numero giugno2008

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Dossier Medicina 1


sommario

Bimestrale di divulgazione medico scientifica su salute, benessere e informazione. Iscrizione al R.O.C. in via di registrazione.

Foto: Carlo Pantaleone www.digito.it

Anno 2 - Numero 4 Giugno/Luglio 2008 Registrazione Tribunale di Pescara n. 1114/7 Agosto 2007

Erika D’Alberto

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Medicina

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Farmacologia

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Psicologia

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Sociale

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Salute & Benessere

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Alimentazione

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News

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L’esperto risponde

Direttore Responsabile: Roberto Bonin Direttore Editoriale: Roberto Bonin bonin@dossiermedicina.it Redazione: Alessia Addari, Luigi Berardi, Erika D’Alberto, Carlo De Luca, Valentina Teti, Vittoria Dragani, Domenico D’Angelo, Enrico Follador, Adriana Vesi, Simona Petaccia Direttore Marketing: Mario Pompilio Redazioni: Corso Sempione, 9 20154 Milano Via S. Cresimata, 1 65012 Cepagatti (PE) Tel. 800.985369 Fax: 085.9152202 Progetto grafico: GrafiCare ADV Largo Madonna, 11 65125 Pescara Tel. 085.4151664 info@graficare.it www.graficare.it

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editoriale

Il BILANCIO SOCIALE 2007 della FONDAZIONE G. D’ANNUNZIO

Malasanità, è tutta colpa dei medici?

a cura di Simona Petaccia

Cresce la diffidenza degli italiani verso il sistema sanitario pubblico. L’ultimo Rapporto PIT Salute del Tribunale dei Diritti del Malato indica infatti un aumento di quasi l’1% delle segnalazioni delle difficoltà da parte dei cittadini con risultati davvero allarmanti, come 630 giorni di attesa per una visita oculistica o 540 giorni di attesa per una ammografia. E non è tutto.

S

Qualcosa nella macchina organizzativa, quindi, sembra proprio non funzionare e andrebbe sicuramente rivista e ripensata, soprattutto in considerazione delle grandi possibilità offerte dai nuovi sistemi gestionali informatizzati. Come sempre, i principali imputati - se di imputati si vuol parlare - sono la lentezza della mastodontica macchina burocratica e l’inspiegabile avversità della pubblica amministrazione all’innovazione informatica. A tal proposito, l’ultimo Rapporto Assinform (l’Associazione nazionale, aderente a Confindustria, delle aziende operanti nel settore dell’Information technology) parla chiaro e fa emergere un totale fallimento della politica pubblica sull’informatica: la domanda It delle PA è scesa nel 2007 dello 0,6%. Certo, non ci è dato di sapere in che proporzione il settore sanitario pesi su questo -0,6% (con molta probabilità, assai poco!), ma sicuramente è un segnale su cui riflettere. Stando a questi dati, infatti, sembra proprio che, al posto di essere uno stimolo dello sviluppo come avviene in tutte le economie mondiali che affrontano la globalizzazione come un’opportunità di sviluppo, l’informatica pubblica freni gli slanci d’innovazione del Paese. Dossier Medicina 4

Fondazione “G. d’Annunzio” prosegue e consolida l’impegno

a cura di Roberto Bonin

empre secondo il Rapporto, i viaggi all’estero alla ricerca di terapie migliori o non disponibili in Italia, registrerebbero un aumento del 5% rispetto allo scorso anno.

Il Bilancio sociale 2007 della

Ma anche di fronte a questo scenario, è meglio non smettere di essere fiduciosi e di credere all’efficienza delle strutture sanitarie del nostro Paese e, soprattutto, alla solerzia e all’impegno dei nostri medici che, vogliamo ricordarlo, rimangono tra i migliori al mondo sia per grado di preparazione sia per professionalità. L’Italia dei camici bianchi che noi conosciamo non è solo quella delle morti inspiegabili seguite a interventi chirurgici di routine o dell’incuria nei corridoi e nelle corsie degli ospedali, ma è anche quella di presidi medico-chirurgici di prestigio internazionale e di centri di ricerca che periodicamente riempiono le pagine delle più importanti riviste medico-scientifiche di tutto il mondo. Nella nostra ancora breve vita di testata giornalistica abbiamo avuto modo di visitare numerosi ambulatori e chiacchierare a viso aperto con medici e infermieri, da cui è emersa una gran passione e dedizione verso un lavoro considerato ancora una vera e propria missione; missione che, per nostra linea editoriale, abbiamo scelto di far raccontare direttamente ai protagonisti: i medici. É vero: “non è tutto oro ciò che luccica!”… ma, per lo meno, abbiamo visto “luccicare” qualcosa… e nell’Italia delle “caste” e della “monnezza”, credeteci, è già qualcosa!

assunto nei due precedenti anni di integrare la responsabilità sociale nella gestione aziendale. Il Bilancio sociale 2007 della Fondazione “G. d’Annunzio” prosegue e consolida l’impegno assunto nei due precedenti anni di integrare la responsabilità sociale nella gestione aziendale. Esso rappresenta l’esito di un processo con il quale la Fondazione vuole rendere conto delle scelte, dell’attività, dei risultati e dell’impiego di risorse, in modo da consentire all’Università “G. d’Annunzio” e agli altri interlocutori di conoscere e formulare un proprio giudizio su come l’amministrazione interpreta e realizza la missione. I contenuti del documento sono stati organizzati in cinque differenti sezioni: Identità Aziendale, Rendiconto, Rapporto sulle attività svolte, Relazione di scambio sociale e Proposte di miglioramento futuro. Il Bilancio sociale si pone quindi in posizione di continuità e complementarietà rispetto al bilancio di esercizio, arricchendo l’informativa aziendale con la rappresentazione dei Valori cui l’attività della Fondazione Ud’A si ispira e degli effetti che la stessa produce sull’ambiente e sull’insieme degli interlocutori con i quali crea rapporti e realizza progetti. Sulla base del suo bilancio 2007, infatti, la Fondazione intende continuare il confronto costruttivo con i propri interlocutori, Dossier Medicina 5

intrapreso già nel 2006 al fine di rilevare il grado di soddisfazione e consenso nell’ottica del miglioramento continuo verso lo sviluppo sostenibile. La Fondazione Ud’A svolge una vera e propria attività imprenditoriale, ovvero quella di supportare l’Università “G. d’Annunzio” nella sua gestione operativa senza soluzione di continuità e senza alcuna applicazione di tariffe di intermediazione. Più in particolare, la Fondazione mira a creare, arricchire e trasferire conoscenza, in favore e per conto dell’Ateneo. Per farlo, nel segno di una qualità sostenibile, procura risorse aggiuntive all’Ateneo, in modo da assicurargli il sostegno economico per le sue attività vitali: ricerca, formazione e servizi. In accordo con le vigenti disposizioni normative, che la Fondazione si propone di offrire un sostegno operativo all’Università, “al fine di realizzare l’acquisizione di beni e servizi alle migliori condizioni di mercato, nonché per lo svolgimento delle attività strumentali e di supporto alla didattica e alla ricerca”. La Fondazione Ud’A ha quindi personalità giuridica, è un centro accreditato per la formazione a distanza di medici e operatori sanitari, ha ottenuto, attraverso il suo Centro Studi di ricerca sull’Invecchiamento (Ce. S.I.), il riconoscimento quale Special Consultant per l’Economic and Social Council dell’ONU, ha dimostrato di riuscire a far conseguire economie di spesa all’Università, ha ottenuto la certificazione ISO 9001 per il suo Crc (Centro di Ricerca Clinica) e ha sede amministrativa in un edificio di oltre 13.000 mq, di cui circa 450 mq dedicati alla Presidenza, Direzione e Uffici Amministrativi.


OPERATO DELLA FONDAZIONE La Fondazione Ud’A si è dotata dal 2006 della “Carta dei Valori d’Impresa”, che ispira l’attività e i comportamenti della Fondazione nei confronti dei propri stakeholder. Ponendo al decimo posto l’energia della Fondazione, essa rappresenta un vero e proprio vademecum socio-economico fondato sui seguenti valori: Centralità della persona, rispetto della sua integrità fisica e dei suoi valori di interrelazione con gli altri; Rispetto e tutela dell’ambiente; Efficienza, nel senso di efficacia ed economicità dei sistemi gestionali; Correttezza e trasparenza dei sistemi di gestione in conformità alle norme e alle convenzioni vigenti, nei riguardi delle componenti interne ed esterne alla Fondazione; Impegno costante nella ricerca e nello sviluppo per favorire e percorrere - nel perseguimento del disegno strategico - il massimo grado di innovazione; Attenzione ai bisogni e alle aspettative legittime degli interlocutori interni ed esterni per migliorare il clima di appartenenza e il grado di soddisfazione; Affidabilità dei sistemi e delle procedure di gestione per la massima sicurezza dei collaboratori, della collettività e dell’ambiente; Interrelazione con la collettività e con le sue componenti rappresentative per un dialogo partecipativo di scambio e di arricchimento sociale, finalizzato al miglioramento della qualità della vita;

Valorizzazione delle risorse umane attraverso percorsi di accrescimento professionale e di partecipazione agli scopi della Fondazione. Questi valori sono connaturati alla ragion d’essere della Fondazione Ud’A, improntata verso l’innovazione culturale, attraverso un regime di trasparenza e correttezza amministrativa nei riguardi delle componenti interne e dell’intera collettività. L’attività della Fondazione Ud’A è di fatto organizzata per divisioni, ciascuna delle quali rappresenta i macroservizi attualmente erogati. Esse sono le seguenti: Ce.S.I. (Centro Scienze dell’Invecchiamento), I.T.A.B. (Istituto Tecnologie Avanzate Biomediche), C.Edu.C. (Continuing Educational Center) e Servizi di supporto. Nel corso del 2007 la Fondazione ha definito le priorità strategiche da perseguire nel triennio 2007-2010, per migliorare i valori ispiratori della propria ragion d’essere. Esse sono le seguenti: Produzione di brevetti e spin off; Attivazione di partnership; Acquisizione della mobilità internazionale; Acquisizione di ricercatori di chiara fama; Partecipazione a programmi di ricerca internazionali. Il valore aggiunto nel corso del 2007 è stato ripartito tenendo presente i fattori chiave che intervengono nel mondo della ricerca, ovvero le persone. Al capitale umano (collaboratori, Amministratori e

Sindaci) è destinato il 94% del valore aggiunto creato (87% nel 2006). La politica di liberalità, ha previsto l’erogazione di € 60.000 da destinare a borse di studio ed assegni di ricerca. DIPENDENZA ECONOMICA DALL’UNIVERSITA’ In termini di valore della produzione, la dipendenza economica della Fondazione dall’Università è pari al 22,59%. Ciò evidenzia il grado di imprenditorialità della Fondazione (77,40%), che si dimostra sempre più in grado di attrarre risorse economiche al di fuori dell’Università, da soggetti pubblici e privati che le riconoscono eccellenza e affidabilità. In particolare, il contributo di funzionamento erogato dall’Università è stato pari a circa € 500.000 ed è stato interamente imputato a spese di funzionamento (costi relativi alle collaborazioni, attrezzature e mobili d’ufficio, materiale di consumo). I compensi agli Organi Direzionali, pari a € 225.000 nel 2007 (€ 315.000 nel 2006), non sono remunerati dal contributo di funzionamento dell’Università bensì dalla attività imprenditoriale della Fondazione. L’Università quindi consegue un vantaggio in termini economici, che si aggiunge a quelli derivanti dall’aver affidato alla Fondazione la responsabilità dei servizi di supporto. Infine, si evidenzia che l’utile netto risulta essere pari a € 65.889. Tuttavia il valore della produzione nel 2007 si è ridotto di circa € 1.334.000 per effetto principalmente di una contrazione delle erogazioni a favore del Ce.SI. e del C.Edu.C. Tali strutture hanno risentito in parte delle difficoltà finanziarie di cui risente il “sistema ricerca” del nostro Paese e in parte dell’impatto negativo che una determinata campagna mediatica - che ha investito la Fondazione nel 2007 - ha prodotto nei confronti degli “opinion leader” (imprenditori, managers di grandi imprese, rappresentanti della mondo della finanza) che erano entrati in concreti contratti con la stessa. IL CENTRO DI SCIENZE DELL’INVECCHIAMENTO Dati statistici dimostrano che le persone ultra 65enni sono più numerose di quelle che hanno un’età inferiore ai 20 anni. Di conseguenza, sono aumentati i casi di malattie cardiovascolari, neurodegenerative e tumori nella popolazione. Su questi presupposti l’Università “G. d’Annunzio” ha affidato alla Fondazione Ud’A la gestione delle attività del Centro di Scienze dell’Invecchiamento (Ce.S.I.), allo scopo di porre in essere attività di ricerca orientate alle tematiche dell’invecchiamento; favorire e promuovere la ricerca multidisciplinare tra le varie Unità Operative; trasferire conoscenza e know-how all’esterno. Le principali aree verso cui si concentra l’attività del centro di ricerca sono: Malattie Cardiovascolari, in particolare lo studio dei principali meccanismi che contribuiscono ad amplificare gli effetti di alcuni fattori a rischio nell’età avanzata; Tumori, in particolare la ricerca mira a individuare nuovi possibili marker per la diagnosi precoce e la valutazione prognostica dei principali tumori dell’anziano; Malattie neurodegenerative, in particolare sono studiate quelle più diffuse nella popolazione anziana per confrontarne la progressione naturale con quella riscontrata nei vari modelli sperimentali e verificare l’efficacia dei nuovi trattamenti. Inoltre, Il CE.S.I. si propone di assumere una responsabilità collettiva per i comportamenti incompatibili

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con gli standard scientifici e, per fare ciò, organizza interventi educativi e regolatori, oltre che implementa una procedura a livello locale per esaminare eventuali sospetti di “scientific misconduct”.Il Ce.S.I. dispone di 36 unità di ricerca nelle quali gravitano quotidianamente almeno 200 ricercatori e dove la ricerca clinica diventa strumento fondamentale della ricerca di base. Circa l’80% delle Unità di Ricerca operanti al Ce.S.I. fanno parte del Center of Excellence on Aging (CEA) finanziato dal MIUR per il triennio di avvio 2001-2004. Nonostante che la fase progettuale co-finanziata dal MIUR sia stata completata, il CEA ha continuato a svolgere le sue attività di ricerca e formazione nel corso del 2007. Le riunioni periodiche e le pubblicazioni scientifiche testimoniano il consolidamento della crescita qualitativa della produzione scientifica registrata durante i primi tre anni. Indubbiamente tale crescita e l’enfasi sull’eccellenza dei risultati conseguiti hanno contribuito alle positive valutazioni dei prodotti. Proprio per il raggiungimento della sua mission, all’interno del Ce.S.I. è stato realizzato il CRC (Centro di Ricerca Clinica) che mira a: avanzare nella conoscenza medica; promuovere nuove scoperte nella ricerca di base per la soluzione di problemi clinici; servire come


supporto per l’insegnamento e l’addestramento di studenti e professionisti della salute; servire come supporto per la ricerca clinica. Il CRC è situato al secondo piano dell’edificio del Ce.S.I. e dispone di 18 posti letto monitorizzati per i ricoveri, 10 posti letto in day-hospital, 8 ambulatori per le visite. Nel centro, i ricercatori effettuano quotidianamente studi e ricerche sulla fisiologia umana, sulla patofisiologia delle malattie umane e sul trattamento di malattie che si prestano alla ricerca clinica su pazienti con problemi cardiovascolari, neoplastici, neurodegenerativi e metabolici, ma anche di volontari sani con normale fisiologia. Nel corso del 2007, il Ce.S.I. ha gestito fondi di ricerca per circa € 1.850.000 e, a differenza dell’esercizio 2006, la maggior parte dei progetti sono stati finanziati da sponsor privati, in special modo da case farmaceutiche. Nel 2007 si è registrato un significativo calo delle erogazioni ricevute. La struttura, infatti , ha risentito in parte dalle difficoltà finanziarie di cui risente il “sistema ricerca” del nostro Paese e in parte dell’impatto negativo ricevuto da una determinata campagna mediatica che ha investito la Fondazione producendo diffidenza da parte degli “opinion leader” che erano entrati in concreti contratti con la stessa. I PROGETTI DEL CE.S.I. Nel corso del 2007 il CE.S.I ha gestito 177 progetti, dei quali 133 avviati nell’anno mentre 44 avviati negli anni precedenti. Il 31 dicembre 2007 circa il 12% dei progetti avviati (72% nel 2006) è stato portato a termine. Tale rallentamento rispetto allo scorso anno è dovuto, in particolare, al lavoro svolto dai collaboratori per il percorso di Qualità (conclusosi con l’ottenimento della certificazione ISO9001) e alla messa a punto delle procedure interne secondo le linee guida GCP e GLP. La maggior parte dei progetti rientra nell’ambito della ricerca applicata e possono essere suddivisi in: progetti di natura commerciale e progetti istituzionali. I progetti di natura commerciale possono essere distinti in studi di bioequivalenze (69,70%) e clinici (30,30%), quest’ultimi più lunghi e complessi rispetto ai primi. Per quanto riguarda i progetti istituzionali, nel 2007 si è notata la maggioranza di quelli appartenenti all’area di scienze mediche (59 progetti) e di scienze biologiche (15 progetti). Anche dal punto di vista delle risorse

ottenute, i progetti che maggiormente hanno ricevuto attenzione da parte dei finanziatori sono quelli che rientrano nell’ambito delle scienze mediche, seguiti da quelli delle scienze biologiche. Di seguito, è riportata la relativa ripartizione: I progetti di ricerca producono risultati di rilevante impatto sociale, che la Fondazione Ud’A, perseguendo anche obiettivi di diffusione della conoscenza e del know-how acquisito, provvede prontamente a pubblicare all’interno di riviste scientifiche e altamente specializzate. Nel corso del 2007 sono stati pubblicati 215 articoli su riviste specializzate e testi a carattere scientifico da parte dei ricercatori del Ce.S.I., che testimoniano il consolidamento della crescita qualitativa della produzione scientifica. Dai dati esposti si evince la presenza di un’attività di ricerca seguita da una nutrita produzione scientifica tale da porre il Ce.S.I. in posizione privilegiata nel panorama scientifico del nostro Paese. Inoltre, nel corso del 2007,il Ce.S.I. ha preso parte a numerosi progetti di studi e programmi di ricerca a livello nazionale e internazionale e ha dato luogo a nuove forme di collaborazione con altre strutture di spicco per la ricerca. IMPATTO SUL TERRITORIO Il C.e.S.I. assieme alle altre strutture della Fondazione Ud’A contribuisce a rafforzare l’economia regionale, grazie all’impatto diretto e indiretto che produce sul territorio circostante.L’impatto diretto è generato da tutte le attività svolte all’interno delle stesse strutture di ricerca e che hanno diretta attinenza con l’attività di studio a carattere scientifico che viene svolta. Si pensi, ad esempio, alla crescita dello sviluppo occupazionale in tutte le sue forme (borse di studio, collaborazioni, contratti a tempo determinato ed indeterminato, contratti integrativi ecc.) e allo sviluppo delle attività economiche situate all’interno di tali strutture (bar posto all’interno del Ce.S.I. ecc.). L’impatto indiretto è, invece, strettamente connesso allo sviluppo delle attività economiche che gravitano attorno a tali strutture (fornitori di beni e servizi, ristoranti, bar, hotel, aeroporti, stazioni ecc.) e al vicino Ateneo che può beneficiare degli effetti positivi che una struttura quale il Ce.S.I. può generare in termini di richiamo di studenti (attraverso visite guidate dei centri e dei laboratori) e professori. Infine, vi è l’impatto indotto sul territorio circostante che è generato dall’effetto moltiplicativo dei primi due. Ne è un esempio lo sviluppo economico ed occupazionale generato dall’aumento della domanda di beni e servizi richiesti da imprese direttamente e indirettamente coinvolte nell’attività di ricerca svolta dal centro. Per il 2007, un notevole impatto positivo indiretto è stato generato dalle riunioni svolte a Chieti dai partner del progetto europeo EICOSANOX, che vede coinvolte 11 università europee e 3 partner industriali. Per il 2007 si pensi ad esempio all’impatto positivo indiretto generato dalle iniziative di “G. D’Annunzio University Foundation visiting professors lecture series” varate nel 2003 allo scopo di portare al Ce.S.I. i maggiori esperti mondiali nelle aree di ricerca del Centro per facilitare lo scambio di informazioni scientifiche, creare le condizioni per progetti collaborativi e avere una valutazione indipendente del merito scientifico.

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L’equipe chirurgica del Servizio Cornea dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: al centro il Prof. Balestrazzi insieme al Dott. Mosca e alla Dott.ssa Fasciani.

La nuova frontiera della correzione chirurgica dei difetti di vista: il laser a FEMTOSECONDI a cura del Prof. Emilio Balestrazzi, Dott.ssa Romina Fasciani, Dott. Luigi Mosca

I difetti di vista, o come vengono tecnicamente definiti i “difetti rifrattivi”, come la miopia, l’ipermetropia e l’astigmatismo vengono comunemente corretti con l’uso di occhiali a tempiale o lenti corneali.

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difetti rifrattivi dell’occhio possono esser ridotti o eliminati attraverso il “rimodellamento” chirurgico della cornea, la membrana trasparente più esterna dell’occhio. La possibilità di modificare chirurgicamente i difetti di vista fu prospettata a partire dagli anni cinquanta ma la maggiore evoluzione iniziò negli anni ottanta-novanta con l’applicazione dei laser ad eccimeri. Laser è l’acronimo inglese di Light Amplification by the Stimulated Emission of Radiation, ovvero Amplificazione di Luce tramite Emissione Stimolata di RadiaDossier Medicina 9

zioni. La prima applicazione clinica dei laser in oculistica risale al 1963 ad opera del dott. HC Zweng che ha eseguito il primo intervento fotocoagulativo sulla retina. Le capacità terapeutiche, e quindi la possibile applicazione clinica, dipendono dalla lunghezza d’onda della luce laser, dalla durata di irradiazione e dalla potenza impiegata. Diverse combinazioni di questi parametri permettono di trasformare l’energia luminosa in energia meccanica, termica o chimica. Attualmente, esistono laser ad effetto termico (per la fotocoagulazione della retina come nella retinopatia diabetica), meccanico (per la fotodistruzione dei tessuti oculari patologici, come nella cataratta secondaria), ablativo (per la fotoablazione della cornea nella correzione dei difetti visivi), laser a CO2 (per la chirurgia palpebrale estetica). Un importante uso medico del laser è la cura di difetti della visione, in particolare la correzione della miopia, dell’ipermetropia e dell’astigmatismo, ottenuta rimodellando il profilo della cornea con il laser ad eccimeri. I laser ad eccimeri sono in grado di scindere i legami


do al minimo i rischi e le complicanze molto frequenti in queste condizioni. Il laser agisce grazie ad un sistema di emissione con un braccio mobile collegato con un sistema di specchi alla fonte laser. Il sistema di emissione è composto da una lente di vetro che appiana la cornea permettendo di mantenere una distanza precisa tra la testa del laser e il punto focale. Il laser viene focalizzato nello stroma corneale ad una precisa distanza dove produce una fotodistruzione. Gli impulsi laser sono rilasciati uno accanto all’altro con uno specifico pattern, in modo da creare un piano di clivaggio orizzontale o verticale all’interno della cornea. Un impulso laser viene focalizzato all’interno dello stroma corneale ad una precisa profondità, creando un microplasma che vaporizza approssimativamente un micron di tessuto corneale; viene formata una bolla di gas (Co2) e acqua (H2O) che espandendosi separa le lamelle corneali; i prodotti della fotodistruzione (Co2 e H2O) vengono riassorbiti dal meccanismo di pompa endoteliale (lo strato più profondo ed importante della cornea che ne garantisce la giusta idratazione), lasciando un piano di clivaggio all’interno della cornea con persistenza di pochi tenui ponti di collegamento residui. Nel caso della IntraLASIK, vengono eseguiti flap di spessore pari a 100 o 120 micron. Questa possibilità di eseguire flap molto sottili permette di effettuare ablazioni su uno stroma residuo di maggiore spessore, con maggiore sicurezza e di correggere difetti rifrattivi molto più elevati, anche in cornee considerate troppo “sottili” con i microcheratomi tradizionali.

Il laser a femtosecondi: l’INTRALASE®

molecolari del tessuto corneale, creando delle superfici di ablazione, che rimodellano la cornea e ne modificano il potere diottrico, correggendo quindi il difetto rifrattivo. Per la correzione dei difetti visivi si possono utilizzare la tecnica di superficie PRK (fotocheratectomia rifrattiva, con variante LASEK), o la tecnica intrastromale LASIK (cheratomileusi in situ assistita da laser ad eccimeri). Nella PRK l’ablazione laser viene eseguita direttamente sullo stroma corneale dopo disepitelizzazione meccanica o alcolica. Per l’effettuazione della LASIK, invece, è necessario eseguire un taglio dello stroma superficiale corneale (flap) con un microcheratomo, uno strumento fornito di lama ad avanzamento manuale o meccanizzato. L’innovazione tecnologica ha messo a disposizione del chirurgo oculista una nuova apparecchiatura per l’esecuzione di tagli intrastromali attraverso l’emissione di un raggio laser a femtosecondi. Questo tipo di laser ultraveloce ad effetto meccanico vaporizza il tessuto creando delle microcavitazioni che confluendo formano un piano di “taglio” nello spessore corneale, a profondità e secondo geometrie programmabili attraverso il sofisticato software gestionale dell’apparecchiatura. Tale tecnologia fornisce maggiore sicurezza al chirurgo che può operare con massima precisione e minimo danno alle strutture corneali circostanti. Intralase® è il nome commerciale di questa nuova tecnologia acquiDossier Medicina 10

stata dal Policlinico “A. Gemelli”, prima struttura pubblica in Italia, nell’Aprile del 2005. L’IntraLase è un laser a diodi Nd:glass (Neodimium glass) ad infrarossi associato ad un amplificatore che genera un impulso laser ad alto potere e ad altissima velocità, nell’ordine del femtosecondo (100 x 10-15 secondi). Con questo innovativo laser che permette di creare lembi, tasche ed incisioni laterali con precisione micrometrica possono, inoltre, esser trattate importanti patologie della cornea. Con il laser a femtosecondi si possono curare patologie corneali come il cheratocono, distrofie e degenerazioni corneali invalidanti od opacità corneali, migliorando le metodiche tradizionali di trapianto di cornea sia perforanti che lamellari. L’Intralase permette di eseguire lamelle di tessuto corneale con spessori e diametri personalizzabili al singolo caso clinico, con una precisione ed un’accuratezza prima non ipotizzabili. In tale modo si ottiene un migliore accostamento tra la superficie della cornea del donatore e quella del ricevente, permettendo di ridurre il numero delle suture necessarie, rendendo meno complesso il processo cicatriziale e accelerando il recupero visivo. Anche la chirurgia dei difetti visivi è resa più sicura e precisa dall’uso dell’Intralase, eliminando l’uso di bisturi e lame metalliche per la preparazione del flap corneale della LASIK. L’Intralase permette di correggere con maggiore precisione i difetti visivi anche in casi considerati limite, come dopo trapianto di cornea, riducen-

Presso la Clinica Oculistica del Policlinico A. Gemelli, diretta dal Prof. Emilio Balestrazzi, dal 27 Aprile 2005 ad oggi sono stati eseguiti oltre 400 trattamenti di chirurgia rifrattiva con tecnica LASIK utilizzando l’Intralase per la preparazione del flap corneale, sia per la correzione di difetti miopici, ipermetropici o astigmatici, sia di difetti rifrattivi dopo chirurgia corneale (posttrapianto, ritrattamenti di chirurgia rifrattiva, ecc…). Nel campo della chirurgia dei trapianti sono stati ese-

Il diottro oculare: la cornea e il cristallino

guiti circa 40 trapianti lamellari, riducendo il rischio di rigetto immunologico o di fallimento a lungo termine del trapianto per perdita endoteliale (da studi internazionali è stimata una perdita endoteliale superiore al 30% negli interventi di trapianto a tutto spessore). Nel mese di Maggio 2006, è stato possibile eseguire anche trapianti perforanti con il nuovo software dell’Intralase che permette tagli a tutto spessore. I pazienti vengono selezionati attraverso la visita effettuata presso gli Ambulatori Specialistici della Clinica Oculistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dall’equipe del Servizio di Cornea: Dott. Luigi Mosca, Dott.ssa Romina Fasciani. Successivamente, se idonei all’intervento, i pazienti prescelti vengono inseriti nella lista d’attesa per l’intervento chirurgico programmato, con tempi di attesa variabili in base al trattamento da effettuare (chirurgia rifrattiva, trapianto lamellare o perforante) e al numero di pazienti prenotati.

Prof. Emilio Balestrazzi Direttore della Clinica Oculistica Università Cattolica del Sacro Cuore Policlinico “Agostino Gemelli”- Roma Dott.ssa Romina Fasciani, Dr. Luigi Mosca Servizio Cornea e Chirurgia Rifrattiva Clinica Oculistica Università Cattolica del Sacro Cuore Policlinico “Agostino Gemelli”- Roma Tel: 06.30155228 - 06.30154929 www.policlinicogemelli.it

Immagine clinica di trapianto di cornea con laser a femtosecondi

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OTOSCLEROSI Come si riconosce e come si cura

coinvolgimento della chiocciola con una ipoacusia che si definisce inizialmente di tipo misto ed infine di tipo neurosensoriale. L’esame audiometrico tonale ci permette inoltre di monitorare l’evoluzione della malattia che ipoteticamente ha quattro stadi. Stadio 1 Ipoacusia trasmissiva tipicamente a carico delle basse frequenze (250-500-1000Hz): si parla di curva audiometrica ascendente Stadio 2 Ipoacusia trasmissiva progressivamente interessante anche le frequenze acute (2000-4000-8000Hz): curva audiometrica piatta. In questa fase si evidenzia la “Tacca di Carhart”, ovvero un innalzamento della soglia per via ossea a 2000Hz. Stadio 3 L’ipoacusia progredisce ed inizia ad evidenziarsi un iniziale innalzamento della soglia per via ossea per le frequenze acute, indice di un iniziale coinvolgimento dell’apparato neurosensoriale. Stadio 4 La componente neurosensoriale dell’ipoacusia diventa sempre più importante fino a diventare predominante.

a cura del Dr. Carlo De Luca

Che cos’è l’otoslerosi? Si tratta di una malattia dell’orecchio che provoca sordità. Consiste in una crescita microscopica di osso a livello dell’orecchio interno in prossimità della finestra ovale. L’ossificazione anomala coinvolge la staffa determinandone una progressiva fissazione nella finestra ovale. In questo modo la staffa non può trasmettere l’onda sonora all’orecchio interno determinando così una riduzione dell’udito (ipoacusia). Meno frequenti sono le localizzazioni otosclerotiche a livello della chiocciola (otosclerosi cocleare). L’otosclerosi è una malattia genetica di tipo familiare nel 70% dei casi, colpisce prevalentemente il sesso femminile e nel 90% dei casi è bilaterale. Ha generalmente inizio in pubertà, ma si manifesta clinicamente in età adulta soprattutto dopo la gravidanza e l’allattamento tra i 20 ed i 30 anni. Dr De Luca ci spiega come si manifesta questa malattia? L’otosclerosi è caratterizzata da un decorso a stadi solitamente molto lento, ad eccezione di alcune forme giovanili caratterizzate da un rapido peggioramento. La progressione della malattia è influenzata dall’aumento della produzione di estrogeni; ciò si manifesta durante la pubertà, la gravidanza, l’allattamento e con l’uso di contraccettivi orali. La riduzione progressiva dell’udito (ipoacusia) generalmente esordisce da un solo lato per poi interessare successivamente entrambe le orecchie (nella maggior parte dei casi). La perdita uditiva è classicamente trasmissiva, ovvero è dovuta ad una diminuita conduzioDossier Medicina 12

ne dell’onda sonora perché la staffa è bloccata dall’anomalo focolaio osseo. Evolve lentamente nell’arco di anni, spesso con periodi peggioramento e di stabilizzazione. In alcuni casi si manifestano gli acufeni (rumori nell’orecchio) unilaterali o bilaterali, più frequentemente sono presenti sensazioni vertiginose fugaci di carattere posizionale od instabilità. Classicamente si presenta alla visita specialistica una donna intorno ai 30 anni che riferisce di non sentire più bene prevalentemente da un orecchio. E difficile fare una diagnosi di otosclerosi? Assolutamente no, purchè si abbiano le attrezzature necessarie per poter studiare l’orecchio. Per porre la diagnosi di otosclerosi dopo la visita specialistica e necessario eseguire degli accertamenti strumentali come l’audiometria tonale e vocale ed il timpanogramma con la valutazione dei riflessi stapediali.

Audiometria

Questo esame permette la valutazione della trasmissione del suono per via aerea (attraverso le cuffie) e per via ossea (mediante un vibratore dietro l’orecchio). L’udito rilevato con le cuffie ci indica se c’è un problema a livello dell’orecchio medio, nel nostro caso è diminuito perché la staffa è bloccata dall’anomala presenza del focolaio osseo. Nell’otosclerosi non avanzata la via ossea sarà normale perché con il vibratore posto dietro l’orecchio il suono raggiungerà direttamente la chiocciola senza passare per gli ossicini. Negli stadi più avanzati c’è anche un

L’esame audiometrico oltre che tonale può essere anche vocale, quest’ultimo evidenzia la discriminazione vocale in base al tipo di sordità. L’esecuzione dell’audiometria vocale è utile in caso di terapia chirurgica.

Timpanometria

E’ un test diagnostico poco utile. Per poter fare una diagnosi di otosclerosi è molto importante lo studio dei riflessi stapediali. Se la staffa è completamente fissa, il riflesso stapediale non è evocabile nell’orecchio malato. Se la mobilità della staffa è ridotta ma non è fissa si ottiene un riflesso definito di tipo on-off. In conclusione una donna con sordità trasmissiva, con i riflessi stapediali non evocabili ed una membrana timpanica normale ha molte probabilità di essere affetta da otoslerosi. Dott. De Luca la terapia dell’otosclerosi è solo chirurgica? No. La terapia dell’otosclerosi può essere medica o chirurgica, le opzioni sono le seguenti: - l’osservazione nel tempo dell’evoluzione della malattia - la protesizzazione - la terapia medica - la terapia chirurgica L’osservazione dell’evoluzione della malattia è utile quando la perdita dell’udito è lieve e non condiziona la vita lavorativa o sociale del paziente. La protesizzazione, cioè l’utilizzo di un apparecchio acustico appropriato ed applicato da persone esperte, di solito applicato alle stecche degli occhiali, permette di ottenere buoni risultati ed è consigliabile quando la chirurgia è controindicata, come nei casi in cui si debba trattare un Dossier Medicina 13

unico orecchio udente o quando il paziente rifiuti l’intervento chirurgico. La terapia medica si avvale dell’utilizzo di floruro di sodio in associazione con la vitamina D e con il Calcio. Le indicazioni a tale trattamento sono: la presenza di vertigini; l’evidenziarsi di una ipoacusia mista (trasmissiva e neurosensoriale) progressiva; la stabilizzazione della malattia nel periodo pre-operatorio e nel caso si tratti di un’ipoacusia neurosensoriale. Certamente, quando c’è l’indicazione, la terapia chirurgica è la più indicata ed è l’unica risolutiva. Si tratta di un intervento di microchirurgia, infatti è necessario l’utilizzo di un microscopio operatorio perché si opera attraverso il condotto uditivo esterno e si lavora con l’ordine di grandezze di decimi di millimetro. Personalmente eseguo la stapedotomia che è oggi la tecnica operatoria più diffusa. Eseguo l’intervento in anestesia locale, cioè con il paziente sveglio anestetizzando solo il condotto uditivo esterno. Pratico una piccola incisione di circa un centimetro vicino al timpano, quindi lo ribalto così da poter vedere gli ossicini, in particolare la staffa, quindi procedo con l’asportazione di una porzione della staffa lasciando in sede la sua base, che si chiama platina, sulla quale pratico con il L.A.S.E.R. o con un microtrapano un piccolo foro di solito di 0,4-0,6 mm di diametro dove suc-


cessivamente inserisco la parte terminale della protesi che ho preventivamente agganciato all’incudine. La protesi è un pistoncino in platino e teflon della misura di circa 4-6 mm. In tale modo la protesi mantiene la continuità tra la catena ossiculare (con l’estremità superiore agganciata all’incudine) e la chiocciola (l’estremità inferiore penetra nel foro praticato sulla platina) permettendo la trasmissione dei suoni attraverso il ripristino della vibrazione degli ossicini. Quindi chiedo al paziente se sente bene ed a questo punto l’intervento è terminato nell’arco di circa ½ ora. Successivamente il paziente non sentirà bene per circa 20-30 gg a causa dei coaguli. Il primo controllo audiometrico di solito è a circa trenta gg. A volte è necessario eseguire una “stapedectomia” dove si effettua una asportazione totale della staffa compresa la platina. In questo caso la protesi si aggancia sempre all’incudine ma viene poggiata su un pezzetto di vena che viene posto nella sede della platina rimossa. L’intervento di stapedectomia o stapedotomia risolve il problema della sordità ma non ha alcuna indicazione per il trattamento dei ronzii auricolari definiti anche acufeni. Quindi l’intervento è semplice e si esegue senza alcun problema? Non è esattamente così. Innanzi tutto necessita del ricovero per almeno una notte e va eseguito solo nelle strutture che sono dotate della strumentazione chirurgica specifica per questo tipo di intervento. L’intervento di stapedotomia è tra i più delicati a livello dell’orecchio medio ed un chirurgo otoiatra arriva a farlo solo quando ha già avuto una notevole esperienza sulla chirurgia dell’orecchio medio con altri tipi di interventi di microchirurgia. La terapia chirurgica dell’otosclerosi, anche quando condotta da un chirurgo esperto, comporta una quota di rischio di danno irreversibile dell’udito, per questo motivo il ricorso alla soluzione chirurgica è assolutamente sconsigliabile quando l’orecchio in causa è l’unico orecchio udente. Nel corso di un intervento di stapedotomia si può inoltre correre il rischio di una

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lesione del nervo facciale che passa dentro l’orecchio medio in prossimità della finestra ovale, a volte coprendola completamente rendendo molto difficoltosa la l’esesecuzione del foro a livello della base della staffa, la lesione del nervo facciale comporta una paralisi facciale dal lato lesionato. Un evento raro non prevedibile è rappresentato dal gusher, una sorta di ipertensione del liquido che si trova dentro la chiocciola, questo evento è rarissimo e comporta anche in mani espertissime un recupero uditivo incompleto se non addirittura un peggioramento della soglia uditiva. Durante o subito dopo l’intervento il paziente può presentare vertigini più o meno intense che comunque sono transitorie, da qualche ora a qualche giorno, e si controllano bene con la terapia medica. Quali sono le accortezza da seguire prima e dopo l’intervento? Prima dell’intervento è opportuno accertarsi che il paziente non soffra di ipertensione arteriosa e che non abbia problemi di coagulazione. Dopo l’intervento e opportuno non fare movimenti bruschi con il capo, evitare di starnutire, e soprattutto non prendere l’aereo o praticare attività subacquea. Tra gli interventi che si eseguono sull’orecchio questo è sicuramente quello che da maggior soddisfazione sia al chirurgo che al paziente. Dr Carlo De Luca Specialista in Otorinolaringoiatra Dirigente Medico nella Clinica Villa Maria Campobasso Direttore Centro Inalazioni & Fisiokinesiterapia Via Firenze, 21 - San Salvo (Ch) E-mail: delucaotorino@gmail.com Tel: 0873.343500 - 0873.353519 Se vuoi saperne di più chiama il numero verde o visita il sito www.dossiermedicina.it

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medicina “Dopo aver escluso la presenza di eventuali malattie di tipo tumorale, sistemiche o patologie associate, e aver indotto nel paziente delle semplici modifiche ai suoi comportamenti abituali, come una corretta igiene della regione anale, un aumento dell’assunzione di fibre vegetali nella dieta e una corretta defecazione tendente a evitare sforzi eccessivi; il primo approccio a questo tipo di patologie è quasi sempre di tipo medico farmacologico, con l’utilizzo di pomate, unguenti, e in caso di infezioni, nella somministrazione di antibiotici. In relazione allo stadio della malattia e alla sua gravità clinica si può agire chirurgicamente, in abito ambulatoriale od ospedaliero.

PATOLOGIE PERIANALI: NESSUN TIMORE, LA CHIRURGIA GUARISCE

Nel caso delle emorroidi si utilizza generalmente la legatura elastica e la scleroterapia. Nel casi di patologie più avanzate si procede con la l’emorroidectomia o con la mucoprolassectomia con suturatrice meccanica (tecnica secondo Longo), ossia alla rimozione chirurgica delle emorroidi o del prolasso ano rettale Nel caso delle ragadi, si procede invece con una piccola plastica della lacerazione, mediante l’applicazione di un pezzo di pelle o di lembi costituiti da mucosa o al taglio parziale selettivo dello sfintere involontario interno.

Per molti sono argomenti assolutamente tabù. Eppure si tratta di disturbi molto comuni e particolarmente fastidiosi e dolorosi. Stiamo parlando delle patologie a carico della regione perianale, come emorroidi, ragadi, fistole, ascessi, prolasso e incontinenza fecale,

Il chirurgo coloproctologo si avvale inoltre anche di tecniche proprie della chirurgia plastica in alcuni interventi sulla regione perineale per facilitare la ricostruzione anatomica della parte operata, favorire una più rapida guarigione dei tessuti e limitare il dolore postoperatorio e le possibile alterazioni funzionali conseguenti all’intervento. Infine, è anche molto importante il decorso post-operatorio del paziente attraverso il controllo clinico e una ginnastica sfinteriale mirata, che può variare dal semplice esercizio di contrazione dello sfintere al bio-feedback con esercizi condizionati.

che ogni anno colpiscono migliaia di persone sia in Italia sia nel resto del mondo. a cura di Roberto Bonin

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a vuoi per una questione di pudore e di senso di vergogna, vuoi per la paura del dolore fisico nel sottoporsi al loro corretto trattamento, troppo spesso rimangono nascoste persino all’osservazione dei medici di base. E, nel frattempo, la malattia si aggrava, comportando delle conseguenze talvolta addirittura invalidanti, anche sotto il profilo psico-sociale. Abbiamo chiesto al Dr. Gustavo Klaebisch, specialista in Chirurgia Generale e Colonproctologia, di illustrarci le principali caratteristiche e problematiche collegate a questo tipo di disturbi, soprattutto in merito alle sue numerose esperienze di pratica clinica maturate in Germania, Italia e Inghilterra. Quali sono le patologie che si trova più frequentemente a trattare e in cosa consistono i trattamenti più utilizzati? “Le patologie che possono minare l’integrità del compartimento posteriore del pavimento pelvico sono assai numerose e, purtroppo, vengono spesso sottovalutate dai pazienti, almeno finché non si presenta il problema nella sua fase acuta. Cosa che provoca notevole disagio e dolore, tanto da compromettere notevolmente la normale vita di relazione e il contesto bio-psico-sociale delle persone affette. Tra le più frequenti vi sono sicuramente le emorroidi, le ragadi, gli ascessi e le fistole anali; tutte patologie che possono essere ridotte con terapia medica o con un intervento di tipo chirurgico, finalizzato all’eliminazione definitiva della causa che le ha scatenate e al ripristino anatomo-funzionale delle strutture coinvolte”. Dossier Medicina 16

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Dr. Gustavo Klaebisch

E’ opinione diffusa tra la maggioranza dei pazienti che i trattamenti di risoluzione delle patologie perianali comportano complicati e impegnativi interventi chirurgici con tutte le sequele del caso, come lunghe degenze ospedaliere e dolorose sedute terapeutiche. Tutte queste affermazioni corrispondono al vero? In parte sì e in parte no. Occorre sempre valutare l’entità del danno e la tipologia ed estensione della patologia in atto. Spesso è necessario ricorrere all’intervento chirurgico con relativa degenza ospedaliera, anche se di pochi giorni. In molti casi, però, i trattamenti possono venire fatti anche a livello ambulatoriale o in regime di day-hospital, all’interno di moderne sale operatorie attrezzate. Il paziente può sempre contare, inoltre, su un’efficace copertura anestetica – e analgesica, in fase di trattamento - e su metodiche particolarmente precise ed efficaci messe a disposizione dalla moderna chirurgia. La moderna chirurgia ha fatto dimezzare i tempi di degenza ospedalieri e l’invasività di certi trattamenti. Quali particolari innovazioni hanno interessato il trattamento della patologia perianale e in che modo? Dossier Medicina 17

Questo tipo di patologie sono molto diffuse tra la popolazione italiana e molto spesso vengono sottovalutate o non affrontate adeguatamente dai pazienti per un ingiustificato senso di vergogna e imbarazzo. Cosa si sente di dire per tranquillizzare tutte queste persone? Purtroppo quello della vergogna e dell’imbarazzo verso questo tipo di disturbi è un problema davvero importante, tanto da arrivare a sfalsare i reali valori di incidenza e prevalenza tra la popolazione. Spesso, i pazienti tendono persino a nascondere questo tipo di problematiche al loro medico curante con cui hanno un rapporto di confidenza da diversi anni. Il mio consiglio è quello di riferire sempre ogni sorta di disturbo, al medico di base prima e allo specialista dopo. Bisogna ricordare che, se non trattate, queste patologie comportano delle fastidiose conseguenze, non solo a livello corporeo ma anche psicologico, potendo anche essere il primissimo segno di una possibile malattia tumorale. In generale, penso che la salute del nostro corpo è troppo importante per lasciarla sopraffare da vergogna e imbarazzo. Quali sono i “campanelli d’allarme” di una possibile patologia perianale e come poterli riconoscere? I sintomi più evidenti delle emorroidi, ad esempio, sono il sanguinamento (con sangue di color rosso vivo) e un fastidioso bruciore soprattutto durante o dopo la defecazione. Il dolore vero e proprio non rappresenta infatti il sintomo elettivo per questa patologia, ma solo una delle sue più frequenti complicanze. A questi si aggiungono anche un insolito prurito e un senso di fastidio e di umido nella regione dell’ano. Nelle fasi più


medicina conclamate si può assistere anche al prolasso, ossia alla sensazione di escrescenza carnosa perianale. Nel caso delle ragadi, invece, si è di fronte a delle vere e proprie lacerazioni della mucosa anale che, se non rimarginate possono portare a un quadro doloroso insopportabile. La sintomatologia delle patologie perianali è sovrapponibile in qualche modo a quella di eventuali crescite tumorali? Spesso la sintomatologia è sovrapponibile; anche in diversi tipi di neoplasie, sia benigne sia maligne, si assiste infatti a perdite di sangue dall’ano, bruciore e dolore perianale. Nella pratica clinica, comunque, è ormai prassi sottoporre inizialmente il paziente affetto da disturbi perianali a un attento e approfondito screening di possibili malattie tumorali, attraverso la sua storia clinica ed esami endoscopici complementari con la possibilità di prelievi bioptici. Da questo punto di vista, posso quindi affermare, senza alcun dubbio, che i pazienti possono stare tranquilli riguardo la diagnosi precoce di eventuali neoplasie dell’ano o del colon-retto. Quali sono le più frequenti cause di questi disturbi? Esiste uno stile o abitudini di vita per evitare l’insorgenza di questi disturbi? I fattori di rischio che favoriscono le disfunzioni della regione perianale sono di tipo generale come l’età, il sesso, la sedentarietà, le patologie di interesse internistico a carattere cronico, l’obesità, lo stress, le abitudini sessuali, la gravidanza e il parto e altre condizioni accompagnate da incrementi della pressione addominale. Naturalmente, a queste vanno poi a sommarsi tutte le situazioni di infezioni acute causate da focolai batterici o virali. Le buone abitudini di vita come una corretta igiene, dieta salubre, soprattutto ricca di fibre, un costante esercizio fisico, una corretta defecazione e la riduzione dello stress e dell’affaticamento, fungono da fattori di protezione anche per questo genere di patologie.

Dr Gustavo Klaebisch Specialista in Chirurgia Laparoscopica e Colonproctologia PESCARA Via Della Polveriera, 2 (Zona nuovo Tribunale) PINETO (Te) Via G. D’Annunzio, 11 Tel: 085.9493763 - Fax: 085.936972 APRICENA (Fg) Studio Polispecialistico Omnia Salus Viale Aldo Moro, 134 c/3 Tel: 0882.643963 - 349.2601958 Mob: 333.1201412 E-mail: Klaebisch@gmx.de Se vuoi saperne di più chiama il numero verde o visita il sito www.dossiermedicina.it Dossier Medicina 18

LE PATOLOGIE PERIANALI PIÙ FREQUENTI NELLA PRATICA CLINICA Ascesso perianale: Infezione acuta o cronica che prende generalmente origine dalle piccolissime ghiandole secernenti muco. Se non adeguatamente trattata può evolvere in fistola. I sintomi sono: gonfiore, rossore e calore della pelle; intenso dolore anale, anche notturno; possibile rialzo febbrile; difficoltà a urinare.

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BUONE NOTIZIE NELLA CURA DELLE MALATTIE CARDIO-CIRCOLATORIE

Emorroidi: Sono strutture anatomiche venose di tipo cavernoso presenti nel canale anale. Quando si instaura la sintomatologia si parla infatti di “malattia emorroidaria”, che può essere distinta in “interna” ed “esterna” a seconda del plesso venoso da cui traggono origine. I sintomi più frequenti sono: sanguinamento alla defecazione con sangue rosso vivo, prolasso, prurito spesso accompagnato da senso di ano umido, dolore e/o bruciore e comparsa di noduli esterni dolenti. Fistola perianale: Gli ascessi anali rappresentano la fase acuta di un’infezione che prende origine dalle ghiandole microscopiche secernenti muco presenti tra gli sfinteri, ossia tra i muscoli che circondano e chiudono l’ano. Le fistole anali rappresentano la fase cronica di tale infezione. Ascesso e fistola sono dunque due stadi di una stessa patologia. Si manifesta con una secrezione continua o intermittente di siero-pus attraverso l’orifizio esterno situato vicino o lontano all’ano, senza tendenza a cicatrizzare. Incontinenza fecale: Non si tratta di una vera e propria malattia, ma di un sintomo dovuto a differenti cause come diarrea, alterazione dell’ampolla rettale, lesione diretta dei muscoli sfinteriali e lesioni anatomiche o funzionali delle strutture nervose che controllano gli sfinteri. L’incontinenza fecale è l’incapacità del paziente a controllare l’evacuazione di feci solide, liquide o di gas. Tale condizione comporta la perdita involontaria di materiale fecale e/o l’incapacità di ritardare l’evacuazione fino al momento e nella sede più idonei (evacuazione urgente). Prolasso ano-rettale: Discesa del retto all’ano o all’esterno della ano, seguita in genere all’acutizzazione della malattia emorroidaria. Può riguardare solo il rivestimento interno oppure tutto il retto. Prurito anale: Sintomo comune e fastidioso molto comune. E’ uno stimolo a partenza dalla cute della regione anale, che induce un imperioso bisogno di grattarsi, cui fa seguito una sofferenza dei tessuti determinata dallo sfregamento e dalle piccole lesioni di continuo della pelle; questo stato di irritazione aumenta la percezione del prurito, venendosi così a determinare un circolo vizioso che impedisce la risoluzione del problema. Ragade anale: Piccola ulcera del canale anale. Il disturbo principale è il dolore durante e dopo la defecazione. Possono essere presenti anche sanguinamento e prurito.

Il Telmisartan e il Ramipril, due farmaci utilizzati nella terapia dell’ipertensione (di cui il primo un antagonista del recettore dell’angiotensina II ARB o sartano e il secondo un aceinibitore), hanno la stessa efficacia. A dimostrarlo è lo studio “Ontarget”, i cui risultati sono stati presentati a Chicago (Stati Uniti) al Meeting dell’American College of Cardiology e pubblicati dalla prestigiosa rivista medico-scientifica New England Journal of Medicine. Dossier Medicina 19


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econdo i dati relativi allo studio, infatti, il Telmisartan non sarebbe inferiore al Ramipril, mentre la loro associazione porterebbe a maggiori effetti collaterali senza benefici aggiuntivi. Lo studio è stato compiuto su 25.620 pazienti con cor onaropatia o diabete più fattori di rischio cardiovascolare aggiuntivi, di età superiore ai 55 anni, ma senza evidenza di scompenso cardiaco.

Più nello specifico, i criteri di inclusione sono stati: pregresso infarto, Angina, PTCA, CABG, Bypass arterioso o angioplastica periferica, Amputazione ischemica del piede o della gamba, Claudicatio intermittens con rapporto pressorio caviglia/braccio di 0.80 ad almeno un lato, Stenosi arteriosa periferica di almeno il 50% clinicamente significativa, Precedente ictus, Tia e Diabete renale con danno d’organo. I partecipanti sono stati selezionati casualmente a ricevere Ramipril 10 mg al giorno oppure Telmisartan 80 mg al giorno o, ancora, una combinazione dei due farmaci. Il tempo di osservazione è stato in media di 55 mesi. La conclusione dello studio (end point primario) era rappresentata da morte cardiovascolare, infarto miocardico, stroke oppure ricovero per scompenso cardiaco, e questo risultato si è verificato in modo simile in tutti e tre gruppi. Rispetto al Ramipril i pazienti trattati con Telmisartan hanno manifestato con meno frequenza tosse e angioedema, ma con maggior frequenza sintomi ipotensivi. Nei pazienti trattati con l’associazione dei due farmaci si sono avuti invece più frequentemente sintomi ipotensivi, sincope, disfunzione renale e iperpo tassiemia.

Più nello specifico, su un totale di 653 pazienti a cui e’ stato somministrato il Ramipril (il 14,1%) ha raggiunto l’end point primario, rispetto agli 824 pazienti che hanno ricevuto il placebo (17,7%). Il trattamento con Ramipril ha ridotto i tassi di morte per cause cardiovascolari (il 6,1% rispetto all’8,1%), infarto miocardico (il 9,9% contro il 12,2%), stroke (il 3,4% contro il 4,9%), morte da qualsiasi causa (il 10,4% contro il 12,2%), procedure di rivascolarizzazione (il 16% contro il 18,6%), arresto cardiaco (lo 0,8% contro l’1,2%), insufficienza cardiaca (il 7,4% contro il 9,4%) e complicazioni riferite al diabete (il 6,2% contro il 7,4%).

E più in particolare?

Abbiamo chiesto al Dr. Marco Pesaresi, specialista in cardiologia, di ritorno da Chicago (USA) dove ha assistito alla presentazione dello studio, di commentare i risultati di questo importantissimo studioche apre nuove nella terapia dei disturbi cardio-vascolari.

“Che ora attribuibile al Telmisartan lo stesso effetto benefico già attribuito in precedenza (anno 2000) al Ramipril nello studio HOPE, ovvero una diminuzione del 20% del rischio cardiovascolare. Ciò significa che con questo sartano è possibile prevenire un evento cardiovascolare grave su cinque in un gruppo di pazienti ad alto rischio”.

Quali sono i reali risultati di questo studio? “Innanzitutto lo studio conferma che gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II non sono affatto superiori agli aceinibitori come si pensava, meglio si sperava. E rappresentano una valida alternativa ai pazienti che non tollerano l’aceinibitore. Inoltre, è stato anche dimostrato che l’associazione delle due classi di farmaci non offre benefici aggiuntivi rispetto ai singoli farmaci e, anzi, è gravata da un maggior rischio di effetti collaterali”.

“Gli Autori dello studio hanno concluso che Telmisartan, del pari del Ramipril, riduce significativamente i tassi di morte, infarto miocardico e stroke in pazienti ad alto rischio. Risultati analoghi si erano avuti in un altro importante studio, il Valiant, disegnato per confrontare il Valsartan e l’associazione Valsartan+Captopril rispetto al Captopril da solo nel migliorare la sopravvivenza di un vasto gruppo di pazienti con infarto del micardio al ad alto rischio”. Qual è stata l’evidenza maggiore?

E circa la tolleranza? “Il Telmisartan è risultato meglio tollerato (360 pazienti del gruppo Ramipril hanno interrotto la terapia a causa della tosse contro i soli 93 nel braccio trattato con Telmisartan). Ugualmente si sono verificati 25 casi di angioedema contro i 10 del gruppo Telmisartan”. Perché è importante questo particolare studio? “Lo studio Ontarget avrà sicuramente delle importanti ripercussioni sulle linee guida utilizzate attualmente nella terapia cardio-circolatoria poiché è uno studio assai ben concepito e ottimamente condotto, soprattuttoperché è stato effettuato contro un farmaco con la migliore evidenza di efficacia alla sua dose massima. Anche la scelta dei soggetti su cui è stato condotto lo studio è stata curata nei minimi particolari, escludendo a priori quelli che erano intolleranti agli ACE inibitori o gli ARB”. In sintesi, oggi Telmisartan è l’unico antagonista del recettore dell’angiotenzina II (ARB) ad aver dimostratobenefici di protezione cardiovascolare che vanno al di là della riduzione dei valori pressori in questa popolazione ad alto rischio, cosa che fino ad oggi era stato dimostrato solo dal Ramipril”.

Dr Marco Pesaresi

Medico Chirurgo Specialista in Cardiologia Via L’Aquila, 9 - 65121 - Pescara Tel: 085.4211472 E-mail: marcopesaresi@virgilio.it

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Dr. Marco Pesaresi


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Questa sconosciuta, sottile, insidiosa sofferenza al femminile a cura del Prof. Raffaele L. Tenaglia

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nche sull’ Urologia di Campbell, il testo definitivo sulle patologie urologiche, veniva affermato, non più tardi del 1986, che la cistite interstiziale era “una patologia ben lontana dall’essere compresa. Essa rappresenta lo stadio finale dell’ irritazione cronica vescicale sostenuta da disturbi emotivi”. Nello stesso testo si afferma successivamente che la CI potrebbe essere “l’espressione di un odio inconscio, di un rancore represso”. I soggetti affetti da CI devono sopportare questo disturbo per molto tempo: K.E. Withmore, Chairwoman del Dipartimento di Urologia dell’Ospedale di Philadelphia dice: “ Il numero di medici consultati prima della diagnosi è di 5 e ci vogliono dai 3 ai 5 anni prima di fare una diagnosi corretta”. Quando una giornalista di un noto quotidiano americano, Ann Launders, scrisse sulla CI nel 1987, ricevette 10.000 lettere da pazienti e dai loro familiari, evidenziando così che di questa patologia si era presa finalmente coscienza. Uno studio dello stesso anno condotto dall’ Urban Istitute di Washington D.C. trovò che la C.I. conduceva a condizioni di vita tanto miserevoli che i pazienti contemplavano la possibilità del suicidio in misura 4 volte maggiore rispetto ad una popolazione non affetta dalla C.I. e che consideravano la loro qualità di vita inferiore a quella di coloro che dovevano sottoporsi alla dialisi. Un altro dato evidenziato da tale studio fu che circa il 30% dei pazienti affetti da C.I. non poteva più lavorare a tempo pieno. Ancora oggi è opinione diffusa che cistite = infezione ed ancora oggi molta parte della medicina si rivolga, per la terapia a quella antibiotica. Che per la verità ha una sua efficacia seppure limitata nel tempo. Altro punto importante ormai chiarito è che per comprendere appieno la CI si debbono afforntare tanti elementi di valutazione: 1)la vescica ha una componente mucosa di protezione (glicocalice) che evita il contatto tra cellule e sostanze irritanti. 2) la dieta e la concentrazione di potassio sono essenziali per restaurare un processo anti-infiammatorio che avvia il meccanismo di contrazione spastica del detrusore. Sebbene nelle urine dei pazienti affetti non siano stati evidenziati batteri, né funghi, né virus, molti ricercatori ritengono che sia possibile una causa batteriologica pur non essendo identificato l’agente infettivo. Alcuni ricercatori hanno suggerito che potrebbe verificarsi un disordine immunitario che coinvolge il tessuto conDossier Medicina 22

patologie con le quali la C.I. proprio per la sua caratteristica di essere una sindrome larga, pelvica, che è spesso confusa ed una fase obiettiva di evidenza.

La cistite interstiziale (CI) è una condizione infiammatoria cronica della parete vescicale che provoca frequenza e urgenza minzionali, associate più o meno frequentemente a dolore pelvico e/o perineale con progressiva riduzione della capacità vescicale. La consapevolezza che si tratti comunque di una malattia diffusissima,socialmente rilevante che delimita la qualità di vita della donna, ci spinge ad occuparcene sempre di più. Per troppi anni non venivano ricercate e quindi riscontrate cause organiche; l’opinione prevalente era che la CI fosse una “condizione isterica femminile”, benché la stessa presentazione clinica si avesse anche nel maschio (nel 10% dei casi).

L’anamnesi è importante,come sempre. Le indagini prevedono la cistoscopia con distensione sotto narcosi può essere eclatante nelle forme ulcerative con la dimostrazione delle “ulcere di Hunner” (minuscole e numerose ulcere sanguinanti fittamente stipate) e soprattutto con la “glomerulation” cioè la flocculazione ematica di tutta la vescica. Il rilievo cist oscopico di queste ultime con la sterilità delle urine e la sintomatologia dolorosa persistente devono fortemente indirizzare verso la diagnosi di CI. Vengono esclusi dalla diagnosi di C.I. i pazienti che hanno: 1) Una capacità vescicale maggiore di 350 ml alla cistometria; 2) Assenza di urgenza minzionale al riempimento di 150 ml durante la cistometria; 3) La dimostrazione di contrazioni fasiche involontarie della vescica durante le fasi di riempimento cistometrico sopra descritte; 4) Durata dei sintomi minore di 9 mesi; 5) Assenza di nicturia; 6) Sintomi legati all’uso di antimicrobici, antisettici, urinari, anti-colinergici o antispastici; 7) Frequenza urinaria < di 8 volte al giorno; 8) Una diagnosi di cistite batterica o prostatite risalente a tre mesi prima; 9) Calcolosi vescicale o dell’uretere pelvico; 10) Herpes genitale in fase attiva; 11) Neoplasie a carico dell’utero, cervice, vagina o uretra; 12) Diverticoli uretrali; 13) Uso di ciclofosfamide o di altri chemioterapici che possano scatenare una cistite chimica; 14) Cistite tubercolare; 15) Cistite da radiazioni; 16) Tumori benigni o maligni della vescica; 17) Vaginite; 18) Età < 18 anni.

nettivo vescicale, attraverso il quale i meccanismi di difesa si scatenano contro i tessuti sani. Infatti nella sottomucosa di pazienti affetti da C.I. sono state trovate alte percentuali di mast-cellule, polimorfonucleati responsabili della reazione infiammatoria. Non viene comunque esclusa la possibilità di fenomeni allergici soprattutto in quei pazienti con altre allergie documentate. La gravidanza per alcune donne determina la remissione di questa patologia, in altre peggiora la sintomatologia: un tale comportamento suggerisce che in alcuni pazienti cause ormonali possano essere coinvolte nel determinismo della malattia. Per complicare la situazione , molte donne con C.I. soffrono anche di altre patologie quali la sindrome dell’intestino irritabile, emicrania, fibromialgia ( affaticamento cronico muscolare, articolare e del tessuto connettivo), dolore sacrale ed altri disordini simili. Attualmente si ritiene che l’evento finale, qualunque sia la patogenesi della C.I., sia quello secondo il quale il rivestimento interno della vescica il glicocalice, appunto,l (costituito da mucina e glicosoaminoglicani), che ha una funzione protettiva dalle sostanze acide contenute nelle urine, scompaia favorendo così la “filtrazione” delle urine nella sottomucosa. L’irritazione, prima della mucosa e poi della sottomucosa ,scatenerebbe la sintomatologia caratteristica. A tale proposito un recente studio californiano ha dimostrato che nel 70% dei casi di C.I. si ha la perdita del glicocalice della mucosa vescicale. Verosimilmente, tutti questi aspetti possono coesistere portando alcuni ricercatori alla conclusione che la C.I. sia una sindrome ben precisa; per lo stesso motivo alcuni sostengono che si tratti di un insieme di segni

e sintomi, una sindrome, piuttosto che una malattia specifica. Altri ancora ritengono che si tratti di un’unica malattia che si manifesta in modo diverso nei diversi soggetti.

LA DIAGNOSI

L’identikit del paziente affetto da CI è dato dalla sua caratteristica storia di dolore vescicale o riferito al perineo, con progressiva riduzione della capacità vescicale, urine sterili, urgenza/frequenza (urgency/frequency) sia diurna che notturna. Circa il 90% dei pazienti affetti dalla CI sono femmine tra i 20 e i 70 anni. La sintomatologia comincia fra i 20 e i 50 anni ma l’età media di esordio della malattia è intorno ai 40 anni. La diagnosi comprende una fase di esclusione di altre Dossier Medicina 23

OPZIONI TERAPEUTICHE L’impostazione terapeutica della CI è relativamente recente: nel 1978 l’FDA (Food and Drugs Administration) ha approvato l’uso di Rimso-50, una forma purificata di un solvente chimico industriale, il dimetilsulfossido (DMSO) per alleviare la sintomatologia cistica. Prima di questo tentativo per molti pazienti non si faceva diagnosi, né terapia. Attualmente l’iter terapeutico si basa su 4 pilastri: 1) 2) 3) 4)

Dieta; Distensione vescicale in anestesia; Instillazioni endovescicali; Terapia orale.


medicina L’associazione e la sequenzialità di queste opzioni sono strettamente legate alla situazione evolutiva. A volte, seppure ormai raramente la condizione della vescica è così malandata, per ritardo della dignosi che si può arrivare alla sostizione della stessa vescica. Infatti resiste ancora un “retaggio culturale” che considera i disturbi vescicali della donna (bruciori, urgenza e frequenza menzionale) “normali”. Il ritardo con cui si pone la diagnosi e quindi si imposta la terapia è troppo lungo.

DIETA L’alimentazione assume un momento essenziale nella gestione di questa lunga malattia,socialmente importante ed invalidante. Si tratta di una dieta restrittiva nella quale devono essere rigorosamente eliminate alcune sostanze quali: alcool, pomodori, spezie, cioccolato, caffeina, bevande con alto contenuto di acido citrico, cibi contenenti alte percentuali di sostanze acide nonché alimenti che contengono o liberano alte percentuali di istamina, dolcificanti artificiali (saccarina e aspartame).

DISTENSIONE DELLA VESCICA Il gold standard degli esami strumentali per la conferma della diagnosi di CI è la cistoscopia con idrodistensione sotto anestesia generale o spinale. Questa procedura induce un lento stretching della vescica e la distensione della parete causa uno “stato di shock” delle terminazioni nervose che bloccano la trasmissione del dolore. Inoltre, l’idrodistensione stimola la produzione di mucina, il fisiologico rivestimento protettivo della superficie vescicale. L’idrodistensione si effettua facendo riempire la vescica ad una pressione di 80 cm H20 per una durata di 8 minuti. La diagnosi è positiva per la CI quando compaiono delle petecchie emorragiche che sanguinano più o meno abbondantemente.

INSTILLAZIONI VESCICALI

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con questa terapia dopo la 5°o 6°instillazione. Alcuni pazienti che rispondono positivamente possono avere un incremento dell’intervallo fra i trattamenti una volta che i sintomi si sono stabilizzati. Altre sostanze sperimentate sono: il nitrato d’argento, l’ossiclorene sodico, l’eparina, il pentosanpolisolfato.

TERAPIA ORALE ComAprende l’utilizzo di aspirina ed ibuprofene, ossibutinina , atropina, metanemina, fenil salicilato e acido benzoico. nico farmaco a livello mondiale che ha la specifica ed unica indicazione per la CI, approvato dalla Food and drug Administration nel 1996, è l’ELMIRON ovvero il pentosanopolisolfato sodico (farmaco non in commercio in Italia). Possono essere inoltre essere utilizzati gli antidepressivi a bassissimo dosaggio quali l’amitriptilina e la doxepina, gli anti-istaminici idroxizina e la cimetidina, e la nifepidina. In conclusione la CI interstiziale è una malattia altamente invalidante, che limita le attività lavorative e sociali delle donne (in prevalenza), ne condizionano un accettabile tenore di vita (le donne spesso diminuiscono l’assunzione di acqua, per non urinare spesso; vanno solo in posti dove posssono disporre di bagni igienicamente accettabili ecc.). Bisogna viceversa affidarsi ai controlli noiosi ed alle terapie lunghe ed altrettanto noiose, ma nei reparti qualificati di Urologia e di Urologia Femminile, si riesce a risolvere questa autentica iattura. Prof. Raffaele L. Tenaglia Direttore Clinica Urologia ed Andrologica Policlinico Universitario “SS. Annunziata” Chieti Direttore della Scuola di Specializzazione in Urologia Università “G. D’Annunzio” Chieti Segreteria Prof. Tenaglia Tel: 0871.358253 Fax: 0871.552080

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Effettuate con dimethil sulfoxide (DMSO). Si tratta di un solvente chimico, estratto dalla corteccia di un arbusto sempreverde, che venne utilizzato per la prima volta per la conservazione dei globuli rossi, successivamente per la conservazione dei reni da trapiantare e nel 1962 vennero sfruttate le sue caratteristiche antinfiammatorie ed antiossidanti nella CI, attraverso una instillazione della durata di 15 minuti per 6-8 settimane. Possono essere effettuate anche con acido ialuronico che per la sua composizione simile a quella dell’eparina sembra funzionare ripristinando temporaneamente i difetti del rivestimento mucoso della vescica che provocano i sintomi caratteristici della CI. Si raccomanda che il prodotto sia instillato una volta a settimana per 4 settimane consecutive, e successivamente una volta al mese. Molti pazienti cominciano ad avere sollievo Dossier Medicina 24

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medicina

medicina Banca Regionale del Sangue di Cordone Ombelicale - AUSL Pescara. Centro Regionale di Immunoematologia e Tipizzazione Tissutale - AUSL l’Aquila.

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ino a poco tempo fa il sangue del cordone ombelicale veniva eliminato insieme alla placenta, dopo il parto. Studi recenti hanno però dimostrato che il sangue cordonale è ricchissimo di cellule preziose, dette cellule staminali emopoietiche, identiche a quelle presenti nel midollo osseo e capaci di generare globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, gli elementi fondamentali del nostro sangue. Circa il 40% dei pazienti affetti da leucemie, linfomi, gravi forme di anemia, deficit del sistema immunitario ed altre malattie onco-ematologiche curabili con il trapianto di midollo osseo, non dispone di un familiare compatibile o non riesce a reperire un donatore volontario compatibile nei listati dei registri internazionali dei donatori di midollo osseo. Il sangue del cordone ombelicale costituisce, pertanto, una preziosa fonte alternativa per uso trapiantologico. La data del primo trapianto di sangue di cordone

ro di centri abilitati alla raccolta e di banche adibite alla conservazione. Nel 1993 sono state istituite le prime tre banche a New York, Düsseldorf e Milano; da quella data i programmi donazionali sono notevolmente incrementati e ammonta a circa 250.000 il numero di unità di sangue cordonale bancate nel mondo. In Italia sono attive 16 banche che afferiscono ad un unico Registro Nazionale integrato a quello dei donatori di midollo osseo; in questo registro sono archiviati i dati di oltre 30.000 unità di sangue cordonale, conservate presso le 16 banche nazionali e prontamente disponibili per trapianto. Per donare il sangue placentare è necessario rispettare alcune semplici procedure: al parto la coppia deve sottoscrivere un consenso informato ed effettuare un colloquio con i sanitari per accertare le proprie condizioni di salute, quelle dei familiari diretti e quelle del nascituro; la mamma viene sottoposta ad esami infettivologici necessari per attestare l’assenza di malattie trasmissibili con il sangue; a sei mesi dal parto la mamma viene richiamata per eseguire nuovamente accertamenti infettivologici e per consegnare un certificato del pediatra che attesti le buone condizioni di

LA DONAZIONE DEL SANGUE DI CORDONE OMBELICALE a cura della Dott.ssa Tiziana Bonfini

ombelicale è il 1988; da allora ne sono stati effettuati circa 8.000 in tutto il mondo e il suo utilizzo diviene sempre più frequente, grazie anche a procedure che prevedono l’uso contemporaneo di più unità cordonali, per garantire una dose trapiantologica adeguata per i pazienti adulti. Il prelievo del sangue di cordone ombelicale è un’operazione semplice, rapida e innocua; infatti, non comporta rischi né procura sofferenze al neonato o alla mamma. A fronte della semplicità e della sicurezza delle manovre tecniche, la conduzione di questi programmi implica una complessa organizzazione logistica, personale adeguatamente qualificato, l’adozione di metodiche e tecnologie specifiche per la manipolazione e la conservazione a lungo termine a bassissime temperature (-196°C) e, infine, elevati investimenti economici. Queste motivazioni rendono ragione dell’esiguo numeDossier Medicina 26

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salute del piccolo donatore. Tutto questo per minimizzare il rischio di trasmettere malattie al ricevente, essenzialmente di natura infettivologica e genetica. Dopo la raccolta il sangue viene trasportato presso la Banca dove viene sottoposto ad esami di caratterizzazione e controlli di qualità e, infine, se rispondente ai requisiti di bancaggio, viene congelato e conservato in contenitori ad azoto liquido. In Abruzzo il programma donazionale ha preso avvio nel 1997 grazie ad un progetto pilota finanziato dall’Istituto Superiore di Sanità che in funzione di una stretta collaborazione tra il Dipartimento di Medicina Trasfusionale dell’Azienda USL di Pescara, la Divisione di Ostetricia e Ginecologia dello stesso Presidio Ospedaliero e il Centro Regionale di Tipizzazione Tissutale dell’Ospedale Collemaggio dell’Azienda USL di L’Aquila


medicina ha consentito la formazione di un primo nucleo operativo. I successivi finanziamenti regionali hanno reso possibile la piena operatività del programma e l’istituzione di un modello organizzativo regionale che prevede l’attivazione di almeno un Centro di Raccolta periferico presso ogni azienda sanitaria regionale, allo scopo di estendere la possibilità donazionale sul territorio. Sono operativi ad oggi per la donazione i Punti Nascita di Pescara, L’Aquila, Lanciano, Vasto, Teramo, Avezzano e Penne (Chieti è in fase organizzativa).

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IMPLANTOLOGIA A CARICO IMMEDIATO nuove tecniche per il ripristino della dentatura

Nel 2004 la Banca ha conseguito la certificazione ISO 9001:2000 e recentemente ha attivato il programma per il riconoscimento professionale di eccellenza da parte della Fondazione Internazionale per l’Accreditamento per la Terapia Cellulare (FACT). Dallo scorso 2007 la Banca SCO Regione Abruzzo costituisce la Banca territoriale di riferimento per la Regione Marche per la quale fornisce servizi per l’attivazione di 12 Centri di raccolta dislocati su tutto il territorio marchigiano e per il bancaggio e la conservazione delle unità cordonali raccolte nella Regione Marche.

La Banca SCO della Regione Abruzzo è impegnata, inoltre, in programmi di ricerca in collaborazione con gruppi universitari, l’Istituto Superiore della Sanità e prestigiosi gruppi scientifici internazionali e cura, infine, lo sviluppo tecnologico; infatti, ha in atto un programma di ingegnerizzazione gestionale, finanziato dall’Assessorato alla Sanità della Regione Abruzzo che prevede una completa informatizzazione procedurale delle attività di raccolta e bancaggio, il collegamento informatico delle due strutture centrali Banca e Centro Regionale di Immunoematologia e Tipizzazione Tissutale e, successivamente, il collegamento di tutte le strutture periferiche della rete integrata, a garanzia di accessibilità ai servizi, funzionalità, tracciabilità e sicurezza dell’intero processo.

I batteri del cavo orale, soprattutto quelli che causano la carie dentale, sono sempre in agguato. E a rimetterci è sempre la nostra dentatura. a cura di Luigi Berardi

Dott.ssa Tiziana Bonfini Responsabile Medico Banca Sangue di Cordone Ombelicale AUSL Pescara Tel: 085.4252374 Fax: 085.4252607 E-mail: tizianabonfini@virgilio.it

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Dr. Lanfranco Ginestra Dossier Medicina 29


medicina

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el corso della vita, infatti, gli interventi odontoiatrici sono quasi una normalità: trapanature, ricostruzioni e, purtroppo, anche estrazioni. E come fare per sostituire un dente andato perduto? Le tecniche attualmente in uso sono numerose, a iniziare dal tradizionale ponte in ceramica fino ad arrivare ai moderni impianti endossei, i più completi sotto il profilo funzionale ed estetico. La tecnica implantologica richiede però del tempo, talvolta anche della durata di svariati mesi, per dare modo alle strutture anatomiche di potersi adattare alla nuova condizione; in questo lasso di tempo al paziente non resta altro che indossare una protesi mobile con conseguenti disagi nel mangiare e nel parlare, oltre al rischio di doversi sottoporre a continue sedute di aggiustamento dal dentista. Per evitare questo genere di problemi, viene in aiuto la nuova tecnica monofasica dell’implantologia a carico immediato, così come spiega il dottor Ginestra.

Innanzitutto, cosa si intende per “impianto”? “Un impianto è una radice artificiale che viene inserita nell’osso alveolare per sostituire un dente andato perduto a causa di patologie o traumi. Gli impianti possono avere diverse forme, ma la forma che attualmente si considera più affidabile è quella a vite a spira larga monofasico (cioè che comprende anche il moncone), in quanto è in grado di fornire la massima stabilità e richiedere il minimo trauma di inserimento”. E per “implantologia a carico immediato”? Con questo termine viene indicato quel tipo di tecnica implantologica che permette di installare i denti artificiali subito dopo l’operazione. In pratica, nello stesso giorno il paziente si reca allo studio del dentista senza denti ed esce già con i denti provvisori cementati. La messa in opera dei denti definitivi, ossia quelli in ceramica, viene poi effettuata dopo un periodo di

medicina adattamento di un paio di mesi. Quindi, i vantaggi per il paziente nella tecnica a carico immediato sono notevoli, sia in termini di disagio funzionale sia in termini di numero di interventi da effettuare”.

Elettrosaldata perchè consente a due distinti pezzi di titanio di fondersi l’uno nell’altro, sfruttando la capacità di movimento della molecola di entrambi, in questo modo il risultato della SINCRISTALLIZZAZIONE, si tradurrà in un unico segmento metallico, più resistente e stabile nel tempo. Come si svolge l’intervento? Dopo una pianificazione dell’intervento mediante l’esecuzione di un esame radiografico (rx panoramica e all’occorrenza TAC, DENTA5CAN) si procede al confezionamento del provvisorio in resina che subito dopo aver inserito gli impianti verranno messi in arcata. L’intervento e doloroso? Assolutamente no! Anzi ...con la tecnica FLAP-LESS non si fanno incisioni, (in inglese significa chirurgia gentile) cioè non si scolla la gengiva ma, si pratica un piccolo foro attraverso la mucosa e l’impianto si avvita delicatamente fino a raggiungere la sede corretta. Quindi il paziente non subisce i postumi di una chirurgia invasiva e può tornare comodamente alle proprie occupazioni. Ma se ci sono denti da togliere, bisogna poi rimandare l’intervento, coprendo l’intervallo di tempo con una protesi mobile... No...! Queste vengono fatte nella stessa seduta inserendo gli impianti negli alveoli post-estrattivi (IMPLANTOLOGIA ESTRATTIVA IMMEDIATA).

fra loro attraverso una barretta in titanio, rendendolo corpo unico. La sincristallizzatrice è stata concepita per saldare tra loro gli impianti direttamente in bocca del paziente che decide di utilizzare la potenzialità dell’ argon. Questo gas si sarebbe infatti dimostrato estremamente efficace nell’ evitare l’ossidazione nel punto di saldatura e quindi migliorare il risultato finale, <la saldatura e la tappa più importante> perchè il filo di titanio una volta elettrosaldato assicura la tenuta del complesso implantare senza, correre, il rischio di eventuali allentamenti dei denti nuovi.

L’apparecchiatura consente di effettuare saldature all’interno della bocca in assoluta sicurezza perchè assistita da un microprocessore che gestisce e controlla le funzioni: in caso di irregolarità blocca il processo di saldatura. Anche chi e un edentulo totale può usufruire di questa metodica? Sembrerà strano ma questi sono gli interventi sui quali si hanno i risultati migliori, proprio sfruttando la solidarizzazione degli elementi fra di loro, abbiamo una migliore distribuzione del carico, (e proprio il caso di dire l’unione fa la forza). Suppongo che questa metodica sia abbastanza costosa? I costi con questa metodica sono nettamente inferiori a quelli dell’implantologia bifasica tradizionale e consente di avere i denti anche a persone che fino a poco tempo fa non potevano permettersi una riabilitazione impiantare.

La stabilità infatti viene assicurata dall’impiego dell’ARGON, un gas che evita l’ossidazione del titanio. La tecnologia che rappresenta l’evoluzione delta prima saldatrice ideata dallo specialista genovese Pierluigi Mondani (negli anni 70) è stata messa a punto dal chirurgo torinese Giorgio Lorenzon, che si e avvalso della collaborazione dell’Istituto Politecnico di Torino. Quali sono i segreti di un simile successo? La scienza implantare si sta evolvendo molto rapidamente, si e capito che per il carico immediato c’e bisogno delta stabilità assoluta degli impianti, cioè una volta inseriti, questi non devono superare i 150 micron di mobilità. Oggi con la nascita di una macchina elettromedicale la SINCRISTALLIZZATRICE, abbiamo risolto anche questo problema,è stato lanciato sul mercato da un’azienda nazionale e ci permette di solidarizzare gli elementi Dossier Medicina 30

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Studio Dentistico

Dr Lanfranco Ginestra

Medico Chirurgo Specialista in Odontostomatologia Via Portogallo, 2 - 66016 Montesilvano (Pe) Tel: 085.834574 E-mail: lanfranco.ginestra@fastwebnet.it Se vuoi saperne di più chiama il numero verde o visita il sito www.dossiermedicina.it


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LOTTA AGLI INESTETISMI:

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l’importanza della postura

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n corretto mantenimento dell’atteggiamento corporeo, è alla base non solo di un corretto approccio alla salute osteo-articolare, ma anche a un contesto prettamente estetico del nostro corpo. Molte sono le metodiche utilizzate nei più moderni ambulatori per analizzare e migliorare questo tipo di problemi, a iniziare dal Postural Beauty System, un sistema computerizzato in grado di rilevare e correggere i disordini della postura e le disarmonie del corpo, mediante lo studio della proiezione delle forze al suolo. Per meglio comprendere le complesse interazioni che esistono tra inestetismi e postura del corpo, ci siamo rivolti alla dottoressa Maria Pia D’Eramo, specialista in Ginecologia, che da anni utilizza queste particolari tecniche diagnostiche e terapeutiche.

Quali connessioni hanno gli inestetismi con la postura? E perché?

Quanti sanno che una cattiva postura può causare inestetismi e adiposità localizzate? Pochi. Eppure, è proprio così. Un corretto allineamento e una corretta gestione dinamica del corpo, infatti, mette in condizione tutti i muscoli dell’organismo di poter lavorare in modo preciso e armonico tra loro. Favorendo, tra l’altro, un adeguato consumo di energia ed evitando la formazione di tensioni e conseguenti degenerazioni e infiammazioni dei tessuti. a cura di Luigi Berardi

“La postura è la scienza del corretto allineamento e della corretta gestione motoria del corpo umano in relazione alla forza di gravità e alle forze interne. La postura è corretta se segue un corretto allineamento e se è conforme alle linee verticali di Barré e alle linee orizzontali di corrispondenza delle spalle e del bacino al giusto allineamento degli arti fig.1 e se sotto l’aspetto dinamico presenta una simmetrica distribuzione delle tensioni e una trasmissione delle forze al suolo.

piede piatto. Mentre nei soggetti adulti può causare malattie degenerative come l’artrosi, le tendinopatie, le discopatie o le meniscopatie. In campo estetico si manifestano, invece, con deformazioni del corpo e con alterazioni della curvatura della colonna, del collo, con gonfiore alle caviglie o adiposità localizzate a livello addominale dorsale oppure cellulite”.

Un corpo che non assolve a questi codici si porta dietro delle malformazioni più o meno gravi. La deformazione moltiplica l’evidenza del grasso in alcune zone dove si verifica una deformazione della struttura e in cui i fenomeni vitali e di ricambio vanno incontro ad alterazioni, facendo addormentare i tessuti. Non dimentichiamo che una postura corretta e dinamica è anche il mezzo più fisiologico mezzo di consumo energetico; in una tale situazione, infatti, tutti i muscoli lavorano armonicamente senza contratture e consumano calorie”. Sono problemi che possono riguardare tutti i soggetti indistintamente? “La cattiva postura può riguardare tutte le età. E, se trascurata, può portare a importanti patologie: durante l’età evolutiva, ad esempio, può causare la deviazione della colonna, il valgismo delle ginocchia o il Dott.ssa Mariapia D’Eramo

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“Lo strumento più importante è il Postural Beauty System, strumento moderno indispensabile per un corretto e valido approccio poiché permette di rilevare in modo esatto come agiscono le forze interne ed esterne al corpo in riferimento all’allineamento del soggetto.

cellulite a livello estetico. Il primo intervento da effettuare in un soggetto che ha intenzione di dimagrire e che ha problemi di adiposità localizzata è la dieta e poi si deve procedere tramite un approccio totale a 360° con l’esame posturale e, nel caso, anche con una ginnastica mirata. In seguito con tutta una serie di strumenti medicali all’avanguardia come, ad esempio, l’Endermologie.

Con esso si studiano il baricentro generale dei due piedi e l’indice di asimmetria tra i dati rilevati; con la stessa attrezzatura è inoltre possibile rilevare e programmare una rieducazione posturale mediante esercizi di feedback. Tutto questo serve per ottenere un sistema corporeo corretto, o meglio, un modo corretto di stare in piedi e muoversi senza tensioni e senza

In questo modo è possibile rimuovere le azioni disorganizzanti e logoranti che agiscono sul connettivo fasciale e si eliminano in modo corretto le più importanti cause di cellulite, “i risultati sono eccezionali perché si agisce sulla causa per migliorare il sintomo”. Uno dei metodi più efficaci per correggere gli inestetismi è rappresentato dall’Endermologie.

Come è possibile quindi intervenire per correggere questo tipo di anomalie?

Di cosa si tratta esattamente? “Si tratta di un’apparecchiatura esclusiva e brevettata rivoluzionaria nel trattamento della cellulite. E’ un vero e proprio concentrato di tecnologia: il nuovo manipolo utilizzato mobilizza il tessuto connettivo e adiposo e agisce sul sistema vascolare e linfatico. L’Endermologie consiste in una tecnica di aspirazione lieve della pelle, di arrotolamento e di srotolamento in grado di ristabilire l’irrorazione vascolare, consente la ristrutturazione del tessuto connettivo e facilita l’eliminazione delle tossine. La si può usare in diverse situazioni: a livello di fisioterapia o a livello estetico come trattamento contro la cellulite”. Come si compone in genere un trattamento completo? “In genere, all’inizio si valutano le intolleranze alimentari, e poi si procede con l’esame della postura; a questo punto si stila un percorso di trattamenti. Un intero percorso si compone di circa 20 trattamenti, distribuiti in uno o due trattamenti a settimana. In totale il percorso dura in media due mesi, i primi risultati si vedono già dopo 12-15 trattamenti. La chiave del successo è apportare modifiche graduali nel proprio stile di vita. Come parte di uno stile di vita sano si effettua una rieducazione posturale mediante esercizi di biofeedback per avere un sistema corporeo corretto. poi si agisce con l’endermologie o altri strumenti medicali per mobilizzare il tessuto connettivo,il tessuto adiposo e quindi migliorare il sistema vascolare e linfatico. Non dimentichiamo che una postura corretta e dinamica è anche il più fisiologico mezzo di consumo energetico. infatti il grasso si deposita sui muscoli che non lavorano. Se la postura è corretta e dinamica tutti i muscoli lavorano armonicamente e consumano calorie.”

L’ENDERMOLOGIE LPG L’Endermologie è una tecnica messa a punto in Francia negli anni Settanta che si basa sull’utilizzo di un particolare massaggio meccanico provocato da speciali rulli montati su un manipolo. Più in particolare la strumentazione utilizzata (Cellu M6) è formata da due rulli scorrevoli e un tubo aspirante dei quali può essere variata, rispettivamente, la velocità di scorrimento e la frequenza e la potenza d’aspirazione. Il movimento rotatorio dei rulli provoca infatti la distensione verticale del tessuto e determina una redistribuzione del grasso sottocutaneo con il risultato finale di migliorare il tono e il profilo cutaneo, ottimizzare il metabolismo e stimolare la produzione di fibre collagene. Quali benefici reali è possibile avere da questi trattamenti e in quale misura? “I risultati sono notevoli e davvero spettacolari., Spesso i pazienti non credono davvero ai loro occhi nel vedere gli effetti di tali trattamenti”. Quali sono le controindicazioni di questi trattamenti? “Non ci sono controindicazioni, possono riguardare persone di tutte le età, anche molto giovani”. Quali consigli si sente di dare per evitare questo tipo di problemi? “Il consiglio che posso dare è quello di rivolgersi sempre a personale altamente qualificato. Inoltre, lo studio del paziente, sia obeso sia con adiposità localizzata, deve essere sempre effettuato a 360°, in modo da poter studiare prima la causa del problema e poi agire sui vari sintomi. I risultati sono dati dal metodo: l’allineamento e l’armonizzazione delle forze al fine da ricodificare il proprio schema corporeo e creare una cultura estetica della propria immagine”.

Sono trattamenti invasivi? “Non sono assolutamente trattamenti invasivi: si tratta di esercizi semplici e divertenti da fare sulla pedana e se poi procede con l’Endermologie, la sensazione è quella di un trattamento rilassante e calmante, dona un effetto anti-stress innegabile. Le prerogative dell’Endermologie sono sempre state l’innocuità, la possibilità di estenderlo a ogni tipo di paziente e la possibilità di trattare diverse problematiche”. Dossier Medicina 34

Studio Medico Dr.ssa Maria Pia D’Eramo Specialista in Ginecologia Ostetricia Flebologia Ambulatoriale Master in Medicina Termale con indirizzo Estetico Via Montale,13 67039 Sulmona (Aq) Tel. 0864.210020 cell.339.8869910 Email: mariapia.deramo@fastwebnet.it

Dott.ssa Mariapia D’Eramo Dossier Medicina 35

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medicina estetica

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MELANOMA

l’esame istologica. In nessun caso si deve effettuare la rimozione laser di un neo sospetto in quanto tale tecnica non permette di effettuare l’esame istologico del neo e di esaminare in modo approfondito la lesione asportata e di fare tutti i controlli necessari per verificare se le cellule erano di tipo canceroso o no.

Prevenzione

Tenere sotto controllo la forma e l’aspetto dei nei sul nostro corpo è importante, perché ci permette di prevenire una grave malattia, il melanoma, un tumore della pelle che può, se trascurato, provocare conseguenze anche molto gravi. Per eseguire questa verifica è necessario conoscere alcune regole molto semplici, che ci permettono di distinguere facilmente un neo “sospetto” da uno sano.

le coste di un’isola disegnata su una carta geografica, questo è un segnale da non trascurare. C come Colore: se il neo presenta un colore molto scuro o non uniforme e/o se sono comparse modifiche (in chiaro, scuro, nero, rosso, bianco) anche minime la lesione deve essere adeguatamente monitorizzata.

a cura di Mario Pompilio

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l melanoma è il tumore che nasce dai melanociti, cellule responsabili della colorazione della pelle e che si trovano nello strato più profondo dell’epidermide. Compare soprattutto tra i 30 e i 60 anni, con una leggera prevalenza nelle donne, dove è spesso localizzato agli arti inferiori, mentre negli uomini è più frequente al tronco. Nei giovani di età inferiore ai 15 anni è molto raro. Nasce nella pelle e può crescere sia in superficie che in profondità. Le cellule che lo compongono possono staccarsi e attraverso la circolazione linfatica raggiungere i linfonodi della regione del corpo dove si trova il melanoma (in genere linfonodi delle ascelle, inguine, collo); oppure, attraverso la circolazione sanguigna, raggiungere qualsiasi organo (più frequentemente fegato, polmoni, ossa, cervello) e lì crescere formando una nuova massa tumorale (metastasi). Il rischio che il melanoma possa diffondersi e dare metastasi è tanto maggiore quanto più alto è il suo spessore. A parte l’età, ci sono diversi fattori di rischio da tenere in considerazione. Il primo fattore da tenere in considerazione è il fototipo, o pigmentazione. Rispetto alle persone con capelli neri o castano scuro, quelli con capelli castano chiaro, biondi, o rossi presentano rischi relativi molto più elevati; una carnagione chiara è associata ad un rischio doppio. Il secondo fattore è il numero dei nei. Più alto è il numero dei nei presenti sull’organismo più alto è il rischio che un neo si trasforma in melanoma. Un altro fattore importante è l’esposizione al sole anche se la relazione tra sole e melanoma è assai complessa. L’esposizione solare intensa e intermittente impedisce alla cute di mettere in moto tutti i meccanismi fisiologici di fotoprotezione e si espone ad un maggior rischio di melanoma. Il dermatologo ha a disposizione strumenti molto efficaci per controllare lo stato di salute della pelle: quando un neo assume una forma sospetta, cambia colore o aumenta i suoi dimensioni in modo rapido e non conDossier Medicina 36

D come Dimensione: dovete rivolgervi allo specialista se il neo ha un diametro superiore ai 6 millimetri o se ha avuto una crescita di dimensione negli ultimi mesi. E come Evoluzione/Elevazione/Emoraggia: se il neo ha avuto una modifica dell’aspetto iniziale, e/o se in un punto diventa in rilievo, e/o se sanguina spontaneamente e senza traumi, la lesione deve essere controllata dal dermatologo. trollato, si può, in maniera veloce e indolore, asportarlo, eliminando in pochi minuti un pericolo da non sottovalutare. Tra tutti i tipi di tumore, il melanoma, è il più facile da individuare: attraverso una semplice visita medica è possibile diagnosticare circa il 50% delle lesioni maligne e con l’uso di opportune tecniche non invasive è possibile aumentare l’accuratezza diagnostica all’80% dei casi. Dobbiamo ricordare che la prevenzione è la miglior cura. Quali sono le caratteristiche di un neo che devono metterci in allarme e farci richiedere il consulto dello specialista dermatologo? Un neo va fatto esaminare con attenzione quando presenta alcune caratteristiche particolari. Quando si controlla un neo dobbiamo valutarlo ricordando le prime 5 lettere dell’alfabeto: A B C D E. A come Asimmetria: la presenza di una forma irregolare, con una metà della lesione diversa dall’altra, depone per un neo atipico. Se immaginiamo di dividerlo in due parti, queste, sovrapposte, non combaciano tra loro. B come Bordi: se i bordi sono regolari ed uniformi tutto va bene, ma se sono frastagliati, irregolari, come

Se un neo è sospetto, il dermatologo effettua una mappatura dei nei e procede ad alcuni esami di accertamento, rapidi e assolutamente indolori, che prendono il nome di dermoscopia o di videodermoscopia. La dermoscopia è un’esame pratico attraverso una speciale lente di ingrandimento che permette di osservare dettagliatamente ogni macchia presente sulla cute. La videodermatoscopia è un’esame simile come principio, nel senso che anche in questo caso si esamina la pelle ingrandendo i nei per vederli nel dettaglio, ma in questo caso l’esame è praticato attraverso una microtelecamera che proietta l’immagine del neo su uno schermo, dopo averla ingrandita. In questo modo si può esaminare il neo e stabilire se è il caso di intervenire o no. Se il medico ravvisa il rischio di andare incontro ad un melanoma, il tumore della pelle, il neo va asportato chirurgicamente, ma non si deve avere troppa paura di quest’intervento perché non si tratta di un’operazione particolarmente cruenta o dolorosa. L’asportazione chirurgica di un neo, infatti, si effettua in anestesia locale, in giornata o in ambulatorio. Alla fine dell’intervento sono applicati pochi punti di sutura e si tiene coperta la ferita per almeno una settimana, al termine della quale il dermatologo provvederà a fare una seconda medicazione e a togliere i punti. La lesione asportata viene mandata in laboratorio per effettuare Dossier Medicina 37

Per prevenire il melanoma è consigliabile evitare quanto più possibile l’esposizione al sole nelle ore più calde della giornata (dalle 12 alle 15). Sembra infatti assodato che non sia tanto la prolungata esposizione durante il corso della vita (abitanti di paesi del bacino del mediterraneo o tropicali), quando l’esposizione intermittente e intensa, soprattutto in età infantile (bagni di sole estivi in spiaggia), a rappresentare un fattore di rischio importante. Un’altra regola semplice consiste nel cercare riparo dal sole quando la propria ombra è più corta di se stessi. Le ustioni solari ripetute, soprattutto dai 5 ai 18 anni, aumentano la probabilità di sviluppare melanomi nell’età adulta. Quindi è necessario proteggere sempre i bambini e i ragazzi dal sole ed evitare le esposizione prolungate. Utilizzo di Filtri solari La maggior parte delle persone ha decine e decine di nei in tutto il corpo. Conoscere bene il proprio corpo, o meglio i propri nei, attraverso l’autoesame, facilita il riconoscimento di quello che volgarmente gli specialisti chiamano il “brutto anatroccolo”, un neo diverso, sospetto, di regola decisamente più scuro degli altri, indipendentemente da tutte le altre caratteristiche. Per quando riguarda l’utilizzo di lettini abbronzanti, si consiglia non più di 10 sedute l’anno. Secondo gli esperti anche i lettini solari aumenterebbero il rischio di tumori. Sembrano infatti in grado di danneggiare il sistema immunitario, ledere la cornea dell’occhio e accelerare l’invecchiamento. Gli accorgimenti devono valere anche per la montagna, dove la grande concentrazione dei raggi UV prodotta dalla maggiore rarefazione dell’aria richiede una protezione più alta. Occorre ricordare che i raggi UV passano anche attraverso il vetro, l’acqua e la plastica e sono riflessi da specchi, sabbia e pavimentazioni chiare e lucide e che la neve ha un potere di riflessione maggiore dell’acqua.

Terapia La Chirurgia La terapia del melanoma è in primo luogo chirurgica. L’asportazione deve comprendere un’area di cute sufficientemente ampia (variabile da 1 a 3 cm) intorno al melanoma, in modo da assicurare la completa rimozione del tumore. Negli ultimi anni è stata messa a punto una metodica chiamata linfonodo sentinella, metodica che permette di identificare, in fase molto precoce, la diffusione delle cellule del melanoma nei linfonodi della zona, attraverso la ricerca e l’asportazione chirurgica del linfonodo sentinella. Viene chiamato “sentinella” il linfonodo che viene colorato dal mezzo di contrasto iniettato


medicina estetica nella zona intorno al melanoma, che quindi dimostra di essere il primo linfonodo a ricevere la linfa e teoricamente, le cellule tumorali che da lì possono essere staccate. Una volta identificato, il linfonodo sentinella viene asportato e analizzato: se risultano presenti cellule del melanoma si procede all’asportazione di tutti gli altri linfonodi presenti in quella sede. Se il linfonodo sentinella non presenta cellule tumorali, gli altri linfonodi non vengono asportati. La Chemioterapia La somministrazione di farmaci antitumorali può essere effettuata come terapia adiuvante, per cercare di ridurre il rischio che il melanoma si ripresenti a distanza di tempo, dopo essere stato asportato, oppure, come terapia di contenimento, quando il melanoma si è diffuso dando metastasi, con lo scopo di impedirne l’ulteriore diffusione e controllare i sintomi. Quando il melanoma viene diagnosticato in stato avanzato, la chirurgia può non risultare risolutiva. In questi casi la chemioterapia in adiuvante è in grado però di prolungare libero della malattia. Chi scopre il melanoma in fase avanzata non ha comunque il destino segnato. Se è vero che nel caso del melanoma si parla di bassa efficacia della chemioterapia è altrettanto vero però che alcuni pazienti sono vivi dopo più di dieci anni e quindi si può pensare ad una vera guarigione. Non sappiamo chi e perché guarisce, ma sappiamo che questa guarigione e pur sempre possibile. Il melanoma è una malattia ereditaria? Di sicuro sappiamo che in circa il 10% dei casi il melanoma ha una predisposizione familiare. E’ quindi estremamente importante che tutti i congiunti del malato si sottopongano a controlli frequenti (ogni 3-6 mesi) per accertare tempestivamente eventuali lesioni. Il rischio di sviluppare un secondo melanoma è infatti molto alto per chi ha già avuto la malattia ed è superiore alla media anche per coloro che hanno consanguinei che ne hanno sofferto. Decalogo per un’abbronzatura sicura: Applicare prodotti solari prima di esporsi al sole e ripetere l’applicazione durante l’esposizione Per le prime esposizioni, non esporsi al sole per più di 45 minuti al giorno Evitare di esporsi tra le 12 alle 16 Non esporre i bambini di età inferiore ai tre anni durante le ore di irraggiamento più intenso Non dimenticare che i colpi di sole non si prendono solo sulla spiaggia Se si nota che un neo cambia forma, dimensione o colore, consultare il dermatologo Indossare capello e occhiali da sole Farmaci e sole formano un cocktail pericoloso

Vero e Falso sui nei: Trascurare un melanoma può diventare molto grave. VERO: Il melanoma è un tumore e come tale prima viene curato e meglio è. Se preso in tempo, le percentuali di guarigione sono davvero vicine al 100 per cento. Per fare una prevenzione completa, si devono controllare anche le zone nascoste da capelli o da latra peluria del corpo. VERO: I nei, infatti possono crescere anche nelle zone più nascoste e non solo in quelle immediatamente visibili. Il melanoma si presenta sempre sopra un neo. FALSO: Può anche comparire su una zona di pelle dove prima non c’era nulla. A maggior ragione, se si scopre una situazione del genere, va segnalata prontamente all’esperto dermatologo. Scottarsi la pelle al sole provoca disagio, ma almeno distrugge le cellule maligne. FALSO: Al contrario scottarsi la pelle sembra essere un fattore predisponente per la crescita dei melanomi.

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LIPOSCULTURA:

SmartLipo, la nuova metodica Rimodellare e sciogliere il grasso in eccesso è oggi possibile con SmartLipo, la nuova tecnologia laser Nd: YAG pulsata, permette in modo mininvasivo di eliminare l’adiposità localizzate in qualsiasi distretto corporeo. a cura di Roberto Bonin

Non si possono avere più di cinquanta nei sul corpo. FALSO: Se ne possono avere anche centinaia, l’importante non è quindi il loro numero ma la loro forma e la loro evoluzione nel tempo. Il sole è molto pericoloso per i nei. FALSO: Anche se si hanno molti nei si può prendere il sole, a patto di proteggere la pelle in modo adeguato con filtri solari e creme idratanti.

Conclusioni

In passato era comune che i pazienti, non ancora educati ad un costante autoesame della pelle, ignorassero la comparsa di nuove lesioni neviche fino al momento in cui si manifestavano segni evidenti della loro natura aggressiva come un aumento rapido delle loro dimensioni o il sanguinamento o il prurito. Spesso tali lesioni venivano sottoposte al giudizio del medico quando erano in uno stadio talmente avanzato che la loro metastasi era un evento facilmente prevedibile. Oggi, grazie alle numerose campagne di prevenzione e i tentativi di screening nelle popolazioni ad alto rischio, la maggior parte dei melanomi viene riconosciuta e trattata sempre più precocemente, consentendo la completa guarigione del paziente. Studio Medico Dr. Victor J. Rotoli Specialista in Dermatologia - Venereologia Dermatologia Estetica - Laserterapia Corso Italia, 177 - 66050 - S.Giovanni Teatino (Ch) Tel. 085.9434001 cell. 347.6920437 Email: v.rotoli@inwind.it

Bere molta acqua e spesso Attenzione alle circostanze che aumentano il rischio o riducono la percezione del sole (altitudine, vento fresco, nubi etc.)

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Dr. Domenico Piccolo

specialista in Dermatologia e Venereologia

S

martLipo è un trattamento innovativo e sicuro che rivoluziona il concetto di liposcultura praticato in regime ambulatoriale con anestesia locale. I vantaggi rispetto alle metodiche tradizionali sono molteplici: mininvasività, tempi di recupero brevissimi, assenza di ematomi, nessuna degenza post trattamento, estrema sicurezza, regime ambulatoriale. Grazie a tutte queste caratteristiche SmarLlipo è sicuramente l’unica metodica all’avanguardia nel panorama della liposcultura che consente di ritrovare la silhouette desiderata velocemente e in assoluta sicurezza. Abbiamo intervistato il Dott. Domenico Piccolo, specialista in Dermatologia e Venereologia presso l’Università dell’Aquila e titolare dei centri Skin Center di L’Aquila e Avezzano, e gli abbiamo chiesto di illustrarci le principali caratteristiche del trattamento SmartLipo.

Che cosa si intende per Smartlipo e come si effettua la Laserlipolisi? La Smartlipo è una metodica di liposcultura limitatamente invasiva, praticata attraverso l’introduzione, nelle zone da trattare, di una cannula dello spessore di un solo millimetro contenente al suo interno la fibra ottica del sistema laser Nd:YAG pulsato. A differenza della liposcultura tradizionale, nella quale si utilizzano cannule di spessore da 4 a 8 millimetri e si aspira il grasso, con la SmartLipo è il laser che agisce sul grasso, rompendo la membrana degli adipociti; in questo Dossier Medicina 39

modo il grasso contenuto negli stessi fuoriesce sotto forma di lisato che verrà naturalmente eliminato dall’organismo eventualmente con l’aiuto di un linfodrenaggio. Questa nuova tecnologia viene utilizzata in tutte le forme di adiposità localizzata o cellulite, senza limiti per il trattamento di qualsiasi distretto corporeo: braccia, addome, ginocchio, spalla, caviglia, viso (dove si ottiene anche un effetto lifting), coulotte, fianchi. Con la Smartlipo si possono trattare anche zone in cui non è possibile procedere con la liposuzione tradizionale, come nel caso di una cellulite diffusa migliorando notevolmente l’inestetismo causato dalla cosiddetta pelle a buccia d’arancia. Si può inoltre tranquillamente affermare che non ci sono rischi operatori e che non residuano esiti di alcun tipo; è un trattamento definitivo, nel senso che i risultati ottenuti nelle zone trattate rimangono tali per sempre, Per tutte queste caratteristiche possiamo considerare la Smartlipo la metodica attualmente più sicura e rivoluzionaria nel panorama dei trattamenti di liposcultura, che conta all’attivo migliaia di casi già trattati in tutto il mondo attestandosi come pratica consolidata negli ambulatori medici più qualificati. Negli Stati Uniti già dal 2006, la metodica SmartLipo ha ottenuto l’approvazione della Food and Drug Administration (FDA), l’ente statunitense che si occupa di validare farmaci e metodiche medicali.


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si impiegano dai 40 ai 60 minuti per seduta. Subito dopo il trattamento vengono applicati dispositivi elastocompressivi e viene prescritta una modesta copertura antibiotica. La paziente può ritornare alla normale vita subito, non c’è un decorso post-operatorio, come in un intervento tradizionale.

Smartlipo: una metodica di liposcultura limitatamente invasiva

Sarà bene invece effettauare come già detto un ciclo di delicati massaggi drenanti con il Tri-Active o con il linfodrenaggio manuale “Vodder”. È assolutamente sconsigliato ricorrere a massaggi manuali aggressivi o drenaggi con apparecchiature altrettanto aggressive per almeno 40 gg. I primi risultati sono riscontrabili già dopo il primo mese dal trattamento, mentre per il risultato definitivo occorerà attendere circa 2 o 3 mesi. Un grande vantaggio del trattamento SmartLipo è la possibilità di ripetere il trattamento anche più volte nella stessa zona o trattare più zone contemporaneamente per modellare ulteriormente la silhouette.

Il SISTEMA SMARTLIPO SmartLipo Deka

Esistono delle controindicazioni al trattamento? Se escludiamo i pazienti obesi che hanno una quantità elevata di grasso da eliminare, i pazienti con malattie cardiovascolari, oncologici, diabetici, possiamo affermare che non ci sono controindicazioni. Il rischio post-operatorio è praticamente nullo, vista l’esiguità del diametro della cannula. Non ci sono rischi di infezioni ed il lisato ottenuto non deve essere necessariamente aspirato; anzi sarebbe preferibile lasciarlo in sede e farlo smaltire attraverso un particolare trattamento come il metodo Dermodynamic, praticato con il sistema Tri-Active che permette attraverso una mobilizzazione dei tessuti, di drenare i liquidi e ripristinare il microcircolo. In alternativa può essere praticato un attento massaggio linfodrenante. Gli adipociti interessati dal trattamento vengono danneggiati per apoptosi, ossia la morte cellulare bianca non tossica che a differenza della necrosi, non comporta innalzamenti ematici dei valori di colesterolo e trigliceridi. Quali sono le procedure impiegate per eseguire il trattamento? “Nella prima visita si procede con l’anamnesi e vengono prescritti degli esami del sangue di routine, un’ecocolordoppler per verificare che non ci siano trombosi venose profonde. Successivamente, se non ci sono malattie cardiovascolari importanti, il paziente può essere sottoposto al trattamento. È necessario disporre di un ambulatorio chirurgico attrezzato (secondo le norme sanitarie) che permette di eseguire in sicurezza il trattamento. Dopo aver praticato una piccola anestesia locale nell’area da trattare, si introduce il laser nella cannula di un millimetro e si eroga l’energia laser per il tempo necessario che varia a seconda del volume e dell’estensione della zona trattata. Generalmente Dossier Medicina 40

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SamrtLipo è una metodica eseguita con un sistema laser Nd:YAG pulsato a 1064 nm., prodotto e brevettato dall’azienda DEKA M.E.L.A. srl di Calenzano (FI), facente parte del gruppo El.En SpA. Viene praticata in ambulatorio chirurgico in maniera consolidata e vincente per i trattamenti di liposcoltura miniivasiva sui piccoli o medi distretti adiposi; la metodica si pratica attraverso una cannula sottilissima da un millimetro da dove fuoriesce una fibra laser da 300 micron. Il trattamento permette di causare l’apoptosi e la rottura della membrana adipocitaria con la consequenziale fuoriuscita del grasso lisato, che può essere smaltito per via naturale attraverso il sistema epatico o rimosso in sede di trattamento. Grazie alle caratteristiche del laser oltre ad avere assenza di edemi in quanto i piccoli vasi sanguigni vengano coagulati durante il trattamento, viene stimolata la produzione di nuovo collagene (neocollagenogenesi) ottenendo anche un effetto shrinkage, cioè la contrazione delle fibre del collagene che determinano un effetto simil-lifting. Il risultato finale è una riduzione del grasso localizzato e il rimodellamento della zona scelta con un miglioramento complessivo sia della pelle sia del derma. Il sistema SartLipo è una metodica supportata da numerosi lavori scientifici che ne attestano la sicurezza e la validità, è stata inoltre approvata nel 2006 dalla FDA – U.S.A. (Food and Drug Administation). SKIN CENTERS Centri Laser Dermoestetici www.skincenters.it - info@skincenters.it L’Aquila 0862.204280 Avezzano (AQ) 0863.21253 Se vuoi saperne di più chiama il numero verde o visita il sito www.dossiermedicina.it

Pescara 085.4227339 Termoli (CB) 0875.755117


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Una scelta naturale per un tocco di bellezza istantanea: derma-filler Gli anni che passano, il tempo che scorre, noi che invecchiamo… Piccoli segni a cui diamo un grande valore. Ed allora, se tanto ci addolorano, se rischiano di renderci irriconoscibili persino a noi stessi, perchè non proviamo a cancellarle o almeno a corregerle ed a limitarle nel loro inarrestabile comparire? a cura della Dott.ssa Vittoria Dragani

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e soluzioni alternative al bisturi proposte dalla medicina estetica possono davvero regalare un effetto lifting, se pure di durata molto più limitata. Si tratta delle infiltrazioni sottocutanee di “dermafiller” o riempitivi che levigano le rughe, rimpolpano guance emaciate, in definitiva ridanno un tocco di freschezza al viso. I fillers, letteralmente “riempitivi”, sono materiali che possono essere impiegati in modo rapido ed efficace per trattare e ridurre inestetismi cutanei quali: rughe cutanee, solchi, lievi depressioni cicatriziali o anche per l’ingrandimento delle labbra e zigomi. Una donna su dieci fra i 30 e i 60 anni fa ricorso a fillers per attenuare le rughe o aumentare il volume delle labbra o modificare gli zigomi o attenuare la cicatrici introflesse.

I filler comprendono varie sostanze riempitive (acido ialuronico, collagene, metacrilato, acido polilattico, e altri) ciascuna delle quali ha delle caratteristiche particolari che comportano differenti indicazioni, tecniche di impianto e durata. Distinguiamo così in base alla durata dell’impianto filler riassorbibili, semi-permanenti e permanenti. Le sostanze più utilizzate sono i filler riassorbibili e quelli semipermanenti, meno utilizzati sono invece i filler permanenti, in quanto possono causare talvolta

complicanze. Il più utilizzato tra quelli riassorbibili è l’acido ialuronico, prodotto iniettabile, sicuro, senza alcun test preventivo, di immediato impiego. La risposta immediata e di lunga durata del trattamento aumenta la soddisfazione e la sensazione di benessere del paziente. L’acido ialuronico (polisaccaride naturalmente presente nel corpo) è un gel cristallino che trattiene acqua, idrata e conferisce volume alla pelle. L’acido ialuronico è di origine non animale, biodegradabile e viene riassorbito dal nostro organismo ad opera di alcuni enzimi. La gamma di dermafiller comprende prodotti diversi specificatamente pensati per ogni in estetismo, rughe sottili, profonde e volumi. È possibile combinare i prodotti della gamma per soddisfare le esigenze del paziente. Le compatte particelle di gel possono essere descritte come “mattoni” che offrono una eccezionale capacità di lifting ovvero la capacità di sollevare la pelle e di mantenere tale posizione dopo l’impianto. Le dimensioni delle particelle sono progettate per adattarsi alla matrice del tessuto, a un livello particolare, in modo da offrire un trattamento personalizzato e ottenere una correzione ottimale oltre ad incrementare la durata degli effetti. La durata del trattamento è di 6-12 mesi, questa dipende tuttavia da molti fattori, quali la struttura della

pelle, lo stile di vita, l’età, il grado di perfezione richiesto dal paziente e la tecnica di iniezione adottata dal medico. L’esperienza clinica indica che un trattamento di ritocco e di follow-up contribuisce a prolungare la durata. L’impianto solitamente non necessita di anestesia, se il paziente la richiede, è possibile applicare un anestetico locale sulla zona da trattare. Le labbra sono molto sensibili è consigliabile un’anestesia tronculare o locale. Utilizzando una siringa con un ago molto sottile, il gel viene infiltrato superficialmente nella pelle, immediatamente al di sotto delle rughe. Il quantitativo di gel da infiltrare varia in base alla profondità ed all’estensione della ruga. Il risultato è immediatamente visibile ed apprezzabile. Dopo il trattamento si possono verificare alcune reazioni comuni associate alle iniezioni, arrossamento, gonfiore, dolore, prurito, contusione e sensibilità nell’area di impianto. Queste reazioni, che in genere sono descritte tra leggere e moderate, normalmente si risolvono spontaneamente entro pochi giorni dall’impianto. Durante la prima giornata si consiglia di bere abbondantemente, in modo da idratare i tessuti e migliora-

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re l’efficacia del trattamento (l’acido ialuronico ha la proprietà di richiamare acqua in modo da mantenere costante il suo volume). Non sono descritte reazioni allergiche all’acido ialuronico. La pelle è essenziale per la nostra salute e per il nostro benessere.

Dott. Vittoria Dragani

Medico Chirurgo specialista in Igiene e Medicina Preventiva

Esperto In Medicina Estetica Componente comitato scientifico GIST

(Gruppo Italiano Studio Tecnologie - sezione Radiofrequenza)

Via Carducci, 71 - Pescara Tel 085.4227339 - 347.2724304 vittoriadragani@libero.it

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GUERRA AI DEPOSITI DI GRASSO CON LA CAVITAZIONE a cura di Skin Laser Clinc

Per diversi decenni la scienza medica ha cercato il modo più efficace per ridurre selettivamente le cellule grasse in eccesso nel sottocute senza necessità di sottoporsi a nessun tipo di intervento chirurgico. Gli obiettivi interessanti raggiunti da studiosi e ricercatori sono sotto gli occhi di tutti.

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ttualmente sono molte infatti le metodiche non invasive a disposizione della moderna medicina estetica che permettono di ottenere risultati davvero eccellenti, consentendo di ridurre efficacemente inestetismi e adiposità localizzate senza recare grossi disagi e disturbi al paziente. Una di queste è la “Cavitazione Ultrasonica estetica”, ossia una tecnica medica fisico-meccanica che, per mezzo di una apparecchiatura e grazie alla formazione di micro bolle di aria all’interno delle cellule adipose, causa la disgregazione graduale delle cellule stesse e di conseguenza una riduzione del volume del tessuto adiposo. Più in particolare, l’apparecchiatura utilizzata sfrutta gli ultrasuoni a bassa frequenza che, se orientati verso il pannicolo adiposo causano lo scioglimento delle cellule di grasso grazie all’implosione delle bolle prodotte. Per conoscere più da vicino questa particolare metodica, ci siamo rivolti all’equipe degli studi medici Skin Laser Clinic di Pescara, specializzata in trattamenti medicoestetici e di laserchirurgia, composta dal dr Domenico D’Angelo, dal dr Enrico Follador e dal dr Fabio Marini. In che cosa consiste la cavitazione? “La cavitazione ultrasonica” è una metodica clinica basata su un processo fisico e, più in particolare, sulla proprietà degli ultrasuoni a bassa frequenza di produrre micro bolle di vuoto e vapore a forma di cono rovesciato che si localizzano a livello delle cellule adipose presenti nel sottocute. Esplodendo, queste piccolissime bolle provocano la rottura delle cellule adipose, e quindi sciolgono il tessuto grasso in maniera rapida e indolore. Sono molte le apparecchiature oggi in commercio che permettono di utilizzare questo genere di metodica; nel nostro centro utilizziamo il sistema Lixifat, strumentazione di ultimissima generazione che assicura degli ottimi risultati in modo assolutamente non invasivo e totalmente indolore. Il paziente percepisce infatti solo la pressione del manipolo d’acciaio che diffonde gli ultrasuoni, oltre alla preliminare iniezione di Dossier Medicina 44

una soluzione fluidificante. Al termine del trattamento si procede poi con un massaggio drenante manuale o per mezzo di un ulteriore apparecchiatura”. Quali effetti produce? “Gli effetti prodotti dalla cavitazione sono molteplici e tutti finalizzati al miglioramento estetico e funzionale della silhouette del paziente. Innanzitutto è ben evidente fin da subito una massiccia azione lipoclasica (disgregazione del tessuto adiposo) e un progressivo rimodellamento del profilo corporeo oltre alla riduzione della consistenza del grasso stesso. A tutto ciò si aggiungono una considerevole modificazione dell’aspetto a buccia d’arancia, con l’eliminazione dei classici fibro-noduli della cellulite, una migliore ossigenazione e rivascolarizzazione del sottocute con una conseguente riattivazione della circolazione periferica distrettuale e di drenaggio dei liquidi di ristagno. E, non ultimo, un miglioramento del tono e dell’elasticità del tessuto cutaneo”. Può essere utilizzata su tutti i tipi di pazienti? “Le controindicazioni al trattamento sono assai ridotte. È comunque altamente sconsigliato utilizzare queste metodiche su soggetti cardiopatici o affetti da patologie vascolari attive, in pazienti portatori di pace-maker o affetti da trombosi e/o tromboflebiti e in tutti coloro che soffrono di gravi dismetabolismi dei grassi e che sono sottoposti a terapie anticoagulanti. Le stesse controindicazioni si possono avere in pazienti trapiantati, donne in stato di gravidanza e in portatori di grandi protesi metalliche”. In cosa consiste quindi il trattamento? “Innanzitutto, la zona di adiposità in eccesso viene misurata in spessore mediante un rilevamento ecografico e successivamente delimitata con una matita dermografica. Quindi vengono accuratamente disinfettate le aree da trattare e si procede con l’infiltrazione pressoché indolore di una soluzione fluidificante sterile. Dopo aver cosparso la zona trattata con un gel conduttore, Dossier Medicina 45


medicina estetica si applica, quindi, la sonda a emissione di ultrasuoni sulla cute della zona infiltrata. L’efficacia della metodica viene infine confermata a ciclo completato con un riscontro ecografico”. E’ anche possibile effettuare il solo trattamento “cavitazionale ultrasonico” senza iniezione nei casi di adiposità di piccole dimensioni e che all’ecografia preliminare sembrano ben riducibili di volume.

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LA CUTE:

non trascuriamola

Qual è l’impegno richiesto ai pazienti? È necessario ad esempio il ricovero ospedaliero? “Il trattamento viene effettuato in regime ambulatoriale”. Il paziente rimane vigile e cosciente per tutto il trattamento. La durata di una singola seduta è di norma compresa tra i 30 e i 40 minuti. Tipicamente si richiedono da quattro a sette applicazioni, con un intervallo tra l’una e l’altra di circa 10 giorni. Se è necessario, e se il paziente è in soprappeso è opportuno in certi casi modificare l’apporto calorico giornaliero. E per un efficace mantenimento dei risultati sarà poi sufficiente sottoporsi a una o due sedute ogni 4-6 mesi”. Quali consigli vi sentite di dare alle nostre lettrici? “Sicuramente di affidarsi sempre a del personale medico specializzato, soprattutto perché questo genere di macchinari richiede una preparazione molto accurata per il loro utilizzo e un costante aggiornamento. In più è consigliabile affiancare a questi trattamenti sempre una dieta adeguata e dell’esercizio fisico”.

E

Ma siamo sicuri di averne davvero cura? Eppure, oltre a essere il rivestimento esterno del corpo è anche il nostro “biglietto da visita” nella normale vita di relazione. Stiamo parlando della pelle, di quell’importantissimo organo di cui non ci accorgiamo quasi della sua esistenza se non quando ci specchiamo o, peggio ancora, quando insorgono dei problemi. a cura di Roberto Bonin

proprio la sua particolare posizione, a metà strada tra l’organismo e il mondo esterno, la rende assai vulnerabile ed esposta all’attacco di numerose minacce provenienti sia dall’esterno sia dall’interno del nostro corpo. Tra i suoi peggior nemici, quindi, non compaiono solo agenti fisici e chimici come caldo, freddo, umidità, inquinamento, raggi solari o sostanze tossiche, ma anche – e soprattutto – anomalie genetiche, vita sedentaria, cattiva alimentazione, patologie sistemiche e invecchiamento.

Escluse le patologie specifiche della cute, pertinenza della clinica dermatologica, in suo aiuto viene la moderna medicina estetica che, grazie a un approfondito studio della fisiologia e della funzionalità dell’intero organismo, nonché dei comportamenti e delle abitudini alimentari, motorie e cosmetiche dei pazienti, è in grado di apportare i giusti trattamenti per la correzione di eventuali inestetismi. Molte sono le tecniche per risolvere le principali problematiche come, ad esempio, le macchie cutanee o le teleangectasie, a iniziare dal peeling o dalla luce pulsata. Si tratta di moderne metodiche che utilizzano sostanze chimiche e agenti fisici al fine di ridare alla pelle il giusto grado di consistenza, colorazione ed elasticità, tipici dei soggetti in giovane età. Più in particolare, per peeling si intende un trattamento in grado di rimuovere la pelle nel suo spessore, accelerando la normale esfoliazione degli strati più superficiali, mentre con il metodo della luce pulsata ad alta intensità è possibile agire direttamente sui pori cutanei o sui bulbi piliferi senza il rischio di intaccare o ledere le strutture circostanti. Abbiamo chiesto al Dottor Giuseppe Franco Della Pelle, specialista in medicina estetica presso il Centro di Terapia Fisica Medica di San Salvo (Chieti), di spiegarci in cosa consistono questi tipi di trattamenti e quali corretti stili di vita sarebbe meglio adottare per preservare la salute della nostra pelle. Quali tecniche è possibile utilizzare per eliminare, o per lo meno ridurre, gli inestetismi dovuti all’invecchiamento? “I processi che portano all’invecchiamento cutaneo hanno origine a livello del derma, ossia la zona più profonda della pelle; e, quindi, eventuali interventi preventivi o terapeutici devono necessariamente agire a questo livello. La biostimolazione cutanea, la cui

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Dr. Franco Della Pelle


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Quali benefici reali è possibile avere da questi trattamenti e in quale misura? “Trattare gli inestetismi cutanei è oggi possibile e i benefici sono notevoli. Stimolare il derma, comporta un aumento della vascolarizzazione del tessuto e un aumento di tutti i processi riparativi e metabolici tendenti a contrastare l’azione dei radicali liberi che causano l’invecchiamento. Con questi trattamenti si riesce a migliorare la testure cutanea, la profondità delle rughe, il turgore e la luminosità delle pelle, oltre ad eliminare le macchie e i capillari visibili e ridurre le eventuali cicatrici presenti”. Trattamento Laser

finalità è di provocare la rigenerazione del derma, permette di ottenere maggior tonicità, elasticità e turgore del tessuto. Ciò può essere ottenuto con alcune sedute di particolari peeling, con infiltrazioni di sostanze rivitalizzanti, con l’impiego della luce pulsata, della radiofrequenza, o del laser”. Può spiegare in cosa consiste la tecnica del peeling e come viene effettuata nei più moderni ambulatori medici? “Il peeling viene effettuato mediante l’applicazione sulla cute di sostanze chimiche che inducono l’eliminazione degli strati superficiali della pelle; in sintesi, può essere considerata come una forma accelerata di esfoliazione. A seconda del tipo di peeling applicato viene interessato lo strato corneo, l’epidermide o il derma. Maggiore è la profondità raggiunta, maggiori sono i risultati. Alcuni giorni prima dell’intervento terapeutico sui procede con un trattamento domiciliare per preparare la pelle e favorire una penetrazione uniforme della sostanza chimica. In ambulatorio il medico dapprima deterge la cute rimuovendo il grasso superficiale, poi applica la sostanza chimica che, in base alla sua concentrazione e al numero di passaggi, determina il grado di esfoliazione desiderata. A questo punto, si procede all’eventuale neutralizzazione del prodotto e all’utilizzo di sostanze lenitive e idratanti. Assai importante è il comportamento del paziente nel periodo post-trattamento; Dossier Medicina 48

appunto per questo motivo il medico deve essere il più chiaro e preciso possibile nelle spiegazioni”. E per quanto riguarda la luce pulsata? “Il ringiovanimento cutaneo che si ottiene con questa metodica è entusiasmante, perché agisce eliminando le macchie e i capillari, nonché la stimolazione alla formazione di nuove fibre elastiche e collagene con una visibile diminuzione della microrugosità cutanea. Anche le cicatrici ipertrofiche e iperemiche hanno indicazione al trattamento con luce pulsata poiché si ottiene il loro schiarimento, ammorbidimento e appiattimento. La luce pulsata è in grado di ottenere, inoltre, ottimi risultati nel campo della depilazione riuscendo ad agire, a differenza dei classici laser, anche sulla peluria più sottile e chiara”. Si tratta di trattamenti invasivi o non comportano alcuna problematica per il paziente? “Non sono assolutamente trattamenti invasivi. È però importante informare il paziente sui possibili effetti collaterali che, in genere, sono del tutto regredibili. Nel caso della luce pulsata non è necessario adottare alcun tipo di precauzione se non, a volte, l’applicazione di impacchi freschi al fine di ridurre l’edema e l’eritema residuo, nonché la sensazione di bruciore. É raccomandabile, inoltre, non esporsi al sole nei 1530 giorni successivi al trattamento per evitare il rischio di iperpigmentazioni residue, nonché l’uso di schermi solari a base di ossido di zinco e biossido di titanio”.

Queste tecniche possono essere utilizzate anche in ambito non estetico, magari per la cura di malattie dermatologiche? “Il peeling all’acido piruvico o con la soluzione di Jessner (acido lattico + acido salicilico + resorcinolo) risolvono le manifestazioni cutanee acneiche, mentre gli esiti cicatriziali possono essere trattati con soddisfazione con un peeling al TCA (acido tricloroacetico). Ottimi risultati si hanno nelle follicoliti, grazie all’utilizzo della luce pulsata, così come negli angiomi cutanei con il trattamento con il laser. Questi sono solo alcuni esempi dell’utilizzo di queste metodiche nella moderna dermatologia”. Esistono degli stili di vita che possono in qualche modo rallentare la comparsa dei segni del tempo sulla pelle? Quali consigli può dare in questo senso ai nostri lettori? “Oltre ai fattori determinati geneticamente che incidono sul nostro invecchiamento, ci sono una lunga serie di fattori dipendenti da cause esterne, su cui è possibile intervenire: ambiente, esposizione solare, fumo, alimentazione, stile di vita quotidiano, variazioni ormonali, stress e abitudini cosmetologiche. Per proteggere la nostra pelle, come qualsiasi altro organo del corpo, è opportuno mantenere uno stile di vita corretto, in cui un’attività fisica costante e una corretta alimentazione siano delle priorità. Una sana dieta mediterranea, con l’assunzione di cinque porzioni tra verdura e frutta, sicuramente protegge la nostra pelle dagli assalti dei radicali liberi. Se ciò non fosse possibile è bene ricorrere a integratori. E poi necessario ricordare che il fumo è un vasocostrittore e può rovinare il microcircolo cutaneo analogamente ad altre sostanze tossiche che venDossier Medicina 49

gono immesse nel nostro corpo. È anche consigliabile proteggersi con creme con filtri solari anche d’inverno e utilizzare periodicamente detergenti e creme specifiche consigliate dal medico di base”. Ogni quanto tempo è preferibile sottoporsi a un accurato controllo dermatologico e a cosa bisogna porre particolare attenzione? “Vale la pena controllarsi almeno una volta all’anno. Assai importante è sottoporsi al check-up cutaneo con cui il medico può consigliare un programma preventivo (correzioni dietologiche, correzioni stili di vita errati, indicazioni cosmetologiche) e un programma terapeutico correttivo degli inestetismi (rivitalizzanti , fillers, peeling, tossina botulinica, laser, luce pulsata, ecc.)”

Poliambulatorio medicina specialistica e fisiokinesiterapia Cardiologia Chirurgia generale Chirurgia plastica Dermatologia Ematologia Endocrinologia Fisiatria Gastroenterologia

Malattie respiratorie Medicina del lavoro Medicina interna Neurochirurgia Neurologia Medicina antiaging Psichiatria Dietologia

Direttore Sanitario: Dr. Giuseppe Franco Della Pelle Via Delle Ginestre, 14 - San Salvo (CH) Tel. e Fax: 0873.549816 Web: www.centrotfm.it E-mail: info@centrotfm.it

Se vuoi saperne di più chiama il numero verde o visita il sito www.dossiermedicina.it


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medicina estetica rurghi mondiali che si occupano di calvizie, e partecipato ai più importanti congressi di settore. Con la mia equipe ho effettuato più di mille interventi utilizzando la metodica classica, la FUT (follicular unit transplant), che come è ben conosciuto, prevede il prelievo chirurgico di una losanga di cuoio capelluto dalla zona occipitale, il sezionamento di essa in piccole porzioni contenenti da 1 a 3 follicoli e il loro reimpianto nella zona da infoltire.

CAPELLI:

la soluzione definitiva

Per quanto i risultati fossero e sono eccellenti dal punto di vista estetico (si possono trapiantare facilmente fino a 2000 Unità Follicolari in una sessione), la richiesta dei pazienti per una metodica meno invasiva e soprattutto in quei casi che non necessitano di mega-sessioni e per i quali l’esito cicatriziale legato alla metodica FUT è “esagerato” rispetto ai risultati seppur indiscutibili, mi ha fatto avvicinare alla metodica FUE (follicular unit extraction).

La leggenda di Sansone e dei Filistei risale ad alcune migliaia di anni fa, a dimostrazione che anche in quei tempi lontanissimi i capelli erano considerati simbolo di forza e potenza… a cura del Dr. Donato Zizi

Centro Equipe Dermoestetica di Roseto

A

ben pensarci i capelli non servono a niente: non hanno funzioni particolari o di protezione come la pelle, non partecipano alla termoregolazione, ciononostante la perdita della chioma viene percepita come qualcosa di estremamente negativo che a volte porta ad una compromissione del senso di autostima con ripercussioni notevoli a livello sociale e della vita di relazione. La domanda di risolvere la calvizie è diventata sempre più importante negli studi medici che si occupano dell’estetica della persona. Da più di dieci anni mi occupo di tricologia e chirurgia della calvizie; il mio obiettivo principale è quello di dare ai pazienti un risultato che sia il più naturale possibile e anche, e non ultimo, con il minimo disagio nel post-intervento. In questi anni mi sono confrontato con i migliori chi-

Prima

Dossier Medicina 50

Dossier Medicina 51

Questa metodica, nata alla fine degli anni 90, per mezzo di micro-punch (0,8-1,4 mm) manuali, permette l‘estrazione di unità follicolari che reimpiantate come tali donano alla zona ricevente un risultato naturale simile a quelli ottenuti con la metodica classica. Dal punto di vista dei miei pazienti, fermo restando il risultato, la differenza sostanziale fra la FUT e la FUE consiste sicuramente nell’assenza, in quest’ultima, di esiti cicatriziali visibili che quindi determina un postintervento “non invalidante”. Ciononostante i tempi lunghi necessari per l’espianto delle unità follicolari con i punch manuali ha sempre limitato il mio proponimento di questa metodica, se non in casi che chiedevano una mini sessione, prediligendo la classica FUT anche per interventi di solo 800-1000 innesti. Chiaramente e fortunatamente, la tecnologia è in continua evoluzione e la collaborazione delle “menti” mediche con quelle aziendali ha permesso di “automatizzare” la metodica FUE rendendola più veloce (nei tempi necessari di espianto) - e mantenendo la sua caratteristica principale di non essere invasiva (assenza di cicatrici visibili e post-op non disagevole) - con un’apparecchiatura presentata (dopo anni di sperimentazione e affinamento) nell’ultimo congresso mondiale di chirurgia della calvizie.

Dopo una seduta da 1400 unità follicolari


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Dr. Zizi e il suo stuff Prima

La stessa apparecchiatura permette, inoltre anche l’automatizzazione dell’impianto delle FU che per mezzo di un manipolo costruito per l’occorrenza vengono “sparate” direttamente nella sede d’impianto. Questa apparecchiatura, chiamata Punch Hair Matic, mi ha incuriosito, e la mia curiosità mmi ha portato ad avvicinarmi e a utilizzarla. La tecnologia proposta, denomina l’automatizzazione dell’autotrapianto di capelli come Automated TransFER (estrazione e impianto automatizzato delle unità follicolari) proprio per distinguere l’applicazione della FUE tradizionale rispetto a questa effettuabile per mezzo dell’apparecchiatura Punch Hair Matic. Inizialmente a farcela conoscere e apprezzare è stato il dott. Ives Crassas di Lione, riconosciuto esperto di questa tecnica, che ha iniziato me e il mio staff alla metodica permettendoci di proporla ed effettuarla sui nostri pazienti con un riscontro estremamente positivo.

Dopo il trapianto di 1800 unità follicolari

necessità, un’alternativa veloce e sicura mantenendo standard qualitativi e quantitativi eccellenti e sempre risultati naturali.

ALCUNI SUGGERIMENTI AL PAZIENTE CON PROBLEMI DI CAPELLI Affidarsi a professionisti. Chiedere in merito ai titoli di studio conseguiti, l’esperienza maturata, la casistica, la possibilità di parlare con altri pazienti precedentemente trattati. Diffidare dalle facili promesse. Attualmente non esistono sostanze, trattamenti, metodiche che possono far “ricrescere” i capelli. In campo Tricologico la uniche certezze sono:

A distanza di un certo periodo di mesi noi abbiamo potuto apprezzare l’effettiva “velocizzazione” dei tempi di espianto (le unità follicolari vengono automaticamente raccolte in un contenitore e sono già pronte per l’impianto), la possibilità di scegliere il diametro del punch (da 0,8 a 1,4mm) da utilizzare ci permette poi di poter espiantare le unità follicolari mono e pluri-bulbari a seconda della zona da infoltire, mentre la precisione nell’espianto delle unità follicolari ci assicura di ottenere un grande numero di capelli da reimpiantare, il minimo traumatismo delle stesse FU ci garantisce un’altissima percentuale di “attecchimento”.

Finasteride: è un medicinale che si assume per bocca e che blocca la caduta dei capelli in una percentuale molto elevata di casi.

In ultimo, una considerazione personale ma non meno importante, devo riconoscere la facilità che ho incontrato a imparare a utilizzare una macchina, visto che sono sempre stato abituato ad usare solo le mani.

Avere aspettative realistiche; con un intervento di Autotrapianto si possono avere risultati eccellenti, con miglioramenti estetici a volte spettacolari ma non si potrà riavere una densità da adolescente. Con un singolo intervento si possono trapiantare fino a 30-35 capelli per cm2.

Concludendo, questa tecnologia innovativa non ha completamente cambiato il nostro modo di operare ma ci permette di proporre, liberamente e senza limiti, a tutti i pazienti, per scelta o per Dossier Medicina 52

Minoxidil: è un medicinale che si applica localmente, anch’esso molto efficace nel rallentare la caduta dei capelli. Autotrapianto: l’unica metodica che permette di riavere “nuovi capelli” in zone ove erano stati definitivamente persi.

Conoscere lo stato dell’arte per poter giudicare il prezzo. Attualmente un equipe di buon livello, con una singola sessione, è in grado di trapiantare circa 1500-1800

innesti con la tecnica strip e fino a 1000 innesti con la tecnica FUE. Mediamente il costo di un intervento di questo tipo è di 5-6 mila Euro. Se qualcuno chiede di più deve essere in grado di motivare la propria richiesta, allo stesso modo c’è da insospettirsi se, considerate le spese che un autotrapianto comporta, dovesse costare molto di meno.

ALCUNE NOZIONI E LUOGHI COMUNI Portare i capelli corti aiuta a tenerli sani Falso. Il taglio non influenza minimamente la salute dei capelli

“Non capita mai due volte l’occasione di dare una prima impressione” Mc Kenna

E’ dannoso fare lo shampoo tutti i giorni Falso. In alcuni casi fare lo shampoo tutti i giorni è assolutamente necessario, per esempio in una persona che soffre di dermatite seborroica. Nelle donne una causa molto frequente di alopecia è la carenza di ferro nel sangue. Vero. La carenza di ferro puo causare un progressivo indebolimento dei follicoli, con progressiva miniaturizzazione dei capelli fino alla loro definitiva caduta. La carenza di ferro è molto più comune nelle donne, soprattutto a causa del ciclo mestruale e delle gravidanze. Alcune procedure come lo stiraggio, la permanente possono causare perdita di capelli. Falso. Tali procedure possono provocare notevoli danni a livello del fusto del capello con notevole peggioramento estetico degli stessi, che possono sfibrarsi e spezzarsi con estrema facilità ma non vi sono effetti dannosi a livello della Papilla dermica e della Matrice, le vere parti vitali del follicolo. L’impianto di capelli artificiali puo dar luogo a rigetto Vero. L’Italia è uno dei pochi paesi in cui ancora si possono trapiantare capelli artificiali che, essendo costituiti di materiale estraneo all’organismo, possono provocare reazioni immunitarie con fenomeni di rigetto. Questo non succede mai nell’Autotrapianto. Dossier Medicina 53

Via Statale Adriatica Sud “Zona Palazzetto” Roseto degli Abruzzi 64026 (Te) Tel e Fax: 085.8943217 www.equipedermoestetica.it info@equipedermoestetica.it


farmacologia

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FARMACISTI PER PASSIONE

Il Dr. Simoncelli e il suo stuff

Vi ricordate i tempi passati, quando le persone più importanti dei paesi della nostra bella Italia erano il sindaco, il parroco, il maresciallo dei Carabinieri e il dottore? Ebbene, accanto a queste personalità non poteva mancarne una quinta: il farmacista. a cura di Roberto Bonin

C

onsiderato da sempre come il custode di antiche arti magiche tramandategli dagli speziali del Medio Evo, la gente comune gli ha sempre riservato rispetto e ammirazione. Al giorno d’oggi non è più così: purtroppo, sempre più spesso la figura del farmacista viene paragonata a quella di un semplice commesso di negozio, il cui operato è strettamente limitato al porgere al cliente i farmaci prescritti da medici di base e specialisti. Ma la verità è ben altra. Il lavoro del farmacista è carico di numerose responsabilità, sia verso i pazienti sia verso il Sistema Sanitario Nazionale, ed è frutto di anni e anni di approfonditi studi. Studi che hanno richiesto numerosi sacrifici e il massimo impegno in prima persona in favore della salute collettiva.

Scopriamo insieme i segreti di questa vera e propria “arte” insieme al dottor Simoncelli, farmacista di Pescara che vanta una lunghissima esperienza in questo settore. La figura del farmacista è sempre stata circondata da un alone di mistero e curiosità, segno di un vecchio retaggio che lo vede diretto discendente di alchimisti e speziali. Dossier Medicina 54

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Qual è in realtà la professione del farmacista oggi? Soprattutto in un’epoca in cui le macchine hanno preso il posto degli alambicchi e dei mortai e le industrie hanno sostituito i vecchi laboratori? “Le radici delta nostra professione sono immerse nella storia delta farmacia. Storia che è una delle più vive passioni che mi hanno sempre avvinto; ed è proprio per questo che amo circondarmi di libri e oggetti d’antiquariato inerenti quest’arte antica, sempre per sprofondare tra le radici e i misteri affascinanti, magici e non, della tradizione. Magia, alchimia o ricerca della pietra filosofale ancor oggi riempiono l’immaginario collettivo di curiosità e misteri. Misteri solo per altri... Se pensiamo che la figura del farmacista era già presente presso le antiche civiltà del Mediterraneo e che, già nell’antica Grecia, aveva ben chiare le proprietà di moltissime delle piante officinali utilizzate oggi e che aveva già compreso la legge fondamentale dell’Omeopatia: “ similia similibus curantur” (“dosi piccole stimolano e dosi grandi deprimono”), ci si rende facilmente conto che l’evoluzione e stata notevole, ma che i principi fondamentali sono eternamente validi e, comunque, il desiderio di salute è una delle molle fondamentali dell’esistenza umana. Come si vede tradizione e modernità sono perfettamente inscindibili perche l’uso di sostanze antiche, quali gli estratti secchi o fluidi di principi attivi vegetali, si associa alle tecnologie di macchine moderne e sofisticate, come ad esempio turbo-emulsori che permettono di ottenere creme, pomate, unguenti, emulsioni, fluidi o quant’altro di tipo dermatologico o cosmetico agli stessi livelli dei preparati industriali”.


farmacologia Purtroppo a volte la figura del farmacista viene offuscata da quella del medico e paragonato quasi a un semplice commesso di negozio. Tutti ben sappiamo che non è affatto così e, anzi, la professione del farmacista comporta grandi sacrifici e studi impegnativi.

do tutti i prodotti in basso perche il fine ultimo resta sempre quello: “vendere a meno, ma vendere tanto”. Può essere questa la giusta filosofia della salute, o non invece: “fai l’essenziale per ottenere il miglior risultato nell’interesse del paziente.”? Una volta per tutte, va chiarito l’equivoco se la farmacia sia o meno un punto importante delta Sanità Pubblica o se sia uno degli ulteriori settori da aggiungere, al fine di ottenere la distribuzione universale attraverso le Multinazionali o la Grande Distribuzione Organizzata che hanno come unico interesse il profitto fine a se stesso”.

Quale carico di responsabilità, sia civile sia morale, è chiamato a sostenere un moderno farmacista? “Nella storia dell’uomo la medicina e la farmacia sono state da sempre unite e intrecciate e, contrariamente a quanto si pensi, non sono affatto in conflitto tra loro. L’importante è rispettare i reciproci ruoli. La collaborazione in armonia è sempre stato il nostro fine ultimo e lo ritengo perfettamente riuscito: tanto è vero che i migliori amici li conservo proprio tra i medici con i quali ho avuto in passato rapporti di lavoro.

La vostra famiglia è da molto tempo legata alla scienza farmacologica. Siete ormai giunti alla terza generazione. Qual è lo spirito che vi lega a questa affascinante professione, da molti intesa come una vera e propria arte? “Siamo una famiglia di farmacisti. Perché io abbia scelto questa strada, francamente non saprei. Forse un DNA nascosto. Non abbiamo mai avuto in famiglia questo tipo di tradizione, che era presente solo in un ramo collaterale. Oggi ho due figli farmacisti, una femmina e un maschio: farmacisti per passione e non per imposizione. Entrambi, come me, sono titolari di farmacia: una a Pescara e l’altro a Sulmona, in provincia de L’Aquila. Per raggiungere l’attuale posizione ho percorso il tragitto classico: prima dipendente, poi direttore e, infine, titolare. Ma quello che più ha fatto la differenza è stata la passione per la propria attività. La professione di farmacista richiede due attenzioni particolari: innanzi tutto, l’attenzione agli altri, perché chi viene in farmacia ha dei problemi e richiede partecipazione e interesse per poter intervenire con la nostra professionalità, che deve essere sempre la più informata e partecipata possibile. L’altra attenzione deve essere data all’imprenditorialità che deve essere focalizzata sia alle rapide evoluzioni sia alle storiche radici della nostra professione”.

L’attività di farmacista comporta molte e pesanti responsabilità, da quella di garantire la sicurezza del farmaco a quella dell’attenzione all’uso corretto; dal monitoraggio del consumo al fine di fornire utili dati al Sistema Sanitario Nazionale, agli screening di massa per la prevenzione di patologie latenti; dalla preparazione del farmaco su ricettazione per particolari forme farmaceutiche, a quelle per dosi particolari per un più preciso e personalizzato dosaggio terapeutico. Quest’ultima è forse la cosa the piùi incuriosisce gli estranei al nostro mondo. Ma posso garantire che gli standard di qualità delle preparazioni magistrali in farmacia sono ottime e assolutamente in linea con le Norme di Buona Preparazione, stabilite a livello europeo e internazionale”. La figura dell’antico speziale ha molti lati “romantici”. Persino Shakespeare la inserisce nel suo capolavoro di drammaturgia “Romeo e Giulietta”. Cosa non esiste più di quella figura e cosa ci vorrebbe di quella figura al giorno d’oggi? “La figura del farmacista conserva ancora un poco di quel romanticismo di cui molti autori del passato hanno trattato e resta in noi attraverso l’immagine di quelle antiche farmacie in legno e con i vasi i ceramica o in vetro istoriato che sono sopravvissute fino ai giorni nostri. Sarebbe oltremodo opportuno che si facesse di tutto per conservarle: esse sono un pezzo di storia, ed è per questo che la farmacia non può essere stravolta e trasformata in una bottega qualsiasi”.

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Il Dr. Simoncelli

Operatore da banco in una farmacia o ricercatore e operatore di laboratorio in una casa farmaceutica? Quali sono i pro e i contro dei due diversi modi di affrontare la professione? “Oggi le strade per i farmacisti sono diverse: quella verso l’industria farmaceutica, la rappresentanza di Aziende e l’insegnamento sia a livello universitario che in Istituti Superiori. Io ho scelto quella tradizionale, quella a contatto con il pubblico. Forse sono un animale sociale”. Il Decreto Bersani ha introdotto il commercio dei farmaci all’interno degli ipermercati. Qual è il suo pensiero in merito? “La globalizzazione tende ad accentrare tutto, livellanDossier Medicina 56

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Cosa le manca del passato, cosa apprezza del presente e cosa vorrebbe trovare nel futuro di questa professione? “Del passato mi manta la gioventù, ma senza rimpianti. Ho avuto molto e non mi posso lamentare. Del presente apprezzo di essere riuscito a conservare la fiducia delle persone che continuano a cercarmi, anche se oggi sono meno presente di ieri. Nel futuro vorrei che la farmacia possa continuare a vivere in mezzo alla gente e con la gente, come ha sempre fatto e, come sono sicuro, continuerà a fare”. Quali consigli si sentirebbe di dire a un giovane che vuole intraprendere la carriera del farmacista? E quali atteggiamenti sarebbe utile adottare per fare carriera? “Seguire attentamente le innovazioni e un costante aggiornamento sono la base per non scadere di professionalità; ed è questo il consiglio, unitamente all’amore per l’Arte, che mi sentirei di dare a chi volesse intraprendere questa strada. Spesso ci si sente dire cosa fare per far carriera: la carriera, come comunemente la si intende, non è cosa per noi, e la vera soddisfazione risiede nel consenso della propria stimata clientela. Questa non ti tradisce se nel tempo si è instaurato quel feeling che le fa dire: II mio Farmacista”. Dr.ssa Elena Simoncelli CORSO VITTORIO EMANUELE II, 314 - Pescara Tel: 085.4295924 Dr. Luca Simoncelli Farmacia Dr. Luca Simoncelli PIAZZA CAPOGRASSI GIUSEPPE, 10 - Sulmona Tel: 0864.51769 65026 Popoli (PE) - 164, CORSO GRAMSCI Tel: 085 98365 -Email:speziale8@virgilio.it


psicologia

AIUTO MI MANCA L’ARIA E HO PAURA DI DIMENTICARE COME SI RESPIRA L’ansia e i disturbi d’an sia L’agguato veglia nella cieca notte i passi. L’anima ha sulla bocca un urlo: sofferenza del corpo. Tito Lucrezio Caro a cura della Dott.ssa Elisabetta Bascelli

Che cos’è l’ansia? Il termine ansia deriva dal latino anxia che a sua volta risale al verbo angere - stringere, soffocare. Non è affatto facile definire l’ansia. Il problema è che il termine raramente è stato usato in modo univoco. In generale, indica un complesso di reazioni emotive che si manifestano in seguito a uno stimolo che avvia aspettative negative. L’ansia aumenta quando la persona valuta il pericolo come imminente e grave, mentre diminuisce quando il soggetto sente di poter gestire la situazione. Tale emozione è considerata una reazione adeguata se innescata da un pericolo reale e se scompare quando il pericolo viene a cessare, stimola il soggetto ad agire, anche se, oltre un certo limite, può determinare un’interferenza sulle capacità dell’individuo di affrontare la situazione. La figura 1 mostra il rapporto tra ansia e prestazione. Ad un livello minimo di ansia la prestazione è praticamente nulla; con l’aumentare dell’ansia migliora la qualità della prestazione fino ad un livello ottimale, superato il quale l’ansia influenza negativamente la performance. L’ulteriore aumento dell’ansia comporta effetti negativi sulla prestazione che decresce

progressivamente fino al punto di massima ansia che corrisponde all’impossibilità di ogni prestazione, alla paralisi. In particolare, l’ansia poggia le sue basi su un meccanismo fisiologico chiamato attacco-fuga che è il nostro programma genetico di comportamento quando ci troviamo di fronte ad un pericolo. In queste circostanze, il cuore accelera la sua attività, fornendo più sangue al cervello e ai muscoli; la respirazione diventa più rapida e profonda, procurando più ossigeno a tutto il corpo; la sudorazione aumenta, rinfrescando il corpo e rendendolo scivoloso e quindi più difficile da afferrare; molti muscoli si tendono con forza, preparandosi a un’azione rapida e vigorosa; diventiamo estremamente vigili e attenti. In altre parole, mettiamo in atto una serie di modificazioni fisiche che sono funzionali ad affrontare la minaccia o tramite l’eliminazione diretta del pericolo (attacco) o tramite l’allontanamento (fuga). Questo programma fisiologico è simile a tanti altri come il meccanismo di suzione del neonato o lo stimolo della fame, il comportamento di protezione e difesa dei figli, il comportamento sessuale. Tutte queste sono delle risposte automatiche, programmate geneticamente, che si attivano nelle rispettive circostanze appropriate. Entro certi limiti, quindi, l’ansia è necessaria, in quanto ha un’importante funzione adattativa: se siamo di fronte ad un pericolo, a una minaccia o ad un’emergenza ci prepara ad un’attività intensa di “attacco” o di “fuga”.

Rapporto tra ansia e prestazione

Se l’ansia è una risposta di tipo adattivo quand’è che diventa patologica, cioè in quali casi compromette la capacità e l’efficienza funzionale di un individuo?

Figura 1

Le reazioni d’ansia non si scatenano soltanto quando la situazione minacciosa mette a repentaglio la nostra incolumità fisica, ma anche in una gran quantità di situazioni in cui la fonte di pericolo non può essere affrontata adeguatamente con un attacco o con una fuga. Si pensi, ad esempio, a un esame o a una prestazione pubblica in campo scolastico, sportivo o lavorativo oppure alla conversazione con una persona di status molto elevato. Tutti questi casi non comportano un rischio che possa essere affrontato adeguatamente aggredendo o fuggendo, in quanto il nostro obiettivo non è salvare la vita. In ognuna di queste situazioni, invece, per raggiungere determinati obiettivi dobbiamo usare una serie di raffinate e complesse abilità cognitive, emotive, sociali e comunicative che vengono ostacolate quando l’ansia è eccessiva. Infatti, se è necessario poter ricordare bene un discorso già preparato, se è auspicabile poter contare sulla propria capacità di scegliere il modo migliore per esprimersi,

(legge di Yerkes-Dodson, 1908)

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psicologia il fatto che la nostra mente sia concentrata soltanto sul pericolo e sulle peggiori conseguenze dei nostri eventuali errori non ci aiuta affatto. Benché l’ansia sia parte della natura umana e benché tutti provino ansia in varie circostanze della vita, una certa dose di ansia accompagna ogni esperienza nuova, per alcune persone questa emozione può diventare un problema, ostacolando il raggiungimento degli obiettivi personali. La reazione d’ansia diventa disfunzionale, cioè patologica quando il livello d’intensità raggiunto dall’individuo non è proporzionato all’entità della situazione minacciosa e quando non esiste più un reale pericolo. In queste circostanze, l’ansia non è più un meccanismo di sopravvivenza, ma una reazione inappropriata a situazioni che non richiedono l’attivazione del meccanismo attacco-fuga. Si assiste a un’attivazione emotiva che è eccessiva per quanto riguarda la frequenza con cui si verifica, l’intensità con cui si manifesta e la durata.

siderare l’ansia un fenomeno multidimensionale con componenti fisiologiche, comportamentali e cognitive. La tabella 1 mostra alcuni dei sintomi fisiologici associati all’ansia, in genere essi sono la risultante di un aumento dell’attività del sistema nervoso autonomo. Sintomi fisiologici associati all’ansia (Beck, Emery e Greenberg, 1985)

SISTEMA CARDIOVASCOLARE

Palpitazioni Aumento del ritmo cardiaco Aumento della pressione sanguigna SISTEMA RESPIRATORIO

Difficoltà respiratoria Pressione al torace Nodo alla gola SISTEMA NEUROMUSCOLARE

Tremori Rigidità Spasmi SISTEMA GASTROINTESTINALE

Che differenza c’è tra ansia, paura, fobia e panico? Termini correlati all’ansia, usati spesso in modo interscambiabile, sono quelli di paura, fobia e panico. In realtà è opportuno distinguerli. Tradizionalmente, l’ansia è stata differenziata dalla paura in base all’obiettività del pericolo (Grieger e Boyd, 1983): se esiste qualcosa la cui pericolosità è obiettivamente dimostrata, la reazione emotiva viene chiamata paura; se invece l’oggetto o la situazione non sono obiettivamente pericolosi, la reazione viene definita ansia. Altri studiosi precisano che nella paura ciò che spaventa e minaccia è esterno, reale e identificabile, lo stato d’animo che ne deriva è internamente attribuibile all’entità della minaccia esterna; nell’ansia, invece, non c’è una causa identificabile esternamente, non c’è un contenuto minaccioso reale (“All’inizio avevo paura di qualcosa, ma ora non sono più assolutamente consapevole di questo qualcosa. Non so perché ho l’ansia. Ce l’ho e basta”). Secondo i modelli cognitivi, la paura è un processo cognitivo che valuta uno stimolo come minaccioso, l’ansia è una reazione emotiva. “…la paura rappresenta una certa predisposizione a percepire un insieme specifico di condizioni…come una minaccia e a reagire con ansia quando ci si viene a trovare in tali condizioni. La paura è la coscienza del pericolo; l’ansia è lo stato d’animo spiacevole e la reazione fisiologica che si producono quando la paura viene stimolata…la paura è un’idea orientata verso il futuro e che riguarda la possibilità di un danno personale. L’ansia è un’emozione spiacevole” (Beck, 1988). Per fobia si intende, invece, una paura sproporzionata rispetto alla realtà della situazione, che trascende le capacità di controllo volontario dell’individuo e conduce all’evitamento sistematico della situazione temuta, comportando un certo grado di disadattamento per il soggetto. Infine, il termine panico è definito come una paura improvvisa, intensa e opprimente accompagnata da tentativi frenetici di garantirsi la sicurezza. Denota la comparsa improvvisa di un senso di terrore acuto, caratterizzato da sintomi di natura fisiologica, cognitiva e motoria di elevata intensità. E’ più temporalmente delimitabile dell’ansia e ha spesso la caratteristica della crisi nel senso di un’insorgenza rapida ed improvvisa (Borgo, della Giusta e Sibilia, 2001). Come si manifesta l’ansia? Esiste unanime accordo tra ricercatori e clinici nel conDossier Medicina 59

Dolore addominale Colite spastica Vomito TRATTO URINARIO

Poliuria PELLE

Sudorazione localizzata nella regione palmare Momenti di caldo e freddo Prurito Tabella 1

Il manifestarsi dei sintomi fisiologici può suggerire la presenza d’ansia, sebbene essi non siano indici esclusivi di uno stato d’ansia. Il rapporto tra ansia e sintomi fisiologici va esaminato considerando i dati che possono indicare un rapporto di causa-effetto ed eventualmente ipotizzando anche altre possibili spiegazioni. Inoltre, è bene ricordare che l’ansia ha rilevanza clinica in base ai parametri di frequenza, intensità e durata. La tabella 2 mostra alcuni dei sintomi comportamentali dell’ansia. Sintomi comportamentali associati all’ansia (Beck et al., 1985)

Immobilità del tono muscolare Fuga Evitamento Iperventilazione Tabella 2

La tabella 3 mostra alcuni dei sintomi cognitivi dell’ansia. Sintomi cognitivi associati all’ansia

(Beck et al., 1985)

Sintomi sensoriali percettivi

mente confusa, senso di irrealtà, ipervigilanza

Difficoltà di pensiero

amnesia, difficoltà di concentrazione, distraibilità

Sintomi concettuali

paura di perdere il controllo, di non saper fronteggiare le situazioni, paura di valutazioni negative

Tabella 3

Perché soffro d’ansia? Non esiste un’unica teoria o un singolo modello riguardo ai disturbi d’ansia, esistono diverse formulazioni teoriche che cercano di spiegare questi complessi disturbi. In ogni caso, si possono distinguere tre principali modelli di lettura del fenomeno dell’ansia che, pur


psicologia za di un pericolo oggettivabile, in quanto l’insorgenza dell’ansia è costituita dalla difficoltà di attribuire un significato all’esperienza che sta vivendo. Ho un disturbo d’ansia: c’è qualcosa da fare?

essendo concettualmente diversi tra loro, non sono necessariamente in contrapposizione, anzi possono integrarsi offrendo una visione unitaria della problematica in esame. Modello cognitivo-comportamentale. L’ansia dipende da strutture e processi di pensiero specifici, derivati da esperienze di apprendimento di risposte di fuga o paura davanti a stimoli neutri o innocui. Tali vissuti vengono fissati in strutture mnestiche che trovano espressione in convinzioni e aspettative di minaccia, che conducono a un vissuto soggettivo di ansia e che possono essere attivate anche in situazioni dove non esiste un pericolo reale. L’ansia viene, quindi, concepita come un’emozione mediata da strutture e processi di pensiero errati o difettosi e perciò disadattivi, con sintomi somatici e cognitivi caratteristici. Il contenuto di queste strutture cognitive o schemi è connesso in modo specifico a un determinato tipo di disturbo: gli schemi del disturbo d’ansia contengono convinzioni ed assunzioni relative alle tematiche di minaccia che riguardano la sfera personale dell’individuo e le sue capacità di fronteggiamento. Ad esempio, nell’attacco di panico in cui la persona è portata a interpretare erroneamente le proprie sensazioni corporee come segnali di un’imminente disgrazia, predominano la valutazione e le assunzioni circa la natura minacciosa dei sintomi ansiosi e dei segnali corporei (ad es., “Ho il respiro più affannoso, il cuore mi batte troppo…mi sta venendo un attacco di cuore”). Modello cognitivo-evoluzionista. L’ansia dipende da strutture cognitive interne definite internal working models, cioè modelli operativi interni (Moi) che si formano nella relazione d’attaccamento. I Moi riflettono la qualità della relazione vissuta dal bambino nei confronti della figura di accudimento: se questa metterà in atto risposte di rifiuto, di imprevedibilità o di allarme alle richieste del bambino allora il modello interno sarà quello dell’attaccamento insicuro nelle tre forme evitante, ambivalente e disorganizzato. I modelli operativi interni di attaccamento insicuro sono dei gravi fattori di rischio per lo sviluppo di diverse forma d’ansia: di fronte a situazioni difficili, sulla base di questi modelli interni si vengono a creare delle aspettative di inaiutabilità, solitudine o rifiuto, predisponendo la comparsa di probabili risposte d’ansia. Modello cognitivo-costruttivista. L’ansia è altamente probabile quando nuove esperienze, eccessivamente contraddittorie e dissonanti, invalidano precedenti costruzioni cognitive di strutture di significato, e quando l’attività mentale della persona fallisce nell’attribuzione di significato e prevedibilità. In quest’ultimo caso, abbiamo l’esperienza dell’ansia senza la presenDossier Medicina 60

Secondo i risultati della ricerca scientifica, la terapia cognitivo-comportamentale è la più indicata per i disturbi d’ansia e presenta un’efficacia uguale alla terapia farmacologia (A.P.A., 1998). Il trattamento cognitivo-comportamentale ha l’obiettivo di modificare il comportamento e l’assetto cognitivo del paziente e ciò viene raggiunto tramite l’uso combinato di tecniche cognitive e comportamentali. Le tecniche cognitive hanno il compito di identificare i pensieri automatici negativi e le cognizioni disfunzionali per mezzo di ricordi, role playing, immaginazione, diari e questionari. La conoscenza guidata è usata per determinare il significato e la natura dei pensieri e delle interpretazioni automatiche e per evidenziare e definire le credenze sottostanti. Le credenze e le convinzioni nei pensieri disfunzionali vengono modificate attraverso un approccio empirico, che coinvolge modalità quali: mettere in discussione i contenuti di pensiero, esaminare contro-evidenze, cercare spiegazioni alternative, usare processi educativi e strategie per combattere gli errori cognitivi. Le tecniche comportamentali vengono impiegate talvolta per una modificazione diretta dei sintomi, alcune delle strategie più utilizzate sono: esperimenti di esposizione ai propri sintomi, organizzazione e monitoraggio delle attività, manipolazione dei comportamenti protettivi e induzione dei sintomi. Tuttavia, l’uso principale delle tecniche comportamentali, mediante situazioni sperimentali create ad hoc, è di mettere alla prova le credenze dei pazienti. Ad esempio, il trattamento si può focalizzare sulla modificazione dell’interpretazione erronea dei propri sintomi: al paziente viene insegnato a mantenere le sensazioni ansiose, riducendo i comportamenti di autocontrollo e permettendogli così di riconoscere la falsità delle spiegazioni catastrofiche. Se un paziente con attacchi di panico controlla il proprio respiro per evitare di soffocare, un deliberato controllo della respirazione profonda può essere utile per illustrare l’effetto che ciò produce a livello di sensazione. Inoltre, un punto essenziale del trattamento è l’esposizione graduale alle situazioni-stimolo che generano ansia, favorendo il progressivo ripristino della libertà di movimento della persona e avviando così il superamento delle condotte di evitamento. E’ importante notare che la scelta di una o l’altra tecnica è determinata da diverse variabili tra cui gli scopi delle singole sedute, la gravità dei sintomi presentati dal paziente, il suo livello di motivazione e il suo livello di consapevolezza dei disturbi. Dr.ssa Elisabetta Bascelli Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale Centro Medicina Naturale Viale Abruzzo, 3/5 - 65016 - Montesilvano Tel: 085.4450891 - www.centromedicinanaturale.com Se vuoi saperne di più chiama il numero verde o visita il sito www.dossiermedicina.it

psicologia

DA WILHELM REICH ALL’ANALISI REICHIANA Il Movimento Reichiano ha più di cento anni di storia, iniziati con le intuizioni e i risultati clinici di Wilhelm Reich, allievo di Freud, trasmessi ad Ola Raknes, suo allievo norvegese, che ha poi formato Federico Navarro (il quale aveva già una formazione con Marco Levi Bianchini, lo psicoanalista che ha introdotto l’Analisi Freudiana in Italia), a sua volta maestro e didatta di Genovino Ferri. a cura di Valentina Teti

R

eich, resosi conto che il corpo è uno scrigno di informazioni, di linguaggi per accedere all’inconscio, (un’analisi deve rendere conscio l’inconscio), oltre all’informazione onirica e al linguaggio verbale , introdusse la corporeità, il linguaggio del corpo, come straordinario codice che ci da informazioni sulle esperienze fondamentali della nostra vita e del nostro carattere rimaste “incise” (carattere vuol dire segno inciso) nel corpo, esperienze relazionali cognitive emotive e fisiche insieme. Reich introdusse così una visione integrale dell’uomo, gettando le basi delle future psicoterapie corporee: individuò i livelli corporei corrispondenti alle fasi evolutive della nostra vita e sviluppò tecniche corporee che diventarono acting (riproposizioni di movimenti ontogenetici) per l’esplorazione di fasi, livelli e tratti caratteriali; acting che vennero in seguito ulteriormente correlati e sistematizzati da Ola Raknes e Federico Navarro. Il modello si è arricchito negli anni: la S.I.A.R. - Società Italiana di Analisi Reichiana - di cui è Presidente Genovino Ferri e di cui è stato Presidente Onorario F. Navarro fino alla sua morte nel 2002, ha approfondito l’aspetto analitico della psicoterapia reichiana. Alla quarta generazione di analisti, Ferri ha introdotto nel setting l’Analisi del Carattere della Relazione, il “come” dell’incontro terapeutico, una Relazione di Controtransfert (ciò che sente l’analista per l’analizzato) che si basa sulla corporeità. Ferri ci spiega: “È come se avessimo degli occhiali per leggere il sentire le risonanze dell’altro sulla nostra persona, una lettura del sentire che permette un progetto più mirato all’Altro-Persona”. Ci si rivolge allo psicologo o allo psicoterapeuta o allo psichiatra molto frequentemente oltre che per curare un disturbo anche per avere un aiuto per i propri problemi o per intraprendere un’analisi personale. Secondo lei è un percorso valido? È solo un mito quello della psicoterapia o ci sono dei benefici? È assolutamente valido, non è un mito. Un’analisi è un percorso che porta ad una maggiore consapevolezza di sé, attraverso il sentire ed il sapere essa permette di avere più informazioni non soltanto di tipo cognitivo ma anche emozionale. Questo cammino porta ad una crescita, ad un aumento delle proprie capacità di relazione con il mondo esterno ed il proprio mondo interno. Ma fare un percorso valido, a mio parere, Dossier Medicina 61

ha almeno una pre-condizione: il training personale, e preferenzialmente analitico, del terapeuta perché si possa veramente apportare un cambiamento-arricchimento nell’assetto dell’Altro. Questo tipo di formazione nel mondo degli psicologi non sempre avviene, e forse ancor meno nel mondo degli psichiatri e, soprattutto a volte non si ha nel mondo delle scuole di specializzazione in psicoterapia. È un percorso che ha bisogno di tempo, quale variabile fondamentale per essere effettuato. Come si possono conciliare i tempi di un’ analisi con le richieste di immediatezza e prontezza che ci sono oggi? In effetti questi due mondi mal si combinano perché viviamo in un contesto estremamente accelerato, rarefatto ed un’analisi ha bisogno di tempo. Viviamo in un mondo in cui c’è quello che io chiamo “il furto del tempo” perpetrato ai danni delle relazioni affettive fra le persone: un mondo in cui ci sono più informazioni e meno sapere, più sensazioni e meno sentimenti, in cui c’è una disgregazione delle famiglie, gli adulti sono richiamati fuori dalla competizione del sociale e dedicano poco tempo ai figli, che vengono su senza tempo introspettivo, un tempo emozionale importante per la formazione della personalità. Dobbiamo fare i conti con questo furto del tempo ed operare una sua restituzione: una psicoterapia significa una restituzione del tempo emozionale all’altro. Cosa ritiene sia più importante in una psicoterapia: mettere al centro i problemi, raggiungere un obiettivo prefissato, la relazione in sé o l’approccio psicoterapeutico? La psicoterapia è una terapia della psiche e curare la psiche significa relazionarsi all’altro come paziente: è uno schema di relazione che vede l’altro come oggetto di cura. Prendersi cura dell’altro invece, significa riconoscere l’Altro come Persona, non paziente, e in questo caso mi piace utilizzare il vocabolo Analisi, perché si riferisce alla relazione analitica come ad una relazione tra due persone di cui una esperta del profondo. In altri termini tra i quattro fattori che mi dici, ritengo che quello più importante sia la relazione analitica, indipendentemente dagli approcci ai problemi o dall’obiettivo prefissato. Avere dei problemi è una condizione comune a tutti; il punto chiave è come ci poniamo di fronte ad essi, con quali schemi e con quali


psicologia nostre parti ed è proprio la relazione terapeutica ad incidere su questo punto chiave. Qualche volta si intraprende un’analisi perché si hanno dei sintomi oltre soglia; considero questa una condizione non sufficiente perché ci sono rimedi molto più mirati e veloci. Il fatto che una persona abbia un problema come una fobia o un’ossessione o qualcosa di più grave nella sintomatologia non ritengo sia motivazione valida per un’analisi. Un’analisi è qualcosa di più. Quindi è essenziale essere motivati? Si lo è. È necessario fare un’analisi della domanda che l’Altro ci pone ed essere onesti nella risposta: una persona potrebbe aver bisogno semplicemente di un ansiolitico e non aver alcuna motivazione a fare un’analisi; in questo caso dobbiamo dare una risposta non analitica. Potremmo avere di fronte una persona che ha problemi prevalentemente di ordine relazionale familiare e allora la dobbiamo inviare agli psicoterapeuti relazionali familiari; potrebbe aver bisogno di una terapia cognitivo comportamentale e non poter accedere al cosiddetto profondo e allora lo dobbiamo indirizzare lì; tutto ciò significa onestà intellettuale, etica e competenza messe insieme. Se un percorso di conoscenza di tipo analitico è auspicabile lo facciano tutti, dobbiamo conoscere la domanda dell’Altro, perché solo la conoscenza dei nostri limiti ci fa potenti, la sua assenza ci fa onnipotenti ovvero impotenti.

Quando sono necessari i farmaci? Molte volte: per esempio, quando un aspetto della personalità va oltre soglia, per cui un tratto di carattere, sottoposto a particolari condizioni esprime un corteo sintomatologico. La relazione d’aiuto in questi casi può non essere sufficiente ed essere necessario aggiungere un altro rimedio. Gli psicofarmaci possono essere utili per riportare sotto soglia quell’espressività di tratto che è andata ad evidenziarsi in un sintomo. Ma è fondamentale il “come” somministriamo il farmaco e il “come” ci relazioniamo all’Altro. Non possiamo dare alla persona depressa l’antidepressivo e basta perché andremmo a delegare al farmaco la soluzione dei problemi della persona: ognuno di noi è un sistema vivente complesso e il farmaco può essere d’aiuto solo all’interno di una progettualità che guarda la persona nella sua interezza, rispettandone i tempi, le emozioni, la storia, la dignità. Quindi gli psicofarmaci devono sempre essere dati all’interno di un percorso di psicoterapia? Quanto meno all’interno di una relazione terapeutica, perché avere consapevolezza dell’altro significa rispettarlo, condividendo il progetto e dando senso al suo esistere, dando senso anche all’eventuale psicopatologia presentata, perché anch’essa è uno scrigno di intelligenza, che emana dei linguaggi propri: cosa ci sta dicendo questa persona con la sua sofferenza e

psicologia con la sua sindrome? Con il suo linguaggio verbale ed il suo linguaggio corporeo? A quale mondo emozionale appartiene? E quale tempo emozionale ci sta presentando? Quando diamo un antidepressivo, introduciamo una modifica neurochimica di ordine meccanico; ma anche quando noi abbiamo una Relazione Terapeutica, stiamo agendo sugli umori dell’altro, stiamo modificando la sua neurochimica: le due terapeuticità vanno articolate in coevoluzione. Oggi sappiamo che esistono varie scuole di pensiero, perché rivolgersi ad uno psicoterapeuta reichiano? Qual’è la specificità dell’analisi reichiana? La nostra specificità è che conduciamo un’Analisi dell’Altro e della Relazione con l’Altro, avendo a disposizione in più il linguaggio del corpo, per cui ci rivolgiamo alla persona nella sua interezza, nella sua intellettualità nella sua emozionalità nella sua corporeità. Applichiamo rigorosamente i codici analitici e proponiamo un percorso avendo ben presente le fasi evolutive analitiche: oltre ai sogni, ai lapsus, oltre alle fantasie liberatorie e a tutti gli elementi dell’inconscio che affiorano dai vari linguaggi, abbiamo una corporeità che ci conferma nel nostro percorso: la nostra specificità è una sistematizzazione ed esplorazione delle varie fasi attraverso degli acting sui livelli corporei corrispondenti ad esse, che possono liberare sensazioni, ricordi, insight emozionali importanti, che determinano una maggiore consapevolezza ovvero un processo cognitivo poggiato sul sentire corporeo. Quindi parliamo del coinvolgimento del corpo e delle emozioni oltre che delle rappresentazioni psichiche. In che modo si coniugano questi elementi? Una fase evolutiva porta un corredo di schemi comportamentali, che noi chiamiamo tratto di personalità, vale a dire esiste una correlazione fra fase evolutiva e tratto caratteriale, ma anche una correlazione tra essi e la corporeità periferica: per esempio, la fase orale si pone sul segmento della bocca e la fase intrauterina sul segmento della visceralità addominale. Sto significando che esiste una relazione tra fase, tratto e livello corpo-

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reo, tra esperienze emozionali cognitive e sensoriali. La nostra specificità prevede l’incontro fra il sentire e il pensare. La possibilità dell’incontro del sentirepensare è la ricombinazione delle due ultime grandi intelligenze filogenetiche: l’intelligenza emozionale e l’intelligenza cognitiva. Cosa auspica per il futuro? Io auspico una terza intelligenza derivante dalla ricombinazione delle due; non è una semplice addizione, ma la ricombinazione dell’una e dell’altra che rappresenta l’intelligenza del sapere, la coniugazione del sentire-pensare. Ritengo che solo essa possa permettere l’evoluzione della nostra specie ed una nuova sintonia con l’intelligenza della vita, con la nostra storia, con i nostri sentimenti. Una terza intelligenza per una sostenibilità ed uno sviluppo nel futuro, altrimenti il rischio che possa aumentare il disagio dell’homo sapiens è altissimo, come indica il consumo abnorme a livello mondiale di psicofarmaci, in particolare degli antidepressivi: la dissociazione dal sentire sta accelerando l’homo sapiens verso la depressione in un apparente paradosso che lo vede più affaccendato ma più vuoto! Dr. Genovino Ferri Psichiatra Psicoterapeuta Direttore F.F. dell’Unità Operativa Complessa di Salute Mentale di Atri Direttore della Scuola Italiana di Analisi Reichiana (Scuola di Specializzazione in Psicoterapia) Membro del Comitato Scientifico Internazionale di Psicoterapia Corporea www.analisi-reichiana.it

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E se guardassimo in modo diverso la Malattia?

Il più antico desiderio dell’uomo è sicuramente d’avere una vita lunga e nello stesso tempo sana ma se le statistiche ci proclamano oggi più longevi non è possibile invece attestare che la qualità sia migliorata. a cura di Tiziana Di Giampietro

I

n una visione d’insieme dell’ecosistema che governa la nostra vita e quella dell’intero pianeta l’uomo ha determinato delle profonde alterazioni negli equilibri biologici e chimico-fisici che garantiscono l’ordine dei meccanismi che regolano funzioni coerenti. In campo medico con la Rivoluzione industriale e la scoperta della chimica che, a fine ‘800, favorì l’ottimistica convinzione di poter costruire molecole farmacologiche in grado di contrastare gli effetti della malattia, l’uomo pensò d’aver raggiunto finalmente il fine di sollevare l’umanità dai suoi mali. Ideale nobile ed encomiabile nelle intenzioni ma rivelante a distanza i suoi limiti, razionalmente prevedibili, uniti ormai troppo spesso ad effetti collaterali a volte più dannosi della patologia primitiva. Nella ricerca dell’immortalità e del benessere la Malattia viene etichettata come un’entità astratta, nosologicamente delineata dai sintomi comuni che la caratterizzano e la distinguono da altre più o meno dissimili, che fa paura più della guerra, più di un esame o di un’abbandono. E di fronte all’incapacità di eliminarla si invoca l’ineluttabile mano di un destino impietoso Dossier Medicina 64

o di un sortilegio maligno contro cui nulla poter opporre se non una rassegnata tolleranza, unita ad una più o meno mistica speranza di grazia. In tale ottica il Sintomo, colpevolizzato e individuato come principale responsabile del malessere, è considerato come l’elemento da contrastare, da sopprimere, dimenticando che è invece il Segnale d’allerta di una modificazione funzionale da interpretare prontamente al fine di eliminare la causa determinante prima che si instauri la lesione del tessuto interessato e/o che la patologia cronicizzi. E’ quanto invece accade ogni volta che con leggerezza vengono somministrati degli antidolorifici, degli antispastici, ecc. e, a fronte di una attenuazione del sintomo, il processo infiammatorio evolve silenziosamente verso una ulcerazione, una peritonite, una cronicizzazione . Questa visione apparentemente semplicistica ma in realtà profondamente contorta della fisiopatologia dell’alterazione organica, fa seguito all’ottimismo dei primi chemioterapici, alla sconfitta del batterio, alla presunzione di onnipotenza che derivò dall’idea (ahimè già smentita) di avere nelle mani il controllo di qualsivoglia patologia operando farmacologicamente con un effetto di contrasto del sintomo, con una, così detta, terapia dei “contrari”.

sociale L’uomo è infatti un sistema coerente e organizzato, sede di meccanismi chimico-fisici complessi che garantiscono l’ordinato andamento dei suoi processi metabolici alla cui base, si è visto, c’è lo stato funzionale dell’intestino: “noi siamo ciò che mangiamo, ciò che beviamo, ciò che respiriamo, ciò che pensiamo”. Al pari del cuore e del fegato, l’intestino è un organo chiave della nostra salute, una delle sedi più importanti del sistema immunitario. Dunque non un canale di transito per cibi da assorbire ma il luogo in cui avvengono alterazioni che si ripercuotono su altri distretti, anche distanti, con manifestazioni poco visibili e variabili, motivo per cui non vengono subito prese in considerazione. Oggi si parla molto di diete, dissociate, “a zona”, vegetariane, iperproteiche, rispettose del gruppo sanguigno, ecc. Ma non è solo il cibo che introduciamo che condizionerà il risultato. Anche l’ambiente, il pH, il grado di acidità in cui verrà digerito, la proporzione tra proteine, lipidi e carboidrati, condizioneranno la sintomatologia. Una emicrania pulsante, delle bronchiti asmatiche, delle tonsilliti e otiti ricorrenti, sono legate a disfunzione di ormoni intestinali (bombesina) o a un sistema immunitario intestinale alterato nella sua risposta. Forme allergiche, autoimmuni o cancerose riconoscono una sicura concausa nella disbiosi intestinale. Il lavoro del sistema immunitario a livello intestinale è più complesso che in altri distretti dovendosi distinguere ciò che è utile al corpo da ciò che è dannoso, modulando la risposta in base a una memoria antigenica acquisita. Il mantenimento della colonizzazione dei vari distretti dell’apparato gastro-enterico da parte della flora probiotica è importante nel conservare un pH endoluminale fisiologico. La composizione della flora batterica intestinale è specie-specifica e risulta notevolmente costante all’interno della specie. Somministrare ad esempio probiotici umani a un cane non serve per creare colonie permanenti allo stesso modo in cui è errato pensare che fermenti lattici vaccini contenuti nello yogurt possano svolgere una azione probiotica nell’uomo. Quali le condizioni che sviluppano la disbiosi? Il mancato rispetto dei ritmi circadiani legato ai ritmi di vita oggi sostenuti sia negli orari dei pasti che nelle fasce di sonno-veglia, l’assunzione di farmaci, di alimenti ricchi di proteine animali (dovremmo assumerne circa 0,6

Se infatti il farmaco è utile nei casi in cui occorre un’azione rapida e mirata o nelle emergenze, si rivela dannoso quando se ne fa un abuso, come evidenziato dall’aumento delle resistenze batteriche o dai fenomeni di tossicità e ipersensibilità o dall’alterazione dell’ecosistema intestinale così importante nel pianificare una convivenza proficua tra la flora saprofita e quella patogena che, col loro biochimismo, influenzano numerosi aspetti della fisiopatologia dell’ospite, compresa la resistenza alle infezioni e l’insorgenza delle patologie allergiche e autoimmuni. Dossier Medicina 65

- 0,8 g./Kg peso ideale/die e proporzionalmente di più nel bimbo in crescita), di zuccheri, di grassi saturi… In particolare l’eccesso proteico animale produrrebbe una intossicazione generale del corpo e una modificazione della risposta immunitaria all’origine di infiammazione del microcircolo cutaneo (dermatiti) e mucoso (congiuntiviti, riniti, faringo-laringo-tracheo bronchiti, gastroenteriti, cistiti), associati spesso a nervosismo, irritabilità, stanchezza, ecc. I cibi che hanno dimostrato di avere la più alta capacità di generare intolleranze sono il frumento, il latte vaccino e i suoi derivati, le proteine del maiale, le solanacee, i lieviti presenti anche nel vino, soprattutto quello bianco. In linea con quella che è la nostra alimentazione noi sviluppiamo cioè una sensibilizzazione verso quelle sostanze che troppo ripetutamente assumiamo, col risultato di un aumento della infiammazione sub-clinica della matrice extracellulare. Il principale veleno dei probiotici è l’alcool (vino bianco soprattutto e superalcolici). I cibi dovrebbero essere esenti da trattamenti che peggiorano le qualità organolettiche naturali del prodotto. Una eubiosi intestinale permette l’instaurarsi di una efficace risposta immunitaria facilitando il riconoscimento antigenico da parte del sistema umorale e cellulo-mediato. Per quel che riguarda le forme autoimmuni sembra che il riconoscimento del self diminuisca di fronte all’alterazione dell’eubiosi e che il sistema immunitario sia spinto verso la creazione di autoanticorpi. E’ stato osservato ad esempio che la prevalenza di alcuni batteri è collegata allo sviluppo di determinate malattie autoimmuni (Klebsiella e Spondiloartrite Anchilosante, Proteus e Artrite Reumatoide, Yersinia enterocolitica e Ipertiroidismo - prof. Alan Ebringer, King’s College Hospital - Londra) il che dimostra che questi batteri possano stimolare la produzione di anticorpi con caratteristiche morfologiche e allosteriche comuni con i tessuti umani. Da questa confusione nascerebbe l’autoaggressione. In conclusione una alimentazione varia e ricca di vegetali e frutta è da preferire ma ricordiamo quanto accadde a Biancaneve: se “una mela al giorno toglie il medico di torno” non sempre una bella mela è genuina e salutare.


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L’EPILAZIONE PERFETTA

Con il termine “depilazione” sono indicati i trattamenti che eliminano solo la parte del pelo che fuoriesce dalla cute mentre con “epilazione” si intendono le metodiche che rimuovono il pelo alla radice. L’epilazione permanente agisce invece sulla matrice, la struttura cellulare situata alla base del follicolo pilifero e responsabile della formazione e crescita del pelo. a cura di Morena Cucco

Epilazione permanente Epil Specialist Viene eseguita con apparecchiature di ultima generazione laser o luce pulsata. L’energia della luce emessa viene catturata dalla melanina e trasformata in calore, il quale danneggia la matrice pilifera. La durata di ogni impulso luminoso è lungo abbastanza da essere assorbito dal follicolo e distruggerlo, ma non abbastanza per essere trasferito alla pelle che lo circonda.

Epil Check

La radice del pelo è a contatto con la matrice solo nella sua fase di crescita (fase anagen), dopo la quale il pelo migra verso la superficie della cute (fase catagen) e infine viene espulso (fase telogen).

Epilazione persoanlizzata PROGRAMMA DI EPILAZIONE PERSONALIZZATO L’esclusivo check up utilizzato tiene conto dei molteplici fattori che influiscono sul trattamento di epilazione: la tipologia del pelo, il ciclo di crescita, il grado di idratazione e lo spessore della cute, la zona da epilare, la sensibilità individuale, il fototipo. Il programma di epilazione permanente dei Centri Rinascita è quindi rigorosamente personalizzato, ottimizza al massimo l’incontro tra le più efficaci e innovative apparecchiature con le caratteristiche individuali, assicurando quindi il miglior trattamento nel più breve tempo possibile.

Solo le matrici dei peli in crescita (fase anagen: 2030% dei peli presenti) subiscono l’azione degli impulsi luminosi: questo è il motivo per cui non è possibile eliminare tutti i peli in una sola seduta.

UN’ACCURATA ANAMNESI COMPUTERIZZATA I Centri Rinascita utilizzano le modalità di intervento più efficaci, compatibili con le caratteristiche individuali, grazie all’Epil-check, un’accurata anamnesi a cui segue l’elaborazione computerizzata dei dati rilevati.

Epilazione Laser

Apparecchiature efficaci e metodologie collaudate garantiscono i migliori risultati di epilazione permanente. La sicurezza Oltre quindici anni di esperienza specifica. Centro Rinascita è stata l’azienda, nell’estetica professionale, Dossier Medicina 66

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benessere & salute che ha introdotto il laser per l’epilazione acquisendo una specializzazione senza confronti. I risultati di questa esperienza oggi li trovi in ogni Centro Rinascita. La ricerca Le nostre apparecchiature nascono da studi ingegneristici italiani, sono costruite appositamente per l’epilazione radicale, secondo la tecnologia più innovativa. I risultati L’EpilRadical Laser un Nd-Yag a impulso lungo; emette una lunghezza d’onda di 1064 nm con una potenza che penetra efficacemente fino alle strutture germinative del pelo. I trattamenti laser Epil Specialist, grazie alle caratteristiche delle apparecchiature e alle procedure utilizzate, consentono interventi precisi, perfettamente calibrati e risultati ineguagliati. - la densità pilifera può diminuire fino al 30% ogni seduta - sono efficaci su tutti i peli pigmentati - sono utilizzabili sui fototipi da I a IV - non interagiscono con le strutture dermiche circostanti Inoltre il manipolo scanner integrato: - riduce e ottimizza il tempo di seduta - dà uniformità a ogni trattamento - elimina sovrapposizioni o aree non trattate - raggiunge i migliori risultati possibili Migliaia di trattamenti Gli strumenti che utilizzano l’energia della luce, laser e luce pulsata, hanno avuto notevoli sviluppi negli ultimi anni, portando significativi miglioramenti nelle tecniche di epilazione. La grande esperienza sino a d ora acquisita in materia di trattamenti testimonia che l’eradicazione può arrivare sino al 20-35% dei peli presenti, per ogni seduta, a seconda dell’area trattata, del tipo di peli e dell’intensità energetica utilizzata, quindi del soggetto da trattare. Le fasi di crescita del pelo Il follicolo pilifero si caratterizza per un’attività di crescita intermittente. La prima fase, di crescita (anagen), è seguita da una fase involutiva (catagen) e da

una di riposo (telogen), dopo la quale inizia un nuovo ciclo. Durante i trattamenti, i follicoli in fase catagen e telogen, più superficiali, anche se raggiunti dal raggio laser non subiscono modifiche sostanziali. Per ottenere una epilazione permanente bisogna raggiungere i follicoli più profondi, quelli in fase anagen, dove cioè il pelo è in crescita. Una linea cosmetica per l’epilazione laser Per ridurre la possibilità di reazioni cutanee indesiderate, spesso causate dall’uso di cosmetici non idonei, Centro Rinascita ha formulato una linea di prodotti di preparazione e post-trattamento assolutamente compatibili con l’epilazione laser e luce pulsata. Neo-D Derm è il nome della vasta gamma di prodotti di altissima qualità, tutti “laser compatibili”, che trovi solo nei centri specializzati Centro Rinascita.

Luce Pulsata Un trattamento permanente, rapido ed economico, per le carnagioni più chiare. Azione mirata Le metodologie piu innovative e rivoluzionarie. In questi anni gli Epil Specialist hanno rivoluzionato il mondo dell’epilazione permanente: disponendo di molteplici possibilità per risolvere in modo innovativo e soddisfacente il problema dei peli superflui, sono in grado di affrontare nella maniera più idonea e personalizzata ogni singola esigenza. Innovazione tecnologica EpilRadical Flash e Compact Flash sono tra le ultime, affidabili innovazioni del settore utilizzate nei Centri Rinascita, apparecchiature a luce pulsata a elevato contenuto tecnologico. La luce pulsata, porta a un’epilazione permanente, efficace e sicura con poche e brevi sedute. Trattamenti personalizzati La scelta del tipo di tecnologia che verrà utilizzata per l’epilazione permanente è a cura dell’Epil Specialist. I dati raccolti nel corso del colloquio preliminare e dell’epil-check, l’osservazione del tipo di pelle e delle caratteristiche dei peli, la loro localizzazione, ecc.

sono elementi indispensabili per determinare il tipo di trattamento più idoneo alle esigenze di ogni cliente.Il programma di epilazione, per adeguarsi alle modifiche che i peli subiscono come conseguenza dei trattamenti, può utilizzare anche una sequenza di metodologie differenti tra loro. I risultati La luce pulsata dell’ultima generazione: - veloce, tratta in pochissimo tempo ampie zone del corpo - adatta anche nelle zone più delicate - adatta anche per pelurie e peli rossi - agisce in profondità - massimi risultati nella lotta ai peli superflui L’epilazione con la luce pulsata è estremamente rapida. Secondo l’intensità utilizzata si possono trattare ben 500 cmq in un tempo che va da 50 a 100 secondi. Per ottenere una epilazione permanente, lo spot luminoso deve raggiungere i follicoli piliferi più profondi, quelli in fase anagen, dove il pelo è in crescita. I follicoli più superficiali, anche se attraversati dal fascio di luce, non subiscono modifiche sostanziali.

Epilazione Temporanea Metodologie e prodotti specifici per equiibrare la cute e ritardare la crescita dei peli. Trattamenti efficaci nel pieno rispetto della pelle. Anche nei trattamenti di epilazione temporanea, la classica “ceretta”, il Centro Rinascita offre la massima cura e professionalità. A partire dalla scelta di oltre 10 differenti tipi di cera: liposolubili, al titanio, per pelli sensibili e le esclusive cere aromatiche all’anice, alla melissa, al melone e al rosmarino. I prodotti Per rallentare la ricomparsa dei peli e normalizzare la cute vengono utilizzati prodotti specifici sia in Istituto che a casa. Gli enzimi proteolitici della linea Epil System inibisce efficacemente la crescita del pelo; le formulazioni agiscono anche su pelosità di tipo medio. Una vasta gamma di formulazioni leviganti, lenitive, riequilibranti sono a disposizione dell’Epil Specialist per completare il trattamento di epilazione e restituire una pelle assolutamente integra, morbida e vellutata.

Centri Rinascita SEDE PESCARA Via lago Isoletta, 5 pescara@centrorinascita.it Tel: 085.4549020

SEDE TERAMO Via Pepe, 4 teramo@centrorinascita.it Tel: 0861.224204

SEDE CHIETI SCALO Viale Benedetto Croce, 657 chieti@centrorinascita.it Tel: 0871.552979

SEDE VASTO Via Alessandrini, 45 vasto@centrorinascita.it Tel: 0873.69779

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a pochi minuti dalla cittĂ una meta di benessere tutta da godere Dove relax e mondanitĂ si incontrano tra verdi colline e panorami mozzaďŹ ato, in un luogo in cui il prendersi cura di sè diviene un rito sublime, tra inebrianti essenze ed incantevoli ambienti. a cura di Luigi Berardi

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I

l senso de Le Plasir è proprio questo (si esaurisce in questo concetto): un contesto in cui potersi abbandonare, lasciando che ogni tensione del proprio corpo e della propria mente diano spazio ad un piacere avvolgente, in cui sensi ed emozioni possano risvegliarsi, liberandosi dai ritmi frenetici del quotidiano. Una continua ricerca, quella del benessere psico-fisico, intesa come raggiungimento di un equilibrio armonico tra le diverse espressioni dello star bene, a testimonianza di una nuova filosofia, che fa del principio di Remise en Forme il top dei servizi per la cura della persona, rendendolo un fenomeno accessibile a tutti coloro che vogliano goderne. Situato all’interno del Parc Hotel Villa Immacolata, a pochi chilometri dal centro cittadino, Le Plaisir si rivolge a tutti coloro che desiderino raggiungere uno stato di rigenerazione ricaricando le proprie energie, coccolandosi attraverso la più ampia gamma di trattamenti e cure assolutamente personalizzate. E’ così che un personale altamente qualificato vi guiderà attraverso percorsi sensoriali, come quello delle acque, in cui i benefici effetti dell’idroterapia sembrano rivisitare antiche filosofie, che da sempre attribuiscono all’acqua un potere assoluto nella conservazione della bellezza e della tonicità del nostro corpo. Un sentiero di piacere che dalla sauna finlandese, si affaccia nel bagno turco aromatico, autentico oblio per i nostri sensi, dove ci si avvale del potere di fanghi ed argille colorate, la cromocosmesi, che attribuisce ad ogni colore un proprio potere energetico a seconda dei differenti campi estetici di applicazione. Il viaggio continua attraverso un benefico idromassaggio plantare caldo/freddo, seguito da vasca idromassaggio e poltrona massaggiante, per poi addentrarsi nel percorso Kneipp, chiamato anche percorso flebotonico, che utilizza l’alternanza di vasche di acqua calda e acqua fredda, insieme al pavimento ricoperto di

ciottoli, al fine di agevolare espansione e contrazione di vene e capillari per un miglioramento della circolazione sanguigna e linfatica ed una sensazione di benefica leggerezza. Un tripudio di sensazioni, dunque, ma anche di fragranze, che con la cromoterapia assumono tinte e sapori tutte naturali con la particolarissima tecnica dei massaggi con marmellate, che attribuisce ai colori un grosso potere sul nostro organismo, sia a livello fisico che a livello mentale e psichico. Agiscono, infatti, non solo sulle nostre emozioni stimolando sensazioni di gioia o di serenità, ma sono perfino in grado di influenzarci anche dal punto di vista fisico, essendo la luce una frequenza energetica che può modificare il nostro benessere. E’ così che le cinque tonalità di ciliegia, melone, mela verde, uva e more, utilizzate nel massaggio sortiranno effetti stimolanti, drenanti, riequilibranti, antiradicalici ed astringenti a seconda dell’esigenza e della patologia da trattare. In un’ottica di rigenerazione e purificazione, sapienti mani sapranno inoltre guidare coloro che lo desiderassero attraverso il percorso benessere snellente, in cui lasciarsi coccolare da una gradevole e rilassante atmosfera. Dal cardiofitness (nell’apposita sala in cui qualificati personal trainer mettono a punto programmi fitness su misura) alla termosauna con oli essenziali, dall’idromassaggio alla pressoterapia, tre lunghe ore da dedicare interamente alla cura di se stessi e del proprio corpo, per poi approdare in preziosi momenti di abbandono nella zona relax, irrinunciabile sosta prima di lasciare il centro. Sorseggiando una tisana, quest’area è ideale per cullarsi dolcemente nello stato di armonia acquisito e nel pieno soddisfacimento dei nostri sensi. Non ultimo dei piaceri de Le Plaisir, il Roof Garden dove, dopo il piacere del benessere viene quello della conversazione, del ristoro, della lettura, della tintarella, di sguardi ampi e viste suggestive dalla terrazza

Vacanze nel Benessere a Villa Immacolata 2 Notti sistemazione in camera doppia/matrimoniale standard - 1 percorso benessere - 1 trattamento ossigenante corpo - 1 pulizia viso idratante al cromo argilla arancio Half Board E 230 p.p. Full Board E 260 p.p.

3 Notti sistemazione in camera doppia/matrimoniale standard - 2 percorsio benessere - 1 massaggio drenante - 1 gommage corpo Half Board E 300 p.p. Full Board E 330 p.p.

7 Notti sistemazione in camera doppia/matrimoniale standard - 6 percorsi benessere - 2 trattamenti thalasso terapia Per lei: 1 depilazione completa (gambe, braccia, inguine, ascelle) Per lui: 1 massaggio schiena 1 trattamento viso anti age 1massaggio relax alle marmellate Half Board E 770 p.p. Full Board E 880 p.p. Dossier Medicina 72

Risveglio di Privavera

Il parco dell’Hotel Villa Immacolata

solarium. Alla fine di ogni percorso o trattamento, i clienti potranno infatti deliziare il proprio palato con un menù di pasti light, perfettamente in sintonia con la filosofia della struttura. Un ambiente esclusivo, unico nel suo genere, dove poter esorcizzare lo stress di una giornata lavorativa rilassandosi nella massima libertà per un lungo aperitivo, nuovo appuntamento nel fitto calendario della struttura. Dalle 19.00 alle 22.30, su prenotazione, ci

2 Notti

sistemazione in camera doppia/matrimoniale standard

- 1 peeling corpo all’albicocca - 1 trattamento drenante all’arancio - 1 percorso relax E 195 p.p.

3 Notti

sistemazione in camera doppia/matrimoniale standard - 1 peeling corpo all’albicocca - 1 trattamento drenante all’arancio - 1 percorso relax E 245 p.p.

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si potranno concedere momenti di totale rilassamento nella massima libertà con amici o in occasione di un evento importante. Un servizio, quello de Le Plaisir, che ormai da tempo tende a voler interpretare ogni esigenza ed aspettativa dei propri clienti, cercando di accompagnarli e seguirli attraverso i vari percorsi del benessere, spaziando da soluzioni wellness di ultima generazione all’estetica, dall’aperitivo al salone coiffeur, disponibile nella stessa struttura.


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Parc Hotel Villa Immacolata: immersa in verdi colline per rilassanti soggiorni ed eventi esclusivi.

A

vvolto in un meraviglioso abbraccio di rigoglioso verde e piacevolmente cullato dalla quiete della collina, il Villa Immacolata è ormai una delle mete prescelte per soggiorni di assoluto relax, ideale per lunghe e benefiche passeggiate negli undici ettari di parco o semplicemente per oziare in tutta tranquillità. Dalla cima del Colle San Silvestro, immersa in uno splendido parco, è a tutti gli effetti un luogo strategico dal quale lo sguardo si immerge in scenari che vanno dagli Appennini al Mare Adriatico, un vero piacere sia per gli occhi che per lo spirito. Una struttura ricettiva dove ormai da anni professionalità ed accoglienza caratterizzano uno staff che seguirà accuratamente soggiorni, ma anche ogni tipo di evento, organizzato con la classe e lo stile inconfondibile che contraddistingue la struttura.

ECCO A VOI LA SUITE

Sala Congressi

Convinti che la vera differenza tra un evento e un evento di classe stia nella cura dei particolari, al Villa Immacolata molta attenzione viene riservata all’ allestimento di ogni forma di meeting, convegni, corsi, riunioni di lavoro e ogni altro tipo di manifestazione. Ciò al fine di accontentare e deliziare gli ospiti, in modo che siano circondati dal massimo del comfort. Le sale per congressi e meeting, moderne ed efficienti, sono modulari e attrezzate per ogni esigenza; dotate delle più sofisticate attrezzature tecnologiche, ospitano fino a quattrocento persone con varie soluzioni di allestimento per la buona riuscita di ogni evento. Inoltre, l’eleganza della sala ristorante, che si apre su un ampio giardino con giochi d’acqua e luci è la cornice ideale per cerimonie da sogno e banchetti raffinati, frutto di una antica maestria degli chef della struttura, in grado di sedurre anche i palati più esigenti con prelibate interpretazioni della cucina abruzzese e naziona-

IL SOGGIORNO Le camere sono tutte molto spaziose e dotate di ogni comfort: climatizzazione regolabile autonomamente, frigobar, tv satellitare, pay-tv, sky, connessione ad internet wireless. Camere Superior e Deluxe Elegantemente arredate, con salottino, vista panoramica sul parco e sul mare, doccia o vasca idromassaggio. La Vedetta Camera unica e luminosa, al sesto ed ultimo piano, arredata con gusto, con terrazzo privato, solarium e suggestiva vista a 360 gradi, dagli Appennini al mare. Il Residence Elegante appartamento indipendente per quattro persone che offre un ambiente accogliente e raffinato: soggiorno con camino, bagni con idromassaggio, parquet, e tetto in legno a vista. Camere attrezzate per i diversamente abili.

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Camera “La Vedetta”

le, accompagnate da vini locali selezionati. Il tutto affinché la cucina sia sempre il perfetto incontro tra gusto e salute, rispecchiando in pieno la filosofia del luogo.

Parc Hotel Villa Immacolata Strada Comunale S.Silvestro, 340 65129 Pescara (PE) Tel: 085.4980031 Fax: 085.4982969 Web: www.hotelvillaimmacolata.it E-mail: info@hotelvillaimmacolata.it

Da Fan Estetica beauty system nasce un piccolo spazio per il benessere del corpo e l’armonia della mente: una stanza cromatica in legno multisensoriale per trattamenti olistici, thalasso - termali - ayurvedici. a cura di Mario Pompilio

Se vuoi saperne di più chiama il numero verde o visita il sito www.dossiermedicina.it Dossier Medicina 75


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benessere & salute I TRATTAMENTI DI BENE’ SUITE I trattamenti della Benè Suite contrastano gli inestetismi corporei di diversa natura, restituiscono nuova linfa vitale e aiutano ad affrontare la giornata con vigore ed energia. I programmi di lavoro prendono il nome dai cristalli: RUBINO trattamento stimolante CORALLO trattamento anti-età AMBRA trattamento anticellulite CORNIOLA trattamento idratante MALACHITE trattamento pelle impura SMERALDO trattamento ossigenante corpo AGATA trattamento tonificante ACQUAMARINA trattamento pelle sensibile AMETISTA trattamento acne FLUORITE trattamento venotonico

Benè suite è uno spazio piccolo, ma completo, che riesce, anche in soli 10 metri quadrati, a riprodurre le caratteristiche di un vero e proprio centro benessere. Fan.estetica beauty system, infatti, studia e ottimizza gli spazi e li arreda con gusto, trasformando metrature ridotte in centri estetici a tutti gli effetti. Benè suite è una stanza bio -cromatica costruita interamente in legno, caratterizzata da elementi di arredo di diverse tipologie, in cui sono praticabili una lunga serie di trattamenti estetici e rilassanti, sia per l’uomo sia per la donna. Entrando al suo interno si è avvolti da luci colorate e soffuse e da un’atmosfera magica e di pace, come quella del deserto: immerso nella natura, il corpo rallenta il suo ritmo pervaso dall’armonia. Essa si compone di diversi elementi che la rendono unica nel suo genere, evocando sensazioni di calma e rilassamento generale grazie alla cromoaromoterapia e musica terapia. E’ composta di mensole di legno per la praticità dell’operatore e per supportare la linea di prodotti Benè, il mobile di legno scaldafango - scaldapietre, il lavabo con mobile, il mobile ad angolo per la tisaniera, la porta di legno con oblò con vetro satinato, il pavimento e il soffitto, sempre in legno, per avvolgere interamente corpo e mente in totale armonia e naturalezza: in definitiva, un’oasi di bellezza naturale e professionalmente innovativa. Il contatto della pelle con il legno, i colori, il lettino a vapore, dona una sensazione di relax e benessere profondo: mentre composti naturali compiono la loro Dossier Medicina 76

attività di bellezza, gli aromi avvolgono dolcemente il corpo e la mente che vengono entrambi coccolati e massaggiati. I trattamenti della Benè suite contrastano inestetismi corporei di diversa natura, restituiscono nuova linfa vitale e aiutano ad affrontare la giornata con vigore ed energia. I principali programmi di lavoro, sono: Valutare lo stato psicologico del soggetto da trattare e miscelare 20 gocce di olio di jojoba con tre gocce di Olio Essenziale specifico e massaggiare i seguenti punti: VG. Vaso (Governatore), III Occhio (Centro della Fronte), Sotto il Naso, Sulle Tempie, Sotto il Mento, Angulus, Therminus, Profundus, Plesso Solare, Polsi e Palmo delle Mani.

I trattamenti della Benè Suite prevedono l’impiego dei prodotti cosmetici che prendono il nome dai dieci tipi di trattamento sopra-elencati. Sono prodotti a base di principi attivi d’origine naturale vegetale per viso e corpo, che agiscono beneficamente a livello psico-fisico grazie all’ausilio dei 22 oli essenziali Benè miscelati alla linea base. I fanghi termali, ricchi di oligoelementi, per contrastare ritenzioni idriche e impedire la formazione d’inestetismi dilatanti; le sinergie, le creme alla caffeina, Oli vegetali, maschere all’argilla, ecc. Per un benessere e un relax davvero completo, Benè Suite prevede anche l’aromastonemassage, si tratta di un massaggio con le pietre basalto e oli essenziali, migliora la funzionalità della muscolatura e delle articolazioni donando un senso generale di rilassamento.

Trattamento ossigenante anti - invecchiamento cutaneo; trattamento rassodante e drenante; trattamento per gonfiori localizzati dell’addome; trattamento urto lipolitico e stimolante; trattamento vascolarizzate; trattamento energizzante; trattamento circolatorio e drenante per la gambe. VILLANOVA di Cepagatti (PE) in via Valignani, 45/A

I trattamenti Benè suite prevedono l’impiego di principi attivi di origine naturale per il viso e per il corpo, che agiscono beneficamente a livello psico-fisico: i 22 oli essenziali; i fanghi, per contrastare ritenzioni idriche e impedire la formazione di inestetismi dilatanti; le sinergie, per coadiuvare una potente azione lipolitica, ecc. Per un benessere e un relax davvero completo, Benè suite prevede anche delle tecniche di massaggio, che sfiorano il corpo.

Tel: 347.1587381 - Fax: 085.9774084 www.fanestetica.it info@fanestetica.it Se vuoi saperne di più chiama il numero verde o visita il sito www.dossiermedicina.it Dossier Medicina 77


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benessere & salute la medicina interna (allergologia, gastroenterologia, malattie del metabolismo, pneumologia, ecc.) e dalla psicologia fino a giungere all’agopuntura e allo Shiatsu. E tutte affidate a personale altamente qualificato, in grado di diagnosticare e curare numerose patologie, sia sistemiche sia localizzate. L’unicità del Centro sta proprio in questo, nella presenza in un’unica sede di numerose discipline tanto diverse tra loro, ma tutte accomunate da un solo scopo: il benessere del paziente.

LE SPECIALIZZAZIONI Medicina tradizionale: - Medicina interna - Pediatria - Dermatologia - Medicina estetica - Psicologia - Medicina sportiva - Dietologia pediatrica e generale - Nutrizione biotipologica - Chiropratica e riabititazione chiropraticaposturometria e stabilometria - Personal trainer- cardio fitness - Fitness posturale Medicina naturale: - Agopuntura - Omeopatia - Eavi - Omotossicologia - Fitoterapia - Floriterarapia - Riflessologia - Shiatsu

DIAGNOSI E TERAPIA Servizi diagnostici: - Esame clinico del paziente - Metodiche EAVI - Iridologia computerizzata - Impedenziometria - Posturometria e stabilometria - Microscopia a epiluminescenza Servizi terapeutici e assistenziali: - Agopuntura, - Omeopatia, - Omotossicologia - Digiuno terapia - Dietoterapia - Idrocoloterapia - Psicoterapia cognitivo-comportamentale, - Floriterapia - Chiropratica e riabilitazione chiropratica - Osteopatia - Ginecologia - Disturbi neuro muscolo scheletrici della colonna vertebrale - Yoga e yoga per gestanti - Shiatsu - Riflessologia - Massaggio linfodrenante - Rieducazine posturale funzionale - Mesoterapia omeopatica - Medicina estetica: peeling, biostimolazioni, biorivitalizzanti, filler.

I medici del Centro Medicina Naturale

Medicina naturale e tradizionale si incontrano

a cura di Carmine Ruggieri

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Proporre sistemi diagnostici e terapeutici non invasivi e privi di effetti collaterali o da intossicazioni”, recita la presentazione del Centro di Medicina Naturale di Montesilvano (Pescara), un moderno presidio medico-scientifico in cui medicina naturale e medicina tradizionale si incontrano e danno vita a un’interessante contrapposizione tra antico e moderno e tra tradizione e innovazione. Le metodiche adottate, pur se antiche, sono state riviste in chiave scientifica e aggiornate secondo le più recenti conoscenze della medicina occidentale”, continua infatti la presentazione, facendo risaltare ciò che di più valido ed efficace è contenuto nei due differenti approcci alla pratica clinica. Numerose sono le specializzazioni presenti all’interno del Centro, a iniziare dal-

Dr.ssa Adriana Vesi

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PRINCIPALI PATOLOGIE TRATTATE -

Malattie della pelle e veneree. Malattie dell’apparato respiratorio Disturbi gastroenterici Allergie alimentari e non Intolleranze alimentari Diabete, Cefalee Patologie reumatiche Ansia, depressione, attacchi di panico Malattie autoimmuni Ipertensione Malattie pediatriche Patologie della colonna vertebrale e delle articolazioni - Disturbi del ciclo mestruale e patologie ginecologiche

Dr.ssa T. Di Giampietro

Dr.ssa E. Bascelli

Segretaria

Dr L. Naccarella

Dr.ssa G. P. Vesi

Dr S. Meletani

Dr.ssa C De Martiniis

Dr M. di Donato

GLI SPECIALISTI Medici chirurghi: Dr Giuseppe Paolo Vesi Dott.ssa Linda De Angelis Dr. Sabatino Meletani Dott.ssa Tiziana Di Giampietro Psicologa Psicoterapeuta Dott.ssa Elisabetta Bascelli Odontoiatra Dr.Lorenzo Naccarella Farmacista-naturopata Dott.ssa Adriana Vesi Chiropratico Dott. Marco di Donato Operatore Shiatsu e personal trainer Dr. Carlo De Martiniis

Centro Medicina Naturale di Adriana Vesi Viale Abruzzo 3/5 65016 Montesilvano (PE) Tel/Fax: 085.4450891 Cell: 368.518866 Web: www.centromedicinanaturale.com E-mail: info@centromedicinanaturale.com Dossier Medicina 80

Se vuoi saperne di piĂš chiama il numero verde o visita il sito www.dossiermedicina.it Dossier Medicina 81


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Una luce naturale al servizio della salute a cura di Carmine Ruggieri

La via migliore per il recupero della condizione fisica

L’eventuale sensazione di tepore che si avverte alla fine di un trattamento è da ricollegare al miglioramento della circolazione sanguigna e linfatica del corpo stimolato riequilibrando il metabolismo basale.

“La qualità della Luce infrarossa (purezza, coerenza e lunghezza d’onda) unita alla quantità di energia fornita, esalta i risultati: come l’azione sui nervi, sui vasi linfatici, sulle vene, sulle fibre muscolari e tendinee: anche nei tessuti più profondi, Vitalase MK-5, permette la migliore respirazione cellulare, producendo un effetto antinfiammatorio.

Inoltre sollecitando le cellule adipose si favorisce la perdita di massa grassa: ecco i motivi del grande successo di questa metodica. Zerofat non ha effetti collaterali , se opportunamente usato da personale qualificato e rispettando le indicazioni del produttore.

Per il nuovo metodo di lavoro del sistema Vitalase è stata costruita un’apparecchiatura con un microprocessore di ultimissima generazione che controlla tutte le funzioni della macchina e consente di dimezzare i tempi d’applicazione e risultati rispetto ad altri sistemi”. È su questo principio che si basano le tecniche riabilitative dello Studio Terapeutico Leform di Grottammare (Ascoli Piceno), che abbina alla classiche tecniche riabilitazione, quali la fisiokinesiterapia, gli straordinari principi dell’infrarosso, con il supporto di personale altamente qualificato e con pogrammi personalizzati.

Effetti Biologici per la stimolazione tissutale con Soft-laser in infrarosso Di fatto, gli effetti della luce laser infrarossa sono in grado di provocare numerosi effetti biologici, dall’aumento del flusso ematico locale che permette alle cellule una migliore utilizzazione dell’ossigeno per vasodilatazione arteriolare e capillare, con conseguente azione eutrofica anti flogistica, all’azione antiedemigena per modificazione della pressione idrostatica endocellulare, con riassorbimento dei liquidi interstiziali eccedenti. Dossier Medicina 82

L’azione del tapis-roulant ,di cui è dotato, innesca un effetto aerobico e favorisce la funzionalità del pompaggio del piede; la sinergia tra movimento e infrarosso freddo permette di migliorare notevolmente la funzionalità circolatoria e linfatica degli arti inferiori. Gli 11.000 emettitori infrarossi freddi ,opportunamente costruiti per avere una ottima penetrazione nei tessuti molli del corpo umano, non aumentano la temperatura della materia biologica perché sono scarsamente assorbiti dall’acqua contenuta nei tessuti.

Effetti Biologici per la stimolazione tissutale con Softlaser in infrarosso

“Per ogni patologia o disfunzione c’è un protocollo molto preciso su tempi, modi, e sequenze applicative. Tali macchinari, in supporto al trattamento fisiokinesiterapico, permettono di ridurre notevolmente i tempi di recupero anche in situazioni di riabilitazione post traumatiche”

cellulare, attraverso un miglioramento della produzione di ATP e del riassorbimento dell’acido lattico prodotto. La luce l’ energia hanno delle funzioni ben distinte: antinfiammatoria, drenante, nutriente, ricostituente, tonica e massaggiante che rassoda e rende elastici i tessuti riducendo la sensazione di fatica e dello stress muscolare e di conseguenza una riattivazione del sistema venoso e una riduzione degli stati infiammatoricon un azione antiedemigena.

PRINCIPALI APPLICAZIONI DEL SOFT LASER A INFRAROSSI Vitalase Ortopedia: - Artriti Oltre a una funzione analgesica locale dovuta all’aumento della soglia di percezione delle terminazioni nervose algotrope. L’accelerazione dei processi metabolici cellulari per stimolazione del ricambio elettrolitico protoplasmatico che, unito a un’azione antibatterica locale per la stimolazione dei sistemi immunitari e di conseguenza un aumento della produzione di anticorpi, rendono questa metodica estremamente efficace per problematiche derivate da traumi, distorsioni e sciatalgie. (Vedi box con le patologie curabili con vitalase)

Laser terapia in movimento Zerofat Per quanto riguarda le problematiche collegate alla circolazione, menopausa, rallentamento del metabolismo, ritensione idrica post-parto lo Studio Terapeutico Leform si avvale dello zerofat che è un macchinario totalmente automatizzato ,prodotto dalla Photon life, e dotato di circa 11.000 emettitori infrarossi freddi, in grado di stimolare e riequilibrare il metabolismo basale

- Artrosi - Cervicale - Artrosi 1° e 2° dito - Artrosi di spalla - Artrosi lombare - Periatrite - Sindrome del Tunnel Carpale - Sciatalgie - Algie del piede, polso e spalla - Osteoporosi - Discopatia - Gomito del tennista - Stiramento del quadricipite - Stiramento dei collaterali - Talalgie - Tendiniti - Sindrome meniscale - Pubalgia Dossier Medicina 83


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OZONOTERAPIA :

Tramutalogia: - Fratture - Contusioni

UN GAS NATURALE PER TANTE MALATTIE

- Traumi del polso - Lussazioni - Distorsioni - Colpo di frusta - Ustioni Otorinolaringoiatria: - Sinusiti - Riniti allergiche

STUDIO TERAPEUTICO LEFORM Via Pascoli, 7 63013 Grottammare – Zona Ascolani (AP) Tel./Fax: 0735.582080 Cell: 338.1917984

Problemi circolatori: (trattamenti zerofat)

- Prevenzione dei capillari - Gonfiore mani e piedi - Drenaggio dei liquidi - Problemi dermatologici: - Cheloidi

www.studioterapeuticoleform.it Oltre che nella Laser Terapia, lo Studio Le Form è specializzato anche in Fisiokinesiterapia, Rieducazione posturale, Massaggio terapeutico, Massaggio linfodrenante, Massaggio sportivo, Massaggio californiano, Massaggio rilassante e Fitoterapia.

- Rughe - Cellulite - Drenaggio linfatico - Rassodamento dei tessuti

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L’ozono (O3) è la forma trimolecolare dell’ossigeno (O2) che si forma naturalmente nell’atmosfera per azione dell’elettricità sull’ossigeno presente nell’aria. Possiede tante proprieta’ utili che ne giustificano l’impiego sia in campo industriale come la potabilizzazione delle acque e la sterilizzazione di piscine, sia in campo medico. a cura di Carmine Ruggieri

L’impiego più diffuso in medicina è l’ ERNIA DEL DISCO, patologia estremamente diffusa, tanto da rappresentare una delle più frequenti cause di richiesta di visita medica e di assenza dal lavoro. In questo ambito il gas viene somministrato attraverso iniezioni praticate nei muscoli a lato della colonna che consentono al gas di “infiltrarsi” tra le vertebre e di svolgere un’azione di ammorbidimento e dissoluzione dell’ernia con conseguente riduzione e scomparsa della compressione sul nervo , responsabile del dolore. E’ importante precisare che l’iniezione viene praticata con normali aghi per intramuscolare e non è più dolorosa delle comuni iniezioni di antinfiammatorio che le persone affette dal disturbo conoscono bene. Normalmente per ottenere i benefici sono necessarie dalle 10 alle 15 sedute con frequenza di 1-2 volte alla settimana ; ogni seduta dura pochi minuti ed il paziente , durante il trattamento, può continuare a svolgere le normali attività. La terapia ha risultati spesso sorprendenti e comunque positivi in oltre l’ 85% dei casi , non ha effetti collaterali né controindicazioni e può quindi essere praticata a tutte le età ,anche in persone

affette da altre patologie. I risultati sono duraturi e stabili nel tempo e di solito non sono necessarie ulteriori sedute negli anni successivi. Un altro impiego utilissimo dell’ozono è nell’HERPES LABIALE, patologia comunissima, soprattutto nel sesso femminile , dove spesso si presenta in forma ricorrente. In questo caso , si sfrutta il potere fortemente antivirale dell’ O3 che consente di ottenere l’inattivazione del virus responsabile del fastidioso ed antiestetico disturbo. Ci sono altri impieghi di questo gas in medicina ; tra questi vorrei citare solo quello in un’altra diffusissima patologia : l’EMICRANIA . Negli ultimi anni infatti, una casistica sempre più nutrita testimonia l’efficacia dell’ozonoterapia in questo disturbo , soprattutto nelle forme più gravi e resistenti alle comuni terapie. In questo caso si utilizza la grande autoemoterapia ozonizzata che consiste nel prelevare circa 200 cc di sangue , mescolarlo all’ozono e ritrasfonderlo al paziente ; le sedute durano circa 45’ , sono assolutamente indolori , prive di effetti collaterali e di controindicazioni. Il meccanismo d’azione sembrerebbe legato agli effetti benefici dell’ozono a livello del microcircolo cerebrale dove si realizzano gli eventi che scatenano l’attacco emicranico. Dr. Valerio Vallorani Via Ischia I°, 34 - Gottammare Tel: 0735.631687 - Cell: 335.6472072 E-mail: valloranivalerio@alice.it

Dr.ssa C De Martiniis Dossier Medicina 84

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Dr.ssa C De Martiniis Dossier Medicina 85


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TEFAL promuove la cucina dietetica

Una dieta restrittiva per tutta la vita? Niente di più sbagliato! a cura della Dott.ssa Patrizia Di Gennaro

Un numero sempre crescente di persone soffre di intolleranze alimentari, causate principalmente dai cambiamenti avvenuti nel nostro stile di vita negli ultimi dieci anni.

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e intolleranze alimentari hanno caratteristiche diverse dalle allergie e soprattutto sono molto più frequenti, dal momento che ne è colpita almeno il 30, 40% della popolazione senza saperlo. I sintomi che si evidenziano sono molto simili, ma diverso è il modo in cui si manifestano e diversi sono i tempi. Siamo di fronte ad una specie di lento avvelenamento dovuto all’intervento di cellule o anticorpi differenti da quelli che causano l’allergia , le cosiddette IgE. Per comprendere meglio faremo un esempio. Supponiamo che una persona intollerante al latte e ai suoi derivati consumi il primo giorno un cappuccino con brioche al bar; durante la notte l’organismo cercherà

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efal ha lanciato sul mercato italiano la nuova linea di elettrodomestici per la preparazione dei cibi “Nutritious & Delicious”; un nuovo modo di concepire la cucina in stile dietetico e salutare, che vede testimonial di assoluto rilievo all’interno del mondo medico-scientifico italiano, come il prof. Michele Carruba, Direttore del Dipartimento di Farmacologia e Direttore del Centro Studi e Ricerca sull’Obesità dell’Università degli Studi di Milano, e il dott. Carlo Lesi, Direttore dell’Unità Operativa di Dietologia e Nutrizione Clinica AUSL di Bologna.

Un piccola curiosità: i due prodotti vengono presentati nei negozi specializzati da speciali promoter che, in realtà, sono dei veri dietisti professionisti… approfittatene per fare quattro chiacchiere sulle vostre abitudini alimentari.

I primi due prodotti a fare la comparsa tra gli scaffali dei negozi sono la macchina per cottura ActiFry e la vaporiera Vitacuisine: Actifry permette di preparare fritture leggere e con un basso apporto di grassi preservando le qualità nutrizionali degli alimenti; infatti, è possibile cuocere numerosi piatti come risotti, patatine fresche o surgelate, frutti di mare, pollo e verdura in modo salutare e non indigesto. Basti pensare che con un solo cucchiaio d’olio (1,4 cl) è possibile friggere un chilo di patatine fritte. Vitacuisine è invece una vaporiera di piccole dimensioni in grado di garantire una cottura rapida in tre compartimenti separati tra loro, la cui tecnologia permette di conservare più del 20% della vitamina C contenuta negli alimenti. Dossier Medicina 86

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di disintossicarsi, eliminando le sostanze infiammatorie prodottesi. Il secondo giorno la stessa persona mangia a colazione dei biscotti che contengono latte, a pranzo mette del parmigiano sulla pasta e a cena consuma un gelato. In questo modo ha incrementato notevolmente la presenza di sostanze infiammanti e quando il giorno successivo consumerà un altro cappuccino, il livello di soglia di assunzione sarà superato e compariranno i primi sintomi della malattia: crampi addominali, bruciore di stomaco, alito pesante. Il suo organismo ha riconosciuto questi alimenti come “dannosi” e di conseguenza reagisce. Uno dei metodi utilizzato per individuare le intolleran-


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ze alimentari è conosciuto come Vega-test. Esso ha i suoi presupposti nella Medicina funzionale, sintesi fra lo studio del mesenchima e dei sistemi di regolazione endogena, la visione energetica dei meridiani cinesi e l’omeopatia. La metodica misura i potenziali elettrici cellulari e tissutali e dalla variazione di questi è possibile ricevere informazioni sul corretto funzionamento metabolico. Il procedimento è totalmente automatico e indolore. Si applica un elettrodo (puntale) sulla regione ungueale, al lato interno del dito indice della mano destra o sinistra se si tratta di un mancino: il punto di applicazione è riferito al meridiano relativo all’intestino crasso, segmento laterale, organo bersaglio molto sensibile alle sostanze ingerite. Con l’altra mano si tiene un cilindro (manipolo neutro) per chiudere il circuito. L’apparecchiatura, utilizzando impulsi elettrici a basso voltaggio, effettuerà la lettura delle resistenze elettriche cutanee come parametro di valutazione delle funzioni d’organo in rapporto alle sostanze. E’ possibile esaminare 24 gruppi di sostanze per un totale di oltre 200 fra alimenti, fibre ,piante e minerali. Una volta individuate le intolleranze sarà opportuno eliminare dalla dieta questi prodotti, per un periodo che varia dalle due settimane ai tre mesi, contemporaneamente assumere prodotti omeopatici che garantiscano un drenaggio degli organi emuntori intossicati. Il test va ripetuto dopo trenta giorni per verificare se l’organismo ha reagito alla cura ed appurato che non vi siano altri problemi, si passerà ad un controllo semestrale. A chi consiglieremo quest’analisi? A tutti coloro che soffrono di colon irritabile, che presentano cefalea post-prandiale, che riacquistano peso velocemente anche dopo diete drastiche, a coloro che vogliono semplicemente disintossicarsi e perdere qualche chilo, a chi si sente spesso stanco senza motivo, agli sortivi, ai fanatici della palestra, agli studenti sotto esami, insomma a tutti coloro che in primo piano mettono la salute del corpo e il benessere psico-fisico. Qualcuno potrebbe chiedersi: ma allora sono condannato ad una dieta restrittiva per tutta la vita? Niente di più sbagliato! Gli alimenti precedentemente aboliti saranno reinseriti gradualmente, a rotazione e nella giusta quantità in un periodo di tempo abbastanza breve, per dare modo al nostro organismo di imparare a metabolizzarli in maniera corretta. Siamo quello che mangiamo. E allora impariamo a mangiare bene!

Dott.ssa Patrizia de Gennaro c/o ambulatorio Eco5 Via Milite Ignoto 53, Pescara Tel: 085.4712874 - 328.0683661 E-mail: patriziadegennaro@hotmail.it

Se vuoi saperne di più chiama il numero verde o visita il sito www.dossiermedicina.it Dossier Medicina 88

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APPUNTI DI VISTA Prof. Paolo Zucconi Specialista in Psicoterapia Comportamentale e Psicoterapia Cognitiva

in alcune circostanze di vita famigliare. Tuttavia, dal momento che il malato non riscontra manifestazioni patologiche continuative o la presenza quotidiana di segnali tipici non viene data particolare rilevanza, per la funzionalità familiare, a eventuali manifestazioni abnormi o fuori dal comune”. E’ possibile individuare una sorta di causa scatenante o predisponente? “Dal momento che l’avere a portata di mano un’arma favorisce il compimento di un delitto, vi è l’urgenza di prevedere che la detenzione e il porto d’armi siano condizionati a una visita psicopatologica di idoneità da parte di uno psicologo abilitato.

a cura della di Roberto Bonin

Il tema d’attualità affrontato in questo numero è quello degli omicidi e delle violenze avvenute in ambito famigliare che, sempre più, riempiono le pagine di cronaca dei quotidiani nazionali e locali. A tal proposito, abbiamo rivolto qualche domanda in merito al Prof. Paolo Zucconi, specialista in Psicoterapia comportamentale e Psicoterapia cognitiva. nonché Psicologo legale, esperto in psicopatologia forense e Consulente tecnico del Tribunale di Udine. Negli ultimi tempi la cronaca nera è ricca di delitti e aggressioni avvenute in ambito famigliare. Quali disagi psicologici si celano in genere dietro a questi avvenimenti? “In genere, in quasi tutte le situazioni in cui dentro le mura domestiche si compie un omicidio, il clinico fa riferimento a una particolare malattia mentale, solitamente caratterizzata da convinzioni o ragionamenti in cui l’individuo crede fermamente, mentre gli altri le considerano assurde o irreali. Spesso vi si associano anche variazioni patologiche dell’umore, in direzione marcatamente depressiva, o, più frequentemente, in direzione dell’umore elevato. Tali idee e pensieri, non condivisi dagli altri, unitamente a importanti alterazioni dell’umore, portano persone più vulnerabili di altre e con bassa tolleranza alla frustrazione, a commettere omicidi all’interno della propria sfera famigliare. Tuttavia la malattia mentale non esordisce improvvisamente e inaspettatamente: nella maggior parte dei casi l’omicida risulta essere stato già in cura presso professionisti. Assai difficilmente i membri di una famiglia, in tanti anni di stretta convivenza, non riescono a cogliere nel proprio congiunto particolari fissazioni su determinati temi o comportamenti inusuali, o per lo meno strani, manifestati Dossier Medicina 90

A parte casi isolati ascrivibili al cosiddetto “reato d’impeto”, reazioni omicide sono, nella maggior parte dei casi, conseguenza di una psicopatologia pregressa che solitamente un clinico riesce agevolmente a diagnosticare. Considerati i numerosi avvenimenti delittuosi consumati in famiglia, ci si chiede: l’omicida nel suo passato è stato mai sottoposto a visite specialistiche da parte di psicologi clinici, psicoterapeuti, psichiatri o neurologi? Inoltre, il medico curante, durante gli incontri clinici con l’assistito o con un familiare, ha mai ipotizzato eventuali condizioni patologiche da approfondire e accertare tramite un corretto invio allo specialista? Tutto ciò nell’interesse dei singoli e nella tutela della stessa comunità locale, in quanto l’eventuale propensione a commettere reati va sempre accertata dopo aver diagnosticato una qualche infermità mentale secondo precise classificazioni diagnostiche ufficiali. Infine potendo penetrare nell’ambiente storico-sociale dove si è consumata la tragedia solitamente si possono evidenziare una serie di antecedenti stimoli stressogeni, superiori alla soglia di tolleranza individuale della persona, favorenti un gesto esasperato e inconsulto”.

news Esiste un qualche tipo di prevenzione? “Così come si sottopone la propria automobile a periodiche revisioni per verificarne la funzionalità, sarebbe opportuno che le fasce sociali più a rischio si sottopongano a un controllo periodico dello stato generale di salute. La finalità di un check-up è duplice: scoprire per tempo eventuali malattie in fase iniziale tramite la diagnosi precoce, e ridurre le probabilità di ammalarsi di patologie verso cui si dimostra predisposizione o tendenza, o alle quali si è più esposti per motivi ambientali o lavorativi. Anche in ambito neuropsicologico, infatti, un checkup ben condotto identifica proprio nelle persone sane quei fattori di rischio che aumentano le probabilità di contrarre delle psicopatologie. Queste possono essere determinate da comportamenti errati dal punto di vista dello stile di vita, nelle abitudini alimentari, nella gestione del tempo libero e del riposo, nelle abitudini sessuali, nell’abuso di fumo, alcool, caffè o psicofarmaci. Se la causa di un comportamento delinquenziale in ambito famigliare è una malattia mentale, oggi è possibile accertarla ancor prima che questa si manifesti in modo conclamato. Il vantaggio della diagnosi precoce è infatti quello di poter intervenire tempestivamente e in modo mirato, influenzando così favorevolmente il decorso della malattia mentale e, in alcuni casi, bloccarlo prima della sua insorgenza”. Si tratta ancora di un fenomeno sotto controllo, o potrebbe in futuro sfuggire di mano? “Se la società non utilizza opportunamente gli strumenti di tutela giuridica e psicologica oggi disponibili, la delinquenzialità familiare rischia davvero di sfuggire

Quale influenza hanno i mass media e la crisi di valori della società che sta caratterizzando il nuovo millennio? “A ben guardare, i disturbi mentali riscontrano le loro concause nelle contraddizioni sociali che generano incoerenza educativa per cui, i valori, tradizionalmente presentati dalla scuola e dalla famiglia, trovano smentita sia nei modelli esibiti in certe trasmissioni televisive sia nei fatti di cronaca pubblicati quotidianamente dai giornali che fanno riferimento a comportamenti imprevedibili di opinion leader normalmente conosciuti quali simboli di correttezza e integrità morale. Ulteriore smentita è rappresentata quando gli stessi mezzi di informazione ci presentano una realtà sociale troppo distante dalla prosaica quotidianità, fatta di sacrifici, in cui vive la maggioranza delle famiglie italiane. Tutto ciò genera confusione e difficoltà di reperimento di riferimenti morali certi. Inoltre si riscontra che la persona comune si trova spesso impotente verso le istituzioni sociali e tutte le forme di abuso istituzionalizzato, diretto e indiretto. In tante di queste situazioni politico-sociali, che esasperano le persone più deboli, dotate di poche competenze di base e scarsa tolleranza allo stress, è possibile riscontrare quei fattori eziologici di importanti comportamenti violenti e imprevedibili”. Dossier Medicina 91

di mano. A livello territoriale si richiede che i medici di base vengano messi nelle condizioni di poter individuare i pazienti a rischio e inviarli allo specialista. Compito dello specialista è quello di accertare o escludere una malattia mentale, diagnosticandola secondo le più aggiornate classificazioni internazionali e informando, con opportuna delicatezza ma fermezza, l’interessato unitamente ai familiari. In base alla diagnosi la persona va curata con verifiche periodiche dell’efficacia terapeutica fino all’eventuale guarigione. Inoltre, secondo la Legge vigente, dopo aver diagnosticato una qualche infermità mentale, va sempre accertata anche l’eventuale “pericolosità sociale”. In tale caso la Legge impone che si informi l’autorità competente a salvaguardia della comunità in cui la persona vive. Ovviamente la Magistratura, qualora informata, ha l’obbligo di adempiere al proprio dovere istituzionale. Infine per una più amplia salvaguardia sociale, e affinché tali fenomeni possano mantenersi sotto controllo, si richiede alle istituzioni di vigilare e intervenire sulle contraddizioni sociali e su tutte quelle forme che generano incoerenza educativa. In questi casi, l’intervento mirato si basa su una formazione psico-educativa, con risultati verificabili, verso docenti e genitori e mass media. Sono auspicabili, comunque, dei piani sanitari di intervento su certe fasce di popolazione a rischio al fine di accertare con specifici check up segni e sintomi che possano far presagire comportamenti devianti”.

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News dal Mondo Dall’Australia il farmaco anti-Alzheimer

Si chiama “PBT2” e promette di ritardare l’insorgenza del morbo di Alzheimer e di migliorare la qualità di vita dei pazienti che ne sono affetti. Si tratta di un nuovo farmaco messo a punto dagli scienziati dell’Istituto di Ricerca sulla Salute Mentale dell’Università di Melbourne (Australia) che, in una prima sperimentazione, hanno dimostrato di ridurre significativamente la quantità di placche di proteina beta-amiloide responsabili del morbo. La sperimentazione, condotta su 78 pazienti australiani e svedesi a cui è stata somministrata una pillola al giorno per 12 giorni, avrebbero beneficiato di un netto miglioramento nella capacità di programmare ed eseguire attività quotidiane.

Gli scienziati Usa promuovono l’aerobica a pieni voti

Secondo i ricercatori della Temple Univesity’s College of Health Professions e dell’University of Maryland (Stati Uniti), l’esercizio aerobico regolare contrasterebbe l’invecchiamento e ridurrebbe in modo significativo lo stress chimico che può portare a malattie cardiovascolari e ictus nelle donne in post-menopausa. Nello studio sono state monitorate 48 donne in menopausa tra i 50 e i 75 anni di età, con vita sedentaria, sottoposte a un programma di esercizio che prevedeva 3 sessioni di aerobica a settimana per 24 settimane. Tutte hanno seguito lo stesso regime dietetico, con pochi grassi saturi, molta frutta e verdura e farine integrali in quantità. In media, le donne hanno perso il 5% del loro peso corporeo e tutte hanno presentato una significativa riduzione dell’indice di massa corporea, oltre a un aumento della capacità aerobica.

Hacker informatici contro il cuore

Uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Harvard (Stati Uniti) avrebbe rivelato che gli hacker informatici possono accedere dall’esterno al chip computerizzato che controlla la maggioranza dei defibrillatori cardiaci impiantabili attualmente in uso.

passando dall’1,7 al 2,8%. Secondo gli scienziati la maggiore pericolosità potrebbe essere dovuta alla vita media dei globuli rossi, la cui rottura avviene entro le due settimane.

L’ascensore nemico della salute

Usare abitualmente l’ascensore farebbe aumentare i livelli di zuccheri e dei grassi nel sangue e, conseguentemente il rischio di insorgenza di diabete. E’ quanto dimostrato da uno studio dell’Università del Missouri (Stati Uniti) pubblicato dal Journal of the American Medical Association.

L’esposizione prolungata al latte in polvere potrebbe aumentare il rischio di problemi respiratori. A rivelarlo è uno studio condotto dall’Università di Birmingham (Gran Bretagna) e dalla Thailand’s Mahidol University (Thailandia) su 170 lavoratori di industrie thailandesi specializzate nella produzione e lavorazione di latte liofilizzato. L’incidenza di sintomi polmonari e il rischio di asma tra le persone a stretto contatto con la polvere di latte sarebbe stato il doppio rispetto a quella degli altri dipendenti.

Un grande passo in avanti nella cura delle ulcere oculari e cutanee arriva da uno studio dei ricercatori Luigi Aloe e Paola Tirassa dell’Istituto di Neurobiologia e Medicina Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche e Alessandro Lambiase del Campus Biomedico. La ricerca riguarda l’azione cicatrizzante della molecola Nerve Growth Factor (NGF) in diverse tipologie di ulcere umane, incluse quelle da decubito, da trauma, metaboliche e degenerative. “L’applicazione topica di questa molecola è priva di effetti collaterali”, ha spiegato Luigi Aloe dell’INMM-CNR, “e si è rivelata molto efficace in tutte le ulcere trattate.

Il nuovo trattamento antiobesità “Toga” messo a punto recentemente in California (Stati Uniti) è stato sperimentato su 4 pazienti del Policlinico Gemelli di Roma dall’equipe guidata dal prof. Guido Costamagna, direttore del Centro di Endoscopia digestiva. Si tratta di un nuovo metodo, applicabile su pazienti tra i 18 e i 60 anni di età, che permette di restringere lo stomaco per via endoscopica allo scopo di far diminuire l’appetito e aumentare la sazietà.

Trapianti senza rigetto grazie al derma “senza Dna”

Frutta e verdura da “10 e lode”

Mangiare frutta e verdura fa bene ai ragazzi e li aiuterebbe a conseguire degli ottimi risultati a scuola. A confermarlo, uno studio compiuto dai ricercatori dell’Università dell’Alberta (Canada), pubblicato sul Journal of School Health. Secondo gli scienziati, guidati da Paul J. Veugelers, i risultati ottenuti sosterrebbero la necessità di investire in programmi nutrizionali ad hoc nelle scuole.

Nel nostro cavo orale si anniderebbero circa 600 diversi microbi. A contarli sono stati i ricercatori del Forsyth Institute di Boston (Stati Uniti) e del Kings College di Londra (Gran Bretagna). Quelli presenti all’interno della bocca di ogni individuo, però, sarebbero circa un terzo del totale. Molti rappresentano la normale flora batterica, alcuni sono invece segno evidente di malattie sistemiche.

Novità nella cura delle ulcere

La lotta all’obesità dice addio al bisturi

Il risultato è stato che le 2 settimane di inattività sono state più che sufficienti per aumentare la presenza di glucosio e grasso nel sangue, una condizione che spesso prelude allo sviluppo di diabete e malattie cardiovascolari.

Attenzione al sangue “vecchio”

News dall’Italia

Abbiamo riscontrato come l’applicazione topica di questa molecola per 5-6 settimane promuova la riparazione e la guarigione delle ulcere in assenza di effetti collaterali e di recidive. Purtroppo, la molecola NGF non è ancora disponibile come farmaco e quando si presentano ulcere non risolvibili con le terapie convenzionali viene utilizzata la molecola estratta e purificata dalla ghiandola salivare di roditori”.

Il secondo gruppo era invece composto da camminatori sopra la media, ossia persone abituate a compiere circa 10.000 passi al giorno. A queste persone è stato chiesto di adottare lo stesso comportamento dei primi, ma solo per 2 settimane. Dopo questi periodi sono stati fatti a tutti dei test di tolleranza al glucosio e ai grassi, per verificare l’abilità del corpo di sottrarre dal sangue queste due sostanze.

L’indagine, che ha coinvolto circa 5.000 scolari canadesi e i loro familiari, ha dimostrato infatti che gli studenti che consumavano più frutta e verdura, introducendo in genere meno calorie, facevano meno errori durante i test di apprendimento: la possibilità di sbagliare è stata del 41% minore rispetto ai compagni con dieta sbagliata.

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Mamme, attente al latte in polvere

Nel corso dello studio è stato chiesto ad alcuni volontari di diminuire la propria attività fisica giornaliera per studiare gli effetti della sedentarietà su malattie importanti come il diabete. Sono stati presi in esame due gruppi di persone, di cui il primo composto da camminatori medi, ossia persone che abitualmente facevano circa 6.000 passi al giorno, ed è stato chiesto loro di ridurre i passi a 1.400 per 3 settimane evitando di salire o scendere le scale e viaggiare in automobile appena possibile.

Gli stessi scienziati sono stati capaci, infatti, di riprogrammare dall’esterno il chip, spingendolo a comportarsi in modo tale da far battere il cuore in modo incontrollato, facendogli liberare scosse elettriche abbastanza potenti da uccidere un paziente. Sempre secondo gli studiosi, però, per portare a termine il loro “disegno criminale” gli hacker dovrebbero disporre di un’attrezzatura del valore di circa 15.000 sterline; situazione difficilmente applicabile alla maggioranza dei cyber-criminali attualmente in attività.

Le trasfusioni con sangue più vecchio di due settimane metterebbe a rischio la vita dei pazienti. Ad affermarlo sono gli esperti della Cleveland Clinic (Stati Uniti) che, in uno studio pubblicato dalla nota rivista scientifica New England Journal of Medicine, riportano che la mortalità ospedaliera in caso di trasfusioni con sangue vecchio aumenterebbe di ben 1,1 punti percentuali,

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Un nuovo metodo per privare il derma di ogni residuo di Dna e ottenere una struttura biocompatibile con il minimo rischio di rigetto nei trapianti. E’ quanto brevettato dall’Istituto Rizzoli di Bologna e dalla Banca della cute del Bufalini di Cesena. I ricercatori dei due istituti hanno messo a punto infatti un nuovo derma che può essere impiantato nel ricevente mantenendo inalterate le proprietà di rigenerazione e rivascolarizzazione dei tessuti. Oltre che nella cura di tessuti lesionati, questo metodo potrà essere utilizzato anche nell’ambito della medicina rigenerativa. Il prossimo anno inizierà la sperimentazione sui pazienti.

I coloranti della frutta in difesa del cuore

Uno studio su topi diretto da Marie-Claire Toufektsian dell’Università di Grenoble in collaborazione con i Centri di ricerca che partecipano al Progetto Flora finanziato dalla Commissione Europea, che vede tra i vari partner l’Università Cattolica di Campobasso e l’Università di Milano, avrebbe dimostrato che alcuni tra i coloranti naturali della frutta, molecole antiossidanti del gruppo dei flavonoidi, le antocianine, potrebbero avere un effetto protettivo sul cuore difendendolo dai danni dell’infarto.

Sono 600 gli ospiti indesiderati della bocca

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l’esperto risponde

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l’esperto risponde

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