fisiologica microcircolazione, attacca accumuli adiposi e idrolipidici, drena i liquidi accumulati, combatte l’inestetismo della cellulite compatta e nodulare». Provare per credere!

MAYA CLUB - AURA SPA via Ponchielli, 79 - 61100 Pesaro - tel. 0721416086 - fax 0721416086 - www.mayaclub.it info@mayaclub.it via del Ponte, 66 - 61032 Fano (PU) tel 0721808045 - fax 0721802524 www.auraspa.it info@auraspa.it


Bellezza & Benessere

RINGIOVANIRE IL VISO

con la medicina estetica L’INVECCHIAMENTO CUTANEO E DIVERSI FATTORI TOSSICI PROVENIENTI DALL’ESTERNO DANNEGGIANO QUOTIDIANAMENTE LA NOSTRA PELLE. IL MODO MIGLIORE PER CONTRASTARLI È LA PREVENZIONE. MA SE ORMAI PER PREVENIRE È TROPPO TARDI, LA MEDICINA ESTETICA HA FATTO PASSI DA GIGANTE CON LE NUOVE TECNICHE LASER. COME CI SPIEGA LA DOTTORESSA VIVIANA PARIS di Mattia Curcio

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I consigli di Viviana Paris

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l trascorrere del tempo produce modificazioni delle caratteristiche strutturali dei tessuti che lentamente ci cambiano la fisionomia: l’organo che più subisce questi cambiamenti è sicuramente la pelle, che ben presto, se non viene opportunamente trattata, comincia a perdere in tono, luminosità ed elasticità. L’invecchiamento cutaneo è un processo fisiologico di involuzione cellulare. Esso è dovuto a fattori intrinseci, risultato dell’intreccio di eventi biologici, biochimici e molecolari scandito dal codice genetico di ogni individuo (cronoaging) e a fattori estrinseci, di tipo chimico e fisico, legati allo stile di vita, ai raggi ultravioletti del sole, al clima, all’alimentazione ed a fattori tossici di vario genere provenienti dall’ambiente esterno (fotoaging). I due processi sono biologicamente e clinicamente diversi e incidono come eventi indipendenti, ma sulle aree del corpo foto esposte come il viso si sovrappongono, determinando perdita di compattezza della trama connettivale della pelle e conseguente lassità cutanea, formazione di macchie, rughe e ridotta produzione da parte dei fibroblasti di acido ialuronico e fibre collagene, con conseguente riduzione dell’idratazione cutanea, del suo tono e del suo turgore. Inoltre la ridotta vascolarizzazione del derma, cui si va incontro col passare degli anni e che fa perdere alla cute luminosità, e il rallentamento del normale drenaggio linfatico innescano un circolo vizioso di difficile interruzione. Come si può rallentare l’insorgenza di tali processi di invecchiamento cutaneo? Ne parliamo con la Dottoressa Viviana Paris, specialista in Idrologia Medica, ed esperta e consulente in Medicina ad indirizzo Estetico. Dottoressa Paris, quali regole seguire per contrastare i fenomeni legati all’invecchiamento? «È essenziale che ci si prenda cura del proprio viso quanto prima, abbandonando l’idea della Medicina Estetica come scienza utile solo a eliminare gli inestetismi cutanei e abbracciandone anche la fondamentale caratteristica di medicina preventiva. Nutrire il proprio viso prima ancora che inizino a presentarsi i fenomeni dell’invecchiamento è infatti l’arma su cui si deve puntare per ottenere i migliori risultati, riuscendo così a mantenere giovane la pelle del viso e a rallentare la comparsa dei segni del tempo». Quali sono le terapie a cui sottoporsi? «Per ottenere il ringiovanimento del viso bisogna agire a diversi livelli. Varie sono le terapie mediche in Medicina Estetica ed è utile, soprattutto, che siano “combinate” tra loro. I peelings: trattamenti che sfruttano l’azione di alcune sostanze acide e che, a contatto con la pelle del viso, danno luogo a una esfoliazione cutanea più o meno profonda, assottigliando lo strato corneo, aumentando il turn-over cellulare e restituendo così al volto luminosità e freschezza. Le rivi-

talizzazioni: microiniezioni indolori di principi attivi (acido ialuronico, vitamine, aminoacidi) che costituiscono i mattoncini da assemblare per ridare compattezza alla propria pelle; queste sostanze aumentano l’idratazione cutanea e stimolano l’attività dei fibroblasti, le cellule normalmente deputate alla produzione delle fibre elastiche, “impalcatura” e sostegno della nostra pelle. I fillers: sostanze che, iniettate negli avvallamenti del viso responsabili delle rughe, ne permettono la scomparsa; ne esistono di diversi tipi, riassorbibili o meno. Il più utilizzato, perché praticamente privo di effetti collaterali, è l’acido ialuronico, prodotto in forma di gel, che va a ricompattare e rimpolpare la pelle. Gli integratori orali: assunti a domicilio, completano il programma di ringiovanimento del viso. Sfruttando le capacità anti-ossidanti di tali sostanze, si riesce infatti a limitare sin da subito i danni legati all’invecchiamento cutaneo». E se cronoaging e fotoaging sono già “entrati in azione” e hanno danneggiato la pelle? «Quando accade questo le più comuni procedure adottate in Medicina Estetica, a cui prima si è accennato, possono non essere sufficienti a correggere gli inestetismi. La crescente volontà di curare il proprio aspetto ha quindi spinto la ricerca in ambito medico-estetico verso l’individuazione di tecniche “anti-age”, sempre migliori e affidabili: ed è a questo punto che entrano in scena i laser». Si spieghi meglio. «Il termine laser è un acronimo in lingua inglese che sta per light amplification by stimuled emission of radiation (amplificazione della luce per mezzo di una emissione stimolata di radiazioni). Il laser è dunque

Laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Pavia, Viviana Paris si è specializzata in Idrologia Medica presso l’Università di Milano. Ha conseguito il diploma di Esperta e Consulente in Medicina ad indirizzo estetico presso la scuola quadriennale Agorà di Milano e Valet di Bologna. Si è ulteriormente perfezionata (Master II° livello) in Medicina Estetica e del Benessere presso la Scuola di Chirurgia Plastica dell’Università di Pavia. Si occupa di Laserterapia, Peelings, Fillers, Botox, Terapia anti-cellulite, Epilazione, Dietoterapia e Scleroterapia di capillari.

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Bellezza & Benessere BISOGNA PRESTARE ATTENZIONE AL FUMO E ALL’ALIMENTAZIONE

Il processo di invecchiamento è dovuto a due fattori, uno di origine intrinseca, il chronoaging e uno di origine estrinseca, il photoaging. Il primo è determinato geneticamente ed è un invecchiamento a tutti i livelli, dalla pelle agli organi interni. È, ovviamente, un processo inarrestabile. In pratica è la progressiva degradazione che interessa, a partire dai trent'anni, il tessuto elastico, con conseguente diminuzione di vitalità, calo dei processi di riparazione e aumento della vulnerabilità. Il photoaging è invece legato a fattori lesivi di origine ambientale (fumo, sole, inquinamento, agenti infettivi, alimentazione scorretta). I due tipi di invecchiamento si sommano evidenziando una cute invecchiata per la ridotta sintesi di collagene, acido ialuronico ed elastina con perdita dell'elasticità e dell'idratazione e quindi segnata dalle rughe. In particolare l’invecchiamento cutaneo è accelerato dall'esposizione al sole e alla radiazione ultravioletta, a causa dei quali fasci di fibre elastiche vanno incontro a disintegrazione, disassemblaggio e diminuzione di aminoacidi a livello della loro struttura primaria. Un altro fattore da non sottovalutare è il fumo, che accelera il processo di invecchiamento e favorisce la comparsa di rughe in quanto incrementa la produzione di enzimi metalloproteinasici che servono a distruggere il collagene. In condizioni di buona salute della pelle, tali enzimi entrano in gioco quando occorre rinnovare il collagene, ma quando si fuma la quantità di collagene a disposizione è inferiore.

un’apparecchiatura che produce e amplifica la luce: trasforma l’energia da altre forme in radiazione elettromagnetica (luce). Esistono diversi tipi di laser in campo medico, ognuno dei quali emette un raggio che esplica il proprio effetto biologico interagendo in modo specifico e selettivo con una struttura bersaglio del nostro organismo (target o cromoforo), evitando effetti lesivi sui tessuti circostanti. Il laser CO2 è sicuramente, tra i vari laser, quello più utilizzato per il ringiovanimento del viso in Medicina Estetica: emette un raggio assorbito dai tessuti biologici indipendentemente dalla pigmentazione e dalla vascolarizzazione, poiché il target con cui interagisce è l’acqua. L’energia assorbita dalla cute viene trasformata in calore che elimina le cellule della porzione più superficiale dello strato corneo dell’epidermide inducendo la formazione di vapore nel loro interno. La pelle con imperfezioni cutanee viene rimpiazzata da tessuti sani e ringiovaniti: i microspot emessi dal laser provocano un immediato shrinkage (contrazione) del collagene con conseguente skin tightening (tensione del tessuto), dovuti alla selettiva cessione di calore, e stimolano i fibroblasti a produrre nuovo collagene (neocollagenogenesi) anche dopo 30 giorni dal trattamento». Dottoressa Paris quali sono le ultime innovazioni in materia di laser? «Recentemente, l’applicazione di una tecnologia innovativa ha permesso di generare un laser CO2 che produce una luce, con proprietà micro-ablative, emessa in modalità non continua ma “frazionale”, ossia scompattata in colonne luminose che, risparmiando alcune ristrette zone di cute, inducono un danno cutaneo molto ridotto e favoriscono una riparazione tissutale molto precoce (laser CO2 frazionato). Questa soluzione tecnologica permette di limitare drasticamente l’infiammazione che è evidente per soli due-tre giorni dopo la procedura, riducendo sostanzialmente i tempi clinici per il ritorno alle normali attività so78 Dossier Medicina

ciali (il laser CO2 standard non frazionato determinava un danno cutaneo più esteso e quindi un conseguente arrossamento della pelle legato a processi infiammatori, che richiedeva almeno una ventina di giorni per risolversi). La consistente riduzione dei tempi di recupero (down-time) e l’alta tollerabilità del trattamento fa preferire quindi il trattamento con laser CO2 frazionato a quello tradizionale non frazionato». Quindi il laser CO2 frazionato rappresenta il top in questo campo? «In Medicina Estetica, il laser CO2 frazionato rappresenta il gold standard per quanto riguarda il resurfacing, ovvero il ringiovanimento cutaneo di viso, occhi, collo, decolleté e dorso delle mani. Già dopo una singola seduta il paziente apprezza un immediato miglioramento di tono, texture, luminosità e compattezza della pelle, un assottigliamento di rughe sottili e profonde, una diminuzione di pigmentazioni superficiali, cicatrici acneiche e pori dilatati. I risultati ottenuti, dopo un numero di trattamenti che può variare da 1 a 4, e intervallati da circa 20-30 giorni, permangono a lungo nel tempo e, con un adeguato stile di vita, manutenzione domiciliare e “aiutino” ambulatoriale, possono persistere per alcuni anni. Un altro irrinunciabile aiuto ci viene da un altro laser, il KTP, che con una lunghezza d’onda specifica per l’emoglobina e la melanina, corregge le teleangectasie e le macchie cutanee legate al fotoinvecchiamento. Inoltre, con la nuova tecnologia frazionata, anche il laser KTP permette il rimodellamento del collagene sfruttando il riscaldamento profondo del derma». Dott.ssa Viviana Paris, specialista in Idrologia Medica, Esperta e Consulente in Medicina ad indirizzo Estetico Studio Medico: Via Reggio Emilia 4, 40139 Bologna - www.vivianaparis.it; E-mail: info@vivianaparis.it - Tel: 347-8783614.


RIEDUCAZIONE MOTORIA IN ACQUA

L’idroterapia è entrata da pochi anni a far parte dei protocolli italiani di riabilitazione in campo ortopedico e sportivo. Da subito ha registrato un crescente consenso da parte di medici e di fisioterapisti: è indicata sia come mezzo di preparazione fisica in vista dell’intervento sia come efficace strumento nella fase post-riabilitativa. Questa terapia gode di alcuni principi che la rendono unica. Il primo fra tutti il principio della diminuzione della forza di gravità, che rende movimenti più naturali e meno stressanti per le articolazioni consentendo l’esecuzione di gesti impensabili a secco; inoltre la resistenza costante dell’acqua consente di mantenere una tensione muscolare uniforme durante i movimenti favorendo il recupero del tono e della flessibilità muscolare. Non occorre saper nuotare, visto che le vasche riabilitative di solito non superano i 120 cm. Altra caratteristica è la temperatura dell’acqua che deve essere intorno ai 30 gradi per favorire la vascolarizzazione dei tessuti, almeno un paio di gradi in più rispetto alle normali piscine. Il programma riabilitativo va impostato a seconda delle esigenze del singolo paziente e degli obiettivi prefissati in stretta collaborazione con lo specialista, ma si possono dividere gli esercizi in 4 grandi categorie a seconda dell’obiettivo: -esercizio -esercizio -esercizio -esercizio

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miglioramento del tono muscolare; miglioramento della mobilità articolare; recupero degli schemi motori; recupero del gesto sportivo.

Per aumentare la difficoltà dei movimenti si introdurranno piccoli attrezzi (cavigliere, elastici, tavolette…), si varierà il ritmo esecutivo, si aumenterà l’ampiezza del movimento. Con questo tipo di terapia si possono prendere in esame molte patologie: obesità, diabete, osteoporosi, fratture, distorsioni, lussazioni, preparazione all’intervento chirurgico, patologie neurologiche.

nisti del be o i s s e f o r nessere ip Via E. Rossaro, 12 - 44012 Bondeno (FE) Tel. 0532.893927 - Fax 0532.891837 www.centrozenit.it - centro.zenit@libero.it


Bellezza & Benessere

Autotrapianto di capelli

ANTIAGING DEFINITIVO 80 Dossier Medicina


COME OVVIARE AD UN PROBLEMA CHE È CAUSA DI UN FORTE DISAGIO SOCIALE, NON SOLTANTO NEGLI UOMINI, MA ANCOR PIÙ NELLE DONNE? BASTA CON I RIMEDI PROVVISORI, LA SOLUZIONE ALLA CALVIZIE C’È Professor Franco Buttafarro

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ggi vengono proposti un numero considerevole di trattamenti idonei a migliorare i segni del tempo. Si assiste ad un aumento esponenziale di proposte antinvecchiamento con peeling, filler, tossina botulinica, laser selettivi, lipofilling ecc., per non parlare degli innumerevoli interventi di chirurgia estetica. Viene però spontaneo chiedersi quando e per quanto tempo godremo dei benefici conquistati e quante volte dovremo ripetere le sedute per mantenerli. Sono pochissimi i trattamenti duraturi negli anni e di questi solo alcuni possono essere annoverati tra quelli permanenti. Tra i vari trattamenti occupa un posto di rilievo l’autotrapianto di capelli, a torto non proposto e non considerato tra i programmi tradizionali di antiaging e di chirurgia plastica. Riacquistare la chioma perduta non significa solamente recuperare un aspetto giovanile e piacevole, vuol dire anche evitare di aggiungere un altro elemento di invecchiamento a quelli che intervengono naturalmente con il passar del tempo. In tutte le civiltà la capigliatura ha rappresentato un segno di fascino, di seduzione, di bellezza e persino di potere ed anche oggi continua ad avere un forte valore simbolico. La perdita di capelli è vissuta inconsciamente dagli uomini come perdita della forza e della mascolinità e dalle donne come perdita della femminilità, da entrambi come perdita della giovinezza. In questo contesto è comprensibile come le alterazioni del nostro cuoio capelluto costituiscano un problema esistenziale che può mettere in discussione l’immagine fisica e lo stato psichico degli uomini ed ancor più delle donne che ne sono colpiti. Se è vero che gli uomini accettano malvolentieri una calvizie precoce od anche tardiva, è altrettanto vero che nelle donne il problema assume molto spesso il carattere di una vera e propria tragedia, che le porta ad una grave diminuzione dell’autostima, generando notevoli difficoltà sociali, relazionali e di lavoro. Infatti per le donne non esiste un ricordo storico della calvizie: avete mai visto una scultura, un quadro, una fotografia di una donna calva? I capelli dunque svolgono un ruolo fondamentale nel processo di percezione interpersonale ed in una società dell’apparire più che dell’essere, come la nostra, il fattore estetico ha assunto un ruolo preponderante e perciò l’eventuale perdita di capelli inciderà in modo particolarmente pro-

fondo sull’immagine che ciascuno di noi ha di se stesso. E allora quando l’ineluttabilità degli eventi ci porterà, malgrado vari tentativi terapeutici, ad avere una calvizie diradata, circoscritta od estesa, ricordiamoci che oggi esistono tecniche di autotrapianto di capelli che possono restituire un aspetto gradevole ed esteticamente ineccepibile. Noi lo consideriamo l’intervento antiaging per eccellenza ed il solo definitivo perché dura praticamente per tutta la vita. Certo, parliamo di un intervento chirurgico, ma è poco invasivo, praticato in anestesia locale, in totale sicurezza, con un impatto sociale di grande piacevolezza e con riscontri negativi praticamente assenti, sempre che sia praticato da un’équipe affiatata, numerosa e preparata. L’autotrapianto di capelli ha origini lontane, ma soltanto nel 1954 Orentreich stabilì il concetto della dominanza del donatore, aprendo la stra-

FRANCO BUTTAFARRO Dirigente medico, per 24 anni, della Divisione di Dermatologia Chirurgica Correttiva, nel febbraio del 2000 ha dato le dimissioni per dedicarsi all'insegnamento e all'attività privata che svolge a Torino e Roma

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Bellezza & Benessere PRIMA E DOPO IL TRATTAMENTO

EFFETTO NATURALE

Nelle due foto sopra: paziente di 28 anni con una zona di calvizie ben delimitata e stabilizzata e con zona donatrice ottima per permettere un intervento che ricostruisca la linea frontale e vada a ripopolare la zona calva. Viene eseguito un solo autotrapianto con un risultato soddisfacente ed estetico per il paziente e per l’operatore e con un aspetto assolutamente naturale. Nelle foto sotto: paziente di 59 anni con calvizie diffusa su di una zona molto ampia. In questo caso il paziente presenta una zona donatrice molto valida con densità ottimale e queste caratteristiche hanno permesso di effettuare un solo autotrapianto con un risultato molto soddisfacente Dopo l’autotrapianto viene evidenziato il risultato eccellente della linea frontale e delle zone trapiantate.

I CAPELLI OGGI SVOLGONO UN RUOLO FONDAMENTALE NEL PROCESSO DI PERCEZIONE INTERPERSONALE NELLA SOCIETÀ da a quegli interventi di microautotrapianto che oggi siamo in grado di eseguire senza difficoltà. In parole povere i capelli provenienti dalla regione nucale e dalle regioni laterali del cuoio capelluto sono geneticamente indenni dal processo di miniaturizzazione progressivo che invece può colpire la regione centrale della testa di coloro che sono portatori di calvizie androgenetica. Sulla base di questo principio e sulla scorta dei soddisfacenti risultati ottenuti, possiamo affermare che il problema della calvizie, con le dovute eccezioni, è risolvibile con soddisfazione del paziente e dell’operatore e che quindi oggi la calvizie è diventata “una scelta”. Ricordiamo, inoltre, che da alcuni anni utilizziamo anche la tecnica dell’estrazione follicolare (Fue), ossia possiamo ricavare singole unità follicolari mediante l’utilizzo di un bisturi circolare del diametro di 1 millimetro. Tale metodica spesso viene interpretata in modo errato da chi ritiene di poter avere lo stesso risultato della tecnica tradizionale eseguita con il prelievo della striscia nucale. Precisiamo che la tecnica in questione, anche se evita il prelievo della striscia, richiede un tempo di esecuzione molto maggiore ed inoltre produce un numero di bulbi trapiantabili molto inferiore a quelli prelevabili con il metodo classico. Per fare un esempio, possiamo affermare che con il metodo tradizionale, in un solo intervento, si riescono a trapiantare anche 4.000-5.000 bulbi mentre con la tecnica Fue 82 Dossier Medicina

i bulbi trapiantabili nello stesso tempo di intervento saranno circa 600-800, con uno spreco di follicoli anche dell’ordine del 15%. Pertanto utilizziamo la Fue solo nei casi di calvizie o di diradamento molto modesti. Nei casi classici, quando abbiamo bisogno di molti capelli, utilizziamo la tecnica tradizionale con l’aiuto di uno stereomicroscopio, che ci permette una precisione assoluta ed un risultato più che soddisfacente. A questo proposito ci conforta il fatto che in tutto il mondo il 95% degli interventi viene eseguito con il metodo classico e solo il 5% con la tecnica Fue. D’altra parte l’ulteriore conferma l’abbiamo avuta alla fine dello scorso maggio a Roma, quando in occasione di un importante workshop internazionale con chirurgia dal vivo, abbiamo potuto confrontarci con i colleghi europei, americani, canadesi ed orientali. Tutti indistintamente, come noi, hanno utilizzato la tecnica tradizionale su un totale di venti pazienti sottoposti ad intervento di autotrapianto. Tuttavia siamo convinti che chi si cimenta nella correzione chirurgica della calvizie deve essere in grado di eseguire anche questa tecnica, che può diventare un’alternativa valida all’autotrapianto tradizionale, anche se solo in casi molto selezionati. Bisogna, cioè, essere nella condizione di proporre l’intervento migliore per il singolo paziente. Gli studi nel settore sono molto attivi sia nel campo della genetica che in quello della moltiplicazione dei capelli e quindi per il futuro, anche se non prossimo, possiamo forse attenderci qualche novità interessante. Prof. Franco Buttafarro Specialista in Chirurgia Plastica e in Dermatologia Via Lamarmora 22, Torino, tel. 011/53.33.33 Via Frattina 10, Roma, tel. 06/69940222



Bellezza & Benessere LA MEDICINA ESTETICA INTERPRETA LA NECESSITÀ DELL’UOMO. PER AIUTARLO A VIVERE IN ARMONIA CON LE DIFFERENTI FASI DELLA VITA, FAVORENDO L’INSERIMENTO SOCIALE E AMBIENTALE. PERCHÉ OGGI PER VIVERE BENE BISOGNA STARE IN SINTONIA CON SE STESSI MIGLIORANDO IL PROPRIO ASPETTO a cura della Dottoressa Marinella Savini

ALLA NOSTRA PELLE

Come prestare attenzione

I MARINELLA SAVINI Laureata in Medicina e Chirurgia, è anche Omeopata e Omotossicologa. Esperta in Nutrizione Biologica e Medicina Estetica, svolge attività di medicina estetica, medicina del benessere e prevenzione a Cesena, presso l'Ambulatorio Privato SKORPION di cui è titolare dal 1985

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l mutamento delle aspettative della società nei confronti delle persone spinge ad una maggior cura dell’aspetto. Questo provoca contemporaneamente disagi e ansie, invece la cura di sé dovrebbe essere un momento piacevole. Spesso giudichiamo se una persona sta bene dal semplice impatto visivo: un colpo d’occhio è capace di suggerire segni d’invecchiamento, un colorito non sano, un apparente stato di stress. Quando si invecchia la qualità della pelle, per esempio, cambia: questo dipende dall’orologio biologico, ma anche dallo stile di vita. La stagione fredda è il periodo dell’anno durante il quale il nostro organismo è maggiormente esposto ad una serie di disagi quindi, più che mai proprio d’inverno, è opportuno prendersi cura della pelle e tenere d’occhio eventuali cambiamenti del suo stato. La pelle è capace di comunicare freschezza e giovinezza, così come invecchiamento e malessere. Il concetto di bellezza è influenzato dalle sensazioni soggettive, dalla moda e

da tutto quello che vediamo sui media, ma non può mai prescindere da una regola fondamentale: la bellezza deve essere armonica, la persona va guardata a 360° per poterne individuare le reali esigenze. E, senza ricorrere alla chirurgia, la Medicina Estetica può fare molto per aiutare le persone a sentirsi a proprio agio nel proprio corpo.

L’invecchiamento cutaneo L’esperienza insegna che mai vanno stravolti i contorni del volto, pur lavorando sui volumi di zigomi, guance, bocca, solchi naso-labiali. Quando ci si guarda allo specchio dopo un intervento di medicina estetica al volto bisogna riconoscersi. Migliorare in modo naturale un volto è una cosa meravigliosa. Importante è la scelta del prodotto e come viene utilizzato: la regola fondamentale da seguire è “massimo risultato con minima invasività”. La prima visita è sempre gratuita e non impegnativa. Nel corso della stessa, si testa l’idratazione della pelle, si valuta la situazione generale e si suggeriscono trattamenti mirati al ringiovanimento che tengano conto del biotipo, fototipo, aging, fotoaging e delle esigenze individuali. Nell’invecchiamento, soprattutto del viso ma anche del corpo, il programma terapeutico è sempre personalizzato e comprende metodiche che danno prima di tutto tono, turgore, elasticità e compattezza. Importante non è più solo riempire le rughe o sciogliere la cellulite, ma tonificare, rassodare e rinforzare il sottocute che rappresenta il collante fra muscolo e pelle. Uno degli elementi che dissuadono i pazienti dall’approccio alla Medicina Estetica, particolarmente ai trattamenti iniettivi quali filler o biorivitalizzanti, è il dolore. La tecnica prevede l’iniezione più o meno superficiale di acido ialuronico, o di agarosio, o di aminoacidi o di fattori di crescita, contenenti al loro interno un anestetico, nonché l’uso di creme anestetiche topiche.


I consigli di Marinella Savini ACCORGIMENTI DA SEGUIRE TUTTI AL FEMMINILE L'integrazione con sali minerali previene spasmi muscolari, disturbi dell'umore Una dieta ricca di cereali, fibre, frutta e povera di sale, alcol, caffè aiuta a ridurre il gonfiore e il nervosismo premestruale

Il massaggio, rilassante e tonificante funziona come antidepressivo e sgonfiante La ginnastica posturale e lo stretching allontanano malinconia e fame nervosa La carenza di estrogeni in menopausa causa invecchiamento cutaneo per riduzione di collagene e di acqua con progressiva comparsa di rughe

In menopausa può essere utile l'assunzione di fitoestrogeni che agiscono su cute, tessuto osseo, sistema vascolare con bassa attività su mammella e utero I fitoestrogeni hanno anche attività antiossidante, riducono i danni da esposizione ai raggi UV e aumentano lo spessore del derma

L’INVERNO È IL PERIODO DELL’ANNO DURANTE IL QUALE IL NOSTRO ORGANISMO È PIÙ ESPOSTO A UNA SERIE DI DISAGI. È OPPORTUNO PRENDERSI CURA DELLA PELLE I prodotti devono essere iniettati lentamente: la buona manualità fa sì che i trattamenti siano altamente confortevoli e la sensazione dolorosa minima. Il processo di invecchiamento cutaneo si manifesta con progressive alterazioni maggiormente evidenti sulle sedi foto-esposte quali viso, collo, decolleté e dorso delle mani. Già dai 35 anni è possibile fare un programma soft di prevenzione contro l’invecchiamento cutaneo volto a ritardare il più possibile la comparsa di rughe e i segni dell’età. Per invecchiare lentamente è necessario fare “qualcosina” fin da giovani. La salute della nostra pelle dipende dal corretto e bilanciato apporto di proteine, vitamine, sali minerali e sostanze antiossidanti. Quando gli anni passano, lo stile di vita, il sole, il fumo alterano le componenti dermiche, ed è necessario impostare una strategia terapeutica volta a idratare, biorivitalizzare, dare luce e tono e infine riempire le rughe e le zone “svuotate del viso”. I prodotti utilizzati devono essere efficaci e sicuri. È bene utilizzare soft peeling, biorivitalizzanti, fillers di consistenza diversa a seconda dei casi, ma sempre riassorbibili perché il viso subisce continue modificazioni e non possiamo permetterci di ritrovare una sostanza non riassorbibile in aree del viso non desiderate.

Adiposità localizzate e cellulite La Medicina Estetica moderna non può e non deve occuparsi solo dell’aspetto esteriore: non è possibile migliorare l’esteriorità senza preoccuparsi anche dello stato generale, senza stimolare processi di detossicazione connettivale, senza ripulire e attivare gli emuntori, senza stimolare la reattività, senza ridurre l’im-

missione di tossine nell’organismo. L’integrazione fra individuo e trattamento medico estetico specifico porta a rilevanti e duraturi risultati. È riduttivo riempire una ruga o trattare una cellulite senza preoccuparsi di controllare l’acidosi tissutale, lo stress ossidativo, l’alterazione del sistema vegetativo, i disordini posturali, lo stato d’idratazione della pelle. La cellulite può essere considerata come una meccanismo di difesa dell’organismo dalle tossine derivate da farmaci, alimenti, fumo, stress, metabolismo cellulare che non vengono eliminate per varie problematiche: ormonali, circolatorie, enzimatiche, di cui si deve tener conto al momento della diagnosi. Adiposità localizzata e cellulite sono due inestetismi spesso considerati simili, ma che invece sono molto diversi come cause e come tipo di trattamento, che deve comunque essere personalizzato e unico. Importante è sicuramente ridurre il volume e i cuscinetti, ma anche mantenere i tessuti tonici: questo è possibile solo utilizzando prodotti che agiscono in sinergia senza interferire con la normale attività sociale e in modo non invasivo. Di qui l’importanza di una mesoterapia o di una intralipoterapia non solo snellente ma anche antiossidante e ristrutturante. Una bella silhouette dipende molto dalla colonna vertebrale. Un sedere poco tonico può dipendere da una schiena troppo rigida: il bacino sporge e i glutei si appiattiscono (ciò che accade a chi sta molte ore seduto). In questi casi servono esercizi posturali mirati, supportati da un test di valutazione della postura: solo in seguito la ginnastica di gruppo è efficace e utile. Ambulatorio Privato Skorpion di Marinella Savini Piazza Aguselli, 18 - 47023 Cesena - tel. 0547-25160

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Bellezza & Benessere

PER CONOSCERE IL DNA

Un test personalizzato

MEDIANTE UN COMPLESSO ESAME OGGI È POSSIBILE SCOPRIRE L’EFFICIENZA DEL NOSTRO DNA EREDITATO. TUTTO CIÒ AIUTA A INVECCHIARE MEGLIO E IN PARTE A EVITARE ALCUNE MALATTIE A CUI MAGARI SIAMO PREDISPOSTI

P La Dottoressa Clara Rigo, specialista in Dermatologia e Dermatologia Estetica a Verona e a Milano

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er ogni persona esiste un invecchiamento cronologico o aging , cioè legato al nostro orologio biologico, e un invecchiamento fotoindotto o foto-aging, dovuto ad eventi esterni o ambientali come esposizione ai raggi solari: UVA, UVB, INFRAROSSI, inquinamento e prodotti derivati dalla combustione degli stessi inquinanti, e ancora freddo, vento, umidità. La scienza si è molto concentrata ed evoluta su queste seconde cause, ha fatto cioè passi da gigante e oggi chi vuole veramente ottenere un look sempre prestante con l' uso di peeling, filler, apparecchiature laser, rivitalizzazione, botulino, e tutto quello che può essere necessario per una buona ristrutturazione, è in grado di ottenerlo. In pratica possiamo parlare di piccole e grandi vittorie. Viceversa sull'orologio biologico, scritto nella nostra genetica e legato all'inevitabile scorrere del tempo, dal punto di vista estetico e ancora di più in generale della salute, a tutt'oggi si può fare poco, ma la scienza si sta organizzando velocemente. Inevitabilmente le lancette di questo metaforico “Orologio” continuano per ognuno di noi a scorrere, e ci auguriamo che scorrano il più serenamente possibile da ogni punto di vista, ma in particolare per la salute e, vista l'importanza dal punto di vista psicologico, anche per “l' estetica”. Da studi comportamentali è emerso che la salute e l'aspetto piacevole della cute inducono benefici effetti sulla psiche. Spesso succede che persone che si conoscono e che magari sono state compagne di scuola o di altre attività, incontrandosi e confrontandosi tra loro per età, sesso, stile di vita, possibilità economiche e altro si ritrovano il più delle volte parecchio diverse tra loro, come se esistesse veramente la capacità di qualcuno di fermare il tempo, prerogativa che, viceversa, è negata ad altri. A questo punto nasce spontanea una domanda: «C'è chi invecchia e ..........chi no?». «E perchè questo?». Adesso è realmente possibile rimanere sani e produttivi più a lungo. I ricercatori hanno infatti scoperto che un parametro pro longevità è rappresentato dalla riduzione dello “stress ossidativo”, che è quell'accumulo di radicali liberi che provocano danni a li-

vello del DNA, dei geni e di tutte le strutture cellulari. Questo processo fisiologico si verifica continuamente all'interno delle nostre cellule e deriva da ogni reazione biochimica, in gran parte però dai prodotti di digestione dei cibi introdotti con l'alimentazione. Questo accumulo di radicali liberi provoca danni a livello del DNA, dei geni e di tutte le strutture cellulari. In relazione a questo fenomeno, da studi effettuati sugli animali, si è visto che semplicemente ingerendo una minor quantità di calorie, automaticamente si riduce lo stress ossidativo. Nell' uomo, però, non è così semplice, oggi infatti siamo sottoposti ad una notevole quota extra di sostanze ossidanti che derivano dai chimici inquinanti provenienti dall'esterno e spesso i nostri sistemi protettivi non sono in grado di far fronte a questo eccesso. I parametri biologici, detti biomarker, correlati con la salute e la longevità sono: il calo del grasso corporeo (dieta ); l'abbassamento della pressione arteriosa; la diminuzione dei livelli di glicemia e insulina; la diminuzione delle infiammazioni; la riduzione della temperatura corporea; la riduzione della produzione di energia; la riduzione dell'aterosclerosi ( grassi nelle arterie ); un migliore equilibrio ormonale Questi stessi parametri, però, sono influenzati dallo stile di vita e i risultati migliori in termini di salute si ottengono assumendo opportuni integratori. L'invecchiamento è il risultato delle modificazioni del


I consigli di Clara Rigo “DNA” all' interno delle cellule del nostro organismo e sono proprio queste a causare il deterioramento del cervello, del cuore, dell'apparato digerente, del sistema immunitario e dei muscoli. Il DNA è la struttura all'interno del nucleo di ogni cellula, che contiene le informazioni genetiche specifiche per l'essere vivente. È per circa il 99,9% uguale in ogni individuo, ma unico in ogni persona grazie a questo 0,1 % di differenziazioni lievi che si verificano in alcuni dei geni. Molte persone hanno delle peculiarità di taluni geni che possono essere associati con un incremento del rischio di sviluppare determinate patologie o legati ad un processo di invecchiamento precoce. Con il passare del tempo, l'inquinamento ambientale, le abitudini alimentari, lo stile di vita e i geni avuti in eredità alterano la struttura cellulare, portando alla produzione di nuove cellule di peggiore qualità, perdendo le informazioni genetiche originarie. L'invecchiamento a livello del DNA si verifica infatti nel momento della divisione cellulare, quando si formano delle nuove cellule che dovrebbero essere uguali alle loro progenitrici, esattamente come una fotocopia In pratica le nostre cellule si riproducono come delle fotocopie, la copia corretta sarà esattamente uguale all'originale, ma con il passare del tempo si verificano degli errori lievi che la cellula può compensare. Ma il deterioramento può aggravarsi e ottenere una copia con pessima attività cellulare, addirittura la stessa può impazzire e mettersi a funzionare in modo addirittura dannoso, come nelle forme tumorali. Dobbiamo quindi riuscire ad ottenere le migliori copie delle nostre cellule, nessuno infatti vorrebbe avere una brutta fotocopia del “documento più importante della nostra vita“, e cioè quello del DNA. Possiamo scoprire l'efficienza del nostro DNA ereditato, analizzando le cellule prelevate dall'interno della guancia, e mediante un complesso esame ottenere un report dettagliato in grado di svelarci la funzionalità dei cinque processi cellulari chiave, responsabili della nostra buona o meno efficienza fisica e del grado di invecchiamento organico più o meno precoce. Una volta stabilita, attraverso i test genetici personalizzati la nostra personale e unica predisposizione genetica è possibile, con l'aiuto dell' esperto, sapere cosa fare per modificare nel modo più adeguato l' ambiente esterno a noi circostante e quello interno all'organismo, in modo da volgere la situazione a nostro favore e in maniera che ogni singola cellula e tutte insieme a livello globale garantiscano una migliore salute e un miglior invecchiamento a tutto il fisico. Quindi in base ai risultati ottenuti, assolutamente riferiti esclusivamente a quel paziente, si può attuare un piano di correzione di abitudini sbagliate e prevenzione mirata mediante l'assunzione per via orale di particolari principi attivi specifici. Questi stessi vengono classificati dalla letteratura medica attuale come contrastanti la metilazione, la glicazione, l'infiammazione, l'ossi-

FATTORI CHE DANNEGGIANO IL DNA

L’inquinamento ambientale, fattori alimentari, lo stile di vita e l’eredità genetica contribuiscono al danneggiamento della struttura cellulare, determinando un processo d’invecchiamento unico per ogni individuo. Secondo Vincent C. Giampapa (Membro dell'American College of Surgeons) i processi cellulari associati all'invecchiamento e al danneggiamento del DNA sono cinque. 1. Ossidazione è un processo durante il quale l’equilibrio metabolico della cellula viene interrotto dall’esposizione a sostanze che si trovano nell’ambiente. Causa il danneggiamento del DNA da parte dei radicali liberi che causano seri danni alle cellule ed accelerano il processo di invecchiamento. 2. Glicazione è il processo durante il quale molecole di glucosio si legano a molecole proteiche e a specifici ricettori, rendendoli inattivi. Questa inattività causa l’ispessimento dei tessuti e la degenerazione fisiologica. La glicazione è legata ai livelli di zucchero nel sangue e di grasso nel corpo, che sono fra i più difficili da controllare durante l’invecchiamento. 3. Metilazione è il processo durante il quale vengono modificate le proteine, il DNA o RNA, attraverso l’aggancio di un metile, che serve a controllare l’espressione genica (l’attivazione e la disattivazione di particolari geni). Ha un impatto negativo sulla salute cardiaca e vascolare. Una metilazione difettosa contribuisce all’invecchiamento e ai processi dipendenti dall’invecchiamento come l’insorgere del cancro, il deterioramento cardiaco e l’invecchiamento cerebrale. 4. Infiammazione è quel processo di auto-cura con cui il corpo risponde a infortuni, infezioni e deterioramento fisico. L’invecchiamento, una dieta sbagliata, e cattive scelte di vita, indeboliscono la resistenza all’infiammazione e ciò può portare all’insorgere di una vasta gamma di problemi di salute cardiaca. 5. Riparazione del DNA è una misura che il corpo adotta come difesa contro i danni cellulari causati dall’ambiente. L’attività del DNA ha un effetto che rallenta la morte della cellula, la mutazione, gli errori di riproduzione, il danneggiamento persistente del DNA. Grazie a questo effetto, la Funzione DNA corregge i danni del DNA e incrementa il buon funzionamento dello stesso.

dazione e la riparazione dei danni del DNA, tutte reazioni fortemente coinvolte nello stato di salute e di invecchiamento delle cellule, e quindi principi selezionati nel bilanciamento e nel ripristino di eventuali carenze del metabolismo cellulare. Possiamo quindi decretare di possedere una potente arma in più che si affianca alle terapie “antiaging” specifiche, mediante l'indicazione di nutraceutici mirati e di essere anche in grado di valutare nel tempo l'efficacia terapeutica di questa metodica. Dottoressa Clara Rigo Specialista in Dermatologia e Dermatologia Estetica Verona: Lungadige Cangrande, 9 - 37126 VR Tel. 045 8300334 - Milano: Day Clinic Monteverdi, Tel. 320.1106247; www.chirurgiadermalogiaestetica.it; info@chirurgiadermatologiaestetica.it

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Bellezza & Benessere La prima foto mostra la situazione patologica prima del trattamento con terapia fotodinamica La seconda foto mostra i risultati ottenuti dopo trattamento con terapia fotodinamica. (La macchina usata per l’intervento è la PDT MEDICI MEDICAL Email: medici@new-med.it www.medici-medical.com)

PRIMA

DOPO

L'ACNE COLPISCE LA QUASI TOTALITÀ DEGLI INDIVIDUI ALMENO UNA VOLTA NELLA LORO VITA. È UNA PATOLOGIA CHE CREA UN NOTEVOLE DISAGIO NEI RAPPORTI INTERPERSONALI. OGGI SI PUÒ COMBATTERE. ECCO COME a cura della Dott.ssa Fabiola Servello

Terapia fotodinamica PER ELIMINARE L’ACNE FABIOLA SERVELLO Laureata in Medicina e Chirurgia, specializzata in Dermatologia e Venereologia. La sua attività scientifica comprende pubblicazioni su riviste italiane

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L

’acne volgare è una malattia della pelle con una prevalenza stimata dal 70% all’87%, che colpisce principalmente la popolazione giovanile. Il Propionibacterium Acnes e la ipersecrezione sebacea giocano un ruolo prevalente nella patogenesi dell’acne. Alcuni fattori come l’antibiotico resistenza e la tolleranza all’Isotretinoina orale, hanno spinto alla ricerca di nuove modalità terapeutiche alternative ma non invasive per il trattamento dell’acne volgare. Laser e terapie basate sulla luce sono state introdotte come trattamenti recenti alternativi, includendo il KTP, ALA-PDT, MAL-PDT, Dye Laser pulsato, laser a diodo infrarosso, IPL, inducendo un danno termico all’unità pilo-sebacea e inattivando il Propionibacterium Acnes. Nella terapia fotodinamica si utilizza una sorgente luminosa, una sostanza foto sensibilizzante e l’ossigeno. L’acido 5 aminolevulinico (ALA) è un precursore della PROTOPORFIRINA IX nella biosintesi del gruppo eme, questa è un potente foto sensibilizzante che attivato dalla luce ad idonea lunghezza d’onda (417nm luce blu e

635nm luce rossa) innesca la reazione fotodinamica che contrasta i meccanismi patogenetici dell’acne: riduce la secrezione sebacea, svolge azione battericida sul Propionibacterium Acnes, sterilizza i follicoli sebacei, riduce l’ostruzione follicolare svolgendo un effetto foto-citotossico sui cheratinociti e riducendo l’ipercheratosi. L’acne è una patologia molto frequente che crea disagio psicologico alle persone affette, costringendole a volte a terapie antibiotiche di lunga durata con effetti collaterali che spesso inducono i pazienti a interrompere la terapia. La terapia fotodinamica prevede l’applicazione della sostanza foto sensibilizzante per un periodo di 2 ore in occlusiva con delle garze e la successiva esposizione alla luce per pochi minuti. Le sedute sono due-tre a distanza di poche settimane. La terapia è indolore e non è necessario l’uso di anestesia. I minimi effetti collaterali quale prurito, bruciore, eritema, edema ed esfoliazione superficiale rendono il trattamento ben tollerato. La terapia fotodinamica con 5-ALA e luce rossa è un’ottima alternativa terapeutica non invasiva per il trattamento delle lesioni acneiche di lieve e moderata entità, con ottimi risultati estetici della trama cutanea, senza esiti cicatriziali e tossicità. I pazienti sono soddisfatti della terapia non solo per i minori effetti collaterali rispetto alle precedenti terapie fatte ma soprattutto per gli ottimi risultati estetici ottenuti. Dott.ssa Fabiola Servello Specialista in Dermatologia e Venereologia Esperta in Laserterapia Estetica Ambulatorio a Ferrara in Via Pontegradella, 341 tel.328-2888914 - www.studiodermoestetico.it


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Oltre a tutti i prodotti e i servizi di una comune farmacia, la famiglia Folegotto proprone ai propri clienti qualcosa in più. Grazie ad anni di esperienza nell’ambito delle metodiche naturali, quali omeopatia e fitoterapia, è in grado di offrire suggerimenti e consulenze per migliorare la qualità della vita di ognuno di noi. Via Kennedy, 33/A 42100 REGGIO EMILIA Tel. 0522.934722


Bellezza & Benessere

I consigli di Paola Di Giovanni

SENZA IL BISTURI

Chirurgia estetica

E Il lifting senza bisturi contrasta l’invecchiamento facciale senza l’invasività di un’operazione chirurgica ma ottenendo i medesimi risultati

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liminare le rughe del viso e del collo con un lifting non invasivo? Oggi è un desiderio realizzabile grazie alla chirurgia plastica senza bisturi, capace di venire incontro alle esigenze di chi intende contrastare i processi di invecchiamento facciale senza il trauma dell’operazione chirurgica. Cedimento e svuotamento dei tessuti e diminuzione del metabolismo a livello cellulare con conseguenti alterazione dei contorni del viso, rilassamento degli zigomi e formazione di pieghe: sono solo alcuni dei segni più frequenti dell’invecchiamento, quelli che convincono il paziente a cercare di mantenere nel tempo un volto giovane a vantaggio del proprio personale benessere psicofisico. «L’intervento senza bisturi – spiega la Dottoressa Paola Di Giovanni, medico chirurgo specializzato in Medicina e Chirurgia estetica – dà la certezza del risultato senza i rischi di un’operazione in anestesia generale, risultato che si può modificare anche in tempo reale perché la persona è sveglia di fronte allo specchio ed è ripetibile in quanto si resetta ogni anno». Questo tipo di lifting consiste in un sollevamento e riposizionamento dei tessuti senza che vi siano cicatrici, tagli né punti di sutura, aggirando l’intervento in anestesia generale e quindi l’impegno di una casa di cura. Il ringiovanimento del volto avviene attraverso la tecnica dell’inserimento di fili di sospensione, molto sottili, biocompatibili e composti da materiale riassorbibile: «questi fili, che si inseriscono nella parte più profonda della cute mediante una anestesia locale, presentano delle spinette che riposizionano il tessuto correttamente ripristinando i contorni del viso persi con l’età, con un effetto lifting molto naturale». Per il loro inserimento sono sufficienti meno di trenta minuti: i fili di sospensione si aggrappano alla cute, posizionano i tessuti e li mantengono lì dove sono stati corretti. Durano un anno anche se in realtà i benefici estetici sono più prolungati. «I fili – chiarisce la Dottoressa Di Giovanni –, sciogliendosi e rimaneggiandosi, generano un effetto rivitalizzante della pelle. Si nota così una perdita del risultato molto lentamente nel tempo, alla stessa maniera del riassorbimento lento di un filler di acido ialuronico». Gli esiti del lifting restano chiaramente visibili per dieci mesi, periodo dopo il quale si può procedere a una ripetizione completa del trat-

tamento o a un semplice ritocco di alcune zone, ad esempio con un minilifting degli zigomi oppure del bordo del mento e del collo. «Per fare questo non c’è la scadenza di un giorno esatto, può passare anche un anno e mezzo». Il decorso di un lifting senza bisturi è decisamente più rapido di uno effettuato chirurgicamente. Il post trattamento prevede una settimana di antibiotici e antinfiammatori e l’impresentabilità della persona per i primi due giorni: «si è impresentabili perché il viso deve mantenere la nuova posizione, coadiuvato dai fili che trattengono il tessuto, e quindi si gonfia: si ha per questo motivo un edema assolutamente fisiologico, indispensabile per la stabilizzazione del risultato, tenuto conto che sono stati introdotti dei corpi estranei, anche se biocompatibili». Non essendoci aggressioni chirurgiche, trascorse 48 ore, il viso inizia a sgonfiarsi e lo stato infiammatorio a ridursi: passata una settimana il paziente può tornare a uscire, mentre il risultato è perfetto e completo dopo un mese. Tra i vantaggi di questa chirurgia non invasiva compare anche quello dei costi, di norma un ostacolo per chi vuole approcciarsi al settore, e comunque più bassi rispetto al lifting tradizionale: «dipende dal numero dei fili, che aumenta se si sceglie un lifting completo e si abbassa nel caso di un minilifting su aree come la fronte, il sopracciglio, la parte zigomatica, la zona mascellare o quella del collo. In generale, il costo varia da un minimo di mille euro a un massimo di 3mila euro». Per un miglior risultato il ricorso al lifting senza bisturi, infine, può e deve essere affiancato ad altri metodi di ringiovanimento: «i trattamenti che sono a metà fra la medicina estetica e la chirurgia estetica vanno impiegati con l’appoggio di altri, come possono essere i filler di acido ialuronico per dare proiezione ai tessuti». Non esiste un intervento che si fa una sola volta nella vita con effetti definitivi, ragione per cui – conclude la Dottoressa Di Giovanni – occorre da un lato che i trattamenti vengano seguiti e ripetuti nel tempo e dall’altro che vi sia una collaborazione di trattamenti per una più efficace sinergia di risultati». Dott.ssa Paola Di Giovanni, Chirurgo estetico Galleria U. Bassi, 2 - 40123 Bologna/Tel. 051.267106 L'Arte del benessere Piazzetta Giordano, 2 - 20100 Milano - Cell. 335.5880858



Benessere in vetrina

Consigli per stare meglio

E

liminare dal viso i segni dell’età grazie ad una crema; rinforzare il cuoio capelluto con un integratore alimentare; aiutare i bambini a respirare meglio; nutrire la pelle, nei periodi di stress, con uno spray biologico; rinfrescare gli occhi con qualche goccia di collirio alla camomilla, adatto anche a chi porta le lenti a contatto. E ancora: buonissimi biscotti per diabetici e pasta senza glutine per celiaci. Inoltre un aiuto per chi segue una dieta dimagrante e per chi vuole stare in forma. Preziosi consigli per vivere meglio.

PER AIUTARE LA PELLE DEL VISO

Top C Antiaging Moist di Dr. Kleēin è un attacco diretto ai segni d’età, adatto a tutti i profili di pelle. È arricchita da speciali ingredienti che incoraggiano la produzione di collagene ed incrementano il turn-over cellulare, favorendo il recupero di una pelle segnata e/o rilassata e riducendo rughe d’espressione e macchie. Contiene filtri Uva-Uvb, dall’azione protettiva, schermante ed anti macchia, e CA-ascorbate che svolge un ruolo antiossidante, anti rughe e rigenerante del potenziale elettrico cutaneo. Il flacone da 50 ml costa € 110,00. In vendita in Farmacia e in selezionati punti vendita.

IDRATANTE E COPRENTE

Couvrance Fondo Tinta Correttore Fluido di Avène è un’emulsione non grassa, senza profumo e con un indice di protezione SPF15. Disponibile in 5 tinte essenziali per uniformarsi a tutti i toni di carnagione, è di facile applicazione, di alta tollerabilità e di lunga tenuta nel tempo. Non macchia, né unge. Idratante, è indicato anche per le pelli più sensibili e delicate, che possono così ottenere un effetto coprente e dissimulare le imperfezioni leggere senza effetti indesiderati. Il tubo da 30 ml costa € 18,50. In vendita in Farmacia.

UN SOLLIEVO PER I NOSTRI OCCHI Eumill Monodose di Recordati è un collirio per tutti e per tutte le occasioni, ideale per rinfrescare, calmare ed umettare gli occhi ogni volta che se ne ha bisogno. Con una formulazione naturale ed equilibrata, può essere utilizzato dai bambini, dagli anziani e dalle persone cui normalmente è sconsigliato l’uso di colliri medicinali. Non contiene conservanti ed è adatto anche per chi porta le lenti a contatto. La confezione da 10 contenitori monodose richiudibili da 0,5 ml costa € 7,90. In vendita in Farmacia.

PER AVERE CAPELLI PIÙ SANI

Bioscalin® Antiforfora Compresse di Giuliani è un integratore alimentare ricco di componenti con una specifica utilità nel riequilibrare gli stati desquamativi del cuoio capelluto, riducendo nel contempo le fastidiose conseguenze dovute alla presenza della forfora, come il prurito. La sua formula contiene Tricolact®, un fermento vivo ad attività probiotica, antiinfiammatoria e riequilibrante della cute ed è arricchita da vitamine B6 e B2 che, associate ad un pool di antiossidanti, riducono gli stati desquamativi. Il blister da 15 compresse costa € 20,00. In vendita in Farmacia.

DARE RESPIRO AI PIÙ PICCOLI

Narhinel Aspiratore Soft di Novartis aiuta a liberare delicatamente ma efficacemente le vie respiratorie dei bambini che non sono ancora in grado di soffiare il nasino da soli, facilitando anche la poppata e il riposo. Grazie alla sua forma ergonomica e al ricambio anatomico morbido si utilizza facilmente, perché è il genitore a controllare l’intensità dell’aspirazione. La confezione costa ca. € 8,30. In vendita in Farmacia e nelle sanitarie.

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PROTEGGERSI CON GLI OMEGA 3 Fish Factor Skin di Avantgarde è un integratore alimentare dall’azione protettiva ed anti-infiammatoria particolarmente indicato per le pelli sensibili. Gli acidi grassi Omega-3 ad alta concentrazione contenuti nelle perle contribuiscono a ridurre le reazioni infiammatorie, mentre la vitamina E con Tocotrienoli svolge un’azione antiossidante. La confezione da 30 perle grandi costa € 25,00. In vendita in Farmacia.


Benessere in vetrina UN AIUTO NEI MOMENTI DI DIFFICOLTÀ

Emergency Spray Ambiente e Corpo di Green Remedies è una formulazione biologica per viso e corpo da utilizzare durante i periodi di stress per reidratare, tonificare e nutrire la pelle grazie a estratti erbali e a sette Essenze Floreali. Vaporizzato nell’ambiente per qualsiasi situazione carica di tensione, come una difficile discussione, momenti di tristezza, eccessi lavorativi o ipercinesi, contribuisce a creare un luogo armonico e rilassato. Il flacone da 50 ml costa € 22,80. In vendita in Farmacia, Parafarmacia e nelle migliori Erboristerie.

ESSERE SEMPRE IN FORMA

Tonalin® Oil di Solgar è un integratore a base di CLA (acido linoleico coniugato) estratto da olio di semi di cartamo e consigliato a chi segue un regime dimagrante, agli atleti e a tutti coloro che vogliono mantenere il proprio “benessere in forma”. La sua efficacia si basa su un insieme di varianti strutturalmente simili dell’acido linoleico che contrastano l’accumulo di grassi e riducono la proliferazione di adipociti, impedendone la maturazione. La bottiglietta da 60 Perle-Softgels costa € 52,00. In vendita in Farmacia e nelle migliori Erboristerie.

BONTÀ PER DIABETICI Giusto Diabel Biscotti di Giuliani sono biscotti ad alto contenuto di fibre e senza zuccheri aggiunti, in grado di soddisfare le particolari esigenze di chi soffre di diabete. Dolcificati con acesulfame, saccarina e maltitolo, non influiscono sull’assetto glico-lipidico del diabetico. Disponibili in diversi gusti per venire incontro a tutte le esigenze: Domino, biscotti al gusto di nocciola, Primavera, aromatizzati alla vaniglia e Cioccolini, al sapore di cacao. La confezione da 150 g costa € 3,90. In vendita in Farmacia e nei negozi specializzati.

MIGLIORIAMOCI CON I FIORI

Oppression free di Green Remedies è una combinazione di 6 Essenze Floreali Australiane creata per quei periodi in cui si sente la necessità di attenuare il carico mentale, fisico e dieteticoalimentare. Può essere di aiuto per divenire più flessibili e aperti verso qualsiasi cambiamento, come quando si sente il bisogno di apportare modifiche nell’alimentazione o nello stile di vita, a favore di abitudini più sane. Il flacone da 30 ml costa € 18,50. In vendita nelle migliori Farmacie, Erboristerie e Parafarmacie.

LA PASTA PER I CELIACI Pasta G-Mix Giusto® Senza Glutine di Giuliani è una pasta senza glutine che conserva sapore, tenuta di cottura e colore della pasta tradizionale. Realizzata con Giusto Mix, brevetto esclusivo di Giuliani, è a base di una miscela di farine e lieviti selezionati, “naturalmente ricchi” di vitamine e minerali e per questo più facilmente assimilabili. La confezione da 500 g costa € 4,90. In vendita in Farmacia e nei negozi specializzati.

MENO PROBLEMI CON LA MENOPAUSA

Menopase di Vitabiotics è un integratore alimentare specifico per la menopausa. Ogni capsula contiene 21 sostanze nutrienti, fra cui isoflavoni di soia che attenuano i sintomi della menopausa, quali caldane, sudorazione notturna e secchezza vaginale. La presenza di vitamine E, A, B6, B12 e acido folico, aiuta a diminuire il rischio di malattie cardiovascolari, mentre magnesio e vitamina D prevengono la fragilità ossea e osteoporosi. Il prodotto può essere assunto in associazione o indipendentemente da Terapie ormonali di sostituzione (THS). La confezione da 30 capsule costa € 22,00. Il prodotto è distribuito in Farmacia da Pharmaidea.

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Promozione - Benessere

Estetiste di successo

CON L’ACCADEMIA BENÈ L’Estetista è una figura professionale che esegue trattamenti sulla superficie del corpo umano per mantenerne l’aspetto nelle migliori condizioni possibili. Quest’attività può essere svolta con tecniche manuali o utilizzando apparecchi elettromeccanici per uso estetico e con l’applicazione di prodotti cosmetici. Nell’esercizio della professione sono escluse le prestazioni con finalità di carattere terapeutico. Fino a qui sembrerebbe tutto cosi normale da considerare una estetista identica ad un'altra, ma non è così! Infatti ci sono sfaccettature che rendono il lavoro dell'estetista una vera e propria missione. Dalla formazione, ai corsi di aggiornamento alla scelta dei prodotti da offrire alla propria clientela. Ed è proprio su questi presupposti che nasce l'accademia benè. Nasce dalla volontà e dall’esperienza del Presidente Fausto Fantacuzzi che con la nuova linea Benè sviluppa un vero e proprio programma di specializzazione professionale. L'accademia è la chiave per diventare una estetista di successo. Aggiornamenti e corsi di specializzazione permettono alle partecipanti di completare la propria competenza e offrire una ampia offerta di metodiche e trattamenti per migliorare la qualità di vita dei loro clienti. Si sviluppa nel corso di un anno, sono 9 appuntamenti con cadenza mensile solitamente nelle pause del week end. Docenti altamente qualificati e richiesti da tutte le più importanti scuole di specializzazione guidano le estetiste in un percorso di conoscenza e ad ogni corso viene rilasciata una certificazione di partecipazione. Alla fine dell'anno verrà rilasciata un vero e proprio diploma che attesta la partecipazione a uno degli appuntamenti più importanti per una estetista.

Accademia Benè, programma 2010: la Somasofia “la filosofia del soma”

Uno dei maggiori problemi che si presenta oggi nella nostra vita è quello di mantenere l'equilibrio psico-fisico. Il corpo reagisce ad ogni tipo di stimolo e metabolizza nelle diverse zone le emozioni trattenute, gli eventi spiacevoli, i sensi di colpa: l'emotività si fa carne. Comprendendo che il corpo è un insieme formato da STRUTTURA - FUNZIONI - MENTE - ENERGIA possiamo affrontare il tema usando il concetto orientale che mette in relazione la manifestazione fisica (patologica, strutturale, somatica) con quella d'origine psichica (attitudinale, mentale, emotiva). Quindi dall'effetto si può risalire alla causa. Il corpo persegue il proprio benessere e promuove la propria auto guarigione. Possiamo assecondare questa capacità quasi taumaturgica solo se ne sappiamo leggere i segnali e intervenire con appropriati elementi e manualità mirate. Il cliente chiede sempre un miglioramento estetico, ma spesso a livello inconscio chiede di incontrare un professionista che, con sapienza e rispetto, sappia cogliere il vero bisogno che il corpo trasmette coniugando fisicità corporea e vissuto emotivo. Il professionista del corpo, l'estetista, con l'apprendimento di una corretta metodica di lavoro, unita alla propria esperienza e sensibilità, è in grado di rispondere alle esigenze della propria clientela in merito al proprio aspetto fisico e non solo. Sarà in grado di armonizzare corpo, mente ed emozioni, con risultati al di là delle aspettative. Ecco quindi la necessità di una metodica di lavoro che organizzi tutte le conoscenze e gli strumenti a disposizione ed aiuti a formulare diagnostica, cura ed applicazione.

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5 elementi del tao - le energie durata 3 giorni

Il nostro corpo e la nostra salute secondo un'antica sapienza cinese, vengono considerati nell'insieme, nel nostro vissuto, nelle forze telluriche e nelle forze cosmiche, in un contesto di equilibrio, di igiene e di compensazione. Lao Tsu ci riporta in chiave semplice una visione dell'uomo nella sua interezza di comportamento, corretta alimentazione, rapporto mentecorpo e di punti di forza e debolezza nel proprio organismo. Il corso insegna a decodificare la relazione tra organo-sentimentoenergia-stagione-alimento con gli apparati in un gioco di equilibrio per mantenere il benessere durante il corso della vita.

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linfodrenaggio - l'economato durata 4 giorni

Dall'accurato studio della fisiologia del sistema linfatico, il biologo Emil Vodder, nel 1936, mise a punto delle manualità che prevedessero la stimolazione della progressione linfatica. Le indicazioni di questa metodica vanno dalla semplice attivazione fisiologica del sistema linfatico, utile ad alleggerire il circolo degli arti inferiori fino alle situazioni di linfostasi da patologia. In tutti i casi la manualità e le pressioni restano inalterate. Drenaggio e riattivazione del sistema linfatico; ritenzioni, atonia, zone calde e zone fredde, lifting viso, collo e décolleté. Massaggio che nasce a fini terapeutici per le cicatrizzazioni e detossinazioni dopo periodi di lunga degenza, e che ha trovato un posto primario nei trattamenti applicati dell'estetica. La complessità della pratica di questa tecnica, dolce, indolore, ma soprattutto molto lenta, richiede tempo e ripetizione del praticante.


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balancing massage - durata 3 giorni

Il “Balancing Massage” si pone come tecnica per riequilibrare le componenti fisico-psico-emotive laddove un soggetto crei continue dismorfie sul soma, causate da errate posture, squilibrio organico, contratture per blocchi emotivi. Avvalendoci della teoria Kinesiologica, che misura e valuta la struttura e tonicità muscolare, si ripristina l'equilibrio simmetrico e diagonale dei muscoli stessi, grazie a profonde manualità di impastamento su segmenti precisi del nostro corpo. L'impastamento che produce distensione a partire dalla nostra corazza, il tessuto connettivo, raggiunge progressivamente nel più profondo la muscolatura alleviandone tensioni, sviluppando calore e liberandola dall'eccesso di acido lattico. La riattivazione energetica che parte dal muscolo dismorfico ripristinerà l'organo e l'apparato che ne corrisponde permettendo la fluida manifestazione ai livelli: organico, emotivo, psichica. Il sussidio dell'Aromaterapia nel trattamento è fondamentale grazie ai due rilevanti effetti che essa sviluppa nei soggetti; quello olfattivo, che permette l'associazione tramite la memoria a momenti di conforto e stimolo; e quello organico, decontraendo e tonificando i tessuti attraverso la detossinazione, l'ossigenazione e il drenaggio favoriti dagli Oli Essenziali. L'obbiettivo è quello di riportare i soggetti a sentirsi integrati, con la sensazione di sentire il loro corpo interamente ricettivo agli stimoli esterni, un corpo che risponde con energia e libertà di espressione, svincolato da trattenimenti emotivi, blocchi posturali e sentimenti repressi.

Aromaterapia - durata 3 giorni

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L'uso delle piante officinali è un'antica conoscenza dell'uomo che si riporta di generazione in generazione; ciò che si pensava credenza popolare ha trovato un riscontro scientifico nella sua applicazione. Il mondo vegetale è la base della farmacopea che entra in sintonia con il nostro corpo nella sua composizione chimica, con la nostra memoria olfattiva e a livello vibrazionale entra in empatia con le nostre energie. Piante, fiori, radici, frutti, hanno proprietà impensate, che se usate in sinergia possono ristorare ed equilibrare il nostro stato psicofisico; aromi Yang e aromi Yin in un sapiente gioco di compensazione allietano i nostri sensi e stimolano i tessuti nella loro funzione. Il corso vuole trasmettere la conoscenza nel saper interpretare la natura della pianta, del suo habitat, del suo carattere e come analogamente entra in sintonia con la nostre esigenze.

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7 chakras e 5 respirazioni durata 3 giorni

Tecniche di autorilassamento per liberare le energie bio-psichiche, coraggio, euforia, riflessione, espressione e volontà. Come attivare il "qui" attraverso tecniche respiratorie yoga e reinstaurare l'equilibrio energetico. (Qi-gong)

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Riflessologia plantare (metodo fitzgerald) - studio delle radici durata 9 giorni divise in tre livelli 1° LIVELLO : DIAGNOSI Legge dei 5 elementi: Le Logge energetiche. Leggere attraverso il piede, lo stato di salute, le somatizzazioni e gli apparati bersaglio. Il piede nella sua morfologia, le dismorfie, gli inestetismi, interpretati come vissuto e forma caratteriale. 2° LIVELLO: CURA Alleviare le tensioni, sedare i sintomi, tonificare gli organi emuntori. Tecnica di stimolazione, sedazione, tonificazione. Lo stato degli apparati e degli organi alla palpazione. La temperatura dei piedi. Lenire disturbi tendineoarticolari. Verifica e riscontro delle schede diagnostiche. 3° LIVELLO: TERAPIA Terapia delle zone riflesse, ciclo distruttivo, ciclo costruttivo, regolazione e freno regolatore. Impostazione e applicazione di una terapia mirata ad alleviare patologie di lieve entità e impiego coadiuvante ai trattamenti estetici.

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CON LA LUCE PULSATA RISOLVIAMO I VOSTRI PROBLEMI ESTETICI È un nuovo metodo indolore ed è più efficace del laser. Non ha effetti collaterali, non lascia tumefazioni, non è necessaria la degenza, ha un costo contenuto e soprattutto permette di trattare anche aree estese

La luce pulsata è la tecnica per il trattamento di inestetismi e problemi legati alla pelle. Si tratta di una tecnologia che, grazie all'emissione di energia luminosa, colpisce la zona interessata senza ledere i tessuti. La luce pulsata permette di trattare una vasta gamma di lesioni

Couperose e rosacea

Ringiovanimento cutaneo non ablativo Depilazione definitiva Cancellare tatuaggi

Macchie della pelle, iperpigmentazioni, lesioni pigmentate, macchie solari Michela Panicali titolare di Beauty Planet


ti sono le loro azioni. «Per esempio – spiega PaniÈ l’ultima frontiera della tecnologia al servizio dell’estetica. esisten con il rasoio o le creme depilatorie viene eliminato solo Per questo motivo la domanda di trattamenti con luce pul- cali del pelo mentre con le depilazioni a strappo si cersata o IPL (Intense Pulsed Light) è in continuo aumento. Que- il fusto re anche il pelo in profondità ma, comunque, elimina di ca sta metodologia permette di trattare in modo efficace couintaccato il bulbo pilifero che continua a rimaneperose e rosacea, macchie della pelle, iperpigmentazioni, non viene Con la luce pulsata e il laser, invece, viene preso macchie solari, e consente, inoltre, di cancellare tatuaggi. re attivo. bersaglio proprio la matrice del pelo senza intaccaMa i trattamenti di gran lunga più richiesti sono il ringiova- come cute circostante». La vita del pelo segue tre fasi. La nimento cutaneo e l’epilazione definitiva. La tecnologia con re la chiamata Anagen o crescita dove la radice del pelo luce pulsata permette, grazie all’emissione di energia lu- prima con la matrice, per poi migrare verso la superficie minosa, di colpire la zona interessata senza ledere i tessuti è a contatto cute (fase Catagen) e infine venire espulso (fase Tecircostanti. La luce pulsata è, in pratica, l’evoluzione della della Solo le matrici dei peli in fase Anagen (20% - 30% tecnica laser che, dagli anni Novanta, era stata il metodo logen). presenti) subiscono l’azione degli impulsi luminosi più stabile e soddisfacente in questo settore. Rispetto al la- dei peli è il motivo per cui non è possibile eliminare i peli questo e ser, la luce pulsata permette di trattare più efficacemente e sola seduta. L’epilazione a luce pulsata, meglio dein modo meno invasivo un’ampia gamma di lesioni benigne. in una come progressivamente permanente, agisce tramite È un metodo indolore, non lascia tumefazioni e non richie- finita so di fototermolisi selettiva, e cioè l’energia lumide degenza ospedaliera, permette, inoltre, di trattare aree il proces si trasforma in energia termica che viene indirizzata parecchio estese. La stabilità del risultato dipende, come è nosa livello del follicolo del pelo, perché attratta dalla meintuibile, dalla validità dell’apparecchiatura usata, nonché dal- solo a dello stesso, raggiungendo così le cellulare del bull’esperienza e dalla padronanza di chi la usa. Per questo è lanina che, trovandosi in fase Anagen, vengono distrutte di fondamentale importanza, data anche la complessità del- bo pilifero producono più. Sia nel caso della luce pulsata che del le apparecchiature, affidarsi a persone competenti. Miche- e non parla sempre di melanina del pelo quindi è sottoinsi la Panicali è fra queste. Diplomatasi in tecniche di massaggi laser per un risultato ottimale del trattamento il pelo deve che teso ayurvedici in India, ha aperto 10 anni fa Beauty Planet, un di colore nero, castano o biondo, quindi su peli biancentro estetico per la cura del corpo e del viso. «Avendo stu- essere pelurie poco pigmentate non è molto efficace, e non diato in India – racconta – ho imparato dalla filosofia ayur- chi o e indicato depigmentare i peli prima del trattamento. vedica l’importanza di donare benessere a 360°, che è quel- è neppur na tenere presente – specifica la titolare di Beauty lo che cerco di fare nel mio centro. Oltre a tutti i trattamenti «Bisog – che il trattamento è sconsigliato su pelli troppo scuche si effettuano generalmente in un classico centro este- Planet è più efficace quanto maggiore è il contrasto tra peli tico per la cura del viso e del corpo, come tecnologie di la- re ed (pelle chiara con peli scuri). Comunque, onde verivoro per la cura del corpo uso “endermologie”, macchina- e pelle l’idoneità del soggetto al trattamento, il giorno prima rio che utilizzo per il rimodellamento e la tonificazione e come ficare l’operatore effettuerà un test. Si sconsiglia inolseduta decontratturante, che viene usato anche in campo medico della a persone con scompensi ormonali oppure ento trattam il tre dopo interventi di chirurgia estetica. Inoltre utilizzo anche aldi farmaci fotosensibilizzanti». Il giorno precure a ste sottopo , tri macchinari classici come macchine per la pressoterapia e al trattamento viene quindi effettuato un test di tolelettrostimolatori, ultrasuoni, infrarossi e naturalmente la luce cedent à impostando così il macchinario in base ai parametri pulsata che offre ottimi risultati finali. Siamo specializzati an- lerabilit fototipo della persona e colore del pelo. Prima che nella ricostruzione unghie e nail art e trucco semiper- del cliente, ento si provvede alla rasatura della zona intemanente». In campo estetico la luce pulsata è particolarmente del trattam e all’occlusione tramite una matita bianca degli evenapplicata nei trattamenti di fotoringiovanimento ed epilazione ressata o tatuaggi, poi si applica un gel trasparente che rafdefinitiva. «Il ringiovanimento cutaneo consiste nel ricom- tuali nei l’epidermide e la protegge dagli sbalzi termici aiutando pattare i pori dilatati, - prosegue Panicali - eliminare mac- fredda zione della luce al bulbo pilifero. Attraverso un machie e capillari provocati dall’eccessiva esposizione al la veicola o sparati degli impulsi di luce ad intervalli revengon nipolo sole e dal passare del tempo e segni da acne, tutto questo L’operatore termina la seduta con l’asportazione del grazie al flash luminoso che è in grado di stimolare la pro- golari. l’applicazione di una crema lenitiva. I peli cadranno in duzione di nuovo collagene rivitalizzando così il tessuto e gel e nel corso della seduta e in parte giorni successivi. Il la consistenza della pelle». È molto importante per un buon parte ento verrà ripetuto ogni 21/30 giorni affinché si posrisultato finale che la pelle non sia scura o abbronzata, in- trattam colpire i peli presenti nella fase di crescita ed ottenefatti il raggio luminoso colpisce la melanina. Con il fotorin- sano o voluto. Il trattamento a luce pulsata è estregiovanimento gli inestetismi superficiali della pelle vengo- re il risultat te rapido, il manipolo è molto più grande del laser, no rimossi progressivamente con esiti molto soddisfacen- mamen cmq in 50/100 secondi, mentre il laser viene inditi. Ovviamente con il trattamento non si ferma il normale in- fino 500 rso un manipolo con punta raffreddata che diattrave vecchiamento cutaneo, perciò con il tempo possono ri- rizzato bulbo del pelo. L’esposizione al sole è sconal a l’energi rige comparire nuovi inestetismi. Per questo il trattamento può per 10 giorni prima del trattamento e 10 giorni dopo essere ripetuto per raggiungere un risultato durevole nel tem- sigliata ento. «La seduta di depilazione è innocua e indopo. Per quanto riguarda l’epilazione definitiva, è sicuramente il trattam il cliente può sentire un lieve pizzicore o fastidio ed è una delle applicazioni più comuni della luce pulsata. L’obiet- lore, un lieve arrossamento della zona trattata che scomtivo di ogni tecnica di depilazione è quello di eliminare i peli normale poi dopo qualche ora», conclude Michela Panicali. superflui, ma la differenza delle diverse e svariate tecniche parirà

Centro Estetico Beauty Planet Via Cesare Correnti, 18 - 61100 Pesaro (PU) - tel.0721 53215



Medicina Dossier

La cura del sorriso

Dr. Alesssandro Palumbo

Dr. Angelo Vulcano

Dr. Filippo Navarra

Inutile nasconderlo: il sorriso incide tantissimo sull’aspetto del viso. Ăˆ importante, quindi, averne cura affidandosi a medici esperti, spesso aiutati da tecnologie all’avanguardia

I nostri esperti rispondono Dr. Enzo Caporossi

Dr. Carlo De Ryski


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Il sorriso? Si può ricostruire Tutti dovrebbero avere il diritto di sorridere liberamente. Ma quando i denti si presentano disallineati e decolorati, cosa si può fare? Oggi si può rivestire e plasmare il vecchio dente. Senza subire anestesie e fastidiose preparazioni di Biagio Costanzo

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iceva Charlie Chaplin che: “Un giorno senza un sorriso è un giorno perso”. E lui era uno che di sorridere, ma soprattutto di far ridere milioni di persone, se ne intendeva. Ridere o anche solo sorridere liberamente, è importante dunque. È una modalità di comunicazione fondamentale, spontanea. E in un mondo come il nostro, dove la comunicazione di messaggi di ogni tipo e con ogni mezzo, elettronici o visuali che siano, è sempre più essenziale la serenità di poter sorridere liberamente e spontaneamente. È diventato basilare nei rapporti con gli altri. Mostrare i nostri denti dovrebbe suscitare nell'altro ammirazione e non imbarazzo come talvolta accade in presenza di denti cariati o trascurati. Perfino nei colloqui di lavoro ci viene consigliata una visita dal nostro dentista per fare una pulizia dei denti. Mostrare cura per il proprio sorriso significa aver cura di sè, e una persona che ha cura di sé, a sua volta, avrà cura della propria vita e del proprio lavoro. Sembra un assioma elementare, ma per quanto semplice funziona. In un lavoro in cui conta specialmente il modo in cui ci presentiamo a un potenziale cliente, che necessita quindi delle cosidette “public relations”, un sorriso perfetto è il primo approccio, potremo dire il primo biglietto da visita. Ed ecco la domanda fondamentale: come si fa ad avere un sorriso perfetto quando purtroppo per svariati motivi i nostri denti sono diventati scuri, oppure piccoli, usurati dal tempo, fratturati, disallineati, con delle vecchie otturazioni e uno smalto fragile? Le cure dentali richiedono un impiego a volte esoso sia di denaro che di tempo. E a volte non si ha a disposizione nè l’uno nè tanto meno l’altro. Ed ecco allora la soluzione. Semplice, diretta, un escamotage che ha inventato un equipe di medici odontoiatri. E tutto ad-

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Dossier Medicina

ALESSANDRO PALUMBO Laureato in Odontoiatria e Protesi Dentale all’Università de L’Aquila. Libero professionista dal 1987 con attività prevalente dedicata alla chirurgia, implantoprotesi ed ortodonzia. Membro attivo di numerose società scientifiche tra le quali CAI Academy e Simplant Academy. Relatore in congressi nazionali ed internazionali, Past President del Cenacolo Odontostomatologico dell’Adriatico. Effettua consulenze esterne. È stato mentor nel programma education della Nobelbiocare. Profondo sostenitore dell’odontoiatria minimamente invasiva e della CGI

dirittura in una sola seduta! Incredibile no? Eppure questo finalmente è un sogno che si può facilmente realizzare. In una sola seduta, dopo un’accurata analisi del problema, si potrà ritrovare il sorriso svanito o conquistare quel sorriso al quale non avreste neppure osato sperare. La moderna odontoiatria estetica detta “minimamente invasiva”, consiste nell’impiego di tecnologie e materiali di ultima generazione

che riescono a “rivestire” il vecchio dente e “plasmarne” uno nuovo del colore e della forma programmata, senza intaccare la struttura del dente e dello smalto già esistente. Tutto questo sarà possibile ottenerlo senza la necessità di subire anestesie e fastidiose preparazioni. Il nuovo dente avrà l’aspetto e la funzione del tutto sovrapponibile a un dente naturale, anzi, risulterà invidiabile per il colore bianco, per la sua lucentezza e brillantezza. La funzione sarà così migliorata che denti consunti, disallineati, o decolorati, potranno essere trasformati e inseriti in un contesto estetico ideale, degno delle vostre migliori aspettative. Il Dental Center del Dott. Palumbo Alessandro e uno dei suoi staff tecnici, laboratorio ATP, con il quale collabora, ha elaborato un sistema esclusivo e originale, che subito dopo una prima visita di valutazione, vi offre la preziosa possibilità di apprezzare preventivamente, e cioè fin da subito, senza toccare i denti, e senza alcun impegno da parte vostra, il futuro sorriso che si potrà ottenere. Si tratta di una tecnica applicabile in tutti i casi laddove il parodonto è sano, o è stato reso preventivamente tale: delle piccole faccette, particolarmente indicate nei casi dove i denti sono larghi con degli spazi (diastemati), oppure sono piccoli, o corti per natura, oppure risultano usurati a causa di una cattiva funzione, o anche solo per l’età. La validità di questo trattamento è un fatto. Lo studio odontoiatrico del dott. Palumbo Alessandro è certificato e accreditato secondo le due metodiche più innovative e affidabili per le faccette in porcellana: “Lumineers” U.S.A. e “Glamsmile“ Belgio. E non è tutto qui. Esiste un’altra applicazione primaria che consente di rendere bianchi e splendenti una volta per tutte e per sempre, i denti macchiati, scuri di colore e/o gialli o che non hanno risposto in maniera soddisfacente a un precedente trat-


In queste foto: caso clinico che mostra i vantaggi ottenibili con la tecnica delle faccette. Nella foto sopra:denti discromici e usurati in seguito a parafunzione, e scelta del colore finale. Di fianco: aspetto del sorriso prima e dopo la terapia. Sotto: particolare ingrandito delle faccette eseguite sull'arcata superiore

tamento sbiancante. Ma torniamo alla metodologia di applicazione delle faccette dentali. Se il caso riguarda un solo dente o più di uno ma in numero ridotto, fino a 3-4 denti, che hanno bisogno di essere trattati per uno dei motivi su indicati, e questi sono inseriti in un ambito gradevole di dentatura sana, armonica per colore e per forma, le faccette saranno realizzate copiando e replicando fedelmente il colore, la forma e la naturalezza dei denti presenti in buona salute. Se al contrario, il sorriso è deturpato completamente, o dalla presenza di numerosi denti malposizionati o da un colore insoddisfacente, e si vuole rinnovare e migliorare il proprio sorriso, senza per questo dover “sacrificare” i denti presenti, questi andranno coinvolti tutti anche se verranno però trattati singolarmente. In genere fino al primo molare. Cioè saranno rivestiti dalla faccetta in porcellana che verrà saldamente e permanentemente incollata al di sopra del dente naturale (o della corona per i casi in cui si voglia migliorare una vecchia protesi che però ancora funziona, senza necessariamente doverla eseguire da capo). Nel caso di un dente singolo da trattare, questo verrà abraso superficialmente e solo nella sua parte esterna per circa 0.3 mm di spessore per consentire lo spazio della faccetta, che non dovrà sporgere rispetto ai denti naturali al suo fianco. Se invece si rende necessaria l’applicazione di molte faccette, i denti al di sotto non verranno nemmeno toccati. Questo perché le faccette che verranno adese alla superficie dello smalto esterno della corona, saranno armonicamente in linea, dato che gli spessori saranno controllati nella fase di realizzazione e quindi uniformi. Il concetto è semplice e ricalca quello delle unghie finte che vengono applicate al di sopra di quelle vere. In questo caso però non ci sarà la necessità di ripetere il lavoro periodicamente poiché il dente al contrario delle unghie non ricresce. Le faccette sono quindi da considerarsi un prodotto permanente e di lunga durata. E come se ciò non bastasse rinforzano e proteggono i denti naturali elargendo un sorriso giovane, smagliante e luminoso a coloro i quali scelgono di applicarle. Dott. Alessandro Palumbo, Odontoiatra C.so Umberto 1°, 35 - 65122 Pescara; Tel e Fax: 085.373328; Mob.3929784505 Sito internet: www.alessandropalumbo.net e-mail: alepalu@tin.it

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La prevenzione a tutte le età La prevenzione dentaria è necessaria a bambini e adulti. Fissare visite periodiche dal dentista consente di evitare sgradevoli sorprese. Una strategia che permette di rinsaldare il rapporto di fiducia fra paziente e odontoiatra di Lorenzo Berardi

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'importanza della prevenzione e di un rapporto fiduciario reciproco con il paziente. Sono questi i cardini della professione del moderno dentista. L'odontoiatra deve divenire un punto di riferimento per chi vi si rivolge sul modello del vecchio e affidabile medico di famiglia. Ne è convinto il dottor Angelo Vulcano secondo cui l'attenzione verso il paziente e la capacità di seguirlo a trecentosessanta gradi «dalla cosa più semplice a quella più complessa per avere un quadro completo» sono fondamentali. Un dentista, infatti, dovrebbe occuparsi di tutti, dal bambino all'anziano, seguendo la terapia dei pazienti dall'inizio alla fine». È proprio questa la filosofia del dottor Vulcano che considera il proprio ambulatorio un ospedale in miniatura, con tanto di carta dei servizi a disposizione del paziente «per permettere alle persone di capire come si opera con la possibilità di visionare qualsiasi processo, seguire la propria storia clinica e le varie possibilità terapeutiche». Un ambulatorio in cui «si crea un dialogo privilegiato fra medico e paziente. Ci si ferma in studio e si parla, fidandosi l'uno dell'altro». Come si crea, fra il medico e il paziente, un rapporto di fidelizzazione che è Il dr. Angelo Vulcano si è laureato nel 1991 nel corso di laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria presso l'Università di Trieste. Ha iniziato dallo stesso anno, a esercitare la sua attività in regime libero professionale nella città di Bologna in tutte le varie branche odontoiatriche e principalmente nella chirurgia. Dal 1992 svolge pienamente la branca dell'implantologia osteo-integrata. Ha dato inoltre consulenza a studi odontoiatrici convenzionati con il SSN

alla base di una riuscita prevenzione? «La fidelizzazione del paziente è automatica. Una volta esisteva il medico di base al quale ci si rivolgeva in presenza di qualsiasi problema. Un tempo funzionava questo sistema sino al momento di andare in ospedale, mentre oggi si tende a una iperspecializzazione medica. Io sono all'antica. Mi piace seguire il paziente il più possibile, affrontando il problema fin dove è possibile per le mie conoscenze mediche. In tutto questo processo, la simbiosi fra dentista e paziente è fondamentale. Preferisco affrontare il problema che mi viene esposto, laddove rientri nelle mie competenze, per permettere di cominciare la terapia anche da questo. È questa la mia filosofia». Quanto è importante nell'interesse del paziente adottare una corretta strategia di prevenzione? «La prevenzione deve essere sempre presente. Chi svolge una terapia impor-

tante viene chiamato costantemente per presentarsi ai controlli, perché se un piccolo problema non viene risolto c'è il rischio che nel giro di qualche anno questa situazione di rischio potenziale si ingigantisca. E sarebbe un peccato per il paziente, economicamente, sottoporsi di nuovo a un trattamento e per me sarebbe una sconfitta professionale. Detto questo, dipende dalle singole situazioni: ci sono pazienti che visito ogni tre mesi, e altri che vedo una volta all'anno. Adotto il sistema americano di richiamare i pazienti per telefono già da diverso tempo. Il sistema funziona e ripaga perché mi permette di seguire più da vicino le situazioni di ogni singolo paziente. In questo modo le persone si ricordano di presentarsi in ambulatorio e questo torna a loro vantaggio. Tranne pochissimi casi, quasi tutti i miei pazienti recepiscono benissimo il messaggio di quanto sia fondamentale una corretta prevenzione. Purtroppo, però, in Italia l'importanza della prevenzione dentaria non è radicata come all'estero». A suo avviso, perché a livello nazionale si avverte ancora uno scarso interesse per questo aspetto? «I motivi sono molteplici, ma le persone tendono a non presentarsi per le normali visite di controllo per semplice dimenticanza oppure perché temono di


PRIMA E DOPO L’INTERVENTO

Riabilitazione completa superiore e inferiore dei tessuti dentari e periorali, dopo perdita totale di funzione ed estetica. Paziente con dimensione verticale compromessa, pertanto il ripristino da terapia ha interessato sia i tessuti dentari che quelli periorali, mediante l'uso di filler intradermici da riempimento

Vistosa alterazione estetica del gruppo incisivo superiore, risolto con l'utilizzo di metodiche protesiche conservative, senza uso di metallo ad alto valore estetico. Paziente di anni 52 che presenta denti abrasi e con restauri datati e ormai incongrui; il tutto è stato risolto

spendere una cifra eccessiva per la prevenzione. Tuttavia occorre essere lungimiranti, perché una visita di controllo può permettere di individuare e risolvere in anticipo problemi che possono presentarsi in seguito in maniera deleteria». Quali patologie permette di individuare o arrestare sul nascere un normale controllo periodico dal dentista? «Anche da un semplice esame ispettivo si può individuare una patologia. Il controllo ravvicinato è quindi fondamentale in questo senso, visto che da un'ispezione del cavo orale si può individuare la presenza di un tumore. E la prevenzione verso questo tipo di patologie deve essere immediata, ecco perché ogni anno, al pari di tanti altri dentisti, aderisco alla campagna World Cancer Day». Quando si può cominciare a fissare controlli periodici? «La prevenzione si può fare e cominciare a tutte le età. Se il bambino collabora e non è prevenuto, già a 3 o 4 anni si può capire la sua impostazione dentaria. Già il fatto di guardargli i denti e conoscere le sue abitudini, permette di suggerire ai genitori che comportamenti adottare per la salute futura del proprio figlio. Si può dedurre un'impostazione potenzialmente scorretta per il successivo sviluppo del bambino anche dal modo in cui apre e chiude la bocca o serra i denti». Come si svolge una tipica visita di controllo e quali cadenze suggerisce? «Per prima cosa si ascolta il paziente che racconta la propria situazione. Poi sulla base di quanto si decide su cosa e come intervenire durante la visita. Se esistono indicazioni precise si va dal particolare al generale. Nel caso in cui non ci sia nessuna annotazione da parte del paziente, si segue il processo inverso. L'ascolto e la comprensione restano fondamentali. La cadenza di questi controlli periodici dipende da ogni singolo caso. La cadenza ideale è di due-tre visite all'anno. Occorre comunque tenere conto delle diverse situazioni orali dei pazienti. Non è detto, inoltre, che chi ha una visita periodica all'anno non possa anticipare il momento di un nuovo controllo per l'emergere di nuovi problemi». Qual è il suo modo di agire in presenza di un paziente adulto o anziano che evi-

denzi un problema o una patologia da risolvere? «Al paziente adulto e anziano vengono proposte tutte le diverse possibilità di trattamento a disposizione sia in relazione alle aspettative funzionali ed estetiche che economiche. Ci deve essere molta disponibilità su quello che un dentista può fare. In quasi ogni caso, a eccezione di quelli estremi che prevedono un'operazione, esistono diverse strade per intervenire. Dopo un'attenta valutazione diagnostica la terapia segue sempre un approccio a 360 gradi dalla semplice applicazione topica del fluoro alla riabilitazione completa chirurgicoimplantare di una bocca priva di denti». Lei si definisce "all'antitesi dell'iperspecializzazione". Ritiene che un moderno e completo odontoiatra dovrebbe sapersi relazionare meglio anche con gli altri specialisti medici e viceversa? «Le diverse parti del nostro corpo sono interconnesse e di conseguenza gli specialisti che se ne occupano devono essere interlacciati fra loro. Spesso manca il tempo per fare tutto, ma credo che il compito di un dentista sia di sapersi interessare anche di altre discipline mediche che possono essere correlate con l'odontoiatria. Quando per esempio mi capita di incontrare pazienti che hanno un problema ai piedi e mi dicono di avere dolori alla bocca, per prima cosa gli faccio togliere le scarpe. Poi chiedo se cammini bene, se porti plantari, se abbia fatto una visita dal podologo e così via. Il nocciolo del mio approccio è il dialogo con il paziente proprio perché conoscere la sua situazione complessiva di salute mi permette di affrontare il suo caso con cognizione di causa. Credo che sia questo il compito di qualsiasi medico. Il paziente è un pezzo unico, separandolo in varie parti e destinando ognuna di esse a un diverso specialista si perde il suo insieme di persona. Tutto questo costa maggiore fatica, eppure credo che seguire il paziente in maniera più approfondita permetta di dargli un servizio più completo e consigli più diretti».

Dottor Angelo Vulcano, Odontoiatra 40133 Bologna (BO) - via Baracca 7 tel: 051 3140255 - fax: 051 6427771 email: dottvulcanoangelo@libero.it

Dossier Medicina 103



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L’occlusione e la postura La posizione e il movimento delle arcate dentarie si ripercuotono sul resto del nostro corpo. Per individuare e correggere i problemi legati a una scorretta occlusione e postura esistono diverse tecniche e scuole di intervento di Lorenzo Berardi

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’uomo, come ogni altro essere vivente, deve essere in grado di adattarsi nel miglior modo possibile all’ambiente in cui si trova. Una regola di sopravvivenza valida anche dal punto di vista motorio per poter svolgere correttamente la propria attività. Tale adattamento richiede la possibilità di cogliere ciò che avviene nell’ambiente e di assumere le posizioni più consone alla situazione e alle proprie esigenze di comportamento. L’attività statico dinamica che si oppone e che compensa la gravità è dunque chiamata postura. Il termine indica proprio ciascuna delle posizioni assunte dal corpo, contraddistinta dai particolari rapporti assunti dai diversi segmenti somatici. Il concetto di postura, quindi, non si riferisce a una condizione statica, rigida e prevalentemente strutturale. Si identifica, invece, con il concetto più generale di equilibrio dinamico fra soggetto e ambiente circostante. Una funzione così importante non può essere affidata a un solo organo o apparato, ma richiede l’utilizzo di un FILIPPO NAVARRA Nasce a Ferrara il 25 Marzo del 1950, completa l’iter scolastico con la maturità classica e si laurea in Medicina e Chirurgia a pieni voti presso l’Università di Ferrara nel Marzo 1977 discutendo una tesi di argomento chirurgico(Rel. Prof.E.Durante). Completa il Tirocinio pratico Ospedaliero di 12 mesi in Anestesiologia e Rianimazione dell’Università di Ferrara, conseguendo l’Idoneità all’Esercizio della Specialità. Al ritorno dal Servizio Militare svolto come Ufficiale Medico si dedica alla pratica dell’Odontoiatria sotto la guida del prof. Giorgio Borea, Direttore della Clinica Odontoiatrica dell’Università di Ferrara, appassionandosi soprattutto alle relazioni fra occlusione e postura. Inizia anche a praticare l’Agopuntura Cinese e consegue il Diploma Internazionale di Agopuntura (triennale) presso la Scuola del prof. U.Lanza a Luserna S.Giovanni (TO). Partecipa a Congressi e Corsi Internazionali di Omeopatia Classica e di Omotossicologia approfondendo l’aspetto diagnostico-terapeutico con lo studio dell EAV (lettura bioelettrica dei punti cutanei dei Meridiani degli Organi). Partecipa come Relatore al Primo Corso di Riabilitazione Cranio Occlusale del Metodo Montorsi. Vive e lavora prevalentemente a Ferrara dove esercita l’Odontoiatria in uno Studio polispecialistico con colleghi Medici e Odontoiatri e le Medicine Non Convenzionali nello Studio privato dedicato in altra sede; è socio dell’AMNCO (Associazione per le Medicine Non Convenzionali in Odontoiatria ) e collabora anche negli Studi di colleghi di altre città, seguendo il Riequilibrio Neuro Occlusale dei pazienti che richiedono la soluzione di problematiche osteo - articolari cervicali, dorsali, lombari e della gamba-ginocchio a partenza dalla malocclusione.

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Controllo a distanza di 14 mesi. Correzione (non ancora completata)in dentatura mista di II classe di Angle ottenuta con Espansore ACOM

sistema più complesso. Il sistema-tonicoposturale (definito anche STP) è un insieme di strutture comunicanti e processi a cui sono affidati diversi compiti. Dalla lotta contro la gravità alla capacità di opporsi alle forze esterne, dalla necessità di situarci nello spazio-tempo strut-

turato che ci circonda sino a permettere l’equilibrio nel movimento, guidarlo e rinforzarlo. Per compiere tutto questo, l’organismo dell’uomo utilizza tre risorse principali: gli esterocettori, ovvero i sensi che ci posizionano in rapporto all’ambiente, i propriocettori che posizionano le

differenti parti del corpo in rapporto all’insieme, in una posizione prestabilita e infine i centri superiori che integrano i processi cognitivi e il movimento. Ecco allora che in quest’ottica «l’influenza esercitata dalla posizione e dal movimento delle arcate dentarie, ovvero dall’occlusione, sul tono posturale di un individuo è ormai ampiamente riconosciuta e descritta a livello di studio» assicura il dottor Filippo Navarra, medico dentista ferrarese che da diversi anni si occupa di seguire l’importante correlazione esistente fra occlusione e postura umana. «Purtroppo – prosegue Navarra – questa tematica non è ancora entrata nel bagaglio di strumenti che il dentista italiana usa nella sua pratica quotidiana». Il motivo di questo ritardo nell’appropriarsi di una conoscenza sempre più richiesta da parte della maggior parte dei medici odontoiatri italiani è da ricercarsi in diversi fattori. Primo fra tutti, la difficoltà ad instaurare una collaborazione professionale con medici specializzati in aree troppo a lungo ritenute non collegate a quella odontoiatrica. Senza contare che una collaborazione fra specialisti medici di varia estrazione, dall’oculista al fisiatra, dall’ortodontista, all’osteopata sino al foniatra e al podologo si annuncia non sempre agevole anche per motivi di tempi e spazi. L’obiettivo che deve guidare l’azione di ogni singolo specialista in relazione all’operato dei suoi colleghi è quello di intercettare e correggere quanto più precocemente possibile il coinvolgimento di uno o più dei recettori coinvolti nel mantenimento dell’ equilibrio del sistema-tonico-posturale. La base di partenza per il raggiungimento di un simile risultato non può che essere un’efficace collaborazione professionale. «L’importante è creare un rapporto efficace e diretto con persone che operano in altri campi – conferma il dottor Navarra –. Quando, con l’intervento di tutti gli specialisti, il dentista-posturologo definisce una diagnosi di “coinvolgimento del sistema occlusale nella disfunzione posturale”, la terapia si

«L’INFLUENZA ESERCITATA DALLA POSIZIONE E DAL MOVIMENTO DELLE ARCATE DENTARIE SUL TONO POSTURALE È RICONOSCIUTA A LIVELLO DI STUDIO»

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Prima e dopo 20 mesi di cura. II classe di Angle con overbite (morso coperto) e overjet ( protrusione del mascellare). Riequilibrio cranio- occlusale con ACOM S3 quasi al termine

instaura, a seconda delle scuole, con correzioni di vario tipo». Da cinque anni Filippo Navarra è un convinto fautore della scuola francese di riequilibrio neurocclusale, nota a livello internazionale come “dentosophie”. La scuola francese, come la scuola italiana Acom, metodo Montorsi punta a ristabilire l’equilibrio neuro-occlusale utilizzando sistemi meno invasivi dell’Ortodonzia tradizionale. Per fare questo, si utilizzano stimoli funzionali riflessi impiegando apparecchi mobili e morbidi da portare di notte per circa due anni con controlli periodici e modifiche quasi mensili sulle forze da applicare per ottenere risultati nella crescita dell’osso. Come spiega il dottor Navarra: «L’utilizzo di stimoli funzionali riflessi è particolarmente indicato nella riabilitazione delle malocclusioni dell’età evolutiva scongiurando anche nel tempo la necessità di cure ortodontiche fisse come, ad esempio, il riallineamento estetico dei denti che spes-

so sono esse stesse causa di interferenze con il sistema-tonico-posturale». «L’ideale – sottolinea il dottor Navarra – sarebbe agire verso i cinque - sei anni d’età, molto prima, cioè, di quanto accade oggi nella maggior parte dei casi quando si preferisce aspettare che si completi la dentizione prima di agire, magari con estrazioni». Le pedane stabilometriche permettono di seguire le risposte del paziente e consentono al medico di capire cosa impedisca il ristabilimento di un corretto tono posturale, individuando dove occorra intervenire. In questo campo gli scenari per il presente e l’immediato futuro sono rassicuranti: «L’evoluzione tecnica e tecnologica in questo campo negli ultimi anni è stata enorme sia per quanto riguarda la prevenzione che la terapia», assicura Navarra. Detto dei metodi di correzione delle problematiche connesse all’occlusione e alle sue ripercussioni sulla postura dell’individuo, occorre invece capire come si

SISTEMA TONICO POSTURALE

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ossiamo definire postura ciascuna delle posizioni assunte dal corpo, contraddistinta da particolari rapporti tra i diversi segmenti somatici. Il concetto di postura, quindi, si identifica con il concetto più generale di equilibrio inteso come “ottimizzazione“ del rapporto tra soggetto e ambiente circostante. Il Sistema Tonico Posturale ha un ruolo fondamentale: perché il nostro equilibrio sia costantemente rinnovato e mantenuto è necessario che i diversi recettori, gli occhi, i piedi, i recettori cutanei e i denti con l'articolazione temporo-mandibolare, siano integri. Il Sistema Tonico-Posturale è considerato un sistema cibernetico composto da un computer centrale (SNC) che elabora le informazioni che arrivano ad esso attraverso i recettori e che controlla l’equilibrio e la postura. Ha il compito fondamentale di coordinare i muscoli posturali.

riescano a individuare e riconoscere queste situazioni nei diversi soggetti. Va ricordato che le sregolazioni del sistematonico-posturale possono manifestarsi clinicamente in vari modi. Classici e riconosciuti indicatori sono il coinvolgimento con dolore e limitazione funzionale dell’articolazione temporo mandibolare, la comparsa di cefalea, dolori e tensioni nella zona cervicale e più giù per tutta la colonna vertebrale sino all’anca e alla gamba. Inoltre, avverte il dottor Navarra: «Non bisogna nemmeno sottovalutare i sintomi generali come facilità alle infezioni delle vie aeree, ipertrofia delle adenoidi, stanchezza, disturbi del sonno, dell’umore e dell’appetito che devono migliorare con i trattamenti opportuni». Per quanto riguarda gli adulti, «non si può certo pensare di cambiare radicalmente un’occlusione – come precisa Navarra –, che deve solamente essere rieducata, nel pieno rispetto di tutto il Sistema Tonico Posturale, ma si cerca invece di migliorare i rapporti con tutti gli altri recettori». Per scongiurare l’insorgenza di problemi legati alla malocclusione e, di riflesso, al tono posturale, le regole da seguire sono semplici e vengono puntualmente ricordate da Filippo Navarra:«Mantenere l’integrità del piano occlusale attraverso la sostituzione dei denti mancanti e il controllo dello stato di eventuali ricostruzioni, oltre ad avere e perseguire uno stile di vita sano, anche con una leggera attività fisica». Dottor Filippo Navarra, Odontoiatra Via.le Cavour, 147 - 44100 Ferrara Telefono 0532.204680

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Odontoiatria e informatica Grazie alle nuove tecnologie oggi è possibile inserire gli impianti sui pazienti senza tagli né suture. Intervenendo coadiuvati da un computer. Tra i vantaggi: un decorso post operatorio molto breve e una notevole riduzione del dolore di Cristiana Zappoli

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el corso degli anni l’implantologia ha fatto passi da gigante. Tanto che oggi, grazie all’informatica che si è messa al servizio dell’odontoiatria, le normali procedure sono state rivoluzionate. Il computer, infatti, guida la progettazione e la realizzazione degli impianti dentali assicurando massima sicurezza e qualità. Partendo dall’analisi del calco di cera della bocca del singolo paziente, il computer ne disegna la protesi con una precisione fino a poco tempo fa impensabile. L’implantologia realizzata con questo aiuto tecnologico permette di ottenere il massimo risultato con il minimo disagio per il paziente. La metodica, definita implantologia guidata, è minimamente invasiva e sicura: lo studio

preliminare fatto al computer permette, infatti, l’inserimento degli impianti senza eseguire l’apertura a lembo della gengiva e senza suture. «In pratica la tecnologia consente di ricostruire virtualmente la situazione clinica del paziente in modo da simulare l’intervento di inserimento degli impianti». A parlare è il Dottor Enzo Caporossi, medico chirurgo specializzato in Odontoiatria, che vanta un master di secondo livello in Chirurgia Orale e Implantologia. «Ormai – prosegue – eseguo normalmente interventi di questo genere: i vantaggi per i pazienti sono innumerevoli e i risultati ottimi». Dottor Caporossi, come avviene la procedura? «Dopo aver preso le impronte, fatto una modellazione dei denti e preparato un’ap-

posita dima (una maschera chirurgica in grado di guidare la procedura), il paziente esegue una Tac. In base alla Tac, e grazie all’impiego di particolari software, il chirurgo può costruire un’elaborazione virtuale dell’anatomia della zona dove andranno inseriti gli impianti. Il tutto studiando le posizioni più convenienti in rapporto a quanto osso è disponibile, alla posizione del dente e alla situazione clinica e all’anatomia del paziente. Da questa elaborazione viene creata una mascherina individuale, attraverso la quale è possibile riprodurre nella bocca quanto programmato in precedenza dal computer in maniera sicura e rapida». Dopo cosa accade? «Una volta posizionati gli impianti si può eseguire un carico differito, secondo il protocollo tradizionale, diviso in due fasi, ovvero la fase di posizionamento impianti e quella protesica. Altrimenti si può procedere con un carico immediato, posizionando subito i denti provvisori fissi. In questo modo i tempi di trattamento sono ulteriormente ridotti». A quali pazienti può essere applicata tale metodica? «A tutti coloro che portano una protesi mobile se in buono stato di salute generale. Ovviamente tale metodica deve essere sempre adattata al singolo paziente. Con questa metodologia si possono posizionare uno o più impianti ed è particolarmente indicata in caso di edentulie totali. Questi pazienti infatti, per avere una protesi fissa su impianti con le tecniche tradizionali, devono sottoporsi ad un ‘intervento invasivo con parecchi fastidi post operatori e attendere dai cinque agli Enzo Caporossi si laurea in Medicina e Chirurgia a Perugia nel 1983. Nel 2006 segue il Master di secondo livello in Chirurgia Orale e Implantologia avanzata a Chieti

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otto mesi prima di avere denti fissi. Attraverso l’implantologia computer guidata gli stessi pazienti possono entrare in studio con la dentiera e dopo poche ore uscire con denti fissi. Questo metodo dà la possibilità di trattare quasi tutti i pazienti, soprattutto affetti da gravi atrofie, utilizzando tecniche senza lembo (flapless) e senza innesti (graftless)». Quali sono gli altri vantaggi per il paziente? «Minima invasività chirurgica: gli impianti vengono posizionati senza tagliare la gengiva con il bisturi e senza dover poi ap-

plicare punti di sutura. Vengono solo eseguiti forellini nelle posizioni degli impianti. Conseguenza è che il dolore post operatorio è nettamente ridotto. I tempi alla poltrona e anche quelli di riabilitazione sono decisamente minori, direi dimezzati. La mascherina chirurgica prevede di poter costruire precedentemente la protesi provvisoria immediata così che possa essere posizionata subito dopo la fase chirurgica, senza bisogno di prendere impronte. Inoltre le complicazioni sono rarissime». E al medico quali vantaggi porta?

LE CAUSE FREQUENTI DELLA CADUTA DEI DENTI

Una delle cause più importanti della perdita dei denti è la parodontopatia. Essa è costituita da un complesso di malattie che, in forme diverse, possono colpire ogni fascia di età. La parodontopatia, ovvero l'infiammazione acuta o cronica del parodonto, cioè del complesso degli elementi che fissano il dente nella sua sede (osso alveolare, gengiva, legamento alveolo-dentale, cemento), è la causa più comune della perdita dei denti nell'adulto in età compresa tra i 40 e 60 anni. La parodontopatia, generalmente, è conseguenza di una infiammazione trascurata delle gengive (gengivite), mentre gli elementi che ne favoriscono la comparsa possono essere una scarsa igiene della bocca, una malocclusione (denti di un'arcata che non combaciano in modo corretto con quelli corrispondenti dell'altra), un'otturazione usurata, una protesi malmessa. In caso d’infiammazione, la gengiva comincia a tumefarsi, si arrossa e sanguina facilmente. Poi, peggiorando la gengivite, il tessuto comincia a staccarsi dai denti. Germi e particelle di cibo si raccolgono negli spazi che di conseguenza si formano attorno ai denti, provocando l'insorgenza di sacche di pus. Gradualmente, i denti cominciano a dondolare e alla fine cadono.

«La possibilità di affrontare l’intervento con una maggiore tranquillità avendolo già eseguito virtualmente. Inoltre la dima chirurgica e le relative frese calibrate permettono una precisione nettamente maggiore rispetto all’intervento a mano libera». Le tecniche di cui abbiamo parlato sono sicure oppure ancora in fase di sperimentazione? «Pur essendo abbastanza nuove, non sono più considerate sperimentali e si diffondo velocemente. È evidente che chi le applica deve avere una preparazione specifica nonché un’ampia esperienza in tutte le tecniche implantoprotesiche convenzionali. È necessario che i professionisti del settore si sottopongano ad un serio e approfondito training, avvicinandosi gradualmente alla nuova tecnica. Bisogna sempre tenere presente che per quanto le tecniche siano valide e avanzate, è sempre chi le applica a fare la differenza. È il medico che deve sempre e comunque decidere, sulla base delle esigenze del paziente, come risolvere i suoi problemi con il maggior beneficio possibile e, ovviamente, con il minor rischio». Dr. Enzo Caporossi, Odontoiatra Piazza Pericle Fazzini 08 - 63039 San Benedetto del Tronto - Tel: 0735/781784

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Guarigione veloce con il PRP Oggi è possibile accelerare i tempi di guarigione, o addirittura si può stimolare la neoformazione ossea, permettendo così l’inserimento di impianti di maggiori dimensioni. Grazie ad un concentrato di piastrine a cura del Dottor Carlo de Rysky

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e tecniche attuali di chirurgia implantare permettono l’inserimento degli impianti anche nelle posizioni e situazioni più critiche. Nei casi più difficili, per poter inserire l’impianto bisogna letteralmente “far crescere” l’osso intorno all’impianto stesso. Da lungo tempo, ma senza che i risultati pratici si siano potuti mettere a disposizione dei clinici, si sta sperimentando l’uso di alcune sostanze presenti nel sangue, chiamate “fattori di crescita” che hanno la prerogativa di far iniziare e accelerare la crescita di osso nel luogo dove queste sostanze sono applicate. Se l’utilizzo di queste sostanze come entità isolate è ancora da mettere a punto, una tecnica consolidata è l’utilizzo della “matrice” in cui queste sostanze sono contenute. I fattori di crescita sono infatti prevalentemente contenuti nelle piastrine, che sono la componente del sangue che è dedicata ad innescare la guarigione delle ferite. Da diversi anni, soprattutto in Chirurgia Or-

Carlo de Rysky

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topedica, ma anche in Implantologia Odontoiatrica per migliorare la guarigione viene utilizzato un “concentrato” di piastrine chiamato PRP, iniziali delle parole inglesi Platelet Rich Plasma, che significa Plasma Ricco di Piastrine. Il fatto che le piastrine vengano concentrate permette di avere a disposizione una quantità di fattori di crescita migliaia di volte superiore a quelle che si avrebbero a disposizione lasciando la ferita alla guarigione naturale. Il PRP viene ottenuto attraverso un prelievo di sangue del paziente, che deve essere eseguito in ambiente ospedaliero per avere tutte le garanzie di sterilità delle procedure e del prodotto. Il sangue prelevato viene opportunamente preparato e frazionato e il risultato viene consegnato, congelato a -89 gradi, al chirurgo, pronto per essere utilizzato. Il PRP così preparato si presenta come una specie di cerotto, della forma e delle dimensioni che il chirurgo ha richiesto, per essere utilizzato in quello specifico intervento. Il PRP può essere utilizzato da solo, ad esempio per coprire delle zone che non è possibile suturare correttamente, oppure mischiato ad osso autologo (cioè prelevato dal paziente stesso) o a sostituto d’osso naturale o sintetico, quando si voglia indurre la formazione di nuovo osso. La grande concentrazione di fattori di crescita accelera fortemente sia i processi di guarigione che la neoformazione ossea, rendendo possibile l’inserimento di impianti di maggiori dimensioni in tempi più brevi. I casi in cui si può fruire di questa tecnica sono quelli che richiedono riempimenti di spazi in cui l’osso è andato perso, come nella perdita di denti per motivi parodontali, soprattutto quando gli elementi rimossi sono più di uno, oppure ancora quando si deve recuperare spazio implantologico nel seno mascellare. In questi casi si utilizzerà sotto forma di fru-

stoli insieme ad un riempitivo che possa fare da “impalcatura” per l’osso che andrà a formarsi. Potremo utilizzare invece la forma a “cerotto” per supplire alla mancanza di gengiva con tecniche “GBR” (Guided Bone Regeneration = Rigenerazione Ossea Guidata) e inserimento contemporaneo di impianti. In questi casi, a causa del grande aumento di volume creato, la gengiva non sarà sufficientemente “lunga” per andare a coprire completamente il nuovo volume: la superficie che la gengiva non riesce a coprire potrà essere adeguatamente ricoperta dal “cerotto”. Il PRP utilizzato insieme a sostituto osseo trova applicazione anche nel riempimento delle tasche in Chirurgia Parodontale, ovvero quando bisogna riempire lo spazio che si è formato tra la radice del dente e l’osso a causa di infezioni e infiammazione. In questo caso si utilizzeranno sia frustoli di PRP da miscelare con il sostituto d’osso per il riempimento delle tasche sia piccoli riquadri di materiale che fungeranno da parete di contenzione per i materiali sostitutivi stessi. Dottor Carlo de Rysky Specialista in Odontostomatologia e Ortognatodonzia Invisalign Platinum Doctor - Viale della Libertà, 4a – 27100 Pavia - Tel. 0382.24192 e-mail: info@derysky.it - www.derysky.org






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