Isole Tremiti Elemento Natura 2016

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Tremiti

Puglia d’aMare

Isole

2016

IT

una sorprendente varietĂ di ambienti:

Isole Tremiti

#Elemento NATURA

20.16




Il Tuo Viaggio nei colori della Puglia Mare azzurro, verde natura, terra rosso intenso, tramonti dorati... Da Porto Cesareo a Peschici, da Bari a Taranto, da Vieste a Brindisi, da Otranto alle Isole Tremiti, le vacanze in Puglia sono emozioni multicolore per tutto l’anno. Cerca tutte le informazioni turistiche su località balneari, castelli, luoghi di culto, prodotti tipici, cattedrali e parchi naturali pugliesi‌

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M

IT 2016 - Speciale Magazine M

Magazine Reportage - Storia - Foto - Cultura

Mare

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L’Anima Sacra delle Tremiti

Ambiente - Immersioni - Vita Sottomarina Informazione

MARLINTREMITI Attività Subacquee - Ricerca Scientifica Esplorazioni - Formazione professionale Eventi www.marlintremiti.com

In questo numero: Foto di Adelmo Sorci ( ADphoto) , Paolo Fossati, Pippo Cappellano, Giorgio Mesturini Giannini , Pittalunga, archivio

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Viste dal Mare

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Natura Tremiti

Progetto grafico MARLINTREMITI Direzione

Adelmo Sorci info@marlintremiti.it adelmo.sorci@marlintremiti.it

Hanno collaborato

Paolo Fossati Lanfranco Tavasci Giorgio Mesturini Michelangelo De Meo

Inserti Speciali

Andrea Mancini edizione in lingua Inglese Natalia Ivantchenko edizione in lingua Russa

Testi e foto di proprietà MARLINTREMITI. E’ vietata la riproduzione totale o parziale dei contenuti e delle immagine inserite nel presente Magazine M.


Sommario

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La Pineta di San Domino

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Le Grotte emerse e sommerse

64

Natura sommersa. La Riserva Marina

70

La Storia sommersa

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Un frammento della Storia d’Italia: il “Lombardo”

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Come Volare verso le Tremiti

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Special English language

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Специальный выпуск на русском языке

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L'arte è il mezzo con cui l'uomo cerca di raggiungere il sacro che è perfezione, perciò bellezza, armonia , verità, bontà ,giustizia, e di renderlo sensibile, percepibile , a tutti. Nelle chiese cristiane per esempio c'è sempre l'arte , sia pittorica che scultorea, ma anche c'è l'organo. Esso allude al fatto che il sacro presente in quel luogo non è separato in modo assoluto dal mondo profano ,non è irraggiungibile , intoccabile. Sicuramente il sacro è separato dal mondo profano e deve essere rispettato, ma è anche passibile di contatto e il modo universale per mettersi in contatto è il linguaggio dell'arte , soprattutto la musica.

Testo di Lanfranco Tavasci - Adelmo Sorci Foto di Adelmo Sorci

L’anima Sacra delle Tremiti


A San Nicola ti sorprenderà il complesso della fortezza. Si riconoscono le stratificazioni costruttive attraverso i secoli; è bene salirci a piedi, anche se c’è un ascensore. Così ti troverai nell’Abbazia, e ti sembrerà una piccola Mont Saint Michel. Sosta a lungo nella chiesa cercando di assimilare questo spazio composito: forse è nato cubico, poi ha avuto aggiunte, e un forte segno ‘francese’: il presbiterio cisterciense, senza abside. Cercherai di interpretare l’insieme del mosaico pavimentale, un po’ frammentato, in cui fiorisce l’immaginario di artefici della prima metà del Mille: animali conosciuti, come i cervi e le aquile; animali raccontati, come gli elefanti; esseri immaginati come il grande grifone che domina il cerchio centrale del mandala ed è l’ombelico dell’edificio. Un grifone persiano, islamico, che come tanti altri simboli si è clonato dall’Oriente a tutto l’Occidente trasferendo metafore che noi non siamo più in grado di ascoltare (leggere, però, Jurgis Baltruˇsaitis, come Marija Gimbutas per il Paleolitico garganico: due Lituani che ci aiutano a comprendere la Daunia). Vedrai che nei quattro cerchi angolari del mandala sono raffigurate le diomedee: questi uccelli già mille anni fa erano il marchio dell’isola tremitese e non suonavano affatto come entità paganeggianti (oggi non si potrebbero effigiare uccelli mitici nel centro di una chiesa).


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Entrando nel tempio sarai già stato attratto dalla grande croce dipinta, a sinistra. Un giovane Cristo vivente, con due ricciolini sulla fronte; la Madonna e San Giovanni ai lati. Didietro, il simbolo dell’agnello mistico. È un documento enigmatico. La leggenda afferma che è stato fatto a Costantinopoli, e c’è anche un’iscrizione che dice più o meno: il legno della croce era la nave, e il nocchiero io stesso; cioè: la croce ha attraversato il mare da sola ed è arrivata alle Tremiti guidata da Gesù. Se hai qualche familiarità con la pittura italiana delle origini ti verranno in mente delle croci simili fatte in Italia centrale: nel Duomo di Spoleto e, in particolare, nell’area pisano-lucchese. Io ho una teoria: che l’abbiano portata con sé i Canonici Lateranensi di san Frediano di Lucca, i quali nel 1412 ripopolarono il sacro luogo dove i cisterciensi erano stati massacrati dai pirati slavi. A Lucca ci sono infatti delle effigi di Cristo che richiamano questo delle Tremiti. Il venerabile Pietro da Carate, comandato qui dal papa, non potrebbe aver fatto come don Camillo che, esiliato e solo nella chiesa di montagna, si portò dietro il crocifisso amico dalla parrocchia di pianura? Ancora ai Canonici Lateranensi si deve il retablo veneziano in legno, sul fondo della chiesa, che è un’opera vertiginosa e richiama le chiese di area alpina. E, fuori, il bellissimo chiostro rinascimentale: ridotto dai napoleonici a un solo lato, ma da reggere il confronto con i più celebrati cortili delle dimore quattrocentesche.i,

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IL PIANORO DETTO DEGLI ASINI Ma se tu sei un pellegrino dello spirito rimarrai soggiogato dal Pianoro che sta dietro all’abbazia fortezza. Lì veramente, nella nudità di una piattaforma battuta dal vento e abitata solo da erba e da ligustri, senti formicolare la vita, i millenni, le esistenze che si sono accavallate. Resti di ville romane, di cisterne medievali; le tombe rettangolari perfettamente scavate nella roccia per un giacimento rannicchiato; due tombe più eloquenti: il tholos di Diomede o comunque di un signore greco, e quella di Giulia Augusta, la nipote di Augusto imperatore; e, in fondo, altri due cimiteri: quello dei prigionieri libici del 1912 e quello dei Tremitesi (se hai curiosità demografiche vedrai che i cognomi dei defunti sono quasi tutti napoletani, così come la lingua che si sente parlare più di frequente; raccontano delle storielle stupide su come una comunità di coatti tendenzialmente maschi abbia potuto far famiglia e popolare l’arcipelago fino ad oggi). Da San Nicola l’ultima barca rientra a San Domino a metà pomeriggio. Vi è una suggestione in questo extra omnes che restituisce l’abbazia alla sua austera solitudine, trasformandola in un fantasma di pietra illuminata. Di sera ti accorgi che sei al centro di una insenatura vigilata dalle luci del Gargano: Rodi, Peschici, Ischitella.


La Facciata della Chiesa di Santa Maria Nel 1473 il priore tremitese, P.Ambrogio da Milano, affidò l’incarico di costruire la nuova facciata della chiesa, al posto di quella ormai cadente del XI secolo (fatta erigere dai Benedettini), all’Architetto e scultore Andrea De Alexio da Durazzo ed allo scultore fiorentino Niccolò di Giovanni Cocari. Gli ideatori e costruttori dell’opera, che avevano già lavorato insieme a Spalato ed a Selenico, pattuirono col committente un compenso di “ducati trenta oto d’oro venitiani”. I lavori furono eseguiti in breve tempo, anche perché fu usata la pietra da taglio perlinata di Risceglie, la pietra nobile di molte costruzioni sveve, ma troppo tenera per un monumento vicinissimo al mare: ciò spiega il cattivo stato di conservazione di alcune sculture del pregevolissimo portale. La vasta e levigata superficie della facciata colpisce per il ritmo e per la solenne semplicità delle sue linee architettoniche, che riflettono la ripartizione interna del tempio; essa è tripartita da quattro lesene (più alte le due centrali), che danno maggiore slancio alla costruzione con gli agili pinnacoli che le sormontano, su cui sono scolpite bifore cieche. La parte centrale della facciata, la più ampia, è triparita a sua volta da cornici orizzontali con aggetto e termina a cuspide con vertice decorato. La cuspide centrale e le falde inclinate delle due parti laterali (più basse e strette queste, perché coincidenti con le piccole navate laterali) sono delimitate da cornici che fanno da base, piegandosi, ai quattro pinnacoli scolpiti, di chiaro influsso veneto. Lo stesso influsso, assieme a quello dei maestri toscani del Quattrocento, si nota nel portale, ripartito anch’esso in tre scomparti sovrapposti, che sormontano l’architrave della porta d’ingresso e le due coppie di colonne corinzie che la fiancheggiano. Nel primo scomparto (molto rovinato), tra due nicchie con statue di santi (una delle quali è decapitata), scolpite a tutto tondo, è posta una lunetta in bassorilievo, in cui è rappresentato S. Agostino che dà la Regola ai Canonici Lateranensi. Nel secondo scomparto, pure tra due nicchie con statue di Santi, campeggia in altorilievo l’Assunta tra gli Apostoli inginocchiati, ad uno dei quali porge la corona, mentre i cherubini la sollevano al cielo in un guscio di mandorla.

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la piu' grande statua sottomarina del mondo


Padre Pio in fondo al mare

Nel 1998 la più grande statua di Padre Pio mai realizzata , opera dello scultore foggiano Domenico Norcia è stata posta a 10 m. di profondità vicino alla costa di Capraia. La statua e' davvero imponente: 3 metri di altezza, per un peso di 12,25 quintali più 110 quintali di basamento.

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La Cronaca

1998

La Cronca del tempo 2 - Ottobre 1998

Per celebrare degnamente il ricordo di Padre Pio, ecco la statua marina più imponente del mondo. Prima della sua definitiva collocazione nel Parco Marino delle Tremiti, i foggiani potranno vederla fino a martedì prossimo nel Cortile di Palazzo Dogana, dove resterà esposta proprio per consentire ai tantissimi fedeli di ammirarne la straordinaria bellezza. Per consentire il maggior afflusso possibile di cittadini, il Presidente della Provincia, prof. Antonio Pellegrino, ha disposto che domani, sabato, e dopodomani, domenica, il cortile di Palazzo Dogana resti aperto al pubblico per l’intera giornata. La grande statua bronzea, realizzata dallo scultore Mimmo Norcia, è alta 3 metri (in aggiunta agli 80 cm. del basamento già installato sul fondale), verrà adagiata su un fondale di 14 metri in località Isola di Capraia. Si tratta di una delle statue sottomarine più grandi del mondo. Per posarla sul fondo marino, si è resa necessaria una complicata operazione di ingegneria, in quanto è occorso rendere il basamento in qualche modo flessibile per assecondare le correnti marine. La posizione della statua di Padre Pio nei fondali delle Tremiti vuol essere la rappresentazione ideale di un richiamo forte alla fede che, pur tra burrascosi inverni, può sempre brillare di luce incantevole e trasparente: un dono di Dio tutto immerso nei colori della natura. La sua struttura essenziale, a croce, richiama l’umiltà e la semplicità del frate che nella sua solitudine contemplativa tiene aperte le braccia e suggerisce all’ambiente circostante un’aria di limpida sacralità. Il comitato promotore che ha reso possibile la realizzazione dell’iniziativa è composto dal Club Nautico Apeneste, dallo Yacht Club Costa Adriatica, dal Marlin Club e dalla Fipsas ed è presieduto da Matteo Iacovelli. La cerimonia di inaugurazione prevede alle ore 10 di sabato 3 ottobre la celebrazione della Santa Messa nell’Isola di San Domino. Seguiranno i saluti del Sindaco di Tremiti, Antonio Greco e del


E’ bello pensare che li, un “pensiero”, possa aiutare le cose a tornare a posto

Presidente della Provincia, Antonio Pellegrino. L’opera verrà presentata dal critico d’arte Nino d’Antonio e, a seguire, gli interventi del Presidente del Comitato Promotore Matteo Iacovelli e dell’Assessore Provinciale all’Ambiente e Turismo Antonio Lapollo. Al termine della celebrazione, un corteo d’imbarcazioni accompagnerà il monumento in località isola di Capraia dove avverrà l’immersione dell’imponente statua.

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Testo di Adelmo Sorci Foto di Adelmo Sorci e Paolo Fossati 22 Speciale Isole Tremiti


Viste dal Mare Ed è proprio dal mare che si può apprezzare tutta la spettacolarità della forza della natura. Costa alta a falesia, con strapiombi che in alcuni casi superano anche i sessanta metri di altezza, costa rocciosa bassa degradante verso il mare, spesso con una linea di costa finemente frastagliata ed articolata in ampie insenature e costa sabbiosa bassa, di cui l'unica presenza è a S. Domino, nella Cala delle Arene.

Da un'isola all'altra, in un virtuale periplo delle Tre Isole più grandi


Isola di San Domino: Cala delle Arene è l'unica vera spiaggetta sabbiosa presente sull'isola, con fondali prospicienti anch'essi di natura sabbiosa. Durante l'estate, essa è quasi sempre presa d'assalto dai turisti. Lateralmente alla spiaggetta si apre Grotta dell'Arenile, una piccola grotta lunga circa 10 m e larga un paio di metri, con acque quasi sempre calme essendo la grotta alquanto riparata. Poco distanti Cala dello Spido e la successiva Cala Matano sono invece due splendide insenature naturali che scendono a strapiombo sul mare lasciando una piccola caletta sul fondo, facilmente raggiungibile dall'alto grazie ad un sentiero. Proseguendo incontriamo lo Scoglio dell'Elefante un promontorio di roccia sul mare, dalla forma morfologica curiosamente simile a quella di un elefante che inevitabilmente gli ha conferito il nome. Subito dopo si apre la Grotta delle Pecore completamente emersa, una volta adibita al ricovero di ovini. Proseguendo lungo il versante sud-orientale di S. Domino si incontra la Grotta del Sale costituita da una nicchia, vagamente emisferica e a pianta semicircolare, di circa venti metri quadrati. Più famosa e visitata è la Grotta delle Viole detta anche, anticamente, Grotta Minichello. Questa grotta è costituita da un corridoio, vagamente angolato, che si congiunge con un ampio pozzo carsico la cui volta è interamente crollata lasciando allo scoperto il tratto terminale della grotta e favorendo in tal modo, la presenza di splendidi riflessi bluastri nella parte semioscura del corridoio. Il pozzo, con le pareti a picco di altezza superiore ai 10 metri e rivestite, a tratti, di vegetazione spontanea. La grotta ha una lunghezza di circa una trentina di metri per circa sei metri di larghezza.


Tra la Grotta delle Viole e Punta del Diavolo, la costa si presenta alta a falesia, ricca di fessurazioni e di incisioni, tra cui la Grotta delle "Tre Senghe" con continue franate di massi che si affondano nelle limpide e profonde acque presenti in questa zona. Su tale punta è presente il Faro di S. Domino. La Grotta del Bue Marino è senza dubbio la grotta più famosa delle Isole Tremiti. Essa prende il nome dalla foca monaca (Monachus albiventer) che secondo la tradizione, era solita trascorrere una parte della propria vita in questa grotta, riproducendosi su una piccolissima spiaggia interna. La grotta è la più grande dell'isola, misurando una lunghezza di circa 70 m e una larghezza di circa 10 m che va restringendosi verso la parte terminale, piegata ad angolo retto. Anche in questo caso la luminosità è estremamente ridotta, soprattutto nella parte terminale, per cui i riflessi azzurri del cielo determinano una colorazione delle acque e dell'ambiente di grande effetto visivo.


Superato questo tratto di costa, si arriva a Punta Secca, laddove la morfologia costiera si modifica passando dall'alta falesia alla roccia lentamente degradante nel mare. Lungo la fascia costiera di Nord-Ovest di S. Domino si apre la Grotta delle Rondinelle, ampia caverna con duplice apertura. Questa grotta è larga circa una ventina di metri per circa dieci e si sviluppa lungo l'asse Est-Ovest. La Cala degli Inglesi è un'ampia insenatura con le rocce degradanti nel mare e con un fondo sabbioso-detritico almeno nei primi dieci metri d'acqua. L'ampia fascia rocciosa è attualmente adibita alla balneazione soprattutto da parte degli ospiti del prospiciente villaggio turistico. Essa è preceduta dalla Cala dei Benedettini anch'essa rocciosa. La Cala di Tramontana, riparata dalla Punta del Vùccolo, presenta al fondo una piccola insenatura cosparsa di massi e ciottoli e costituisce una zona frequentata dal turismo balneare. La Grotta di Cala Tonda, situata al fondo dell'omonima cala, si apre verso occidente ed è lunga circa una trentina di metri per circa 3 m di larghezza. Il fondo è posizionato a non oltre due metri di profondità ed anche la volta si presenta molto bassa, per cui la quasi totalità della grotta è in condizioni di oscurità. Le Grotte del Coccodrillo, sono particolarmente esposte verso settentrione e risultano intercomunicanti tra di loro; tali grotte risultano poco profonde e maggiormente aperte all'esterno con ampie imboccature. La luminosità di queste grotte è elevata sino al fondo delle stesse. Da Punta del Coccodrillo e sino a Punta Diamante la costa si presenta alta e frastagliata alternata a tratti rocciosi bassi, degradanti lentamente nel mare. A partire da Punta Diamante e sino a Cala degli Schiavoni (l'attuale zona di attracco di S. Domino), la costa torna ad essere alta a falesia e soggetta a continui fenomeni di crollo. Alcuni giganteschi massi sono rimasti isolati dalla linea di costa e costituiscono meravigliosi faraglioni denominati per la forma, i Pagliai. Uno di questi è anche forato, formando un arco navigabile per circa una ventina di metri. Al di là della spiaggia dei Pagliai si arriva allo Scalo Marittimo di S. Domino.



Isola di San Nicola: L'isola di S. Nicola presenta una costa molto alta, a picco sul mare, con tratti di falesia anche di sessanta metri di altezza. La mancanza di grotte va spiegata soprattutto con la scarsa durezza della roccia marnosa che, sottoposta al moto ondoso, frana continuamente verso il mare. Fortunatamente imponenti lavori di consolidamento della sua costa hanno evitato danni irreparabili alle strutture monumentali presenti sull'isola. Oltre allo spettacolo delle Mura, della fortezza, realizzata a strapiombo sul mare, punti importanti da un punto di vista paesaggistico, partendo dallo Scalo Marittimo e spostandosi in direzione NE, sono costituiti dalla zona detta dell' Acquedotto, e dello Scoglio Segato, dove i fenomeni erosivi legati alle mareggiate di scirocco, sono particolarmente intensi. A Punta del Cimitero la scogliera a strapiombo presenta una piccola zona di approdo con spiaggetta. Il versante Nord-Ovest di S. Nicola, dalla Spiaggia Marinella fino allo Scalo Marittimo si presenta a strapiombo sul mare; lungo la stretta fascia costiera sono presenti massi sparsi, franati dall'alto. Lungo questo tratto di mare sono presenti scogliere di protezione e nello stretto corridoio fra il Cretaccio e S. Nicola sono presenti i corpi morti per ancoraggio delle barche, molto utili soprattutto durante i periodi di tempo cattivo. 16 Magazine M - Number Ten


Isola di Caprara: L'isola che secondo alcuni prenderebbe il suo nome dalla presenza di numerose piante selvatiche di cappero (da cui l'antica denominazione di Capperaia) e da altri dalla presenza delle capre (così come per altre isole omonime presenti nel Mediterraneo), è attualmente disabitata e poco frequentata dai turisti essendo zona di riserva. Il versante meridionale esposto a scirocco si presenta con una costa piuttosto bassa nella quale si aprono numerose piccole calette rocciose con fondi sabbiosi e poco profondi. Spostandosi verso Nord-Est, superato l'attracco per piccole imbarcazioni a servizio del faro, si giunge a Punta Secca, all'estremità orientale di Caprara, al disotto del quale è presente uno dei più spettacolari fondali delle Tremiti. Da Punta Secca sino a Cala dei Turchi, l'isola di Caprara presenta una zona costieraesposta e battuta dai forti venti di maestrale e tramontana, con una falesia scoscesa che precipita rapidamente anche in acqua. In questo tratto di costa troviamo: il famoso Architiello di Caprara, un ponte naturale di circa 6 m di lunghezza; in prossimità si apre l'ampia Cala del Grottone detta anche della Madonna poichè in essa fu rinvenuta la statua ora venerata durante la festa patronale di Tremiti. Proseguendo, Punta Romito e il Grosso, caratterizzato da una ripida parete a strapiombo sul mare. Cala dei Turchi è una vasta e profonda insenatura, rivolta verso Nord-Ovest, ben protetta dai venti e pertanto caratterizzata quasi sempre da mare calmo. Punta della Stracciona rappresenta la punta meridionale dell'isola di Caprara ed è così chiamata poichè a causa delle correnti e della presenza di scogli sommersi, le reti da posta immerse in questa zona facilmente si impigliano sul fondo e si rompono. Lungo il versante meridionale è da segnalare la presenza degli Scoglietti lateralmente ai quali è stata immersa la statua di San Pio.



Le Isole Tremiti, come tutti gli ambienti insulari, rivestono particolare interesse sotto il profilo della flora e della fauna determinata dalle peculiari caratteristiche ambientali che si vengono a determinare. In esse si riscontra una elevata biodiversitĂ se rapportata alle modeste dimensioni dell'Arcipelago.

Natura Tremiti Foto di Adelmo Sorci, Giannini , Pittalunga e Archivio

31 Speciale Isole Tremiti


Faun


L' Arcipelago delle Isole Tremiti, ricco di

scogliere a picco sul mare ,

di lussureggianti pinete e boschi, di una macchia mediterranea caratterizzata da coloratissime e profumatissime fioriture primaverili, offre una sorprendente varietà di ambienti naturalistici idonei ad ospitare una fauna terrestre (invertebrati e vertebrati) quanto mai interessante. Elemento di pregio della fauna delle isole è certamente la Berta maggiore (Calonectris diomedea), la famosa Diomedea che da secoli raggiunge le Tremiti in primavera per nidificare sulle scogliere laddove, durante i rituali del corteggiamento e dell' accoppiamento, emette le famose grida scambiate in passato per lamenti funebri o lamenti di neonati. Sulle Tremiti, alzando lo sguardo, si possono notare le spettacolari acrobazie del Gabbiano reale (Larus cachinnans) che qui rappresenta l' unica colonia pugliese nidificante. Con un pò di fortuna e con un occhio più attento si può assistere alle velocissime picchiate del Falco pellegrino (Falco peregrinus) in caccia. Le Tremiti si trovano lungo una rotta migratoria dell' avifauna europea e rappresentano un importante punto di sosta; su di esse alcune specie si fermano per poco tempo, per riposarsi, mentre altre sostano più a lungo, anche per riprodursi. Tra i piccoli passeriformi, le specie più comuni sono il Passero (Passer domesticus italiae) e l'Occhiocotto (Sylvia melanocephala) mentre le più interessanti sono il Passero solitario (Monticola solitarius) e il Rondone pallido (Apus pallidus). Per quanto riguarda gli altri vertebrati bisogna sottolineare che sulle Tremiti a causa della mancanza di acque superficiali non è presente alcuna specie appartenente agli Anfibi. I Rettili sono invece rappresentati da tre specie innocue: la Lucertola campestre (Podarcis sicula), il Geco verrucoso (Emidactylus turcicus) e il Biacco (Coluber viridiflavus). Pochi sono i Mammiferi: esemplari di Coniglio (Oryctolagus cuniculus) e di Capra selvatica sono ancora presenti su Caprara mentre il Topolino domestico (Mus musculus) e il Ratto nero (Rattus rattus) sono più diffusi su S. Domino e S. Nicola. Elemento di estremo rilievo naturalistico, di cui è sicura la presenza storica nelle Tremiti, è la Foca monaca (Monachus albiventer), da cui il nome della Grotta del Bue Marino. Questa specie, di cui di tanto in tanto si segnalano sia a Pianosa sia alle Tremiti sporadici avvistamenti di individui della popolazione residente dalmata, potrebbe ritornare a frequentare nuovamente le isole se venisse realizzata una effettiva limitazione del disturbo ambientale nelle aree a protezione completa della riserva marina. Infine tra gli Invertebrati è qui da segnalare il ragno più pericoloso presente in Italia, la Malmignatta (Latrodectes tredecemguttatus), alcune specie di piccoli Scorpioni (Euscorpius italicus), la Scolopendra (Scolopendra cingulata) nonchè una entomofauna rappresentata da grilli, cavallette, scarabeidi, farfalle, la caratteristica Mantide religiosa (Mantis religiosa) e lo straordinario Insetto stecco (Clonopsis gallica).

na


il Falco Pellegrino


Da un punto di vista faunistico, è sicuramente l'avifauna l'elemento di spicco nelle isole. Sulle Tremiti, infatti, basta alzare lo sguardo o guardarsi intorno per assistere alle spettacolari acrobazie dei gabbiani che si librano nel vento oppure alle sorprendenti e velocissime "picchiate" del falco pellegrino (Falco peregrinus) in atteggiamento di caccia, il falco della regina (Falco eleonorare) e la rondine di mare (Sterna hirundo). Inoltre la zona è frequentata dall'avifauna migratoria europea che, lungo la rotta nord Europa-Africa, trova nell'unico arcipelago italiano dell'Adriatico un importantissimo punto di sosta. Tra le specie migratrici caratteristica e tipica di questo arcipelago è la berta maggiore (Colonectris diomedea), un uccello marino perfettamente adattato a sfruttare tutte le possibilità di vita offerte dal mare. Da secoli una colonia di berte maggiori raggiunge ogni anno le isole Tremiti. 35 Speciale Isole Tremiti


La berta maggiore è la più grande delle due berte presenti nei mari italiani. È una specie preva abitualmente in cavità rocciose costiere tranquille. La berta minore occupa anch’essa cavità na

le Tremiti... un paradiso marino per gli uccelli 36 Speciale Isole Tremiti


alentemente pelagica, nidifica aturali e tane di coniglio.

La Berta maggiore e' dal 2008 sotto stretta osservazione della Lipu nell'ambito del progetto 'Iba marine', volto a studiare le aree marine piu' significative per l'avifauna. Partito l'anno scorso (con il supporto del ministero dell'Ambiente) con un articolato studio nell'isola di Linosa, in Sicilia, dove vive una grande colonia di Berta maggiore formata da 10mila coppie, lo studio e' proseguito quest'anno con fondi propri dell'associazione appunto nell'arcipelago delle Tremiti, dove la specie nidifica sia sull'isola di San Domino e che su quella di Capraia. Obiettivo del progetto 'Iba marine' e' quello di studiare le aree di nidificazione e alimentazione in mare aperto utilizzate dalle specie marine indicate nell'allegato I della direttiva comunitaria 'Uccelli', che in Italia sono per esempio la Berta maggiore, la Berta minore, il Marangone dal ciuffo e alcune specie di gabbiano come il Gabbiano corso, il Gabbiano Roseo e il Gabbiano corallino. Nelle tre settimane di lavoro passate nell'isola di Capraia, scelta come sede dello studio, i ricercatori della Lipu hanno inserito sul dorso di 16 esemplari di Berta maggiore un dispositivo elettronico (chiamato Gps logger) che ne ha ricostruito i movimenti in mare aperto, dal momento in cui l'animale si allontana dal nido per recarsi in mare aperto e alimentarsi, fino al ritorno, dopo qualche giorno, al nido stesso. In collaborazione con l'Osservatorio faunistico della regione Puglia, gli uccelli sono stati inoltre pesati, misurati e dotati di anello identificativo. "Con questa ricerca- dichiara Giorgia Gaibani, responsabile settore Iba e Rete Natura 2000 Lipu-BirdLife Italia- aggiungiamo un altro tassello importante sulla strada della conoscenza e della tutela delle specie marine. Ci auguriamo di poter proseguire il nostro progetto anche nei prossimi anni per poter arrivare nel piu' breve tempo possibile a un quadro piu' preciso della situazione". In media, i viaggi delle berte in mare aperto sono durati oltre sei giorni, da un minimo di due giorni fino a un massimo di 12. "Durante l'incubazione- spiega Jacopo Cecere, del dipartimento Conservazione Natura Lipu-BirdLife Italia- il maschio e la femmina di Berta maggiore fanno i turni: mentre uno dei due rimane sull'uovo, l'altro compie un viaggio di diversi giorni durante i quali si alimenta accumulando depositi di grasso che gli permetteranno di sopravvivere per diversi giorni una volta rientrato al nido". E' stato osservato come le berte, in mare aperto, si spostino lungo una direttrice distante tra i dieci e i 20 chilometri dalla costa, e si concentrino per alimentarsi prevalentemente in quattro aree marine: due si trovano presso l'arcipelago delle Tremiti, una di fronte al primo tratto di costa Sud delle Marche, e un'ulteriore piu' a Nord quasi all'altezza del Monte Conero. Un esemplare ha anche effettuato un tragitto piu' lungo spingendosi fino alle isole della Dalmazia (Croazia), sul lato opposto del Mar Adriatico, per poi rientrare al nido.


VIAGGI RECORD PER LA BERTA MAGGIORE
 REGISTRATI COL PROGETTO “IBA MARINE”
REALIZZATO DALLA LIPU PER CONTO MINISTERO DELL’AMBIENTE
 Lo studio prosegue all’arcipelago delle Tremiti
 e all’isola di Linosa 1.350 chilometri percorsi in sei giorni, tra l’isola di Linosa, in Sicilia, e la costa libica, alla ricerca di cibo. E’ il viaggio record effettuato da un esemplare di Berta maggiore e registrato da un dispositivo elettronico applicato sul dorso dell’animale che ne ha permesso di seguirne i movimenti, sia sulla terraferma che in mare aperto. L’esemplare - rende noto la LIPU-BirdLife Italia, che ha appena concluso un progetto per conto del Ministero dell’Ambiente, del Territorio e del Mare sulle aree marine italiane più significative per l’avifauna - fa parte della più grande colonia italiana di Berta maggiore, quella dell’isola di Linosa, formata da 10mila coppie. Tra i paradisi marini per gli uccelli che la LIPU-BirdLife Italia ha studiato durante la ricerca troviamo, oltre a Linosa, il Golfo di Orosei, l’isola di Tavolara e l’arcipelago della Maddalena (Sardegna), le isole Lampedusa e le Egadi (Sicilia), l’arcipelago delle Tremiti, in Puglia. Zone marine ad alto tasso di biodiversità fondamentali per la riproduzione e l’alimentazione di numerose specie, come la Berta maggiore, la Berta minore, il Marangone dal ciuffo e alcune specie di gabbiani come il Gabbiano corso, il Gabbiano roseo e il Gabbiano corallino. Pur essendo presenti in Italia 56 Zone di protezione speciale (ZPS) al cui interno vivono colonie di uccelli marini – sottolinea la LIPU - le specie pelagiche (che vivono soprattutto in mare aperto), come le berte, frequentano aree a tutt’oggi prive di tutela. “Il progetto svolto – sottolinea Giorgia Gaibani, responsabile IBA e Rete Natura 2000 LIPU e coordinatrice del progetto – rappresenta un primo contributo per una maggiore conoscenza delle aree marine più rilevanti per gli uccelli. Ora – conclude – serve proseguire lo studio con nuovi dati e definire un quadro più preciso della situazione”. Il progetto, che ha previsto una raccolta dati di nove mesi, si è completato solo nei giorni scorsi con la consegna, al Ministero dell’Ambiente, della relazione finale.
 Svolto in collaborazione con l’associazione portoghese SPEA (partner in Portogallo di BirdLife International) nell’ambito del progetto mondiale di BirdLife International sulle “IBA” marine, il progetto IBA marine ha visto impegnati decine di rilevatori della LIPU e non che, dal bordo di traghetti o imbarcazioni, hanno monitorato (con il metodo del “transetto”) quasi 12mila chilometri di mare: 58 le specie di uccelli incontrate, di cui 22 marine, oltre a quattro specie di cetacei (Balenottera comune, Grampo, Stenella, Tursiope) e la Tartaruga marina comune (Caretta caretta). Oltre ai transetti, circa 100 giornate sono state dedicate al conteggio di uccelli dalla costa (Capo d’Otranto, Stretto di Messina


viaggi da record per la Berta maggiore

Foto di Pittalunga Gian Pietro

1.350 chilometri percorsi in sei giorni 39 Speciale Isole Tremiti


e dieci promontori in Sardegna) mentre, come già accennato, è stato realizzato uno studio specifico, durato oltre tre mesi e mezzo, sulla Berta maggiore a Linosa, grazie alla presenza di una colonia di 10mila coppie, la più ampia in Italia e la seconda nel Mediterraneo. 
Dalla costa di Linosa, dove gli uccelli sono impegnati già da fine maggio nella cova delle uova, fino all’involo dei piccoli che avviene a inizio settembre, gli uccelli si spostano infatti verso il mare aperto alla ricerca di cibo: sono stati 729 gli esemplari inanellati durante i tre mesi e mezzo di studio, e 79 gli esemplari di Berta maggiore ai quali sono stati applicati sul dorso dispositivi per la telemetria che e hanno permesso di registrarne la posizione. 135 chilometri la distanza media percorsa dai singoli uccelli durante il rilevamento. 
Il viaggio record registrato dagli strumenti è stato quello di un esemplare di Berta maggiore che da Linosa si è spostato alla ricerca di cibo fino alle coste libiche, in un viaggio durato sei giorni e lungo 1.350 chilometri, pari a una media percorsa di 224 al giorno. Proveniente dai mari al largo del Sudafrica, dove sverna, la Berta maggiore percorre migliaia di chilometri ogni anno per nidificare, in estate, nel Mar Mediterraneo e in Italia. Quindicimila le coppie nidificanti in Italia, 10mila delle quali, come detto, nell’isola di Linosa. Tutti i dati che la LIPU ha raccolto durante il progetto svolto per conto del Ministero Ambiente - sia quelli ottenuti dai conteggi dalla costa e da imbarcazione che dalla telemetria, sono stati cartografati e inseriti su GIS (Geographical Information System). Grazie a ciò, è stato possibile creare una sorta di data base che raccoglie tutte le informazioni per ogni specie di uccelli esaminate.

La Berta Maggiore ha dimensioni medio grandi, la sua apertura alare è di circa 100 130 cm. Il piumaggio è di colore grigio bruno superiormente, quasi completamente bianco inferiormente. E' dotata di un robusto becco uncinato dai bordi taglienti, con delle narici tubolari presenti sulla mandibola superiore.


chia di lentischo e da asbusti spinosi. Le Berte formano coppie stabili ed utilizzano lo stesso nido per più stagioni riproduttive. La femmina depone un solo uovo che viene covato a turno da entrambi i genitori per circa 54 giorni; la schiusa avviene tra il 10 ed il 20 Luglio. Il pulcino durante la prima settimana viene coperto da uno dei genitori giorno e notte; in seguito di giorno viene lasciato solo e visitato soltanto la notte, quando i genitori tornano al nido per nutrirlo. Negli ultimi giorni di permanenza al nido non viene più visitato dai genitori e sembra che ciò sia uno stimolo per l'involo, che avviene intorno al mese di Ottobre. Nel mese di Aprile la colonia è già al completo e dopo un lungo rituale di corteggiamento, tra Maggio e Giugno avviene la deposizione delle uova. Come nidi le Berte utilizzano cavità naturali o cespugli.

La Berta Maggiore è a distribuzione piuttosto limitata. Le sue popolazioni infatti sono localizzate quà e là in alcune isole e coste del mediterraneo ed in alcuni arcipelaghi dell'atlantico. Per tutta la durata della stagione riproduttiva, è possibile osservare, poco prima del tramonto, il formarsi in mare di grossi stormi in prossimità della costa. Quando è buio avviene il rientro a terra, accompagnato dal caratteristico canto, una specie di lamento simile al pianto di un neonato, he ha dato luogo in passato ad interpretazioni piene di fantasia. Una leggenda vede in questi uccelli la reincarnazione delle anime di Diomede, condannate a vagare in mare alla ricerca del loro condottiero scomparso in battaglia. Ascoltando il canto dei due sessi si può avere questa sensazione: il maschio ha un tono più penetrante mentre la femmina è più rauca. Le Isole Tremiti offrono a questi uccelli condizioni per la nidificazione: numerosissime sono le grotte ed i cunicoli con gli ingressi spesso protetti da una fitta mac-


i

Foto di F. Giannini

42 Speciale Isole Tremiti


il

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E' il più comune di tutti i gabbiani costieri. Gli adulti si riconoscono dalle grandi dimensioni, dalle parti superiori grigio pallide, dalla punta delle ali bianca e nera, dal massiccio becco giallo con una macchia rossa e dalle zampe color carnacino. Impiega quattro anni per acquisire il piumaggio da adulto. Riconoscono i propri pulcini dal disegno delle piume della testa, parte del corpo che sarà ultima ad impiumarsi fino a quando non sarà compiuto l'accrescimento. Depone 2-3 uova di colore variabile dall'oliva chiaro al verdastro o rossiccio tendente al bruno scuro o bluastro pallido con macchie, puntiformi e virgoliformi, ricoprenti tutto il guscio o molto sparse di colore nero, nerastro o verdastro scuro; peso gr.90, ovali appuntite. Lisce, brillanti e granulose. L'incubazione dura 25-33 giorni e i nidiacei rimangono al nido 40-45 giorni. Sulle Isole Tremiti, è presente l'unica colonia nidificante dell'Adriatico. La colonia più consistente è sulle pareti rocciose di Caprara, altre colonie minori sono su S. Domino e S. Nicola e sul Cretaccio. Arrivando alle Tremiti, i gabbiani reali sono immediatamente visibili perchè fanno la spola tra le isole, sorvolando il braccio di mare che le separa. Qualcuno lo si nota sempre di vedetta sulle rocce, specialmente sul disabitato Cretaccio, sempre pronti ad accorrere verso le barche che tornano dalla pesca o dovunque possono reperire cibo.

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La pineta di San Domino La pineta a pino d'Aleppo (Pinus halepensis) è una formazione arborea che si rinviene solo sull'isola di S. Domino, dove occupa gran parte della superficie dell'isola. Si tratta certamente di una vegetazione autoctona già indicata nell'antica carta delle Tremiti di Blaeu Bortier del 1724.

Foto di Adelmo Sorci


Le Isole Tremiti, come tutti gli ambienti insulari, rivestono particolare interesse sotto il profilo della flora e della vegetazione per le peculiari caratteristiche ambientali che si vengono a determinare. In esse si riscontra una elevata biodiversità floristica e una diversificazione della vegetazione assai notevole se rapportata alle relativamente modeste dimensioni dell'Arcipelago. Uno degli aspetti più rilevanti è rappresentato dalla presenza su S. Domino di una folta pineta autoctona di pino d'Aleppo (Pinus halepensis), spesso con esemplari prostrati e contorti dai venti marini, resa a tratti impenetrabile da un folto e rigoglioso sottobosco di essenze mediterranee sempreverdi. In una ristretta area in cui le condizioni pedoclimatiche lo consentono, la pineta evolve verso un bosco misto con il leccio (Quercus ilex) specie più esigente, accompagnata da una componente floristica caratteristica di ambiente di lecceta, con presenza di pungitopo (Ruscus aculeatus), robbia selvatica (Rubia peregrina), alaterno (Rhamnus alaternus), mirto (Myrtus communis), lentisco (Pistacia lentiscus), caprifoglio (Lonicera implexa) ecc.

Pungitopo

Mirto

Per quanto concerne la scogliera è rilevante la presenza di una tipica vegetazione fortemente influenzata dalla salsedine. Elemento tipico di questo ambiente è l'endemico limonio delle Tremiti (Limonium diomedeum), una specie tipica delle scogliere calcaree delle fasce di vegetazione soggette all'influenza delle mareggiate. Ma il vero gioiello della flora di queste isole è il ben noto fiordaliso delle Tremiti (Centaurea diomedea), un endemismo originatosi per isolamento geografico, poichè profonde trasformazioni ambientali avvenute nel Quaternario e legate alla nascita delle isole, hanno portato alla frammentazione dell'areale di una specie ancestrale, facendo sì che i popolamenti isolati evolvessero indipendentemente fra loro. Ancora degni di nota sono anche altri endemiti come la stellina di Stalio (Asperula staliana subsp. diomedea) delle Tremiti, re-

caprifoglio

Lentisco


centemente individuata, e l'alisso di Leuca (Aurinia leucadea=Alyssum leucadeum), specie nota anche per le coste del Salento e delle isole dalmate. I prati alofili occupano gran parte dell'estensione di Pianosa e del Cretaccio, caratterizzati dalla presenza di una vegetazione adattata ai substrati marnosoarenacei con elevata concentrazione salina e soggetta a periodiche sommersioni durante le mareggiate. Fra le specie più caratteristiche si rinvengono: il centauro maggiore (Centaurium erythraea), la salicornia glauca (Arthrocnemum glaucum), l'atriplice alimo (Atriplex halimus). Vaste aree delle isole, con la cessazione quasi completa delle attività agricole, sono oggi interessate dalla ricostituzione della vegetazione spontanea con formazione di praterie erbacee che evolvono verso la formazione di pseudosteppe, habitat semi-naturali di grande valore ambientale poichè caratterizzati da elevata biodiversità. Fiordaliso delle Tremiti



Gli studi Botanici alle Tremiti Le isole Tremiti sono state oggetto di importanti studi di tipo floristico e vegetazionale. Una pietra miliare è rappresentata da un lavoro di GASPARRINI (1837) che riporta un primo elenco di 171 specie presenti sulle isole, e individua la presenza della Centaurea diomedea. TERRACCIANO (1890) dà un ulteriore contributo alla conoscenza floristica delle isole, giungendo ad enumerare 221 specie complessivamente, pubblicando i risultati delle raccolte effettuate da TELLINI (1890) che compì sulle isole anche delle ricerche geologiche. Un ulteriore impulso alle ricerche floristiche delle isole è stato fornito dal CORTESI (1909) ma il contributo più importante alla conoscenza della flora delle isole lo si deve all'opera del BEGUINOT (1909-1910) con la pubblicazione di due importanti studi frutto di ben sette anni di ricerche.

Lo studio più completo della vegetazione delle Tremiti è quello effettuato da DE MARCO, VERI e CANEVA (1984), ancor oggi importante punto di riferimento per la conoscenza vegetazionale.


i Capperi delle Tremiti Caprara e Pianosa

silenzio, profumi e capperi

...le due isole dell’arcipelago non abitate, le due più selvagge, prevalentemente rocciose con una costa più alta verso nord e degradante verso sud. Pianosa prende il nome dall’aspetto pianeggiante, il punto più alto raggiunge solo 15 mt. Entrembe sono caratterizzate da una vegetazione ricca di Lentisco, Cardo e soprattutto Cappero. Quest’ultimo così abbondante da sempre sull’isola di Caprara da contribuirne a darle il nome visto che anticamente veniva chiamata Capperaia o Capperara. Oggi viene raccolto dai tremitesi e poi conservato sotto sale in vasetti, per poi essere venduto ai turisti o arricchire i piatti tipici proposti nei ristoranti e trattorie.


Il nome scientifico è “Capparis Spinosa” var. rupestris, appartiene alla famiglia delle capparidacee che è composta da circa 120 specie. Resiste al caldo alla siccità e alla salsedine. Dal suo arbusto si dipartono i rami che producono i boccioli floreali. Trova terreno e clima propizio nelle splendide Isole Tremiti, dove crescono, fin dai tempi più antichi, capperi dal sapore inconfondibile, particolarmente intenso ed aromatico. La raccolta avviene esclusivamente a mano e si effettua, come un rito quasi sacrale, tra i primi di maggio e la metà di giugno. È un lavoro molto delicato e faticoso che si effettua raccogliendo, uno per uno, i gustosi boccioli nella parte apicale dei rametti novelli senza danneggiarli. I capperi appena raccolti non possono essere consumati ma necessitano di un giusto periodo di maturazione (30/45gg) e attente cure. Durante tale periodo il prodotto viene conservato con periodiche e decrescenti aggiunte di sale marino fino a quando non assume il colore tipico, l’aroma caratteristico, il sapore intenso e gradevole, l’aspetto consistente.


Le proprietà Medicamentose Il Cappero è già apprezzato come pianta medicinale da Galeno, Columella e Dioscoride, come cita il medico senese Mattioli nel XVI secolo, affermandone l’utilità per calmare i dolori della sciatica, “purgare la flemma della testa”, lenire il dolore di denti, guarire le ulcere e le scrofole (suppurazioni delle glandole linfatiche del collo) ed altro ancora. La parte medicamentosa è costituita dalla corteccia della radice, che si raccoglie quando la pianta è a riposo, alla quale sono attribuite proprietà antiartritiche, astringenti, diuretiche e toniche. In forma di infuso o decotto la radice del Cappero viene indicata nell’atonia generale, nell’idropisia, nella clorosi e nella gotta, contro l’isterismo, negli stati depressivi ed in alcuni casi di paralisi. Contro la stranguria (estrema difficoltà di urinare) Catone riporta la ricetta di un vino medicato: una libbra (circa tre etti) di capperi e ginepro pestati, in due congi (sei litri e mezzo) di vino, da prendersi al mattino a digiuno. Columella consiglia radice di Cappero con aceto come drastico rimedio per i vermi intestinali dei cavalli. Un testo di medicina del Seicento enuncia che l’olio di Capperi “mollifica le materie che sono nella milza, e la conforta. Vale anche allo scirro (carcinoma duro), e ad ogni ostruzione di essa milza”.

Le parti della pianta che vengono raccolte e consumate, i capperi, non sono altro che i germogli di un bellissimo fiore bianco e rosato somigliante a una piccola orchidea. Questa pianta, “Capparis spinosa var. rupestris”, cresce a forma di cespuglio e ha le foglie carnose di colore verde scuro. I capperi più piccoli sono quelli di qualità migliore e in cucina sono usati per impreziosire le pietanze donando un gusto unico e forte che stimola il palato e lo spirito di chi lo assaggia.


La pianta una rampicante spinosa cresce allo stato selvaggio; adora il sole, il caldo, il terreno arido e pietroso, insomma la vita libera.

Curiosità Capperi !!! si usa come esclamazione di meraviglia ed è un eufenismo di caspiterina , accipicchia. L’espressione è riferita comunque al fiore di cappero, apparaiscente ed elegante.


Info Capperi PER CAPPERI AL SALE: prima di usarli, porli a bagno in abbondante acqua fredda, cambiandola più volte, perché perdano un pò il sale e fare attenzione a non salare troppo le vivande alle quali si uniranno. Sono ottimi; anche semplicemente conditi con olio di oliva, qualche goccia d'aceto e aromatizzati con aglio. Si usano in numerosissimi e gustosi piatti, con la carne e con il pesce, nei contorni, preparare salse e specialità ed esercitano una utile funzione tonica-digestiva. PER CAPPERI ALL'ACETO : prima di usarli é consigliabile lavarli in acqua fredda per eliminare in parte il sapore aspro dell'aceto. Trovano impiego nelle insalate di pomodori, di riso e miste e possono essere serviti da soli con olio di oliva ed altri aromi naturali.

Delicatezze al Cappero SPAGHETTI CON CAPPERI E POMODORINI CILIEGINE ingredienti: 200 gr. di capperi di Tremiti, 600 gr. di pomodori maturi tagliati a quadretti, 3 spicchi d'aglio schiacciati,un grosso ciuffo di basilico e mentuccia, 4 cucchiai d'olio di oliva - peperoncino a piacere - spaghetti. Preparazione: Soffrigete l'aglio con l'olio d'oliva, appena biondo aggiungere i pomodori, il basilico e la mentuccia, cuoccete per 5 o 6 minuti, aggiungere i capperi dissalati ed ultimare la cottura aggiustando il tutto con il sale necessario ed il peperoncino. Scolare la pasta al dente amalgamandola con la salsa per qualche minuto -servire fumante accompagnata con pecorino grattuggiato.


TAGLIOLINI AL CAPPERO

Ingredienti per 5 persone: 350 gr. capperi "occhiellino", 1/2 litro di pomodoro fresco, un mazzetto di basilico ed uno di prezzemolo, due spicchi di aglio, tre cucchiai di olio. Preparazione: soffriggere aglio e olio, appena biondi mettere il basilico, prezzemolo, salsa di pomodoro fresca, capperi e sale quanto basta, lasciare cuccere per un quarto d'ora circa. Condire con il tutto i tagliolini di pasta fresca.

LA SALSA PIZZAIOLA Semplice, veloce ed eccezionale: soffriggere uno spicchio d'aglio, schiacciato con la mano, in olio d'oliva, aggiungere qualche pomodoro maturo o pelati e prima che si completi la cottura aggiungere una manciata di capperi. Aggiustare di sale e pepe. E' ottima con pastasciutta, carni e pesce, uva e qualche verdura.

BRUSCHETTE Ai pomodori e capperi: marinare 200 g pomodorini ciliegia, tagliati a spicchi, in 3 cucchiai d’olio, 1 spicchio d’aglio, 1 cucchiaino origano secco e 2 cucchiai di capperi sotto sale, sciacquati e tritati.


Le

Grotte Testo di Adelmo Sorci e archivio Foto di Paolo Fossati e Adelmo Sorci ( ADphoto)

delle Tremiti


La tormentata e suggestiva morfologia delle Tremiti è dovuta alla natura geolitologica delle rocce ed all'azione del mare che con la sua azione incessante ha creato cale, grotte, baie, archi, faraglioni, recessi e punte aspre e incantevoli. 57 Speciale Isole Tremiti


Grotte emerse, semisommerse e sommerse Esistono differenti modi per definire un “grotta”. Per comodità utilizzeremo la definizione proposta da Ridel (1966) e successivamente ripresa e modificata da Bianchi (1994) e Bianchi et al. (1996) secondo cui si può considerare “grotta marina” una cavità di varia origine, in tutto o in parte occupata dal mare ed accessibile all’uomo; inoltre il rapporto tra i numeri che esprimono il volume totale (in m³) e l’area di ingresso (in m²) deve essere superiore a 1, e la larghezza dell’ingresso non deve essere superiore a quella media interna. Avvalendosi della definizione sopra citata è dunque possibile suddividere le grotte marine, confermando la classificazione già proposta da Parezan (1960), in: [a] - Grotte costiere emerse. Accessibili da terra, il

cui ingresso, cioè, si apre al di sopra del livello del mare, e sono accessibili all’uomo senza l’uso di un battello. Si dividono in due gruppi fondamentali: grotte senza comunicazione evidente col mare e grotte con comunicazione evidente col mare, a seconda che non abbiano alcuna comunicazione col mare visibile all’ingresso, oppure che, pur essendo comodamente accessibili a piedi, presentino tuttavia qualche canale o rigagnolo, attraverso il quale le acque marine possono entrare ed uscire dalla grotta. [b] - Grotte semisommerse. Accessibili solo via mare. Vi appartengono quelle grotte che hanno un ingresso piu o meno visibile dall’esterno, ma in gran parte al di sotto del livello del mare, anche se nel corso dello sviluppo interno possono risalire e riab-


bassarsi alternativamente, sopra e sotto il livello del mare. [c] - Grotte sommerse. Accessibili solo in immersione. Questo, come i due gruppi precedenti, comprende grotte a sviluppo prevalentemente orizzontale, a sviluppo prevalentemente verticale ed a sviluppo esclusivamente verticale. Queste ultime vengono dette “pozzi” (cavita cui si accede dall’alto in basso) e “camini” (formazioni capovolte, cui si accede dal basso all’alto) analogamente alle morfologie delle grotte terrestri. Le grotte marine possono avere una duplice origine e, tuttavia, l’una non esclude necessariamente l’altra: l’erosione carsica e quella marina.

59 Speciale Isole Tremiti


60 Speciale Isole Tremiti


Cenni sul Carsismo della Puglia Anche se in passato alcuni autori (Gortani, 1937; Anelli, 1963; 1973) hanno ritenuto opportuno classificare i fenomeni litologici pugliesi come paracarsici e non carsici, le tendenze attuali sono orientate a considerarli comunque associabili al carsismo propriamente detto. In realtà la natura della gran parte della roccia pugliese non è ascrivibile al litotipo calcareo bensì a quello calcarenitico. Pur avendo la medesima origine da un punto di vista chimico (per azione dissolutiva dell'acqua percolante sul Carbonato di Calcio delle rocce), le cavità formate nei calcari e nelle calcareniti si possono differenziare per i tempi di formazione differenti (anche se, in realtà, nel primo caso si formano per fratturazione, nel secondo, per capillarizzazione). Dunque il motivo per cui le cavità di tipo calcareo sono in genere dimensionalmente superiori a quelle di tipo calcarenitico è da ascrivere unicamente all'età notevolmente più lunga delle prime (Palmisano, 1993). La Puglia con il Salento e le Isole Tremiti pur essendo costituite da litotipi calcarenitici, risultano ricche di grotte. Il fenomeno erosivo che, fin dal Cretaceo (terminato circa 65 milioni di anni fa), ha in più riprese agito sulle rocce di questa area dell’Adriatico che è stato a sua volta influenzato dalle oscillazioni del livello del mare. Durante questo lungo periodo, infatti, il livello del mare è variato, e più volte, anche di centinaia di metri. Queste oscillazioni hanno alternativamente scoperto e sommerso tratti di territorio costiero nel susseguirsi dei periodi geologici. Durante le numerose glaciazioni che si sono succedute sul pianeta, gran parte delle terre emerse a Nord e a Sud dei 45° di latitudine vennero ricoperte dal ghiaccio. Quest'acqua che, cosi segregata sulle terre emerse, non faceva ritorno al mare, ne indusse un abbassamento di livello che, alle nostre latitudini, può essere stato di circa 100 metri al culmine dell'ultimo periodo glaciale (circa 18.000 anni fa). Un abbassamento del livello del mare di questa portata allontanò anche di diversi km le acque marine dalle coste attuali fino anche a circa 15 km. Fig.1 – In neretto la localizzazione delle principali aree costiere di interesse speleomarino. Rif. “Le Grotte marine del Salento: Classificazione, localizzazione e descrizione” di Raffaele Onorato- Francesco Denitto – Genuario Belmonte. Nell'ambito di questi avvicendamenti geologici, il fenomeno carsico ha esplicato la propria attività in vario modo tra cui, quindi, la formazione di una quantità di cavità naturali originatesi in ambiente sicuramente aereo per l'attività drenante di paleocorsi idrici, e sommerse dal mare in periodi successivi. E’ per questo semplice motivo che la costa rocciosa delle Isole Tremiti è molto ricca di grotte sommerse più di quanto se ne possano individuare esternamente.


Le Grotte marine dal punto di vista biologico Per il subacqueo sportivo e naturalista, l'esplorazione delle grotte è certamente una delle immersioni più interessanti e stimolanti. Oltre allo spettacolo creato dai giochi di luce che spesso caratterizzano gli ingressi, le cavità sommerse offrono numerosi motivi di interesse dati dalla estrema particolarità degli ambienti. Da un punto di vista biologico, uno dei principali motivi che spinge all'esplorazione di questi habitat è legato alla zonazione dei popolamenti bentonici. Le grotte sommerse infatti, rappresentano un sito ideale per l'analisi della distribuzione della fauna marina lungo gradienti ambientali, dal momento che in esse è riproducibile un effetto pari a quello generato dal gradiente batimetrico, ma in spazi ben più limitati. Nelle grotte marine, anche di bassa profondità, è possibile rinvenire popolamenti animali tipici di profondità elevate, per questo motivo la bionomia bentonica considera tali biotopi come 'enclaves' del piano circalitorale, nell'infralitorale. Il riferimento alla sola fauna non è casuale, poiché un'altra caratteristica delle grotte sommerse è l'assenza, almeno in gran parte di esse, della componente floristica. Questo fenomeno è imputabile all'insufficienza della radiazione luminosa nei riguardi della sia pur minima esigenza fotosintetica delle alghe più sciafile. L'ambiente di grotta (in questo le “sommerse”) che ad un primo esame potrebbe apparire sfavorevole, presenta tuttavia condizioni di stabilità termica durante tutto l'anno, e di stabilità meccanica non essendo soggetto al-

l'azione diretta delle onde. Il problema principale che gli abitanti delle grotte devono affrontare riguarda l'alimentazione. In questi ambienti la produzione primaria è infatti assente o trascurabile, c'è quindi una selezione trofica pura del sistema, poiché essa dipende esclusivamente da input esterni. I nutrienti vengono in genere trasportati da deboli flussi di corrente (grotte Sommerse) e raggiungono i vari distretti talvolta molto lentamente. Di massima importanza in questi ambienti è quindi il riciclo dei cataboliti che avviene in un turnover continuo. Molto rilevante è anche il ruolo svolto dalle acque dolci che filtrano dalla superficie e concorrono al trasporto di sostanze organiche. La maggior parte degli input sono rappresentati da materiale organico particolato sotto forma di plancton di dimensioni assai variabili. Questa, oltre ad essere la più importante fonte di cibo per tutti i filtratori di grotta, lo è anche per una grande varietà di organismi vagili. Ciò che non viene utilizzato dai filtratori passa infatti nel comparto dei detritivori, che vivono per lo più nel sedimento. A causa di tale particolare situazione trofica, i livelli della catena alimentare


non ripropongono la classica successione: erbivori, carnivori, carnivori di alto rango. In questo caso infatti si può parlare di "produttori secondari", animali che vivono direttamente dell'import organico, di "consumatori veri", animali cioè che si nutrono del materiale organico prodotto nella grotte, e di "riduttori", organismi che utilizzano la frazione organica morta, sia importata che prodotta "in situ", e che liberano prodotti inorganici di riciclo. Le biocenosi caratteristiche degli ambienti di grotta sono piuttosto eterogenee e si differenziano in base alla morfologia a seconda che si tratti di grotte con aperture superficiali e situate sotto il livello del mare, grotte semisommerse e sommerse, grotte con

un unico ambiente o grotte con tunnel e canali profondi. Questa varietà di situazioni porta ad una particolare strutturazione delle comunità. In rapporto alle condizioni di luminosità possiamo distinguere un ambiente di avangrotta, uno proprio di grotta semioscura ed uno di grotta oscura. Semplificando potremo dire che sono individuabili due grandi tipi di popolamenti. Il primo occupa le porzioni semi-oscure, mentre il secondo è limitato alla zona ad oscurità totale. E' comunque necessario precisare che non esiste una fauna specifica di grotta, tutti gli abitanti delle grotte, sia bentonici che nectonici, possono essere osservati anche all'esterno seppure a profondità talvolta rilevanti.

63 Speciale Isole Tremiti



Natura sottomarina

Foto di Adelmo Sorci e archivio


In Mediterraneo il Mare Adriatico e nell’Adriatico, dove il mare è più BLU, una Riserva Marina Il Mediterraneo Pur avendo un'estensione modesta il Mar Mediterraneo può essere considerato un vero e proprio generatore di Biodiversità. Basti pensare ai continui scambi con l'oceano Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra, ed il Mar Rosso tramite il Canale di Suez. nell’Adriatico Particolare è l'ittiofauna dal Mar Adriatico, in quanto esso è il bacino dove si trovano le acque più fredde e meno salate di tutto il Mar Mediterraneo. Intuibile è quindi la peculiarità di tali popolazioni. Il maggior contributo è sicuramente offerto dalla ricchezza di sostanze organiche provenienti dai numerosi fiumi che si riversano nell'Adriatico. Queste sostanze offrono infatti un habitat ideale e tanto nutrimento per le specie bentoniche filtratrici come spugne, policheti, idrozoi, madrepore, antozoi, tunicati e molluschi bivalvi, che rivestono completamente di colori i fondali marini delle Isole Tremiti. alle Isole Tremiti Pareti rocciose giallo canarino colonizzate in ogni singolo centimetro quadrato da madrepore di polipi coloniali come Parazoanthus axinella, e da spugne dall'arancione intenso e acceso come Axinella cannabina, che si protendono spavalde dalle pareti rocciose, quasi a sfidare quel blu verso l'esterno per accaparrarsi più nutrimento possibile in balia delle correnti marine, e che regalano ai subacquei immersioni davvero indimenticabili, come quelle della Secca della Vedova (notturna d'autore), Cala Sorrentino, Cala dei Turchi, Secca del Ferraio e Cala caffè. Tanta vita bentonica, ma anche tanto pesce di tana, come gronghi, murene e musdee in ogni anfratto, scorfani di grossa taglia che si mimetizzano perfettamente sul fondo, alla base di massi accatastati, o a guardia delle numerose grotte sommerse presenti lungo tutto l'arcipelago. E poi molluschi come polpi e seppie, nudibranchi colorati che pascolano tra le alghe palla verde e tra le spugne incrostanti, crostacei come aragoste, astici, galatee, magnose, gamberi meccanici, granchi facchino, misidiacei, paguri, murici, che si nascondono tra le rocce, e poi ancora numerose specie ittiche, dai comuni tordi pavone, alle donzelle, ai labridi, alle castagnole brune e rosse, alle boghe e alle menole, che sembrano quasi giocare con i subacquei, e ancora banchi di salpe, di pagelli e di saraghi, che offrono scenari davvero suggestivi. Foreste di gorgonie screziate, dal giallo al rosso-violetto, in quella che viene considerata una delle dieci immersioni più belle del Mediterraneo, Secca di Punta Secca, a nord di Capraia. Ma qui è anche il regno dei grandi pelagici, come dentici, barracuda, palamiti, ricciole, che si incontrano spesso in agguato nel blu.

dal 1989, Riserva Marina


Alghe Acetabularia acetabulum - ombrellino di mare Codium bursa - alga palla verde Halimeda tuna - fico d'india di mare Peyssonnelia rubra - rosa di mare Dictyota dicotoma - alga a nastro bifido Padina pavonica - coda di pavone

Spugne Crambe crambe - spugna dello spondilo Axinella cannabina - spugna canna Axinella verrucosa Chondrosia reniformis - rognone di mare Spirastrella cunctatrix - spugna rossa Spongia officinalis - spugna da bagno

Policheti Spirografo spallanzani - spirografo Protula tubularia -ciuffo bianco

Celenterati Alicia mirabilis - attinia alice Anemonea sulcata - capelli di venere Astroides calycularis - madrepora arancione Parazoanthus axinella - margherita di mare Cerianthus membranaceus - cerianto Aiptasia mutabilis - anemone bruno

Echinodermi Sphaerechinus granularis - riccio di prateria Centrostephanus longispinus - riccio Diadema Paracentrotus lividus - riccio femmina Holothuria sanctori - cetriolo di mare Marthasterias glacialis - martasteria Chaetaster longipes - stella lunga

Molluschi Seppia officinalis - seppia Octopus vulgaris - polpo Luria lurida - ciprea Pinna nobilis - nacchera Cratena peregrina - cratena Flabellina affinis - flabellina lilla Janulus cristatus - ianulo Discodoris atromaculata - vacchetta di mare

Crostacei Maja squinado - granseola Stenopus spinosus - gambero meccanico Dromia personata - granchio facchino Scyllarides latus - magnosa Scyllarus arctus - magnosella Palinurus elephas - aragosta Homarus gammarus - astice Galathea strigosa - galatea

Tunicati Halocynthia papillosa - patata di mare Clavellina lepadiformis - clavellina cristallo

Pesci bentonici Epinephelus marginatus - cernia bruna Sciaena umbra - corvina Conger conger - grongo Muraena helena - murena Scorpaena porcus - scorfano nero Scorpaena scrofa - scorfano rosso

Pesci pelagici Seriola dumerili - ricciola Sphyraena barracuda - barracuda Diplodus puntazzo - sarago pizzuto Diplodus vulgaris - sarago fasciato Dentex dentex - dentice Sarda sarda - palamito



Le Isole Tremiti sono state dichiarate riserva marina con D.M. del 14 luglio 1989 - G.U. n. 295 del 19/12/89. Dal 1996 l’area è parte del Parco Nazionale del Gargano. La riserva non limita in maniera significativa le immersioni nella zona.

il mare delle isole è diviso in tre zone: Zona A: l’intera isola di Pianosa. Qui è vietata la balneazione e la navigazione, l’accesso e la sosta di barche non autorizzate dall’Ente gestore per finalità scientifiche e per visite guidate. E’ vietata anche qualsiasi forma di pesca. Zona B: è l’area tra il faro di Punta Provvidenza e Punta Secca, fino all’isobata dei 70 metri di San Domino. A Caprara comprende, inoltre, la zona che va da Cala Sorrentino allo scoglio Caciocavallo.Qui è vietata la pesca subacquea, sportiva e professionale, e la navigazione, tranne quella autorizzata dall’Ente gestore. Le immersioni sono consentite previo permesso delle autorità. Zona C: è l’area restante di San Domino, di Caprara e tutta l’isola di San Nicola, dove, oltre alle immersioni, è consentita la pesca sportiva. Per maggiori informazioni occorre rivolgersi alla Capitaneria di Porto di Manfredonia.

Oltre

40

le immersione

Alcune di queste sono considerate tra le più

belle del Mediterraneo


70 Speciale Isole Tremiti


La Storia sommersa Tre Senghe

alla scoperta di uno dei tanti affascinati siti archeologici delle Tremiti


All’inizio degli anni Ottanta, precisamente nel 1981 e nel 1982, si sono svolte nelle acque delle Isole Tremiti alcune campagne di scavo sul relitto romano delle Tre Senghe, volute dalla Soprintendenza archeologica della Puglia, dopo un sopralluogo effettuato nel settembre del 1980. Il relitto delle Tre Senghe può essere collocato nel contesto dei commerci che si svolgevano nel Mediterraneo tra il II e il I secolo a.C. Il luogo dell’affondamento prende nome da una roccia spaccata da tre fessure all’estremità sud-occidentale di San Domino, presso Punta di Ponente. Il relitto è situato su un pianoro sabbioso ad una profondità di circa 25 metri, a meno di 100 metri dalla riva. L’affondamento è stato probabilmente causato dal maltempo e dovuto ad un urto contro la scogliera rocciosa, visto che questo braccio di mare è aperto ai venti e assai pericoloso per la navigazione. La campagna di scavi ha permesso di portare alla luce numerose anfore. Molte di queste recavano impresso sull’orlo il bollo rettangolare con la sigla M.FVS, timbro anforario documentato per la prima volta sulle anfore di questo relitto, oltre a numerosi tappi fittili di chiusura. Fare un’immersione in questo sito, purtroppo non sempre possibile a causa delle condizioni del mare e delle correnti, dà sempre una grande emozione. Ma non è l’unico luogo dove trovare segni del passato, ancore o fasciame di altre navi possono essere osservate anche a Caprara, oltre che a San Domino e al Cretaccio. Insomma, ogni immersione può regalare, in qualsiasi momento, suggestive scoperte. 46 Magazine M - Number Ten


1981

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Relitto delle Tre Senghe Testo di Giorgio Mesturini Foto di Giorgio Mesturini, Pippo Cappellano, Adelmo Sorci, archivio Mesturini

Era un'imbarcazione romana, affondata a 100 metri dalla costa dell'isola di San Domino nelle Tremiti, su un fondale a -25 metri dopo l'urto contro uno scoglio. Gli archeologi ricevettero l'autorizzazione a procedere agli scavi nel 1981: trovarono contenitori di ogni tipo, anche per il vino novello Il piccolo arcipelago delle Tremiti, a nord del Gargano, costituisce un gruppo di isole dall'importante valore storico ed archeologico, grazie ai resti medioevali dell'abbazia di Santa Maria, eretta sull'isola di San Nicola, ed anche per gli antichi relitti presenti nelle sue acque. Infatti, le Tremiti costituirono da sempre un importante nodo commerciale per la navigazione antica, in particolare durante l'epoca romana. La presenza di relitti nelle acque circostanti l'arcipelago era nota da molto tempo, ma solo nel settembre del 1980 fu autorizzato un primo sopralluogo che diede esito positivo. Così, nell'estate del 1981 si svolse la prima campagna archeologica sul relitto romano detto "delle tre senghe" (fessure), situato su un fondo di 25 metri, a circa 100 metri dalla costa meridionale dell'isola di San Domino. La scogliera in questo tratto di costa cade in modo deciso sino a -22 metri, per poi ridurre la pendenza andando a costituire un fondale piuttosto sabbioso. Il relitto si trovava proprio su questo Pianoro e parte del carico dopo il naufragio scivolò fino agli scogli più esterni. Quando iniziarono gli scavi, il tempo, la sabbia e le conchiglie avevano ricoperto e cementato tutta la parte superiore dello scafo e quindi il relitto appariva come un ammasso formato da due strati di anfore orizzontali fortemente concrezionate, ma sotto le quali se ne scorgevano molte altre. La ricerca iniziò nella parte centrale del carico, allargandosi poi verso l'esterno e così, poco per volta, la massa concrezionata fu separata e i grossi blocchi di anfore furono riportati in superficie legandoli a palloni idrodinamici. Dopo questa prima fase lo scavo è continuato utilizzando la sorbona, attrezzo adatto all'asportazione di sabbia, permettendo così di raggiungere e togliere anche le anfore degli


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strati inferiori fino ad arrivare allo scafo di legno. Gli archeologi notarono che alle anfore mancava l'imballaggio che le avrebbe protette dagli urti e dal contatto diretto tra loro durante il viaggio. Molte, infatti, presentavano tracce di usura e fori sulle pance e sui colli, dovuti allo sfregamento continuo durante la navigazione. Tra gli esemplari rinvenuti, molti avevano i tappi di chiusura in terracotta a forma di disco, con un bottone di presa sulla parte superiore, spesso circondato da una leggera decorazione. Furono recuperate 150 anfore, alte circa 95 centimetri con due tipi d'orlo e un puntale che poteva variare lunghezza secondo il modello; tutte di forma Lamboglia 2, eccetto due anse bifide di Dressel 4, ed un puntale di tipo greco-italico. Molti di questi reperti presentavano, impresso sull'orlo del collo, un bollo rettangolare con in rilievo la sigla M.FVS, timbro che indicava il nome del costruttore dell'anfora.

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Anforetta per l’assaggio del vino novello

Tappi fittili delle Anfore

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Framme


ento di ceramica

Gli scavi furono sospesi durante l'inverno, per riprendere nell'estate 1982. Durante questa nuova ricerca furono recuperate due particolari anfore Lamboglia, alte solo 43 centimetri. La loro presenza a bordo testimonia che durante quel viaggio veniva trasportato anche vino novello come assaggio, particolarmente pregiato sulle mense imperiali. Inoltre furono rinvenute anche anfore a fondo piatto e chiuse da un opercolo in argilla cruda con una incisione, H al centro e ROMAII in tondo. Tolti tutti gli strati di anfore, fu possibile raggiungere la chiglia, che mostrava una lunghezza di 5 metri, ed un'altezza di 28 centimetri per 27 di larghezza. Il fasciame esterno era ben conservato e formato da tavole spesse quattro centimetri e ricoperto, fino alla linea di galleggiamento, da una sottile lamina di piombo fissata con chiodi di rame. Grazie a tutti i reperti trovati, gli archeologi hanno potuto affermare che si trattava di una nave di piccolo cabotaggio, del I secolo a.C., adatta a trasportare circa 900 anfore. Alcuni studiosi sono anche risaliti alle modalitĂ del naufragio; la nave dovrebbe essere affondata di poppa, inclinandosi sul fianco verso ovest, a causa dell'urto sugli scogli. L'impatto con il fondo, l'aveva aperta in senso longitudinale, disperdendo parte del carico.

Interno di uno scandaglio che poi veniva riempito di grasso


Le Anfore delle Tremiti Le anfore sono contenitori usati per trasporti marittimi, fabbricate e vendute come contenitori per prodotti quali olio, vino, frutta, salsa di pesce, pesce salato. Una volta riempita l’anfora veniva sigillata con tappi di terracotta. Sul collo, sulle anse, sull’ orlo e sui puntali sono frequenti bolli con indicazione del nome del fabbricante, del commerciante, del contenuto, delle quantità e del peso. Riempite e sigillate le anfore erano imbarcate nella stive delle navi, impilate con cura in file, sfalsate e sovrapposte, per rendere il carico stabile ed il più capace possibile. Le anfore del relitto delle “Tre Senghe” ’ appartengono al tipo Lamboglia 2 che veniva fabbricato lungo il versante adriatico dell’ Italia e originariamente destinato al trasporto del vino. Le Lamboglia2, sono considerate le anfore adriatiche dell’età repubblicane hanno grossa pancia, collo corto, breve orlo a fascia ribattuta , anse diritte e parallele al collo con il puntale lungo e stretto.

I relitti e l’archeologia subacquea L’archeologia subacquea, uno dei più recenti e promettenti settori della moderna ricerca archeologica, consente l’acquisizione di moltissimi dati sui commerci, che nel mondo antico si effettuavano principalmente per via marittima, durante la buona stagione, nonostante le difficoltà della navigazione (tempeste, pirateria, naufragi). I relitti di navi affondate costituiscono un documento storico particolarmente importante per la ricostruzione dei commerci antichi. Ricostruire la composizione del carico di una nave, definirne la provenienza, seguirne l’itinerario, stabilirne la possibile destinazione, fissarne la cronologia consente infatti di ricostruire le antiche rotte commerciali e di valutare i flussi di merci tra luoghi di produzione e mercati.


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Tre Senghe oggi


Controllo Monitoraggio Censimento per la tutela del patrimonio archeologico subacquo

Da tempo il Laboratorio del Mare MARLINTREMITI esegue, con l’autorizzazione della Soprintendenza dei Beni Archeologici della Puglia, studi e ricerche su nuove tecniche di rilievo e censimento. Spesso queste vengono seguite anche dal Nucleo Subacqueo dei Carabinieri di Bari

-25

metri


Nelle vicinanze del sito archeologico delle “Tre Senghe” si trova un altro relitto denominato “dei Lastroni”. Il percorso archeologico subacqueo consente l’esplorazione di entrambi i siti. Un immersione di grande fascino e che regala fortii emozioni

- 18

metri




Un frammento della storia d’Italia che il destino ha regalato ai fondali delle Isole Tremiti:

il “Lombardo�


19 marzo 1864

152 anni dopo

la collisione con

una secca e successivo affondamento sul fondo del mare delle Tremiti a 9 metri di profondità giace ancora la struttura principale del Lombardo.

Siamo a Cala degli Inglesi, sull’isola di San Domino, e ci apprestiamo a descrivere una delle tante affascinati immersioni delle Tremiti e nello stesso tempo un vero tuffo: “indietro nel tempo!”. L’immersione la possiamo definire facile nel suo percorso anche se la profondità massima che si raggiunge è di 25 metri. Straordinaria particolarità e tragica fatalità... sullo stesso sito troviamo due relitti: il Lombardo e una nave oneraria Romana, che ben 2000 anni prima subisce la stessa sorte. Ingoiata dal mare lascia sul fondale anfore e vasellame. Errori o fatalità, oggi solo i subacquei possono vedere i segni di un glorioso passato.

L’Immersione Arrivati sul punto si inizia con una ricostruzione storica degli eventi e a seguire con la descrizione minuziosa di come si svilupperà il percorso subacqueo e dei reperti che si potranno osservare. 45 minuti d’immersione, di cui 15 a 25. Tutti pronti, uno scambio di Ok e si entra in acqua. La discesa sta per iniziare, ma prima uno squardo verso il fondo. La fotografia descrive a pieno ciò che

i subacquei possono vedere semplicemente affondando il viso . Sono i resti delle grandi ruote a pala del piroscafo, adagiate sul fondo a soli 9 metri di profondita. Aiutati dalla limpidezza dell’acqua subito si ha la visone dello sviluppo dell’immersione. Inizia la discesa e dopo pochi istantisi arriva quasi a toccare il relitto. Si esegue una perlustrazione veloce e si inizia subito ad affondare verso i -25. Durante il percorso si osservano frammenti, fogli di rame (che rivestivano le murate del piroscafo con lo scopo di ridurre l’attrito in acqua e


45 minuti d’immersione, di cui 15 a -25 per passare dal I° sec. a.C. al 1864 e riemergere nel 2010.

-20

-22

renderlo quindi più veloce), chiodi, bulloni e ancora fasciame di legno. Si arriva così ai piedi della dorsale rocciosa che muore su un piano di sabbia e ghiaia. Si prosegue verso nord, per i subacquei un ambiente piatto, senza rifermenti, apparentemente nulla di tutto ciò che era stato descritto nel breafing. Negli occhi dei subacquei quasi delusione, sul fondo in verità non mancano invece segni del presente, qualche bottiglia, qualche lattine ed un copertone di una

ruota. Percorso sbagliato? Niente affatto... Siamo arrivati sopra la nave oneraria romana, che in realtà è stata igoiata anche dalla sabbia, ma è li. Ci basta muovere ritmicamente la mano a un palmo dal fondo. La turbolenza che si genera agisce come una sorbona, sposta la sabbia, poi la ghiaia e piano piano ecco comparire un anfora, poi un’altra, ci si sposta un po e ancora frammenti e tappi fittili.

-9


2000 anni a -25 metri che si possono sfiorare con le mani. Tante le cosa da vedere, anche frammenti lignei, ma questi sono del Lombardo. Per i nostri ospiti subacquei quasi un gioco di magia, e per loro l’emozione di aver scoperto un tesoro. Il tempo vola ed è importante rispettare la pianificazione. E’ ora di abbandonare questa quota è cominciare la fase di ritorno. Ma prima, così come scoperto, con la stesso metodo si provvede a nascondere il tutto. Gli stessi sub si adoperano, consci dell’importanza di proteggere il nostro straordinario bene archeologico. Un controllo degli strumenti e dei manometri. E’ tutto Ok. Ora lo sguardo dei sub è diverso, nei loro occhi c’è soddisfazione e si comicia la fase di risalita lungo la dorsale. In questo momento per loro non esistono più murene, polpi, gronghi, scorfani, che pure popolano tutto il fondale. Tutti i sub sono diventati degli Indiana Jones del mare. L’immersione non è comunque terminata, in questa fase non manca l’opportunità di apprezzare la ricchezza di vita che l’ambiente regala, fino a ritornare nei pressi delle parti più imponenti del Lombardo. Qui si dedica la parte finale dell’immersione, tra i 10 e gli 8 metri di profondità. Perlustrando tutta la zona si possono osservare con attenzione alcune parti meccaniche del piroscafo, le ruote, la caldaia, la gigantesca biella ed ormai quasi inglobate nell’ambiente roccioso la catena dell’ancora e l’ancora stessa, chiodi di fasciame e bulloni ancora perfetti. Il tempo inesorabile passa ed è ora di ritornare in superficie. con la sosta di sicurezza a 5 metri si ha l’opportunità di dare l’ultimo sguardo ai resti del Lombardo e poi via, si ritorna al presente, ma pronti per una nuova avventura subacquea.!!!



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Come Volare verso le Tremiti

L’unico sevizio elicotteristico di linea esistente in Italia Dall’01.03.1986, con assenso ministeriale e in collaborazione con l’Assessorato ai Trasporti della Regione Puglia, l’Alidaunia effettua un servizio di linea con elicottero con corse giornaliere tra Foggia - Isole Tremiti e Vv. Il servizio ha come scopo principale quello di garantire il collegamento tra le isole e la terraferma anche quando, a causa di condizioni meteo avverse, i traghetti non possono assicurare il rifornimento di viveri e farmaci. Durante il periodo estivo, inoltre, l’elicottero diventa per i


Servizio Helibus Per turisti un mezzo comodo e veloce per raggiungere in breve tempo l’arcipelago.Tale servizio è integrato dall’attività di elisoccorso, anche nell’arco notturno, a favore della popolazione residente sulle Isole. Dal 2000, sempre in collaborazione con la Regione Puglia, durante la stagione estiva, l’Alidaunia effettua voli giornalieri di collegamento tra Foggia e le Isole Tremiti con importanti località del promontorio garganico quali San Giovanni Rotondo, Peschici e Vieste. Il servizio denominato "Servizio Helibus" viene effettuato con frequenza giornaliera presso eliporto/elisuperficie appositamente predisposte. Questa attività ha trovato notevole riscontro presso gli enti e le popolazioni locali; l’obiettivo è quello di creare una rete di trasporti efficiente e rapida che possa collegare tra loro alcune tra le più importanti località turistiche del Gargano, per dare un ulteriore impulso ai flussi turistici, sia quelli indirizzati verso località balneari, sia quelli interessati ad un turismo di tipo religioso. Aeroporto Civile "G.Lisa" 71100 - Foggia ITALY

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segreteria (non si danno informazioni per i voli di linea):

+39.0881.617961 +39.0881.619660 fax


Volare alle Tremiti è bello, facile e costa poco 20 minuti di volo a bordo del nuovo elicottero AgustaWestland AW 139. per godere di una visuale spettacolare. L’AW 139 è un elicottero di medie dimensioni, bimotore da 15 posti.

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Speciale in lingua Inglese


Special English language

How to be surprised by the Adriatic Sea and by a small archipelago suspended between Nature and Legend

Tremiti Islands Testo a cura di Andrea Mancini Foto di Paolo Fossati e Adelmo Sorci

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THE HISTORY OF TREMITI ISLANDS The main information on TREMITI Islands during the ancient Classic times, were reported by authors such as TOLOMEO, Strabome, and Plinio il Vecchio. They used to call the island INSULAE DIOMEDEE as they were linked to the mithic events of the homonym greek hero Diomede. Tacito in his “ANNALES� was the one who changed the name into TRIMERIUM, when he reported of Giulia who was exiliated by the Emperor Augusto. The documentation of the arcipelago during the Christian era is poor. This lack of information was

filled by the blooming of the legends on the Saint Heremit. The great number of apparitions of the Saint Vergin lead to found a treasure on the San Nicola Island which was then used to built the church of Santa Maria Assunta a Mare. The church became the destination of many pelgrims. Around the first years of 1000, the Pope incharged the Benedectins of taking care of the sanctuary. The Benedectins founded the famous Abbey. Around the year 1236 the Cistercensi took on but in the first half the XIV century they soffered an heavy raid from the Pirates , who first killed all of them and then distroyed both the church and the majority of the walls. In 1412 were the Canonici Lateranesi who bought back the monestry to


its old splendor and sourround it with strong bastions and walls so strong that they could resist the attak of the Turkish army which could count on 300 galleys in the month of August in 1567. In 1780 though, Ferdinando IV di Borbone, forced the Canonici Lateranensi to leave the Tremitis which became again the land of exiliated people and hosted many “coatti” coming from Naples and Calabria. These people were given “ five tomoli of land, the place for a house, tools for working and 5 grana a day for the first three years”. People continued to be deported even after the national reunion. In 1863 the colony was reorganized according to new rulesand even during the Libia war on the island were exiliated many priso-

ners who then died because of an epidemic of tifo petecchiale. After this unique situation, the islands were managed by The Chief of the criminal colony wich became again land of exiliated people during the Fascism until 1932 when the Arcipelago became city Council with the name of “Isole Tremiti”.


An Archipelago not well known but for sure... a real paradise for the divers.

The Tremiti is a spectacular site for those who love the sea. On top of the typical fascination of islands, here there is also the athmosfere of a land of banishment maybe due to its position, which is located on the limit between the deep waters of the Adriatic sea and those up north more usual and famous with shallow sandy waters. For sure is a magic place . Alsmost a meeting point of all the creatures who populate the waters of this portion of the sea and at a certain point they decided to meet here and give the divers special excitement. It is impossible not to resurface full of excitment and wish to take the rugulator off the mouth to comment with a friend of with the master all what you have seen as if the time for resurfacing could cancell from the memory all what you saw. Every island has its own unique morphology and gives a big variety and a large number of dives that fit perfectly every different level of experience and capability.

The Island of San Domino, as an example, it’s characterized by depths and underwater paths. These runs along the coast an inside the creeks. Almost the whole island is contained inside the C area of the Marine Reserve (*see box) and on the south-east side these creeks glides up to a depth of 25 meters with places full of seaweeds,posidonia, rock’s groups, gravel and sand, ideal to obseve octopus, opisthobranchs In the ravins you can see, litte lobsters, congers and scorpion-fish. On the rocky depth live red mullets, rhombus, priest-fish which are masters of mimicry. Inside the posedonia there are many Pinne nobilis and if you look up in the open waters you can see sargos,damselfish and cow bream. Among

all the dives we suggest the Scoglio del Sale, the cave of Sale, Punta Elefante and the creek of the Murene. Only when going on the south side of the island, named Punta Secca B area of the Marine Park, the waters change is aspect and it opens up to a rocky dorsal that fall immediately into the deep,it goes down to even 45 meters and gives the opportunity to those export divers, to see fishes of lage size such as dentex, barracuda and amberjacks. The San Nicola island, on the other hand, presents itself with waters full of agglomarates and


massive rocks which make the dives articolated and fun. Even on San Nicola, the most interesting side is the one on the south-east. The difference between this side and the southeast side of San Domino, is that the San Nicola side has a line at 25 meters deep which determines a net passage from an enviroment rich with splits and fissures to an sedimenary enviroment (there aren’t any Posidonia) which go down to very deep waters with few interesting banks but yet very demanding. For 2° level divers the bank of Ferraio is surely the dive that can offer a lot of special encounters. The Ferraio bank is a concentration of


huge standing blocks within a desert area that offer good shelter, a good hiding-place and great place for huting to many fishes. This is the reason why at the Ferraio, it is easy to meet big size scorpion-fish, octopus, congers, morays, common lobster and large sized and numbers of lobster. In certain particular times of the year it is possible to see also some giant angler fish. This sight will satisfy even the most demanding divers, but at Ferraio it is impossible not to notice the soft coral, opisthobranchs, sponges that make the rocks very colourfull. In such a rich enviroment the predators could not be missed. As a matter of fact dentexes, gilthead breams and bonito seems to patrol regularly the whole area in an obsessive way so that they can be seen even at a close distance.

The queen of the Island is surely Caprara due to its spectacular enviroment. The nature of this island , is without any compromise. Dives are exceptionally beautiful and among all of them, the dive called Secca di Punta Secca leaves everyone breathless and it is counted as one of the 10 most beautiful dives in the Mediterranean sea. Part of its side is completely colonized by spectacular bicoulored, red and yellow gorgonias (Paramuricea clavata) of big dimension. The area is always busy with schools of damselfishs,silversides,striped bream, cow bream and saddled bream wich constantly challenge the agility and agressivity of dentexes, barracuda, bonitos and tunas. In this whirl and fights to survive, the divers are spectators of actions, strategies of attacks or defense which are normally peculiarities of filmed documentaries. Sometime huge scorpion-fish which lays on gorgonias, soffer for the fact that divers don’t even care about them as their attention is captured by the rest of the scenery. However Caprara is more than this...the plateau with groupers, the bank with black coral, Cala Caffè, Cala dei Turchi or the peaks of Elena or the Secca della Vedova are just few of the exciting dives the Tremiti can offer, difficult to forget.

102 Speciale Isole Tremiti


The Tremiti islands were appointed Marine Reserve with a DM of July the 14th 1989. Since 1996 the area is part of the Gargano National Park. The restriction of the laws doesn’t limit the divers and the opportunity that they may have to explore the island.

Area A: This limits the entire area of Pianosa Island. In this area is strictly forbidden to swim, to enter and stop with all boats that are not authorized by the park patrol managment for scientific research pourposes and for guided tours. All forms of fishing are absolutely forbidden. Area B: It is the area delimited by the lighthouse of Punta Provvidenza and Punta Secca, and the isobath of 70 meters of San Domino. On Caprara island the area B includes also the territory from Cala Sorrentino to the rock of Caciocavallo. In this area is forbidden the underwater fishing, both amatorial and professional, boating except if authorized by the park’s patrol. Dives are allowed only with the permission of the Authority. AREA C: it is the remaining area of San Domino, Caprara and the whole island of San Nicola were dives and amatorial fishing are allowed. For additional information is necessarry to call the Manfredonia harbour-office.



Island floating in the blu between nature and history Testo a cura di Andrea Mancini Foto di Adelmo Sorci (ADphoto) 105 Speciale Isole Tremiti


San Nicola, The Fortress isle: the 42 hectare, suspended on top of high rocky coasts overlooking the sea, holds within its stately walls , the most impressive abbey ever built in the middle of the sea. The abbey is an historical symbol of the entire archipelago, a distinctive tug of this true fortress standing in the open waters. The San Nicola island is the administrative capital of the Tremiti archipelago. It is built on an upland 1600 metrs long, 450 meters wide which stands 70metrs above the sea level. On the island, there are more towers than three. There are stately fortalices, walls, strongholds, churches and cloisters of the abbey which was occupied by three differents religious comunities: the Benedettini Cassinesi in the IX century, the Cistercensi from 1237 through 1313 and the Canonici Lateranensi from 1413 until the begining of ‘700.

Five emerald and gold color islets, floating in the blu constantly shaped by the waves that seems to walk toward the heart of the Adriatic sea. The Tremiti archipelago reflects their immage in the most clear water the Adriatic sea has to offer. Located 12 miles away from the Gargano coast and 24 from the coast of Molise, the Tremiti is an authentic concentration of natural beauties and historical monuments that are suspended in the blue of the sky and sea.

San Domino and its caves: it is the largest and most populated. It spread for a lenght of 3km and a width of 1,7km and with its Colle dell’ Eremita , San Domino rises 116 meters above the sea level. The island is wrapped up by the maditerranean chaparral and by a forest of ilex and pine of Aleppo which hide the hotels and accomodations for the turists. This is the only island thatb can host a true street that connect the little port and the San Domino village located in the central part of the island. The street is to be used by just few private cars and little busses that drive the turists from the marina to the different hotels located around the main rural village centre which hides inside the forest. In these enchanting places, the sourranding peace is unique and the frangrance of the forest is really intense. The rocky coasts of San Domino enhance natural arches and caves of variuous depths. The island is rich with these natural beauties made by the erosive action of the water and wind. The most suggestive of all of them, is the cave of the Bue Marino, aproximately 70 meters deep, dominated by very high cliffs the Alpicco and the Ripa dei Falconi, where flocks of Falchi del Pellegrino, Falchi of the Queen and Berte (the famous Diomedee) fly around.


The untouched charm of Caprara: Caprara, or Capraia or Capperaia, used to be a wood but nowadays is just a hipe of stones and vegetation is thin and is made by just few cappers bushes, thistle and grass. A large colony of gulls live on Caprara, which matain untouched the charm of nature masterpieces. The Architello which appears on the surface, is the most beautiful of all of them. A monument carved in the calcareous rock by the nature opens into a little lake formed by the sea. Only the north-west side offer the view to high cliffs while the the rest of the island is a flat land laying down toward San Nicola. All along the cost there are many creeks and little creeks. The only sign of human presence on the island is a farmhouse where shepherds used to live and today is occupied by the only inhabitant of Caprara.

The Scoglio del Cretaccio: located in the centre of the archipelago, the Cretaccio is shaped like a half moon of yellowish colour and it is a natural bridge between San Domino and San Nicola. As a matter of fact the Cretaccio was a real “pier” of a bridge which used to connect the marinas of the two major islands. The bridge was built at the end of the ‘700 by deported people of San Nicola for the will of King of Naples Ferdinando IV di Borbone. Next to the Cretaccio going toward San Nicola Island, the black reef of Scoglio della Vecchia emerges. The reef is a funny presence, misted over with mystery. An old tradition tells the story of an old hoary widow ghost who appears sitting on the rock while she spins, few hours before the storms and during the full moon nights.

Pianosa the inaccessible: it is almost invisible as the surface that emerge is really modest. Pianosa is located 12 miles north-west of San Nicola and it is a comprehensive reserve were it is absolutely forbidden any kind of access. Pianosa is free from all forms of arboreous vegetation and keeps her natural treasures under the water. Many marine species which populate the southcentre of the Mediterranean sea, find in Pianosa the best conditions for reproduction being a true ecological niche.

An unexpected Adriatic sea



The history on the depth of the sea: Amphoras, anchor, planking of old ships

There are 11 areas of historical interest to gift Tremiti with another primacy.



The dive: “The Lombardo” The steamship which Garibaldi used for the 1000’s expedition in 1860 The dive site is on the north-west side of San Domino island . It is exactly by Cala degli Inglesi. The archeological way runs between the 9 and the 25 meters of depth. There are many pieces of the pedal steamer, a lot of archeological find and much more...

The destinity wanted that a roman ship loaded with amphoras, sunk in the same point 2000 years before. This is why the dive becomes a dive into the past and the diver becomes the “Indiana Jones” of the future ready to catch precious pieces of history with his eyes. Marlin Tremiti has included this dive among these for the Open Waters divers as well. Due to the low depth of some part of the wrenck, this site, can also be visited with the mask and the fins and therefore, it is frequently consider an integral part of the snorkling runs.

111 Speciale Isole Tremiti


19th March 2016 The main structure of the Lombardo still lies on the bottom of the sea at 9 meter of depth after it collided with a rock and after it sunk 152 years ago We are at Cala degli Inglesi , on San Domino Island, and we are about to describe one of the most fascinating dive of the Tremiti and, at the same time, a real plunge “ back into the past”!

The dive As we get to the point, we start reconstructing the history and the past events. Then we describe meticulously how the dive will develope and what will be the archeological findings the divers will see in the 45 minutes of dive at at a maximum depth of -25 meters. All ready, exchange the OK sign and enter the water The descent is about to start but first look underneath The photography can well describe what the divers can see just by looking through their mask. These are the large wheel of the steamship, laying on the bottom 9 meters deep. Thanks to the clearness of the waters, we can immediately

see how the whole dive will develope. The dive starts and in a moment we can almost touch the wreck. After checking quickly the area, we immediately start deeping down at – 25 meters. As we dive we can see parts of the ship, sheets of copper (which were used to cover the sides of the vassel and reduce its friction with the water in order to make it sail faster), studs, bolts and gain wood planking. We come to bottom where the dorsal slowly dies on sandy, rocky plain We continue going north but the landscape look flat without refering marks for the divers who won’t see anything that was previously descibed in the briefing. Wrong way? Absolutly not.... We just got on top of the roman ship which , in reality, it sunk into the sand although we know for sure is there. It is sufficient to move the hand at a close distance from the bottom to create a turbolence that move away the sand and gravel. Little by little we discover an amphora , and then another one. We move a bit away and we find pieces of corks and other fragments. It’s ama-


zing. 200 years at – 25 meters can be touched with a hand. Many thinghs can be seen including pieces of wood which belong to theLombardo. For our guests a magic play and the feeling they have found a treasure. Time flys and we must respect what was planned. It’s time to leave that depth and start our way back. Before we leave though, with the same method we used to find thinghs, we cover again to hide them away. All divers who recognize the importance of protecting our extraordinary archeological enviroment, help us. We check the instruments and the pressure gauge. All is Ok. Now their eyes look different and you can see how happy they are. We can start emerging along the dorsal. At this time, they are not interested in moray, octopus, conger, scorpiofish any more although they are all around us. All the divers became the Indiana Jones of the sea. Howeverv the dive is not finished yet and at this stage you can not miss the opportunity to find out how rich is marine life all around before we go back to the most important parts of the Lom-

bardo . Here, at 8/10meters of depth, is where we dedicate the final part of our dive. As we search the area we can see some of the mechanical parts of the ship such as the wheels, the steam boiler, the gigant connecting rod, the chain, which is almost part of the rocky surroundings and the anchor itself. Again studs of planking and bolts perfectely maintained. Times relentlessly passes and we must emerge and at -5 meters do the safety stop. A quick glance at the rest of the Lombardo and then ready for a new underwater adventure !!!!!!


114 Speciale Isole Tremiti



Speciale in lingua Russa


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Острова Тремити - Апулия Testo a cura di Natalia Ivantchenko Foto ADphoto

117 Speciale Isole Tremiti


История Основная информация об Островах Тремити дошла до нас от Толомея, Страбоне и Плиния Старшего, когда они были известны как “Insulae Diomedeae” (Диомедовы острова) из-за их мифологической связи с одноимённым греческим героем. Лишь впоследствии, благодаря Корнелию Тациту и его «Анналес», книге, в которой было описано изгнание Джулии императором Августом на острова, маленький архипелаг стал именоватьса Тримериум. С начала нашей эры небогатая информация об островах была щедро приукрашена историей о святом Отшельнике, которому, следуя легенде, явившийся образ Девы Марии указал место захоронения сокровищ на острове Сан Никола. На добытые средства была выстроена Церковь Святой Марии на море (Santa Maria Assunta a Mare), ставшей вскоре местом паломничества верующих. В начале ХI века Папа Римский доверил ведение

дел храма монахам ордена Св. Бенедикта. Они стали основателями знаменитого Аббатства на острове Сан Никола, но уже около 1236 года правление перешло в руки Цистерцианцам, которые в начале XIV века подверглись нападению пиратов. Враги жестоко расправились с монахами и разрушили церковь и большую часть её укреплений. В 1412 году настала очередь Латеранских каноников вернуть монастырю былую славу и блеск. Их стараниями монастырь окружили крепостными стенами с бастионами, выдержавшими в августе 1567 года нападение турецкого флота из 300 галер. В 1780 году по указу Фердинанда IV Бурбонского, Латеранские каноники были вынуждены покинуть Тремити. Уже с 1752 года острова вновь превратились в обитель для изгнанников и дали крышу многочисленным ссыльным, в основном неаполитанцам, а также выходцам из Абруццо, Апулии и Калабрии. Каждому ссыльному были пожалованы, по словам учёного и писателя Франческо Делли Мути, «пять тумолов* земли, участок для постройки жилья, рабочие инстументы и пять червонцев в день на первые три года..»


После объединения Италии острова Тремити продолжали служить местом тюремного заключения. Так в 1863 году колония была переорганизована по новым правилам и в годы итало-турецкой войны стала местом заключения пленных ливийцев, погибших здесь в результате разыгравшейся эпидемии сыпного тифа. По причине своей удалённости от берега островами управлял тюремный комендант, а сама тюрьма стала популярным местом заключения в годы фашизма и правления Муссолини вплоть до 1932 года. Лишь тогда архипелагу был присвоен статус независимого административного округа под названием «Isole Tremiti». *единица измерения в сельском хозяйстве


Малоизвестный архипелаг и...... настоящая райская обитель для любителей подводных прогулок. Для каждого, кто влюблён в море, Тремити становится незабываемым по красоте и разнообразию местом. Здесь природную прелесть небольших островов дополняет атмосфера покоя и уединённости. Острова служат невидимой границей между глубокими водами южной Адриатики и более северным мелководьем с песчаным дном и бесконечными пляжами. Архипелаг похож на место встречи самых разнообразных видов жизни, которыми переполнены здешние глубины. В отдельные периоды рождается ощущение, что всё живое устремляется сюда с единственной задачей - подарить незабываемые впечатления нам, дайверам.. Всплыв на поверхность, трудно устоять перед желанием поскорей поделиться впечатлениями с товарищами, словно опасаясь, что всё увиденное ускользнет из нашей памяти.. Каждый остров обладает собственной природной индивидуальностью. Это даёт возможность планировать разные по сложности погружения, включая глубокие и ночные.

San Domino: Например, самый крупный остров, Сан Домино, предлагает в основном погружения вдоль берегового склона и в небольших бухтах. Почти весь остров находится в зоне «С» морского заповедника и юго-восточные склоны уходят под воду максимум на 25 метров. Здесь жизнь богата растительностью. Заросли посидонии, галька, песок и скалистые нагромождения - идеальные условия для встречи с осьминогом, с голожаберными моллюсками, с большим и малым раком-медведкой (Scyllarides latus, Scyllarus arctus),


креветками, а также с морскимим угрями (Conger Conger) и скорпеной. А на галечном грунте вы встретите султанок, а также ромба и европейского звездочёта (Uranoscopus scaber), двух чемпионов по маскировке. Из кустов посидонии выглядывают приоткрытые створки Pinna Nobilis, повсюду шныряют тёмные стайки морских ласточек, в синеве проплывает губан, пестрят любопытные радужники, а шустрые сальпы поблескивают, передвигаясь как по невидимой команде в поисках пищи. Среди наиболее интересных подводных маршрутов нужно отметить «Scoglio del Sale» (Соляной выступ), «Grotta del Sale» (Соляной грот), «Punta Elefante» (мыс Слона), «Cala delle Murene» (бухта Мурен). Лишь на южном склоне острова Сан Домино, находящемся в зоне «В» заповедника, дайверам предлагается маршрут «Punta Secca» (мыс Отмели). Здесь дно резко меняет свой облик, открывая взгяду скалистый хребет, резко спускающийся на глубину более 45 метров. Наиболее опытных дайверов здесь ждут встречи с обитетелями пелагиали вроде барракуд, большой сериолы и зубана (Dentex dentex)

San Nicola: Вокруг острова Сан Никола дно богато скоплениями крупных валунов. И снова юго-восточный склон самый интересный, но в отличие от Сан Домино, здесь 25-метровая батиметрическая линия определяет чёткий переход от каменистого грунта, ущелий и проёмов к илистому осадочному дну (при полном отсутствии Посидонии). Спуск тянется на значительную глубину, где попадаются интересные, но труднодоступные подводные отмели. Для дайверов с сертификатом второй степени маршрут «Ferraio» (Феррайо) наверняка станет самым богатым необычными встречами. На пустынном дне собрание крупных валунов предоставляет надежное убежище и территорию для охоты многим видам как бентосных обитателей, так и жителей пелагиали. Это наилучшее место для встречи с крупными конгерами,


скорпеной, муренами, нитепёрым налимом (Phycis phycis), осьминогами, омарами и многочисленными лангустами, а в определённые периоды нередко можно увидеть и гигантского удильщика, известного ещё как «морской чёрт». Даже если все вышеперечисленные виды уже могли бы удовлетворить любопытство требовательного дайвера, нельзя не упомянуть коралловые колонии Paramuricea clavata, разноцветный ковер губок, брюхоногих и голожаберных моллюсков - как причудливо раскрасили они скалистые выступы и гроты. Такой кишащий жизнью подводный мир не бывает без хищников.. И вот группы зубанов, золотистых дорад и пеламид неустанно патрулируют пространство, позволяя максимально приблизиться к ним.

Caprara: Но несомненное первенство по красоте нужно отдать необитаемому острову Капрара (зона «В» заповедника), где природа не пошла на компромиссы. «Secca della Punta Secca» справедливо находится в первой десятке самых известных по своей красоте погружений Средиземноморья. Скалистый хребет полностью заселили горгонарии (Paramuricea clavata). Крупные двуцветные, красные и жёлтые веера оживают выхваченные из синего полумрака лучём света. Неустанно лавируют в зарослях морские ласточки, смариды (Spicara maena), сальпы, сагры, облады и карась-многозуб, все они ежесекундно рискуют стать обедом хищников вроде барракуд, тунцов, зубана и пеламид. В этом вихре борьбы за выживание очень часто становишься наблюдателем эпизодов необычной тактики нападения и защиты, пригодных для съёмок документального фильма. Наверное, по этой причине гигантские скорпены, похоже, впали в депрессию, пристроившись под ветками горгонии, так и незамеченные ныряльщиками. Это только часть погружений около о. Капрара, и стоит добавить в их число “Pianoro delle Cernie ” (плато Черны), “Secca del Corallo Nero” (отмель Черного Коралла), “Cala Caffè” (Кофейная Бухта), “Cala dei Turchi” (Турецкая Бухта), “Picchi di Elena” (Пики Елены) “Secca della Vedova” (Вдовья Отмель) и многие другие.

Pianosa: На расстоянии 22 км находится остров Пианоза частично затопленный водой. Остров является частью морского заповедника островов Тремити. Его можно посетить только с предварительного разрешения руководящих органов с целью научных исследований или в сопровождении уполномоченных лиц.

***** Острова Тремити в провинции Фоджиа расположены в 12 милях от побережья Гаргано и объявлены морским заповедником 14 июля 1989. С 1996 года заповедник стал частью Национального Парка Гаргано в Апулии. Зона «А»: включает остров Пианоза, где полностью запрещена швартовка, навигация и рыбалка на расстоянии менее 500 метров. Зона «В»: запрещена подводная охота, спортивная и промысловая рыбалка, навигация, дайвинг допускается с разрешения руководящих органов. Зона «С»: разрешена подводная охота и дайвинг.



Острова Тремити - Апулия


Знакомьтесь: Адриатическое море полное сюрпризов

Testo a cura di Natalia Ivantchenko Foto Adelmo Sorci, Pippo Cappellano, Mauro Pazzi

125 Speciale Isole Tremiti


Острова бегущие по волнам: между историей и природой. Пять изумрудных в золоте островков плывут по синим волнам словно пытаясь достигнуть сердца Адриатического моря. На расстоянии 12-ти миль от побережья Гаргано и 24-х от региона Молизе, в прозрачных морских водах отражается сказочный архипелаг Тремити, одинаково богатый природной красотой и историческими памятниками как на глубине, так и на суше. Сан Никола, остров-крепость: 42 га суши выступают из воды. Обрывистые, неприступные берега уходят в самую глубину, а на плато, в объятии крепостных стен, высится самый значительный монастырь когда-либо воздвигнутый посреди моря. Остров является административным центром архипелага. Его протяженность достигает 1600 метров, средняя ширина 450 метров и 70 метров над уровнем моря. Здесь численность оборонительных строений, наблюдательных башен, церквей и часовен значительно превышает количество деревьев. На протяжении веков в монастыре побывали три религиозных ордена: Орден кассинских Бенедиктинцев в IХ веке, Цистерцианцы с 1237 г. по 1313 г., а Латеранские каноники с 1413 г. вплоть до начала XVIII века. Сан Домино и морские гроты: Самый крупный по размерам и численности населения остров протянулся на 3 километра, достигая 1700 метров в ширину. Наиболее высокая точка (“Colle dell’Eremita”) поднимается на 116 метров над уровнем моря. В плотном облаке сридиземноморской растительности, состоящей в основном из алеппских сосен и каменного дуба, расположились небольшие отели и всевозможные строения для отдыха и развлечений. Единственная асфальтированная дорога соединяет пристань Сан Домино с посёлком в центальной части острова. Поскольку провоз на архипелаг собственного автомобиля туристам запрещён, движение по ней практически несущественно, в основном это небольшие гостиничные автобусы, сопровождающие приезжих. Здесь по-настоящему можно насладиться полным покоем и вдохнуть терпкий аромат средиземноморского леса. Скалистые берега Сан Домино характеризуются наличием большого количества природных арок, морских гротов и уютных скалистых бухточек. Возникшие под длительным воздействием ветра и воды они являют собой редкой красоты творения природы. Глубина самой завораживающей морской пещеры “Grotta del Bue Marino” достигает 70-ти метров, а над водой грозно высятся крутые скалы Альпикко и Рипа деи Фалькони, охраняемые стаями средиземноморских буревестников (Calonectris diomedea) и сапсанов (Falco peregrinus) с чеглоками (Falco eleonorae) из семейства соколиных. Нетронутая красота острова Капрара: Капрара (Ка-


прайа или Капперайа) – когда-то в прошлом украшенный лесами, сегодня больше напоминает скопление камней покрытых тонким слоем скудной растительности, состоящей, в основном, из кустарников каперсника, зарослей осота, полыни и многолетнего пырея. Но остров, давший приют бесчисленной колонии морских чаек, тем не менее не утерял своё природное очарование. Подтверждение тому Аркитьелло (Architiello) – подлинная скульптура в форме гигантской арки из известняка. Она возвышается над водой словно торжественные ворота, открывающие взгляду чудесную синюю бухту, напоминающую маленькое солёное озеро. Высокие и изрезанные склоны характерны для северо-западной части острова, тогда как остальная его часть слегка наклонена в плоскости и постепенно снижается по направлению к соседнему острову Сан Никола. Единственными следами человеческого присутствия на Капрара являются маяк и остатки старого полуразрушенного жилища, где в прошлом находили приют местные пастухи. Сегодня на острове числится лишь один постоянный житель. Кретаччо: в самом центре архипелага - небольшой Кретаччо. Островок в форме полумесяца с жёлтой глинистой почвой - похож на природный мост, соединяющий Сан Домино и Сан Никола. В прошлом он действительно послужил опорой для настоящего моста. Построенный в XVIII веке трудами ссыльных по приказу короля Неаполя Фердинанда IV, он соединял пристани двух наиболее крупных островов. Непосредственно рядом с Кретаччо и Сан Никола выступает из воды чёрная скала, Скольо делла Веккиа. Странное, окутанное тайной, предание гласит о том, как незадолго до начала бури или в полнолуние, здесь появляется призрак седовласой старухи, прядущей, сидя на камнях.. Недоступная Пьяноза: едва выступающий из воды, и потому незаметный, остров Пьяноза находится в 12-ти милях к северозападу от Сан Никола и является закрытой заповедной зоной. Полностью лишенный растительности, остров бережно хранит под водой свои сокровища. Здесь многие виды морских организмов, населяющих средний и южный бассейны средиземноморья, нашли оптимальные условия для размножения.



Немного истории на морском дне Тремити: затонувшие суда

История на морском дне: амфоры, якоря, деревянная обшивка древних судов.. Эти следы славного прошлого могут рассказать вам историю длиной 2000 лет.

Всего 11 объектов историко-археологического характера выдвигают Тремити на одно из первых мест.

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Погружение на пароход «Иль Ломбардо»: судно, использованное Джузеппе Гарибальди в экспедиции «1000» 1860 года.

Место погружения: северо-западный склон острова Сан Домино, а точнее бухта Cala degli Inglesi. Этот подводный маршрут заинтересует любителей рэкдайвинга и археологических находок. Он разворачивается на глубине от 9-ти до 25-ти метров. К счастью, множество частей затонувшего корпуса парохода хорошо сохранились, но не только они. Волей судьбы, на том же месте на 2000 лет раньше, потерпело крушение древнеримское судно, похоронив с собой на многие века ценный груз амфор. И вот, погружение становится похожим на путешествие во времени, а наши дайверы ощущают себя как Индиана Джонс под водой и с нетерпением ждут волнующей встречи с историей. Экскурсия на «Иль Ломбардо» по разработанному MARLINTREMITI маршруту доступно как опытным ныряльщикам, так и обладателям сертификата первой степени OWD. Это всего лишь один из многочисленных вариантов погружения на археологические подводные объекты. Поскольку часть «Иль Ломбардо» лежит на небольшой глубине, некоторые уцелевшие детали корпуса можно наблюдать при помощи обыкновенных маски, трубки и ласт, что нередко предлагается любителям сноркелинга.

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19 марта 2016, 150 лет спустя после кораблекрушения, корпус парохода «Иль Ломбардо» лежит на глубине 9-ти метров на дне Тремити Мы находимся на острове Сан Домино, а точнее в бухте Cala degli Inglesi, и постараемся рассказать вам об одном из самых увлекательных погружений архипелага, окунувшись, как по волшебству, в прошлое.. Маршрут не вызывает затруднений, даже когда максимальная глубина достигает 25-ти метров. Какое необычное и трагическое совпадение... На одном и том же месте затонуло сразу два корабля: «Иль Ломбардо» лежит бок о бок с останками грузового судна эпохи Древнего Рима, ставшего жертвой той же коварной отмели, но на 2000 лет раньше. Море поглотило судно вместе с его ценным грузом из амфор и всевозможной посуды, лежащими и по сей день на дне. Отныне только дайверы могут любоваться следами далёкого прошлого.

Погружение: Прибыв на место, мы даём краткую историческую справку местоположения, описываем предстоящий подводный маршрут и наиболее интересные детали для наблюдения. В нашем распоряжении 45 минут времени на глубине от 15-ти до 25-ти метров. Итак, все готовы.. Мы обмениваемся сигналами “OK” и ныряем. Всё уже готово к спуску, но для начала стоит просто окинуть взглядом дно.. Снимок полностью отражает картину того, что можно увидеть всего лишь опустив лицо в воду... На глубине 9-ти метров хорошо видны остатки лопастных колёс парохода. Идеальная видимость позволяет чётко представить весь дальнейший ход нашего погружения. Мы


начинаем спускаться и уже через несколько секунд оказываемся на месте. Осмотревшись, продолжаем спуск до 25-ти метров. По пути нам попадаются обломки и целые листы меди (остатки обшивки фальшборта используемой для снижения трения между водой и корпусом судна, а следовательно и для развития большей скорости), а также гвозди, болты и остатки деревянной обшивки. Вот мы и добрались до подножья скалистого хребта, словно выросшего из песчаного грунта. Мы продвигаемся дальше, на север.. Для наших дайверов эта пологая, пустынная местность, без каких-либо опознавательных знаков, совсем непохожа на описание во время брифинга.. Во взглядах мелькает разочарование, зато как хорошо различимы на дне следы наших современников: несколько бутылок, банок, да вот и автомобильная покрышка.. Мы что-то перепутали в пути? Ничего подобного!.. Прямо под нами лежит поглощённое песком грузовое судно времён древнего Рима.. Достаточно пошевелить ладонью в десятке сантиметров от поверхности дна.. И вот, словно под воздействием импровизированного груноторазмывочного насоса, освобождается от песка и гальки одна амфора, затем другая, а вскоре рядом появляются осколки глиняных пробок. Вот так, на глубине 25-ти метров лежат предметы 2000-летней истории, до которой можно дотянуться рукой. Находок очень много, среди них встречаются и древесные обломки, но эти принадлежат «Иль Ломбардо». Эта увлекательная игра в поиск сокровищ дарит всем ныряльщикам незабываемые впечатления. Время летит быстро и мы должны придерживаться согласованного на брифинге плана. Настал момент начинать подъём. Но прежде всего необходимо вновь закопать наши находки в грунт, пользуясь всё тем же нехитрым приёмом. Вся группа участвует в этой операции с чётким сознанием её важности. Наконецто и наши дайверы повеселели! Контрольный взгляд на приборы и на манометр. Всё “OK”. Начинается всплытие вдоль знакомого скалистого хребта. В эти минуты остаются почти незамеченными местные мурены, конгеры, скорпены и осьминоги... Наша прогулка подходит к концу, но и на этом этапе ещё осталась возможность оценить по достоинству разнообразие населяющих воду живых организмов. Вернувшись к верхней части затонувшего парохода, мы проводим заключительную часть нашего исследования на 8-10 метровой глубине.. Если хорошо присмотреться, то можно разглядеть некоторые механические детали судна, лопастные колеса, котельную, огромный шатун, и, почти полностью слившихся со скалами, якорь и цепь, гвозди от деревянной обшивки судна и прекрасно сохранившиеся гайки. Время летит неумолимо и вот мы готовы к подъёму. Обязательная остановка безопасности на 5-метровой глубине дарит нам возможность взглянуть в последний раз на останки «Иль Ломбардо» и всплыть, вынырнув из прошлого в настоящее, мечтая о новых подводных приключениях!.. *****



135 Speciale Isole Tremiti



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