Portfolio Marina Bradicic
Indice
Progettazione architettonica Capella funeraria per sei persone Architettura del paesaggio -Trincee a ridosso del Villaggio del Pescatore Progetto per un grattacielo a New York - Il manto del racchiuso Rivistazione della Casa Famiglia per la famiglia cristiana di Cesare Cattaneo “La casa dell’uomo” nella città contemporanea Lazzaretto Vecchio, Trieste Spazi domestici e luoghi collettivi per il quartiere di Gretta Progettazione urbanistica Parco agricolo nell’area monfalconese Il granturismo - Un progetto per l’area costiera veneto-friulana Costruzioni Copertura stadio Galatsi, Atene Design Progetto per una seduta - Sgabello per gli ospiti (indesiderati?) CV
Capella funeraria per sei persone Laboratorio di progettazione architettonica 1 a.a. 2002/2003
Questo progetto prevede l’ideazione di un monumento funebre per sei persone avendo come volume predefinito uno spazio di dimensioni 3.6 x 3.6 x 5.4m. Questo vincolo iniziale pone l’attenzione progettuale sulla relazione di questo volume predefinito con la superficie terrena. Essendo, antecedentemente alla concezione cristiana, il mondo dell’oltretomba considerato come sotterraneo si è scelta una posizione parzialmente ipogea del volume contenitore. Le scelte progettuali sono state ulteriormente condizionate dal mito di Orfeo e Euridice narrata nelle Metamorfosi di Ovidio. Il mito di Orfeo e Euridice è forse la storia per eccellenza che rispecchia il rapporto dell’uomo con la morte: il dolore, il rimpianto, incredulità, il desiderio di riavere indietro chi si è perso. La conformazione all’interno del volume di un percorso contorto che metaforicamente scende agli inferi per arrivare, alla fine, alle nicchie delle urne e riconquistare così per un attimo la vicinanza delle persone amate. La meditazione è assecondata da uno spazio silenzioso, intimo, interrotto da raggi di luce studiati e orientati che giungono dalle fessure cingenti le colonne che trapassano il volume e si manifestano all’esterno come simbolica presenza di sei distinte entità interne. Lo studio dei piani interni di calpestio si rifà al Neoplasticismo di Piet Mondrian. Il strumento di Mondrian per annullare ogni soggettivismo è un’unica forma, che egli chiama “neutra”, il rettangolo, perché in esso la linea non ha l’ambiguità della curva (chiusa e finita), ma la decisione della retta.
Nei suoi angoli si equilibrano in unità le due forze contrastanti delle diverse direzioni della linea, quella verticale e quella orizzontale. Usando colori puri e primari, senza modulazioni tende ad annullare ogni individualità ed ottenere così una concezione dell’arte come rivelazione dell’assoluto. L’intento di superare definitivamente ogni riferimento all’apparenza delle cose, alla contingenza caotica e contraddittoria della natura è l’unico modo per poter cogliere, nelle sue leggi costanti ed oggettive, la struttura essenziale ed unitaria dell’universo. Proprio in questo concetto si può definire l’affinità del pensiero di Mondrian sull’universo con il concetto della morte, poiché la morte è quella parte della vita che indipendentemente dallo status sociale o istruzione colpisce oggettivamente, e la sua manifestazione può essere intesa come un bilanciamento oggettivo ed unitario alle soggettività e pluralità della vita.
Architettura del paesaggio Trincee a ridosso del Villaggio del Pescatore Laboratorio di progettazione architettonica II a.a. 2003/2004
Il progetto si sviluppa in un area ricca di attrazioni turistiche, naturalistiche, storiche ed ambientali come le sorgenti del Timavo (che ritorna in superficie dopo un lungo percorso ipogeo in parte sconosciuto), il Parco della Cernizza, la chiesetta di San Giovanni in Tuba, la grotta del dio Mithra, il Castello dei Torre e Tasso, i ruderi del Castello della Dama Bianca, la Baia di Sistiana, Il Sentiero Rilke, le Falesie di Duino, la Grotta di Pocala (anticamente abitata dall’ uomo) la Grotta del Monte Querceto, il sito paleontologico del Villaggio del Pescatore (reperti fossili di grande interesse) oltre a numerose trincee e costruzioni militari della Grande Guerra. Proprio queste ultime costituiscono il tema principale sul quale verrà a intervenire il progetto. Il progetto si struttura a partire da un sistema d’inquadramento, il quale individua la posizione geografica delle trincee in correlazione con il Villaggio del Pescatore e naturalmente con il mare. Il progetto mira
ad una valorizzazione di quest’importante eredità storica che al momento è lasciata a se stessa ed è poco valorizzata, poiché nella zona non ci sono percorsi studiati e agevolmente percorribili che potrebbero far confluire visitatori e contribuire ad arricchire la zona di attrattiva di non indifferente valore. L’idea base del progetto è la sua particolare articolazione, che si potrebbe definire narrativa. Infatti, il progetto prevede due percorsi che collegherebbero le trincee a sud-est del Villaggio del Pescatore con quelle a nord-est. I due percorsi si differenziano poiché uno e incavato nel terreno mentre l’altro è sopraelevato. Nella zona interposta fra i due sistemi trincerali i percorsi sono interrotti da una pedana sopraelevata alla quale sono accostati quattro elementi architettonici, i quali fungono da osservatorio. Ognuno di questi è conformato in modo tale, da consentire diversi punti di vista e di impedire il cambio del percorso scelto inizialmente. Questa scelta proget-
tuale è motivata dall’intenzione di conformare il progetto come una storia costituita da trame parallele, la percorrenza delle quali è decisa dalla scelta iniziale. Il finale è duplice ed è costituito dall’arrivo alle trincee stesse, la presenza delle quali è valorizzata da un muro che ne segue l’andamento. Ciò porta le trincee ad una nuova dimensione, non più sola manifestazione sotterranea, incavata nel terreno, ma anche sopraelevata, con una visibilità incomparabilmente più imponente. Ogni elemento che costituisce parte integrante dell’insieme, è studiato anche come personaggio autonomo, portatore di un’identità ben definita. La pedana, ad esempio, nasce da un diagramma costituito da rettangoli di dimensioni progressivamente decrescenti costruiti con la sezione aurea, secondo i quali sono stati sistemati i pilastri di sostegno alla pedana.
Progetto per un grattacielo a New York Il manto del racchiuso Laboratorio di progettazione architettonica 3 - Progetto di tesi a.a. 2005/2006
Il progetto va ad agire su un lotto ben definito che si trova all’intersezione fra la 42nd Street e la 5th Avenue. Questa premessa ha portato ad iniziare il processo progettuale creando una base che correla fortemente il futuro oggetto architettonicograttacielo con la penisola di Mannhattan. Si è proceduto con un’attenta analisi dei luoghi e edifici a Mannahattan che fossero depositari importanti identità della città. Il processo progettuale parte da un sistema d’inquadramento generale che viene definito dall’estensione della 42nd e della 5th. In tale sistema saranno inseriti dei sistemi secondari ognuno dei quali andrà a delimitare uno dei punti focali (Solomon R Guggenheim Museum, Central Park, Grand Central Terminal, Times Square) giacenti sulle strade delimitanti il lotto. Ognuno di questi sistemi secondari andrà a determinare due delle piante cardinali del grattacielo. La sovrapposizione delle piante ottenute costituisce il volume del grattacielo. Fra una pianta cardine e l’altra è previsto l’inserimento di tre piante intermedie che seguiranno il cambio volumetrico della struttura. Così si vengono a formare dei blocchi di quattro piani. Il progetto pone una notevole attenzione sullo studio del rivestimento, della pelle dell’edificio. Dall’analisi dei primi grattacieli traspare la tendenza a trattare come due entità scisse l’interno e il rivestimento esterno. L’analisi del rivestimento esterno come entità a parte può essere motivata dal fatto che esso rappresenta un limite. Il limite in quanto punto di separazione definisce il
“proprio” dal “non proprio”, in quanto punto di contatto regola le relazioni tra il sé e il mondo. Scegliendo di definire la pelle del edificio secondo il principio tessile (intreccio di fili di trama e ordito) si è scelto di consentire la comunicazione fra interno e esterno e allo stesso tempo di vincolarla. L’ordito è costituito da colonne in ferro, mentre l’ordito e dato dai solai dei piani. L’orditura è studiata secondo un diagramma distributivo che segue il principio costruzione-decostruzione che parte da un numero predefinito di tiranti al piano terra per poi salire verso i piani superiori ottenendo così una progressiva smaterializzazione del involucro. Le colonne sono posizionate in modo sfaccettato cosicché si viene a creare una doppia corteccia. La corteccia interna costituita da colonne di diametro maggiore rispetto a quelle utilizzate per la corteccia esterna ricopre anche un ruolo portante in modo tale da ripartire una parte del carico portato dal service core. Alle colonne portanti interne ed a quelle esterne vengono applicati i vetri, i quali formano un involucro sfaccettato. La differenziazione dei vetri è definita dall’intersezione dei diagrammi secondari. Le intersezioni definiscono 10 tipi di vetri serigrafati in base all’appartenenza delle due linee che vengono a creare un nodo. Il sistema di nodi viene inserito nello schema di sviluppo dei vetri che rivestono l’edificio e da questo procedimento si ottiene la definizione dell’appartenenza di un vetro a una tipologia piuttosto che ad un’altra. Le tipologie sono concepite su una variazione grafica del
sistema binario (0 e 1) in modo tale da ottenere delle texture più o meno pesanti. I vetri sono portatori di un duplice riferimento: al mondo tessile e al ambito informatico. La parte sotterranea del grattacielo è studiata ricontestualizando i diagrammi secondari iniziali. Questo diagramma porta alla conformazione di piani obliqui e all’orientamento della continuazione delle colonne del primo blocco. La configurazione spaziale di questi elementi è volta a direzionare il flusso di persone che fruiranno l’edificio. Alcuni di questi piani obliqui verranno utilizzati come panelli pubblicitari mediante dei schermi piatti a loro applicativi e contribuiranno a dare un primo impatto molto significativo visto che l’ascesso al edificio avviene mediante il primo piano interrato. L’edificio verrà adibito a mediateca. La scelta di questa funzione è risultata naturale data la vicinanza della biblioteca nel adiacente Bryant Park. Questo progetto si prefigge di costituire un’evoluzione funzionale del media cartaceo verso il media elettronico. L’identità architettonica di questo progetto trova riferimento nella geometria cartesiana ma soprattutto nella logica dell’automatismo (il controllo elettronico di un’unità produce infinite variazioni di possibilità). La ricchezza di questo progetto è costituita dal utilizzo dei diagrammi per la definizione volumetrica di un una quantità potenzialmente infinita di oggetti o parti architettoniche e al contempo la negazione della trasposizione di questi oggetti al di fuori del lotto predefinito.
Rivistazione della Casa Famiglia per la famiglia cristiana di Cesare Cattaneo Laboratorio di progettazione architettonica 4 a.a. 2005/2006
Il tema progettuale si articola nellla rivisitazione della Casa Famiglia per la famiglia cristiana. Cesare Cattaneo presenta la sua casa sulla rivista Domus nel 1942 concludendo la carrellata di case ideali che altri architetti di spicco avevano illustrato su invito specifico della rivista. Egli cerca di realizzare il progetto più ambizioso della sua attività professionale: tradurre in una casa d’abitazione i presupposti per la vita coerente di una famiglia cristiana. Se la famiglia è il principio della società, allora la casa ideale è la chiesa della famiglia, chiesa domestica. Il progetto di Cattaneo si configura in quattro soluzioni alternative, sviluppate in funzione delle differenti classi solciali di appartenenza della famiglia, e un programma nel tempo e nello spazio. Il programma nel tempo si basa sul concetto di fondo che una vera famiglia debba caratterizzarsi in una adeguata discendenza e che di generazione i generazione uno degli eredi subentri al fondatore abitando la sua casa. Pertanto la durata dei manufatti della casa dipende dalla loro funzione e dalla possibilità di consentire alla casa di mutare negli anni. Unica parte dell’edificio che deve rimanere immutata è la sala della famiglia, il fulcro di tutta l’abitazione, un luogo con caratteristiche molto vicine al sacro, dove raccogliere il patrimonio genetico dei suoi abitanti. Il tema di riproposizione del progetto di Cattaneo presuppone il mantenimento degli elementi che Cattaneo riteneva fondanti del progetto: il carattere centripeto dell’organismo edilizio, la crescita della casa con l’aumentare dei componenti della famiglia,
la sala della famiglia, il muro di cinta, la pietra d’ingresso, la ricerca puntigliosa di una sobrietà quasi assoluta e il carattere essenziale degli spazi individuali. La rivistazione svolta si avvale di un quadro di Mario Radice che con Cattaneo ha condiviso la tradizione cristiana nella propria opera. Attraverso la smaterializzazione sia del quadro che della pianta orgininale del Tipo C della Casa Famiglia si sono ottenuti dei moduli strutturanti del progetto. Il processo applicato alle opere in esame prevede la rilettura in termini di elementi determinanti ed elementi mobili delle opere i quali sovvraposti generarnno la zona giorno, la zona notte e le aree verdi.
“La casa dell’uomo” nella città contemporanea Lazzaretto Vecchio, Trieste Laboratorio di progettazione architettonica 5 a.a. 2006/2007
Il tema del progetto è “la casa dell’uomo” nella città contemporanea. Il progetto si prefigge di studiare l’abitazione nelle trasformazioni della città contemporanea, con particolare riferimento agli edifici collettivi, intesi come quei manufatti che, meglio di altri, partecipano alla cultura di un luogo e di una particolare epoca, riflettendone nell’architettura, le contraddizioni e le aspettative della vita civile. L’area del Lazzaretto Vecchio sul fronte mare di Trieste, oggi in fase di “defunzionalizzazione”, pone al progetto domande sui temi del riuso, della riqualificazione e della riconversione funzionale dando l’occasione di verificare le sperimentazioni tipologiche sul tema della “casa dell’uomo” e sulla sua contaminazione funzionale, in un luogo definito. Il luogo è stato inteso come testo del progetto da interpretare, rileggere, trascrivere. Queste riletture delle potenzialità del luogo dalla piccola alla grande scala (architettura- città-paesaggio) verrano legate allo studio di nuove dinamiche del abitare legate allo studio. Il progetto si ancora alla considerazione dell’azione dello “studiare” come un concetto allargato che implica e sintetizza una serie di rituali che impegnano la vita non solo dello studente in senso precipuo ma anche degli altri individui, abbiamo cercato di individuare delle categorie flessibili che permettano di dar luogo ad alcune tipologie di apprendimento e che successivamente generino spazi che le soddisfino. Sono stati considerati differenti ambiti; lo studio come elemento formativo in ambito scolastico e
lavorativo; lo studio come esercizio culturale (musicale, artistico, letterario);come parte integrante della professione che necessita di continui approfondimenti, ed infine lo studio come ricerca personale. Viene inquadrata la figura dello studente a tutto tondo che include chi realmente lo è a livello scolastico, chi studia per proprio diletto, chi possiede un lavoro e approfondisce le proprie conoscenze per essere al passo con i tempi, chi lavora in campo universitario e/o scolastico ed infine i veri e propri ricercatori. Dalle diverse necessità di spazi di queste categorie sono state generate delle travi spaziali del vivere collettivo che si differenziavano in base ad una divisione ritmica e seriale. A loro volta, queste “travi” vengono sorrette da “elementi ibridi” di prima e seconda categoria: i primi hanno un aspetto prettamente funzionale di distribuzione verticale (contenenti scale e ascensori); i secondi invece, prendendo la forma di gemme sfaccettate, servono da direttori dello sguardo per coloro che si trovavano a passeggiare e vivere questo spazio, nonché allo stesso tempo fungono da elementi portanti e strutturali. Il progetto definito si articola in un edificio collettivo che diventa fulcro di chi lo abita e chi abita la città in modo permanente o temporaneo.
Spazi domestici e luoghi collettivi per il quartiere di Gretta Progetto di tesi a.a. 2007/2008
Il progetto si struttura su una serie di studi sul quartiere di Gretta a Trieste che mirano a valutarne i punti di forza e le criticità. Le informazioni acquisite vengono elaborate tenendo conto di dispositivi descrittivi generati dall’attenta lettura della morfologia e della struttura del quartiere. Il tema che permea il progetto è l’abitare flessibile, articolato a seguito di una lettura dei nuovi modi dell’abitare contemporaneo e sulle esperienze passate e presenti dell’abitare la città pubblica. Poste le basi del progetto tramite la realizzazione di un glossario metodologico si interviene in particolare su due zone del quartiere ritenute significativamente differenti fra loro e allo stesso tempo rappresentative dei riti e delle concezioni dell’ abitare del quartiere in questione. Più nello specifico il brano di quartiere delle case Ater è fortemente caratterizzato da un recinto che si manifesta in parte come recinzione vera e propria e in parte come disegno orografico dalle forti geometrie. Uno degli scopi del intervento è quello di varcare il limite con accessi e attraver-
samenti pur mantenendo la morfologia iniziale, collegando gli elementi significativi e rendendo più accessibile il quartiere. L’area delle case private oltre a essere caratterizzata da una forte pendenza, e’ connotata dalla frammentazione degli spazi privati e soprattutto dalla lacerazione dell’area causata dal passaggio della strada nel asse mediano. L’ intento del progetto oltre a rendere migliore la vivibilità delle cellule abitative e degli spazi pubblici è quello di agevolare l’accesso al quartiere garantendo la fluidità dei percorsi pedonali e la funzionalità di quelli carrabili nel rispetto della morfologia del area. Il progetto di nuovi punti di aggregazione e di servizi è elemento chiave nella realizzazione di quelli che sono gli obiettivi del progetto. Nella area delle case Ater l’intervento viene ad avvalersi di una regola generatrice ripetibile in ogni manufatto che viene “alterata”, così si definiscono il numero di vani (inferiori a quelli preesistenti), la presenza o meno di uno spazio di lavoro come piccoli atelier per giovani ricercatori o artisti, attrezzature per spazi di servizio, ascensori
interni, etc.; mentre l’accidente influisce sull’inserimento dell’elemento semipubblico all’interno del privato. Mentre nel area delle case private l’intervento e’ caratterizzato da un attento studio della disposizione attuale delle partizione ed e’ modificato in base alle nuove tipologie famigliari e abitative. La frammentazione delle cellule abitative e la possibilità’ della loro aggregazione sono il leitmotiv del intervento. Entrambi gli interventi mirano a far dialogare lo spazio più intimo con lo spazio semipubblico o pubblico inserendo elementi come aggetti, piccole serre e giardini pensili di cui si occupa il proprietario o l’affittuario stesso. A livello architettonico viene mantenuto lo scheletro di base delle strutture che è condizione di partenza e a questo si fanno delle giustapposizioni - rendendo leggibile e caratterizzando una serie di manufatti che per la maggior parte dei casi si egua¬gliano. L’obiettivo è rendere complesso ciò che è ridotto.
Parco agricolo nell’area monfalconese Laboratorio di progettazione urbanistica 2 a.a. 2004/2005
Il progetto va ad agire nel area tra Monfalcone e Staranzano. Si basa su un’attenta analisi del territorio che comprende anche un rilievo degli spazi aperti, dell’abitato, delle infrastrutture e soprattutto un rilievo percettivo della vegetazione che comporta uno studio trasversale attraverso le stagioni. La base del progetto è costituita da una doppia griglia di base dove vanno a comporsi gli elementi costitutivi del progetto secondo regole precise date da matrici metaforiche. La spina dorsale del progetto dal parco agricolo. Esso consiste in una studiata espansione dei vigneti, cultura presente nel territorio originariamente, cultura che costituisce un punto focale dell’area. Il parco agricolo prevede l’integrazione nella sua costituzione di una seie di parchi tematici i quali fungeranno da servizi aggiuntivi. L’area fra i centri è proposta come un’integrazione di funzioni assenti nei centri stessi. Il parco culturale prevede tutta una serie di strutture per il tempo libero come possibilità di arrichirsi di nuove conoscenze (biblioteca) e nuove esperienze ( auditorium, cinema, gallerie, ecc.). Il parco meditativo è reso necessario dalla vicinanza del cimitero cittadino e quindi il bisogno di un luogo di pace e contemplazione. Ai giovani, orfani di veri e propi luoghi di ritrovo in città, è dedicato il parco alternativo giovani. Esso fungerà da luogo di ritrovo nonché da parco attrezzato allo svolgimento di sport come free climbing, skate ecc. La presenza del parco agricolo rende fondamentale l’esistenza di un luogo che potrà essere rappresentativo di esso. Un luogo dove si possano fare
corsi di insegnamento alla vinicultura, dove si possa degustare e ammirare questa cultura così ricca di significati. La serie di parchi si innesta nella città attraverso delle zone d’invito. Esse saranno portatrici di segni che indicheranno i contenuti dei parchi ed inviteranno alla loro fruizione . Il sistema di parchi creerà con il Carso e i collegamenti nel tessuto urbano un sistema che abbraccia e penetra nella città e quindi contribuirà al miglioramento della qualità di vita dei suoi abitanti.
Il granturismo Un progetto per l’area costiera veneto-friulana Laboratorio di progettazione urbanistica 3 a.a. 2005/2006
Sono state individuate quattro principali zone: Aquileia, Grado, la campagna del basso isontino e la laguna delle quali sono stati analizzati i punti di forza e quelli di debolezza secondo l’analisi SWAT. Importanti ai nostri fini si mostrano le tipologie di colture che compongono il territorio rendendolo fortemente eterogeneo. Ultima componente significativa è il sistema turistico che mostra le aree adibite alla ricettività e le possibili aree agricole sfruttabili a tale scopo. A definire l’area di progetto hanno influito alcuni elementi fortemente identificativi del territorio-quali tracciati fluviali e viari,la bonifica e la maglia delle colture e i tracciati romani- che vanno a costituire le regole presenti insediate; da queste abbiamo poi derivato gli elementi indotti che divengono vera e propria regola- quali i punti focali che consistono in affacci suggestivi verso la natura e le aree archeologiche, i bordi fluviali e la griglia astratta, con passo cardine[10x10mt] e orientamento dati dall’orditura della maglia colturale [scoline]. Dall’interrelazione di tali regole sono stati generati i materiali compositivi e gli elementi di connessione tra loro e di relazione con l’intorno.
Copertura stadio Galatsi, Atene Laboratorio di costruzioni 3 a.a. 2005/2006
Lo stadio Galatsi, situato nella periferia nord di Atene ha ospitato nel 2004 le olimpiadi estive di ginnastica ritmica e ping pong. ’arena accoglie 6500 posti. Tema del progetto è quello di ripensare alla copertura dello stadio partendo dall’analisi della struttura portante, del pacchetto di copertura e dei vani per gli impianti ad esso annessi. Abbiamo ipotizzato la struttura di copertura come un guscio che avvolgesse interamente l’area sportiva. Per far questo abbiamo pensato ad uno scheletro composto da una serie di archi che scaricano il loro peso al suolo. Considerata la normativa che impone un’altezza minima di 20 m dal campo di gioco al punto più alto della copertura, abbiamo deciso di interrare parte dello stadio ponendo la freccia dell’arco più alto a 14.3 m e rastremando gli altri archi in maniera simmetrica fino a raggiungere un’altezza minima di 6.3 m nel punto in cui vengono realizzati gli ingressi principali dello stadio.
prospetto frontale
prospetto frontale
sezione a-a’
sezione a-a’
prospetto laterale
prospetto laterale
sezione b-b’
sezione b-b’
Progetto per una seduta Sgabello per gli ospiti (indesiderati?) Storia e teoria del disegno industriale a.a. 2004/2005
Lo svolgimento del lavoro annesso a questo progetto di design industriale presenta delle interessanti particolarità indipendenti dall’oggetto della seduta in questione. La più importante di queste è certamente la pianificazione di tutte le fasi di vita di un oggetto; dall’ideazione all’consumo attraverso quattro parametri: progetto (comprende concept, primo progetto, dimensionamento e descrizione delle parti), produzione (ricerca e presentazione della casa produttrice, preventivo dei costi di produzione), vendita (studio della strategia di vendita e ideazione della pubblicità), consumo (definizione del target di consumatori e quindi delle destinazioni d’uso). L’idea essenziale del sgabello-clessidra si costruisce su una frase di Ettore Sotssas “…quando Charles Eames disegna la sua sedia, non disegna soltanto una sedia, ma disegna un modo di stare seduti, ciòè non disegna per una funzione, bensì la funzione…”. Questa frase anessa alla constatazione che il vero lusso dei tempi moderni è il tempo ha portato all’ideazione di una seduta che avrà il tempo di permanenza limitato e predefinito. Lo sgabello pone il suo punto di forza su un meccanismo che regola il passaggio della sabbia dalla parte superiore della clessidra alla parte inferiore. La regolazione dello scorrimento della sabbia consente di controllare il tempo di discesa della sabbia. Ciò diventa cruciale nel momento in cui il peso della sabbia si trasferisce interamente nella parte bassa, segnalando così la fine del tempo di seduta, è fa scattare un sistema d’aculei
non aguzzi che causano fastidio al fruitore e lo costringono ad alzarsi. L’idea chiave sta nel consentire al proprietario dello sgabello di regolare il diaframma della sabbia su tre tempi diversi secondo quanto tempo vuole sedersi o far sedere i propri ospiti (si poterebbe considerare anche uno sgabello per ospiti non graditi).
CV Marina Bradicic Via XXX Ottobre n. 6 34100 Trieste cell. 3203495149 mbradicic@yahoo.it
Formazione Novembre 2009 – Aprile 2010 ; Corso post-laurea – Metodologie per un abitare urbano sostenibile, IRES FVG Marzo 2006 – Dicembre 2008; Laurea in Architettura ,Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Architettura Settembre 2002 – Marzo 2006; Laurea in Scienze dell’Architettura, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Architettura Settembre 1998 – Giugno 2002; Diploma di maturità linguistica sperimentale, Liceo “Eugen Kumicic”, Opatija, Croazia Lingue Italiano / Croato - Madrelingua Inglese - Ottima capacità di lettura, scrittura ed capacità d‘espressione orale Tedesco - Buona capacità di lettura, espressione orale e di scrittura Conoscenze Informatiche AutoCAD, Adobe Photoshop, Adobe Photoshop Lightroom, Adobe Illustrator, Adobe InDesign, 3D Studio Max, Google SketchUp, Sony Vegas, Microsoft Office, Windows XP / Vista, Mac OS X
Esperienze professionali Progettazione 2009 – progetto degli spazi aperti per Zoppola - Villaggio sociale 2009 – stesura del piano paesistico fluviale - P.T.R FVG 2009 – progetto finalizzato ad una proposta di riqualificazione urbanistica del quartiere Aurora (Udine) 2007 – tirocino Grafica 2010 – pubblicazione di progetti di giovani architetti italiani per la casa editrice Utet Didattica 2009 – European September Academy – Intraurban cultural exchange and the urban periphery, TU, Wien 2009/2010 – Collaboratrice alla didattica, Laboratorio di Progettazione Urbanistica III,Facoltà di Architettura, Trieste