Bilbao
ARCHITETTURE E INTERNI URBANI
Architetture e interni urbani 15 – Bilbao © 2017 RCS MediaGroup S.p.A. I PROGETTI DEL CORRIERE DELLA SERA n. 15 del 15 luglio Direttore responsabile: Luciano Fontana RCS MediaGroup S.p.A. via Solferino 28, 20121 Milano Sede legale: via Rizzoli 8, 20132 Milano ISSN 2035-8431 Corriere della Sera Responsabile area collaterali Luisa Sacchi Editor Giovanna Vitali Progettazione: Studio Dispari – Milano, Alessandra Coppa, Anna Mainoli Art direction e realizzazione editoriale: Studio Dispari – Milano Curatela di collana: Alessandra Coppa (testi), Anna Mainoli (relazioni con gli studi di progettazione e photo editing) Per la supervisione dei testi si ringrazia Elena Fontanella - Politecnico di Milano Ricerca iconografica: Silvia Russo Per le schede di progetto si ringraziano gli studenti del Politecnico Lavinia Garatti, Gabriele Agus (focus), Daniele Callegari, Fabio Desogus, Giulia Camozzi (ricerca progetti) © Santiago Calatrava, by SIAE 2017 Il presente libro deve essere distribuito esclusivamente in abbinamento al quotidiano Corriere della Sera. Tutti i diritti di copyright sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’Editore.
ARCHITETTURE E INTERNI URBANI
B I LBAO
7 B I L B AO E I L S U O F U T U R O A RITROSO NEL TEMPO
di Domenico Chizzoniti 9 U N ’ O P E R A Z I O N E A C U O R E A P E R TO
di Pierluigi Panza 19 P R O G E T T I D I R I F E R I M E N TO
41 L A C I T TÀ O G G I
132 M A P PA D E L L A C I T TÀ
134 A LT R E A R C H I T E T T U R E M O D E R N E E CONTEMPOR ANEE
140 A P PA R AT I
« C H I V I AG G I A M O LTO N O N C E R C A P O S T I N U OV I , MA FUGGE DA QUELLI VECCHI.» Miguel de Unamuno
Plaza Nueva
B I L B AO E I L S U O F U T U R O A RITROSO NEL TEMPO Domenico Chizzoniti, Professore di Composizione Architettonica, Politecnico di Milano
Lungo il Golfo di Biscaglia, il Mare Cantabrico e la dorsale dei Pirenei appaiono come gli estremi di un paesaggio che domina tutte le sfumature del verde e del blu, dallo smeraldo al ceruleo. Dentro una delle numerose insenature nei pressi della foce del fiume Nervión sorge Bilbao, porto di un mare che non vede. Nei secoli i suoi abitanti sono stati marinai, agricoltori, pastori e dopo ancora operai, araldi di una lingua misteriosa e sconosciuta le cui origini arcane sono da ricercare più nella leggenda che nella storia. A tratti l’ostinata perseveranza di Bernardo Atxaga ha saputo coglierne il segreto, rivelando l’anima e la forza della sua identità. La città della sua straordinaria epopea industriale conserva ancora le tracce. Dal profondo della sua crisi è riuscita a risollevarsi attraverso una riconversione che ha portato la sua indole basca, un po’ guardinga e un po’ dolente, a rinascere dalle ceneri e dai miasmi degli altiforni per accettare di trasportare se stessa, come altre volte nella sua storia, in un tempo nuovo. Una sola delle otto strade a raggiera della monumentale Plaza Moyua, attraverso l’imperioso ponte dell’Arenal, porta al casco viejo, il nucleo originario della città di Bilbao. Qui sono presenti, tra l’esiguo numero di chiese, la cattedrale di Santiago e la chiesa di San Nicola e quella di Sant’Antonio accanto allo straordinario Mercado de la Ribera, il teatro Arriaga, la Biblioteca municipale e la monumentale Plaza Nueva. La chiesa più singolare, e forse quella più coinvolgente, la basilica Nuestra Señora de Begoña è defilata dal centro urbano e domina la città dall’alto della sua collina, con affettuosa discrezione. Il Guggenheim Museum di Gehry è troppo ambizioso per non essere ingombrante, la città lo ha adottato. Ma Bilbao non è solo Guggenheim. La sua storia anche recente è ben altro. Nell’ultimo decennio, e ancor prima degli anni Novanta del secolo scorso, con la sorprendente attitudine a ripensare il proprio destino, la città si è trasformata non solo ospitando la più eclatante architettura griffata, da Foster a Calatrava, da Pelli a Isozaki, da Moneo a Siza, ma attraverso la valorizzazione delle sue peculiarità turistiche e ricettive, commerciali, di servizi, sociali, ricreative, culturali e artistiche alla ricerca di un futuro che sa molto anche di antico.
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U N ’ O P E R A Z I O N E A C U O R E A P E R TO Pierluigi Panza
Quanto ha pesato l’incessante tambureggiare delle comunicazioni nel consenso che la città di Bilbao ha attirato su di sé con la costruzione del Museo Guggenheim? È stata un’operazione di costruzione del consenso e non di costruzione di un edificio? Quanto hanno pesato il brand, le grandi firme dell’archistar Frank O. Gehry e dell’artistar Jeff Koons, il primo con la sua astronave di titanio e il secondo con il pupazzone messo a far da guardia? Che ruolo ha avuto la finanza nel costruire una imago urbis intorno a una stele? L’operazione-Bilbao è stata un’operazione a cuore aperto, l’inserimento di un pacemaker che non ha smesso di pompare linfa a una città sfrangiata. Il Barnard dell’architettura ha installato una pompa nel cuore di un capoluogo di 350.000 abitanti con un passato datato 15 giugno 1300, quando Diego López V de Haro fondò Bilbao con un trattato firmato a Valladolid.
Entro nel Casco Viejo, la Città Vecchia corrispondente alle cosiddette Siete Calles (Somera, Artecalle, Tendería, Belosticalle, Carnicería Vieja, Barrencalle e Barrencalle Barrena), sulla sponda destra del Nervión, che attraversa la città prima di sfociare nell’oceano più a nord. Chi oggi verrebbe qui a cercare i cadetti di Guascogna, un gitano a cavallo o le bianche case della Biscaglia cantate da García Lorca? Adiós, oggi c’è Puppy, la scultura di Koons messa lì «per dare felicità» perché, racconta Koons – aria da bancario in carriera, sorriso da Hollywood, già sposo di Cicciolina – l’arte deve dare felicità, illusione. Oggi, la Città Vecchia è il secondo luogo della città. La Catedral de Santiago, edificata nel XV secolo in stile gotico (ma la facciata è neogotica, a testimonianza che tutto si è dissolto nel liquido, o nel liquame, della società post-post), dove è possibile visitare il piccolo chiostro, la Puerta del Ángel e i 26 altari
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che si trovano all’interno, non è più il cuore di Bilbao. Né lo sono il Teatro Arriaga e la Plaza Nueva, dove si tiene il mercatino delle pulci, luogo ideale per le tapas locali, le pintxos. Biscaglia adiós; Bilbao è diventata una stele al
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globalismo, al di là delle legittime rivendicazioni indipendentiste del popolo basco. Grazie al suo porto sul Mar Cantábrico, sfruttato fin dall’epoca coloniale, anche durante la dittatura di Franco la gente di Bilbao ha continuato a parlare basco
– non «americano». Solo che, finita la dittatura, si è finiti nel degrado più nero (del nero) di intere aree industriali. Nella zona nord molti quartieri sono stati riedificati, ma con costruzioni residenziali piuttosto speculative, di scarsa ricerca
architettonica, palazzoni, insomma, dove si va a dormire. Così, dagli anni Novanta gli amministratori hanno intrapreso un cammino di riqualificazione importando i «grandi modelli». Primo il Guggenheim, ovvero
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l’America filtrata da Venezia in terra basca; quindi la Torre di Isozaki, Puppy di Koons, Die Spinne di Louise Bourgeois (la magnifica ossessione del ragno di una vecchia signora dell’arte) che sono mete, anzi, mete turistiche, esempi dell’internazionalizzazione (o dell’occupazione?) globalista della cultura europea. Fate strada, fate largo. I giornali hanno costruito il consenso più del cemento (Facciamo un inserto su Bilbao? Uno speciale? Dedichiamo un numero?): ma sono armi fragili, le comunicazioni, fatte di carta
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o di etere nel cielo. Nulla che resti, parole, parole, parole… anzi foto postate su Flickr, il sito web del gruppo Yahoo che permette di condividere le immagini personali. E attenzione; poco c’è mancato che il pupazzone e il gigante di titanio non si potessero più fotografare perché protetti dai «diritti d’autore»: una legge europea, la Freedom Panorama li ha, per ora, protetti dal divieto di postare, bloggare, tweettare eccetera eccetera eccetera la propria foto davanti a tanta new magnificenza.
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E così, rapidamente, il Museo Guggenheim, polipone di 24.000 metri quadrati (10.600 espositivi), composto da una serie di volumi interconnessi in maniera spettacolare, si è rivelato uno dei più scenografici edifici del Decostruttivismo e Bilbao la sua capitale. È dunque qui, davanti a questo sfuggente volume da osservare con gli occhiali da sole, dove si bruciano in un falò simmetria, euritmia, firmitas, concinnitas, venustas, tutto l’ordine vitruviano, l’idea di finalità dell’architettura, l’idea di spazio come ordine? La filosofia del museo è quella di Jacques Derrida: decostruire sino alla traccia, lasciare che la ricomposizione «accada». Ed ecco cos’è accaduto: il magniloquente ingresso con luce naturale, il laghetto artificiale, le 19 gallerie…. Dio, forse, non sta qui, non in questo gioiello di bigiotteria che stacca biglietti. Forse è ancora nascosto nella cattedrale e un giorno, quando tutto questo finirà… No, questa è un’illusione! Non si può prevedere cosa scaccerà l’astronave e se nel Casco Viejo torneranno i carretti… La battaglia delle città – oggi che più del 50% dei quasi otto miliardi di individui vive nelle metropoli – si combatte anche extra moenia, nell’universo digital, in quello delle pierre, delle feste, dei social… della finanza, che presiede al mondo delle ingenue libertà social. Altro che contesto e ricucitura, perimetro, architettura come attività critica, condivisione, discorso sull’esistente, composizione architettonica, corsi di urbanistica, sociologia urbis et orbis. Qui si è combattuta la battaglia e ha vinto la narrativa fantasy: la spada magica che luccica sotto il cielo di Bilbao, più che quella dei cadetti di Guascogna, è quella di Harry Potter. Ma in fondo, o in superficie, c’è chi sostiene che anche quel miracolo di Piazza dei Miracoli a Pisa sia una scena con tre oggetti (quattro con il Camposanto) precipitati lì dal cielo e oggi disposti su un tappeto verde; sì, forse disposti secondo la costellazione della Lira, ma questo per far studiare (e sognare) gli iconologi.
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La città in Biscaglia ha perso la verginità (se l’ha mai posseduta) e si è data all’altro con piacere. Piacere reciproco, con amplesso di turisti. Del resto ha perso, la città liquida e globale, da tempo ogni verginità, sospesa tra non-luoghi, controluoghi, junk-space, scena, teatro. Forse è in atto una riattualizzazione della settecentesca diatriba tra città-campagna, dove la prima è il luogo del melting
pot a-identitario, della perdizione semantica, mentre la seconda è il rifugio dei «valori della tradizione», del «mito» del territorio, dell’identità. Non dicono forse questo il Louvre ad Abu Dhabi, da un lato, e la Brexit, dall’altro? Inghilterra profonda, America profonda e, poi… Bilbao, superficie di titanio sull’oceano. Sul Paseo de Abandoibarra, visto dal ponte di Santiago Calatrava, si passeggia
più banalmente che lungo la Senna nell’Ottocento, quasi come in un lungomare ligure. Come diventerà il Malecon a Cuba ora che è morto Fidel e gli americani hanno tolto l’embargo? E la Corniche a Beirut? Tutti si rifanno le ciglia e un po’ di lifting in più. Forse, nel ’97, Bilbao è stata la prima con il suo Guggenheim. W il pop, direbbe qualcuno; e tutto il resto è noia.
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« B I L B AO È S TATA M O LTO I M P O R TA N T E P E R L A M I A C A R R I E R A . L’ I M PAT T O S U L L A C I T TÀ … L' H A C A M B I ATA . È S TATO VA N TAG G I O S O E CO N O M I C A M E N T E P E R T U T T I . D O P O 17 A N N I , L A C I T TÀ H A U N A S P E T TO M O LTO D IV E RSO R I S P E T TO A Q UA N D O VI A R R IVAI L A P R I M A VO LTA . S E M B R A M O LTO B E N E S TA N T E . ME NE RALLEGRO, È UNA SPECIE DI MIRACOLO.» Frank Gehr y
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PROGETTI DI RIFERIMENTO
I II
Stazione di Bilbao Concordia (Santander) Casa Montero
III
Kiosko del Arenal
IV
Mercado de la Ribera
V VI VII VIII IX X FOCUS
Stazione di Bilbao Abando Idalecio Prieto Metropolitana di Bilbao Nuovo Aeroporto di Bilbao-Sondika Puente de La Salve Azkuna Zentroa (Alhóndiga Bilbao) Teatro Campos Elíseos The Guggenheim Museum Bilbao
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I
S TA Z I O N E D I B I L B A O C O N C O R D I A ( S A N TA N D E R ) DI
Saverino Achúcarro, Valentín Gorbeña |
DOVE
Bailén Kalea 1 |
DATA
1893-1902
L’iter di realizzazione della stazione nota come Santander, essendo il capolinea della Bilbao-Santander, inizia su progetto dell’ingegner Gorbeña e viene completato da Achúcarro, che integra funzionalità tecnica e architettura. La facciata principale è caratterizzata da uno stile modernista, con elementi Art Nouveau, ripresi dalla visita dell’architetto all’Esposizione Universale di Parigi del 1900. La stazione di testa si distingue per la carica decorativa di elementi in pietra e in metallo, ben inseriti nelle parti in muratura di stile più barocco, come il basamento in bugnato e i decori murari. Gli interni originali, dalle grandi altezze, con soffitti con travi in ferro tinto verde a vista e pavimenti in marmo bicolore, nel 2007 sono stati oggetto di un restyling, che ha modernizzato l’intero edificio.
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II
CASA MONTERO DI
Luis Aladrén, Jean Batiste Darroquy |
DOVE
Alameda de Recalde 34 |
DATA
1899-1902
La palazzina modernista sembra quasi un’opera di Antoni Gaudí, invece è firmata dal suo allievo Luis Aladrén, con la collaborazione di Darroquy. Posizionata ad angolo, si distingue per le forme sinuose e fluide dei prospetti articolati in diverse fasce modulate in modo unico, a seconda del piano e del fronte cui appartengono. L’immagine geometrica lineare del basamento è del tutto distaccata dai livelli superiori; i primi due piani presentano una composizione simile, alternando piccole logge e pareti vetrate a tutta altezza, con infissi in ferro nero, mentre più su una serie di colonnine sottolinea la verticalità e l’ultimo piano è lievemente rientrato con un parapetto in ferro battuto allineato al marcapiano. All’interno, pavimenti in marmo e boiserie ornano le superfici, insieme a decori in ferro battuto in stile floreale, Liberty.
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III
K I OS KO D E L A R E NA L DI
Pedro Ispizua |
DOVE
Giardini di El Arenal |
DATA
1923
Manufatto architettonico tra i più caratteristici della città, esprime tutto il potenziale della Belle Époque di Bilbao, grazie ai grandi elementi vetrati. Si sviluppa partendo da un fondale semicircolare dal quale, in pochi gradini, si estende il palco per i musicisti. La copertura del palco è a sbalzo, circolare, e si estende a raggiera oltre il perimetro in muratura. L’intera opera si ispira a un guscio che protegge simbolicamente i musicisti e il valore culturale della musica, ma lo amplifica e lo diffonde per gli spettatori. Eredità tra le più importanti di Ispizua in città, gli interni, ricavati sotto il palco e illuminati dalle coperture in vetro, si distinguono per i marmi bianchi e rossi e le esili colonne in ferro tinto verde. Le superfici verticali e orizzontali sono in tonalità scure, decorate con intarsi rotondi.
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IV
MERCADO DE LA RIBERA DI
Pedro Ispizua |
DOVE
Calle Ribera |
DATA
1928-1930
Il progetto si focalizza sulla funzionalità: un grande ottagono centrale e due gallerie intersecate tra loro, che si prolungano lungo gli estremi. Le grandi altezze, le geometrie misurate e le vetrate slanciate costituiscono gli elementi razionalisti alla base del progetto, fusi in maniera eclettica con influenze dell’Art Déco negli inserti con motivi floreali, colonne in rilievo e marcapiani aggettanti delle facciate. L’uso del calcestruzzo armato e di elementi strutturali prefabbricati è predominante, dando all’edificio un’immagine industriale. Con l’inaugurazione del Mercabilbao, La Ribera depone il ruolo di mercato centrale ma resta un punto di riferimento nel quartiere. Nel 2008 un restauro completo è un esempio di recupero urbano, seppur non del tutto fedele al progetto originale.
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V
S TA Z I O N E D I B I L B A O A BA N D O I DA LE CI O P R I E TO DI
Alfonso Fungairiño |
DOVE
Plaza Circular 2 |
DATA
1948
Oggi parte di un unico complesso insieme a Bilbao-La Concordia, gli esterni della stazione sono riconoscibili grazie alle vetrate dei fronti laterali e alle coperture in vetro e ferro che si rifanno alla tradizione europea ottocentesca. Quel che caratterizza Abando è la particolarità con cui si inserisce nel tessuto urbano: sulla Plaza Circular non c’è una facciata monumentale e l’accesso avviene nella corte interna comune e coperta di tre palazzine residenziali razionaliste. Qui si rivela la natura dell’edificio, con l’ambiente a tripla altezza dove affacciano biglietterie e bar. Sul lato opposto all’ingresso sulla Plaza si trovano le scale mobili e le rampe di accesso ai binari, illuminate da una vetrata colorata. Gli uffici sono ospitati nei diversi livelli degli edifici sulla Plaza Circular.
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VI
M E T R O P O L I TA N A D I B I L B A O DI
Foster + Partners |
DATA
1988-1995
Foster + Partners progetta l’intero sistema, dalle stazioni e pensiline esterne ai tunnel di collegamento pedonale, la cui forma predominante è la linea curva nelle sue molteplici declinazioni. Bilbao da sempre si presta alle sperimentazioni architettoniche, così le pensiline esterne curve e vetrate divengono elemento caratterizzante e inconfondibile e vengono dette Fosteritos. Hanno una triplice funzione: proteggono dalle intemperie, garantiscono l’illuminazione naturale di giorno e sono illuminate la sera, fungendo da invito visibile e rassicurante. Foster sfrutta la notevole altezza delle gallerie delle stazioni, dovuta alle grandi profondità della metropolitana, e sviluppa elementi sospesi intermedi tra le lunghe scalinate e l’accesso ai treni, a una quota più alta di quella della banchina.
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VII
N U OVO AE RO P O R TO D I B I LBAO - SO N D I K A DI
Santiago Calatrava |
DOVE
Sondika |
DATA
1996-2000
La ricostruzione completa con una pista aggiuntiva comprende l’edificazione del nuovo terminal e di alcuni edifici tecnici come la torre di controllo. Con l’utilizzo tipico degli elementi «costali», Calatrava riprende l’associazione tra costruito e leggerezza, metafora del volo, e si ispira all’aeroporto JFK di New York, disegnato da Eero Saarinen. I fronti con pari dignità esaltano la continuità delle facciate, per questo di grande rilievo risulta la copertura dell’edificio che dà l’idea di un uccello che spicca il volo, mentre la torre di controllo conica reinterpreta l’immaginario dell’aeroporto e ne è simbolo riconoscibile a distanza. Il terminal su pianta triangolare riduce il tragitto da percorrere per imbarcarsi e la hall di ingresso riceve luce naturale tramite le vetrate di copertura.
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VIII
P U E N T E D E L A S A LV E DI
Juan Batanero, Daniel Buren |
DOVE
Avenida Abandoibarra 2 |
DATA
1971-1972, 2007
La storia architettonica del ponte de La Salve è semplice ma interessante. La necessità di collegare il quartiere di La Salve con il resto della città porta alla costruzione del primo ponte strallato in Spagna. È sostenuto da un pilone a forma di H posto nel versante ovest del ponte, reso riconoscibile dal gioco di colori tra il rosso del sostegno e il verde dell’arcata in ferro. Negli anni Novanta sotto al ponte viene realizzato il Guggenheim Museum Bilbao, di Frank Gehry, e viene affiancata una torre in acciaio e calcestruzzo armato. È solo nel 2007, per il decennale del museo, che il ponte assume il suo attuale carattere iconico, grazie all’opera di Daniel Buren, L’arc rouge, che reinterpretando il pilone a H originario lo rimodella e lo ridisegna, dando luogo a un portale originale e innovativo.
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IX
A Z K U N A Z E NTR OA ( A LH Ó N D I GA B I LBAO) DI
Ricardo Bastida (originale), Philippe Starck con Thibaut Mathieu (restauro) | DATA 1905-1909, 2001-2010
DOVE
Plaza Arriquibar 4
Il centro culturale oggi dedicato all’ex sindaco Iñaki Azkuna trova sede in un edificio ibrido che accosta Modernismo e architettura industriale. Dapprima la struttura ospitava una grande cantina vinicola (alhóndiga) abbandonata negli anni Settanta; Philippe Starck vince il concorso per il suo recupero come centro polifunzionale e sportivo con un progetto che mantiene intatte le facciate esterne e ristruttura gli interni inserendo una serie di grandi cubi in mattoni a vista apparentemente sospesi sopra una piazza coperta, cui si accede dai quattro portali originari. All’interno dei cubi si distribuiscono tre aree tematiche distinte – sport, cultura e divertimento – con un percorso sotterraneo che connette l’area sportiva, il cinema, le sale espositive, il teatro, l’auditorium e la terrazza dove si trova la spa.
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X
T E AT R O C A M P O S E L Í S E O S DI
Alfredo Acebal, Jean Batiste Darroquy |
DOVE
Calle de Bertendona 3 |
DATA
1901-1902, 2008-2010
Architettura modernista eclettica tra le più sorprendenti di Bilbao, è una delle sale teatrali più importanti e tecnologiche dopo il restauro. Si caratterizza per il grande disegno liberty «arabeggiante» sul fronte principale, di Darroquy, cui deve il soprannome di Bomboniera. Dal piano terra si accede alla sala espositiva nel piano interrato e alla sala principale, di forma leggermente arcuata, che presenta tre livelli di palchi e gallerie, decorati con bassorilievi su legno rivestiti in foglia d’oro. Ai piani superiori si sviluppano gli uffici della Società autori e editori, della direzione del teatro e della fondazione; vi sono poi attività commerciali con un ristorante e una caffetteria e aule audiovisive e didattiche, oltre a una sala polivalente del centro congressi. L’ultimo piano è adibito a installazioni di diverso tipo.
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FOCUS
TH E G U G G E N H E I M M U S E U M B I L B AO DI
FR ANK GEHRY
L’opera, tra le più iconiche di Frank Gehry con le sue forme ripiegate, è situata sulla riva della Ría de Bilbao.
DOVE
Avenida Abandoibarra 2 DATA
1991-1997
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Vista laterale
Il Guggenheim Museum di Bilbao non può passare inosservato, non solo per la ricca e interessante collezione artistica che custodisce, ma anche e soprattutto per la insolita struttura che accoglie la collezione della Solomon R. Guggenheim Foundation. Percorrendo il Puente de La Salve, la visuale incrocia il museo, dalla forma stravagante.
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Il fronte a nord è senza dubbio il più noto. L’edificio progettato dall’architetto canadese Frank Gehry si presenta in questo lato come una spirale di volumi e forme che convergono verso il suo centro coinvolgendo e deformando volumi attigui che si ritrovano attratti come oggetti sottoposti a una forza centripeta. In un’ottica di rivitalizzazione dell’immagi-
L’ingresso
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Una delle corti interne
ne della città di Bilbao, il polo museale si innesta nell’esistente rivoluzionandolo e modificandolo. Guardato da una certa angolazione, anche grazie alla grande vasca d’acqua circolare sulla quale si innalza una passerella pedonale, il museo ricorda una originale nave che salpa dalla banchina. Sul fronte opposto, a sud, con un improvviso cambio di linguaggio sia materico che formale, il museo presenta un affiancamento di volumi pressoché rettangolari, ma anch’essi deformati, che rivelano più esplicitamente come l’edificio si connette con il suolo e come si relaziona al tessuto urbano. È infatti su questo fronte che si trova l’ingresso del museo, anticipato da una grande piazza in marmo bianco che si estende dalla strada arrivando alla sponda del fiume grazie a una grande scalinata trapezoidale. Qui spicca un interessante volume azzurro che, contrastando con il bianco e l’argento dell’edificio, bilancia l’uso del rosso acceso nell’arco del ponte attiguo. È proprio questo gioco di colori ad accentuare maggiormente le forme decostruttiviste dell’edificio. Infatti uno dei prospetti è rivestito in lamine di titanio che seguono le linee curve che si alternano alle superfici in pietra bianca. Queste, delimitando sia la verticalità sia l’orizzontalità degli elementi che ricoprono, sottolineano ancora di più la sua «aggregazione» di forme giustapposte apparentemente casuali – caratteristica per la quale le opere di Gehry sono conosciute nel mondo. A questi elementi di
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Uno dei tagli delle lastre in zinco dell’involucro
rivestimento si aggiunge il cristallo, che costituisce le parti trasparenti dell’edificio. All’interno l’atrio si compone di uno spazio vuoto al centro dell’edificio con un’altezza di 50 metri con pianta a forma di fiore, da dove è possibile osservare il panorama naturale delle colline in lontananza
e dell’estuario del Nervión. Da questo spazio si ha accesso a tutte le sale espositive, grazie a un preciso disegno di corpi scala, ponti e ascensori. Gli interni, in realtà, sono progettati con uno schema meno complesso e articolato dell’esterno, distribuendosi fondamentalmente su tre piani: le forme non se-
guono quelle dei volumi esterni, ma si articolano in grandi sale distinte. Il museo ha conseguito numerosi riconoscimenti, tra cui il premio internazionale Puente de Alcántara nel 1999 e il Premio del museo europeo dell’anno nel 2000.
Il rivestimento esterno in lastre di titanio
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Dettagli delle pieghe dell’involucro
LA PELLE CANGIANTE IN FUNZIONE DEL VARIARE DELLA LUCE SOLARE È COSTITUITA DA TITANIO, MATERIALE CHE HA CONTRIBUITO A DETERMINARE L’ELEVATO COSTO DELL'OPERA .
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L’ALTO VALORE ARTISTICO E IL GRANDE INDOTTO ECONOMICO CHE IL MUSEO RESTITUISCE ALLA CITTÀ DI BILBAO HANNO CONTRIBUITO A SMORZARE LE POLEMICHE SOLLEVATE NEI CONFRONTI DEL PROGETTO, CHE RICHIEDE RICORRENTI INTERVENTI DI MANUTENZIONE E RIPRISTINO DELLE LAMINE IN TITANIO.
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Gli interni
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Lo stadio San Mamés di César Azcárate 40 | Bilbao
L A C I T TÀ O G G I UN MUSEO COME PROPULSORE D I R I N A S C I TA
di Alessandra Coppa 01
Isozaki Atea
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Dipartimento della Sanità del governo basco
03
Paraninfo UPV Institutional
04
Bilbao Arena
05
Edifici residenziali
06
Torre Iberdrola
07
IDOM Headquarters
08
Centrale della polizia
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Biblioteca dell’Università di Deusto
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Stadio San Mamés
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Archivio storico della regione basca
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Edificio residenziale Glas Eraikuntza
La città oggi | 41
U N M U S E O CO M E P R O P U L S O R E D I R I N A S C I TA Alessandra Coppa
Bilbao è l’esempio di come una città possa cambiare a seguito di un intervento architettonico. Nel 1997, la costruzione del Guggenheim di Frank Gehry è stata il motore di un profondo cambiamento, richiamando progettisti da tutto il mondo per ridefinirne l’assetto urbanistico. Bilbao è stata città industriale, la Pittsburgh basca, sede di acciaierie, industrie dell’energia e della cantieristica navale. Il quartiere in cui erano situati le fabbriche e i depositi è l’Abandoibarra, area che ha visto l’arrivo dell’archi-scultura in titanio riflettente l’acqua del fiume Nervión, risultato dell’utilizzo dell’avanzato software di Catia che l’architettura ha preso in prestito dall’aeronautica. Con il Guggenheim, Gehry ha portato agli estremi la sperimentazione decostruttivista, ma ha anche suscitato polemiche sulla competizione ingaggiata tra il contenitore (il museo) e il contenuto (le opere della prestigiosa collezione), tra architetti e conservatori museali. In effetti, per la prima volta è stata commissionata un’opera ad hoc (La materia del tempo di Richard Serra) per lo spazio longitudinale ricavato al piano terra: l’opera d’arte, sia essa scultura o pittura, sottostà all’architettura. Il museo non è solo uno spazio atto alla conservazione ed esposizione, ma è esso stesso espressione di contenuto. Il Guggenheim di Bilbao, quindi, non è stato solo il perno dal quale si è dipanata la nuova urbanizzazione della città, ma è assurto a simbolo di una moderna architettura museale che ha incarnato l’eredità del suo illustre predecessore a New York: l’edificio di Frank Lloyd Wright (19371943) si inseriva nella rigida griglia di Manhattan, scardinandone l’ortogonalità con la sua forma circolare. Entrambe sono architetture di rottura rispetto al contesto e sculture architettoniche in competizione con le opere che ospitano.
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Maman, di Louise Bourgeois La cittĂ oggi | 43
Puppy, di Jeff Koons
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La piazza antistante il museo ha cominciato a popolarsi di enormi sculture, come il fiorito Puppy di Jeff Koons e la Maman, grande ragno-mamma di Louise Bourgeois che accoglie i passanti fra le sue inquietanti zampe. Opere divenute l’emblema della nuova Bilbao. Nel 2011, accanto al Guggenheim, viene ricavata la piazza Euskadi, che è diventata nell’arco di un paio d’anni l’affaccio di moderni edifici. Primo fra tutti l’imponente Torre Iberdrola (2007-2011) di César Pelli, sede del nuovo centro finanziario e commerciale. Grattacielo più alto della città, di 165 metri d’altezza per 41 piani complessivi, è stato commissionato dalla omonima compagnia energetica e ha ottenuto (prima torre in Europa) il riconoscimento LEED Platinum, ovvero il più alto grado dello US Green Building Council per l’architettura sostenibile. Oltre alla Iberdrola, anche la Biblioteca dell’Università di Deusto, di Rafael Moneo, marca questo luogo, con la sua mole in vetrocemento (2004-2008). A pochi metri dal Guggenheim, dalla sponda del fiume emerge il ponte pedonale Zubizuri (1990-1997) con la sua caratteristica forma ad arpa, progettato da Santiago Calatrava. Nella parte terminale del Zubizuri è stata aggiunta una passerella dell’architetto Arata Isozaki che consente l’accesso alla Isozaki Atea (Porta Isozaki, 1999-2008), ovvero un complesso multifunzionale costituito da sette edifici, tra cui due torri gemelle di 83 metri d’altezza, inseriti nell’ex magazzino doganale della città del 1918. Anche le infrastrutture hanno subito una grande accelerata verso la modernizzazione e in particolare la nuova metropolitana progettata da Sir Norman Foster (1988-1995), caratterizzata dalle pensiline curvilinee vetrate che marcano i punti di risalita in superficie. Bilbao, nel giro di un decennio, è diventata il luogo più visitato di Spagna. Tra numerose polemiche da parte dei cittadini e default imminenti, nessuno avrebbe mai scommesso sulla riuscita di questo rilancio architettonico che è equivalso a una vera e propria rinascita culturale.
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01 PROGET TO
I SOZ AK I ATE A DI
A R ATA I S O Z A K I & A S S O C I AT E S • I A+ B
Il complesso progettato dall’architetto giapponese Arata Isozaki instaura nuovi collegamenti tra il quartiere, la città e le sponde del fiume Nervión.
DOVE
Uribitarte Pasealekua 9 DATA
1999-2008
Prima dell’intervento di Arata Isozaki, Uribitarte era uno spazio periferico sottostimato e mal collegato con il resto della città. In particolare, il progetto Isozaki Atea (ovvero Porta Isozaki) si prefigge di connettere Ensanche con Campo Volantín, generando tra le due aree un dialogo continuo. L’intervento dell’architetto giapponese si articola con volumetrie e altezze variabili, che si inseriscono nel contesto urbano come punto di collegamento e connessione di diverse preesistenze collocate in prossimità, fino ad allora difficili da raggiungere. Il complesso comprende due torri gemelle di 83 metri scanditi su 23 piani, con diverse destinazioni d’uso, come residenze private, uffici e spazi commerciali. La costruzione delle torri è integrata ai corpi di fabbrica dello storico ex Deposito Franco di Bilbao (istituito nel 1918 per il transito delle merci con spedizioni internazionali), sui quali si innestano con un linguaggio architettonico più minimalista e moderno. Gli altri cinque edifici s’innalzano in prossimità delle torri, e circondandole simmetricamente ne esaltano lo slancio verticale. La disposizione delle facciate viene percepita come un varco: una porta attraverso cui il quartiere si connette alla riva del fiume con un’iconica scalinata che richiama quella romana di Trinità dei Monti. Il progettista ha impiegato sapientemente diverse tipologie di materiale, come mattoni, vetro, acciaio e pietra naturale, per caratterizzare i diversi edifici e sottolineare i rispettivi rapporti volumetrici. L’opera
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Vista esterna
realizzata da Arata Isozaki si pone nella città come un tassello chiave, che mette in comunicazione il quartiere con il lungofiume di Uribitarte, agevolando la mobilità di cittadini e turisti negli spostamenti tra parchi e musei.
IL COMPLESSO DI EDIFICI PROGETTATI DALL’ARCHITETTO GIAPPONESE ARATA ISOZAKI È COLLEGATO AL PONTE ZUBIZURI REALIZZATO DA SANTIAGO CALATRAVA , CHE CONNETTE LA ZONA ENSANCHE CON LE SPONDE DEL FIUME.
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DEI SETTE EDIFICI CHE COSTITUISCONO IL COMPLESSO ISOZAKI ATEA , DUE SONO LE TORRI CHE RAGGIUNGONO UN’ALTEZZA DI 83 METRI, SUDDIVISI IN 23 PIANI, UNA PARTE DEI QUALI È DESTINATA A UNITÀ ABITATIVE.
Lo spazio pubblico e la gradinata
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La corte interna
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02 PROGET TO
D I PAR TI M E NTO D E LL A SAN ITÀ D E L G OVE R N O BA SCO DI
CO LL- BAR R E U ARQ U ITEC TOS
Tra le vie della città e tra gli edifici dal sapore tradizionale, sorge un volume rivestito in vetro che all’ interno ospita la sede centrale del Dipartimento della Sanità.
DOVE
Recalde Zumarkalea 39A DATA
2004-2008
Il progetto per l’edificio per uffici dello studio Coll-Barreu Arquitectos si è confrontato con le difficoltà di lavorare in un’area ben consolidata della città all’incrocio di due vie importanti, in cui vigono diverse normative. Una di queste impone un particolare trattamento dell’angolo, al fine di ampliare lo spazio pedonale a piano terra. Tutti gli angoli degli edifici presentano infatti obbligatoriamente un taglio diagonale.
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L’edificio doveva inoltre sorgere in continuità con due costruzioni esistenti; si è quindi scelto di allineare il nuovo edificio alla linea di gronda di quelli esistenti, effettuando invece un aumento di altezza nella parte centrale, ovvero all’angolo, libero da costrizioni. L’edificio si è svincolato del tutto dall’influenza dell’architettura del contesto, assumendo una forma e un aspetto unici e innovativi, in contrasto con il tessuto esistente. Il progetto delle facciate non
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L’articolazione della facciata vista dall'interno
presenta il consueto andamento piatto: ripiegandosi diventano tridimensionali e moltiplicano le facce dell’edificio. Il materiale impiegato conferisce alla costruzione leggerezza e trasparenza: le numerose facce sono infatti costituite da lastre di vetro, incorniciate da un telaio tubolare metallico. La scelta del materiale corrisponde alla volontà di
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rappresentare attraverso l’architettura il dinamismo e la vivacità della città. Sulla facciata si riflettono infatti gli edifici circostanti, i passanti e la luce del sole. Le inclinazioni delle varie facce fa sì che la costruzione non sia mai uguale a se stessa: varia al modificarsi del punto di vista o al mutare delle condizioni atmosferiche.
A un primo guscio esterno ne segue un altro, a sua volta vetrato, ma più regolare nelle forme; questo sistema a doppia facciata risolve e soddisfa i requisiti energetici e acustici dell’edificio. Inoltre la distanza tra i due è sufficiente per rendere vivibile lo spazio che si genera, che diventa percorribile, con vista sulla città. Quattro piani interrati ospitano i parcheggi e un
auditorium dalla forma poliedrica, mentre nei nove piani fuori terra sono organizzati uffici open space. Sulla cima, come antitesi all’auditorium, si trova la sala consiliare, uno spazio a doppia altezza posizionato all’angolo dell’edificio e riconoscibile dall’esterno come un volume a torre dal quale è possibile accedere alla copertura.
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03 PROGET TO
PAR AN I N FO U PV I N STITUTIO NAL DI
Á LVA R O S I Z A
Vicino alle sponde del fiume Nervión, Álvaro Siza posiziona un edificio con una articolazione a L costituito da due volumi parallelepipedi disposti ad angolo retto che definiscono uno spazio interno.
DOVE
Avenida Abandoibarra 3 DATA
2007-2010
IL RAPPORTO TRA BASAMENTO E VOLUMI SUPERIORI SI ARTICOLA IN DUE BLOCCHI CHE POGGIANO SUL PIANO TERRA , DIVENTANDONE DIPENDENTI. MA ALLO STESSO TEMPO, PER LA FORMA CHE ASSUMONO, SEMBRANO PROTEGGERLO E CUSTODIRLO.
In una zona in via di trasformazione, Álvaro Siza progetta un edificio multifunzionale con uffici e un auditorium, che rivolge lo sguardo al fiume e all’area verde a esso connessa, ma anche alla Torre Iberdrola di César Pelli e alla Biblioteca progettata da Rafael Moneo, con la quale si confronta per dimensioni e forma. Infatti entrambi presentano un’impronta a terra riconducibile al quadrato, ma mentre la Biblioteca sale compatta, il Paraninfo vede emergere l’edificio composto dai due parallelepipedi. Tali volumi, disposti a formare una L, sorgono al di sopra del grande basamento che occupa l’intero lotto. I due volumi superiori sono ovviamente connessi al piano terra e sono collegati tra di loro tramite uno spigolo, così che verso l’interno della L appaiono in continuità, mentre all’esterno si mostrano per quella che è la loro vera natura di blocchi indipendenti. Il piano terra è stato destinato a funzioni accessibili al pubblico tra le quali l’auditorium con i relativi servizi
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Vista dal fiume
e la hall d’accesso. I quattro piani superiori, invece, ospitano sale riunioni e uffici privati, tra i quali quello del rettore dell’Università dei Paesi Baschi. Siza, disegnando un basamento che occupa interamente il lotto, ha scelto di definire uno spazio verde al primo piano: i due volumi affacciano su una
grande terrazza, trattata in parte a verde e in parte con la pavimentazione. Gli uffici in questo modo non affacciano direttamente sulla strada, bensì su una piastra verde, in ideale continuità con il parco e il fiume. L’edificio è rivestito con due materiali differen-
ti per aspetto e dimensione, che reagiscono alle diverse condizioni atmosferiche, riflettendo la luce: all’esterno il più prezioso marmo bianco di Macael, all’interno piastrelle grigie di produzione artigianale. I prospetti interni presentano inoltre una scansio-
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La flessibilità degli spazi interni e l’auditorium
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ne orizzontale dettata da strisce di piastrelle dai toni più chiari. A tale scansione contribuiscono anche le finestre, lunghe e strette, facendo sembrare l’edificio un unico blocco di pietra intagliato. Le superfici vetrate non sono molte, ma bastano a illuminare l’interno: in particolare i fronti che affacciano sulla città presentano una maggior chiusura, mentre più aperti sono i prospetti rivolti
verso il fiume. Qui sono presenti due lunghe finestre a nastro angolari, che permettono di godere in modo ininterrotto della vista sul paesaggio specialmente al piano terra, quasi del tutto vetrato verso il parco, in modo da essere permeabile al pubblico. Esso è inoltre caratterizzato dallo svuotamento di un angolo, al fine di individuare l’accesso all’edificio.
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04 PROGET TO
B I LBAO AR E NA DI
IDOM
La Bilbao Arena si inserisce all’ interno del paesaggio urbano con codici progettuali che ne connotano la cifra stilistica determinandone l’unicità, ma sempre nel segno della continuità con il tessuto urbano circostante.
DOVE
Askatasuna Hiribidea 13 DATA
2010
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Vista aerea
Nel quartiere di Miribilla, in seguito a un progetto di riqualificazione del lotto occupato in precedenza da una cava è stata realizzata la Bilbao Arena con un progetto curato dagli architetti Javier Pérez Uribarri e Nicolás Espinosa, partner di IDOM. Collocata su un’altura, è diventata uno dei punti di riferimento del paesaggio urbano. Il lotto era distribuito su due quote diverse, così gli architetti hanno realizzato un progetto che si compone fondamentalmente di due parti: quella superiore dell’arena,
che ospita le partite della squadra di basket locale – Bizkaia Bilbao Basket – e quella inferiore, che raggruppa diverse destinazioni d’uso, come piscina, palestra e uffici amministrativi. I due macro-ambienti, oltre che per collocazioni altimetriche differenti, si distinguono anche per l’articolazione funzionale: infatti l’arena viene utilizzata per ospitare partite ed eventi pubblici, mentre il centro sportivo è accessibile liberamente da tutti gli abitanti del quartiere.
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PER LA PARETE DELL’ANELLO SUPERIORE LA SOCIETÀ IDOM HA COLLABORATO CON ARCELORMITTAL, CHE HA FORNITO LE PIASTRELLE IN ACCIAIO PER RICOPRIRE OLTRE 10.000 METRI QUADRATI CHE CARATTERIZZANO IL CENTRO SPORTIVO CON DIVERSI TONI DEL VERDE ALTERNATI A QUALCHE PIASTRELLA ROSSA . LA TEXTURE RENDE L’ARENA UNICA .
Il concept del progetto fa riferimento alla forma di un albero la cui base è il centro sportivo e la chioma l’arena. Per accentuarne visivamente il riferimento formale attorno all’anello della parete curvilinea che cinge la zona dell’arena sono state posizionate piastrelle di forma romboidale nei toni del verde, mentre a sorreggere l’architettura sono stati disposti pilastri in acciaio che ne ricordano i rami. Poco distante si trova il parco di Miribilla, per cui le cui piastrelle del rivestimento della facciata hanno tonalità che lo inseriscono perfettamente nel paesaggio circostante. Negli spazi di distribuzione come passerelle e corridoi, la texture delle piastrelle si dirada in favore di vetrate che regalano una vista sul parco e sul quartiere circostante. Il coronamento sommitale del rivestimento dei prospetti dell’area inoltre è stato impiegato per nascondere gli impianti di climatizzazione.
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Le tribune
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Segno distintivo presente in tutti gli interventi progettati da IDOM è l’approccio ecosostenibile perseguito già a partire dalla fase ideativa; anche per l’arena di Bilbao sono stati studiati elementi finalizzati a incrementare il risparmio energetico, come un
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sistema di cisterne di raccolta dell’acqua piovana per l’irrigazione dei prati. Per i materiali, l’approccio sostenibile ha guidato la scelta, infatti è stata utilizzata la roccia presente all’interno del lotto in cui è stata costruita l’arena.
La palestra e la piscina
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05 PROGET TO
E D I FICI R E S I D E NZ IALI DI
C A R L O S F E R R AT E R
Schermi metallici dal sapore industriale scorrono orizzontalmente all’ interno di un telaio strutturale e definiscono la morfologia dinamica della facciata.
DOVE
Plaza Euskadi 6 DATA
2005-2011
L’attacco a terra
All’interno del nuovo centro finanziario di Bilbao, Carlos Ferrater progetta un complesso residenziale, in un’area in prossimità di una piazza ellittica. La scelta dell’architetto si è distinta da quella dei progettisti che prima di lui sono intervenuti nella zona: invece di concepire un edificio dotato di un fronte curvo come la piazza, disegna un fronte frammentato, fatto di segmenti rettilinei che idealmente ne seguono l’andamento sinuoso. Carlos Ferrater si è inoltre confrontato con la Torre Iberdrola, che sorge nella parte più interna del lotto. L’architetto progetta due blocchi residenziali, posti ai lati di una lunga pensilina vetrata, che diventa
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l’ingresso alla torre. Il disegno di questi due elementi è però unitario, tanto che la distanza tra i due viene percepita come un taglio netto e preciso, per cui l’andamento orizzontale dei due edifici enfatizza l’altezza della torre. Rispetto al lotto, i due blocchi si pongono sul filo esterno, circoscrivendo il verde all’interno, dove l’andamento delle facciate assume un aspetto rettilineo. L’architetto lavora molto sull’alternanza tra pieni e vuoti: il volume di partenza, apparentemente semplice, si è arricchito di bucature, di rientranze e di forme in aggetto. Se la planarità è mantenuta sui fronti prospicienti la piazza, lungo le altre facciate viene meno. Sui fronti esterni del blocco residenziale più grande si è lavorato per sottrazione di volumi negli ultimi tre piani; i medesimi volumi sottratti compaiono in opposizione come aggetti sul fronte interno verso il giardino. L’altro grande svuotamento compiuto da Ferrater è al piano terra, dove è stato disposto un portico in continuità con quello degli edifici esistenti, permettendo una passeggiata completa intorno alla piazza. Al contrario, verso il giardino interno il piano terra esce dal filo della facciata: l’addizione e la sottrazione di volumi si traduce qui in una traslazione del piano terra verso l’interno del lotto. Una trama di travi e pilastri metallici scandisce le facciate. All’interno della griglia strutturale, lungo il filo della facciata, sono stati posizionati dei pannelli scorrevoli metallici, che richiamano la natura industriale della città. Posizionati su guide, scorrono l’uno sull’altro, permettendo di chiudere completamente i fronti dell’edificio o, al contrario, di aprirli. La gestione dei pannelli è riservata ai residenti, che possono far entrare la luce nelle abitazioni oppure ripararsi.
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06 PROGET TO
TO R R E I B E R D RO L A DI
PELLI CLARKE PELLI ARCHITECTS • E U G E N I O AG U I N AGA E DIANA BALMORI
La torre, realizzata quale potenziale elemento iconico del programma di riqualificazione del quartiere Abandoibarra, si sviluppa con una forma che si assottiglia verso l’alto ottenuta dall’estrusione di un triangolo con angoli smussati.
DOVE
Plaza Euskadi DATA
2007-2011
«LA TORRE HA UNA FORMA MOLTO INSOLITA PER VIA DELLA SUA UBICAZIONE. IL SUO DESIGN È MOLTO SEMPLICE ED ELEGANTE. ESATTAMENTE QUELLO DI CUI ABANDOIBARRA HA BISOGNO.» César Pelli
Nel 2007 sono iniziati i lavori di costruzione della Torre Iberdrola, su progetto dell’architetto argentino César Pelli, noto per i caratteristici grattacieli che connotano lo skyline di molte città. La committenza dell’opera ha origine da partecipazioni private e pubbliche, che hanno sovvenzionato la costruzione della torre inserendola in un ampio piano urbanistico di riqualificazione del quartiere Abandoibarra, distretto urbano collocato in prossimità della ria di Bilbao. Nato come sede delle industrie siderurgiche e di grandi cantieri navali che sfruttavano la presenza del fiume Nervión, il quartiere di Abandoibarra in seguito a una profonda crisi economica negli anni Ottanta ha visto decrescere gradualmente l’importanza della propria connotazione industriale, che si è tradotta nel progressivo abbandono di tutte le strutture produttive. In seguito è stato ideato un piano di riqualifica-
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zione per tutta l’area urbanistica dismessa, per trasformarla in un distretto caratterizzato da nuove architetture, nonché in nuovo polo di attrazione per investimenti immobiliari. Torre Iberdrola non è l’unico intervento che caratterizza Plaza Euskadi, dove sono stati realizzati due edifici residenziali progettati da Carlos Ferrater. Con un’altezza di 165 metri, Torre Iberdrola è l’architettura più alta di tutta la regione basca. Divisa in 41 piani, di cui cinque interrati, i primi otto sono stati destinati a ospitare un auditorium. I sette livelli superiori sono stati acquistati da diverse società private che vi hanno stabilito i propri uffici, mentre i restanti livelli ospitano la sede della società elettrica spagnola Iberdrola (che dà il nome alla torre). L’involucro esterno è formato dall’estrusione di una pianta triangolare i cui angoli sono smussati, tipica della cifra stilistica di César Pelli. Il progetto si contraddistingue per l’approccio a favore della so-
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stenibilità ambientale: dalla scelta dei materiali alle strutture realizzate e agli impianti installati, tutto è stato pensato per ridurre al minimo le emissioni inquinanti e il consumo energetico. Per l’involucro della struttura infatti è stata realizzata una doppia parete vetrata sostenuta da una struttura in acciaio, le cui lastre sono collocate mantenendo una distanza
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che garantisce il ricircolo dell’aria nell’intercapedine, favorendo il microclima degli ambienti interni. Gli uffici sono stati configurati per godere della massima esposizione solare, così da ridurre il consumo energetico; inoltre i materiali utilizzati sono in gran parte riciclati e reperiti entro un raggio di 800 chilometri dal cantiere.
I riflessi del cielo sul rivestimento esterno
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07 PROGET TO
I DO M H E ADQ UAR TE RS DI
IDOM
La nuova sede della società IDOM si inserisce in un edificio storico, con un progetto che non solo tutela le preesistenze, ma addiziona un intervento di rinnovamento progettuale dall’elevato approccio ecosostenibile, che si integra con gli elementi storici definendo un ambiente lavorativo di notevole comfort.
DOVE
Avenida Zarandoa Etorbidea 23 DATA
2011
Le fasce orizzontali che disegnano i prospetti
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L’affaccio verso il paesaggio e verso il fiume
Fondata a Bilbao nel 1957 dall’ingegner Rafael Escolá, IDOM è nata come società ingegneristica, arrivando nel corso degli anni a fornire consulenze per migliorare la qualità tecnologica delle opere d’architettura. Per la nuova sede centrale, terminata nel 2011, è stato scelto uno storico deposito
collocato sulla riva del canale Deusto. Il magazzino è formato da pochi piani dotati di ampie superfici, che ne accentuano lo sviluppo orizzontale assecondando la volontà della società che per la gestione degli spazi preferisce un edificio con grandi ambienti ma dall’altezza limitata. Matericamente
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il magazzino ha uno stile industriale, con grandi pilastri in cemento armato e travi a vista che scandiscono il ritmo degli spazi interni. Nel progetto per la nuova sede sono state mantenute ed evidenziate le caratteristiche originarie con la realizzazione di un intervento di trasformazione e rinnovamento che riesce a integrare gli spazi preesistenti con i bisogni della committenza. Nei vari
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piani dell’edificio sono stati ricavati ampi ambienti in grado di accogliere diverse destinazioni d’uso, come uffici, aree per lo sviluppo e la ricerca, spazi collettivi e altri spazi adibiti ad attività di workshop. L’intervento di trasformazione interessa un’area totale di 14.400 metri quadrati e dal punto di vista dei materiali vede la coesistenza e l’alternanza di cemento, vetrate e rivestimenti in legno (su pavimenti,
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pareti e soffitti) con sviluppi organici che ricordano la pavimentazione degli scafi delle barche. Tutti gli elementi del progetto sono stati pensati per mantenere un alto approccio ecosostenibile, a partire dagli impianti che regolano la temperatura e l’illuminazione, seguendo l’innovativo sistema HVAC che comporta un significativo risparmio energetico. Il tetto segue i criteri di ecosostenibilità e ha previsto un sistema di riciclo delle acque piovane per l’irrigazione del giardino. Anche le facciate rispondono a tali criteri: lungo l’intero perimetro dell’edificio
viene realizzato un rivestimento formato da frangisole a nastro che ricoprono le pareti esterne e contribuiscono al risparmio energetico senza impedire la vista esterna sul canale. Con la sua particolare texture formata dai pannelli verdi che si sviluppano sulle facciate, la nuova sede IDOM dalla forma allungata si inserisce sulle rive del canale Deusto come elemento di continuità paesaggistica, che non solo rispetta la natura, ma si fonde con essa per dare vita a un progetto che è il manifesto stesso dell’attività svolta dalla società.
Gli spazi interni degli uffici
PER GLI AMBIENTI INTERNI, GIÀ A PARTIRE DALLA DEFINIZIONE DAL CONCEPT DEL PROGETTO SI È SCELTO DI RIDURRE AL MINIMO LE PARTIZIONI INTERNE DEGLI UFFICI E VALORIZZARE GRANDI AMBIENTI IN CUI I PROFESSIONISTI DELLA SOCIETÀ SONO INCENTIVATI A LAVORARE IN GRUPPO.
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08 PROGET TO
CE NTR ALE D E LL A P O LIZ IA DI
CO LL- BAR R E U ARQ U ITEC TOS
Sul perimetro di un’antica cava di Bilbao sorge la Centrale della polizia che si presenta come un oggetto scultoreo più che come un’architettura. Appare infatti come un foglio metallico ripiegato al di sopra di un podio verde, per essere ammirato e a sua volta offrire la possibilità di ammirare il paesaggio.
DOVE
Juan Carlos de Gortázar Kalea 3 DATA
2012
Il complesso nel contesto naturale
Coll-Barreu Arquitectos progetta un edificio volto a ospitare i servizi centrali di sicurezza di Bilbao. Il lotto su cui sorge si trova su di un pendio erboso, una ex cava, dal quale è possibile dominare la città. La posizione di rilievo permette inoltre all’edificio di essere visibile da lontano, enfatizzando l’importante funzione che ospita. Anche la forma e il materiale dell’architettura contribuiscono a farne un punto di riferimento per la città.
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I progettisti hanno lavorato sul contrasto, sia per forma che per materiale, con gli edifici dell’intorno, principalmente residenziali. La particolarità dell’edificio si può notare subito dal disegno della pianta, complessa e ricca di spigoli. L’andamento è quasi stellare, con assenza di angoli retti, sostituiti da angoli più o meno acuti, il maggiore dei quali è rivolto verso la strada. La principale conseguenza è la moltiplicazione degli affacci sul paesaggio e sulla città, mentre
sono ridotti quelli verso il prospetto interno. Esternamente presenta un rivestimento in lastre quadrate di alluminio, combinate con grandi vetrate, in antitesi all’irregolarità del metallo. I due materiali, che si alternano nei prospetti seguendo una scansione orizzontale, sono presenti su tutte le facce dell’edificio, ma ancora una volta vi è un trattamento differente per quelle rivolte al paesaggio, dove la percentuale di superficie trasparente è maggiore di quella opaca.
La compattezza della costruzione viene meno solo sulla copertura, dove vengono operate sottrazioni volumetriche sia per ottenere spazio per elementi tecnologici sia per ricavare piccole stanze a cielo aperto. Tali svuotamenti sono celati alla vista dall’esterno. All’interno sono stati ricavati spazi di lavoro nella parte centrale dell’edificio, riuscendo a ottenere ambienti dalle forme più regolari e degli spazi a doppia altezza, attraversati da passerelle metalliche.
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IL METALLO NON SOLO RICOPRE LA SUPERFICIE ESTERNA DELL’EDIFICIO, MA VIENE UTILIZZATO ANCHE NEI RIVESTIMENTI INTERNI PER PARETI E SOFFITTI, INSIEME AL LEGNO.
Dettaglio del rivestimento metallico e delle spigolature dei prospetti
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09 PROGET TO
B I B LIOTECA D E LL’ U N IVE RS ITÀ D I D E U STO DI
R A FA E L M O N E O
La nuova biblioteca dell’Università di Deusto è concepita sia come elemento autonomo sia come elemento di continuità dello stesso territorio.
DOVE
Rubial Ramón Kalea 1 DATA
2004-2008
«LA BIBLIOTECA È UN CENTRO DI RISORSE PER L’APPRENDIMENTO, L’INSEGNAMENTO, LA RICERCA E LE ATTIVITÀ LEGATE ALL’UNIVERSITÀ NEL SUO COMPLESSO. LA MISSIONE DELLA BIBLIOTECA È QUELLA DI FACILITARE L’ACCESSO E LA DIFFUSIONE DELLE RISORSE INFORMATIVE E DI COLLABORARE ALLA GENERAZIONE DI CONOSCENZE AL FINE DI RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI DELL’UNIVERSITÀ , SVOLGENDO LE ATTIVITÀ CHE QUESTO COMPORTA IN MODO SOSTENIBILE E SOCIALMENTE RESPONSABILE.» Rafael Moneo
Dopo il boom economico che ha visto Bilbao arricchirsi di cantieri navali e industrie siderurgiche, grazie alla posizione strategica, la città ha attraversato un periodo di crisi che si è riflessa nelle aree urbane. L’amministrazione pubblica dei Paesi Baschi ha così stanziato fondi per un piano di riqualificazione urbana, al fine di valorizzare la città e far ripartire l’economia. Tra le numerose opere commissionate anche a noti architetti come
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Frank Gehry con il Guggenheim Museum, è stato chiesto all’architetto spagnolo Rafael Moneo di curare il progetto per la nuova sede della biblioteca dell’Università di Deusto. Il polo universitario viene fondato dalla Compagnia di Gesù nel 1886, e nello stesso anno viene aperta anche la biblioteca dell’ateneo. A Rafael Moneo è stato commissionato un progetto in grado di rispecchiare i valori accademici d’innovazione, tec-
Vista dalla strada, sullo sfondo il Guggenheim Museum
nologia, ricerca didattica e apprendimento. Inserita all’interno del quartiere Abandoibarra, la nuova architettura sorge in una vasta area verde in prossimità di Plaza Euskadi, di fronte alla quale è collocato il Guggenheim Museum di Frank Gehry. L’architetto spagnolo realizza qui un edificio suddiviso in dieci piani, di cui cinque sotterranei, nei quali inserisce ambienti polifunzionali e diverse aree per svolgere le attività didattiche.
Il concept del progetto viene studiato con un approccio indirizzato a dare forma a spazi per le differenti attività didattiche: l’edificio dispone di 1743 postazioni di studio, distribuite in diversi luoghi come sale per la lettura, sale per seminari e workshop, sale per lavori di gruppo e sale di ricerca. All’interno della struttura viene offerta agli studenti universitari una vasta possibilità di accedere alle informazioni, data sia dal gran numero di computer presenti, sia attra-
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Il bar e le sale di lettura
verso la consultazione del vasto patrimonio librario conservato, di oltre un milione di volumi. L’involucro dell’edificio è realizzato con mattoni vetrati che di notte riflettono la luce nell’area verde in cui è inserito, per cui diventa un elemento di unione con il paesaggio urbano circostante. Per la presenza del Guggenheim Museum di Frank Gehry di fronte alla biblioteca dell’Università di Deusto, Rafael Moneo ha interrotto l’andamento
organico della muratura, sottraendo all’altezza delle sale lettura uno «spicchio» di edificio, che dà origine a una cornice sul Guggenheim, mostrando la sapienza con cui l’architetto spagnolo fa dialogare il suo edificio con il museo di Gehry. L’opera di Moneo diventa dunque un elemento celebrativo del contesto in cui è inserito, ma allo stesso tempo iconico per le sue proprietà formali e materiche.
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10 PROGET TO
STAD IO SAN MAM É S DI
C É S A R A Z C Á R AT E
Questo stadio rappresenta per tutti i tifosi della squadra di calcio di Bilbao un luogo carico di storia e passione. Il nuovo progetto lo dota di innovazioni tecnologiche e riveste la facciata con pannelli che le conferiscono dinamicità.
DOVE
Rafael Moreno Pitxitxi Kalea DATA
2006-2013
Vista dal waterfront
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Le tribune e la copertura 110 | Bilbao
La squadra di calcio Athletic Bilbao, fondata nel 1898, oltre a essere una delle più longeve vanta anche un grande seguito di tifosi; e la passione che unisce la squadra e lo stadio ai tifosi è così intensa che questi ultimi lo avevano ribattezzato La Catedrál. Con le innovazioni tecnologiche in ambito sportivo e i requisiti richiesti dalla società UEFA per abilitare gli stadi a ospitare le partite, lo stadio storico non risultava più idoneo. Così è stata commissionata la realizzazione del nuovo San Mamés, che sorge in prossimità del precedente, nel quartiere Ensanche – periferia ottocentesca di Bibao – in posizione sopraelevata rispetto alla riva sinistra del fiume Nervión. Il progetto è stato affidato all’architetto spagnolo César Azcárate, il quale ha ideato un concept che conserva gli aspetti spaziali e compositivi del vecchio stadio e cerca di intensificarli in un edificio dotato di avanguardistiche innovazioni tecnologiche. La facciata della struttura è stata rivestita da pannelli in EFTE che ne evidenziano la dinamicità e l’andamento curvilineo, con una resa cromatica che risulta bianca con la luce solare, mentre di notte con le 42.000 luci a LED si colora di rosso (richiamando i colori ufficiali della squadra), contestualizzando l’edificio all’interno del quartiere come un punto di riferimento e di richiamo per tutti i tifosi. Nel paesaggio urbano, la collocazione dello stadio trasforma l’edificio in un elemento di rilievo, senza però prevaricare con la sua forma sui fabbricati circostanti. L’architetto spagnolo ha curato la progettazione di tutti gli ambienti dello stadio, dalla sala VIP al ri-
storante, dal negozio ufficiale dell’Athletic Bilbao fino ai luoghi di passaggio collocati tra le gradinate e il perimetro della struttura, proprio al fine di agevolare un rapporto con la città e gli edifici adiacenti. La copertura, invece, ha una scansione radiale ritmata dalla disposizione delle travi reticolari metalliche di sostegno, anch’essa realizzata – per una
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Gli spogliatoi e la sala conferenze
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Lo scalone interno
continuità materica – con materiale plastico EFTE bianco utilizzato per il rivestimento della facciata, la cui conformazione contribuisce a convogliare l’attenzione dei tifosi verso il campo. Così l’architetto racconta il suo approccio al progetto: «La particolare ubicazione del San Mamés lo
rende un episodio architettonico che deve emergere con forza e decisione, ma allo stesso tempo con rispetto verso il tessuto urbano circostante. Uno dei principali aspetti che hanno governato il progetto è infatti la concezione di un volume pensato alla scala urbana, e non solo come mera dotazione sportiva».
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IL RIVESTIMENTO È REALIZZATO IN PANNELLI IN EFTE BIANCHI IL CUI SVILUPPO PLASTICO IN ALTEZZA SEGUE L’ANDAMENTO CHE CARATTERIZZA LA FACCIATA ESTERNA DELLO STADIO. I PANNELLI SONO DISPOSTI SU CINQUE ANELLI, SECONDO IL NUMERO DI PIANI DELLA STRUTTURA .
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I tagli di luce negli spazi interni
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11 PROGET TO
ARCH IVIO STO R ICO D E LL A R EG IO N E BA SCA DI
IDOM
L’Archivio storico della regione basca rappresenta un grande «contenitore» che protegge e conserva al suo interno i documenti della città. L’architetto Gonzalo Carro focalizza il progetto sulla resa di questo concetto, realizzando una particolare facciata vetrata che rende metaforicamente accessibile a tutti i contenuti dell’Archivio.
DOVE
Calle de María Díaz de Haro 3 DATA
2013
La corte interna
In collaborazione con la società IDOM, Gonzalo Carro realizza per la città di Bilbao l’Archivio storico della regione basca, un luogo preposto alla conservazione dei documenti storici della regione. La funzione dell’edificio lo lega profondamente alla cultura locale e agli abitanti elevandolo simbolicamente a punto di riferimento per l’intera società, come luogo di tutela e salvaguardia della storia locale. Così Gonzalo Carro realizza un’opera archi-
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tettonica capace di dialogare con il contesto urbano in cui si inserisce, favorendo l’utilizzo degli archivi pubblici. L’edificio è situato nell’Ensanche di Bilbao, un quartiere che negli ultimi anni è stato oggetto di un programma di riqualificazione territoriale sostenuto dalla pubblica amministrazione. Circondato da stabili contemporanei, anche il progetto dell’Archivio storico è connotato da uno stile moderno e
Dettaglio delle vetrate serigrafate
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Gli uffici open space
minimale, cui vengono aggiunti elementi di richiamo al contesto urbano, come nel caso della facciata posteriore con geometrie lineari e connotazione cromatica bianca, a riprendere con continuità gli edifici dell’intorno. Il prospetto principale, lungo 20 metri e alto 25, si articola su sei piani e l’elemento caratterizzante è il particolare rivestimento progettato da Gonzalo Carro: grandi lastre di vetro sono saldate alla facciata; su di esse viene riportato un motivo costituito da diverse frasi riprese dai documenti custoditi all’interno dell’Archivio. La trasparenza delle lastre
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instaura un dialogo di permeabilità con l’esterno, invitando a entrare e usufruire dei materiali conservati. Proprio per agevolare l’utilizzo della struttura, l’architetto ha progettato un edificio diviso in settori altamente flessibili alle varie destinazioni d’uso. Al piano terra infatti troviamo la hall, il giardino – dove si svolgono mostre e proiezioni cinematografiche – e la reception; le sale espositive del primo piano e una porzione del primo piano interrato sono liberamente aperte al pubblico. Il secondo piano dell’Archivio storico è destinato a
sale lettura, parte dell’istituzione stessa con annesse sale per la consultazione dei documenti, dove si può accedere solo previa registrazione alla reception. I restanti livelli sia sopra che sotto terra sono invece in parte a uso dei dipendenti: nei piani sotterranei sono collocati il parcheggio, e diverse sale riunione, mentre dal terzo piano in su si trovano gli uffici e i laboratori riservati al personale addetto. A ogni settore dell’edificio è stato assegnato uno specifico colore e grafiche facilmente riconoscibili permettono agli utenti di orientarsi meglio all’interno della struttura.
NEL PROGETTO SI PERSEGUE UN APPROCCIO ECOSOSTENIBILE: NEL GIARDINO VIENE INSERITO UN SISTEMA DI IRRIGAZIONE CHE RIUSA LE ACQUE PIOVANE E TRAMITE APPOSITI
ACCORGIMENTI
TECNOLOGICI
SI FA UN LIMITATO RICORSO ALLA CLIMATIZZAZIONE, AGEVOLANDO IL RISPARMIO ENERGETICO.
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Il corridoio e lo scalone
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PER LA CONFIGURAZIONE DEGLI SPAZI INTERNI GONZALO CARRO HA GIOCATO SU DIVERSE
ALTEZZE,
GENERANDO
SBALZI
VOLUMETRICI CHE INSIEME ALL’ASSENZA DI ELEMENTI STRUTTURALI COME COLONNE O PILASTRI DANNO LUOGO AD AMBIENTI FLESSIBILI.
Il netto contrasto tra i materiali negli interni
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12 PROGET TO
E D I FICIO R E S I D E NZ IALE GLAS E R AI K U NTZ A DI
M A R TA M I R E T R O D R Í G U E Z • CARLOS MIRET
A Rekaldeberri, un quartiere industriale in trasformazione, una fabbrica è stata sostituita con un complesso residenziale dal carattere contemporaneo e altamente tecnologico che si distingue nel quartiere per il suo colore bianco.
DOVE
Jaén Kalea 12 DATA
2013-2015
Dettaglio del prospetto laterale
L’EDIFICIO RESIDENZIALE È PENSATO PER INCENTIVARE L’INTERAZIONE DEGLI ABITANTI CONCENTRATA SULLA COPERTURA DELL’EDIFICIO. IL TETTO È ATTREZZATO CON UNA SALA COMUNE, UNA PALESTRA E UNA LAVANDERIA. INOLTRE UNA TERRAZZA RIVESTITA DI LEGNO OSPITA UNA PISCINA.
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L’edificio residenziale progettato da Marta Miret Rodríguez con Carlos Miret si trova all’interno di un quartiere di natura industriale, dove però, da diversi anni, si sta lavorando per dare a questa parte di città una nuova vita. L’edificio sorge sull’impronta di una fabbrica dismessa nelle vicinanze della linea ferroviaria, in un quartiere oggi oggetto di rigenerazione urbana. Particolare è la genesi dell’opera, frutto della volontà e dell’impegno non solo dei progettisti, ma anche delle quattordici famiglie che oggi vi risiedono, che precedentemente già abitavano nel quartiere ed erano alla ricerca di nuovi spazi. Gli architetti hanno progettato un edificio su misura per loro, compatto e dalla forma e dal colore riconoscibili. La costruzione si compone di differenti volumi; uno, con funzione di basamento, è caratterizzato da un’estremità arrotondata e dall’uso di mattoni di vetro giallo, in contrasto con il candore dei piani superiori, e appare all’esterno come un volume compatto se non per la porta d’ingresso e l’accesso ai posti auto sotterranei. L’uso del mattone vetrato lascia però entrare la luce, conferendo leggerezza al piano terra. Un altro volume, posizionato al di sopra del basamento, è più tradizionale nella forma, riprendendo il tipico disegno della casa con il tetto a falda. Affiancato a esso, al di sopra della parte ricurva del piano terra e in lieve aggetto, è stato collocato un blocco più complesso, fatto di volumi sfalsati, perforati da grandi vetrate. Tali aperture sono a volte posizionate sull’angolo, elemento chiave dell’edificio e suo segno distintivo.
Il solarium
La facciata della costruzione prospiciente sulla strada presenta un grande taglio verticale, vetrina del corpo scala. Oltre a portare luce all’interno del sistema distributivo, tale trasparenza permette di notte di illuminare la strada. In contrasto con la regolarità della vetrata sulla scala e di tutte le altre finestre dalla forma rettangolare, su ogni piano sono posizionate aperture circolari di diversa dimensione. Oltre a bucare la pelle dell’edificio, ne rompono la regolarità, scan-
dita da bande orizzontali. Aperture e rivestimento sono in relazione non solo per la forma, ma anche per il colore. Infatti i profili metallici che circondano le vetrate sono anch’essi di colore bianco, in modo tale che l’unico elemento colorato dell’intero edificio sia il basamento. La prevalenza del bianco contribuisce a definire la riconoscibilità dell’edificio soprattutto rispetto ai corpi di fabbrica che lo circondano, tutti rivestiti con i tradizionali mattoni rossi.
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«L A PARTICOL ARE UBICAZIONE DEL SAN MAMÉS LO RENDE UN EPISODIO ARCHITETTONICO CHE DEVE EMERGERE CON FORZA E DECISIONE, MA ALLO STESSO TEMPO CON R I S P E T TO V E R S O I L T E S S U TO U R B A N O C I R CO S TA N T E . U N O D E I P R I N C I PA L I A S P E T T I C H E H A N N O G OV E R N ATO I L P R O G E T TO È I N FAT T I L A CO N C E Z I O N E D I U N VO LU M E P E N S ATO A L L A S C A L A U R B A N A , E N O N S O LO CO M E M E R A D OTA Z I O N E S P O R T I VA . » César Azcárate
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M A P PA D E L L A C I T TÀ
19
21
PROGETTI DI RIFERIMENTO I II III IV V VI VII VIII IX X
Stazione di Bilbao Concordia (Santander) Casa Montero Kiosko del Arenal Mercado de la Ribera Stazione di Bilbao Abando Idalecio Prieto Metropolitana di Bilbao Nuovo Aeroporto di Bilbao-Sondika Puente de La Salve Azkuna Zentroa (Alhóndiga Bilbao) Teatro Campos Elíseos
07
25
FOCUS
The Guggenheim Museum Bilbao L A C IT TÀ O G G I 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12
Isozaki Atea Dipartimento della Sanità del governo basco Paraninfo UPV Institutional Bilbao Arena Edifici residenziali Torre Iberdrola IDOM Headquarters Centrale della polizia Biblioteca dell’Università di Deusto Stadio San Mamés Archivio storico della regione basca Edificio residenziale Glas Eraikuntza
A LT R E A R C H I T E T T U R E MODERNE E CONTEMPORANEE 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26
Edificio Social de Seguros Bilbao El Grupo Estraunza Zubizuri – Puente Peatonal del Campo de Volantín Puente Euskalduna Palacio de Congresos y de la Música Stazione Termibus Plaza de Desierto a Barakaldo Passerella Pedro Arrupe Stadio Lasesarre Edificio Plaza Bizkaia Polideportivo de La Peña Talud de Jésus Galíndez y Plaza Pau Casals BBK Sarriko Centre Municipio di Vitoria-Gasteiz
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VII
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01 11
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VIII
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09 06 05
15
II
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III
14
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V X
I 24
IV 12 04 08
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A LT R E A R C H I T E T T U R E M O D E R N E E C O N T E M P O R A N E E
B I L B AO 1956-1958
1959
E DIFICIO SOCIAL DE SEGU ROS BILBAO Francisco Hurtado de Saracho y Epalza, Luis Maria de Gana Hoyos
E L G RU PO ESTR AU NZA Félix e José Luis Iñiguez de Onzoño Plaza Circular, Plaza Eliptica
Il grande edificio per la compagnia di assicurazioni si distingue per la sua monumentalità, conferita dal disegno del fronte angolare su cui si erge. La struttura portante è visibile in facciata grazie a grandi elementi in calcestruzzo armato che sanciscono lo schema modulare. Gli interni garantiscono un’ampia libertà di pianta, grazie ai pilastri ben distribuiti, mentre le grandi finestre consentono un’illuminazione naturale sufficiente ma mai eccessiva.
Questo edificio brutalista si amalgama perfettamente con il tessuto urbano in cui è calato. È interessante notare come l’edificio di 14 piani si inserisce nell’angolo in cui è situato: gli aggetti delle logge e dei balconi, infatti, non culminano sullo spigolo, ma il fronte su Plaza Circular arretra di qualche metro, garantendo privacy e indipendenza agli affacci. Gli esterni si modulano in funzione degli interni, suddivisi tra spazi commerciali al piano terra, uffici al secondo e terzo piano e residenze nei restanti livelli.
1990-1997
1997
ZU BIZU RI – PU E NTE PE ATONAL DE L CAMPO DE VOL ANTÍN Santiago Calatrava Campo de Volantín
PU E NTE EUSK ALDU NA Javier Manterola Armisén Plaza Sagrado Corazón / Botica Vieja
Con l’aspetto tipico e caratteristico delle opere architettoniche di Santiago Calatrava, oggi il ponte Zubizuri si presenta come uno degli elementi simbolo del rinnovamento di Bilbao sotto il profilo architettonico. Completamente tinto di bianco, il ponte sospeso si rende riconoscibile grazie all’arco al quale sono agganciati i tiranti che sostengono la struttura a campata unica. Come molte opere del progettista, questo ponte dal pavimento in cristallo è stato oggetto di critiche e di numerosi interventi di manutenzione. 134 | Bilbao
Il ponte viadotto Euskalduna, il cui nome deriva dal cantiere navale attivo fino agli anni Ottanta, collega le due sponde della città di Bilbao e assolve sia funzioni pedonali che carrabili, ma include anche una pista ciclabile, dando accesso al quartiere di Deusto da Plaza Sagrado Corazón. Il ponte si sviluppa in una lunga L arrotondata, con una caratteristica copertura azzurra che riveste il percorso ciclo-pedonale e una torre di 45 metri sostiene le scalinate d’accesso illuminandolo durante la notte.
Palacio de Congresos y de la Música en Bilbao
1995-1998
1999
PAL ACIO DE CONG RESOS Y DE L A M ÚSICA E N BILBAO Federico Soriano, Dolores Palacios Abandoibarra Etorbidea 4
STAZIONE TE RMIBUS Grimshaw Architects Gutubay Kalea 1
Gli architetti progettano un grande volume polifunzionale per ospitare un centro congressi, un edificio risultato della giustapposizione armonica di volumi con forme e materiali differenti. Il concept è quello di una nave, simbolo commerciale della città, che emerge dalle acque con forme appena abbozzate. Questo grazie all’utilizzo di vetrate con telai a vista e di intere superfici esterne rivestite di acciaio Corten. Un foyer reception apre l’accesso a sale convegni, auditorium, sale per concerti e spazi espositivi.
Un grande spazio pubblico aperto e vetrato in copertura costituisce il punto di arrivo in città di linee bus nazionali, regionali e locali. La stazione dei bus è uno spazio coperto di 2000 metri quadrati costituito da un lungo elemento in acciaio e alluminio che contiene tutti i servizi come biglietteria e aree d’attesa e si collega agli elementi organizzati in maniera ortogonale di accesso alle banchine dei bus. La grande copertura si sviluppa grazie a elementi a T che sorreggono i vetri. Pannelli filtranti e opacizzati consentono una illuminazione naturale omogenea. Bilbao | 135
2002
20 0 0 -20 03
PL AZA DE DESIE RTO A BAR AK ALDO Eduardo Arroyo / No.mad Calle Escuela Arte y Oficios 12, Barakaldo
PASSE RE LL A PE DRO ARRU PE José Antonio Fernández Ordóñez, Lorenzo Fernández Ordóñez Paseo de Abandoibarra
Attorno a una piazza dal disegno geometrico a scacchiera si ergono sette colline con strutture in acciaio in sporgenza. Il progetto è caratterizzato dall’alternanza di vegetazione puntuale che si inserisce tra i rivestimenti lapidei, la ghiaia, le pavimentazioni in legno. Lo schema compositivo della piazza si basa dunque sull’utilizzo non solo formale ma anche compositivo dei diversi materiali: cemento, ceramica, vetro e acciaio.
Progettata da Antonio Fernández Ordóñez e ultimata dal figlio dopo la sua morte, la passerella pedonale collega il Paseo de Abandoibarra con il quartiere di Deusto, poco distante dall’omonima università. La sua forma vista dall’alto ricorda una grande libellula: l’opera infatti ha un forte impatto visivo grazie a un’attenta progettazione materica e illuminotecnica. Le forme sono molto lineari e insieme armoniche e organiche. I pannelli di alluminio rivestono il fondo della passerella e dei suoi elementi laterali, scintillando nel riflesso dell’acqua.
Passerella Pedro Arrupe
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Stadio Lasesarre
20 0 0 -20 03
20 03-20 0 6
STADIO L ASESARRE Eduardo Arroyo / No.mad El Ferrocarril 14, Barakaldo
E DIFICIO PL AZA BIZK AIA Federico Soriano, Dolores Palacios Plaza Bizkaia
Caratterizzato dallo stile geometrico lineare e armonico che contraddistingue le opere di Eduardo Arroyo, lo stadio del Barakaldo Club de Futbal si distingue per lo schema con il quale si distribuiscono le gradinate e gli accessi. Organizzate su un unico anello, infatti, si alternano a grandi portali collegati direttamente con lo spazio esterno circostante. Dal foyer d’ingresso è impossibile vedere il campo, benché sullo stesso livello, grazie a un interessante espediente: un piccolo rialzo simile a un proseguimento erboso del campo forma una barriera visiva ben dissimulata.
Poco distante dall’Azkuna Zentroa, sorge sulla Plaza Bizkaia un sinuoso edificio completamente vetrato, caratterizzato dal fronte principale che ricorda un’onda. L’edificio ospita la sede amministrativa del Governo dei Paesi Baschi, inaugurato nel 2006 dopo tre anni di lavoro. La struttura in vetro schermato e serigrafato ma non riflettente, per ridurre l’abbagliamento da luce solare, riveste un edificio già esistente di sette piani. Il progetto comprende l’ammodernamento della piazza antistante.
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Polideportivo de La Peña
20 04-20 0 6
20 04-20 07
POLIDE PORTIVO DE L A PE ÑA Coll-Barreu Arquitectos Lekanda Kalea 2
TALU D DE J ÉSUS GALÍNDEZ Y PL AZA PAU CASAL S IDOM Plaza Pau Casals
Rispetto agli edifici circostanti il Polideportivo si apre al contesto con ampi fronti strada vetrati. L’interno è tutt’altro che scontato, grazie a doppie e triple altezze, e superfici completamente bianche, che esaltano la luce naturale che illumina perfettamente gli spazi. Vi si trovano sale per lo sport, campi, piscine e spogliatoi. La notte, l’illuminazione interna filtra all’esterno.
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Inserito in un contesto di recupero di aree urbane periferiche, il progetto di IDOM interessa una collina abbandonata in piena città, dando forma a un nuovo spazio verde pubblico sulla via Pau Casals. Nasce così uno spazio pubblico dall’aspetto insolito, ma che ben si inserisce nel contesto popolare. Un susseguirsi di variazione di quote è raccordato da una serie di rampe e da una grande scala che taglia lo spazio pubblico in senso longitudinale. È presente anche una sequenza di elementi triangolari, alcuni dei quali con funzione di muri contenitivi.
201 0 -2012
2013-2015
B B K SARRIKO CE NTRE IDOM Calle Pintores Arrúe 2
M U NICIPIO DI VITORIAGASTE IZ IDOM Calle Rafael Moreno Pitxitxi
È un complesso polivalente che combina una residenza per anziani con appartamenti a uso sociale per giovani. L’edificio a C in cui si articola definisce una corte rialzata rispetto alla quota strada. Le facciate interne sono bianche per aumentare l’illuminazione parzialmente ridotta dall’ombra portata dall’edificio, mentre le aperture si dispongono in assenza di una griglia regolare lungo i sette livelli. All’ultimo piano, un grande ambiente a doppia altezza ospita aree comuni, mentre al seminterrato vi è un parcheggio privato. Gli interni si distinguono per il design minimale e contemporaneo.
Progettato per riunire tutti i dipartimenti comunali, l’edificio si sviluppa con andamento curvilineo nel centro storico, richiamando l’architettura tipica locale grazie alla facciata bianca con frangisole che schermano la luce. Lo sviluppo della pianta si declina secondo esigenze funzionali: gli uffici più frequentati si trovano nei primi piani, intorno a una piazza coperta centrale; ai piani superiori si situano le aree più riservate e di minore affluenza. Nel piano interrato gli spazi sono dedicati agli archivi, ai servizi e a un parcheggio per i dipendenti. Nella piazza antistante un volume indipendente ospita una sala convegni. Torre Vasco da Gama
BBK Sarriko Centre
Bilbao | 139
A P PA R AT I
GLI STUDI DI ARCHITETTURA Arata Isozaki & Associates www.isozaki.co.jp
Javier Manterola Armisén www.mosingenieros.com
Arquitecto Álvaro Siza Vieira www.sizavieira.pt
Miret Arquitectos www.miretarquitectos.com
César Azcárate www.cesarazcarate.com
No.mad Arquitectos www.nomad.as
Coll-Barreu Arquitectos www.coll-barreu-arquitectos.com
OAB Office of Architecture in Barcelona www.ferrater.com
Estudio Guardiana www.estudioguadiana.com
Pelli Clarke Pelli Architects www.pcparch.com
Foster + Partners www.fosterandpartners.com
Philippe Starck www.starck.com
Gehry Partners, LLP www.foga.com
Rafael Moneo www.moneobrock.com
Grimshaw www.grimshaw.global
Santiago Calatrava Architects & Engineers www.calatrava.com
IDOM www.idom.com
Soriano y Asociados arquitectos www.federicosoriano.com
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REFERENZE FOTOGRAFICHE Manel Armengol: 46-53 Manuel Ascanio / Shutterstock.com: 12, 36 Aleix Bagué: 54-61, 94-95, 98, 99, 138 Richard Bryant / Arcaid: 37, 39 Juan Carlos Cantero / Alamy Stock Photo: 135 Julian Castle / Arcaidimages.com: 32 Jon Chica / Shutterstock.com: 4-5, 16-17 csp / Shutterstock.com: 30-31 Ander Dylan / Shutterstock.com: 26 Fleckstone / Shutterstock.com: 28 GagliardiImages / Shutterstock.com: 34-35 Fernando Garcia Esteban / Shutterstock.com: 13 Jarno Gonzalez Zarraonandia / Shutterstock.com: 22, 29 Fernando Guerra | FG+SG: 62-67 Joan Guillamat: 76-79 Michael Harding / Arcaidimages.com: 38 jorisvo / Shutterstock.com: 84 KarSol / Shutterstock.com: 25
ksl / Shutterstock.com: 10-11, 27 Borja Laria / Shutterstock.com: 83 Mihai-Bogdan Lazar / Shutterstock.com: 80 Melanie Lemahieu / Shutterstock.com: 33 Duccio Malagamba: 100-105 Marta Miret Rodríguez: 126-129 Naeblys / Shutterstock.com: 85 Aitor Ortiz: 40, 68-75, 86-93, 106-125, 130-131, 139 Juan Rodríguez: 96-97 Stillman Rogers / Alamy Stock Photo: 21 Serjio74 / Shutterstock.com: 20 Tichr / Shutterstock.com: 43 trabantos / Shutterstock.com: 24 VIEW Pictures Ltd / Alamy Stock Photo: 137
L’Editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate
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«LA TORRE IBERDROLA È UN OBELISCO DI VETRO: L A P I A N TA D E L L’ E D I F I C I O P R E S E N TA U N A F O R M A T R I A N G O L A R E L E G G E R M E N T E A R R OTO N DATA C H E SI ASSOTTIGLIA MAN MANO CHE SI INNALZA NELLO SKYLINE.» César Pelli
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Finito di stampare nel mese di giugno 2017 presso ERRESTAMPA S.r.l. Via Portico, 27 – Orio al Serio (BG) A cura di RCS MediaGroup S.p.A.