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salute
Per le sue caratteristiche e il tipo di attività possibili, sottolineano gli psicologi, l’ambiente montano è il luogo ideale per ritrovare l’equilibrio e recuperare gradualmente la socialità. La ricerca del benessere può diventare un fattore di ripresa del turismo. Come insegna il caso della Val di Sole
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Per lo stress da Covid è meglio la montagna
La natura, i suoni, i colori. E poi le passeggiate, l’attività all’aria aperta e la voglia di spazi illimitati. C’è questo, e molto altro ancora, nell’attrazione che la montagna sa esercitare con forza nei confronti di tanti visitatori. Il suo ambiente, del resto, è unico e inimitabile. Al pari delle sensazioni generate che, da sempre, richiamano istintivamente l’idea di salute. Non sorprende, dunque, che le potenzialità del contesto montano si propongano oggi come una risorsa preziosa nel trattamento delle “ferite” della pandemia. Lo confermano gli psicologi, evidenziando i benefici di un’immersione consapevole in questi luoghi di rigenerazione capaci di soddisfare quei bisogni diffusi che la lunga esperienza del Covid ha reso sempre più pressanti.
FRA I MONTI, RELAZIONI SOCIALI MIGLIORI
«La montagna è tipicamente associata al benessere che, a sua volta, è considerato prioritario rispetto al divertimento», spiega Filippo Rutto, psicoterapeuta, specialista in psicologia della salute e docente di Psicologia dinamica all’Università di Torino. «Per capirci: se vogliamo divertirci dobbiamo prima poter stare bene e per raggiungere questa condizione abbiamo bisogno di un ambiente idoneo». L’idea, ovviamente, assume ancora più forza nel contesto attuale. Il virus ha stravolto le nostre vite generando profondo disagio e limitando la nostra socialità. La voglia di ritrovare interazione e vicinanza non manca ma il trauma della pandemia rende tutto più difficile. Ecco, prosegue il docente, perché alcuni luoghi possono prestarsi meglio allo scopo: «Nell’ambiente montano le persone interagiscono tipicamente all’interno di un gruppo tendenzialmente ristretto sperimentando relazioni sociali qualitativamente migliori. Al mare, per contro, è maggiore il rischio di perdersi all’interno di una massa dove gli scambi sono più superficiali. L’esperienza della montagna, in altre parole, ci offre l’occasione di riabituarci progressivamente alla relazione e alla vicinanza con l’altro».
WOW… che emozioni! Sei proposte per rigenerarsi nella natura
Selezionate dall’Azienda per il turismo della Val di Sole, Pejo e Rabbi in collaborazione con decine di entità territoriali le esperienze “WOW” offrono l’opportunità di vivere al meglio il rapporto con la montagna e le sue risorse naturali. Eccone sei pensate appositamente per stimolare il benessere psico-fisico dei visitatori
© T. Prugnola
RISVEGLIARSI CON LA NATURA
Il sole che sorge e rosseggia le Dolomiti di Brenta, gli animali che si nascondono al tuo passaggio, il silenzio del bosco, il fresco del mattino sulla pelle. Un esperto del Parco Adamello Brenta svelerà ai visitatori i segreti della natura che si risveglia.
© M. Cappè
E-BIKE AL LAGO DEI CAPRIOLI
Un tragitto, tutto da percorrere in E-Bike, per raggiungere uno dei laghi più conosciuti della Val di Sole: il Lago dei Caprioli. Non mancheranno delle gustose soste con dei dolci assaggi in malga e dei momenti culturali: da non perdere una biciclettata ai piedi di Castel San Michele. Per potenzialità e caratteristiche la montagna resta un luogo privilegiato, conferma Adriana Pischedda, psiconcologa, psicoterapeuta e specialista in psicologia della salute. «Sul tema del recupero della socialità non sottovaluterei alcuni aspetti simbolici a cominciare dai vestiti, che in spiaggia non usiamo e che nel contesto attuale post pandemia possono rappresentare una barriera rassicurante». Ma c’è di più: «L’attenzione degli psicologi per l’ambiente montano e le attività che si svolgono in quello scenario è consolidata da anni», prosegue. «Basti pensare alle pratiche di mindfulness che includono meditazioni dedicate alla montagna e al cammino. Nel primo caso si tratta di rafforzare l’idea di equilibrio, che è ciò che si perde quando si vive un disagio psicologico. Nel secondo si pone l’accento sul movimento e le pause – ovvero camminare, fermarsi, sentire, ricominciare – per promuovere la consapevolezza». Il resto, conclude, viene quasi da sé. Colori rilassanti, sguardo che si riempie, attività all’aperto che stimolano la produzione di endorfine. Benessere, appunto.
TURISTI, PREMIATO CHI INVESTE IN BENESSERE
Ci sarà anche tutto questo, dunque, nell’esperienza dei turisti che nell’estate 2022 sceglieranno le località montane confermando, nelle attese degli operatori, quel trend già evidenziatosi la scorsa estate. I numeri diffusi dal Centro Studi Turistici di Firenze per Assoturismo Confesercenti segnano una ripresa delle presenze nelle località di montagna (+13% sul 2020 nel trimestre giugno-luglio-agosto). Ma a spiccare sono anche i dati delle località dei laghi (+29%) e di quelli termali (+27,4%). Decisamente incoraggianti, in questo quadro, i numeri della Val di Sole: «Nel periodo compreso tra maggio e settembre 2021, i comuni del nostro territorio hanno accolto circa 110mila turisti, il 25% in più rispetto all’anno precedente», spiega Luciano Rizzi, presidente APT Val di Sole. «Il dato non è troppo distante da quello registrato nel 2019 quando, nell’ultima estate prima del Covid, avevamo superato quota 118mila». L’esperienza dello scorso anno, aggiunge, giustifica un certo ottimismo. Tra voglia di rilancio e necessità di venire incontro alle esigenze dei visitatori. «Siamo consapevoli di come la pandemia abbia stimolato una crescente domanda di benessere da parte delle persone», conclude Rizzi. «Le attività offerte dal nostro territorio, dalla camminata ai percorsi in bici nella natura passando per le pratiche di detox e molto altro ancora, possono soddisfare questa richiesta, trainando al tempo stesso il settore turistico verso il definitivo rilancio».
© T. Prugnola
DETOX DAY
Un percorso di Park therapy guidato nei boschi del Parco Sonoro Fruscìo in Val di Rabbi per ritrovare benessere mentale, entrare in connessione con la natura e disintossicarsi da cellulari e tecnologie digitali.
© G. Podetti
NATURAL WELLNESS AI SAPORI DI MONTAGNA
Ascoltarsi, amarsi e rigenerarsi sono le parole chiave di quest’esperienza all’insegna della cura per se stessi: l’assaggio delle acque termali, l’accesso all’area wellness e la possibilità di rilassarsi in una stube alpina dal profumo di cirmolo, per donare al corpo una nuova energia.
© Archivio Agritur Bontempelli
HORSE & NATURE
Molto più di una passeggiata a cavallo. Il rapporto con questo splendido animale diventa lo strumento per ritrovare il legame con l’ambiente che ci circonda e con il nostro benessere interiore osservando la natura da un punto di vista diverso.
© D. Andreis
INCONTRI CON LA NATURA
Scoprire proprietà e vantaggi delle erbe officinali attraverso pratiche di benessere descritte da Olga Casanova, un’eccellenza nel campo della cosmesi naturale.
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Il Centro Mente/Cervello dell’Università di Trento e Terme di Pejo insieme per il recupero di gusto e olfatto nei pazienti colpiti da uno degli effetti più subdoli della malattia. Terapie termali e stimoli del bosco sono alla base di un training dei sensi capace di apportare benefici alle persone e nuove indicazioni alla ricerca
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Terme e natura alleati contro il long Covid
È il sintomo più paradigmatico del Covid. Ma anche uno degli strascichi più persistenti. Ampiamente diffusa tra coloro che sviluppano la malattia (il 60% dei pazienti, secondo le stime del Policlinico Universitario Gemelli di Roma), la perdita di gusto e olfatto, ovvero l’incapacità di distinguere odori e sapori, resta tuttora un’insidia dal forte impatto psicologico. A un anno di distanza dall’infezione, riferisce uno studio dell’Università di Trieste, circa un paziente su cinque non sembra in grado di recuperare i due sensi smarriti, ritrovandosi così ad affrontare una situazione di forte disagio. Negli ultimi tempi, tuttavia, assistiamo allo sviluppo di un nuovo fronte rappresentato dalla cosiddetta riabilitazione olfattoria. Il trattamento si basa sull’esposizione ripetuta a stimoli molto intensi per aiutare l’epitelio danneggiato a recuperare le sue funzioni. Proprio alla luce delle incoraggianti prospettive offerte da queste pratiche terapeutiche, le Terme di Pejo e il CIMEC (Centro Interdipartimentale Mente/Cervello) dell’Università di Trento hanno deciso di siglare un protocollo d’intesa per sviluppare un’ulteriore sperimentazione lanciando nuovi percorsi di rieducazione. L’attività, realizzata con il sostegno dell’APT Val di Sole, si svolge sia nel centro termale sia, all’interno dei boschi del Parco Nazionale dello Stelvio, dove i pazienti sono accompagnati in un’esperienza naturalistica alla riscoperta degli odori.
UN TRAINING RICCO DI STIMOLI NATURALI
«Al momento non esiste un trattamento medico-farmacologico che possa risolvere il problema. Sulla base delle osservazioni sin qui disponibili, tuttavia, un training olfattivo prolungato sembra in grado di apportare benefici» spiega Massimiliano Zampini, professore ordinario presso il CIMEC. L’ottenimento dei risultati richiede tempo (due sessioni di esercizi al giorno per almeno 12 settimane, secondo le stime del Centro Interdipartimentale). Per questo l’iniziativa condotta presso le Terme non rappresenta un training completo visto che gli ospiti hanno tipicamente la possibilità di fermarsi nella struttura per un periodo di tempo troppo breve. Il programma, in ogni caso, potrà fornire indicazioni importanti. L’idea è quella di proporre esperienze olfattive valutando eventuali cambiamenti di percezione tra l’inizio e la fine delle cure termali. Nell’ipotesi, avanzata dai ricercatori, che queste ultime possano incidere favorevolmente sul recupero del senso. Fondamentale, secondo Zampini, il ruolo assunto nell’occasione dal contesto naturale. «L’ambiente del bosco è ricco di stimoli», osserva. «Passeggiando al suo interno le persone possono impegnarsi a registrare gli odori imparando a identificarli. Quest’ultimo aspetto è veramente importante: spesso non ce ne rendiamo conto ma ciò che ci manca, anche quando non abbiamo alcun disturbo olfattivo, non è la capacità di sentire gli aromi quanto quella di distinguerli».
LA RICERCA PROSEGUE
Il CIMEC ha iniziato a studiare il fenomeno circa un anno fa coinvolgendo, ad oggi, 160 persone tra pazienti e gruppo di controllo. Ai soggetti viene chiesto di compilare un questionario e di riferire gli esiti di alcune prove condotte a casa, annusando prodotti di uso comune, e di svolgere un test validato. L’indagine punta a chiarire alcune questioni irrisolte. È tuttora difficile, ad esempio, sapere con certezza se il disturbo colpisca direttamente anche il gusto o se questa sensazione sia l’effetto di una sostanziale illusione, ovvero il risultato del solo cambiamento dell’olfatto. «Quando mangiamo», spiega infatti Zampini, «continuiamo ad annusare il cibo che abbiamo in bocca attraverso le vie retronasali provando così una sensazione che si mescola al gusto stesso. È anche per risolvere questa ambiguità che nello studio di queste problematiche preferiamo usare concetti più larghi come “sapore” o “aroma” che sono l’equivalente dell’inglese flavour, una sintesi di odore (smell) e gusto (taste)».
L’OLFATTO? UN SENSO PERICOLOSAMENTE SOTTOVALUTATO
Le attività presso le Terme non aiuteranno solo i pazienti a scoprire nuovi percorsi di riabilitazione ma contribuiranno anche a dare nuova spinta alla ricerca. Un aiuto importante per la scoperta di nuove soluzioni per un problema troppo spesso trascurato. «Il tema dei disturbi dell’olfatto è diventato di attualità con il Covid ma questi sintomi, associati anche ad altre patologie, sono da sempre presenti in una quota, sebbene minoritaria, della popolazione» sottolinea Zampini. «Nella scala gerarchica dei sensi», aggiunge il docente, «l’olfatto non occupa mai la prima posizione. La sottovalutazione della sua importanza è evidente ed è un errore». Lo dimostra il caso della parosmia che produce un cambiamento della qualità dell’odore percepito. «Gli effetti – conclude – possono essere sgradevoli – alcuni pazienti, per intenderci, riferiscono di sentire un sapore di spazzatura quando bevono il caffè – ma anche pericolosi, nel momento in cui, ad esempio, non si è più in grado di riconoscere dall’odore un cibo avariato da evitare».
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TERME DI PEJO, OASI DI BENESSERE
Forti della loro esperienza, le Terme di Pejo ospiteranno le iniziative di training olfattivo mettendo a disposizione un personale adeguatamente formato e costantemente supervisionato dal CIMEC. Il programma coinvolgerà quindi la struttura in una nuova esperienza terapeutica nel solco di una tradizione che si rinnova di continuo. Emblematico, in questo senso, il progetto avviato nella stagione estiva 2020 quando, all’indomani del lockdown, il centro termale riaprì al pubblico proponendo un percorso all’aperto strutturato su quattro giornate che si affiancava alle tradizionali prestazioni sanitarie. Al successo nello sviluppo delle pratiche di salute e benessere, allora come oggi, contribuisce l’eccezionale contesto naturale del Parco nazionale dello Stelvio trentino. Situate a 1.400 metri di altezza in un’area che offre tre sorgenti differenti, le terme coniugano infatti da sempre le attività indoor con i preziosi contributi dell’ambiente alpino circostante.
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Il Parco Nazionale dello Stelvio, settore trentino, ha creato in Val di Rabbi un originale parco sonoro all’interno dei propri boschi di conifere: sette postazioni offriranno altrettante esperienze per stimolare positivamente i centri di energia del corpo umano. Una risposta all’iperdigitalizzazione e ai suoi pericolosi sintomi cui siamo quotidianamente sottoposti anche per il cambio di stili di vita post pandemia
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Curarsi con i suoni della foresta
Basta cellulari perennemente collegati agli auricolari, basta trilli delle call, addio a videoconferenze con i colleghi e videochiamate con i parenti. Alzi la mano chi non sogna una giornata intera lontano dai rumori artificiali cui siamo stati sottoposti oltre misura da quando la crisi Covid ha imposto una “nuova normalità”. Uno stacco salutare magari da trascorrere in un posto appositamente studiato e attrezzato per far fronte allo stress da iperdigitalizzazione. In Val di Rabbi, pittoresca valle laterale della Val di Sole, hanno creato un sistema molto originale e scenografico per recuperare le energie vitali: un parco sonoro, immerso in una idilliaca foresta di abeti e larici, all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio trentino.
UN PERCORSO TERAPEUTICO
Il nuovo parco delle Pozzatine, realizzato dal Parco Nazionale dello Stelvio, è costruito attorno a sette postazioni sonore ed esperienziali [vedi INFOGRAFICA]: campane di legno, mega-carillon collegati agli alberi, tamburi ricavati dai tronchi, trombe giganti per amplificare i rumori del bosco. L’idea è di associare ogni postazione a uno dei 7 Chakra, i centri di energia presenti nel corpo umano secondo le filosofie orientali. «Vogliamo portare le persone ad ascoltare il silenzio offerto dai boschi e i suoni degli elementi naturali contro il bombardamento sonoro quotidiano. Una sorta di silenzio terapeutico» spiega Sara Zappini, direttrice delle Terme di Rabbi. Per questo il percorso si conclude in un anfiteatro naturale in mezzo al bosco, nel quale vengono installati strumenti musicali di legno che emettono suoni sempre più alti. Un approccio mutuato dalle campane tibetane.
LA FORESTA SA CURARE
«Il parco sonoro di Rabbi è un percorso di immersione nella foresta» spiega Emanuele Lapiana, dell’azienda di marketing sonoro O Suono mio, ideatrice del progetto insieme allo studio di architettura Raro. L’iniziativa è stata poi realizzata in collaborazione con Terme di Rabbi e Azienda per il Turismo della Val di Sole. «I visitatori potranno aumentare il proprio benessere interiore sia attraverso i percorsi sonori, sia attraverso la riscoperta dei silenzi della foresta e alcune esperienze fisiche che saranno proposte in collaborazione con le terme: abbraccio degli alberi, meditazione, lettura». L’iniziativa del parco sonoro si inserisce in un progetto più ampio portato avanti dalle Terme di Rabbi, dal Parco Nazionale dello Stelvio, da APT Val di Sole e dal Comune di Rabbi per diventare un punto di riferimento di iniziative che, poggiando su solide basi scientifiche, utilizzino le esperienze turistiche per veicolare benessere fisico e psichico. «Vogliamo che tutti i prodotti offerti siano coerenti con questo obiettivo. Solo con un approccio “olistico” possiamo davvero trasformare Rabbi nella Valle del benessere naturale diffuso» aggiunge Zappini.
IPERCONNESSIONE DIGITALE, SINTOMI SIMILI ALLE DROGHE
Quanto ci sia bisogno di questo tipo di esperienze di disintossicazione digitale lo sanno medici e psicoterapeuti, sempre più alle prese con pazienti che presentano sintomi fisici e psichici legati all’eccesso di esposizione alle tecnologie: aumento del battito cardiaco, sudorazione, pupille dilatate, salivazione ridotta, senso di ansia e frustrazione, alterazione del ciclo sonno-veglia e dei processi cerebrali, affaticamento degli occhi, emicranie frequenti, difficoltà di concentrazione e calo della produttività. Tutti fenomeni che ricordano da vicino quelli delle tossicodipendenze e colpiscono sempre più spesso i giovani: il 50% degli under 24, secondo la piattaforma di ricerca Dscout, si sveglia in piena notte per leggere gli aggiornamenti social ed è in crescita il fenomeno del “vamping” che spinge a restare svegli tutta la notte scorrendo le pagine web. Sintomi che non sono relegabili solo all’era Covid.
Le 7 tappe del Parco delle Pozzatine
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CAMPANELLE
Non le solite campanelle in vetro ma campane e tubi inseriti in forme di legno che emetteranno suoni diversi grazie agli spostamenti del vento.
STAZIONE DI ASCOLTO PANORAMICO
Due gigantesche “orecchie” faranno capolino nelle foreste. Si tratta di enormi trombe che catturano il suono ambientale in modo dettagliato e vicino. La stazione permetterà così di ascoltare il suono della valle.
L’IRRAGGIUNGIBILE
Nell’ultima tappa, un pianoforte a coda è incastrato su una conifera a 20 metri di altezza. Da ammirare ma non suonare. L’installazione è un omaggio al Maestro Arturo Benedetti Michelangeli, habitué della Val di Rabbi.
© T. Prugnola
TERME DI RABBI, BENESSERE DAL 1665
Le proprietà delle sue acque sono note fin dall’antichità. Dalle montagne del Cevedale, da dove sgorga purissima a una temperatura di 9 gradi, alle vasche termali del centro, l’acqua di Rabbi conserva tuttora proprietà uniche. Di varietà bicarbonato alcalina, ricca di sali, acidula, ferruginosa, sodica e con un’alta concentrazione di anidride carbonica, questa preziosa risorsa è efficace nella cura delle malattie artroreumatiche, vascolari, otorinolaringoiatriche, gastrointestinali e degli stati di anemia sia degli adulti sia dei bambini. Le Terme di Rabbi sfruttano le peculiarità di quelle acque fin dal 1665. Oggi, la struttura è dotata di un moderno centro benessere, un’area Kneipp, bagni alle erbe e una zona dedicata a massaggi e percorsi curativi con torbe, fanghi e impacchi con effetto drenante, tonificate e snellente. «Questa struttura – spiega Fabio Sacco, direttore dell’APT Val di Sole – è un perfetto esempio di come gli investimenti fatti per adeguarla alle esigenze del pubblico sono ripagati. E, insieme alle Terme di Pejo, sono un tassello cruciale di un sistema sanitario che voglia preoccuparsi della prevenzione delle malattie prima ancora che della cura delle fasi acute».
CARILLON
Collocati in due aree differenti e con suoni ben distinti, i carillon si troveranno all’interno di una forma iconica rialzata rispetto ai visitatori. Verranno azionati tramite un meccanismo a chiave che scenderà lungo le cortecce degli alberi.
PUNTO PARCO - GIOCO - LIBRI
Dentro un “campo triangolare” vengono collocati tre elementi verticali in legno che conterranno libri, riviste e oggetti vari da poter fruire contemplando il panorama circostante.
TAMBURI
Tronchi d’albero scavati e incisi in modo che il legno vibri emettendo un suono. Le percussioni sono divise in due gruppi che emettono frequenze e suoni più o meno alti per creare un gioco di suoni che innesca un processo di creatività e dialogo tra persone diverse.
L’ANFITEATRO
Un elemento circolare in metallo lucido per riflettere il paesaggio circostante a ricordare uno specchio d’acqua. Chi ci salirà potrà sentirsi avvolto interamente nel panorama circostante ma sarà usato anche come base per spettacoli di vario genere da gustare seduti sui tronchi di legno distribuiti nel prato circostante.
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L’arte al servizio della natura: in Val di Pejo saranno installati due megafoni giganti in legno per ascoltare i versi degli animali del bosco. Marmotte, caprioli, volpi, urogalli e cervi. Un’esperienza immersiva ideata dall’Estonian Academy of Arts e sviluppata dal Parco Nazionale dello Stelvio
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Le grandi orecchie della montagna
Il canto di decine di uccelli diversi, il bramito del cervo in amore, l’abbaiare di caprioli e volpi, i fischi delle marmotte: il bosco ha mille voci che spesso solo le orecchie più fini e allenate sanno riconoscere. Ma ascoltare quei rumori è un’esperienza che chiunque frequenti le montagne vorrebbe provare. In Val di Pejo hanno trovato un modo originale per aiutare i turisti e gli amanti della natura a immergersi letteralmente nei suoni dei boschi d’alta quota: due “mega-megafoni” realizzati in legno di larice, con 3 metri di diametro ciascuno, inseriti all’interno di un nuovo percorso tematico denominato “Il bosco degli urogalli”.
DALL’ESTONIA AL TRENTINO
Un esempio di land art dedicata a riconnettere uomo e natura: le due “orecchie giganti” sono nate dalla creatività degli studenti della Estonian Academy of Arts. Lo sbarco in Val di Pejo è stato reso possibile dalle maestranze del Parco Nazionale dello Stelvio trentino che stanno procedendo alla costruzione e dallo studio di architettura di Pellizzano Art&Craft, che ha ideato il percorso tematico. «La bellezza di questa installazione – spiega Angiola Turella, nuova Dirigente del Servizio Sviluppo Sostenibile e Aree Protette della Provincia autonoma di Trento – sta nel fatto che i turisti possono anche sedersi o sdraiarsi al suo interno. Diventa così uno spazio ideale di ascolto ma anche per rilassarsi o leggere o per ospitare piccoli eventi e concerti».
LA MALGA DEGLI UCCELLI SELVATICI
Il sentiero degli urogalli (o galli cedroni), nel quale saranno inseriti i megafoni giganti, collega Peio paese con il centro visitatori di Malga Talè, attraverso un bosco di abete rosso, habitat di molti uccelli selvatici, tipici delle regioni fredde: oltre al gallo cedrone anche il gallo forcello, il francolino di monte, la pernice bianca e la coturnice. La malga è infatti facilmente raggiungibile e collocata in un’area di pascolo caratterizzata da una storica presenza di questi uccelli. Lungo il percorso tematico, verranno posizionati altri elementi in grado di attirare l’attenzione dei visitatori del Parco Nazionale, a partire dai bambini: la passerella in legno che conduce al capanno di avvistamento sugli alberi, le sagome a grandezza naturale delle diverse specie di urogalli appese con cordini d’acciaio tra i tronchi degli abeti, i “nidi” dove i bambini potranno entrare a giocare, le sagome in corten dei galli da trovare nel sottobosco. Gli allestimenti all’interno del centro visitatori di Malga Talè consentiranno poi di approfondire l’argomento, seguendo le regole del birdwatching: «Il visitatore è il protagonista di un viaggio che lo porta a scoprire i galliformi nel loro ambiente naturale, ricostruito attraverso l’uso di suoni, immagini e riproduzioni d’habitat. Le tracce lasciate dagli uccelli nel bosco e sulla neve, la loro alimentazione, le tecniche di mimetismo, la parata nuziale dei galli forcelli, sono tappe di un percorso ricco di suggestioni» conclude Stanchina.
In vacanza sui monti quando i cervi s’innamorano
Trascorrere le proprie vacanze in momenti diversi da quelli classici è una scelta sempre più di moda. In Val di Pejo e nel Parco Nazionale dello Stelvio l’occasione per la scoperta di un momento emozionante: poter ascoltare il bramito del cervo, durante la stagione degli amori
Sottovalutato, ma chissà per quanto ancora. I dati delle presenze turistiche evidenziano una progressiva inversione di tendenza: benvenuto autunno, alta stagione bye bye. A sceglierlo sono sempre più turisti. Per motivi economici (che in periodo post Covid e di crisi causata dal conflitto russo-ucraino non possono essere sottovalutati) ma non solo. Conta anche l’organizzazione delle aziende che cercano di spalmare su più tempo le ferie dei dipendenti. E conta, soprattutto, la volontà di godersi con maggiore relax le località scelte. E così, complice il passaparola di chi ha provato l’esperienza e ha potuto toccare con mano i suoi vantaggi, il turismo autunnale sta prendendo piede. Soprattutto nei territori che hanno di cervi che popolano la Val di Pejo: durante la loro stagione del’amore, i maestosi animali protetti nel territorio del Parco Nazionale dello Stelvio si riconoscono per il loro proverbiale richiamo: il “bramito”, un verso cavernoso e inconfondibile. I cervi maschi lo emettono quando devono difendere il proprio harem di femmine, sfidando gli avversari. Il Parco dello Stelvio è uno dei luoghi migliori d’Europa per ammirare questo fenomeno, data l’alta densità raggiunta da questi animali, dopo decenni di investimenti per la loro conservazione. L’ente parco organizza visite guidate alla loro scoperta non solo di giorno ma anche di notte (quando è possibile vedere la radiazione infrarossa emessa dagli animali).
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con lungimiranza investito per valorizzare le esperienze che è possibile provare una volta passati i classici mesi estivi. «Dalla seconda metà di settembre fino a novembre la nostra montagna assume tonalità e aspetti impareggiabili ma ancora poco noti» spiega Fabio Sacco, direttore dell’APT della Val di Sole. «Abbiamo quindi approntato man mano numerose iniziative naturalistiche, che permettono di scoprire questo volto, autentico e appassionante». Tra mandrie che tornano dagli alpeggi, formaggi che vengono affinati grazie ai profumi del foraggio estivo e boschi di conifere che si colorano di tonalità inusuali, lo spettacolo probabilmente più affascinante e ancestrale è quello che ogni anno viene regalato dalle popolazioni