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Danza&Danza

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Bimestrale - n. 254 gennaio/febbraio 2014 - anno XXix - â‚Ź 5,00 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, LO/BS www.danzaedanzaweb.com

07.

cover

Olga Esina

o3.

Premio D&D il meglio del 2013

12.

Š n. razina

coppie della danza Azzoni/Riabko

15.

ritratti

Trisha Brown

26.

ballerine di stile

Anna Pavlova


Danza&Danza 254

sommario 02 bloc notes_italia

Premio Danza&Danza

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Palmares 2013

questionario a…

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Silvano Patacca

incontri

07

Olga Esina

orizzonti_ nuovi linguaggi, nuovi autori

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Daniele Ninarello

incontri

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Mick Zeni

cigno nero

Il balletto dei direttori

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incontri

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Eugenio Scigliano

coppie della danza

Silvia Azzoni e Alexander Riabko

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cronache_ formare gli insegnanti di danza

Anna Maria Prina

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ritratti

15

Trisha Brown

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pensiero critico_italia

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bloc notes_estero

pensiero critico_estero

La “Sagra” di Wigman: ritorno dall’oblio

centri di formazione

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24 Accademia Princesse Grace Monte-Carlo

Protagonisti in tv

mentari dedicata ai ‘mestieri del teatro’ interamente girata all’Accademia del Teatro alla Scala. Un viaggio alla scoperta di un microcosmo artistico, dove ogni anno più di 1.000 ragazzi, tra gioie e dolori, inseguono i propri sogni e coltivano la passione per la musica, la danza, la scenografia, la sartoria e per tutte le arti e i mestieri che animano la vita del teatro. Al loro fianco maestri di prim’ordine, artisti straordinari capaci di trasmettere un’esperienza umana altissima, ancor prima che professionale. Ecco Talenti!, la serie curata da Giovanni Giommi e Francesca Pedroni, per la regia di Giovanni Giommi in onda ogni lunedì (h. 21.10) su Sky (canale 131)/Classica HD. Tre le puntate finora realizzate con i ballerini della Scuola di Ballo: dopo quella con Tommaso Spadaccino, allievo del primo anno sono andate in onda quelle dedicate a Jacopo Tissi, allievo dell’ultimo anno già pronto al palcoscenico (è stato protagonista dell’ultimo Schiaccianoci e ha danzato al Premio D&D 2013 Gymnopédie di Roland Petit) e a Angelo Greco. Trentotto le puntate in programma fino a luglio, ciascuna di 27 minuti. www.mondoclassica.it

Ballerine di stile: Anna Pavlova

Maratona Jan Fabre

Giunto alla 27a edizione, il Premio Danza&Danza continua la sua missione di riconoscimento delle eccellenze e di segnalazione delle novità. Ecco cosa ha maggiormente appassionato nel 2013 la nostra Giuria. Tanztheater des Staatstheaters Darmstadt in “Blind Date”

ideale è da sempre una priorità per il genere umano. In una società sempre più improntata all’individualismo, la paura della solitudine è oggi più che mai diffusa. Quali sono le strategie dell’arte della seduzione che uomini e donne mettono in campo per incontrarsi? Ecco l’argomento di Blind Date, lo spettacolo che la coreografa taiwanese Mei-hong Lin porta in Italia (Teatro Manzoni, Milano dal 27 al 29 gennaio) con la compagnia residente al Teatro di Darmstadt (Germania) che dirige dalla stagione 2004/2005. Tematica cara anche alla Bausch quella dell’incomunicabilità tra i sessi che Mei-hong Lin, da allieva e seguace di un teatrodanza puro (si è formata alla Folkwang Hochschule di Essen), riprende in questo spettacolo malinconico e seducente, ma dal tratto leggero, costruito su un collage musicale che da Piazzolla spazia a James Brown e ai Rolling Stones.

Riccardo Buscarini

30 calendario gennaio/marzo

Eccoci ancora una volta a celebrare la danza. Lontani dall’idea di creare competizione e rivalità, convinti di segnalare e testimoniare prima di tutto la qualità, la vitalità e la ricchezza dell’arte coreutica in Italia. Eccoci con il Palmares dell’anno che si è appena concluso, con i riconoscimenti assegnati dalla Giuria del Premio D&D agli spettacoli, agli interpreti, ai programmatori e alle istituzioni che si sono distinti con la loro arte e il loro operato sui nostri palcoscenici. Non ce ne vogliano gli esclusi, i non premiati. Ogni Premio, si sa, implica una selezione, non sempre facile, ma condivisa a maggioranza tra i giurati. Proprio dovendo scegliere abbiamo ricordato tutto e tutti e ci siamo accorti che il 2013 è stato un anno ricco di avvenimenti e di belle sorprese. A dispetto della crisi, delle difficoltà che travolgono il settore culturale ed economico italiano, c’è ancora voglia di produrre cultura, di incuriosire, di riflettere e di fare bene.

Milano La ricerca del partner

The Place Prize 2013

Ronsard e la danse de cour

Danzatore e coreografo piacentino, Riccardo Buscarini vive e lavora a Londra. Diplomatosi alla London Contemporary Dance School nel 2009, ottiene nel 2010 la borsa di studio danceWEB per partecipare a Impulstanz, Vienna. Vincitore del Premio Prospettiva Danza di Padova nel 2011 con Volta (primo frammento della trilogia Family Tree con Chiara Bersani) e del Fondo “Fare Anticorpi” per la creazione dell’assolo 10 tracce per la fine del mondo nel 2012, lavoro fortemente autobiografico realizzato per festeggiare, a soli 28 anni, i dieci anni di danza, nel 2013 ha ottenuto il prestigioso The Place Prize con lo spettacolo Athletes, una riflessione sulla competizione uomo/macchina, sulla fragilità umana che vedremo tra le proposte di NID Platform a Pisa dal 22 al 25 maggio. Inoltre Buscarini è atteso al PimOff di Milano (25-27 gennaio) con 10 tracce per la fine del mondo, a Bassano del Grappa dove sarà in residenza dal 31 marzo al 6 aprile e poi sarà nuovamente in cartellone in autunno al festival Gender Bender di Bologna.

Roma Rimarrà allestita al

Maxxi fino al 16 febbraio la mostra curata da Germano Celant su Jan Fabre performer, rarità dell’onnivoro artista fiammingo che mai prima d’ora aveva esposto le sue performance, messe in scena sempre una sola volta. Regista, coreografo, scenografo, sculture, nessuno più di lui insegue il dialogo tra le discipline. Innegabile quanto la sua ricerca visiva si ripercuota nell’opera teatrale. Innegabile quanto forte sia il desiderio di salvaguardare le diverse esperienze e la loro specificità. Testate con mano: dopo essere passati al Maxxi di Roma a vedere Jan Fabre. Stigmata. Actions & Performances 1976-2013 prenotate un biglietto al Piccolo Teatro di Milano per la maratona Jan Fabre del 27 e 28 maggio che porta in scena due spettacoli manifesto del suo repertorio: The Power of Theatrical Madness (Il potere della follia teatrale) del 1984 (per la cronaca 4 ore e 20 minuti senza intervallo, ma con libertà di movimento) e le 8 ore dello storico “monstrum” del 1982 This is a Theatre like it was to be expected and foreseen (Questo è teatro come ci si doveva aspettare e prevedere). Due modi di celebrare l’arte intesa come filo conduttore della storia dell’umanità. www.fondazionemaxxi.it www.piccoloteatro.it

Riccardo Buscarini in “10 tracce per la fine del mondo” (foto Marco Caselli Nirmal)

Danza&Danza

Fondato nel 1986 da Mario Bedendo Direttore responsabile Maria Luisa Buzzi Danza&Danza/DNZmedia srl Via Giancarlo Passeroni 1 20135 Milano - Italia Tel. +39 02 58308433 redazione@danzaedanzaweb.com www.danzaedanzaweb.com

Hanno collaborato a questo numero Valentina Bonelli Elisabetta Ceron Elisa Colombo Giuseppe Distefano Silvia Poletti Domenico Rigotti Ermanno Romanelli Sergio Trombetta Carmelo A. Zapparrata Progetto grafico Walter Almici

Premio Danza&Danza Il meglio del 2013

www.teatromanzoni.it

Corsaire Renaissance danza e grande letteratura

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Nel solco del Tanztheater

Dal Maxxi al Piccolo

Milano Una serie di docu-

cultura

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Appuntamento al buio

Giovani “Talenti!”

dossier

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bloc notes_italia

Calendari/Abbonamenti/PR/ Pubblicità Sara Prandoni ads@danzaedanzaweb.com tel. +39 328 7060717

International Advertising/ Special projects Kemmark SAS Vlada Martinovic tel. +39 348 2237717 dance@kemmark.com

Tipografia Color Art - Via Industriale 24, 26 Rodengo Saiano (BS)

Distribuzione per l’Italia Messaggerie Periodici S.p.A. Via Ettore Bugatti 15 20142 Milano Iscrizione al Registro Nazionale della Stampa n. 4377 del 28/09/1993 Tribunale di Milano n.526 del 2/11/1985

Abbonamenti 10 numeri Italia € 45,00 10 numeri Estero € 90,00 Come abbonarsi Form su www.danzaedanzaweb.com Pagamento con carta di credito/PayPal o bonifico bancario Copie arretrate € 9,00 cad In copertina Olga Esina, Premio D&D 2013 “Miglior interprete” (foto N. Razina)

Gli allievi della Scuola di Ballo della Scala Angelo Greco, Paola Giovenzana, Jacopo Tissi alla Serata di Gala del Premio Danza&Danza al Teatro Grande di Brescia lo scorso febbraio (foto U. Favretto)

Il Premio Danza&Danza – lo ricordiamo ai numerosi lettori che hanno iniziato a seguirci ora – nasce nel 1987, voluto e ideato da Mario Bedendo, fondatore di questa testata, oggi Presidente Onorario. Un Premio selettivo, “serio e onesto” come amava definirlo Mario Pasi (primo, illustre e indimenticato Presidente di Giuria) avente come unico fine quello di additare al pubblico, e a chi si occupa di danza, la bravura di artisti che lottano sulla scena, e di aiutare la crescita di nuovi talenti. Spesso lungimirante, la giuria negli anni ha segnalato giovani diventati poi étoile a livello mondiale. Un esempio fra tutti: Roberto Bolle, premio, “miglior danzatore emergente” nei lontani anni novanta. Tutto ciò che viene segnalato – eccezion fatta per la categoria danzatori italiani all’estero – è stato visto sui nostri palcoscenici, perché il Premio Danza&Danza è volutamente ‘sciovinista’ e attento a quello che ci circonda, seppur ad opera di ‘stranieri’. È legato al nostro paese esattamente come vuole esserlo questa testata e la nostra App Danzadove, strumenti di ‘servizio’ per gli appassionati volti a incrementare un pubblico nazionale della danza. Le categorie del Premio D&D riguardano lo spettacolo classico e quello contemporaneo (per il 2013 eccezionalmente un ex-equo), gli interpreti, il coreografo, gli artisti emergenti, la produzione italiana dell’anno, i programmatori e anche l’editoria e gli studi di settore. La serata di Gala per la consegna dei Premi viene organizzata ogni due anni e si rivela sempre una celebrazione di bravura e talento, un’eccezionale occasione per trovare riuniti numerosi nomi illustri della danza in uno spettacolo volto all’esaltazione e al rilancio della creatività e della qualità. Tra i teatri che l’hanno ospitata il Massimo di Palermo, il Romolo Valli di Reggio Emilia, il Sociale di Mantova, il Carlo Felice di Genova, La Fenice di Venezia (due edizioni) e il Teatro Comunale di Bolzano (due edizioni), il Grande di Brescia. m.l.b. Segue a pagina 4

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“Partita 2. Sei solo” (foto Anne Van Aerschot)

Premio D&D

Olivier Dubois

Giuria

“Salomé” (foto Parenzan)

Miglior spettacolo classico

Salomé

La coreografia inedita del russo Emil Faski richiama il fermento avanguardista del primo ‘900 e porta in scena la sua visione de La Tragedie de Salomé a cavallo tra dimensione biblica e mito leggendario. A interpretarla è il Balletto del Teatro Mariinskij per una coproduzione tra la Fondazione Verdi di Trieste e il Teatro di San Pietroburgo. Formatosi all’Accademia Vaganova, Faski, intraprende una carriera internazionale tra Monte-Carlo e Amburgo per poi virare, nel 2007, verso la coreografia. Nel 2009 debutta come coreografo anche al Teatro Mariinskij. La sua Salomé, balletto in un unico atto, scorre per azioni narrative che attingono al vigore della musica di Schmitt, animando pas de deux di grande intensità. La danza, di matrice neoclassica, acquisisce spessore espressivo nella gestualità e nella tradizione scolastica, arricchita da elementi acrobatici e moderni in cui la definizione di ciascun movimento conferisce ritmo e incisività. Ne esce un lavoro completo permeato da simboli contemporanei, coadiuvato dalle scene e dalle proiezioni astratte di Bisleri che ne rafforzano le valenze drammatiche.

Coreografo dell’anno

Mario Bedendo, Fondatore e Presidente onorario

Rossella Battisti Maria Luisa Buzzi (Presidente) Valentina Bonelli Elisabetta Ceron Silvia Poletti Domenico Rigotti Ermanno Romanelli Sergio Trombetta

Miglior spettacolo contemporaneo

Partita 2. Sei solo

Una meditazione danzata sulla musica. Un’analisi in movimento della Partita n. 2 per violino di Bach. Non una semplice ‘visualizzazione’ della sublime partitura con il gesto. Ma una ‘riscrittura’ autonoma e parallela. È questo che fa di Partita 2. Sei solo il brano della grande belga Anne Teresa de Keersmaeker e del francese Boris Charmatz, visto a Torinodanza, un capolavoro. Un brano che, nonostante l’intento serio e ponderoso, riesce a stare lontano da ogni esito didascalico. In scena i due autori (performer di lucida intelligenza e presenza carismatica) e un violinista che all’inizio esegue nel buio totale alcuni brani della Partita. Poi, quando entrano i danzatori, la musica si quieta e loro danzano nel silenzio, ripercorrendone le note. Infine, terza parte, musica e danza vanno finalmente di pari passo.

Miglior spettacolo contemporaneo

È stata l’estate italiana di Olivier Dubois, quella del 2013. Il coreografo francese, ora direttore del Centre Chorégraphique National di Roubaix, ha confermato la sua capacità di sorprendere lo spettatore e portare la danza francese su terreni nuovi, poco battuti, in grado di coniugare spettacolarità e pensiero coreografico denso. Ne è stata la prova Tragédie che ha portato con la sua compagnia al Festival Bolzano Danza lo scorso luglio. Un affresco potente, che parte dalla ripetitività ossessionante di una breve sequenza per arrivare a scatenare immagini sconvolgenti delle mille carneficine di oggi. Elégie realizzato per il Ballet National de Marseille visto a settembre a Torinodanza e a Milanoltre, conferma il suo genio visionario ed evocatore: un danzatore e poi una danzatrice, quasi nudi, nella penombra in balia di una massa nera e informe (una decina di danzatori). Un incubo preromantico, una lotta titanica dell’uomo contro il destino.

Olga Esina

Olga Esina, ventisettenne ballerina russa si è messa in luce come Ersten Solotänzerin di spicco del Wiener Staatsballett, del quale fa parte da sette anni. Per la brillantezza tecnica e l’intensità interpretativa, oltre che per l’aristocratica bellezza scenica, non ha rivali nel vasto repertorio della compagnia austriaca, che spazia dai classici dell’Ottocento, ai titoli neoclassici, alle creazioni contemporanee. Dalla scorsa stagione Olga Esina è tornata come Prima ballerina Guest a danzare con il Balletto Mariinskij di San Pietroburgo, che lasciò ventenne. Ospite di compagnie quali il Balletto del Teatro Bol’šoj di Mosca, Olga Esina si è ammirata varie volte anche in Italia, invitata al Teatro dell’Opera di Roma e al Teatro San Carlo di Napoli, e con il Wiener Staatsballett in un Gala al Teatro Ristori di Verona, dove tornerà anche questa stagione. Ultima apparizione al Teatro San Carlo di Napoli, con il Balletto Mariinskij, per due rappresentazioni del Lago dei cigni di grande successo.

Mick Zeni (foto Brescia-Amisano)

Olga Esina (foto Baranovsky)

Miglior interprete

Vladislav Lantratov Quando ha fatto la sua apparizione al Teatro la Fenice come ospite del Balletto Nazionale Estone nelle vesti del Principe dello Schiaccianoci di Ben Stevenson, si è subito capito di essere di fronte a un aristocratico fuoriclasse. Alto, luminoso, dal gesto insieme nobile e virile, con tratti delicati e romantici e una souplesse eccezionale, il giovane solista del Bol’šoj di Mosca ha immediatamente mostrato la sua speciale star-quality ai fortunati spettatori italiani. Non a caso, l’anno di Vladislav è proseguito con un crescendo rossiniano: tra i vari nuovi ruoli è stato Solor, nella diretta mondiale di Bayadère del Bol’šoj accanto a Zakharova e Alexandrova (ruolo per cui è stato nominato al Prix Benois) e Onegin alla prima del classico di Cranko sulle scene moscovite, cui è immediatamente seguita la nomina a étoile.

“Sleeping Beauty” (foto M. Montanari)

Vladislav Lantratov (fot D. Yusupov)

Produzione italiana

Lusymay Di Stefano, (foto Brescia-Amisano)

Giselle Junior Balletto di Toscana

“Tragédie” (foto F. Stemmer)

Danza&Danza

Sleeping Beauty

Dopo Il Lago e Lo Schiaccianoci il coreografo inglese Matthew Bourne doveva completare la trilogia ciajkovskiana affrontando La Bella Addormentata che a pochi mesi dal debutto londinese è approdata al Ravenna Festival. Era la prova più dura e molto attesa. Superata pienamente. Perché Bourne si conferma non solo coreografo ma straordinario regista nel muovere i suoi danzatori, nell’inventarsi soluzioni drammaturgiche sempre credibili. Perché la sua Bella ci porta nell’Inghilterra vittoriana nella prima parte con un’Aurora ribelle innamorata del giardiniere. Poi cento anni dopo eccoci in una modernità un po’ Twilight, fra disco inferno e morti viventi, una lotta fra vampiri buoni e cattivi. Vince il bene perché il giardiniere-vampiro (cento anni dopo) è ancora lì per salvare la sua Bella.

Miglior interprete

Miglior interprete

Mick Zeni

Conosciamo bene Mick Zeni, primo ballerino del Teatro alla Scala. Lo abbiamo ammirato in diversi ruoli primari e comprimari del vasto repertorio del Balletto della Scala nonché in Gala e apparizioni da guest in diversi teatri della penisola negli ultimi dieci anni. Nel 2013 però, anno di riferimento per questo premio che gli attribuiamo, molte delle sue interpretazioni al Piermarini hanno lasciato un segno. Maturità artistica? Senz’altro. Consapevolezza del ruolo, capacità di interpretazione al di là della tecnica di cui è conosciuto il nitore. Così l’abbiamo visto trasformarsi nel malvagio e determinante Rothbart (ruolo affrontato per la prima volta nel 2013), nel benevolo e contemporaneo Frate Lorenzo nel Romeo e Giulietta di Sasha Waltz, nell’austero e tormentato Frollo in Notre-Dame de Paris di Petit, nello sfrontato avventuriero Lescaut nell’Histoire de Manon di MacMillan. Una stagione da protagonista, conclusasi con la brillante interpretazione di Opera di Alexei Ratmansky.

Junior Balletto di Toscana, “Giselle”

Spettacolo classico Balletto del Teatro Mariinskij, Salomé, cor. Emil Faski, coproduzione Fondazione lirica triestina e Teatro Mariinskij

cor. Eugenio Scigliano

Eugenio Scigliano applica a Giselle la grande lezione del dance-drama storico: restituisce l’essenza poetica del classico preservandone lo spirito più profondamente romantico, ma immaginando una prima parte naturalista (intrisa di echi letterari dell’epoca: la coppia adulta di amanti che rimanda al Giro di Vite di Henry James; il collegio a Jane Eyre) e una seconda nel quale il continuo confronto tra vita e al di là pone i personaggi a muoversi in parallelo e a sfiorarsi solo per un unico tragico, impossibile momento di eternità. Il tutto è trattato con una danza molto fisica, fatta di slanci, tensioni, corse, spinte, abbracci, fusa però con dettagli gestuali che fissano l’azione e il sentire dei personaggi: una danza ombrosa, quasi, ma vibratile di emozioni a fior di pelle chiaramente leggibili a tutti.

Danzatori italiani all’estero

Alice Firenze

Palmares

Spettacolo contemporaneo ex-equo Partita 2. Sei solo, cor. Anne Teresa De Keersmaeker e Boris Charmatz, festival Torinodanza Sleeping Beauty, cor. Matthew Bourne, Ravenna Festival Interpreti Vladislav Lantratov, étoile Balletto del Bol’šoj Olga Esina, prima ballerina Wiener Staatsballett Mick Zeni, primo ballerino Teatro alla Scala

Emergenti

Lusymay Di Stefano

Lusymay Di Stefano ha tutte le caratteristiche per rappresentare quello speciale tipo di ballerina italiana capace di affermarsi anche sui palcoscenici internazionali. Dotata di un’avvenente presenza scenica, ad una tecnica brillante e sicura unisce una forte personalità artistica. Qualità che hanno permesso alla ventenne siciliana di mettersi in luce sin da allieva dell’Accademia del Teatro alla Scala, dove si è diplomata nel 2012. Negli spettacoli della Scuola di ballo la si ricorda protagonista di balletti da artista matura, poetica Fata Confetto in Schiaccianoci, misteriosa creatura in Gymnopédie. Entrata nel Corpo di ballo del Teatro alla Scala, ha sfruttato al meglio le importanti occasioni che le sono state subito offerte: il ruolo di Giselle, cui ha regalato una conturbante giovinezza, e la parte di Esmeralda, restituita con sensuale modernità.

Programmatori

Angela Cauzzi

Vienna è ormai la sua seconda casa perché è in seno al Wiener Staatsballett che Alice Firenze consolida la qualità della sua danza, inizialmente sotto la direzione di Gyula Harangozó e poi con Manuel Legris, che lo scorso giugno – dopo la sua interpretazione della danzatrice di strada nel Don Quixote di Nureyev – l’ha nominata solista. Complici un indiscusso charme teatrale e una tecnica sempre più rifinita che la mettono in luce sia nel repertorio classico che in ambito contemporaneo. Nata a Genova si diploma alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala e, dal 2005, fa parte della compagnia di Vienna dove interpreta numerosi titoli firmati Dawson, Wright, Lifar, Lacotte, Balanchine, Neumeier, Kylián, Christe, Elo. È scelta da Ashley Page e Davide Bombana per le creazioni del Concerto di Capodanno e su di lei vengono creati Duo di Andras Luckacs, Marie Antoinette e Windspiele di Patrick De Bana e Herzblume di Eno Peci. La scorsa stagione interpreta Judith in Blaubart Geheimnis di Stephan Thoss accanto a Kirill Kourlaev, mentre è recente il suo debutto nel ruolo dell’amante di Lescaut nella Manon di MacMillan.

Alice Firenze

Angela Cauzzi

Anche se è una definizione impropria, piace chiamare Angela Cauzzi con l’appellativo giornalistico di ‘sovrintendente artistico’ che fu di un grande del teatro musicale italiano, Massimo Bogiankino. Progettare un percorso culturale importante per il proprio pubblico, insieme operando scelte amministrative virtuose, è stata sempre la caratteristica anche di questa manager, da trent’anni attiva al Teatro Ponchielli di Cremona e sul territorio lombardo. In particolar modo la sua attenzione per la danza l’ha portata a sostenere progetti che sono entrati nella storia della coreografia italiana: basti pensare al coraggioso Progetto Neoclassico di Marinella Guatterini dei primi anni ‘90. E ancora oggi la programmazione del Ponchielli è rigorosamente attenta a segnalare le diverse tendenze della danza di oggi, proponendo spesso nuove modalità e sostenendo le realtà emergenti della scena italiana e internazionale che il pubblico cremonese sa riconoscere e valutare.

Coreografo Olivier Dubois, per “Elégie”, Balletto di Marsiglia/ Torinodanza e Milanoltre “Tragédie”, CieCOD/ Festival Bolzano Danza Produzione italiana Junior Balletto di Toscana, Giselle, cor. Eugenio Scigliano, Teatro Comunale Vicenza Emergenti Lusymay Di Stefano, Corpo di Ballo del Teatro alla Scala Italiani all’estero Alice Firenze, solista Wiener Staatsballett Programmatori Angela Cauzzi, Sovrintendente Teatro Ponchielli Premio Mario Pasi Album di compleanno, a cura di Francesca Pedroni Premio Speciale Accademia Teatro alla Scala eccellenza nella formazione

Premio Mario Pasi

Volume che maggiormente ha segnato l’anno appena conclusosi è per la nostra giuria Album di Compleanno, il libro curato da Francesca Pedroni in occasione della ricorrenza dei duecento anni dalla fondazione della Scuola di Ballo del Teatro alla Scala. Come riportato nella recensione pubblicata più avanti (pag. 26), si tratta di un bellissimo racconto per immagini d’archivio e saggi (alcuni inediti) capace di fissare nella memoria di chi legge e sfoglia personaggi, storie, pensieri che hanno dato lustro nei secoli a questa istituzione. Un libro che deve necessariamente esserci negli scaffali di chi ama il balletto.

Premio Speciale

Sempre in occasione del Bicentenario della fondazione della Scuola di Ballo della Scala, la giuria del Premio ha voluto segnalare e ricordare con un Premio Speciale i direttori che si sono succeduti nei secoli e il corpo docente che con il suo inestimabile lavoro di trasmissione ha permesso la crescita e la nascita di molte stelle che si sono irradiate nel mondo arricchendo oltre ai palcoscenici anche altre grandi scuole, in primis quella di San Pietroburgo. Un Premio che è anche augurio di poter continuare questa missione, servendo le nuove generazione, coltivando disciplina e sogni di bellezza.

Balletto del Teatro Mariinskij, “Salomé” di Emil Faski (foto Parenzan)

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questionario a… Il monito di Pina Bausch, riportato da Wenders nel suo film “danzate, danzate, altrimenti siamo perduti!” è il mio motto di vita. Mai uscito da una sala teatrale prima del tempo? Mai. Uscito prima mai. Tentato di farlo moltissime volte. Con annesso odio montante verso l’artista di cui stavo vedendo il lavoro. La danza italiana è in una stagione fertile? Considerati i 100 video analizzati per NID – Piattaforma Nuova Danza Italiana, che si svolgerà a Pisa il prossimo maggio, direi di sì. C’è molto fermento nell’ambito della danza contemporanea di ultima generazione. Un po’ di stasi, invece, in compagnie più consolidate. La definirei nel loro caso: coazione a ripetersi.

Silvano Patacca di Maria Luisa Buzzi

Il suo cognome è un bluff, non la sua carriera costruita passo dopo passo, da autodidatta appassionato, come ammette in questa intervista. Silvano Patacca, direttore artistico danza e prosa del Teatro Verdi di Pisa ha le idee chiarissime: il pubblico si può conquistare, ma solo con della “buona” danza. Quali sono le doti necessarie per essere un bravo direttore artistico? Curiosità innanzitutto e capacità di immedesimarsi nello spettatore. Sbagliato programmare soltanto secondo i proprio gusti. Quali le regole che segue per la programmazione? Innanzitutto la qualità. Al di là dei generi, dei contenuti, cerco un prodotto di qualità. È successo a volte che spettacoli, rispetto a come erano stati presentati, si rivelassero scadenti. Ho sofferto molto. Allora non le piacciono sempre gli spettacoli che programma? No. Assolutamente. La domanda che mi pongo è se può oppure no piacere al pubblico e se può diventare fonte di curiosità e di stimolo, di conoscenza e avvicinamento a questo mondo da parte di chi non lo frequenta assiduamente. Silvano Patacca. In alto, Balletto del Sud, “Le Quattro stagioni” (foto Fabio Serino)

Studi in scienze politiche e poi una vita dedicata al teatro. Cosa è successo? Il caso. Volevo fare una tesi in psicologia sociale che partisse dal trucco. Il mio relatore non mi poteva fornire indicazioni bibliografiche a riguardo. Il Teatro Verdi organizzava in occasione del carnevale del 1981, tra le altre cose, un corso di trucco e io vi Harlequin-OPERA-Paris-DanzaDanza.pdf 15/04/2013 partecipai sapendo che ci sarebbero stati1dei famosi10:42:18 truccatori

di cinema e teatro. Non ne ricavai alcuna bibliografia, però il corso teorico-pratico mi divertì parecchio. Ero anche bravino e mi segnalarono alla direzione del teatro in caso ci fosse stato bisogno di un truccatore per le stagioni liriche. E così ho cominciato. La vita è un trucco? La vita è truccata. Bisogna adeguarsi agli scherzi che ti può presentare. Gli scherzi non sono finiti però? Lavoravo per la stagione lirica e un giorno, per caso, capitai in amministrazione. C’era affisso un avviso di bando di concorso per un collaboratore amministrativo addetto alla promozione del pubblico. Espressione pomposa per dire che cercavano un ‘bigliettaio’. C’è da chiederselo? Feci domanda. C’era un solo posto disponibile e ci presentammo in più di sessanta. Superai le tre prove. Passò un anno buono prima dell’assegnazione del posto. Un colpo di fortuna? Sono entrato in biglietteria, felicissimo com’ero di avere finalmente un lavoro dopo quindici concorsi, e mi sono detto: “Bene, sono qui. Spero di non morire in biglietteria!”. Dopo pochi giorni avevo imparato quello che dovevo fare e…cercavo altro. La direzione, immagino. Da autodidatta, prima ancora di entrare in teatro, guardavo con passione la Maratona di danza in tv di Vittoria Ottolenghi. Ne ero affascinato senza sapere che poi sarebbe stata la mia professione. E lo sono tuttora, affascinato.

Cosa manca alla nostra danza? La fantasia.

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cronache_intervista incontri

olga esina di Valentina Bonelli

C’è solidarietà tra i programmatori? Sì, molta. E anche scambio. C’è voglia di consigliarsi. È vero che il pubblico vuole vedere il classico? Vuole vedere della buona danza, e con il classico è più difficile mantenere degli standard di qualità alti. Che voto le darebbe il suo pubblico per la sua programmazione? Credo tra il 7 e l’8. Ricevo complimenti, ma quello che mi dicono alle spalle non lo so. Un sogno… Avere un budget a disposizione per programmare tutto quello che veramente desideri. Ad esempio? Il Nederlands Dans Theater, il grande repertorio accademico con il Balletto del Mariinskij, il Bol’šoj, l’Opéra de Paris.

La stagione del Verdi di Pisa Storie d’amore struggenti, hip hop con influenze nipponiche, geometrie astratte, mulini a vento per moderni Don Chisciotte. Ce n’è per tutti i gusti nella stagione danza 2014 del Verdi di Pisa. Una scelta tra generi e stili differenti che ha come comune denominatore lo sguardo privilegiato sulla produzione nazionale. Così tra compagnie che festeggiano l’ambìto traguardo dei 20 anni (Spellbound) e intramontabili partiture quali Le Quattro Stagioni di Vivaldi (innestate però con John Cage e brani recitati) interpretate dal Balletto del Sud e dall’estro di Fredy Franzutti, si incontrano le declinazioni d’autore della MMCompany, il tragicomico duetto Inri di Zerogrammi, l’hip hip tutto italiano – contaminato di Sol Levante – di DaCru, il moderno hidalgo pensato da Eugenio Scigliano per Aterballetto (si veda intervista nel numero) e la struggente storia di Anna Frank riproposta in danza da Walter Matteini. Altra storia su cui il destino presenta il conto il classicissimo Onegin (da Puskin) nella storica coreografia di Vasily Medvedev del 1999, proposto in apertura di stagione dal Balletto Nazionale Slovacco. Si veda calendario per le date. www.teatrodipisa.pi.it

Dal Mariinskij al Wiener Staatsballett ripassando dal Mariinskij. Una storia artistica dalle svolte improvvise che neppure lei sa spiegare. Incontriamo il Premio D&D “miglior interprete dell’anno” Olga Esina.

Quella di Olga Esina è una storia artistica dalle svolte improvvise, che neppure lei stessa sa sempre spiegare e che oggi sembrano ricondurla alla scelta inaspettata di sette anni fa quando, giovane ballerina di grandi speranze, lasciò il Balletto Mariinskij di San Pietroburgo, dopo due sole stagioni, per entrare al Wiener Staatsballett. Negli anni a Vienna, dov’è oggi Ersten Solotänzerin, l’artista si è messa in luce nella varietà di repertorio che l’Europa occidentale ha potuto offrirle, declinato con la sua bellezza scenica, le linee così pietroburghesi, la delicata sensibilità di interprete. È della scorsa stagione la notizia: Olga Esina è tornata al Teatro Mariinskij come Prima ballerina Ospite. È in questa veste che la incontriamo a Napoli, in occasione della tournée al Teatro San Carlo della troupe pietroburghese, che alla sua Odette-Odile ha affidato due recite del Lago dei cigni. Di fronte abbiamo una giovane donna dalla bellezza luminosa, riservata e di poche parole, che non nascondono, in primo luogo a se stessa, qualche rimpianto. Torniamo a San Pietroburgo, all’Accademia Vaganova dove si è diplomata.

Una scelta difficile, ma sempre più coinvolgente… Nessuno della mia famiglia apparteneva al mondo dell’arte, né della danza. Iniziai come tante bambine in Russia frequentando una piccola scuola, e contemporaneamente provando altre discipline, ma la danza era la mia preferita e quella in cui riuscivo meglio, così insieme ai miei genitori decisi di tentarne lo studio professionale. Entrata alla Vaganova ricordo che all’inizio non ero molto brava, ma con il tempo lo studio della danza divenne per me sempre più interessante e dopo due o tre anni sapevo con certezza di voler diventare una ballerina, e farlo al meglio. Al Balletto Mariinskij, dove entrò dopo il diploma, le offrirono opportunità?

Per due anni lavorai duramente nel corpo di ballo, ma devo ammettere di sì. All’epoca il direttore era Makhar Vaziev, che mi offrì l’opportunità di interpretare diversi ruoli da solista: la Fata dei Lillà nella Bella addormentata, la Regina delle Driadi in Don Chisciotte, e un paio di volte anche Odette-Odile nel Lago dei cigni. Proprio in questo ruolo mi vide un giorno l’allora direttore del Wiener Staatsballett, Gyula Arangozó, e mi invitò ad unirmi alla compagnia. Decisi in quel momento, così. Il direttore del Mariinskij non avrà gradito: tentò di fermarla?

È vero, il teatro non la prese bene, ma non avrebbero potuto convincermi, perché io ero molto sicura di quello che stavo facendo. Però non saprei dire veramente perché lasciai il Mariinskij: accadde, e in quel momento mi sembrava giusto farlo. Ma oggi so che sarei stata felice anche se fossi rimasta… C

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Come sono stati, sino a oggi, i suoi anni a Vienna?

Sicuramente sono stati anni molto interessanti, perché in Europa ho potuto danzare un ampio repertorio, che ha spaziato dai classici a Balanchine, ai balletti drammatici del Novecento, a titoli di Roland Petit e Maurice Béjart, fino a grandi coreografi contemporanei quali William Forsythe e John Neumeier, con i quali ho lavorato a stretto contatto. Insomma, in questi sette anni di vita a Vienna, città bellissima che è diventata la mia seconda casa, sono successe molte cose, tutte insieme, tanto che forse non ho neppure realizzato che persona sono diventata. Semplicemente è successo.

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Da tre anni la compagnia è diretta da Manuel Legris, che punta molto sui classici firmati da Nureyev. Lei che è cresciuta con quelli del Mariinskij come li trova?

Com’è noto Nureyev si basò per le sue versioni sugli allestimenti del Teatro Kirov, rendendoli più complessi come tecnica e, a mio parere, meno intensi da un punto di vista emotivo. Ma questa è solo la mia opinione, perché in Occidente il pubblico ama ancora molto il personaggio Nureyev e continua ad apprezzare i suoi balletti. Personalmente preferisco le produzioni russe, non solo a quelle di Nureyev, ma a tutte le altre: per lo stile e soprattutto per quel qualcosa di più difficile da esprimere a parole, che ha a che fare con l’anima. Credo si tratti di questo, perché sento la differenza, ma non so dire esattamente quale sia.

Olga Esina, Odile, “Il Lago dei cigni” con il Balletto del Mariinskij (foto N. Razina)

Come è avvenuto il riavvicinamento con il Balletto Mariinskij?

Gradualmente. Sono tornata lo scorso anno una volta per un Gala e poi ancora per il giubileo di un nostro insegnante. In seguito Jurij Valerjevicˇ (Fateev, n.d.r.) mi invitò per uno spettacolo, da allora sono tornata di frequente e sta succedendo sempre di più. Ne sono molto felice, perché ho capito quanto mi erano mancati i nostri balletti classici e come è bello tornare a casa. Certo non è semplice, perché il mio impegno principale resta al Wiener Staatsballett, con il quale mi aspetta una stagione molto impegnativa: solo nei periodi liberi posso programmare di danzare al Mariinskij. Cosa si augura per il futuro?

Adesso voglio ballare i grandi classici del balletto russo: Giselle, Il Lago dei cigni, La Bayadère, Raymonda, Romeo e Giulietta, tornare al nostro repertorio.


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orizzonti_nuovi linguaggi, nuovi autori

Daniele Ninarello di Silvia Poletti

Mick Zeni di Maria Luisa Buzzi

L’anagrafe lo vorrebbe tra coloro che si preparano a lasciare la troppo breve carriera del ballerino. In realtà Mick Zeni, Primo ballerino del Teatro alla Scala, trentottenne, è all’apice della sua carriera. Tra i protagonisti della serata Ratmansky, è in scena a gennaio anche con “La Rose Malade” di Petit. A lui il Premio Danza&Danza 2013 quale miglior interprete dell’anno.

A sei anni aveva capito che la danza era ciò che gli faceva sentire ‘la luce dentro’. La sbarra e la lezione di danza classica erano già i suoi must. Daniele Ninarello, danzatore e coreografo torinese appena trentenne, mantiene ancora oggi quell’antico rigore. Che ci racconta.

La svolta è arrivata con l’ammissione alla Rotterdam Dance Academy

L’impatto è stato grandioso. Potevi studiare otto ore al giorno senza doverti preoccupare di andare a lavorare in un call center per pagarti i corsi. Un bombardamento di stimoli e fermenti, arricchiti dagli studi a 360 gradi di tecnica e teoria e dalle presenze: Jiri Kylián, Ohad Naharin... A Rotterdam inizia a danzare da professionista. Quali incontri la segnano particolarmente?

Mi porto ancora addosso il lavoro fatto con Bruno Listopad, che mi ha fatto capire la possibilità di tradurre in movimento non solo l’aspetto mentale ma anche viscerale del nostro essere. Da Virgilio Sieni ho imparato che stare di fronte a un coreografo deve predisporti a richieste sempre diverse. Con Sidi Larbi Cherkaoui invece ho appreso l’importanza dei dettagli e poi, pur restando me stesso nella qualità del movimento, lavorare con lui mi ha insegnato ad aderire alla sua visione. Ma ogni esperienza con un autore è per me una fonte inesauribile di stimoli. Così come vedere la danza per me è un bisogno fondamentale. Nella visione sono onnivoro e mi sento come quello che muore se non mangia.

colleghi che se ne sono andati probabilmente sentivano una certa insoddisfazione personale, io no. Non nego che prendere un’aspettativa, magari anche breve, di un paio d’anni, non possa essere un’occasione per arricchirsi artisticamente. Non mancano però apparizioni da guest nel suo curriculum e una singolare esperienza in Cina, dove lei ha interpretato Marco Polo. Di cosa si è trattato?

Di un’esperienza bellissima. Sono stato un mese nel Teatro NCPA di Pechino a lavorare con la compagnia. La loro base è classica, ma in realtà interpretano la danza tradizionale, un singolare mix di discipline, tra l’acrobatico e il moderno con sontuosissimi costumi. Mi sentivo una mosca bianca: italiano, ballerino classico… eppure da veneto qual sono, chi meglio di me poteva essere per loro Marco Polo? Non so se c’entri l’esperienza cinese, ma dall’esterno si è percepita una grande crescita artistica di Mick Zeni ultimamente. Lei come si sente?

Mi sento molto più a mio agio sul palcoscenico di un tempo. Credo di aver trovato un nuovo ‘adattamento’ anche in ruoli comprimari che sento cresciuti in me. Quando balli la prima volta ruoli principali ti senti sulle spalle un fardello incredibile, una mole di lavoro immensa e una grande responsabilità. Con il passare del tempo, l’esperienza fa calare le tensioni e l’interpretazione ne risulta valorizzata. L’ideale per noi interni sarebbe avere più recite per crescere e poter raggiungere prima questa consapevolezza.

Due momenti di “Rock Rose Wow” di Daniele Ninarello

Già a sei anni aveva capito che la danza era ciò che gli faceva sentire ‘la luce dentro’. Davanti alla sbarra di una classe di danza classica, nella piccola scuola in cui i suoi genitori l’avevano iscritto (salvo poi trasferirlo a scuola di calcio). Di quelle prime lezioni confessa: “Mi piaceva molto il senso di disciplina che mi comunicava immediatamente l’idea di professionalità”. Daniele Ninarello, danzatore e coreografo trentenne torinese, quell’antico rigore l’ha incosciamente mantenuto e ricercato anche negli anni lontani dalla pratica: “Quando scopri che hai bisogno di risentire quella luce dentro di te la cerchi ovunque. Nelle lezioni pagate con lavoretti che facevo doposcuola e nei laboratori teatrali durante gli studi al DAMS. È stato lì che ho incontrato personalità come Paola Bianchi, Doriana Crema, Anna Sagna e Raffaella Giordano che mi hanno ricondotto al grado zero del senso del corpo, mi hanno fatto scoprire la lezione di Grotowsky, del Living Theatre. Così ho ricominciato a cercare”.

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incontri

La necessità di coreografare si è rivelata subito?

Sono sempre stato portato a pensare ‘coreograficamente’; se sento un brano musicale o leggo qualcosa che mi piace immediatamente vi sovrappongo delle visioni. Chiaramente nel tempo ho messo a fuoco quello che mi interessa esprimere. Partendo dall’idea che è il corpo ad avere la centralità di tutto ciò che avviene, mi interessa capire come canalizzarvi non solo pensieri, ma anche stati d’animo, emozioni. Mi affascina la prepotenza del corpo, il suo modo sensoriale di comunicare con gli altri ‘cuore a cuore’. Anche da spettatore ciò che più mi colpisce sono spettacoli che mi fanno sentire la voglia di reagire fisicamente, che mi suscitano desiderio di muovermi. Oggi molti coreografi cercano di trasformare il corpo in pensiero. Io sarei felice che qualcuno mi dicesse che un mio lavoro gli ha messo voglia di muoversi, di danzare. Dopo alcuni assoli presentati in festival italiani e stranieri e segnalatisi in concorsi internazionali ora per lei la sfida è quella di un lavoro per più danzatori…

Siamo ossessionati dall’ansia di prestazione. Dobbiamo dimostrare di essere qualcuno. Siamo in corsa, continuamente per realizzarci. E tutto questo provoca panico. Ho immaginato questo punto di partenza e cercato di trovare una via perché il panico possa trasformarsi in coraggio e l’ho tradotto attraverso tre interpreti in Rock Rose Wow, il cui titolo allude a un fiore di Bach usato per lenire l’ansia e ricondurre alla lucidità. Lo spettacolo è stato selezionato per il progetto Teatri del Tempo Presente e sarà agli Hivernales di Avignone nel 2015. Sono curioso di capire se, come mi prefiggevo, sono riuscito a entrare in sintonia con gli spettatori.

A questo punto le anticipo che la Giuria del Premio Danza&Danza l’ha nominata interprete dell’anno del 2013…

Che onore! È una notizia che mi riempie di gioia. Conferma che sto lavorando bene. È un momento particolare per il Corpo di Ballo di cambio generazionale…

Qui Mick Zeni in prove di “Opera” alla Scala con Alexei Ratmansky; sotto, medesime prove con Roberto Bolle. (foto Brescia-Amisano) A destra con Sabrina Brazzo

Esordi a Verona, poi Scuola di Ballo del Teatro alla Scala. Zeni, sempre pensato che la sua vita sarebbe stata la danza?

No. Da bambino praticavo molti sport: nuoto, calcio, sci e studiavo pianoforte a Verona. Non pensavo alla danza, sono stati i miei genitori a spingermi. Nel 1990 conobbi in occasione di uno stage Anna Maria Prina (ai tempi direttrice della Scuola di Ballo, ndr) che mi invitò ad un’audizione per l’ingresso all’Accademia della Scala. Mi si rivelò un mondo, e capii subito che la strada sarebbe stata stimolante. Ha svolto tutta la sua carriera (fino ad ora) in Scala. Mai pensato di fare esperienze fuori?

Ottenuto il diploma, nel 1994, sono entrato nel Corpo di Ballo. L’anno successivo ho vinto il concorso come stabile e da lì nel 2001 sono diventato Solista e nel 2003 Primo ballerino. Sono stato tentato di fare esperienze all’estero, ho ricevuto proposte, ma non mi sembrava avesse senso uscire da questo teatro prestigioso nel quale ho avuto la fortuna di lavorare con i più grandi coreografi viventi e sul grande repertorio. I

Sì, siamo in fase di cambiamento. Quando Makhar ha preso la direzione, ballerini come me, Marta, Gilda, Sabrina, Alessando (Romagna, Gelati, Brazzo, Grillo, ndr.) erano alla soglia dei trentacinque anni e lui molto chiaramente ha detto: “riconosco il vostro percorso, la vostra professionalità, ma la mia missione è guardare al domani e cercare qualcuno che possa venire dopo di voi nei prossimi dieci anni. Quindi comincerò a fare un lavoro che vada in questa direzione”. Un approccio intelligente che personalmente ho compreso e accettato. Del resto era stato così anche quando siamo arrivati noi, ai tempi, in compagnia. I ballerini più maturi devono trovare collaborazione all’interno delle produzioni per poter fare ruoli comprimari, ma sempre con altissimo livello di prestazione e preparazione. Si va nella direzione di ruoli più interpretativi, ma ad esempio per la serata Ratmansky sono ancora lì a fianco di Roberto Bolle nella nuova creazione mondiale. Mi è stata data una grande opportunità, e sono felice. A volte scherzando dico al direttore che la mia parabola più che discendente è una linea costante e lui ridendo ribatte: “Ci sono dei casi eccezionali e tu sei uno di questi”, contrariamente alla sua idea che un ballerino a trentotto anni debba accettare la fine di una carriera. Rimanendo in tema: mai pensato a quando lascerà le scene?

Sì, spesso. E dovrei pensarci ancor più seriamente mettendomi nelle gambe, nel corpo e nella testa di imparare altro. Ho iniziato a fare coreografie, ma prima di dire se farò o non farò il coreografo voglio guardarmi allo specchio e capire se possiedo un briciolo di talento. Non voglio essere la copia di qualcun altro. Vorrei avere qualcosa da dire. Quindi con la coreografia si vedrà. Non escludo il lavoro di maître. Sto sperimentando. Finché sono impegnato come ballerino al 100% è difficile trovare il tempo e la voglia di fare altro. Lavorare duro mi sembra di capire non le dispiaccia. Dicono che Ratmansky non scherzi in sala prove?

È un coreografo che ti mette alla frusta, esigentissimo, che sa quello che vuole e lavorare con lui è davvero stimolante. Ricco com’è di inventiva e di energia. Per me è motivo di orgoglio essere stato scelto da lui per Opera. A fine giornata gli stringo la mano e lo ringrazio di averci spremuto per bene e lui mi risponde: “io lavoro così”. Esco contento dalla sala prove. Lei interpreterà anche “La Rose Malade” in questi mesi...

Sì, danzerò con Maria Eichwald questo passo a due lirico per la prima volta. Lo conosco bene perché l’ho visto interpretare da colleghi, ballerini di Roland Petit con i quali giravo per l’Italia per dei Gala in cui interpretavo Le Jeune homme et la Mort. Altro titolo che riprenderò in Scala a maggio e giugno. Ma sarò anche in Don Chisciotte, il balletto che mi ha portato la promozione a primo ballerino anni fa… Mick Zeni in scena  Balletto del Teatro alla Scala, Serata Ratmansky, interpreta Opera il 2, 4, 5 gennaio con Emanuela Montanari e Russian Seasons il 5, 11, 15, 16 gennaio con Marta Romagna. Inoltre interpreterà La Rose Malade – nella serata trittico comprensiva di Le Spectre de la rose, La Rose Malade, Cavalleria rusticana – con la guest Maria Eichwald il 21 gennaio e l’8 febbraio.

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incontri

Opus Ballet al debutto

cigno nero

Otello

“C’è un Don Chisciotte in ognuno di noi”. Parola di

Il balletto dei direttori Tutto il mondo è paese. Il balletto dei direttori artistici e il periodico ritorno dei ‘soliti noti’ non è affare solo italiano.

Opus Ballet in prova di “Otello” (foto Monica Mongelli)

Firenze Debutta il 14 e 15 febbraio al Teatro Cantiere Florida di Firenze

Otello, il nuovo spettacolo della compagnia Opus Ballet diretta da Rosanna Brocanello che rende omaggio a due autori immortali. La classicità senza tempo dei versi di Shakespeare diventa viva attualità nelle coreografie di Arianna Benedetti, che nel portare in scena la storia del femminicidio più famoso, quello ad opera di un Otello accecato dalla gelosia, sfida il dramma del protagonista con il suo carico di modernità e assurge Desdemona a emblema della condizione umiliante con cui molte donne di oggi devono convivere. Ma questo Otello rende omaggio anche a Giuseppe Verdi, di cui si è appena concluso l’anno del bicentenario, e la cui musica compare come tessuto sonoro dello spettacolo. Attualità, poesia, musica e danza si fondono così in una coreografia che resta sospesa tra passato e presente. www.opusballet.it (foto Alessandro Botticelli)

La notizia, recente, riguarda la nomina di Brigitte Lefèvre – egemone direttrice del Ballet de l’Opéra de Paris per 17 anni consecutivi (ma dal 1992 già nell’ente come Administrateur Général e direttore aggiunta alla danza), oggi settantenne (ci perdonerà la Signora ma l’età è su Wikipedia!) – a direttore artistico del Festival di danza contemporanea di Cannes. Incarico che fu per lungo tempo di Yorgos Loukos, poi ricoperto per due edizioni da Frédéric Flamand e che Lefèvre manterrà per i Festival del 2015 e del 2017. Anche oltralpe il riciclo dei soliti noti regna sovrano. Tornando in patria, anche da noi soffiano venti di cambiamento su molte compagnie interne alle Fondazioni, ma non sappiamo se tale cambiamenti volgeranno o meno al riciclo. Ci auguriamo di no. Rumors – non si sa quanto attendibili – dicono che Makhar Vaziev, direttore del Ballo del Teatro alla Scala, lascerà presto l’ensemble nuovamente in direzione San Pietroburgo dove lo attenderebbe un Mariinskij pronto a cambiar passo; che Alessandra Panzavolta vacilla alla vetta del San Carlo di Napoli e due papabili nomi antitetici siano in lizza; che Micha van Hoecke, pur riconfermato per un altro anno all’Opera di Roma, sia in balìa di malumori intestini e autocandidature dall’esterno di ex-ballerini dell’ensemble. E su Firenze? MaggioDanza al momento in cui scriviamo non ha nessuna prospettiva di futuro dato che il contratto a Giorgio Mancini si è concluso il 31 dicembre scorso e le decisioni del Commissario pendono sull’ensemble. Solo la Fondazione veronese ha già cambiato passo. Da qualche mese c’è Renato Zanella (veronese doc) a dirigere il Corpo di Ballo al posto di Maria Grazia Garofoli con molti progetti in cantiere e l’idea di costruire un nuovo repertorio d’autore. Ma anche nuovi titoli e repliche da aggiungere ai tre attuali della stagione grazie alla nascita di una sezione estiva più nutrita con produzioni originali. L’intenzione di Zanella è creare una compagnia d’autore che abbia un repertorio che si distingua nel panorama italiano e a tale scopo ha già chiamato Mauro de Candia e Marguerite Donlon per due nuove produzioni. d&d

Eugenio Scigliano di Elisa Colombo

Ha poco più di quattro secoli di vita ma per la sua disarmante attualità sembra uscito dalla penna di uno scrittore contemporaneo. Un personaggio, il Don Chisciotte, che senza dubbio ispira simpatia. Il motivo? È l’incarnazione del bisogno di evasione e di sogno che mai come in questo momento storico diventa per ognuno di noi quasi un’esigenza. Perché, sarà forse un paradosso, ma sognare è una delle poche cose concrete che oggigiorno ci è rimasta.

Proprio su questo aspetto di moderno idealista e sognatore ha voluto puntare Eugenio Scigliano nella sua rilettura del capolavoro di Cervantes, Don Q - Don Quixote de la Mancha. Dopo Casanova, per il suo ultimo lavoro commissionato da Aterballetto, il coreografo cosentino si confronta dunque nuovamente con un altro grande personaggio letterario, che vedremo in scena in prima nazionale il 29 gennaio al Teatro Comunale di Bolzano a cui seguiranno diverse date italiane. Scigliano, grazie alle sue mille sfaccettature il personaggio di Don Chisciotte si presta a innumerevoli interpretazioni. Qual è la sua?

STAGIONE DANZA 2013/2014 ....................

COSA CI SERVE PER ESSERE FELICI?

La Mecedora Danae Festival / Christian Rizzo C.ie Zerogrammi Riccardo Buscarini Abbondanza / Bertoni CollettivO CineticO robabramata / Barbara Toma Aline Nari – Ubi Danza Palco Aperto Roser Lopez Espinosa MASTERCLASS

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Ogni mese laboratori

Chi non ama il teatro viene al PimOff

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“Don Chisciotte vive sì in una realtà tutta sua, ma dalla sua parte ha la fantasia che gli permette di raccontare se stesso tutti i giorni”.

Sicuramente non sarà il Don Chisciotte che siamo abituati a vedere nella danza classica. Proprio per la sua attualità l’ho voluto inserire in un contesto contemporaneo, perché è un personaggio nel quale tutti ci possiamo identificare: un sognatore che va contro alla realtà che si ritrova a vivere, che ricerca la bellezza, i valori di amore e di amicizia e che proprio grazie ai suoi viaggi fantasiosi si riesce a liberare dalle costrizioni del quotidiano. Il Don Chisciotte che ho voluto portare in scena è un personaggio positivo che rappresenta tutte le persone che sentono il bisogno di evadere da una società che non è quella che vogliono. Proprio questo aspetto è quello che maggiormente mi ha ispirato: purtroppo oggi siamo sempre più costretti a vivere in situazioni da cui vorremmo evadere e la bellezza, l’arte e la cultura ci possono dare una mano ad andare avanti. Che ruolo ha Sancho Panza, l’alter ego più realista e concreto dell’hidalgo?

Non ho voluto attribuire nulla di buffo o caricaturale al carattere di Sancho. È un personaggio che accompagna Don Chisciotte nel suo viaggio e nonostante non sia così intellettuale come il suo padrone è comunque una persona che sente l’esigenza di evadere, di andare all’avventura. In Casanova l’aspetto che ha voluto sottolineare è la solitudine del personaggio. Anche Don Chisciotte, nonostante sia un personaggio più positivo, vive in una realtà parallela, che è costretto in un certo qual modo ad affrontare da solo…

Dal mio punto di vista Casanova è una persona che ha vissuto grandi avventure, ma alla fine è rimasto da solo a scrivere un libro sul suo passato. Ha vissuto le sue innumerevoli avventure in modo molto concreto e materiale, ma con una solitudine di fondo sempre presente. Al contrario Don Chisciotte vive sì in una realtà tutta sua, ma dalla sua parte ha la fantasia che gli permette di raccontare se stesso tutti i giorni. La colonna sonora accosta musiche tradizionali spagnole alle sperimentazioni del fisarmonicista finlandese Kimmo Pohjonen: una contrapposizione non casuale…

Infatti. Ho fatto questa scelta musicale proprio per sottolineare i contrasti del mondo in cui vive Don Chisciotte: il sogno e la realtà. La musica spagnola rappresenta la realtà, mentre quella di Pohjonen il sogno. C’è un contrasto tra realtà e immaginazione non solo dal punto di vista musicale: i costumi ad esempio, ricordano vagamente la Spagna ma sono contemporanei e l’ambientazione scenografica ricalca un mondo irreale. Esiste qualche altro personaggio della letteratura con cui le piacerebbe cimentarsi?

Dopo due personaggi maschili, non mi dispiacerebbe affrontare una figura femminile, ma vorrei anche in futuro cimentarmi con dei temi più astratti e di ricerca coreografica.

Danzatori di Aterballetto in prova di “Don Q.” di Eugenio Scigliano (foto A. Anceschi)

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le coppie della danza La coppia in “Onegin” di Cranko (foto Holger Badekow)

silvia e sasha

In basso, Silvia Azzoni in “Sirenetta” e Sasha Riabko in “Nijinsky” (foto Erik Tomasson)

di Silvia Poletti

Tredici anni insieme, sette di matrimonio, una bambina di due. La vita prende sopravvento sull’arte?

Lei di Torino. Lui di Kiev. Lei vivace e chiacchierona; lui sorridente e discreto. Lei capace di tornare a casa, dopo una giornata di prove, e rivoluzionare l’intero arredamento in tempo reale. Lui di osservarla, placido, in attesa che il furore creativo passi. “Abbiamo spesso opinioni diverse”, confessano del resto. E lui aggiunge: “Io sono per ‘prendere tempo”. Ora poi che c’è anche una figlia da crescere (la deliziosa Kyra, due anni) oltre che una carriera intensissima, non è difficile immaginare che il gioco degli equilibri di coppia sia ancora più complesso.

Qualche volta sì. Può succedere che – spiega Silvia – anche per lo stanchezza dei ritmi familiari, lavorare insieme ci faccia essere meno pazienti e i problemi alle prove diventino dei fatti personali. Questo perché siamo innanzitutto perfezionisti e il nostro è un lavoro fisico molto duro. Ma quando siamo in scena prevale la felicità di danzare e di farlo insieme.

Ma se c’è una cosa che non manca a Silvia Azzoni e Aleksandre (Sasha) Riabko (e si percepisce in scena e nella vita) è proprio un sentimento forte e tenero, che li lega da tredici anni e ne fa oggi una delle coppie della danza più amate a livello internazionale. Da Amburgo, dove sono ai vertici della compagnia di John Neumeier, Silvia e Sasha sono infatti inviati a rappresentarne lo stile nei massimi teatri del mondo, dal Bol’šoj di Mosca al Bunka Kaikan di Tokyo. Chi li ha visti danzare almeno una volta sa di cosa stiamo parlando: musicalità estrema, intenzione poetica, emozione incarnata nel gesto, cura dello stile, tecnica impeccabile e poi la dialettica interiore con cui intessono il loro modo di danzare in scena. Ma loro, in effetti, come ‘si vedono’, cosa ammirano l’una dell’altro? E quale, per ciascuno, il ruolo del cuore del compagno? “Quando guardo danzare Sasha – dice Silvia – c’è sempre l’effetto sorpresa. Resto sempre così incantata dalla musicalità che scaturisce da dentro di lui e che dilaga nello spazio, dalla fluidità del suo movimento, dal suo senso artistico. quando lo vedo in Nijinsky o come Armando resto shockata ogni volta dalla sua capacità di trasfigurazione”. “Io invece – ribatte Sasha – di Silvia ammiro l’approccio istintivo che ha nei confronti della coreografia. La mia impostazione alla Scuola dell’Opera di Kiev è stata vecchio stampo, scientifica nell’apprendimento ed esecuzione dei passi; una razionalità che è il mio punto di partenza. Invece lei è affascinante nel modo in cui riesce a sentire ‘dentro’ quello che fa. Riuscire a dare umanità a una creatura come la Sirenetta o suscitare l’estasi come nella Terza di Mahler è una impresa grande”. E quanto, allora, l’uno aiuta l’altra nel lavoro comune?

Sapendo come siamo diversi – racconta Silvia – quando lavoriamo insieme basta niente per risolvere qualche impasse. Per esempio ricordo come Sasha mi ha aiutato mentre preparavo il ruolo di Nikia per Bayadère di Makarova: per risolvere i passaggi più tecnici, mi aiutava dandomi un’immagine. E così risolvevo immediatamente. Ma al di là dell’approccio, ci accomunano il perfezionismo e il gusto per la sfida, che deve esserci sempre, ogni volta che entriamo in sala prove.

Compagni di classe negli ultimi anni all’Hamburg Ballet School, l’amore è arrivato attraverso la reciproca ammirazione come danzatori: “Ci guardavamo a distanza – confessa Sasha – e ricordo che una delle prime cose che pensai era che Silvia sarebbe stata perfetta con me per le sue proporzioni. E poi mi affascinava il suo modo di buttarsi nella musica. Chiaramente quando abbiamo iniziato a ballare insieme dall’ammirazione artistica siamo passati a un altro livello di apprezzamento”.

Colonne assolute dell’Hamburg Ballett, non è mai venuta la tentazione a una o all’altro di scegliere altre strade?

Lavorare prevalentemente con un autore – continua Silvia – può far nascere altre curiosità, è ovvio. So che forse nella mia vita non potrò mai ballare Manon, per esempio. All’Hamburg però abbiamo opportunità di lavorare con altri maestri, giovani e celebri. Io ho creato il ruolo di Aurora nella Bella Addormentata di Mats Ek e nuove coreografie di gente come Wheeldon, per esempio. E John dà sempre il permesso di esibirci dove siamo invitati: io sono stata al Royal Ballet, su indicazione di Makarova per Bayadère e Sasha al National Ballet of Canada per Nijinsky. Le crisi possono capitare. Ma fino a quando ti senti felice di danzare certe cose, allora sei nel posto giusto. E al futuro non pensate? Come vi vedrete quando lascerete il palcoscenico?

Io sono avventurosa – risponde decisa Silvia – pronta ad ogni nuova sfida. Nell’ambito della danza mi piacerebbe occuparmi di organizzazione: anche adesso quando curo gli spettacoli con cui mi presento in Italia, mi diverto moltissimo a elaborare piani, programmi e così via”. “Io invece sono attratto dalla fisicità e dalla logica del movimento. Non escludo l’insegnamento, diventare un maître. Ma è una cosa su cui voglio riflettere. Come dice Silvia, io sono per lo slow going.

Silvia Azzoni (Premio Danza&Danza 2004 come miglior ballerina italiana all’estero) e Alexandre Riabko (Premio Danza&Danza 2010 come miglior interprete) sono Principal dancers dell’Hamburg Ballett e partecipano agli spettacoli della compagnia nelle varie distribuzioni per date e cast vedi: www.hamburgballett.de Imminenti date internazionali e italiane Amburgo, Staatsoper Lo Schiaccianoci, coreografia John Neumeier, Alexandre Riabko (Drosselmeyer), Alina Cojocaru (Marie) 2-4 gennaio La Sirenetta, coreografia di John Neumeier, Silvia Azzoni (la Sirenetta) con Carsten Jung (Il Principe) 10, 13, 25 gennaio; Alexandre Riabko (il Principe) con Xue Lin (la Sirenetta) 23, 30 gennaio Onegin, coreografia John Cranko, Hamburg Ballett Silvia Azzoni (Tatiana), Alexandre Riabko (Onegin) 2, 4, 8, 14, 18, 21 marzo 2014 Chiasso, Centro Culturale Omaggio a John Neumeier - Silvia Azzoni e Principals dell’Hamburg Ballett, 22 marzo Aosta, Teatro Splendor Omaggio a John Neumeier - Silvia Azzoni e Principals dell’Hamburg Ballett, 23 marzo

Sasha Riabko e Silvia Azzoni in “Désir” di John Neumeier (foto Holger Badekow)

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cronache

A Milano un corso di specializzazione per insegnanti certificato dalla Regione

Per quale motivo le danze di carattere?

Perché sono fondamentali per il ritmo e la coordinazione.

“Per insegnare bisogna far funzionare il cervello”.

Un corso rivolto sia a chi ha già esperienza che a chi deve cominciare.

Sì, nasce come strumento flessibile. E il suo scopo è provare a costruire un insegnante più completo. Non mi stancherò mai di ribadirlo: un conto è ballare, un altro è insegnare la danza. Per questo fondamentali saranno le lezioni di pratica in cui avremo un feedback di insegnamento da parte degli allievi.

Parola di Anna Maria Prina di Maria Luisa Buzzi

L’occasione della nascita di un nuovo percorso professionale per l’Alta specializzazione di insegnanti di danza certificato dalla Regione Lombardia al Teatro Oscar di Milano, in collaborazione con Geminas, ci porta ad una riflessione sull’argomento con Anna Maria Prina, pedagoga di fama, autrice di libri sulla tecnica accademica, trentennale direttrice della Scuola di Ballo della Scala e coordinatrice del nuovo progetto

Trisha Brown

la grande americana di Sergio Trombetta

Non si nasce insegnanti?

Intanto bisogna essere dotati, e votati, all’insegnamento. Poi è necessario studiare, e molto. Mi sono trovata a dirigere la Scuola di Ballo della Scala con la sola esperienza di ballerina, probabilmente quella era la mia vocazione, ma ho studiato, girato molto per continuare la mia formazione. Ho visitato tutte le scuole e i teatri d’Europa per vedere quale fosse la loro organizzazione, ho frequentato a Mosca a San Pietroburgo le lezioni dei più grandi maestri (che oggi si studiano sui libri e che ho avuto la fortuna di conoscere), annotando tutto su quaderni, che ancora oggi circolano fra docenti ed ex allievi. Nell’insegnamento ci sono cose che fai per istinto che in seguito, studiando, comprendi e razionalizzi. Resta il dato di fatto che per insegnare bisogna far funzionare il cervello e devi essere preparato. Importantissimo è l’uso della parola: non si possono fare lezioni solo mostrando gli esercizi: le correzioni e le spiegazioni devono essere verbali. Questo richiede conoscenza approfondita delle tecniche e del corpo. Sapere quale muscolo si muove, cosa viene stimolato in quel preciso istante, dove va il peso, a che cosa tende il piede o la mano e saperlo dire bene e in più modi.Impazzivano le mie allieve del corso insegnanti quando chiedevo loro di esprimere in cinque modi diversi lo stesso concetto. Non è tirannia, è declinazione del princìpio primo dell’insegnamento: essere compresi da tutti.

Trisha Brown Dance Company in “For M. G.: The Movie” del 1991 (foto Julieta Cervantes). Sotto da sinistra in “Astral Convertible” del 1989 e in “Newark” del 1987 (foto Stephanie Berger)

Una delle sale del Teatro Oscar in cui si svolge il corso. In alto a destra, Anna Maria Prina

Il corso* ha lo scopo di preparare all’insegnamento e di implementare le conoscenze già acquisite al fine di migliorare la conduzione vera e propria della lezione, l’elaborazione dei programmi didattici, affrontare le fasi propedeutiche, acquisire nozioni musicali, pedagogiche, di anatomia, fisiologia, storia della danza nonché strumenti di gestione manageriale e amministrativa. Prevede 300 ore di lezione (pratiche e teoriche), workshop e simulazioni di classi accademiche e moderne concentrate in tre weekend al mese da gennaio a ottobre 2014, con docenti di chiara fama.

Il magazine

Prina, c’è necessità in Italia di un corso di specializzazione per insegnanti riconosciuto?

Sì, ne sono convinta. Nel nostro Paese l’argomento è negletto e iniziative di questo genere colmano un vuoto. A parte il Teatro alla Scala che promuove un corso biennale per insegnanti e l’Accademia Nazionale di Roma che rilascia la Laurea in Danza, non c’è altro. Esistono gli attestati del CONI, ma parliamo di sport in quel caso. La danza è altro. Come è nato il progetto?

Dall’esperienza di Monica Cagnani, danzatrice, mia ex-allieva alla Scala e direttrice della Scuola Teatro Oscar dal 1999. In passato Monica ha collaborato con la Regione Lombardia ed essendo anche lei convinta della necessità di un’alta formazione per il settore, si è attivata nell’ideazione di questo corso riconosciuto. Mi ha subito coinvolta pensando che la mia esperienza, non solo in Scala (Prina ha iniziato negli anni Settanta a istituire corsi di formazione per insegnanti in tutta Italia, ndr.) potesse contribuire all’ideazione di un percorso didattico appropriato. Lo scopo del corso qual è?

Dare le basi per l’insegnamento e qualcosa di più. Mettere i partecipanti in grado di poter insegnare più coscientemente: aiutare, oltre che sulla parte tecnica, ad acquisire metodologie su come approntare una lezione, come suddividerla. Importantissimo avere nozioni di pedagogia, intesa nel suo fine euristico di relazione con l’altro da sé, che in termini pratici significa consapevolezza del rapporto insegnante/singolo allievo, insegnante/gruppo. Ho insistito molto anche su l’inserimento di lezioni di musica con nozioni relative alla danza perché ho riscontrato carenze in questo ambito. E poi la storia della danza e del balletto, lezioni di anatomia e fisiologia articolare, l’organizzazione, la danza di carattere oltre al classico, al moderno, al contemporaneo e alle nozioni di coreografia. * Il corso rilascia un Attestato di Competenze della Regione Lombardia che fa riferimento ai livelli di qualificazione europei e costituisce garanzia di leggibilità e trasferibilità delle competenze in ambito nazionale e della Unione Europea (Accordo 28 ottobre 2004 e Linee Guida dell’Accordo Stato Regioni 5 ottobre 2006).

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ritratti

Chissà se Anne Teresa de Keersmaeker nei suoi studi newyorkesi ha saputo del lavoro realizzato dieci anni prima da Trisha Brown. Certo è che a rivedere oggi in video gli Early Works 1969-1979 della Grande Americana, brani come Accumulation o Group Primary Accumulation, rispettivamente del ‘71 e del ‘73, non si può non pensare a Fase o a certi momenti di Rosas danst Rosas come il naturale sviluppo di quella ricerca sulla ripetitività del gesto. Chissà se il Teorema di Trisha basato “sui percorsi naturali del corpo” non ha in qualche modo influenzato il Teorema di Anne Teresa “My walking is my dancing”. In effetti quegli Early Works, come molte delle esperienze legate al Judson Church Dance Theater, sono stati il brodo di coltura di tanta danza americana, ma anche europea di fine ’900. Il ritorno al livello zero del movimento sostenuto dai post modern, gli esperimenti di danze antigravitazionali (i percorsi verticali lungo le pareti dei grattacieli), la tabula rasa di tutti i paraphernalia della modern dance americana che aveva conquistato la scena nella prima metà del ’900, tutto questo è stato un nuovo punto di partenza, una possibilità per tutti i creatori a venire di svuotare le bisacce da ingombrante zavorra e riprendere il cammino a cuore (e corpo) leggero. È un momento triste e lieto. Perché la notizia che Trisha (Aberdeeen 1936) è affetta da un male terminale, un viaggio senza ritorno nel buio, non può che rattristarci. Ma vedere come le capitali europee, Londra e Parigi, rendono omaggio a questa signora ironica e geniale della danza americana scalda il cuore. Soprattutto in Francia dove Trisha Brown è sempre stata molto amata, spesso invitata. Quasi tutti i protagonisti della Nouvelle Danse anni ’80, si sono nutriti dei lavori di Cunningham e dei post modern.

zio che vive di movimento e dei costumi leggeri come tutù e delle fotografie di Robert Rauschemberg. Dall’altra parte di Parigi il Centre National de la Danse proiettava Roof Piece on the High Line ripreso e realizzato nel 2011 da Babette Mangolte per i 30 anni della pièce. Un brano simbolo di quella temperie artistica che concentra l’attenzione degli spettatori su alcuni tetti di New York, e li costringe a spostarsi per seguire le diverse evoluzioni di ogni interprete. Intanto la Artpix Notebook ha messo in distribuzione il doppio Dvd Trisha Brown Early Works. Una lunga conversazione della coreografa con Klaus Kertess e 18 brani. Sono filmati d’epoca in bianco e nero, accanto ad altri ripresi negli anni successivi con una qualità video molto migliore. Per esempio Spanish Dance, geniale e ironico brano su una musica pop di gusto iberico con cinque danzatrici, dove il movimento è basato sul reciproco impulso delle protagoniste, visto qualche anno fa anche alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia. Infine era uno splendido esempio della genialità di Trisha il primo programma della compagnia al Théâtre de la Ville. In Newark nato ad Angers nel 1987, declinato sulla musica e la scenografia di Donald Judd, l’evoluzione dei sette danzatori dapprima più spigolosa e percorsa da molti ‘staccato’, si fa via via più morbida e fluida come è nel suo stile, mentre dall’alto calano, a diverse distanze dal proscenio, fondali dai colori sgargianti: giallo sole, rosso brillante, blu cobalto, viola. E il solo mutare del colore e della luce cambia profondamente la percezione della danza. Che nel volgere del tempo è molto mutata agli inizi sperimentali. Lo dimostra Homemade del ‘66, che danzava Trisha stessa e ora è ricostruito per Vicky Shick. Ma di cui si era innamorato anche Baryshnikov che lo volle nel suo Past Forward proprio dedicato ai post modern. Qui la danzatrice è sola. Porta appeso sulla schiena un proiettore in superotto (sì, ancora con le due visibilissime bobine) che rimanda sullo sfondo la stessa sequenza che la protagonista esegue in scena. E ad ogni movimento l’immagine proiettata si deforma secondo le superfici su cui si va a posare. Vecchia tecnologia ma una strada aperta a tutto quel che venne dopo. Trisha Brown in “It’s a draw” creazione del 2002 per il Festival Montpellier Danse (foto Marc Ginot)

‘L’APOTEOSI DEL BALLETTO CLASSICO’

LA IN DIRETTA AL CINEMA IL 19 MARZO DANZA&DANZA TI PORTA AL CINEMA A VEDERE "LA BELLA ADDORMENTATA"

Resta negli occhi, a un Festival di Montpellier di molti anni fa, l’immagine di Trisha china su un enorme foglio di carta intenta a danzare e, con in mano un carboncino, disegnare linee e curve.

IN DIRETTA DALLA ROYAL OPERA HOUSE DI LONDRA, LUNEDÌ 27 GENNAIO.

ABBONANDOTI PRESSO IL NOSTRO STAND A DANZAINFIERA (27 FEBBRAIO-2 MARZO) RICEVERAI UN BIGLIETTO OMAGGIO PER LA VISIONE DEL CELEBRE BALLETTO NEL CINEMA DELLA TUA CITTÀ.

TI ASPETTIAMO! Per consultare l’elenco dei cinema in programmazione, vai su

www.rohalcinema.it www.roh.org.uk/cinema

Oggi quei disegni sono in mostra nella sala conferenze dell’Agora di Montpellier, la cittadella della danza. Ma intanto ecco a Parigi il grande omaggio del Festival d’Automne. A cominciare, nell’ottobre scorso, dal Farewell Tour della compagnia di Trisha. La sua Dance Company è stata con due programmi al Théâtre de la Ville. Nelle stesse settimane l’Opéra di Parigi riproponeva Glacial Decoy, siderale brano sul silen15


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McGregor, grande impalcatura per ritrovare l’atomo

Quattro declinazioni dell’arte di Béjart

Béjart Ballet Lausanne in “Brel et Barbara”

Verona Ripensare la danza per lo spazio teatrale e così rilanciarlo con una

programmazione che fa strike al botteghino. Sfida vinta dal teatro Ristori riposizionatosi all’interno dell’offerta culturale italiana con un cartellone di presenze internazionali tra cui l’unica data italiana del Béjart Ballet Lausanne. La compagniaicona dell’arte totale e poliglotta di Maurice Béjart, oggi diretta da Gil Roman, ha portato in scena quattro brani dal timbro nostalgico e autobiografico. Si comincia con Le Manteau ispirato a Il cappotto di Gogol su musica di Le Bars: qui la danza procede per quadri sintetici e tragicomici innervati dall’espressività incisiva dell’italiano Marco Merenda. Caratterizzata da improvvisi colpi di teatro, la coreografia vede ogni gesto collegato a oggetti-metafora capaci di coniugare differenti stati d’animo: sono quelli sottilmente spietati di un’analisi della società di cui il cappotto rappresenta lo status symbol. Liebe und Tod apre all’universo umano della musica di Mahler (autore prediletto da Béjart) un intenso momento di dialogo tra due corpi, accostati anche per contrasto - l’olivastro Oscar Chacon e il lattescente Kathleen Thielhelm - scelti con una logica sentimentale che catalizza lo sguardo su azioni solistiche e lift, notevoli per difficoltà. Ciao Nino!, il terzo brano, richiama ironicamente le atmosfere felliniane (scandite da un familiare ‘Ciao Maestro!’) e tratteggia un delicato cameo a Nino Rota mentre chiude il programma Brel et Barbara, omaggio a due miti della canzone, dove la tecnica smagliante dell’intero complesso evolve attraverso celebri brani come Ne me quitte pas e La Valse à mille temps. Danze-canzoni, magnetiche e vorticose, che incarnano il ‘male di vivere’ dei due chansonniers con gli strepitosi Elisabeth Ros e Gabriel Arenas Rui. Elisabetta Ceron

SCUOLE DI DANZA º 33RENATO FIUMICELLI Festival nazionale

Gubbio Teatro Comunale 24 aprile - 1 maggio 2014

Riservato ad insegnanti diplomati presso l’Accademia Nazionale di Danza di Roma Ospiti d’eccezione Lezioni in palcoscenico Assegnazione borse di studio

informazioni: iat 075 9220693 info@iat.gubbio.pg.it Scuola danZa 075 9271668 info@gubbiodanza.it www.gubbiodanza.it

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con il patrocinio di

regione umbria

provincia di perugia

comune di gubbio

Reggio Emilia Negli anni recenti Wayne McGregor si è imposto per la sfida

di tradurre processi neurologici e ipotesi bioscientifiche in una danza/danza, con dinamiche turbinose, dissestate nella coordinazione, eppure stranamente armoniose e in più calate in un contesto scenico ammaliante, grazie all’uso eccellente del light design e delle musiche che contribuiscono a far vivere una vera e propria esperienza sinestetica. Lo si è visto anche in Atomos, in prima nazionale al Valli, coreografia che parte dalle funzioni dell’atomo, con tutte le potenzialità di movimento e aggregazione sottintese. I ballerini si aggrovigliano, si isolano e si ricompattano senza soluzione di continuità, alternando sequenze quasi da balletto a parti basate sull’improvvisazione, per una danza nata dall’uso di un nuovo programma per computer denominato Becoming (di cui si è avuto un saggio nel site specific ideato appositamente per la Collezione Maramotti nel quale i danzatori hanno introiettato nella loro immaginazione e poi incarnato un’opera d’arte ciascuno). Il tutto si riverbera sulle atomizzate sonorità techno di A Winged Victory e l’importante disegno luci di Lucy Carter. Né mancano occhiali per le visioni 3D dei video di Ravi Deepres, che mostrano al pubblico esplosioni nucleari, insetti primordiali, dettagli di fabbriche e altro. Tutto è curato, ben eseguito, rigoglioso di creatività e imponente nell’allestimento. Eppure c’è la sensazione che McGregor abbia imboccato una strada di non ritorno e si percepisce il rischio che la prassi compositiva, a dispetto delle sue infinite variabili virtuali e dell’invidiabile possibilità di mezzi tecnologici a disposizione, tenda a schiacciare l’ispirazione e il talento dell’autore, rendendolo sempre più prevedibile e, ohinoi, noioso. Silvia Poletti

Due momenti di “Atomos” di Wayne McGregor

Barasciutti sulle orme di Peggy Guggenheim Venezia Con Untitled – Tribute to Peg-

gy Guggenheim, presentato dalla compagnia Tocna Danza al Teatro Malibran di Venezia, in collaborazione con il Teatro La Fenice (Area Formazione) e Collezione Peggy Guggenheim, la città lagunare si riconcilia, idealmente, con un mito familiare ed estraniato della propria storia. Anche grazie all’elaborato supporto nelle musiche – da Gubaidulina a Ligeti – della ricerca di Stefano Costantini, Michela Barasciutti compie un deciso scatto in avanti rispetto alle proprie modalità espressive. La coreografa e regista si muove fuori da ogni didascalia, e svolge il tema in ambito astratto e sublimato, tra rimandi a connotati biografici e identità delle arti visive contemporanee. È una rêverie il passaggio girovago di una Peggy cui Erika Melli conferisce autorità e smarrimento esistenziale, nella continua ricerca di arte, talenti e compagni di Tocna Danza in “Untitled – Tribute to vita, con i quali condividere fortune, solitudine e Peggy Guggenheim” la tristezza di una mutila femminilità. In contrappunto alla videoproiezione, sul fondo del palcoscenico, di cinque capisaldi dell’arte del ‘900, esposti in permanenza a Ca’ Venier dei Leoni, scatta una febbricitante fioritura di passi e gesti, che trovano sintonia da artista con gli stessi titoli. L’impero della luce di Magritte si avvolge d’inquietudini profonde. Sulla spiaggia, di Picasso, si reincarna per empatia nei danzatori. Nella sequenza de L’antipapa, di Max Ernst, lo spettacolo ritrova allusioni mostruose al matrimonio dell’artista con la mecenate. Donna seduta, di Mirò, rivive in una frenetica sinfonia di corpi, ribadita in Alchimia di Pollock. Da una scansione all’altra, si procede per fantasmata, tra intuizione e riflessione, in un percorso sostenuto da Francesca Ugolini, Carlotta Plebs, Giulio Petrucci, Valerio Di Giovanni, e premiato da tre pubblici diversissimi, nel secondo appuntamento della trilogia Veneziaindanza 2013. Ermanno Romanelli

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Manon, che interpreti, che passione! Milano Manon e Des Grieux sono giovanissimi, belli e innamorati. Così nel settecentesco romanzo dell’abate Prévost a cui MacMillan si è ispirato per comporre il suo capolavoro L’histoire de Manon. Così sul palcoscenico del Piermarini dove due eccezionali coppie hanno incarnato gli appassionati amanti. Le coppie in questione erano Svetlana Zakharova-Roberto Bolle, Natalia Osipova-Claudio Coviello che si sono succeduti in più repliche con il Balletto del Teatro alla Scala, al banco di prova della partnership nel titolo e, nel secondo caso, anche del ruolo. Il temperamento dei quattro interpreti ha restituito due volti del balletto creato da MacMillan nel 1974 su musiche di Jules Massenet per il Royal Ballet in cui l’arguzia compositiva sul vocabolario accademico del coreografo inglese incontra l’estensione drammatica del movimento. Osipova ci ha affascinato con la strabiliante naturalezza che le appartiene, con l’adamantina tecnica, imperturbata da qualsiasi prodezza. Coviello, dal canto suo, la segue con devozione e sfoggia un nitore da star nelle variazioni. È musicale, è presente, ma il giovane primo ballerino scaligero deve ancora trovare tutte le sfumature del personaggio: più protettivo e autoritario nei momenti in cui l’amata è in difficoltà, più audace e imponente in certi passaggi. Memorabile resta il loro passo a due nella camera da letto, latore di quella freschezza adolescenziale imprescindibile dal ruolo. A coronare l’eccellente prova il talento indiscusso di Mick Zeni, impeccabile Lescaut sia per eleganza tecnica che per bravura recitativa, su tutte la scena della sbornia al gran ballo. Sempre più congeniale a Roberto Bolle sembra essere il personaggio di Des Grieux e il suo travolgente, nonché fatale, innamoramento. Inutile ribadire il suo splendore tecnico, utile invece ricorNatalia Osipova e Claudio dare l’intensità delle emozioni che ci restituisce. Con lui Svetlana Coviello, “L’Histoire de Zakharova la cui prova è un crescendo: da un primo atto un po’ Manon”. In alto, Svetlana Zakharova e Roberto Bolle, troppo atteggiata a ragazzina spensierata, l’étoile via via diven“L’Histoire de Manon” (foto Brescia-Amisano/Teatro ta la donna scaltra, amorosa, sensuale e fragile del tragico finale. alla Scala) Ovazioni. Maria Luisa Buzzi

Matanicola, acuto sguardo sull’Italia d’oggi Milano Di sicuro Nicola Mascia e Matan Zamir hanno le idee chiare su cos’è

l’Italia oggi e lo dicono senza mezzi termini. To this purpose only, performance creata da Matanicola per Fattoria Vittadini è un ‘giro d’ Italia’ in 60 minuti che racchiude nel bene e nel male tutte le icone tipiche dell’italianità: l’arte, il caffè, la pasta, l’eccessiva attenzione all’esteriorità, l’influenza della chiesa, la musica, il cinema. Il nudo integrale in scena, ormai anche troppo inflazionato, è però qui utilizzato in modo funzionale e delicato e sicuramente non fine a se stesso: un quadro di surreale bellezza che vuole essere un richiamo all’arte classica, alla magnificenza artistica di un tempo che fu, accarezzata da un vento incessante che soffia per togliere la polvere da opere d’arte destinate altrimenti a diventare dei ruderi o per trascinarle direttamente nell’oblio. E parlando di oblio, le note di Amarcord ci catapultano in un altro mondo, quello dell’ego, dall’apparire: un marasma di oggetti, rumori, sorrisi finti da inquadratura televisiva, dove individui alla deriva cercano disperatamente di farsi notare e di guadagnare la loro pole position votandosi a un dio effimero, in questo caso una sorta di madonna “ornata” di borse griffate, che con tanto di corona luminosa, viene portata in processione. Nella sua paradossalità strappa un sorriso il momento, ben orchestrato e molto ben interpretato, in cui i sei danzatori inscenano alla moviola una sorta di pantomima del gesticolare tipico degli italiani: gesti di approvazione, gestacci cafoni e di disappunto si ammassano diventando una valanga di corpi che si calpestano per arrivare ad aggiudicarsi per primi una tazzina di caffè al bar. L’aroma di caffè (preparato davvero in scena) si confonde con quello dell’incenso nell’ultimo quadro, il cui impatto, per la sua forza e il suo significato senza sottintesi, arriva come un pugno nello stomaco. Tre preti danzano immersi nella santità di una nebbia che viene squarciata dalle torce elettriche di tre inquietantissimi clown in tacco a spillo: diavoli seduttori davanti ai quali i tre preti rivelano la loro nudità di uomini vulnerabili e imperfetti. Elisa Colombo “To this purpose only” di Matanicola per e con Fattoria Vittadini (foto Mirella & Augusto De Bernardi)

Gender Bender in crescita verso l’Europa

Bologna Cresce Gender Bender, festival diretto da

Daniele Del Pozzo e dedicato alle identità di genere e orientamento sessuale nel contemporaneo, dove la danza, arte del corpo, trova un posto di rilievo. Ad essa, infatti, è dedicato il progetto europeo Performing Gender, avviato lo scorso aprile. In due anni sedici giovani coreografi provenienti da Paesi Bassi, Spagna, Croazia e Italia condivideranno un percorso di ricerca su sessualità e ruoli di genere. Un iter di buone pratiche e sensibilizzazione per artisti e spettatori che lega festival di genere e kermesse di danza nel dialogo con collezioni d’arte di importanti musei. È stato il MAMbo-Museo d’Arte Moderna di Bologna la sede del Final sharing del workshop condotto da Peggy Olislaegers (direttrice del Dutch Dance Festival) con Riccardo Buscarini, Cristina Henríquez, Juanjo Arques e Vlasta Delimar quali partecipanti. Piccoli camei coreografici con ostentazione di piedi, gambe e lingue tra animalità e stilizzazioni, sono stati il frutto di una settima“Victor” (foto Phile Deprez), na di ricerca in loco. Faro per i diritti LGBT, la cultura in alto, “Rocco” (foto Laurent Ziegler) fiamminga – intesa in senso lato –, ha contraddistinto le scelte estetiche di questa XI edizione. Oltre a Parkin’son di Giulio D’Anna, la rassegna ha presentato Rocco. A dark full ride di Emio Greco/Pieter C. Sholten e Victor di Jan Martens/Peter Seynaeve, entrambi lavori firmati da un duo coreografo/dramaturg e incentrati su poetiche del confronto. Ispirato al film di Visconti, Rocco vive nel parallelismo tra boxe e danza. Un ring vero e proprio accoglie quattro uomini che in vari matches inanellano schermaglie, schivate e citazioni ballettistiche, mostrando, anche con ironia, la fragilità e il bisogno d’affetto celato dietro ogni attacco. Un tredicenne e un ventisettenne sono i protagonisti di Victor, sensibile e raffinata radiografia sui ‘corpi di gioventù’, ricca di prese, spinte e contrasti, imbevuta di un sapore casto e puritano. Carmelo A. Zapparrata 17


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Serata omaggio a Susanna Egri

I miei primi sessant’anni Torino Sono almeno tre le diverse anime artistiche di Susanna Egri emerse

alla Serata organizzata al Carignano per festeggiare i suoi 60 anni di coreografia. Quella più astratta, quella espressionista, quella scherzosa. Tre momenti, tre brani intervallati – in un teatro stracolmo – dalla presenza sul palcoscenico del sindaco Fassino, che ha reso omaggio all’artista per la sua attività in città. Dove arrivò nell’immediato dopoguerra dopo avere lasciato la natia Budapest con il padre, il mitico allenatore del Grande Torino. Città dove ha svolto la sua attività come danzatrice e poi coreografa e insegnante. Colpivano le linee geometriche precise, le evoluzioni astratte di Istantanee, brano di apertura, del 1953, cioè proprio dell’anno in cui ha preso il via l’attività torinese della Egri. Un pezzo molto ampio che dopo una partenza puramente astratta si sviluppa in sezioni che nelle forme e nell’esecuzione intendono evocare stati d’animo e sentimenti, dall’Idillio all’Oppressione, ma che si possono godere nella loro bellezza formale anche senza caricarli di significati. Frutto comunque di una concezione della danza tipica di quegli anni soprattutto oltre Atlantico, e che Egri presentava da noi pioneristicamente. Il Mandarino meraviglioso di Béla Bartók, balletto-pantomima del 1927, che la Egri ha coreografato con un libretto rielaborato nel 2001, ci porta in pieno espressionismo. È una storia di bassifondi metropolitani ma riattualizzata. Qui il ruolo della prostituta che attira i clienti, poi rapinati dai complici, è affidato a Rafael Bianco che danza en travesti. Niente Centroeuropa di fine anni ’20, ma un panorama attuale con un filmato notturno fra grattacieli illuminati, fari di auto e prostitute discinte. Certamente di forte impatto anche grazie alla presenza di una compagnia, la EgriBiancoDanza, con elementi dalle forti personalità. Infine Lezioni di cucina dove dall’alto di un grande video, fornita di grembiule, Egri ci racconta con bonaria ironia austroungarica come si cucina una coreografia. Mescolando i diversi elementi allo stesso modo con cui uno chef pluristellato mescola e impiatta le sue ricette. Sergio Trombetta

EgriBiancoDanza in “Lezioni di cucina”

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Scintillante Gala di solidarietà

Maria Kousoni e Evangelos Bikos in “Adagietto” di Renato Zanella (foto Paulone)

Udine Danza e solidarietà, un binomio che ha trovato casa da 33 anni a

Udine. Il Gala benefico per la Croce Rossa Italiana che Elisabetta Ceron per conto di ADEB/Associazione Danza e Balletto dirige e organizza portando in città le eccellenze del panorama europeo è diventato, per l’intera Regione ormai, un appuntamento imperdibile. Grande seguìto di pubblico, entusiasmo e calorosi applausi hanno ricompensato la generosità degli artisti, in scena a titolo gratuito per raccogliere fondi da destinare all’acquisto di un’ambulanza. Nobile mission sostenuta da un programma accattivante e da danzatori provenienti da illustri compagnie, con ouverture affidata ai giovani interpreti del Gruppo Stabile Udinese e alle allieve della Scuola Ceron. Si susseguono poi l’intrigante Canon in D major di Jiri Bubenícek, interpretato dall’autore, da Francesco Pio Ricci - promettente leva italiana al Dresden Semperoper Ballett – e dal collega Jan Vallejo, travolgente trio in cui la potenza maschile si esalta e si stempera in un flusso continuo di emozioni e salti. La voce potente, al pari delle gambe d’acciaio, di Adeline Pastor – prima ballerina virtuosa di scuola cubana dell’Aalto Ballett Theater Essen – che strappa applausi a scena aperta con Hymne à l’amour e Non, je ne regrette rien del suo direttore Ben Van Cauwenberg. La novità per l’Italia Romeo&Julia di Christian Spuck, lettura neoclassica del celebre balletto di Prokof’ev la cui scena del balcone è interpretata dalla lirica Giulia Tonelli (toscana doc, dal 2010 a Zurigo, che ha ricevuto nella serata il Premio Giuliana Penzi) e dall’americano Wei Chen, convincente Romeo. Renato Zanella, direttore artistico con dono dell’ubiquità (dirige il Greek National Ballet e il Corpo di Ballo dell’Arena di Verona) è autore di due brani: Deh pietoso addolorata con gli appassionati Amaya Ugarteche e Antonio Russo, e Adagietto intepretato con nitore da Maria Kousoni e Evangelos Bikos. Rosario Guerra (Gauthier Dance) si conferma danzatore brillante, capace di interpretare l’ironia di Itzik Galili nel bel duetto, con l’altrettanto giocosa Annellen Dedorrog, Cherry pink and apple blossom white e nel solo I found a fox che il suo direttore Eric Gauthier gli ha consegnato. Gran finale con il classico dei classici: il pas de deux del cigno nero, versione Nureyev, con i ballerini scaligeri Nicoletta Manni e Carlo Di Lanno, tra seduzione, purezza tecnica e virtuosismi strappapplausi. Maria Luisa Buzzi

Ballet de Lyon

Tra forma e alea

Ambigui rituali da collegio dickensiano:

Scigliano’s “Giselle”

Milano Casa per la ricerca e spazio dove prendono forma progetti, il PimOff

ha aperto la sua stagione danza con un pizzico di follia e l’ospitalità del duo La Mecedora (la messicana Melissa Cisneros e la greca Maria Mavridou ‘rinforzate’ per l’occasione meneghina dalla guest Elisa Ferrari) con il loro Las Idiotas. Performance dal titolo emblematico in cui dieci ‘argomenti’ da trattare, identificati da un numero e da un cartello (dal contenuto sconosciuto a chi guarda), vengono chiamati casualmente dal pubblico. Ne scaturisce una combinazione aleatoria di scene e scenette, orchestrate nei dettagli oppure giocate interamente sull’improvvisazione che coinvolgono i presenti, un po’ ostaggi delle tre sciamannate che rubano giubbotti, indossano orecchie d’asino, pongono domande, mimano grandi dive. Un ring dove tutto è possibile, dentro cui si dipanano anche alcune belle idee. Ma una volta capito il meccanismo il pubblico si aspetta un crescendo e un’apoteosi del delirio che non arriva. Più intimo, e decisamente più pacato, nonostante qualche sberla fragorosa, Il trattato della lontananza di Emanuele Sciannamea (Zerogrammi) andato in scena a novembre. Titolo forse eccessivamente ‘ricercato’ – mutuato dal saggio omonimo di Antonio Prete a cui si ispira – per uno spettacolo che emana freschezza e che a tratti cede all’ironia. Ci colpisce soprattutto la prima parte quando “Il trattato della lontananza” di Sciannamea (foto Giuliano di Bello) Sciannamea dispiega i tre interpreti – gli intensi Pieradolfo Ciulli, Roberta De Rosa, Stefano Roveda – in una bella danza di spostamenti bizzarri nello spazio. Passi stravaganti, saltelli, cambi di direzione improvvisi, che suggeriscono la necessità dell’incontro e la voglia di uniformarsi per non sentirsi soli. La voce, qua e là interrompe con sussurrati commenti o pianti strazianti questo ritmico e svogliato (le mani sono sempre nelle tasche dei pantaloni) posizionamento nello spazio, via via più incalzante nella richiesta fisica di attenzione e contatto. Da cui inevitabilmente derivano delusioni, paure e abbandoni. Passi a due, soli e gag. Poetico, con enfasi teatrale da limare. Maria Luisa Buzzi

Junior Balletto di Toscana in “Giselle”

Vicenza È un piccolo prodigio di equilibrio tra contenuto drammaturgico e for-

ma espressiva la nuova Giselle di Eugenio Scigliano per il Balletto di Toscana Junior, nella quale si recupera l’esprit melanconicamente erotico del mito delle Wilis, le spose non-morte che di notte seducono mortalmente i viandanti, contrapposto alla realtà di una condizione femminile dominata da rigide regole della moralità borghese, bisognosa di angeli al focolare, devoti e soffocati in ogni loro passione. Così, complici anche i giovani interpreti (Giselle, la tenera Laura Massetti, ha diciassette anni), Scigliano immagina un collegio dickensiano, con rituali severi e adulti ambigui, capaci di portare a perdizione. È qui che Giselle cade vittima del Precettore (Mirco De Campi), nonostante i moniti della sua Istitutrice (Giovanna Pagone) sintesi drammatica dei quattro personaggi che nel libretto di Gautier cadenzano la storia: protettiva con Giselle è infatti la donna del precettore e ne conosce gli inganni. Ad affascinare, quando non addirittura commuovere, è il mood nostalgico che ammanta la vicenda, narrata perseguendo un naturalismo poetico, in cui realtà (sottolineata anche dai costumi) e anelito assoluto si fondono in perfetto spirito romantico. Ma niente edulcorazioni: anzi si cerca il più possibile di restituire una gravità gestuale di sapore espressionista ai personaggi, così che le non-morte ritornano striscianti sulla terra; e la gioia improvvisa di Giselle si trasforma in salti nijinskiani. Eppure è proprio nell’asciuttezza che risultano amplificate certe intuizioni coreografiche: valga per tutti la bellissima scena in cui vita e morte cercano di fondersi insieme, un dialogo fisico che si trasforma in emozione pura e ci mette di fronte all’inesprimibile nostalgia che accompagna la lontananza. Silvia Poletti

“Plan B” a Torinodanza

Se va male, passiamo al ‘Piano B’

Torino Si può cominciare a raccontare Limb’s Theorem descrivendo i tre ele-

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La Mecedora e Zerogrammi al PimOff

Aurélien Bory e Phil Soltanoff

La ‘teoria dell’arto’ secondo Forsythe/Libeskind menti architettonici che occupano i tre atti della scena. Un grande rettangolo che poggia sul palcoscenico per un angolo e viene fatto ruotare come una vela mutando ad ogni rotazione il rapporto luce/ombra. Un muro di legno ondulato alto più di due metri che attraversa in diagonale il palco. Una forma concava di legno, in parte con la struttura metallica ancora in evidenza che pende di lato e ruota anche questa. È l’opera di Daniel Libeskind e di Aldo Rossi il richiamo programmatico di Limb’s Theorem che il Ballet de l’Opéra di Lione ha portato al Teatro Regio di Torino. Tre atti. Come il Lago dei cigni o Don Chisciotte, ma abitato soltanto dalla danza e da ragionamenti intorno ad essa e dalle possibilità di adattare il linguaggio neoclassico alla modernità, di scardinare le forme abituali, cambiare linee, equilibri, velocità. Ecco il ‘teorema dell’arto’ per attenerci a una possibile traduzione del titolo. È stata la grande rivoluzione di Forsythe negli anni ’90 con monumenti come Impressing the Czar, Artifact e questo Limb’s Theorem. Che si apre con un gruppo di danzatori nella penombra, illuminati da luci laterali attraverso una saracinesca. Il racconto procede per segni coreografici ripetuti, veri e propri temi: port de bras squadrati con braccia orizzontali e palmi delle mani in verticale, developpé alla seconda in punta così esagerati da andare fuori asse, entrechat eseguiti con il corpo che saltando segue una linea sinuosa, passi rapidissimi con le braccia piegate e i gomiti in evidenza. Danze di insieme swingate che rievocano in filigrana le chorus line di Broadway. Spogliando lo spettacolo di ogni sovrastruttura ecco emergere gli elementi fondamentali. Come il grande riflettore su ruote che spostato dai danzatori cambia continuamente le prospettive del secondo atto. Come la danza intorno al legno sagomato spesso con costumi di frange nere che ruotando velocemente diventano scenografia. Musica percussiva di Tom Willems. Danzatori di Lione superlativi. Sergio Trombetta

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Torino Una scena di kung fu, un fantasy cinese con eroi che volano e lottano a

Il Ballet de l’Opéra de Lyon in tre diversi momenti di “Limb’s Theorem” di Forsythe (foto Ramella& Giannese)

suon di daghe. Questo in video, mentre più sotto, a livello palcoscenico, si vedono gli stessi protagonisti che scivolano sul pavimento con slitte a rotelle e danno vita alla lotta senza quartiere. L’illusione teatrale e il meccanismo svelato. È il finale strepitoso di Plan B, lo spettacolo di nouveau cirque di Aurélien Bory e Phil Soltanoff per la Compagnie 111, che ha chiuso degnamente alla Fonderie Limone il Festival Torinodanza. Plan B va inteso come via di fuga: “Se va male il Piano A, passiamo al Piano B”. Ecco allora quattro giovanotti in carriera, in giacca e cravatta, alle prese con gli imprevisti della vita quotidiana. Sono giocolieri, saltimbanchi dotati di un grande spirito di adattamento, che a ogni piè sospinto devono correre ai ripari e inventarsi soluzioni di riserva, per non cadere, sprofondare nelle botole che improvvise si spalancano, trovare nuovi equilibri sullo scivoloso piano inclinato che si alza e diventa verticale, vincere la forza di gravità, correre ad afferrare le palle da giocoliere che il compagno sta facendo volare ma che vanno a cadere chissà dove. Tutto giocato, ovviamente, sul filo dell’eleganza e dell’ironia. C’è da ridere e divertirsi, ma c’è anche, se si vuole, da cogliere i rimandi colti. Bory, proteica figura di creatore, coreografo e regista, ama citare per esempio il cinema di Buster Keaton. Che si coglie nella serietà surreale con cui i quattro protagonisti fanno fronte alle défaillances del destino. Il gioco si sviluppa con precisione cronometrica, basta un secondo di ritardo perché l’effetto venga a mancare. Salti, scalate, gare a chi raggiunge prima la cima del muro scivoloso. Poi si passa alla scena finale, quella del kung fu, ma preceduta da una poetica immagine di una casetta con dentro il suo abitante sotto a un cielo stellato. Sergio Trombetta 19


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Il “Bolero” di Ventriglia

Un rito che richiama la “Sagra” Compagnia Duende in “Bolero” (foto Stefano Stagni)

Roma Il battesimo della Compagnia Duende, la nuova creatura di Francesco Ventriglia, coincide con l’idea di un Bolero già pensato per MaggioDanza, progetto naufragato per le note dimissioni del coreografo da direttore artistico dell’ente. Voltato pagina, ecco una compagnia giovanissima di dieci elementi pronta a spiccare il volo. Lo si è visto in questo Bolero all’Olimpico in una Serata Ravel comprensiva anche di Piano Concerto in G Major di Kristian Cellini. Neri guerrieri metafisici senza volto, con lunghe gonne da lottatori orientali e con maschere riprese dai manichini di De Chirico, che ingaggiano una lotta con loro stessi. Dapprima si muovono compatti, determinati, avanzando in diagonale. Braccia rigide, tese in più direzioni, movimenti robotici, battere di piedi. Come a voler affermare la loro esistenza. Poi si sfaldano, solitari o in coppie, roteando, urtandosi, schierandosi a terra. Sono senza equilibrio, senza riferimenti. Cercano l’amore, o l’idea dell’amore. La intravedono in quella figura nera sopra un piano rialzato: imponente, totemica, che vibra come un magnete, attirandoli a sé. Ismael Ivo, con la sua possente fisicità, si muove da una parte all’altra della pedana illuminato da un fascio di luce che ne esalta la presenza. Sull’incalzare della partitura di Ravel, meravigliosamente ‘sporcata’, a tratti, dalla riscrittura di Massimo Margaria (soprattutto ottimo danzatore di Duende), la coreografia assume la forza dirompente di un rito che l’avvicina straordinariamente, non volendo, a quello della Sagra stravinskijana. Sarà infatti il gruppo a scegliere e innalzare prima una donna, poi un uomo, da offrire tra le braccia vigorose di Ismael che li riconsegnerà alla terra dopo avergli trasmesso, con un abbraccio serrato e un bacio che attanaglia, la consapevolezza del sé per una rinascita. Una sorta di sacrificio rigeneratore che vedrà i danzatori togliersi le maschere e Ismael celebrare anch’egli la sua rinascita per aver trasmesso loro la sua forza. La coreografia di Ventriglia, travolgente e senza respiro, si impone alle già note versioni coreografiche del Bolero di altri illustri autori. E segna un luminoso inizio per Duende. Giuseppe Distefano

Contemporary Dance Northern School of Contemporary Dance, based in Leeds, UK, offers professional dance training at foundation, undergraduate and postgraduate level. Audition (foundation and undergraduate courses only) Vic Wells Ballet School, Verona Saturday 29 March 2014 To book a place, apply online at www.nscd.ac.uk

Italian Residency Verve, the postgraduate performance company of Northern School of Contemporary Dance Open classes and workshops: 30 March – 2 April 2014 Performance: Wednesday 2 April Verona, Teatro Camploy www.comune.verona.it/teatrocamplo For further details visit: www.nscd.ac.uk/verve

Photographer: Josh Hawkins (NSCD Student)

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Lecavalier sulle orme di Lock e Charnock

Malakhov verso il Sol Levante

Ferrara Come considerare il gioiello di danza A few minutes of Lock di Louise

Tokyo Vladimir Malakhov, direttore uscente del Balletto dell’Opera di Berlino, sarà dall’1 agosto 2014 Consulente Artistico del Tokyo Ballet in Giappone. Lo ha annunciato in conferenza stampa a Tokyo Norio Takahashi, direttore della compagnia nipponica, sottolineando che “un ballerino di fama mondiale come Malakhov, amatissimo dal pubblico giapponese che lo ha apprezzato sia in tournée con la compagnia che ora lascia sia in diversi Gala, porterà all’ensemble e al paese un’esperienza in ambito classico straordinaria”. Storica compagnia fondata cinquant’anni fa esatti, il Tokyo Ballet, vanta un nutrito repertorio classico e neoclassico con titoli di Balanchine, Béjart, Neumeier, Kylián tra gli altri. www.thetokyoballet.com

Lecavalier? Storica musa di Edouard Lock, per venti anni collaboratrice di uno dei coreografi più innovativi e rock della scena mondiale, dal 2000 protagonista indipendente e padrona del proprio destino artistico, la danzatrice canadese ha raccolto un passo a due e un trio da diversi spettacoli della fine degli anni ’90 uniti su una musica di Iggy Pop. Sono sintomo della volontà della danzatrice di rimettersi alla prova con uno stile fisico e rischioso che l’ha resa famosa, con una danza a perdifiato che non consente di fermarsi un attimo. Ma anche come uno dei molti e lodevoli tentativi di fare rivivere stili e successi che altrimenti andrebbero perduti, un bisogno di fermare la memoria della danza. Ecco perché era degno di interesse il ritratto di artista che il Comunale di Ferrara ha dedicato alla danzatrice presentando in due serate diverse brani di ieri e di oggi. Eccola allora, in A few minutes of Lock, fra le braccia del suo partner Keir Knight che la manipola come una bambola, la lancia nelle sue famose e rischiose piroette in orizzontale, la abbandona per poi riprenderla prima che tocchi terra. Ecco poi Children il brano creato per lei da Nigel Charnock (un altro artista molto “agitato”, scomparso prematuramente), un racconto superdanzato, ma con momenti di abbandono e una colonna sonora accattivante, sul bello e sul brutto dei bambini, esseri incantevoli e odiosi. Accanto a lei Patrick Lamothe, proveniente dalla performance e dal teatro d’avanguardia. Sergio Trombetta

Louise Lecavalier in uno dei brani presentati a Ferrara

La nuova stella contesa

Ksenia Žiganšina

Žiganšina in “Schiaccianoci” (foto V. Baranovsky)

San Pietroburgo Sono già iniziate le grandi manovre intorno ai prossimi

diplomati dell’Accademia Vaganova da parte delle due maggiori compagnie di balletto russe, il Mariinskij e il Bol’šoj. Ancora ferito dal furto nella sua scuola della più dotata allieva degli ultimi anni, Ol’ga Smirnova, il Mariinskij non può lasciarsi soffiare dal Bol’šoj colei che è ormai indicata come la nuova stella nascente del balletto russo: Ksenia Žiganšina, che si diplomerà quest’anno. La diciottenne nata a Ivanovo, formatasi privatamente ed entrata alla Vaganova solo al 4° corso, è da allora l’osservata speciale dei suoi professori (studia con Marina Vasil’eva) e del Teatro Mariinskij. Ma anche degli amanti del balletto, che possono ammirarla in innumerevoli frammenti di classi ed esami nella sala ballo dell’Accademia o di esibizioni vittoriose in importanti concorsi nei tanti video postati dal padre su youtube. Dai quali risaltano le doti di Ksenia: ballerina del genere “petite”, volto fanciullesco e piedi arcuatissimi, che meraviglia per la tecnica cristallina e soprattutto per i giri prodigiosi. Jurij Fateev, direttore del Balletto Mariinskij, l’ha praticamente già ingaggiata, affidandole l’anno passato il ruolo di Cupido in una recita di Don Chisciotte. La scorsa estate, per paura che i falchi del Bol’šoj la circuissero con l’ennesima allettante proposta se l’è portata con sé per tre settimane in America, dov’era maître ospite al Carreño Dance festival, facendola debuttare come Fata dei lillà in una Bella addormentata alla Sarasota Opera House. Ancora più sorprendente, nel dicembre appena trascorso, è il debutto al Mariinskij nello Schiaccianoci, dove ha interpretato Maša accanto al Primo ballerino Vladimir Škljarov: recita puntualmente documentata su youtube dalla telecamera paterna. Per ora dunque sembra che averla spuntata sia il Balletto Mariinskij, rassicurato dalla stessa allieva predestinata, che lo indica da sempre come la compagnia dei suoi sogni. (v.b.)

Neander Teater

Northern School of

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Liberatorio e forsennato “Blam!”

Out from NYCB

Milano Di certo non c’è una vera e propria mente coreografica nel forsennato e liberatorio spettacolo Blam! del gruppo danese Neander Teater. C’è però tanto movimento atletico e acrobatico, coerenza drammaturgica, maestria registica e una grandissima abilità nel ‘tenere la scena’ dei quattro baldi giovani protagonisti di questo lavoro di teatro fisico d’impatto che ha conquistato l’Europa a partire dal Fringe Festival di Edimburgo dove è stato presentato nel corso dell’ultima edizione. Poi è passato al Sadler’s Wells di Londra, per un mese, ed è approNeander Teater in “Blam!” dato in Italia per una breve tournée. Visto al Teatro Manzoni di Milano per l’apertura della neonata stagione Il Movimento – che si annuncia ricca di appuntamenti interessanti fino a maggio – Blam! trasporta lo spettatore in un grigio ufficio in cui tre alienati dipendenti vivono una routine stressante sotto le grinfie di un capo-tiranno. Per sopravvivere, i tre iniziano a fantasticare (nessuna parola è pronunciata, sono qualche verso e molta mimica) su come affermare la propria superiorità e identità sugli altri. Così i loro alter-ego, non frustrati capaci di riscattarsi (leggi i supereroi dei film americani e dei fumetti) prendono corpo – letteralmente – in loro quando il capo è distratto. E parte la guerriglia. Gli oggetti dell’ufficio diventano armi letali: i raccoglitori inforcati nelle braccia sono magli perforanti alla Jeeg Robot d’acciaio, l’attaccapanni una mitragliatrice alla Rambo, i computer strani oggetti contundenti e il dispenser dell’acqua un mostriciattolo antropomorfo che ricorda ET di cui innamorarsi perdutamente. Il tutto apparentemente sotto controllo fino a quando anche il capo-tiranno si rivelerà un blammer persino più scatenato dei suoi sottoposti. Ora sì che è guerra vera, senza sconti né armistizi. Lo spettacolo decolla in un progressivo evolversi di acrobazie, slanci, salti da parkour su pareti che si inclinano e ostacoli da scavalcare in un ufficio divenuto apocalittico dove nuovi Hulk, Iron Man, Dart Fener e Edward Mani di Forbici impazzano. Gli amanti del cinema d’azione e fantascienza hanno di che sbizzarrirsi in riferimenti nel guardare questo spettacolo brillante, leggero che racconta con intelligenza e ironia la capacità di liberarsi dai propri vincoli mentali e paranoie. Bravi e veramente divertente. Maria Luisa Buzzi

New York Il New York City Ballet ha annunciato che quattro suoi Principals – Jenifer Ringer, Jonathan Stafford, Janie Taylor e Sébastien Marcovici – lasceranno le scene entro la prossima stagione primaverile. Già pianificato il loro futuro, come annunciato dagli stessi interessati: Ringer scriverà le sue memorie in uscita in questi mesi; Stafford diventerà maître al NYCB e continuerà ad insegnare nella scuola dell’American Ballet; Taylor e Marcovici (sposati dal 2012) sono diretti a Ovest, Los Angeles: faranno i maître per la compagnia dell’ex-collega Benjamin Millepied, la L.A. Dance Project. Janie Taylor

Ballettakademie der Wiener Staatsoper/Jugendkompanie 1010 Wien, Goethegasse 1 | Tel. (+43/1) 514 44 ballettakademie@wiener-staatsoper.at | www.wiener-staatsoper.at

Waltz attrazione fatale per la lirica Berlino Sasha Waltz non può proprio fare a meno dell’opera lirica. Dopo aver portato in scena Purcell, Berlioz, Dusapin, Rihm e Hosokawa, si è fatta attrarre dalla sirena Wagner. A lei, la Staatsoper im Schiller Theater di Berlino ha affidato la messa in scena, regia e coreografia (ma firma anche la scenografia insieme a Pia Maier Schriever) del Tannhauser, il capolavoro wagneriano che narra l’eterna opposizione tra amore sacro e profano. Sul podio niente meno che Daniel Barenboim. Non c’è da stupirsi che le quattro recite previste siano già esaurite. Per la cronaca, prima mondiale il 12 aprile.

No sponsor, no role? Mosca Il Bol’šoj non smette di stupirci. La notizia riportata dal quotidiano Isvestiya getta ancora ombre sul teatro moscovita e le sue ‘curiose abitudini’. La danzatrice californiana Joy Womack, prima ballerina USA a firmare un contratto con il Bol’šoj Ballet (dopo essersi diplomata all’Accademia del Teatro moscovita), avrebbe affermato che tra i direttori dell’ensemble (non fa nomi, e soprattutto esclude Filin dai papabili) ci sarebbe stato qualcuno che le avrebbe chiesto diecimila dollari per assicurarsi un ruolo. Come a dire: “Devi avere uno sponsor se vuoi emergere nel teatro!”. La notizia si commenta da sola e corona la vicenda Filin che nel frattempo si è conclusa con una serie di condanne: a Pavel Dmitrichenko, accusato di complicità, 6 anni di prigione, mentre a Yuri Zarutsky, dieci anni dopo aver ammesso di aver gettato l’acido sul volto di Filin nel gennaio 2013. A Andrei Lipatov quattro anni per aver guidato l’auto di Zarutsky. Il terzetto criminale dovrà inoltre pagare 3 milioni di rubli (circa 70.000 euro) per danni morali e 508 mila rubli (11.000 euro) per i danni materiali.


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Apoteosi del dolore, come ogni processo creativo. La nascita della primavera – nascita di un essere umano – con incredibili dolori e convulsioni. Non dimenticare l’aspetto panico! Idea base: una terra in letargo con crosta rigida che germoglia con dolore quando la musica irrompe Come l’aratro, i piedi dei ballerini muovono le zolle di terra per renderla più soffice Idea di pesantezza Mondo preistorico mitico nel quale vengono celebrati riti simbolici La persona sacrificata corrisponde al ciclo della vita. La vita si conquista attraverso la morte, il motivo di base.

Henrietta Horn riporta alla luce la “Sagra” della Wigman

ritorno dall’oblio

Appunti di Mary Wigman per il “Sacre”

Uno schizzo di Mary Wigman su “Le Sacre du printemps”//Mary Wigman (Archiv de Akademie der Künste Berlin/ © Mary Wigman -Stiftung im Deutschen Tanzarchiv Köln) In basso, l’ensemble nel “Sacre du Printemps” di Wigman (foto Jörg Landsberg)

di Maria Luisa Buzzi

“Hsiao-Ting Liao, L’Eletta, “Le Sacre du Printemps” di Mary Wigman nella ricostruzione di Henrietta Horn al Teatro di Osnabrueck (foto Bettina Stöβ) In basso, l’ensemble nel “Sacre du Printemps” di Wigman (foto Jörg Landsberg)

Osnabrück La versione del Sacre du printemps di Mary Wigman vide la luce alla Städtische Oper Berlin nel 1957 interpretata dalla compagnia di balletto residente del teatro. Un’opera di cui sono rimaste poche tracce. Gli unici documenti conservati presso il Deutsche Tanzarchiv Köln, l’archivio Wigman e Dore Hoyer sono i bozzetti, le foto e le annotazioni della stessa Wigman, a cui si aggiunge la conoscenza dei danzatori coinvolti all’epoca della nascita della pièce. Nell’anno dei festeggiamenti del centenario della Sagra della Primavera (2013), grazie al finanziamento della Fondazione Culturale tedesca Tanzfonds Erbe, è stato chiesto alla coreografa Henrietta Horn, già direttrice del Folkwang Tanzstudio, di provare a ricostruire la versione firmata dalla Wigman cinquantasei anni fa. In collaborazione con Susan Barnett (ex danzatrice di Hans Kresnik a Heidelberg e Brema) e Katharine Sehnert (allieva dal 1955 al 1963 della Wigman, poi danzatrice al Folkwang-Tanzstudio di Essen) Henrietta Horn ha rimesso in scena la coreografia supportata da altre due studentesse e danzatrici della Wigman di allora: Emma Lew Thomas e Brigitta Herrmann.

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Il debutto della ricostruzione è avvenuto lo scorso novembre al Teatro di Osnabrück (si veda box), ma il progetto di rinascita non si ferma a questa riproposta. Partito in seno alla compagnia di danza residente Teatro di Osnabrück diretta da Mauro de Candia, il progetto ha coinvolto tre regioni tedesche e altre due compagnie. Il primo step consisteva nella messa in scena della ricostruzione con venti elementi appartenenti alle compagnie di danza residenti al Teatro di Osnabrück (Bassa Sassonia) e del Teatro di Bielefeld (Westfalia) con l’aggiunta di cinque guest artist. Il secondo step sarà l’acquisizione in repertorio del titolo da parte del Balletto Bavarese guidato da Ivan Liska che lo allestirà il prossimo giugno a Monaco con il numero originario di danzatori: quarantacinque. In occasione della ‘prima’ a Osnabrück è stato organizzato un interessante convegno in lin“Il materiale di Wigman gua tedesca sul tema del Sacre du Printemps non era archiviato in al femminile con carrellata video di molte verordine cronologico. Solo sioni coreografiche succedutesi negli anni – da dopo un lungo lavoro di Martha Graham a Sasha Waltz, passando per Pina Bausch, Marie Chouinard, Yvonne riordino – spiega Horn – è scaturita una sequenza”. Rainer, Doris Uhlich e Katarzyna Kozyra – insieme a un incontro pubblico con Henrietta Horn a cui hanno partecipato l’irrefrenabile Jo Ann Endicott (che ha ricostruito per i ballerini dell’Opéra de Paris la versione del Sacre della Bausch) e Ivan Liska, direttore del Bayerisches Staatsballett e terzo partner del progetto. Moderatrice Patricia Stöckemann, drammaturga e manager del Balletto del Teatro di Osnabrück, vero e proprio deus ex machina dell’intera operazione di ricostruzione. Grazie a questo incontro sono state svelate le criticità di un’avventura ricostruttiva che inevitabilmente riporta alla luce le annose questioni della veridicità del ricostruito, di quanto e come ci si possa avvicinare al passato senza tradirlo. “Quando ho guardato per la prima volta il materiale recuperato – ha spiegato Henrietta Horn – ho pensato ‘non ci capisco niente!’. Non era archiviato in ordine cronologico e mi sono sentita pervasa dalla frustrazione. Poi ho incontrato a Essen Katharine Sehnert e insieme abbiamo guardato le foto. Mentre lei le commentava, io prendevo appunti. Così ho iniziato a ordinare i documenti per firma, ovvero come la Wigman aveva siglato i suoi schizzi, e poco alla volta ne è scaturita una sequenza. Il lavoro si è svolto in due fasi: la ricostruzione, un lavoro che definirei archeologico, e le prove con i danzatori”. E se il dubbio restava come interpretare in movimento dell’epoca le parole ‘gridare, vibrare, scivolare’ trovate negli appunti di Wigman, il contributo di chi aveva studiato a lungo con la sacerdotessa della danza libera ha permesso di sciogliere alcuni nodi.

Spiega ancora Horn: “All’inizio del 2013 ci siamo trovate a Brema io e Katharine. Avevo con me le pagine della prima danza che Wigman aveva annotato con precisione: 24 passi per gli uomini e poi la caduta; 9 misure di vibrato, etc. e abbiamo provato a danzarlo. È stato divertente. Ma chi poteva assicurarci che in origine fosse stato realmente così come lo interpretavamo noi? In questa fase il contributo e l’esperienza di Katharine sono stati fondamentali perché lei poteva dirci con certezza ‘questo va eseguito così, quest’altro cosà’. Purtroppo questa certezza non si poteva estendere a tutto. Persino i documenti di Wigman mostravano a volte contraddizioni sulla medesima sequenza: sullo spartito musicale per pianoforte c’erano delle indicazioni, sul quaderno degli appunti altre. Dov’è la verità? Era la domanda che mi/ci tormentava”. E come se non bastasse, dell’assolo dell’Eletta nessuna indicazione. Perché, ormai è sicuro, fu la stessa interprete di allora, Dore Hoyer, a coreografarlo, non la Wigman. “La documentazione rimasta sui cui abbiamo lavorato – continua Horn – sono 14 fotografie di Dore nel solo. Un giorno ci siamo incontrate io, Brigitta Herrmann, Emma Lewis, Katharine Sehnert. Era presente anche Susanne Linke e in quelle prove ci siamo concentrate tutte sul ruolo di Dore. Alle danzatrici di allora abbiamo chiesto di ricordare i passi e Emma si è subito rammentata che all’inizio dell’assolo Dore si muoveva con scatti involontari, tipo convulsioni. Ma era ancora troppo poco per avvicinarsi alla verità. Così ho iniziato a studiare lo stile di movimento di Dore Hoyer attraverso video di altri suoi assoli come Affectos umanos. Stesso problema per la scena della lotta maschile di cui per circa 20 battute musicali non ci sono notizie della Wigman. Da uno scambio epistolare tra Dore e Mary si deduce che anche questa parte è stata composta dalla Hoyer”. Una ricostruzione, dunque, che potremmo definire filologica all’80% in cui inevitabilmente idee personali e percezioni individuali si sono sommate ai ricordi e ai documenti lasciati dalla storia. Ma è indubbio, e l’esito spettacolare l’ha dimostrato, che da parte di tutte le autrici ci sia stato un rispetto totale, un’indagine approfondita dello stile e delle atmosfere dell’epoca, e che ciò che è stato restituito sul palcoscenico abbia mantenuto il senso di ciò che Wigman faceva e professava nel lontano 1957: una danza di morte, rituale, modernissima.

Sacrificio, spiritualità e gioia: tre declinazioni vicine e lontane del Sacre L’evento più atteso della serata Sacre al Teatro di Osnabrück era inevitabilmente l’esito del progetto di ricostruzione della versione di Mary Wigman che i danzatori della Dance Company del Teatro cittadino e del Tanztheaters Bielefeld hanno interpretato e rimontato al termine di un lungo percorso con Henrietta Horn. Ma in realtà il programma riservava altre sorprese. Due creazioni in prima assoluta firmate rispettivamente dal padrone di casa Mauro de Candia, Fiat Lux, e dal coreografo-direttore della compagnia di Bielefeld (partner del progetto Sacre) Gregor Zöllig, Rauschen. Due lavori che, senza dichiararlo, e forse senza volerlo, si sono rivelati ‘legati’ da un filo sottile al tema della serata. Se il Sacre di Stravinskij/Wigman è sacrificio, morte, terra, carnalità (come ci riportano gli appunti della stessa Wigman e come si è visto sulla scena) le coreografie di Mauro de Candia e Gregor Zöllig viaggiano su concetti antagonisti ma non disgiunti. Mauro de Candia ha dato vita a un elegante e rarefatto lavoro in cui sulle note di Arvo Pärt (Trisagion for String Orchestra) i corpi dei suoi dieci danzatori si muovono con nitore postmoderno verso una lentezza, una pace dei sensi e una tensione all’eterno (in contrapposizione con la terra di Wigman) che lascia senza fiato. Sin dalla prima scena in cui nell’alzarsi del sipario a pannello si svelano lentamente allo spettatore corpi tenuti in tensione da una sorta di forza superiore. Un sentire religioso, quasi monastico, che lascia gli individui più tesi alla solitudine che all’incontro e che trapela da una coreografia elegante, rigorosa e geometrica. Tema quello dell’incontro che nel Sacre di Wigman è in realtà scontro di gender (le due schiere del maschile e del femminile) poi ripreso, come è noto, da Béjart per la sua versione della partitura stravinskijana. Tema che Gregor Zöllig recupera, traducendolo in un gioco di incontri/scontri, con movimenti in puro stile tanztheater, incalzanti su una partitura, Eight Lines di Steve Reich, che sembra inutilmente inseguita dai corpi. Un parossismo senza sbocchi che stordisce. Sul Sacre della Wigman resta da dire che è un capolavoro di compiutezza e modernità travolgente nella tensione del movimento, nell’articolazione delle masse, nel racconto e nell’idea dei costumi (attualissimi nei colori ocra, grigio e rosso). Ora, oltre ad aver avuto la possibilità di avvicinarci alla storia sappiamo anche che Martha (Graham) e Maurice (Béjart) devono molto a Mary. m.l.b.

Dance Company Theater Osnabrueck in “Fiat Lux” di Mauro de Candia (foto Jörg Landsberg)

“Le Sacre du Printemps” di Mary Wigman, ricostruzione Henrietta Horn Bayerisches Staatsballett, 14 giugno 2014, Reithalle, Monaco di Baviera 23


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centri di formazione

aKraM KHan coMPanY iTMOi

brescia teatro grande 22 febbraio 2014 ore 21.00

(in the mind of igor)

direzione artistica, coreografia aKraM KHan musica nitin sawHneY, JocelYn PooK e ben frost

Il programma, i costi, la struttura

princesse grace Luca Masala: “ Vi racconto i cambiamenti e le novità”

Monte-Carlo Da 5 anni Luca Masala è a capo della storica Accademia Princesse Grace di Monte-Carlo, avviata dal 1975 al 2009 da Marika Besobrasova e fondata dalla famiglia reale. Un lavoro incessante che lo ha coinvolto non soltanto sul piano della metodologia applicata e nel ridefinire il percorso formativo, ma anche in merito all’ampliamento della struttura scolastica, una villetta-bomboniera sita in Rue de la Costa sopra il porto. Traguardo raggiunto con tre sale studio appena inaugurate e l’internato annesso completamente ristrutturato. Già Primo ballerino di alcuni complessi internazionali e poi maître del Ballet du Capitole di Tolosa, per questo incarico Masala ha attinto principalmente alla sua formazione polivalente e all’esperienza fatta alla School of American Ballet di New York riuscendo a consolidare, anche oltreoceano, il nome della scuola quale centro di comprovato livello, ottenendo eccellenti ingaggi professionali per i suoi diplomati. Punto di forza? Condivide con Maillot il concetto che l’insegnamento non ha senso se non è concepito in funzione dello spettacolo, come dire: “La tecnica di Stanley Williams in America esiste perché lui ha guardato il lavoro di Balanchine.” “Un cambiamento sostanziale – puntualizza Masala – è stato quello di aprire la scuola ad altri linguaggi e creare un collegamento funzionale col territorio con cui abbiamo avviato importanti collaborazioni. Da gennaio 2013 si è concretizzata la fusione della scuola con la compagnia e il Monaco Dance Forum, sotto la presidenza della Principessa di Hannover. Tutto ciò ha consentito a Monte-Carlo di diventare un polo che riunisce una serie di attività attorno all’arte della coreografia offrendo agli allievi di partecipare a un Festival multiforme, al lavoro e agli spettacoli della compagnia”. 24

L’aspetto cosmopolita è da sempre una caratteristica della Scuola per questo Masala si reca ogni anno in Giappone come in Messico, Argentina, Brasile, America, Francia, Italia, Spagna, Russia e Germania per promuovere le audizioni d’ingresso. “Gli studenti – spiega Masala – provengono da varie scuole private del mondo ed in più dalla Scala di Milano, dalla scuola dell’Opera di Vienna e dalla Cranko Schule di Stoccarda e abbiamo nel complesso 15 nazionalità. Attualmente sono 41 allievi su 50 posti disponibili e 12 di loro sono di nazionalità italiana. Certo, l’Académie resta una struttura prevalentemente privata, sostenuta dalle quote di iscrizione, da risorse esterne e dal Governo, ma anche da altri fondi che vengono reperiti dai partner, proiezione di una visione artistico-manageriale necessaria al giorno d’oggi. Tutti gli allievi delle ultime classi hanno trovato un lavoro alla fine della loro formazione, solo la stagione scorsa i nostri diplomati sono entrati al Balletto di Zurigo, al West Australian Ballet, all’Het Nationale Ballet, allo Staatstheater Nurembergh, all’Aalto Ballett Theater e al Mainfranken Theater”. Non ci si poteva aspettare nulla di meno da una struttura che annovera tra i suoi migliori talenti nomi come quelli di Eva Evdokimova, Yoko Morishita e Rudolf Nureyev. Elisabetta Ceron

“65 esaltanti minuti di tensione incessante e meraviglia...” (time out sydney)

balletto dell’oPera di Kiev

brescia teatro grande 29 Marzo 2014 ore 21.00

ballerina OspiTe

Gli allievi in tre diverse esibizioni. A sinistra, Luca Masala

© m. logvinov

Un passato da ex-allievo, chiamato in causa da Jean-Christophe Maillot, direttore dei Balletti nel Principato, l’italiano Luca Masala è l’artefice del cambiamento della formazione coreutica monegasca.

“un viaggio folgorante nella fantasia creativa di uno dei nostri più importanti coreografi.” (the times)

© jean louis fernandez

accademia

Il programma formativo prevede cinque anni di studio per allievi dai 13 ai 18 anni. Le materie sono: danza classica (pas de deux, variazioni, tecnica di punte, tecnica maschile), danza contemporanea (atelier coreografico, repertorio contemporaneo), atelier di danza di carattere (russo e flamenco), inoltre la composizione e i corsi di hip hop, Pilates, di teatro, classe col corpo di ballo. Gli allievi ricevono due pagelle di valutazione a trimestre che ne indicano il livello in tutte le discipline. A fine anno è previsto un esame di fronte a una giuria composta dal Direttore e dalla sua équipe pedagogica, da Jean-Christophe Maillot e quando è possibile anche dalla Principessa di Hannover. Gli studenti ricevono un attestato annuale e a conclusione del ciclo di studi conseguono un diploma riconosciuto dallo Stato. La Direzione aiuta i diplomati a trovare un impiego organizzando loro delle audizioni e coordinando la preparazione di un dossier. I principali sbocchi dopo il diploma sono tutte le maggiori compagnie d’Europa. Gli studenti stranieri vivono nell’internato alla presenza di tre governanti e seguono La struttura scolastica un programma dietetico in Rue de la Costa individuale elaborato dal nutrizionista. Lo staff pedagogico conta sei professori fissi, un maestro di Pilates e un fisioterapista ai quali si affiancano periodicamente insegnanti e coreografi ospiti; è attiva anche la collaborazione tra l’Académie e il CNED – la scuola francese per corrispondenza che segue i danzatori nella formazione scolastica dalla prima media al diploma – corredata da un master di lingue per i ragazzi over 16. Fondamentale è anche la preparazione degli studenti alla psicologia della scena e ai mestieri dello spettacolo: lezioni sul mondo della danza, la storia della danza e la storia dell’arte. L’iscrizione è possibile unicamente previa audizione. La tariffa annuale per lo studio è 6.500 euro e altrettanti 6.500 euro per vitto e alloggio. A ciò si aggiungono 150 euro per l’iscrizione e 150 euro come cauzione per spese mediche. È anche stato istituito, in collaborazione con diversi enti monegaschi e privati, un sistema di borse di studio per aiutare gli studenti meno abbienti. e.c.

svetlana zaKHarova sHÉHÉraZaDe CarMen sUiTe

sHÉHÉrazade

Balletto in un atto liBretto: léon Bakst e michail fokin da “le mille e una notte” coreografia: michail fokin (1910) musica: nikolaj rimskij-korsakov scene e costumi: marija levicka e daniil taranin maître: viktor jaremenko

carMen sUite

Balletto in un atto liBretto: alBerto alonso Basato sulla novella “carmen” di prosper mérimée coreografia: alBerto alonso ˇedrin musica: georges Bizet, rodion Šc scene: Boris messerer maître: azarij pliseckij, aleksandr pliseckij

Per informazioni 0302979333 biglietteria@teatrogrande.it

fondazione del teatro grande di brescia soci fondatori

Gli allievi in tre diverse esibizioni

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dossier

Ballerine di stile

Venerata dalle élites, apparteneva anche alle masse Anna Pavlova, che conquistò il pubblico senza distinzioni, fissando per sempre l’immagine e lo stile della ballerina classica.

Anna Pavlova di Valentina Bonelli

ninfee, le bordure di tulipani e i cespugli di lillà come l’eterea jardinière di un balletto romantico. La dimora dalla facciata Arts and Craft era stata scelta dalla ballerina anche per il luminoso salone al primo piano trasformato in sala ballo, dove provare con il prediletto maître de ballet Enrico Cecchetti e dare lezione alle sue allieve in chitoni candidi. Accanto le sue stanze, decorate di paraventi cinesi e manufatti orientali, con gli sgargianti figurini di Leon Bakst e le stampe romantiche di Maria Taglioni alle pareti. Le cronache e le foto dell’epoca immortalano la Pavlova a Ivy House, affascinante ospite dei più deliziosi garden-parties mai tenuti a Londra. Tra i blasonati invitati le sue cure privilegiavano gli artisti: il coreografo Michail Fokin che le aveva fatto scoprire l’avanguardia, il cantante Fëdor Šaljapin suo sfidante a croquet, il pittore Aleksandr Jakovlev compagno di terme e scultura a Salsomaggiore.

Anche con Charlie Chaplin ebbe un’amicizia spensierata: li ricordano ridere a tavola imitandosi l’un l’altra: lui il Cigno morente, lei la camminata di Charlot.

Scelti da Danza&Danza Libri

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LA SCUOLA DI BALLO 1813 - 2013

Prendete un bravo fotografo, dei bravi danzatori e un’idea geniale. Mescolate tutto quanto e il risultato è un libro che fin dalla prima immagine lascia senza fiato. Dancers among us raccoglie circa duecento scatti del fotografo newyorchese Jordan Matter che, ispirato dai mirabolanti giochi del figlio di cinque anni, ha immortalato danzatori professionisti (della Paul Taylor Company, Alvin Ailey Dance Theatre, Houston Ballet, Parsons Dance e molti altri) intenti a celebrare con la loro arte la vita di tutti i giorni: alla stazione della metro, sulla spiaggia, in biblioteca, mentre fanno shopping o portano fuori la spazzatura. I danzatori raccontano storie quotidiane traducendo sul piano fisico e riportando così alla vita quei sentimenti normalmente espressi a parole: gioia, sofferenza, amore, paura. Scatti talmente incredibili che a prima vista sembrano fotomontaggi, invece è tutto reale. Nessun ritocco, nessun trucco, nessuna manipolazione, solo l’attimo catturato nell’istante in cui accade. Il mistero del corpo in movimento, la sorpresa di veder immortalato ciò che sembra fisicamente impossibile da realizzare. Il libro edito da Workman Publishing – New York, purtroppo non ancora tradotto in italiano (ma le immagini parlano da sole), è disponibile su Amazon.it. Elisa Colombo

Non poteva chiamarsi diversamente il volume curato da Francesca Pedroni per la ricorrenza dei 200 anni della Scuola di Ballo del Teatro alla Scala. La storia e l’importanza dell’istituzione milanese è tutta nel viaggio iconografico che l’Album presenta ammaliando il lettore con scatti e documenti dal 1813 ai nostri giorni. Un racconto per immagini, bellissime (sono più di 100), scovate e selezionate con filologica attenzione dall’autrice dall’Archivio Fotografico del Teatro alla Scala e dal Museo Teatrale alla Scala corredate da ALBUM DI COMPLEANNO didascalie che sono in realtà 1813 - 2013 miniracconti capaci di fissare LA SCUOLA DI BALLO nella memoria personaggi, situazioni, ruoli e pensieri. Album di Compleanno è uno sguardo originale sulla storia, modernissimo nella veste grafica – formato quadrato e carta usomano – fusione armoniosa di passato e presente. Sfogliandolo ci si immerge nel tempo e nel sensibile mutamento – avvenuto di pari passo con la società – di una Scuola, che mai ha perso, neppure nella temporanea chiusura e nei tempi bui delle due grandi guerre, il suo ruolo di fucina-faro a livello mondiale della formazione nel balletto. Ma c’è di più. Nel volume si dispiegano in parallelo saggi storici, alcuni inediti, curati da Stefano Magagnoli (Parlando di un’epoca che non è la nostra), Marinella Guatterini (Origine e trasformazioni della Scuola di Ballo della Scala), Luigi Rossi (Allievi, maestri e stelle) insieme alla raccolta di appunti di vita quotidiana di Fanny Restellini, meravigliose note scritte a mano nella prima metà del Novecento dall’allora segreteria della D E L L’ A C C A D E M I A T E A T R O A L L A S C A L A

Dancers among us

Album di Compleanno

€ 20,00

ISBN 978-88-908899-0-5

9 788890 889905

DELL’ACCADEMIA TEATRO ALLA SCALA a cura di

Francesca Pedroni

Scuola, che Francesca Pedroni ha riportato nello scritto Appunti di vita quotidiana. Storie del ‘900 nei quaderni di Fany Restellini. Tita editore, Milano 2013, € 20,00, Joo distribuzione. Maria Luisa Buzzi

Loïe Fuller. Una vita da danzatrice

Una bella idea tradurre l’autobiografia di Loïe Fuller, apparsa per la prima volta in Francia nel 1908 e poi pubblicata nel 1913 a Boston con il titolo di Fifteen Years of a Dancer’s Life, finora inedita in Italia. Ci ha pensato l’editore romano Dino Audino che ha recentemente messo in libreria – traduzione di Pietro Dattola – le memorie di questo mito della danza moderna, pioniera e capostipite dell’interdisciplinarietà e della multimedialità tanto professata oggi, come ricorda Elisa Guzzo Vaccarino nella prefazione dell’edizione italiana. Americana ed europea, Fuller dalla natia Fullersburg, Illinois, è diventata una star nella Parigi delle Folies-Bergère, della Belle Epoque e dello stile Liberty. A lei Toulouse-Lautrec dedicò ritratti e disegni, a lei e alla sua danza caleidoscopica, fortemente influenzata dalla scenografia, dai costumi e dall’illuminotecnica hanno fatto riferimento tutti i teatranti a venire. Loïe Fuller. Una vita da danzatrice, Dino Audino Editore, Roma 2013, 18. m.l.b.

Photo©Ismael Lorenzo

Gemma del Teatro Mariinskij, a San Pietroburgo, l’ultima protégée di Petipa aveva ai suoi piedi l’aristocrazia del tramonto imperiale, ma agli albori del Novecento volle tentare l’avventura europea, cogliendo come Djagilev l’infatuazione dell’Occidente per l’esotismo russo. Da Parigi, dove danzò accolta come una dea dalla noblesse culturale, scelse di trasferirsi nell’ancor più cosmopolita Londra. Sempre discretamente accompagnata dall’impresario e forse marito Victor Dandré, ancora accanto alla sua urna al Golders Green Crematorium. Imperatrice dei teatri del West End, la Pavlova visse ad Hampstead Heath, facendo di Ivy House, occultata da muri d’edera, la sua residenza d’elezione, l’approdo tra una tournée e l’altra. Nel parco degradante fino al laghetto dove nuotavano i cigni capeggiati dal preferito Jack, accanto a fenicotteri e uccelli esotici portati dai suoi viaggi, Anja svolazzava tra lo stagno di

Pavlova con Jack (il cigno) nel giardino di Ivy House nel 1927. A destra, in abito Fortuny e con una veste anni Venti. Sotto, le scarpe rosse che Pavlova adorava e che faceva riprodurre identiche.

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dossier

Ivy House alla morte di Pavlova nel 1931. A sinistra, Pavlova con Chaplin. Sotto, con uno dei suoi adorati cani

La vita austera da vestale della danza non impediva alla Pavlova di curare la sua immagine di creatura di stile, immortalata da Vogue o Tatler. Testimonial di abiti, scarpe, creme di bellezza, si aggirava come fosse in scena da Selfridge, il luxury departement store in Oxford Street che le dedicò anche una vetrina. Ambasciatrice di Tersicore in ogni angolo della terra, i ballerini della sua troupe ricordavano “Madame” sempre impeccabile nelle sue mises da viaggio, anche quando scendeva da treni e piroscafi dopo una notte in cabina per offrirsi ai fotografi. Se non trascurava mai l’aspetto pratico del suo abbigliamento, indossava tutto con naturale eleganza: dagli abiti della Belle Epoque alle silhouettes décontractées degli anni Venti, dalle tuniche ‘Delfo’ di Mariano Fortuny ai composés maschili alla Coco Chanel. Merito della sua figura sottile e flessuosa che aveva spazzato via i canoni della ballerina procace e muscolare fin de siècle, e di quel viso aristocratico venuto da chissà dove viste le origini proletarie. Appassionata di pellicce di cincillà, zibellino e karakul, divertita dai cappelli con piume di struzzo o falco, la ballerina aveva una vera e propria mania per le scarpe, come ben sapevano coloro che per ore la accompagnavano per negozi a scegliere le più adatte ai suoi piedi meravigliosamente arcuati. Le sue preferite erano un paio di Mary Jane rosse con tacco a rocchetto, morbide e flessibili, che si era fatta confezionare in serie. Ma era il tutù del suo assolo emblema, La morte del cigno, il capo feticcio di Anna Pavlova: disegnato da Bakst, con le ali dell’animale sulla gonna e una pietra rossa come una ferita sul petto, la ballerina non lo indossava mai più di due volte prima che fosse rinnovato. La accompagnava ovunque: “portatemi il mio tutù”, chiese prima di spirare, a poche ore dallo spettacolo.

Per i cultori del personaggio il libro da avere è Anna Pavlova. Twenty Century Ballerina, uscito in Inghilterra nel 2012, a cento anni da che la ballerina fissò la sua dimora londinese a Ivy House, purtroppo mai trasformata in museo e destinata ad altri usi. Curato da Jane Pritchard con Caroline Hamilton, il volume raccoglie circa 150 splendide fotografie d’arte e di vita della Pavlova, accompagnate da testi che ne svelano appieno la personalità e lo stile. Anna Pavlova. Twenty Century Ballerina, pagg. 208, £ 25.00, mm. 220 x 264, copertina rigida con sovracoperta, ISBN 9781861543356, Booth-Clibborn Editions, www.booth-clibborn.com. Distributore italiano: Books Import SNC, Via A. Maiocchi 11, 20129 Milano, tel. 02 29400478 - www.booksimport.it

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cultura

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cultura più attenti si è fatta avanti l’esigenza di tornare a Petipa. Tornare cioè a quella forma di balletto che si danzava nei teatri imperiali alla fine dell’Ottocento. Complice di questa tendenza la possibilità, finalmente, di consultare e lavorare sui quaderni della Collezione Sergeev all’Università di Harvard. Nikolaj Sergeev (18761951), era régisseur collaboratore di Petipa, specializzato nella notazione inventata da Vladimir Stepanov, un metodo per notare i passi dei balletti e riallestirli utilizzato a Pietroburgo e Mosca a partire dal 1893. Dopo la rivoluzione d’ottobre, nel 1918, Sergeev aveva lasciato la Russia portando con sé una quantità di materiale, notazioni comprese. I suoi quaderni sono oggi all’Università di Harvard. Per quanto riguarda Le Corsaire, la collezione include la notazione di almeno tre diversi amanuensi in un periodo che copre 13 anni fra il 1894 e il 1906, due riduzioni per violino, il libretto pubblicato nell’edizione del 1899, programmi a stampa che includono l’elenco degli interpreti. Ed è a quei quaderni che hanno attinto, parallelamente, nel 2007 Alexei Ratmansky e Jurij Burlaka per il loro allestimento al Bol’šoj di Mosca e lo studioso americano Doug Fullington per il Bayerisches Staatsballett. Quando sulle scene europee prese vita una curiosa guerra corsara fra due allestimenti filologicamente corretti, ma in scena molto diversi.

Corsaire Renaissance Tripudio d’esotismo ottocentesco di Sergio Trombetta

Panzavolta: “È tempo al San Carlo del primo Corsaro integrale”

In principio furono Margot Fonteyn e Rudolf Nureyev. È grazie al loro carisma, e alla conoscenza del repertorio russo e sovietico da parte del danzatore, se il famoso passo a due da Le Corsaire è divenuto un imprescindibile momento di bravura dei gala di danza. Ed è da lì che è cominciata la nuova avventura di questo grandioso balletto in Occidente dove alcune compagnie lo hanno ripreso. L’interesse dei teatri per Le Corsaire si riaccende a ondate. E questa stagione ci permette di assistere a un’intensa Corsaire Renaissance. Il 27 e 28 febbraio al Teatro Comunale di Vicenza sbarca dal suo vascello un Corsaire firmato da Kader Belarbi per il Ballet du Capitole di Tolosa di cui l’ex étoile dell’Opéra de Paris è direttore. Una versione scintillante dai coloratissimi ed eleganti costumi, un restyling che visivamente affonda le mani nell’esotismo ottocentesco, un gioiello per Balletto del Teatro Bol’šoj in “Le Corsaire”, con Mariia Aleksandrova nel ruolo di Medora una compagnia di piccole dimensioni (foto Ramella&Giannese/Teatro Regio Torino). ma agguerrita, una riscrittura anche In alto, Il Ballet du Capitole nel restyling del balletto di Kader Belarbi in cartellone a Vicenza drammaturgica in due atti che non ci il 27 e 28 febbraio regala l’happy end. Ancora un Corsaro è annunciato al Teatro San Carlo di Napoli dal 20 al 27 marzo, protagonista la compagnia partenopea e con la coreografia di Aleksey Fadeecˇev di cui parla qui accanto Alessandra Panzavolta, e con un pool di stelle come protagonisti: Ivan Vasil’ev e Rolando Sarabia per il ruolo di Alì, Natalia Osipova e Jurgita Dronina per impersonare Medora. Ma intanto un altro Corsaro con molto successo è andato in scena al Coliseum di Londra con l’English National Ballet, di cui è fresca direttrice Tamara Rojo, nella rodata versione di Anna-Marie Holmes in repertorio anche all’American Ballet Theatre. Ma in principio, molto in principio, fu un poema di Lord Byron, il campione del romanticismo inglese, del 1814. A quello si ispirarono gli autori del primo Corsaire che vide la luce il 23 gennaio del 1856 all’Opéra di Parigi, nel vecchio teatro di Rue Le Peletier. La musica è di Adolphe Adam (1803-1856); il libretto di Jules Henry Vernoy de Saint-Georges e Joseph Mazilier; quest’ultimo è anche autore della coreografia. Le drammatiche 28

vicende narrate da Byron si annacquano in un esotismo di maniera fra scene di piazza e bazar con schiavi in vendita, palazzi turcheschi, isole rifugio dei pirati greci e naufragi. Nel 1856 Napoleone III era già imperatore da cinque anni e la Francia stava entrando in un periodo di prosperità. Le glorie romantiche del balletto francese si stavano appannando. All’orizzonte erano comparse le danzatrici italiane che occuperanno prepotentemente la scena nel secondo Ottocento. E infatti è per la bella e carnosa Carolina Rosati, virtuosa di scuola milanese e dotata di una buona dose di capacità drammatiche che nasce Le Corsaire. Fu un trionfo, venne replicato 43 volte soltanto in quella stagione e poi abbandonato nel 1859 quanto la Rosati lasciò l’Opéra. Ma intanto era diventato uno dei maggiori successi di cassetta. Grazie anche agli effetti speciali della scena finale della tempesta e a un drammatico scenario di Gustave Doré, che illustrava il momento in cui la nave affonda nei flutti marini. Nel 1867 il balletto torna in scena per Adele Grantzow con una prima aggiunta: il ‘Pas des Fleurs’ su musica di Léo Delibes presto ribattezzato ‘Jardin animé’. È incominciata la lunga marcia del Corsaire verso il grand spectacle di fine Ottocento, sontuoso, ricco, caramelloso, kolossal. Già nel 1858 Il Corsaro sbarca a Pietroburgo. La coreografia è di Jules Perrot che in parte utilizza quella di Mazilier. Viene aggiunto il ‘Pas d’esclave’ sulla musica del Principe von Oldenburg, coreografata da Marius Petipa, protagonista in scena nei panni di Conrad. Le Corsaire torna a Pietroburgo nel 1863 con la coreografia di Petipa che lo riprende successivamente tre volte: nel 1868, aggiungendo la scena del ‘Jardin animé’, poi nel 1880, ma è il 1° gennaio del 1899 (il 13 secondo il nostro calendario) che Le Corsaire debutta nell’ultima versione di Marius Petipa, quella che possiamo considerare definitiva e che sarà danzata da molte divine russe del primo Novecento. Quindi non solo da Pierina Legnani, Medora alla prima del 1899. Ma anche da Tamara Karsavina, Ljubov’ Egorova, Ol’ga Preobraženskaja. Durante il Novecento, il Corsaro ha continuato a evolvere. Al Bol’šoj di Mosca l’allestimento di riferimento è sicuramente quello messo in scena da Aleksandr Gorskij nel 1912, una versione rivoluzionaria che intendeva ritornare a Byron e darci un Corsaro ‘alla Stanislavskij’, sulle basi di un realismo alla moda dei tempi. Tenendo conto, in più, delle influenze della danza libera di Isadora Duncan che aveva contagiato sia Mosca sia Pietroburgo con le sue esibizioni in tunica e a piedi nudi. A Leningrado diverse versioni si avvicendano sino a quella realizzata nel 1987 da Oleg Vinogradov, al Kirov, ancora in repertorio al Mariinskij, che pone la scena del naufragio in apertura e non alla fine dello spettacolo come vuole il libretto. Gli anni sovietici hanno cambiato profondamente il balletto. C’era nei coreografi ufficiali voglia di svecchiare: lasciare il meglio, sostenevano. Erano convinti che togliere gli orpelli imperiali di fanciulle in fiore, giardini incantati, perle e bijoux, ridurre al minimo la ormai incomprensibile pantomima, permetteva di proporre al nuovo pubblico sovietico spettacoli più fruibili. Con la caduta del regime sovietico, fra gli studiosi

Napoli “Per i primi tre anni in cui son stata direttrice ci siamo tenuti lontani dai grandi classici perché la compagnia aveva ottimi elementi, ma non molti e non così giovani. Abbiamo fatto molto contemporaneo. Poi poco per volta sono arrivate le nuove leve: il rapporto stretto con la scuola è stato fondamentale. Così abbiamo cominciato a pensare ai classici. Il Don Chisciotte, Lo Schiaccianoci e ora Le Corsaire”. Così spiega il cammino verso il prossimo appuntamento importante, Il Corsaro appunto, Alessandra Panzavolta, direttrice del Corpo di ballo del San Carlo di Napoli. Per affrontare questo impegno la direttrice ha chiamato Aleksej Fadeecˇev che allestirà la coreografia in repertorio al Mariinskij di Pietroburgo. Scene e costumi invece arrivano dall’Opera di Roma e sono firmati da Francesco Zito: “È un allestimento molto bello, di gusto romantico, e farlo arrivare da Roma è un costo certamente inferiore rispetto a un trasporto da Pietroburgo”. In scena, oltre alle étoile, 26 stabilizzati più altri 25 aggiunti per un titolo che, sottolinea Panzavolta, non è mai stato presentato nella sua interezza a Napoli. Il passo a due, il pas d’esclaves, certo, ma il balletto a serata intera sarà una novità per il pubblico napoletano”. s. t.

Ivan Vasil’ev in “Le Corsaire”. Il ballerino russo sarà tra i guest al San Carlo di Napoli per la messa in scena del titolo a marzo.

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danza e grande letteratura

Ronsard e la danse de cour di Domenico Rigotti

Quand vous serez bienne vieille, au soir a la chandelle Assise auprés du feu, devisant et filant, Direz chantant mes verses, en vous émerveillant: Ronsard me célébrait du temps que j’etais belle L’autore è Ronsard, il re della Pleiade (lo Così nobile e musicale la diceva lui stesso), il movimento che rese grande il poesia francese. Peccato Rinascimento francese. Lui a fare scuola di un nuoche la lingua dei nostri vo modo di sentire e di esprimersi. Il capostipite del cugini d’Oltralpe ce la famoso genere nacque nel 1424 in un castello nei pressi di Vendôme. Fu paggio di Charles il secondo- siamo lasciata sfuggire. genito del grande Francesco I, poi di Giacomo Stuart Succubi del più neutro che seguì in Scozia. A soli diciassette anni diventò inglese e ora anche sordo e forse proprio a questa infermità egli dovette del cinese. Leggere la sua carriera poetica che lo allontanò da incarichi Baudelaire, Verlaine, De di corte e gli fece rinunciare alla vita attiva e sociale. Musset, Mallarmée è Nel 1550 pubblicò la sua prima raccolta: i quattro diventato un piacere raro primi libri delle Odi. Poi verranno le Egloghe da cui anche se volessimo farlo abbiano espunto i versi più sopra. Protetto da Enrico su iPad. Non diciamo poi II, il marito della famosa e ribelle Caterina de’ Medi- ascoltar voci di poeti più ci, poi da Maria Stuarda (ne conosciamo la terribile lontani ancora di quelli fine) arriva Pierre Ronsard all’apogeo della carriera citati. Ascoltate quanta sotto il regno di Carlo IX. La sua fama si allargherà grazia e bellezza vivono anche all’estero e molti giungeranno alla Corte dei Valois a rendergli omaggio, non escluso nemmeno il in questi versi lontani dal nostro, e allora giovane ancora, Torquato Tasso. La nostro sentire. poesia unisce spiriti anche se può essere diversa la sensibilità. Si è detto Corte dei Valois. E qui, pugnali e veleni. Intrighi e guerre di religione. Anche se dapprima la politica di Caterina e dei figli è conciliante fra cattolici e ugonotti (la pace di Amboise, l’editto di St. Germain), ma poi arriva la terribile notte di San Bartolomeo (23 agosto 1572) ed è massacro che fece versare montagne di sangue ugonotto. Ma Corte dei Valois vuol dire anche altro: lo spirito del Rinascimento italiano grazie a Caterina de’ Medici. Vale a dire cultura, fasto, arte e grandi feste che contemplavano spesso quel che in Francia si chiamava il Ballet de cour ereditato dall’Italia che ebbe tanti padri nobili. Il più importante quel Baldassarre da Belgioioso che da Torino arrivò a Parigi con i suoi ‘quarante violon’ e realizzò l’arcifamoso Ballet comique de la Royne (15 ottobre 1581) sul quale gli eruditi spesero molte parole. Tanto che molti vollero considerarlo il prototipo (soggetto mitologico naturalmente) del Ballet de cour: un felice mix di danza, di musica, di canto e naturalmente di poesia. Una grande azione coreografia di carattere allusivo che si basava quasi sempre su un soggetto mitologico e si sostanziava di elementi filosofici e morali, la cui struttura era composta da un prologo, poi da una serie di grandi entrée e infine dava vita a un maestoso finale, aperto da tutti i personaggi che avevano partecipato allo spettacolo e agli stessi cortigiani spettatori. Un mix di danza che esigeva costumi fastosi e grande apparato scenografico, di musica, di canto e di una serie di versi esplicativi. E a versificare gareggiavano tutti i poeti allora in auge. Lo stesso Ronsard non sfuggì a tale compito. Anzi ne fu uno degli artefici principali collaborando alla costruzione del libretto e dando mirifici versi che giacciano negli archivi e che dicono della sua prolificità. Varie decine sono le sue collaborazioni. Lasciamo ad altri andare alla ricerca dei titoli. Noi limitiamoci a ricordare quello che fu forse uno dei più noti e dove i versi sono di rara brillantezza. Il titolo già di per sé è bellissimo: La défense du Paradis. Risale a quel burrascoso anno 1572 in cui si dà la caccia agli ugonotti che vengono confinati all’inferno. L’occasione del balletto furono proprio le nozze tra Margherita di Valois, figlia di Caterina de’ Medici ed Enrico di Navarra, il futuro re Enrico IV, che è poi quello della famosa battuta “Parigi val bene una messa” e che nel momento della sua grandezza cadrà sotto il pugnale di Ravaillac. E in quell’occasione era proprio il re che conduceva le danze danzando su versi di Ronsard che dovevano diventare celebri. Vogliamo ascoltarli nella loro originalità con parole che sanno magari di antico, ma rendono bene il ritmo musicale. Serrant la main la conduit à la dance: Comme une femme elle ne marchoit pas, Mais en roulant divinement le pas, D’un pied glissant couloit à la cadance Le Roy dançant la volte Provençalle Faisoit sauter la Charité sa soeur Elle suivant d’une grave douceur, À bonds legers voloit parmy la salle. Sono in un francese arcaico ma il profumo di questi versi dove si parla di una danza di ‘grave dolcezza’ e si vola nella sala a ‘salti leggeri’ è rimasto intatto. 29


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Gennaio AOSTA Teatro Giacosa I Punti Danza Tel. 366 4308040 www.egridanza.com Ci.e Zerogrammi (25) Inri cor. S. Mazzotta, E. Sciannamea AREZZO Teatro Mecenate Invito di Sosta Tel. 0575 630678 www.sostapalmizi.it Ambra Senatore (12) Passo Cor. A. Senatore Compagnia Progetto Brockenhaus (26) Bruno Cor. F. Dimitri, E. Canessa BOLOGNA Teatro Duse Tel. 051 231836 www.teatrodusebologna.it Ballet Flamenco Español (24) La Pasion de Carmen Cor. C. Cantero, R. Lopez Arena del sole Tel. 059 340221 www.aterdanza.it Ambra Senatore (28, 29) Passo Cor. A. Senatore BOLZANO Teatro Comunale Tel. 0471 053 800 www.teatrocomunale.bolzano.it Aterballetto (29) Don Q. / workwithinwork Cor. E. Scigliano / W. Forsythe CARPI Teatro Comunale Tel. 059 340221 www.aterdanza.it Balletto di Roma (14) Contemporary Tango Cor. M. Zullo CENTO Teatro Pandurera Tel. 059 340221 www.aterdanza.it Balletto Teatro di Torino (18) Ciakovsky suite Cor. M. Levaggi

30

CESENA Teatro Bonci tel.0547 355959 www.teatrobonci.it No Gravity Dance Company (18) Paradiso Cor. E. Pellisari, M. Porceddu CIVITANOVA MARCHE Teatro Annibal Caro Tel. 0733 812936 www.amatmarche.net Sharon Fridman & Silvia Gribaudi (23) Cantiere aperto per INNER Cor. S. Fridman, S. Gribaudi COLLEGNO Lavanderia a Vapore Tel. 011 4033800 www.lavanderiaavapore.it Codeduomo (11) Rock Rose Wow Cor. D. Ninarello FERRARA Teatro Comunale Tel. 0532 202675 www.teatrocomunaleferrara.it Aterballetto (31) workwithinwork / Rain dogs Cor. W. Forsythe / J. Inger FIRENZE Teatro Cantiere Florida Tel. 055 713 5357 www.teatroflorida.it Compagnia Xe (3,4) UaU… Cantieri Goldonetta Tel. 055 2337681 www.teatroflorida.it Compagnia Virgilio Sieni (17, 18, 19) De Anima Cor. V. Sieni FORLì Teatro Diego Fabbri Tel. 0543 712170 www.teatrodiegofabbri.it Balletto di Mosca La Classique (23) Il Lago dei Cigni Cor. M. Petipa GENOVA Politeama Genovese Tel. 010 8393589 www.politeamagenovese.it Ballet Flamenco Español (15) Carmen Cor. C. Cantero, R. Lopez

GRADISCA D’ISONZO Teatro Comunale Tel. 0481 969753 www.artistiassociatigorizia.it Balletto di Roma (15) Contemporary Tango Cor. M. Zullo LEGNAGO Teatro Salieri Tel. 0442 25 477 www.teatrosalieri.it Gala Stuttgart Ballet (30) Cor. Aa. Vv. LUCCA Teatro Del Giglio Tel. 0583 465320 www.teatrodelgiglio.it Ailey II (23) Titoli vari Cor. A. Ailey e Aa.Vv Milano Teatro alla Scala Tel. 0272003744 www.teatroallascala.org Corpo di Ballo del Teatro alla Scala (2, 4, 5, 11, 15, 16) Serata Ratmansky Cor. A. Ratmansky Corpo di Ballo del Teatro alla Scala (12,14,17,21,25,28,31) Le spectre de la rose / La Rose Malade Cor. M. .Fokin / R. Petit Teatro Arcimboldi Tel. 02 641142212 www.teatroarcimboldi.it Accademia Ucraina di Balletto (18, 19) Gran Galà di Danza Cor. Aa. Vv. PimOff Tel. 02 54102612 www.pimoff.it Riccardo Buscarini (25, 26, 27) 10 tracce per la fine del mondo Cor. R. Buscarini Teatro Manzoni Tel. 02 7636901 www.teatromanzoni.it Black light theatre Image (dal 2 al 6) The best of image Cor. E. Asterová, J. Tichý, P. Liška, R. Pyš Tanztheater des Staatstheaters Darmstadt (27, 28, 29) Blind date Cor. M. Lin

NAPOLI Teatro Di San Carlo Tel. 366 4308040 www.teatrosancarlo.it Corpo di Ballo Del Teatro San Carlo (dal 2 al 5) Lo Schiaccianoci Cor. M. Petipa, L. Ivanov NOVOLI Teatro Comunale Tel. 0832 711371 www.comune.novoli.le.it C.ie Zerogrammi (24, 26) La grammatica delle nuvole Cor. S. Mazzotta C.ie Zerogrammi (25) INRI Cor. S. Mazzotta, E. Sciannamea PIACENZA Teatro Municipale Tel. 0523 492251 www.teatripiacenza.it Compagnia Antonio Gades (19) Carmen Cor. A. Gades TEATRO GIOIA Tel. 059 340221 www.aterdanza.it 7/8 Chili (31) Display Cor. D. Calvaresi Alessandro Sciarroni / Corpoceleste (31) Joseph Cor. A. Sciarroni PIsA Teatro Verdi Tel. 050 941111 www.teatrodipisa.it Balletto Opera Nazionale Slovacca (4) Onegin Cor. V. Medvedev MMCompany (16) Cinque Canti Cor. M. Ek, M. Merola, K. A. Schreiner, E. Morelli, E. Soavi RAVENNA Teatro Alighieri Tel. 059 340221 www.aterdanza.it Aterballetto (18,19) workwithinwork/Rain Dogs Cor. W. Forsythe / J. Inger

ROMA Teatro Costanzi tel. 064817003 www.operaroma.it Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera (11, 12, 14, 15, 16) Il Lago dei Cigni Cor. P. Bart Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera (5, 7, 8, 9) Notes de la Nuit Cor. M. van Hoecke Auditorium Conciliazione tel. 06 90375236 www.ballettodiroma.it Balletto di Roma (1, 3, 4, 5, 6) Lo Schiaccianoci Cor. M. Piazza ROVIGO Teatro Sociale tel. 0425 25614 www.comune.rovigo.it/teatro Balletto del Teatro Nazionale Slovacco (6) Romeo e Giulietta Cor. S. Prokofiev SANT’ELPIDIO A MARE Teatro Cicconi Tel. 0734 902107 www.amatamarche.net Naturalis labor (9) Que reste-t-il de nos amours? Cor. L. Padovani TERAMO Spazio Electa Tel. 0861 212593 www.stagionedanza.it Coreografi in residenza (11) Cor. A. Gallo Rosso, M. Perazzi Premio Outlet (18) Cor. Aa. Vv. TIRANO Teatro Comunale Mignon Tel. 0342 702572 Compagnia Abbondanza/ Bertoni (16) Romanzo d’Infanzia Cor. M. Abbondanza, A. Bertoni TOLMEZZO Teatro Candoni Tel. 0433 41659 www.ertfvg.it/teatro Balletto di Mosca La Classique (21) Lo Schiaccianoci Cor. M. Petipa, L. Ivanov TORINO Teatro Astra Palcoscenico danza Tel. 011 5634352 Eko dance International Project (9, 10) Tra di noi (il dialogo muto) Cor. B. Cullberg, M. Ek C.ie Zerogrammi (17, 18, 19) La grammatica delle nuvole Cor. S. Mazzotta TRENTO Teatro Sociale Tel. 800 013952 www.centrosantachiara.it Compagnia Naturalis Labor (25) Passiontango Cor. L. Padovani TRIESTE Teatro Stabile Sloveno Tel. 040 632664 www.teaterssg.com Kaos Balletto di Firenze (3) Il Mago di Oz Cor. R. Sartori UDINE Teatro Giovanni da Udine www.teatroudine.it Tel. 0432 248418 Balletto Teatro Nazionale Slovacco (11) Romeo e Giulietta Cor. M. Moricone Off Label Lo Studio Tel. 0432 600424 www.arearea.it La Badini (5) La Badini Live Cor. La Badini

Michela Silvestrin (18) CREMONA L’educazione di una giovane dea La Danza 2014 Cor. M. Silvestrin Teatro Ponchielli Tel. 0372 022001 VICENZA www.teatroponchielli.it Teatro Comunale Gartnerplatztheater (9) Tel. 0444 324442 La bella addormentata www.tcvi.it Cor. K. Schreiner Compagnia Abbondanza/ Les Ballets Jazz De Bertoni (25) Montreal (15) Terramara Zero in on / Night box / Harry Cor. M. Abbondanza, A. Bertoni Cor. C. Soto / W.W. Wang / B. Marshall DaCruDance Company (22) Kaze Mononoke Cor. M. Ragazzo, O. Ighani

Febbraio

ANCONA Teatro Sperimentale Tel. 071 54390 www.amatmarche.net Serata Anticorpi Xplo (21) Senza saper né leggere né scrivere /Allumin-io /Fifth Corner /Camille Cor. G. Leonarduzzi A. Lovreglio, L. Russo, G. Sarl, F. Gironi AREZZO Teatro Mecenate Invito di Sosta Tel. 0575 630678 www.sostapalmizi.it Compagnia Abbondanza/ Bertoni (16) try Cor. M. Abbondanza, A. Bertoni Azzano Decimo Teatro Comunale Tel. 0481 969753 www.artistiassociatigorizia.it Balletto di Roma (21) Pasiones Tango y Musical Cor. A. Aragon, E. Boaglio BOLOGNA Arena Del Sole Tel. 051 2910910 www.arenadelsole.it Emio Greco | Pc (19) Double Points: Verdi Cor. E. Greco Teatro Duse Tel. 051 231836 www.teatrodusebologna.it Pasiones Company (18) Pasiones – Tango y musical Cor. E. Boaglio, A. Aragòn BRESCIA Teatro Grande Tel. 030 2979333 www.teatrogrande.it Akram Khan Company (22) ITMOI Cor. A. Khan CARPI Teatro Comunale Tel. 059 649263 www.carpidiem.it Aterballetto (2) Rain Dogs / Don Q. Cor. J. Inger / E. Scigliano CASALECCHIO Teatro Pubblico Tel. 059 340221 www.aterdanza.it Cie El Grito (2) 20 Decibel Cor. F. Ruiz Diaz, G. Constantini CASTELNOVO MONTI Teatro Bismantova Tel. 0522 614078 www.teatrobismantova.it C.ie Zerogrammi (12) Alice, la grammatica delle nuvole Cor. E. Sciannamea CATANIA Viagrande Studios Tel. 095 7901080 www.viagrandestudios.com Cie Nuua (6) Lento Cor. O. Vourinen, L. Sartori do Vale CESENA Teatro Bonci Tel. 0547 355959 www.teatrobonci.it Aterballetto (9) workwithinwork / Don Q. Cor. W. Forsythe / E. Scigliano Balletto di Roma (21) Futura Cor. M. Zullo COLLEGNO Lavanderia a Vapore Tel. 011 4033800 www.lavanderiaavapore.it Centre Choréographique National de Nantes (1) D’Indicibles Violences Cor. C. Brumachon Balletto Teatro di Torino (21, 22) Ciaikovskij Suites Cor. M. Levaggi

CUNEO Teatro Toselli I Punti Danza Tel. 366 4308040 www.egridanza.com Compagnia Das + Egribiancodanza (7) Showcase Cor. R. Bianco FABRIANO Teatro Gentile Tel. 0732 3644 www.amatmarche.net Balletto di Roma (23) Contemporary tango Cor. M. Zullo FERMO Teatro Dell’aquila Tel. 0734 284295 www.amatmarche.net Giulio D’Anna (3) Parkin’son Cor. G. D’Anna FERRARA Teatro Comunale Tel. 0532 202675 www.teatrocomunaleferrara.it Sasha Waltz & Guests (21) Metamorphoses Cor. S. Waltz FIRENZE Cantieri Goldonetta Tel. 055 2337681 www.sienidanza.it Compagnia Virgilio Sieni (21, 22, 23) Sonate Bach Cor. V. Sieni Compagnia Virgilio Sieni (27, 28) Esercizi di Primavera Cor. V. Sieni Teatro Cantiere Florida Tel. 055 713 5357 www.teatroflorida.it Compagnia Opus Ballet (14, 15) Otello Cor. A. Benedetti FORLì Teatro Diego Fabbri Tel. 0543 712170 www.teatrodiegofabbri.it Compagnia Virgilio Sieni (19) Sonate Bach di fronte al dolore degli altri Cor. V. Sieni Balletto di Roma (28) Futura Cor. M. Zullo GENOVA Politeama Genovese Tel. 010 8393589 www.politeamagenovese.it St. Petersburg State Ballet (2) Il Lago dei Cigni Cor. M. Petipa, L. Ivanov Pasiones Company (13, 14, 15) Pasiones Tango y Musical Cor. A. Aragon, E. Boaglio JESI Teatro Pergolesi Tel. 0731 206888 www.amatmarche.net Danzitalia (9) Amarcord Cor. L. Cannito LUCCA Teatro del Giglio Tel. 0583 465320 www.teatrodelgiglio.it Compagnia Virgilio Sieni (25) Esercizi di Primavera Cor. V. Sieni LUGO Teatro Rossini Tel. 0545 38542 www.teatrorossini.it Balletto Teatro di Torino (13) Ciaikovskij Suite Cor. M. Levaggi Milano Teatro alla Scala tel. 0272003744 www.teatroallascala.org Corpo di Ballo del Teatro alla Scala (8, 9) Le spectre de la rose / La Rose Malade Cor. M. Fokin / R. Petit

PimOff Tel. 02 54102612 www.pimoff.it Compagnia Abbondanza/ Bertoni (22, 23, 24) Esecuzioni Cor. M. Abbondanza, A. Bertoni Teatro Manzoni Tel. 02 7636901 www.teatromanzoni.it Imperfect Dancers Company (17, 18, 19) Madame Butterfly’s son Cor. W. Matteini, I. Broeckx MODENA Teatro Passioni Tel. 059 340221 www.aterdanza.it Cie El Grito (16) 20 Decibel Cor. F. Ruiz Diaz, G. Constantini NOVARA Teatro Coccia Tel. 0321 233201 www.fondazioneteatrococcia.it Saint Petersburg State Ballet (8, 9) Il Lago dei Cigni Cor. M. Petipa, L. Ivanov PERUGIA Teatro Morlacchi Tel. 075 575424 www.teatrostabile.umbria.it Compagnia Danzitalia (16) Amarcord Cor. L. Cannito PIACENZA Teatro Gioia Tel. 059 340221 www.aterdanza.it Compagnia Enzo Cosimi (14) Calore Cor. E. Cosimi PIsA Teatro Verdi Tel. 050 941111 www.teatrodipisa.it C.ie Zerogrammi (15) INRI Cor. E. Sciannamea, S. Mazzotta RAVENNA Teatro Alighieri Tel. 0544 249244 www.teatroalighieri.it Dacru Dance Company (8, 9) Kaze Mononoke Cor. M. Ragazzo, O. Ighani

Danza&Danza 254

calendario gennaio/marzo TORINO Teatro Astra Palcoscenico Danza Tel. 011 5634352 Marta Carrasco (5, 6) Flowers cor. M. Carrasco Aakash Odedra (27) Rising Cor. R. Maliphant, S. L. Cherkaoui, A. Khan TRENTO Teatro Sociale Tel. 800 013952 www.centrosantachiara.it Motionhouse (18) Broken Cor. K. Finnan TREVISO Teatro Comunale Tel. 0422 540480 www.teatrispa.it Compagnia Danzitalia (13) Amarcord Cor. L. Cannito KAOS – Balletto di Firenze (26) Aesthetica Cor. R. Sartori, C. Fara TRIESTE Teatro Politeama Rossetti Tel. 040 3593511 www.ilrossetti.it Gala Abbagnato (8) Cor. Aa. Vv. Pasiones Company (25, 26) Tango y musical Cor. A. Aragon, E. Boaglio UDINE Off Label Lo Studio Tel. 0432 600424 www.arearea.it Amprimo / Chizzola / Leonarduzzi / Pielich / Viduso (15) Trasmutation Cor. P. Gallegos VERONA Teatro Ristori Tel. 045 6930001 www.teatroristori.org Aterballetto (6, 7) workwithinwork / Rossini Cards Cor. W. Forsythe / M. Bigonzetti

REGGIO EMILIA Teatro Valli Tel. 0522 458811 www.iteatri.re.it Ballet du Grand Théâtre de Genève (28) Giselle Cor. P. Lidberg

Teatro Camploy Tel. 045 8009549 www.teatrocamploy.it Compagnia Abbondanza/ Bertoni (28) Terramara Cor. M. Abbondanza, A. Bertoni

Bologna Teatro Duse Tel. 051 231836 www.teatrodusebologna.it Balletto di Roma (4, 5) Futura Cor. M. Zullo

VEZZANO Teatro Della Valle Dei Laghi Tel. 0461 340158 www.teatrovalledeilaghi.it Compagnia Abbondanza/ Bertoni (8) Le fumatrici di pecore Cor. A. Bertoni

BRESCIA Teatro Grande Tel. 030 2979333 www.teatrogrande.it Balletto dell’opera di Kiev (29) Shéhérazade / Carmen Suite Cor. M. Fokin / A. Alonso

VICENZA Teatro Comunale Tel. 0444 324442 www.tcvi.it Kaos balletto di Firenze (8) Dal profondo del cuore Cor. P. Arcangeli, C. Fara, R. Sartori Les Ballets Jazz de Montréal (13) Zero in on / Night box / Harry Cor. C. Soto, W. Wei Wang, B. Marshall Ballet du Capitole de Toulose (27, 28) Le Corsaire Cor. K. Belarbi

CARPI Teatro Comunale Tel. 059 649263 www.carpidiem.it Limòn Dance Company (4) There is a time /Chaconne / Etude / Come with me Cor. J. Limón / C. Maxwell / R. Pederneiras Momix (18, 19, 20) Alchemy Cor. M. Pendleton

VIGNOLA Teatro Fabbri Tel. 059 9120911 www.emiliaromagnateatro.com Junior Balletto di Toscana (4) Giselle Cor. E. Scigliano

Marzo AOSTA Teatro Spendor tel. 0165 775163 www.valledaostaspettacoli.it Silvia Azzoni e i Principals dell’Hamburg Ballett (23) Omaggio a John Neumeier cor. Aa.Vv. AREZZO Teatro Mecenate Invito di Sosta Tel. 0575 630678 www.sostapalmizi.it Glen Çaçi (9) Hospice Cor. G. Çaçi

CATANIA Viagrande Studios Tel. 095 7901080 www.viagrandestudios.com Cie Claudio Stellato (7) L’Autre Cor. C. Stellato CATTOLICA Teatro Della Regina Tel. 0541 966636 www.cattolica.info Balletto di Roma (28) Futura Cor. M. Zullo CIVIDALE DEL FRIULI Teatro Ristori Tel. 0481 532317 www.artistiassociatigorizia.it Junior Balletto di Toscana (22) Giselle Cor. E. Scigliano CIVITANOVA MARCHE Teatro Annibal Caro Tel. 0733 812936 www.amatmarche.net Goue/Helen Cerina (6) Iperrealismi + Du Liebst Mich Zu Viel Cor. H. Cerina Sosta Palmizi (7) Scarpe Cor. G. Rossi

ROMA Auditorium Parco della Musica Tel. 892 982 www.auditorium.com Equilibrio. Festival della nuova danza (dal 1 al 28) Cor. Aa. Vv.

COLLEGNO Lavanderia a Vapore Tel. 011 4033800 www.lavanderiaavapore.it Compagnia Laura Boato (15) On the market Cor. L. Boato Davide Balliano (29) Sono Legione Cor. D. Balliano COMACCHIO Sala San Pietro Tel. 0533 318785 www.aterdanza.it Naturalis labor (25,26) Naveneva Cor. S. Bertoncelli CORMONS Teatro Comunale Tel. 0481 532317 www.artistiassociatigorizia.it DEConstruction Dance Company (19) Open Cor. D. Ezralow CREMONA Teatro Ponchielli La Danza 2014 Tel. 0372 022001 www.teatroponchielli.it Balletto Teatro di Torino (1) Musica Divina Cor. M. Levaggi Ballet Mainz (6) Il Lago dei Cigni Cor. P. Touzeau Carte Blanche (25) Corps de walk Cor. S. Eyal, G. Behar CUNEO I Punti Danza Teatro Toselli Tel. 366 4308040 www.egridanza.com Balletto di Gyor + Egribiancodanza (27) Infrangere (double bill) Cor. Aa. Vv. FIRENZE Cantieri Goldonetta Tel. 055 2337681 www.sienidanza.it Compagnia Virgilio Sieni (1, 2, 4, 5, 6, 7, 8, 9) Esercizi di Primavera Cor. V. Sieni

GENOVA Politeama Genovese Tel. 010 8393589 www.politeamagenovese.it Compagnia Danzitalia (1) Amarcord Cor. L. Cannito Momix (dal 11 al 16) Alchemy Cor. M. Pendleton Balletto di Roma (25, 26) Futura Cor. M. Zullo LEGNAGO Teatro Salieri Tel. 0442 25477 www.teatrosalieri.it Aterballetto (29) workwithinwork / Absolutely free Cor. W. Forsythe / M. Bigonzetti MESTRE Teatro Toniolo Tel. 0419 71666 www.teatrotoniolo.info Balletto di Roma (2) Contemporary Tango Cor. M. Zullo Milano Teatro Alla Scala Tel. 0272003744 www.teatroallascala.org Corpo di Ballo del Teatro alla Scala (9, 12, 15, 29) Jewels Cor. G. Balanchine PimOff Tel. 02 54102612 www.pimoff.it CollettivO CineticO (29, 30, 31) XD Scritture retiniche / No, non distruggeremo il PimOff Cor. F. Pennini Teatro Manzoni Tel. 02 7636901 www.teatromanzoni.it Familie Floz (dal 13 al 16) Hotel Paradiso Cor. Aa. Vv. MODENA Teatro Comunale Tel. 0521 993818 www.teatrocomunalemodena.it Balletto di Maribor (2) Radio & Juliet / Tango Cor. E. Clug Mandala Dance Company (14) L’Uccello di Fuoco Cor. P. Sorressa

Balletto dell’Opera di Kiev (27) Shéhérazade / Carmen Suite Cor. M. Fokine / A. Alonso

PIsA Teatro Verdi Tel. 050 941111 www.teatrodipisa.it Spellbound Contemporary Ballet (13) 20 years Spellbound Cor. M. Astolfi

MONCALIERI Fonderie Limone I Punti Danza Tel. 366 4308040 www.egridanza.com Balletto di Gyor + Egribiancodanza (29) Infrangere (double bill) Cor. Aa. Vv.

REGGIO EMILIA Teatro Ariosto Tel. 0522 458811 www.iteatri.re.it Cie Käfig (28) Yo Gee Ti Cor. M. Merzouki

NAPOLI Teatro di San Carlo Tel. 366 4308040 www.teatrosancarlo.it Corpo di Ballo del Teatro San Carlo (dal 20 al 27) Le Corsaire Cor. A. Fadeyechev NOVARA Teatro Coccia Tel. 0321 233201 www.fondazioneteatrococcia.it DEConstruction Dance Company (22, 23) Open Cor. D. Ezralow PARMA Teatro Al Parco Tel. 0521 993818 www.solaresonline.it Simona Bertozzi (8) Bird’s eye view Cor. S. Bertozzi PERUGIA Teatro Morlacchi Tel. 075 575424 www.teatrostabile.umbria.it Aterballetto (5,6) Certe Notti Cor. M. Bigonzetti PIACENZA Teatro Gioia Tel. 059 340221 www.aterdanza.it Balletto Civile (7) Il sacro della primavera Cor. M. Lucenti Teatro Municipale Tel. 0523 492251 www.teatripiacenza.it Balletto di Kiev (30) Paquita/Shéhérazade Cor. M. Petipa / M. Fokin

RIMINI Teatro Novelli Tel. 0541 24152 www.teatroermetenovelli.it Artemis Danza (21) La doppia Notte Cor. M. Casadei ROVIGO Teatro sociale Tel. 0425 25614 www.comune.rovigo.it/teatro MMCompany (7) Cinque Canti Cor. M. Ek, M. Merola, K.A. Schreiner, E. Morelli, E. Soavi Teatro Studio tel. 0425 25614 www.comune.rovigo.it/teatro Aston Proballet (21) Liber & Tango Cor. M. Algeri RUSSI Teatro Comunale Tel. 0544 587641 www.aterdanza.it Balletto Teatro di Torino (7) Musica divina Cor. M. Levaggi TERAMO Teatro Spazio Electa Tel. 0861 212593 www.stagionedanza.it Compagnia Daniele Ninarello (1) Rock Rose Wow Cor. D. Ninarello TORINO Palcoscenico Danza Teatro Astra Tel. 011 5634352 Agora Coaching Project (6) Made in Italy 10,0 Cor. P. Mohovich, E. Morelli, F. Ventriglia

TRENTO Teatro Sociale Tel. 800 013952 www.centrosantachiara.it Malandain Ballet Biarritz (6) Cendrillon Cor. T. Malandain Treviso Teatro Comunale Tel. 0422 540480 www.teatrispa.it BalletBoyz (19) The Talent Cor. L. Scarlett, R. Maliphant Trieste Teatro Politeama Rossetti Tel. 040 3593511 www.ilrossetti.it Balletto di Roma (11) Futura Cor. M. Zullo Michael Flatley’s Lord of the dance (25) Cor. M. Flatley Udine Teatro Giovanni da Udine Tel. 0432 248418 www.teatroudine.it Rioult Dance New York (31) Soirée Ravel Cor. P. Rioult Off Label Lo Studio Tel. 0432 600424 www.arearea.it Cie La Bagarre (1) Tentativi vergini di oscenità Cor. E. Di Crescenzo Meneghini / Zampar (30) Opera Unica Cor. R. Meneghini VERONA Teatro Ristori Tel. 045 6930001 www.teatroristori.org BalletBoyz (21,22) The Talent 2013 Cor. L. Scarlett / R. Maliphant Teatro Filarmonico Tel. 045 8005151 www.arena.it Corpo di Ballo Arena di Verona (15, 16, 18, 19) Barocco remix Cor. M. Donlon Vicenza Teatro Comunale Tel. 0444 324442 www.tcvi.it CollettivO CineticO (22) Amleto Cor. F. Pennini

direttore artistico cristina bozzolini

ROVERETO Auditorium Melotti Tel. 0464 452256 www.comune.rovereto.tn.it Compagnia Abbondanza/ Bertoni (6) Esecuzioni Cor. M. Abbondanza, A. Bertoni ROVIGO Teatro Sociale Tel. 0425 25614 www.comune.rovigo.it/teatro Russian National Ballet (2) Don Chisciotte Cor. M. Petipa, A. Gorsky Teatro Studio Tel. 0425 25614 www.comune.rovigo.it/teatro Compagnia Fabula Saltica (20, 21) Testa o Croce Cor. V. Alfarano, I. Bricca RUSSI Teatro Comunale Tel. 0544 587641 www.aterdanza.it Cie El Grito (7) 20 Decibel Cor. F. Ruiz Diaz, G. Constantini SENIGALLIA Teatro La Fenice Tel. 071 7930842 www.amatmarche.net Pasiones Company (8) Tango y musical Cor. A. Aragon, E. Boaglio TERAMO Teatro Comunale Tel. 0861 212593 www.stagionedanza.it Compagnia Enzo Cosimi (12) Calore Cor. E. Cosimi

coreografia EugEnio Scigliano

nuova produzionE 2014 prima assoluta

29 gennaio

prima Tedesca

13 Febbraio

Bolzano

:: Teatro

ludwigsburg

comunale

:: Forum

am Schlosspark

www. aterballetto.it

ad::doppiospazio.com / ph:: dario lasagni

Danza&Danza 254

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