Prima del radar

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Luciano Alberghini Maltoni

Prima del Radar

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Titolo | Prima del Radar Autore | Luciano Alberghini Maltoni ISBN | 9788831634199 © Tutti i diritti riservati all’Autore Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il preventivo assenso dell’Autore. Youcanprint Via Marco Biagi 6 - 73100 Lecce www.youcanprint.it info@youcanprint.it


Figura 1 Agosto 1939, Mussolini in visita alla Scuola Contraerei di Anzio osserva un Aerofono OG36. Copertina de "L'Illustrazione Italiana" n.35 del 1939-08-27 – XVIII fonte Di Dario.fragassi - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons. wikimedia.org/w/index.php?curid=

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INDICE

1. Introduzione

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2. Generalità sull’organizzazione della difesa antiaerea in Italia sino alla II G.M. 17 3. Principi di funzionamento dell’aerofono

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4. Operatività dell’aerofono

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5. Fosse e muri d’ascolto

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6. L’esperienza inglese, i muri d’ascolto sulla Manica

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7. Manufatti ed apparati esistenti nel Mediterraneo

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8. Il rapido tramonto dell’aerofonia e lo scioglimento della MVSN 116 9. Fonti, bibliografia, sitografia

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Prefazione Il presente volume, scritto da Luciano Alberghini Maltoni, rappresenta senza dubbio una pietra miliare nello studio e nel recupero di quella componente della difesa antiaerea, messa a punto dall’Italia alla vigilia del II Conflitto Mondiale, che va sotto il nome di “difesa passiva”. In modo analitico e ricco di particolari, l’autore descrive il complesso sistema di avvistamento di aerei nemici in avvicinamento, messo in atto dai vari Comandi Militari per la sicurezza nazionale, costituito dagli strumenti, dai manufatti e dall’addestramento del personale preposto al rilevamento dei segnali acustici provenienti dal rumore prodotto dai motori dei velivoli nemici. Anche se vari autori si sono recentemente cimentati nella pubblicazione di diversi saggi su riviste specializzate, relativamente ad argomenti inerenti alla materia in oggetto, nessuno lo ha mai fatto in modo così completo ed esaustivo come Luciano Alberghini Maltoni in questa sua ricerca, condotta in lunghi anni di frequentazione di archivi e siti. Suo è il merito di aver ricondotto lo studio di questa materia ad una visione d’insieme, ad un unico e particolareggiato progetto nel quale la strumentazione, appositamente progettata, e i sistemi adottati dovevano sostituirsi “a quelle diavolerie”, inventate dagli inglesi, chiamate “Radar”. Gli studi avviati nel 1933 dall’ing. Ugo Tiberio, un giovane e brillante ufficiale, non riuscirono a vincere la diffidenza dei vertici della Marina Italiana che dovettero aspettare la disfatta di Capo Matapan, nella notte tra il 28 ed il 29 marzo del 1941, imputata all’uso dei radar da parte degli inglesi, per rivalutare l’importanza di dotarsi di strumenti di radiolocalizzazione e quindi finanziare la realizzazione dei primi radar italiani, denominati Folaga e Gufo. Il sistema di avvistamento, messo a punto dai Comandi Italiani prima dell’inizio della guerra, faceva invece leva sul famoso “genius loci” tipicamente italiano che, attraverso complesse trattazioni fisico5


matematiche e sperimentazioni di apposite tecniche acustiche, aveva condotto alla realizzazione di una fitta maglia, distribuita su tutto il territorio nazionale, di stazioni di avvistamento aerofoniche, manufatti in cemento armato di forma parabolica, buche e tane di ascolto, piazzole e aerofoni, postazioni fonografometriche e scuole di addestramento per il personale specializzato. Il consistente apparato fotografico e documentale raccolto e messo insieme da Alberghini, fa di quest’opera un pregevole documento di riferimento non solo per studiosi di Storia Militare, ma anche per studenti e appassionati di fisica sperimentale. In particolare, i Muri di Ascolto, così come tutte le strutture paraboloidi ad esso connesse e ancora oggi sono presenti alcuni esemplari sul territorio, rappresentano dei particolari “Exhibit”, modelli scientifici con i quali interagire per simulare esperienze fisiche di laboratorio. Ancora oggi, infatti, i Muri di Ascolto di S. Placido Calonerò a Messina e quello dell’isola greca di Leros, grazie alla trattazione di questo volume che ne svela il principio di funzionamento, possono essere non solo restaurati e resi fruibili ai visitatori, ma si prestano anche all’uso didattico-sperimentale in loco per simulazioni che ne verifichino la funzionalità e l’efficacia, da effettuarsi tramite la generazione di onde acustiche al posto di quelle provocate dai motori di aereo. Prof. Vincenzo Caruso Direttore del Museo Storico “Forte Cavalli” - Messina

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RINGRAZIAMENTI Dopo anni di ricerche sia d’archivio sia sul campo, vede finalmente la luce questo libro alla cui stesura hanno collaborato anche indirettamente numerosi amici e ricercatori. L’autore ringrazia in ordine non gerarchico ma cronologico; Il Direttore dell’Ufficio Storico della Marina Militare C.V. Giosuè Allegrini, gli archivisti dell’AUSMM, sig.ri, Franco Senatore, Marco Cormani e Romeo Perini per la grande disponibilità e collaborazione prestata nelle ricerche. La sig.ra Quintiliani dell’Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio. Il dr. Enzo Bonanno dell’AIAL di Leros che è stato un validissimo coordinatore con le Autorità Leriote nel restauro del Muro d’Ascolto di Monte Patella. Michele Kolias, sindaco di Leros che ha reso transitabile la vecchia strada militare per Monte Patella ed ha fornito parte dei materiali edilizi per il restauro del Muro. Markos Spanos dell’Ufficio Tecnico del Municipio di Leros per le riprese fotografiche ed aeree. La regista Ioanna AsmeniadouPhocas che, raccontando la storia di Leros nel documentario presentato al festival di Salonicco nel marzo 2017, ha dato visibilità al restauro del Muro d’ascolto di Monte Patella. Giorgio Zennaro, leriota di adozione ma triestino di nascita. Il prof. Vincenzo Caruso, Direttore del Museo di Forte Cavalli per il supporto e la collaborazione nelle ricerche a Messina. I docenti dell’Istituto Cuppari di Messina, in particolare il prof. Pietro La Tona Preside, il prof. Leo Moleti Vice Preside, il prof. ing. Michele Campo. L’arch. Stefania Glori per la consulenza tecnica e lo studio di fattibilità del restauro. Il dr. Marco Lodi del DSU Università Roma Tre. L’arch. Carlo Galeazzi per le informazioni sulla Scuola Contraerei di Anzio.

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Indice delle figure Figura 1 Agosto 1939, Mussolini in visita alla Scuola Contraerei di Anzio osserva un Aerofono OG36. Copertina de "L'Illustrazione Italiana" n.35 del 1939-08-27 – XVIII fonte Di Dario.fragassi Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons. wikimedia.org/w/index.php?curid=.................................................... 3 Figura 2 Quest’organigramma del 1938 illustra le relazioni tra i vari organismi che si occupavano della difesa antiaerea e dimostra inequivocabilmente perché la difesa antiaerea in Italia non fu mai efficace. ................................................................................................... 20 Figura 3 Il posto di vedetta ottico, elemento base della catena d'avvistamento. Fototeca LUCE in ACS .......................................... 23 Figura 4 Mappa della Maglia d'avvistamento e ascolto dello Stretto di Messina presidiato dalla 6.a Legione MILMART Messina (AUSMM riproduzione da originale Fondo MILMART) .............. 24 Figura 5 Legenda della mappa della Maglia d'ascolto di Messina .. 25 Figura 6 Il Pannello ottico della Centrale DICAT, si tratta di una fotografia in cui sono stati tracciati a mano i riferimenti della catena, aerofonica nell'ambito della maglia d'avvistamento. E’ rappresentata la penisola salentina. AUSMM fondo MILMART. 30 Figura 7 Il “Materializzatore dei rilevamenti acustici” così era chiamato quello che noi oggi definiremmo un display analogico. Si trattava di un sistema abbastanza efficiente per identificare e seguire la traiettoria degli aerei nemici. AUSMM fondo MILMART. ............ 31 8


Figura 8 La sala comando DICAT a Taranto, possono far sorridere oggi la povera dotazione tecnologica e la totale manualità della gestione della difesa antiaerea nel 1940. AUSMM fondo MILMART............................................................................................. 33 Figura 9 Un gruppo di aerofonisti attorno ad un aerofono OG, come si può notare dalla foto, si tratta di elementi relativamente anziani. .................................................................................................... 34 Figura 10 Un gruppo di aerofonisti ciechi attorno ad un aerofono mod OG 39. .......................................................................................... 36 Figura 11 Medaglia distintiva della Milizia Contraerei riportante un aerofono OG. Collezione Paraponiaris Museo Deposito di Guerra, Leros. ...................................................................................................... 37 Figura 12 Marinaio addetto all'aerofono OG41 sul Monte Patella, isola di Lero, Dodecaneso. Si può notare che il militare indossa l'elmetto e non appoggia l'orecchio all'orecchiera. Si tratta di una foto di propaganda tuttavia interessante per l’inquadratura ravvicinata. Fototeca ACS Istituto Luce. .......................................... 38 Figura 13 Cercatore acustico RM1941, si tratta di una specie d'imbuto portatile in cui il militare infilava la testa appoggiando le orecchie nelle apposite orecchiere. ..................................................... 40 Figura 14 Marinaio inserisce caricatore di munizioni in un complesso binato da 37/54, isola di Lero 1941. Fototeca ACS Istituto Luce. ......................................................................................... 44

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Figura 15 Centrale G del 1940 riutilizzata dall'E.I. su pezzi da 90/53 nel dopoguerra. ......................................................................... 45 Figura 16 Centrale di tiro BGS con telemetro solidale in grado di trasmettere istantaneamente i dati rilevati di quota e distanza. Isola di Lero 1941. Fototeca ACS Istituto Luce. ....................................... 46 Figura 17 Cannone 90/53 si tratta di un pezzo riutilizzato dall'E.I. con centralina collegata a radar, il pezzo si trova nel Poligono di Tiro di Nettuno. Foto dell'autore. ...................................................... 47 Figura 18 Grafico che illustra il rilevamento di sito o angolo α ..... 51 Figura 19 Grafico che illustra il fenomeno della parallasse acustica ................................................................................................................. 52 Figura 20 Schema interno del correttore di parallasse dell'aerofono OG41 tratto dal manuale d'uso e manutenzione. “Istruzioni sul materiale aerofonico e norme per la formazione e l’addestramento degli aerofonisti” 1942 Comando Milizia Artiglieria Marittima... 53 Figura 21 Tabella per determinare la quota data distanza e sito, da un manuale di tiro c.a. ciclostilato. ..................................................... 54 Figura 22 Aerofono mod OG 41 prodotto dalle Officine Galileo nel 1941, rappresentava l’evoluzione dei modelli precedenti 34-3639, era dotato di 4 trombe 2 per la direzione e 2 per il sito. Da “Istruzioni sul materiale aerofonico e norme per la formazione e l’addestramento degli aerofonisti” 1942 Comando Milizia Artiglieria Marittima. Centro Studi e Documentazione “Forte Cavalli” – Messina ................................................................................ 55 10


Figura 23 Aerofono OG41 a Monte Patella, Isola di Leros. La foto, scattata dagli operatori LUCE, simula una situazione operativa, gli aerofonisti in questo caso sono marinai. La foto sebbene tecnicamente imperfetta è unica poichè raramente nelle poche foto di aerofoni appaiono gli operatori. Fototeca Luce in ACS. ........................................................................................................ 56 Figura 24 Schema di una centrale avanzata con tutti gli strumenti necessari all'elaborazione dei dati. ...................................................... 57 Figura 25 Aerofono SAFAR 40 a due trombe conservato presso il Museo dell'ISCAG a Roma. E' l'unico esemplare esistente in Italia. Foto dell’autore. .................................................................................... 60 Figura 26 Disegno di fossa acustica per aerofono, serviva a schermarlo dal vento o altri rumori parassiti. Da “Istruzioni sul materiale aerofonico e norme per la formazione e l’addestramento degli aerofonisti” 1942 Comando Milizia Artiglieria Marittima .... 62 Figura 27 Aerofono Borletti in una fossa acustica di cemento, si tratta di una vasca di cemento sita a Monte Patella, isola di Lero. AUSMM Fondo MDS. ........................................................................ 63 Figura 28 disegno di buca d'ascolto utilizzata anche per aerofoni da scoperta. Archivio GAK Rodi ............................................................ 65 Figura 29 Disegno in pianta del muro d’ascolto parabolico a tre settori. AUSMM Fondo MILMART. ................................................ 67 Figura 30 Rendering digitale 3D del Muro d'Ascolto di S. Placido Calonerò (ME) elaborato dall'ing. Michele Campo. ........................ 68 11


Figura 31 Disegno del profilo del muro d'ascolto parabolico utilizzato per la costruzione della superficie interna riflettente. AUSMM Fondo MILMART. ............................................................. 70 Figura 32 In questa foto della Scuola Contraerei di Anzio appaiono alcuni ufficiali tra cui un ammiraglio e si può apprezzare la graduazione angolare sul bordo del fosso e l'effettiva situazione operativa in un muro parabolico. ....................................................... 71 Figura 33 Disegno di buca d'ascolto concava. .................................. 74 Figura 34 Tana d'ascolto della Scuola Aerofonisti di S.Placido (ME). Foto dell’autore. ........................................................................ 75 Figura 35 Sound Mirror di Denge, Contea del Kent. Fonte; https://www.flickr.com/groups/soundmirrors/pool/ .................. 77 Figura 36 Il sito di Denge, a sinistra il grande Sound Mirror e le semisfere in cemento. Fonte; https://www.flickr.com/ groups/soundmirrors/pool/ .............................................................. 78 Figura 37 L'ultima di copertina del n.o 121, ottobre 2003 della Rivista Storia Militare con la foto del Muro d’ascolto di Monte Patella, isola di Leros, scattata dall’autore nel 2002 probabilmente la prima foto pubblicata in Italia di questo manufatto assolutamente sconosciuto. ................................................................. 81 Figura 38 Sezione della mappa delle batterie Contraeree di Lero riguardante Monte Patella, anno 1943. AUSMM Fondo Reparto MDS........................................................................................................ 82

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Figura 39 Mappa parziale del Comando DICAT – FAM realizzata dall’autore tramite foto interpretazione da drone. Foto Markos Spanos, elaborazione grafica G.Zennaro,. ........................................ 83 Figura 40 Il Muro d'ascolto durante i lavori di restauro nel giugno 2016, il grandangolo della ripresa da drone falsa le dimensioni reali schiacciandole. Foto Markos Spanos. ................................................ 85 Figura 41 Il bordo di cemento di contenimento esterno della fossa del settore rivolto a sud est è praticamente distrutto da uno smottamento che interessa la collina sovrastante dal lato del bunker DICAT, si può apprezzare l’altezza della fossa dagli operai all’interno. Foto dell’autore. ............................................................... 86 Figura 42 Operazioni di bonifica, si può osservare lo stato dei muri e l'eterogenea struttura di cui sono costituiti, pietre calcaree assemblate con la stessa tecnica dei muri a secco. Foto dell’autore giugno 2016. .......................................................................................... 88 Figura 43 Copia del disegno in sezione del Muro di S. Placido in cui si apprezza la sistemazione del'aerofono OG 41. Centro Studi e Documentazione “Forte Cavalli” – Messina .................................... 96 Figura 445 Ricostruzione planimetrica del Muro d'Ascolto, elaborazione ing. M. Campo. Centro Studi e Documentazione “Forte Cavalli” – Messina.................................................................... 96 Figura 45 scala d'accesso alla piattaforma. Foto dell’autore. .......... 97 Figura 46 accesso al locale di servizio. Foto dell’autore.................. 98

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Figura 47 particolare del muro a colorazione mimetica doppia cromaticità. Foto dell’autore ............................................................... 99 Figura 48 particolare del distacco intonaco. Foto dell’autore ......100 Figura 49 I tondini del soffitto del locale di servizio sono pericolosamente arrugginiti. Foto dell’autore. ................................101 Figura 50 Il Widna lato posteriore, si può notare un residuo di mimetizzazione a striscia giallo sabbia su un fondo probabilmente ocra . Foto S. Palascino 2019. ...........................................................104 Figura 51 Il Widna lato parabolico riflettente si nota ancora la mimetizzazione bicromatica a bande spezzate. Foto S.Palascino 2019.......................................................................................................105 Figura 52 In questa cartolina del 1940 appare la Palazzina Comando..............................................................................................107 Figura 53 La stessa palazzina come compare oggi. Foto dell'autore ...............................................................................................................108 Figura 54 Il gen. Galamini con gli ufficiali del Corso Legionari MVSN 1939 di fronte alla Palazzina Comando della Scuola Contraerei ............................................................................................109 Figura 55 Uno dei Muri d'ascolto di Anzio, lo spessore sottile e l'evidente unione di pannelli dimostra che si tratta di pannelli di lamiera. .................................................................................................110 Figura 56 Un altro muro d'ascolto ad Anzio il cui spessore dimostra una costruzione in muratura, la presenza di una garitta ed 14


una sentinella fa pensare che si tratti d'installazione al di fuori del perimetro di pertinenza della Scuola. ...............................................110 Figura 57 Disegno progettuale per la costruzione di muro d'ascolto in lamiera a Taranto. AUSMM fondo MILMART. .......................113 Figura 58 alcune trombe di aerofono OG recuperate presso il Museo Deposito di Guerra, isola di Leros. Foto dell'autore. .......119

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1.Introduzione Mentre il RADAR1 vide il suo esordio nella Battaglia d’Inghilterra combattuta tra RAF e Luftwaffe nell’estate - autunno del 1940 e successivamente determinò la sconfitta italiana nella battaglia navale di Capo Matapan, soltanto nel 1944 furono installati al Nord Italia i primi sistemi di produzione tedesca per la difesa antiaerea territoriale. Prima di allora con quali strumenti e tecniche era organizzato il sistema di avvistamento e difesa antiaerea italiano? In questo saggio ci proponiamo d’illustrare le tecniche acustiche utilizzate, le caratteristiche e l’impiego degli apparati e manufatti descrivendo l’organizzazione e l’operatività della difesa antiaerea, sono inoltre forniti alcuni accenni agli armamenti antiaerei su cui rimandiamo a trattazioni specifiche2.

Radio Detection And Ranging, acrononimo inglese ma inventato dalla Marina Americana nel 1940, gli inglesi lo chiamarono inizialmente "RDF", "range and direction finding" 2 Vedere a proposito degli armamenti antiaerei il dossier “L’artiglieria contraerei italiana sino al 1943” n.18 marzo aprile 2015 Storia Militare scritto da Filippo Cappellano 1

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2. Generalità sull’organizzazione della difesa antiaerea in Italia sino alla II G.M. Durante il corso della Prima Guerra Mondiale l'arma aerea dispiegò il suo potenziale offensivo specialmente dal 1915-16. S’intensificarono i bombardamenti da parte del nemico austroungarico sul territorio italiano con velivoli plurimotore che avevano autonomia di 400-500 km potendo quindi bombardare il nord-est del paese sino alla Val Padana. La dottrina militare dell'epoca aveva già identificato negli aeroplani da caccia la prima efficace difesa contro i bombardieri nemici, tuttavia la caccia non poteva garantire l’inviolabilità del territorio nazionale e pertanto era necessario difendere il territorio sia in modo attivo, con artiglierie e pezzi leggeri situate intorno agli obiettivi principali, sia in modo passivo con protezioni adeguate e tecniche di mascheramento. Erano necessarie reti di avvistamento e allarme coordinate. Il Comando Supremo delegò nel 1916 all'Ufficio Servizi Aeronautici3 l’organizzazione della difesa antiaerea e furono quindi costituiti dei Comandi di Difesa Antiaerea da essa dipendenti. All'inizio del 1917 il Comando Supremo emanò delle disposizioni ancora più articolate e puntuali in materia di difesa antiaerea attiva e passiva. L'Ufficio Servizi Aeronautici aveva la gestione e il coordinamento di tutti i mezzi e del personale (anche di altre armi) usati per la difesa. Nel corso della Prima Guerra Mondiale furono anche sperimentati i primi apparati acustici di rilevamento detti aerofoni.

L’Arma Aeronautica come arma autonoma fu fondata il 28 marzo 1923 sino a quel momento l’arma aerea era una specialità del Regio Esercito e della Regia Marina,quest’ultima limitatamente all’impiego di idrovolanti. 3

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Dopo la fine della prima guerra mondiale ed a seguito di tutti gli avvenimenti politici succedutesi con l’instaurazione del Fascismo4, il problema della Difesa Antiaerea fu largamente ignorato fino al 1927, quando un’allarmata relazione presentata dal Generale Giuseppe Ferrari (Capo di Stato Maggiore) al C.S.D.5 pose le basi per un cambiamento della situazione. Nel 1928 la stessa Commissione Suprema per la Difesa dello Stato decise di affidare ai reparti della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale6 la difesa attiva del territorio. La difesa passiva intesa come protezione dai bombardamenti era invece affidata al Ministero dell'Interno. La difesa territoriale intesa come servizio di allarme - difesa mediante armi contraeree da terra era di competenza del Ministero della Guerra mentre le piazze marittime e gli aeroporti erano di competenza delle relative armi. Questa suddivisione in linea di principio fu in seguito modificata con numerose e complicate disposizioni per cui a un certo punto le Batterie Costiere della Regia Marina furono operate da personale MILMART pur dipendendo funzionalmente, per logistica e munizionamento dalla Marina. Nel 1930 la specialità antiaerea della MVSN fu denominata Milizia per la Difesa Aerea Territoriale (acronimo MDAT), poi cambiata in Milizia per la Difesa Contraerea Territoriale, (acronimo MDCAT e poi MDICAT). Nel 1935 con Regio Decreto Legge numero 181 fu istituita una specialità della MVSN detta Milizia

4 Marcia su Roma, 28 ottobre 1922 il Re V.E.III incaricò Benito Mussolini di formare il nuovo governo dopo che Luigi Facta si era dimesso 5 Acronimo di Commissione Suprema per la Difesa dello Stato 6 Acronimo MVSN costituita dal Consiglio dei ministri del 28 dicembre 1922 presieduto da Benito Mussolini e decretata dal re Vittorio Emanuele III con regio decreto-legge il 14 gennaio 1923, pensata come milizia a uso esclusivo del Partito Nazionale Fascista, era strutturata su base volontaria e territoriale, formata da iscritti al Partito Nazionale Fascista tra i 17 e i 50 anni; oltre i 36 anni e sino ai 55 anni il milite entrava nei ruoli delle unità territoriali.

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da Costa (M.da Cos) che assunse i compiti assegnati ai reggimenti di Artiglieria da Costa, nel 1938 la M.da Cos fu riordinata in Milizia Artiglieria Marittima MILMART. Nel 1936 la Commissione Difesa stabilì l'istituzione di una Milizia per la Difesa Contraerea del Territorio, una Milizia Costiera per la Difesa delle Coste, una Milizia per la Difesa delle Ferrovie, delle Comunicazioni e degli Impianti. Tutte queste Milizie utilizzavano uomini di età superiore ai trentasette anni non altrimenti impiegabili dalle forze armate. Nel 1939 questo "Comando della M. Di.C.A.T. e da Cos." assunse il nome di "Comando Milizie Contraerei ed Artiglieria Marittima" e la MDICAT venne riorganizzata su 5 Comandi di gruppo di Legioni DICAT con a disposizione 22 Legioni in Patria e 4 nelle Colonie. La MDICAT alla data dell'entrata in guerra disponeva di circa 85.000 uomini e per l’ennesima volta cambiò nome in Milizia Artiglieria Contro Aerei, (acronimo MACA). La struttura della Difesa antiaerea era composta da una rete di avvistamento (dettagliata nel capitolo successivo), una rete di collegamenti e un sistema di batterie antiaeree. Dal punto di vista dottrinale si stabilì che avendo le artiglierie antiaeree (dell’epoca) una portata massima di 4.000 m oltre quella quota intervenisse l'aviazione. Nel 1934 la Commissione Suprema di Difesa considerando le esperienze fatte all'estero, istituì l’Unione Nazionale di Protezione Antiaerea (UNPA) dedicata ad addestrare la popolazione alle misure di protezione e allestimento dei rifugi. Alla data del 1936 la DICAT poteva contare su 80.000 militi, 120 Centri Raccolta Notizie e 800 Posti di Vedetta ma i fondi a disposizione erano totalmente insufficienti. Nell’ottobre 1938 in occasione del riordinamento del R.E. furono aggiornate le zone militari per quanto riguardava la difesa del territorio (fig.2). Il sottocapo di Stato Maggiore per la Difesa Territoriale assumeva il comando funzionale della milizia contraerea e costiera.

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Figura 2 Quest’organigramma del 1938 illustra le relazioni tra i vari organismi che si occupavano della difesa antiaerea e dimostra inequivocabilmente perché la difesa antiaerea in Italia non fu mai efficace.

Nel 1938 la situazione della Difesa Attiva (contraerea) migliorò dal punto di vista degli armamenti con l'adozione di nuovi tipi di centrali di tiro Galileo, San Giorgio e Gamma tuttavia l’ organizzazione pletorica della difesa antiaerea cui concorrevano 3 Ministeri, della Guerra, della Marina e dell'Aeronautica più il Comando generale della MVSN con le artiglierie che erano suddivise fra tutti questi enti, aveva creato un inestricabile difficoltà di coordinamento. In particolare la rete di avvistamento costiero dipendeva dal comando DICAT ma avrebbe dovuto integrarsi a quella della Marina. E’ facile capire come una richiesta d’intervento parte di una qualsiasi arma come ad es. 20


l'aviazione prevedesse passaggi gerarchici complicati e lenti. Poco prima dell'entrata in guerra dell'Italia la situazione della Difesa antiaerea fu esaminata dalla Commissione Suprema di Difesa che assegnò graduatorie ai vari obiettivi (identificando gli obiettivi strategici in primo, secondo e terzo grado da difendere con relative artiglierie e munizionamenti) e modificò le maglie di avvistamento che erano collegate sia tramite la rete telefonica pubblica sia da linee dedicate. Tuttavia la situazione dei collegamenti era deficitaria in modo grave perché le maglie per il tiro erano carenti di oltre 12.000 km di linee e non esistevano collegamenti ridondati per le reti. La situazione del personale era altrettanto disastrosa poiché le 22 Legioni della MACA avevano bisogno di 50.000 legionari supplementari, mancavano inoltre divise e scarpe. Nel marzo del 1940 il CSD varava l’ennesima riorganizzazione della difesa antiaerea attribuendo le direttive per l'organizzazione della protezione antiaerea allo Stato Maggiore per la Difesa Territoriale che controllava l’UNPA7 che a sua volta aveva compiti vastissimi come l’istruzione alla popolazione sui bombardamenti aerei/allarmi, il mascheramento degli obiettivi, lo sgombero della popolazione, lo sfollamento, la ricostruzione dei bunker, la gestione dei ricoveri, la protezione sanitaria antigas, antincendi e infine la difesa del patrimonio artistico e scientifico nazionale. Competenze vastissime che coinvolgevano il Ministero della Guerra, della Marina, dell’Aeronautica, dell’Interno, di Grazia e Giustizia, Finanza, Educazione Nazionale, Lavori Pubblici Agricoltura e Foreste, Comunicazione e Corporazioni. Pertanto all’entrata in guerra dell’Italia la situazione della Difesa Antiaerea era come si è visto disastrosa, sia per la mancanza di armamenti moderni, sia per l’inefficienza intrinseca dell’organizzazione, sia per la scarsità

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Acronimo di Unione Nazionale Protezione Antiaerea

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degli organici e l’addestramento carente, sia per l’arretratezza delle tecniche e delle tecnologie in uso. Nella notte tra l’11 e il 12 giugno 1940, Torino fu la prima città italiana in assoluto a essere colpita dalla RAF8, il bombardamento notturno durato 45 minuti causò 17 morti e decine di feriti , la DICAT sparò 863 colpi di cannone e 40.947 di mitragliatrice, nessun aereo nemico fu abbattuto. 2.1 Il servizio di ascolto Dagli anni 20 e sulla base delle esperienze della I G.M. i Comandi militari avevano creato una rete di osservatori o vedette collocati in postazioni elevate (fig.3), essi muniti di cannocchiali comunicavano ai Comandi competenti tramite telefono o radio la rotta e la quota presunta dei velivoli nemici. Questo sistema di avvistamento ottico assai primitivo, fu integrato già negli anni 20-30 da sistemi acustici in grado di operare in tutte le condizioni meteo (con certe limitazioni), questi sistemi di rilevamento acustici, come vedremo più, avanti erano dei veri e propri “sensori acustici”.9. Furono anche progettate e realizzate infrastrutture edilizie definibili come “specchi acustici”.10. Pertanto già dagli anni 30 si era andata costituendo in Italia una struttura a maglia articolata secondo questa gerarchia; 1) PAA Posti d’Avvistamento e Ascolto avanzati distanti sino a 100 km dalla capo maglia generalmente una città importante sede di infrastrutture civili e militari come Milano,Torino,Genova,Roma,Napoli,Taranto, essi

Royal Air Force, l’attacco fu eseguito da nove bombardieri bimotori Armstrong Whitworth A.W.38 Whitley decollati da basi inglesi. Fu un volo lunghissimo ben 27 aerei della formazione iniziale di 36 rientrarono per maltempo ed avarie mentre alcuni precipitarono. 9 Questi apparati definiti anche captatori si chiamavano “aerofoni” 10 Queste strutture erano chiamate a seconda della tipologia, fosse d’ascolto e muri d’ascolto, in Inghilterra erano chiamati Sound Mirrors 8

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erano dotati di captatori acustici o aerofoni 2) PA Posti d’Ascolto interni distanti sino a 20 km dalla capo maglia dotati di aerofoni/captatori e in alcuni casi muniti di cellule fotoelettriche (in figura 1 vediamo uno schema di funzionamento di due tipiche centrali PA/PAA) 3) PVB Posti Vedetta di Batteria siti nelle immediate vicinanze delle batterie antiaeree, questi PVB erano generalmente muniti di aerofoni collegati elettricamente ai pezzi d’artiglieria 11 in grado di trasmettere su appositi indicatori elettrici i dati di azimuth, distanza e quota degli attaccanti, dati che venivano poi elaborati dalle centrali di tiro per dirigere il fuoco contro il nemico.

Figura 3 Il posto di vedetta ottico, elemento base della catena d'avvistamento. Fototeca LUCE in ACS

Questa tipologia di collegamenti era disponibile solo per alcuni modelli di aerofoni di ultima generazione 11

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Questa struttura di avvistamento contenuta nella disposizione dello Stato Maggiore U.S.L. 14/R fu poi integrata, in previsione del conflitto, da nuove disposizioni riguardo alla denominazione delle stazioni, le modifiche si resero necessarie per l’aumentata velocità dei velivoli nella seconda metà dei trenta e dalla necessità sempre più stringente di dare l'allarme antiaereo in modo tempestivo ed efficiente.

Figura 4 Mappa della Maglia d'avvistamento e ascolto dello Stretto di Messina presidiato dalla 6.a Legione MILMART Messina (AUSMM riproduzione da originale Fondo MILMART)

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Figura 5 Legenda della mappa della Maglia d'ascolto di Messina

Assodato che l’unica tecnica disponibile era quella acustica, sì decise di costituire in tutti i posti di avvistamento (P.A.) delle stazioni di ascolto denominate S.A. comprendendo la necessità di integrare sempre di più la ascoltazione aerofonica con l'azione dei proiettori di inseguimento notturno e delle armi A.A. (fig.4-5). Pertanto la nuova gerarchia delle stazioni di ascolto integrate della rete di difesa antiaerea era la seguente; 1 ) Stazioni di Ascolto o Avvistamento Lontano S.A.L. dislocate sulla poligonale coincidente con i margini esterni dei vecchi posti di avvistamento e cioè 50 - 70 km dalla località da difendere ed erano dotate di muro d'ascolto o buca d'ascolto, un aerofono da scoperta, un indicatore di rotta. L'obiettivo era di definire in modo approssimato la rotta e la velocità degli aerei attaccanti. 2) Stazioni di Ascolto Intermedie S.A.I. , dislocate su una poligonale intermedia a 25 km dalla linea esterna delle batterie contraerei dovevano fornire con precisione la posizione, la velocità e la rotta degli aerei attaccanti sempre utilizzando muro d'ascolto o buca d'ascolto, aerofono da postazione in tana munito possibilmente di correttore di parallasse e un quotametro.

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3) Stazioni di Ascolto a diretto servizio delle batterie S.A.T. dislocate a 150 metri dalla batteria in direzione opposta alla direttrice di fuoco più probabile erano dotate di schermatura per ridurre al minimo il disturbo dato dalla esplosione dei proiettili, dovevano fornire i dati per il tiro cieco in caccia. Erano quindi parte integrante della batteria ed erano dotate di un aerofono da postazione in tana e quotametro. 4) Stazione di Ascolto a servizio dei proiettori S.A.F., dislocate a 50 m dal proiettore alla maggiore distanza possibile dal gruppo elettrogeno, dotate di schermature per ridurre il disturbo creato dallo stesso generatore avevano il compito di permettere ai proiettori di individuare ed illuminare gli aerei attaccanti e dare al comando DICAT e di Gruppo gli elementi fondamentali di posizione - moto degli aerei. Anche queste erano dotate degli stessi strumenti previsti nelle precedenti. 5) Stazione di Ascolto al servizio dei Gruppi di batteria S.A.G., i Comandi di Gruppo di batterie se dotati di fotoelettrica erano identificati con la S.A.F. di quella stazione, dovevano dare i dati ovviamente di quota e velocità degli aerei nemici sempre per il tiro cieco in caccia o il tiro di sbarramento manovrato12 ed erano dotati anche quelle di gli stessi strumenti. 6) Stazioni di Ascolto al Servizio Armi della Regia Marina S.A.N. dovevano fornire dati per il tiro alle eventuali navi con armi A.A. ormeggiate o dislocate nella Piazza13 7) Stazione di Ascolto al servizio dei gruppi Mitraglieri S.A.M., dislocate presso i comandi di gruppo di mitragliere per la

12 Il tiro di sbarramento manovrato era realizzato creando un muro di proiettili in grado d’inseguire la formazione aerea attaccante con continuità 13 In gergo militare “piazza marittima” s’intende la base navale che ha competenza su un area marittima definita.

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difesa di obiettivi di particolare importanza soprattutto per il tiro di sbarramento notturno dovevano consentire ai gruppi di mitraglieri di aprire il fuoco in maniera coordinata ed avevano a disposizione gli stessi strumenti delle precedenti con anche un indicatore di rotta. Secondo questa complicata gerarchia (tipicamente italiana) rivestivano una particolare importanza, le stazioni di ascolto lontane S.A.L. per ovvi motivi e le stazioni di ascolto al servizio dei proiettori S.A.F perché è evidente che in un attacco notturno i proiettori non potevano cercare alla cieca gli aerei attaccanti ma dovevano essere indirizzati verso i bersagli dalle informazioni di quota e direzione ricavate dall’ascoltazione aerofonica. Si creava quindi una stretta interazione tra il puntamento dell’aerofono e l’allineamento del proiettore che era telecontrollato elettricamente. 14 2.2 La Sala di Controllo DICAT della Piazza Marittima di Taranto Nel periodo immediatamente precedente il conflitto e nei primi due anni, la 5.a Legione MILMART in collaborazione con la Regia Marina, Dipartimento di Taranto, fu l’ente all’avanguardia nella sperimentazione della tecniche e degli strumenti acustici di difesa antiaerea. Periodici rapporti erano inviati ai Comandi Superiori, in particolare un rapporto15 sull'organizzazione dell'avvistamento acustico della Piazza Marittima di Taranto, di poco precedente il

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I proiettori erano telecontrollati elettricamente dalla centrale di tiro ma in alcuni casi ricevevamo i dati direttamente dagli aerofoni. 15 Fondo MILMART, AUSMM.

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devastante attacco inglese16 alla flotta italiana ancorata nel porto, pur evidenziando alcune carenze nel sistema di avvistamento ne tracciava un quadro rassicurante. Questo documento veramente unico ci fornisce una descrizione preziosa nella sua rarità di una sala di controllo DICAT (fig.8) dotata di un vero e proprio “Pannello luminoso sinottico” chiamato, “Materializzatore dei rilevamenti acustici”. Le criticità rilevate nella maglia di avvistamento erano dovute, così come una rete di pescatore a maglie troppo larghe, alla possibilità per gli aerei nemici di entrare nella stessa maglia da una certa direzione e poi cambiando bruscamente rotta per es. ad angolo retto, “scomparire” e “riapparire” sul bersaglio troppo tardi per un efficace difesa. La soluzione correttiva fu quella di collocare molti più aerofoni nella maglia di avvistamento più interna, esattamente come un pescatore avrebbe infittito le maglie della propria rete. La poligonale aerofonica intermedia così modificata era composta da 13 stazioni aerofoniche a semicerchio attorno al Mar Piccolo e Mar Grande di Taranto in modo da poter rilevare qualsiasi velivolo in avvicinamento da almeno due postazioni(fig.6). Tuttavia questo semicerchio intorno alla base di Taranto non poteva coprire l'ampio settore di mare antistante, teoricamente solo le postazioni aerofoniche più esterne e vicine al mare avevano possibilità d’intercettare efficacemente attacchi al mare. D’altronde era impensabile installare aerofoni a bordo di naviglio minore posto in crociera difensiva al largo della base. Gli aerofoni della maglia interna furono quindi collocati a 25 km circa dalle batterie di sbarramento nell'ipotesi che gli aerei nemici attaccando la base alla velocità di 360 chilometri l’ora,

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Avvenuto nella notte tra l'11 ed il 12 novembre 1940 da parte di aerosiluranti Fairey Swordfish decollati dalla portaerei Illustrious, essi affondarono la corazzata Cavour e danneggiarono gravemente la Littorio e la Duilio.

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consentissero un allerta di oltre quattro minuti rispetto alla linea di fuoco di sbarramento, tempo che era ritenuto sufficiente affinché la DICAT ricevendo le segnalazioni dalle postazioni, potesse diramare l'ordine di fuoco. Una rete telefonica dedicata della lunghezza di oltre 500 km collegava questa maglia. In aggiunta agli aerofoni erano installate nella maglia interna tre postazioni fonografometriche dotate di strumentazione adeguata per il calcolo della quota e per il rilevamento del cosiddetto sito. Queste tre stazioni erano collegate al Comando DICAT con circa 100 km di linee telefoniche. All'interno delle poligonali erano inoltre state installate anche alcune postazioni dotate di proiettori luminosi dette “postazioni fono puntate” esse erano costituite da un aerofono collegato al proiettore, allo scopo di inquadrare gli aerei nemici in caso di attacco notturno. Tuttavia l'innovazione più interessante era stata realizzata nella centrale del Comando DICAT, si trattava di un quadro di triangolazione luminosa dei rilevamenti acustici il cui scopo era la cosiddetta “materializzazione dei rilevamenti acustici”.

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Figura 6 Il Pannello ottico della Centrale DICAT, si tratta di una fotografia in cui sono stati tracciati a mano i riferimenti della catena, aerofonica nell'ambito della maglia d'avvistamento. E’ rappresentata la penisola salentina. AUSMM fondo MILMART.

Una modalitĂ di visualizzazione simile ai pannelli sinottici utilizzati sia nel campo ferroviario che industriale e che noi oggi definiremmo visualizzazione analogica. Questo quadro (fig.7) era costituito da una grande lavagna di cristallo nero su cui era riportata in bianco e in scala 30


1 a 50.000 la penisola salentina, sul pannello in corrispondenza dell’effettiva posizione geografica delle stazioni aerofoniche erano installate delle manopole che ruotavano un cilindro con fessura nella parte posteriore del cristallo, all’interno del cilindro vi erano le lampadine.

Figura 7 Il “Materializzatore dei rilevamenti acustici” così era chiamato quello che noi oggi definiremmo un display analogico. Si trattava di un sistema abbastanza efficiente per identificare e seguire la traiettoria degli aerei nemici. AUSMM fondo MILMART.

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Si otteneva così la possibilità di ruotare a 360.° un raggio luminoso filiforme della lunghezza di circa 30 cm pari in scala a 15 Km. Gli operatori del quadro luminoso, collegati in cuffia telefonica a tutte le postazioni, ricevevano i rilevamenti azimutali e ruotavano le manopole corrispondenti di “x gradi” quando due segnali luminosi filiformi s’incrociavano (più segnalazioni provenienti da postazioni diverse) si otteneva la triangolazione ovvero la posizione del velivolo attaccante. Era possibile quindi gestire in modo totalmente manuale la traiettoria dell'aereo o degli aerei spostando in progressione le gradazioni di queste manopole, il “Materializzatore” consentiva un'immediata visualizzazione e quindi una visione in tempo reale per il Comandante DICAT che autorizzava l'ordine di aprire il fuoco. Un sistema che oggi fa sorridere per la sua “semplicità” ma che pareva all’epoca assai avanzato. Tutta la catena di avvistamento acustico della Piazza di Taranto era costituita da circa 250 militari, così suddivisi; a) Nella poligonale aerofonica intermedia (13 postazioni) erano in servizio circa 140 uomini di cui una quarantina di aerofonisti, un’ottantina tra addetti ai proiettori, telefonisti personale ausiliario oltre naturalmente ufficiali subalterni sottufficiali b) Nelle tre postazioni fonografometriche operavano di cinquanta militari. c) Nelle cinque stazioni aerofoniche dotate di proiettori, c'era una quarantina di addetti mentre i tavoli della triangolazione acustica occupavano cinque operatori per turno su quattro turni per un totale 20 persone.

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Figura 8 La sala comando DICAT a Taranto, possono far sorridere oggi la povera dotazione tecnologica e la totale manualità della gestione della difesa antiaerea nel 1940. AUSMM fondo MILMART.

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2.3 Il personale e l’addestramento

Figura 9 Un gruppo di aerofonisti attorno ad un aerofono OG, come si può notare dalla foto, si tratta di elementi relativamente anziani.

Il personale delle varie specialità antiaeree (MILMART - MACA) indossava uniforme della MVSN ossia grigioverde come quella dell’esercito ma con camicia nera, gambali neri, cinturone marrone, mostrine nere bordate di giallo arancio (come la specialità artiglieria dell’esercito) ma con un fascio al posto delle stellette, un cappello alpino senza penna oppure una bustina come quella dell’esercito. Lo stemma era un fascio sopra due cannoni incrociati sormontato dalla

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stella d'Italia. Nel tondino nero posto sotto i cannoni era riportato il numerale romano del reparto. Il personale del servizio d'ascolto e in particolar modo gli aerofonisti erano reclutati nell'ambito della MVSN teoricamente tra gli individui più giovani17 in modo da essere impiegati per il maggior numero possibile di anni, essi dovevano avere un udito perfetto, per questo motivo erano sottoposti a una selezione medica molto stringente in particolar modo con l'utilizzo di audiometri presso le Facoltà di Medicina delle Regie Università. Un’eccezione importante era stata fatta nel 1939 (tramite legge) prevedendo l'impiego dei ciechi (fig.10) come ascoltatori aerofonisti anche in tempo di guerra. Il reclutamento avveniva attraverso le sezioni dell'Associazione Nazionale Ciechi su elementi fisicamente idonei, si riteneva, infatti, che l'ascoltatore cieco proprio per il suo deficit visivo avesse particolarmente sviluppato la capacità uditiva.

17 Questo non fu quasi mai vero per quanto riguardava la MILMART che arruolava personale non impiegabile da altre forze armate per anzianità, oltre 37 anni, non idoneità operativa, invalidi di guerra o ciechi, e comunque elementi non arruolabili nella leva regolare. Il personale della difesa antiaerea delle Forze Armate come la R. Marina o il R. Esercito era invece personale di leva.

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Figura 10 Un gruppo di aerofonisti ciechi attorno ad un aerofono mod OG 39.

Gli aerofonisti erano avviati dopo la selezione, a un corso di specializzazione presso alcune scuole site a La Spezia, Anzio, Gaeta, Taranto e Messina dove si svolgevano corsi della durata di circa 2 mesi con questo programma ; a) nozioni di acustica b) nozioni di anatomia dell'orecchio c) nozioni teoriche sull’ aerofono e tutti i mezzi da postazione d) le normative e le procedure e) addestramento sul riconoscimento degli aerei nazionali alleati e nemici. L’addestramento prevedeva che nel primo periodo gli aspiranti aerofonisti si esercitassero su un allenatore di ascolto (oggi lo chiameremmo simulatore). Nella seconda fase 36


pratica si passava alle esercitazioni vere e proprie sugli aerofoni in dotazione e quindi nell'inseguimento degli aerei, esercitazioni con la strumentazione disponibile come gli indicatori di rotta e quotametri, lo smontaggio e manutenzione di tutti gli strumenti e l’installazione dell’aerofono in situ.

Figura 11 Medaglia distintiva della Milizia Contraerei riportante un aerofono OG. Collezione Paraponiaris Museo Deposito di Guerra, Leros.

In fase di esercitazioni inizialmente si preferiva che gli aerofonisti si esercitassero su velivoli che percorrevano rotte stabilite controllabili otticamente con binocoli e telemetri, ma in mancanza di questi si potevano utilizzare anche altre sorgenti di energia sonora come il rumore di autocarri motoscafi, navi, eccetera. L’aerofono era orientabile a 360° sia sul piano orizzontale (azimuth) che in elevazione ruotando i volantini e questo comportava un notevole sforzo fisico (fig.12). Alla ricezione di un allarme o alla segnalazione di un rilevamento ricevuta dall'operatore al muro d'ascolto o da una tana ascolto, essi dovevano compiere intorno a quella direzione approssimata una serie di movimenti oscillatori che servivano ad affinare il centramento del suono proprio in base all'effetto biauricolare. Una volta centrata la maggiore intensità del 37


rumore dovevano cercare di inseguire lo spostamento dell'onda sonora. Ciò comportava la ripetizione di queste oscillazioni (dette battute) ogni 15-20 secondi, in pratica un meccanismo di “ricentramento” seguendo la direzione presunta di spostamento dell'aereo.

Figura 12 Marinaio addetto all'aerofono OG41 sul Monte Patella, isola di Lero, Dodecaneso. Si può notare che il militare indossa l'elmetto e non appoggia l'orecchio all'orecchiera. Si tratta di una foto di propaganda tuttavia interessante per l’inquadratura ravvicinata. Fototeca ACS Istituto Luce.

Durante le esercitazioni i punteggi realizzati dagli allievi erano registrati su apposite tabelle riportando i dati acustici ed ottici. Dopo il corso, gli aerofonisti giudicati idonei erano inviati alle batterie o alle 38


postazioni. Già dopo sei mesi di operatività gli aerofonisti brevettati dovevano essere rinviati alle scuole di provenienza per un breve periodo di aggiornamento di quindici giorni. A complicare la vita degli aerofonisti non c’era solo l'addestramento ma anche altre prescrizioni (sia durante le esercitazioni che in guerra ) infatti, dovevano tenere la bocca socchiusa durante il servizio e quindi non serrare le mascelle per evitare deformazioni dell'apparato uditivo, dovevano socchiudere gli occhi o usare dei paraocchi ed infine in presenza di molti aerei (quindi in presenza di numerose sorgenti sonore) essi dovevano essere in grado di distinguere il rumore che presentava la maggiore intensità ignorando gli altri. Esistevano anche prescrizioni igieniche sanitarie per mantenere in efficienza l’apparato uditivo come; a) eseguire giornalmente gargarismi con soluzione di clorato di potassio al 3% e quindi mantenere sempre la gola non infiammata da fumo o altre irritazioni b) evitare di evitare di fumare molto18 c) durante le pulizie personali non riempirsi l'orecchio con sapone e spingere con le dita creando una specie di onda di pressione all'interno dell'orecchio d) effettuare ogni quattro giorni la lavanda interna dell'orecchio con una pompetta di gomma con soluzione borica al 3% a 37 gradi di temperatura, lavanda da effettuarsi 12 ore prima del turno di servizio e) non pulire l'interno delle orecchie con stecchini o pezzetti di tessuto imbevuti di acqua ossigenata. Quest’organizzazione di ascolto aveva bisogno di molto personale perché doveva garantire un servizio operativo 24 ore su 24. Un aerofono doveva avere due operatori che facevano un turno di due ore e in caso di maltempo di un'ora solo, pertanto dovevano essere

Letteralmente dal manuale essendo l’abitudine del fumo diffusissima all’epoca 18

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avvicendati nell'arco di una giornata almeno 24 operatori. Questi operatori erano affiancati da altro personale che operava nelle tane d'ascolto o nei muri d'ascolto oppure con apparecchi portatili detti cercatori acustici (fig.13).

Figura 13 Cercatore acustico RM1941, si tratta di una specie d'imbuto portatile in cui il militare infilava la testa appoggiando le orecchie nelle apposite orecchiere.

In definitiva se prendiamo ad esempio la stazione di ascolto del comando DICAT di Monte Patella nell'isola di Lero (che incorporava le funzioni di stazione di ascolto a diretto servizio delle batterie SAT e di stazione di ascolto al servizio proiettori SAF e di stazione di ascolto intermedie SAI), considerando che esistevano due aerofoni di cui uno in tana e che esisteva un muro d'ascolto con 3 operatori, 40


supponendo una turnazione di questi ultimi pari a quella degli aerofoni abbiamo; a. Numero 24 operatori all’aerofono di scoperta b. Numero 24 operatori all’aerofono al servizio dei proiettori e delle batterie c. Numero 36 operatori al muro d’ascolto In totale, soltanto per il servizio di ascoltazione, erano necessari poco meno di 90 militari, a questo personale andavano aggiunti tutti quelli che concorrevano alla difesa e quindi gli addetti alle centrali di tiro e telemetriche oltre naturalmente agli artiglieri. Una relazione dell’Ufficio B. D.19 dello Stato Maggiore R. Marina informava che alla data del 16 settembre 1940 erano in servizio in tutti i territori di guerra, 300 aerofoni ed altri 60 erano stati ordinati per le piazze ovvero le basi e le batterie costiere, la stessa relazione precisava che un nuovo metodo di calcolo “degli elementi di moto” era allo studio presso la Scuola di Tiro di Gaeta con l’utilizzo di “caschi acustici”. Questo accadeva mentre sui cieli della Gran Bretagna si combatteva la più grande battaglia aerea della storia tra RAF e Luftwaffe (agosto – settembre 1940) in cui i radar di scoperta degli inglesi20 avrebbero giocato un ruolo decisivo nella vittoria di questi ultimi. Quanto personale era impiegato nel servizio di ascolto come parte della difesa aerea complessiva? Non è facile dirlo tuttavia con una

Acronimo di Basi e Difesa I radar inglesi della catena 'Chain Home' o CH erano sistemi che lavoravano nelle frequenze molto basse di 20-30 MHz, e ogni base aveva un gruppo di 4 antenne trasmittenti di 80-108 m di altezza, potenze di 200-800 kW, e un gruppo ricevente con 4 tralicci e cavi metallici lunghi circa 50 metri. 19 20

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certa approssimazione potremmo valutare in circa 7.200 gli aerofonisti in servizio alla data del settembre 1940 più tutti gli addetti ai vari manufatti di captazione, più gli altri addetti ai posti di vedetta delle maglie potendo facilmente superare la cifra di 20.000. Questo numero non comprende ovviamente i militari addetti alle artiglierie A.A. A questi dati numerici già di per sé notevoli, vanno affiancate le considerazioni di natura logistica e operativa, in primis quelle dovute al grande stress in cui operavano soprattutto gli aerofonisti e che comportavano un notevole logorio e necessità di rotazione del personale. Si trattava di quote importanti di personale sottratto alle truppe combattenti vere e proprie ed è questo il motivo per cui le forze armate come il Regio Esercito e la Regia Marina (salvo eccezioni) accettarono di buon grado di delegare alla difesa contraerea e alla difesa delle piazze ad un corpo ausiliario militarizzato come la MVSN. Diversa era la situazione per quanto riguardava l’Esercito operante sui vari fronti e la Marina/Aeronautica nelle basi coloniali o del Possedimento delle Isole dell’Egeo dovendo contare su proprio personale e mezzi.

2.4 Artiglieria Contraerea Diamo qui solo un accenno sull’argomento che peraltro è trattato ampiamente in numerosi altri saggi21. La catena dell’avvistamento

21 Filippo Cappellano, Le artiglierie del Regio Esercito nella seconda guerra mondiale, Albertelli Edizioni Speciali (Parma, 1998) - War machine - Aerospace Publishing Ltd (London UK, 1985), tradotto in italiano da Mario Bucalossi et al. col titolo Armi da Guerra per Istituto Geografico De Agostini (Novara, 1986) – copie

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diurna era quindi ottico/acustica, mentre di notte era solo acustica con eventuale aggancio ottico del bersaglio tramite fotoelettriche. La dottrina militare prevedeva due tipologie di difesa antiarea a) tiro di sbarramento b) tiro in caccia. Il tiro di sbarramento era realizzato tramite i calibri più grandi come ad es il 102/3522 e il 90/5323 Fig.17), esso creava una cortina o muro di esplosioni alle quote e nella direzione degli aerei attaccanti. Il tiro in caccia che evoca appunto l’immagine di un cacciatore che spara a un volatile seguendone la traiettoria, era effettuato con calibri come il 75/4624 o il 76/4025, era molto efficace a basse quote con mitragliere pesanti come la Breda 37/54.26 (fig 14).

DVD di manuali originali su artiglierie della I G.M. e degli anni 20 si possono acquistare su ebay http://www.1gm.it/cd-italia-artiglieria.html 22 Il 102/35 Mod. 1914 sviluppato dall’ Ansaldo fu operativo principalmente su torpediniere e sommergibili poi riconvertito come artiglieria contraerea. 23 Il cannone 90/53 fu il miglior pezzo contraerei pesante italiano della seconda guerra mondiale, affidabile e potente, teoricamente in grado di colpire aerei a 11.000 mt. d’altitudine fu utilizzato anche come anticarro, aveva prestazioni comparabili se non migliori del famoso 88 tedesco. 24 Primo pezzo contraerei interamente realizzato in Italia, fu prodotto dalla Ansaldo nel 1934 sulle specifiche e le esperienze della Scuola di Artiglieria Contraerei di Nettuno. 25 Il 76/40 Mod. 1916 R.M. (Regia Marina) era un cannone utilizzato principalmente nella prima guerra mondiale prevalentemente a bordo di unità navali leggere. 26 La Breda 37/54 era un cannone-mitragliera contraerea prodotta dall'italiana Breda, tiro utile 3.500 mt con cadenza 140 colpi minuto era un arma molto valida.

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Figura 14 Marinaio inserisce caricatore di munizioni in un complesso binato da 37/54, isola di Lero 1941. Fototeca ACS Istituto Luce.

La direzione del tiro non poteva essere basata solo sui dati approssimativi di rilevamento acustico e, infatti, già dal 1937 entrava in servizio la Centrale di Tiro Gala cui seguì nel 1940 la Centrale Gamma.27 (fig.15) e poi la B.G.S.28 (fig.16).

27 Di produzione ungherese della ditta Gamma-Juhasz fu impiegata per tutto il conflitto dando ottimi risultati, rimase in servizio anche nel dopoguerra venendo integrata nella centrale Contraves F90BT , fu radiata a metà anni 60 insieme ai cannoni da 90/53. 28 La centrale Borletti Galileo San Giorgio di produzione nazionale entrò in servizio nel 1941 per sostituire la Gamma, fu utilizzata in asservimento col radar

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Figura 15 Centrale G del 1940 riutilizzata dall'E.I. su pezzi da 90/53 nel dopoguerra.

Il cuore delle Centrali di tiro era il “calcolatore elettromeccanico” che misurava la rotta, la quota e la velocità degli aerei nemici. Naturalmente i dati necessari all’elaborazione dovevano essere forniti

tedesco Wurzburg D e rimase in servizio sino agli anni 60 col radar inglese GL MK II.

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dai sensori che nel nostro caso erano gli aerofoni ed il telemetro, dispostivi gestiti manualmente.

Figura 16 Centrale di tiro BGS con telemetro solidale in grado di trasmettere istantaneamente i dati rilevati di quota e distanza. Isola di Lero 1941. Fototeca ACS Istituto Luce.

Le Centrali di tiro richiedevano molto personale specialistico da 4 a 6 operatori (fig.16 ), erano installate lontano dai pezzi a cui erano collegate con numerosi cavi elettrici e telefonici. Generalmente esse non potevano comandare direttamente i pezzi gestiti dai serventi, soltanto molto piÚ tardi, con l’avvento dei radar tedeschi, fu realizzato il cosiddetto asservimento dei pezzi ossia il controllo elettrico del posizionamento automatico in azimuth ed elevazione dei pezzi d’artiglieria.

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Figura 17 Cannone 90/53 si tratta di un pezzo riutilizzato dall'E.I. con centralina collegata a radar, il pezzo si trova nel Poligono di Tiro di Nettuno. Foto dell'autore.

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3. Principi di funzionamento dell’aerofono Un aereo a elica e motore a scoppio, come quelli della II G.M., produce in volo un rombo determinato principalmente da a) scarico dei motori di frequenza compresa tra 100 e 1.000 Hertz29 b) rumore generato dal moto delle eliche di frequenza compresa tra 100 e 400 Hertz. Per il noto fenomeno Doppler un osservatore a terra percepisce un intensità del rumore crescente o decrescente a seconda che il velivolo si avvicini o si allontani b, l’intensità del rumore30 che si propaga nell’aria alla velocità di 340 m/sec diminuisce all’aumentare della distanza di un ascoltatore in base a legge logaritmica. Facendo un esempio grossolano, il rombo di un elica percepito a 10 km è 100 milioni di volte inferiore a quello percepito ad un metro di distanza dalla stessa. Un altro fenomeno interessante, il cosiddetto effetto Murray, fu osservato appunto da quest’ultimo durante la I G.M. e consiste nell’improvviso aumento d’intensità del rombo quando un aereo passa allo zenit dell’osservatore e quest’ultimo abbassa repentinamente la testa. Il suono è altresì scomponibile in tre elementi 1) la frequenza 2) l’intensità 3) il timbro, esso si propaga per onde che

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L'hertz (simbolo Hz) è l'unità di misura della frequenza. L’hertz è definito come l'inverso del secondo, per cui si indica dimensionalmente come Hz [=] 1/s, tale unità di misura può essere applicata a qualsiasi evento periodico/ciclico come appunto il moto di un elica. 30 Il suono è una grandezza fisica (come la potenza di una radiazione o di un segnale)che si misura in Bel, simbolo B, è un'unità di misura relativa che viene paragonata a un valore di riferimento su scala logaritmica.. Viene spesso usato nel campo dell'acustica (potenza di un suono) o delle radiazioni elettromagnetiche (in particolare per indicare il guadagno o la perdita di un segnale radio). E’calcolato come rapporto tra due grandezze omogenee con l’espressione

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hanno una loro lunghezza d’onda31 che varia da 0,017 metri per i suoni acuti sino a 17 metri per i suoni gravi. Il suono è quindi un energia che si propaga come un onda che viene assorbita e riflessa in modo diverso dal tipo di superficie impattata, un muro assorbe solo il 3% dell’energia mentre un tendaggio spesso può assorbirne sino al 30%. Quando un suono riflesso giunge contemporaneamente in uno specifico punto dello spazio detto nodo si annulla mentre in un altro punto detto ventre esso si somma, questo fenomeno è detto delle “onde stazionarie” e riveste una grandissima importanza sia nell’acustica che nel campo delle comunicazioni radio. Vedremo nel successivo capitolo relativo ai “Muri d’ascolto” come questi fenomeni abbiano determinato la progettazione di queste strutture. L’orecchio umano è un organo complesso in grado di percepire la direzione di provenienza di un suono in base ad un effetto detto “biauricolare”, per esempio se un osservatore ha l’orecchio destro più vicino alla direzione di provenienza di un suono, pur essendo percepito anche dal sinistro, egli volgerà il capo verso destra sino a che, il sistema nervoso auditivo, percepirà un intensità di segnale uguale in tutte e due le orecchie e la perpendicolare dell’asse tra le due orecchie (tipicamente distanti 20 cm) ovvero il naso, rappresenterà appunto la direzione di provenienza del suono. L’osservatore tuttavia, anche se ruota il capo con piccoli movimenti a destra o a sinistra, non riesce a determinare esattamente la direzione del rumore se l’origine di questo si muove, quest’angolo di approssimazione detto di esitazione è pari a circa 10°.

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La lunghezza d'onda λ è definita come:

dove , al numeratore, è

la velocità di propagazione e , al denominatore, la frequenza dell'onda.

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Gli aerofoni erano distinti in due macrocategorie a) da scoperta b) da rilevamento, il primo tipo era destinato ad equipaggiare i posti d’ascolto più esterni avendo minor precisione ma raggio d’ascolto superiore, il secondo tipo era più preciso ed era utilizzato in diretta connessione con le centrali di tiro delle batterie AA. Ai primi aerofoni a 2 trombe degli anni 20 e 30 seguirono quelli a quattro trombe prodotti dalle Officine Galileo serie OG ed il SAFAR 4032 a due, scelti dalle Forze Armate perchè di produzione nazionale. Gli aerofoni erano in grado di fornire sia la direzione azimutale sia l’angolo “Alfa” ovvero l’angolo che percorreva l’onda acustica per giungere all’aerofono. Possiamo immaginare un gigantesco triangolo rettangolo al cui vertice A si trova l’aereo nemico, l’ipotenusa AC è la distanza che percorre l’onda acustica per giungere all’aerofono sito in C mentre CB è la distanza verticale tra aerofono e aereo (fig.18) ovvero la quota supponendo sempre velocità costante e moto rettilineo, l’angolo α era definito come “sito”, pertanto questo rilevamento veniva chiamato di sito (angolo di ricezione dell'onda acustica rispetto all’osservatore).

32 Costituita a Milano nel 1923, la SAFAR si dedicò principalmente alla produzione di apparecchi radio per scopi militari. Fallì nel 1948 perché non aveva liquidità pur vantando grossi crediti a fronte dei contratti con Esercito e Marina per la fornitura di apparecchiature di radiocomunicazione durante la guerra.

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Figura 18 Grafico che illustra il rilevamento di sito o angolo α

Tuttavia il rilevamento di sito era affetto da un errore causato dalla “relativa “ bassa velocità33 del suono, questo fenomeno fisico che condiziona la possibilità di determinare precisamente la direzione angolare di arrivo di un suono è chiamato “parallasse acustica”(fig.19) Osservando il grafico sottostante possiamo capire immediatamente il fenomeno, supponiamo che l'aereo rappresentato, voli orizzontalmente alla quota di 3.000 m con una velocità di 500 km all'ora che corrispondono a 140 metri/secondo in direzione e moto costante verso la verticale dell’aerofono. L’onda sonora generata dalle eliche/motore causa un rilevamento acustico quando l'aereo si trova a 45 gradi (posiz. S) rispetto all’aerofono A, da questa posizione l’onda acustica percorre 4.250 mt. in 12,5 sec. (ipotenusa del triangolo),

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La velocità di propagazione del suono in aria è pari a 340m/sec

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l’operatore la riceve e comunica questo rilevamento di “sito” alla centrale di tiro ma la posizione S è già superata poichè in questi 12,5 secondi l'aereo avrà percorso 1.750 metri raggiungendo il punto S1 e l'angolo fra l’aerofono e l'aereo sarà variato a 22 gradi comportando un errore di rilevamento reale di “sito” di 1 grado.

Figura 19 Grafico che illustra il fenomeno della parallasse acustica

Pertanto se i cannoni avessero dovuto sparare con quel dato i proiettili avrebbero raggiunto (questo in linea puramente teorica) il punto S dove ormai non c’era più alcun aereoplano. Per correggere questo errore furono progettati degli appositi regoli correttori di parallasse e poi dei “computer” ante litteram, apparecchiature elettromeccaniche di estrema precisione in grado di effettuare calcoli trigonometrici complessi in modo “analogico”. Essi erano collegati agli aerofoni ed il rilevamento di sito così corretto era quindi inviato elettricamente alla centrale di tiro. Per gestire un aerofono tipico a 4 52


trombe come l’OG 41 servivano 4 operatori di cui 2 seduti sull’apparato e 2 addetti alla strumentazione (correttore parallasse e grafometro fig.20).

Figura 20 Schema interno del correttore di parallasse dell'aerofono OG41 tratto dal manuale d'uso e manutenzione. “Istruzioni sul materiale aerofonico e norme per la formazione e l’addestramento degli aerofonisti” 1942 Comando Milizia Artiglieria Marittima.

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Figura 21 Tabella per determinare la quota data distanza e sito, da un manuale di tiro c.a. ciclostilato.

Alla luce di queste sintetiche considerazioni di acustica possiamo quindi definire l’aerofono (fig.22-23) come un dispositivo meccanico costituito da almeno due captatori acustici a forma di calice in grado di amplificare meccanicamente il debole rombo proveniente da un velivolo e convogliarlo ai due padiglioni auricolari di un operatore specificatamente addestrato.

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Figura 22 Aerofono mod OG 41 prodotto dalle Officine Galileo nel 1941, rappresentava l’evoluzione dei modelli precedenti 34-36-39, era dotato di 4 trombe 2 per la direzione e 2 per il sito. Da “Istruzioni sul materiale aerofonico e norme per la formazione e l’addestramento degli aerofonisti” 1942 Comando Milizia Artiglieria Marittima. Centro Studi e Documentazione “Forte Cavalli” – Messina

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Figura 23 Aerofono OG41 a Monte Patella, Isola di Leros. La foto, scattata dagli operatori LUCE, simula una situazione operativa, gli aerofonisti in questo caso sono marinai. La foto sebbene tecnicamente imperfetta è unica poichè raramente nelle poche foto di aerofoni appaiono gli operatori. Fototeca Luce in ACS.

Gli aerofoni erano quindi strumenti in grado di captare questo rombo a distanze tra 15 e 24 km. e determinare la direzione e la quota degli aerei nemici. Tutti gli aerofoni erano costituiti da almeno una coppia di trombe di varia forma. L’aerofono era uno strumento di notevole complessità meccanica e precisione, si preferiva il profilo parabolico delle trombe perché dava avere uguale rendimento per tutte le frequenze, con altrettanta cura dovevano essere progettati i tubi di adduzione alle orecchie per evitare riflessioni interne e 56


assorbimenti (fenomeno delle onde stazionarie) mentre le orecchiere erano in gomma spugnosa per adattarsi alle orecchie degli operatori. Ma una centrale di tiro per dirigere correttamente il fuoco dei cannoni contraerei aveva bisogno di altri dati oltre alla direzione e la quota ovvero velocitĂ e distanza angolare per questo era necessario un vero e proprio sistema (fig.24) .

Figura 24 Schema di una centrale avanzata con tutti gli strumenti necessari all'elaborazione dei dati.

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4. Operatività dell’aerofono Gli aerofoni erano normalmente posizionati avanti alle batterie antiaeree a circa 200 m. di distanza in modo da essere investiti da dietro dalle onde sonore dei colpi esplosi ed in posizione leggermente inferiore al livello del terreno, condizione non sempre possibile. Essi dovevano essere poi correttamente posizionati rispetto al Nord Magnetico per consentire la taratura dei misuratori meccanici. Tutti gli aerofoni (fig.22) erano costituiti da 1) traliccio di sostegno delle trombe 2) basamento/colonna fissa con funzione di perno 3) organi di movimento/orientamento azimuth e zenit 4) cerchio azimutale, suddiviso in millesimi convenzionali con suddivisioni di 10°, esso veniva tarato verso il nord magnetico e illuminato da lampadine per uso notturno 5) trombe/tubi di adduzione34 6) sistema di livellamento al suolo 7) correttore di parallasse35 8) accessori36. Pur esistendo aerofoni a una sola coppia di trombe lo standard più diffuso era quello a 4 trombe ossia a due coppie di trombe una posizionata orizzontalmente per determinare l’azimut37 di provenienza e l’altra verticale per determinare lo zenit38 (Fig 13-14) . Nell’addestramento e nella pratica operativa poiché gli aerofoni erano operati dalla

Le trombe avevano diametro tipico di 50 cm. e 60 di profondità Non tutti gli aerofoni ne erano dotati 36 Bussola, cannocchiale,teli di protezione antipioggia e feltri esterni per trombe onde evitare i disturbi parassiti delle gocce di pioggia 37 l'azimut è la coordinata orizzontale angolare espressa in gradi angolari sessagesimali/minuti/secondi, in pratica rappresenta la direzione di provenienza del velivolo nemico letta in gradi rispetto al Nord magnetico sulla scala del cerchio azimutale 38 lo zenit è il punto di intersezione tra la linea perpendicolare al piano dell'orizzonte passante per l'osservatore con la superficie dell'emisfero celeste visibile, 34 35

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MILMART /MACA 39 si utilizzava il gergo tipico dell’artiglieria indicando con brandeggio lo spostamento in senso azimutale e sito quello riferito allo zenit. L’operatore o gli operatori40 esploravano continuamente l’arco di cielo assegnato agendo sui volantini appositi, non appena veniva captato un debole segnale come il tipico rombo delle eliche, l’operatore eseguiva rapidamente alcuni aggiustamenti per ridurre al minimo l’errore di esitazione, in caso di aerofoni a 4 trombe l’operatore di “zenit” ovvero quello delle trombe verticali, eseguiva la stessa operazione in senso verticale. Allorchè l’operatore “master” aveva raggiunto la certezza dell’avvistamento comunicava telefonicamente od a voce al commilitone addetto i dati di quota e direzione. Il segnalatore a sua volta ripeteva i dati al capo maglia od al capo pezzo se l’aerofono era un PVB collocato vicino alle batterie. Si comprende bene come questo sistema di avvistamento totalmente umano fosse alquanto inefficiente e facilmente erroneo. Gli aerofonisti sapevano di avere pochissimo tempo per lanciare l’allarme dato che il margine disponibile per l’apertura del fuoco non poteva essere maggiore di 15 – 20 minuti. Questa prontezza determinava un grande stress negli operatori sottoposti anche a notevole sforzo fisico per muovere l’aerofono, essi sapevamo che un esplorazione d’orizzonte della durata anche di soli 5 minuti avrebbe ridotto i già

39 Acronimo di Milizia Artiglieria Marittima, specialità della M.V.S.N. essa dipendeva operativamente dallo Stato Maggiore Marina tramite i Comandi Militari Marittimi della Regia Marina ed aveva funzioni di difesa antiaerea ed antinave dei siti di prevalente interesse della Regia Marina (postazioni costiere, porti). Nell’isola di Lero in Egeo il sistema di allerta antiaereo e le batterie stesse sia a.n. che a.a, a differenza del territorio nazionale, erano operate direttamente da personale della Regia Marina. In particolare gli aerofonisti erano formati presso la scuola sita a Varignano (pr. La Spezia) attuale sede del COMSUBIN. 40 Gli operatori erano due sugli aerofoni a 4 trombe come gli OG 34 e 41, uno addetto alle trombe orizzontali e l’altro addetto alle trombe verticali.

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piccoli margini d’allarme. Gli aerofoni nel corso dei primi anni di guerra dettero risultati mediocri ed in particolare il SAFAR mod. 40 (fig.25) a due trombe, innumerevoli furono le incursioni aeree mai segnalate o segnalate con grande ritardo sia nel territorio nazionale che fuori.

Figura 25 Aerofono SAFAR 40 a due trombe conservato presso il Museo dell'ISCAG a Roma. E' l'unico esemplare esistente in Italia. Foto dell’autore.

Ricordiamo il disastroso bombardamento del porto di Taranto nella notte tra l'11 ed il 12 novembre 1940 ad opera degli aerosiluranti Fairey Swordfish della Royal Navy che misero fuori uso la Littorio, la Cavour, la Duilio ed altre unità minori. I numerosi perché del 60


successo dell’incursione britannica sono stati analizzati da un imponente storiografia britannica ed italiana ma forse nessuno ha intuito che dietro la scarsa efficacia della rete di allarme antiaereo potevano esserci delle motivazioni tecniche sconosciute. Possiamo citare un esempio emblematico di mancato allarme antiaereo e conseguente disastroso bombardamento poco noto in Italia, si riferisce al 26 settembre 1943 sull’isola di Lero, dotata di ben 7 aerofoni, quando una formazione di Ju 88 piombò sulla baia di Portolago41 inavvertita in pieno giorno. In quel bombardamento, effettuato con bombe a caduta e non siluri, morirono circa 300 militari italiani, in prevalenza marinai e affondò l’ incrociatore ellenico “Principessa Olga”. Sebbene questi esempi si riferiscano a due situazioni storiche ed operative diverse a tre anni di distanza l’una dall’altra, potrebbe sorgere qualche sospetto circa l’esistenza di alcuni fattori in comune. Per esempio in entrambi i casi, Taranto e Portolago, gli aerei provenivano dal mare a bassa quota e le condizioni meteo, nei limiti stagionali, erano buone, addirittura a Lero splendeva il sole. Ma questi dubbi circa la scarsa efficacia della rete d’allerta aerofonica sussistevano già da tempo, si verificavano infatti fenomeni apparentemente sconcertanti per cui le portate acustiche di questi apparecchi diminuivano nelle giornate di sole oppure fatto ben più grave, non si percepivano le onde sonore di aerei in avvicinamento a quote basse comprese tra i 300 ed i 1500 metri, si percepivano meglio gli aerei in picchiata verticale piuttosto che non in moto rettilineo a quote medio basse. Dietro questi fenomeni ci dovevano essere delle motivazioni fisiche che andavano comprese per porvi in qualche modo rimedio. Nel corso dell’inverno 1941 Maridife

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Attuale Lakki

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La Spezia incaricò alcuni ufficiali ingegneri di Marina di effettuare delle sperimentazioni da tre fosse d’ascolto (fig.26) munite di aereofoni ma site in località diverse nei pressi della base navale, i risultati furono mediocri a causa di una serie di problemi ma soprattutto per la scarsa base statistica dei rilevamenti, vennero comunque confermati i problemi riscontrati e si ipotizzarono alcune cause di natura fisica.

Figura 26 Disegno di fossa acustica per aerofono, serviva a schermarlo dal vento o altri rumori parassiti. Da “Istruzioni sul materiale aerofonico e norme per la formazione e l’addestramento degli aerofonisti” 1942 Comando Milizia Artiglieria Marittima

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Ma è proprio da Taranto nel gennaio del 1942, che vennero le risposte ai molti interrogativi sulle scadenti prestazioni degli aereofoni. Lo studio condotto dalla 5a Legione Milmart42 su ordine del Comando FAM (Fronte a Mare) della Piazza Marittima di Taranto43 portò infatti a risultati sorprendenti. L’obiettivo della studio era quello di valutare le prestazioni degli aerofoni SAFAR e Borletti (fig.27-28) della difesa antiaerea in situ e fornire istruzioni operative per risolvere o attenuare le limitazioni tecniche riscontrate.

Figura 27 Aerofono Borletti in una fossa acustica di cemento, si tratta di una vasca di cemento sita a Monte Patella, isola di Lero. AUSMM Fondo MDS.

42 Relazione presentata il 9 gen 1942 dal Seniore Comandante G. Cavallo . AUSMM Fondo MILMART 43 Foglio 9384 del’11 settembre 1941 di Maripiazza Taranto. AUSMM Fondo MARIDIPART 1942 Busta 174 f2447

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A differenza delle esperienze a La Spezia , questo studio venne condotto in modo scientifico con ampiezza di mezzi e su una base statistica significativa. Nella simulazione d’attacco furono usati come aerei incursori, idrovolanti Cant Z 501 e 506, caccia Fiat G 50, collaborò anche un velivolo non specificato della Lufwaffe ed anche un Bristol Blenheim inglese che offrì inconsapevolmente la sua collaborazione. Senza entrare nei dettagli teorici dell’eccellente relazione MILMART, si comprese come la propagazione delle onde acustiche in aria, fosse profondamente influenzata dalle situazioni atmosferiche di temperatura, umidità e vento ma soprattutto dalle differenze di temperatura (gradiente termico) presenti nei vari strati atmosferici tra terra e mare, si comprese che l’opacità acustica era dovuta a complessi fenomeni di rifrazione e riflessione delle onde acustiche. In pratica il rombo di velivoli a bassa quota sopra il mare, proprio a causa delle differenze di temperatura tra strati inferiori e superiori dell’atmosfera e delle caratteristiche fisiche di onda stazionaria del suono, subiva delle rifrazioni anomale che ne attenuavano l’intensità sino quasi a farla scomparire. L’effetto di opacizzazione del suono era ulteriormente aggravato dall’umidità presente nell’atmosfera sopra il mare che ne diminuiva la velocità. La combinazione di questi fenomeni faceva si che i velivoli attaccanti provenienti dal mare a quote medio alte fossero rilevati a distanze anche di 15 – 17 km mentre quelli a quote basse, tra 200 e 600 metri venivano rilevati, quando lo erano, a distanze talmente ravvicinate tra 4 e 7 chilometri da rendere quasi inutile l’allarme44. Lo studio proponeva quindi una serie di accorgimenti sia nella dimensione che nel posizionamento delle fosse d’ascolto tra cui evitare la vicinanza al mare, a boschi, in avvallamenti naturali e così via. Ammesso che tali soluzioni

A parere dell’autore questo fenomeno, non noto prima della stesura di questo libro, potrebbe aver giocato un ruolo importante nei mancati o ritardati allarmi sia nei bombardamenti citati sia in altre situazioni analoghe. 44

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fossero più efficaci ed ammesso che si fosse potuto modificare seppur parzialmente la rete degli aerofoni intorno a Taranto 45 di cui parecchi obsoleti, mancavano sia i cannoni da 90/53 che le centraline tipo G a difesa ma soprattutto era superato il metodo basato sulla tecnica acustica. In Inghilterra e Germania ormai la rete d’allarme in quel periodo era costituita esclusivamente da RADAR che consentivano avvistamenti precoci a distanze di 150 km ossia circa 10 volte superiori all’aerofono con margini operativi che oggi definiamo di “scramble” di almeno 30 minuti.

Figura 28 disegno di buca d'ascolto utilizzata anche per aerofoni da scoperta. Archivio GAK Rodi

La maglia della Piazza di Taranto consisteva in 13 postazioni a semicerchio intorno alla base. 45

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5. Fosse e muri d’ascolto Un altro ingegnoso metodo per la ricezione di segnali acustici deboli era quello delle “fosse” e dei “muri d’ascolto”, questo metodo si basava sulla capacità d’ascolto e direzionalità dell’orecchio umano come illustrato al paragrafo precedente ma senza apparecchiature meccaniche di captazione bensì con l’uso di semplici strutture murarie che amplificavano e riflettevano l’onda acustica. In pratica il debole rumore dell’aereo veniva raccolto in queste strutture e riflesso verso un ascoltatore umano posto sull’asse focale. Ben altra struttura era il muro d’ascolto che per costo e spazio trovava richiedeva una giustificazione d’esigenza militare molto forte. Nonostante l’esistenza di standard progettuali e costruttivi ( fig.29) elaborati dal Genio della Marina e di cui abbiamo traccia negli Archivi, questo tipo di strutture sono praticamente sconosciute 46. Il muro d’ascolto era in grado di riflettere il 97% dell’energia acustica ricevuta ma doveva avere una superficie riflettente intonacata perfettamente liscia. Esistevano due tipi di muro 1) a superficie riflettente piana 2) a superficie riflettente parabolica. Come per gli aereofoni era preferibile il muro a superficie riflettente parabolica poiché si evitava il fenomeno della risonanza e si aveva un rendimento uguale per tutte le frequenze. I muri d’ascolto erano progettati secondo misure standard . Il tipico muro d’ascolto parabolico era diviso in 3 settori di 120° gradi che a loro volta erano orientati in tre macrodirezioni QUADRANTE NORD, QUADRANTE SUD EST, QUADRANTE SUD OVEST realizzando una copertura di 360°, il diametro della circonferenza che

L’autore non è stato in grado di reperire articoli, studi o ricerche in merito, né tantomeno appurare l’esistenza di eventuali strutture sopravissute oltre a quella citata in Italia. 46

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inscriveva il manufatto era di 19,4 mt. mentre la stessa era di 60,9 mt. per una superfice occupata del manufatto di circa 295 mq.

Figura 29 Disegno in pianta del muro d’ascolto parabolico a tre settori. AUSMM Fondo MILMART.

L’altezza da terra era di 2,25 mt., la superficie esterna parabolica riflettente doveva essere perfettamente levigata, la struttura era dipinta in due tonalità per mimetizzarsi col terreno circostante. Un fosso semicircolare per ogni settore di 120° della profondità di 1,60 mt. 67


(bordo interno) e largo 70 cm. ospitava un militare “ascoltatore”, quest’ultimo non doveva essere particolarmente addestrato ma piuttosto doveva avere un udito perfetto ed essere alto più di un 1,60 mt. poichè era preferibile che le sue orecchie fossero più alte del bordo del fosso. La portata di ascolto di questo muro parabolico era stimabile in circa 25 - 50 km47. in condizioni ottimali, questo significava che l’allarme per uno o più aerei nemici (con moto rettilineo uniforme) in direzione normale al muro alla velocità di 400 km/h poteva essere dato (nella migliore condizione) con circa 7-8 minuti d’anticipo sull’effettivo orario di sorvolo/attacco con una precisione azimutale di 5°.

Figura 30 Rendering digitale 3D del Muro d'Ascolto di S. Placido Calonerò (ME) elaborato dall'ing. Michele Campo.

47 Una relazione della Scuola Aerofonisti di Gaeta dell’ottobre 1942, riporta la rilevazione di aerei americani mentre effettuavano un bombardamento sulla città di Napoli distante in linea d’aria circa 70 km. A Gaeta esisteva un muro d’ascolto lineare come quello sito nella Scuola Contraerei di Anzio andato purtroppo distrutto.

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La figura 30 mostra l’elaborazione digitale ottenuta da fotografie scattate dal drone durante la campagna di rilevamento svolta nel novembre del 2017 a San Placido Calonerò. Si può notare che questo manufatto differisce dal disegno standard riprodotto poiché ha soltanto una scala di accesso. Sul tamburo centrale era prevista la collocazione di un aerofono (tipicamente il modello OG 41), questa sistemazione consentiva una più rapida comunicazione tra la vedetta collocata nel fosso con gli operatori dell'aerofono per la successiva fase di affinamento della provenienza degli aerei nemici. Le misure rilevate tramite le foto da drone sono coerenti con le misure stabilite nei disegni progettuali anche se le realizzazioni pratiche potevano essere differenti a seconda della disponibilità dei materiali edilizi sul posto. E’ probabile che i muri d'ascolto costruiti precedentemente all'entrata in guerra dell'Italia fossero costituiti da mattoni in laterizio comune e malte leganti standard. Per costruire la parte parabolica ovvero la superficie interna a generazione parabolica era assolutamente necessario provvedere ad una stuccatura e lisciatura di notevole accuratezza, per questa operazione venivano utilizzate delle casseforme o sezioni paraboliche precostituite. Per offrire il massimo grado di levigatezza alla superficie parabolica e quindi durezza per dare la massima riflessività è probabile che fossero usate delle malte con polvere di marmo.

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Figura 31 Disegno del profilo del muro d'ascolto parabolico utilizzato per la costruzione della superficie interna riflettente. AUSMM Fondo MILMART.

Nei disegni progettuali reperiti negli archivi non è stato possibile trovare indicazioni specifiche circa gli schemi mimetici utilizzati. Si può pertanto ipotizzare che l'ente militare locale costruttore del manufatto, scegliesse la mimetizzazione piÚ adeguata alle situazioni ambientali. Tuttavia lo schema mimetico prevalente era quello delle bande irregolari verticali bicromatiche, infatti, sia il muro di Leros che quello di San Placido riportano questo schema sebbene la tinta dei due differisca. In area mediterranea erano utilizzati fondamentalmente 70


come base il color ocra accoppiato con il giallo sabbia. Sul bordo esterno del fosso di cemento era riportata la graduazione angolare azimutale a passi di 5°, nell’unica foto ad oggi nota di militari in un muro d’ascolto (fig.32), scattata nel 1939 presso la Scuola Contraerei di Anzio, possiamo apprezzare la situazione operativa reale in cui si trovavano gli operatori e la loro altezza media rispetto al bordo del fosso. Nella foto si osserva chiaramente nel bordo di cemento, la gradazione angolare che consentiva la determinazione della direzione di provenienza

Figura 32 In questa foto della Scuola Contraerei di Anzio appaiono alcuni ufficiali tra cui un ammiraglio e si può apprezzare la graduazione angolare sul bordo del fosso e l'effettiva situazione operativa in un muro parabolico.

ovvero l’azimuth dei velivoli nemici. Il militare “ascoltatore” di guardia la comunicava leggendo la scala graduata al bordo angolare della fossa, di queste graduazioni l’autore ne documentò le tracce di 71


colore rosso sul Muro d’ascolto di Monte Patella nel 2002, successivamente esse scomparvero. Il muro d’ascolto era un “captatore” che s’integrava con gli aereofoni nel sistema d’allerta ma non li sostituiva. Infatti abbiamo visto come gli operatori di un aerofono dovessero compiere un esplorazione d’orizzonte manuale in un certo tempo lasciando scoperti i settori angolari già esplorati o da esplorare, questa impossibilità di allarme in tempo reale era invece superabile col muro d’ascolto. Il militare poteva avvertire il debole rombo degli aerei pur essendo magari all’estremità opposta nella fossa del muro, perché il suo orizzonte di captazione era pari a 120°, pertanto egli appena udiva anche un debolissimo segnale si spostatva all’interno della fossa sino a individuare la direzione di massima intensità del rumore sempre col viso rivolto verso il muro, a quel punto egli con un piccolo spostamento a destra o sinistra (per ridurre l’angolo di esitazione) leggeva la direzione azimutale dipinta sul bordo della fossa e la comunicava al capoposto mediante un telefono campale oppure premendo un pulsante elettrico di un campanello che richiamava l’attenzione degli operatori dell’aerofono soprastante. Per evitare che i rumori prodotti dal calpestìo dell'operatore stesso disturbassero la ricezione era necessario coprire il fondo della fossa con uno strato di sabbia di almeno 5 cm, era altresì necessario che l'altezza dell'operatore fosse superiore al bordo della fossa stessa giusta perché non andavano bene operatori troppo bassi e quindi con altezza delle orecchie inferiori al bordo della fossa. Per il muro d’ascolto non era richiesto un addestramento particolare bastava un militare dall’udito buono. La portata del muro di ascolto era proporzionale alla sua altezza ma evidentemente non era conveniente per motivi di visibilità e difesa del manufatto stesso, alzarla troppo, per questa ragione le portate medie dei muri parabolici italiani erano

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inferiori a quelle dei muri d'ascolto inglesi situati lungo la costa della Manica ed anche a Malta48. È interessante notare che il muro d'ascolto poteva essere utilizzato anche in campo anti silurante / antinave avendo la possibilità di percepire i suoni emessi sia da sommergibili che da motoscafi veloci tipo MAS.

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L’altezza dei muri d’ascolto inglesi era di circa 10 mt. e lunghezza di circa

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5.1 Fosse e tane d’ascolto La struttura acustica più semplice era la fossa d’ascolto (fig.33-34 ), in pratica una buca che poteva accogliere un solo militare ma costruita in muratura. Questo primitivo sistema d’allarme acustico era utilizzato nei Posti di Vedetta in condizioni di scarsa visibilità (pioggia o nebbia) o di notte, esso affiancava la vedetta munita di cannocchiale ma non la sostituiva.

Figura 33 Disegno di buca d'ascolto concava.

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In pratica la buca d’ascolto isolava il militare dai suoni parassiti dovuti al vento o di altra origine poichÊ le sue orecchie si trovavano sotto il livello del terreno, poteva soltanto udire i suoni provenienti dal cielo entro un angolo ben preciso determinato dalla ampiezza della tana e dalla caratteristica struttura concava o a imbuto della stessa. Probabilmente questo sistema consentiva di raddoppiare la portata naturale dell'udito umano con una certa capacità direttiva. Non necessitava di ulteriori strumentazioni tecniche.

Figura 34 Tana d'ascolto della Scuola Aerofonisti di S.Placido (ME). Foto dell’autore.

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6. L’esperienza inglese, i muri d’ascolto sulla Manica La sperimentazione e la realizzazione di manufatti acustici (Sound Mirror fig.35) per la difesa antiaerea fu una conseguenza indiretta degli studi di acustica intrapresa dal dr. William Sansome Tucker49 allorchè arruolato nell’ Esercito Inglese fu destinato alla Stazione Sperimentale di Acustica a Kemmel Hill in Belgio durante la I G.M. Inizialmente incaricato di studiare dei dispositivi in grado di captare le onde acustiche dei proiettili d’artiglieria ben presto si accorse che fili di platino riscaldati variavano la loro resistenza elettrica allorchè raggiunti da onde acustiche. Osservando che all’arrivo di una granata d’artiglieria usciva un piccolo flusso d’aria dal buco di una tana di topo vicino al suo letto, costruì un sensore utilizzando un filo di platino riscaldato collocato all’imboccatura di una giara di rhum vuota. Da queste esperienze nel settembre 1916 furono distribuiti in tutto il fronte dei microfoni per individuare le granate nemiche in arrivo. Ben presto ci si accorse che tale tecnica poteva essere utile per difendersi dalle incursioni dei dirigibili Zeppelin tedeschi. Alla fine della I G.M. il dr. Tucker fu nominato Direttore dello Sabilimento di Ricerche Aeronautiche Acustiche a Biggin Hill50. Gli studi di Tucker portarono alla realizzazione dei primi Sound Mirrors o Muri d’Ascolto, egli può quindi essere considerato il padre del Muro d’Ascolto.

Nato 1877, morto 1955, laureato in fisica a Londra. Biggin Hill è attualmente un aeroporto di aviazione generale a sud di Londra famoso durante la II G.M. perché sede di squadriglie da caccia che sostennero il maggior peso della Battaglia d’Inghilterra e dove vi fu installato uno dei primi radar d’avvistamento. 49 50

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Figura 35 Sound Mirror di Denge, Contea https://www.flickr.com/groups/soundmirrors/pool/

del

Kent.

Fonte;

L'esperienza inglese si perfezionò soprattutto negli anni 20 fino agli anni 30 con esempi di manufatti fino al 1935 come quello di Malta “Il Widna”. In Inghilterra i muri d'ascolto furono costruiti naturalmente nelle coste della Manica che fronteggia la Francia e l’Olanda e successivamente più a sud-ovest sino a Southampton. I muri d’ascolto o meglio i Sound Mirrors sono assai diversi da quelli sviluppati in Italia, sono semisfere ricavati all'interno di veri e propri blocchi di cemento (fig.36), non ci sono operatori umani ma microfoni posizionati nel fuoco della della sfera che rilevano la maggiore intensità del suno in relazione alla direzione di provenienza degli aerei nemici. 77


Figura 36 Il sito di Denge, a sinistra il grande Sound Mirror e le semisfere in cemento. Fonte; https://www.flickr.com/ groups/soundmirrors/pool/

Il muro d'ascolto parabolico inglese più famoso e probabilmente il più grande esistente al mondo, è quello di Denge presso Dungeness (fig.35) nella contea del Kent. Intorno ad esso esistono diversi altri muri semisferici di cemento. Il muro parabolico di Dungeness è lungo 100 m ed alto 10 esso era probabilmente in grado di rilevare velivoli nemici a distanze comprese tra i 35 e i 60 km con un errore azimutale di più o meno 2,5 °, sì consideri che la prestazione di orecchio umano di una persona sana è in grado di rilevare il suono prodotto dalle eliche di un aereo in condizioni ottimali a una distanza compresa tra i 5 e i 10 km. Il sito di Dungeness è un sito protetto dove sono organizzate visite guidate all'interno di questa zona semi paludosa che 78


è anche un oasi faunistica. In Inghilterra a differenza di quanto avviene in Italia, sono stati elaborati progetti di conservazione51 dei siti Sound Mirrors da parte dell’ente Aggregate Levy Sustainability finanziato e gestito dall’English Heritage.

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The Listening Mirrors – A Conservation Approach to Concrete Repair Techniques by Alan Wright and Peter Kendall. Journal of Architectural Conservation, Volume 14, Issue 1, March 2008

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Manufatti Mediterraneo

7.

ed

apparati

esistenti

nel

Nei seguenti capitoli sono descritti i manufatti sinora mappati e documentati nell’area Mediterranea, è compreso anche il Sound Mirror inglese “Il Widna” a Malta. Non è possibile escludere, anzi sarebbe auspicabile, che nel prossimo futuro sia scoperto e documentato qualche altro manufatto integro o parzialmente integro. Indizi dell’esistenza di altri manufatti simili nei pressi delle più importanti basi navali ci sono, un approfondimento in merito si trova nel capitolo 7.4 tuttavia il fatto più eclatante e preoccupante è che nessuno dei due manufatti noti (sia in Italia che in Grecia) sia stato riconosciuto come Bene Storico Tutelato, la fortuna del Muro d’ascolto di San Placido è quella di insistere su un terreno di un Istituto Scolastico Statale ed inacessibile al pubblico mentre quello di Leros si trova in un terreno demaniale utilizzato a pascolo caprino/ovino da cui ne è stato fortemente danneggiato. Grazie all’opera di sensibilizzazione svolta dall’autore, le autorità municipali di Leros hanno preso coscienza del valore di questo manufatto anche se ad oggi nessun vincolo di tutela è stato posto. A Malta il Sound Mirror “Il Widna” dalle dimensioni colossali (10 mt. D’altezza e 60 di lunghezza) è all’interno di una stazione di telecomunicazioni solidamente protetto da invalicabili barriere, la sua esistenza è nota a tutti ed è considerato una testimonianza storica anche se non servì durante la guerra.

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7.1 Il Muro d’ascolto del Monte Patella (Isola di Leros Grecia) Nel numero 121 della rivista Storia Militare ottobre 2003 (fig.37) fu pubblicata la 1.a parte di un articolo dello stesso autore sulla “Battaglia di Lero”, in ultima di copertina figurava questa foto a colori del Muro d’ascolto di Monte Patella, la dicitura testuale era “la speciale struttura in cemento armato al centro della quale era posizionato l’aerofono”. A parte le imprecisioni dovute alla limitata conoscenza dell’argomento all’epoca, questa è probabilmente la prima notizia con foto che testimonia l’esistenza una struttura militare così “strana” sulla stampa specializzata italiana.

Figura 37 L'ultima di copertina del n.o 121, ottobre 2003 della Rivista Storia Militare con la foto del Muro d’ascolto di Monte Patella, isola di Leros, scattata dall’autore nel 2002 probabilmente la prima foto pubblicata in Italia di questo manufatto assolutamente sconosciuto.

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La foto era stata scattata nella prima visita dell’autore a Leros nel 2002 in cui fu effettuata la ricognizione del sito comando della difesa italiana a Monte Patella (Comando DICAT-FAM).

Figura 38 Sezione della mappa delle batterie Contraeree di Lero riguardante Monte Patella, anno 1943. AUSMM Fondo Reparto MDS.

Successivamente nel 2016 dopo vari sopralluoghi e con l’ausilio del drone l’autore produsse una mappa del sito che fu messa a disposizione sia del Comune di Leros sia di un agenzia turistica locale52 per la libera distribuzione ai turisti che visitano il sito (fig.39).

52

http://www.lerosactive.com/

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Figura 39 Mappa parziale del Comando DICAT – FAM realizzata dall’autore tramite foto interpretazione da drone. Foto Markos Spanos, elaborazione grafica G.Zennaro,.

Il Muro d'ascolto di Monte Patella (fig.40), isola di Leros, Grecia, ha le seguenti coordinate 37° 07" 34' N 26° 49' 11". Esso è di tipo parabolico a tre settori con postazione aerofonica, dista circa 170 mt. dal bunker Comando DICAT – FAM53 nell’area di un complesso difensivo costituito da alcune batterie e due postazioni aerofoniche. Esso si trova ad un’altezza di 238 metri s.l.m., è diviso in 3 settori di

53

Acronimo di Difesa Contraerea Territoriale – Fronte a Mare

83


120° gradi che a loro volta sono orientati in tre macrodirezioni QUADRANTE NORD, QUADRANTE SUD EST, QUADRANTE SUD OVEST realizzando una copertura di 360°. Ha un diametro di circa 18 mt con un circonferenza di circa 57 mt. ed un altezza da terra di 2,30 mt. Costruito da un alzato in pietra locale cementata, il muro presenta la superficie esterna parabolica riflettente perfettamente levigata, la struttura era dipinta a due tonalità di giallo sabbia e ocra per mimetizzarsi col terreno circostante, essa è danneggiata in più settori. Un fosso semicircolare per ogni settore di 120° ospitava un militare “ascoltatore” specializzato che determinava la direzione ovvero l’azimuth dei velivoli nemici e la comunicava leggendo una scala graduata al bordo angolare della fossa, di queste graduazioni di colore rosso ancora nel 200254 se ne conservavano tracce.

54

Testimonianza dell’autore durante la sua prima visita a Leros

84


Figura 40 Il Muro d'ascolto durante i lavori di restauro nel giugno 2016, il grandangolo della ripresa da drone falsa le dimensioni reali schiacciandole. Foto Markos Spanos.

Il manufatto si presentava fortemente danneggiato con la totale asportazione del pavimento centrale della postazione aerofonica con tutti e tre i muri parabolici danneggiati al centro, delle due scale di accesso al tamburo della postazione aerofonica, una è completamente assente mentre si conserva parzialmente intatta un'altra scala di accesso. La tipologia dei danneggiamenti fa supporre che il muro d'ascolto sia stato centrato da una o piÚ bombe durante la battaglia di Leros. L'interno delle Fosse prima del restauro conservativo del 2016, era coperto di detriti e deiezioni caprine per oltre 10 cm di altezza, l'interno del locale centrale di servizio era altresÏ coperto di 85


vegetazione e detriti vari. Il bordo di cemento di contenimento esterno della fossa del settore rivolto a sud est è praticamente scomparso per uno smottamento che interessa la collina sovrastante dal lato del bunker DICAT. Questo smottamento ha sfondato la parete esterna ma non ha ancora toccato il bordo interno della fossa, il progredire dello smottamento e quindi la spinta potrebbe mettere in serio pericolo la stabilità del manufatto (fig.41).

Figura 41 Il bordo di cemento di contenimento esterno della fossa del settore rivolto a sud est è praticamente distrutto da uno smottamento che interessa la collina sovrastante dal lato del bunker DICAT, si può apprezzare l’altezza della fossa dagli operai all’interno. Foto dell’autore.

Tuttavia la minaccia più grave è rappresentata dal pascolo brado di greggi di capre che si rifugiano a seconda delle situazioni di 86


insolazione, al riparo dei muri parabolici che vengono sfregati e leccati per estrarre il sale contenuto nella calce. La struttura stessa del manufatto, costruito con materiali poveri disponibili in loco, come le pietre di calcare ed la malta molto povera utilizzata, è piuttosto fragile. Il progressivo deterioramento del manufatto che l’autore potè constatare anno dopo anno nelle sue visite successive, non poteva essere bloccato con barriere fisiche che impedissero l’accesso delle capre. Peraltro robusti cancelli installati molti anni prima all’ingresso dei bunker e delle casermette militari circostanti furono manomessi e gli edifici utilizzati come stalle o depositi dai pastori locali. L’autore maturò pertanto la convinzione che bisognasse intervenire con una operazione di conservazione minimale ovvero un'operazione che prevenisse l'ulteriore degrado del manufatto. Il pericolo più grosso derivava dallo sbriciolamento e dalla caduta delle pietre dalle sezioni distrutte del muro. Occorreva quindi ricoprire con malta tutte le parti esposte dei muri parabolici danneggiati ed anche tutte le superfici esterne (quelle riflettenti il suono) profondamente corrose dallo sfregamento delle capre ed era necessario il tamponamento degli intonaci caduti. Bisognava anche provvedere ad una bonifica complessiva di tutto il sito pulendo i tre fossi e l'interno del locale centrale. Tuttavia a monte delle operazioni di restauro bisognava risolvere un problema fondamentale di accesso al sito diventato irragiungibile, infatti, la vecchia strada militare italiana era stata profondamente scavata dalle forti piogge dell'anno 2015 e anche del 2016.

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Figura 42 Operazioni di bonifica, si può osservare lo stato dei muri e l'eterogenea struttura di cui sono costituiti, pietre calcaree assemblate con la stessa tecnica dei muri a secco. Foto dell’autore giugno 2016.

Iniziava quindi un proficuo colloquio con la Municipalità di Leros, nella persona del sindaco Michele Kolias tramite il coordinamento e organizzazione logistica del dr. Enzo Bonanno, segretario generale dell’Associazione AIAL55. Dopo oltre un anno di preprazione finalmente agli inizi dell’estate del 2016 il progetto si concretizzò quando la strada fu riparata e si potè accedere al sito. Era quindi iniziata l’operazione di restauro che l’autore denonimò come in gergo militare “Operazione Acoustic Mirror”. L’obiettivo dell’operazione

55

Associazione Italiani Amici di Leros, www.aial.gr

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era il restauro conservativo non essendo disponibili risorse economiche per ricostruire le parti di muro parabolico crollate (fig.42). Le attività iniziarono la mattina del 22 giugno 2016, il primo obiettivo fu la bonifica delle fosse e del corpo centrale, successivamente si procedette alla riparazione dei danni tramite la ricostruzione dei bordi delle fosse, poi al tamponamento e copertura delle brecce nei muri, al ripristino dell’intonaco nelle zone più deteriorate. Furono impiegate circa 4 tonnellate di malta, movimentate a mano, oltre 3 mc di terreno e pietre, spese circa 80 ore uomo a temperature elevatissime che superavano i 30 gradi centigradi, i lavori terminarono nella tardo pomerigio del 24 giugno 2016. Durante i lavori di restauro è apparsa con evidenza una parte di mimetizzazione giallo ocra originaria (fossa QUADRANTE NORD), sono stati portati alla luce i pozzetti di scarico dell’acqua piovana, il condotto di scarico al cui interno sono stati rinvenuti parti dei carboni cilindrici illuminanti dei proiettori fotoelettrici, nei pressi del muro sono stati trovati altri frammenti metallici riconducibili a munizionamenti e reticolati. Purtroppo nella fossa QUADRANTE SUD EST non si è potuto bloccare l’ importante smottamento del terreno (in quel punto in declivio) che ha sfondato il muro di contenimento della fossa stessa, se una consulenza geologica dimostrasse che lo smottamento continuerà di sicuro, si renderebbe necessaria la costruzione di un muro di contenimento in cemento il cui costo non è al momento valutabile ma sicuramente oneroso. Paradossalmente proprio il muro di questo quadrante è l’unico che si è conservato intatto nella sua superficie esterna parabolica. Questo muro ha poi riservato la sorpresa, ad un più attento esame, di presentare una “lisciatura” a settori di diversa qualità che forse indica l’alternanza di differenti operai. Nella fossa del QUADRANTE SUD OVEST abbiamo scoperto tracce di un disegno forse a carboncino non interpretabile, questo indizio indicherebbe che qualche marinaio 89


tentò d’ingannare la noia nelle lunghe ore di guardia. Assolutamente degno di nota è il fatto che la squadra degli operai, consapevole di lavorare ad un manufatto storico veramente unico, si è coinvolta al punto che il capomastro della squadra stessa ha volontariamente consegnato un volantino in alluminio che teneva in casa, (probabilmente il volantino di un aerofono mod OG41) e numerosi altri reperti come taniche, contenitori di munizioni etcc. Tutti i reperti sono stati consegnati al Museo Deposito di Guerra gestito da Ioannis Paraponiaris56. Durante i lavori, la regista Ioanna Asmeniadou-Phocas ha realizzato un filmato da inserire in un più ampio documentario destinato alla promozione turistica dell’isola mentre Markos Spanos ha eseguito riprese con il drone. Tuttavia la cosa più straordinaria è stata la possibilità di attingere acqua dalla cisterna delle ex caserme marinai vicine, dove nonostante il degrado e il vandalismo, ancora oggi l’impianto di raccolta della acque piovane funziona. Al termine dei lavori è stata collocata una targa commemorativa. Tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione con l’AIAL e naturalmente con l’autorizzazione ed il supporto della Municipalità di Leros che ricordiamolo è un isola museo a cielo aperto. Questo primo piccolo passo sembra aver aperto un percorso virtuoso dato che un gruppo di cittadini lerioti ha deciso di effettuare bonifiche periodiche del manufatto. Si rivolge un appello ai lettori e a chiunque visiterà il sito di Monte Patella pregandoli di rispettare la memoria di questi luoghi sacri dove tanti combattenti hanno lasciato le loro vite.

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Deceduto il 16 novembre 2018

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7.2 Il Muro d’ascolto di S. Placido Calonerò (Messina) Nell'agosto del 2009 appariva un post su un forum di argomenti militari57 intitolato “VI Legione MILMART - San Placido Calonerò un mistero da risolvere”. Nelle foto allegate si vedevano alcuni manufatti di cui non si conosceva bene la natura nè lo scopo; si riferivano a strani pozzetti, ad una gossa vasca di cemento e a tre muri parabolici che venivano identificati come una postazione protetta dall'autore del post, mentre la vasca si supponeva fosse il basamento di una postazione di artiglieria. Ecco il testo dell’intervento: “Ritorno su un argomento che il buon ciotafax conosce bene. Si tratta di alcune strane opere edificate nella postazione della VI Legione Milmart di Messina in località* S. Placido. A parte la postazione protetta praticamente intatta, ci sono dei misteri da svelare, come ad es l'unico grosso pozzo ( circonferenza di 20 metri e profondità* di 3circa) che probabilmente ospitava un pezzo costiero, a mio avviso in torre o in cupola visti i buchi sul bordo. Forse un 305 17 dato che nel secondo conflitto mondiale alcune batterie furono riportate in Sicilia per la difesa costiera. Ma le cose strane sono i due pozzetti in mattoni ai lati del pozzo, profondi circa 2 metri forse meno, di cui non si capisce l'uso, forse buche di tiro?? alla dx del pozzo guardando il mare è anche visibile una profonda trincea campale. In zona esistevano altre strutture di servizio di cui oggi rimangono solo i resti, ma avendo foto dell'epoca (fine anni 30 primi anni 40) e come vedrete, la piattaforma con scaletta che si vede, era adibita a sostegno per un aerofono galileo. Da quello che ho capito qui furono edificate diverse opere in più periodi. Sotto coi commenti!!!!”

57http://www.milistory.net/forum/[messina]vi-legione-milmart-messina-un-

mistero-da-risolvere-vt14610.html?highlight=s.placido

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Dopo una serie di scambi di messaggi nel mese di settembre l’amministratore del forum postava il seguente commento; “Ciao, più che "postazione protetta" si trattava di una semplice "postazione".. mi spiego: le mura non avevano alcuna funzione difensiva ma funzionale: gli archi e le parabole descritte dalle stesse ottimizzavano il rendimento dell'aerofono che si trovava all'interno, in postazione assolutamente scoperta e quindi vulnerabile.. ovviamente l'impianto non era considerato di per se un obiettivo primario da difendere se non col mascheramento e mimetizzazione.. Su quest'ultimo punto evidenzio un particolare interessante: la finitura mimetica è stata ottenuta con terre colorate aggiunte direttamente in fase di intonacatura, dunque si spiega l'ottima conservazione che si osserva dalle belle foto di FestungMessina58. Il vano sottostante era utilizzato come alloggio per il personale addetto ed ospitava l'allaccio telefonico e la scatola di derivazione/cuffie. Non si fa cenno ad alcun gruppo elettrogeno in quanto al manufatto la corrente elettrica era fornita da quello della fotoelettrica, sia per economia che per minimizzare le interferenze fra l'aerofono ed il motore stesso. La postazione fu costruita in economia dalla VI Legione Milmart stimando 40 giornate/lavoro per 15 legionari. “ Pochi giorni dopo (27 settembre 2009) il moderatore del forum postava questo messaggio; “buona serata, innanzitutto finalmente posso darti con precisione - una volta tanto - la denominazione d'epoca del manufatto. Essa è "complesso segnalatore costituito da tre mura d'ascolto a stella abbinato a postazione aerofonica".. Il prototipo fu costruito a cura e su progetto del Comando VI Legione Milmart (per tramite Dicat-Messina) presso la batteria MS 620 di Torre Faro, all'imboccatura settentrionale dello Stretto di Messina.. Siccome la zona non è di sicuro isolata e sono certo che l'avrai battuta palmo a

58

Festung Messina è il nick del primo autore della segnalazione

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palmo direi che il manufatto originario non esiste più.. spero di sbagliarmi e che ci potrai riferire in merito, anche con belle fotografie. La batteria di contrada Alì risultava in costruzione alla data del 1° Marzo 1939.. il documento però non è chiaro per cui mi riservo di affermare che si tratti della Margottini (credo al contrario si parli di una postazione contraerea). A quella data non si menziona alcuna batteria da 152 ma solo da 120 (eccettuate ovviamente le opere di GC obsolete). Sfortunatamente non ho ancora trovato il grosso della documentazione relativa a Messina e quindi mi sono basato su appunti di carattere generale che sono precisi ma frammentari. Riguardo il pozzo non ti so dare alcuna risposta, per lo meno per adesso.. contrariamente a quanto ipotizzi sono però sempre più sicuro che non si tratti di una postazione di grosso calibro. Vedremo.” Queste sembrerebbero quindi le prime notizie apparse su Internet a proposito del sito di S. Placido Calonerò. Dopo molti anni e dopo il lavoro di restauro del Muro d’ascolto di Monte Patella nell’estate del 2016, il segretario dell’AIAL dr. Enzo Bonanno, siciliano, raccontando di questi lavori, apprese da alcuni parenti siciliani che esisteva qualcosa di simile in provincia di Messina. Ricevuta la segnalazione l’autore esplorò tramite Google Earth quasi ogni metro quadrato di costa da Messina a Catania localizzando il manufatto vicino al Monastero di S. Placido59. Successivamente l’autore approfondì le ricerche presso l’archivio dell’ AUSMM focalizzandosi sul settore Sicilia, le ricerche ebbero successo poiché il Fondo MILMART si rivelò una miniera d’informazioni sulle difese nello Stretto di Messina. Dopo queste verifiche l’autore confermò nel

Il Monastero di origini medievali è oggi sede dell’Istituto Tecnico Agrario Cuppari. 59

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forum milistory (settembre 2016) che si trattava effettivamente di un muro d‘ascolto. Dopo la guerra, le notizie ed il significato di queste strutture a S. Placido si persero rapidamente, al punto che la grande vasca dell’aerofono “da scoperta” (tana o buca), era chiamata “il girello” dai ragazzi dei paesi vicini che la usavamo a mò di “velodromo” con le loro bici60. Sorte ben più infelice subì il vicino Muro d’ascolto usato dagli artificieri dell’Esercito come muro paraschegge per la detonazione dei residuati bellici inesplosi. Pertanto, grande fu la sorpresa dei dirigenti dell’Istituto Cuppari nell’apprendere, durante la seconda visita dell’autore al sito di S. Placido ed all’Istituto (autunno del 2017), la funzione di quelle misteriose strutture. In realtà il Muro di ascolto di San Placido e la presenza di tutta la serie di manufatti per il servizio di ascolto che riflettevano lo stato dell’arte negli anni 40-42 nelle tecniche di ascoltazione, erano dovute all'esistenza di una Scuola Aerofonisti61. Questa scuola assolveva alla duplice funzione sia didattica che operativa come stazione d'ascolto nella maglia difensiva dello Stretto di Messina (sponde siculo – calabresi) settore di competenza della 6.a Legione MILMART. Il comando DICAT62 della maglia siculo calabrese era collocato a Messina nel Forte Gonzaga dove c’era un altro aerofono. La maglia d'ascolto a protezione dello stretto del Messina sia dal lato siciliano che dal lato calabrese era composta da circa 50 aerofoni di vario tipo (Borletti, Galileo a 2 o 4 trombe). Presso la batteria MS 620 collocata in prossimità di Torre Faro, era ubicato un Muro d'ascolto identico a quello di San Placido

Notizia riferita dal prof. Leo Moleti all’autore Notizia avvalorata da copie di carte storiche del Centro Studi e Documentazione del Museo Storico di Forte Cavalli, fornite dal Direttore, prof. Vincenzo Caruso. 62 Difesa Contraerea Territoriale 60 61

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dotato naturalmente di aerofono OG 40. Di questo manufatto non è rimasto nulla poiché la speculazione edilizia, successiva alla guerra, ha compromesso tutto il territorio con l'edificazione di ville ed altri edifici residenziali. Tuttavia la documentazione conservata presso gli archivi della Marina ci consente comunque di documentare che il muro d'ascolto scomparso di Torre Faro era costruito secondo gli standard di MARIGENIMIL63. La campagna di rilevamento condotta nel novembre del 2017 da un'equipe di docenti e da altri ricercatori tra cui l’autore 64, è stata condotta con l'ausilio di un drone per cui sono state misurate le dimensioni del muro d'ascolto di San Placido assolutamente coerenti coi disegni reperiti presso gli archivi della Marina ed anche alle misurazioni fatte sul campo presso il muro d'ascolto di Monte Patella a Leros(fig.45).

Acronimo del Genio Militare della Regia Marina Documentario visibile https://www.youtube.com/watch?v=tulxSjztDnU 63 64

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su


Figura 43 Copia del disegno in sezione del Muro di S. Placido in cui si apprezza la sistemazione del'aerofono OG 41. Centro Studi e Documentazione “Forte Cavalli” – Messina

Figura 44 Ricostruzione planimetrica del Muro d'Ascolto, elaborazione ing. M. Campo. Centro Studi e Documentazione “Forte Cavalli” – Messina

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Il Muro d’Ascolto della Scuola Aerofonisti di S. Placido Calonerò si trova in prossimità dell’Istituto Agrario Cuppari, (Coordinate UTM 542815.19 m E 4214225.12 m N) a 455 mt. s.l.m. in un ristretto pianoro panoramico orientato a Est, verso lo Stretto di Messina. Il manufatto risponde a tutte le caratteristiche morfologiche di questo tipo di strutture militari; si compone di una struttura centrale circolare di circa 2,50 ml di raggio con tre muri parabolici tangenti alla struttura centrale di circa ml. 9,00 di corda con un'angolazione di 120° e con una sezione anch'essa parabolica atta a riflettere i suoni mediante focalizzazione (fig.44-45).

Figura 45 scala d'accesso alla piattaforma. Foto dell’autore.

La superficie interna dell'intero manufatto è di circa mq. 310/350. 97


Non sono evidenti le caratteristiche “fosse di ascolto” della profondità di circa ml. 1,40 e dell'ampiezza di circa ml. 0,70, distanti dal muro circa ml.1,20, perché coperte dal terreno e dai detriti accumulatisi nel tempo. Una scala consente l'accesso alla piattaforma circolare dove era posto l'aerofono (fig.46) e, dal lato opposto, una scala in discesa permette l'accesso all'interno della camera di servizio (fig.47).

Figura 46 accesso al locale di servizio. Foto dell’autore.

Il Muro, realizzato in mattoni di calcestruzzo legati con malta cementizia frattazzata65, risulta attualmente in un discreto stato di

intonaco formato da tre strati, di cui quello esterno composto di calce passata al crivello molto fine e lisciata col frattazzo. 65

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conservazione per quanto riguarda le strutture portanti, mentre risultano parzialmente deteriorati gli intonaci esterni con vaste zone mancanti e alcune parti distaccate a causa delle inevitabili infiltrazioni d'acqua piovana(fig.48-49).

Figura 47 particolare del muro a colorazione mimetica doppia cromaticità . Foto dell’autore

La parte terminale di uno dei tre muri è parzialmente crollata. La soletta in cemento del corpo cilindrico centrale è priva di impermeabilizzazione.

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Figura 48 particolare del distacco intonaco. Foto dell’autore

I tondini del cemento armato del soffitto della sala sottostante si presentano fortemente ammalorati cosÏ come l’armatura in ferro (fig.50).

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Figura 49 I tondini del soffitto del locale di servizio sono pericolosamente arrugginiti. Foto dell’autore.

Nonostante la posizione praticamente a picco sul mare, in una località abbastanza ventosa, abbiamo constatato durante i vari sopralluoghi sempre nel periodo autunnale66 la relativa silenziosità del sito, indubbiamente verificata sperimentalmente dai tecnici che dovevano realizzare il manufatto all'epoca. Non abbiamo notizie precise circa l'anno di costruzione, ma può essere datata indirettamente intorno al 1940 tramite altri documenti che attestano la presenza di scuole aerofonisti in Italia. Per la costruzione furono impiegati 14 legionari

66

Ottobre e novembre 2017 , novembre 2018.

101


per durata di 50 giorni67. Pur essendo identico come dimensioni e struttura all’altro unico muro parabolico esistente nell’isola di Leros, esso ne differisce per la presenza di una sola scala d’accesso (oltre che per i materiali); non è chiaro perchè sia diverso dai disegni di progetto standard. Nel complesso questa struttura, sebbene costruita in economia, si è rivelata solida e duratura. Le superfici esterne paraboliche riflettenti sono state intonacate tramite l'utilizzo di profilature paraboliche e poi stuccate; il muro fu poi vernicato a due tinte ocra e sabbia di cui si conservano ampie porzioni. A circa 150 metri in linea d'aria da Muro in direzione sud sull'estremità del promontorio, si trova la vasca di cemento o tana per l'aereofono di scoperta (Borletti a quattro trombe). Le dimensioni della vasca sono di circa 10 m di diametro, ai bordi si notano fori per un parapetto o corrimano che girava tutto intorno ed anche per la scaletta che conduceva al fondo. Sebbene nei disegni standard la profondità di queste tane per aerofono sia di 1,60 mt., abbiamo stimato questa vasca essere molto più profonda circa 2 mt o forse poco più. La ragione di questa profondità va ricercata nella vicinanza con il mare e quindi con una fonte di rumore parassita piuttosto forte. A circa 12 m di distanza, in direzione sud dalla vasca di cemento, c'è una tana d'ascolto realizzata in laterizio - mattoni a forma concava; sebbene ingombra di vegetazione è sicuramente profonda almeno 2 mt. L'altra tana d'ascolto a forma tronco conica si trova accanto alla vasca di cemento, praticamente sul bordo estremo del promontorio, per questo motivo è interessata così come la vasca, ad uno smottamento che sta già lesionando in parte i due manufatti. Sia la

Il dato è contenuto in una relazione della 6.a Legione MILMART per il muro della batteria MS 620. Legionario è l’equivalente di soldato semplice. 67

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vasca che le tane da ascolto sono in discrete condizioni, ma soprattutto le tane d'ascolto sono ben conservate nonostante la presenza di vegetazione al loro interno; questo denota una tecnica edilizia di buon livello. A circa 3 mt da questa tana d’ascolto c'è una piazzola circolare di cemento con tracce di viti per imbullonare forse un altro aerofono o un riflettore. Al centro del promontorio c'è una pedana in muratura con tracce di fori perimetrali per una balaustra che probabilmente serviva al direttore della scuola come posto di osservazione e comando. A pochissima distanza dalla stessa tana d'ascolto, ritornando verso la strada e quindi in direzione nord, si può notare una specie di terazzamento rettangolare di circa 8 metri di lunghezza x 3 di larghezza, sul lato a monte sono presenti tracce di muratura su cui sono state incise delle scritte “MILMART” e “anno XX” che fanno pensare alla presenza di un locale di servizio o di una piccola caserma per gli aerofonisti; d’altronde, a suffragare quest’ipotesi, c’è la presenza di resti di canali di scolo e tubature. Si ritiene tuttavia che la vera e propria caserma fosse situata presso il Vecchio Convento, attualmente Istituto Cuppari. Tutti questi indizi fanno supporre che la Scuola Aerofonisti inserita nella maglia di ascolto della 6.a Legione MILMART, sia stata operativa fino alle ultime fasi dell'operazione Husky che nel luglio del 1943 vide lo sbarco degli Alleati e la successiva conquista dell'isola. 7.3 Il Muro d’ascolto Il Widna , Maghtab (Isola di Malta ) Malta era una base strategica per l'Impero Britannico e pertanto si decise nel 1933 di svolgere ricerche e ricognizioni per identificare il sito più adatto. Il sito ideale doveva essere protetto dal rumore parassita diretto sia alle spalle che ai lati del muro d'ascolto (in inglese chiamato Sound Mirror) ma secondo le indicazioni dei tecnici inglesi, 103


in nessun caso il muro d'ascolto avrebbe dovuto essere in vista del mare o alla portata del suono creato delle onde del mare che si frangevano. Naturalmente il muro doveva essere nella direzione della Sicilia da cui sarebbero arrivati i velivoli attaccanti italiani. Diversi siti potevano soddisfare queste condizioni essi erano 1) Maghtab 2) Zonqor 3) Ta Karach 4) Ta Zura 5) Tal Merhla. Tra questi in particolar modo due erano interessanti e 1) Maghtab 2) Zonqor poiché erano entrambi nei pressi della Valletta e quindi potevano rappresentare un'efficace difesa del Grande Porto.

Figura 50 Il Widna lato posteriore, si può notare un residuo di mimetizzazione a striscia giallo sabbia su un fondo probabilmente ocra . Foto S. Palascino, 2019.

Il primo (ed unico) muro d'ascolto realizzato fu quello di Maghtab (coordinate UTM 449820.00 m E 3976452.00 m N ) in un sito leggermente incassato, questo muro d'ascolto è noto come Il Widna fig.51che letteralmente significa in lingua locale “l'orecchio” , esso è in buono stato di conservazione e si trova all'interno di una stazione di 104


telecomunicazioni della compagnia GO a circa 1,5 km dal mare, apertura angolare verso il mare di 20° e la Sicilia a poco meno di 100 km di distanza. Il sito è particolarmente protetto avendo le colline alle spalle. Iniziato nell’autnno del 1934 fu terminato nell’agosto 1935. Il Widna era una copia esatta del muro d'ascolto di Denge vicino a Dungeness nel Kent di 61 mt. di lunghezza e 10 di altezza (fig.52). C'erano alcune piccole differenze tra cui degli sbalzi alla base del muro d'ascolto (lato superficie riflettente) che poi si rivelarono negativi per le performance dello stesso.

Figura 51 Il Widna lato parabolico riflettente si nota ancora la mimetizzazione bicromatica a bande spezzate. Foto S.Palascino, 2019.

Tuttavia il muro d'ascolto il Widna, a parte le dimensioni, era un muro assai diverso da quelli italiani perché non aveva operatori umani 105


ma le onde acustiche riflesse dal muro erano captate da numerosi microfoni collegati ad apparecchiature elettriche che registravano l’intensità del suono proveneiente dalle varie direzioni azimutali. I test di collaudo iniziarono alla fine di settembre del 1935 insieme all'addestramento degli operatori. Per testare le performance del muro la RAF68 utilizzò un idrovolante bimotore Supermarine Scapa. I test rivelarono che la portata acustica del muro d'ascolto era compresa tra i 34 e i 60 km con una media di 40 km ed un errore azimutale rilevato di 2,5°. Con questi dati per un aereo nemico che si avvicinasse alla velocità di 400 km l'ora l’allarme poteva essere dato tra i 6 e i 10 minuti d’anticipo. A Malta non furono costruiti altri muri e Il Widna cessò di funzionare il 5 maggio del 1937. lo scienziato inglese che si occupò dei muri di ascolto e che studiò particolarmente la realizzazione di questi muri era il dr. Tucker.

7.4 I Muri d’ascolto scomparsi Più che di muri di ascolto scomparsi bisognerebbe ottimisticamente parlare di muri d'ascolto non ancora identificati o rintracciati sul terreno, pertanto lasciando una porta aperta a nuove ricerche sul campo e di archivio elenchiamo alcune località dove esistevano questi manufatti69; 1. Scuola contraerei centrale di Anzio provincia di Roma 2. Scuola aerofonisti di Gaeta provincia di Latina 3. Piazza di Taranto, Comando Fronte a Mare località San Vito

Royal Air Force La base navale di La Spezia e l’unica località di cui non si è assolutamente certi sebbene esistano forti indizi soprattutto per le esperienze condotte con aerofoni e già citate. 68 69

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7.4.1 Anzio Anzio70 è una graziosa cittadina di villeggiatura sul mare a poca distanza da Roma, è soprattutto conosciuta per lo sbarco degli Alleati che qui ebbe luogo il 22 gennaio del 1944. Ma Anzio era la sede della Scuola Centrale Contraerei della MVSN nello stesso comprensorio che è tutt'ora sede della Scuola di Guerra Elettronica dell'Esercito mentre nella vicina cittadina di Nettuno esiste il poligono militare dove erano e sono tutt'ora testati tutti i tipi di artiglieria in dotazione all'Esercito Italiano.

Figura 52 In questa cartolina del 1940 appare la Palazzina Comando.

Nel 1944 le cittadine di Anzio e Nettuno erano unificate in un unico comune chiamato Nettunia. 70

107


Ad Anzio la Palazzina sede del Comando Scuola Contraerei è ancora esistente (fig.52-53-54) ma tutte le piazzole di tiro, le postazioni telemetriche, i muri d’ascolto e gli apprestamenti lato mare dedicati all' addestramento degli artiglieri sono scomparsi.

Figura 53 La stessa palazzina come compare oggi. Foto dell'autore

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Figura 54 Il gen. Galamini con gli ufficiali del Corso Legionari MVSN 1939 di fronte alla Palazzina Comando della Scuola Contraerei

Al momento della stesura di questo saggio non è stata reperita documentazione che dimostri l’esistenza di almeno due manufatti, le uniche prove sono deducibili dalle fotografie pervenuteci. Apparentemente uno di questi non era in muratura ma probabilmente in lamiera o comunque metallico (fig.56-57). Da altre fotografie, in cui è testimoniata una visita di Mussolini si può dedurre che la costruzione di questi manufatti, così come il periodo di massima attività della Scuola stessa risalgono al periodo immediatamente precedente la dichiarazione di guerra e quindi probabilmente tra il 1938 e il 1939.

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Figura 55 Uno dei Muri d'ascolto di Anzio, lo spessore sottile e l'evidente unione di pannelli dimostra che si tratta di pannelli di lamiera.

Figura 56 Un altro muro d'ascolto ad Anzio il cui spessore dimostra una costruzione in muratura, la presenza di una garitta ed una sentinella fa pensare che si tratti d'installazione al di fuori del perimetro di pertinenza della Scuola.

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7.4.2 Gaeta La presenza di una scuola aerofonisti a Gaeta è testimoniata da alcuni riferimenti rintracciati in due diversi documenti uno del 1940 e l'altro del 1942 il primo relativo alla costituzione di alcune scuole aerofonisti in Italia e il secondo relativo alla notizia del rilevamento acustico da parte degli aerofonisti di Gaeta di bombardieri alleati durante un incursione a Napoli. Il muro d'ascolto e la scuola aerofonisti erano siti presso il monte Orlando, nei pressi della via Santa Maria Ausiliatrice che porta alla sommità del monte, esiste un basamento lungo 80 metri e largo circa 20 che potrebbe aver ospitato una caserma. 7.4.3 Taranto Taranto con il suo porto del Mar Piccolo era una delle basi più importanti della Regia Marina, sede del Dipartimento Militare Marittimo "Ionio e Basso Adriatico" vi erano dislocate la I.a Squadra Navale, la V.a e la IX.a Divisione Corazzate, la II.a Squadriglia Ccacciatorpediniere, la VI.a Squadriglia Torpediniere enumerose altre unità minori e di supporto. Di Taranto si parla diffusamente nel precedente cap. 4 ed evidentemente non potevano mancare nella maglia d’ascolto altri manufatti oltre agli aerofoni. Ancora prima delle esperienze condotte nel 1942 e riportate nel precedente capitolo 4, furono effettuate altre esperienze nel corso della primavera/estate 1941 proprio dalla 5.a Legione MILMART nella persona del Seniore Giobatta Cavallo con l'utilizzo di aerofoni e muri d'ascolto. Era infatti giunto un rapporto da MARISTAT, a seguito dell'armistizio con la Francia, circa l'utilizzo di muri d'ascolto chiamati “Mur d’ecoute” dalla Marina Francese. Questa tipologia di Muro costruito dai francesi era però in lamiera, ne furono forniti 111


schizzi con una descrizione accurata. Si trattava di una serie di lamiere sottili alte circa 2,30 collegate tra di loro e disposte verticalmente secondo un tracciato ad arco di cerchio sul terreno e solidamente fissati su di esso a mezzo di montanti e puntoni in legno. Ogni settore di lamiera era largo 55 cm ed era fissato ad un intelaiatura in legno così da costituire una superficie continua, ogni elemento copriva un arco di 5 gradi, l'apertura totale del muro era di 140 gradi e il raggio di 7 mt, nel terreno era scavato un fosso semicircolare profondo 1,40 mt. nel quale si muoveva l'ascoltatore che disponeva di un telefono per le comunicazioni con la stazione di vedetta stazione dove esistevano aerofono e proiettore. Sulle lamiere erano segnati in gradi centesimali di 10 in 10 le direzioni a partire dal nord e dei raggi condotti dal centro del cerchio alla base del muro. La tecnica operativa era la stessa già nota, l'ascoltatore camminava lungo il fosso d'ascolto e allorché percepiva il rumore del velivolo in avvicinamento si volgeva verso il muro e con piccoli spostamenti trovava la direzione in cui percepiva più forte il suono, leggeva sul muro il numero che si trovava di fronte e lo trasmetteva all’aerofono per determinare con maggior precisione la direzione del veicolo. Sempre secondo questo rapporto utilizzando il muro d'ascolto era possibile percepire un velivolo in avvicinamento a distanze superiori a quelle dell’ aerofono di circa un chilometro e mezzo.

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Figura 57 Disegno progettuale per la costruzione di muro d'ascolto in lamiera a Taranto. AUSMM fondo MILMART.

Questo rapporto circa l'utilizzazione da parte di forze armate delle Forze Armate francesi del muro d'ascolto confermava quindi l'utilità e la necessità di sperimentare questa tipologia di muro e pertanto il Comando della Piazza Marittima di Taranto decideva di costruire un muro d'ascolto nel marzo del 1941 (fig.58) . Il sito prescelto era in prossimità del Comando Fronte a Mare presso la Scuola Aerofonisti, il muro era orientato in direzione del Golfo con azimut 160 gradi. Il Genio della Marina fu incaricato della costruzione nella sua officina meccanica. Questo muro d'ascolto s’integrava alla SAT stazione aerofonica di tiro e fonografometro, pertanto essa era utilizzata dalla scuola ed anche inserita nel sistema di ascoltazione della piazza Taranto. A maggio del 1941 il muro d'ascolto in lamiera costruito dal 113


MARIGENIMIL71 era già operativo ed un rapporto della Comando della 5.a Legione MILMART informava i Comandi Superiori degli eccellenti risultati dello stesso. La sperimentazione ricavata dal passaggio di numerosi aerei nazionali in servizio di vigilanza dimostrava infatti che il muro dava rilevamenti della precisione di 10 gradi e che la parallasse acustica era quasi uguale a quella dell’aerofono. Nell'agosto del 1941 oltre alle sperimentazioni sul muro d'ascolto furono condotte una serie di esperienze con vari aerofoni OG installandoli in una tana d'ascolto con una profondità di circa 1,45 metri ed un diametro di 15, 50. Il profilo della tana fu studiato in modo tale da favorire il convogliamento delle onde sonore mentre l'accesso alla tana, poco profondo, fu realizzato a gomito per evitare che il vento infilandosi attraverso questo varco potesse generare correnti di disturbo. Considerando che l'altezza delle orecchiere degli aerofoni OG su treppiedi era di circa 1,80 mt. dal suolo, le orecchie dell'ascoltatore (poggiate sulle orecchiere) si trovavano a circa 35 cm dal livello del terreno. Questa configurazione dimostrò di essere migliore di una sistemazione fuori tana con un incremento di prestazioni di distanza di oltre 5 km la media. Le esperienze furono condotte con velivoli nazionali come il caccia monomotore MC 200 e l’idrovolante Cant Z501. A queste sperimentazioni per la determinazione della migliore sistemazione in tana aveva assistito un ufficiale della Marina tedesca che aveva accompagnato il Console Comandante della 5.a Legione MILMART ed a quanto pare l'ufficiale, aveva suggerito delle modifiche o delle migliorie sostenendo che presso le loro stazioni d’ascolto le tane erano di forma cilindrica più profonde e meno ampie di quella realizzata presso Taranto, tuttavia nessun accenno egli fece dell’esistenza di apparecchi radar navali. In

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Acronimo del Genio Militare della Marina

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questi esperimenti furono utilizzati anche due ascoltatori ciechi, sì confermò che gli aerofonisti subivano un forte stress e non potevano essere utilizzati convenientemente oltre un turno di un'ora. In base alle esperienze effettuate sì determinò che il muro d'ascolto percepiva rumori di velivoli in avvicinamento a circa 18 km, l'orecchio umano li percepiva a 17, l’aerofono da scoperta fuori tana a 16 e l’aerofono in tana a 14, a conclusione di questi esperimenti si consigliava di installare gli aerofoni da rilevamento in tana. Allo stato attuale delle ricerche non sono state rintracciate fotografie di questo muro di lamiera né ci sono indizi che possano indicare la presenza di un muro d’ascolto in muratura.

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Il rapido tramonto dell’aerofonia e lo scioglimento della MVSN

8.

Dopo il 25 luglio 1943 data della caduta del regime fascista, i Reparti della MVSN ricevettero l'ordine di cambiare gli emblemi fino al momento utilizzati ovvero il fascio littorio e sostituire la camicia nera con una camicia grigio verde. Dopo l'8 settembre 1943 data dell'armistizio con gli Alleati, venne previsto lo scioglimento della MVSN comprese la specializzazione MACA e MILMART per tutti i reparti esistenti al Sud Italia già liberato dagli anglo-americani. Alla data del 28 ottobre 1943 il Capo di Stato Maggiore della Regia Marina (Regno del Sud) comunicava ai Comandi dell'Italia Meridionale e della Sardegna che dopo la soppressione della MILMART era stato istituito un Reggimento di Artiglieria Marina, poco dopo nel mese di novembre 1943 furono emanate le disposizioni applicative conseguenti allo scioglimento delle Legioni MILMART che nel frattempo, in buona parte del territorio nazionale a seguito dell'armistizio, avevano abbandonato strutture e materiali. Infine il 26 dicembre 1943 il governo Badoglio emanò il Regio Decreto Legge 16/B riguardante lo scioglimento della MVSN e delle Milizie speciali, successivamente il 7 dicembre 1943 con Decreto Reale fu istituito il CRAM Corpo Reale Artiglieria Marina nel quale vennero fatti confluire i reparti della disciolta MILMART. Dal punto di vista dello sviluppo tecnologico la fine di questa tecnica acustica e della pletorica organizzazione MILMART sarebbe dovuta avvenire molto prima, sappiamo ad esempio che gli inglesi scoprirono ed asportarono nel 1939 un apparato radar tedesco sulla corazzata Graf Spee autoaffondata a Montevideo, la cosa fu totalmente ignorata dei nostri vertici militari per cui dovremo 116


aspettare il 1941 per vedere la prima installazione di un prototipo radar su un cacciatorpediniere italiano72. I vertici militari italiani non compresero l’importanza del Radar al di fuori del campo navale dopo la sconfitta di Capo Matapan73 e questo nonostante la Battaglia Aerea d’Inghilterra dell’estate 1940 fosse stata vinta dagli inglesi proprio per il possesso di grandi Radar terrestri di scoperta. Proprio mentre era agli esordi questo confronto tra RAF e Luftwaffe, una commissione di tre Ufficiali delle nostre Armi Navali era in Germania (14-28 giugno 1940) per visionare le innovazioni tecnologiche che interessavano la guerra sul mare. Tra le varie novità fu loro mostrato un sistema radioelettrico per la scoperta di aerei in volo. Si trattava del radiotelemetro terrestre “Freya”, il Radar tedesco di avvistamento lontano. Ma durante tutto il 1940/1/2 nonostante l’escalation di bombardamenti Alleati nulla cambiò nel servizio di ascoltazione. Con la discesa in Italia dei reparti tedeschi formalmente per respingere l’invasione alleata della Sicilia ma in previsione dell’Operazione

72 Nel 1936 fu costituito un gruppo di lavoro sulla radiolocalizzazione telemetrica diretto dal prof. Ing. Tiberio presso il Regio Istituto Elettrotecnico e delle Comunicazioni della Marina (RIEC), ubicato fisicamente nel comprensorio dell’Accademia Navale di Livorno. Questo gruppo di tecnici produsse il primo RDT (Radio Detector Telemetro) ad onda continua E.C.1 (acronimo derivato dal nome dell’Istituto EC) cui seguirono nel 1937 l’E.C.1-bis e l’E.C.2. 73 La battaglia di Capo Matapan combattuta tra il 28 ed il 29 marzo 1941 nelle acque a sud del Peloponneso, fra l'isolotto di Gaudo e Capo Matapan, tra una squadra navale della Regia Marina italiana sotto il comando dell'ammiraglio di squadra Angelo Iachino, e la Mediterranean Fleet britannica (comprendente anche alcune unità australiane) dell'ammiraglio Andrew Cunningham, determinò la sconfitta italiana con l’affondamento dell’incrociatore Pola e Fiume. L’esito della battaglia fu determinato dal possesso del radar nelle unità britanniche.

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Alarico74 si rafforzò la presenza di batterie tedesche della Contraerea FLAK75. Con l'Italia divisa in due tra il 1943 e il 1945, fu la Repubblica Sociale Italiana a dotarsi di un sistema difensivo antiaereo con i radar tedeschi e con l'utilizzo prevalente del cannone italiano da 90/53. Si calcola che l’organizzazione della difesa contraerea della RSI potesse disporre di circa 30.000 uomini con 300 cannoni e 400 mitragliatrici pesanti, la sede centrale era Verona, si ritiene che essa sia stata in grado di abbattere 128 aerei alleati. Il Radar continuò il suo travolgente sviluppo tecnologico in campo militare per tutte le applicazioni, navale, terrestre, aeronautica. Alla fine della guerra nessuno ricordava cosa fossero gli aerofoni, la MILMART/MACA con i loro apparati organizzativi e le relative conoscenze tecniche non esistevano più e non servivano più. Di queste tecnologie soltanto le centrali di tiro più avanzate come la centrale G o la BGS continuarono ad essere utilizzate nelle batterie antiaeree del nuovo Esercito Italiano ma ottenendo i dati dal radar e non più dall’aerofono. La fine dell’aerofono fu talmente rapida e ignorata che solo un esemplare se ne conserva in Italia presso il Museo dell'Istituto dell'Arma del Genio76 mentre del diffuso aerofono serie OG soltanto cinque trombe ne sono sopravissute nell'isola di Leros presso il Museo Deposito di Guerra (fig.59).

74 L'operazione Alarico (Alarich) era il piano tedesco per ottenere il controllo dell'Italia in caso di defezione italiana dall'Asse. Il nome "Alarico" fu scelto con riferimento al re visigoto Alarico I, che saccheggiò Roma nel 410. 75 L'acronimo tedesco FlaK, FlugabwehrKanone (cannone contraerei), indica i

cannoni destinati alla difesa contraerea ma è anche usato per indicare l'artiglieria contraerea tedesca.

Il Museo ha sede a Roma, Lungotevere della Vittoria, 31, chiuso da diversi anni per restauri. http://www.esercito.difesa.it/storia/musei/Istituto-Storico-edi-Cultura-dell-Arma-del-Genio 76

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Figura 58 alcune trombe di aerofono OG recuperate presso il Museo Deposito di Guerra, isola di Leros. Foto dell'autore.

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Una fine malinconica quella dell’aerofono e dei manufatti acustici ad esso associati77, un affascinante sapere ed una tecnica totalmente basata sulle capacità umane persa nella più totale inconsapevolezza e indifferenza. Roma marzo 2019 Copyright Luciano Alberghini Maltoni

In un raro documentario luce si può vedere un aerofono in azione https://www.youtube.com/watch?v=MqUIWIKZVFY 77

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FONTI E RIFERIMENTI D’ARCHIVIO Questo libro è il frutto di molti anni di ricerca storica attraverso lo studio delle fonti e della saggistica disponibile. Indico genericamente le denominazioni ed i fondi di maggior interesse ;

ACS Archivio Centrale dello Stato (Gabinetto MdA – Direzione Generale Demanio MdA - Fototeca PNF – PdCM ) ASDMAE - Archivio Storico Diplomatico Ministero Affari Esteri (Fondo Affari Politici Dodecaneso - Album fotografici ) AUSMM Archivio Ufficio Storico Marina Militare (Titolario di base n.5 dal 1919 al 1934 – Repertorio Maristat , Ufficio Basi e Difesa – Fondo Marigenimil – Fondo CIS – Fondo MILMART- Fondo Reparto MDS)

ISCAG – Archivio Istituto Storico Arma del Genio

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BIBLIOGRAFIA Sulla materia specifica non ci sono pubblicazioni divulgative se non riferibili indirettamente agli armamenti contraerei od ai bombardamenti, altre pubblicazioni di natura prettamente militare degli anni 30-40 sono difficilmente rintracciabili se non in archivio o nelle biblioteche dedicate che sono comunque incluse per coloro che desiderano approfondire l’argomento. Difesa contraerea e protezione antiaerea. Pubblicazione della Scuola di Guerra Aerea della Regia Aeronautica, anno 1938. “Gli aerofonisti ciechi durante la II G.M. “ G.Cobolli, ed. Unione Italiana Ciechi Difesa del territorio e protezione antiaerea (1915-1943) , Della Volpe Nicola , ed. Ufficio Storico SME 1986 Bombardate l’Italia, M.Gioannini G.Massobrio , RCS 2007 Obiettivo Italia. I bombardamenti aerei delle citta' italiane. 19401945 Bonacina G. Mursia Editore Roma violata. Dagli archivi segreti angloamericani i bombardamenti della seconda guerra mondiale, Gastone Mazzanti, Grafica Teos,Roma, 2006 Alberghini Maltoni Luciano, Le batterie della Regia Marina nel Dodecaneso Storia Militare n. 149 Feb. 2006 Lero: operazione “Acoustic Mirror” Storia Militare n. 278 Nov. 2016 La battaglia di Lero (parte 1a) Storia Militare n. 121 Ott. 2003 La battaglia di Lero (parte 2a) Storia Militare n. 122 Nov. 2003 122


SITOGRAFIA Il Muro d’ascolto di Monte Patella https://www.youtube.com/watch?v=oBjTY6GfBYA&t=39s https://www.youtube.com/watch?v=HjmkdC4sszU&t=2s Interviste tratte dal documentario Portolago, Ghosts in the Aegean https://www.youtube.com/watch?v=SLXqNOS7Z4c&t=9s Sound Mirrors https://www.mixcloud.com/Kaspaar/denge-sound-mirrors/ https://www.flickr.com/groups/soundmirrors/pool/ Siti italiani vari https://www.glistatigenerali.com/storia-cultura/gli-aerofoniovvero-perche-perdemmo-la-guerra/ https://cariddiweb.wordpress.com/2011/04/14/la-postazionemilmart-di-san-placido-calonero/ https://www.agorametropolitana.it/la-riscoperta-dellaerofono-dis-placido-calonero-parte-ii/ https://www.dodecaneso.org/content/la-rete-dallarme-antiaereodellisola-di-leros/ 123


https://www.dodecaneso.org/content/il-comando-dicat-a-montepatella-isola-di-leros/ https://www.dodecaneso.org/content/il-widna-il-muro-dascoltoinglese-a-malta/ FOTO La maggior parte delle foto storiche in b/n di questo libro provengono da varie fonti non sempre identificate o archivi pubblici esse in quanto semplici fotografie definite dall’art. 87 l.a. “come le immagini di persone o di aspetti, elementi o fatti della vita naturale e sociale ottenute con processo fotografico o con processo analogo […]” non dispongono di tutela del diritto d’autore in quanto sono passati oltre 20 anni dalla loro prima pubblicazione. Per quanto riguarda le riproduzioni fotografiche di documenti, mappe, disegni esse non godono di una particolare protezione e sono liberamente utilizzabili. Per quanto l’Autore abbia posto la massima cura nel verificare l’origine e l’eventuale copyright, di molte foto non è stato possibile rintracciarlo, comunque l’autore si dichiara disponibile a garantire eventuali diritti non attribuiti. Qualora non indicato la maggior parte delle fotografie moderne sono dell’autore stesso. NOTA (applicabile a tutte le foto salvo diversamente indicato) Questa è una fotografia scattata in Italia (o in ex territorio italiano) ed è nel pubblico dominio poiché il copyright è scaduto. Secondo la Legge 22 aprile 1941 n. 633 e successive modificazioni, le fotografie prive di carattere creativo e le riproduzioni di opere dell'arte figurativa divengono di pubblico dominio a partire dall'inizio dell'anno solare seguente al compimento del ventesimo anno dalla data di produzione (articolo 92). In accordo al testo di legge, tali 124


fotografie sono: ÂŤimmagini di persone o di aspetti, elementi o fatti della vita naturale e sociale, ottenute col processo fotografico o con processo analogo, comprese le riproduzioni di opere dell'arte figurativa e i fotogrammi delle pellicole cinematografiche. Non sono comprese le fotografie di scritti, documenti, carte di affari, oggetti materiali, disegni tecnici e prodotti similiÂť (articolo 87).

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