Re Enzo

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7 2004 Convenzione Unibo + Teatro Comunale + Accademia di Belle Arti + Conservatorio di Bologna. Studenti e docenti per la produzione di un’opera ESITI:

RE ENZO

opera comica di Alberto Donini, musica di Ottorino Respighi Teatro Comunale di Bologna, 21, 23, 24 sett.2004, Prima rappresentazione moderna Direttore d’orchestra: Luigi Pagliarini Regia di Massimiliano Briarava Cossati Orchestra e coro del Conservatorio “Giovan Battista Martini” di Bologna Backdrop sull’opera di Klee: Tommaso Arosio Enzo, tenore lirico: Cristiano Cremonini / Lauretta, soprano: Yoon Bin Jung Isabella, mezzosoprano: Filomena Pericoli / Podestà, basso comico: Giuseppe di Paola Gigione, tenore: Maurizio Amadori / Cucuberna, tenore: Davide Paltretti Leonzio de Ghisilieri, baritono: Vittorio Prato Attori: Tommaso Arosio, Licia Amendola, Massimiliano Briarava Cossati, Daniele Casari, Fedra Boscaro,Tommaso Fortunato, Mauro Murgano

Raccontano le storie che, catturato alla Fossalta nel maggio del 1249, re Enzo fu portato a Bologna alla fine di quell’agosto, il giorno di san Bartolomeo. I bolognesi festeggiarono l’avvenimento con un palio di cavalli scossi. E andarono avanti per anni, nella ricorrenza, trasformando questa corsa nella grande Festa della porchetta, dove trovarono posto corride, naumachie, rappresentazioni allegoriche e balli, fino agli ultimi anni del’700, quando fu cancellata dall’amministrazione napoleonica. Nel 1905 un gruppo di studenti riprende il tema stavolta in forma burlesca – e tra loro c’è il giovane Respighi. Quello che un tempo era stato un rituale che ricordava le lotte per l’indipendenza della città, in sette secoli si trasformava nella storia di un giovane re prigioniero e di matrone felsinee che languiscono per lui. Il librettista di Respighi, Alberto Donini, tratta il mito con l'irriverenza di un goliardo: tradotto in trionfo e carcerato il re a Bologna, le donne della città si costituiscono in una Lega di miglioramento per re Enzo; i mariti in un Fascio maritale di resistenza; Enzo si rifiuta di essere riscattato dal denaro dell'imperatore suo padre (e che ai bolognesi farebbe invece molto comodo) perché a riscattarlo può essere solo l'amore. E una fuga d'amore organizzata dalle donne bolognesi diventa quella sua celeberrima dentro la cesta (che diventa ora quella della biancheria delle lavandaie) subito sventata dall'occhiuta sospettosità degli uomini. Seguono finali serenate e il malinconico canto del re di nuovo prigione. Tre atti: il primo e il terzo per le vie e le piazze di Bologna, il secondo nelle sale del palazzo del Podestà. Donini vi fa intervenire masse di popolo, l’intera città. Tutti impazziti per questo re. Respighi non compone propriamente un’opera, ma un Singspiel: vari numeri musicali su questa massa drammatica lasciata scorrere via e che spesso presenta come didascalie dei veri e propri racconti. Dovendo predisporre una sceneggiatura per questa rappresentazione a un secolo di distanza dalla prima e unica altra, abbiamo preferito seguire la spettacolarità del solo Singspiel respighiano. Il racconto dei fatti è assegnato al regista, in scena coi suoi aiutanti, coinvolti nella preparazione della festa, dell’opera stessa, quella che i goliardi di Donini celebrano in onore del re prigioniero, interpretato da un cantante, per le piazze e gli angoli della città, quella che il re prigioniero, interpretato da un attore, osserva dalle sue finestre: è la via regia della sua fuga. Proprio nei meandri della musica e del teatro, dei cantanti e della grande orchestra, nella festa, il re prigioniero trova infine la sua strada.

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