Le passioni dei miei amici

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LE PASSIONI DEI MIEI AMICI


Progetto grafico a cura di Santarossa Marika

FacoltĂ di design e arti Disegno Industriale

Testi e foto di Santarossa Marika

design.arti@iuav.it www.iuav.it

La stampa e la rilegatura sono state eseguite presso Papermedia Via San Nicolò, 11 Treviso, Italy


LE PASSIONI DEI MIEI AMICI


LE PASSIONI IL SIGNIFICATO DEL TERMINE

Passione deriva dal termine latino patior, che significa soffrire, provare, sostenere un peso o patire. In altre parole, si tratta di un insieme di condizioni caratteristiche di un atteggiamento passivo dell'individuo. Tale senso del termine è rimasto ma un nuovo significato più recente ne è derivato: la parola passione è adoperata difatti, oggigiorno anche per riferirsi ad un'emozione che è più forte di noi, che in un certo senso si subisce, come nell'espressione ‘avere una passione per qualche cosa’. La passione è qualcosa che si subisce ma per quanto razionalizzata è impossibile sfuggirvi. Ben lungi dall’essere un fatto puramente corporeo, la passione è infatti anche l’espressione di altri fattori di natura, in senso lato, culturale. Per cogliere adeguatamente origini, componenti e modi di uno stato passionale occorre esaminare sia i bisogni e i desideri del soggetto sia il contesto sociale, normativo e simbolico, nel quale esso si è prodotto. Per Sergio Moravia, filosofo e antropologo italiano, esistono due aspetti di grande rilievo nell’analisi della passione. Primo aspetto: la passione è un modo di essere e di sentire di tipo relazionale, attraverso esso si reagisce ad un determinato rapporto con le persone, le situazioni e i valori del nostro ambiente di vita. Generalmente si tratta di una reazione forte e radicale, talvolta estrema, dissonante rispetto alla cosiddetta normalità. In effetti, nella passione c’è quasi sempre una dimensione anomala e trasgressiva rispetto ai costumi consueti del contesto di appartenenza. La società molto spesso


ha giudicato erroneamente chi manifesta certe passioni, come un essere dominato dagli istinti. Secondo aspetto: se la passione è connessa a relazioni culturalmente e socialmente determinate, allora bisogna diffidare delle sue interpretazioni universalizzanti. È vero che in tutte le epoche sono esistite passioni amorose, civili, politiche, ma è altrettanto vero che l’aspetto generale unitario della passione è spesso meno rilevante dei suoi contenuti particolari e diversificati. Bisogna quindi prestare molta attenzione a quella che è la varietà e la storicità dei comportamenti passionali. Esiste una molteplicità di tipologie passionali. Per troppe persone, quando si parla di passione in senso proprio, ci si riferisce alla passione amorosa, in realtà la passione è una modalità del vivere, che si può riferire alle più diverse dimensioni dell’agire umano. C’è la passione sportiva sia degli atleti che dei tifosi, c’è la passione egocentrica dell’uomo di spettacolo e del filosofo, c’è la passione etica degli uomini sensibili ai problemi dei loro simili, c’è la passione per l’arte e molte altre ancora. In questo libro racconto per mezzo di fotografie le passioni di sette miei amici, cogliendo nei dettagli i loro interessi. Ognuno di loro mi ha raccontato alcuni aspetti della propria passione, ho posto loro le stesse domande per capire al meglio le motivazioni, le percezioni e i timori che gli accomunano, tenendo conto della società in cui vivono e dell’aspetto esistenziale. Ho catturato la loro passione, perché è proprio da essa che le persone si spogliano, spesso con

imbarazzo, dei blocchi emotivi e socio-culturali. Le passioni sono parte di noi, più o meno consapevoli, le viviamo e le comunichiamo alle persone che ci circondano rendendoci liberi d’esprimere il nostro vero ego.


LETIZIA



LETIZIA CON DUE ANGUILLE



LETIZIA CON HAPPY



LETIZIA E TIGRO



LETIZIA CON MATTY



UN’AMICIZIA



Ho notato che adori gli animali, di tutte le specie... da dove o cosa è nata questa passione? Abito in campagna, quindi fin da piccola mi sono trovata a stare sempre a contatto con gli animali e con la natura. Quotidianamente passo le mie giornate con mio cugino o le mie amiche a correre in bici nei campi attorno casa, a fare escursioni e un’infinità d’altri giochi.

15 OTTOBRE 2010

Vorresti che la tua passione diventasse un lavoro? Vorresti fare la veterinaria da grande? Vorrei che rimanesse una passione. Io amo gli animali ma non sarei capace di fare la veterinaria, perché non sopporto l’idea di vederli star male e soprattutto di operarli. Non riuscirei mai a vederli soffrire, sono troppo sensibile per quanto riguarda questo aspetto. Gioco con loro e me ne prendo cura, gli do da mangiare e li pulisco, è questo quello che mi piace. In famiglia c’è qualcuno con la tua passione? Abbiamo due coniglietti e un cane, amiamo gli animali, ma nessuno si dedica a loro quanto me, ogni giorno gioco con loro. Cosa provi quando sei con gli animali? Mi sento molto bene... mi sento in armonia con loro. Adoro prendermi cura di tutti gli animali, soprattutto dei coniglietti che gironzolano attorno casa mia. Quando sto con loro il tempo passa in fretta e tantissime volte succede che mi dimentico di finire i compiti di scuola e mia mamma si arrabbia e sgridandomi mi obbliga a rientrare in casa per finirli. Oltre a questo sinceramente nessun animale mi spaventa o mi fa ribrezzo, come hai visto tengo tranquillamente in mano anche le anguille.


Mi racconti un aneddoto che ti ha entusiasmato? Una mattina, appena finito scuola, tornata a casa, ho visto un coniglietto nascondersi dentro un tubo di cemento vicino casa. Con l’aiuto di mio papà abbiamo bloccato una delle due uscite del tubo e siamo riusciti a catturarlo. Mi sono sentita molto felice d’essere riuscita a portarlo in salvo perché temevo per la sua vita. Da quel giorno mi sono presa cura di lui con amore e dedizione. Quando parlo con il mio coniglietto lui mi ascolta e solo con me ha questo rapporto, è stupenda questa cosa. Quanto credi che la società possa influire sulla tua passione? Che pensi a riguardo di caccia e abbandono di animali? Nel mio paese, la caccia è consentita in alcuni periodi, e visto che abito in campagna sentire tutti quegli spari mi rattrista. Trovo che questo sport, accettato dalla società, sia crudele e non dovrebbe essere praticato. Per quanto riguarda poi l’abbandono degli animali penso che queste persone siano superficiali e irresponsabili. Hai mai incontrato difficoltà con gli animali? A volte, soprattutto con gli insetti. Anche se, come ti ho detto prima, animali che molte persone non toccherebbero mai, ad esempio lombrichi, anguille e lucertole non mi fanno affatto paura o ribrezzo. C’è stato qualcuno che ti ha insegnato le cose che sai sugli animali? Le cose che ho imparato sugli animali mi sono state insegnate da mio cugino. Ho imparato con il suo aiuto a stare a contatto con i cani e altri animali da fattoria. I miei nonni hanno conigli,

galline, mucche, maiali, oche e pavoni, quindi mi ritengo molto fortunata ad avere l’opportunità di essere così a contatto con il mondo degli animali. Inoltre per comprendere meglio le loro caratteristiche e il loro habitat ho letto vari libri sul mondo animale.


FRANCESCO



PRONTO PER ENTRARE IN CAMPO



RIGORE



TIRO!!



IL CAMPO DOPO LA PARTITA



QUIETE FINALE



Il calcio è una passione abbastanza comune. Vorrei capire qual è l’emozione che provoca questo sport. Da dove o cosa è nata questa passione? Questa passione è nata quando vidi, da bambino, una partita per la prima volta... si trattava di Milan-Atalanta. Vedendo il Milan giocare, che poi è diventata la mia squadra del cuore, volli praticare fin da subito il gioco del calcio.

16 OTTOBRE 2010

Vorresti che la tua passione diventasse un lavoro? Si, sarebbe fantastico giocare e guadagnare tanto da farlo diventare un lavoro, ma mi rendo conto che nella categoria dove gioco non è così facile. Nella mia carriera sono arrivato a prendere un po’ di denaro che mi ha permesso di praticare la mia passione senza spese e di arrotondare lo stipendio. In famiglia c’è qualcuno con la tua passione? Mio papà segue il calcio e viene a vedere le mie partite. È stato lui a non farmi mai smettere di credere in questo sport. Cosa provi quando giochi? Quando so che devo affrontare una partita importante, il primo pensiero è la preparazione della sfida durante gli allenamenti. Solo con una preparazione adatta si può arrivare a fare una partita in maniera adeguata. Il giorno della partita sono molto concentrato e per me esistono solo il pallone ed i compagni di squadra. Infatti credo che anche una bella giocata di un compagno dia grandi soddisfazioni, perché il calcio non è un gioco in cui è solo l’unità a prevalere. In ogni caso le emozioni si misurano a seconda delle prestazioni. Mentre giochi una partita il parere dei tifosi deve passare in secondo piano


perché è facile farsi condizionare e distrarsi, soprattutto quando i commenti sono negativi. Sentire, però, un bell’applauso dopo un gol o una partita vinta è molto incoraggiante e ti senti appagato del lavoro che hai svolto durante gli allenamenti settimanali. Mi racconti un aneddoto? Posso raccontarti il mio gol più bello. Avevo sedici anni. Fu una giocata strepitosa per l‘alto coefficiente di difficoltà. Iniziai a palleggiare da centrocampo evitando cinque avversari senza che la palla toccasse mai terra e poi feci un bellissimo gol con un pallonetto al portiere. Quando vidi la palla entrare ho pensato: ‘sono stato davvero io?’ Ma quando vidi tutti i miei compagni venire da me urlando e festeggiando mi sentii le gambe tremare e il cuore a mille, ero troppo felice. Quel giorno la soddisfazione più grande me l’ha diede il mio allenatore che mi disse: “Una cosa del genere l’ho vista fare solo a Maradona”. Quanto gli stadi di vita e la società possono influire sulla tua passione secondo te? L’unica cosa che posso dire a riguardo è che se abitavo in una città come Milano, forse avevo la possibilità di far si che la mia passione diventasse anche un lavoro. Credo che in una vasta area metropolitana, molto popolosa, ci sia sicuramente più interesse e più facilità da parte di importanti società di seguire i ragazzi giovani, mentre nei centri più piccoli essi vengono seguiti sicuramente meno. Credo che in questo sport la società influisca molto, sia per quanto riguarda la formazione calcistica sia riguardo l’aspetto commerciale. L’influenza politica è molto spesso dannosa ai fini dello spettacolo calcistico, so-

prattutto per quanto riguarda i comportamenti dei tifosi, basta pensare a cosa succede negli stadi italiani come il fatto appena successo della partita Italia - Serbia. Quando hai iniziato hai incontrato difficoltà con il pubblico, con i compagni o con il tuo ego? Non ho mai avuto difficoltà a fare questo sport e nessuno mi ha mai ostacolato. Hai trovato ispirazione da qualche avvenimento e personaggio famoso o storico? Il mio più grande idolo e fonte di ispirazione è Roberto Baggio, il più forte giocatore italiano di sempre per me.


SARA



LIBRI



PREPARAZIONE DEL PERSONAGGIO



IL COPIONE



ABITO DI SCENA



PRIMA DELLA PRIMA



Da dove o cosa è nata questa passione? Non so dirti da dove nasce la mia passione per il teatro, credo di averla sempre avuta. Ho sempre amato partecipare alle recite che si facevano all’asilo e alle scuole elementari.

18 OTTOBRE 2010

Vorresti che la tua passione diventasse un lavoro? Una volta un professore mi ha fatto una domanda simile: “Cosa cerchi tu nel teatro?” Ho riflettuto molto sulla sua domanda... mi aveva spiazzato. Dopo qualche giorno ho capito che in realtà io non voglio niente dal teatro. Voglio fare teatro e basta. Non cerco in quest’arte una remunerazione. Ho paura che se diventasse un lavoro potrei perdere quel qualcosa in più che si ha quando si fa una cosa per il puro piacere di farla senza pretendere nulla in cambio. In famiglia c’è qualcuno con la tua passione? Nessuno. E non è stato facile da parte dei miei accettare questa mia passione. Una passione che ti porta a essere ciò che non sei, a trasgredire. Cosa provi quando reciti? È difficile spiegarlo. Recitare è come un sogno. Quando sei sul palco provi le emozioni del personaggio che stai interpretando e quando lo spettacolo finisce ti rimane solo un vago ricordo, proprio come un sogno. Ti posso solo spiegare con precisione ciò che si prova dopo aver recitato: una gioia immensa, un senso di liberazione. Inoltre mi diverto a creare il personaggio fin nei suoi minimi dettagli, a caratterizzarlo. Ma la cosa che più mi diverte è giocare con il pubblico, coinvolgerlo, prenderlo in giro, sorprenderlo, saltare giù dal palco e parlargli faccia a faccia... trasgredire! Il teatro da la possibilità di trasgre-


dire, e non intendo una trasgressione associata a volgarità. Il teatro deve dare una scossa di energia che muova l’animo degli spettatori in un vortice di emozioni travolgenti. Mi racconti un aneddoto che ti ha cambiato? A quindici anni ho avuto la possibilità di recitare nell’Anfitrione la parte di Alcmena, un ruolo drammatico nel contesto comico. Entravo in un gruppo già formato da qualche mese ed era la mia prima prova. Finita la scena alzo gli occhi, il pubblico era tutto ammutolito. Avevo paura di aver recitato male. Tutto il contrario... li avevo lasciati a bocca aperta... ancora adesso non riesco a capire.. io tremavo. Io ragazza molto riservata avevo condiviso con persone che non conoscevo un’emozione così grande raggiungendo una sorta di intimità con chi era accanto a me. Io non recito per sentirmi dire brava ma per dare emozioni alle persone, per dargli la forza di andare avanti. Nella società contemporanea scarseggiano le emozioni date dalla comunicazione e dal contatto diretto con l’altro. Il teatro fa riscoprire l’autenticità dei rapporti umani e la potenza delle emozioni. Quanto gli stadi di vita e la società possono influire sulla tua passione secondo te? Gli stadi della vita influiscono su ciò che sono in un determinato momento e quindi anche sulle mie interpretazioni teatrali. Questo perché, al contrario di quanto si pensa, recitare non è fingere. Io credo che tutti noi siamo “di tutto un po’“ e nel teatro si mostra quella parte di noi che non si mostra di solito. Quindi per quanto possa fare un ruolo lontano da ciò che appaio nella vita di tutti i giorni, anche quella sono io. All’inizio non

è stato facile gestire tutto ciò. Se ciò che sono è il “mezzo”, la società è il “destinatario” del teatro e il contenuto teatrale stesso. Il teatro è critica della società per la società stessa. Il teatro mostra i nostri difetti, è uno specchio in cui è lo stesso pubblico il protagonista. Quando hai iniziato hai incontrato difficoltà con il tuo ego? Quando ho cominciato seriamente a fare teatro avevo quattordici anni. È un momento particolare della vita dove stai ricercando la tua identità. In questo contesto si sono inserite le prime esperienze teatrali, i primi personaggi ai quali davo vita. Non è stato facile gestire tutto ciò, sentivo delle emozioni così immense nel recitare, che non avevo mai conosciuto prima, che non mi appartenevano eppure uscivano da me. Ma questa situazione mi ha reso più forte, essa stessa mi ha aiutato nella ricerca della mia identità. A questo proposito mi vengono in mente le parole di Albert Camus. Egli affermava che il teatro mostra come non ci sia un confine tra ciò che siamo e ciò che vogliamo essere. Io sono ciò che voglio: questo mi ha insegnato il teatro. Hai trovato ispirazione da qualche avvenimento? Qualche persona ti ha motivato? Non ho tratto spunto da nessuno. Ci sono state però delle persone fondamentali alle quali devo la mia motivazione e ciò che sono diventata adesso: la mia prima insegnante di teatro e un’attrice che ho conosciuto un’anno fa che mi ha mostrato come il teatro sia trasgressione e gioco. Quest’ultima è stata uno stimolo immenso per la mia creatività verso un teatro non più imposto ma creato dagli attori stessi.


FRANCESCA



LE RIVISTE



FRANCESCA CUCE



IL METRO



LA PROVA



LA PELLE



18 OTTOBRE 2010

Da dove o cosa è nata questa tua passione per la creazione di accessori? Quando ero piccola mia zia mi portava nella scuola dove insegnava progettazione d’accessori, potevo assistere alle lezioni e avevo l’occasione di osservare lo svolgersi del laboratorio. Diventata più grande, verso i tredici anni, ho iniziato ad avere un primo approccio con la lavorazione della pelle. Ho deciso di frequentare l’università di Design della Moda da quando, frequentando il primo anno dell’Università di Disegno Industriale a Treviso, avevo delle lezioni nella sede di Moda e vedevo tutti i lavori che facevano, me ne innamorai. Vorresti lavorare praticando la tua passione? Certo, sarebbe la realizzazione del progetto di vita che mi sono imposta. In famiglia c’è qualcuno con la tua passione? Come ho detto, mia zia insegna ed è designer di accessori, e in Repubblica Ceca assieme a suo marito sono all’interno della cerchia di artisti contemporanei del paese. Inoltre, anche mia madre si è diplomata in Tecnologie delle Calzature ma non ha proseguito il percorso, e ora rivive con me la sua passione. Che cosa provi quando crei un qualcosa di tuo? Diventa una sorta di dipendenza, la concentrazione va tutta sul progetto in modo costante. Mentre creo tengo sempre gli occhi bene aperti perché qualsiasi cosa che mi circonda può essere utile nel mio iter progettuale. La parte più bella, quella in cui mi sento più realizzata, è quando vedo che tutto combacia e c’è armonia. È il momento in cui mi rendo conto che tutto il


lavoro fatto prima è stato utile, più prove fai e meno rischi di sbagliare. Durante la realizzazione non vedo l’ora di vedere il pezzo finito. Mi racconti un aneddoto che ti ha dato nuova forza per coltivare la tua passione? Durante un laboratorio progettuale, che non stava dando dei buoni frutti, mi sono ammalata e non ho potuto finire il progetto. L’anno successivo lo stesso laboratorio mi ha dato una forte carica che continuo a portarmi a presso. Quanto gli stadi di vita e la società possono influire sulla tua passione secondo te? Bisognerebbe dare più spazio ai giovani. Esistono alcuni concorsi a tale proposito. Ma credo si possa fare di meglio, perché la creatività che viene valorizzata all’interno dell’ università, non è possibile esprimerla totalmente nel mondo del lavoro, prima di tutto perché è molto difficile diventare subito fashion designer e secondo per la committenza, per il mercato. Nonostante tutto l’università che frequento prepara molto al mondo del lavoro, perché ci prepara non soltanto sotto l’aspetto che riguarda la progettazione ma anche la sartoria. Inoltre, in questi tre anni, svolgiamo un percorso d’attività che ci permettono d’imparare un insieme di cose, dal creare il proprio blog fino a come allestire un fittizio proprio negozio personale. Quando hai iniziato hai incontrato difficoltà con te stessa o con le tue preoccupazioni? C’è un po’ la concezione che basta vestirsi con capi alla moda per saperne di moda, ma non è così. Esiste una teoria a riguardo che va dalla grafica, alla storia, all’economia, al design. La

moda c’è chi la fa e c’è chi la indossa. Bisogna avere molta passione in questo campo perché altrimenti al primo ostacolo ci si ferma. Ho passato tanti momenti di crisi e notti insonni ma la passione e i risultati che ottengo mi danno forza per non mollare mai. Ho imparato a tirare fuori molto la mia personalità. Hai trovato ispirazione da qualche persona? Qualcuno ti ha incoraggiato? Il continuo confrontarsi all’interno della classe con i compagni più bravi genera un meccanismo per cui alcune persone si abbattono e altre tirano fuori il massimo. A me la competizione dà forza. Oltre a ciò trovo spesso interessante il lavoro dei giovani emergenti, sono molto più sperimentali degli stilisti affermati che devono far fronte alle leggi del mercato.


NICOLA



SEGNO SULLA SABBIA



LA TAVOLA



PREPARATIVI



LA VELA



ASPETTANDO CHE SI ALZI IL VENTO



20 OTTOBRE 2010

È uno sport che non conoscevo, da dove o cosa è nata questa passione? Ho sempre avuto la passione per sport dove si usa una tavola, come lo skateboarding oppure lo snowboard, per la possibilità che ti danno di compiere delle evoluzioni spettacolari. Questa passione è nata per caso, un paio di anni fa, quando passeggiando per la spiaggia del mio paese, ho visto una ventina di persone che si stavano accingendo ad andare in mare con l’aquilone e la tavola. Osservandoli ne sono rimasto affascinato e volli provare pure io questo sport. Nei giorni successivi feci amicizia con una di queste persone, così ebbi la possibilità di cimentarmi in questo sport. Comprai immediatamente tutta l’attrezzatura per fare kitesurf. Vorresti che la tua passione diventasse un lavoro? Sì, mi piacerebbe diventare istruttore ma devo fare ancora un po’ d’esperienza. In famiglia c’è qualcuno con la tua passione? No, nessuno lo pratica. Che cosa provi quando pratichi kitesurf? Quando faccio questo sport sono spensierato. Sono pervaso da un entusiasmo e una voglia di andare in acqua incredibile, soprattutto perché non posso praticarlo con frequenza. Mi racconti un aneddoto che ti ha dato nuova forza per coltivare la tua passione? Un momento che mi ha fatto sentire realizzato è stato quando ho affrontato la mia prima rotazione a 360° con salto. Per realizzare questo tricks bisogna eseguire un salto, dare un colpo di spalle con forza e voltare collo e testa nella direzione


in cui si vuole girare, planando sull’acqua rimanendo in piedi. Saltare lo avevo già imparato praticando snowboard, ma tutte le azioni successive erano nuove per me e molto difficili da eseguire. Quando l’ho eseguito ho provato una grande soddisfazione e mi sentii molto orgoglioso nell’essere riuscito a fare questo tricks. Quanto gli stadi di vita e la società possono influire sulla tua passione (soprattutto se dovessi diventare istruttore) secondo te? Questo sport in Italia è affermato e avvalorato? Questo sport è nato nel 1999 quindi è uno sport giovane ma ogni anno il numero di persone che lo pratica sta aumentando, sia nel mio paese sia lungo tutto il litorale adriatico. Anche il numero di spiagge dove si stanno realizzando delle aree riservate per i kiters sta incrementando. Il numero d’istruttori che vengono da diverse parti d’Europa è sempre maggiore. Certo se fossimo alle Hawaij o alle Canarie, dove le condizioni climatiche sono ideali tutto l’anno, questo sport sarebbe molto più conosciuto e praticato, ma le condizioni climatiche del mio territorio non sono sempre favorevoli. Mi considero, comunque fortunato, perché abitando a Caorle, un paese di mare, ho la possibilità di praticare kitesurf molto spesso, nei due mesi precedenti e nei due seguenti l’estate. Quando hai iniziato hai incontrato difficoltà con te stesso o con le tue paure? No, non ho mai avuto paura perché se si cade si finisce in acqua e quindi non ci si fa male. Ci vuole solo un po’ di pratica per imparare mi sono sempre ripetuto... e così è stato. Per di più mi diverto moltissimo.

Hai trovato ispirazione da qualche persona? Qualcuno ti ha incoraggiato? Il mio istruttore, che è anche un mio amico, è la mia fonte d’ispirazione. Mi ha aiutato a diventare un buon kiter e cerco sempre di ripetere le sue evoluzioni. È lui che mi motiva dicendomi che continuando ad allenarmi diventerò come lui.


FLAVIA



INIZIAMO



BIONDA O ROSSA?



BIGODINI



SARÀ PERFETTA?



ACCONCIATURA



21 OTTOBRE 2010

Da dove o cosa è nata questa passione? La passione per le acconciature è nata quando ero piccola, amavo pettinare ed acconciare le bambole. Nel natale ’98 i miei genitori mi hanno regalato una bambola con tutti gli accessori necessari per fare acconciature, è stato il regalo che mi è piaciuto di più. Ci giocavo ogni giorno, credo sia stato proprio quello il periodo in cui mi sono accorta che fare la parrucchiera mi piaceva veramente tanto. Cosi, finite le medie, iniziai la scuola per parrucchiera. Vorresti che la tua passione diventasse un lavoro? Mi piacerebbe molto. Sto studiando alla scuola per parrucchieri a Treviso, sto cercando di fare corsi e molta pratica per far si che questa passione diventi il lavoro del mio futuro. In famiglia c’è qualcuno con la tua passione? No, ma a mia sorella piace molto questa mia passione. Così non serve che vada dalla parrucchiera e risparmia tempo e denaro! Che cosa provi quando crei un’acconciatura o un taglio? Hai paura di sbagliare? Mi sento creativa. Creare un’acconciatura non è semplice e ci vuole molta fantasia per non essere banale o ripetitiva. Ci sono anche momenti in cui mi sento molto tesa, non ho ancora le competenze necessarie per essere sicura al cento per cento di quello che faccio, soprattutto quando faccio tinte e tagli strani. Mi racconti un aneddoto che ha influito nel accrescere questa passione? Ho fatto uno stage l’anno scorso in una città vicina al mio paese. È stata un’ esperienza molto


importante per me perché il salone era gestito da ragazze molto brave e giovani. Queste ragazze credono nella formazione di altre giovani parrucchiere e per questo mi hanno dato molta fiducia, permettendomi di fare tanta esperienza, indispensabile in questo settore. Mi sono trovata molto bene e mi sono divertita. A fine stage mi hanno regalato addirittura una serie di prodotti per la cura dei capelli, non me l’aspettavo e mi ha fatto tanto piacere. Secondo te quanto gli stadi di vita e la società possono influire sulla tua passione? Ora frequento il quarto anno di studi. Durante questo periodo devo svolgere un lungo periodo di stage al termine del quale mi sarà dato il diploma di specializzazione. Anche se potrei aprire un negozio di parrucchiera appena finito l’anno scolastico, sono costretta a fare un lungo periodo di prova presso dei saloni già avviati perché non ho abbastanza sicurezza e capacità per lavorare da sola. La scuola mi ha dato solo le basi ma solo con la pratica posso iniziare a lavorare in proprio. Credo che solo con dedizione si possa diventare una parrucchiera professionista, molte persone rinunciano e si dedicano ad altre professioni perché è un lavoro che necessità un lungo periodo di tirocinio intenso, durante al quale non si prendono molti soldi. Molte ragazze che hanno frequentato la mia stessa scuola l’ hanno lasciata e fanno lavori diversi dalla parrucchiera, poiché c’è la concezione che si frequenti la scuola per parrucchiera solo perché non si ha voglia di studiare. Nulla di più sbagliato. Questo mestiere necessità interesse, responsabilità, pazienza, dedizione e non bisogna mollare alla prima avversità.

Quando hai iniziato hai incontrato difficoltà con i clienti, con i compagni o con il tuo ego? Inizialmente ho trovato alcune difficoltà a causa del mio carattere. Sono una ragazza molto timida ma pian piano questo tipo di lavoro mi sta dando modo di migliorarmi per il fatto che per farlo al meglio, come è noto, bisogna saper relazionarsi con i clienti. Hai trovato ispirazione da qualche fatto accaduto o da qualche persona? Mi ispiro alle ragazze di cui ho parlato prima perché mi hanno insegnato tante cose nuove e credo siano un modello da seguire perché pur essendo molto giovani sono molto brave e sono riuscite ad imporsi come parrucchiere professioniste in poco tempo.


VALENTINA



COLORE?



DISEGNO



ACQUARELLI



SILENZIO



L’OPERA È COMPIUTA



Da dove o cosa è nata questa passione? Questa passione c’è l’ho fin da bambina. Passavo le mie giornate a ricopiare i disegni dei cartoni animati e dei fumetti che leggevo. Con il passare del tempo la passione è aumentata, tanto che ho frequentato l’Università di Storia dell’Arte a Venezia. Tre anni fa mi sono laureata. Ora dipingo in tutti i miei momenti liberi.

21 OTTOBRE 2010

Vorresti che la tua passione diventasse un lavoro? Si, sarebbe stupendo lavorare facendo ciò che piace. Penso sia il desiderio di tutti, anche perché sarebbe la realizzazione dei miei studi e dei miei sacrifici. Mi piacerebbe lavorare come insegnante di Storia dell’Arte o restauratrice. In famiglia c’è qualcuno con la tua passione? Nessuno ha la mia stessa passione, ma i miei genitori sono davvero orgogliosi delle mie produzioni. Praticamente ogni stanza della loro casa ha un mio quadro appeso alla parete. Che cosa provi quando dipingi? Quando dipingo sono molto concentrata a concretizzare le mie idee. È come se potessi rappresentare su carta quello che mi passa per la testa. Davanti alla tela mi sento veramente me stessa, non ho paura di dipingere quello che voglio, è davvero fantastica questa sensazione. Anche se dipingo un quadro per la committenza, lo personalizzo sempre con qualcosa che fa parte del mio stile. Mentre dipingo amo stare in solitudine per concentrarmi al meglio, in quei momenti mi sembra che il tempo passi velocissimo. Quando finisco un lavoro ben riuscito mi sento appagata e orgogliosa di me stessa soprattutto, quando riesce bene!


Mi racconti un aneddoto che ti ha cambiato o dato nuova forza per coltivare la tua passione? Non ho molte cose da raccontare, ma posso raccontarti la mia prima soddisfazione riguardo ad un quadro fatto qualche tempo fa. Circa due anni fa ho appeso nel bar dei miei un mio quadro rappresentante la chiesa del mio paese. Pochi giorni dopo un signore mi ha chiamato chiedendomi se potevo ripetere quel disegno su una parete del suo salotto. È stata la prima volta che mi sono sentita realizzata, qualcuno aveva riconosciuto il mio valore e mi sono sentita molto appagata, è stato un episodio significativo. Quanto gli stadi di vita e la società possono influire sulla tua passione soprattutto se dovesse essere un lavoro, secondo te? Abitando in un paese di poche centinaia di persone non e difficile farsi conoscere, infatti molto spesso accade che mi chiedono di fare dei dipinti per le loro case. Accetto volentieri queste richieste perché oltre che farlo per passione posso guadagnare anche qualcosina. Certo, se vivessi in una città d’arte come Venezia, potrebbe diventare un lavoro a tempo pieno anche se per realizzare questo mio sogno occorre essere un po’ fortunati oltre che avere talento. Quando hai iniziato hai incontrato difficoltà con la committenza, con i compagni o con il tuo ego? Ho incontrato delle difficoltà mentre frequentavo l’università, però sono riuscita a superarle con tenacia, allenandomi molto per migliorarmi e alla fine ho raggiunto i miei obbiettivi. Sono molto orgogliosa di me stessa, sono soddisfatta di tutte le mie creazioni, perché sono il risultato di tutte le cose che ho imparato in questi anni.

Hai trovato ispirazione da qualche avvenimento o personaggio famoso o storico? Non ho nessuno in particolare perché penso che la mia passione è molto personale, devi metterci molto del tuo. Tra gli artisti il mio preferito è Salvador Dalì.


Finito di stampare nel mese di Novembre 2010 Protetto dal diritto d’autore Legge 22 aprile 1941 – n.633 (e successive modifiche)



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